scuole paritarie Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/scuole-paritarie/ Settimanale di informazione regionale Fri, 26 Mar 2021 14:52:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg scuole paritarie Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/scuole-paritarie/ 32 32 Fism: scuole dell’infanzia. Per le paritarie riapertura a settembre tra molte incognite https://www.lavoce.it/fism-scuole-dellinfanzia-per-le-paritarie-riapertura-a-settembre-tra-molte-incognite/ Fri, 29 May 2020 17:11:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57253

“La riapertura” della scuola, e quindi anche delle paritarie, “non potrà prevedere da subito la stessa situazione presente alla chiusura a causa del Covid 19. Ecco allora la necessità di scegliere nuovi percorsi, individuare i necessari sostegni per i bambini, i docenti, gli educatori, le famiglie, in una situazione nella quale non vanno rimodulati solo gli spazi di apprendimento, recepiti nuovi protocolli sanitari in ambienti deputati ad essere luoghi di relazione, ma anche verificate le condizioni di aperture realistiche: praticabilità, sostenibilità, copertura economica senza aggravi di sacrifici per le famiglie. Senza dimenticare anche i traumi psicologici nascosti che ancora non si vogliono vedere…” . Sono alcune delle linee emerse oggi al Consiglio Nazionale della Fism, la Federazione Italiana Scuole Materne, riunitosi -presente il segretario generale Luigi Morgano, il presidente Stefano Giordano, la vicepresidente Luisa Stoppini - su piattaforma web per fare il punto sulla situazione.

Scuole paritarie con migliaia di bambini

La federazione, che rappresenta 9.000 realtà educative e di istruzione per circa mezzo milione di piccoli utenti da zero a sei anni, nonché decine di migliaia di insegnanti, che svolgono il loro servizio in più della metà dei comuni italiani, pur tra manifestazioni di timori per la ripresa, ha tenuto a sottolineare quasi come premessa, la tutela del primato dei bambini. “Le nostre scuole devono poter continuare a garantire una qualità alta secondo i precisi criteri pedagogici e didattici che ne connotano i servizi”, afferma il Segretario Nazionale Morgano. E continua. “Fatta salva la valutazione determinante di tipo sanitario che deve garantire la salute dei bambini, del personale della scuola e delle famiglie è evidente che la riapertura dei servizi educativi 0 – 3 e delle scuole dell’infanzia 3 – 6 anni presuppone indicazioni omogenee sia per le scuole statali sia per quelle paritarie nel quadro di  una valutazione che tenga presenti tutte le realtà operanti nel nostro Paese”.

La richiesta al Governo: modelli differenziati di riapertura

Per la Fism –continua Morgano-

“non è condivisibile un modello definito sulla base delle sole scuole statali con le scuole paritarie tenute ad applicarlo. Inoltre, non è percorribile la strada di una soluzione identica su tutto il territorio nazionale”.

La maggior attenzione anche nel confronto emerso con i delegati di varie regioni si è in ogni caso concentrata sulla riapertura necessariamente subordinata al reperimento di fondi necessari a coprire “il rilevantissimo disavanzo che le scuole avrebbero se dovesse essere adottata la scelta dei piccoli gruppi, ovvero di un numero di bambini per sezione che da 20/ 25 dovesse scendere a 5/8/10….” per usare le parole del Segretario Nazionale. Morgano, ieri  28 maggo, insieme ad altri rappresentanti delle scuole paritarie, ha incontrato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri, chiedendo che nei lavori parlamentari in corso sul Decreto Rilancio si adottino decisioni che concrete in risposta a questioni ineludibili.

La somma indicata per aiutare nidi e scuole materne partitarie per Morgano, è “semplicemente inidonea” e  rischia di condannare  questi  istituti, alla chiusura.

“Speriamo che vengano accolte le nostre richieste”, spiega la Fism in una nota diffusa oggi  anche se “molto ruota attorno a tre domande: quando si riapre?  come si riapre?, per quanto tempo può durare la soluzione transitoria?” . “Tutti gli interventi richiesti, compresi quelli edilizi” –conclude la nota “dovrebbero essere assunti tenendo conto di queste tre domande e non messi a carico delle strutture che prestano servizio”.

Tener cont del reale rischio epidemiologico

Infine: “considerando che i territori del nostro Paese non sono tutti uguali, così come le scuole , e che il Covid-19 ha colpito in maniera diversa i contesti regionali, provinciali e all’interno delle stesse provincie, è opportuno prevedere già da ora soluzioni differenti che tengano conto del reale rischio epidemiologico”. Un ulteriore contributo al Consiglio è arrivato dai documenti offerti all’assemblea dalla vicepresidente Stoppini circa le linee di “accompagnamento alla riapertura”, fra regole e valori, come pure circa aspetti riguardanti alunni con disabilità, mentre il presidente Giordano ha toccato gli aspetti giuridici dell’attuale situazione, con riferimento alle responsabilità dei gestori e all’evoluzione delle normative che coinvolgono anche i contratti di lavoro e gli ammortizzatori sociali. Tutto questo aspettando nuovi passi da parte del governo a sostegno di queste scuole che – non va dimenticato- sono enti no profit e già subiscono discriminazioni . Una parità - la loro - ancora irrealizzata. ****** Articoli suggeriti Leggi anche l'intervista a Stefano Quadraroli, presidente per l’Umbria della Federazione Italiana Scuole Materne “Noi non siamo scuole per ricchi” Leggi della manifestazione delle strutture private di fronte al palazzo della Regione del 21 maggio scorso.]]>

“La riapertura” della scuola, e quindi anche delle paritarie, “non potrà prevedere da subito la stessa situazione presente alla chiusura a causa del Covid 19. Ecco allora la necessità di scegliere nuovi percorsi, individuare i necessari sostegni per i bambini, i docenti, gli educatori, le famiglie, in una situazione nella quale non vanno rimodulati solo gli spazi di apprendimento, recepiti nuovi protocolli sanitari in ambienti deputati ad essere luoghi di relazione, ma anche verificate le condizioni di aperture realistiche: praticabilità, sostenibilità, copertura economica senza aggravi di sacrifici per le famiglie. Senza dimenticare anche i traumi psicologici nascosti che ancora non si vogliono vedere…” . Sono alcune delle linee emerse oggi al Consiglio Nazionale della Fism, la Federazione Italiana Scuole Materne, riunitosi -presente il segretario generale Luigi Morgano, il presidente Stefano Giordano, la vicepresidente Luisa Stoppini - su piattaforma web per fare il punto sulla situazione.

Scuole paritarie con migliaia di bambini

La federazione, che rappresenta 9.000 realtà educative e di istruzione per circa mezzo milione di piccoli utenti da zero a sei anni, nonché decine di migliaia di insegnanti, che svolgono il loro servizio in più della metà dei comuni italiani, pur tra manifestazioni di timori per la ripresa, ha tenuto a sottolineare quasi come premessa, la tutela del primato dei bambini. “Le nostre scuole devono poter continuare a garantire una qualità alta secondo i precisi criteri pedagogici e didattici che ne connotano i servizi”, afferma il Segretario Nazionale Morgano. E continua. “Fatta salva la valutazione determinante di tipo sanitario che deve garantire la salute dei bambini, del personale della scuola e delle famiglie è evidente che la riapertura dei servizi educativi 0 – 3 e delle scuole dell’infanzia 3 – 6 anni presuppone indicazioni omogenee sia per le scuole statali sia per quelle paritarie nel quadro di  una valutazione che tenga presenti tutte le realtà operanti nel nostro Paese”.

La richiesta al Governo: modelli differenziati di riapertura

Per la Fism –continua Morgano-

“non è condivisibile un modello definito sulla base delle sole scuole statali con le scuole paritarie tenute ad applicarlo. Inoltre, non è percorribile la strada di una soluzione identica su tutto il territorio nazionale”.

La maggior attenzione anche nel confronto emerso con i delegati di varie regioni si è in ogni caso concentrata sulla riapertura necessariamente subordinata al reperimento di fondi necessari a coprire “il rilevantissimo disavanzo che le scuole avrebbero se dovesse essere adottata la scelta dei piccoli gruppi, ovvero di un numero di bambini per sezione che da 20/ 25 dovesse scendere a 5/8/10….” per usare le parole del Segretario Nazionale. Morgano, ieri  28 maggo, insieme ad altri rappresentanti delle scuole paritarie, ha incontrato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri, chiedendo che nei lavori parlamentari in corso sul Decreto Rilancio si adottino decisioni che concrete in risposta a questioni ineludibili.

La somma indicata per aiutare nidi e scuole materne partitarie per Morgano, è “semplicemente inidonea” e  rischia di condannare  questi  istituti, alla chiusura.

“Speriamo che vengano accolte le nostre richieste”, spiega la Fism in una nota diffusa oggi  anche se “molto ruota attorno a tre domande: quando si riapre?  come si riapre?, per quanto tempo può durare la soluzione transitoria?” . “Tutti gli interventi richiesti, compresi quelli edilizi” –conclude la nota “dovrebbero essere assunti tenendo conto di queste tre domande e non messi a carico delle strutture che prestano servizio”.

Tener cont del reale rischio epidemiologico

Infine: “considerando che i territori del nostro Paese non sono tutti uguali, così come le scuole , e che il Covid-19 ha colpito in maniera diversa i contesti regionali, provinciali e all’interno delle stesse provincie, è opportuno prevedere già da ora soluzioni differenti che tengano conto del reale rischio epidemiologico”. Un ulteriore contributo al Consiglio è arrivato dai documenti offerti all’assemblea dalla vicepresidente Stoppini circa le linee di “accompagnamento alla riapertura”, fra regole e valori, come pure circa aspetti riguardanti alunni con disabilità, mentre il presidente Giordano ha toccato gli aspetti giuridici dell’attuale situazione, con riferimento alle responsabilità dei gestori e all’evoluzione delle normative che coinvolgono anche i contratti di lavoro e gli ammortizzatori sociali. Tutto questo aspettando nuovi passi da parte del governo a sostegno di queste scuole che – non va dimenticato- sono enti no profit e già subiscono discriminazioni . Una parità - la loro - ancora irrealizzata. ****** Articoli suggeriti Leggi anche l'intervista a Stefano Quadraroli, presidente per l’Umbria della Federazione Italiana Scuole Materne “Noi non siamo scuole per ricchi” Leggi della manifestazione delle strutture private di fronte al palazzo della Regione del 21 maggio scorso.]]>
Asili con il pedigree https://www.lavoce.it/asili-con-il-pedigree/ Fri, 05 Feb 2016 10:00:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45319 BambiniTempo di preiscrizioni. Anche le scuole cattoliche si presentano alle famiglie. Incluse le scuole materne, che nella nostra regione non solo rappresentano un terzo del servizio ma spesso sono presenti anche nei piccoli paesi dove il Comune non potrebbe garantire, da solo, alcun servizio. Ne parliamo con Stefano Quadraroli, presidente regionale Fism Umbria.

