Settimana santa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/settimana-santa/ Settimanale di informazione regionale Fri, 29 Mar 2024 10:21:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Settimana santa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/settimana-santa/ 32 32 I cristiani, segno di umanità riconciliata https://www.lavoce.it/i-cristiani-segno-di-umanita-riconciliata/ https://www.lavoce.it/i-cristiani-segno-di-umanita-riconciliata/#respond Fri, 29 Mar 2024 09:18:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75527 Mons. Giuseppe Baturi a mezzo busto parla con in mano un microfono

“Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa”.

Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, parla in questa Settimana santa che si celebra quest’anno in un mondo insanguinato: l’attentato a Mosca, le decine di migliaia di morti a Gaza e nel Medio Oriente, gli oltre due anni di guerra in Ucraina.

“È un tempo carico di dolore, che richiama la Passione del Signore e il racconto della violenza, del tradimento, dell’abbandono per paura. È il paradigma del male che conosciamo, che vediamo ogni giorno. È impressionante, sembra essere sempre presenti a quei momenti in cui Cristo viene consegnato per la salvezza del mondo. Quel dolore lo conosciamo, così come conosciamo la cattiveria e la volontà di deridere. Appartiene all’inventario peggiore della nostra umanità, che in questi giorni occupa gli spazi della cronaca”.

Scorge spiragli di luce?

“Non possiamo ignorare le figure di compassione e di pietà nel racconto della Passione. Penso a Maria Maddalena, al discepolo che Gesù tanto amava, a Maria: c’è grande dolore e preoccupazione, ma ci sono anche punti di luce e di amore che possono illuminare la notte e farci attendere l’aurora. In fondo la Pasqua è anche questo: saper guardare e credere ai segni di bene che esistono nel mondo. Credere nella possibilità di un mondo nuovo, che si realizzi ancora l’impossibile, ovvero una vita più grande della morte”.

La Chiesa in Italia è da sempre partecipe delle situazioni di dolore del mondo.

“Il popolo cristiano celebra la Risurrezione e prega, facendosi vicino agli uomini che sono sgomenti e che hanno paura. La Chiesa in Italia ha raccolto questa grande consegna dalla storia e dal magistero dei Papi: essere un segno di rinnovamento e di umanità riconciliata. Tutto ciò lo esprimiamo continuamente, anzitutto nella preghiera incessante per la fine della guerra, per la pace, per la libertà, per la riconciliazione nel perdono. E poi spendendoci per l’amicizia tra i popoli con le visite o con i fondi dell’8xmille che destiniamo alle zone più povere. A noi interessa creare reti di amicizia laddove la guerra è il più grande motore d’inimicizia e inoltre attraverso la solidarietà concreta, per alleviare le conseguenze più aspre dei conflitti che si ripercuotono sempre sui popoli indifesi. In Ucraina, a Gaza, nel Congo, in Siria. Vogliamo essere come il viandante misterioso che si affianca ai discepoli, mettendoci accanto agli uomini che cercano e che soffrono per consolarli e per indicare una via di speranza”.

È così difficile, Eccellenza, riuscire a far dialogare popoli che spesso sono fratelli?

“Tutte le volte in cui, sull’evidenza di un’umanità che ti rende fratelli, prevalgono le ideologie si manifesta l’inimicizia. Allora non ci si fa più scrupolo di violare gli altri, di cercare complici, di generare vittime. È una logica spietata, contraria al Vangelo. Una preghiera bizantina molto bella invita a dare il nome di fratello anche al nemico, ma questo può farlo soltanto il Risorto. Per questa ragione, in certi contesti la presenza cristiana è fondamentale, perché invita all’incontro attraverso il perdono. Se dovessero sparire i cristiani dalla Terra Santa sarebbe un male per tutti, perché i cristiani predicano una possibilità di perdono e riconciliazione”.

Guardando in casa nostra, che urgenze identifica per l’Italia?

“Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa. C’è poi la questione della solidarietà di fronte alla povertà economica ed educativa, che richiede lo sforzo delle autorità civili e la creatività delle comunità cristiane. Penso anche ai giovani, alla loro sofferenza talvolta gridata e talvolta muta, che diventa troppo spesso violenza verso se stessi e il proprio corpo. Dobbiamo essere compagni di questi ragazzi, dando loro una speranza”.

Pochi giorni fa il card. Matteo Zuppi ha detto che “suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese”.

“È certamente in ballo la tenuta del sistema Italia, non dobbiamo far venire meno i legami di solidarietà e di coesione, fondamentali per l’unità nazionale. Perché un Paese può crescere solo insieme e unito“.

A Pioltello una scuola ha deciso di sospendere le lezioni nel giorno di chiusura del mese sacro del Ramadan. È un campanello di allarme per la presenza dei cattolici in Italia?

“Sarei più preoccupato di un laicismo che non riconosca lo spazio del fenomeno religioso in termini comunitari. Vorrei che i cristiani vivessero il dialogo con tutte le religioni, sapendo riportare l’uomo alla dimensione religiosa del suo rapporto con Dio dentro un’identità chiara e un’amicizia aperta. Le cose non sono incompatibili: quando il cristianesimo non è ridotto a mero elemento sociologico o identitario, ma è aperto all’incontro con gli altri, una nazione come l’Italia può aprirsi ad altre dimensioni culturali, etiche e religiose. È un vantaggio per tutti, naturalmente nel rispetto degli ordinamenti“.

A giugno si voterà per il Parlamento europeo. Cosa si attende?

“Una nuova immagine dell’Europa. Ciò che sta accadendo ai suoi confini, in Ucraina ma anche a Gaza, ci parla della necessità di un’iniziativa di pace, di salvaguardia della persona umana e dei diritti delle comunità da parte dell’Europa”.

Riccardo Benotti

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Mons. Giuseppe Baturi a mezzo busto parla con in mano un microfono

“Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa”.

Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, parla in questa Settimana santa che si celebra quest’anno in un mondo insanguinato: l’attentato a Mosca, le decine di migliaia di morti a Gaza e nel Medio Oriente, gli oltre due anni di guerra in Ucraina.

“È un tempo carico di dolore, che richiama la Passione del Signore e il racconto della violenza, del tradimento, dell’abbandono per paura. È il paradigma del male che conosciamo, che vediamo ogni giorno. È impressionante, sembra essere sempre presenti a quei momenti in cui Cristo viene consegnato per la salvezza del mondo. Quel dolore lo conosciamo, così come conosciamo la cattiveria e la volontà di deridere. Appartiene all’inventario peggiore della nostra umanità, che in questi giorni occupa gli spazi della cronaca”.

Scorge spiragli di luce?

“Non possiamo ignorare le figure di compassione e di pietà nel racconto della Passione. Penso a Maria Maddalena, al discepolo che Gesù tanto amava, a Maria: c’è grande dolore e preoccupazione, ma ci sono anche punti di luce e di amore che possono illuminare la notte e farci attendere l’aurora. In fondo la Pasqua è anche questo: saper guardare e credere ai segni di bene che esistono nel mondo. Credere nella possibilità di un mondo nuovo, che si realizzi ancora l’impossibile, ovvero una vita più grande della morte”.

La Chiesa in Italia è da sempre partecipe delle situazioni di dolore del mondo.

“Il popolo cristiano celebra la Risurrezione e prega, facendosi vicino agli uomini che sono sgomenti e che hanno paura. La Chiesa in Italia ha raccolto questa grande consegna dalla storia e dal magistero dei Papi: essere un segno di rinnovamento e di umanità riconciliata. Tutto ciò lo esprimiamo continuamente, anzitutto nella preghiera incessante per la fine della guerra, per la pace, per la libertà, per la riconciliazione nel perdono. E poi spendendoci per l’amicizia tra i popoli con le visite o con i fondi dell’8xmille che destiniamo alle zone più povere. A noi interessa creare reti di amicizia laddove la guerra è il più grande motore d’inimicizia e inoltre attraverso la solidarietà concreta, per alleviare le conseguenze più aspre dei conflitti che si ripercuotono sempre sui popoli indifesi. In Ucraina, a Gaza, nel Congo, in Siria. Vogliamo essere come il viandante misterioso che si affianca ai discepoli, mettendoci accanto agli uomini che cercano e che soffrono per consolarli e per indicare una via di speranza”.

È così difficile, Eccellenza, riuscire a far dialogare popoli che spesso sono fratelli?

“Tutte le volte in cui, sull’evidenza di un’umanità che ti rende fratelli, prevalgono le ideologie si manifesta l’inimicizia. Allora non ci si fa più scrupolo di violare gli altri, di cercare complici, di generare vittime. È una logica spietata, contraria al Vangelo. Una preghiera bizantina molto bella invita a dare il nome di fratello anche al nemico, ma questo può farlo soltanto il Risorto. Per questa ragione, in certi contesti la presenza cristiana è fondamentale, perché invita all’incontro attraverso il perdono. Se dovessero sparire i cristiani dalla Terra Santa sarebbe un male per tutti, perché i cristiani predicano una possibilità di perdono e riconciliazione”.

Guardando in casa nostra, che urgenze identifica per l’Italia?

“Dobbiamo evangelizzare, parlare di Cristo al cuore inquieto dell’uomo, raccontare e dare testimonianza perché Cristo si può annunciare solo dando testimonianza nella nostra vita e nell’unità della Chiesa. C’è poi la questione della solidarietà di fronte alla povertà economica ed educativa, che richiede lo sforzo delle autorità civili e la creatività delle comunità cristiane. Penso anche ai giovani, alla loro sofferenza talvolta gridata e talvolta muta, che diventa troppo spesso violenza verso se stessi e il proprio corpo. Dobbiamo essere compagni di questi ragazzi, dando loro una speranza”.

Pochi giorni fa il card. Matteo Zuppi ha detto che “suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese”.

“È certamente in ballo la tenuta del sistema Italia, non dobbiamo far venire meno i legami di solidarietà e di coesione, fondamentali per l’unità nazionale. Perché un Paese può crescere solo insieme e unito“.

A Pioltello una scuola ha deciso di sospendere le lezioni nel giorno di chiusura del mese sacro del Ramadan. È un campanello di allarme per la presenza dei cattolici in Italia?

“Sarei più preoccupato di un laicismo che non riconosca lo spazio del fenomeno religioso in termini comunitari. Vorrei che i cristiani vivessero il dialogo con tutte le religioni, sapendo riportare l’uomo alla dimensione religiosa del suo rapporto con Dio dentro un’identità chiara e un’amicizia aperta. Le cose non sono incompatibili: quando il cristianesimo non è ridotto a mero elemento sociologico o identitario, ma è aperto all’incontro con gli altri, una nazione come l’Italia può aprirsi ad altre dimensioni culturali, etiche e religiose. È un vantaggio per tutti, naturalmente nel rispetto degli ordinamenti“.

A giugno si voterà per il Parlamento europeo. Cosa si attende?

“Una nuova immagine dell’Europa. Ciò che sta accadendo ai suoi confini, in Ucraina ma anche a Gaza, ci parla della necessità di un’iniziativa di pace, di salvaguardia della persona umana e dei diritti delle comunità da parte dell’Europa”.

Riccardo Benotti

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Il Triduo pasquale in cattedrale preceduto dalla “Messa crismale” del Mercoledì Santo https://www.lavoce.it/il-triduo-pasquale-in-cattedrale-preceduto-dalla-messa-crismale-del-mercoledi-santo/ https://www.lavoce.it/il-triduo-pasquale-in-cattedrale-preceduto-dalla-messa-crismale-del-mercoledi-santo/#respond Wed, 27 Mar 2024 13:31:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75495 triduo pasquale

La comunità cristiana si appresta a vivere il Triduo pasquale: Passione, Morte e Resurrezione del Signore, il “cuore” della fede, preceduto dalla “Messa crismale” del Mercoledì Santo, celebrata a Perugia nella Cattedrale di San Lorenzo, il 27 marzo, alle 17.

In questo giorno, come ogni anno, numerosi fedeli, tra cui i cresimandi provenienti un po’ da tutte le parrocchie, si ritrovano attorno al loro vescovo e ai loro sacerdoti e diaconi per partecipare al rinnovo delle promesse sacerdotali e alla benedizione degli olii santi (l’olio crismale, destinato ai battezzati, ai cresimandi, alla consacrazione dei sacerdoti; l’olio dei catecumeni, per quanti lottano per vincere lo spirito del male in vista degli impegni del Battesimo; l’olio degli infermi, per l’unzione sacramentale degli ammalati).

Vera festa del sacerdozio ministeriale

 "La benedizione del crisma -ricorda l’arcivescovo Ivan Maffeis- dà il nome di Messa crismale a questa liturgia e orienta l’attenzione verso il Cristo, il cui nome significa consacrato per mezzo dell’unzione.

Per questo, l’invito a partecipare -sottolinea monsignor Maffeis- è esteso in particolare ai cresimandi. La Messa crismale è una vera festa del sacerdozio ministeriale, all’interno di tutto il popolo sacerdotale: è considerata una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del vescovo e un segno della stretta unione dei presbiteri con lui".

Il particolare dell’olio di quest’anno

È frutto di tre donazioni: da parte delle parrocchie della città, dell’Associazione Olio di San Luca, che coltiva gli ulivi a Montemorcino, e da parte della Polizia di Stato. La Questura di Perugia ha infatti consegnato al vescovo dell’olio ricavato dalla molitura delle olive prodotte a Capaci, vicino al luogo dove furono uccisi per mano mafiosa i magistrati Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo con gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro. All’olio crismale è aggiunta anche una resina profumata, che è stata acquistata dagli artigiani di Terra Santa, per contribuire (almeno con il segno) a sostenerne l’economia, provata in maniera pesante dalla guerra. Tale balsamo viene ad aggiungersi all’essenza del bergamotto che la Diocesi di Locri-Gerace anche quest’anno ha donato in segno di comunione a tutte le Diocesi italiane.

Programma del Triduo pasquale in Cattedrale

In tutte le comunità è particolarmente sentita la Settimana Santa. A Perugia centro è consuetudine per numerosi fedeli e turisti partecipare ai riti del Triduo Pasquale in cattedrale.

Giovedì Santo, 28 marzo, alle 18, la Messa nella Cena del Signore, presieduta dall’arcivescovo Maffeis.

Il rito della lavanda dei piedi sarà compiuto ad una rappresentanza di cittadini prevenienti da Paesi dilaniati dalla guerra.

La celebrazione proseguirà con l’adorazione eucaristica, animata dai seminaristi e, alle 22, con la preghiera della Compieta dinanzi all’altare della reposizione.

Venerdì Santo, 29 marzo, alle 18, celebrazione della Passione del Signore.

Alle 21, in piazza IV Novembre, Via Crucis, animata dai cavalieri del Santo Sepolcro e dal gruppo di Comunione e Liberazione.

Le offerte che vengono raccolte in questo giorno santo sono destinate alla Terra Santa:

"Nella drammatica situazione odierna -ricorda monsignor Maffeis- tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di Terra Santa sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali - scuole, case per anziani, ospedale - che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi".

Il Venerdì Santo è giorno di digiuno e di astinenza.

Sabato Santo, 30 marzo, alle 22, l’arcivescovo presiederà la Veglia pasquale nella Notte Santa, durante la quale riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana alcuni giovani catecumeni; altri saranno i giovani che riceveranno il battesimo in alcune parrocchie della Diocesi.

La Veglia inizierà con i suggestivi riti della benedizione del fuoco, dell’acqua e l’accensione del cero pasquale.

Domenica di Pasqua, 31 marzo, alle 11, Messa della Risurrezione del Signore, presieduta dal vicario generale, don Simone Sorbaioli.

L’arcivescovo presiederà la Santa Messa nella concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve alle 10.30.

Tutte le celebrazioni della Settimana Santa in cattedrale sono animate dalla Corale Laurenziana.

Sempre in cattedrale, Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, alle 9, la preghiera dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine, presieduta dall’arcivescovo e animata dal gruppo corale Armonioso Incanto.

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triduo pasquale

La comunità cristiana si appresta a vivere il Triduo pasquale: Passione, Morte e Resurrezione del Signore, il “cuore” della fede, preceduto dalla “Messa crismale” del Mercoledì Santo, celebrata a Perugia nella Cattedrale di San Lorenzo, il 27 marzo, alle 17.

In questo giorno, come ogni anno, numerosi fedeli, tra cui i cresimandi provenienti un po’ da tutte le parrocchie, si ritrovano attorno al loro vescovo e ai loro sacerdoti e diaconi per partecipare al rinnovo delle promesse sacerdotali e alla benedizione degli olii santi (l’olio crismale, destinato ai battezzati, ai cresimandi, alla consacrazione dei sacerdoti; l’olio dei catecumeni, per quanti lottano per vincere lo spirito del male in vista degli impegni del Battesimo; l’olio degli infermi, per l’unzione sacramentale degli ammalati).

Vera festa del sacerdozio ministeriale

 "La benedizione del crisma -ricorda l’arcivescovo Ivan Maffeis- dà il nome di Messa crismale a questa liturgia e orienta l’attenzione verso il Cristo, il cui nome significa consacrato per mezzo dell’unzione.

Per questo, l’invito a partecipare -sottolinea monsignor Maffeis- è esteso in particolare ai cresimandi. La Messa crismale è una vera festa del sacerdozio ministeriale, all’interno di tutto il popolo sacerdotale: è considerata una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del vescovo e un segno della stretta unione dei presbiteri con lui".

Il particolare dell’olio di quest’anno

È frutto di tre donazioni: da parte delle parrocchie della città, dell’Associazione Olio di San Luca, che coltiva gli ulivi a Montemorcino, e da parte della Polizia di Stato. La Questura di Perugia ha infatti consegnato al vescovo dell’olio ricavato dalla molitura delle olive prodotte a Capaci, vicino al luogo dove furono uccisi per mano mafiosa i magistrati Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo con gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro. All’olio crismale è aggiunta anche una resina profumata, che è stata acquistata dagli artigiani di Terra Santa, per contribuire (almeno con il segno) a sostenerne l’economia, provata in maniera pesante dalla guerra. Tale balsamo viene ad aggiungersi all’essenza del bergamotto che la Diocesi di Locri-Gerace anche quest’anno ha donato in segno di comunione a tutte le Diocesi italiane.

Programma del Triduo pasquale in Cattedrale

In tutte le comunità è particolarmente sentita la Settimana Santa. A Perugia centro è consuetudine per numerosi fedeli e turisti partecipare ai riti del Triduo Pasquale in cattedrale.

Giovedì Santo, 28 marzo, alle 18, la Messa nella Cena del Signore, presieduta dall’arcivescovo Maffeis.

Il rito della lavanda dei piedi sarà compiuto ad una rappresentanza di cittadini prevenienti da Paesi dilaniati dalla guerra.

La celebrazione proseguirà con l’adorazione eucaristica, animata dai seminaristi e, alle 22, con la preghiera della Compieta dinanzi all’altare della reposizione.

Venerdì Santo, 29 marzo, alle 18, celebrazione della Passione del Signore.

Alle 21, in piazza IV Novembre, Via Crucis, animata dai cavalieri del Santo Sepolcro e dal gruppo di Comunione e Liberazione.

Le offerte che vengono raccolte in questo giorno santo sono destinate alla Terra Santa:

"Nella drammatica situazione odierna -ricorda monsignor Maffeis- tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di Terra Santa sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali - scuole, case per anziani, ospedale - che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi".

Il Venerdì Santo è giorno di digiuno e di astinenza.

Sabato Santo, 30 marzo, alle 22, l’arcivescovo presiederà la Veglia pasquale nella Notte Santa, durante la quale riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana alcuni giovani catecumeni; altri saranno i giovani che riceveranno il battesimo in alcune parrocchie della Diocesi.

La Veglia inizierà con i suggestivi riti della benedizione del fuoco, dell’acqua e l’accensione del cero pasquale.

Domenica di Pasqua, 31 marzo, alle 11, Messa della Risurrezione del Signore, presieduta dal vicario generale, don Simone Sorbaioli.

L’arcivescovo presiederà la Santa Messa nella concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve alle 10.30.

Tutte le celebrazioni della Settimana Santa in cattedrale sono animate dalla Corale Laurenziana.

Sempre in cattedrale, Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, alle 9, la preghiera dell’Ufficio delle letture e delle Lodi mattutine, presieduta dall’arcivescovo e animata dal gruppo corale Armonioso Incanto.

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A Cascia messa delle Palme presieduta dal card. Ernest Simoni https://www.lavoce.it/a-cascia-messa-delle-palme-presieduta-dal-card-ernest-simoni/ https://www.lavoce.it/a-cascia-messa-delle-palme-presieduta-dal-card-ernest-simoni/#respond Fri, 22 Mar 2024 17:09:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75458

Sarà la prima volta a Cascia, ai piedi di Santa Rita, per il cardinale Ernest Simoni, che Papa Francesco ha definito “martire vivente”, per i quasi 28 in cui durante il regime comunista in Albania, sua terra natale, è stato prigioniero, subendo persecuzioni, lavori forzati, violenze e minacce. Nel suo instancabile apostolato, a ben 95 anni di età, il porporato, che oggi risiede nell'arcidiocesi di Firenze, ha accolto con gioia l’invito della Comunità agostiniana di Cascia e presiederà la messa solenne della Domenica delle Palme, nella basilica di Santa Rita. La celebrazione si terrà alle 10.30, preceduta dalla processione con le palme che partirà dall’inizio del viale del Santuario. Sarà trasmessa anche in diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita Nel suo pellegrinaggio, il Cardinale, incontrerà le monache di clausura e i padri agostiniani, portando la sua preziosa testimonianza umana e di fede a tutti, soprattutto all’alba della Pasqua. Lui che ha sempre proclamato il perdono e la misericordia per i suoi aguzzini, pregherà davanti al corpo di Rita da Cascia, santa del perdono.

Il programma della Settimana santa a Cascia 

Simbolicamente, il cardinale Simoni aprirà, quindi, la Settimana santa della basilica di Santa Rita, dove sono molti gli appuntamenti in preparazione alla Pasqua di Risurrezione. 26 Marzo - Martedì santo Celebrazione anticipata dell’8° Giovedì di santa Rita (I 15 Giovedì di Santa Rita sono il cammino di preghiera e riflessione, in preparazione alla festa del 22 maggio e a ricordo dei 15 anni in cui la Santa portò la spina, ricevuta dalla corona di Gesù, sulla fronte). Ore 17 – Messa e Passaggio all’Urna di Santa Rita In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita  28 Marzo - Giovedì santo
  • ore 8 - Canto delle Lodi
  • ore 17 - Cena del Signore, presiede il rettore padre Mario De Santis
Segue la possibilità di rimanere in Adorazione fino alle ore 23 In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita 29 Marzo - Venerdì santo
  • ore 8.00 - Canto delle Lodi
  • ore 15.00 - Adorazione della Croce, presiede Padre Pietro Bellini
In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita
  • ore 21.00 – Processione penitenziale del Cristo Morto per le vie cittadine
 30 Marzo - Sabato santo
  • ore 8 – Canto delle Lodi
  • ore 21 – Solenne veglia pasquale, presiede parroco di Cascia, don Davide Travagli
In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita 31 Marzo - Domenica di resurrezione
  • ore 17 - rosario
  • ore 17.30 - Canto del vespro con le monache
  • ore 18 – messa animata dalla Corale Santa Rita di Cascia
In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita]]>

Sarà la prima volta a Cascia, ai piedi di Santa Rita, per il cardinale Ernest Simoni, che Papa Francesco ha definito “martire vivente”, per i quasi 28 in cui durante il regime comunista in Albania, sua terra natale, è stato prigioniero, subendo persecuzioni, lavori forzati, violenze e minacce. Nel suo instancabile apostolato, a ben 95 anni di età, il porporato, che oggi risiede nell'arcidiocesi di Firenze, ha accolto con gioia l’invito della Comunità agostiniana di Cascia e presiederà la messa solenne della Domenica delle Palme, nella basilica di Santa Rita. La celebrazione si terrà alle 10.30, preceduta dalla processione con le palme che partirà dall’inizio del viale del Santuario. Sarà trasmessa anche in diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita Nel suo pellegrinaggio, il Cardinale, incontrerà le monache di clausura e i padri agostiniani, portando la sua preziosa testimonianza umana e di fede a tutti, soprattutto all’alba della Pasqua. Lui che ha sempre proclamato il perdono e la misericordia per i suoi aguzzini, pregherà davanti al corpo di Rita da Cascia, santa del perdono.

Il programma della Settimana santa a Cascia 

Simbolicamente, il cardinale Simoni aprirà, quindi, la Settimana santa della basilica di Santa Rita, dove sono molti gli appuntamenti in preparazione alla Pasqua di Risurrezione. 26 Marzo - Martedì santo Celebrazione anticipata dell’8° Giovedì di santa Rita (I 15 Giovedì di Santa Rita sono il cammino di preghiera e riflessione, in preparazione alla festa del 22 maggio e a ricordo dei 15 anni in cui la Santa portò la spina, ricevuta dalla corona di Gesù, sulla fronte). Ore 17 – Messa e Passaggio all’Urna di Santa Rita In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita  28 Marzo - Giovedì santo
  • ore 8 - Canto delle Lodi
  • ore 17 - Cena del Signore, presiede il rettore padre Mario De Santis
Segue la possibilità di rimanere in Adorazione fino alle ore 23 In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita 29 Marzo - Venerdì santo
  • ore 8.00 - Canto delle Lodi
  • ore 15.00 - Adorazione della Croce, presiede Padre Pietro Bellini
In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita
  • ore 21.00 – Processione penitenziale del Cristo Morto per le vie cittadine
 30 Marzo - Sabato santo
  • ore 8 – Canto delle Lodi
  • ore 21 – Solenne veglia pasquale, presiede parroco di Cascia, don Davide Travagli
In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita 31 Marzo - Domenica di resurrezione
  • ore 17 - rosario
  • ore 17.30 - Canto del vespro con le monache
  • ore 18 – messa animata dalla Corale Santa Rita di Cascia
In diretta sul canale YouTube del Monastero www.youtube.com/user/monasterosantarita]]>
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Cena del Signore celebrata nella Cattedrale di S.Lorenzo dall’arcivescovo Maffeis https://www.lavoce.it/cena-del-signore-celebrata-in-cattedrale-dallarcivescovo-maffeis/ https://www.lavoce.it/cena-del-signore-celebrata-in-cattedrale-dallarcivescovo-maffeis/#respond Fri, 07 Apr 2023 10:06:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71095 cena del signore cattedrale san lorenzo

"Nei giorni scorsi ho letto la recensione di un libro, che fotografa una situazione che, per molti versi, ci tocca da vicino fin dal titolo: Scontenti.

La scontentezza, leggo, è un malessere personale e sociale, un male interiore, che porta all’animosità; uno stato d’incompiutezza che non trova sbocco religioso e che sfocia in malcontento e ribellione. Ancora: “Ci inoltriamo in un vuoto di punti fermi, di legami di provenienza e di orizzonti di aspettativa…".

