scienza e fede Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/scienza-e-fede-2/ Settimanale di informazione regionale Mon, 26 Aug 2024 12:32:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg scienza e fede Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/scienza-e-fede-2/ 32 32 Per Gihan Kamel la ricerca supera i conflitti. E dice alle donne: non demordete! https://www.lavoce.it/ricerca-supera-conflitti-donne-non-demordete/ https://www.lavoce.it/ricerca-supera-conflitti-donne-non-demordete/#respond Thu, 25 Apr 2024 15:45:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75835 Gihan Kamel a mezzo busto con maglia rosso bordeaux e un hijab a riche di vari colori che le copre la testa

Al mondo ci sono donne e uomini di scienza e donne e uomini di fede che costruiscono la pace: non sono in conflitto tra loro, ammettono che la scienza è ragione e che la fede è rivelazione, ammettono entrambe le spiegazioni – filosofiche o metafisiche – riguardo allo studio dell’universo. Quindi scienza e fede possono andare d’accordo e possono essere complementari grazie alle scoperte dell’umanità e alle domande che si pone, e al continuo rinnovamento dell’essere umano, dove la fede tocca la nostra condizione profonda e la scienza indaga sulle cause.

Gihan Kamel, fisica egiziana ospite al Festival di scienza e filosofia a Foligno

Ma una persona di scienza e credente, come vive la sua identità? Risponde Gihan Kamel, fisica di nazionalità egiziana, nota come esperta di raggi infrarossi nel progetto relativo alla luce di sincrotrone per la scienza sperimentale e le sue applicazioni in Medio Oriente. Ha partecipato a Foligno alla Festa di scienza e filosofia.

“Ho voluto tenere separate le due cose – dice. – Penso che tutti lo dovrebbero fare, sia la scienza che la fede hanno una loro identità, che appartiene a ogni singolo individuo. La scienza supera le credenze e non conosce differenze e divisioni: unisce e porta a una meta comune, a vantaggio di tutta la società”.

Lei è l’unica donna ricercatrice dello staff scientifico di Sesame (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East). Di che cosa si tratta, qual è il suo campo?

“Si tratta del primo e potentissimo acceleratore di particelle che viaggiano prossime alla velocità della luce, costrette da un campo magnetico. Ciò ha aperto la strada a nuove applicazioni in molti settori diversi, tra cui l’archeologia, la biologia, la chimica, la fisica e la medicina. Il mio campo si chiama biofisica, a cavallo fra la fisica e la medicina”.

Quando ha deciso di diventare una scienziata?

“Quando ho finito il college, ho scelto di iscrivermi all’università e intraprendere questa strada. Mi sono sempre piaciute le materie scientifiche, ero portata fin da piccola sia per la matematica che per la fisica. Non è stato facile, perché ero l’unica donna in un ambiente prevalentemente maschile. C’era chi mi domandava che ci facessi lì, in quel corso. Ho dovuto lavorare duro, ‘dimostrare’ più degli altri colleghi uomini, ma alla fine ci sono riuscita. Sono voluta andare avanti dritta per la mia strada con convinzione e determinazione”.

Lei è un esempio per le donne del suo Paese, anzi per tutte le donne…

“Voglio dire a tutte le donne di non tacere! Parlate, portate pazienza, studiate. Anche se è difficile e dovete dimostrare sempre di più, non arrendetevi. Portate avanti le vostre idee! Io ho avuto la fortuna di poter studiare, andare anche a specializzarmi all’estero, proprio in Italia, ma sono fiduciosa, le porte per le donne si apriranno. Dovete avere passione, persistenza, combattete contro i pregiudizi, non abbiate paura. Io non mi sono tirata indietro perché anche un piccolo passo aiuta altre donne”.

La scienza unisce i popoli

Nei convegni in giro per il mondo, Gihan Kamel tiene a sottolineare l’importanza di come la scienza unisca i popoli facendo appunto l’esempio di Sesame, realizzato in collaborazione tra Autorità nazionale palestinese, Israele, Cipro, Egitto, Iran, Giordania, Pakistan, Turchia e Italia. Alcuni di questi Paesi sono in conflitto tra loro, ma lei ama pensare che questo potente raggio di luce sia di speranza e di pace. Là non ci sono distinzioni religiose. Così si apre un futuro per le prossime generazioni, sia per le giovani donne che per i giovani uomini di tutto il mondo e di qualsiasi credo.

Emanuela Marotta

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Gihan Kamel a mezzo busto con maglia rosso bordeaux e un hijab a riche di vari colori che le copre la testa

Al mondo ci sono donne e uomini di scienza e donne e uomini di fede che costruiscono la pace: non sono in conflitto tra loro, ammettono che la scienza è ragione e che la fede è rivelazione, ammettono entrambe le spiegazioni – filosofiche o metafisiche – riguardo allo studio dell’universo. Quindi scienza e fede possono andare d’accordo e possono essere complementari grazie alle scoperte dell’umanità e alle domande che si pone, e al continuo rinnovamento dell’essere umano, dove la fede tocca la nostra condizione profonda e la scienza indaga sulle cause.

