Seminario regionale umbro Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/seminario-regionale/ Settimanale di informazione regionale Thu, 07 Nov 2024 13:43:07 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Seminario regionale umbro Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/seminario-regionale/ 32 32 Stati generali delle Commissioni pastorali regionali: temi e percorsi https://www.lavoce.it/stati-generali-delle-commissioni-pastorali-regionali-temi-e-percorsi/ https://www.lavoce.it/stati-generali-delle-commissioni-pastorali-regionali-temi-e-percorsi/#respond Thu, 07 Nov 2024 13:43:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78449 Veduta dall'alto del Seminario regionale umbro immerso nella vegetazione, sullo sfondo Assisi

Un’altra pagina del cammino pastorale delle otto chiese sorelle della Regione ecclesiastica umbra si scrive in questa settimana ricca di eventi particolarmente simbolici.

Stati generali delle Commissioni pastorali regionali

A pochi giorni dalla celebrazione per i cento anni dalla dedicazione della cappella interna del Seminario regionale “Pio XI” ad Assisi, dove hanno pregato e pregano generazioni di futuri presbiteri, nella stessa aula liturgica il 9 novembre i delegati diocesani invocheranno il dono dello Spirito santo per vivere con sapienza e profezia gli “stati generali” delle Commissioni pastorali regionali.

Conoscere la situazione pastorale delle comunità cristiane

Nei giorni in cui Papa Francesco consegna la sua quarta enciclica Dilexit nos, ispirata al Sacro Cuore di Gesù, sotto lo sguardo ieratico e dolce del Cristo glorioso che domina sulla tela del presbiterio della cappella del Seminario, la Chiesa umbra si raduna per ascoltare il polso della situazione pastorale delle comunità cristiane e provare a lanciare il cuore oltre gli ostacoli della complessità contemporanea. Si proverà, infatti, a parlare con coraggio soprattutto di priorità e di futuro, selezionando tra le numerose traiettorie descritte dai Lineamenti sinodali.

A Roma l'assemblea del cammino sinodale delle Chiese

Un futuro prossimo e un futuro remoto: prossimo è l’impegno di portare il contributo delle nostre Chiese all’imminente prima Assemblea del Cammino sinodale delle Chiese in Italia che si celebrerà presso la basilica di San Paolo fuori le mura in Roma dal 15 al 17 novembre. I delegati diocesani potranno raccogliere dalle voci degli operatori delle nostre otto Chiese le principali istanze, i più importanti desideri, le proposte prioritarie da condividere a livello nazionale.

Individuare i passi futuri per il rinnovamento pastorale

Nel futuro remoto c’è il lavoro per individuare i passi concreti da indicare e da compiere per raggiungere alcuni obiettivi realistici e strategici per il rinnovamento pastorale delle nostre comunità. Un primo passo essenziale e fondamentale è perseverare nel facilitare e favorire le relazioni e la fraternità. Una convergenza assoluta si riscontra nel dover puntare con decisione sul cuore di ogni altra iniziativa: la comunione e la comunicazione.

Perché gli Stati generali delle Commissioni pastorali

Gli “stati generali” non hanno nessuna pretesa di produrre alcun documento o testo, ma l’esigenza impellente di documentare l’intensificarsi delle relazioni pastorali e mettere testa a nuovi stili di collaborazione. Sono un punto e un ponte: sono una linea di partenza per nuove buone prassi e vogliono fare da passerella alla futura Assemblea regionale.

Giubileo 2025 e VIII Centenario francescano

Gli “stati generali” sono anche un trampolino per il futuro Giubileo 2025 e un laboratorio per l’ottavo Centenario francescano. Si parlerà infatti anche delle iniziative e dei progetti in cantiere per questi due anni di grazia che vedranno l’Umbria avamposto e meta dei “pellegrini di Speranza”. Come scrive Papa Francesco nella bolla Spes non confundit (al n. 9): “Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere”. Gli “stati generali” provano a condividere questa visione e a tenere vivo l’entusiasmo dei cristiani con la gioia del Vangelo.

Don Giovanni Zampa Coordinatore segreteria pastorale regionale Ceu

I due quesiti su cui si confronteranno ad Assisi i delegati regionali

Nella mattinata di sabato 9 novembre, gli “stati generali” si riuniscono al Seminario regionale di Assisi. Alla luce dei Lineamenti del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, ecco i due quesiti su cui si confronteranno i delegati delle Commissioni pastorali regionali:

1) tra le proposte, prospettive e iniziative emerse nei Lineamenti quali sono prioritarie e più urgenti da porre all’attenzione dei nostri Vescovi e delle nostre Chiese locali e da realizzare nelle nostre diocesi e nella nostra regione? Perché?

2) quali passi concreti compiere, quali processi praticabili attivare, quali tappe realistiche individuare per raggiungere fattivamente queste priorità?

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Veduta dall'alto del Seminario regionale umbro immerso nella vegetazione, sullo sfondo Assisi

Un’altra pagina del cammino pastorale delle otto chiese sorelle della Regione ecclesiastica umbra si scrive in questa settimana ricca di eventi particolarmente simbolici.

Stati generali delle Commissioni pastorali regionali

A pochi giorni dalla celebrazione per i cento anni dalla dedicazione della cappella interna del Seminario regionale “Pio XI” ad Assisi, dove hanno pregato e pregano generazioni di futuri presbiteri, nella stessa aula liturgica il 9 novembre i delegati diocesani invocheranno il dono dello Spirito santo per vivere con sapienza e profezia gli “stati generali” delle Commissioni pastorali regionali.

Conoscere la situazione pastorale delle comunità cristiane

Nei giorni in cui Papa Francesco consegna la sua quarta enciclica Dilexit nos, ispirata al Sacro Cuore di Gesù, sotto lo sguardo ieratico e dolce del Cristo glorioso che domina sulla tela del presbiterio della cappella del Seminario, la Chiesa umbra si raduna per ascoltare il polso della situazione pastorale delle comunità cristiane e provare a lanciare il cuore oltre gli ostacoli della complessità contemporanea. Si proverà, infatti, a parlare con coraggio soprattutto di priorità e di futuro, selezionando tra le numerose traiettorie descritte dai Lineamenti sinodali.

A Roma l'assemblea del cammino sinodale delle Chiese

Un futuro prossimo e un futuro remoto: prossimo è l’impegno di portare il contributo delle nostre Chiese all’imminente prima Assemblea del Cammino sinodale delle Chiese in Italia che si celebrerà presso la basilica di San Paolo fuori le mura in Roma dal 15 al 17 novembre. I delegati diocesani potranno raccogliere dalle voci degli operatori delle nostre otto Chiese le principali istanze, i più importanti desideri, le proposte prioritarie da condividere a livello nazionale.

Individuare i passi futuri per il rinnovamento pastorale

Nel futuro remoto c’è il lavoro per individuare i passi concreti da indicare e da compiere per raggiungere alcuni obiettivi realistici e strategici per il rinnovamento pastorale delle nostre comunità. Un primo passo essenziale e fondamentale è perseverare nel facilitare e favorire le relazioni e la fraternità. Una convergenza assoluta si riscontra nel dover puntare con decisione sul cuore di ogni altra iniziativa: la comunione e la comunicazione.

Perché gli Stati generali delle Commissioni pastorali

Gli “stati generali” non hanno nessuna pretesa di produrre alcun documento o testo, ma l’esigenza impellente di documentare l’intensificarsi delle relazioni pastorali e mettere testa a nuovi stili di collaborazione. Sono un punto e un ponte: sono una linea di partenza per nuove buone prassi e vogliono fare da passerella alla futura Assemblea regionale.

Giubileo 2025 e VIII Centenario francescano

Gli “stati generali” sono anche un trampolino per il futuro Giubileo 2025 e un laboratorio per l’ottavo Centenario francescano. Si parlerà infatti anche delle iniziative e dei progetti in cantiere per questi due anni di grazia che vedranno l’Umbria avamposto e meta dei “pellegrini di Speranza”. Come scrive Papa Francesco nella bolla Spes non confundit (al n. 9): “Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere”. Gli “stati generali” provano a condividere questa visione e a tenere vivo l’entusiasmo dei cristiani con la gioia del Vangelo.

Don Giovanni Zampa Coordinatore segreteria pastorale regionale Ceu

I due quesiti su cui si confronteranno ad Assisi i delegati regionali

Nella mattinata di sabato 9 novembre, gli “stati generali” si riuniscono al Seminario regionale di Assisi. Alla luce dei Lineamenti del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, ecco i due quesiti su cui si confronteranno i delegati delle Commissioni pastorali regionali:

1) tra le proposte, prospettive e iniziative emerse nei Lineamenti quali sono prioritarie e più urgenti da porre all’attenzione dei nostri Vescovi e delle nostre Chiese locali e da realizzare nelle nostre diocesi e nella nostra regione? Perché?

2) quali passi concreti compiere, quali processi praticabili attivare, quali tappe realistiche individuare per raggiungere fattivamente queste priorità?

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Giornata di fraternità del Clero umbro al Pontificio Seminario Regionale ‘Pio XI’ https://www.lavoce.it/giornata-di-fraternita-del-clero-umbro-al-pontificio-seminario-regionale-pio-xi/ https://www.lavoce.it/giornata-di-fraternita-del-clero-umbro-al-pontificio-seminario-regionale-pio-xi/#respond Thu, 19 Oct 2023 13:44:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73724 giornata di fraternità clero umbro

"Ritrovarsi al Seminario regionale per i preti umbri è come un tornare a casa, perché qui ognuno di loro ha vissuto gli anni belli e impegnativi della formazione. Oggi ci siamo ritrovati e abbiamo sentito che nell’esercizio del ministero l’abuso di potere non è un pericolo lontano anni luce, ma si nasconde dentro le pieghe dell’esercizio del ministero stesso quando non lo si esercita, quando non si prendono le decisioni che devono essere adottate, perché si ha paura di perdere consenso". Lo ha evidenziato monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi e delegato della Conferenza Episcopale Umbra per l’Area pastorale Clero e vita consacrata, alla Giornata di fraternità del Clero umbro tenutasi giovedì 19 ottobre, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, promossa dalla stessa Ceu.

No alla tattica delle pacche sulle spalle

"La paura di perdere consenso -ha commentato monsignor Sigismondi- è una forma di abuso di potere, perché si offende il servizio che si è ricevuto per grazia e allo stesso tempo, con la tattica delle pacche sulle spalle, si tira avanti. Non si guida così la Chiesa, ma lo si fa guardando negli occhi e parlando a viso aperto".

I partecipanti e il relatore della Giornata di fraternità

Alla Giornata regionale del Clero hanno partecipato più di duecento sacerdoti e diaconi permanenti insieme ai vescovi delle otto diocesi della regione, che hanno salutato con un caloroso lungo applauso il neo rettore del Seminario Umbro, don Francesco Verzini, del Clero di Perugia-Città della Pieve. L’occasione è stata anche quella di dare il benvenuto, nella comunità del Seminario regionale, a monsignor Domenico Cancian, vescovo emerito di Città di Castello, quale nuovo padre spirituale. Relatore dell’incontro, caratterizzato anche da un interessante e proficuo dibattito tra i convenuti e dalla adorazione eucaristica, è stato don Giuseppe Forlai, della Diocesi di Roma, attuale direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore.

Aiutare le persone a fare esperienza di Cristo

"L’abuso di potere -ha sottolineato don Forlai- ci dà l’illusione di non morire mai e in noi presbiteri nasce quando non riconosciamo più nella nostra vita la signoria di Dio, ossia, quando ci occupiamo delle cose di Dio ignorando Dio. Il germe dell’abuso di potere si alimenta quando non riusciamo a dominare la nostra interiorità e cerchiamo di mettere delle toppe esteriori, quando non riceviamo dai superiori la giusta gratitudine, quando qualcuno viene premiato anche se la comunità è consapevole che non ne è degno. O ancora, quando si è coscienti di situazioni gravi, che per quieto vivere non vengono affrontate, cioè quando per non scontentare nessuno non prendiamo decisioni impopolari e usiamo la bontà per non assumerci le nostre responsabilità. La nostra unica autorità è quella di aiutare le persone ad avere un rapporto autentico con Gesù Cristo, compiendo gesti evangelici che dimostrino la necessità di rinunciare per cambiare, di favorire l’unità pastorale e non polarizzarla come spesso invece avviene dando importanza o solo alla carità, o solo alla liturgia, o solo alla catechesi".

Un tempo per… Iniziative del Seminario per giovani e preti

Ai partecipanti alla Giornata di fraternità del Clero, è stato consegnato un pieghevole da diffondere nelle parrocchie sui prossimi appuntamenti in programma in Seminario. "Un’occasione -scrive il neo rettore don Francesco Verzini- per contribuire alla vita ecclesiale umbra e, al contempo, per crescere nella carità pastorale". Per i giovani: Esercizi spirituali, dal 2 al 5 gennaio 2024, predicati da monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio; la Settimana di fraternità con la comunità del Seminario, dal 15 al 19 aprile 2024. Per i sacerdoti: Conversazioni pastorali sui temi La spiritualità diocesana del prete, 13-14 novembre 2023, e Parrocchia e accompagnamento vocazionale, 16-16 gennaio 2024. Per informazioni e iscrizioni: rettore@seminarioumbro.it ; www.seminarioumbro.it ; telefono 075.813604.  ]]>
giornata di fraternità clero umbro

"Ritrovarsi al Seminario regionale per i preti umbri è come un tornare a casa, perché qui ognuno di loro ha vissuto gli anni belli e impegnativi della formazione. Oggi ci siamo ritrovati e abbiamo sentito che nell’esercizio del ministero l’abuso di potere non è un pericolo lontano anni luce, ma si nasconde dentro le pieghe dell’esercizio del ministero stesso quando non lo si esercita, quando non si prendono le decisioni che devono essere adottate, perché si ha paura di perdere consenso". Lo ha evidenziato monsignor Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi e delegato della Conferenza Episcopale Umbra per l’Area pastorale Clero e vita consacrata, alla Giornata di fraternità del Clero umbro tenutasi giovedì 19 ottobre, presso il Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, promossa dalla stessa Ceu.

No alla tattica delle pacche sulle spalle

"La paura di perdere consenso -ha commentato monsignor Sigismondi- è una forma di abuso di potere, perché si offende il servizio che si è ricevuto per grazia e allo stesso tempo, con la tattica delle pacche sulle spalle, si tira avanti. Non si guida così la Chiesa, ma lo si fa guardando negli occhi e parlando a viso aperto".

I partecipanti e il relatore della Giornata di fraternità

Alla Giornata regionale del Clero hanno partecipato più di duecento sacerdoti e diaconi permanenti insieme ai vescovi delle otto diocesi della regione, che hanno salutato con un caloroso lungo applauso il neo rettore del Seminario Umbro, don Francesco Verzini, del Clero di Perugia-Città della Pieve. L’occasione è stata anche quella di dare il benvenuto, nella comunità del Seminario regionale, a monsignor Domenico Cancian, vescovo emerito di Città di Castello, quale nuovo padre spirituale. Relatore dell’incontro, caratterizzato anche da un interessante e proficuo dibattito tra i convenuti e dalla adorazione eucaristica, è stato don Giuseppe Forlai, della Diocesi di Roma, attuale direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore.

Aiutare le persone a fare esperienza di Cristo

"L’abuso di potere -ha sottolineato don Forlai- ci dà l’illusione di non morire mai e in noi presbiteri nasce quando non riconosciamo più nella nostra vita la signoria di Dio, ossia, quando ci occupiamo delle cose di Dio ignorando Dio. Il germe dell’abuso di potere si alimenta quando non riusciamo a dominare la nostra interiorità e cerchiamo di mettere delle toppe esteriori, quando non riceviamo dai superiori la giusta gratitudine, quando qualcuno viene premiato anche se la comunità è consapevole che non ne è degno. O ancora, quando si è coscienti di situazioni gravi, che per quieto vivere non vengono affrontate, cioè quando per non scontentare nessuno non prendiamo decisioni impopolari e usiamo la bontà per non assumerci le nostre responsabilità. La nostra unica autorità è quella di aiutare le persone ad avere un rapporto autentico con Gesù Cristo, compiendo gesti evangelici che dimostrino la necessità di rinunciare per cambiare, di favorire l’unità pastorale e non polarizzarla come spesso invece avviene dando importanza o solo alla carità, o solo alla liturgia, o solo alla catechesi".

Un tempo per… Iniziative del Seminario per giovani e preti

Ai partecipanti alla Giornata di fraternità del Clero, è stato consegnato un pieghevole da diffondere nelle parrocchie sui prossimi appuntamenti in programma in Seminario. "Un’occasione -scrive il neo rettore don Francesco Verzini- per contribuire alla vita ecclesiale umbra e, al contempo, per crescere nella carità pastorale". Per i giovani: Esercizi spirituali, dal 2 al 5 gennaio 2024, predicati da monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio; la Settimana di fraternità con la comunità del Seminario, dal 15 al 19 aprile 2024. Per i sacerdoti: Conversazioni pastorali sui temi La spiritualità diocesana del prete, 13-14 novembre 2023, e Parrocchia e accompagnamento vocazionale, 16-16 gennaio 2024. Per informazioni e iscrizioni: rettore@seminarioumbro.it ; www.seminarioumbro.it ; telefono 075.813604.  ]]>
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Don Francesco Verzini nuovo rettore del Seminario regionale di Assisi https://www.lavoce.it/don-francesco-verzini-nuovo-rettore-del-seminario-regionale-di-assisi/ https://www.lavoce.it/don-francesco-verzini-nuovo-rettore-del-seminario-regionale-di-assisi/#respond Wed, 04 Oct 2023 10:26:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73499

Su proposta dei Vescovi umbri, il Dicastero per il Clero della Santa Sede ha nominato don Francesco Verzini, del Clero diocesano di Perugia-Città della Pieve, rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI di Assisi. Succede a monsignor Andrea Andreozzi nominato lo scorso maggio vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. A don Francesco, che già era vice rettore, i Vescovi umbri augurano un fecondo e gioioso ministero a servizio di quei giovani che si stanno formando per il ministero ordinato.

Biografia di don Francesco Verzini

[caption id="attachment_73500" align="alignleft" width="377"]don Francesco Verzini Don Francesco Verzini, neo rettore del Pontificio Seminario Umbro Pio XI di Assisi[/caption] Nato a Perugia il 9 agosto 1986 e ordinato sacerdote il 29 giugno 2012 nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia dall’allora arcivescovo Gualtiero Bassetti. Ha compiuto gli studi presso il Pontificio Seminario Umbro Pio XI ed ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto teologico di Assisi (Ita). Attualmente è iscritto all'Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina di Padova incorporato al Pontificio Ateneo Sant' Anselmo di Roma. È giornalista pubblicista dal 2020, collaborando con il quotidiano online In Terris e con il settimanale umbro La Voce. Dopo aver vissuto l’infanzia e la prima adolescenza in parrocchia, a diciotto anni di età, racconta don Verzini la sua chiamata al sacerdozio. "Ho iniziato -dice don Francesco- a cercare un po’ di trasgressione, vivendo così le stesse problematiche di tanti miei coetanei. Credevo di aver sbattuto fuori dalla mia vita quel Dio che consideravo un legislatore che emanava solo leggi…, ma paradossalmente il Signore si è fatto vivo proprio in quel caos… Tanti interrogativi invasero la mia testa, perché proprio io?, come fai a sciupare un dono tanto sofferto?, tra i tanti che nell’86 dovevano e potevano nascere, perché sono venuto alla luce nonostante secondo la medicina non dovevo esserci? e così via. Da qui si è fatto strada il desiderio di ridonare ciò che mi era stato donato, in modo totale". Tra gli impegni pastorali ricoperti da don Verzini nell’ultimo decennio, quelli di direttore dell’Ufficio diocesano liturgico, rettore del Seminario arcivescovile, membro della Commissione regionale per la Liturgia della Conferenza episcopale umbra, formatore per i candidati al Diaconato permanente, membro di diverse Commissioni diocesane tra cui quella agli Ordini Sacri, Catechistica, Arte e Beni Culturali, oltre a membro dei Consigli Presbiterale ed Episcopale diocesani, canonico della Cattedrale di San Lorenzo e cerimoniere arcivescovile, parroco moderatore delle parrocchie dell’Unità pastorale 20, co-direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, tutor diocesano del Progetto Policoro e presidente comitato regionale Anspi Umbria.

L'intervista de La Voce al nuovo rettore

https://youtu.be/jwc5M0quAwo]]>

Su proposta dei Vescovi umbri, il Dicastero per il Clero della Santa Sede ha nominato don Francesco Verzini, del Clero diocesano di Perugia-Città della Pieve, rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI di Assisi. Succede a monsignor Andrea Andreozzi nominato lo scorso maggio vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. A don Francesco, che già era vice rettore, i Vescovi umbri augurano un fecondo e gioioso ministero a servizio di quei giovani che si stanno formando per il ministero ordinato.