Con queste parole l’arcivescovo Ivan Maffeis ha introdotto l’omelia della celebrazione della Cena del Signore del Giovedì Santo, 6 aprile, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, compiendo il rito della lavanda dei piedi ad gruppo di persone dei territori colpiti dal terremoto dello scorso 9 marzo, quattro settimane fa, come segno di attenzione della Chiesa particolare nei loro confronti. Gesto che il presule ha compiuto, in mattinata, in Carcere, ad alcune decine di detenute e detenuti.

Proseguendo l’omelia (il testo completo e la fotogallery sono scaricabili al link: https://diocesi.perugia.it/wd-document/giovedi-santo-messa-nella-cena-del-signore-6-aprile-2023/ ), monsignor Maffeis ha commentato:

"Quanto è distante questa condizione esasperata (disperata?) dalla serena consapevolezza che Gesù ha di sé: Sapendo che era venuto da Dio e a Dio ritornava…. Queste parole sono scritte per noi: siamo venuti da Dio, a Dio apparteniamo e a Dio ritorniamo… È questa è la sintesi, piena di speranza, che la fede cristiana offre della parabola della vita…".

"Il racconto della lavanda dei piedi -ha evidenziato l’arcivescovo- ci rivela fino in fondo l’identità di Gesù. Quando si era invitati a partecipare a un banchetto, sulla porta un servo lavava i piedi per consentire di entrare e di sedersi a tavola con gli altri.  Così, nel suo amore il Signore si abbassa e si fa servo: ci lava dalle nostre sporcizie e ci rende la possibilità di accedere al Padre e di riconoscerci fratelli, comunità, sua Chiesa.

La vera umiltà -ha ricordato monsignor Maffeis- è quella di chi si lascia raggiungere e salvare dall’amore del Signore, pane per noi spezzato, vino per noi versato. In Lui (in Cristo Gesù, nel mistero della sua passione, morte e risurrezione che si rinnova in ogni Eucaristia) veniamo liberati da una vita ripiegata su noi stessi, che è sterile e rende scontenti; veniamo restituiti alla verità più profonda di ciò che siamo: persone per le quali il Signore ha dato la sua vita. È quanto abbiamo vissuto anche questa mattina, celebrando la liturgia della Parola, nel carcere di Capanne, compiendo il gesto della lavanda dei piedi ad alcune decine di detenute e detenuti in un clima di profondo raccoglimento e di profonda commozione che ti fa sentire che per essere perdonato, a volte, devi davvero toccare il fondo della tua povertà e della tua miseria. Si toccava con mano un bisogno, un desiderio, una disponibilità a far spazio all’amore del Signore e a rialzarsi.

Questa sera preghiamo per le tante famiglie che sono provate dal terremoto perché fuori casa, e abbiamo invitato alcuni di loro, simbolicamente, per non dimenticarci di questi fratelli e di queste sorelle che celebrano una Pasqua nella difficoltà e nel disagio.

Sappiamo -ha concluso l’arcivescovo- cosa sia la mancanza della casa. Preghiamo per loro e per ciascuno di noi, perché sappiamo lasciarci raggiungere dalla Pasqua del Signore: sarà per ciascuno l’inizio dei mesi, il primo mese dell’anno, come richiamava la pagina dell’Esodo; sarà il Capodanno da cui discende l’anno di grazia del Signore…"

Celebrazione della Cena del Signore nella Casa Circondariale di Terni

A Terni, la celebrazione della Messa in Coena Domini, del giovedì santo, è stata presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu all’interno della Casa Circondariale, prima volta che questo importante momento del triduo pasquale viene celebrato dal vescovo nel carcere cittadino. La Messa è stata concelebrata dal cappellano del carcere padre Massimo Lelli, dal diacono Ideale Piantoni e alla presenza del magistrato di sorveglianza Fabio Gianfilippi, del comandante della Polizia Penitenziaria Fabio Gallo, del presidente dell’associazione di volontariato San Martino Francesco Venturini, della responsabile del settore carcere della Caritas Nadia Agostini, di altri volontari e operatori all'interno del carcere.

Nel corso della celebrazione della Cena del Signore, molto partecipata e vissuta con particolare intensità e raccoglimento dai detenuti, il vescovo ha ripetuto il gesto della lavanda dei piedi a undici detenuti e ad un volontario.

"Gesù con la sua morte e resurrezione -ha detto il vescovo ai detenuti- ci libera dalla schiavitù del peccato. Ci libera dal carcere più duro, che è quello che è nel nostro cuore. La libertà dei figli di Dio supera le barriere di ogni carcere, perchè il carcere più duro è quello di fronte a se stessi, non vi è situazione più dura di quella di non vedere una prospettiva. Quando siamo assediati dal peccato cosa ci potrà liberare? Solo il Signore, vincitore della morte. In questa celebrazione ricordiamo l'istituzione dell'Eucaristia nell'ultima cena.

Il significato di quel gesto, che dice la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino, rivela anche qualcosa di molto pratico che ciascuno è chiamato a fare; e se l'eucaristia sacramentalmente è propria del sacerdote, il suo significato reale lo possiamo fare tutti quanti, nel donarci agli altri. Nello stesso lavare i piedi da parte di Gesù agli apostoli è espresso il senso profondo del servizio, sino alle estreme conseguenze, cioè dare la vita per gli altri. Il tradimento di Gesù è il nostro tradimento, di ciascuno di noi, davanti al quale dobbiamo fare i conti, o cadere nella disperazione come Giuda, oppure in un pentimento profondo come è stato per Pietro. Però il pianto amaro non deve cadere nello sconforto definitivo, ma aprirsi alla speranza, perchè quello che è morto dentro di noi, con l'aiuto di Gesù, può rinascere a vita nuova".

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cena del signore cattedrale san lorenzo

"Nei giorni scorsi ho letto la recensione di un libro, che fotografa una situazione che, per molti versi, ci tocca da vicino fin dal titolo: Scontenti.

La scontentezza, leggo, è un malessere personale e sociale, un male interiore, che porta all’animosità; uno stato d’incompiutezza che non trova sbocco religioso e che sfocia in malcontento e ribellione. Ancora: “Ci inoltriamo in un vuoto di punti fermi, di legami di provenienza e di orizzonti di aspettativa…".

Con queste parole l’arcivescovo Ivan Maffeis ha introdotto l’omelia della celebrazione della Cena del Signore del Giovedì Santo, 6 aprile, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, compiendo il rito della lavanda dei piedi ad gruppo di persone dei territori colpiti dal terremoto dello scorso 9 marzo, quattro settimane fa, come segno di attenzione della Chiesa particolare nei loro confronti. Gesto che il presule ha compiuto, in mattinata, in Carcere, ad alcune decine di detenute e detenuti.

Proseguendo l’omelia (il testo completo e la fotogallery sono scaricabili al link: https://diocesi.perugia.it/wd-document/giovedi-santo-messa-nella-cena-del-signore-6-aprile-2023/ ), monsignor Maffeis ha commentato:

"Quanto è distante questa condizione esasperata (disperata?) dalla serena consapevolezza che Gesù ha di sé: Sapendo che era venuto da Dio e a Dio ritornava…. Queste parole sono scritte per noi: siamo venuti da Dio, a Dio apparteniamo e a Dio ritorniamo… È questa è la sintesi, piena di speranza, che la fede cristiana offre della parabola della vita…".

"Il racconto della lavanda dei piedi -ha evidenziato l’arcivescovo- ci rivela fino in fondo l’identità di Gesù. Quando si era invitati a partecipare a un banchetto, sulla porta un servo lavava i piedi per consentire di entrare e di sedersi a tavola con gli altri.  Così, nel suo amore il Signore si abbassa e si fa servo: ci lava dalle nostre sporcizie e ci rende la possibilità di accedere al Padre e di riconoscerci fratelli, comunità, sua Chiesa.

La vera umiltà -ha ricordato monsignor Maffeis- è quella di chi si lascia raggiungere e salvare dall’amore del Signore, pane per noi spezzato, vino per noi versato. In Lui (in Cristo Gesù, nel mistero della sua passione, morte e risurrezione che si rinnova in ogni Eucaristia) veniamo liberati da una vita ripiegata su noi stessi, che è sterile e rende scontenti; veniamo restituiti alla verità più profonda di ciò che siamo: persone per le quali il Signore ha dato la sua vita. È quanto abbiamo vissuto anche questa mattina, celebrando la liturgia della Parola, nel carcere di Capanne, compiendo il gesto della lavanda dei piedi ad alcune decine di detenute e detenuti in un clima di profondo raccoglimento e di profonda commozione che ti fa sentire che per essere perdonato, a volte, devi davvero toccare il fondo della tua povertà e della tua miseria. Si toccava con mano un bisogno, un desiderio, una disponibilità a far spazio all’amore del Signore e a rialzarsi.

Questa sera preghiamo per le tante famiglie che sono provate dal terremoto perché fuori casa, e abbiamo invitato alcuni di loro, simbolicamente, per non dimenticarci di questi fratelli e di queste sorelle che celebrano una Pasqua nella difficoltà e nel disagio.

Sappiamo -ha concluso l’arcivescovo- cosa sia la mancanza della casa. Preghiamo per loro e per ciascuno di noi, perché sappiamo lasciarci raggiungere dalla Pasqua del Signore: sarà per ciascuno l’inizio dei mesi, il primo mese dell’anno, come richiamava la pagina dell’Esodo; sarà il Capodanno da cui discende l’anno di grazia del Signore…"

Celebrazione della Cena del Signore nella Casa Circondariale di Terni

A Terni, la celebrazione della Messa in Coena Domini, del giovedì santo, è stata presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu all’interno della Casa Circondariale, prima volta che questo importante momento del triduo pasquale viene celebrato dal vescovo nel carcere cittadino. La Messa è stata concelebrata dal cappellano del carcere padre Massimo Lelli, dal diacono Ideale Piantoni e alla presenza del magistrato di sorveglianza Fabio Gianfilippi, del comandante della Polizia Penitenziaria Fabio Gallo, del presidente dell’associazione di volontariato San Martino Francesco Venturini, della responsabile del settore carcere della Caritas Nadia Agostini, di altri volontari e operatori all'interno del carcere.

Nel corso della celebrazione della Cena del Signore, molto partecipata e vissuta con particolare intensità e raccoglimento dai detenuti, il vescovo ha ripetuto il gesto della lavanda dei piedi a undici detenuti e ad un volontario.

"Gesù con la sua morte e resurrezione -ha detto il vescovo ai detenuti- ci libera dalla schiavitù del peccato. Ci libera dal carcere più duro, che è quello che è nel nostro cuore. La libertà dei figli di Dio supera le barriere di ogni carcere, perchè il carcere più duro è quello di fronte a se stessi, non vi è situazione più dura di quella di non vedere una prospettiva. Quando siamo assediati dal peccato cosa ci potrà liberare? Solo il Signore, vincitore della morte. In questa celebrazione ricordiamo l'istituzione dell'Eucaristia nell'ultima cena.

Il significato di quel gesto, che dice la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino, rivela anche qualcosa di molto pratico che ciascuno è chiamato a fare; e se l'eucaristia sacramentalmente è propria del sacerdote, il suo significato reale lo possiamo fare tutti quanti, nel donarci agli altri. Nello stesso lavare i piedi da parte di Gesù agli apostoli è espresso il senso profondo del servizio, sino alle estreme conseguenze, cioè dare la vita per gli altri. Il tradimento di Gesù è il nostro tradimento, di ciascuno di noi, davanti al quale dobbiamo fare i conti, o cadere nella disperazione come Giuda, oppure in un pentimento profondo come è stato per Pietro. Però il pianto amaro non deve cadere nello sconforto definitivo, ma aprirsi alla speranza, perchè quello che è morto dentro di noi, con l'aiuto di Gesù, può rinascere a vita nuova".

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Messa crismale celebrata dai vescovi nelle Cattedrali di Perugia e Terni https://www.lavoce.it/messa-crismale-celebrata-dai-vescovi-nelle-cattedrali-di-perugia-e-terni/ https://www.lavoce.it/messa-crismale-celebrata-dai-vescovi-nelle-cattedrali-di-perugia-e-terni/#respond Thu, 06 Apr 2023 10:31:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71087 messa crismale 2023 perugia

 "A distanza di quasi sette mesi sento profonda gratitudine per questa Chiesa di Perugia-Città della Pieve, la nostra Chiesa, per la disponibilità cordiale con cui mi avete accolto".

Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’omelia della sua prima Messa Crismale da pastore della Chiesa perugino-pievese (ha ricevuto l’ordinazione episcopale lo scorso 11 settembre), pronunciata il pomeriggio del Mercoledì Santo, 5 aprile, nella Cattedrale di San Lorenzo, davanti al suo predecessore, il cardinale Gualtiero Bassetti, al Clero diocesano e a numerosi fedeli provenienti dalle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi, insieme a tanti ragazzi e ragazze che nel corso dell’anno riceveranno il sacramento della Cresima.

La storia di ogni vocazione

Al momento della consacrazione degli olii, monsignor Maffeis ha voluto accanto a sé questi fanciulli e, nell’omelia, soffermandosi sulla storia di ogni vocazione, che è essenzialmente un compimento del battesimo, ha sottolineato che anche noi presbiteri siamo farina del sacco comune, con le nostre povertà, le nostre miopie e contraddizioni, il ritrovarci esposti al pericolo di lasciar smorzare il fuoco del primo amore…

"È fuoco che si rianima con la frequentazione della Parola, la celebrazione eucaristica, il silenzio dell’adorazione, il perdono sacramentale. Perché tutto ciò non si riduca a pratiche religiose, ma possa alimentare una vita spirituale, ci è chiesto (per usare l’immagine che accompagna quest’anno sinodale) di assumere lo stare di Maria ai piedi del Signore, imparando a deporre quell’attivismo che trasforma la vita in una fuga, in un nascondimento, in una maschera…".

La ricchezza della celebrazione

Monsignor Maffeis ha parlata di celebrazione così ricca, perché è quella, oltre della consacrazione dell’olio crismale (utilizzato nei sacramenti del Battesimo e della Cresima e nelle ordinazioni presbiterali ed episcopali) e degli olii dei catecumeni e per l’unzione degli infermi, i sacerdoti insieme al vescovo diocesano rinnovano le promesse della loro ordinazione.

La natura sacerdotale del popolo

 Nell’omelia, il cui testo integrale, insieme alla fotogallery della Messa crismale, è scaricabile dal sito della diocesi rinnovato nei contenuti e nella veste grafica (https://diocesi.perugia.it/celebrata-la-messa-crismale/), Maffeis ha raccolto tre pensieri rivolti in particolare ai presbiteri, ma, come lo stesso presule ha commentato, nelle intenzioni vorrebbero raggiungere il cuore di tutti.

E avviandosi alla conclusione ha ringraziato il Signore per la natura sacerdotale dell’intero popolo di Dio, al quale apparteniamo, alla cui crescita è orientata la nostra vocazione e con il quale deve diventare sempre più intesa la corresponsabilità.

Segni di una cultura della legalità

 L’arcivescovo si è anche soffermato sulla provenienza di parte dell’olio che ha consacrato, donato dalla nostra Polizia di Stato.

"Proviene -ha precisato- dagli olivi coltivati nel Giardino della Memoria, a pochi passi dallo svincolo autostradale di Capaci, luogo della strage mafiosa in cui morirono il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. È inoltre profumato con l’essenza del bergamotto, offertoci dal Vescovo di Locri - Gerace con un augurio di pace e di speranza per tutti. Sono segni che ci impegnano a far la nostra parte per una cultura della legalità".

L’indirizzo di saluto del vicario generale

Don Simone Sorbaioli, vicario generale, nel suo indirizzo di saluto all’inizio della celebrazione, ha espresso a nome di tutto il Presbiterio diocesano la gratitudine all’arcivescovo Maffeis.

"Nella nostra diocesi -ha detto don Sorbaioli, rivolgendosi al pastore Ivan- ha iniziato, in continuità con il magistero del cardinale Bassetti, un puntuale lavoro di conoscenza, revisione e impostazione della realtà diocesana.

Abbiamo subito apprezzato il suo tratto discreto e profondo al tempo stesso, capace di andare con ciascuno, oltre la formalità dei rapporti istituzionali".

Il ricordo dei presbiteri vivi e defunti

Come è consuetudine, il vicario generale ha ricordato i presbiteri che nel corso dell’anno celebrano particolari giubilei sacerdotali, ad iniziare dal più giovane nel sacerdozio, don Claudio Faina, ordinato lo scorso 29 gennaio, che sta muovendo i primi passi del suo ministero nelle parrocchie di San Nicolò e Sant’Angelo di Celle, ha commentato don Sorbaioli per poi ricordare il confratello che compie venticinque anni di ordinazione, don Francesco Buono, insieme a tre diaconi  permanenti, Giovanni Benedetto D’Andola, Remigio Dolci e Gaetano Murino. Mentre festeggiano i cinquant'anni di sacerdozio don Gino Ciacci e don Giuseppe Cistellini, i sessanta di ordinazione don Primo Alberati, don Mario Bellaveglia e don Cesare Piazzoli e raggiunge il traguardo dei settanta don Amerigo Federici. Infine, ha sottolineato il vicario genera, non possiamo dimenticare il decano del Clero perugino (qui presente), monsignor Luciano Tinarelli, classe 1926, che quest’anno festeggia i settantaquattro anni di ordinazione. Un sentito pensiero don Sorbaioli lo ha riservato ai confratelli che nel corso dello scorso anno sono tornati alla Casa del Padre, monsignor Augusto Panzanelli, monsignor Mario Stefanoni, don Aldo Milli e don Armando Di Renzo.

Segno di speranza

"Accanto a loro ci piace ricordare -ha concluso don Sorbaioli- come segno di speranza, che la nostra diocesi conta, al momento presente, tre seminaristi in teologia, due giovani che frequentano l’anno propedeutico e altri tre giovani in periodo di discernimento.

Questo ci allarga il cuore ma non ci fa dimenticare il dovere di pregare senza stancarci il Padrone della messe".

Messa crismale nella Cattedrale di Terni

In una gremita Cattedrale di Terni è stata celebrata la Messa Crismale del mercoledì santo, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, alla presenza di tutti i sacerdoti diocesani e religiosi, diaconi, religiose, laici e oltre quattrocento ragazzi e ragazze di tutte le parrocchie della diocesi che riceveranno la cresima nei prossimi mesi.

Una significativa espressione di unione e comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l’intera comunità ecclesiale.

Il vescovo ha benedetto gli olii sacri che saranno usati nell’amministrare i sacramenti: l’olio dei catecumeni col quale sono unti coloro che vengono battezzati; del crisma, una mistura di olio e essenze profumate usata nel battesimo, nella cresima, nella ordinazione di sacerdoti e vescovi, nella dedicazione delle chiese; l’olio degli infermi, che viene utilizzato per dare conforto ai malati e per accompagnare all’incontro col Padre, i moribondi fortificati e riconciliati.

"La bellezza della Messa Crismale -ha detto il vescovo- ci porta a considerare l’incommensurabile grandezza dell’amore di Dio, il quale si fa presente nei doni che oggi riceviamo. Base di tutto, presupposto essenziale per ogni nostra azione è la presenza, anzi l’immanenza dello Spirito Santo nella nostra vita.

Ogni nostra azione non potrà che essere il riflesso dei doni che lo stesso Spirito effonde su di noi, affinché possiamo esserne pienamente compresi. L’abituale presenza del Signore, potremmo dire la sua familiarità col luogo sacro dell’assemblea, sollecita tutti, ma in modo particolare noi presbiteri, ministri del Signore, nella cura da avere sia del luogo come anche della consuetudine nella frequentazione.

E poi l’ascolto della Parola di Dio e il suo approfondimento, un ascolto non limitato al mero senso dell’udito ma partecipativo, accogliente, attivo, generativo. Lo Spirito del Signore fa sì che la Parola diventi vita, che cioè si avveri, prenda carne in noi.

L’abituale nostra presenza in Chiesa, nel luogo ordinario del culto, sia non una sorta di abitudine, che con l’andar del tempo si trascina, fa trasparire stanchezza e noia, quanto piuttosto, evidenziando sempre di più la squisita familiarità che corrobora e alimenta l’amore, riceva e trasmetta vita; vitalità che incentiva la gioia di sentirsi figli amati, familiari di Dio e fratelli tra di noi".

Il nostro approccio alla Parola di Dio sia sempre accompagnato dall’invocazione allo Spirito, che ne è l’Autore; Egli saprà anche essere –se noi lo vogliamo- Colui che agendo in noi farà delle nostre azioni lo strumento attivo di quanto Egli ancora desidera creare nuovo.

La comunità sacerdotale

"Il presbiterio vive in una forma comunitaria, aspetto questo che dobbiamo sempre presidiare, custodire e coltivare; allontanando da noi ogni forma o tentazione di isolamento, di personalismi e visioni di parte che indeboliscono il corpo, lo fanno ammalare e lo portano progressivamente alla distruzione. Lo sappiamo bene, tutto questo è possibile non tanto in forza di chissà quale mirabile nostro sforzo, quanto piuttosto attraverso il presupposto di una virtù essenziale: quella dell’umiltà, unica dote capace di arginare il peccato, generare disponibilità e dare vigore e slancio ad ogni buon proposito".

 I sacerdoti, inviati in quanto consacrati

"Il senso e il fine dell’unzione, della nostra consacrazione lo rivela la stessa Scrittura: siamo innanzitutto dei mandati, degli inviati. Siamo mandati a portare, a proclamare, a rimettere in libertà, tuttavia non siamo chiamati ad essere dei meri e freddi esecutori. Siamo, come il Signore Gesù, degli inviati in quanto primariamente amati, consacrati, eletti da Dio. Fuori dal contesto dell’essere tali, mandati dal Signore, il nostro lavoro, le nostre attività, il nostro ministero cesserebbe di essere tale. Sarebbe niente di più di un qualsiasi mestiere.

Siamo invece mandati da Dio per essere servi della sua Parola, espressione viva di un dono immenso: del suo ministero pastorale che egli prolunga ed attua attraverso la nostra povera persona. Siamo perciò degli inviati e non dei liberi professionisti".

In virtù del Battesimo che ci rende tutti figli di Dio, quanto detto per i presbiteri è valido per ciascun credente in Cristo, perché tutti abbiamo ricevuto il dono della salvezza.

E quindi, un invito ai tanti ragazzi presenti in Cattedrale:

"Cari ragazzi: non perdete la grande e splendida occasione della vita-bella, che ci proviene unicamente dal vivere, cioè mettere in pratica il Vangelo di Gesù. Mettetevi sempre a sua disposizione ed egli vi guiderà al bene; illuminerà la vostra intera esistenza riempendola del profumo unico della sua presenza.

Per tutti significa -ha poi aggiunto- che, nella misura in cui ognuno concepisce la propria vita come la risposta a una chiamata del Signore, tutte le singole azioni di ciascuna persona non potranno che convergere verso un unico obiettivo. Su questa prospettiva sarà necessario essere continuamente consapevoli della necessità di dover rinverdire sempre e continuamente il senso della chiamata di Dio; chiamata che ci ha resi suoi figli, costituiti ministri, pastori, servitori del Regno".

Testimoni del Vangelo nella società

"Siamo mandati a portare il Vangelo: ad essere il segno concreto di speranza, di gioia e di vita rinnovata; nella nostra vita, con le nostre azioni, con il nostro modo di essere e di rapportarci. Davanti alle trasformazioni sociali, davanti ai mutati contesti ecclesiali, davanti al perdurare e forse peggiorare del clima generale, non più consono ad accogliere determinate proposte di vita, lo sappiamo, ma è salutare ridircelo sempre e con forza: abbiamo ancora maggiore necessità d’essere ancorati alla sorgente della nostra salvezza e del nostro apostolato. Credendo in questo, abbiamo anche la bella opportunità di poter accostare la nostra attuale missione a quella che caratterizzò l’inizio della storia della Chiesa, con tutte le fatiche e le prove, ma anche con quello slancio missionario di fede che ha fatto sì che il sangue di Cristo non fosse stato versato invano ma fosse fatto germogliare nella testimonianza di quanti aderivano alla fede.

In tal modo, per mezzo della nostra vita resa libera, in quanto totalmente orientata a Dio, sapremo anche essere segno eloquente e credibile della libertà proclamata da Gesù".

Il vescovo ha ricordato quei sacerdoti e diaconi che in questo anno celebrano un particolare anniversario: i sessant'anni di sacerdozio monsignor Piergiorgio Brodoloni e di monsignor Antonio Maniero; i cinquantacinque anni Accettulli padre Enrico Ofm, monsignor Marcello Giorgi; i cinquant'anni di sacerdozio monsignor Antonino De Santis; i quarantacinque anni di sacerdozio monsignor Carlo Zucchetti SdB; i trentacinque anni di sacerdozio canonico Adolfo Bettini, monsignor Roberto Bizzarri, don Miroslaw Boguszewski; don Andrea Rowny; i trent' anni di sacerdozio don Luca Andreani, don Pietro Blaj, don Enzo Greco, don Lisnardo Morales Serrano, don Tiziano Presezzi; i venticinque anni di sacerdozio don Giuseppe Capsoni, don Marco Castellani, don Diego Ceglie, don Angelo D’Andrea, don Leopold Sandor, don Sergio Vandini; i vent'anni di sacerdozio di don Andrei Anghelus, don Roberto Cherubini, don Ioan Ghergut, don Andrea Piccioni, don Lorenzo Spezia e i vent'anni di ordinazione dei diaconi Antonelli Giorgio, Belarducci Felice, D’Andrea Walter, Federici Roberto, Gasperoni Gabriele, Maschiella Sandro, Millesimi Evaldo, Orlando Corrado, Torelli Franco; i quindici anni di sacerdozio padre Marco Ronca OfmCapp; i quarant'anni di diaconato di Giocondi Dario e i dieci anni di diaconato di Jacopo Tacconi.

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messa crismale 2023 perugia

 "A distanza di quasi sette mesi sento profonda gratitudine per questa Chiesa di Perugia-Città della Pieve, la nostra Chiesa, per la disponibilità cordiale con cui mi avete accolto".

Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’omelia della sua prima Messa Crismale da pastore della Chiesa perugino-pievese (ha ricevuto l’ordinazione episcopale lo scorso 11 settembre), pronunciata il pomeriggio del Mercoledì Santo, 5 aprile, nella Cattedrale di San Lorenzo, davanti al suo predecessore, il cardinale Gualtiero Bassetti, al Clero diocesano e a numerosi fedeli provenienti dalle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi, insieme a tanti ragazzi e ragazze che nel corso dell’anno riceveranno il sacramento della Cresima.

