Sia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/sia/ Settimanale di informazione regionale Thu, 08 Sep 2022 17:39:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Sia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/sia/ 32 32 Lotta alla povertà, nuova fase https://www.lavoce.it/lotta-alla-poverta-nuova-fase/ Fri, 17 Mar 2017 13:00:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48801 reddito_di_inclusione-CMYKFinalmente il Senato ha approvato in via definitiva la legge-delega volta all’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà, denominata “reddito di inclusione”. Si tratta di uno strumento universale ma selettivo, condizionato alla situazione economica del beneficiario sulla base dell’indicatore Isee, nonché all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.

Un passo avanti sostanziale nella lotta contro la povertà in Italia: viene infatti introdotto uno strumento strutturale, permanente, e non una misura di semplice tamponamento contro la povertà assoluta; un passo storico che permette all’Italia, anche se per ultima, di allinearsi a tutti gli altri Paesi europei. L’intento è quello di sostenere le persone in povertà assoluta, che l’Istat calcola in 4,6 milioni, circa 1,6 milioni di famiglie, tra cui un milione di minori. Ma le risorse disponibili per questo anno sono di circa 1,6 miliardi, con cui il Governo conta di raggiungere 500 mila minori e più ampiamente fino a 1,8 milioni di persone in 400 mila famiglie.

Ciò ha richiesto di stabilire una priorità per i nuclei familiari con figli minori o con disabilità gravi o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione. Il contributo monetario ha il compito di coprire la differenza tra il reddito disponibile del beneficiato e la soglia di povertà assoluta; in questa fase di avvio, data la scarsità di risorse, il contributo sarà ridotto a non più di 480 euro al mese per nucleo familiare.

Di qui l’importanza (come ha osservato Francesco Riccardi su Avvenire del 10 febbraio), per assicurare l’efficacia del provvedimento, degli stanziamenti effettivi dei prossimi anni, e della parte di essi dedicata ai servizi di inclusione attiva delle persone in condizioni marginali. Per il 2018 occorrerà prevedere un importo di più di 2 miliardi di euro e almeno 1,5 miliardi aggiuntivi per ogni anno successivo fino alla copertura integrale dei poveri assoluti. Occorre poi potenziare i servizi territoriali (ben oltre gli importi attualmente stanziati: 170 milioni di euro, più altri 40 per l’assunzione di 600 operatori dei Centri per l’impiego) di formazione, di accompagnamento al lavoro, di cura sociale e sanitaria: essi infatti sono decisivi per evitare o superare l’esclusione, come è stato sottolineato anche nel primo Rapporto (giugno 2016) dell’Osservatorio sulla povertà della Caritas diocesana perugina.

La Regione Umbria – come noto – ha deciso di estendere e integrare tale misura nazionale ampliando sia la platea dei destinatari (tra cui persone disoccupate di lunga durata, persone maggiormente vulnerabili) che il parametro Isee, destinandovi risorse pari a 12 milioni di euro provenienti dalla programmazione comunitaria del Por Fse 2014-2020. A partire dal settembre 2016 ha operato finora contro la povertà l’estensione del Sia al territorio nazionale (Sostegno all’inclusione attiva, sperimentato in precedenza nelle città metropolitane). Sono attualmente disponibili i primi dati parziali – al dicembre 2016 – sull’efficacia del provvedimento nei primi mesi di avvio della misura.

A livello nazionale, delle domande complessivamente pervenute (200 mila) il 65% sono state respinte (per il 25% perché contenenti dichiarazioni mendaci, per il 75% per un punteggio maggiore del punteggio massimo previsto per l’accesso al beneficio). A livello regionale (al 21/12/16) su 1.993 domande presentate agli Uffici di cittadinanza, e 1.485 trasmesse all’Inps, questo ne ha accolte 332. Davanti a un livello di accoglimento così basso, la stessa Regione Umbria ha proposto al Ministero criteri per la ridefinizione dei criteri di accesso.