Cosa offre la scuola cattolica in Umbria?
“Il Ministero ha recentemente fissato il termine per le iscrizioni al prossimo anno scolastico (2016-2017) per il 22 febbraio prossimo, anche se per la scuola dell’infanzia il termine è indicativo in quanto, non essendo scuola dell’obbligo, le famiglie non hanno questa scadenza come tassativa. In quasi tutti i Comuni dell’Umbria, come nel resto del territorio nazionale, le famiglie hanno una possibilità di scelta che comprende anche le scuole paritarie: scuole pubbliche a tutti gli effetti, gestite tuttavia da enti privati. Perlopiù sono scuole di tradizione cattolica o di ispirazione cristiana gestite da parrocchie, congregazioni religiose di suore o da laici, impegnati in questo importante compito educativo”.

Cosa hanno di specifico le scuole cattoliche, e cosa in comune con la scuola pubblica?
“Da una parte, come scuole paritarie, le nostre realtà devono rispettare alcuni standard qualitativi e organizzativi che la legge impone, vincoli spesso più stringenti delle scuole gestite dai Comuni o direttamente dallo Stato. Dall’altra parte, le nostre scuole hanno una maggiore autonomia che permette di poter sperimentare nuovi percorsi e creare un’offerta formativa e organizzativa più consona alle esigenze delle famiglie: tempo prolungato, maggiore flessibilità nel servizio, progetti innovativi della didattica, mensa interna, ecc. A tutto questo si aggiunge la tradizione che ogni nostra realtà porta con sé: rispettando la liberta della famiglia e sempre disponibili a un rapporto costante di collaborazione, le nostre scuole non rinunciano a una proposta chiara e forte, con cui i genitori possono confrontarsi per scegliere e iniziare questo percorso scolastico per i loro figli”.

Perché la Fism non accetta che si parli di scuola “privata”?
“Non accettiamo questo termine per l’uso sbagliato che nel sentire collettivo e nell’opinione pubblica se ne fa: spesso il termine ‘privato’ si contrappone a ‘pubblico’ come se un servizio offerto alla collettività potesse essere erogato esclusivamente dallo Stato, unico garante di qualità ed efficienza. Ognuno di noi sa dalla sua esperienza che spesso non è così”.

Si dice che la “scuola privata” costa. Come si sostengono le scuole aderenti alla Fism?
“Ovviamente anche la scuola privata ha un costo, che oltretutto, per chi la sceglie, si aggiunge alle tasse che ogni anno si pagano per sostenere anche il servizio pubblico statale. In questi ultimi anni, poi, in quasi tutte le scuole è venuto meno il personale religioso che prestava gratuitamente il suo servizio: questo ha comportato l’assunzione di personale laico che, se da un lato ha portato un ricambio generazionale necessario, dall’altro ha fatto lievitare i costi. È chiaro che, in un momento di crisi come quello attuale, le famiglie sono sempre attente a dove impiegare le poche risorse a loro disposizione. Questo da un lato rende più forte e consapevole la scelta educativa che si fa per i propri figli, dall’altra sprona e responsabilizza noi a offrire un servizio sempre più di qualità”.

Quale è la domanda che più spesso i genitori fanno quando si rivolgono alla scuola cattolica?
“Al di là di una sempre crescente richiesta di flessibilità e offerta prolungata del servizio, la domanda è sempre la stessa: cercano un interlocutore, un soggetto autorevole a cui affidare i propri figli, che si affianchi e sostenga, ma non sostituisca il genitore in questo importante compito che è quello di educare le future generazioni. Ogni bambino è unico e irripetibile: compito della scuola è valorizzare il singolo dentro una proposta e un percorso educativo chiaro e condiviso con la famiglia”.

 

Le paritarie in Umbria

La Federazione italiana delle scuole materne (Fism) è l’associazione che unisce quasi 9.000 enti gestori di scuole dell’infanzia non statali di ispirazione cattolica presenti in Italia. In Umbria la Fism rappresenta quasi il 30% della popolazione scolastica, con circa 90 scuole dell’infanzia non statali (di cui oltre 50 a Perugia, il resto a Terni), cui sono iscritti oltre 4.300 bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni. Rispetto ad altre regioni italiane, l’Umbria si caratterizza per il fatto che gli enti che gestiscono queste scuole sono perlopiù congregazioni religiose femminili. Nell’ultimo decennio è sempre più aumentato il numero delle scuole, parrocchiali e altre, gestite da laici che continuano l’impegno educativo, cercando di non perdere il carisma originario. La forza lavoro impiegata nelle strutture Fism è di circa 230 insegnanti, spesso assistiti da personale religioso volontario. Tutti i docenti, scelti liberamente da chi dirige la scuola, devono comunque essere abilitati all’insegnamento.

]]>
Dieci motivi per scegliere una scuola cattolica https://www.lavoce.it/dieci-motivi-per-scegliere-una-scuola-cattolica/ Thu, 10 Sep 2015 10:25:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43169 scuola-paritarieQuarantacinque scuole materne, 5 elementari, 3 medie e 1 superiore nella provincia di Perugia; 19 materne, 1 elementare, 1 media e 1 superiore in quella di Terni. Una media di 20 bambini per classe alla materna, 15 alle elementari, alle medie e alle superiori.

Sono alcuni numeri delle scuole cattoliche presenti in Umbria. La maggioranza è gestita da Ordini religiosi, alcune dalle parrocchie e altre da cooperative sociali nate all’interno della scuola che proseguono il progetto educativo avviato dai fondatori.

Suore, frati, preti e personale laico si mettono al servizio di tante famiglie per formare i piccoli e i giovani, insegnando loro a leggere e scrivere, ad approfondire le varie materie didattiche, ma soprattutto li educano ai valori del cristianesimo quali la vita, la famiglia, la pace, la libertà, l’uguaglianza, la fraternità.

Questo servizio oggi è messo in crisi non tanto dal calo di vocazioni (elemento comunque da non trascurare), ma dai continui tagli che gli istituti paritari subiscono dallo Stato.

Eppure, secondo uno studio condotto dall’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc) per ogni studente iscritto alla scuola dell’infanzia paritaria lo Stato ha un risparmio di 5.532 euro, che sale a 6.500 euro per quella primaria, arriva a 7.528 euro per la secondaria di primo grado, fino agli 8.057 per le secondarie di secondo grado. Se, dunque, gli istituti d’istruzione cattolica chiudessero, avremmo un aggravio per i costi di istruzione pubblica pari a 6 miliardi e 245 milioni di euro.

“È vero – dice suor Anna Bortoli, superiora delle Maestre pie Filippini di Spoleto (scuola nata nel 1824 per volere di papa Leone XII) – che lo Stato tenta sempre di metterci i bastoni tra le ruote, ma noi resistiamo e andiamo avanti, convinti dei valori che testimoniamo con la vita e trasmettiamo con l’insegnamento. Il futuro non sarà facile, e per questo chiediamo a tutte le parrocchie dell’Umbria di far conoscere ancora di più le nostre scuole alle famiglie. È solo unendo le forze – conclude la religiosa – che questi luoghi di formazione cristiana potranno continuare a esistere, in modalità certamente diverse dal passato e con un numero di religiosi/e molto minore”.

Un gruppo di mamme spoletine ha elencato 10 buoni motivi per cui una famiglia dovrebbe iscrivere il proprio figlio/a in una scuola cattolica: è una comunità aperta a tutti, che poggia sulla centralità della persona; ha un progetto educativo rivolto alla formazione integrale; procura una crescita serena e ben orientata alla vita secondo la visione del Vangelo; educa a fare scelte libere e responsabili; risponde alle sfide culturali del nostro tempo; coltiva i valori per costruire il futuro; educa alla convivenza pacifica, solidale e fraterna; considera il sapere non solo come mezzo di affermazione e arricchimento, ma come dovere di servizio e responsabilità verso gli altri; si apre agli altri nel rispetto delle diversità; cammina insieme alla famiglia.

Le scuole cattoliche in Umbria sono una bella realtà: a tutti l’impegno di sostenerle facendo conoscere la loro missione educativa volta a sviluppare il senso del vero, del bene e del bello. Come ha ricordato Papa Francesco nell’incontro con le scuole cattoliche il 14 maggio 2014: “E per favore… per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola!”.

 

]]>
Scuole private: lo Stato “può” finanziarle https://www.lavoce.it/scuole-private-lo-stato-puo-finanziarle/ Thu, 30 Jul 2015 08:32:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=41104 Tornano ancora in questi giorni le polemiche sui contributi statali alle scuole private (quelle cattoliche, ma anche le altre). È una questione molto complessa, perché quando si parla di contributi, e anche quando si parla di scuole, si possono intendere tante cose diverse e quindi prima di azzuffarsi fra chi è pro e chi è contro bisognerebbe mettere in chiaro di che cosa si sta discutendo.

In ogni caso, si dovrebbe discuterne serenamente analizzando i vantaggi e gli svantaggi delle varie soluzioni, ed evitare le prese di posizione pregiudiziali.

Invece, in genere chi è contrario ne fa una questione di principio invocando addirittura un articolo della Costituzione: l’art. 33 che dice che chiunque è libero di aprire una scuola “senza oneri per lo Stato”. Secondo loro questa norma stabilisce un divieto: è vietato allo Stato assumere oneri per aiutare le scuole private. La tesi appare subito un po’ azzardata se si pensa che lo Stato italiano, alla luce del sole, finanzia un po’ tutto, dalle cliniche private ai circhi equestri.

Perché dovrebbe esserci un divieto proprio per un servizio utile come una scuola? Sul piano tecnico giuridico, c’è un passaggio tanto essenziale quanto elementare, che però il pregiudizio nasconde agli occhi di quasi tutti. Si tratta della differenza che c’è fra un “divieto” e un “non obbligo”.