Biografia di don Francesco Verzini

[caption id="attachment_73500" align="alignleft" width="377"]don Francesco Verzini Don Francesco Verzini, neo rettore del Pontificio Seminario Umbro Pio XI di Assisi[/caption] Nato a Perugia il 9 agosto 1986 e ordinato sacerdote il 29 giugno 2012 nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia dall’allora arcivescovo Gualtiero Bassetti. Ha compiuto gli studi presso il Pontificio Seminario Umbro Pio XI ed ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto teologico di Assisi (Ita). Attualmente è iscritto all'Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina di Padova incorporato al Pontificio Ateneo Sant' Anselmo di Roma. È giornalista pubblicista dal 2020, collaborando con il quotidiano online In Terris e con il settimanale umbro La Voce. Dopo aver vissuto l’infanzia e la prima adolescenza in parrocchia, a diciotto anni di età, racconta don Verzini la sua chiamata al sacerdozio. "Ho iniziato -dice don Francesco- a cercare un po’ di trasgressione, vivendo così le stesse problematiche di tanti miei coetanei. Credevo di aver sbattuto fuori dalla mia vita quel Dio che consideravo un legislatore che emanava solo leggi…, ma paradossalmente il Signore si è fatto vivo proprio in quel caos… Tanti interrogativi invasero la mia testa, perché proprio io?, come fai a sciupare un dono tanto sofferto?, tra i tanti che nell’86 dovevano e potevano nascere, perché sono venuto alla luce nonostante secondo la medicina non dovevo esserci? e così via. Da qui si è fatto strada il desiderio di ridonare ciò che mi era stato donato, in modo totale". Tra gli impegni pastorali ricoperti da don Verzini nell’ultimo decennio, quelli di direttore dell’Ufficio diocesano liturgico, rettore del Seminario arcivescovile, membro della Commissione regionale per la Liturgia della Conferenza episcopale umbra, formatore per i candidati al Diaconato permanente, membro di diverse Commissioni diocesane tra cui quella agli Ordini Sacri, Catechistica, Arte e Beni Culturali, oltre a membro dei Consigli Presbiterale ed Episcopale diocesani, canonico della Cattedrale di San Lorenzo e cerimoniere arcivescovile, parroco moderatore delle parrocchie dell’Unità pastorale 20, co-direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, tutor diocesano del Progetto Policoro e presidente comitato regionale Anspi Umbria.

L'intervista de La Voce al nuovo rettore

https://youtu.be/jwc5M0quAwo]]>
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Il rettore del Seminario di Assisi, Andreozzi, nominato Vescovo di Fano https://www.lavoce.it/andreozzi-nuovo-vescovo-di-fano/ https://www.lavoce.it/andreozzi-nuovo-vescovo-di-fano/#comments Wed, 03 May 2023 11:05:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71302 don andrea andreozzi

Don Andrea Andreozzi, Rettore del Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, è stato nominato da Papa Francesco vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. L'annuncio è stato dato nella mattina di mercoledì 3 maggio dalla Sala Stampa Vaticana, dall'arcidiocesi di Fermo (la Chiesa di origine di Andreozzi) e dalla diocesi di Fano - Fossombrone - Pergola - Cagli, la comunità alla quale è stato destinato, a seguito della rinuncia presentata da monsignor Armando Trasarti. GUARDA IL VIDEO DELL'ANNUNCIO NELLA CATTEDRALE DI FERMO

Chi è don Andrea Andreozzi

Monsignor Andrea Andreozzi è nato il 25 agosto 1968 a Macerata. Dopo aver frequentato il Seminario Arcivescovile di Fermo e aver studiato Teologia presso l’Istituto Teologico Marchigiano, ha conseguito la Licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico e il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, svolgendo inoltre un semestre all’École Biblique di Gerusalemme. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 26 ottobre 1996 per l’Arcidiocesi di Fermo. Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di San Michele Arcangelo a Monte Urano (1996-2006); dal 1996, Docente all’Istituto Teologico Marchigiano e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose SS. Alessandro e Filippo di Fermo; Vicerettore al Collegio Capranica di Roma (2006-2007); dal 2007, Parroco di San Pio X in Porto Sant’Elpidio e Moderatore dell’Unità Pastorale, Vicedirettore del quindicinale diocesano La voce delle Marche. Dal 2014 è stato Direttore Spirituale nel Seminario di Fermo e dal 2020 è Rettore del Seminario Regionale Pio XI di Assisi.

Gratitudine dalla Conferenza episcopale umbra

"Accogliamo con gioia questa nomina - afferma monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) - Mentre esprimiamo ammirazione e viva gratitudine per il prezioso servizio svolto nella formazione dei candidati al presbiterato, accompagniamo in preghiera la nuova missione affidatagli dal Santo Padre e gli auguriamo un fecondo ministero episcopale".]]>
don andrea andreozzi

Don Andrea Andreozzi, Rettore del Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, è stato nominato da Papa Francesco vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. L'annuncio è stato dato nella mattina di mercoledì 3 maggio dalla Sala Stampa Vaticana, dall'arcidiocesi di Fermo (la Chiesa di origine di Andreozzi) e dalla diocesi di Fano - Fossombrone - Pergola - Cagli, la comunità alla quale è stato destinato, a seguito della rinuncia presentata da monsignor Armando Trasarti. GUARDA IL VIDEO DELL'ANNUNCIO NELLA CATTEDRALE DI FERMO

Chi è don Andrea Andreozzi

Monsignor Andrea Andreozzi è nato il 25 agosto 1968 a Macerata. Dopo aver frequentato il Seminario Arcivescovile di Fermo e aver studiato Teologia presso l’Istituto Teologico Marchigiano, ha conseguito la Licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico e il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, svolgendo inoltre un semestre all’École Biblique di Gerusalemme. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 26 ottobre 1996 per l’Arcidiocesi di Fermo. Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di San Michele Arcangelo a Monte Urano (1996-2006); dal 1996, Docente all’Istituto Teologico Marchigiano e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose SS. Alessandro e Filippo di Fermo; Vicerettore al Collegio Capranica di Roma (2006-2007); dal 2007, Parroco di San Pio X in Porto Sant’Elpidio e Moderatore dell’Unità Pastorale, Vicedirettore del quindicinale diocesano La voce delle Marche. Dal 2014 è stato Direttore Spirituale nel Seminario di Fermo e dal 2020 è Rettore del Seminario Regionale Pio XI di Assisi.

Gratitudine dalla Conferenza episcopale umbra

"Accogliamo con gioia questa nomina - afferma monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) - Mentre esprimiamo ammirazione e viva gratitudine per il prezioso servizio svolto nella formazione dei candidati al presbiterato, accompagniamo in preghiera la nuova missione affidatagli dal Santo Padre e gli auguriamo un fecondo ministero episcopale".]]>
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Giornata di santificazione sacerdotale presso il Pontificio Seminario di Assisi https://www.lavoce.it/giornata-di-santificazione-sacerdotale-presso-il-pontificio-seminario-di-assisi/ Thu, 09 Sep 2021 14:00:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62152 Giornata di santificazione sacerdotale

Si è svolta presso il Pontificio Seminario Umbro Pio XI di Assisi, giovedì 9 settembre, la Giornata di santificazione sacerdotale promossa dalla Conferenza episcopale umbra.

Circa duecento i presbiteri che si sono ritrovati insieme ai vescovi dell’Umbria per riflettere sul tema della vocazione, in particolare al ministero ordinato, guidati dal padre gesuita Jean-Paul Hernandez, teologo e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e la Facoltà di Storia e Beni Culturali dell’Università Gregoriana a Roma, noto per le sue trasmissioni su TV2000. C’erano i presbiteri ordinati di recente, quelli che diventeranno diaconi nei prossimi giorni e poi sacerdoti, membri di ordini religiosi, preti con settant' anni di Messa e seminaristi.

Testimonianze di vita che non fanno notizia

È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu monsignor Renato Boccardo ad avviare la Giornata di santificazione sacerdotale.

"Siamo qui per riflettere sul nostro sacerdozio e per ritrovare delle rinnovate motivazioni che ci fanno dire che essere prete è bello anche in un tempo difficile e contraddittorio come l’attuale. Il presbiterio dell’Umbria -ha detto- nell’ultimo periodo ha vissuto pagine dolorose, ma rendiamo anche grazie a Dio per le significative testimonianze di vita dei nostri preti, che però non fanno notizia".

L’Umbria non genera più preti

"La nostra Regione -ha proseguito monsignor Boccardo- è tra i fanalini di coda a livello nazionale per numero di seminaristi (ad oggi, nel quinquennio di studi, sono solo dodici). Dobbiamo chiederci: come mai questa terra ricca di santità non è più in grado di generare dei preti? Siamo tutti chiamati a fare un esame di coscienza e ad impegnarci con maggiore slancio nella pastorale vocazionale:

Dio, infatti, continua a chiamare al sacerdozio, ma è difficile per i giovani decifrare ciò e rispondere positivamente, soprattutto in questo tempo dove si è attratti dall’esteriorità e dalle sirene di una società sempre più secolarizzata. Una Chiesa che non genera tra i suoi figli risposte alla chiamata di Dio è in qualche modo malata.Tutti, sacerdoti, religiosi e laici, dobbiamo fare qualche cosa perché non si inaridisca in Umbria quella sorgente zampillante che l’ha resa nel tempo ricca di santi e di preti. Invito tutte le comunità cristiane a intensificare le preghiere per il dono di nuove vocazioni".

La vera gioia che viene dal Signore

 Il relatore padre Jean-Paul Hernandez ha incentrato il suo intervento commentando la parabola del Vangelo dell’uomo che trova un tesoro nel campo, lo nasconde, e va pieno di gioia per vendere tutto quello che ha e comprare quel campo.

"Questo andare pieni di gioia -ha spiegato il gesuita, rivolgendosi ai sacerdoti presenti- non è qualcosa di artificiale, di provocato, ma è la gioia che viene dal Signore, che noi dobbiamo riconoscere. Oggi ci siamo concentrati un po’ su questo aspetto fornendo alcuni strumenti della grande tradizione spirituale dei maestri del Medioevo, dei padri della Chiesa e di sant’Ignazio di Loyola, che ci permettono di capire ciò che succede dentro di noi, dentro il cuore dell’uomo e quale è la vera gioia che viene dal Signore. La via della mia vita è quella dove trovo la gioia, lì Cristo mi spinge, lì è la via di Dio".

L’Accompagnamento dei giovani nello scoprire la vocazione

Padre Hernandez, soffermandosi sul rapporto giovani-vocazione, ha evidenziato

"Dobbiamo aiutarli a scegliere la via dove incontrano maggiormente il Signore, quindi accompagnarli spiritualmente. Per ciascuno è qualche cosa di diverso, però l’importante è seguire ciò che sant’Ignazio chiama la consolazione spirituale, quel senso di avere incontrato Dio e che dà una gioia profonda".

Annunciare la bellezza di Gesù

Il relatore si è anche soffermato, concludendo il proprio intervento alla Giornata di santificazione sacerdotale su come annunciare la bellezza di Gesù.

"Cioè il Vangelo che non è qualche cosa di contrario alla tua vita, che la sostituisce o che la vede come tutta sbagliata -ha spiegato- ma qualcosa che ti permette di capire ciò che già nella tua vita è bello, ciò che rimanda ai segni della presenza di Dio e che ti permette di riscoprire la tua vita come una storia già con Dio, piena di Dio".

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Giornata di santificazione sacerdotale

Si è svolta presso il Pontificio Seminario Umbro Pio XI di Assisi, giovedì 9 settembre, la Giornata di santificazione sacerdotale promossa dalla Conferenza episcopale umbra.

Circa duecento i presbiteri che si sono ritrovati insieme ai vescovi dell’Umbria per riflettere sul tema della vocazione, in particolare al ministero ordinato, guidati dal padre gesuita Jean-Paul Hernandez, teologo e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e la Facoltà di Storia e Beni Culturali dell’Università Gregoriana a Roma, noto per le sue trasmissioni su TV2000. C’erano i presbiteri ordinati di recente, quelli che diventeranno diaconi nei prossimi giorni e poi sacerdoti, membri di ordini religiosi, preti con settant' anni di Messa e seminaristi.

Testimonianze di vita che non fanno notizia

È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu monsignor Renato Boccardo ad avviare la Giornata di santificazione sacerdotale.

"Siamo qui per riflettere sul nostro sacerdozio e per ritrovare delle rinnovate motivazioni che ci fanno dire che essere prete è bello anche in un tempo difficile e contraddittorio come l’attuale. Il presbiterio dell’Umbria -ha detto- nell’ultimo periodo ha vissuto pagine dolorose, ma rendiamo anche grazie a Dio per le significative testimonianze di vita dei nostri preti, che però non fanno notizia".

L’Umbria non genera più preti

"La nostra Regione -ha proseguito monsignor Boccardo- è tra i fanalini di coda a livello nazionale per numero di seminaristi (ad oggi, nel quinquennio di studi, sono solo dodici). Dobbiamo chiederci: come mai questa terra ricca di santità non è più in grado di generare dei preti? Siamo tutti chiamati a fare un esame di coscienza e ad impegnarci con maggiore slancio nella pastorale vocazionale:

Dio, infatti, continua a chiamare al sacerdozio, ma è difficile per i giovani decifrare ciò e rispondere positivamente, soprattutto in questo tempo dove si è attratti dall’esteriorità e dalle sirene di una società sempre più secolarizzata. Una Chiesa che non genera tra i suoi figli risposte alla chiamata di Dio è in qualche modo malata.Tutti, sacerdoti, religiosi e laici, dobbiamo fare qualche cosa perché non si inaridisca in Umbria quella sorgente zampillante che l’ha resa nel tempo ricca di santi e di preti. Invito tutte le comunità cristiane a intensificare le preghiere per il dono di nuove vocazioni".

La vera gioia che viene dal Signore

 Il relatore padre Jean-Paul Hernandez ha incentrato il suo intervento commentando la parabola del Vangelo dell’uomo che trova un tesoro nel campo, lo nasconde, e va pieno di gioia per vendere tutto quello che ha e comprare quel campo.

"Questo andare pieni di gioia -ha spiegato il gesuita, rivolgendosi ai sacerdoti presenti- non è qualcosa di artificiale, di provocato, ma è la gioia che viene dal Signore, che noi dobbiamo riconoscere. Oggi ci siamo concentrati un po’ su questo aspetto fornendo alcuni strumenti della grande tradizione spirituale dei maestri del Medioevo, dei padri della Chiesa e di sant’Ignazio di Loyola, che ci permettono di capire ciò che succede dentro di noi, dentro il cuore dell’uomo e quale è la vera gioia che viene dal Signore. La via della mia vita è quella dove trovo la gioia, lì Cristo mi spinge, lì è la via di Dio".

L’Accompagnamento dei giovani nello scoprire la vocazione

Padre Hernandez, soffermandosi sul rapporto giovani-vocazione, ha evidenziato

"Dobbiamo aiutarli a scegliere la via dove incontrano maggiormente il Signore, quindi accompagnarli spiritualmente. Per ciascuno è qualche cosa di diverso, però l’importante è seguire ciò che sant’Ignazio chiama la consolazione spirituale, quel senso di avere incontrato Dio e che dà una gioia profonda".

Annunciare la bellezza di Gesù

Il relatore si è anche soffermato, concludendo il proprio intervento alla Giornata di santificazione sacerdotale su come annunciare la bellezza di Gesù.

"Cioè il Vangelo che non è qualche cosa di contrario alla tua vita, che la sostituisce o che la vede come tutta sbagliata -ha spiegato- ma qualcosa che ti permette di capire ciò che già nella tua vita è bello, ciò che rimanda ai segni della presenza di Dio e che ti permette di riscoprire la tua vita come una storia già con Dio, piena di Dio".

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Aperto il processo per la causa di canonizzazione del Servo di Dio Giampiero Morettini https://www.lavoce.it/apertura-processo-causa-di-canonizzazione-servo-di-dio-giampiero-morettini/ Sat, 22 May 2021 17:35:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60794

“Lo Spirito santo, da noi accolto, ci fa desiderare come desidera Dio, così da diventare quel capolavoro che dall’eternità il Padre ha sognato per noi. Non dimentichiamo che, in ultimo, la vita ce la giochiamo sui sogni, sui desideri: diventiamo ciò che desideriamo, diventiamo ciò che sogniamo”. Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia (il testo integrale è consultabile sul sito: www.diocesi.perugia.it) della celebrazione eucaristica della Veglia di Pentecoste, il 22 maggio, nella cattedrale di Perugia, preceduta dall’apertura del processo informativo diocesano sulla vita, virtù e fama di santità del seminarista servo di Dio Giampiero Morettini (1977-2014). Insieme al cardinale Bassetti hanno concelebrato l’arciprete della cattedrale mons. Fausto Sciurpa, il postulatore della causa di canonizzazione don Francesco Buono, parroco di Castel del Piano, il giudice delegato della causa mons. Vittorio Gepponi, il promotore di giustizia don Simone Sorbaioli e diversi sacerdoti diocesani. Presenti i sindaci di Perugia Andrea Romizi e di Deruta Michele Toniaccini, presidente dell’Anci Umbria, i familiari di Giampiero Morettini, una rappresentanza di giovani della Pastorale giovanile diocesana e diversi fedeli provenienti in gran parte dalle parrocchie di Sant’Angelo di Celle di Deruta e Castel del Piano di Perugia dove il servo di Dio ha vissuto, lavorato, si è convertito ed ha avuto la chiamata-vocazione al sacerdozio. Ad animare la Sessione di apertura del processo in San Lorenzo è stato il Coro Piccole Voci “Giampiero Morettini” dell’Unità pastorale di Castel del Piano-Pila, mentre ad animare la celebrazione eucaristica il coro diocesano giovanile “Voci di Giubilo”.

Il video dell'evento

https://youtu.be/yxSRbbXNec8

Le frantumazioni della vita

E’ vero che a volte dentro di noi c’è come una grande Babele – ha proseguito nell’omelia il cardinale –, una confusione data dall’intrecciarsi ed anche dal contrapporsi di differenti desideri: il peccato ha frantumato l’unità interiore e troppo spesso ci troviamo divisi in noi stessi. Da questa prima divisione tutte le altre, tutte le frantumazioni che rendono dolorosa la nostra vita. Abbiamo quindi bisogno come di un “principio unificatore” che metta ordine nel groviglio interiore e che illumini la via giusta, quella dove tutti i nostri desideri trovano quiete nel desiderio di Dio, dove tutti i sogni sono sognati nel sogno di Dio, dove le frantumazioni sono composte e ricreata l’unità. Questo principio è lo Spirito Santo…”.

Diventare santo

In questa Pentecoste così particolare per la nostra Chiesa, contempliamo il frutto dello Spirito santo così come si è manifestato – ha ricordato il presule –, così come è fiorito, nella vita di un giovane uomo, un figlio della nostra terra che aveva un desiderio: diventare santo. Lo scrive nel testamento che abbiamo appena ascoltato: “Tu conosci il mio grande e unico desiderio che è quello di diventare Santo”. Giampiero Morettini aveva desideri e sogni da inseguire, progetti da compiere e avventure da vivere. Giampiero ha vissuto appassionatamente e convintamente ogni stagione della sua vita: amico allegro e sincero, lavoratore instancabile, onesto e creativo, sognava quello che tutti gli adolescenti, tutti i giovani sognano, magari un buon lavoro, magari una bella famiglia”.

Una vita bella

Poi l’incontro che gli cambia la vita, che lo porta a desiderare di mettersi a disposizione del sogno di Dio. Come scrive ancora, nel testamento, la sua è stata una vita bella, non sprecata anche se recuperata, anzi riacchiappata da Dio. E Dio Lo “riacchiappa” nel marzo del 2006, mentre era intento a sistemare le casse di frutta e verdura nel suo negozio: “proprio in quel luogo è avvenuto l’inizio della mia conversione, precisamente quando una suora, aiutando il parroco don Francesco alle benedizioni pasquali, venne a benedire il negozio in cui lavoravo. Da questo momento la mia vita è cambiata” (dallo Scrutinio)”.

Crescita nella fede

Da lì riprende il cammino cristiano con la frequentazione assidua dei sacramenti – racconta il cardinale –, specie dell’eucaristia e a iniziare una esperienza di ascolto, di comunione e di servizio nella parrocchia di Castel del Piano…”. Questa crescita nella fede e nell’esperienza ecclesiale lo porta piano piano a maturare il desiderio di fare della propria vita un dono a Dio attraverso la via del sacerdozio. E’ vero che chi beve dell’acqua dello Spirito, diventa egli stesso fontana per altri: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» (Gv 7,37-38)”.

Il primo giorno in seminario

Il primo giorno in seminario, nell’ottobre 2010, accolto dal rettore mons. Nazzareno Marconi (oggi arcivescovo di Macerata), Giampiero, prosegue Bassetti nel tracciare il profilo biografico del servo di Dio, “si presentò con questa frase: “vorrei regalare la mia vita a Dio”. E veramente Giampiero ha regalato la sua vita a Dio: lo ha fatto vivendo in maniera esemplare il suo stato di seminarista, sereno e allegro, disponibile con tutti, radicato nella preghiera personale e comunitaria, con fedeltà, con semplicità ma con tenacia: “generoso e sanguigno, era nella vita come era in porta quando faceva il portiere, tenace, non mollava” ricorda di lui un amico seminarista. E non ha mollato neppure nei giorni, nelle settimane dell’agonia, del dolore, della malattia, quando dopo l’intervento al cuore, crocifisso a quel letto della terapia intensiva cardiologica, era lui che infondeva coraggio con un sorriso, con una parola, finché gli è stato possibile, chi lo andava a trovare.

Nelle braccia del Padre

Giampiero muore il 21 agosto 2014, facendo fino in fondo la volontà del Padre, in una offerta di sé consapevole e serena, andando ad occupare quel 'posto' che Gesù aveva preparato per lui, insieme ai santi dei quali aveva chiesto l’intercessione nella preghiera scritta appena prima di essere operato: ‘O santi, amici miei, portatemi la luce perché non mi perda nelle tenebre ma possa perdermi nelle braccia del Padre’”.