Gihan Kamel, fisica egiziana ospite al Festival di scienza e filosofia a Foligno

Ma una persona di scienza e credente, come vive la sua identità? Risponde Gihan Kamel, fisica di nazionalità egiziana, nota come esperta di raggi infrarossi nel progetto relativo alla luce di sincrotrone per la scienza sperimentale e le sue applicazioni in Medio Oriente. Ha partecipato a Foligno alla Festa di scienza e filosofia.

“Ho voluto tenere separate le due cose – dice. – Penso che tutti lo dovrebbero fare, sia la scienza che la fede hanno una loro identità, che appartiene a ogni singolo individuo. La scienza supera le credenze e non conosce differenze e divisioni: unisce e porta a una meta comune, a vantaggio di tutta la società”.

Lei è l’unica donna ricercatrice dello staff scientifico di Sesame (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East). Di che cosa si tratta, qual è il suo campo?

“Si tratta del primo e potentissimo acceleratore di particelle che viaggiano prossime alla velocità della luce, costrette da un campo magnetico. Ciò ha aperto la strada a nuove applicazioni in molti settori diversi, tra cui l’archeologia, la biologia, la chimica, la fisica e la medicina. Il mio campo si chiama biofisica, a cavallo fra la fisica e la medicina”.

Quando ha deciso di diventare una scienziata?

“Quando ho finito il college, ho scelto di iscrivermi all’università e intraprendere questa strada. Mi sono sempre piaciute le materie scientifiche, ero portata fin da piccola sia per la matematica che per la fisica. Non è stato facile, perché ero l’unica donna in un ambiente prevalentemente maschile. C’era chi mi domandava che ci facessi lì, in quel corso. Ho dovuto lavorare duro, ‘dimostrare’ più degli altri colleghi uomini, ma alla fine ci sono riuscita. Sono voluta andare avanti dritta per la mia strada con convinzione e determinazione”.

Lei è un esempio per le donne del suo Paese, anzi per tutte le donne…

“Voglio dire a tutte le donne di non tacere! Parlate, portate pazienza, studiate. Anche se è difficile e dovete dimostrare sempre di più, non arrendetevi. Portate avanti le vostre idee! Io ho avuto la fortuna di poter studiare, andare anche a specializzarmi all’estero, proprio in Italia, ma sono fiduciosa, le porte per le donne si apriranno. Dovete avere passione, persistenza, combattete contro i pregiudizi, non abbiate paura. Io non mi sono tirata indietro perché anche un piccolo passo aiuta altre donne”.

La scienza unisce i popoli

Nei convegni in giro per il mondo, Gihan Kamel tiene a sottolineare l’importanza di come la scienza unisca i popoli facendo appunto l’esempio di Sesame, realizzato in collaborazione tra Autorità nazionale palestinese, Israele, Cipro, Egitto, Iran, Giordania, Pakistan, Turchia e Italia. Alcuni di questi Paesi sono in conflitto tra loro, ma lei ama pensare che questo potente raggio di luce sia di speranza e di pace. Là non ci sono distinzioni religiose. Così si apre un futuro per le prossime generazioni, sia per le giovani donne che per i giovani uomini di tutto il mondo e di qualsiasi credo.

Emanuela Marotta

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Ottava edizione del convegno di Fede e Scienza ‘Assisi Nel Vento’ https://www.lavoce.it/ottava-edizione-del-convegno-di-fede-e-scienza-assisi-nel-vento/ Tue, 14 Dec 2021 14:00:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64081 Assisi Nel Vento

E' in programma sabato 18 dicembre, a partire dalle ore 9, presso la sala conferenze della country house Torrenova a Torchiagina, l'ottava edizione del convegno di Fede e Scienza Assisi Nel Vento Un incontro realizzato con il patrocinio della Città di Assisi, nella cornice naturale della riva destra del Chiascio, che Dante parlando di San Francesco, definì l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo (Pd XI,43), dedicato al tema Sovrabbondare nella Speranza. Affidata al padre carmelitano Raphael Odathumparamb, la relazione di apertura avrà per titolo Il magistero della Chiesa sulla educazione familiare secondo il pensiero di Charles Taylor: una speranza per i genitori incerti e i figli delusi. Charles Taylor, è un filosofo contemporaneo canadese noto per i suoi studi sulla modernità, nel 2019 ha ricevuto da Papa Francesco il Premio Ratzinger. Faranno seguito, gli interventi di Alessandro Piobbico, Roberto Conticelli, Cristiana Costantini, Renato Elisei e dello scrittore Dante Siena con la moderazione di Claudio Pace e i saluti istituzionali del vicesindaco di Assisi, Valter Stoppini, sul tema Assisi tra storie di periferia e speranze per il futuro.  Nel pomeriggio, alle ore 15, è previsto l’intervento del fisico ricercatore Francesco Celani, su una nuova procedura semplificata per l’induzione di fenomeni Ahe sui fili di costantana e di altri temi a carattere scientifico.