Chi ha scritto l’art. 33 intendeva dire che la libertà di aprire scuole, costituzionalmente garantita, non include il diritto a riceverne le risorse dallo Stato; quindi lo Stato non è obbligato a fornirgliele (precisazione non superflua, perché al contrario altri diritti fondamentali includono l’obbligo dello Stato di farsi carico delle risorse). Ma un conto è dire che lo Stato “non è obbligato”, e un conto è dire che ci sia un divieto.

Se uno vuol aprire una scuola dove si insegna a giocare a poker, giustamente lo Stato non pagherà nulla. Ma se uno apre una scuola che fornisce l’istruzione obbligatoria rispettando i programmi ministeriali, si tratta di un servizio pubblico gestito da privati e non ci può essere un divieto costituzionale che impedisca allo Stato di agevolarlo, se ne riconosce l’utilità.

 

]]>
Importanti novità all’Istituto Leonino https://www.lavoce.it/importanti-novita-allistituto-leonino/ Wed, 29 Jul 2015 10:40:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=40839 istituto-leonino-nons-piemontese
Un momento dell’incontro con il vescovo Giuseppe Piemontese

Nuovi progetti formativi per l’Istituto Leonino di Terni, la scuola cattolica paritaria gestita dalla Fondazione Tizzani, che nel nuovo anno scolastico si arricchisce di un liceo scientifico internazionale, con insegnamenti in lingua inglese, e del liceo dello sport.

Due progetti, insieme al potenziamento della scuola materna e primaria e la prossima apertura del nido nella sede di Stroncone, attivati dal nuovo Consiglio d’indirizzo che ha presentato un ampio resoconto dell’attività svolta e dei progetti che riguardano varie realtà formative e culturali, nel corso di un incontro al quale è intervenuto il vescovo Giuseppe Piemontese.

“L’intento della diocesi è di continuare e rafforzare il progetto dell’Istituto Leonino – ha spiegato il presule – quale presenza culturale e apporto della Chiesa alla crescita delle nuove generazioni e della cultura della città. Abbiamo avviato il nuovo Consiglio d’indirizzo e di amministrazione che ringrazio per il lavoro svolto. C’era la volontà di intraprendere un percorso nuovo, anche se ciò ha sollevato qualche polemica, ma era importante rivedere e ripensare il progetto per subentrare in una gestione complessa e articolata che presenta delle difficoltà. La diocesi intende portare avanti questo progetto e incoraggiare chi lavora, per questo ho partecipato alla vita della scuola in questi mesi per rendermi conto di quello che avviene”.

Il resoconto registra una tenuta delle iscrizioni che lo scorso anno erano di 275 unità, un progressivo incremento della presenza dei bambini nelle sedi periferiche di Campomaggio, di Cesi e di Stroncone e il particolare successo della sezione integrata, ossia in nido prematerna, nella sede centrale di via Saffi che ha avuto incremento notevole di iscrizioni nel corso dei mesi.

La scuola impiega circa 55 persone di cui 49 docenti per i quali è stato fatto un piano di riordino dei profili. Importante il contributo economico da parte della diocesi pari a 810.091 euro di cui 600 mila per ristrutturazione del debito proprio della Fondazione Tizzani e 210.091 euro per la chiusura delle posizioni pregresse alla Fondazione Tizzani, per conto di Sistemi educativi. Allo stato attuale restano posizioni scoperte bancarie di circa 200 mila euro.

Parole di elogio e di ringraziamento sono state rivolte al dirigente scolastico Fausto Dominici che lascia l’incarico per tornare alla cattedra di docente al liceo Tacito di Terni, che, ha ricordato il Vescovo “con il suo tratto umano e la sua professionalità ha raccolto questa importante eredità e ha saputo cogliere le peculiarità della scuola cattolica”.

Nell’immediato futuro il Leonino sarà arricchito di una nuova aula magna a piano terra, che potrà essere messa a disposizione anche per convegni e incontri, di nuovi locali per il nido e di una nuova presenza web, con sito, social e servizi online per famiglie e studenti. I progetti interessano anche la sede di Cesi rilevata dalle suore del Calvario che si dedicavano all’accoglienza di orfani, dove verrà proseguita l’accoglienza delle fasce più deboli come minori non accompagnati o gruppi monogenitoriali madre bambino.

E ancora il teatro Antoniano per il quale è stato stipulato con i frati di Santa Maria degli Angeli un contratto di gestione di affitto per 18 anni. Il teatro necessita di lavori di riqualificazione e messa a norma degli impianti. Avrà quattro destinazioni specifiche: cinema 3D, teatro, auditorium, sala convegni con una capienza di 500 posti.

Già è al lavoro un gruppo di professionisti che hanno iniziato a tratteggiare il progetto che prevede un impegno di circa 450 mila euro, reperendo fondi pubblici e privati con il contributo di enti e aziende disposte a dare il loro apporto a questo progetto del cinema Antoniano che potrebbe riaprire al massimo all’inizio del 2016.

]]>
La volta Buona https://www.lavoce.it/la-volta-buona/ Wed, 15 Jul 2015 14:44:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39088 insegnante-scuolaIl 9 luglio la Camera dei deputati ha dato il via libera (con 277 voti a favore, 173 contrari e 4 astenuti) alla riforma della scuola.

A favore si sono espressi i parlamentari della maggioranza – Pd, Ap, Sc – eccetto pochissimi dissidenti, mentre hanno votato contro Lega, FI, Sel, M5s, FdI. Quindi la “Buona scuola” è legge e con il prossimo anno scolastico inizieremo a vederne gli effetti.

Intanto vediamo quali sono i contenuti fondamentali.

Ci sono anzitutto due aspetti strettamente collegati tra di loro: l’utilizzo dei docenti e i fondi relativi.

Per il primo aspetto, degli insegnanti, viene confermata l’assunzione di 102.734 precari, anche se inizialmente si era parlato di un numero molto più alto, oltre 150 mila. Non tutti entreranno in ruolo subito a settembre. La cattedra infatti è prevista per 47 mila che rimpiazzeranno i pensionati, mentre gli altri entreranno a far parte del cosiddetto “organico dell’autonomia”.

Resteranno fuori, per ora, ma solo fino al 2016, i docenti abilitati con i famosi Tfa (Tirocini formativi attivi) e coloro che hanno fatto i Pas (Percorsi abilitanti speciali). Si tratta di altre 60 mila cattedre circa. C’è da dire che con queste ultime “infornate”, entro un anno si dovrebbe esaurire il personale disponibile e da quel punto saranno soli i concorsi a decretare l’assunzione. Comunque, quando la riforma sarà a regime, ci sarà un corpo docente aumentato di circa l’8%.

Il secondo aspetto collegato alle assunzioni, è quello delle risorse. Con la legge di stabilità la cifra disponibile è di un miliardo, che dal 2016 diverranno 3 e – positiva novità di queste ultime settimane – si potrà contare anche sui 940 milioni di euro per l’edilizia scolastica resi disponibili dalla Bei (Banca europea degli investimenti).

Sempre in ordine al corpo docente, la novità è che ci saranno scatti di carriera ma non per tutti, bensì legati al “merito”, oltre a un voucher di 500 euro per ciascun docente da utilizzare per aggiornamento. E qui entra in gioco il ruolo del dirigente scolastico che, inizialmente, era stato pensato con un’ampia – eccessiva, per gli oppositori – autonomia. Le Camere hanno quindi ristretto le sue prerogative. Il curriculum di ogni docente sarà messo on-line e il dirigente avrà la competenza sulla chiamata diretta per incarichi triennali rinnovabili.

Non saranno nuove assunzioni a tutti gli effetti, perché i prescelti saranno convocati all’interno dell’organico funzionale d’istituto. In pratica, saranno docenti a disposizione, variamente utilizzati tra cui per le supplenze e per lavorare su singoli progetti (es. viaggi all’estero, progetti europei, alternanza scuola-lavoro). Per questi insegnanti si prevede un albo territoriale, ma il dirigente non avrà potere “di vita e di morte” sui candidati in quanto sarà affiancato nel Comitato di valutazione da due genitori (o un genitore e uno studente alle superiori), 3 insegnanti e un esperto esterno scelto dall’Ufficio scolastico regionale.

Oltre al potenziamento delle lingue straniere (si comincerà dalle scuole primarie) e dell’educazione fisica, musicale, artistica, la “Buona scuola” punta anche sulla formazione digitale e – soprattutto – sull’alternanza scuola-lavoro (400 ore per gli studenti dei licei tecnici). Anche i liceali dovranno fare almeno 200 ore di lavoro sul campo (anche presso enti pubblici) e i curriculum on-line non saranno solo quelli dei docenti, ma anche degli studenti. La riforma prevede poi strumenti e percorsi per portatori di disabilità, studenti stranieri e persone con bisogni educativi speciali.

Approvato lo school bonus, cioè la possibilità di elargizioni liberali nella misura massima di 100 mila euro per ciascun soggetto. È stata confermata la detrazione di 400 euro annui per gli iscritti alle scuole paritarie, e saranno potenziati i controlli sui “diplomifici”.

La strada per una valorizzazione delle competenze e attitudini personali è aperta. Sarà interessante vedere non solo come reagirà il mondo scolastico, ma anche quello delle imprese, che col prossimo anno si vedrà arrivare un piccolo esercito di ragazzi per gli stage curricolari.

 

]]>
Per loro, diamo il massimo https://www.lavoce.it/per-loro-diamo-il-massimo/ Mon, 29 Sep 2014 16:11:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28193 Momenti della festa dei bambini a Città di Castello
Momenti della festa dei bambini a Città di Castello

“Una festa come questa incoraggia famiglie, insegnanti, educatori e tutti gli operatori che si dedicano all’infanzia e ai bambini, i quali rappresentano il nostro futuro. Inoltre questa è la terza edizione dell’iniziativa, e vedendo l’interesse e il numero delle adesioni, possiamo dire che sia una festa ben riuscita” così il vescovo mons. Domenico Cancian ha elogiato la Festa dei bambini e delle bambine svoltasi a Città di Castello domenica 28 settembre.

L’appuntamento rappresenta, da tre anni a questa parte, un momento di ritrovo e di socializzazione per gli iscritti alle scuole paritarie tifernati a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico. Con la loro vivacità e il loro entusiasmo, i bambini hanno riempito l’intera giornata, dimostrandosi i veri protagonisti di questa festa dal primo all’ultimo momento.

La manifestazione è iniziata nel primo pomeriggio con il ritrovo sotto il loggiato Gildoni. A introdurre la giornata è stato lo stesso mons. Cancian, il quale ha ricordato che “tutti: famiglie, scuole e Chiesa devono fare il massimo per far crescere al meglio i bambini”.