In un incontro a febbraio tra funzionari della Regione e operatori di Comuni, Inps, Centri di servizi e Caritas, sono emerse numerose criticità riguardanti l’applicazione del Sia, e precisamente in tema di: informazione insufficiente sul provvedimento, scarsità di domande accettate, revisione dei criteri di accesso, composizione delle équipe multidisciplinari (con particolare riguardo alla figura dell’orientatore), istruzione delle domande presentate e rapporti tra Comuni e Inps, nonché tra Inps e uffici postali, connessioni tra domande su fondi Sia nazionale e fondi Sia regionali, tra Comuni e Centri di servizi (in particolare Centri per l’impiego).

Il nuovo Piano sociale regionale dell’Umbria prevede, con riferimento al Sia, che Comuni e zone sociali siano i titolari della gestione. Le linee guida ministeriali dispongono che i Comuni promuovano accordi di collaborazione anche con i soggetti privati attivi nell’ambito del contrasto alla povertà, con particolare riferimento agli enti non profit, tra cui è compresa anche la Caritas, per la predisposizione e l’attuazione dei progetti di presa in carico, per una più efficace programmazione delle molteplici attività (in termini di accompagnamento e lavoro sociale di tutoraggio, sostegno ai percorsi individuali, attivazione di servizi speciali).

In alcune diocesi italiane già dalla prima metà del 2017 sono operativi tali generi di accordi.

Ci sembra, questo, un punto importante da porre all’attenzione, se teniamo conto delle difficoltà di coinvolgimento e partecipazione effettivi di operatori e cittadini, manifestatesi già nelle precedenti esperienze di pianificazione sociale regionale.

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Povertà. I dati Istat confrontati con i dati del Rapporto sulle povertà della Caritas di perugia https://www.lavoce.it/poverta-i-dati-istat-confrontati-con-i-dati-del-rapporto-sulle-poverta-della-caritas-di-perugia/ Wed, 20 Jul 2016 11:31:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46796 Pierluigi Grasselli
Pierluigi Grasselli

Il 15 luglio l’Istat ha illustrato la drammatica situazione della povertà in Italia nel 2015: crescono gli italiani caduti in miseria, più colpiti i nuclei con figli. Si osservano alcune connessioni, suggeritrici di una qualche possibile corrispondenza, con i risultati dell’analisi del primo Rapporto sulla povertà nella Diocesi di Perugia-Città della Pieve, presentato l’8 giugno u.s..

L’Istat rileva in particolare l’ampliarsi dell’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie di soli stranieri (dal 24,0 al 32,1%); il Rapporto Caritas registra per il 2015 un aumento del 13% tra gli stranieri presentatisi al Centro di ascolto (pari al 64,8% delle persone che vi si sono recate nel 2015, di contro al 61,8% del 2014).

L’Istat attribuisce inoltre l’aumento delle persone in povertà assoluta (pari nel 2015 a 4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005 ad oggi, ovvero il 7,6% dei residenti nel 2015) all’aumento della condizione di povertà assoluta tra le famiglie con 4 componenti, e tra le famiglie di soli stranieri; il Rapporto Caritas segnala un forte aumento dei coniugati tra gli utenti del Centro di Ascolto, coniugati che mostrano un’incidenza particolarmente elevata (75%) tra gli stranieri.

Strettamente collegata allo stato civile è la composizione del nucleo familiare, analizzata nel Rapporto Caritas: a chiedere aiuto, a livello locale, sono per la maggior parte quelli che vivono in un nucleo familiare con coniuge, figli o altri familiari/parenti (nel 2015, l’ 85,7%). A testimoniare l’aggravamento della situazione nel passaggio al 2015, il Rapporto Caritas registra un aumento significativo dell’intensità degli interventi: da 3,4 tipologie di interventi per ciascun utente nel 2014 a 4,1 interventi nel 2015.

In questa situazione, nel maggior carico di problemi-bisogni di chi si è rivolto al Centro di Ascolto, figurano, oltre al fronte dell’occupazione/lavoro e della povertà/problemi economici, i bisogni legati alle molteplici problematiche di tipo personale e familiare. Di qui, per fronteggiare tali difficoltà, l’importanza di un’efficiente rete territoriale dei servizi a livello locale (per l’infanzia, per la non autosufficienza, per l’impiego, per l’abitazione…).