La nostra vita possa fiorire

“Oggi iniziamo la fase diocesana del processo 'sulla vita, fama di santità e segni circa l’esercizio delle virtù eroiche' di questo nostro figlio, del Servo di Dio Giampiero – ha concluso il cardinale Bassetti – che ha sognato dello stesso sogno di Dio e che, dal Paradiso ci accompagna con il suo sorriso dolce perché la nostra vita possa fiorire anche quando sembra essere un ramo secco, come il ciliegio secco del suo giardino che non volle fosse tagliato e che, dalla sua morte in qua, fiorisce rigoglioso ogni anno anche fuori stagione”. [gallery ids="60799,60800,60801,60802,60803,60804,60805"]  ]]>

“Lo Spirito santo, da noi accolto, ci fa desiderare come desidera Dio, così da diventare quel capolavoro che dall’eternità il Padre ha sognato per noi. Non dimentichiamo che, in ultimo, la vita ce la giochiamo sui sogni, sui desideri: diventiamo ciò che desideriamo, diventiamo ciò che sogniamo”. Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia (il testo integrale è consultabile sul sito: www.diocesi.perugia.it) della celebrazione eucaristica della Veglia di Pentecoste, il 22 maggio, nella cattedrale di Perugia, preceduta dall’apertura del processo informativo diocesano sulla vita, virtù e fama di santità del seminarista servo di Dio Giampiero Morettini (1977-2014). Insieme al cardinale Bassetti hanno concelebrato l’arciprete della cattedrale mons. Fausto Sciurpa, il postulatore della causa di canonizzazione don Francesco Buono, parroco di Castel del Piano, il giudice delegato della causa mons. Vittorio Gepponi, il promotore di giustizia don Simone Sorbaioli e diversi sacerdoti diocesani. Presenti i sindaci di Perugia Andrea Romizi e di Deruta Michele Toniaccini, presidente dell’Anci Umbria, i familiari di Giampiero Morettini, una rappresentanza di giovani della Pastorale giovanile diocesana e diversi fedeli provenienti in gran parte dalle parrocchie di Sant’Angelo di Celle di Deruta e Castel del Piano di Perugia dove il servo di Dio ha vissuto, lavorato, si è convertito ed ha avuto la chiamata-vocazione al sacerdozio. Ad animare la Sessione di apertura del processo in San Lorenzo è stato il Coro Piccole Voci “Giampiero Morettini” dell’Unità pastorale di Castel del Piano-Pila, mentre ad animare la celebrazione eucaristica il coro diocesano giovanile “Voci di Giubilo”.

Il video dell'evento

https://youtu.be/yxSRbbXNec8

Le frantumazioni della vita

E’ vero che a volte dentro di noi c’è come una grande Babele – ha proseguito nell’omelia il cardinale –, una confusione data dall’intrecciarsi ed anche dal contrapporsi di differenti desideri: il peccato ha frantumato l’unità interiore e troppo spesso ci troviamo divisi in noi stessi. Da questa prima divisione tutte le altre, tutte le frantumazioni che rendono dolorosa la nostra vita. Abbiamo quindi bisogno come di un “principio unificatore” che metta ordine nel groviglio interiore e che illumini la via giusta, quella dove tutti i nostri desideri trovano quiete nel desiderio di Dio, dove tutti i sogni sono sognati nel sogno di Dio, dove le frantumazioni sono composte e ricreata l’unità. Questo principio è lo Spirito Santo…”.

Diventare santo

In questa Pentecoste così particolare per la nostra Chiesa, contempliamo il frutto dello Spirito santo così come si è manifestato – ha ricordato il presule –, così come è fiorito, nella vita di un giovane uomo, un figlio della nostra terra che aveva un desiderio: diventare santo. Lo scrive nel testamento che abbiamo appena ascoltato: “Tu conosci il mio grande e unico desiderio che è quello di diventare Santo”. Giampiero Morettini aveva desideri e sogni da inseguire, progetti da compiere e avventure da vivere. Giampiero ha vissuto appassionatamente e convintamente ogni stagione della sua vita: amico allegro e sincero, lavoratore instancabile, onesto e creativo, sognava quello che tutti gli adolescenti, tutti i giovani sognano, magari un buon lavoro, magari una bella famiglia”.

Una vita bella

Poi l’incontro che gli cambia la vita, che lo porta a desiderare di mettersi a disposizione del sogno di Dio. Come scrive ancora, nel testamento, la sua è stata una vita bella, non sprecata anche se recuperata, anzi riacchiappata da Dio. E Dio Lo “riacchiappa” nel marzo del 2006, mentre era intento a sistemare le casse di frutta e verdura nel suo negozio: “proprio in quel luogo è avvenuto l’inizio della mia conversione, precisamente quando una suora, aiutando il parroco don Francesco alle benedizioni pasquali, venne a benedire il negozio in cui lavoravo. Da questo momento la mia vita è cambiata” (dallo Scrutinio)”.

Crescita nella fede

Da lì riprende il cammino cristiano con la frequentazione assidua dei sacramenti – racconta il cardinale –, specie dell’eucaristia e a iniziare una esperienza di ascolto, di comunione e di servizio nella parrocchia di Castel del Piano…”. Questa crescita nella fede e nell’esperienza ecclesiale lo porta piano piano a maturare il desiderio di fare della propria vita un dono a Dio attraverso la via del sacerdozio. E’ vero che chi beve dell’acqua dello Spirito, diventa egli stesso fontana per altri: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» (Gv 7,37-38)”.

Il primo giorno in seminario

Il primo giorno in seminario, nell’ottobre 2010, accolto dal rettore mons. Nazzareno Marconi (oggi arcivescovo di Macerata), Giampiero, prosegue Bassetti nel tracciare il profilo biografico del servo di Dio, “si presentò con questa frase: “vorrei regalare la mia vita a Dio”. E veramente Giampiero ha regalato la sua vita a Dio: lo ha fatto vivendo in maniera esemplare il suo stato di seminarista, sereno e allegro, disponibile con tutti, radicato nella preghiera personale e comunitaria, con fedeltà, con semplicità ma con tenacia: “generoso e sanguigno, era nella vita come era in porta quando faceva il portiere, tenace, non mollava” ricorda di lui un amico seminarista. E non ha mollato neppure nei giorni, nelle settimane dell’agonia, del dolore, della malattia, quando dopo l’intervento al cuore, crocifisso a quel letto della terapia intensiva cardiologica, era lui che infondeva coraggio con un sorriso, con una parola, finché gli è stato possibile, chi lo andava a trovare.

Nelle braccia del Padre

Giampiero muore il 21 agosto 2014, facendo fino in fondo la volontà del Padre, in una offerta di sé consapevole e serena, andando ad occupare quel 'posto' che Gesù aveva preparato per lui, insieme ai santi dei quali aveva chiesto l’intercessione nella preghiera scritta appena prima di essere operato: ‘O santi, amici miei, portatemi la luce perché non mi perda nelle tenebre ma possa perdermi nelle braccia del Padre’”.

La nostra vita possa fiorire

“Oggi iniziamo la fase diocesana del processo 'sulla vita, fama di santità e segni circa l’esercizio delle virtù eroiche' di questo nostro figlio, del Servo di Dio Giampiero – ha concluso il cardinale Bassetti – che ha sognato dello stesso sogno di Dio e che, dal Paradiso ci accompagna con il suo sorriso dolce perché la nostra vita possa fiorire anche quando sembra essere un ramo secco, come il ciliegio secco del suo giardino che non volle fosse tagliato e che, dalla sua morte in qua, fiorisce rigoglioso ogni anno anche fuori stagione”. [gallery ids="60799,60800,60801,60802,60803,60804,60805"]  ]]>
Il ‘ritiro mensile’ del Clero diocesano, segno di ripresa delle attività ecclesiali sospese a seguito della pandemia https://www.lavoce.it/il-ritiro-mensile-del-clero-diocesano-segno-di-ripresa-delle-attivita-ecclesiali-sospese-a-seguito-della-pandemia/ Thu, 13 May 2021 09:18:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60583 ritiro mensile clero perugia-città della pieve

Segno di ripresa delle attività ecclesiali comunitarie in presenza nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, sospese a seguito della pandemia, è stato l’incontro del ritiro mensile del Clero, svoltosi il 12 maggio scorso, nella chiesa parrocchiale di San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano.

L'appuntamento mensile (che coinvolge sacerdoti, diaconi permanenti e seminaristi dell'Arcidiocesi insieme al cardinale Gualtiero Bassetti e al vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi), ha visto come relatore don Valentino Bulgarelli, sacerdote dell’Arcidiocesi di Bologna, dottore in teologia biblica, docente e preside della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e dell’Emilia-Romagna, responsabile del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e Scienze Religiose della Conferenza Episcopale Italiana ed attualmente direttore dell'Ufficio Catechistico Nazionale della CEI.

Lo stato di salute della catechesi

Nel corso del ritiro mensile, don Bulgarelli ha illustrato le prospettive della catechesi in Italia anche alla luce del recentissimo Motu proprio Antiquum ministerium di Papa Francesco sull’istituzione del ministero laicale del catechista. Al riguardo ha dato vita ad un dialogo con il Clero perugino-pievese sullo stato di salute della catechesi a partire dal momento storico particolare che si sta vivendo, per poi condividere alcuni punti intorno ai quali poter immaginare insieme la futura azione catechetica delle varie realtà pastorali. Alla relazione è seguito un momento di confronto nel quale il sacerdote bolognese ha risposto ad alcune domande e ha accolto alcune sollecitazioni da parte dei presenti.

L’annuncio del cardinale Bassetti

A conclusione dell'incontro del ritiro mensile del Clero, il cardinale Bassetti ha annunciato la Sessione solenne di apertura del processo diocesano sulla vita, fama di santità e segni circa l'esercizio delle virtù eroiche del servo di Dio Giampiero Morettini (1977-2014), che si terrà sabato 22 maggio, vigilia della Solennità di Pentecoste, alle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia. Seguirà la celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso cardinale insieme al vescovo ausiliare, al postulatore del processo informativo don Francesco Buono e ai sacerdoti diocesani.

Giampiero Morettini, nato in Sardegna nel 1977 per poi stabilirsi in Umbria con la sua famiglia, era seminarista dell'Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve ed alunno del Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi. Maturò la sua chiamata-vocazione al sacerdozio e prima ancora il suo riavvicinamento a Dio e alla Chiesa nella parrocchia di Castel del Piano, lasciandosi guidare spiritualmente dal parroco don Francesco Buono. È deceduto il 21 agosto 2014 dopo una lunga e difficile degenza al Policlinico Santa Maria della Misericordia di Perugia, a seguito di un'operazione chirurgica al cuore, dopo aver scoperto una malformazione cardiaca.

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ritiro mensile clero perugia-città della pieve

Segno di ripresa delle attività ecclesiali comunitarie in presenza nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, sospese a seguito della pandemia, è stato l’incontro del ritiro mensile del Clero, svoltosi il 12 maggio scorso, nella chiesa parrocchiale di San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano.

L'appuntamento mensile (che coinvolge sacerdoti, diaconi permanenti e seminaristi dell'Arcidiocesi insieme al cardinale Gualtiero Bassetti e al vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi), ha visto come relatore don Valentino Bulgarelli, sacerdote dell’Arcidiocesi di Bologna, dottore in teologia biblica, docente e preside della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e dell’Emilia-Romagna, responsabile del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e Scienze Religiose della Conferenza Episcopale Italiana ed attualmente direttore dell'Ufficio Catechistico Nazionale della CEI.

Lo stato di salute della catechesi

Nel corso del ritiro mensile, don Bulgarelli ha illustrato le prospettive della catechesi in Italia anche alla luce del recentissimo Motu proprio Antiquum ministerium di Papa Francesco sull’istituzione del ministero laicale del catechista. Al riguardo ha dato vita ad un dialogo con il Clero perugino-pievese sullo stato di salute della catechesi a partire dal momento storico particolare che si sta vivendo, per poi condividere alcuni punti intorno ai quali poter immaginare insieme la futura azione catechetica delle varie realtà pastorali. Alla relazione è seguito un momento di confronto nel quale il sacerdote bolognese ha risposto ad alcune domande e ha accolto alcune sollecitazioni da parte dei presenti.

L’annuncio del cardinale Bassetti

A conclusione dell'incontro del ritiro mensile del Clero, il cardinale Bassetti ha annunciato la Sessione solenne di apertura del processo diocesano sulla vita, fama di santità e segni circa l'esercizio delle virtù eroiche del servo di Dio Giampiero Morettini (1977-2014), che si terrà sabato 22 maggio, vigilia della Solennità di Pentecoste, alle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia. Seguirà la celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso cardinale insieme al vescovo ausiliare, al postulatore del processo informativo don Francesco Buono e ai sacerdoti diocesani.

Giampiero Morettini, nato in Sardegna nel 1977 per poi stabilirsi in Umbria con la sua famiglia, era seminarista dell'Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve ed alunno del Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi. Maturò la sua chiamata-vocazione al sacerdozio e prima ancora il suo riavvicinamento a Dio e alla Chiesa nella parrocchia di Castel del Piano, lasciandosi guidare spiritualmente dal parroco don Francesco Buono. È deceduto il 21 agosto 2014 dopo una lunga e difficile degenza al Policlinico Santa Maria della Misericordia di Perugia, a seguito di un'operazione chirurgica al cuore, dopo aver scoperto una malformazione cardiaca.

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Questa settimana su La Voce: la Settimana Santa e tanto altro ancora https://www.lavoce.it/questa-settimana-su-la-voce-la-settimana-santa-e-tanto-altro-ancora/ Thu, 25 Mar 2021 18:54:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59688

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana con un focus sulla Settimana Santa, la situazione dei Cristiani in Terra Santa, le proposte di legge sulla famiglia in Consiglio regionale. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Verità e giustizia: semi da coltivare

di Paolo Bustaffa Nel giorno in cui, in tono minore ma non con minore intensità, si rincorrevano gli auguri per la “festa del papà”, apparivano sui media due volti: quello di un figlio il cui padre, docente universitario, era stato ucciso nel 2002 a Bologna dalle “nuove” Brigate Rosse e quella di un padre il cui figlio, poliziotto a Palermo, era stato ucciso del 1989 da Cosa Nostra. …

Focus

Da grandi, non vorranno figli...

di Assunta Morresi Un futuro senza figli: così si vede la maggioranza dei ventenni italiani. È il risultato di un sondaggio commissionato dalla Fondazione Donat Cattin nel trentesimo anniversario della morte dell’ex ministro. Di questi giovani il 31% si immagina a 40 anni coinvolto in un rapporto di coppia ma senza figli, mentre il 20% pensa che sarà single, dove l’uso della parola inglese maschera l’idea cupa della solitudine. Un risultato con cui avrebbe dovuto (…)

E i figli di coppie omosessuali?

di Pier Giorgio Lignani Una sentenza della Corte costituzionale del 9 marzo è tornata sul fronte delicato della maternità surrogata e genitorialità delle coppie omosessuali. La legge italiana ha fatto aperture giudicate eccessive da alcuni, ma mantiene divieti che invece altri Paesi hanno cancellato. Abbiamo il diritto di pensare che la nostra legge (…)

Nel giornale

Il Calvario di chi oggi è lì

Il Venerdì santo è il giorno della raccolta di offerte per i cristiani di Terra Santa. Una comunione in Gesù “di Nazareth” per aiutare anche in concreto tanti fratelli che affrontano situazioni difficili in Medio Oriente. Ce ne parla il “commissario” francescano padre Tondell

Famiglia

Prosegue il nostro dibattito sulle due proposte di legge regionale sulla famiglia, presentate dagli opposti schieramenti politici. Intervista a Paola Fioroni e Andrea Fora. Intanto parte l’anno speciale dedicato alla Amoris laetitia: eventi e voci dalla Chiesa che è in Umbria

Verso la Pasqua

Non solo “social”: quest’anno i sacri riti (con le dovute precauzioni) potranno essere vissuti in presenza

Covid e scuola

Si torna in classe! Sì, però, solo alcuni, a condizione che. La parola alla Regione, ma anche alle insegnanti

L'inserto

Cor unum

Dal Seminario, approfondimenti su temi del momento da parte del Rettore e degli studenti.(Leggilo nell'edizione digitale oppure sul sito del Seminario regionale)]]>

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana con un focus sulla Settimana Santa, la situazione dei Cristiani in Terra Santa, le proposte di legge sulla famiglia in Consiglio regionale. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Verità e giustizia: semi da coltivare

di Paolo Bustaffa Nel giorno in cui, in tono minore ma non con minore intensità, si rincorrevano gli auguri per la “festa del papà”, apparivano sui media due volti: quello di un figlio il cui padre, docente universitario, era stato ucciso nel 2002 a Bologna dalle “nuove” Brigate Rosse e quella di un padre il cui figlio, poliziotto a Palermo, era stato ucciso del 1989 da Cosa Nostra. …

Focus

Da grandi, non vorranno figli...

di Assunta Morresi Un futuro senza figli: così si vede la maggioranza dei ventenni italiani. È il risultato di un sondaggio commissionato dalla Fondazione Donat Cattin nel trentesimo anniversario della morte dell’ex ministro. Di questi giovani il 31% si immagina a 40 anni coinvolto in un rapporto di coppia ma senza figli, mentre il 20% pensa che sarà single, dove l’uso della parola inglese maschera l’idea cupa della solitudine. Un risultato con cui avrebbe dovuto (…)

E i figli di coppie omosessuali?

di Pier Giorgio Lignani Una sentenza della Corte costituzionale del 9 marzo è tornata sul fronte delicato della maternità surrogata e genitorialità delle coppie omosessuali. La legge italiana ha fatto aperture giudicate eccessive da alcuni, ma mantiene divieti che invece altri Paesi hanno cancellato. Abbiamo il diritto di pensare che la nostra legge (…)

Nel giornale

Il Calvario di chi oggi è lì

Il Venerdì santo è il giorno della raccolta di offerte per i cristiani di Terra Santa. Una comunione in Gesù “di Nazareth” per aiutare anche in concreto tanti fratelli che affrontano situazioni difficili in Medio Oriente. Ce ne parla il “commissario” francescano padre Tondell

Famiglia

Prosegue il nostro dibattito sulle due proposte di legge regionale sulla famiglia, presentate dagli opposti schieramenti politici. Intervista a Paola Fioroni e Andrea Fora. Intanto parte l’anno speciale dedicato alla Amoris laetitia: eventi e voci dalla Chiesa che è in Umbria

Verso la Pasqua

Non solo “social”: quest’anno i sacri riti (con le dovute precauzioni) potranno essere vissuti in presenza

Covid e scuola

Si torna in classe! Sì, però, solo alcuni, a condizione che. La parola alla Regione, ma anche alle insegnanti

L'inserto

Cor unum

Dal Seminario, approfondimenti su temi del momento da parte del Rettore e degli studenti.(Leggilo nell'edizione digitale oppure sul sito del Seminario regionale)]]>
Giampiero Morettini sulla via della santità. Inizia il percorso diocesano https://www.lavoce.it/giampiero-morettini-sulla-via-della-santita-inizia-il-percorso-diocesano/ https://www.lavoce.it/giampiero-morettini-sulla-via-della-santita-inizia-il-percorso-diocesano/#comments Thu, 20 Aug 2020 12:12:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57625

Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha annunciato la prossima celebrazione dell'Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del seminarista Giampiero Morettini ritornato alla Casa del Padre il 21 agosto 2014. Nell'Editto con cui viene accolta la richiesta canonica presentata dal Postulatore don Francesco Buono, il cardinale invita tutti i fedeli a fornire notizie utili riguardanti la Causa, rivolgendosi al cancelliere arcivescovile, don Marco Pezzanera. La raccolta sia delle testimonianze di quanti hanno conosciuto Giampiero sia delle segnalazioni di grazie ottenute per sua intercessione costituisce un momento decisivo nella prassi canonica, per poter constatare anzitutto la fama di santità del seminarista in vita e la sua persistenza post mortem, così come per prendere atto della solidità del sensus fidelium che in lui ravvisa un valido intercessore presso Dio. [gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="46411,46410,46409,46408,46407,27769,27766"]

Due Messe in ricordo del seminarista.

In occasione del VI anniversario della nascita in cielo di Giampiero, domenica 23 agosto, alle ore 10, presso la chiesa San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano di Perugia, vi sarà la santa Messa presieduta dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi, con l’introduzione di suor Roberta Vinerba e la conclusione di don Francesco Buono. Lo stesso giorno, alle ore 18, al cimitero di Sant’Angelo di Celle, ci sarà la santa Messa presieduta da don Giordano Commodi e concelebrata da don Gino Ciacci.

Con lui Dio non si era sbagliato.

Per volontà dello stesso cardinale Bassetti, con la sua prefazione, nel 2016 per i Tipi delle Paoline, è stato pubblicato il volume di suor Roberta Vinerba dal titolo: Giampiero Morettini. Con lui Dio non si era sbagliato, che ricostruisce la vita del seminarista a partire dalle testimonianze di chi lo conobbe in vita.

Costante pellegrinaggio alla sua tomba.

Da subito e in maniera costante, la tomba di Giampiero è visitata da persone che lo conobbero in vita, ma molti sono quelli che attraverso canali differenti (amicizie in comune, la lettura del libro, la testimonianza di grazie ricevute) vi si recano, senza averlo conosciuto in vita, per pregare e chiedere grazie. “Molti chiedono la sua preghiera per la guarigione di bambini ammalati od anche per avere un figlio, altri riconoscono che la preghiera alla tomba di Giampiero è per loro fonte di profonda pace interiore, altri raccontano di grazie ricevute come il sollievo da un tormento, l’accompagnamento ad una buona morte, la guarigione di un figlio, la conversione di una persona amata. Intorno alla sua tomba in maniera silente ma continua, vi è dunque un flusso di persone che vi si reca perché la riconosce essere un luogo nel quale Dio si fa loro vicino e sentono Giampiero un amico vivo che è capace di essere ponte tra loro e Dio” (Libello).

Un avvenimento che lo segnerà irreversibilmente.

[caption id="attachment_46410" align="alignleft" width="162"] I genitori[/caption] Giampiero, nato in Sardegna nel 1977, si stabilizza in Umbria con la sua famiglia a Sant’Angelo di Celle, due anni dopo. [Leggi la testimonianza dei genitori Mario e Caterina] Un “normale” bambino e adolescente, immerso nella vita del paese, al centro di una robusta rete di amicizie, che, dopo un’esperienza lavorativa nell’azienda agraria di famiglia, insieme alla madre, apre un negozio di frutta e verdura a Castel del Piano. Estraneo alla vita di fede, il 13 marzo 2006 nel suo negozio entra una suora per la benedizione pasquale che chiede a Giampiero di pregare per lui. Il giovane poco convintamente acconsente e la suora pronuncia una brevissima preghiera posandogli la mano sulla fronte e segnandolo con la croce. Un avvenimento che lo segnerà irreversibilmente e che confiderà, sempre con estremo pudore, a pochi amici. Dirà ai suoi confidenti di aver sentito un fuoco interiore e di essersi come assentato per un attimo. Lo stesso pomeriggio Giampiero si recherà dal parroco di Castel del Piano, don Francesco Buono, per confidargli l’accaduto.