Conclusioni on line  per l'ottava edizione del convegno di Fede e Scienza Assisi Nel Vento 

Le conclusioni dell'ottava edizione del convegno di Fede e Scienza Assisi Nel Vento, con gli auguri natalizi, sono previste nel pomeriggio di domenica 19 dicembre, dalle ore 15, in videoconferenza on line sulla piattaforma Zoom e sul canale YouTube assisinelvento.  Sempre in videoconferenza, è prevista un'anteprima venerdi 17 alle ore 21, dedicata al tema della Sovrabbondanza, con l’intervento del fisico ricercatore Ubaldo Mastromatteo. L’ingresso è libero, senza prenotazione, fino al massimo della capienza consentita, nel pieno rispetto delle normative vigenti per il contenimento della pandemia. Per partecipare on line direttamente su Zoom inviare una mail ad assisinelvento@gmail.com]]>
Assisi Nel Vento

E' in programma sabato 18 dicembre, a partire dalle ore 9, presso la sala conferenze della country house Torrenova a Torchiagina, l'ottava edizione del convegno di Fede e Scienza Assisi Nel Vento Un incontro realizzato con il patrocinio della Città di Assisi, nella cornice naturale della riva destra del Chiascio, che Dante parlando di San Francesco, definì l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo (Pd XI,43), dedicato al tema Sovrabbondare nella Speranza. Affidata al padre carmelitano Raphael Odathumparamb, la relazione di apertura avrà per titolo Il magistero della Chiesa sulla educazione familiare secondo il pensiero di Charles Taylor: una speranza per i genitori incerti e i figli delusi. Charles Taylor, è un filosofo contemporaneo canadese noto per i suoi studi sulla modernità, nel 2019 ha ricevuto da Papa Francesco il Premio Ratzinger. Faranno seguito, gli interventi di Alessandro Piobbico, Roberto Conticelli, Cristiana Costantini, Renato Elisei e dello scrittore Dante Siena con la moderazione di Claudio Pace e i saluti istituzionali del vicesindaco di Assisi, Valter Stoppini, sul tema Assisi tra storie di periferia e speranze per il futuro.  Nel pomeriggio, alle ore 15, è previsto l’intervento del fisico ricercatore Francesco Celani, su una nuova procedura semplificata per l’induzione di fenomeni Ahe sui fili di costantana e di altri temi a carattere scientifico.

Conclusioni on line  per l'ottava edizione del convegno di Fede e Scienza Assisi Nel Vento 

Le conclusioni dell'ottava edizione del convegno di Fede e Scienza Assisi Nel Vento, con gli auguri natalizi, sono previste nel pomeriggio di domenica 19 dicembre, dalle ore 15, in videoconferenza on line sulla piattaforma Zoom e sul canale YouTube assisinelvento.  Sempre in videoconferenza, è prevista un'anteprima venerdi 17 alle ore 21, dedicata al tema della Sovrabbondanza, con l’intervento del fisico ricercatore Ubaldo Mastromatteo. L’ingresso è libero, senza prenotazione, fino al massimo della capienza consentita, nel pieno rispetto delle normative vigenti per il contenimento della pandemia. Per partecipare on line direttamente su Zoom inviare una mail ad assisinelvento@gmail.com]]>
La Rivelazione è evoluzione. Scienza e fede in dialogo https://www.lavoce.it/la-rivelazione-e-evoluzione-scienza-e-fede-in-dialogo/ Fri, 18 Jun 2021 10:54:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61071

Dei Verbum, n. 17: “La parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente degli scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza del tempo, il Verbo si fece carne ed abitò tra noi, pieno di grazia e di verità.

Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra

Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e Se stesso e portò a compimento l’opera sua con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, e l’invio dello Spirito Santo. Sollevato in alto attira tutti a Sé, Lui che solo ha parole di vita eterna. Ma questo mistero non fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi Apostoli suoi e ai Profeti nello Spirito Santo, affinché predicassero l’Evangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo e Signore, e congregassero la Chiesa. Di tutto ciò, gli scritti del Nuovo Testamento sono testimonianza perenne e divina”.