Come osserva Cristiano Gori, autorevole studioso del welfare sociale, oltre l’attivazione di un vero Piano nazionale contro la povertà, occorre potenziare il welfare locale per “dare ai poveri la possibilità di riprogettare la propria vita”.

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Povertà. Caritas italiana: Sia è primo passo, ma occorre una “misura” per tutti https://www.lavoce.it/poverta-caritas-italiana-sia-e-primo-passo-ma-occorre-una-misura-per-tutti/ Wed, 20 Jul 2016 11:25:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46793

La povertà in Italia colpisce sempre più le famiglie numerose, gli stranieri, la fascia d’età tra i 45 e i 50 anni, chi vive in città e non risparmia nemmeno il Nord. Sono 4 milioni e 598 mila le persone in povertà assoluta, il 7,6%, secondo i dati diffusi il 14 luglio dall’Istat relativi al 2015, con un aumento di quasi 500 mila in più rispetto all’anno precedente poiché collocati all’interno di famiglie numerose. Il dato sulle famiglie in povertà assoluta infatti rimane stabile: 1 milione e 582 mila. Sono “poveri assoluti” tutti coloro che non hanno risorse sufficienti per una vita dignitosa e coprire i fabbisogni essenziali come il cibo, la casa, l’istruzione, la sanità. A soffrire maggiormente sono dunque le famiglie con quattro componenti (in aumento dal 6,7% al 9,5%) o cinque e più (da 28% a 31,1%) e le famiglie di soli stranieri (da 23,4% a 28,3%), normalmente più numerose. Al Sud vivono 4 famiglie povere su 10. Poche ore dopo la diffusione dei dati la Camera dei deputati ha approvato, nell’ambito del disegno di legge delega con le misure di contrasto alla povertà e il riordino delle prestazioni sociali, l’emendamento per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà, denominata “reddito di inclusione”. La misura include anche gli stranieri regolarmente soggiornanti da almeno due anni sul territorio italiano. L’iter legislativo continuerà a settembre con il passaggio al Senato. Se non ci saranno troppe modifiche il governo conta di chiuderlo entro l’anno. Altrimenti si potrebbe creare un problema sull’utilizzo delle risorse stanziate dalla legge di stabilità per il 2017, pari a 1 miliardo di euro. Commentando in generale i dati Istat, il direttore di Caritas italiana don Francesco Soddu, chiede “un deciso passo in avanti del nostro sistema di protezione sociale, che non ha retto all’urto della crisi economica e ha lasciato cadere in povertà migliaia di famiglie”.   Caritas, “un primo passo, non soddisfacente ma inizia un percorso”. Per Caritas italiana, tra i promotori dell’Alleanza contro la povertà che da tempo propone l’introduzione del Reis (il Reddito di inclusione sociale), la misura approvata gli assomiglia molto ma ne differisce principalmente per le risorse stanziate. Si tratta dunque di “un primo passo – afferma al Sir Francesco Marsico, responsabile dell’area nazionale di Caritas italiana -. Certo, non è soddisfacente. Ma non farlo, con un dato sulla povertà assoluta così alto, sarebbe una responsabilità grave per qualsiasi forza politica”. L’organismo pastorale per la carità della Cei apprezza che si stia finalmente discutendo una legge per contrastare la povertà in maniera organica, non più a colpi di sperimentazioni, bonus e provvedimenti temporanei, che si sono rivelati costosi e inefficaci. L’interlocuzione con governo e forze parlamentari ha infatti funzionato a sufficienza; molte indicazioni della società civile sono state recepite. Come la previsione di un sostegno economico che va di pari passo con forme di accompagnamento sociale e occupazionale. Questo la rende “una misura avanzata, né assistenziale né spot”. Le criticità, ovviamente, riguardano il sostegno economico: 1 miliardo di euro per il 2017, quando invece il Reis ne chiedeva almeno 5/6 miliardi a regime, dopo tre anni. “Partendo da 1 miliardo vuol dire che ci vorranno sei anni – osserva Marsico -. Inizia un percorso importante su cui vigilare, sperando sia una misura in grado di incrementare negli anni, per contrastare l’intero fenomeno povertà”. “Diventi una misura per tutti i poveri”. Anche se la legge delega non definisce questi particolari, Caritas italiana azzarda una ipotesi su quanto potrebbe essere, a partire dalle risorse stanziate, il sostegno economico ad una famiglia: 80 euro per ogni componente di nucleo familiare, con un max di 400 euro per cinque componenti. Il target di destinatari sarà però ristretto alle famiglie con figli, o con figli disabili. “Ma non vogliamo che diventi una misura categoriale – precisa Marsico -. Il nostro obiettivo è avere una misura universalistica per tutti, altrimenti non sarà una vera riforma”. L’altro nodo problematico non ha niente a che vedere con la politica ma riguarda la struttura-Paese, con grandi disuguaglianze tra i servizi e le strutture nelle diverse Regioni. Considerando che la povertà è in aumento, la speranza è che in futuro ci sia “un investimento di risorse più marcato” e che i tempi per la conclusione dell’iter legislativo siano rapidi e “con meno cambiamenti possibili”: il richiamo alle forze politiche è “al senso di responsabilità”.]]>