Regalare la vita a Dio.

Prende così il via “la prima parte della sua formazione spirituale: il riavvicinamento al confessionale, la presenza costante al percorso dei Dieci Comandamenti, la partecipazione assidua all’adorazione eucaristica” (Libello), fino all’ottobre del 2010 quando entra in seminario. Al Rettore, don Nazzareno Marconi (oggi arcivescovo di Macerata) si presenta con queste parole: “Vorrei regalare la mia vita a Dio”. “Gli anni del seminario sono segnati dalla grande fatica dello studio, che porta avanti con una dedizione ammirevole, convinto che lo studio sia necessario per essere un buon sacerdote” (Libello).

Con il sorriso dinanzi al Padre.

“Il 29 maggio 2014, mentre stava terminando il terzo anno, ebbe un malore in seminario che svelerà una grave malformazione cardiaca congenita che necessitava con la massima urgenza un delicato intervento chirurgico” (dal Libello). Si prepara serenamente all’intervento, promettendo a uno dei ragazzi del gruppo parrocchiale, incontrato la sera prima del ricovero, che si sarebbero rivisti “nel posto giusto al momento giusto”. È operato il 24 luglio. Da lì l’inizio del calvario che lo porterà alla morte il 21 agosto ed anche che svelerà a tutti la fibra spirituale di cui è fatto. In questo mese Giampiero affronta il peggiorare delle sue condizioni sempre con serenità, totalmente offerto alla volontà di Dio, con il sorriso nonostante le grandi sofferenze che doveva sopportare, infondendo lui pace e speranza a coloro che lo visitavano.

Una moltitudine di persone alle esequie.

La veglia di preghiera in preparazione alle esequie “e alle stesse esequie, una moltitudine di persone, giovani in particolare, molti che non avevano conosciuto in vita Giampiero, si riversò nella chiesa di San Pio a Castel del Piano in un clima di grande compostezza e preghiera. I sacerdoti che in quelle ore prestarono il servizio del sacramento della riconciliazione, ricordano di aver confessato molti giovani e di aver constatato quanto l’abbandono a Dio di Giampiero durante la malattia, avesse profondamente colpito tanti e fatti decidere per un ritorno al sacramento della penitenza e un riavvicinamento alla Chiesa” (Libello).]]>

Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha annunciato la prossima celebrazione dell'Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del seminarista Giampiero Morettini ritornato alla Casa del Padre il 21 agosto 2014. Nell'Editto con cui viene accolta la richiesta canonica presentata dal Postulatore don Francesco Buono, il cardinale invita tutti i fedeli a fornire notizie utili riguardanti la Causa, rivolgendosi al cancelliere arcivescovile, don Marco Pezzanera. La raccolta sia delle testimonianze di quanti hanno conosciuto Giampiero sia delle segnalazioni di grazie ottenute per sua intercessione costituisce un momento decisivo nella prassi canonica, per poter constatare anzitutto la fama di santità del seminarista in vita e la sua persistenza post mortem, così come per prendere atto della solidità del sensus fidelium che in lui ravvisa un valido intercessore presso Dio. [gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="46411,46410,46409,46408,46407,27769,27766"]

Due Messe in ricordo del seminarista.

In occasione del VI anniversario della nascita in cielo di Giampiero, domenica 23 agosto, alle ore 10, presso la chiesa San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano di Perugia, vi sarà la santa Messa presieduta dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi, con l’introduzione di suor Roberta Vinerba e la conclusione di don Francesco Buono. Lo stesso giorno, alle ore 18, al cimitero di Sant’Angelo di Celle, ci sarà la santa Messa presieduta da don Giordano Commodi e concelebrata da don Gino Ciacci.

Con lui Dio non si era sbagliato.

Per volontà dello stesso cardinale Bassetti, con la sua prefazione, nel 2016 per i Tipi delle Paoline, è stato pubblicato il volume di suor Roberta Vinerba dal titolo: Giampiero Morettini. Con lui Dio non si era sbagliato, che ricostruisce la vita del seminarista a partire dalle testimonianze di chi lo conobbe in vita.

Costante pellegrinaggio alla sua tomba.

Da subito e in maniera costante, la tomba di Giampiero è visitata da persone che lo conobbero in vita, ma molti sono quelli che attraverso canali differenti (amicizie in comune, la lettura del libro, la testimonianza di grazie ricevute) vi si recano, senza averlo conosciuto in vita, per pregare e chiedere grazie. “Molti chiedono la sua preghiera per la guarigione di bambini ammalati od anche per avere un figlio, altri riconoscono che la preghiera alla tomba di Giampiero è per loro fonte di profonda pace interiore, altri raccontano di grazie ricevute come il sollievo da un tormento, l’accompagnamento ad una buona morte, la guarigione di un figlio, la conversione di una persona amata. Intorno alla sua tomba in maniera silente ma continua, vi è dunque un flusso di persone che vi si reca perché la riconosce essere un luogo nel quale Dio si fa loro vicino e sentono Giampiero un amico vivo che è capace di essere ponte tra loro e Dio” (Libello).

Un avvenimento che lo segnerà irreversibilmente.

[caption id="attachment_46410" align="alignleft" width="162"] I genitori[/caption] Giampiero, nato in Sardegna nel 1977, si stabilizza in Umbria con la sua famiglia a Sant’Angelo di Celle, due anni dopo. [Leggi la testimonianza dei genitori Mario e Caterina] Un “normale” bambino e adolescente, immerso nella vita del paese, al centro di una robusta rete di amicizie, che, dopo un’esperienza lavorativa nell’azienda agraria di famiglia, insieme alla madre, apre un negozio di frutta e verdura a Castel del Piano. Estraneo alla vita di fede, il 13 marzo 2006 nel suo negozio entra una suora per la benedizione pasquale che chiede a Giampiero di pregare per lui. Il giovane poco convintamente acconsente e la suora pronuncia una brevissima preghiera posandogli la mano sulla fronte e segnandolo con la croce. Un avvenimento che lo segnerà irreversibilmente e che confiderà, sempre con estremo pudore, a pochi amici. Dirà ai suoi confidenti di aver sentito un fuoco interiore e di essersi come assentato per un attimo. Lo stesso pomeriggio Giampiero si recherà dal parroco di Castel del Piano, don Francesco Buono, per confidargli l’accaduto.

Regalare la vita a Dio.

Prende così il via “la prima parte della sua formazione spirituale: il riavvicinamento al confessionale, la presenza costante al percorso dei Dieci Comandamenti, la partecipazione assidua all’adorazione eucaristica” (Libello), fino all’ottobre del 2010 quando entra in seminario. Al Rettore, don Nazzareno Marconi (oggi arcivescovo di Macerata) si presenta con queste parole: “Vorrei regalare la mia vita a Dio”. “Gli anni del seminario sono segnati dalla grande fatica dello studio, che porta avanti con una dedizione ammirevole, convinto che lo studio sia necessario per essere un buon sacerdote” (Libello).

Con il sorriso dinanzi al Padre.

“Il 29 maggio 2014, mentre stava terminando il terzo anno, ebbe un malore in seminario che svelerà una grave malformazione cardiaca congenita che necessitava con la massima urgenza un delicato intervento chirurgico” (dal Libello). Si prepara serenamente all’intervento, promettendo a uno dei ragazzi del gruppo parrocchiale, incontrato la sera prima del ricovero, che si sarebbero rivisti “nel posto giusto al momento giusto”. È operato il 24 luglio. Da lì l’inizio del calvario che lo porterà alla morte il 21 agosto ed anche che svelerà a tutti la fibra spirituale di cui è fatto. In questo mese Giampiero affronta il peggiorare delle sue condizioni sempre con serenità, totalmente offerto alla volontà di Dio, con il sorriso nonostante le grandi sofferenze che doveva sopportare, infondendo lui pace e speranza a coloro che lo visitavano.

Una moltitudine di persone alle esequie.

La veglia di preghiera in preparazione alle esequie “e alle stesse esequie, una moltitudine di persone, giovani in particolare, molti che non avevano conosciuto in vita Giampiero, si riversò nella chiesa di San Pio a Castel del Piano in un clima di grande compostezza e preghiera. I sacerdoti che in quelle ore prestarono il servizio del sacramento della riconciliazione, ricordano di aver confessato molti giovani e di aver constatato quanto l’abbandono a Dio di Giampiero durante la malattia, avesse profondamente colpito tanti e fatti decidere per un ritorno al sacramento della penitenza e un riavvicinamento alla Chiesa” (Libello).]]>
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In questo numero: Famiglia, spina dorsale dell’Italia https://www.lavoce.it/in-questo-numero-famiglia-spina-dorsale-dellitalia/ Fri, 29 May 2020 09:35:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57233

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Ossigeno per il rilancio

di Nicola Salvagnin Gli ultimi anni governativi, in Italia, hanno registrato un crescendo divario tra le intenzioni e la realtà, tra quello che si prospetta – magari con poderosi decreti legge più voluminosi della Divina Commedia – e quello che poi si riesce a fare. Si colma il divario rinviando: a successivi decreti che concretizzeranno le intenzioni (98, per l’ultimo decreto Rilancio, che quindi dispiegherà tutto il suo potenziale prima dell’estinzione della razza umana); a successive riforme che cambino veramente quel che si è finto di cambiare; a successivi governi che poi mettano una pezza. ...

Focus

Al premier non chiedete la luna

di Daris Giancarlini Non si può chiedere la luna, a Giuseppe Conte. Avvocato, senza una storia politica alle spalle, a capo di una maggioranza precaria, il cui unico punto di stabilità è l’incertezza. E la debolezza, se non l’assoluta evanescenza, delle possibili alternative... (a pag. 9)

Affamati di verità

di Irene Argentiero “Che cos’è la verità?”. In epoca ante-Covid questa sarebbe stata una domanda capace di accendere animate discussioni in salotti teologico-filosofici. Di questi tempi, invece, è un quesito che torna sempre più di frequente in molti salotti italiani, dove fino a qualche mese fa l’argomento filosofico capace di accendere gli animi era, solitamente... (a pag. 9)

Nel giornale

Famiglia, spina dorsale dell’Italia

Ai “microfoni” de La Voce parla la ministra per la Famiglia, Elena Bonetti. Vicina ai valori cattolici fin da quando faceva parte del mondo scout. Il settore di sua competenza è uno di quelli vitali nelle misure di sostegno durante l’emergenza Covid, e adesso, in vista della ripartenza del Paese. Alcune voci critiche hanno accusato il Governo di preoccuparsi di più dell’economia che della famiglia: è così? La diretta interessata ripercorre le politiche adottate finora, ma anche i progetti su cui si sta lavorando, a partire dal Family Act. Le questioni sul tavolo peraltro non sono solo quelle relative al reddito, ma anche quelle educative, soprattutto adesso che l’estate è alle porte e i giovani chiedono spazi. LITURGIA
 Riprendono le messe in presenza del popolo. Presenza per ora cauta, a causa dei timori degli anziani, o della difficoltà di “tenere” i bambini. Si possono valorizzare gli spazi aperti CLERO Don Andrea Andreozzi, nuovo rettore del Seminario regionale umbro COVID UMBRIA La Regione conferma il trend positivo di calo del contagio. Ora anche per gli ospedali ha inizio la fase 2 CULTURA Come è sopravvissuto alla pandemia il settore librerie, in crisi già anche prima. Strategie diverse nella grande e nella piccola distribuzione. Ha aiutato l’online, ma soprattutto la solidarietà interna PERUGIA Le mense scolastiche avranno menù con pesce del Trasimeno NOCERA UMBRA La polemica sulla casa-famiglia, ex casa di riposo CASTELLO Verrà restaurato l’affresco dedicato a mons. Muzi GUBBIO Caritas e Croce rossa insieme per portare la spesa ai bisognosi TODI Mons. Tuzia celebra qui la prima messa aperta al pubblico TERNI È il momento di risolvere il disastro ecologico a Papigno]]>

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Ossigeno per il rilancio

di Nicola Salvagnin Gli ultimi anni governativi, in Italia, hanno registrato un crescendo divario tra le intenzioni e la realtà, tra quello che si prospetta – magari con poderosi decreti legge più voluminosi della Divina Commedia – e quello che poi si riesce a fare. Si colma il divario rinviando: a successivi decreti che concretizzeranno le intenzioni (98, per l’ultimo decreto Rilancio, che quindi dispiegherà tutto il suo potenziale prima dell’estinzione della razza umana); a successive riforme che cambino veramente quel che si è finto di cambiare; a successivi governi che poi mettano una pezza. ...

Focus

Al premier non chiedete la luna

di Daris Giancarlini Non si può chiedere la luna, a Giuseppe Conte. Avvocato, senza una storia politica alle spalle, a capo di una maggioranza precaria, il cui unico punto di stabilità è l’incertezza. E la debolezza, se non l’assoluta evanescenza, delle possibili alternative... (a pag. 9)

Affamati di verità

di Irene Argentiero “Che cos’è la verità?”. In epoca ante-Covid questa sarebbe stata una domanda capace di accendere animate discussioni in salotti teologico-filosofici. Di questi tempi, invece, è un quesito che torna sempre più di frequente in molti salotti italiani, dove fino a qualche mese fa l’argomento filosofico capace di accendere gli animi era, solitamente... (a pag. 9)

Nel giornale

Famiglia, spina dorsale dell’Italia

Ai “microfoni” de La Voce parla la ministra per la Famiglia, Elena Bonetti. Vicina ai valori cattolici fin da quando faceva parte del mondo scout. Il settore di sua competenza è uno di quelli vitali nelle misure di sostegno durante l’emergenza Covid, e adesso, in vista della ripartenza del Paese. Alcune voci critiche hanno accusato il Governo di preoccuparsi di più dell’economia che della famiglia: è così? La diretta interessata ripercorre le politiche adottate finora, ma anche i progetti su cui si sta lavorando, a partire dal Family Act. Le questioni sul tavolo peraltro non sono solo quelle relative al reddito, ma anche quelle educative, soprattutto adesso che l’estate è alle porte e i giovani chiedono spazi. LITURGIA
 Riprendono le messe in presenza del popolo. Presenza per ora cauta, a causa dei timori degli anziani, o della difficoltà di “tenere” i bambini. Si possono valorizzare gli spazi aperti CLERO Don Andrea Andreozzi, nuovo rettore del Seminario regionale umbro COVID UMBRIA La Regione conferma il trend positivo di calo del contagio. Ora anche per gli ospedali ha inizio la fase 2 CULTURA Come è sopravvissuto alla pandemia il settore librerie, in crisi già anche prima. Strategie diverse nella grande e nella piccola distribuzione. Ha aiutato l’online, ma soprattutto la solidarietà interna PERUGIA Le mense scolastiche avranno menù con pesce del Trasimeno NOCERA UMBRA La polemica sulla casa-famiglia, ex casa di riposo CASTELLO Verrà restaurato l’affresco dedicato a mons. Muzi GUBBIO Caritas e Croce rossa insieme per portare la spesa ai bisognosi TODI Mons. Tuzia celebra qui la prima messa aperta al pubblico TERNI È il momento di risolvere il disastro ecologico a Papigno]]>
Giornata delle vocazioni. Domenica ad Assisi un pomeriggio di catechesi e fraternità per i giovani https://www.lavoce.it/giornata-vocazioni-assisi/ Thu, 16 May 2019 10:24:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54526 vocazioni

Ad Assisi, domenica 19 maggio (dalle ore 15) presso il Pontificio seminario umbro “Pio XI”, si terrà un pomeriggio di catechesi e fraternità rivolto ai giovani, con incontri, testimonianze e laboratori, in occasione della 56a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, dal titolo “Come se vedessero l’Invisibile” (Evangelii gaudium, 150).

Programma della giornata

Sono attesi non pochi ragazzi e ragazze provenienti dalle otto diocesi dell’Umbria con i loro educatori, catechisti e parroci. Il pomeriggio, organizzato dall’ufficio Ceu per la Pastorale vocazionale, diretto da don Alessandro Scarda, è rivolto a giovani da 16 anni in su; si concluderà con una apericena, momento di festa e di condivisione. A tenere la catechesi sul tema di questa 56a Giornata è fra’ Simone Tenuti, responsabile della Pastorale giovanile del Sacro Convento di Assisi.

“L’obiettivo principale di questo incontro – spiega don Scarda – è fare esperienza della vicinanza e della bellezza dell’amore di Dio che si svela nella quotidianità. Imparare insieme a vivere in pienezza, abitare il tempo con gioia e scoprire la bellezza della vita donata. Nei laboratori ci saranno storie che incontreranno altre storie, volti di uomini e donne che incontreranno altri volti per riconoscere insieme l’Invisibile che si è fatto visibile… Visibile ai nostri occhi nell’incarnazione”.

Seminaristi e calo delle iscrizioni

Attualmente il Seminario regionale umbro è composto da 20 seminaristi, quattro giovani che stanno completando il tempo propedeutico e sette alunni al cosiddetto “sesto anno”. Di questi ultimi, 4 sono stati ordinati diaconi nell’ultimo anno pastorale: don Nicola Testamigna della diocesi di Città di Castello, don Andrea Svanosio e don Edoardo Mariotti della diocesi di Gubbio, don Giordano Commodi della diocesi di Perugia – Città della Pieve.

Don Giordano sarà ordinato sacerdote il prossimo 29 giugno insieme a don Giosuè Busti, attualmente alunno dell’Almo collegio Capranica. “Numeri confortevoli – commenta don Scarda – ma che nei prossimi anni rischiano di conoscere una sensibile diminuzione legata al calo di ingressi in Seminario degli ultimi tre anni. Per questo è importante che la pastorale per le vocazioni sia promossa in diocesi e parrocchie, e che tutti, a cominciare dai parroci, abbiano a cuore che i giovani scoprano la missione cui il Signore li chiama”.

Christus vivit

Il pomeriggio vocazionale di domenica prossima sarà anche occasione per riflettere sulla recente esortazione apostolica di Papa Francesco, Christus vivit, il documento del Sinodo dei vescovi dello scorso ottobre che il Papa ha voluto dedicare ai giovani.

Don Alessandro Scarda si sofferma sulle prime parole che compongono questo documento post-sinodale, quasi ad anticipare il “messaggio” che l’iniziativa di Assisi vorrà consegnare a ciascun giovane. “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita.

Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano – scrive Papa Francesco – sono: Lui vive e ti vuole vivo! Questo incontro è un’occasione per chiedermi: ‘Per chi sono io?’, conoscere un po’ più in profondità me stesso, per sapere chi sono veramente e a cosa sono chiamato”.

Federico Casini

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vocazioni

Ad Assisi, domenica 19 maggio (dalle ore 15) presso il Pontificio seminario umbro “Pio XI”, si terrà un pomeriggio di catechesi e fraternità rivolto ai giovani, con incontri, testimonianze e laboratori, in occasione della 56a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, dal titolo “Come se vedessero l’Invisibile” (Evangelii gaudium, 150).

Programma della giornata

Sono attesi non pochi ragazzi e ragazze provenienti dalle otto diocesi dell’Umbria con i loro educatori, catechisti e parroci. Il pomeriggio, organizzato dall’ufficio Ceu per la Pastorale vocazionale, diretto da don Alessandro Scarda, è rivolto a giovani da 16 anni in su; si concluderà con una apericena, momento di festa e di condivisione. A tenere la catechesi sul tema di questa 56a Giornata è fra’ Simone Tenuti, responsabile della Pastorale giovanile del Sacro Convento di Assisi.

“L’obiettivo principale di questo incontro – spiega don Scarda – è fare esperienza della vicinanza e della bellezza dell’amore di Dio che si svela nella quotidianità. Imparare insieme a vivere in pienezza, abitare il tempo con gioia e scoprire la bellezza della vita donata. Nei laboratori ci saranno storie che incontreranno altre storie, volti di uomini e donne che incontreranno altri volti per riconoscere insieme l’Invisibile che si è fatto visibile… Visibile ai nostri occhi nell’incarnazione”.

Seminaristi e calo delle iscrizioni

Attualmente il Seminario regionale umbro è composto da 20 seminaristi, quattro giovani che stanno completando il tempo propedeutico e sette alunni al cosiddetto “sesto anno”. Di questi ultimi, 4 sono stati ordinati diaconi nell’ultimo anno pastorale: don Nicola Testamigna della diocesi di Città di Castello, don Andrea Svanosio e don Edoardo Mariotti della diocesi di Gubbio, don Giordano Commodi della diocesi di Perugia – Città della Pieve.

Don Giordano sarà ordinato sacerdote il prossimo 29 giugno insieme a don Giosuè Busti, attualmente alunno dell’Almo collegio Capranica. “Numeri confortevoli – commenta don Scarda – ma che nei prossimi anni rischiano di conoscere una sensibile diminuzione legata al calo di ingressi in Seminario degli ultimi tre anni. Per questo è importante che la pastorale per le vocazioni sia promossa in diocesi e parrocchie, e che tutti, a cominciare dai parroci, abbiano a cuore che i giovani scoprano la missione cui il Signore li chiama”.

Christus vivit

Il pomeriggio vocazionale di domenica prossima sarà anche occasione per riflettere sulla recente esortazione apostolica di Papa Francesco, Christus vivit, il documento del Sinodo dei vescovi dello scorso ottobre che il Papa ha voluto dedicare ai giovani.

Don Alessandro Scarda si sofferma sulle prime parole che compongono questo documento post-sinodale, quasi ad anticipare il “messaggio” che l’iniziativa di Assisi vorrà consegnare a ciascun giovane. “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita.

Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano – scrive Papa Francesco – sono: Lui vive e ti vuole vivo! Questo incontro è un’occasione per chiedermi: ‘Per chi sono io?’, conoscere un po’ più in profondità me stesso, per sapere chi sono veramente e a cosa sono chiamato”.

Federico Casini

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Groppo alla gola: chi ce ne libererà? https://www.lavoce.it/groppo-alla-gola/ Tue, 18 Sep 2018 08:00:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52844 logo abat jour, rubrica settimanale

di Angelo M. Fanucci

Fresco reduce dall’ottavo incontro di un gruppetto di alunni del Seminario romano maggiore, ordinati preti nel lontano 1961. A Venezia, a fianco della basilica della Salute, quattro giorni di settembre, ospiti del più giovanile di noi ottantenni, don Angelo Favero parroco a Mestre.

Vi dirò, ma prima devo tentare di liberare me e tutti noi da un grosso groppo alla gola.

L’idea fu del card. Baldelli: “Celebriamo insieme il 50° del nostro sacerdozio!”. Già, in quel lontano 1961 fummo ordinati preti in quindici: a parte lo scrivente, c’erano Fortunato Baldelli di Assisi, Walter Boccioni di Urbania e Sant’Angelo in Vado, Antonio Bonacina di Bergamo, Francesco Canalini di Osimo, Albino Cattaneo di Bergamo, Rosario Colantonio di Roma, Salvatore De Filippo di Aversa, Venturo Lorusso di Altamura, Francesco Marinelli di Ascoli Piceno, Aniceto Molinaro di Udine, Pierluigi Rosa di Perugia, Domenico Spada di Imola, Vincenzo Tavernese di Sora. Più tardi si unì a noi don Piero Vergari, mio conterraneo, maestro di saggezza discreta, capace non difendersi anche quando èuna tv nazionale che l’accusa di profanazioni che non ha commesso.

Baldelli, carissimo Baldelli! Il servizio diplomatico affidatogli dal Papa l’aveva svolto prima a Cuba, poi in Egitto, poi presso il Consiglio d’Europa, a Strasburgo, poi in Angola e a São Tomé e Príncipe, poi nella Repubblica Dominicana (1991-1994), poi in Perù (1994-1999) e infine in Francia, dal 1999 al 2009. Nel 2009 Benedetto XVI lo aveva nominato Penitenziere maggiore e l’anno dopo l’aveva creato cardinale diacono di Sant’Anselmo all’Aventino.

“Eddài, celebriamolo insieme questo 50° di messa!”. Ci ospitò Francesco Marinelli, arcivescovo emerito di Urbino. Fu una cosa bellissima. Solo per quella prima volta vennero l’ex nunzio Canalini e, sollecitato telefonicamente da Baldelli, l’ex rettore magnifico Spada. Mancavano i malati Molinaro, Bonacina, Tavernese. E Albino Cattaneo, che aveva lasciato il sacerdozio. E soprattutto Walter Boccioni, prematuramente deceduto. Sulla sua tomba, a Sant’Angelo in Vado, cantammo un In paradisum affettuosissimo.

Poi Fortunato s’ammalò: un cancro alla spina dorsale, dolorosissimo. Volli vivere accanto a lui i suoi ultimi giorni sulla terra, accanto a lui, nella Domus internationalis Paulus VI di via della Scrofa. Era già immerso in Dio, a Dio offriva senza un lamento le sue atroci sofferenze.

Morì nel settembre 2012. Liturgia di commiato a San Pietro, presiede il card. Sodano, sepoltura nel cimitero di Valfabbrica, suo Comune d’origine: un “fornetto” prestato ad tempus da un amico di famiglia.

Capite perché un groppo alla gola ce l’abbiamo tutti noi, i “reduci del 1961”? È vero che ogni cimitero è luogo sacro, ma il nostro groppo alla gola rimane lì dov’è dal 2012.

Tra i lettori de La Voce c’è chi può liberarcene.

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di Angelo M. Fanucci

Fresco reduce dall’ottavo incontro di un gruppetto di alunni del Seminario romano maggiore, ordinati preti nel lontano 1961. A Venezia, a fianco della basilica della Salute, quattro giorni di settembre, ospiti del più giovanile di noi ottantenni, don Angelo Favero parroco a Mestre.

Vi dirò, ma prima devo tentare di liberare me e tutti noi da un grosso groppo alla gola.

L’idea fu del card. Baldelli: “Celebriamo insieme il 50° del nostro sacerdozio!”. Già, in quel lontano 1961 fummo ordinati preti in quindici: a parte lo scrivente, c’erano Fortunato Baldelli di Assisi, Walter Boccioni di Urbania e Sant’Angelo in Vado, Antonio Bonacina di Bergamo, Francesco Canalini di Osimo, Albino Cattaneo di Bergamo, Rosario Colantonio di Roma, Salvatore De Filippo di Aversa, Venturo Lorusso di Altamura, Francesco Marinelli di Ascoli Piceno, Aniceto Molinaro di Udine, Pierluigi Rosa di Perugia, Domenico Spada di Imola, Vincenzo Tavernese di Sora. Più tardi si unì a noi don Piero Vergari, mio conterraneo, maestro di saggezza discreta, capace non difendersi anche quando èuna tv nazionale che l’accusa di profanazioni che non ha commesso.

Baldelli, carissimo Baldelli! Il servizio diplomatico affidatogli dal Papa l’aveva svolto prima a Cuba, poi in Egitto, poi presso il Consiglio d’Europa, a Strasburgo, poi in Angola e a São Tomé e Príncipe, poi nella Repubblica Dominicana (1991-1994), poi in Perù (1994-1999) e infine in Francia, dal 1999 al 2009. Nel 2009 Benedetto XVI lo aveva nominato Penitenziere maggiore e l’anno dopo l’aveva creato cardinale diacono di Sant’Anselmo all’Aventino.

“Eddài, celebriamolo insieme questo 50° di messa!”. Ci ospitò Francesco Marinelli, arcivescovo emerito di Urbino. Fu una cosa bellissima. Solo per quella prima volta vennero l’ex nunzio Canalini e, sollecitato telefonicamente da Baldelli, l’ex rettore magnifico Spada. Mancavano i malati Molinaro, Bonacina, Tavernese. E Albino Cattaneo, che aveva lasciato il sacerdozio. E soprattutto Walter Boccioni, prematuramente deceduto. Sulla sua tomba, a Sant’Angelo in Vado, cantammo un In paradisum affettuosissimo.

Poi Fortunato s’ammalò: un cancro alla spina dorsale, dolorosissimo. Volli vivere accanto a lui i suoi ultimi giorni sulla terra, accanto a lui, nella Domus internationalis Paulus VI di via della Scrofa. Era già immerso in Dio, a Dio offriva senza un lamento le sue atroci sofferenze.

Morì nel settembre 2012. Liturgia di commiato a San Pietro, presiede il card. Sodano, sepoltura nel cimitero di Valfabbrica, suo Comune d’origine: un “fornetto” prestato ad tempus da un amico di famiglia.

Capite perché un groppo alla gola ce l’abbiamo tutti noi, i “reduci del 1961”? È vero che ogni cimitero è luogo sacro, ma il nostro groppo alla gola rimane lì dov’è dal 2012.

Tra i lettori de La Voce c’è chi può liberarcene.

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Ritratto dei futuri preti dell’Umbria: intervista al rettore del Seminario regionale https://www.lavoce.it/ritratto-dei-futuri-preti-dellumbria-intervista-al-rettore-del-seminario-regionale/ Sun, 24 Jun 2018 12:00:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52157

L’inizio dell’estate per molti di noi è un tempo di confine: l’attività scolastica si chiude, i ragazzi di III media e di V superiore sono alle prese con gli esami, e tante attività sportive e ricreative entrano in pausa. Anche la comunità del Seminario regionale umbro di Assisi vive una condizione simile: i seminaristi sono alle prese con gli ultimi esami da affrontare, prima di lasciare la città serafica e raggiungere le parrocchie in cui prestano servizio. Abbiamo intervistato don Carlo Franzoni, rettore del Seminario, chiedendogli di tracciare un bilancio dell’anno che si sta concludendo. “La prima cosa da rimarcare – ha detto mons. Franzoni – è che il Seminario non è una realtà chiusa in se stessa, per cui non è possibile farne un bilancio a prescindere dal contesto. Tutto ciò che la Chiesa italiana e umbra hanno vissuto in questo periodo ha influito sulla vita della comunità, perché essa ha cercato di respirarne il clima. Penso in questo senso al Sinodo dei vescovi sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale: non siamo riusciti - come era nostro intento - a predisporre degli incontri specifici, però abbiamo camminato sul tema insieme a tutta la Chiesa”. Il Seminario non è solo il luogo in cui vive la comunità dei futuri preti e dei loro formatori, ma un luogo aperto a tante realtà ecclesiali… “Sì, è sede della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e riferimento per tutte le Commissioni pastorali regionali, e pertanto luogo di accoglienza e di scambio di idee. Ha ospitato quest’anno il corso di formazione per presbiteri, in collaborazione con l’Istituto teologico di Assisi e con la Ceu, e il corso di aggiornamento per insegnanti di Religione. Infine, specialmente in estate, con la sua foresteria è struttura di accoglienza sempre più richiesta, e non solo da pellegrini, gruppi scout o altre associazioni, ma anche da gruppi parrocchiali della regione”. L’estate è un tempo di pausa per i seminaristi e per i formatori? “In realtà, anche se il luogo-Seminario chiude per qualche mese, la formazione non si interrompe. Il periodo estivo, così come i fine settimana durante l’anno, è il tempo in cui essa si completa con l’esperienza pastorale che i seminaristi sono chiamati a vivere nelle parrocchie in cui prestano servizio, e i parroci che li accolgono sono in questo senso chiamati a collaborare con noi formatori nell’educazione umana e pastorale e nell’opera di discernimento” (continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce).  ]]>

L’inizio dell’estate per molti di noi è un tempo di confine: l’attività scolastica si chiude, i ragazzi di III media e di V superiore sono alle prese con gli esami, e tante attività sportive e ricreative entrano in pausa. Anche la comunità del Seminario regionale umbro di Assisi vive una condizione simile: i seminaristi sono alle prese con gli ultimi esami da affrontare, prima di lasciare la città serafica e raggiungere le parrocchie in cui prestano servizio. Abbiamo intervistato don Carlo Franzoni, rettore del Seminario, chiedendogli di tracciare un bilancio dell’anno che si sta concludendo. “La prima cosa da rimarcare – ha detto mons. Franzoni – è che il Seminario non è una realtà chiusa in se stessa, per cui non è possibile farne un bilancio a prescindere dal contesto. Tutto ciò che la Chiesa italiana e umbra hanno vissuto in questo periodo ha influito sulla vita della comunità, perché essa ha cercato di respirarne il clima. Penso in questo senso al Sinodo dei vescovi sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale: non siamo riusciti - come era nostro intento - a predisporre degli incontri specifici, però abbiamo camminato sul tema insieme a tutta la Chiesa”. Il Seminario non è solo il luogo in cui vive la comunità dei futuri preti e dei loro formatori, ma un luogo aperto a tante realtà ecclesiali… “Sì, è sede della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e riferimento per tutte le Commissioni pastorali regionali, e pertanto luogo di accoglienza e di scambio di idee. Ha ospitato quest’anno il corso di formazione per presbiteri, in collaborazione con l’Istituto teologico di Assisi e con la Ceu, e il corso di aggiornamento per insegnanti di Religione. Infine, specialmente in estate, con la sua foresteria è struttura di accoglienza sempre più richiesta, e non solo da pellegrini, gruppi scout o altre associazioni, ma anche da gruppi parrocchiali della regione”. L’estate è un tempo di pausa per i seminaristi e per i formatori? “In realtà, anche se il luogo-Seminario chiude per qualche mese, la formazione non si interrompe. Il periodo estivo, così come i fine settimana durante l’anno, è il tempo in cui essa si completa con l’esperienza pastorale che i seminaristi sono chiamati a vivere nelle parrocchie in cui prestano servizio, e i parroci che li accolgono sono in questo senso chiamati a collaborare con noi formatori nell’educazione umana e pastorale e nell’opera di discernimento” (continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce).  ]]>
Vocazioni: accendere nei giovani il desiderio di donarsi https://www.lavoce.it/vocazioni-accendere-nei-giovani-desiderio-donarsi/ Sat, 04 Nov 2017 11:00:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50453 giovani elezioni

Educazione della sensibilità e sapienza digitale. Sfide nuove e avvincenti per chi si occupa di animazione vocazionale, su cui si è dibattuto lo scorso mercoledì 25 ottobre presso il pontificio seminario regionale umbro Pio XI di Assisi, durante la giornata di formazione promossa dall’Ufficio regionale per la Pastorale delle vocazioni. Il programma si è articolato attorno agli interventi di padre Amedeo Cencini , sacerdote canossiano specializzato in psicologia e docente presso l’Università Salesiana e padre Paolo Benanti , francescano, docente di teologia morale e bioetica all’Università Gregoriana. “Viviamo in una cultura che scoraggia la scelta, che la presenta come qualcosa di spaventoso, specialmente se definitiva” ha affermato padre Cencini . “L’animatore vocazionale è colui che si ostina a mostrare come ci siano opzioni per cui valga la pena impegnare tutta la propria esistenza”. Per far questo però occorre educare i giovani alla sensibilità, intesa come “orientamento emotivo impresso al mondo interiore della persona dal suo vissuto”. Una educazione su tempi lunghi e non semplicemente una proposta di cammino di specialeconsacrazione ai frequentatori più assidui degli ambienti parrocchiali. “O la pastorale è tutta vocazionale, o non è autentica pastorale cristiana. Ogni colloquio, ogni occasione pastorale o devozionale, deve essere sfruttata per educare i giovani al bello, per proporre una opzione che accenda in loro il desiderio di donarsi, di farsi carico non solo di realizzare il progetto di Dio per la propria vita ma anche della salvezza degli altri. A questi grandi ideali, incarnati al massimo livello da Cristo, ogni giovane è sensibile”. L’intervento di padre Benanti è iniziato con l’analisi dell’impatto della tecnologia digitale sulle nostre vite. “Siamo di fronte ad un tema di frontiera, e la frontiera dice l’identità. La tecnologia sembra oggi poter cambiare le domande di fondo dell’uomo. I nuovi media digitali non sono soltanto un nuovo modo di comunicare, ma uno strumento che ci fa vivere in una realtà diversa dal qui e ora, astraendoci da chi ci sta accanto. Cambiano i criteri di veridicità dell’informazione, il nostro modo di ragionare, e il modo in cui presentiamo e percepiamo noi stessi, rischiando di condurre esistenze spaccate”. La riflessione del teologo francescano ha poi investito un tema di grande attualità scientifica, i big data . “La nostra esistenza online produce una mole innumerevole di informazioni, dall’analisi dei quali oggi è possibile, ad esempio, prevedere con ottima approssimazione dove e quando consegnare un determinato prodotto acquistato online. Tuttavia ciò avviene attraverso una mutazione di paradigma scientifico: non ci si domanda più il perché di un certo fatto, ma si correlano dati. Rinunciare però a conoscere i nessi reali tra questi ultimi conduce ad una nuova forma di sapienza digitale molto rischiosa, poiché rende virtualmente possibile correlare tra loro dati che nella realtà hanno poco a che vedere”. È qui che, secondo padre Benanti, entra in gioco la necessità che uomini di fede abitino accanto ai giovani i nuovi media digitali. “Zona di frontiera significa anche scarsamente abitata. La situazione in cui viviamo richiede di non cercare nemici ma di colonizzare questo luogo di possibilità. Se noi adulti e uomini di fede lasciamo da soli i giovani in questa terra di frontiera e rinunciamo ad educarli, a trasferire a loro le nostre conoscenze e competenze, non ci sarà più spazio per la verità”.  ]]>
giovani elezioni

Educazione della sensibilità e sapienza digitale. Sfide nuove e avvincenti per chi si occupa di animazione vocazionale, su cui si è dibattuto lo scorso mercoledì 25 ottobre presso il pontificio seminario regionale umbro Pio XI di Assisi, durante la giornata di formazione promossa dall’Ufficio regionale per la Pastorale delle vocazioni. Il programma si è articolato attorno agli interventi di padre Amedeo Cencini , sacerdote canossiano specializzato in psicologia e docente presso l’Università Salesiana e padre Paolo Benanti , francescano, docente di teologia morale e bioetica all’Università Gregoriana. “Viviamo in una cultura che scoraggia la scelta, che la presenta come qualcosa di spaventoso, specialmente se definitiva” ha affermato padre Cencini . “L’animatore vocazionale è colui che si ostina a mostrare come ci siano opzioni per cui valga la pena impegnare tutta la propria esistenza”. Per far questo però occorre educare i giovani alla sensibilità, intesa come “orientamento emotivo impresso al mondo interiore della persona dal suo vissuto”. Una educazione su tempi lunghi e non semplicemente una proposta di cammino di specialeconsacrazione ai frequentatori più assidui degli ambienti parrocchiali. “O la pastorale è tutta vocazionale, o non è autentica pastorale cristiana. Ogni colloquio, ogni occasione pastorale o devozionale, deve essere sfruttata per educare i giovani al bello, per proporre una opzione che accenda in loro il desiderio di donarsi, di farsi carico non solo di realizzare il progetto di Dio per la propria vita ma anche della salvezza degli altri. A questi grandi ideali, incarnati al massimo livello da Cristo, ogni giovane è sensibile”. L’intervento di padre Benanti è iniziato con l’analisi dell’impatto della tecnologia digitale sulle nostre vite. “Siamo di fronte ad un tema di frontiera, e la frontiera dice l’identità. La tecnologia sembra oggi poter cambiare le domande di fondo dell’uomo. I nuovi media digitali non sono soltanto un nuovo modo di comunicare, ma uno strumento che ci fa vivere in una realtà diversa dal qui e ora, astraendoci da chi ci sta accanto. Cambiano i criteri di veridicità dell’informazione, il nostro modo di ragionare, e il modo in cui presentiamo e percepiamo noi stessi, rischiando di condurre esistenze spaccate”. La riflessione del teologo francescano ha poi investito un tema di grande attualità scientifica, i big data . “La nostra esistenza online produce una mole innumerevole di informazioni, dall’analisi dei quali oggi è possibile, ad esempio, prevedere con ottima approssimazione dove e quando consegnare un determinato prodotto acquistato online. Tuttavia ciò avviene attraverso una mutazione di paradigma scientifico: non ci si domanda più il perché di un certo fatto, ma si correlano dati. Rinunciare però a conoscere i nessi reali tra questi ultimi conduce ad una nuova forma di sapienza digitale molto rischiosa, poiché rende virtualmente possibile correlare tra loro dati che nella realtà hanno poco a che vedere”. È qui che, secondo padre Benanti, entra in gioco la necessità che uomini di fede abitino accanto ai giovani i nuovi media digitali. “Zona di frontiera significa anche scarsamente abitata. La situazione in cui viviamo richiede di non cercare nemici ma di colonizzare questo luogo di possibilità. Se noi adulti e uomini di fede lasciamo da soli i giovani in questa terra di frontiera e rinunciamo ad educarli, a trasferire a loro le nostre conoscenze e competenze, non ci sarà più spazio per la verità”.  ]]>
25° di ordinazione per mons. Paolo Giulietti. L’intervista https://www.lavoce.it/25-di-ordinazione-per-mons-paolo-giulietti-lintervista/ Fri, 09 Sep 2016 10:57:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47380 Mons. Paolo Giulietti il giorno della sua ordinazione episcopale
Mons. Paolo Giulietti il giorno della sua ordinazione episcopale

“Con gioia e gratitudine al Signore e a tutte le persone che sono state suoi strumenti di bene nella mia vita, il 12 settembre alle ore 18 celebro i venticinque anni del mio presbiterato, affidando alla Madonna delle Grazie il prosieguo del mio cammino a servizio di Dio e della Chiesa”. Con queste parole nella newsletter di collegamento della diocesi, il Nuntium , il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti invita tutti, amici e fedeli, a partecipare alla messa che sarà celebrata da lui e dal cardinale Gualtiero Bassetti. Mons. Giulietti non desidera ricevere regali ma desidera “invece raccogliere offerte per il Centro vocazionale e spirituale diocesano ‘Tabor’, alla cui storia è in parte legata la mia vocazione”.

Mons. Giulietti, nato il primo gennaio 1964, dopo la formazione al Seminario regionale umbro e gli studi in Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi, ha conseguito la Licenza in Teologia pastorale con specializzazione in pastorale giovanile presso il dipartimento di Pastorale giovanile e catechetica dell’Università Pontificia salesiana. Una specializzazione che 10 anni dopo l’ordinazione presbiterale, ricevuta nella Cattedrale di San Lorenzo il 29 settembre 1991, lo ha portato al Servizio nazionale per la Pastorale giovanile di cui è stato responsabile dal 28 settembre 2001 al 29 settembre 2007.

Nei suoi 23 anni da prete (dal 2014 è vescovo titolare di Termini Imerese e ausiliare di Perugia-Città della Pieve) ha avuto molti e diversi incarichi ecclesiali tra i quali direttore dell’Ufficio diocesano e incaricato regionale di Pastorale giovanile, assistente diocesano del Settore giovani di Azione cattolica, dell’Acr e poi della Fuci, docente di metodologia e didattica dell’insegnamento della religione cattolica presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose di Assisi. Importante nella sua vita il periodo in cui è stato responsabile e formatore degli Obiettori di coscienza della Caritas diocesana e assistente spirituale della Comunità di accoglienza per detenuti della Caritas di Perugia e il servizio da parroco delle parrocchie di Ponte San Giovanni, Pieve di Campo e Balanzano. Attualmente, oltre ad essere Vescovo ausiliare, è assistente spirituale della Confraternita di San Jacopo di Compostella in Perugia, presidente dell’Associazione “Hope”, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventù, e ancora altro.