La Parola e la natura

Lo sguardo che rivolgiamo sul mondo, vede grandi miserie e sforzi immani per contrastare la deriva fatale: le emissioni nell’atmosfera, lo scempio dei mari, l’invasione della plastica... “Chi crede in Cristo ha tra le mani, anzi, nel cuore e sulle labbra una parola che, essendo di Dio, ha la stessa potenza manifestatasi al principio, quando il creatore “parlò e tutto fu fatto”; ha la medesima efficacia salvifica delle parole di grazia che uscivano dalla bocca del salvatore quando diceva “sii guarito”, e “i tuoi peccati sono perdonati” (Pietro Bovati, biblista). “Il Nuovo Testamento costituisce il vertice dei libri sacri e li illumina tutti. Questo, ovviamente, perché esso ci parla direttamente di Gesù Cristo, che è il centro e il vertice di tutta la rivelazione di Dio agli uomini: è lui, infatti, la parola di Dio dall’eternità per l’umanità. San Girolamo diceva: l’ignoranza delle Scritture, è ignoranza di Cristo” (card. Giuseppe Betori). Nei primi capitoli della Genesi, troviamo il “mito” della creazione, che ci fa intuire la sorgente dell’infinito fiume della storia. Negli ultimi capitoli dell’Apocalisse (“rivelazione”, ), è annunciata la foce misteriosa, la “nuova Gerusalemme”. Possiamo chiamare i due sguardi una profezia a parte ante, e una profezia a parte post. Questo cammino di millenni, gli scienziati lo chiamano “evoluzione”. “Il desiderio di Dio di dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza, lo ha spinto a rivelarsi a Israele, così che esso lo facesse conoscere con maggiore ampiezza alle genti. Cristo ha compiuto e completato la rivelazione di Dio, così da attrarre a sé l’intera umanità, come aveva promesso: ‘Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me’. Anzi, mediante Cristo e il suo Spirito, il Padre continua a condurre la storia verso di sé” (Franco Manzi, biblista). Teilhard De Chardin, prete, teologo, filosofo, scienziato, descrive in maniera suggestiva, poetica e scientifica, questo progredire della vita verso il Padre: dalla materia agli animali, all’uomo (il pensiero riflesso), fino a Gesù Cristo (“centro e vertice”, dice il Concilio; “Punto Omega”, dice Teilhard).

La fede e la scienza, dialogo possibile

E se invece del sospetto e del rifiuto da parte del Sant’Uffizio dell’epoca, ci fosse stato ascolto e accoglienza (come poi, grazie a Dio, ha fatto il Concilio, e il card. Casaroli, e lo stesso papa Paolo VI, e papa Benedetto), il dialogo fede-scienza avrebbe avuto un’altra storia. Peccato! Ma possiamo sempre riparare...]]>

Dei Verbum, n. 17: “La parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente degli scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza del tempo, il Verbo si fece carne ed abitò tra noi, pieno di grazia e di verità.

Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra

Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e Se stesso e portò a compimento l’opera sua con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, e l’invio dello Spirito Santo. Sollevato in alto attira tutti a Sé, Lui che solo ha parole di vita eterna. Ma questo mistero non fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi Apostoli suoi e ai Profeti nello Spirito Santo, affinché predicassero l’Evangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo e Signore, e congregassero la Chiesa. Di tutto ciò, gli scritti del Nuovo Testamento sono testimonianza perenne e divina”.

La Parola e la natura

Lo sguardo che rivolgiamo sul mondo, vede grandi miserie e sforzi immani per contrastare la deriva fatale: le emissioni nell’atmosfera, lo scempio dei mari, l’invasione della plastica... “Chi crede in Cristo ha tra le mani, anzi, nel cuore e sulle labbra una parola che, essendo di Dio, ha la stessa potenza manifestatasi al principio, quando il creatore “parlò e tutto fu fatto”; ha la medesima efficacia salvifica delle parole di grazia che uscivano dalla bocca del salvatore quando diceva “sii guarito”, e “i tuoi peccati sono perdonati” (Pietro Bovati, biblista). “Il Nuovo Testamento costituisce il vertice dei libri sacri e li illumina tutti. Questo, ovviamente, perché esso ci parla direttamente di Gesù Cristo, che è il centro e il vertice di tutta la rivelazione di Dio agli uomini: è lui, infatti, la parola di Dio dall’eternità per l’umanità. San Girolamo diceva: l’ignoranza delle Scritture, è ignoranza di Cristo” (card. Giuseppe Betori). Nei primi capitoli della Genesi, troviamo il “mito” della creazione, che ci fa intuire la sorgente dell’infinito fiume della storia. Negli ultimi capitoli dell’Apocalisse (“rivelazione”, ), è annunciata la foce misteriosa, la “nuova Gerusalemme”. Possiamo chiamare i due sguardi una profezia a parte ante, e una profezia a parte post. Questo cammino di millenni, gli scienziati lo chiamano “evoluzione”. “Il desiderio di Dio di dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza, lo ha spinto a rivelarsi a Israele, così che esso lo facesse conoscere con maggiore ampiezza alle genti. Cristo ha compiuto e completato la rivelazione di Dio, così da attrarre a sé l’intera umanità, come aveva promesso: ‘Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me’. Anzi, mediante Cristo e il suo Spirito, il Padre continua a condurre la storia verso di sé” (Franco Manzi, biblista). Teilhard De Chardin, prete, teologo, filosofo, scienziato, descrive in maniera suggestiva, poetica e scientifica, questo progredire della vita verso il Padre: dalla materia agli animali, all’uomo (il pensiero riflesso), fino a Gesù Cristo (“centro e vertice”, dice il Concilio; “Punto Omega”, dice Teilhard).