La povertà in Italia colpisce sempre più le famiglie numerose, gli stranieri, la fascia d’età tra i 45 e i 50 anni, chi vive in città e non risparmia nemmeno il Nord. Sono 4 milioni e 598 mila le persone in povertà assoluta, il 7,6%, secondo i dati diffusi il 14 luglio dall’Istat relativi al 2015, con un aumento di quasi 500 mila in più rispetto all’anno precedente poiché collocati all’interno di famiglie numerose. Il dato sulle famiglie in povertà assoluta infatti rimane stabile: 1 milione e 582 mila. Sono “poveri assoluti” tutti coloro che non hanno risorse sufficienti per una vita dignitosa e coprire i fabbisogni essenziali come il cibo, la casa, l’istruzione, la sanità. A soffrire maggiormente sono dunque le famiglie con quattro componenti (in aumento dal 6,7% al 9,5%) o cinque e più (da 28% a 31,1%) e le famiglie di soli stranieri (da 23,4% a 28,3%), normalmente più numerose. Al Sud vivono 4 famiglie povere su 10. Poche ore dopo la diffusione dei dati la Camera dei deputati ha approvato, nell’ambito del disegno di legge delega con le misure di contrasto alla povertà e il riordino delle prestazioni sociali, l’emendamento per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà, denominata “reddito di inclusione”. La misura include anche gli stranieri regolarmente soggiornanti da almeno due anni sul territorio italiano. L’iter legislativo continuerà a settembre con il passaggio al Senato. Se non ci saranno troppe modifiche il governo conta di chiuderlo entro l’anno. Altrimenti si potrebbe creare un problema sull’utilizzo delle risorse stanziate dalla legge di stabilità per il 2017, pari a 1 miliardo di euro. Commentando in generale i dati Istat, il direttore di Caritas italiana don Francesco Soddu, chiede “un deciso passo in avanti del nostro sistema di protezione sociale, che non ha retto all’urto della crisi economica e ha lasciato cadere in povertà migliaia di famiglie”.   Caritas, “un primo passo, non soddisfacente ma inizia un percorso”. Per Caritas italiana, tra i promotori dell’Alleanza contro la povertà che da tempo propone l’introduzione del Reis (il Reddito di inclusione sociale), la misura approvata gli assomiglia molto ma ne differisce principalmente per le risorse stanziate. Si tratta dunque di “un primo passo – afferma al Sir Francesco Marsico, responsabile dell’area nazionale di Caritas italiana -. Certo, non è soddisfacente. Ma non farlo, con un dato sulla povertà assoluta così alto, sarebbe una responsabilità grave per qualsiasi forza politica”. L’organismo pastorale per la carità della Cei apprezza che si stia finalmente discutendo una legge per contrastare la povertà in maniera organica, non più a colpi di sperimentazioni, bonus e provvedimenti temporanei, che si sono rivelati costosi e inefficaci. L’interlocuzione con governo e forze parlamentari ha infatti funzionato a sufficienza; molte indicazioni della società civile sono state recepite. Come la previsione di un sostegno economico che va di pari passo con forme di accompagnamento sociale e occupazionale. Questo la rende “una misura avanzata, né assistenziale né spot”. Le criticità, ovviamente, riguardano il sostegno economico: 1 miliardo di euro per il 2017, quando invece il Reis ne chiedeva almeno 5/6 miliardi a regime, dopo tre anni. “Partendo da 1 miliardo vuol dire che ci vorranno sei anni – osserva Marsico -. Inizia un percorso importante su cui vigilare, sperando sia una misura in grado di incrementare negli anni, per contrastare l’intero fenomeno povertà”. “Diventi una misura per tutti i poveri”. Anche se la legge delega non definisce questi particolari, Caritas italiana azzarda una ipotesi su quanto potrebbe essere, a partire dalle risorse stanziate, il sostegno economico ad una famiglia: 80 euro per ogni componente di nucleo familiare, con un max di 400 euro per cinque componenti. Il target di destinatari sarà però ristretto alle famiglie con figli, o con figli disabili. “Ma non vogliamo che diventi una misura categoriale – precisa Marsico -. Il nostro obiettivo è avere una misura universalistica per tutti, altrimenti non sarà una vera riforma”. L’altro nodo problematico non ha niente a che vedere con la politica ma riguarda la struttura-Paese, con grandi disuguaglianze tra i servizi e le strutture nelle diverse Regioni. Considerando che la povertà è in aumento, la speranza è che in futuro ci sia “un investimento di risorse più marcato” e che i tempi per la conclusione dell’iter legislativo siano rapidi e “con meno cambiamenti possibili”: il richiamo alle forze politiche è “al senso di responsabilità”.]]>
Caritas di Perugia dà il benvenuto “SIA”: potenziamento del “welfare locale”. https://www.lavoce.it/caritas-di-perugia-da-il-benvenuto-sia-potenziamento-del-welfare-locale/ Wed, 20 Jul 2016 11:10:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46787