Mons. Giulietti, come sono stati questi 25 anni?

“Sono stati anni intensi, perché sono stato chiamato di volta in volta a servire la Chiesa in luoghi, ruoli e modalità diversi, che mi hanno molto arricchito. Ci sono alcuni rimpianti, perché, guardando indietro, vedo che avrei potuto vivere meglio tutte queste esperienze; c’è però soprattutto gratitudine a Dio e a tutte le persone che in questi anni ho potuto conoscere e con le quali ho camminato insieme. Devo tanto soprattutto ai giovani, che molto mi hanno chiesto e moltissimo mi hanno donato”.

Nessun dubbio, o crisi?

“Non sono mancati i momenti in cui avrei voluto essere altrove, avere a che fare con persone diverse o aver preso decisioni migliori; come non sono mancate le delusioni e gli errori. Penso però che questo faccia parte della storia di ognuno. La fedeltà alla propria vocazione – come accade anche nel matrimonio – fa strutturalmente i conti con l’esperienza del limite e con la crisi. Ma le crisi possono anche far crescere. Anzi, personalmente tendo più a ricordare gli insuccessi che le soddisfazioni, forse proprio perché ho imparato più in quei casi che quando tutto è filato liscio”.

Oggi è Vescovo ausiliare. Come è cambiato l’essere sacerdote?

“In senso proprio non sono più prete, come una volta prete non sono stato più diacono. D’altra parte dico spesso che mi hanno ordinato vescovo, ma di ‘mestiere’ continuo a fare il vicario generale. Per cui potrei direi che è cambiato molto, pur cambiando poco. È cambiato molto, perché vivo la Chiesa in modo differente da prima, partecipando al collegio episcopale e condividendo la ‘sollecitudine per tutte le Chiese’. È cambiato poco, perché il quotidiano servizio alla diocesi come vicario generale mi chiede di occuparmi delle stesse cose di cui mi interessavo prima e nella medesima modalità di azione”.

Sua mamma, che le è accanto dal Cielo, quanto ha inciso nella sua vocazione e la Madre Celeste, la Madonna delle Grazie, quanta “influenza” ha nella sua missione di pastore della Chiesa?

“Devo moltissimo ai miei genitori e alla mia famiglia; in particolare da mia madre ho imparato la ricerca dell’essenzialità e della concretezza nel servizio agli altri. Quando passo in cattedrale e mi fermo davanti alla bella immagine della Madonna delle Grazie, mi piace interpretare il “gesto delle mani” come una materna raccomandazione a fare bene e a non combinare guai. Sono poi devoto della Madonna di Loreto, che è la vergine del “sì” ai progetti di Dio, anche quando si capiscono a fatica”.

È stato ordinato presbitero il 29 settembre, giorno della festa liturgica di san Michele Arcangelo, principe della Milizia Celeste. Si sente un miliziano-difensore della Chiesa che papa Francesco esorta ad essere “in uscita” e “povera per i poveri”?

“Mi piace l’immagine della Chiesa come popolo “militante”, che prende parte con passione alle vicende del mondo. Papa Francesco ci incoraggia ad uscire dalle sagrestie fisiche e mentali in cui a volte ci chiudiamo per fare la nostra parte nella storia, per lasciarvi un’impronta di bene, come ha detto ai giovani a Cracovia. Il miles è uno che combatte: prima di tutto dentro se stesso, per divenire libero davvero, poi in opposizione al male che c’è in giro. Mai però contro le persone”.

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Don Marco Briziarelli, don Simone Pascarosa e don Marco Pigoni ordinati sacerdoti. Bassetti: “Siate liberi e gioiosi” https://www.lavoce.it/don-marco-briziarelli-don-simone-pascarosa-e-don-marco-pigoni-odinati-sacerdoti-bassetti-siate-liberi-e-gioiosi/ Sat, 25 Jun 2016 17:29:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46541

«Carissimi don Marco, don Simone e don Marco, io e voi abbiamo cominciato, nello stesso giorno, il 4 ottobre 2009, una bellissima avventura nella nostra vita. In quel giorno io facevo l’ingresso nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve e voi entravate al Seminario Regionale di Assisi per iniziare il propedeutico. Ma devo dire che, soprattutto, abbiamo camminato assieme perché fin dagli inizi della mia presenza a Perugia vi ho conosciuto, mi sono interessato di voi ed ho seguito la vostra crescita, umana, spirituale e vocazionale. Di tutto questo ringraziamo il Signore». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, che il 29 giugno celebrerà il suo 50° anniversario di sacerdozio, ha esordito nell’omelia dell’ordinazione presbiterale di don Marco Briziarelli, don Simone Pascarosa e don Marco Pigoni, in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia, sabato pomeriggio 25 giugno. A concelebrare insieme al cardinale, l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti, il vescovo ausiliare Paolo Giulietti e numerosi sacerdoti. A presentare i candidati al sacerdozio è stato mons. Carlo Franzoni, rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” dove attualmente studiano 19 seminaristi perugino-pievesi insieme a 23 provenienti dalle altre sette Diocesi dell’Umbria. Tutti loro si sono ritrovati in San Lorenzo per far festa ai tre compagni che hanno ricevuto, con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del loro pastore, l’ordinazione presbiterale entrando a far parte del Clero diocesano che attualmente conta 115 sacerdoti. Oltre ai familiari e agli amici dei tre neo presbiteri, sono giunti in cattedrale numerosi fedeli dalle comunità parrocchiali dove loro prestano servizio pastorale: un segno di amicizia, stima e vicinanza a coloro che si accingono a servire totalmente il popolo di Dio. E’ stato un pomeriggio di grande festa per l’intera comunità diocesana che si è arricchita di tre giovani sacerdoti cresciti nella fede in famiglia, in parrocchia, nei loro luoghi di studio, di lavoro e di vita. Il cardinale Bassetti ai tre ordinandi: «Voi sarete i nuovi messaggeri, i nuovi apostoli…». «Ciascuno di voi, certamente ha avuto la propria chiamata – ha proseguito il cardinale Bassetti nell’omelia – e vi ha corrisposto con i propri doni e la propria generosità e oggi si consegna nelle mani del vescovo. Egli, come il pane e il vino del sacrificio eucaristico, vi presenta, vi offre e vi consacra per tutta la vita al Signore. Certo, ascoltando la pagina del Vangelo di oggi, si dovrebbe dire che come propagandista e promotore delle sue idee Gesù è davvero particolare, un caso unico! Ad uno che gli dice: “Ti seguirò ovunque tu vada!”, risponde: “le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. Ad un altro che gli dice: “Seguimi” – e questo gli risponde di lasciarlo andare prima a seppellire suo padre -, Gesù risponde: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Ad un altro ancora, certamente generoso, che si era proposto: “Ti seguirò Signore, prima però lascia che mi congeda da quelli di casa”, il Maestro dà una risposta ancora più secca: “Nessuno che metta mano all’aratro e poi si volta indietro è adatto per il regno di Dio”. Tutto questo vale anche per noi. Gesù non illude, non è disposto a concedere sconti: Anzi, sembra quasi voglia scoraggiare quelli che desiderano seguirlo. Non riduce le sue pretese, non concede agevolazioni, non scende a patti e presenta il suo ideale all’insegna della croce e del difficile. Gesù, cari figli, è esigente, non vuole mezze misure. Non vuole troppe nostalgie e rimpianti. Diceva Paolo VI: “Non può diventare cristiano chi non sa preferire la perfezione difficile, alla mediocrità facile”. Se vi è una cosa che non si può perdonare ad un cristiano e soprattutto ad un prete, è proprio la mediocrità. Ricordatelo bene, carissimi ordinandi, che oggi soprattutto l’incisività e la forza di penetrazione del messaggio di Cristo, dipende in gran parte dalla credibilità dei messaggeri. Voi sarete i nuovi messaggeri, voi sarete i nuovi apostoli, e dal vostro stile di vita dipenderà in gran parte l’adesione a Cristo degli uomini e delle donne del nostro tempo». «Cristo pontefice della nuova alleanza sceglie alcuni tra i fratelli…». Il cardinale, rivolgendosi ai fedeli in San Lorenzo, ha detto: «L’ordinazione di Marco, Simone e Marco ci fa sperimentare come “Cristo pontefice della nuova alleanza, con affetto di predilezione, sceglie alcuni tra i fratelli, e con l’imposizione delle mani li fa partecipi del suo ministero di salvezza”: è un’esperienza che si ripete mediante il ministero del Vescovo e riempie di gioia non solo la nostra Archidiocesi ma tutta la Chiesa. Sono grato innanzitutto ai tre ordinandi che si consegnano liberamente per ricevere l’imposizione delle mani, come sono grato al Seminario che li ha formati, alle loro famiglie, alle comunità parrocchiali di origine e di destinazione durante gli anni della formazione, un grazie affettuoso ai molti sacerdoti e fedeli dell’Archidiocesi qui presenti e ai tanti ragazzi e giovani che rendono più bella, con la loro partecipazione, questa ordinazione al presbiterato». «La misericordia è il cuore di Cristo!» E i sacerdoti, «per avere questo cuore», devono «essere liberi dalle passioni, soprattutto, da quella terribile del “possesso” … causa di molti fallimenti sacerdotali e della non credibilità di non pochi preti». Poi rivolgendosi ai tre ordinandi, il cardinale ha detto loro: «Cari figli, la gratuità del vostro donare sarà il segno che voi avrete appieno compreso di essere dei gratificati: dare gratuitamente per essere credibili servi di misericordia. Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore. La misericordia è il cuore di Cristo! E voi, per avere questo cuore, dovete essere liberi dalle passioni, soprattutto, da quella terribile passione del “possesso” che, facendo cadere nell’avarizia e nel rinchiudersi in se stessi, è causa di molti fallimenti sacerdotali e della non credibilità di non pochi preti. Liberi, distaccati da tutto, innamorati solo di Cristo e della gente, come ci ripete continuamente Papa Francesco, per poter essere servi di misericordia, con un cuore puro, che si sente “donato” agli altri e quindi sempre in atteggiamento di totale generosità. Servi liberi e gioiosi! Dal momento che è l’Amore che vi elegge e vi manda, voi, come i dodici apostoli, inviati ad annunciare il Regno di Dio, avrete un nome nuovo, un nome di predilezione e di grazia. Un nome inconfondibile ed unico che rimarrà sempre stampato, con il Carattere, per tutta l’eternità». «Affidati, come presbiteri, non solo alla Chiesa diocesana, ma al mondo intero». Avviandosi alla conclusione, il cardinale Bassetti, rivolgendosi sempre ai tre ordinandi, ha ricordato loro: «Da oggi sarete affidati, come presbiteri, non solo alla Chiesa diocesana, ma al mondo intero. La nostra Chiesa ripone in voi tanto affetto e una grande fiducia: siate testimoni di speranza per un mondo diviso e per ciò stesso mondo di solitudini, di angosce che, come un arido deserto, ha sete soltanto di Dio. Fratelli e sorelle, preghiamo perché questi tre nuovi presbiteri possano vivere ed operare, portando sempre speranza. Preghiamo anche perché dietro di loro una schiera di giovani venga nel futuro a vivere, nello stesso spirito, per prepararsi alla stessa missione. Affidiamo Marco, Simone e Marco alla Vergine Maria delle grazie, così venerata in questa nostra Cattedrale, perché, come madre premurosa, li custodisca sempre nell’amore di Dio e dei fratelli      ]]>

«Carissimi don Marco, don Simone e don Marco, io e voi abbiamo cominciato, nello stesso giorno, il 4 ottobre 2009, una bellissima avventura nella nostra vita. In quel giorno io facevo l’ingresso nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve e voi entravate al Seminario Regionale di Assisi per iniziare il propedeutico. Ma devo dire che, soprattutto, abbiamo camminato assieme perché fin dagli inizi della mia presenza a Perugia vi ho conosciuto, mi sono interessato di voi ed ho seguito la vostra crescita, umana, spirituale e vocazionale. Di tutto questo ringraziamo il Signore». Così il cardinale Gualtiero Bassetti, che il 29 giugno celebrerà il suo 50° anniversario di sacerdozio, ha esordito nell’omelia dell’ordinazione presbiterale di don Marco Briziarelli, don Simone Pascarosa e don Marco Pigoni, in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia, sabato pomeriggio 25 giugno. A concelebrare insieme al cardinale, l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti, il vescovo ausiliare Paolo Giulietti e numerosi sacerdoti. A presentare i candidati al sacerdozio è stato mons. Carlo Franzoni, rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” dove attualmente studiano 19 seminaristi perugino-pievesi insieme a 23 provenienti dalle altre sette Diocesi dell’Umbria. Tutti loro si sono ritrovati in San Lorenzo per far festa ai tre compagni che hanno ricevuto, con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del loro pastore, l’ordinazione presbiterale entrando a far parte del Clero diocesano che attualmente conta 115 sacerdoti. Oltre ai familiari e agli amici dei tre neo presbiteri, sono giunti in cattedrale numerosi fedeli dalle comunità parrocchiali dove loro prestano servizio pastorale: un segno di amicizia, stima e vicinanza a coloro che si accingono a servire totalmente il popolo di Dio. E’ stato un pomeriggio di grande festa per l’intera comunità diocesana che si è arricchita di tre giovani sacerdoti cresciti nella fede in famiglia, in parrocchia, nei loro luoghi di studio, di lavoro e di vita. Il cardinale Bassetti ai tre ordinandi: «Voi sarete i nuovi messaggeri, i nuovi apostoli…». «Ciascuno di voi, certamente ha avuto la propria chiamata – ha proseguito il cardinale Bassetti nell’omelia – e vi ha corrisposto con i propri doni e la propria generosità e oggi si consegna nelle mani del vescovo. Egli, come il pane e il vino del sacrificio eucaristico, vi presenta, vi offre e vi consacra per tutta la vita al Signore. Certo, ascoltando la pagina del Vangelo di oggi, si dovrebbe dire che come propagandista e promotore delle sue idee Gesù è davvero particolare, un caso unico! Ad uno che gli dice: “Ti seguirò ovunque tu vada!”, risponde: “le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. Ad un altro che gli dice: “Seguimi” – e questo gli risponde di lasciarlo andare prima a seppellire suo padre -, Gesù risponde: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Ad un altro ancora, certamente generoso, che si era proposto: “Ti seguirò Signore, prima però lascia che mi congeda da quelli di casa”, il Maestro dà una risposta ancora più secca: “Nessuno che metta mano all’aratro e poi si volta indietro è adatto per il regno di Dio”. Tutto questo vale anche per noi. Gesù non illude, non è disposto a concedere sconti: Anzi, sembra quasi voglia scoraggiare quelli che desiderano seguirlo. Non riduce le sue pretese, non concede agevolazioni, non scende a patti e presenta il suo ideale all’insegna della croce e del difficile. Gesù, cari figli, è esigente, non vuole mezze misure. Non vuole troppe nostalgie e rimpianti. Diceva Paolo VI: “Non può diventare cristiano chi non sa preferire la perfezione difficile, alla mediocrità facile”. Se vi è una cosa che non si può perdonare ad un cristiano e soprattutto ad un prete, è proprio la mediocrità. Ricordatelo bene, carissimi ordinandi, che oggi soprattutto l’incisività e la forza di penetrazione del messaggio di Cristo, dipende in gran parte dalla credibilità dei messaggeri. Voi sarete i nuovi messaggeri, voi sarete i nuovi apostoli, e dal vostro stile di vita dipenderà in gran parte l’adesione a Cristo degli uomini e delle donne del nostro tempo». «Cristo pontefice della nuova alleanza sceglie alcuni tra i fratelli…». Il cardinale, rivolgendosi ai fedeli in San Lorenzo, ha detto: «L’ordinazione di Marco, Simone e Marco ci fa sperimentare come “Cristo pontefice della nuova alleanza, con affetto di predilezione, sceglie alcuni tra i fratelli, e con l’imposizione delle mani li fa partecipi del suo ministero di salvezza”: è un’esperienza che si ripete mediante il ministero del Vescovo e riempie di gioia non solo la nostra Archidiocesi ma tutta la Chiesa. Sono grato innanzitutto ai tre ordinandi che si consegnano liberamente per ricevere l’imposizione delle mani, come sono grato al Seminario che li ha formati, alle loro famiglie, alle comunità parrocchiali di origine e di destinazione durante gli anni della formazione, un grazie affettuoso ai molti sacerdoti e fedeli dell’Archidiocesi qui presenti e ai tanti ragazzi e giovani che rendono più bella, con la loro partecipazione, questa ordinazione al presbiterato». «La misericordia è il cuore di Cristo!» E i sacerdoti, «per avere questo cuore», devono «essere liberi dalle passioni, soprattutto, da quella terribile del “possesso” … causa di molti fallimenti sacerdotali e della non credibilità di non pochi preti». Poi rivolgendosi ai tre ordinandi, il cardinale ha detto loro: «Cari figli, la gratuità del vostro donare sarà il segno che voi avrete appieno compreso di essere dei gratificati: dare gratuitamente per essere credibili servi di misericordia. Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore. La misericordia è il cuore di Cristo! E voi, per avere questo cuore, dovete essere liberi dalle passioni, soprattutto, da quella terribile passione del “possesso” che, facendo cadere nell’avarizia e nel rinchiudersi in se stessi, è causa di molti fallimenti sacerdotali e della non credibilità di non pochi preti. Liberi, distaccati da tutto, innamorati solo di Cristo e della gente, come ci ripete continuamente Papa Francesco, per poter essere servi di misericordia, con un cuore puro, che si sente “donato” agli altri e quindi sempre in atteggiamento di totale generosità. Servi liberi e gioiosi! Dal momento che è l’Amore che vi elegge e vi manda, voi, come i dodici apostoli, inviati ad annunciare il Regno di Dio, avrete un nome nuovo, un nome di predilezione e di grazia. Un nome inconfondibile ed unico che rimarrà sempre stampato, con il Carattere, per tutta l’eternità». «Affidati, come presbiteri, non solo alla Chiesa diocesana, ma al mondo intero». Avviandosi alla conclusione, il cardinale Bassetti, rivolgendosi sempre ai tre ordinandi, ha ricordato loro: «Da oggi sarete affidati, come presbiteri, non solo alla Chiesa diocesana, ma al mondo intero. La nostra Chiesa ripone in voi tanto affetto e una grande fiducia: siate testimoni di speranza per un mondo diviso e per ciò stesso mondo di solitudini, di angosce che, come un arido deserto, ha sete soltanto di Dio. Fratelli e sorelle, preghiamo perché questi tre nuovi presbiteri possano vivere ed operare, portando sempre speranza. Preghiamo anche perché dietro di loro una schiera di giovani venga nel futuro a vivere, nello stesso spirito, per prepararsi alla stessa missione. Affidiamo Marco, Simone e Marco alla Vergine Maria delle grazie, così venerata in questa nostra Cattedrale, perché, come madre premurosa, li custodisca sempre nell’amore di Dio e dei fratelli      ]]>
La storia di Giampiero Morettini raccontata dai genitori https://www.lavoce.it/la-storia-di-giampiero-morettini-raccontata-dai-genitori/ Thu, 02 Jun 2016 17:13:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46414