La storia di ogni vocazione

Al momento della consacrazione degli olii, monsignor Maffeis ha voluto accanto a sé questi fanciulli e, nell’omelia, soffermandosi sulla storia di ogni vocazione, che è essenzialmente un compimento del battesimo, ha sottolineato che anche noi presbiteri siamo farina del sacco comune, con le nostre povertà, le nostre miopie e contraddizioni, il ritrovarci esposti al pericolo di lasciar smorzare il fuoco del primo amore…

"È fuoco che si rianima con la frequentazione della Parola, la celebrazione eucaristica, il silenzio dell’adorazione, il perdono sacramentale. Perché tutto ciò non si riduca a pratiche religiose, ma possa alimentare una vita spirituale, ci è chiesto (per usare l’immagine che accompagna quest’anno sinodale) di assumere lo stare di Maria ai piedi del Signore, imparando a deporre quell’attivismo che trasforma la vita in una fuga, in un nascondimento, in una maschera…".

La ricchezza della celebrazione

Monsignor Maffeis ha parlata di celebrazione così ricca, perché è quella, oltre della consacrazione dell’olio crismale (utilizzato nei sacramenti del Battesimo e della Cresima e nelle ordinazioni presbiterali ed episcopali) e degli olii dei catecumeni e per l’unzione degli infermi, i sacerdoti insieme al vescovo diocesano rinnovano le promesse della loro ordinazione.

La natura sacerdotale del popolo

 Nell’omelia, il cui testo integrale, insieme alla fotogallery della Messa crismale, è scaricabile dal sito della diocesi rinnovato nei contenuti e nella veste grafica (https://diocesi.perugia.it/celebrata-la-messa-crismale/), Maffeis ha raccolto tre pensieri rivolti in particolare ai presbiteri, ma, come lo stesso presule ha commentato, nelle intenzioni vorrebbero raggiungere il cuore di tutti.

E avviandosi alla conclusione ha ringraziato il Signore per la natura sacerdotale dell’intero popolo di Dio, al quale apparteniamo, alla cui crescita è orientata la nostra vocazione e con il quale deve diventare sempre più intesa la corresponsabilità.

Segni di una cultura della legalità

 L’arcivescovo si è anche soffermato sulla provenienza di parte dell’olio che ha consacrato, donato dalla nostra Polizia di Stato.

"Proviene -ha precisato- dagli olivi coltivati nel Giardino della Memoria, a pochi passi dallo svincolo autostradale di Capaci, luogo della strage mafiosa in cui morirono il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. È inoltre profumato con l’essenza del bergamotto, offertoci dal Vescovo di Locri - Gerace con un augurio di pace e di speranza per tutti. Sono segni che ci impegnano a far la nostra parte per una cultura della legalità".

L’indirizzo di saluto del vicario generale

Don Simone Sorbaioli, vicario generale, nel suo indirizzo di saluto all’inizio della celebrazione, ha espresso a nome di tutto il Presbiterio diocesano la gratitudine all’arcivescovo Maffeis.

"Nella nostra diocesi -ha detto don Sorbaioli, rivolgendosi al pastore Ivan- ha iniziato, in continuità con il magistero del cardinale Bassetti, un puntuale lavoro di conoscenza, revisione e impostazione della realtà diocesana.

Abbiamo subito apprezzato il suo tratto discreto e profondo al tempo stesso, capace di andare con ciascuno, oltre la formalità dei rapporti istituzionali".

Il ricordo dei presbiteri vivi e defunti

Come è consuetudine, il vicario generale ha ricordato i presbiteri che nel corso dell’anno celebrano particolari giubilei sacerdotali, ad iniziare dal più giovane nel sacerdozio, don Claudio Faina, ordinato lo scorso 29 gennaio, che sta muovendo i primi passi del suo ministero nelle parrocchie di San Nicolò e Sant’Angelo di Celle, ha commentato don Sorbaioli per poi ricordare il confratello che compie venticinque anni di ordinazione, don Francesco Buono, insieme a tre diaconi  permanenti, Giovanni Benedetto D’Andola, Remigio Dolci e Gaetano Murino. Mentre festeggiano i cinquant'anni di sacerdozio don Gino Ciacci e don Giuseppe Cistellini, i sessanta di ordinazione don Primo Alberati, don Mario Bellaveglia e don Cesare Piazzoli e raggiunge il traguardo dei settanta don Amerigo Federici. Infine, ha sottolineato il vicario genera, non possiamo dimenticare il decano del Clero perugino (qui presente), monsignor Luciano Tinarelli, classe 1926, che quest’anno festeggia i settantaquattro anni di ordinazione. Un sentito pensiero don Sorbaioli lo ha riservato ai confratelli che nel corso dello scorso anno sono tornati alla Casa del Padre, monsignor Augusto Panzanelli, monsignor Mario Stefanoni, don Aldo Milli e don Armando Di Renzo.

Segno di speranza

"Accanto a loro ci piace ricordare -ha concluso don Sorbaioli- come segno di speranza, che la nostra diocesi conta, al momento presente, tre seminaristi in teologia, due giovani che frequentano l’anno propedeutico e altri tre giovani in periodo di discernimento.

Questo ci allarga il cuore ma non ci fa dimenticare il dovere di pregare senza stancarci il Padrone della messe".

Messa crismale nella Cattedrale di Terni

In una gremita Cattedrale di Terni è stata celebrata la Messa Crismale del mercoledì santo, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, alla presenza di tutti i sacerdoti diocesani e religiosi, diaconi, religiose, laici e oltre quattrocento ragazzi e ragazze di tutte le parrocchie della diocesi che riceveranno la cresima nei prossimi mesi.

Una significativa espressione di unione e comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l’intera comunità ecclesiale.

Il vescovo ha benedetto gli olii sacri che saranno usati nell’amministrare i sacramenti: l’olio dei catecumeni col quale sono unti coloro che vengono battezzati; del crisma, una mistura di olio e essenze profumate usata nel battesimo, nella cresima, nella ordinazione di sacerdoti e vescovi, nella dedicazione delle chiese; l’olio degli infermi, che viene utilizzato per dare conforto ai malati e per accompagnare all’incontro col Padre, i moribondi fortificati e riconciliati.

"La bellezza della Messa Crismale -ha detto il vescovo- ci porta a considerare l’incommensurabile grandezza dell’amore di Dio, il quale si fa presente nei doni che oggi riceviamo. Base di tutto, presupposto essenziale per ogni nostra azione è la presenza, anzi l’immanenza dello Spirito Santo nella nostra vita.

Ogni nostra azione non potrà che essere il riflesso dei doni che lo stesso Spirito effonde su di noi, affinché possiamo esserne pienamente compresi. L’abituale presenza del Signore, potremmo dire la sua familiarità col luogo sacro dell’assemblea, sollecita tutti, ma in modo particolare noi presbiteri, ministri del Signore, nella cura da avere sia del luogo come anche della consuetudine nella frequentazione.

E poi l’ascolto della Parola di Dio e il suo approfondimento, un ascolto non limitato al mero senso dell’udito ma partecipativo, accogliente, attivo, generativo. Lo Spirito del Signore fa sì che la Parola diventi vita, che cioè si avveri, prenda carne in noi.

L’abituale nostra presenza in Chiesa, nel luogo ordinario del culto, sia non una sorta di abitudine, che con l’andar del tempo si trascina, fa trasparire stanchezza e noia, quanto piuttosto, evidenziando sempre di più la squisita familiarità che corrobora e alimenta l’amore, riceva e trasmetta vita; vitalità che incentiva la gioia di sentirsi figli amati, familiari di Dio e fratelli tra di noi".

Il nostro approccio alla Parola di Dio sia sempre accompagnato dall’invocazione allo Spirito, che ne è l’Autore; Egli saprà anche essere –se noi lo vogliamo- Colui che agendo in noi farà delle nostre azioni lo strumento attivo di quanto Egli ancora desidera creare nuovo.

La comunità sacerdotale

"Il presbiterio vive in una forma comunitaria, aspetto questo che dobbiamo sempre presidiare, custodire e coltivare; allontanando da noi ogni forma o tentazione di isolamento, di personalismi e visioni di parte che indeboliscono il corpo, lo fanno ammalare e lo portano progressivamente alla distruzione. Lo sappiamo bene, tutto questo è possibile non tanto in forza di chissà quale mirabile nostro sforzo, quanto piuttosto attraverso il presupposto di una virtù essenziale: quella dell’umiltà, unica dote capace di arginare il peccato, generare disponibilità e dare vigore e slancio ad ogni buon proposito".

 I sacerdoti, inviati in quanto consacrati

"Il senso e il fine dell’unzione, della nostra consacrazione lo rivela la stessa Scrittura: siamo innanzitutto dei mandati, degli inviati. Siamo mandati a portare, a proclamare, a rimettere in libertà, tuttavia non siamo chiamati ad essere dei meri e freddi esecutori. Siamo, come il Signore Gesù, degli inviati in quanto primariamente amati, consacrati, eletti da Dio. Fuori dal contesto dell’essere tali, mandati dal Signore, il nostro lavoro, le nostre attività, il nostro ministero cesserebbe di essere tale. Sarebbe niente di più di un qualsiasi mestiere.

Siamo invece mandati da Dio per essere servi della sua Parola, espressione viva di un dono immenso: del suo ministero pastorale che egli prolunga ed attua attraverso la nostra povera persona. Siamo perciò degli inviati e non dei liberi professionisti".

In virtù del Battesimo che ci rende tutti figli di Dio, quanto detto per i presbiteri è valido per ciascun credente in Cristo, perché tutti abbiamo ricevuto il dono della salvezza.

E quindi, un invito ai tanti ragazzi presenti in Cattedrale:

"Cari ragazzi: non perdete la grande e splendida occasione della vita-bella, che ci proviene unicamente dal vivere, cioè mettere in pratica il Vangelo di Gesù. Mettetevi sempre a sua disposizione ed egli vi guiderà al bene; illuminerà la vostra intera esistenza riempendola del profumo unico della sua presenza.

Per tutti significa -ha poi aggiunto- che, nella misura in cui ognuno concepisce la propria vita come la risposta a una chiamata del Signore, tutte le singole azioni di ciascuna persona non potranno che convergere verso un unico obiettivo. Su questa prospettiva sarà necessario essere continuamente consapevoli della necessità di dover rinverdire sempre e continuamente il senso della chiamata di Dio; chiamata che ci ha resi suoi figli, costituiti ministri, pastori, servitori del Regno".

Testimoni del Vangelo nella società

"Siamo mandati a portare il Vangelo: ad essere il segno concreto di speranza, di gioia e di vita rinnovata; nella nostra vita, con le nostre azioni, con il nostro modo di essere e di rapportarci. Davanti alle trasformazioni sociali, davanti ai mutati contesti ecclesiali, davanti al perdurare e forse peggiorare del clima generale, non più consono ad accogliere determinate proposte di vita, lo sappiamo, ma è salutare ridircelo sempre e con forza: abbiamo ancora maggiore necessità d’essere ancorati alla sorgente della nostra salvezza e del nostro apostolato. Credendo in questo, abbiamo anche la bella opportunità di poter accostare la nostra attuale missione a quella che caratterizzò l’inizio della storia della Chiesa, con tutte le fatiche e le prove, ma anche con quello slancio missionario di fede che ha fatto sì che il sangue di Cristo non fosse stato versato invano ma fosse fatto germogliare nella testimonianza di quanti aderivano alla fede.

In tal modo, per mezzo della nostra vita resa libera, in quanto totalmente orientata a Dio, sapremo anche essere segno eloquente e credibile della libertà proclamata da Gesù".

Il vescovo ha ricordato quei sacerdoti e diaconi che in questo anno celebrano un particolare anniversario: i sessant'anni di sacerdozio monsignor Piergiorgio Brodoloni e di monsignor Antonio Maniero; i cinquantacinque anni Accettulli padre Enrico Ofm, monsignor Marcello Giorgi; i cinquant'anni di sacerdozio monsignor Antonino De Santis; i quarantacinque anni di sacerdozio monsignor Carlo Zucchetti SdB; i trentacinque anni di sacerdozio canonico Adolfo Bettini, monsignor Roberto Bizzarri, don Miroslaw Boguszewski; don Andrea Rowny; i trent' anni di sacerdozio don Luca Andreani, don Pietro Blaj, don Enzo Greco, don Lisnardo Morales Serrano, don Tiziano Presezzi; i venticinque anni di sacerdozio don Giuseppe Capsoni, don Marco Castellani, don Diego Ceglie, don Angelo D’Andrea, don Leopold Sandor, don Sergio Vandini; i vent'anni di sacerdozio di don Andrei Anghelus, don Roberto Cherubini, don Ioan Ghergut, don Andrea Piccioni, don Lorenzo Spezia e i vent'anni di ordinazione dei diaconi Antonelli Giorgio, Belarducci Felice, D’Andrea Walter, Federici Roberto, Gasperoni Gabriele, Maschiella Sandro, Millesimi Evaldo, Orlando Corrado, Torelli Franco; i quindici anni di sacerdozio padre Marco Ronca OfmCapp; i quarant'anni di diaconato di Giocondi Dario e i dieci anni di diaconato di Jacopo Tacconi.

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‘La mi Passione’: torna la rappresentazione sacra in vernacolo perugino https://www.lavoce.it/la-mi-passione-torna-la-rappresentazione-sacra-in-vernacolo-perugino/ https://www.lavoce.it/la-mi-passione-torna-la-rappresentazione-sacra-in-vernacolo-perugino/#respond Thu, 30 Mar 2023 14:24:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71011 La mi Passione

La mi Passione, la rappresentazione sacra in vernacolo perugino organizzata dalla ProArna di Civitella d’Arna, dopo tre anni di sospensione. L'appuntamento, è in programma la sera della Domenica delle Palme il 2 aprile alle ore 21. La Passione di Cristo che si mette in scena a Civitella d’Arna, borgo situato tra Perugia ed Assisi, si rifà alle antiche Sacre Rappresentazioni che sono da considerare la prima forma di teatro dell’occidente medioevale, essendo nate all’interno delle chiese intorno all’VIII – IX secolo, a supporto della liturgia di rito romano. La culla di queste forme teatrali, fu proprio il territorio perugino-assisano dove venivano chiamate Ripresentationi. La loro funzione era quella di aiutare il popolo, che non sapeva leggere e non conosceva il latino, a capire meglio i misteri della fede cattolica attraverso azioni sceniche di facile comprensione. All’inizio queste rappresentazioni, furono fatte all’interno delle chiese ma, grazie al loro successo, dovettero essere realizzate fuori di esse, per lo più sui sagrati e nei luoghi ad essi limitrofi. Il tema principale era la vita del Cristo e, in modo particolare, la Sua passione; la lingua utilizzata era il volgare parlato dalla gente.

La mi Passione in dialetto perugino

La scoperta, da parte del dottor Bastianelli, di una passione in dialetto perugino che Erminia Bovini, anziana contadina del luogo andava raccontando di aia in aia durante la settimana santa, ha stimolato gli abitanti di Civitella che, nel 2006, sotto la guida del professor Giuseppe Tufo, hanno iniziato a proporla teatralmente attraverso l’antica formula della ripresentazione medioevale. Questo ritorno al passato fa sì che il nostro dialetto, richiamandosi alle antiche laudi umbre, assurga a dignità di lingua, capace di esprimere in maniera alta quella sofferenza umana che trova nelle parole della Madonna, sotto la croce, lo strazio per l’impotenza umana davanti al mistero della morte che, solo nella Risurrezione del Cristo, acquista senso.

La sacra rappresentazione

Nella sacra rappresentazione de La mi Passione, si mescolano tre passioni: la prima è quella canonica dei Vangeli, nella quale Gesù, catturato nell’ orto degli ulivi, sale fino alla crocifissione sul Golgota. La seconda è quella di Maria che, sempre più disperata, va in cerca del figlio tra i volti della gente che incontra. La terza è quella dell’uomo di oggi il quale, stressato dalla vita frenetica che conduce e delle drammatiche esperienze del tempo presente cerca, anche attraverso la tradizione popolare, di trovarne il senso del suo vivere.]]>
La mi Passione

La mi Passione, la rappresentazione sacra in vernacolo perugino organizzata dalla ProArna di Civitella d’Arna, dopo tre anni di sospensione. L'appuntamento, è in programma la sera della Domenica delle Palme il 2 aprile alle ore 21. La Passione di Cristo che si mette in scena a Civitella d’Arna, borgo situato tra Perugia ed Assisi, si rifà alle antiche Sacre Rappresentazioni che sono da considerare la prima forma di teatro dell’occidente medioevale, essendo nate all’interno delle chiese intorno all’VIII – IX secolo, a supporto della liturgia di rito romano. La culla di queste forme teatrali, fu proprio il territorio perugino-assisano dove venivano chiamate Ripresentationi. La loro funzione era quella di aiutare il popolo, che non sapeva leggere e non conosceva il latino, a capire meglio i misteri della fede cattolica attraverso azioni sceniche di facile comprensione. All’inizio queste rappresentazioni, furono fatte all’interno delle chiese ma, grazie al loro successo, dovettero essere realizzate fuori di esse, per lo più sui sagrati e nei luoghi ad essi limitrofi. Il tema principale era la vita del Cristo e, in modo particolare, la Sua passione; la lingua utilizzata era il volgare parlato dalla gente.

La mi Passione in dialetto perugino

La scoperta, da parte del dottor Bastianelli, di una passione in dialetto perugino che Erminia Bovini, anziana contadina del luogo andava raccontando di aia in aia durante la settimana santa, ha stimolato gli abitanti di Civitella che, nel 2006, sotto la guida del professor Giuseppe Tufo, hanno iniziato a proporla teatralmente attraverso l’antica formula della ripresentazione medioevale. Questo ritorno al passato fa sì che il nostro dialetto, richiamandosi alle antiche laudi umbre, assurga a dignità di lingua, capace di esprimere in maniera alta quella sofferenza umana che trova nelle parole della Madonna, sotto la croce, lo strazio per l’impotenza umana davanti al mistero della morte che, solo nella Risurrezione del Cristo, acquista senso.

La sacra rappresentazione

Nella sacra rappresentazione de La mi Passione, si mescolano tre passioni: la prima è quella canonica dei Vangeli, nella quale Gesù, catturato nell’ orto degli ulivi, sale fino alla crocifissione sul Golgota. La seconda è quella di Maria che, sempre più disperata, va in cerca del figlio tra i volti della gente che incontra. La terza è quella dell’uomo di oggi il quale, stressato dalla vita frenetica che conduce e delle drammatiche esperienze del tempo presente cerca, anche attraverso la tradizione popolare, di trovarne il senso del suo vivere.]]>
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Messa in Coena Domini in Cattedrale presieduta dal cardinale Bassetti https://www.lavoce.it/messa-in-coena-domini-in-cattedrale-presieduta-dal-cardinale-bassetti/ Fri, 15 Apr 2022 10:39:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66196 Messa in Coena Domini

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha presieduto la celebrazione della Coena Domini del Giovedì Santo nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nel pomeriggio del 14 aprile, compiendo il rito della lavanda dei piedi ad alcuni operatori sanitari impegnati nella pandemia.

L'arcivescovo, ha richiamato, nell’omelia, l’importanza dei segni eucaristici del pane e del vino, il segno sceso dal cielo, e del segno del servizio di tenerezza, di amore e di perdono nel piegarsi verso il prossimo.

"Il mondo educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci pur di contare, ma -ha evidenziato il cardinale Bassetti nel corso della celebrazione della Coena Domini- il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità"

E, ricordando il comandamento nuovo di Gesù amatevi, come io vi ho amati, il presule ha esortato ad amarci

"Perché -ha detto- lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi".

Il cardinale ha poi parlato della guerra in Ucraina, definendola un incendio senza fine e ha avuto parole di ammirazione e riconoscenza verso i sanitari che non si sono tirati indietro dinanzi al pericolo del virus. La Coena Domini si è conclusa con l’adorazione eucaristica all’altare della reposizione animata dai seminaristi.

Il testo integrale dell’omelia del cardinale Bassetti della celebrazione della Coena Domini

 Il nutrimento sceso dal cielo

Carissimi fratelli e sorelle, ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione. Sono le parole di Gesù prima dell’ultima cena: Lui vuole stare con noi! Si fa cibo, per divenire carne della nostra carne. Quel pane e quel vino sono il nutrimento sceso dal cielo: ci aiutano a vivere come Lui viveva. Fanno sorgere in noi sentimenti di bontà, di servizio, di tenerezza, di amore e di perdono. Gli stessi sentimenti che lo portano a lavare i piedi dei discepoli, come un servo.

L’ultima grande lezione

A cena inoltrata, Gesù si alza da tavola, depone le vesti e si cinge i fianchi con un asciugamano, poi con dell’acqua si inginocchia davanti ai discepoli e lava loro i piedi. Anche con Giuda, che sta per tradirlo; Gesù lo sa bene, ma si inginocchia ugualmente davanti a lui e gli lava i piedi. Pietro appena vede giungere Gesù davanti a Lui reagisce: Signore, tu lavi i piedi a me?. Pietro non capisce che la dignità di Gesù non è quella di stare in piedi, ma di inginocchiarsi fino ai suoi piedi. E quello della lavanda dei piedi è l’ultima grande lezione di Gesù da vivo: se dunque io signore e maestro ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete fare altrettanto. Vi ho dato l’esempio, perché anche voi facciate come ho fatto a voi.

Servirsi l’uno dell’altro

Il mondo educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci pur di contare. Il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità. Vi do un comandamento nuovo: amatevi, come io vi ho amati. E amarci è lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi.

Piegarsi verso il prossimo

Il Giovedì Santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di restare fermi nel proprio orgoglio; la vita secondo il Vangelo è piegarci verso i fratelli e le sorelle. È una via che viene dal cielo, eppure è la via più umana. Tutti, infatti, abbiamo bisogno di amicizia, di affetto, di comprensione, di accoglienza, di aiuto. Il Giovedì Santo è davvero un giorno unico: il giorno dell’amore di Gesù che scende in basso, sino ai piedi dei suoi amici. E tutti siamo suoi amici, anche chi lo sta per tradire. Per Gesù lavare i piedi non è un gesto, ma un modo di vita.

Lasciarsi coinvolgere da Cristo

Terminata la cena Gesù si avvia verso l’orto degli ulivi. Qui si inginocchia ancora, anzi si stende a terra e suda sangue, per il dolore e l’angoscia. Lasciamoci coinvolgere, cari fratelli, da quest’uomo, che ci ama di un amore mai visto sulla terra. E mentre ci fermeremo stasera davanti al sepolcro, diciamogli la nostra amicizia. Oggi più che mai è il Signore ad aver bisogno di compagnia. Ascoltiamo la sua implorazione: la mia anima è triste fino alla morte, restate qui e vegliate con me.

Signore, in quest’ora non ti daremo il bacio di Giuda, ma vogliamo chinarci ai tuoi piedi e, imitando la Maddalena, continueremo a baciarli con affetto.

L’Ucraina, un incendio senza fine

Cari fratelli, in questi giorni in cui la guerra in Ucraina sembra un incendio senza fine, riascoltiamo le parole di Papa Francesco: la guerra è un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua. Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, l’amore gratuito al prossimo. Facciamo tesoro di quanto il Santo Padre ci suggerisce.

Chinarsi sui fratelli affetti dal virus

Come avvenne nell’ultima cena, si ripeterà ora il gesto della lavanda dei piedi. Posate le vesti, il Signore si chinò sui suoi discepoli, non solo per compiere le abluzioni previste dalla antica legge, ma soprattutto per insegnare ai suoi seguaci lo spirito di servizio che deve animare ogni credente. Questa sera sono stati scelti alcuni uomini proveniente dal mondo della sanità, quale segno di ammirazione e riconoscenza verso tutti coloro che in questi ultimi due anni hanno lavorato senza sosta, fino allo stremo delle forze, in situazioni di grande pericolo personale.

Essi non si sono tirati indietro dinanzi al pericolo del virus, ma hanno soccorso e curato i pazienti (io ne sono testimone) con professionalità e completa dedizione.

Profondamente grato ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario del nostro ospedale, desidero stasera chinarmi su di loro, e con la lavanda dei piedi ringraziarli perché loro si sono chinati sui fratelli per prestare ogni cura. Il Signore, che conosce i segreti dei cuori, ricompensi ciascuno per il bene fatto, e ciò resti di esempio per le generazioni future.

Gualtiero Card. Bassetti

Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve

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Messa in Coena Domini

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha presieduto la celebrazione della Coena Domini del Giovedì Santo nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nel pomeriggio del 14 aprile, compiendo il rito della lavanda dei piedi ad alcuni operatori sanitari impegnati nella pandemia.

L'arcivescovo, ha richiamato, nell’omelia, l’importanza dei segni eucaristici del pane e del vino, il segno sceso dal cielo, e del segno del servizio di tenerezza, di amore e di perdono nel piegarsi verso il prossimo.

"Il mondo educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci pur di contare, ma -ha evidenziato il cardinale Bassetti nel corso della celebrazione della Coena Domini- il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità"

E, ricordando il comandamento nuovo di Gesù amatevi, come io vi ho amati, il presule ha esortato ad amarci

"Perché -ha detto- lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi".

Il cardinale ha poi parlato della guerra in Ucraina, definendola un incendio senza fine e ha avuto parole di ammirazione e riconoscenza verso i sanitari che non si sono tirati indietro dinanzi al pericolo del virus. La Coena Domini si è conclusa con l’adorazione eucaristica all’altare della reposizione animata dai seminaristi.

Il testo integrale dell’omelia del cardinale Bassetti della celebrazione della Coena Domini

 Il nutrimento sceso dal cielo

Carissimi fratelli e sorelle, ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione. Sono le parole di Gesù prima dell’ultima cena: Lui vuole stare con noi! Si fa cibo, per divenire carne della nostra carne. Quel pane e quel vino sono il nutrimento sceso dal cielo: ci aiutano a vivere come Lui viveva. Fanno sorgere in noi sentimenti di bontà, di servizio, di tenerezza, di amore e di perdono. Gli stessi sentimenti che lo portano a lavare i piedi dei discepoli, come un servo.

L’ultima grande lezione

A cena inoltrata, Gesù si alza da tavola, depone le vesti e si cinge i fianchi con un asciugamano, poi con dell’acqua si inginocchia davanti ai discepoli e lava loro i piedi. Anche con Giuda, che sta per tradirlo; Gesù lo sa bene, ma si inginocchia ugualmente davanti a lui e gli lava i piedi. Pietro appena vede giungere Gesù davanti a Lui reagisce: Signore, tu lavi i piedi a me?. Pietro non capisce che la dignità di Gesù non è quella di stare in piedi, ma di inginocchiarsi fino ai suoi piedi. E quello della lavanda dei piedi è l’ultima grande lezione di Gesù da vivo: se dunque io signore e maestro ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete fare altrettanto. Vi ho dato l’esempio, perché anche voi facciate come ho fatto a voi.

Servirsi l’uno dell’altro

Il mondo educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci pur di contare. Il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità. Vi do un comandamento nuovo: amatevi, come io vi ho amati. E amarci è lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi.