Il “SIA” a potenziamento del “welfare locale”: la Caritas impegnata a farlo conoscere. Un’importante misura di potenziamento del “welfare locale”, ricorda la Caritas diocesana di Perugia, sarà introdotta a partire dalla seconda metà 2016 con l’avvio del “SIA”, il “Sostegno per l’Inclusione Attiva”, previsto dal Governo con l’ultima legge di stabilità, la cui governance dell’intervento compete alle Regioni (l’Umbria ha stanziato al riguardo 12 milioni di euro con delibera di Giunta presentata alla stampa a fine marzo). A Comuni e Zone sociali spetta la titolarità della gestione “SIA”, predisponendo un progetto personalizzato per ogni famiglia beneficiaria dell’intervento, mentre l’INPS è il soggetto attuatore e Poste Italiane Spa quello erogatore del contributo. E’ importante, secondo la Caritas diocesana, che «si faccia conoscere il più possibile il “SIA”, perché è la prima misura pubblica su scala nazionale che parte da quest’anno, già in via sperimentale nelle città metropolitane, e che nella nostra Regione riguarderà 6.363 famiglie in difficoltà (dato fornito dall’INPS regionale). Si tratta di nuclei familiari con figli minori ed un ISEE pari o inferiore a 3.000 euro nell’anno 2015. Nel nostro Paese non c'è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Di fatto si va ad introdurre anche in Italia, che insieme alla Grecia è l'unico Paese in Europa a non averlo, il “reddito minimo”». Il “SIA”, che sarà presentato il 1° agosto presso “Villa Umbra” in Pila (Pg) da Regione Umbria e Comune di Perugia, prevede, ribadisce la Caritas, l'erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3.000 euro. Il contributo economico, erogato attraverso un’attività di profilazione effettuata dall’INPS, è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo famigliare. Il contributo, erogato per 12 mesi, viene quantificato su base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri. L'erogazione del sussidio economico è subordinato all'adesione, da parte del richiedente, ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Per accedere al “SIA” è quindi necessaria una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell'autonomia. La presa in carico del nucleo familiare eligibile al “SIA”, richiede interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, monitoraggio, attivazione di prestazioni sociali e di interventi in rete con altri servizi pubblici e privati del territorio. La Caritas farà la sua parte per «diffondere la conoscenza di questo strumento per contribuire a sostenere la rete del “welfare locale”, che in questi ha potuto contare sul prezioso strumento del “Fondo di Solidarietà delle Chiese dell’Umbria” a favore delle famiglie in gravi difficoltà per la perdita del lavoro».   Il “Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre”: un aiuto a 2.815 famiglie in gravi difficoltà. Questo “Fondo”, attivo dall’estate 2009 (inizio crisi economica), al 15 luglio 2016 ha sostenuto 2.815 famiglie, di cui 968 residenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, elargendo contribuiti dai 200 ai 500 euro mensili rinnovabili per un anno. Questo aiuto è stato possibile grazie a 3.560.894,73 euro frutto delle cinque “raccolte di offerte” promosse dal 2009 al 2015 nelle 600 e più Parrocchie delle otto Diocesi della regione, di