Pochi giorni prima della serata in ricordo del seminarista Giampiero Morettini, siamo andati a trovare i suoi genitori, mamma Caterina e papà Mario, nella loro casa in Sant’Angelo di Celle di Deruta. Accompagnati da suor Roberta Vinerba, giunti in paese, abbiamo fatto sosta prima al cimitero. La tomba di Giampiero è meta di un costante “pellegrinaggio” di amici, conoscenti ed anche di persone che non l’hanno conosciuto in vita, ma ne hanno sentito molto parlare ad iniziare dalle comunità parrocchiali dove lui prestava servizio pastorale, formandosi sul “campo” al sacerdozio. Quello che colpisce della famiglia Morettini, dalle origini modeste, è la dignità e la compostezza nell’affrontare il dolore per la perdita di Giampiero, trasmettendo agli altri tanta fede e speranza perché la morte, soprattutto di un uomo che si stava preparando per donarsi totalmente a Dio, non ha mai il sopravvento sulla vita. E questa è anche una «conversione» e la prima a viverla è mamma Caterina, come emerge dal piacevole colloquio avuto con lei e con il marito. «Giampiero mi ha aiutata a pregare, perché prima non pregavo – ci racconta Caterina –, trascuravo la mia fede perché veniva prima il lavoro. Passavano anche due, tre anni prima di confessarmi e di fare la comunione. Adesso ho questa “grazia della preghiera” e senza la messa la domenica non posso stare. Con Giampiero ci siamo avvicinati molto alla Chiesa, al Signore, anche se con Lui, in realtà, io dovrei essere arrabbiatissima per avermelo strappato. Nei giorni della sua malattia ho tanto pregato il Signore e con me tante persone in tutt’Italia, ma Dio non ci ascoltava. Mi sono rimessa a alla sua decisione, anche se perdere un figlio è un dolore che solo chi ci passa può capirlo, gli altri possono immaginarlo». Signora Caterina, quanto Giampiero ha inciso nel suo “ritorno” al Signore? «Giampiero, anche se stava in Seminario, non mi ha mai "obbligata" ad andare a messa, a fare la comunione, forse perché pensava che piano piano mi sarei avvicinata da sola. Invece c'è voluta la sua morte per capire che se uno "accetta" è solo per la fede che si ottiene qualcosa. Faccio il paragone con altre mamme che come me non hanno più i figli, sono arrabbiate, non vogliono vedere nessuno. Mentre con Mario teniamo sempre le porte aperte a tutti. Invece doveva essere al contrario. Parlare spesso di Giampiero non vi crea difficoltà? Non acuisce il vostro dolore per la sua perdita? «Per noi genitori è normale parlare di Giampiero, forse perché dall'inizio del suo ricovero in ospedale abbiamo avuto sempre delle persone vicine, non siamo mai stati soli e questa cosa ci ha aiutato. Anche noi siamo stati sempre disponibili a parlare della vita di Giampiero e della sua malattia, pur con emozione e sofferenza. Ci fa bene parlare di lui, perché così il dolore non ci schiaccia. Tanti genitori, purtroppo, nella nostra situazione si sono trovati isolati. Noi siamo sempre circondati anche da persone che non conoscevamo. Non ci danno niente, però ci danno tutto». Cosa ricordate degli ultimi giorni di Giampiero?  (mamma Caterina) «Qualche giorno prima della forte emorragia, una dottoressa mi chiese: "Signora, come le sembra suo figlio?". Le risposi: "Sembra un pochino meglio". Non volevo dire davanti a Giampiero che non c'era più niente da fare. Non era una domanda da farsi da parte della dottoressa. Giampiero stava malissimo e lei lo sapeva meglio di me. Dal 17 agosto, per me, Giampiero già non c'era più. Il giorno prima la caposala mi disse che se volevo potevo riprendere i suoi oggetti: c'era il breviario di Giampiero ..., perché tanto era finita. Per me, da quella data, era già in Cielo e alle sorelle che erano fuori dalla stanza ho fatto un gesto come a dire: "Non c'è più niente da fare". Quel giorno è stato come se "lo avessi riconsegnato", "donato"».  Avete donato vostro figlio a Dio per la seconda volta … «La prima volta il Signore l’ha portato via a noi in un modo diverso, chiamandolo al suo fianco nel servire la Chiesa e il suo popolo; la seconda volta l’ha portato via per sempre». Per voi non è stato facile accettare che Giampiero entrasse in Seminario, lasciando la sua famiglia, il suo lavoro nella vostra azienda … (mamma Caterina) «In effetti ho sempre espresso sinceramente qualche dubbio quando vedevo che frequentava la Chiesa (la Scuola teologica di Montemorcino, il Corso dei Dieci Comandamenti dai frati di Santa Maria degli Angeli…) e non ho versato lacrime al momento. Ma poi, invece, gliene ho dette di tutte di colori ... che era matto, che non capiva nulla. Mentre mio marito e l'altro figlio stavano zitti. La notte, quando Giampiero non c'era, io piangevo, ma non perché io volessi che lui a tutti i costi si facesse una famiglia, ma perché andava a "rinchiudersi" nella vita religiosa. Ho cominciato ad accettarlo al momento dell'attesa che lui entrasse in Seminario e quando sono andata la prima volta a trovarlo ad Assisi, per Natale, rendendomi conto dell'ambiente in cui viveva, studiava... Quando Giampiero è andato in Cielo, non ho pianto tanto quanto alla sua entrata in Seminario. All'inizio è stata dura, ma poi lo vedevo davvero felice, era cambiato, trasformato, tranquillo. Non mi ha mai raccontato se avesse problemi con i compagni in Seminario, ma se chiedevo come andava rispondeva solo: "Bene!". Mentre quando lavoravamo insieme lo vedevo arrabbiato, teso e si litigava anche tra noi. Dopo la scelta del Seminario vedevo luce nei suoi occhi, serenità. Negli ultimi 4-5 anni era un altro ragazzo, sereno. Ora ci dà serenità a noi, altrimenti sarebbe impossibile andare avanti senza di lui». Giampiero aiuta dal Cielo non solo la sua famiglia, anche tante persone, soprattutto i giovani… (papà Mario) «E’ una cosa inaspettata e non credevo che mio figlio fosse così benvoluto da tante persone che oggi affidano anche a lui le preghiere. Se non aiuta noi non importa, ma se aiuta altre persone che ne hanno bisogno sono felice anche se non le conosco. Quello che ha colpito molto la mia famiglia è stata la veglia del funerale di Giampiero, una vera sorpresa nel vedere tutta quella folla. Va bene a Castel del Piano, dove era conosciuto in parrocchia, ma tutta quella marea di gente non me la sarei mai aspettata. C’erano uomini e donne, giovani e adulti, che neppure avevano conosciuto Giampiero, ne avevano solo sentito parlare. In un'occasione particolare per la parrocchia, due persone dissero a don Francesco Buono che avevano sognato Giampiero. Una delle due l’aveva conosciuto, ma l'altra no, veniva dalla Calabria, eppure aveva dato una descrizione precisa, con i capelli lunghi, come li portava prima Giampiero ... e per due-tre notti, sempre alle 3, si era svegliata dopo aver sognato nostro figlio». Suor Roberta davanti alla tomba di Giampiero ci ha raccontato del suo intenso legame con l’Eucaristia e della sua incessante preghiera del Rosario… (risponde mamma Caterina) (mamma Caterina) «All'inizio, Giampiero, non sapeva neppure cosa fosse l'Adorazione eucaristica. Una mattina, a una signora che più volte arrivava presto nel nostro negozio di ortofrutta, chiese se stava andando al lavoro oppure tornava. Lei disse che era stata all'Adorazione eucaristica in chiesa e lui non disse più nulla, perché non capiva le ragioni della donna che così presto usciva da casa. E a pensare che dopo è diventato anche ministro straordinario dell'Eucarestia. Ad un amico disse: "Divento ministro!" e l'amico: "Ma come, prima ti dai al Rosario e poi alla politica?". Aveva un modo particolare di dare l'Eucarestia innalzandola verso il cielo, che è rimasto impresso a tante persone e ancora oggi me lo dicono. Anche la preghiera del Rosario la viveva con particolare raccoglimento. Mi accorsi che qualcosa stava cambiando in Giampiero proprio dalla corona del Rosario, che un giorno la lasciò sul letto e non volevo crederci, non volevo accettarlo … Cosa avrebbero provato i genitori se Giampiero fosse diventato sacerdote?  (mamma Caterina) «Il prossimo anno Giampiero avrebbe compiuto 40 anni e sarebbe diventato sacerdote. Una vocazione adulta … Mi diceva: “Mamma preparati, perché anche tu dovrai essere vestita come ad un matrimonio, perché il sacerdozio ‘è’ un matrimonio”. Molte volte lo penso come se lui sia diventato davvero sacerdote... nel Regno dei Cieli».   ___ Le foto della serata di presentazione del libro “Con lui Dio non si era sbagliato” ____ [ad-gallery orderby="ID" include="46407,46408,46409,46410,46411" slideshow="false"]]]>

Pochi giorni prima della serata in ricordo del seminarista Giampiero Morettini, siamo andati a trovare i suoi genitori, mamma Caterina e papà Mario, nella loro casa in Sant’Angelo di Celle di Deruta. Accompagnati da suor Roberta Vinerba, giunti in paese, abbiamo fatto sosta prima al cimitero. La tomba di Giampiero è meta di un costante “pellegrinaggio” di amici, conoscenti ed anche di persone che non l’hanno conosciuto in vita, ma ne hanno sentito molto parlare ad iniziare dalle comunità parrocchiali dove lui prestava servizio pastorale, formandosi sul “campo” al sacerdozio. Quello che colpisce della famiglia Morettini, dalle origini modeste, è la dignità e la compostezza nell’affrontare il dolore per la perdita di Giampiero, trasmettendo agli altri tanta fede e speranza perché la morte, soprattutto di un uomo che si stava preparando per donarsi totalmente a Dio, non ha mai il sopravvento sulla vita. E questa è anche una «conversione» e la prima a viverla è mamma Caterina, come emerge dal piacevole colloquio avuto con lei e con il marito. «Giampiero mi ha aiutata a pregare, perché prima non pregavo – ci racconta Caterina –, trascuravo la mia fede perché veniva prima il lavoro. Passavano anche due, tre anni prima di confessarmi e di fare la comunione. Adesso ho questa “grazia della preghiera” e senza la messa la domenica non posso stare. Con Giampiero ci siamo avvicinati molto alla Chiesa, al Signore, anche se con Lui, in realtà, io dovrei essere arrabbiatissima per avermelo strappato. Nei giorni della sua malattia ho tanto pregato il Signore e con me tante persone in tutt’Italia, ma Dio non ci ascoltava. Mi sono rimessa a alla sua decisione, anche se perdere un figlio è un dolore che solo chi ci passa può capirlo, gli altri possono immaginarlo». Signora Caterina, quanto Giampiero ha inciso nel suo “ritorno” al Signore? «Giampiero, anche se stava in Seminario, non mi ha mai "obbligata" ad andare a messa, a fare la comunione, forse perché pensava che piano piano mi sarei avvicinata da sola. Invece c'è voluta la sua morte per capire che se uno "accetta" è solo per la fede che si ottiene qualcosa. Faccio il paragone con altre mamme che come me non hanno più i figli, sono arrabbiate, non vogliono vedere nessuno. Mentre con Mario teniamo sempre le porte aperte a tutti. Invece doveva essere al contrario. Parlare spesso di Giampiero non vi crea difficoltà? Non acuisce il vostro dolore per la sua perdita? «Per noi genitori è normale parlare di Giampiero, forse perché dall'inizio del suo ricovero in ospedale abbiamo avuto sempre delle persone vicine, non siamo mai stati soli e questa cosa ci ha aiutato. Anche noi siamo stati sempre disponibili a parlare della vita di Giampiero e della sua malattia, pur con emozione e sofferenza. Ci fa bene parlare di lui, perché così il dolore non ci schiaccia. Tanti genitori, purtroppo, nella nostra situazione si sono trovati isolati. Noi siamo sempre circondati anche da persone che non conoscevamo. Non ci danno niente, però ci danno tutto». Cosa ricordate degli ultimi giorni di Giampiero?  (mamma Caterina) «Qualche giorno prima della forte emorragia, una dottoressa mi chiese: "Signora, come le sembra suo figlio?". Le risposi: "Sembra un pochino meglio". Non volevo dire davanti a Giampiero che non c'era più niente da fare. Non era una domanda da farsi da parte della dottoressa. Giampiero stava malissimo e lei lo sapeva meglio di me. Dal 17 agosto, per me, Giampiero già non c'era più. Il giorno prima la caposala mi disse che se volevo potevo riprendere i suoi oggetti: c'era il breviario di Giampiero ..., perché tanto era finita. Per me, da quella data, era già in Cielo e alle sorelle che erano fuori dalla stanza ho fatto un gesto come a dire: "Non c'è più niente da fare". Quel giorno è stato come se "lo avessi riconsegnato", "donato"».  Avete donato vostro figlio a Dio per la seconda volta … «La prima volta il Signore l’ha portato via a noi in un modo diverso, chiamandolo al suo fianco nel servire la Chiesa e il suo popolo; la seconda volta l’ha portato via per sempre». Per voi non è stato facile accettare che Giampiero entrasse in Seminario, lasciando la sua famiglia, il suo lavoro nella vostra azienda … (mamma Caterina) «In effetti ho sempre espresso sinceramente qualche dubbio quando vedevo che frequentava la Chiesa (la Scuola teologica di Montemorcino, il Corso dei Dieci Comandamenti dai frati di Santa Maria degli Angeli…) e non ho versato lacrime al momento. Ma poi, invece, gliene ho dette di tutte di colori ... che era matto, che non capiva nulla. Mentre mio marito e l'altro figlio stavano zitti. La notte, quando Giampiero non c'era, io piangevo, ma non perché io volessi che lui a tutti i costi si facesse una famiglia, ma perché andava a "rinchiudersi" nella vita religiosa. Ho cominciato ad accettarlo al momento dell'attesa che lui entrasse in Seminario e quando sono andata la prima volta a trovarlo ad Assisi, per Natale, rendendomi conto dell'ambiente in cui viveva, studiava... Quando Giampiero è andato in Cielo, non ho pianto tanto quanto alla sua entrata in Seminario. All'inizio è stata dura, ma poi lo vedevo davvero felice, era cambiato, trasformato, tranquillo. Non mi ha mai raccontato se avesse problemi con i compagni in Seminario, ma se chiedevo come andava rispondeva solo: "Bene!". Mentre quando lavoravamo insieme lo vedevo arrabbiato, teso e si litigava anche tra noi. Dopo la scelta del Seminario vedevo luce nei suoi occhi, serenità. Negli ultimi 4-5 anni era un altro ragazzo, sereno. Ora ci dà serenità a noi, altrimenti sarebbe impossibile andare avanti senza di lui». Giampiero aiuta dal Cielo non solo la sua famiglia, anche tante persone, soprattutto i giovani… (papà Mario) «E’ una cosa inaspettata e non credevo che mio figlio fosse così benvoluto da tante persone che oggi affidano anche a lui le preghiere. Se non aiuta noi non importa, ma se aiuta altre persone che ne hanno bisogno sono felice anche se non le conosco. Quello che ha colpito molto la mia famiglia è stata la veglia del funerale di Giampiero, una vera sorpresa nel vedere tutta quella folla. Va bene a Castel del Piano, dove era conosciuto in parrocchia, ma tutta quella marea di gente non me la sarei mai aspettata. C’erano uomini e donne, giovani e adulti, che neppure avevano conosciuto Giampiero, ne avevano solo sentito parlare. In un'occasione particolare per la parrocchia, due persone dissero a don Francesco Buono che avevano sognato Giampiero. Una delle due l’aveva conosciuto, ma l'altra no, veniva dalla Calabria, eppure aveva dato una descrizione precisa, con i capelli lunghi, come li portava prima Giampiero ... e per due-tre notti, sempre alle 3, si era svegliata dopo aver sognato nostro figlio». Suor Roberta davanti alla tomba di Giampiero ci ha raccontato del suo intenso legame con l’Eucaristia e della sua incessante preghiera del Rosario… (risponde mamma Caterina) (mamma Caterina) «All'inizio, Giampiero, non sapeva neppure cosa fosse l'Adorazione eucaristica. Una mattina, a una signora che più volte arrivava presto nel nostro negozio di ortofrutta, chiese se stava andando al lavoro oppure tornava. Lei disse che era stata all'Adorazione eucaristica in chiesa e lui non disse più nulla, perché non capiva le ragioni della donna che così presto usciva da casa. E a pensare che dopo è diventato anche ministro straordinario dell'Eucarestia. Ad un amico disse: "Divento ministro!" e l'amico: "Ma come, prima ti dai al Rosario e poi alla politica?". Aveva un modo particolare di dare l'Eucarestia innalzandola verso il cielo, che è rimasto impresso a tante persone e ancora oggi me lo dicono. Anche la preghiera del Rosario la viveva con particolare raccoglimento. Mi accorsi che qualcosa stava cambiando in Giampiero proprio dalla corona del Rosario, che un giorno la lasciò sul letto e non volevo crederci, non volevo accettarlo … Cosa avrebbero provato i genitori se Giampiero fosse diventato sacerdote?  (mamma Caterina) «Il prossimo anno Giampiero avrebbe compiuto 40 anni e sarebbe diventato sacerdote. Una vocazione adulta … Mi diceva: “Mamma preparati, perché anche tu dovrai essere vestita come ad un matrimonio, perché il sacerdozio ‘è’ un matrimonio”. Molte volte lo penso come se lui sia diventato davvero sacerdote... nel Regno dei Cieli».   ___ Le foto della serata di presentazione del libro “Con lui Dio non si era sbagliato” ____ [ad-gallery orderby="ID" include="46407,46408,46409,46410,46411" slideshow="false"]]]>
Ricca di emozioni la serata dedicata a Giampiero Morettini https://www.lavoce.it/ricca-di-emozioni-la-serata-dedicata-a-giampiero-morettini/ Thu, 02 Jun 2016 16:38:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46406

È stata una grande serata di forti emozioni e di immensa gioia in ricordo del seminarista perugino Giampiero Morettini (1977-2014), quella che si è svolta al Centro congressi “A. Capitini” in Perugia il 1° giugno con centinaia di persone tra laici, sacerdoti, religiosi e religiose ma soprattutto tantissimi giovani e i compagni del Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi. Giampiero, che prima di entrare in Seminario lavorava presso l’azienda agricola di famiglia, è tornato alla Casa del Padre il 21 agosto 2014 per le complicanze insorte dopo un intervento al cuore resosi necessario a seguito di una malformazione congenita scoperta dopo un malore che lo colpì mentre si trovava in Seminario. Alla serata in suo ricordo è intervenuto il cardinale Gualtiero Bassetti, che è stato lui a volerla come anche il libro biografico scritto da suor Roberta Vinerba dal titolo: “Con lui Dio non si era sbagliato. Giampiero Morettini” (Edizioni Paoline, Milano 2016, pp. 158). Questa pubblicazione è stata presentata dallo stesso porporato insieme all’autrice, che ha introdotto le numerose testimonianze e i momenti di preghiera intonati dal Coro giovanile diocesano “Voci di Giubilo” diretto da don Alessandro Scarda. Ad aprire l’incontro le parole dei genitori di Giampiero, Caterina e Mario Morettini, rotte dalla commozione e da un lungo applauso. «Giampiero – ha detto mamma Caterina – è sempre vivo attraverso tutti voi e il dolore che proviamo per la sua perdita, grazie alla vostra vicinanza, lo stiamo vivendo con serenità». Le foto della serata e dei genitori [gallery size="medium" ids="46409,46408,46410"] Giunti anche da lontano per Giampiero e onorare la sua vocazione sacerdotale. Nella grande sala del Centro “Capitini” c’erano anche non pochi ospiti venuti da fuori Perugia, come il vescovo di Macerata mons. Nazareno Marconi, che accolse da rettore Giampiero in Seminario. C’erano i genitori di un giovane sacerdote bergamasco di ventotto anni, don Giovanni Bertocchi, morto a seguito di un incidente avvenuto nei locali dell’Oratorio della sua parrocchia. E c’era la mamma di Ovidio Stamulis, il ragazzo di Pietrafitta (Pg) che amava la vita e animava il gruppo giovani della parrocchia, barbaramente assassinato in famiglia. Il cardinale Bassetti si è commosso nel presentare questi ospiti e le storie dei loro figli strappati alla vita, legati a Giampiero perché tutti loro «hanno amato Dio e si sono sentiti amati da Lui». «Dal sorriso di Giampiero – ha detto il cardinale – colgo la gioia pacata che deriva dal suo essere abitato da Cristo. Quando era in vita non ti dava l’impressione di uno che ha lasciato qualcosa, ma di uno che ha trovato Qualcuno. Mi sembra che questo sia emerso in maniera molto chiara da tutte le testimonianze. Giampiero quando ha capito che Cristo era pazzamente innamorato di lui, gli ha risposto con il suo “sì” cosciente e lucido e dall’allora non ha fatto che consumarsi per Lui. Giampiero camminava con i piedi per terra, perché dalla terra veniva, la sua origine era contadina, ma ogni giorno era spinto ad immergersi nel mistero di Dio, per scoprire i suoi segni. Perciò quando è venuta a mancare la sua presenza tra noi, è stato un vuoto immenso». Giampiero alimenta il «fuoco» delle vocazioni …, perché aveva il «profumo di Cristo». «Basterebbero le fotografie della vita di Giampiero con gli amici di seminario – ha proseguito il presule –, che abbiamo visto questa sera, per dirvi che Cristo, cari ragazzi, non vi chiede di fare cose straordinarie; Giampiero non le ha fatte, ma ci ha insegnato una cosa importante: a saltare il fosso per andare verso il Tutto e per sempre, per andare verso quell’Amore che l’aspettava. E questo è anche il suo grande insegnamento che lascia ai seminaristi ed è anche per questo che continuano a fiorire le vocazioni tra i giovani della nostra Umbria, dove c’è un fuoco acceso che io non mi so spiegare». «C’era in Giampiero la voglia di vedere lontano, anche se camminava con i piedi in terra – ha commentato il cardinale –, e il suo vivere semplice faceva si che da lui potesse uscire quel profumo di Cristo, che è fondamentale per ogni prete, che la gente ha diritto di incontrare e di assaporare. Se fosse diventato prete di lui papa Francesco avrebbe detto che aveva il “profumo delle pecore”, ma nessuno può avere il “profumo delle pecore” se non ha il profumo di Cristo».   La «bellezza di Dio attraverso Giampiero» che è vivo attraverso i suoi numerosi amici. E’ stata una serata molto particolare, «una serata vocazionale», così l’ha definita suor Roberta Vinerba, che ha esortato a vedere «la bellezza di Dio attraverso Giampiero». Il cardinale Bassetti ha parlato di «serata unica emotivamente nella mia vita» e, al termine, rivolgendosi ai presenti, ha detto: «Raccontate alle vostre famiglie, ai vostri amici la gioia che questa serata ci ha trasmesso nel vivo ricordo di Giampiero».Tutti hanno avuto parole commoventi e pregne di ricordo vivo per il giovane seminarista perugino legatissimo all’adorazione eucaristica e alla preghiera del Rosario, come è emerso dalle testimonianze. Poche volte sono stati usati i verbi al passato, perché «Giampiero è sempre vivo». Sintetizziamo questo sentimento condiviso con la frase: «Giampiero vive attraverso noi nel pensarlo accanto a noi nelle nostre giornate in Seminario, in parrocchia, all’oratorio, nei luoghi di ritrovo, in famiglia …».  ]]>