Piegarsi verso il prossimo

Il Giovedì Santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di restare fermi nel proprio orgoglio; la vita secondo il Vangelo è piegarci verso i fratelli e le sorelle. È una via che viene dal cielo, eppure è la via più umana. Tutti, infatti, abbiamo bisogno di amicizia, di affetto, di comprensione, di accoglienza, di aiuto. Il Giovedì Santo è davvero un giorno unico: il giorno dell’amore di Gesù che scende in basso, sino ai piedi dei suoi amici. E tutti siamo suoi amici, anche chi lo sta per tradire. Per Gesù lavare i piedi non è un gesto, ma un modo di vita.

Lasciarsi coinvolgere da Cristo

Terminata la cena Gesù si avvia verso l’orto degli ulivi. Qui si inginocchia ancora, anzi si stende a terra e suda sangue, per il dolore e l’angoscia. Lasciamoci coinvolgere, cari fratelli, da quest’uomo, che ci ama di un amore mai visto sulla terra. E mentre ci fermeremo stasera davanti al sepolcro, diciamogli la nostra amicizia. Oggi più che mai è il Signore ad aver bisogno di compagnia. Ascoltiamo la sua implorazione: la mia anima è triste fino alla morte, restate qui e vegliate con me.

Signore, in quest’ora non ti daremo il bacio di Giuda, ma vogliamo chinarci ai tuoi piedi e, imitando la Maddalena, continueremo a baciarli con affetto.

L’Ucraina, un incendio senza fine

Cari fratelli, in questi giorni in cui la guerra in Ucraina sembra un incendio senza fine, riascoltiamo le parole di Papa Francesco: la guerra è un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua. Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, l’amore gratuito al prossimo. Facciamo tesoro di quanto il Santo Padre ci suggerisce.

Chinarsi sui fratelli affetti dal virus

Come avvenne nell’ultima cena, si ripeterà ora il gesto della lavanda dei piedi. Posate le vesti, il Signore si chinò sui suoi discepoli, non solo per compiere le abluzioni previste dalla antica legge, ma soprattutto per insegnare ai suoi seguaci lo spirito di servizio che deve animare ogni credente. Questa sera sono stati scelti alcuni uomini proveniente dal mondo della sanità, quale segno di ammirazione e riconoscenza verso tutti coloro che in questi ultimi due anni hanno lavorato senza sosta, fino allo stremo delle forze, in situazioni di grande pericolo personale.

Essi non si sono tirati indietro dinanzi al pericolo del virus, ma hanno soccorso e curato i pazienti (io ne sono testimone) con professionalità e completa dedizione.

Profondamente grato ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario del nostro ospedale, desidero stasera chinarmi su di loro, e con la lavanda dei piedi ringraziarli perché loro si sono chinati sui fratelli per prestare ogni cura. Il Signore, che conosce i segreti dei cuori, ricompensi ciascuno per il bene fatto, e ciò resti di esempio per le generazioni future.

Gualtiero Card. Bassetti

Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve

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Il nostro popolo è già risorto in passato, risorgeremo anche questa volta https://www.lavoce.it/nostro-popolo-gia-risorto-passato-risorgeremo-anche-questa-volta/ Fri, 15 Apr 2022 10:34:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66186

Riportiamo di seguito la testimonianza di don Ivan Hobela, sacerdote nativo di Leopoli (Ucraina), dottore in Teologia. Negli anni 2018 e 2019 è stato vicario parrocchiale di Sferracavallo e cappellano dei suoi connazionali greco-cattolici di Orvieto (con chiesa di riferimento Santo Stefano). Attualmente si trova nella sua città natale. Lo abbiamo contattato per conoscere come la sua comunità sta vivendo questo momento di difficoltà per il popolo ucraino, colpito dalla guerra, soprattutto in prossimità della Settimana santa. Svolgo il mio ministero pastorale presso la chiesa di Sant'Anna a Leopoli nella mia nativa Arcieparchia di Leopoli a cui appartengo. La città di Leopoli e l'intera Arcieparchia di Leopoli si trovano nella parte occidentale dell'Ucraina, a quasi 60 chilometri dal confine con la Polonia. Dai primi giorni dell'aggressiva invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo, l'intera Chiesa cattolica in Ucraina, sia greco-cattolica che del rito romano, così come la nostra parrocchia di Sant'Anna, si è unita per aiutare e accogliere i profughi forzati dalle zone più dilaniate dalla guerra. Tutte le nostre parrocchie e monasteri sono diventati ospedali e ostelli per le donne e i bambini che sono stati costretti a fuggire dalla guerra nella nostra parte dell'Ucraina, a Leopoli o in altre città della Galizia.

In preparazione alla Settimana santa

Questa settimana per noi è una settimana di preparazione alla Settimana Santa e Grande. Secondo antiche e sacre tradizioni, il popolo ucraino onora in modo speciale la festa della Pasqua, come una delle più grandi feste cristiane. In modo speciale in questo tempo molte persone vengono a ricevere il Santissimo Sacramento della Penitenza, e così a partecipare ai Misteri santi e vivificanti del Corpo e del Sangue del nostro Signore. Questa tradizione è molto sentita nella nostra gente,  i bambini e gli anziani iniziano a ricevere i Santi sacramenti.   Ovviamente non sono previsti cambiamenti liturgici, tutti preghiamo e serviamo secondo la prassi liturgica. Tuttavia, comprendiamo che tutto dipenderà da come si svolgerà la guerra nella nostra regione.

Le messe celebrate nei bunker

Ad esempio, durante le ostilità attive nella regione di Kyiv, Chernihiv, Kharkiv e Sumy, molti dei nostri sacerdoti, in particolare a Kyiv, quando i russi hanno sparato e lanciato razzi, hanno svolto il loro servizio nei bunker. E la gente è venuta! Con l'avvento della guerra e l'inizio dell'aggressione contro l'Ucraina, molte persone hanno riscoperto le proprie radici cristiane e hanno visto il potere della preghiera. La guerra ci costringe a cambiare noi stessi, quindi il nostro modo di pensare e apprezzare le cose eterne che Dio ci ha dato, al primo posto c'è la vita umana, che è il dono più alto e prezioso di Dio.

I profughi

Secondo le statistiche ufficiali dell'ufficio del sindaco di Leopoli, nella regione occidentale dell'Ucraina ci sono attualmente circa trecentomila profughi; in Galizia, Volynia, Transcarpazia e Bucovyna sono almeno due o tre milioni.

Preghiamo per una pace giusta

Io, come tutti nel nostro Paese, prego per una rapida fine della guerra, una pace giusta. Ma non solo semplice pace, ma una pace giusta! E cosa significa la pace giusta? Cioè significa che, il nostro esercito deve espellere l'aggressore dalla nostra terra, in altre parole, deve vincere. Poiché non siamo venuti in terra straniera, siamo stati attaccati da aggressori armati che fanno la guerra, uccidono e violentano le nostre donne e bambini, depredano, commettono atrocità contro gli anziani, così come tutti: uomini, donne e bambini. Oggi le autorità hanno annunciato che un bambino era stato violentato da un soldato russo! Questo è uno shock!

Le violenze e le uccisioni sui bambini

Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, più di duecento bambini sono già stati uccisi dai russi. Si tratta solo di dati ufficiali, ma in realtà questo numero può superare notevolmente. Come me, preghiamo anche noi tutti per la conversione della Russia e del suo presidente, che è chiaramente un terrorista e un dittatore.

La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di Russia e Ucraina

Papa Francesco ha consacrato la Russia al Cuore immacolato della Vergine Maria, significando con questo la conversione della Russia e della sua leadership politica, che ha lanciato questa aggressione militare contro lo Stato sovrano dell’Ucraina. Preghiamo che il mondo conosca la verità e capisca che, a parte la guerra, la massima leadership russa, guidata dal suo presidente, non vede l'Ucraina come un soggetto di diritto internazionale, cioè nega il diritto di esistere dello Stato ucraino come tale. Nega il diritto all'esistenza del popolo ucraino, la sua lingua, cultura, che risale al VIII secolo, dall'antica Rus' di Kyiv, nega l'intera eredità del popolo ucraino. Pertanto, queste atrocità, omicidi e stupri che hanno avuto luogo a Bucha e in altre città intorno a Kyiv e oltre sono un genocidio del popolo ucraino, proprio come fecero i russi nel 1932-1933 noto come la Grande Carestia (“Holodomor”).

Preghiamo per la verità

Ci dispiace che il patriarca della chiesa ortodossa moscovita Kirill Gundyaev benedice l'esercito russo, giustificandolo e pregando per questo. Per questo noi preghiamo per la verità, affinché la verità prevalga, ma non dimentichiamo anche che dobbiamo perdonare i nostri nemici, pregare per la loro conversione e il loro pentimento. Per cui quando le persone vengono da noi per parlare, piangere, semplicemente esprimere il loro dolore, spesso ci chiedono perché, per che cosa? Come può una persona intelligente fare queste cose? Come può il patriarca benedire e chiedere la guerra, lodare questi soldati come soldati coraggiosi che difendono la Russia? Da che cosa? È irrazionale spiegarlo! Quindi le persone sono scioccate da tutto questo. E' interessante notare che molte chiese russe hanno attaccato il patriarcato moscovita, dove i fedeli sono coloro che appartengono a quella Chiesa e di solito parlano in russo. Per loro è stato un grande shock: coloro che ieri consideravano fratelli e sorelle nella fede, oggi sono venuti da loro con le bombe, portando distruzione, paura e morte.

La Chiesa è l'unica che porta speranza e luce

Al di là di tutto questo, la Chiesa è l'unica che porta speranza e luce attraverso i tempi e i popoli. Soprattutto durante quest'ultima settimana di Quaresima, quando ci stiamo preparando alle passioni di Cristo, vediamo che Cristo sta diventando un "ucraino" oggi, perché in Cristo vediamo tutte le donne, i bambini e anche i bambini assassinati, torturati, violentati! È difficile da credere, ma è vero! Oggi l'Ucraina compie il suo sacrificio pasquale. Ma noi, come persone di fede, siamo fermamente convinti che dopo la Croce e la morte l’alba della Pasqua del Signore, la gioia della Risurrezione, sicuramente sorgerà.

Non è la prima volta

Questa non è un'esperienza nuova per noi, abbiamo già percorso un tale percorso nella nostra storia. Di recente, l'11 aprile, abbiamo commemorato un tragico evento nella storia della nostra Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, quando nel 1945 le forze di occupazione russe hanno arrestato il capo della nostra Chiesa, il Patriarca Josyf (Slipyj), sulla collina di San Giorgio a Leopoli. Da allora la nostra Chiesa è stata bandita, il suo Patriarca, tutti i vescovi, centinaia di sacerdoti, monaci e monache, laici attivi della Chiesa sono stati arrestati, deportati in Siberia nel Gulag, proprio perché ucraini e fedeli amano la loro Chiesa, che è oggi in piena comunione con il successore di Pietro, il Papa. Ma la nostra Chiesa ha resistito, è risorta, come Cristo risorge trionfante dalla tomba il terzo giorno, così la nostra Chiesa, come lui, è risorta! Crediamo che un tale destino ci attenda anche dopo questa terribile e ingiusta guerra della Russia contro l'Ucraina. La gioia della Pasqua del Signore attende tutti noi, questo è il motivo per cui ci incamminiamo verso di lei così sinceramente!

Chiediamo preghiere per la fine della guerra, per la verità e la conversione della Russia

Chiediamo a tutti i nostri fratelli e sorelle in Umbria, tutti gli italiani gentili e generosi che hanno accolto così sinceramente i nostri profughi, per i quali li ringraziamo sinceramente, di pregare per l'Ucraina, per tutto il suo popolo longanime, per la fine della aggressione russa e per la conversione della stessa Russia. Invitiamo anche a pregare perché la verità abbia l'ultima parola alla fine e che la verità prevalga, perché la nostra verità non è altro che il Signore Gesù Cristo stesso.]]>

Riportiamo di seguito la testimonianza di don Ivan Hobela, sacerdote nativo di Leopoli (Ucraina), dottore in Teologia. Negli anni 2018 e 2019 è stato vicario parrocchiale di Sferracavallo e cappellano dei suoi connazionali greco-cattolici di Orvieto (con chiesa di riferimento Santo Stefano). Attualmente si trova nella sua città natale. Lo abbiamo contattato per conoscere come la sua comunità sta vivendo questo momento di difficoltà per il popolo ucraino, colpito dalla guerra, soprattutto in prossimità della Settimana santa. Svolgo il mio ministero pastorale presso la chiesa di Sant'Anna a Leopoli nella mia nativa Arcieparchia di Leopoli a cui appartengo. La città di Leopoli e l'intera Arcieparchia di Leopoli si trovano nella parte occidentale dell'Ucraina, a quasi 60 chilometri dal confine con la Polonia. Dai primi giorni dell'aggressiva invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo, l'intera Chiesa cattolica in Ucraina, sia greco-cattolica che del rito romano, così come la nostra parrocchia di Sant'Anna, si è unita per aiutare e accogliere i profughi forzati dalle zone più dilaniate dalla guerra. Tutte le nostre parrocchie e monasteri sono diventati ospedali e ostelli per le donne e i bambini che sono stati costretti a fuggire dalla guerra nella nostra parte dell'Ucraina, a Leopoli o in altre città della Galizia.

In preparazione alla Settimana santa

Questa settimana per noi è una settimana di preparazione alla Settimana Santa e Grande. Secondo antiche e sacre tradizioni, il popolo ucraino onora in modo speciale la festa della Pasqua, come una delle più grandi feste cristiane. In modo speciale in questo tempo molte persone vengono a ricevere il Santissimo Sacramento della Penitenza, e così a partecipare ai Misteri santi e vivificanti del Corpo e del Sangue del nostro Signore. Questa tradizione è molto sentita nella nostra gente,  i bambini e gli anziani iniziano a ricevere i Santi sacramenti.   Ovviamente non sono previsti cambiamenti liturgici, tutti preghiamo e serviamo secondo la prassi liturgica. Tuttavia, comprendiamo che tutto dipenderà da come si svolgerà la guerra nella nostra regione.

Le messe celebrate nei bunker

Ad esempio, durante le ostilità attive nella regione di Kyiv, Chernihiv, Kharkiv e Sumy, molti dei nostri sacerdoti, in particolare a Kyiv, quando i russi hanno sparato e lanciato razzi, hanno svolto il loro servizio nei bunker. E la gente è venuta! Con l'avvento della guerra e l'inizio dell'aggressione contro l'Ucraina, molte persone hanno riscoperto le proprie radici cristiane e hanno visto il potere della preghiera. La guerra ci costringe a cambiare noi stessi, quindi il nostro modo di pensare e apprezzare le cose eterne che Dio ci ha dato, al primo posto c'è la vita umana, che è il dono più alto e prezioso di Dio.

I profughi

Secondo le statistiche ufficiali dell'ufficio del sindaco di Leopoli, nella regione occidentale dell'Ucraina ci sono attualmente circa trecentomila profughi; in Galizia, Volynia, Transcarpazia e Bucovyna sono almeno due o tre milioni.

Preghiamo per una pace giusta

Io, come tutti nel nostro Paese, prego per una rapida fine della guerra, una pace giusta. Ma non solo semplice pace, ma una pace giusta! E cosa significa la pace giusta? Cioè significa che, il nostro esercito deve espellere l'aggressore dalla nostra terra, in altre parole, deve vincere. Poiché non siamo venuti in terra straniera, siamo stati attaccati da aggressori armati che fanno la guerra, uccidono e violentano le nostre donne e bambini, depredano, commettono atrocità contro gli anziani, così come tutti: uomini, donne e bambini. Oggi le autorità hanno annunciato che un bambino era stato violentato da un soldato russo! Questo è uno shock!

Le violenze e le uccisioni sui bambini

Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, più di duecento bambini sono già stati uccisi dai russi. Si tratta solo di dati ufficiali, ma in realtà questo numero può superare notevolmente. Come me, preghiamo anche noi tutti per la conversione della Russia e del suo presidente, che è chiaramente un terrorista e un dittatore.

La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di Russia e Ucraina

Papa Francesco ha consacrato la Russia al Cuore immacolato della Vergine Maria, significando con questo la conversione della Russia e della sua leadership politica, che ha lanciato questa aggressione militare contro lo Stato sovrano dell’Ucraina. Preghiamo che il mondo conosca la verità e capisca che, a parte la guerra, la massima leadership russa, guidata dal suo presidente, non vede l'Ucraina come un soggetto di diritto internazionale, cioè nega il diritto di esistere dello Stato ucraino come tale. Nega il diritto all'esistenza del popolo ucraino, la sua lingua, cultura, che risale al VIII secolo, dall'antica Rus' di Kyiv, nega l'intera eredità del popolo ucraino. Pertanto, queste atrocità, omicidi e stupri che hanno avuto luogo a Bucha e in altre città intorno a Kyiv e oltre sono un genocidio del popolo ucraino, proprio come fecero i russi nel 1932-1933 noto come la Grande Carestia (“Holodomor”).

Preghiamo per la verità

Ci dispiace che il patriarca della chiesa ortodossa moscovita Kirill Gundyaev benedice l'esercito russo, giustificandolo e pregando per questo. Per questo noi preghiamo per la verità, affinché la verità prevalga, ma non dimentichiamo anche che dobbiamo perdonare i nostri nemici, pregare per la loro conversione e il loro pentimento. Per cui quando le persone vengono da noi per parlare, piangere, semplicemente esprimere il loro dolore, spesso ci chiedono perché, per che cosa? Come può una persona intelligente fare queste cose? Come può il patriarca benedire e chiedere la guerra, lodare questi soldati come soldati coraggiosi che difendono la Russia? Da che cosa? È irrazionale spiegarlo! Quindi le persone sono scioccate da tutto questo. E' interessante notare che molte chiese russe hanno attaccato il patriarcato moscovita, dove i fedeli sono coloro che appartengono a quella Chiesa e di solito parlano in russo. Per loro è stato un grande shock: coloro che ieri consideravano fratelli e sorelle nella fede, oggi sono venuti da loro con le bombe, portando distruzione, paura e morte.

La Chiesa è l'unica che porta speranza e luce

Al di là di tutto questo, la Chiesa è l'unica che porta speranza e luce attraverso i tempi e i popoli. Soprattutto durante quest'ultima settimana di Quaresima, quando ci stiamo preparando alle passioni di Cristo, vediamo che Cristo sta diventando un "ucraino" oggi, perché in Cristo vediamo tutte le donne, i bambini e anche i bambini assassinati, torturati, violentati! È difficile da credere, ma è vero! Oggi l'Ucraina compie il suo sacrificio pasquale. Ma noi, come persone di fede, siamo fermamente convinti che dopo la Croce e la morte l’alba della Pasqua del Signore, la gioia della Risurrezione, sicuramente sorgerà.

Non è la prima volta

Questa non è un'esperienza nuova per noi, abbiamo già percorso un tale percorso nella nostra storia. Di recente, l'11 aprile, abbiamo commemorato un tragico evento nella storia della nostra Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, quando nel 1945 le forze di occupazione russe hanno arrestato il capo della nostra Chiesa, il Patriarca Josyf (Slipyj), sulla collina di San Giorgio a Leopoli. Da allora la nostra Chiesa è stata bandita, il suo Patriarca, tutti i vescovi, centinaia di sacerdoti, monaci e monache, laici attivi della Chiesa sono stati arrestati, deportati in Siberia nel Gulag, proprio perché ucraini e fedeli amano la loro Chiesa, che è oggi in piena comunione con il successore di Pietro, il Papa. Ma la nostra Chiesa ha resistito, è risorta, come Cristo risorge trionfante dalla tomba il terzo giorno, così la nostra Chiesa, come lui, è risorta! Crediamo che un tale destino ci attenda anche dopo questa terribile e ingiusta guerra della Russia contro l'Ucraina. La gioia della Pasqua del Signore attende tutti noi, questo è il motivo per cui ci incamminiamo verso di lei così sinceramente!

Chiediamo preghiere per la fine della guerra, per la verità e la conversione della Russia

Chiediamo a tutti i nostri fratelli e sorelle in Umbria, tutti gli italiani gentili e generosi che hanno accolto così sinceramente i nostri profughi, per i quali li ringraziamo sinceramente, di pregare per l'Ucraina, per tutto il suo popolo longanime, per la fine della aggressione russa e per la conversione della stessa Russia. Invitiamo anche a pregare perché la verità abbia l'ultima parola alla fine e che la verità prevalga, perché la nostra verità non è altro che il Signore Gesù Cristo stesso.]]>
Settimana Santa. Mons. Soddu: la Pasqua sia “il segno di una vita nuova per noi e per tutto il mondo” https://www.lavoce.it/settimana-santa-mons-soddu-la-pasqua-sia-il-segno-di-una-vita-nuova-per-noi-e-per-tutto-il-mondo/ Sun, 10 Apr 2022 17:15:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66090 Processione delle Palme con mons. Francesco Soddu

A Terni il  vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la liturgia  delle Palme, questa mattina domenica 10 aprile, con il rito della benedizione dei rami d’ulivo e la lettura del brano dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sul sagrato della chiesa di Santa Croce. In processione tantissimi fedeli, i bambini e ragazzi delle parrocchie della Cattedrale, Santa Croce e San Salvatore e le loro famiglie, hanno raggiunto la Cattedrale. La liturgia è proseguita con la lettura della Passione di Gesù, proclamata dal diacono e da alcuni giovani Scout, e la celebrazione eucaristica. Mons. Soddu ha ricordato come la Pasqua sia “il segno di una vita nuova per noi e per tutto il mondo”. Rivolgendosi poi ai tanti ragazzi presenti ha sottolienato il senso di essere discepoli di Gesù. “Bisogna avere uno sguardo da discepolo, per poter insegnare bisogna essere dei buoni alunni. Bisogna prima imparare per insegnare. Oggi - ha detto Soddu - ci viene detto che dobbiamo imparare, come cristiani, da Gesù che ha dato la sua vita per noi. Gesù ci può insegnare come vivere bene”. Al termine il vescovo ha salutato uno ad uno i ragazzi che ha incontrato per la prima volta e che con il loro entusiasmo e gioia, hanno accolto festosamente il nuovo vescovo Francesco Antonio. [gallery td_gallery_title_input="Alcuni momenti della celebrazione delle Palme presieduta da mons. Soddu" columns="2" ids="66095,66094,66093,66092"] https://www.youtube.com/watch?v=yn32IrAPXb4

La Messa Crismale

Il vescovo presiederà la solenne celebrazione della Messa Crismale mercoledì 13 aprile alle ore 17 nella Cattedrale di Terni.

Il Triduo pasquale con il vescovo Soddu

I fedeli e sacerdoti della comunità pastorale “Terni centro” si uniranno alle celebrazioni del triduo pasquale nella Cattedrale di Terni (secondo le disposizioni della “Paschalis solemnitatis” che invita le piccole comunità religiose a prendere parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori). Giovedì, venerdì e sabato ci sarà la celebrazione comunitaria in Cattedrale delle letture e delle Lodi alle ore 8.30. Le celebrazioni del Triduo presiedute dal Vescovo
  • Giovedì 14 aprile alle ore 18 messa in “Coena Domini” in cui si ricorderà l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena. Alle ore 21  l’adorazione del Santissimo Sacramento.
  • Venerdì 15 aprile alle ore 18 celebrazione della Passione del Signore. Alle ore 20.30 la processione del Cristo morto lungo le vie del centro cittadino dalla chiesa di san Francesco alla Cattedrale. Nelle sofferenze di Cristo ci sono anche le croci di chi soffre per i tanti mali che affliggono il mondo contemporaneo.
  • Sabato 16 aprile alle ore 22.30 il vescovo presiederà la celebrazione della Veglia Pasquale nel corso della quale sarà benedetto il fuoco nuovo e l’acqua del fonte battesimale. All’interno della celebrazione saranno amministrati battesimo e cresima a sei adulti
  • Domenica 17 aprile, Pasqua di Resurrezione, il vescovo presiederà la celebrazione alle ore 11 nella concattedrale di Narni e alle ore 18 nella Concattedrale di Amelia.
Le celebrazioni della Settimana Santa nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni sono trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook Diocesi di Terni-Narni-Amelia e sul canale Youtube della Diocesi TerniNarniAmelia.]]>
Processione delle Palme con mons. Francesco Soddu

A Terni il  vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la liturgia  delle Palme, questa mattina domenica 10 aprile, con il rito della benedizione dei rami d’ulivo e la lettura del brano dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sul sagrato della chiesa di Santa Croce. In processione tantissimi fedeli, i bambini e ragazzi delle parrocchie della Cattedrale, Santa Croce e San Salvatore e le loro famiglie, hanno raggiunto la Cattedrale. La liturgia è proseguita con la lettura della Passione di Gesù, proclamata dal diacono e da alcuni giovani Scout, e la celebrazione eucaristica. Mons. Soddu ha ricordato come la Pasqua sia “il segno di una vita nuova per noi e per tutto il mondo”. Rivolgendosi poi ai tanti ragazzi presenti ha sottolienato il senso di essere discepoli di Gesù. “Bisogna avere uno sguardo da discepolo, per poter insegnare bisogna essere dei buoni alunni. Bisogna prima imparare per insegnare. Oggi - ha detto Soddu - ci viene detto che dobbiamo imparare, come cristiani, da Gesù che ha dato la sua vita per noi. Gesù ci può insegnare come vivere bene”. Al termine il vescovo ha salutato uno ad uno i ragazzi che ha incontrato per la prima volta e che con il loro entusiasmo e gioia, hanno accolto festosamente il nuovo vescovo Francesco Antonio. [gallery td_gallery_title_input="Alcuni momenti della celebrazione delle Palme presieduta da mons. Soddu" columns="2" ids="66095,66094,66093,66092"] https://www.youtube.com/watch?v=yn32IrAPXb4

La Messa Crismale

Il vescovo presiederà la solenne celebrazione della Messa Crismale mercoledì 13 aprile alle ore 17 nella Cattedrale di Terni.