Il programma si è svolto lungo quattro percorsi, con altrettante tappe e attività cui hanno partecipato i bambini assieme alle loro famiglie. Presso le stesse logge Gildoni, Damiano Zigrino ha proposto uno spettacolo teatrale di burattini, il Teatro dei genitori di Riosecco; ha poi rappresentato Giacomino e i fagioli magici negli spazi dell’istituto San Francesco di Sales, mentre nella sala “Santo Stefano” del vescovado era presente un laboratorio di “Canzoni in movimento”, e in piazza Fanti l’associazione “Lab’oratorio” ha effettuato delle letture animate.

Al termine dell’iniziativa e a ricordo del pomeriggio passato insieme, tutti i bambini, sulla scalinata del duomo, hanno contribuito a realizzare l’“arazzo dei bambini e delle bambine”.

“Un’iniziativa di questo tipo – ha affermato il Vescovo – è molto importante perché in un modo giocoso e divertente mette al centro il bambino. Un fatto tanto più importante se pensiamo alle difficoltà che gravano su questi ragazzi, le loro famiglie e la scuola. Occasioni come questa servono anche agli educatori, per collaborare e realizzare insieme qualcosa di significativo”. Sottolineando l’importanza della cultura e dell’istruzione, ha continuato: “Le scuole cattoliche hanno un valore aggiunto, che va a completare la formazione umana: assieme alle altre conoscenze, infatti, propongono anche una formazione dal punto di vista spirituale”.

]]>
Iscrizioni on line: si parte! https://www.lavoce.it/iscrizioni-on-line-si-parte/ Thu, 23 Jan 2014 16:02:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21707 Primo-giorno-di-scuolaFebbraio è il mese delle pre-iscrizioni scolastiche ovvero della scelta della scuola che si vorrà frequentare nel prossimo anno scolastico. Per i ragazzi della terza media è il momento della decisione del “cosa farò da grande” tra desideri e incertezze nella scelta dei possibili corsi presenti sul territorio. La preiscrizione è anche il momento della conferma della prosecuzione degli studi nella scuola che già si sta frequentando o della scelta di cambiare. Infine, ma non ultimo, è il momento in cui le famiglie scelgono se i loro figli frequenteranno l’insegnamento della religione cattolica o se seguiranno un corso alternativo tra quelli offerti dalla scuola o non frequenteranno proprio. Per i genitori è un momento impegnativo di decisioni che riguardano il futuro dei propri figli e per le scuole anche, non solo per quanto riguarda l’organizzazione della scuola ma anche perché al termine delle procedure di iscrizione i dirigenti scolastici dovranno verificare se tutti gli alunni che frequentavano le ultime classi del proprio istituto hanno presentato la preiscrizione al ciclo di studi successivo e se non l’avessero fatto dovranno contattare le famiglie per verificare se lo studente ha interrotto gli studi o li proseguirà presso scuole paritarie o non paritarie o presso centri di formazione professionale, assolvendo così all’obbligo di istruzione fino al 18° anno di età. La legge consente anche l’“istruzione parentale” sotto la responsabilità dei genitori. Dallo scorso anno le iscrizioni al primo anno delle scuole statali di ogni ordine e grado, avvengono esclusivamente in modalità on line all’indirizzo www.iscrizioni.istruzione.it. Per l’anno scolastico 2013-14, secondo i dati pubblicati dell’Ufficio scolastico regionale, in totale gli iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado dell’Umbria sono 119 mila 575. Il servizio offerto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) è una procedura nuova ed interattiva creata per “accompagnare le famiglie nel percorso d’iscrizione: dalla registrazione alla compilazione ed inoltro del modulo di iscrizione, dalla scelta del percorso di studio alla ricerca della scuola desiderata”. Le procedure di iscrizione si apriranno il 3 febbraio ma già dal 27 gennaio sarà possibile registrarsi al sito. Con questo sistema il Ministero, e successivamente le amministrazioni locali che si occupano di scuola, avranno un’idea precisa del numero d’iscritti per l’anno scolastico a venire. Una domanda però sorge spontanea: chi non ha internet o non sa usare un computer, cosa deve fare? Nessun problema. Basta rivolgersi alla segreteria della scuola di riferimento ed il personale provvederà ad effettuare la pratica, sempre via web. All’interno del sito si possono consultare anche le guide e le spiegazioni per l’orientamento del dopo diploma (media inferiore e superiore) e tutte le offerte di formazione professionale riconosciute a livello nazionale ed europeo. Il Miur è presente anche attraverso i social network più diffusi (Facebook e Twitter), con informazioni utili e aggiornate.

]]>
Istituto Leonino: il “di più” della scuola cattolica https://www.lavoce.it/istituto-leonino-il-di-piu-della-scuola-cattolica/ Thu, 21 Nov 2013 18:55:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20724 inaugurazione-anno-scolastico-istituto-leonino-con-studenti-materna-al-liceo-con-ernesto-vecchiUn momento di preghiera e comunione per affrontare l’impegno scolastico con consapevolezza, per promuovere nei ragazzi un discernimento sempre più attento delle proprie capacità e vivere con serenità e gioia il percorso scolastico e di formazione cristiana proprio della scuola cattolica.

Questo il senso della celebrazione che il vescovo Ernesto Vecchi ha presieduto nella chiesa di Sant’Antonio, per l’inaugurazione dell’anno scolastico dell’istituto Leonino, con la partecipazione degli studenti dalla materna al liceo, degli insegnanti, genitori e personale non docente. Una tradizione che rafforza il senso profondo educativo, umano e religioso, proprio della scuola cattolica e che dalla preghiera attinge la forza della testimonianza cristiana nella vita di ogni giorno.

“L’impegno – ha ricordato il Vescovo – è quello di avere sempre viva la presenza di Gesù in ogni attività scolastica ed extrascolastica e questo sia sempre più vissuto nella nostra scuola cattolica! È importante che la scuola cattolica possa dare qualcosa in più nella formazione dei ragazzi, pur avendo un metodo pedagogico riconosciuto dallo Stato e efficiente. Una parolina in più che è Gesù e che spesso in nome dalla laicità non viene nemmeno ricordata. L’istituto Leonino è una bellissima realtà, da sostenere e difendere, facendola conoscere sempre di più a tutti per il valore educativo e scolastico. È importante per Terni mantenere viva questa tradizione per dare alla città una marcia in più, perché, se viene meno la Chiesa, ne hanno tutti da perdere.

Bisogna darsi da fare per sostenerla, rimanendo uniti e tenendosi per mano, portando ciascuno i pesi dell’altro per poter affrontare le difficoltà che avanzano in questo mondo. È poi importante pregare perché questa nostra società possa scoprire l’amore di Dio mentre il problema sono gli uomini con le loro mancanze. Dio che ha mandato il suo Figlio Gesù che è morto per la nostra salvezza e poi risorto. Questa è la notizia bella che dobbiamo annunciare, perché se non crediamo che Cristo è risorto ci impigriamo sempre di più, aspettando tutto dagli altri”.

Mons. Vecchi si è rivolto poi ai genitori esortandoli a essere più attivi e “recuperare le potenzialità di fondo che nascono dai doni dello Spirito, che consentono di riuscire bene nella vita, da cristiani e da cittadini. I cristiani sono laici con una marcia in più”.

Concludendo la sua omelia si è rivolto ai ragazzi: “Voi siete il nostro futuro e la nostra eredità. Se vi accorgete che Gesù non è più vicino a voi, è perché lo avete abbandonato. Per essere vicini a Gesù bisogna tornare ad andare a messa tutte le domeniche, perché è tempo guadagnato e frutto per la vita eterna”.

]]>
Esce il Calendario-agenda della Consulta per la scuola della diocesi di Perugia https://www.lavoce.it/esce-il-calendario-agenda-della-consulta-per-la-scuola-della-diocesi-di-perugia/ Thu, 10 Oct 2013 12:21:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20001 aula-scuola-studenti-bambiniLa Consulta diocesana per l’educazione e la scuola ha elaborato, per l’anno pastorale 2013-2014, uno strumento di lavoro, il Calendario-agenda, per cominciare a dare un volto organico e unitario all’impegno ecclesiale verso il mondo della scuola. “Ci siamo resi conto – dice Luca Oliveti, direttore dell’ufficio pastorale diocesano Educazione e scuola – che in diocesi occorreva prendere maggiore consapevolezza che nella Chiesa, parlando di scuola, accanto agli insegnanti di Religione e agli istituti paritari, vi sono molte persone e iniziative che sviluppano un impegno di valore nei confronti dell’impegno educativo e scolastico. È una realtà che va messa in rete, per creare comunione di intenti, per essere presenti e sempre più incisivi come cristiani”. Fra i punti salienti dell’agenda, dal titolo Da cristiani, nella scuola, a servizio della persona (consultabile sul sito www.diocesi.perugia.it), che sicuramente sarà arricchita negli anni a venire con il contributo di quanti vorranno dare una mano, troviamo: le iniziative pensate per il mondo della scuola per la formazione culturale e spirituale di tutte le componenti, con la collaborazione fattiva delle associazioni dei genitori e professionali; una prima mappa di servizio alle famiglie e agli studenti con la segnalazione di alcuni doposcuola o realtà di aiuto allo studio; l’avvio di incontri nelle parrocchie o Vicariati sul tema dell’alleanza educativa, aperti a famiglie, studenti , docenti e non, oratori. “È un obiettivo possibile – conclude il prof. Oliveti – quello che vogliamo perseguire, per raccordare quello di buono che c’è in favore della scuola e stimolare una nuova presa di coscienza sull’importanza di essere cristiani anche nella scuola, a servizio della persona, con spirito di collaborazione e senza timore”.

]]>
Scuole materne: alle paritarie niente aiuti? https://www.lavoce.it/scuole-materne-alle-paritarie-niente-aiuti/ https://www.lavoce.it/scuole-materne-alle-paritarie-niente-aiuti/#comments Thu, 04 Jul 2013 10:45:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17826 comune-perugia-palazzo-priori-centro-storico-perugia-gente-corsoLe scuole del’infanzia, ovvero gli asili per bambini da 3 a 5 anni, che non sono né comunali né statali ma per la gran parte parrocchiali o di enti religiosi, da alcuni anni vivono nell’incertezza del futuro perché non sanno se e su quali entrate potranno contare nell’anno che si aprirà a settembre. Il servizio che svolgono è sostenuto dalle rette che pagano le famiglie, da contributi statali (sempre meno e sempre più incerti), e da contributi comunali (anche questi sempre meno e sempre più incerti). Per contro devono ottemperare a tutti gli obblighi di legge sia per quanto attiene al servizio educativo sia per quanto attiene alle strutture che mediamente sostengono molti più controlli rispetto alle strutture comunali o statali.