È stata una grande serata di forti emozioni e di immensa gioia in ricordo del seminarista perugino Giampiero Morettini (1977-2014), quella che si è svolta al Centro congressi “A. Capitini” in Perugia il 1° giugno con centinaia di persone tra laici, sacerdoti, religiosi e religiose ma soprattutto tantissimi giovani e i compagni del Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi. Giampiero, che prima di entrare in Seminario lavorava presso l’azienda agricola di famiglia, è tornato alla Casa del Padre il 21 agosto 2014 per le complicanze insorte dopo un intervento al cuore resosi necessario a seguito di una malformazione congenita scoperta dopo un malore che lo colpì mentre si trovava in Seminario. Alla serata in suo ricordo è intervenuto il cardinale Gualtiero Bassetti, che è stato lui a volerla come anche il libro biografico scritto da suor Roberta Vinerba dal titolo: “Con lui Dio non si era sbagliato. Giampiero Morettini” (Edizioni Paoline, Milano 2016, pp. 158). Questa pubblicazione è stata presentata dallo stesso porporato insieme all’autrice, che ha introdotto le numerose testimonianze e i momenti di preghiera intonati dal Coro giovanile diocesano “Voci di Giubilo” diretto da don Alessandro Scarda. Ad aprire l’incontro le parole dei genitori di Giampiero, Caterina e Mario Morettini, rotte dalla commozione e da un lungo applauso. «Giampiero – ha detto mamma Caterina – è sempre vivo attraverso tutti voi e il dolore che proviamo per la sua perdita, grazie alla vostra vicinanza, lo stiamo vivendo con serenità». Le foto della serata e dei genitori [gallery size="medium" ids="46409,46408,46410"] Giunti anche da lontano per Giampiero e onorare la sua vocazione sacerdotale. Nella grande sala del Centro “Capitini” c’erano anche non pochi ospiti venuti da fuori Perugia, come il vescovo di Macerata mons. Nazareno Marconi, che accolse da rettore Giampiero in Seminario. C’erano i genitori di un giovane sacerdote bergamasco di ventotto anni, don Giovanni Bertocchi, morto a seguito di un incidente avvenuto nei locali dell’Oratorio della sua parrocchia. E c’era la mamma di Ovidio Stamulis, il ragazzo di Pietrafitta (Pg) che amava la vita e animava il gruppo giovani della parrocchia, barbaramente assassinato in famiglia. Il cardinale Bassetti si è commosso nel presentare questi ospiti e le storie dei loro figli strappati alla vita, legati a Giampiero perché tutti loro «hanno amato Dio e si sono sentiti amati da Lui». «Dal sorriso di Giampiero – ha detto il cardinale – colgo la gioia pacata che deriva dal suo essere abitato da Cristo. Quando era in vita non ti dava l’impressione di uno che ha lasciato qualcosa, ma di uno che ha trovato Qualcuno. Mi sembra che questo sia emerso in maniera molto chiara da tutte le testimonianze. Giampiero quando ha capito che Cristo era pazzamente innamorato di lui, gli ha risposto con il suo “sì” cosciente e lucido e dall’allora non ha fatto che consumarsi per Lui. Giampiero camminava con i piedi per terra, perché dalla terra veniva, la sua origine era contadina, ma ogni giorno era spinto ad immergersi nel mistero di Dio, per scoprire i suoi segni. Perciò quando è venuta a mancare la sua presenza tra noi, è stato un vuoto immenso». Giampiero alimenta il «fuoco» delle vocazioni …, perché aveva il «profumo di Cristo». «Basterebbero le fotografie della vita di Giampiero con gli amici di seminario – ha proseguito il presule –, che abbiamo visto questa sera, per dirvi che Cristo, cari ragazzi, non vi chiede di fare cose straordinarie; Giampiero non le ha fatte, ma ci ha insegnato una cosa importante: a saltare il fosso per andare verso il Tutto e per sempre, per andare verso quell’Amore che l’aspettava. E questo è anche il suo grande insegnamento che lascia ai seminaristi ed è anche per questo che continuano a fiorire le vocazioni tra i giovani della nostra Umbria, dove c’è un fuoco acceso che io non mi so spiegare». «C’era in Giampiero la voglia di vedere lontano, anche se camminava con i piedi in terra – ha commentato il cardinale –, e il suo vivere semplice faceva si che da lui potesse uscire quel profumo di Cristo, che è fondamentale per ogni prete, che la gente ha diritto di incontrare e di assaporare. Se fosse diventato prete di lui papa Francesco avrebbe detto che aveva il “profumo delle pecore”, ma nessuno può avere il “profumo delle pecore” se non ha il profumo di Cristo».   La «bellezza di Dio attraverso Giampiero» che è vivo attraverso i suoi numerosi amici. E’ stata una serata molto particolare, «una serata vocazionale», così l’ha definita suor Roberta Vinerba, che ha esortato a vedere «la bellezza di Dio attraverso Giampiero». Il cardinale Bassetti ha parlato di «serata unica emotivamente nella mia vita» e, al termine, rivolgendosi ai presenti, ha detto: «Raccontate alle vostre famiglie, ai vostri amici la gioia che questa serata ci ha trasmesso nel vivo ricordo di Giampiero».Tutti hanno avuto parole commoventi e pregne di ricordo vivo per il giovane seminarista perugino legatissimo all’adorazione eucaristica e alla preghiera del Rosario, come è emerso dalle testimonianze. Poche volte sono stati usati i verbi al passato, perché «Giampiero è sempre vivo». Sintetizziamo questo sentimento condiviso con la frase: «Giampiero vive attraverso noi nel pensarlo accanto a noi nelle nostre giornate in Seminario, in parrocchia, all’oratorio, nei luoghi di ritrovo, in famiglia …».  ]]>
Perugia: ordinato sacerdote don Lorenzo Perri dal cardinale Gualtiero Bassetti https://www.lavoce.it/perugia-ordinato-sacerdote-don-lorenzo-perri-dal-cardinale-gualtiero-bassetti/ Tue, 23 Jun 2015 12:47:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36380 imposizione delle mani del card gualtiero bassetti sul capo di don lorenzo perri (1)Lo scorso 20 giugno, nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e fedeli dell’Archidiocesi si sono ritrovati numerosi attorno al ventiseienne don Lorenzo Perri, ordinato presbitero dal cardinale Gualtiero Bassetti; concelebranti il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti e l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti. Con don Lorenzo i sacerdoti perugino-pievesi sono 112 e la Chiesa diocesana sta vivendo una “primavera di vocazioni” con i suoi 20 seminaristi che studiano presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI”, dei quali tre il prossimo 12 settembre, a conclusione dell’Assemblea diocesana, saranno ordinati diaconi avvicinandosi al presbiterato.

Don Lorenzo Perri, che domenica 21 giugno ha celebrato la sua prima messa nella chiesa parrocchiale di Santo Spirito, dove ricevette il sacramento del Battesimo dall’attuale parroco mons. Saulo Scarabattoli, pochi giorni prima della sua ordinazione ha scritto al cardinale Bassetti una “breve, concisa, essenziale lettera”, come lo stesso porporato l’ha definita nel leggere la parte finale durante l’omelia, accogliendola come “una provocazione così positiva e forte”.

“Mi affido alla sua custodia – ha scritto il futuro sacerdote –, sapendo di non vantare l’applauso di molti, ma rassicurato dalla certezza che la mia vita sia cara ai suoi occhi, tanto e quanto essa è cara agli occhi di Dio”. Al riguardo il cardinale ha parlato di “esame di coscienza per un vescovo” e di un “richiamo ad una paternità profonda e sincera”. Ed ha aggiunto: “Mi sono chiesto: la vita dei miei preti, dei miei seminaristi, dei consacrati, dei diaconi, delle famiglie, di tutto il popolo di Dio che mi è stato affidato, è davvero cara ai miei occhi tanto e quanto è cara agli occhi di Dio? Il brano della Lettera ai Corinzi (letto durante la celebrazione, n.d.r.) ci viene incontro e dà senso a tutto ciò che sta per compiersi in te Lorenzo, nella nostra Chiesa diocesana e in tutta la Chiesa”.

“Noi uomini siamo e riposiamo nelle “mani di Dio”… L’importante è aver preso Gesù sulla nostra barca”

E poi la profonda riflessione del porporato sull’“ordinazione di un presbitero”, che “è di fatto un’indicibile Pentecoste. L’amore di Cristo ci possiede. Lui è morto per noi e noi viviamo per Lui, risorto. Perciò chi è in Cristo è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove… Noi uomini siamo e riposiamo nelle ‘mani di Dio’. È una verità che avrebbero dovuto credere gli Apostoli nell’attraversare il lago, che, pur avendo Gesù sulla barca, ebbero paura di affondare. Una verità in cui dobbiamo credere tutti, soprattutto nelle prove e nei momenti difficili.

E Dio che è padre non lascerà cadere il proprio figliolo! Diceva giustamente santa Teresa d’Avila: ‘Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa solo Dio non cambia’. Eppure, ci dice Gesù, ‘perché avete paura? Non avete ancora fede?’. Non siamo soli sulla barca, anche se nel mare c’è tempesta. Talvolta sembra che Dio dorma nella nostra vita. Talvolta ci sembra di essere soli nella lotta contro il male; ma attorno a noi non c’è il vuoto. Le mani di Dio sono più sicure delle nostre. Diceva san Giovanni XXIII: ‘Il Signore sa che ci sono e questo mi basta’. L’importante è aver preso Gesù sulla nostra barca: si tratti della barca della vita, della barca della Chiesa. Oggi, purtroppo, Gesù è escluso da troppe barche, dal cuore di troppe persone, di troppe famiglie”.

La croce è la gloria del prete!

Rivolgendosi al neo sacerdote, il cardinale Bassetti ha detto: “sono grato innanzitutto a te Lorenzo, che ti consegni liberamente e generosamente per l’ordinazione sacerdotale, come sono grato al nostro Seminario Regionale che ti ha aiutato, alla tua famiglia, alla comunità parrocchiale di origine e alle parrocchie a cui sei stato affidato in questi anni di formazione. Un grazie familiare e affettuoso ai sacerdoti, ai consacrati, ai fedeli della Diocesi, che, con la loro presenza, hanno reso più bella questa ordinazione. Caro Lorenzo, ti dico con forza che la croce è la gloria del prete! Sublime mistero, fecondissima esperienza della vita sacerdotale! Essa è il punto culminante della redenzione e perciò dell’adempimento della vocazione sacerdotale. Amore e dolore, come è avvenuto nella vita di Francesco d’Assisi, sono il canto unico ed unitario della vita del prete.

Amore e dolore si integrano e si incrociano per patire i patimenti di tutti, per piangere con chi piange e per esprimere la gioia della nostra vita e della nostra vocazione che possono far sorridere il mondo. Un mondo che difficilmente sorride ma che, nella vocazione del prete, dovrebbe, in modo particolare, vedere il sorriso della grazia. Sono i sacramenti, particolarmente l’Eucaristia celebrata e vissuta, che danno l’immedesimazione efficace alla croce e alla gloria, che fanno del sacerdote un imitatore perfetto di Gesù Cristo ed un amministratore gioioso dei misteri di Dio ad un mondo che, forse senza accorgersene, ne è affamato. E quanta fame e quanta sete di Dio hanno gli uomini di oggi, ad iniziare dai giovani seduti sulla gradinata della nostra cattedrale… Perciò noi preti non siamo per noi stessi, ma per la gente, per il popolo di Dio. Siamo mandati a dare gratuitamente, come gratuitamente abbiamo ricevuto”.

Occorre avere “il cuore di Cristo!”

“E noi per avere questo cuore – ha evidenziato il porporato – dobbiamo essere liberi dalle passioni di ogni tipo e soprattutto da quella terribile del ‘possesso’, che fa l’avarizia e il rinchiudersi in sé, ragione fondamentale di tanti fallimenti sacerdotali e della loro non credibilità. Liberi sempre, caro Lorenzo, per essere servi di misericordia, con un cuore libero, che si senta ‘donato’ e aperto al dono”.

La missione sacerdotale è quella di unire

Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione dell’omelia, ha ricordato a don Lorenzo che “la missione del prete è la più pacificante e la più gioiosa” e rivolgendosi al nuovo sacerdote ha detto “possa tu portare nella nostra Chiesa diocesana la speranza di una maggiore comunione fra noi e di un più profondo senso della comunità, per farti anche comunione di questo mondo diviso, di disperazione e di morte. È missione sacerdotale unire: essere corde di congiungimento come diceva san Giovanni Crisostomo”.

Le prime parola da presbitero diocesano di don Lorenzo Perri

Al termine della celebrazione, don Lorenzo ha pronunciato un breve ma toccante discorso di saluto-ringraziamento: “La mia benedizione va a mamma e papà per il dono della vita, a tratti tremenda, tutt’altro che allegra e spensierata, che Dio ha segnato con il passaggio di tutti voi qui presenti. Una vita che Dio ha toccato e diviso in due parti: ciò che c’era prima di incontrarvi, come fosse l’attesa di voi e ciò che c’è stato dopo avervi conosciuto, come fosse la promessa di amarvi per sempre.

Non potendo ricordarvi a uno a uno, vi benedico tutti. Ringrazio tutte le famiglie e gli amici che sono venuti dalla valle tiberina, gli zii e i parenti che sono venuti da lontano, tutta la famiglia, le parrocchie di Madonna Alta, Monteluce, Pierantonio, Solfagnano, Rancolfo, Civitella Benazzone, Santo Spirito e Ferro di Cavallo. Benedico Dio per tutte le amiche e gli amici e i responsabili della ‘Montegrillo Fc’, la piccola società sportiva dove sono cresciuto. Una squadra così scarsa, che in dieci anni non ha vinto mai niente.

Mi avete chiesto ‘chi fosse Dio’ e non sono mai stato in grado di rispondervi. Ci sono pure entrato in Seminario per tentare di rispondervi e non ho ancora trovato le parole e le opere per farlo. Vedendo però come vi siete amati in tutto questo tempo, servendovi e perdonandovi l’un l’altro ogni giorno, siete stati per me la prova che Dio e l’amore esistono e sono la medesima realtà. Verrò a vedervi ridere mentre perdete l’ennesimo torneo di periferia… Viva Cristo Re!”.

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È morto Giampiero, seminarista di Perugia-Città della Pieve. Il cordoglio del Cardinale e degli amici seminaristi https://www.lavoce.it/e-morto-giampiero-seminarista-di-perugia-citta-della-pieve-il-cordoglio-del-cardinale-e-degli-amici-seminaristi/ https://www.lavoce.it/e-morto-giampiero-seminarista-di-perugia-citta-della-pieve-il-cordoglio-del-cardinale-e-degli-amici-seminaristi/#comments Thu, 21 Aug 2014 17:13:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27756

Oggi pomeriggio, giovedì 21 agosto, intorno alle 15.30, è deceduto Giampiero Morettini, 37 anni, seminarista della diocesi di Perugia - Città della Pieve. Morettini, che avrebbe iniziato il IV anno di Seminario al Pontificio Seminario Regionale umbro, era ricoverato da fine luglio all’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia per una operazione al cuore programmata a causa di una malformazione congenita. L’operazione è andata bene ma le complicazioni post operatorie hanno portato il giovane al decesso nonostante l’impegno e la cura data dal Primario e dal tutto il personale per il quale lo stesso Arcivescovo cardinale Gualtiero Bassetti ha espresso la sua gratitudine per la qualità professionale e per la loro umanità. L’Arcivescovo, che gli è stato vicino come un padre in tutto il periodo della sua degenza ed in particolare negli ultimi giorni, ha espresso il suo grande dolore e la vicinanza al papà, alla mamma, al fratello alla cognata e al nipotino, ricordando la qualità di questo giovane, sempre sereno e paziente, capace di sopportare con fede la grave situazione in cui si è venuto a trovare. “Il Signore sa scegliere i migliori dal suo paniere!” ha detto il Cardinale ricordando come Giampiero fosse “un ragazzo mite secondo la beatitudine evangelica”. Lo stesso Arcivescovo celebrerà il funerale che si terrà sabato mattina alle ore 9.00 nella Chiesa di San Pio a Castel del Piano, parrocchia nella quale Giampiero è cresciuto ed ha maturato la sua vocazione al sacerdozio. Gli amici e i parrocchiani che in questi giorni hanno pregato molto per lui, coinvolgendo nella preghiera anche i monasteri di clausura, celebreranno una veglia funebre domani sera, venerdì 22 agosto, alle 21 nella chiesa di San Pio a Castel del Piano. “Giampiero era consapevole del rischio dell’operazione e mi ha lasciato un suo scritto nel quale scriveva che se si fosse dovuto celebrare il suo funerale avrebbe voluto una messa mariana che fosse una festa e che fosse celebrata ‘nella nostra chiesa di San Pio’” ha detto don Francesco Buono, parroco di Castel del Piano. La messa, ha aggiunto don Buono, sarà animata dai cori delle parrocchie in cui Giampiero è stato in questi anni a svolgere il servizio pastorale. La notizia ha colpito molto ed ha commosso i suoi compagni seminaristi che sono in pellegrinaggio-ritiro spirituale a Fatima dallo scorso 18 agosto con il Responsabile del Propedeutico don Simone Sorbaioli che ha raccolto il ricordo commosso di tutti gli amici di Giampiero. “Sapendo da alcune settimane del suo grave stato di salute, raccogliendosi in preghiera in uno dei santuari mariani più frequentati al mondo, i seminaristi - ha detto don Sorbaioli - hanno sempre ricordato il loro amico sofferente affidandolo alla protezione della Beata Vergine Maria, che si appresta ora ad accoglierlo tra le sue braccia. Siamo vicini con la nostra preghiera alla cara famiglia di Giampiero e alle comunità parrocchiali da lui frequentate”. [caption id="attachment_27761" align="alignleft" width="150"]Giampiero Morettini Giampiero Morettini[/caption] Quella di Giampiero, ha aggiunto don Sorbaioli, “era una ‘vocazione adulta’, maturata in parrocchia, dopo aver svolto un’esperienza di lavoro. Giampiero, prima della sua scelta di entrare in Seminario, lavorava presso l’attività commerciale della sua famiglia residente a Sant’Angelo di Celle. Come non ricordare di Giampiero il suo entusiasmo e la sua gioia, provati l’8 dicembre scorso, in occasione della consacrazione della nuova chiesa parrocchiale di Castel del Piano, quando l’arcivescovo Gualtiero Bassetti accolse la sua richiesta di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato, definita dallo stesso presule ‘un dono per l’intera comunità diocesana’”.     [caption id="attachment_27769" align="alignleft" width="258"] 08/12/2013 - Consacrazione della chiesa di San Pio a Castel del Piano. Attimo in cui l'Arcivescovo Basetti accoglie la richiesta di ammissione di Giampiero al diaconato.[/caption]      ]]>

Oggi pomeriggio, giovedì 21 agosto, intorno alle 15.30, è deceduto Giampiero Morettini, 37 anni, seminarista della diocesi di Perugia - Città della Pieve. Morettini, che avrebbe iniziato il IV anno di Seminario al Pontificio Seminario Regionale umbro, era ricoverato da fine luglio all’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia per una operazione al cuore programmata a causa di una malformazione congenita. L’operazione è andata bene ma le complicazioni post operatorie hanno portato il giovane al decesso nonostante l’impegno e la cura data dal Primario e dal tutto il personale per il quale lo stesso Arcivescovo cardinale Gualtiero Bassetti ha espresso la sua gratitudine per la qualità professionale e per la loro umanità. L’Arcivescovo, che gli è stato vicino come un padre in tutto il periodo della sua degenza ed in particolare negli ultimi giorni, ha espresso il suo grande dolore e la vicinanza al papà, alla mamma, al fratello alla cognata e al nipotino, ricordando la qualità di questo giovane, sempre sereno e paziente, capace di sopportare con fede la grave situazione in cui si è venuto a trovare. “Il Signore sa scegliere i migliori dal suo paniere!” ha detto il Cardinale ricordando come Giampiero fosse “un ragazzo mite secondo la beatitudine evangelica”. Lo stesso Arcivescovo celebrerà il funerale che si terrà sabato mattina alle ore 9.00 nella Chiesa di San Pio a Castel del Piano, parrocchia nella quale Giampiero è cresciuto ed ha maturato la sua vocazione al sacerdozio. Gli amici e i parrocchiani che in questi giorni hanno pregato molto per lui, coinvolgendo nella preghiera anche i monasteri di clausura, celebreranno una veglia funebre domani sera, venerdì 22 agosto, alle 21 nella chiesa di San Pio a Castel del Piano. “Giampiero era consapevole del rischio dell’operazione e mi ha lasciato un suo scritto nel quale scriveva che se si fosse dovuto celebrare il suo funerale avrebbe voluto una messa mariana che fosse una festa e che fosse celebrata ‘nella nostra chiesa di San Pio’” ha detto don Francesco Buono, parroco di Castel del Piano. La messa, ha aggiunto don Buono, sarà animata dai cori delle parrocchie in cui Giampiero è stato in questi anni a svolgere il servizio pastorale. La notizia ha colpito molto ed ha commosso i suoi compagni seminaristi che sono in pellegrinaggio-ritiro spirituale a Fatima dallo scorso 18 agosto con il Responsabile del Propedeutico don Simone Sorbaioli che ha raccolto il ricordo commosso di tutti gli amici di Giampiero. “Sapendo da alcune settimane del suo grave stato di salute, raccogliendosi in preghiera in uno dei santuari mariani più frequentati al mondo, i seminaristi - ha detto don Sorbaioli - hanno sempre ricordato il loro amico sofferente affidandolo alla protezione della Beata Vergine Maria, che si appresta ora ad accoglierlo tra le sue braccia. Siamo vicini con la nostra preghiera alla cara famiglia di Giampiero e alle comunità parrocchiali da lui frequentate”. [caption id="attachment_27761" align="alignleft" width="150"]Giampiero Morettini Giampiero Morettini[/caption] Quella di Giampiero, ha aggiunto don Sorbaioli, “era una ‘vocazione adulta’, maturata in parrocchia, dopo aver svolto un’esperienza di lavoro. Giampiero, prima della sua scelta di entrare in Seminario, lavorava presso l’attività commerciale della sua famiglia residente a Sant’Angelo di Celle. Come non ricordare di Giampiero il suo entusiasmo e la sua gioia, provati l’8 dicembre scorso, in occasione della consacrazione della nuova chiesa parrocchiale di Castel del Piano, quando l’arcivescovo Gualtiero Bassetti accolse la sua richiesta di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato, definita dallo stesso presule ‘un dono per l’intera comunità diocesana’”.     [caption id="attachment_27769" align="alignleft" width="258"] 08/12/2013 - Consacrazione della chiesa di San Pio a Castel del Piano. Attimo in cui l'Arcivescovo Basetti accoglie la richiesta di ammissione di Giampiero al diaconato.[/caption]      ]]>
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