Il Triduo pasquale con il vescovo Soddu

I fedeli e sacerdoti della comunità pastorale “Terni centro” si uniranno alle celebrazioni del triduo pasquale nella Cattedrale di Terni (secondo le disposizioni della “Paschalis solemnitatis” che invita le piccole comunità religiose a prendere parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori). Giovedì, venerdì e sabato ci sarà la celebrazione comunitaria in Cattedrale delle letture e delle Lodi alle ore 8.30. Le celebrazioni del Triduo presiedute dal Vescovo
  • Giovedì 14 aprile alle ore 18 messa in “Coena Domini” in cui si ricorderà l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena. Alle ore 21  l’adorazione del Santissimo Sacramento.
  • Venerdì 15 aprile alle ore 18 celebrazione della Passione del Signore. Alle ore 20.30 la processione del Cristo morto lungo le vie del centro cittadino dalla chiesa di san Francesco alla Cattedrale. Nelle sofferenze di Cristo ci sono anche le croci di chi soffre per i tanti mali che affliggono il mondo contemporaneo.
  • Sabato 16 aprile alle ore 22.30 il vescovo presiederà la celebrazione della Veglia Pasquale nel corso della quale sarà benedetto il fuoco nuovo e l’acqua del fonte battesimale. All’interno della celebrazione saranno amministrati battesimo e cresima a sei adulti
  • Domenica 17 aprile, Pasqua di Resurrezione, il vescovo presiederà la celebrazione alle ore 11 nella concattedrale di Narni e alle ore 18 nella Concattedrale di Amelia.
Le celebrazioni della Settimana Santa nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni sono trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook Diocesi di Terni-Narni-Amelia e sul canale Youtube della Diocesi TerniNarniAmelia.]]>
Settimana Santa. Boccardo: Gesù porta la pace e la salvezza https://www.lavoce.it/settimana-santa-boccardo-gesu-porta-la-pace-e-la-salvezza/ Sun, 10 Apr 2022 16:45:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66078 Settimana Santa a Spoleto

A Spoleto, nella Domenica delle Palme che apre la Settimana Santa, questa mattina l’arcivescovo Renato Boccardo e i fedeli si sono radunati in piazza Duomo dove è iniziata la liturgia con la benedizione dei ramoscelli di ulivo distribuiti ai presenti e la lettura del brano evangelico dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Quindi la processione verso la Basilica Cattedrale dove la liturgia è proseguita ed è stato letto il brano della Passione di Gesù, tratta quest’anno dal Vangelo di Luca. «Oggi guardiamo a Gesù - ha detto all'omelia mons. Boccardo - che si avvicina al termine della sua vita e si presenta come Messia atteso dal popolo, mandato da Dio e venuto in suo nome a portare la pace e la salvezza, anche se in misura diversa da come l’interpretavano i suoi contemporanei. L’opera di salvezza e di liberazione compiuta da Gesù continua nei secoli. Per questo la Chiesa, che fermamente lo crede presente anche se invisibile, non si stanca di acclamarlo nella lode e nell’adorazione». La Chiesa, però, leggendo il racconto della passione non si limita a considerare unicamente le sofferenze di Gesù. «Essa – ha continuato l’Arcivescovo - si accosta trepidante e serena a questo mistero sapendo che il suo Signore è risorto. La luce della Pasqua fa scoprire il grande insegnamento contenuto nella passione: la vita si afferma attraverso il dono sincero di sé fino a morire. Gesù non ha inteso la propria esistenza terrena come acquisizione di potere, come corsa al successo e alla carriera, come un imporsi sugli altri. Al contrario, egli rinuncia di proposito alla sua uguaglianza con Dio, assume la condizione di servo divenendo simile agli uomini e obbedisce al progetto del Padre fino alla morte sulla croce. E così lascia ai suoi discepoli e alla Chiesa l’insegnamento prezioso: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24)».

Settimana Santa: le celebrazioni in Duomo

Dopo la Messa Crismale che l’Arcivescovo presiederà mercoledì 13 aprile alle ore 18.30, dove vengono consacrati gli Oli Santi (Crisma, dei Catecumeni e degli Infermi), la Chiesa entra nella Settimana Santa che rievoca gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo. Programma delle celebrazioni del Triduo presieduta da mons. Boccardo in Duomo:
  • giovedì 14 aprile alle ore 18.30, Messa in Coena Domini;
  • venerdì 15 aprile alle ore 18.30, Celebrazione della Passione, e alle 21.00 Via Crucis;
  • sabato 16 aprile alle ore 22.00, Veglia Pasquale.
  • domenica di Pasqua, 17 aprile, l’Arcivescovo celebrerà il solenne pontificale alle ore 11.30.
[gallery td_gallery_title_input="La celebrazione della Messa delle Palme presieduta dal mons. Renato Boccardo" td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="66082,66085,66084,66083"]]]>
Settimana Santa a Spoleto

A Spoleto, nella Domenica delle Palme che apre la Settimana Santa, questa mattina l’arcivescovo Renato Boccardo e i fedeli si sono radunati in piazza Duomo dove è iniziata la liturgia con la benedizione dei ramoscelli di ulivo distribuiti ai presenti e la lettura del brano evangelico dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme. Quindi la processione verso la Basilica Cattedrale dove la liturgia è proseguita ed è stato letto il brano della Passione di Gesù, tratta quest’anno dal Vangelo di Luca. «Oggi guardiamo a Gesù - ha detto all'omelia mons. Boccardo - che si avvicina al termine della sua vita e si presenta come Messia atteso dal popolo, mandato da Dio e venuto in suo nome a portare la pace e la salvezza, anche se in misura diversa da come l’interpretavano i suoi contemporanei. L’opera di salvezza e di liberazione compiuta da Gesù continua nei secoli. Per questo la Chiesa, che fermamente lo crede presente anche se invisibile, non si stanca di acclamarlo nella lode e nell’adorazione». La Chiesa, però, leggendo il racconto della passione non si limita a considerare unicamente le sofferenze di Gesù. «Essa – ha continuato l’Arcivescovo - si accosta trepidante e serena a questo mistero sapendo che il suo Signore è risorto. La luce della Pasqua fa scoprire il grande insegnamento contenuto nella passione: la vita si afferma attraverso il dono sincero di sé fino a morire. Gesù non ha inteso la propria esistenza terrena come acquisizione di potere, come corsa al successo e alla carriera, come un imporsi sugli altri. Al contrario, egli rinuncia di proposito alla sua uguaglianza con Dio, assume la condizione di servo divenendo simile agli uomini e obbedisce al progetto del Padre fino alla morte sulla croce. E così lascia ai suoi discepoli e alla Chiesa l’insegnamento prezioso: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24)».

Settimana Santa: le celebrazioni in Duomo

Dopo la Messa Crismale che l’Arcivescovo presiederà mercoledì 13 aprile alle ore 18.30, dove vengono consacrati gli Oli Santi (Crisma, dei Catecumeni e degli Infermi), la Chiesa entra nella Settimana Santa che rievoca gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo. Programma delle celebrazioni del Triduo presieduta da mons. Boccardo in Duomo:
  • giovedì 14 aprile alle ore 18.30, Messa in Coena Domini;
  • venerdì 15 aprile alle ore 18.30, Celebrazione della Passione, e alle 21.00 Via Crucis;
  • sabato 16 aprile alle ore 22.00, Veglia Pasquale.
  • domenica di Pasqua, 17 aprile, l’Arcivescovo celebrerà il solenne pontificale alle ore 11.30.
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Domenica delle Palme. Bassetti: “Gesù è la nostra vera pace” https://www.lavoce.it/domenica-delle-palme-bassetti-gesu-e-la-nostra-vera-pace/ Sun, 10 Apr 2022 16:08:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66059

«Vi invito con tutto il cuore a vivere con intensità questa Settimana Santa che ci prepara alla Pasqua. Immergiamoci pienamente in tutte le vicende che hanno segnato la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. E accanto a quelle di Gesù ci sono le sofferenze di tanti fratelli e sorelle ucraini calpestati nella loro dignità umana, particolarmente i bambini, le donne, gli anziani, i giovani». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto l’omelia della Domenica delle Palme, pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia dopo aver fatto memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme benedicendo i ramoscelli d’ulivo e guidando la processione dall’arcivescovado alla cattedrale, animata dai membri degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro a cui hanno preso parte numerosi fedeli.

Verrà un giorno…

Pensando a quanto di disumano sta accadendo in Ucraina, il cardinale ha detto con voce ferma: «Ricordiamoci che Dio è un Padre geloso, che chiederà conto a tutti delle sue creature. “Verrà un giorno…”, disse padre Cristoforo nel Promessi Sposi, ed io temo il giudizio di Dio quando il nostro comportamento delega da ogni insegnamento evangelico e dai comandamenti del Signore. Anche per tutti questi motivi viviamo a fondo gli eventi che segnano gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù».

Il trono della croce

«Oggi il Signore entra in Gerusalemme come un re, ma è diverso dai potenti di questo mondo: regna da un trono, che è la croce. Non vince con gli eserciti e le alleanze. Le sue parole sono chiare: “Chi è il più grande fra voi diventi come il più piccolo e chi governa, come chi serve”. Non erano parole di comodo, bastarono poche ore e Gesù portò sulla sua carne, alle estreme conseguenze, queste affermazioni».

Le parole di una catechista

Bassetti ha proseguito l’omelia raccontando la sua esperienza in una parrocchia: «Mi sono commosso, tempo fa, ascoltando una brava catechista, una mamma, che spiegava con parole semplici ai suoi ragazzi la Passione di Gesù, più o meno con queste espressioni che mi sono rimaste impresse: “Cari ragazzi, c’era un uomo buono che parlava del Vangelo. In tanti accorrevano ad ascoltarlo. Ad un certo punto i potenti decisero che aveva parlato troppo e che troppe persone stavano a sentirlo; presero quindi la decisione di farlo tacere… Quell’uomo, dopo essere stato rivestito per burla, con gli abiti da re, fu torturato, schiaffeggiato, coronato di spine. Poi fu condotto fuori della città, verso una collinetta chiamata Golgota e fu inchiodato sulla croce con due ladri. Su quella Croce quell’uomo buono morì. Si chiamava Gesù e veniva da Nazareth. Quella morte fu ingiusta”, concluse la catechista». «La morte, ogni vita tolta – ha commentato il cardinale –, è sempre ingiusta, anche dopo i crimini più brutti». [gallery td_gallery_title_input="Perugia. Celebrazione della Messa delle Palme presieduta dal Cardinale Gualtiero Bassetti" td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="66066,66067,66065,66064,66070,66072,66071,66063,66073,66069"]

I bambini comprendono

Il presule si è poi posto questa domanda: «Chi è in grado di comprendere Gesù? Io mi sono posto tante volte questa domanda e pensando ai bambini che accolgono Gesù mentre entra a Gerusalemme, forse sono proprio loro che lo comprendono più di noi adulti, perché ne colgono la profondità del suo messaggio: “Se non diventerete come bambini, non potete entrare nel Regno dei Cieli”. È quello che succede a Pietro nell’orto degli ulivi, quando si mette a piangere come un bambino. È allora che comincia a capire davvero sé stesso e noi siamo come lui».

Prendere in mano il Vangelo

«Dobbiamo tutti, all’inizio di questa Settimana Santa, rientrare in noi stessi. Cerchiamo di diventare uomini e donne, veri, sinceri e onesti come Pietro. Decidiamo con forza di cambiare vita. Prendiamo in mano il Vangelo e facciamo, soprattutto in questi giorni, compagnia a Gesù».

Terribilmente fragili

«Il ramoscello d’ulivo che abbiamo in mano sia davvero un segno di pace – ha auspicato Bassetti –, che ci ricorda continuamente che il Signore vuole la pace. L’ulivo ci accompagnerà nelle nostre case per ricordarci quanto Gesù ci vuole bene, perché abbiamo bisogno di dircelo concretamente e continuamente altrimenti anche noi rischiamo di cadere, perché siamo terribilmente fragili. Ricordiamo l’insegnamento della catechista ai bambini e ricordiamo soprattutto che Gesù è la nostra vera pace».]]>

«Vi invito con tutto il cuore a vivere con intensità questa Settimana Santa che ci prepara alla Pasqua. Immergiamoci pienamente in tutte le vicende che hanno segnato la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. E accanto a quelle di Gesù ci sono le sofferenze di tanti fratelli e sorelle ucraini calpestati nella loro dignità umana, particolarmente i bambini, le donne, gli anziani, i giovani». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto l’omelia della Domenica delle Palme, pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia dopo aver fatto memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme benedicendo i ramoscelli d’ulivo e guidando la processione dall’arcivescovado alla cattedrale, animata dai membri degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro a cui hanno preso parte numerosi fedeli.

Verrà un giorno…

Pensando a quanto di disumano sta accadendo in Ucraina, il cardinale ha detto con voce ferma: «Ricordiamoci che Dio è un Padre geloso, che chiederà conto a tutti delle sue creature. “Verrà un giorno…”, disse padre Cristoforo nel Promessi Sposi, ed io temo il giudizio di Dio quando il nostro comportamento delega da ogni insegnamento evangelico e dai comandamenti del Signore. Anche per tutti questi motivi viviamo a fondo gli eventi che segnano gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù».

Il trono della croce

«Oggi il Signore entra in Gerusalemme come un re, ma è diverso dai potenti di questo mondo: regna da un trono, che è la croce. Non vince con gli eserciti e le alleanze. Le sue parole sono chiare: “Chi è il più grande fra voi diventi come il più piccolo e chi governa, come chi serve”. Non erano parole di comodo, bastarono poche ore e Gesù portò sulla sua carne, alle estreme conseguenze, queste affermazioni».

Le parole di una catechista

Bassetti ha proseguito l’omelia raccontando la sua esperienza in una parrocchia: «Mi sono commosso, tempo fa, ascoltando una brava catechista, una mamma, che spiegava con parole semplici ai suoi ragazzi la Passione di Gesù, più o meno con queste espressioni che mi sono rimaste impresse: “Cari ragazzi, c’era un uomo buono che parlava del Vangelo. In tanti accorrevano ad ascoltarlo. Ad un certo punto i potenti decisero che aveva parlato troppo e che troppe persone stavano a sentirlo; presero quindi la decisione di farlo tacere… Quell’uomo, dopo essere stato rivestito per burla, con gli abiti da re, fu torturato, schiaffeggiato, coronato di spine. Poi fu condotto fuori della città, verso una collinetta chiamata Golgota e fu inchiodato sulla croce con due ladri. Su quella Croce quell’uomo buono morì. Si chiamava Gesù e veniva da Nazareth. Quella morte fu ingiusta”, concluse la catechista». «La morte, ogni vita tolta – ha commentato il cardinale –, è sempre ingiusta, anche dopo i crimini più brutti». [gallery td_gallery_title_input="Perugia. Celebrazione della Messa delle Palme presieduta dal Cardinale Gualtiero Bassetti" td_select_gallery_slide="slide" columns="2" ids="66066,66067,66065,66064,66070,66072,66071,66063,66073,66069"]

I bambini comprendono

Il presule si è poi posto questa domanda: «Chi è in grado di comprendere Gesù? Io mi sono posto tante volte questa domanda e pensando ai bambini che accolgono Gesù mentre entra a Gerusalemme, forse sono proprio loro che lo comprendono più di noi adulti, perché ne colgono la profondità del suo messaggio: “Se non diventerete come bambini, non potete entrare nel Regno dei Cieli”. È quello che succede a Pietro nell’orto degli ulivi, quando si mette a piangere come un bambino. È allora che comincia a capire davvero sé stesso e noi siamo come lui».

Prendere in mano il Vangelo

«Dobbiamo tutti, all’inizio di questa Settimana Santa, rientrare in noi stessi. Cerchiamo di diventare uomini e donne, veri, sinceri e onesti come Pietro. Decidiamo con forza di cambiare vita. Prendiamo in mano il Vangelo e facciamo, soprattutto in questi giorni, compagnia a Gesù».

Terribilmente fragili

«Il ramoscello d’ulivo che abbiamo in mano sia davvero un segno di pace – ha auspicato Bassetti –, che ci ricorda continuamente che il Signore vuole la pace. L’ulivo ci accompagnerà nelle nostre case per ricordarci quanto Gesù ci vuole bene, perché abbiamo bisogno di dircelo concretamente e continuamente altrimenti anche noi rischiamo di cadere, perché siamo terribilmente fragili. Ricordiamo l’insegnamento della catechista ai bambini e ricordiamo soprattutto che Gesù è la nostra vera pace».]]>
Ecco i giorni della Settimana Santa, “cuore” dell’Anno liturgico https://www.lavoce.it/ecco-i-giorni-della-settimana-santa-cuore-dellanno-liturgico/ Sun, 10 Apr 2022 12:04:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66041 Settimana Santa con Papa Francesco. Processione della domenica delle Palme

Si avvicina la Pasqua del Signore preceduta dalla Settimana Santa e per riflettere su quest’ultima è necessaria una premessa: il mistero di Cristo che celebreremo in questi giorni, attraverso la liturgia viene reso presente ed attuale, pur essendo accaduto “una volta per sempre” (Eb 10, 10); pertanto, tutto il popolo di Dio diviene contemporaneo a quell’accadimento. È per questo che la Settimana Santa diventa per i cristiani di oggi l’incamminarsi con il Messia nel suo ultimo pellegrinaggio verso Gerusalemme per la festa di Pasqua (cfr. Mt 21; Mc 11; Lc 19; Gv 12). Della “Grande settimana”, antico epiteto dato ai giorni che precedono la Pasqua, abbiamo testimonianza da Egeria, donna pellegrina a Gerusalemme nel IV secolo, che nel suo diario di viaggio racconta della liturgia gerosolimitana dalla domenica precedente la Pasqua. Con il passare del tempo i riti celebrati nella Città Santa, dove si potevano ben ripercorrere gli ultimi giorni di vita di Gesù e la sua risurrezione nei luoghi dove si compirono, vennero assunti dalle diverse chiese d’Oriente e d’Occidente.

Oggi nella liturgia

Domenica delle Palme

Così, oggi la Settimana Santa si apre nella Domenica delle Palme. In questo giorno si commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme attraverso la benedizione dei ramoscelli di ulivo o di palma - possibilmente all’esterno della chiesa - che richiamano le fronde con cui venne accolto Gesù, e viene proclamato il brano evangelico che riporta l’accaduto (Mt 21, 1-11 o Mc 11, 1-10 o Gv 12, 12-16 o Lc 19, 28-40). Segue la processione con la quale si entra in chiesa per celebrare l’eucarestia, ad imitazione della folla che entrò in Gerusalemme al seguito del Cristo. Nella Messa viene poi proclamata la Passione del Signore (Mt 26, 14 - 27, 66 o Mc 14, 1 - 15, 47 o Lc 22, 14 - 23, 56), preludio e anticipazione di ciò che verrà celebrato nel Triduo Pasquale, centro e vertice di tutto l’Anno liturgico.

I primi tre giorni della Settimana santa

Ma prima del Triduo ci sono tre giorni, il lunedì, il martedì ed il mercoledì, nei quali i vangeli letti nella celebrazione eucaristica narrano gli antefatti alla passione (Gv 12, 1-11) e il tradimento di Giuda (Gv 13, 21-33.36-38; Mt 26, 14-25), quasi a dire che è giunto il momento per ogni cristiano di scegliere: seguire nella via dolorosa il Cristo, per passare con lui dalla morte alla vita, o rimanere intrappolati nelle tenebre dell’errore.

Settimana Santa: il Giovedì

Il Giovedì santo con la Messa nella Cena del Signore si celebra l’inizio del sacro Triduo, che troverà la sua conclusione nei Secondi vespri della Domenica di risurrezione ed ha il suo centro nella Veglia pasquale. In questo primo giorno di triduo si fa memoria dell’Ultima Cena, ricordando ritualmente il momento in cui Gesù insieme agli apostoli anticipa nel pasto pasquale il sacrificio della croce. Da questo momento, fino alla Grande veglia pasquale, nella Chiesa non si celebra più l’eucarestia. In questa liturgia, dopo l’omelia, si compie anche il rito della lavanda dei piedi ripreso dal racconto di Giovanni (13,1-15) che viene in questa sede proclamato, nel quale Gesù ammonisce i discepoli affinché facciano lo stesso (cfr. v. 15). Gesù, però, non si riferisce al solo gesto della lavanda ma a tutta la sua vita segnata dalla logica dell’amore agapico che i discepoli di ogni tempo sono chiamati a far propria.

Settimana Santa: il Venerdì

Il cammino prosegue nel Venerdì santo con la commemorazione della passione e morte di Gesù. Nella liturgia della Parola viene proclamata la Passione secondo Giovanni (18,1 - 19, 42). Segue l’adorazione della croce nella quale sia i ministri che il popolo si recano processionalmente verso la croce per genuflettersi o compiere un altro segno di venerazione. Con questo rito viene adorato il segno della salvezza ed al contempo è mostrata la via da seguire: la croce, infatti, rammenta ai cristiani a partecipare, nell’amore verso il prossimo, al sacrificio di Cristo. Solo in questo giorno si innalza una lunga e densa Preghiera universale, rispetto a ciò che si è abituati a fare in ogni celebrazione eucaristica, nella quale quest’anno è eccezionalmente introdotta una preghiera per la pace.

Settimana Santa: il Sabato

Nel Sabato santo, invece, non si celebrerà nessuna liturgia, perché è il giorno del grande silenzio, dell’attesa trepidante, della sosta speranzosa di fronte al sepolcro.

Il culmine della Settimana Santa: la Pasqua del Signore Risorto

Il silenzio viene interrotto nella notte con la Veglia pasquale nella quale attraverso i quattro momenti che la caratterizzano si passa dall’attesa trepidante all’esplosione della gioia della resurrezione.
  • Il primo momento è il “lucernario”, con cui la comunità prende consapevolezza che la tenebra è vinta dalla Luce, che il buio del sepolcro ha ceduto il passo al mirabile splendore della Vita.
  • Segue, poi, la liturgia della Parola. Attraverso una ricchezza di letture i fedeli proclamano e meditano le meraviglie che il Signore ha compiuto per il suo popolo, constatando come egli ha portato a compimento le antiche promesse [le letture sono sette dall’Antico Testamento ed i rispettivi salmi o cantici (Gen 1, 1 - 2, 2 e Sal 32/33; Gen 22, 1-18 e Sal 15/16; Es 14, 15 - 15, 1 e Es 15, 1-6a.17-18; Is 54, 5-14 e Sal 29/30; Is 55, 1-11 e Is 12, 2-16; Bar 3, 9-15.32 - 4, 4 e Sal 18/19; Ez 36, 16-17a.18-28 e Sal 41/42 e 42/43), un brano dalla Lettera ai romani (6, 3-11) e il Vangelo (Mt 28, 1-10 o Mc 16, 1-7 o Lc 24, 1-12)].
  • Il terzo momento è la liturgia battesimale nella quale si benedice l’acqua, si celebrare i battesimi dei fanciulli o i riti di iniziazione cristiana degli adulti, si rinnovano le promesse battesimali ed il popolo viene asperso con l’acqua benedetta.
  • La Veglia poi prosegue con la liturgia eucaristica nella quale il popolo che si nutre di Cristo è riunito in un solo corpo con lui per opera della Spirito Santo.
La comunità cristiana, infine, con la messa del mattino di Pasqua percorre l’ultimo tratto del pellegrinaggio recandosi al sepolcro insieme a Maria di Magdala, Pietro e Giovanni (Gv 20, 1-9) per scoprire con meraviglia che esso è vuoto perché, come ricorda la Sequenza di Pasqua, “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.

Il testo della Sequenza

In italiano Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode. L'Agnello ha redento il suo gregge, l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto: precede i suoi in Galilea». Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi. In latino Victimae pascháli laudes ímmolent christiáni. Agnus redémit oves: Christus innocens Patri reconciliávit peccatóres. Mors et vita duéllo conflixére mirándo: dux vitae mórtuus regnat vivus. Dic nobis, Maria, quid vidísti in via? Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam vidi resurgéntis. Angélicos testes, sudárium et vestes. Surréxit Christus spes mea: praecédet suos in Galilaéam. Scimus Christum surrexísse a mórtuis vere: tu nobis, victor Rex, miserére.
L'Inno "Victimae Paschali Laudes", eseguito dalla Cappella Musicale Pontificia "Sistina", diretta da Mons. Giuseppe Liberto, nel novembre 2005. https://www.youtube.com/watch?v=JebnCOkMf8M]]>
Settimana Santa con Papa Francesco. Processione della domenica delle Palme

Si avvicina la Pasqua del Signore preceduta dalla Settimana Santa e per riflettere su quest’ultima è necessaria una premessa: il mistero di Cristo che celebreremo in questi giorni, attraverso la liturgia viene reso presente ed attuale, pur essendo accaduto “una volta per sempre” (Eb 10, 10); pertanto, tutto il popolo di Dio diviene contemporaneo a quell’accadimento. È per questo che la Settimana Santa diventa per i cristiani di oggi l’incamminarsi con il Messia nel suo ultimo pellegrinaggio verso Gerusalemme per la festa di Pasqua (cfr. Mt 21; Mc 11; Lc 19; Gv 12). Della “Grande settimana”, antico epiteto dato ai giorni che precedono la Pasqua, abbiamo testimonianza da Egeria, donna pellegrina a Gerusalemme nel IV secolo, che nel suo diario di viaggio racconta della liturgia gerosolimitana dalla domenica precedente la Pasqua. Con il passare del tempo i riti celebrati nella Città Santa, dove si potevano ben ripercorrere gli ultimi giorni di vita di Gesù e la sua risurrezione nei luoghi dove si compirono, vennero assunti dalle diverse chiese d’Oriente e d’Occidente.

Oggi nella liturgia

Domenica delle Palme

Così, oggi la Settimana Santa si apre nella Domenica delle Palme. In questo giorno si commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme attraverso la benedizione dei ramoscelli di ulivo o di palma - possibilmente all’esterno della chiesa - che richiamano le fronde con cui venne accolto Gesù, e viene proclamato il brano evangelico che riporta l’accaduto (Mt 21, 1-11 o Mc 11, 1-10 o Gv 12, 12-16 o Lc 19, 28-40). Segue la processione con la quale si entra in chiesa per celebrare l’eucarestia, ad imitazione della folla che entrò in Gerusalemme al seguito del Cristo. Nella Messa viene poi proclamata la Passione del Signore (Mt 26, 14 - 27, 66 o Mc 14, 1 - 15, 47 o Lc 22, 14 - 23, 56), preludio e anticipazione di ciò che verrà celebrato nel Triduo Pasquale, centro e vertice di tutto l’Anno liturgico.

I primi tre giorni della Settimana santa

Ma prima del Triduo ci sono tre giorni, il lunedì, il martedì ed il mercoledì, nei quali i vangeli letti nella celebrazione eucaristica narrano gli antefatti alla passione (Gv 12, 1-11) e il tradimento di Giuda (Gv 13, 21-33.36-38; Mt 26, 14-25), quasi a dire che è giunto il momento per ogni cristiano di scegliere: seguire nella via dolorosa il Cristo, per passare con lui dalla morte alla vita, o rimanere intrappolati nelle tenebre dell’errore.

Settimana Santa: il Giovedì

Il Giovedì santo con la Messa nella Cena del Signore si celebra l’inizio del sacro Triduo, che troverà la sua conclusione nei Secondi vespri della Domenica di risurrezione ed ha il suo centro nella Veglia pasquale. In questo primo giorno di triduo si fa memoria dell’Ultima Cena, ricordando ritualmente il momento in cui Gesù insieme agli apostoli anticipa nel pasto pasquale il sacrificio della croce. Da questo momento, fino alla Grande veglia pasquale, nella Chiesa non si celebra più l’eucarestia. In questa liturgia, dopo l’omelia, si compie anche il rito della lavanda dei piedi ripreso dal racconto di Giovanni (13,1-15) che viene in questa sede proclamato, nel quale Gesù ammonisce i discepoli affinché facciano lo stesso (cfr. v. 15). Gesù, però, non si riferisce al solo gesto della lavanda ma a tutta la sua vita segnata dalla logica dell’amore agapico che i discepoli di ogni tempo sono chiamati a far propria.