La fede e la scienza, dialogo possibile

E se invece del sospetto e del rifiuto da parte del Sant’Uffizio dell’epoca, ci fosse stato ascolto e accoglienza (come poi, grazie a Dio, ha fatto il Concilio, e il card. Casaroli, e lo stesso papa Paolo VI, e papa Benedetto), il dialogo fede-scienza avrebbe avuto un’altra storia. Peccato! Ma possiamo sempre riparare...]]>
Coronavirus. Quanto stare distanti? La scienza e la misura, la misura e la fede https://www.lavoce.it/coronavirus-distanti-misura/ Thu, 12 Mar 2020 19:07:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56438 misura per distanza da tenere causa Coronavirus

Da tempo gli esperti sostengono che la società digitale abbia portato una novità, soprattutto tra i giovani: l’estraniazione della fisicità, l’enfatizzazione delle relazioni non agite, la facilità dell’isolamento. Ora siamo davvero isolati e per di più chiusi in casa, alcuni più pazienti, altri spazientiti. Sembra – e dico sembra, perché i tanti studi matematici che si stanno avvicendando dovranno poi essere comparati e valutati – che il Covid-19 sia più aggressivo che in Cina e che le misure di sicurezza debbano essere rispettate al dettaglio se vogliamo che lo scenario cambi intorno alla metà di aprile. Serve molto equilibrio tra razionalità ed emotività, tra saper obbedire e saper dubitare. Nessuno ha davvero contezza completa di quanto sta accadendo e di come cambierà la storia.

Dibattito nella Chiesa

Poi ci siamo noi cristiani. Che non possiamo partecipare alle celebrazioni e comunicarci. C’è chi dice che non era mai accaduto prima (opinabile, si pensi al braccio di ferro tra istituzioni e chiesa ai tempi della peste nera come ricordavano anche Galileo e poi Manzoni), c’è chi dice che il governo non ha diritto a fare questo (opinabile, si ricordi il Patto internazionale sui diritti civili e politici che permette al governo di intervenire in materia religiosa in situazioni di emergenza sanitaria), c’è chi dice che la Chiesa doveva essere più chiara nel distinguere tra sospensione e dispensa delle funzioni religiose fornendo subito chiavi di lettura propositive (meno opinabile?, ma molto si sta facendo in questi giorni).

Il problema

Il problema di fondo è duplice ed è serio: dapprima la fatica, inimmaginabile per un non credente, di fare a meno del corpo di Cristo per tanto tempo; in secondo luogo, la fatica comprensibile a tutti di esonerarsi dal contatto con gli altri. Da qui la domanda: per quanto e in che misura? Quanti giorni? Quanto spazio tra una persona e l’altra?

Spunti dalla Parola di Dio e dagli antichi greci

Nelle letture di questi giorni la ricchezza della Parola di Dio è però così abbondante che se si partisse da lì troveremmo forse più pace. Abbiamo trovato due riferimenti alla “misura”. Nel vangelo del 9 marzo: “Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,38). Nell’Ufficio delle letture del 10 marzo descrivendo la manna che gli Israeliti ricevettero nel deserto: “Ecco che cosa comanda il Signore: Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”. (Esodo 16,16). Sono due approcci diversi al concetto di misura. Misurare per gli antichi Greci aveva due significati. Da una parte, la misura era costruzione di un rapporto, un approccio “archimedeo”: non ogni unità va bene per tutte le grandezze, ma in base a ciò che si misura occorre una appropriata unità. Si può misurare un tavolo con una spanna, ma con una spanna non si può misurare la punta di un chiodo. Dall’altra parte, misurare era prendere un’unità, “assoluta”, e moltiplicarla: un approccio “platonico” al numero, pensato come entità ideale ripetendo la quale si ottenevano altri numeri (dall’1 al 2, e così via, col problematico passaggio dall’unità alla molteplicità su cui i filosofi poi si sono arrovellati).