Per dare prevedibilità alle risorse provenienti da contributo comunale i consiglieri comunali Leonardo Varasano (Pdl) e Otello Numerini (Udc) hanno presentato un ordine del giorno sul “Contributo comunale alle scuole di infanzia paritarie aderenti FISM”. L’atto, discussa in Commissione cultura è stato approvato con 7 voti a favore (opposizione), 2 astenuti (Cardone e Chifari) e 4 contrari (Roma, Mearini, Segazzi e Pampanelli).

Nell’illustrare l’atto, Varasano ha ricordato che le 13 strutture Fism distribuite nel territorio perugino accolgono 820 alunni, integrando l’offerta educativa comunale (fatta di 3 sedi con 11 sezioni per 275 bambini) anche nelle più piccole frazioni del comune e garantendo all’amministrazione un notevole risparmio. Fino a pochi anni fa, ha aggiunto Varasano, il Comune di Perugia garantiva a queste strutture, attraverso apposita convenzione, un contributo di oltre 125mila euro. Contributo che è stato progressivamente e drasticamente tagliato, crollando fino ai 25mila euro erogati per l’anno 2012 pari a poco più di 30 euro a bambino, peraltro non più ancorato ad una apposita convenzione, ma liquidato di anno in anno, alla stregua di un contributo una tantum. Varasano e Numerini hanno proposto di impegnare il Sindaco e la Giunta a ripristinare una nuova convenzione con le scuole d’infanzia paritarie aderenti alla Fism attraverso la quale “si riconosca, anche con un opportuno sostegno economico, l’indispensabile contributo che dette scuole forniscono all’offerta formativa presente nel Comune di Perugia”.

Nel dibattito in commissione l’Assessore Monia Ferranti ha ricordato che da 2006 è venuto meno l’obbligo delle convenzioni e da quella data è stato deciso di erogare un contributo variabile anno per anno “sulla base delle disponibilità annue di bilancio del Comune”. Le somme non destinate alle paritarie, ha spiegato l’assessore, garantiscono “servizi fondamentali che offriamo direttamente” quali i centri estivi per oltre 1720 bambini, il tempo estate per oltre 311 bambini. Adottare oggi una convenzione secondo l’Assessore comporterebbe una spesa per il Comune pari a 360.000 euro che il Comune “non è in grado di garantire”.

Pampanelli, capogruppo Prc, in un odg che verrà discusso nella prossima seduta ha proposto di destinare i contributi regionali e comunali solo ai servizi pubblici, diminuendo progressivamente (nell’arco di 5 anni) le risorse erogate alle scuole private. Chifari si è detto d’accordo con lo spirito della mozione, chiedendo tuttavia di trovare una mediazione tenuto conto della scarsità delle risorse a disposizione del Comune. Per tali ragioni il consigliere ha preannunciato un voto di astensione. Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Mariuccini, secondo cui, per quanto condivisibile, la mozione si scontra con gli aspetti di bilancio e, dunque, andrebbe approfondita in II Commissione.

]]>
https://www.lavoce.it/scuole-materne-alle-paritarie-niente-aiuti/feed/ 2
Scuola Cattolica: Il referendum di Bologna, un flop https://www.lavoce.it/scuola-cattolica-il-referendum-di-bologna-un-flop/ Thu, 30 May 2013 14:29:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17079 referendum scuola seggiUn referendum che non ha scaldato gli animi dei bolognesi, a dispetto delle dispute ideologiche e delle spaccature partitiche. Così si presenta, all’indomani del voto, la consultazione sul finanziamento concesso dal Comune di Bologna alle scuole dell’infanzia a gestione privata, inserite nel sistema pubblico integrato.

La posta in gioco era, circa, di un milione di euro che il Comune spende ogni anno per le paritarie in convenzione, a fronte dei 127 milioni investiti nelle materne comunali e statali. Ma nel frattempo oltre 400 mila euro sono andati in fumo per la consultazione, che ha toccato un record negativo nei votanti: solo 85.934, pari al 28,71% dei 299 mila aventi diritto, con una percentuale d’astensionismo mai raggiunta in precedenza nella storia della città.

Dalle urne è emersa una prevalenza di A (togliere il finanziamento alle paritarie in convenzione) con 15 mila voti di scarto: 50.517 cittadini hanno scelto A, 35.160 B. Eppure al voto aveva invitato tanto il comitato promotore (“Articolo 33”) quanto coloro che si erano battuti affinché dalle urne uscisse un responso favorevole al mantenimento della situazione attuale.

Insomma, nessuno aveva chiesto di “andare al mare”. Certo, l’aver scelto seggi diversi dal solito (non nelle scuole) può aver contribuito all’astensionismo, complice la confusione da parte dello stesso ufficio elettorale nell’individuare alcune sezioni elettorali: a titolo esemplificativo, il centro sociale “Lunetta Gamberini” (che ospitava quattro seggi) era all’interno dell’omonimo parco, ma non c’erano indicazioni su come arrivarci. Ancora, i promotori hanno lamentato che molti cittadini non hanno ricevuto la lettera con l’indicazione del proprio seggio, mentre “in via della Battaglia e vicolo Bolognetti le persone disabili hanno avuto seri impedimenti perché gli ascensori non funzionavano”.

Tuttavia, l’unico dato che certamente emerge è che la presunta “battaglia per la libertà” dei promotori non era condivisa dalla popolazione. “Il fatto che circa 210 mila bolognesi non abbiano votato ci consegna un risultato che non può essere considerato ‘pesante’”, commenta Rossano Rossi, presidente provinciale della Fism, la federazione che riunisce la gran parte delle scuole materne paritarie.

“Il referendum – osserva – ha radicalizzato certe posizioni che alla gente non interessano e quindi, alla fine, solo il 16% della popolazione adulta ha scelto per la A”, ovvero per togliere il finanziamento alle paritarie in convenzione. C’è semmai un’altra battaglia per la libertà da combattere, rimarca l’economista Stefano Zamagni, promotore di un manifesto per la B (lasciare il contributo alle paritarie), ed è quella “per la libertà di scelta”.

“Non ha vinto né l’opzione A, né la B”, dichiara: da una parte “non è stata raggiunta la soglia critica dei 100 mila votanti” e se si fosse trattato di un referendum abrogativo su scala nazionale ora non avrebbe alcun effetto. Dall’altra, pure l’attuale convenzione, secondo cui “il finanziamento va alle scuole paritarie e non alle famiglie, non è riuscita a scaldare i cuori e le menti”. Insomma, rilancia Zamagni, “se si vuole la sussidiarietà bisogna volerla fino in fondo”, dando “i finanziamenti ai soggetti di domanda, ossia alle famiglie”.

]]>
Scuola. A Bologna un referendum contro la cultura cattolica https://www.lavoce.it/scuola-a-bologna-un-referendum-contro-la-cultura-cattolica/ Fri, 24 May 2013 13:55:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16988 asiloEgregio “Comitato Articolo 33”, (*)

dopo la lettura dei contenuti del vostro sito, mi colpisce il fatto che si vada a sindacare su pochi euro mensili di contributo per bambino nelle scuole paritarie e nulla si obietti – per esempio – sui contributi ben più cospicui delle ASL e degli stessi comuni alle strutture sanitarie e alle residenze per anziani convenzionate. La posizione di cui il vostro comitato si fa portavoce appare scopertamente ideologica e ispirata ad una visione statalista – datata e insostenibile – dell’istruzione. Non si capisce infatti perché quella sussidiarietà sbandierata e attuata in alcuni settori del welfare non debba applicarsi anche all’istruzione!

Constato inoltre come il comitato misconosca ipocritamente la realtà di un sistema non statale di istruzione che è indubbiamente molto più economico (anche includendo le rette delle famiglie il costo a bambino è nettamente inferiore a quello delle scuole statali) e spesso più efficiente (perché nella scuola paritaria si lavora – purtroppo assai più che nella statale – per passione più che per soldi). Bisognerebbe poi, onestamente, affermare che, anche producendo con il milione risparmiato 163 posti in più (costo medio in Italia 6.116 € annuo a bambino – ma senza nuova edilizia scolastica!), l’aumento annuale di 600 € della retta della paritaria potrebbe indurre molte famiglie a chiedere il posto nella materna pubblica, per cui l’offerta risulterebbe comunque insufficiente. Avrebbe l’unico risultato di far chiudere qualche scuola cattolica, che fa fatica a realizzare il pareggio (e sono la maggioranza!).

Ci sarebbe poi da discutere se la proposta di un chiaro progetto educativo e di una definita visione antropologica, come quelli che caratterizzano le scuole cattoliche, non sia più efficace, per l’educazione, della neutralità etica e religiosa che purtroppo impera – ideologia dominante e indiscutibile – in molte scuole pubbliche. Ci sono in Italia – e in tutto il mondo! – scuole cattoliche frequentate da figli di musulmani, buddisti, animisti, atei… in cui né le famiglie né i bambini/ragazzi subiscono indottrinamento o pressione psicologica, ma esprimono invece soddisfazione per l’accoglienza e il rispetto loro rivolti.
È molto più ”confessionale” e ideologica una scuola dove, per malinteso rispetto degli ”altri”, si evita per esempio di parlare del Natale (trasformato in una non ben definita ”festa della luce” o ”festa della pace”), che una scuola dove ci sono il presepe e i canti tradizionali, che rendono tutti consapevoli della realtà in cui del resto tutti vivono, senza peraltro imporre ad alcuno la fede.

Si invoca la conformità con l’Europa per tante dimensioni del vivere privato e sociale, ma dovreste avere l’onestà di dire che altrove, compresa la laicissima Francia, il sostegno pubblico alle scuole non statali è assai più consistente, tanto da configurare condizioni economiche di accesso sostanzialmente simili a quelli delle scuole statali e determinando quindi una vera libertà di educazione. Non solo, ma laddove si registra una quota consistente di scuole pubbliche non statali, la qualità dell’insieme – statali comprese – è migliore.