Settimana Santa: il Venerdì

Il cammino prosegue nel Venerdì santo con la commemorazione della passione e morte di Gesù. Nella liturgia della Parola viene proclamata la Passione secondo Giovanni (18,1 - 19, 42). Segue l’adorazione della croce nella quale sia i ministri che il popolo si recano processionalmente verso la croce per genuflettersi o compiere un altro segno di venerazione. Con questo rito viene adorato il segno della salvezza ed al contempo è mostrata la via da seguire: la croce, infatti, rammenta ai cristiani a partecipare, nell’amore verso il prossimo, al sacrificio di Cristo. Solo in questo giorno si innalza una lunga e densa Preghiera universale, rispetto a ciò che si è abituati a fare in ogni celebrazione eucaristica, nella quale quest’anno è eccezionalmente introdotta una preghiera per la pace.

Settimana Santa: il Sabato

Nel Sabato santo, invece, non si celebrerà nessuna liturgia, perché è il giorno del grande silenzio, dell’attesa trepidante, della sosta speranzosa di fronte al sepolcro.

Il culmine della Settimana Santa: la Pasqua del Signore Risorto

Il silenzio viene interrotto nella notte con la Veglia pasquale nella quale attraverso i quattro momenti che la caratterizzano si passa dall’attesa trepidante all’esplosione della gioia della resurrezione.
  • Il primo momento è il “lucernario”, con cui la comunità prende consapevolezza che la tenebra è vinta dalla Luce, che il buio del sepolcro ha ceduto il passo al mirabile splendore della Vita.
  • Segue, poi, la liturgia della Parola. Attraverso una ricchezza di letture i fedeli proclamano e meditano le meraviglie che il Signore ha compiuto per il suo popolo, constatando come egli ha portato a compimento le antiche promesse [le letture sono sette dall’Antico Testamento ed i rispettivi salmi o cantici (Gen 1, 1 - 2, 2 e Sal 32/33; Gen 22, 1-18 e Sal 15/16; Es 14, 15 - 15, 1 e Es 15, 1-6a.17-18; Is 54, 5-14 e Sal 29/30; Is 55, 1-11 e Is 12, 2-16; Bar 3, 9-15.32 - 4, 4 e Sal 18/19; Ez 36, 16-17a.18-28 e Sal 41/42 e 42/43), un brano dalla Lettera ai romani (6, 3-11) e il Vangelo (Mt 28, 1-10 o Mc 16, 1-7 o Lc 24, 1-12)].
  • Il terzo momento è la liturgia battesimale nella quale si benedice l’acqua, si celebrare i battesimi dei fanciulli o i riti di iniziazione cristiana degli adulti, si rinnovano le promesse battesimali ed il popolo viene asperso con l’acqua benedetta.
  • La Veglia poi prosegue con la liturgia eucaristica nella quale il popolo che si nutre di Cristo è riunito in un solo corpo con lui per opera della Spirito Santo.
La comunità cristiana, infine, con la messa del mattino di Pasqua percorre l’ultimo tratto del pellegrinaggio recandosi al sepolcro insieme a Maria di Magdala, Pietro e Giovanni (Gv 20, 1-9) per scoprire con meraviglia che esso è vuoto perché, come ricorda la Sequenza di Pasqua, “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.

Il testo della Sequenza

In italiano Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode. L'Agnello ha redento il suo gregge, l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto: precede i suoi in Galilea». Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi. In latino Victimae pascháli laudes ímmolent christiáni. Agnus redémit oves: Christus innocens Patri reconciliávit peccatóres. Mors et vita duéllo conflixére mirándo: dux vitae mórtuus regnat vivus. Dic nobis, Maria, quid vidísti in via? Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam vidi resurgéntis. Angélicos testes, sudárium et vestes. Surréxit Christus spes mea: praecédet suos in Galilaéam. Scimus Christum surrexísse a mórtuis vere: tu nobis, victor Rex, miserére.
L'Inno "Victimae Paschali Laudes", eseguito dalla Cappella Musicale Pontificia "Sistina", diretta da Mons. Giuseppe Liberto, nel novembre 2005. https://www.youtube.com/watch?v=JebnCOkMf8M]]>
Covid. Fine dell’emergenza anche nelle celebrazioni liturgiche. Sì alle processioni, no allo streaming https://www.lavoce.it/covid-fine-emergenza-anche-in-celebrazioni-liturgiche-si-processioni-no-streaming/ Sat, 26 Mar 2022 11:50:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65799

Con la fine dello stato di emergenza dal primo aprile si possono riprendere le celebrazioni all'aperto e anche negli spazi chiusi non è più necessario il distanziamento. È comunque richesto di mantenere la massima prudenza. E per le celebrazioni si invita a privilegiare la presenza del popolo di Dio limitando le trasmissioni in diretta sui media e sui social. Inoltre l'attualità entra anche nella celebrazione del Venerdì Santo con l'aggiunta di una speciale preghiera “per quanti soffrono a causa della guerra”, nella solenne “Preghiera universale”. Sono alcune delle indicazioni contenute nella Lettera (che qui pubblichiamo integralmente) in merito alla fine dello stato di emergenza COVID-19, diffusa ieri, venerdì 25 marzo, dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana. Nella Lettera si risponde ai quesiti sulle norme da tenere nelle celebrazioni liturgiche dopo la fine dello stato di emergenza stabilito dal Governo italiano. La Presidenza della Cei comunica che il protocollo sulle celebrazioni adottato il 7 maggio 2020 è ora abrogato e nella Lettera dà consigli e suggerimenti circa le celebrazioni liturgiche e definisce gli Orientamenti per i riti della Settimana Santa.

Il testo della Lettera

Consigli e suggerimenti circa le celebrazioni liturgiche

Il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (cfr DL 24 marzo 2022, n.24), offre la possibilità di una prudente ripresa. In seguito allo scambio di comunicazioni tra Conferenza Episcopale Italiana e Governo Italiano, con decorrenza 1° aprile 2022 è stabilita l’abrogazione del Protocollo del 7 maggio 2020 per le celebrazioni con il popolo. Tuttavia, la situazione sollecita tutti a un senso di responsabilità e rispetto di attenzioni e comportamenti per limitare la diffusione del virus. Condividiamo alcuni consigli e suggerimenti:
  • obbligo di mascherine: il DL 24/2022 proroga fino al 30 aprile l’obbligo di indossare le mascherine negli ambienti al chiuso. Pertanto, nei luoghi di culto al chiuso si acceda sempre indossando la mascherina;
  • distanziamento: non è obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di un metro. Si predisponga però quanto necessario e opportuno per evitare assembramenti specialmente all’ingresso, all’uscita e tra le persone che, eventualmente, seguono le celebrazioni in piedi; igienizzazione: si continui a osservare l’indicazione di igienizzare le mani all’ingresso dei luoghi di culto;
  • acquasantiere: si continui a tenerle vuote;
  • scambio di pace: è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio;
  • distribuzione dell’Eucaristia: i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano;
  • sintomi influenzali: non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;
  • igiene ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti;
  • processioni: è possibile riprendere la pratica delle processioni.
Nella considerazione delle varie situazioni e consuetudini locali si potranno adottare indicazioni particolari. Il discernimento degli Ordinari potrà favorire una valutazione attenta della realtà e orientare le scelte.

Orientamenti per la Settimana Santa 2022

Si esortino i fedeli alla partecipazione in presenza alle celebrazioni liturgiche limitando la ripresa in streaming delle celebrazioni e l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse. A tal riguardo si segnala che i media della CEI – Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu – trasmetteranno tutte le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Nello specifico, si offrono i seguenti orientamenti:
  • 1. la Domenica delle Palme, la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata come previsto dal Messale Romano. Si presti però attenzione che i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé, evitando consegne o scambi di rami.
  • 2. il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore”, per il rito della lavanda dei piedi ci si attenga a quanto prescritto ai nn. 10-11 del Messale Romano (p.138). Qualora si scelga di svolgere il rito della lavanda dei piedi si consiglia di sanificare le mani ogni voltae indossare la mascherina.
  • 3. il Venerdì Santo, tenuto conto dell’indicazione del Messale Romano (“In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione”, n. 12), il Vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione “per quanti soffrono a causa della guerra”. L’atto di adorazione della Croce, evitando il bacio, avverrà secondo quanto prescritto ai nn. 18-19, del Messale Romano (p. 157).
  • 4. la Veglia pasquale potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito.
I presenti orientamenti sono estesi a seminari, collegi sacerdotali, monasteri e comunità religiose. Roma, 25 marzo 2022]]>

Con la fine dello stato di emergenza dal primo aprile si possono riprendere le celebrazioni all'aperto e anche negli spazi chiusi non è più necessario il distanziamento. È comunque richesto di mantenere la massima prudenza. E per le celebrazioni si invita a privilegiare la presenza del popolo di Dio limitando le trasmissioni in diretta sui media e sui social. Inoltre l'attualità entra anche nella celebrazione del Venerdì Santo con l'aggiunta di una speciale preghiera “per quanti soffrono a causa della guerra”, nella solenne “Preghiera universale”. Sono alcune delle indicazioni contenute nella Lettera (che qui pubblichiamo integralmente) in merito alla fine dello stato di emergenza COVID-19, diffusa ieri, venerdì 25 marzo, dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana. Nella Lettera si risponde ai quesiti sulle norme da tenere nelle celebrazioni liturgiche dopo la fine dello stato di emergenza stabilito dal Governo italiano. La Presidenza della Cei comunica che il protocollo sulle celebrazioni adottato il 7 maggio 2020 è ora abrogato e nella Lettera dà consigli e suggerimenti circa le celebrazioni liturgiche e definisce gli Orientamenti per i riti della Settimana Santa.

Il testo della Lettera

Consigli e suggerimenti circa le celebrazioni liturgiche

Il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (cfr DL 24 marzo 2022, n.24), offre la possibilità di una prudente ripresa. In seguito allo scambio di comunicazioni tra Conferenza Episcopale Italiana e Governo Italiano, con decorrenza 1° aprile 2022 è stabilita l’abrogazione del Protocollo del 7 maggio 2020 per le celebrazioni con il popolo. Tuttavia, la situazione sollecita tutti a un senso di responsabilità e rispetto di attenzioni e comportamenti per limitare la diffusione del virus. Condividiamo alcuni consigli e suggerimenti:
  • obbligo di mascherine: il DL 24/2022 proroga fino al 30 aprile l’obbligo di indossare le mascherine negli ambienti al chiuso. Pertanto, nei luoghi di culto al chiuso si acceda sempre indossando la mascherina;
  • distanziamento: non è obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di un metro. Si predisponga però quanto necessario e opportuno per evitare assembramenti specialmente all’ingresso, all’uscita e tra le persone che, eventualmente, seguono le celebrazioni in piedi; igienizzazione: si continui a osservare l’indicazione di igienizzare le mani all’ingresso dei luoghi di culto;
  • acquasantiere: si continui a tenerle vuote;
  • scambio di pace: è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio;
  • distribuzione dell’Eucaristia: i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano;
  • sintomi influenzali: non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;
  • igiene ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti;
  • processioni: è possibile riprendere la pratica delle processioni.
Nella considerazione delle varie situazioni e consuetudini locali si potranno adottare indicazioni particolari. Il discernimento degli Ordinari potrà favorire una valutazione attenta della realtà e orientare le scelte.

Orientamenti per la Settimana Santa 2022

Si esortino i fedeli alla partecipazione in presenza alle celebrazioni liturgiche limitando la ripresa in streaming delle celebrazioni e l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse. A tal riguardo si segnala che i media della CEI – Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu – trasmetteranno tutte le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Nello specifico, si offrono i seguenti orientamenti:
  • 1. la Domenica delle Palme, la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata come previsto dal Messale Romano. Si presti però attenzione che i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé, evitando consegne o scambi di rami.
  • 2. il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore”, per il rito della lavanda dei piedi ci si attenga a quanto prescritto ai nn. 10-11 del Messale Romano (p.138). Qualora si scelga di svolgere il rito della lavanda dei piedi si consiglia di sanificare le mani ogni voltae indossare la mascherina.
  • 3. il Venerdì Santo, tenuto conto dell’indicazione del Messale Romano (“In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione”, n. 12), il Vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione “per quanti soffrono a causa della guerra”. L’atto di adorazione della Croce, evitando il bacio, avverrà secondo quanto prescritto ai nn. 18-19, del Messale Romano (p. 157).
  • 4. la Veglia pasquale potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito.
I presenti orientamenti sono estesi a seminari, collegi sacerdotali, monasteri e comunità religiose. Roma, 25 marzo 2022]]>
Perugia, Messa Crismale. Bassetti: la prova ci insegna a fidarci di Dio e a guardare avanti https://www.lavoce.it/perugia-messa-crismale-bassetti-la-prova-ci-insegna-a-fidarci-di-dio-e-a-guardare-avanti/ Wed, 31 Mar 2021 17:12:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59961

«Mi è caro ritrovarci qui, nella nostra cattedrale, in un tempo di apprensione per le nostre comunità. Abbiamo vissuto mesi drammatici, segnati dalla sofferenza e dalla solitudine. Impossibilitati nel ministero ordinario, ma seguendo, nei modi possibili, l’angoscia della nostra gente. Siamo stati nel dolore per la malattia e per la morte di tante persone conosciute. Anche io ho vissuto giorni di dramma, ma grazie a Dio ho superato la prova. Vi ringrazio per la vicinanza e le preghiere».

Le immagini

[gallery td_gallery_title_input="La Messa Crismale celebrata dal Cardinale Gualtiero Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia" size="large" td_select_gallery_slide="slide" ids="59967,59966,59965,59964"] Con queste parole, pronunciate con tono di voce commossa, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha esordito nell’omelia della Messa Crismale, celebrata nella cattedrale di Perugia, il pomeriggio del 31 marzo; omelia consultabile integralmente sul sito della diocesi. Concelebranti il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi e numerosi sacerdoti presenti nel rispetto delle norme sanitarie per il contenimento della pandemia.

Lo scopo principale dell’Apocalisse.

Nel commentare le letture della celebrazione eucaristica in cui i presbiteri hanno rinnovato le promesse sacerdotali e sono stati benedetti gli Olii degli infermi, dei catecumeni e del Sacro Crisma, il cardinale si è soffermato sul libro dell’Apocalisse, che «è stato scritto – ha sottolineato – in un momento di grave crisi, e le parole che abbiamo ascoltato “non sono tanto un proclama sugli ultimi tempi, ma una riflessione sapienziale sul senso di Cristo crocifisso e la sua risurrezione”. Le pagine di questo libro, allora, non servono per sapere quello che accadrà, o come accadrà, ma per orientarci a vivere ciò che sta già accadendo: questo è lo scopo principale dell’Apocalisse, offrire ai fedeli una chiave di lettura, un senso alla crisi. (Era così che il Prof. La Pira interpretava l’Apocalisse, che chiama la “bussola”)».

La fatica di tanti parroci, catechisti…

«Ma quale chiave di lettura, quale sguardo sapienziale sono praticabili per questo tempo così difficile? – si è chiesto Bassetti –. Permettetemi di ricordare anche a voi, cari presbiteri, quanto ho già detto al Consiglio Permanente della CEI. Affermavo, lo scorso 22 marzo, che “lo sguardo attento sulla realtà attuale invoca una particolare presenza di speranza della comunità ecclesiale accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo. Stiamo vivendo un momento pastorale complicato per le nostre Chiese e le nostre parrocchie. La fatica di tanti - parroci, catechisti, educatori, operatori pastorali - è, scrivevo, evidente”. Se è inutile ripetere o spiegare quanto voi sapete già benissimo, perché lo vivete sul campo e in prima persona, lasciate almeno che io ringrazi tutti voi, carissimi sacerdoti, diaconi, come anche i religiosi e i laici consacrati, per il prezioso servizio che svolgete silenziosamente e quotidianamente nella Chiesa, a favore del popolo di Dio, e di tanti che vi sono affidati».

La speranza la virtù più in crisi.

«Ma torniamo a quella riflessione sapienziale sulla speranza che proprio ora ci è necessaria. Infatti, quando siamo colpiti dai tanti lutti per il Covid, dalla sofferenza di coloro che sono ricoverati negli ospedali, o dalla crisi economica che non risparmia nessuno, possiamo ancora alzare lo sguardo con speranza. Se è stato scritto qualche anno fa (da un confratello Vescovo scomparso nel 2019, Enrico Masseroni, in un testo di meditazioni ai presbiteri, Vi ho dato l’esempio, Paoline 2006) che “oggi è proprio la speranza la virtù più in crisi”, questa pandemia ci sta facendo rendere conto - ribaltando quella giusta constatazione - che oggi la speranza è la virtù della crisi, cioè quella più necessaria per la crisi che stiamo attraversando. È vero, anche le nostre comunità cristiane hanno attraversato quella “sindrome della stanchezza” che può assumere varie forme e si vedeva già in qualcuna delle sette chiese dell’Apocalisse, come nella mediocrità della chiesa di Laodicea, a cui il Risorto rimprovera la tiepidezza. Ma la prova che stiamo vivendo, paradossalmente, ci insegna a fidarci di Dio e a guardare avanti».

La speranza frutto della prova.

Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha citato ancora il libro dell’Apocalisse, soffermandosi sulla pagina che parla della possibilità di «ritrovare la speranza... Ma la speranza non è solo un dono – ha evidenziato –: è il frutto stesso della prova. Delle tribolazioni che stiamo attraversando non dobbiamo avere paura, cari fratelli e sorelle, perché - come scrive l’Apostolo – “la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza” (Rm 5,3-4). È questo il mio augurio: che a nessuno di noi manchi la pazienza, e che la speranza sia presto donata dal Risorto a chi è messo alla prova».]]>

«Mi è caro ritrovarci qui, nella nostra cattedrale, in un tempo di apprensione per le nostre comunità. Abbiamo vissuto mesi drammatici, segnati dalla sofferenza e dalla solitudine. Impossibilitati nel ministero ordinario, ma seguendo, nei modi possibili, l’angoscia della nostra gente. Siamo stati nel dolore per la malattia e per la morte di tante persone conosciute. Anche io ho vissuto giorni di dramma, ma grazie a Dio ho superato la prova. Vi ringrazio per la vicinanza e le preghiere».

Le immagini

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Lo scopo principale dell’Apocalisse.

Nel commentare le letture della celebrazione eucaristica in cui i presbiteri hanno rinnovato le promesse sacerdotali e sono stati benedetti gli Olii degli infermi, dei catecumeni e del Sacro Crisma, il cardinale si è soffermato sul libro dell’Apocalisse, che «è stato scritto – ha sottolineato – in un momento di grave crisi, e le parole che abbiamo ascoltato “non sono tanto un proclama sugli ultimi tempi, ma una riflessione sapienziale sul senso di Cristo crocifisso e la sua risurrezione”. Le pagine di questo libro, allora, non servono per sapere quello che accadrà, o come accadrà, ma per orientarci a vivere ciò che sta già accadendo: questo è lo scopo principale dell’Apocalisse, offrire ai fedeli una chiave di lettura, un senso alla crisi. (Era così che il Prof. La Pira interpretava l’Apocalisse, che chiama la “bussola”)».

La fatica di tanti parroci, catechisti…

«Ma quale chiave di lettura, quale sguardo sapienziale sono praticabili per questo tempo così difficile? – si è chiesto Bassetti –. Permettetemi di ricordare anche a voi, cari presbiteri, quanto ho già detto al Consiglio Permanente della CEI. Affermavo, lo scorso 22 marzo, che “lo sguardo attento sulla realtà attuale invoca una particolare presenza di speranza della comunità ecclesiale accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo. Stiamo vivendo un momento pastorale complicato per le nostre Chiese e le nostre parrocchie. La fatica di tanti - parroci, catechisti, educatori, operatori pastorali - è, scrivevo, evidente”. Se è inutile ripetere o spiegare quanto voi sapete già benissimo, perché lo vivete sul campo e in prima persona, lasciate almeno che io ringrazi tutti voi, carissimi sacerdoti, diaconi, come anche i religiosi e i laici consacrati, per il prezioso servizio che svolgete silenziosamente e quotidianamente nella Chiesa, a favore del popolo di Dio, e di tanti che vi sono affidati».

La speranza la virtù più in crisi.

«Ma torniamo a quella riflessione sapienziale sulla speranza che proprio ora ci è necessaria. Infatti, quando siamo colpiti dai tanti lutti per il Covid, dalla sofferenza di coloro che sono ricoverati negli ospedali, o dalla crisi economica che non risparmia nessuno, possiamo ancora alzare lo sguardo con speranza. Se è stato scritto qualche anno fa (da un confratello Vescovo scomparso nel 2019, Enrico Masseroni, in un testo di meditazioni ai presbiteri, Vi ho dato l’esempio, Paoline 2006) che “oggi è proprio la speranza la virtù più in crisi”, questa pandemia ci sta facendo rendere conto - ribaltando quella giusta constatazione - che oggi la speranza è la virtù della crisi, cioè quella più necessaria per la crisi che stiamo attraversando. È vero, anche le nostre comunità cristiane hanno attraversato quella “sindrome della stanchezza” che può assumere varie forme e si vedeva già in qualcuna delle sette chiese dell’Apocalisse, come nella mediocrità della chiesa di Laodicea, a cui il Risorto rimprovera la tiepidezza. Ma la prova che stiamo vivendo, paradossalmente, ci insegna a fidarci di Dio e a guardare avanti».

La speranza frutto della prova.

Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha citato ancora il libro dell’Apocalisse, soffermandosi sulla pagina che parla della possibilità di «ritrovare la speranza... Ma la speranza non è solo un dono – ha evidenziato –: è il frutto stesso della prova. Delle tribolazioni che stiamo attraversando non dobbiamo avere paura, cari fratelli e sorelle, perché - come scrive l’Apostolo – “la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza” (Rm 5,3-4). È questo il mio augurio: che a nessuno di noi manchi la pazienza, e che la speranza sia presto donata dal Risorto a chi è messo alla prova».]]>
Settimana Santa: la Caritas ricorda a credenti e a persone di buona volontà di “essere portatori di speranza” https://www.lavoce.it/settimana-santa-la-caritas-ricorda-a-credenti-e-a-persone-di-buona-volonta-di-essere-portatori-di-speranza/ Sat, 27 Mar 2021 09:46:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59902 don Marco Briziarelli

"Per il secondo anno ci troviamo a vivere una Pasqua all’interno della pandemia e potremmo pensare che sia meno Pasqua". A dirlo è il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve don Marco Briziarelli nel prepararsi all’imminente Settimana Santa, cuore della fede cristiana, che richiama credenti e persone di buona volontà a compiere anche opere di carità per tante famiglie in gravi difficoltà a causa della pandemia e non solo.

Gesù risorge nelle nostre sofferenze

"Potremmo pensare che non valga la pena vivere questo Triduo, vivere questi giorni della Settimana Santa -prosegue don Marco Briziarelli- e invece oggi più che mai Gesù risorge, risorge nelle nostre difficoltà e nelle nostre sofferenze. Gesù viene a donarci speranza, una vita nuova, e come cristiani abbiamo bisogno di entrare in questo Triduo pasquale, di immergerci nella Passione e Morte di nostro Signore e risorgere con Lui per essere portatori di speranza, di un annuncio che la Vita ha vinto la Morte, che la Luce ha sconfitto le Tenebre».

Un movimento di carità

"Lo vediamo tutti i giorni nel nostro servizio in Caritas: quanta gente continua ancora a donare sempre di più"

Commenta a conclusione della sua riflessione per la Settimana Santa il direttore don Marco Briziarelli, che aggiunge

"E’ un movimento di carità che sta facendo nascere qualcosa di bello nella nostra comunità diocesana. Tante famiglie, grazie alla carità di tante persone, si sentono meno sole e scoprono questa rinascita, questa risurrezione ogni giorno. Non passiamo che accogliere questo Gesù che risorge, non possiamo che essere portatori di Speranza e di Luce".

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don Marco Briziarelli

"Per il secondo anno ci troviamo a vivere una Pasqua all’interno della pandemia e potremmo pensare che sia meno Pasqua". A dirlo è il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve don Marco Briziarelli nel prepararsi all’imminente Settimana Santa, cuore della fede cristiana, che richiama credenti e persone di buona volontà a compiere anche opere di carità per tante famiglie in gravi difficoltà a causa della pandemia e non solo.

Gesù risorge nelle nostre sofferenze

"Potremmo pensare che non valga la pena vivere questo Triduo, vivere questi giorni della Settimana Santa -prosegue don Marco Briziarelli- e invece oggi più che mai Gesù risorge, risorge nelle nostre difficoltà e nelle nostre sofferenze. Gesù viene a donarci speranza, una vita nuova, e come cristiani abbiamo bisogno di entrare in questo Triduo pasquale, di immergerci nella Passione e Morte di nostro Signore e risorgere con Lui per essere portatori di speranza, di un annuncio che la Vita ha vinto la Morte, che la Luce ha sconfitto le Tenebre».

Un movimento di carità

"Lo vediamo tutti i giorni nel nostro servizio in Caritas: quanta gente continua ancora a donare sempre di più"

Commenta a conclusione della sua riflessione per la Settimana Santa il direttore don Marco Briziarelli, che aggiunge

"E’ un movimento di carità che sta facendo nascere qualcosa di bello nella nostra comunità diocesana. Tante famiglie, grazie alla carità di tante persone, si sentono meno sole e scoprono questa rinascita, questa risurrezione ogni giorno. Non passiamo che accogliere questo Gesù che risorge, non possiamo che essere portatori di Speranza e di Luce".

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Settimana Santa: gli appuntamenti nelle diocesi dell’Umbria https://www.lavoce.it/settimana-santa-gli-appuntamenti-nelle-diocesi-dellumbria/ Fri, 26 Mar 2021 16:31:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59877 Venerdì Santo 2020

I cristiani si apprestano a vivere la seconda Settimana Santa al tempo del Covid-19, ma rispetto alla precedente (svoltasi in pieno lockdown) i riti saranno celebrati in presenza con la partecipazione del popolo di Dio, nelle parrocchie di appartenenza, nel rispetto delle norme sanitarie per il contenimento del contagio.

I riti presieduti dal cardinale Bassetti nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia

E’ certamente una notizia che contribuisce a diffondere speranza per un ritorno, seppur lento, alla vita normale che non sarà più la stessa per tante persone, anche nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, che hanno sofferto e continuano a soffrire per la pandemia. Non poche famiglie sono a lutto per la perdita di uno o più congiunti, o in apprensione per i loro cari ancora malati, ricoverati in ospedale, o perché senza lavoro e in gravi difficoltà non solo economiche. A tutte queste famiglie la Chiesa perugino-pievese non fa mancare la sua vicinanza spirituale e materiale, condividendo la sofferenza di uomini e donne, di giovani e adulti. Una sofferenza che viene riposta ai piedi della Croce come sacrificio umano, che invoca per tutti la salvezza di Dio. La Croce è il simbolo del grande mistero della fede cristiana che da 2000 anni i credenti rivivono nei riti del Triduo pasquale, il cuore della stessa fede. La Settimana Santa, Passione, Morte e Risurrezione del Signore, si apre con la Domenica delle Palme vissuta da sempre con particolare partecipazione e raccoglimento in tutte le comunità e che quest’anno lo sarà ancor di più.