La “misura pigiata” di Gesù

Andiamo a quanto dice Gesù: “pigiate” la vostra misura. Evidentemente, una misura “archimedea”, che va adattata per poterci contare il più possibile. Generosità significa “pigiare” la nostra misura, non essere dozzinali, giocar di fino, saper rendere tutto misurabile e contenibile. Più la misura è pigiata e stretta, più è moltiplicabile. È il farsi piccoli che santa Teresina di Lisieux suggeriva. Come il sacrificio interiore che viene chiesto in questi giorni: offrire la rinuncia al pane eucaristico affinché si moltiplichi a dismisura il desiderio di Gesù e si tramuti ora in servizio e passione per la nostra comunità, che sta vivendo una difficoltà collettiva. Prendiamo l’istruzione che il Signore dà agli Israeliti: un omer a testa, detto anche “covone”, a indicare il volume di manna destinata a ogni persona (poco più di 3,5 litri, cf. Es 16, 35-36) e da cui prende il nome anche un’antica benedizione ebraica. Una misura precisa e ripetibile. A ciascuno la sua. Come l’impegno personale, sopra ricordato, che viene chiesto oggi ad ognuno di noi: isolarci e cambiare le regole quotidiane per evitare che i disagi di adesso si prolunghino oltre aprile e che i gravi danni socioeconomici siano recuperabili, pensando agli altri prima che a noi.

Flavia Marcacci

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misura per distanza da tenere causa Coronavirus

Da tempo gli esperti sostengono che la società digitale abbia portato una novità, soprattutto tra i giovani: l’estraniazione della fisicità, l’enfatizzazione delle relazioni non agite, la facilità dell’isolamento. Ora siamo davvero isolati e per di più chiusi in casa, alcuni più pazienti, altri spazientiti. Sembra – e dico sembra, perché i tanti studi matematici che si stanno avvicendando dovranno poi essere comparati e valutati – che il Covid-19 sia più aggressivo che in Cina e che le misure di sicurezza debbano essere rispettate al dettaglio se vogliamo che lo scenario cambi intorno alla metà di aprile. Serve molto equilibrio tra razionalità ed emotività, tra saper obbedire e saper dubitare. Nessuno ha davvero contezza completa di quanto sta accadendo e di come cambierà la storia.

Dibattito nella Chiesa

Poi ci siamo noi cristiani. Che non possiamo partecipare alle celebrazioni e comunicarci. C’è chi dice che non era mai accaduto prima (opinabile, si pensi al braccio di ferro tra istituzioni e chiesa ai tempi della peste nera come ricordavano anche Galileo e poi Manzoni), c’è chi dice che il governo non ha diritto a fare questo (opinabile, si ricordi il Patto internazionale sui diritti civili e politici che permette al governo di intervenire in materia religiosa in situazioni di emergenza sanitaria), c’è chi dice che la Chiesa doveva essere più chiara nel distinguere tra sospensione e dispensa delle funzioni religiose fornendo subito chiavi di lettura propositive (meno opinabile?, ma molto si sta facendo in questi giorni).

Il problema

Il problema di fondo è duplice ed è serio: dapprima la fatica, inimmaginabile per un non credente, di fare a meno del corpo di Cristo per tanto tempo; in secondo luogo, la fatica comprensibile a tutti di esonerarsi dal contatto con gli altri. Da qui la domanda: per quanto e in che misura? Quanti giorni? Quanto spazio tra una persona e l’altra?

Spunti dalla Parola di Dio e dagli antichi greci

Nelle letture di questi giorni la ricchezza della Parola di Dio è però così abbondante che se si partisse da lì troveremmo forse più pace. Abbiamo trovato due riferimenti alla “misura”. Nel vangelo del 9 marzo: “Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,38). Nell’Ufficio delle letture del 10 marzo descrivendo la manna che gli Israeliti ricevettero nel deserto: “Ecco che cosa comanda il Signore: Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”. (Esodo 16,16). Sono due approcci diversi al concetto di misura. Misurare per gli antichi Greci aveva due significati. Da una parte, la misura era costruzione di un rapporto, un approccio “archimedeo”: non ogni unità va bene per tutte le grandezze, ma in base a ciò che si misura occorre una appropriata unità. Si può misurare un tavolo con una spanna, ma con una spanna non si può misurare la punta di un chiodo. Dall’altra parte, misurare era prendere un’unità, “assoluta”, e moltiplicarla: un approccio “platonico” al numero, pensato come entità ideale ripetendo la quale si ottenevano altri numeri (dall’1 al 2, e così via, col problematico passaggio dall’unità alla molteplicità su cui i filosofi poi si sono arrovellati).