cui il 45% è stato il contributo delle sei Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria. Il “Fondo” si è rivelata anche una proficua opera della “pedagogia della carità”, perché 103 famiglie, di cui 52 perugino-pievesi, hanno rinunciato all’aiuto per aver risolto i loro problemi, così da permettere ad altre famiglie di essere aiutate. Questo “Fondo”, che ha un po’ “anticipato” il sistema del “SIA”, dovrebbe cessare la sua attività a fine 2016, ma l’opera della Chiesa, attraverso la Caritas ed altre realtà socio-caritative ecclesiali, prosegue nei Centri di Ascolto Caritas diocesani e parrocchiali e nelle nuove opere segno quali gli “Empori”, che, insieme al “Fondo, si sono rivelati anche dei validi incentivi di solidarietà.   Gli “Empori” realizzati a Perugia fruibili già da 886 famiglie: realtà contro lo spreco alimentare. Gli “Empori”, lo ricordiamo, sono simili a dei supermercati dove numerosi nuclei familiari si recano a fare la spesa gratuitamente, portando a casa i prodotti alimentari di prima necessità e per l’igiene senza determinare sprechi. Non vengono distribuiti “pacchi viveri”, così da dare più dignità alle persone nel metterle nella condizione di scegliere i prodotti necessari alla loro famiglia. Gli “Empori” nascono grazie anche a gesti concreti di solidarietà, perché gran parte dei prodotti messi in distribuzione sono donati da aziende e acquistati con il contributo di fondazioni bancarie e di realtà imprenditoriali sensibili al sociale, che hanno permesso alla Caritas diocesana di Perugia di attivare dal settembre 2014 al giugno 2016 ben quattro “Empori della Solidarietà”. Il primo è stato aperto presso il “Villaggio della Carità”, nella zona di via Cortonese del capoluogo umbro, il secondo nell’area industriale di San Sisto, il terzo presso la parrocchia di Schiavo in Marsciano e il quarto presso una struttura parrocchiale in Ponte San Giovanni. Questi “Empori”, al 30 giugno 2016, hanno aiutato 886 nuclei familiari distribuendo loro 211,8 tonnellate di prodotti alimentari e per l’igiene, oltre ad altre 35,8 tonnellate fornite ad alcune strutture caritative del territorio per un totale di 247,6 tonnellate gestite grazie alla presenza di numerosi volontari impegnati per oltre 10.000 ore. «Questi numeri testimoniano l’importanza e la necessità del progetto “Emporio” – commenta Alfonso Dragone, responsabile dell’“Emporio” presso il “Villaggio della Carità” –, che è stato reso possibile grazie ai contributi dell’8xMille della Chiesa cattolica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ossimoro, da un lato i dati della povertà assoluta continuano a registrare valori preoccupanti, come recentemente ci ha indicato l’Istat, dall’altro registriamo livelli di spreco inaccettabili». «Dobbiamo fare di più ed è importante che ciascuno di noi, nel suo piccolo – auspica il responsabile Caritas –, partecipi in modo attivo facendo proprio il pay off della campagna lanciata da Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. Un vecchio adagio recita “da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”. Noi lo vediamo quotidianamente con i nostri volontari, il vero motore di queste opere, ai quali va tutto il nostro ringraziamento per la loro bella testimonianza di solidarietà verso i più deboli».]]>