Calendario delle celebrazioni

A Perugia centro, nella cattedrale di San Lorenzo, sarà il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti a presiedere i riti della Settimana Santa, che inizieranno il 28 marzo e si concluderanno il 4 aprile, subendo delle modifiche, a seguito della pandemia, in base agli orientamenti per la Settimana Santa 2021 indicati dalla Cei su quanto predisposto dalla Congregazione per il culto divino.

Domenica delle Palme, 28 marzo, alle ore 11, si terrà la Commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Per evitare assembramenti di fedeli, sarà celebrata secondo la seconda forma prevista dal Messale Romano (senza processione all’esterno della cattedrale). Inoltre i ramoscelli d’ulivo, distribuiti in questa domenica, saranno preparati prima della celebrazione (nel rispetto delle norme igieniche) sui posti nei quali si siederanno i fedeli che non dovranno passarseli di mano in mano. I ramoscelli saranno benedetti all’inizio della celebrazione.

La Messa del CrismaMercoledì Santo, 31 marzo, ore 17, è la celebrazione in cui i presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali e vengono benedetti gli Olii del Sacro Crisma, dei catecumeni e degli infermi. Oltre al Clero diocesano, ai diaconi e ai seminaristi, saranno presenti - in numero limitato - le comunità religiose femminili, i membri laici del Consiglio pastorale diocesano, una rappresentanza delle aggregazioni laicali e due fedeli per ciascuna delle 32 Unità pastorali dell’Archidiocesi. Non prenderanno parte, come era consuetudine fino a due anni fa, i giovani che riceveranno il sacramento della Cresima nel corso dell’anno e non si svolgerà la tradizionale processione d’ingresso in cattedrale (da piazza IV Novembre) di presbiteri e diaconi.

Giovedì Santo, 1 aprile, ore 17, si terrà la Coena Domini senza il rito della lavanda dei piedi al cui termine seguirà l’adorazione eucaristica all’altare della reposizione animata dai seminaristi fino alle ore 19.30.

Venerdì Santo, 2 aprile, ore 17, si terrà la celebrazione della Passione del Signore con l’atto di adorazione della Croce mediante il rito del bacio limitato al solo cardinale, mentre non si svolgerà per il secondo anno la Via Crucis serale nel centro storico. La Messa della Passione del Signore sarà preceduta, al mattino (ore 9), dalla celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle Lodi, animata dal gruppo corale Armonioso incanto, che si ripeterà alla stessa ora il giorno seguente.

Sabato Santo, 3 aprile, ore 19, si terrà la Veglia pasquale nella Notte Santa, con i riti della benedizione del fuoco, dell’accensione del cero pasquale e della benedizione dell’acqua battesimale, anticipata in orario compatibile con il coprifuoco.

Domenica di Pasqua, 4 aprile, ore 11, si terrà la celebrazione della Risurrezione del Signore.

Per evitare assembramenti in Cattedrale nelle domeniche delle Palme e di Pasqua, i fedeli potranno prendere parte alle celebrazioni del 27 marzo (ore 18) e del 28 marzo (ore 18) e del 4 aprile (ore 9.30 e ore 18). Per quanti non potranno partecipare in presenza si stanno predisponendo delle dirette televisive (con l’emittente UmbriaTv) e sul canale YouTube del settimanale La Voce (lavocepg).

Le Celebrazioni presiedute dall'Arcivescovo Boccardo nella Basilica Cattedrale di Spoleto

 Nell'Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, l’Arcivescovo Renato Boccardo presiederà i riti della Settimana Santa nella Basilica Cattedrale di Spoleto: si potrà accedere al Duomo nel rispetto delle norme sanitarie vigenti per evitare il diffondersi del Covis-19. Tutte le celebrazioni, comunque, saranno trasmesse in diretta nei social della Diocesi: pagina Facebook (SpoletoNorcia) e canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia).

Calendario

  • Domenica delle Palme, 28 marzo : alle 11.30 Celebrazione Eucaristica. I ministri e i fedeli terranno nelle mani il ramo d'ulivo portato con sé o collocato dagli incaricati direttamente sui banchi prima della celebrazione; in nessun modo ci sarà consegna o scambio di rami.
  • Mercoledì Santo, 31 marzo: alle 18 Messa Crismale. Non ci sarà distribuzione diretta degli olii santi dopo la Messa; essi verranno consegnati alle Pievanie nella settimana dell’ottava pasquale.
  • Giovedì Santo, 1 aprile: alle 18 Messa in Coena domini. Si omette la lavanda dei piedi.
  • Venerdì Santo, 2 aprile: alle 18 Celebrazione della Passione del Signore.
  • Sabato Santo, 3 aprile: ore 19 Veglia pasquale.
  • Domenica di Pasqua, 4 aprile: ore 11.30 Celebrazione Eucaristica.

Via Crucis

Le espressioni della pietà popolare (come la Via Crucis) e le processioni che arricchiscono i giorni della Settimana Santa e del Triduo Pasquale potranno essere opportunamente trasferite in altri giorni convenienti, ad esempio il 14 e 15 settembre.

Benedizione della famiglia e della casa

Non essendo possibile la benedizione delle famiglie e delle case per evidenti ragioni di sicurezza sanitaria, si inviti ogni capo famiglia a guidare durante la cena o il pranzo pasquale una preghiera di benedizione nell’ambito di una breve celebrazione famigliare. Ogni parrocchia potrà fornire a chi lo desidera il testo della benedizione proposto dalla Diocesi e una boccetta di acqua benedetta per aspergere in quell’occasione persone ed ambienti.

La Pasqua della Chiesa eugubina con lo sguardo verso la normalità

È un lento ma graduale ritorno alla normalità - pur nella stretta osservanza di tutte le prescrizioni anti-Covid, quello che la Chiesa eugubina propone alle parrocchie della diocesi per la Settimana Santa. Tenendo ben presenti la nota della Congregazione vaticana per il Culto divino e i Sacramenti del 17 febbraio scorso e gli orientamenti della Conferenza episcopale italiana dei giorni seguenti, il vescovo di Gubbio monsignor Luciano Paolucci Bedini invita i fedeli a vivere i riti pasquali nella propria comunità, nel rispetto rigoroso e ben organizzato delle norme anti pandemia.
"Ai nostri fratelli e sorelle più fragili, invece - spiega il vescovo Luciano - va consigliato ancora di non esporsi al rischio del contagio favorendo la loro partecipazione alle celebrazioni presiedute dal Santo Padre e trasmesse attraverso i mezzi della comunicazione sociale. A tal proposito, in ossequio anche alle indicazioni Cei, non ritengo necessario predisporre ulteriori trasmissioni via social media o via televisione e radio delle nostre celebrazioni locali, neanche quelle del Vescovo, in modo da distinguere il tempo dell'emergenza che abbiamo vissuto lo scorso anno e quello attuale".
Proprio per adeguare la partecipazione alle celebrazioni nel rispetto delle prescrizioni anti contagio, la Chiesa eugubina ha messo a punto una serie di indicazioni per parroci e fedeli.
Nella Domenica delle Palme, i ramoscelli di ulivo non si possono distribuire, ma solo portare da casa, oppure disporre già sulle sedute e la loro benedizione dovrà avvenire con le persone ferme ai loro posti.
Per quanto riguarda i riti della Settimana Santa, la partecipazione a tutte le celebrazioni presiedute dal Vescovo in Cattedrale va prenotata attraverso un modulo apposito pubblicato sul sito web diocesano, all’indirizzo www.diocesigubbio.it/prenotazioni-settimana-santa.
Il Mercoledì Santo, alle ore 17, in Cattedrale sarà celebrata la messa crismale e il Giovedì alle ore 18.30 la messa nella cena del Signore, seguita dall’adorazione eucaristica fino alle ore 21.45. Nella celebrazione presieduta da monsignor Paolucci Bedini e nelle messe parrocchiali non si fa la lavanda dei piedi. Al termine della celebrazione il Santissimo Sacramento può essere esposto per favorire un tempo di adorazione. Nel rispetto delle norme per la pandemia e del coprifuoco vigente, la diocesi eugubina raccomanda di evitare lo spostamento tra le chiese (le cosiddette visite ai sepolcri) ma invita i fedeli a soffermarsi in preghiera solo nella propria parrocchia.
Tornando in Cattedrale per il Venerdì Santo, la celebrazione della Passione del Signore officiata dal Vescovo è fissata per le ore 15.30. Monsignor Paolucci Bedini ha chiesto a tutti i sacerdoti di inserire nell’azione liturgica celebrata nelle parrocchie un'intenzione di preghiera per tutti coloro che soffrono le conseguenze dell’attuale pandemia. L'atto di adorazione della Croce con il bacio può essere fatto solo dal presidente della celebrazione e non sono permesse processioni, Via Crucis e ogni altra tradizione della pietà popolare che preveda il coinvolgimento del popolo.
Cambia e si adatta ai tempi anche la Veglia pasquale del Sabato Santo che il vescovo Luciano raccomanda di celebrare in tutte le sue parti. L'orario raccomandato per un dignitoso svolgimento e il rispetto del coprifuoco è quello delle 19,30, che è l’ora fissata anche per la celebrazione in Cattedrale. Per la Domenica di Pasqua, nelle parrocchie potranno essere aggiunte una o più celebrazioni durante la giornata, per favorire una serena partecipazione di tutti i fedeli.
Infine, le indicazioni per la visita e la Benedizione delle famiglie.
"Si era pensato di poterla rinviare a dopo Pasqua, credendo di poterla vivere in tutta sicurezza -spiega il vescovo Luciano- ma vista la ancor grave situazione della pandemia che stiamo attraversando, non sarà possibile.
Con spirito di responsabilità e paziente partecipazione alla prudenza che ci è richiesta, possiamo immaginare sia possibile nei mesi successivi".

Celebrazioni presiedute dal vescovo Piemontese nella Cattedrale di Terni e nelle Concattedrali di Narni e Amelia

 

Una Settimana Santa, al tempo della pandemia Covid 19, celebrata con il popolo nelle parrocchie di appartenenza e in cattedrale, nella stretta osservanza di tutte le prescrizioni anti-Covid, segna un ritorno alla normalità della vita cristiana, dopo la Pasqua 2020 celebrata senza la presenza dei fedeli.

"Le sofferenze, i lutti e i disagi causati dal Coronavirus -ricorda il vescovo Piemontese- a noi stessi o nell’ambito delle nostre comunità e delle nostre famiglie rappresentano provocazioni e stimoli per la conversione, a cui ci invita Gesù in questo tempo.

Ognuno, reso attento alla propria storia, ha l’opportunità di intraprendere un cammino di riconciliazione e di misericordia nelle forme più consone alla propria sensibilità e ai propri bisogni".

Con la celebrazione della Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, hanno inizio le liturgie pasquali della Settimana Santa, durante la quale si fa il memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.

A Terni, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, domenica 28 marzo alle ore 11 il vescovo Giuseppe Piemontese presiederà la messa, che per evitare assembramenti di fedeli, sarà celebrata senza la tradizionale processione all’esterno della cattedrale. I ministri e i fedeli terranno nelle mani il ramo d'ulivo portato con sé; in nessun modo ci sarà consegna o scambio di rami. I ramoscelli saranno benedetti all’inizio della celebrazione.

 

Mercoledì 31 marzo alle ore 17 nella Cattedrale di Terni si terrà la solenne celebrazione della Messa Crismale, nella quale i presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali e vengono benedetti gli oli sacri: il sacro crisma, l'olio dei catecumeni e l'olio degli infermi, La celebrazione crismale rappresenta l'unione e la comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l'intera comunità ecclesiale.

La Messa Crismale proprio in questo spirito di comunione, nel rispetto della capienza della Cattedrale di Terni e delle norme anti Covid, vedrà la presenza dei sacerdoti della diocesi, dei diaconi, religiose e religiosi, cavalieri e dame del santo Sepolcro di Gerusalemme, un rappresentante di ogni consiglio pastorale parrocchiale, un rappresentante di movimenti e associazioni ecclesiali.

  

Il Triduo pasquale

Per la celebrazione del Triduo pasquale, secondo le disposizioni della Paschalis solemnitatis lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, che invita le piccole comunità religiose, sia clericali sia non clericali e le altre comunità laicali, a prendere parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori, nella Cattedrale di Terni, si uniranno i fedeli e sacerdoti della comunità pastorale Terni centro. Giovedì, venerdì e sabato ci sarà la celebrazione comunitaria delle letture e delle Lodi alle ore 8.30.

Giovedì 1 aprile alle ore 18.30 nella Cattedrale di Terni si terrà la celebrazione della messa in Coena Domini, in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena. Non ci sarà il tradizionale rito della lavanda dei piedi. Al termine della celebrazione il Santissimo Sacramento sarà esposto per favorire un tempo di adorazione.

Venerdì 2 aprile alle ore 18.30 nella Cattedrale di Terni il vescovo presiederà la celebrazione della Passione del Signore. L’atto di adorazione della Croce mediante il bacio è limitato al solo presidente della celebrazione.

Sabato 3 aprile alle ore 18.30 nella Cattedrale di Terni ci sarà la celebrazione della Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo, nel corso della quale sarà benedetto il fuoco nuovo e l’acqua del fonte battesimale.

Domenica 4 aprile, Pasqua di Resurrezione, il vescovo presiederà la celebrazione alle ore 11 nella Concattedrale di Narni e alle ore 18 nella Concattedrale di Amelia.

 

Tutte le celebrazioni della Settimana Santa nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook Diocesi di Terni-Narni-Amelia e sul canale Youtube della Diocesi TerniNarniAmelia.

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Venerdì Santo 2020

I cristiani si apprestano a vivere la seconda Settimana Santa al tempo del Covid-19, ma rispetto alla precedente (svoltasi in pieno lockdown) i riti saranno celebrati in presenza con la partecipazione del popolo di Dio, nelle parrocchie di appartenenza, nel rispetto delle norme sanitarie per il contenimento del contagio.

I riti presieduti dal cardinale Bassetti nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia

E’ certamente una notizia che contribuisce a diffondere speranza per un ritorno, seppur lento, alla vita normale che non sarà più la stessa per tante persone, anche nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, che hanno sofferto e continuano a soffrire per la pandemia. Non poche famiglie sono a lutto per la perdita di uno o più congiunti, o in apprensione per i loro cari ancora malati, ricoverati in ospedale, o perché senza lavoro e in gravi difficoltà non solo economiche. A tutte queste famiglie la Chiesa perugino-pievese non fa mancare la sua vicinanza spirituale e materiale, condividendo la sofferenza di uomini e donne, di giovani e adulti. Una sofferenza che viene riposta ai piedi della Croce come sacrificio umano, che invoca per tutti la salvezza di Dio. La Croce è il simbolo del grande mistero della fede cristiana che da 2000 anni i credenti rivivono nei riti del Triduo pasquale, il cuore della stessa fede. La Settimana Santa, Passione, Morte e Risurrezione del Signore, si apre con la Domenica delle Palme vissuta da sempre con particolare partecipazione e raccoglimento in tutte le comunità e che quest’anno lo sarà ancor di più.

Calendario delle celebrazioni

A Perugia centro, nella cattedrale di San Lorenzo, sarà il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti a presiedere i riti della Settimana Santa, che inizieranno il 28 marzo e si concluderanno il 4 aprile, subendo delle modifiche, a seguito della pandemia, in base agli orientamenti per la Settimana Santa 2021 indicati dalla Cei su quanto predisposto dalla Congregazione per il culto divino.

Domenica delle Palme, 28 marzo, alle ore 11, si terrà la Commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Per evitare assembramenti di fedeli, sarà celebrata secondo la seconda forma prevista dal Messale Romano (senza processione all’esterno della cattedrale). Inoltre i ramoscelli d’ulivo, distribuiti in questa domenica, saranno preparati prima della celebrazione (nel rispetto delle norme igieniche) sui posti nei quali si siederanno i fedeli che non dovranno passarseli di mano in mano. I ramoscelli saranno benedetti all’inizio della celebrazione.

La Messa del CrismaMercoledì Santo, 31 marzo, ore 17, è la celebrazione in cui i presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali e vengono benedetti gli Olii del Sacro Crisma, dei catecumeni e degli infermi. Oltre al Clero diocesano, ai diaconi e ai seminaristi, saranno presenti - in numero limitato - le comunità religiose femminili, i membri laici del Consiglio pastorale diocesano, una rappresentanza delle aggregazioni laicali e due fedeli per ciascuna delle 32 Unità pastorali dell’Archidiocesi. Non prenderanno parte, come era consuetudine fino a due anni fa, i giovani che riceveranno il sacramento della Cresima nel corso dell’anno e non si svolgerà la tradizionale processione d’ingresso in cattedrale (da piazza IV Novembre) di presbiteri e diaconi.

Giovedì Santo, 1 aprile, ore 17, si terrà la Coena Domini senza il rito della lavanda dei piedi al cui termine seguirà l’adorazione eucaristica all’altare della reposizione animata dai seminaristi fino alle ore 19.30.

Venerdì Santo, 2 aprile, ore 17, si terrà la celebrazione della Passione del Signore con l’atto di adorazione della Croce mediante il rito del bacio limitato al solo cardinale, mentre non si svolgerà per il secondo anno la Via Crucis serale nel centro storico. La Messa della Passione del Signore sarà preceduta, al mattino (ore 9), dalla celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle Lodi, animata dal gruppo corale Armonioso incanto, che si ripeterà alla stessa ora il giorno seguente.

Sabato Santo, 3 aprile, ore 19, si terrà la Veglia pasquale nella Notte Santa, con i riti della benedizione del fuoco, dell’accensione del cero pasquale e della benedizione dell’acqua battesimale, anticipata in orario compatibile con il coprifuoco.

Domenica di Pasqua, 4 aprile, ore 11, si terrà la celebrazione della Risurrezione del Signore.

Per evitare assembramenti in Cattedrale nelle domeniche delle Palme e di Pasqua, i fedeli potranno prendere parte alle celebrazioni del 27 marzo (ore 18) e del 28 marzo (ore 18) e del 4 aprile (ore 9.30 e ore 18). Per quanti non potranno partecipare in presenza si stanno predisponendo delle dirette televisive (con l’emittente UmbriaTv) e sul canale YouTube del settimanale La Voce (lavocepg).

Le Celebrazioni presiedute dall'Arcivescovo Boccardo nella Basilica Cattedrale di Spoleto

 Nell'Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, l’Arcivescovo Renato Boccardo presiederà i riti della Settimana Santa nella Basilica Cattedrale di Spoleto: si potrà accedere al Duomo nel rispetto delle norme sanitarie vigenti per evitare il diffondersi del Covis-19. Tutte le celebrazioni, comunque, saranno trasmesse in diretta nei social della Diocesi: pagina Facebook (SpoletoNorcia) e canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia).

Calendario

  • Domenica delle Palme, 28 marzo : alle 11.30 Celebrazione Eucaristica. I ministri e i fedeli terranno nelle mani il ramo d'ulivo portato con sé o collocato dagli incaricati direttamente sui banchi prima della celebrazione; in nessun modo ci sarà consegna o scambio di rami.
  • Mercoledì Santo, 31 marzo: alle 18 Messa Crismale. Non ci sarà distribuzione diretta degli olii santi dopo la Messa; essi verranno consegnati alle Pievanie nella settimana dell’ottava pasquale.
  • Giovedì Santo, 1 aprile: alle 18 Messa in Coena domini. Si omette la lavanda dei piedi.
  • Venerdì Santo, 2 aprile: alle 18 Celebrazione della Passione del Signore.
  • Sabato Santo, 3 aprile: ore 19 Veglia pasquale.
  • Domenica di Pasqua, 4 aprile: ore 11.30 Celebrazione Eucaristica.

Via Crucis

Le espressioni della pietà popolare (come la Via Crucis) e le processioni che arricchiscono i giorni della Settimana Santa e del Triduo Pasquale potranno essere opportunamente trasferite in altri giorni convenienti, ad esempio il 14 e 15 settembre.

Benedizione della famiglia e della casa

Non essendo possibile la benedizione delle famiglie e delle case per evidenti ragioni di sicurezza sanitaria, si inviti ogni capo famiglia a guidare durante la cena o il pranzo pasquale una preghiera di benedizione nell’ambito di una breve celebrazione famigliare. Ogni parrocchia potrà fornire a chi lo desidera il testo della benedizione proposto dalla Diocesi e una boccetta di acqua benedetta per aspergere in quell’occasione persone ed ambienti.

La Pasqua della Chiesa eugubina con lo sguardo verso la normalità

È un lento ma graduale ritorno alla normalità - pur nella stretta osservanza di tutte le prescrizioni anti-Covid, quello che la Chiesa eugubina propone alle parrocchie della diocesi per la Settimana Santa. Tenendo ben presenti la nota della Congregazione vaticana per il Culto divino e i Sacramenti del 17 febbraio scorso e gli orientamenti della Conferenza episcopale italiana dei giorni seguenti, il vescovo di Gubbio monsignor Luciano Paolucci Bedini invita i fedeli a vivere i riti pasquali nella propria comunità, nel rispetto rigoroso e ben organizzato delle norme anti pandemia.
"Ai nostri fratelli e sorelle più fragili, invece - spiega il vescovo Luciano - va consigliato ancora di non esporsi al rischio del contagio favorendo la loro partecipazione alle celebrazioni presiedute dal Santo Padre e trasmesse attraverso i mezzi della comunicazione sociale. A tal proposito, in ossequio anche alle indicazioni Cei, non ritengo necessario predisporre ulteriori trasmissioni via social media o via televisione e radio delle nostre celebrazioni locali, neanche quelle del Vescovo, in modo da distinguere il tempo dell'emergenza che abbiamo vissuto lo scorso anno e quello attuale".
Proprio per adeguare la partecipazione alle celebrazioni nel rispetto delle prescrizioni anti contagio, la Chiesa eugubina ha messo a punto una serie di indicazioni per parroci e fedeli.
Nella Domenica delle Palme, i ramoscelli di ulivo non si possono distribuire, ma solo portare da casa, oppure disporre già sulle sedute e la loro benedizione dovrà avvenire con le persone ferme ai loro posti.
Per quanto riguarda i riti della Settimana Santa, la partecipazione a tutte le celebrazioni presiedute dal Vescovo in Cattedrale va prenotata attraverso un modulo apposito pubblicato sul sito web diocesano, all’indirizzo www.diocesigubbio.it/prenotazioni-settimana-santa.
Il Mercoledì Santo, alle ore 17, in Cattedrale sarà celebrata la messa crismale e il Giovedì alle ore 18.30 la messa nella cena del Signore, seguita dall’adorazione eucaristica fino alle ore 21.45. Nella celebrazione presieduta da monsignor Paolucci Bedini e nelle messe parrocchiali non si fa la lavanda dei piedi. Al termine della celebrazione il Santissimo Sacramento può essere esposto per favorire un tempo di adorazione. Nel rispetto delle norme per la pandemia e del coprifuoco vigente, la diocesi eugubina raccomanda di evitare lo spostamento tra le chiese (le cosiddette visite ai sepolcri) ma invita i fedeli a soffermarsi in preghiera solo nella propria parrocchia.
Tornando in Cattedrale per il Venerdì Santo, la celebrazione della Passione del Signore officiata dal Vescovo è fissata per le ore 15.30. Monsignor Paolucci Bedini ha chiesto a tutti i sacerdoti di inserire nell’azione liturgica celebrata nelle parrocchie un'intenzione di preghiera per tutti coloro che soffrono le conseguenze dell’attuale pandemia. L'atto di adorazione della Croce con il bacio può essere fatto solo dal presidente della celebrazione e non sono permesse processioni, Via Crucis e ogni altra tradizione della pietà popolare che preveda il coinvolgimento del popolo.
Cambia e si adatta ai tempi anche la Veglia pasquale del Sabato Santo che il vescovo Luciano raccomanda di celebrare in tutte le sue parti. L'orario raccomandato per un dignitoso svolgimento e il rispetto del coprifuoco è quello delle 19,30, che è l’ora fissata anche per la celebrazione in Cattedrale. Per la Domenica di Pasqua, nelle parrocchie potranno essere aggiunte una o più celebrazioni durante la giornata, per favorire una serena partecipazione di tutti i fedeli.
Infine, le indicazioni per la visita e la Benedizione delle famiglie.
"Si era pensato di poterla rinviare a dopo Pasqua, credendo di poterla vivere in tutta sicurezza -spiega il vescovo Luciano- ma vista la ancor grave situazione della pandemia che stiamo attraversando, non sarà possibile.
Con spirito di responsabilità e paziente partecipazione alla prudenza che ci è richiesta, possiamo immaginare sia possibile nei mesi successivi".

Celebrazioni presiedute dal vescovo Piemontese nella Cattedrale di Terni e nelle Concattedrali di Narni e Amelia

 

Una Settimana Santa, al tempo della pandemia Covid 19, celebrata con il popolo nelle parrocchie di appartenenza e in cattedrale, nella stretta osservanza di tutte le prescrizioni anti-Covid, segna un ritorno alla normalità della vita cristiana, dopo la Pasqua 2020 celebrata senza la presenza dei fedeli.

"Le sofferenze, i lutti e i disagi causati dal Coronavirus -ricorda il vescovo Piemontese- a noi stessi o nell’ambito delle nostre comunità e delle nostre famiglie rappresentano provocazioni e stimoli per la conversione, a cui ci invita Gesù in questo tempo.

Ognuno, reso attento alla propria storia, ha l’opportunità di intraprendere un cammino di riconciliazione e di misericordia nelle forme più consone alla propria sensibilità e ai propri bisogni".

Con la celebrazione della Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, hanno inizio le liturgie pasquali della Settimana Santa, durante la quale si fa il memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.

A Terni, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, domenica 28 marzo alle ore 11 il vescovo Giuseppe Piemontese presiederà la messa, che per evitare assembramenti di fedeli, sarà celebrata senza la tradizionale processione all’esterno della cattedrale. I ministri e i fedeli terranno nelle mani il ramo d'ulivo portato con sé; in nessun modo ci sarà consegna o scambio di rami. I ramoscelli saranno benedetti all’inizio della celebrazione.

 

Mercoledì 31 marzo alle ore 17 nella Cattedrale di Terni si terrà la solenne celebrazione della Messa Crismale, nella quale i presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali e vengono benedetti gli oli sacri: il sacro crisma, l'olio dei catecumeni e l'olio degli infermi, La celebrazione crismale rappresenta l'unione e la comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l'intera comunità ecclesiale.