La “misura pigiata” di Gesù

Andiamo a quanto dice Gesù: “pigiate” la vostra misura. Evidentemente, una misura “archimedea”, che va adattata per poterci contare il più possibile. Generosità significa “pigiare” la nostra misura, non essere dozzinali, giocar di fino, saper rendere tutto misurabile e contenibile. Più la misura è pigiata e stretta, più è moltiplicabile. È il farsi piccoli che santa Teresina di Lisieux suggeriva. Come il sacrificio interiore che viene chiesto in questi giorni: offrire la rinuncia al pane eucaristico affinché si moltiplichi a dismisura il desiderio di Gesù e si tramuti ora in servizio e passione per la nostra comunità, che sta vivendo una difficoltà collettiva. Prendiamo l’istruzione che il Signore dà agli Israeliti: un omer a testa, detto anche “covone”, a indicare il volume di manna destinata a ogni persona (poco più di 3,5 litri, cf. Es 16, 35-36) e da cui prende il nome anche un’antica benedizione ebraica. Una misura precisa e ripetibile. A ciascuno la sua. Come l’impegno personale, sopra ricordato, che viene chiesto oggi ad ognuno di noi: isolarci e cambiare le regole quotidiane per evitare che i disagi di adesso si prolunghino oltre aprile e che i gravi danni socioeconomici siano recuperabili, pensando agli altri prima che a noi.

Flavia Marcacci

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Si può vivere senza scienza? Ne discutono scienziati, teologi e filosofi https://www.lavoce.it/si-puo-vivere-senza-scienza-ne-discutono-scienziati-teologi-e-filosofi/ Mon, 27 Feb 2017 15:21:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48674 Logo SEFIR IMMAGINEL’opinione pubblica italiana non ha sempre un atteggiamento amichevole verso la scienza. Da una parte la scienza (spesso confusa con la tecnologia o con la medicina) dovrebbe risolvere ogni problema (con la cura giusta, tramite una macchina innovativa, un algoritmo, una formula, ecc.). Dall’altra si ipotizzano commistioni oscure fra scienza e potere, al punto da immaginare che certe bufale che girano on line siano oro colato e che gli scienziati le contraddicano a vantaggio di imprecisati ‘poteri forti’.

La scienza è al contrario una pianta gracile, difficile da far crescere, alla quale è facile causare un danno grave. Per questo SEFIR – Scienza e Fede sull’Interpretazione del Reale ha ritenuto opportuno proporre ad alcuni relatori di approfondire la domanda cruciale “Si può vivere senza scienza?”, con un convegno che si terrà a Roma il 2, 3 e 4 marzo presso l’Auditorium Antonianum (Viale Manzoni, 1).

Giovedì 2 marzo, nel pomeriggio, il giornalista Luciano Onder con la sua relazione sulle rappresentazioni della scienza nella televisione italiana aiuterà a capire quali siano (e quali siano stati) gli effettivi sentimenti dei cittadini. Il filosofo Sergio Galvan con “La scienza tra ragione forte e pensiero debole”, affronterà l’argomento di come possa prosperare una scienza che desidera fornire contributi di “verità” in un momento storico di pensiero debole. La mattina di venerdì 3 marzo è dedicata a due specifiche ‘minacce’ per la scienza contemporanea. La prima mette a confronto Giovanni Pistone, affermato matematico ed esperto di statistica, con Francesca Dell’Orto, giovane filosofa e proviene dal diffondersi dell’idea che gli algoritmi – con cui si trattano le grandi masse di dati – possano agire ricavando in automatico informazioni utili e sensibili, a prescindere dall’esistenza di un modello scientifico. La seconda ‘minaccia’ – di cui parlerà Giovanni Iacovitti, docente di Ingegneria – proviene dal diffondersi dell’idea che lo sviluppo tecnologico possa sostenersi da solo, senza ricorso alla Scienza. Nel pomeriggio di venerdì 3 marzo, Silvano Tagliagambe, Professore Emerito di filosofia della scienza affronterà le dimensioni umanistiche della scienza. Seguirà un dibattito aperto a tutti per mettere a fuoco il rapporto tra scienza e promozione umana. Sabato 4, al mattino, Andrea Toniolo, della Facoltà Teologica del Triveneto di Padova, sposterà l’attenzione su un concetto di scienza più ampio, che includa anche il sapere della fede cristiana, che non può fare a meno della scienza teologica. Grazie all’aiuto di Irene Kajon si indagherà anche il punto di vista su sapere e scienza di quell’ebraismo nel quale affonda le sue radici il cristianesimo.

Il Sefir dal 2014 tiene a Perugia la settimana di studio interdisciplinare su tematiche di alta specializzazione (vedi articolo).