Il “SIA” a potenziamento del “welfare locale”: la Caritas impegnata a farlo conoscere. Un’importante misura di potenziamento del “welfare locale”, ricorda la Caritas diocesana di Perugia, sarà introdotta a partire dalla seconda metà 2016 con l’avvio del “SIA”, il “Sostegno per l’Inclusione Attiva”, previsto dal Governo con l’ultima legge di stabilità, la cui governance dell’intervento compete alle Regioni (l’Umbria ha stanziato al riguardo 12 milioni di euro con delibera di Giunta presentata alla stampa a fine marzo). A Comuni e Zone sociali spetta la titolarità della gestione “SIA”, predisponendo un progetto personalizzato per ogni famiglia beneficiaria dell’intervento, mentre l’INPS è il soggetto attuatore e Poste Italiane Spa quello erogatore del contributo. E’ importante, secondo la Caritas diocesana, che «si faccia conoscere il più possibile il “SIA”, perché è la prima misura pubblica su scala nazionale che parte da quest’anno, già in via sperimentale nelle città metropolitane, e che nella nostra Regione riguarderà 6.363 famiglie in difficoltà (dato fornito dall’INPS regionale). Si tratta di nuclei familiari con figli minori ed un ISEE pari o inferiore a 3.000 euro nell’anno 2015. Nel nostro Paese non c'è mai stato un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà. Di fatto si va ad introdurre anche in Italia, che insieme alla Grecia è l'unico Paese in Europa a non averlo, il “reddito minimo”». Il “SIA”, che sarà presentato il 1° agosto presso “Villa Umbra” in Pila (Pg) da Regione Umbria e Comune di Perugia, prevede, ribadisce la Caritas, l'erogazione di un sussidio economico alle famiglie con minori in condizioni di povertà con un indicatore ISEE pari o inferiore a 3.000 euro. Il contributo economico, erogato attraverso un’attività di profilazione effettuata dall’INPS, è calcolato in base una serie di indicatori economici e patrimoniali riferiti al nucleo famigliare. Il contributo, erogato per 12 mesi, viene quantificato su base di 80 euro mensili a componente del nucleo familiare e va da un minimo di 160 euro per un nucleo familiare formato da due componenti, fino a raggiungere un massimo di 400 euro mensili per un nucleo familiare formato da cinque o più membri. L'erogazione del sussidio economico è subordinato all'adesione, da parte del richiedente, ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Per accedere al “SIA” è quindi necessaria una valutazione multidimensionale dei bisogni e la costruzione di un patto con i servizi territoriali, finalizzato al miglioramento del benessere della famiglia e quindi alla graduale riconquista dell'autonomia. La presa in carico del nucleo familiare eligibile al “SIA”, richiede interventi personalizzati di valutazione, consulenza, orientamento, monitoraggio, attivazione di prestazioni sociali e di interventi in rete con altri servizi pubblici e privati del territorio. La Caritas farà la sua parte per «diffondere la conoscenza di questo strumento per contribuire a sostenere la rete del “welfare locale”, che in questi ha potuto contare sul prezioso strumento del “Fondo di Solidarietà delle Chiese dell’Umbria” a favore delle famiglie in gravi difficoltà per la perdita del lavoro».   