Ma certo, non danno fastidio i cattolici che danno da mangiare ai barboni, che raccolgono i tossici,  puliscono i vecchi o distribuiscono pacchi viveri… Danno fastidio i cattolici che educano, che fanno cultura, che veicolano una visione alternativa di uomo e di società… In altre parole, quelli che fanno scuola. Abbiate l’onestà di dire che l’eliminazione di questa ”concorrenza” è il vero contenuto del referendum.

____________

(*)   Domenica 26 maggio i cittadini residenti nel comune di Bologna sono chiamati a partecipare al referendum proposto per eliminare i contributi alle scuole paritarie, rispondendo al quesito: «Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia? a) utilizzarle per le scuole comunali e statali b) utilizzarle per le scuole paritarie private».

La proposta di referendum consultivo cittadino è stata presentata dal Comitato referendario “Nuovo Comitato Articolo 33” che ha un proprio sito web, quello al quale fa riferimento l’intervento di don Paolo Giulietti. A differenza dei referendum nazionali questo comunale è consultivo e perché sia valido non è richiesto alcun quorum. “Il Comitato promotore – si legge nel sito – è composto da 400 cittadini” ma anche da “soggetti collettivi” tra cui associazioni di chiara ed esplicita impronta anticlericale quale il Circolo UAAR (Unione atei agnostici razionalisti) Bologna, e inoltre hanno dato la loro adesione – le sigle sono elencate nel sito – comitati e partiti della sinistra ma anche il M5S .

La presidenza nazionale della Federazione Italiana Scuole Materne in un comunicato diffuso in vista del referendum sottolinea che “il contributo economico erogato dal Comune di Bologna alle 27 scuole paritarie convenzionate (1milione di €, pari al 2,8% dell’intera spesa per la scuola dell’infanzia, come risulta da bilancio) consente di accogliere oltre 1.700 bambini (pari al 21% del totale dei bambini della città)”.

 

]]>
Asili pubblici e privati: aiutiamoci per il bene dei bambini https://www.lavoce.it/asili-pubblici-e-privati-aiutiamoci-per-il-bene-dei-bambini/ Thu, 15 Nov 2012 13:45:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13877
Una classe di una scuola materna paritaria durante la lezione

Un sistema integrato tra pubblico e privato che mantenga gli alti standard qualitativi, ma che sia anche sostenibile per le famiglie grazie ad un aiuto certo e garantito degli enti pubblici. Questo il messaggio che la Fism (Federazione italiana scuole materne) dell’Umbria ha voluto lanciare sabato pomeriggio nel corso del convegno “Il ruolo della scuola paritaria”, alla presenza della vice presidente della Regione Umbria, Carla Casciari, del segretario nazionale della Fism, Luigi Morgano, e del presidente della Fism Umbria, Simone Polchi.

“Abbiamo voluto organizzare questo convegno – ha spiegato Polchi – per sottoporre alla Regione due richieste. La prima è quella di partecipare al tavolo di lavoro per il nuovo Piano triennale 0-6 anni. Siamo una componente educativa fondamentale per quella fascia di età, e vogliamo esserci per discutere e decidere ogni comma del Piano. In secondo luogo, vogliamo chiedere alla Regione di prevedere una forma di convenzionamento per le scuole che sia uniforme in tutti i Comuni umbri”.

“Ad oggi, infatti – ha aggiunto -, i rapporti con le Amministrazioni variano molto: alcune hanno riconosciuto la nostra importanza e stabilito una forma di convenzionamento, con altre ciò non è stato possibile, portando ad un aggravio dei costi delle rette. C’è bisogno – ha ribadito – di un sostegno certo, perché alle famiglie non possiamo chiedere di più. Inoltre, i Comuni lungimiranti che hanno sostenuto le scuole paritarie hanno risparmiato molto negli anni. Per un’Amministrazione, infatti, il costo di una scuola pubblica statale è dieci volte superiore rispetto ad una non statale”.

“L’Umbria – ha detto ancora Polchi – ha una forte tradizione di scuole paritarie gestite da congregazioni religiose. Tipica della nostra regione è proprio la presenza in uno stesso paese di un nido comunale, una scuola dell’infanzia paritaria e una primaria comunale. Un perfetto sistema integrato che garantisce un servizio completo. Oggi, però, il numero delle vocazioni è calato, i contributi statali negli ultimi dieci anni si sono dimezzati e, quindi, le scuole non ce la fanno più da sole. C’è il rischio di dover tagliare i servizi e, nel tempo, di chiudere gli istituti”.

Dalla Regione sono arrivati segnali positivi circa l’apertura di un confronto in vista della stesura del nuovo Piano triennale 0-6 anni. “La crisi – ha sottolineato Carla Casciari – ci impone di rivedere i nostri modelli. Come Regione, abbiamo già sperimentato negli asili nido come l’integrazione di pubblico e privato possa essere la chiave per mantenere servizi quantitativamente e qualitativamente eccellenti. Oggi, infatti, grazie ai 185 nidi della regione, di cui 79 pubblici e 106 privati, l’Umbria è la seconda regione italiana per i servizi rivolti ai bambini dai 3 ai 36 mesi dopo l’Emilia Romagna. Un sistema nato a seguito di un lungo confronto fra le parti e un esempio da seguire anche per la scuola dell’infanzia. Perciò la Regione è disponibile al dialogo e al confronto”.

La necessità di un contributo statale certo, che vada ad alleggerire le rette delle famiglie, è stata ribadita anche da Luigi Morgano. “Il nostro sistema educativo – ha sottolineato – garantisce qualità e non va ad inficiare il servizio pubblico. Anzi, lo integra e gli è necessario in quanto lo Stato, da solo, non riuscirebbe a sostenere i costi per la costruzione e gestione delle scuole, se non esistessero quelle paritarie. Investire su di noi significa, quindi, risparmiare senza intaccare la qualità e la libertà di scelta delle famiglie. Se, invece, prevale la precarietà, ne va di mezzo la qualità”.

Umbria, un caso unico

In Umbria i bambini di 3-6 anni che frequentano le materne paritarie sono circa 4.500, ovvero il 30% dell’intera popolazione scolastica, distribuiti in 90 scuole in cui lavorano 230 insegnanti assistiti da personale religioso volontario. Le scuole non statali che aderiscono alla Fism riescono a sopperire (caso unico in Italia) alle richieste del 100% delle famiglie richiedenti. In tutta Italia sono 8.000 le scuole paritarie, tutte no-profit. Nel Nord Italia costituiscono anche il 70% del totale. In questi istituti sono impegnati quotidianamente 44 mila insegnanti e circa il 43% della popolazione studentesca.

 

]]>
Serve una svolta a favore dell’infanzia https://www.lavoce.it/serve-una-svolta-a-favore-dellinfanzia/ Thu, 08 Nov 2012 12:14:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13750 Il segretario nazionale della Federazione delle scuole materne (Fism) Luigi Morgano si confronterà sabato 10 novembre, a Perugia in sala dei Notari (ore 16.30), con la vice presidente della Regione Umbria Carla Casciari nel convegno sul ruolo della scuola paritaria in Umbria promosso dalla Fism regionale.

“Il convegno vuole essere un momento di confronto della realtà Fism con le istituzioni del territorio umbro – dice il segretario regionale Stefano Quadraroli. – Nell’ottica di dare un contributo alla piena realizzazione della L.R. 28/2002, la Fism Umbria propone un convegno regionale per approfondire i nuovi scenari e le nuove frontiere da attuare in materia di Diritto allo studio. La L.R. 13/2010 sulla ‘Disciplina dei servizi e degli interventi a favore della famiglia’ all’art. 10 sancisce che ‘la Regione rispetta e garantisce la libertà di scelta e di educazione dei genitori, nonché la parità di trattamento tra gli utenti di scuole pubbliche, statali e paritarie’”.

Cosa chiedete alla Regione?

“Un ripensamento delle politiche regionali adottate fino a questo momento: la Fism vuole dare il suo contributo mettendo a disposizione della Regione un’interfaccia unitaria e autorevole, oltre che un’esperienza decennale in ambito di servizi alla prima infanzia”.

Cosa rappresenta la Fism in Italia e in Umbria?

“La Federazione da oltre trent’anni raccoglie più di 9.000 enti gestori di scuole dell’infanzia non statali presenti sull’intero territorio nazionale. La Fism Umbria è nata nel 2008, per volontà della stessa Fism nazionale, con l’intento di armonizzare ed ottimizzare il lavoro delle due Federazioni provinciali, creando un soggetto unitario sul territorio capace di interagire e collaborare con le istituzioni (Regione, Comuni e diocesi) per una maggiore crescita e sviluppo delle scuole dell’infanzia presenti sul territorio umbro”.

E in termini di servizio cosa fate?

“Nella nostra regione rappresentiamo circa 90 scuole dell’infanzia non statali con una popolazione scolastica di oltre 4.500 bambini di età compresa tra i 3 ed i 6 anni, ed altrettante famiglie che scelgono il nostro servizio per i propri figli”.

Quanti sono i lavoratori delle scuole dell’infazia da voi rappresentate?

“Certo è un dato da non sottovalutare: nelle nostre strutture abbiamo un complessivo di circa 230 insegnanti, assistiti spesso da personale religioso volontario. Sottolineo anche che tutte le educatrici, anche se sono scelte liberamente da chi dirige la scuola, devono comunque essere abilitate”.

Siete come un’azienda di media grandezza…

“Con la particolarità che questi dati confermano la valenza educativa e didattica delle scuole Fism, la loro diffusione capillare sul territorio umbro e il grande valore aggiunto che rappresentano per le famiglie, per gli enti locali e per le istituzioni della regione: le nostre realtà svolgono un ruolo pubblico fondamentale sotto l’aspetto quantitativo e qualitativo, dando spesso alle famiglie una vasta offerta di servizi”.

Ci spieghi meglio.

“Sotto il profilo quantitativo si tratta di una tipologia di scuola che va ad integrare la proposta della scuola statale e comunale: esistono delle realtà locali in Umbria dove è presente la sola scuola non statale (vedi il piccolo paese) o dove la scuola dell’infanzia paritaria si affianca e collabora con la scuola primaria statale consentendo ai Comuni di avere un servizio integrato senza costi per le istituzioni. Sotto il profilo qualitativo, invece, si tratta di una grande possibilità di scelta per le famiglie che sono così libere di aderire ad una proposta educativa e formativa più in sintonia con la propria idea di scuola”.