La Messa Crismale proprio in questo spirito di comunione, nel rispetto della capienza della Cattedrale di Terni e delle norme anti Covid, vedrà la presenza dei sacerdoti della diocesi, dei diaconi, religiose e religiosi, cavalieri e dame del santo Sepolcro di Gerusalemme, un rappresentante di ogni consiglio pastorale parrocchiale, un rappresentante di movimenti e associazioni ecclesiali.

  

Il Triduo pasquale

Per la celebrazione del Triduo pasquale, secondo le disposizioni della Paschalis solemnitatis lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, che invita le piccole comunità religiose, sia clericali sia non clericali e le altre comunità laicali, a prendere parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori, nella Cattedrale di Terni, si uniranno i fedeli e sacerdoti della comunità pastorale Terni centro. Giovedì, venerdì e sabato ci sarà la celebrazione comunitaria delle letture e delle Lodi alle ore 8.30.

Giovedì 1 aprile alle ore 18.30 nella Cattedrale di Terni si terrà la celebrazione della messa in Coena Domini, in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena. Non ci sarà il tradizionale rito della lavanda dei piedi. Al termine della celebrazione il Santissimo Sacramento sarà esposto per favorire un tempo di adorazione.

Venerdì 2 aprile alle ore 18.30 nella Cattedrale di Terni il vescovo presiederà la celebrazione della Passione del Signore. L’atto di adorazione della Croce mediante il bacio è limitato al solo presidente della celebrazione.

Sabato 3 aprile alle ore 18.30 nella Cattedrale di Terni ci sarà la celebrazione della Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo, nel corso della quale sarà benedetto il fuoco nuovo e l’acqua del fonte battesimale.

Domenica 4 aprile, Pasqua di Resurrezione, il vescovo presiederà la celebrazione alle ore 11 nella Concattedrale di Narni e alle ore 18 nella Concattedrale di Amelia.

 

Tutte le celebrazioni della Settimana Santa nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook Diocesi di Terni-Narni-Amelia e sul canale Youtube della Diocesi TerniNarniAmelia.

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Questa settimana su La Voce: la Settimana Santa e tanto altro ancora https://www.lavoce.it/questa-settimana-su-la-voce-la-settimana-santa-e-tanto-altro-ancora/ Thu, 25 Mar 2021 18:54:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59688

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana con un focus sulla Settimana Santa, la situazione dei Cristiani in Terra Santa, le proposte di legge sulla famiglia in Consiglio regionale. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Verità e giustizia: semi da coltivare

di Paolo Bustaffa Nel giorno in cui, in tono minore ma non con minore intensità, si rincorrevano gli auguri per la “festa del papà”, apparivano sui media due volti: quello di un figlio il cui padre, docente universitario, era stato ucciso nel 2002 a Bologna dalle “nuove” Brigate Rosse e quella di un padre il cui figlio, poliziotto a Palermo, era stato ucciso del 1989 da Cosa Nostra. …

Focus

Da grandi, non vorranno figli...

di Assunta Morresi Un futuro senza figli: così si vede la maggioranza dei ventenni italiani. È il risultato di un sondaggio commissionato dalla Fondazione Donat Cattin nel trentesimo anniversario della morte dell’ex ministro. Di questi giovani il 31% si immagina a 40 anni coinvolto in un rapporto di coppia ma senza figli, mentre il 20% pensa che sarà single, dove l’uso della parola inglese maschera l’idea cupa della solitudine. Un risultato con cui avrebbe dovuto (…)

E i figli di coppie omosessuali?

di Pier Giorgio Lignani Una sentenza della Corte costituzionale del 9 marzo è tornata sul fronte delicato della maternità surrogata e genitorialità delle coppie omosessuali. La legge italiana ha fatto aperture giudicate eccessive da alcuni, ma mantiene divieti che invece altri Paesi hanno cancellato. Abbiamo il diritto di pensare che la nostra legge (…)

Nel giornale

Il Calvario di chi oggi è lì

Il Venerdì santo è il giorno della raccolta di offerte per i cristiani di Terra Santa. Una comunione in Gesù “di Nazareth” per aiutare anche in concreto tanti fratelli che affrontano situazioni difficili in Medio Oriente. Ce ne parla il “commissario” francescano padre Tondell

Famiglia

Prosegue il nostro dibattito sulle due proposte di legge regionale sulla famiglia, presentate dagli opposti schieramenti politici. Intervista a Paola Fioroni e Andrea Fora. Intanto parte l’anno speciale dedicato alla Amoris laetitia: eventi e voci dalla Chiesa che è in Umbria

Verso la Pasqua

Non solo “social”: quest’anno i sacri riti (con le dovute precauzioni) potranno essere vissuti in presenza

Covid e scuola

Si torna in classe! Sì, però, solo alcuni, a condizione che. La parola alla Regione, ma anche alle insegnanti

L'inserto

Cor unum

Dal Seminario, approfondimenti su temi del momento da parte del Rettore e degli studenti.(Leggilo nell'edizione digitale oppure sul sito del Seminario regionale)]]>

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana con un focus sulla Settimana Santa, la situazione dei Cristiani in Terra Santa, le proposte di legge sulla famiglia in Consiglio regionale. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Verità e giustizia: semi da coltivare

di Paolo Bustaffa Nel giorno in cui, in tono minore ma non con minore intensità, si rincorrevano gli auguri per la “festa del papà”, apparivano sui media due volti: quello di un figlio il cui padre, docente universitario, era stato ucciso nel 2002 a Bologna dalle “nuove” Brigate Rosse e quella di un padre il cui figlio, poliziotto a Palermo, era stato ucciso del 1989 da Cosa Nostra. …

Focus

Da grandi, non vorranno figli...

di Assunta Morresi Un futuro senza figli: così si vede la maggioranza dei ventenni italiani. È il risultato di un sondaggio commissionato dalla Fondazione Donat Cattin nel trentesimo anniversario della morte dell’ex ministro. Di questi giovani il 31% si immagina a 40 anni coinvolto in un rapporto di coppia ma senza figli, mentre il 20% pensa che sarà single, dove l’uso della parola inglese maschera l’idea cupa della solitudine. Un risultato con cui avrebbe dovuto (…)

E i figli di coppie omosessuali?

di Pier Giorgio Lignani Una sentenza della Corte costituzionale del 9 marzo è tornata sul fronte delicato della maternità surrogata e genitorialità delle coppie omosessuali. La legge italiana ha fatto aperture giudicate eccessive da alcuni, ma mantiene divieti che invece altri Paesi hanno cancellato. Abbiamo il diritto di pensare che la nostra legge (…)

Nel giornale

Il Calvario di chi oggi è lì

Il Venerdì santo è il giorno della raccolta di offerte per i cristiani di Terra Santa. Una comunione in Gesù “di Nazareth” per aiutare anche in concreto tanti fratelli che affrontano situazioni difficili in Medio Oriente. Ce ne parla il “commissario” francescano padre Tondell

Famiglia

Prosegue il nostro dibattito sulle due proposte di legge regionale sulla famiglia, presentate dagli opposti schieramenti politici. Intervista a Paola Fioroni e Andrea Fora. Intanto parte l’anno speciale dedicato alla Amoris laetitia: eventi e voci dalla Chiesa che è in Umbria

Verso la Pasqua

Non solo “social”: quest’anno i sacri riti (con le dovute precauzioni) potranno essere vissuti in presenza

Covid e scuola

Si torna in classe! Sì, però, solo alcuni, a condizione che. La parola alla Regione, ma anche alle insegnanti

L'inserto

Cor unum

Dal Seminario, approfondimenti su temi del momento da parte del Rettore e degli studenti.(Leggilo nell'edizione digitale oppure sul sito del Seminario regionale)]]>
Settimana Santa con il Papa, in diretta su Tv2000 https://www.lavoce.it/settimana-santa-con-il-papa-in-diretta-su-tv2000/ Thu, 25 Mar 2021 17:43:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59645

Per questi giorni di pasqua, da domenica 28 marzo a lunedì 5 aprile, Tv2000 (canale 28 e 157 Sky) ha cambiato il solito palinsenso con una programmazione speciale dedicata alla Pasqua e alla Settimana Santa con i suoi Riti  ai quali la Cei invita chi può a partecipare “in presenza”, nella propria parrocchia o diocesi.

In diretta con Papa Francesco

L’emittente della Cei, in collaborazione con Vatican Media, trasmette le dirette con Papa Francesco:
  • domenica 28 marzo alle ore 10.30 la Santa Messa delle Palme e alle 12 la recita dell’Angelus;
  • giovedì 1 aprile alle ore 10 la Messa del Crisma;
  • venerdì 2 alle ore 18 in diretta la celebrazione della Passione e alle 21 la Via Crucis da piazza San Pietro;
  • sabato 3 alle ore 19.30 in diretta dalla Basilica vaticana la Veglia pasquale;
  • domenica 4 alle ore 10 la Santa Messa di Pasqua seguita dalla benedizione ‘Urbi et Orbi’;
  • lunedì 5 aprile alle ore 12 la recita della preghiera Regina Coeli dalla Biblioteca del palazzo Apostolico.

La programmazione speciale di Tv2000

Dedicata alla Settimana Santa la programmazione prevede anche:
  • giovedì 1 aprile la Messa in Coena Domini, celebrata alle ore 18 nella Basilica Vaticana;
  • la Veglia di preghiera ‘Con Gesù nell’orto degli ulivi’ alle ore 20 dalla Basilica del Getsemani.
  • Venerdì 2 aprile alle ore 11 la Via Crucis dalla Scala Santa a Roma.
  • Sabato 3 aprile alle ore 13.50 la celebrazione Mariana da Lourdes ‘I sette dolori di Maria’, e alle ore 17 da Torino l’Ostensione straordinaria della Sindone accompagnata dalla preghiera dell’arcivescovo di Torino e custode pontifico del Telo, mons. Cesare Nosiglia.

Scelte a tema anche per i film:

  • La Bibbia’ la serie di Roma Downey e Mark Burnet, a partire da lunedì 29 marzo ore 21.10;
  • L’inchiesta’ di Giulio Base in onda martedì 30 marzo alle ore 21.10 e sabato 3 aprile alle ore 8.30;
  • ‘Gesù di Nazareth’ di Franco Zeffirelli, in quattro puntate da giovedì 1 aprile a domenica 4 alle ore 12.15 e in prima serata.

...e per i documentari

  • Pasque’ di Alessandra Buzzetti, in onda giovedì 1 aprile ore 8.40 e sabato 3 ore 8;
  • La pittura più bella del mondo’ dedicato alla ‘Resurrezione’ del pittore Piero della Francesca, giovedì 1 ore 16.25;
  • Aeterna. Itinerari di preghiera per le strade di Roma’, sabato 3 aprile ore 23;
  • Giovanni Paolo II. Una storia insieme’, in onda domenica 4 aprile alle ore 23.20.
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Per questi giorni di pasqua, da domenica 28 marzo a lunedì 5 aprile, Tv2000 (canale 28 e 157 Sky) ha cambiato il solito palinsenso con una programmazione speciale dedicata alla Pasqua e alla Settimana Santa con i suoi Riti  ai quali la Cei invita chi può a partecipare “in presenza”, nella propria parrocchia o diocesi.

In diretta con Papa Francesco

L’emittente della Cei, in collaborazione con Vatican Media, trasmette le dirette con Papa Francesco:
  • domenica 28 marzo alle ore 10.30 la Santa Messa delle Palme e alle 12 la recita dell’Angelus;
  • giovedì 1 aprile alle ore 10 la Messa del Crisma;
  • venerdì 2 alle ore 18 in diretta la celebrazione della Passione e alle 21 la Via Crucis da piazza San Pietro;
  • sabato 3 alle ore 19.30 in diretta dalla Basilica vaticana la Veglia pasquale;
  • domenica 4 alle ore 10 la Santa Messa di Pasqua seguita dalla benedizione ‘Urbi et Orbi’;
  • lunedì 5 aprile alle ore 12 la recita della preghiera Regina Coeli dalla Biblioteca del palazzo Apostolico.

La programmazione speciale di Tv2000

Dedicata alla Settimana Santa la programmazione prevede anche:
  • giovedì 1 aprile la Messa in Coena Domini, celebrata alle ore 18 nella Basilica Vaticana;
  • la Veglia di preghiera ‘Con Gesù nell’orto degli ulivi’ alle ore 20 dalla Basilica del Getsemani.
  • Venerdì 2 aprile alle ore 11 la Via Crucis dalla Scala Santa a Roma.
  • Sabato 3 aprile alle ore 13.50 la celebrazione Mariana da Lourdes ‘I sette dolori di Maria’, e alle ore 17 da Torino l’Ostensione straordinaria della Sindone accompagnata dalla preghiera dell’arcivescovo di Torino e custode pontifico del Telo, mons. Cesare Nosiglia.

Scelte a tema anche per i film:

  • La Bibbia’ la serie di Roma Downey e Mark Burnet, a partire da lunedì 29 marzo ore 21.10;
  • L’inchiesta’ di Giulio Base in onda martedì 30 marzo alle ore 21.10 e sabato 3 aprile alle ore 8.30;
  • ‘Gesù di Nazareth’ di Franco Zeffirelli, in quattro puntate da giovedì 1 aprile a domenica 4 alle ore 12.15 e in prima serata.

...e per i documentari

  • Pasque’ di Alessandra Buzzetti, in onda giovedì 1 aprile ore 8.40 e sabato 3 ore 8;
  • La pittura più bella del mondo’ dedicato alla ‘Resurrezione’ del pittore Piero della Francesca, giovedì 1 ore 16.25;
  • Aeterna. Itinerari di preghiera per le strade di Roma’, sabato 3 aprile ore 23;
  • Giovanni Paolo II. Una storia insieme’, in onda domenica 4 aprile alle ore 23.20.
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Settimana Santa. Quest’anno si celebra “in presenza” https://www.lavoce.it/settimana-santa-questanno-si-celebra-in-presenza/ Thu, 25 Mar 2021 15:25:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59648

La Settimana Santa di questo aprile 2021 ancora in piena pandemia si potrà celebrare con partecipazione di popolo. È questa è la grande novità rispetto a quanto accadde nel 2020, quando ad inizio pandemia non si è potuto celebrare in presenza i riti della Domenica delle palme e del Triduo pasquale.

Le indicazioni della Cei

I chiarimenti sono giunti dalla Conferenza episcopale italiana a seguito della Nota pubblicata dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, contenente le indicazioni per la celebrazione della Settimana santa in tempo di pandemia. Anche la Cei ha redatto alcuni orientamenti per la Pasqua 2021 seguendo le indicazioni contenute nel Protocollo stipulato con il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell’Interno il 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico. Dunque, dopo il 2020 nel quale la Pasqua è stata celebrata ‘a porte chiuse’, ora le parrocchie possono tornare a viverla in comunità.

Cei. Settimana Santa, celebrazioni: meglio “in presenza”

A questo proposito gli orientamenti, anzitutto, sottolineano l’importanza di partecipare alle celebrazioni in presenza e “solo dove strettamente necessario – recitano le indicazioni - o realmente utile, si favorisca l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse”, raccomandando “che l’eventuale ripresa in streaming delle celebrazioni sia in diretta e mai in differita, e venga particolarmente curata nel rispetto della dignità del rito liturgico”.

Per chi non può, c'è il Papa su TV2000

Per questo scopo Tv2000 e il circuito radiofonico InBlu2000 copriranno le celebrazioni presiedute da Papa Francesco, come anche alcune diocesi umbre si stanno organizzando per trasmettere attraverso i propri social media i riti presieduti dai vescovi.

Le indicazioni Cei, giorno per giorno

Nello specifico, poi, gli orientamenti Cei suggeriscono che per la Domenica della palme “la commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata con la seconda forma prevista dal Messale romano”, o anche con la terza forma, evitando così assembramenti da parte dei fedeli. Per la Messa crismale, celebrata o la mattina del Giovedì Santo o la sera del mercoledì, non ci sono particolari indicazioni, se non la possibilità di posticiparla ad altra data qualora fosse impossibile la presenza di una significativa rappresentanza di ministri ordinati e di fedeli. Il Giovedì santo nella messa della “Cena del Signore”, invece, deve essere omessa la lavanda dei piedi, ma “al termine della celebrazione il Santissimo Sacramento potrà essere portato, come previsto dal rito, nel luogo della reposizione in una cappella della chiesa dove ci si potrà fermare in adorazione, nel rispetto delle norme per la pandemia, dell’eventuale coprifuoco ed evitando lo spostamento tra chiese al di là della propria parrocchia”. Gli orientamenti per l’episcopato italiano continuano poi con la celebrazione della Passione nel Venerdì santo, nella quale, al momento della preghiera universale, deve essere inserita una particolare orazione per chi si trova in situazione di smarrimento, per i malati e per i defunti, mentre “l’atto di adorazione della croce mediante il bacio sia limitato al solo presidente della celebrazione”. Infine, le indicazioni affermano che la Veglia pasquale “potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito, in orario compatibile con l’eventuale coprifuoco”. Nel concludere gli orientamenti, la Presidenza della Cei ha quindi dato mandato ai vescovi diocesani di fornire loro stessi le indicazioni in merito alle manifestazioni di pietà popolare legate alla settimana che precede la Pasqua. Si ricorda, infine, che nel sito www.unitinellasperanza.it è possibile reperire una ricca serie di sussidi per l’animazione liturgico-pastorale, prodotta dall’Ufficio liturgico della Cei e dalle varie diocesi.]]>

La Settimana Santa di questo aprile 2021 ancora in piena pandemia si potrà celebrare con partecipazione di popolo. È questa è la grande novità rispetto a quanto accadde nel 2020, quando ad inizio pandemia non si è potuto celebrare in presenza i riti della Domenica delle palme e del Triduo pasquale.

Le indicazioni della Cei

I chiarimenti sono giunti dalla Conferenza episcopale italiana a seguito della Nota pubblicata dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, contenente le indicazioni per la celebrazione della Settimana santa in tempo di pandemia. Anche la Cei ha redatto alcuni orientamenti per la Pasqua 2021 seguendo le indicazioni contenute nel Protocollo stipulato con il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell’Interno il 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico. Dunque, dopo il 2020 nel quale la Pasqua è stata celebrata ‘a porte chiuse’, ora le parrocchie possono tornare a viverla in comunità.

Cei. Settimana Santa, celebrazioni: meglio “in presenza”

A questo proposito gli orientamenti, anzitutto, sottolineano l’importanza di partecipare alle celebrazioni in presenza e “solo dove strettamente necessario – recitano le indicazioni - o realmente utile, si favorisca l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse”, raccomandando “che l’eventuale ripresa in streaming delle celebrazioni sia in diretta e mai in differita, e venga particolarmente curata nel rispetto della dignità del rito liturgico”.

Per chi non può, c'è il Papa su TV2000

Per questo scopo Tv2000 e il circuito radiofonico InBlu2000 copriranno le celebrazioni presiedute da Papa Francesco, come anche alcune diocesi umbre si stanno organizzando per trasmettere attraverso i propri social media i riti presieduti dai vescovi.

Le indicazioni Cei, giorno per giorno

Nello specifico, poi, gli orientamenti Cei suggeriscono che per la Domenica della palme “la commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata con la seconda forma prevista dal Messale romano”, o anche con la terza forma, evitando così assembramenti da parte dei fedeli. Per la Messa crismale, celebrata o la mattina del Giovedì Santo o la sera del mercoledì, non ci sono particolari indicazioni, se non la possibilità di posticiparla ad altra data qualora fosse impossibile la presenza di una significativa rappresentanza di ministri ordinati e di fedeli. Il Giovedì santo nella messa della “Cena del Signore”, invece, deve essere omessa la lavanda dei piedi, ma “al termine della celebrazione il Santissimo Sacramento potrà essere portato, come previsto dal rito, nel luogo della reposizione in una cappella della chiesa dove ci si potrà fermare in adorazione, nel rispetto delle norme per la pandemia, dell’eventuale coprifuoco ed evitando lo spostamento tra chiese al di là della propria parrocchia”. Gli orientamenti per l’episcopato italiano continuano poi con la celebrazione della Passione nel Venerdì santo, nella quale, al momento della preghiera universale, deve essere inserita una particolare orazione per chi si trova in situazione di smarrimento, per i malati e per i defunti, mentre “l’atto di adorazione della croce mediante il bacio sia limitato al solo presidente della celebrazione”. Infine, le indicazioni affermano che la Veglia pasquale “potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito, in orario compatibile con l’eventuale coprifuoco”. Nel concludere gli orientamenti, la Presidenza della Cei ha quindi dato mandato ai vescovi diocesani di fornire loro stessi le indicazioni in merito alle manifestazioni di pietà popolare legate alla settimana che precede la Pasqua. Si ricorda, infine, che nel sito www.unitinellasperanza.it è possibile reperire una ricca serie di sussidi per l’animazione liturgico-pastorale, prodotta dall’Ufficio liturgico della Cei e dalle varie diocesi.]]>
VIDEO-Sabato Santo. Il cuore resta in silenziosa attesa https://www.lavoce.it/sabato-santo-il-giorno-del-silenzio/ Wed, 08 Apr 2020 07:00:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56727 logo rubrica domande sulla liturgia

Il giorno del grande silenzio: il Sabato santo

Il Triduo pasquale si conclude con i vespri nella Domenica di risurrezione, ma tra la celebrazione della Passione del Signore nel Venerdì santo e la Veglia pasquale della notte, seguita dalle messe nella domenica di Pasqua, c’è un giorno da noi occidentali poco considerato, che è il giorno del grande silenzio: il Sabato santo. Il Messale romano stringatamente dice:

“Il Sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, astenendosi dal celebrare il sacrificio della messa (la mensa resta senza tovaglia e ornamenti) fino alla solenne Veglia o attesa notturna della risurrezione” (p. 160).

Effettivamente di questa assenza di celebrazioni ce ne accorgiamo, anche se il posto del silenzio celebrativo è stato sostituito in molti luoghi dalla tradizionale benedizione dei cibi. Non ci accorgiamo del senso profondo di questo silenzio, di questa “assenza” che fa rivivere in qualche maniera l’attesa speranzosa degli apostoli tra la morte del Signore e la sua risurrezione.

Il senso dell’attesa silenziosa

Fu Pio XII a restituire al Sabato santo, con la promozione di una riforma liturgica, il senso dell’attesa silenziosa presso il sepolcro. Per coglierne quindi questo senso che spesso ci sfugge, di un silenzio sì ma non un silenzio vuoto, propongo uno stralcio di un’antica omelia sul Sabato santo che la Chiesa offre alla meditazione nell’ufficio delle letture proprio in questo giorno. “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi”.

Silenzio liturgico: attesa nella quale Cristo agisce

Nel silenzio liturgico viene espresso dunque l’attesa nella quale Cristo agisce. Egli si immerge negli inferi per scuotere l’umanità, “prendendola per mano”, come afferma l’antica omelia, dicendo: “Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà”. C’è una bellissima icona orientale, quella della Discesa agli inferi, in cui Cristo scende spalancando le porte degli inferi ed entra lì come vivente, stendendo le mani verso un uomo e una donna afferrandoli per il polso: sono Adamo ed Eva che, seguiti da una moltitudine di persone, sono sottratti dalla morte per essere condotti al Padre. Ecco dunque attraverso queste due immagini, una letteraria e una pittorica, il senso profondo di questo nostro silenzio. La tradizione bizantina, invece, dà un ulteriore - e a mio avviso, prezioso - significato a questo Sabato. Infatti nelle Chiese d’Oriente in quel giorno si contempla anche la Madre di Dio contando i suoi encomi funebri. Perché lei è la prima che resta in attesa, la prima che ha seguito il Signore, la prima a soffrirne per la morte. Dunque queste due prospettive, che non si escludono anzi, possono indicarci lo spirito con cui vivere il Sabato santo: l’attesa dolorosa ma allo stesso trepidante presso il Sepolcro, quando il cuore della Madre sa che il dolore della morte è sconfitto dalla Vita. Don Francesco Verzini https://www.youtube.com/watch?v=_APTa742j1Q]]>
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Il giorno del grande silenzio: il Sabato santo

Il Triduo pasquale si conclude con i vespri nella Domenica di risurrezione, ma tra la celebrazione della Passione del Signore nel Venerdì santo e la Veglia pasquale della notte, seguita dalle messe nella domenica di Pasqua, c’è un giorno da noi occidentali poco considerato, che è il giorno del grande silenzio: il Sabato santo. Il Messale romano stringatamente dice:

“Il Sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, astenendosi dal celebrare il sacrificio della messa (la mensa resta senza tovaglia e ornamenti) fino alla solenne Veglia o attesa notturna della risurrezione” (p. 160).

Effettivamente di questa assenza di celebrazioni ce ne accorgiamo, anche se il posto del silenzio celebrativo è stato sostituito in molti luoghi dalla tradizionale benedizione dei cibi. Non ci accorgiamo del senso profondo di questo silenzio, di questa “assenza” che fa rivivere in qualche maniera l’attesa speranzosa degli apostoli tra la morte del Signore e la sua risurrezione.

Il senso dell’attesa silenziosa

Fu Pio XII a restituire al Sabato santo, con la promozione di una riforma liturgica, il senso dell’attesa silenziosa presso il sepolcro. Per coglierne quindi questo senso che spesso ci sfugge, di un silenzio sì ma non un silenzio vuoto, propongo uno stralcio di un’antica omelia sul Sabato santo che la Chiesa offre alla meditazione nell’ufficio delle letture proprio in questo giorno. “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi”.

Silenzio liturgico: attesa nella quale Cristo agisce

Nel silenzio liturgico viene espresso dunque l’attesa nella quale Cristo agisce. Egli si immerge negli inferi per scuotere l’umanità, “prendendola per mano”, come afferma l’antica omelia, dicendo: “Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà”. C’è una bellissima icona orientale, quella della Discesa agli inferi, in cui Cristo scende spalancando le porte degli inferi ed entra lì come vivente, stendendo le mani verso un uomo e una donna afferrandoli per il polso: sono Adamo ed Eva che, seguiti da una moltitudine di persone, sono sottratti dalla morte per essere condotti al Padre. Ecco dunque attraverso queste due immagini, una letteraria e una pittorica, il senso profondo di questo nostro silenzio. La tradizione bizantina, invece, dà un ulteriore - e a mio avviso, prezioso - significato a questo Sabato. Infatti nelle Chiese d’Oriente in quel giorno si contempla anche la Madre di Dio contando i suoi encomi funebri. Perché lei è la prima che resta in attesa, la prima che ha seguito il Signore, la prima a soffrirne per la morte. Dunque queste due prospettive, che non si escludono anzi, possono indicarci lo spirito con cui vivere il Sabato santo: l’attesa dolorosa ma allo stesso trepidante presso il Sepolcro, quando il cuore della Madre sa che il dolore della morte è sconfitto dalla Vita. Don Francesco Verzini https://www.youtube.com/watch?v=_APTa742j1Q]]>