Il “Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre”: un aiuto a 2.815 famiglie in gravi difficoltà. Questo “Fondo”, attivo dall’estate 2009 (inizio crisi economica), al 15 luglio 2016 ha sostenuto 2.815 famiglie, di cui 968 residenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, elargendo contribuiti dai 200 ai 500 euro mensili rinnovabili per un anno. Questo aiuto è stato possibile grazie a 3.560.894,73 euro frutto delle cinque “raccolte di offerte” promosse dal 2009 al 2015 nelle 600 e più Parrocchie delle otto Diocesi della regione, di cui il 45% è stato il contributo delle sei Fondazioni Casse di Risparmio dell’Umbria. Il “Fondo” si è rivelata anche una proficua opera della “pedagogia della carità”, perché 103 famiglie, di cui 52 perugino-pievesi, hanno rinunciato all’aiuto per aver risolto i loro problemi, così da permettere ad altre famiglie di essere aiutate. Questo “Fondo”, che ha un po’ “anticipato” il sistema del “SIA”, dovrebbe cessare la sua attività a fine 2016, ma l’opera della Chiesa, attraverso la Caritas ed altre realtà socio-caritative ecclesiali, prosegue nei Centri di Ascolto Caritas diocesani e parrocchiali e nelle nuove opere segno quali gli “Empori”, che, insieme al “Fondo, si sono rivelati anche dei validi incentivi di solidarietà.   Gli “Empori” realizzati a Perugia fruibili già da 886 famiglie: realtà contro lo spreco alimentare. Gli “Empori”, lo ricordiamo, sono simili a dei supermercati dove numerosi nuclei familiari si recano a fare la spesa gratuitamente, portando a casa i prodotti alimentari di prima necessità e per l’igiene senza determinare sprechi. Non vengono distribuiti “pacchi viveri”, così da dare più dignità alle persone nel metterle nella condizione di scegliere i prodotti necessari alla loro famiglia. Gli “Empori” nascono grazie anche a gesti concreti di solidarietà, perché gran parte dei prodotti messi in distribuzione sono donati da aziende e acquistati con il contributo di fondazioni bancarie e di realtà imprenditoriali sensibili al sociale, che hanno permesso alla Caritas diocesana di Perugia di attivare dal settembre 2014 al giugno 2016 ben quattro “Empori della Solidarietà”. Il primo è stato aperto presso il “Villaggio della Carità”, nella zona di via Cortonese del capoluogo umbro, il secondo nell’area industriale di San Sisto, il terzo presso la parrocchia di Schiavo in Marsciano e il quarto presso una struttura parrocchiale in Ponte San Giovanni. Questi “Empori”, al 30 giugno 2016, hanno aiutato 886 nuclei familiari distribuendo loro 211,8 tonnellate di prodotti alimentari e per l’igiene, oltre ad altre 35,8 tonnellate fornite ad alcune strutture caritative del territorio per un totale di 247,6 tonnellate gestite grazie alla presenza di numerosi volontari impegnati per oltre 10.000 ore. «Questi numeri testimoniano l’importanza e la necessità del progetto “Emporio” – commenta Alfonso Dragone, responsabile dell’“Emporio” presso il “Villaggio della Carità” –, che è stato reso possibile grazie ai contributi dell’8xMille della Chiesa cattolica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ossimoro, da un lato i dati della povertà assoluta continuano a registrare valori preoccupanti, come recentemente ci ha indicato l’Istat, dall’altro registriamo livelli di spreco inaccettabili». «Dobbiamo fare di più ed è importante che ciascuno di noi, nel suo piccolo – auspica il responsabile Caritas –, partecipi in modo attivo facendo proprio il pay off della campagna lanciata da Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”. Un vecchio adagio recita “da soli si va più veloci, insieme si va più lontano”. Noi lo vediamo quotidianamente con i nostri volontari, il vero motore di queste opere, ai quali va tutto il nostro ringraziamento per la loro bella testimonianza di solidarietà verso i più deboli».]]>