]]>
Strategie per le scuole materne cattoliche https://www.lavoce.it/strategie-per-le-scuole-materne-cattoliche/ Thu, 24 Nov 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9795 I tagli del Governo hanno fatto temere per la sopravvivenza delle scuole materne non statali, che si sostengono quasi integralmente con le quote pagate dai genitori, nonché sui (sempre pochi, e adesso ancor meno) contributi statali e, dove ci sono, comunali. Per quest’anno, le 82 materne cattoliche riunite in Fism Umbria (Federazione delle scuole materne cattoliche) sono riuscite a non chiudere i battenti mettendo in campo le ultime risorse disponibili, ma restano i timori per il futuro.

Per fare il punto, la Fism il 19 novembre ha tenuto un convegno sul diritto allo studio, al quale era presente la presidente Catiuscia Marini. “È nostra intenzione andare presto ad una riforma della normativa regionale che disciplina il diritto allo studio ed all’assistenza” ha detto la governatrice, assicurando che “nell’ambito di questa riforma saranno previste adeguate forme di collaborazione tra la Regione e la Fism per permettere a questa vostra realtà di poter continuare a svolgere la propria missione, magari cercando anche ulteriori opportunità per estendere il vostro raggio di azione ad altre fasce di età dell’infanzia”.

La Marini ha dato atto alla Fism di svolgere “un ruolo fondamentale che consente all’Umbria di poter coprire il fabbisogno totale di assistenza ed istruzione per i bambini nella fascia di età da 3 a 6 anni”, superando anche la percentuale minima del 25% indicata dall’Unione europea. “Nessuno, ed io prima di tutti – ha aggiunto – ha mai messo in discussione il ruolo di funzione pubblica svolto dal mondo cattolico nell’ambito delle scuole per l’infanzia. Realtà che nella nostra regione è presente in maniera significativa e qualificata, e con la quale le istituzioni pubbliche si sono sempre rapportate”.

Sull’argomento abbiamo sentito Stefano Quadraroli, presidente provinciale di Perugia della Fism, nonché membro del Consiglio nazionale; al convegno svolgeva il ruolo di moderatore.

Questo è il primo incontro ufficiale della Fism con la Presidente della Regione. Che bilancio ne traccia?

“Pensiamo che questo incontro possa aver gettato le basi di un rapporto sempre più serrato e profondo con le istituzioni: abbiamo chiesto alla presidente Marini la disponibilità ad un confronto in occasione dell’imminente ripensamento della legge regionale sul diritto allo studio. La Fism vuole dare il suo contributo a questo progetto, in un’ottica costruttiva di collaborazione, mettendo a disposizione della Regione un’interfaccia unitaria e autorevole, oltre che un’esperienza decennale in ambito di servizi alla prima infanzia. L’educazione e la cura verso la prima infanzia sono ovviamente punti delicati e fondamentali per la crescita di una società: anche rispetto al momento difficile che stiamo vivendo, se affermiamo che la crisi è innanzitutto educativa e culturale, a questo giudizio dobbiamo iniziare a dare una risposta concreta. Siamo contenti quindi, come Fism Umbria, di aver organizzato un dibattito pubblico, perché in un momento così difficile il rischio è quello di subire o ignorare quello che sta accadendo. Invece ci sembrava importante un confronto tra gli attori in campo, anche perché, con ruoli e responsabilità diversi, siamo tutti impegnati ad offrire un servizio alle famiglie e alla società che sia, sicuramente il più possibile di qualità, ma innanzitutto sostenibile. Anche le istituzioni politiche (Stato, Regioni, Comuni), complici alcuni tagli che indubbiamente li hanno colpiti, si stanno rendendo conto di non poter più garantire standard accettabili di qualità a fronte di una richiesta che comunque cresce. O capiamo che la crisi può diventare un’opportunità e ci sediamo intorno ad un tavolo costruendo insieme un vero sistema integrato, che possa rispondere ai bisogni ed alle esigenze delle famiglie; altrimenti siamo destinati ad un impoverimento dell’intero sistema”.

La scuola in generale soffre dei tagli alla spesa pubblica. Quale è la situazione delle scuole materne non statali?

“Il momento è sicuramente difficile, anche se le nostre scuole erano già in crisi da prima della crisi. Il rischio, oggi, è quello di una ‘guerra tra i poveri’: invece dobbiamo unire le nostre forze per costruire insieme percorsi diversi e proposte innovative, il più possibile condivise. L’aspetto positivo, se così si può dire, è quello che la crisi che attraversiamo ci costringe a guardare all’essenziale, ai problemi reali, eliminando quel rischio di contrapposizione ideologica che troppo spesso ha caratterizzato il dibattito pubblico, ed interno al nostro settore, in questi ultimi anni. Quindi, innanzitutto alle nostre scuole, stiamo dicendo che sicuramente, da un lato, è il momento di stringere i denti; dall’altro abbiamo una grande occasione, che è quella di rimettersi in gioco, assumendosi ognuno le proprie responsabilità, disponibili a sedersi intorno ad un tavolo per giudicare ciò che accade e capire cosa fare”.

Il convegno si è aperto con il saluto del vescovo di Assisi, e delegato Ceu per l’educazione e la scuola, mons. Domenico Sorrentino. Oltre alla Presidente sono intervenuti Ugo Lessio e Simone Polchi, rispettivamente presidente Fism Veneto e Umbria. Le cifre in UmbriaIn Umbria la Fism, federazione degli istituti educativi religiosi cattolici, conta 82 scuole materne, di cui 53 a Perugia e 29 a Terni, per un numero complessivo di 4.500 bambini. Sono invece 230 gli insegnanti, ai quali si aggiunge il personale religioso volontario, che garantiscono la funzionalità di 180 sezioni in tutto il territorio regionale. In rapporto al totale delle sezioni di scuole materne dell’Umbria, che sono 508, la Fism copre oltre il 20 per cento. La presidente Marini ha ricordato che l’Umbria è la regione italiana con la maggiore percentuale di copertura di posti di asili nido che, con il 33 per cento, supera la stessa media del 25 per cento prevista delle normative europee.

]]>
Che succederebbe se sparissero gli asili? https://www.lavoce.it/che-succederebbe-se-sparissero-gli-asili/ Thu, 11 Aug 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9596 Se tutta la scuola è in sofferenza per i tagli alla spesa, c’è un settore che lo è ancor di più. Sono le scuole dell’infanzia, ed in particolare le scuole paritarie che pur non essendo statali svolgono un servizio pubblico. Tra queste vi sono quelle che aderiscono alla Federazione italiana scuole materne (Fism), realtà apprezzate da migliaia di famiglie che trovano in queste scuole un livello educativo di qualità nonché, spesso, elasticità di orario e disponibilità. In Umbria ci sono 82 scuole dell’infanzia non statali aderenti alla Fism, 53 nella provincia di Perugia e 29 in quella di Terni, frequentate da oltre 4500 bambini dai 3 ai 6 anni. Spesso sono scuole nate nella parrocchia, altre volte sono fondate da congregazioni religiose che negli ultimi anni, complice la diminuzione delle vocazioni, hanno sempre più lasciato l’insegnamento ai laici, e, realtà più recente, vi sono anche cooperative di insegnanti ed altri operatori. Nelle scuole materne della Fism lavorano circa 230 insegnanti. Stefano Quadraroli, presidente provinciale Fism e consigliere del direttivo nella Fism nazionale, lavora a Città di Castello in una scuola gestita da una cooperativa. Con lui facciamo il punto della situazione in Umbria, “una delle quattro Regioni in Italia che non prevede contributi diretti alle materne”, ovvero che non sostiene in alcun modo il settore, anche se da qualche mese la Fism ha aperto un dialogo con la Regione. Certo, gli asili paritari molti di meno di quelli statali, circa un quinto, e sono frequentati dal 20% dei circa 23mila bambini iscritti alle 415 materne, pubbliche e private, dell’Umbria, eppure senza di loro verrebbe meno un servizio fondamentale per le famiglie. E il rischio non è poi così lontano. In alcuni casi sono le religiose o le stesse parrocchie a coprire il deficit scongiurando la chiusura della scuola. Non si tratta di piangere miseria, precisa Quadraroli, quanto di vedere riconosciuto pienamente il servizio pubblico reso dalle paritarie. Scuole non statali parificate alle statali quanto a corsi di studi e standard organizzativi e amministrativi (senza i quali non ottengono la parifica), ma non parificate sul piano economico. Il risultato, per esempio è che le paritarie sono molto più controllate delle statali tra le quali si registrano percentuali di non rispetto delle norme molto alte. Le difficoltà economiche sono crescenti perché, spiega Quadraroli, il fondo del Ministero per le paritarie, dalle materne alle superiori, è fermo al 2001, anzi ha ha subito tagli che sono ricaduti soltanto sulle materne che, nel frattempo, sono pure aumentate. Sarebbe più giusto sostenerle tenendo conto anche del numero dei bambini che le frequentano, tanto più che una scuola paritaria costa nove volte meno di una scuola statale, assicura Quadraroli. Come ciò sia possibile lo spiega allontanando subito il sospetto di stipendi “in nero”. “Agli insegnanti sono applicati contratti collettivi che prevedono retribuzioni leggermente più basse degli statali, ma il vero risparmio – spiega – sta nella riduzione degli sprechi quali personale non docente in esubero”. Sul costo della scuola statale, inoltre, cadono i costi delle disfunzioni e in generale dell’apparato del Ministero della pubblica istruzione.

]]>
Il punto sulle scuole paritarie https://www.lavoce.it/il-punto-sulle-scuole-paritarie/ Thu, 24 Mar 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9248 La Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università (Cresu) della Conferenza episcopale umbra, in collaborazione con l’Agesc di Perugia, ha promosso ad Assisi lo scorso 14 marzo un incontro di confronto e scambio di esperienza tra i gestori delle scuole paritarie cattoliche (primarie e secondarie) operanti in Umbria.

All’incontro hanno partecipato i dirigenti dell’istituto San Francesco di Sales di Città di Castello, dell’istituto Don Bosco di Perugia, dell’istituto Bambin Gesù di Gualdo Tadino, dell’istituto Leonino di Terni, oltre ad un rappresentante dei genitori del Conservatorio Antinori di Perugia (essendo assente giustificata la dirigenza).

L’incontro è servito a fare un quadro della situazione, evidenziando le esperienze positive in atto e le difficoltà da superare. È stato sottolineato da tutti come sia quanto mai opportuno sensibilizzare la comunità ecclesiale locale in riferimento al ruolo che le scuole cattoliche paritarie possono giocare all’interno del decennio dedicato dalla Chiesa italiana alla sfida educativa.

D’altra parte, è anche importante che la comunità civile e politica acquisisca il dato culturale per cui le scuole cattoliche paritarie offrono un servizio pubblico, al pari della scuola di Stato. Purtroppo, anche se questo principio è stato affermato da un punto di vista legislativo più di un decennio addietro, rimangono tuttora evidenti il deficit di consapevolezza sociale e la discriminazione legata al peso economico che sopportano le famiglie che decidono di iscrivere i propri figli alle scuole paritarie.

Su questi argomenti torneremo con un prossimo appuntamento su queste colonne, fornendo una panoramica dettagliata sull’offerta formativa delle scuole paritarie cattoliche presenti in Umbria. In un terzo appuntamento forniremo anche una panoramica sulla presenza delle scuole dell’infanzia di ispirazione cattolica, associati alla Fism, che celebreranno il proprio convegno regionale il prossimo 30 aprile.

]]>
Scuole materne cattoliche: perché https://www.lavoce.it/scuole-materne-cattoliche-perche/ Thu, 13 Jan 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9035 Nella nostra regione, le scuole dell’infanzia non statali che aderiscono alla Federazione italiana scuole materne (Fism) rappresentano un’offerta formativa in grado di rispondere alle esigenze di famiglie che liberamente scelgono di iscrivere i loro figli in una scuola che più risponde alle loro attese.

Una scuola dove si rispetta la laicità, pur offrendo un progetto educativo che promuove la persona nella sua integralità e radicato nei valori cristiani. Molte di queste scuole vantano una presenza pluridecennale, all’interno della quale hanno saputo coniugare fedeltà all’identità originale e novità.

“In Umbria le scuole aderenti alla Fism sono gestite per lo più da congregazioni religiose – spiega Stefano Quadraroli, presidente provinciale Fism e consigliere del direttivo nella Fism nazionale – poi ci sono le scuole parrocchiali e da qualche anno anche quelle gestite da cooperative sociali, costituite da laici in collaborazione con le suore, nate per venire incontro alle crescenti difficoltà organizzative incontrate dai vari ordini religiosi. Sotto il profilo quantitativo – prosegue Quadraroli – si tratta di una proposta educativa che va ad integrare quella della scuola pubblica ed in alcune realtà locali, specie nei piccoli paesi, è l’unico servizio offerto alle famiglie; in altre realtà si integra con la scuola pubblica. Questo consente ai Comuni di avere un servizio integrato senza costi per le istituzioni. Sotto il profilo qualitativo, invece, la scuola non statale rappresenta una reale possibilità di scelta per le famiglie che vi trovano una proposta educativa e formativa più in sintonia con la propria idea di scuola. Siamo convinti, infatti, che la responsabilità educativa ultima dei nostri giovani sia delle famiglie: la scuola collabora e si propone come soggetto che sostiene ed integra questo compito”.

Resta, purtroppo, incerta la situazione economico-finanziaria delle scuole non statali, a seguito anche della crescente difficoltà di usufruire delle legittime, ma purtroppo limitate, forme di sostegno economico di cui le scuole hanno assolutamente bisogno per continuare a svolgere la loro funzione educativa senza chiedere oneri aggiuntivi alle famiglie. “Non ci sarà mai una reale parità – sostiene Quadraroli – senza parità economica. Questo, tuttavia, non potrà mai sostituire la nostra responsabilità, come gestori, a promuovere la scuola per convincere le famiglie di un’offerta formativa peculiare, e non potrà, altresì, sottrarre la responsabilità delle famiglie nello sceglierci. Anche il Papa nei suoi vari discorsi – ricorda – ha posto l’attenzione sull’emergenza educativa, sul compito dell’educazione e sull’importanza di mandare i propri figli in scuole con dei valori precisi. Come Fism – prosegue – in un recente incontro di presentazione alla Ceu, abbiamo avuto pieno appoggio anche da parte dei Vescovi, che si sono impegnati a sostenerci nell’opera di sensibilizzazione, anche presso le parrocchie, sottoscrivendo pienamente la nostra preoccupazione per gli esili finanziamenti e per le difficoltà di gestione. Per aprile prossimo stiamo preparando un convegno regionale aperto a tutti sulla parità scolastica, a cui verranno invitati esperti e rappresentanti di tutte le istituzioni civili e religiose”.

Il 12 febbraio si chiudono le iscrizioni per le scuole di ogni ordine e grado: è tempo di fare delle scelte. Chi vuole iscrivere i propri figli ad una scuola paritaria non sarà però obbligato a farlo entro tale data, anche in relazione all’autonomia di ogni scuola. “Il termine ultimo è abbastanza flessibile per noi – spiega Giuliana Latini Cardinali, consigliere provinciale Fism, nonché insegnante nella scuola materna “M.Viganò” di Perugia. – Abbiamo avuto inserimenti anche nel corso dell’anno, in concomitanza al compimento dell’età giusta per iscriversi. La nostra è una offerta formativa identica a quella delle scuole statali; in più, cerchiamo di dare maggiore attenzione al bambino come alle famiglie. Tutte le nostre attività sono poi impregnate dalla educazione alla fede, soprattutto in occasione delle principali festività religiose, ma anche laiche come la Festa del papà”.

]]>
Scuola cattolica: “Non cediamo” https://www.lavoce.it/scuola-cattolica-non-cediamo/ Thu, 14 May 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7529 Scuole cattoliche in Umbria: qualche luce e diverse ombre. Il pericolo che la regione sta correndo è quello di disperdere un patrimonio culturale importante, frutto di tanti decenni di insegnamento avviato soprattutto da suore laboriose. Anche sul servizio reso alla collettività da parte degli istituti scolastici cattolici, l’Italia è spaccata: al settentrione si marcia alla grande, al centro si vivacchia, al sud lasciamo perdere. Don Mario Perrotta è il contabile dell’istituto salesiano ‘Don Bosco’ di Perugia: ‘Il nostro problema è puramente economico. Nel nord Italia le scuole cattoliche vanno a gonfie vele grazie ai finanziamenti delle Regioni (soprattutto in Veneto, Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, ndr). Ma qui da noi e al meridione si soffre. I costi che non riusciamo a coprire con le rette sono sopportati dalla nostra congregazione. Abbiamo sempre contenuto le rette per non gravare sulle famiglie, ma oggi registriamo un passivo di 140 mila euro e, ogni anno, questo deficit aumenta’. Avete chiesto aiuto alle istituzioni locali? ‘Certo, ma la Regione non ci aiuta. Anzi sta pure negando il contributo al nostro Centro professionale, sostegno sempre erogato in passato. Sa, dicono che con i tagli del Governo e la crisi economica”.Simone Polchi è preside all’istituto scolastico ‘San Francesco di Sales’ di Città di Castello. ‘Sono le scuole come la nostra – afferma – a colmare il deficit educativo della scuola statale. La nostra proposta educativa è ricchezza immensa per questo Paese e per la nostra Umbria. I costi per studiare da noi – continua – non sono un problema per quelle famiglie che sanno scegliere il meglio per i loro ragazzi. I numeri, infatti, parlano in nostro favore: nel 2002 avevano 58 alunni e 4 classi al liceo socio-psicopedagocico; oggi siamo arrivati a 120 alunni e 5 classi’. E lo Stato vi dà sempre meno’ ‘Vero, ma al nostro istituto abbiamo sviluppato una grande capacità di gestione amministrativa e siamo capaci di lavorare in rete con altre scuole: così, a fine anno, copriamo anche gli eventuali passivi di bilancio. Ma – sostiene Polchi – è la nostra proposta educativa, limpida, a rendere forte questa scuola cattolica. Un altro dato che giudico interessante è il calo degli studenti extracomunitari nelle nostre classi: siamo passati dal 20 per cento degli iscritti ai tempi della gestione curata dalla congregazione religiosa salesiana delle Figlie di San Francesco ad un 3 per cento. Di fronte alla nostra proposta cattolica ferma – conclude Polchi – è evidente che la famiglia di immigrati musulmani preferisce mandare i figli alla scuola statale’. Cristiano Castrichini è il legale rappresentante dell’Istituto ‘Conservatorio Antinori’ di Perugia. ‘Il nostro problema – dichiara – è che l’immobile ci va stretto. È perfetto, gode di un’eccellente messa a norma, su di esso sono stati effettuati eccellenti lavori di ristrutturazione. Però, ormai da anni, siamo costretti a rifiutare alcuni studenti, al punto che molte famiglie temono di non trovar più posto da noi. Alle elementari le nostre classi sono già composte da 25 alunni; anche quest’anno, a malincuore, abbiamo lasciato fuori una decina di bambini. Ci piacerebbe cambiar sede, ma è difficile trovare un edificio adatto per una scuola e, soprattutto, a buon prezzo’. Suor Maria Scolastica, al secolo Anita Rogari, dirige l’istituto ‘Bambin Gesù’ di Gualdo Tadino. ‘Abbiamo sempre garantito un livello d’istruzione elevato – afferma -, mirato alla crescita e alla formazione professionale dei giovani, nonché al loro inserimento nel contesto socio-culturale della regione. Questo prevede il nostro progetto educativo. Adesso, purtroppo, registriamo un deficit annuo di 200 mila euro, che la nostra congregazione copre in qualche modo. Non so, sinceramente, per quanto tempo potremo ancora andare avanti così. Presto lo Stato dovrebbe chiudere il nostro Liceo della comunicazione: pertanto gli unici contributi li avremo per la scuola elementare e la materna. Abbiamo chiesto aiuto ovunque, ma nessuno ci ascolta. Noi continuiamo a sperare nella Provvidenza e a lavorare sodo’. Don Gianni Colasanti dirige l’Istituto Leonino di Terni. ‘I problemi economici – dichiara – si sentono anche da noi. Però negli ultimi anni siamo riusciti a diminuire il nostro deficit, quasi a dimezzarlo, ed oggi ci aggiriamo attorno ai 60 mila euro: passivo che, a fine anno, la diocesi riesce comunque a bilanciare. D’altro canto siamo molto contenti dell’elevato gradimento che la città di Terni e la provincia manifestano nei confronti delle nostre scuole materne e elementari. In questi anni stiamo cercando di far conoscere ai ternani il valore della nostra scuola media e del liceo, dove insegnano ottimi docenti, che sono davvero una garanzia di serietà per le famiglie. Non è un caso ma, fra i miei sogni, c’è quello di portare i nostri 54 insegnanti allo stesso livello di stipendio degli statali. Perché se lo meritano’.

]]>