 

Per informazioni

SEFIR – Scienza e Fede sull’Interpretazione del Reale – Area di ricerca interdisciplinarePiazza S. Giovanni in Laterano, 4 – 00184 Roma Tel. 06.69895537 / 06.698.86298
SEFIRArea@gmail.com
www.ecclesiamater.org (voce Aree di Ricerca)

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Scienza e fede si interrogano sulle relazioni, che non sono solo umane ma anche con e tra le macchine https://www.lavoce.it/scienza-e-fede-si-interrogano-sulle-relazioni-che-non-sono-solo-umane-ma-anche-con-e-tra-le-macchine/ Fri, 20 Jun 2014 14:04:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25695 Da 3 anni Perugia ospita la Scuola di formazione e ricerca organizzata da Sefir in collaborazione con il Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei. Si tratta di un’esperienza unica in Italia, che offre a 20 giovani dottorandi o ricercatori, l’opportunità di avere un confronto con esperti di altri campi su uno stesso tema.

Dal 15 al 18 giugno studiosi di ambito ingegneristico e scientifico (matematica, informatica, fisica, biologia, etc.) ma anche umanistico (filosofi e giuristi) si sono confrontati sul tema “Le dinamiche di relazione multi-agente”, cioè tra più attori. In quattro laboratori di mezza giornata ciascuno ha affrontato il tema delle relazioni uomo/uomo tra cui il problema del linguaggio e anche dell’organizzazione sociale; il tema delle relazioni uomo/macchina, soprattutto computer classici o macchine “intelligenti” quali i robot; il tema delle relazioni macchina/macchina che riguardano, per esempio gli arti artificiali che abbiamo visto in azione nel particolare e complesso esoscheletro che ha consentito al disabile di dare il calcio d’inizio dei mondiali; il tema delle relazioni che si instaurano al’interno di reti di sistema gestite da computer, quali possono essere le reti telefoniche, le reti di gestione del traffico o di gestione della distribuzione dell’elettricità e le stesse reti di computer.

Su questi temi il lavoro fatto nel seminario consente di superare la separazione dei saperi frutto della sempre maggiore specializzazione richiesta in ogni campo che non consente più, ad un singolo individuo, di avere competenze in grado di mettere in dialogo diversi aspetti. La tavola rotonda che ha concluso il seminario ha affrontato il tema delle relazioni nel campo della religione a partire dalla concezione cristiana di Dio come Trinità e dunque come relazione, sul quale si sono confrontati Piero Coda, ordinario di Teologia sistematica, Istituto Universitario Sophia, e Massimo Donà, ordinario di Filosofia teoretica, Università Vita–Salute San Raffaele, Milano. Il seminario si è chiuso con l’intervento del direttore del Sefir (Scienza e Fede sull’Interpretazione del Reale – Area di ricerca interdisciplinare) Giandomenico Boffi (ordinario di Algebra, Univ. Studi internazionali di Roma), e di Carlo Cirotto (ordinario di Anatomia comparata e citologia, Università di Perugia).

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Margherita Hack, la ragione e la fede https://www.lavoce.it/margherita-hack-la-ragione-e-la-fede/ Thu, 04 Jul 2013 11:56:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17865 Il 28 giugno, all’età di 91 anni, è deceduta Margherita Hack, famosa astronoma, prima donna a dirigere un Osservatorio astronomico, che ha fatto importanti scoperte scientifiche. Un coro di elogi sono comparsi su tutti i giornali e hanno invaso la Rete. I commenti più entusiasti sono venuti da sinistra e da quelle correnti impegnate nella lotta per i diritti di gay, lesbiche e transessuali.

La scienziata faceva parte anche dell’Unione atei agnostici razionalisti (Uaar), un’associazione di propaganda di un umanesimo materialista e ateo. Margherita Hack ha scritto libri di astronomia ma è più conosciuta per i testi di divulgazione a sfondo ateistico. L’ultimo suo libro è La libertà di non credere. Era convinta che tutto ciò che si dice in ambito religioso fosse privo di qualsiasi razionalità, e lo diceva con il cipiglio e la verve di una propagandista. Aveva una concezione della razionalità esclusivamente legata al mondo dei fenomeni materiali, controllabili dalla ricerca scientifica. Era la banalizzazione della morte, ripetendo l’adagio di Epicuro: “Quando ci sono io non c’è la morte, e quando c’è la morte non ci sono io”. Non esisteva evidentemente, per lei, una vita oltre la morte. Impegnata per i diritti civili e per l’animalismo, riconosceva la norma del “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Una personalità del genere, bandiera dei non credenti, non può che essere rispettata anche da chi professa una fede. In una liturgia ci si rivolge al Signore pregando “per coloro di cui Tu solo hai conosciuto la fede”. Una critica che comunque mi sembra giusta è che la Hack ha usato la propria fama di scienziata per dare una patina di ragioni scientifiche a scelte esistenziali del tutto personali e rispettabili come quelle di chiunque. Le sue posizioni religiose o meglio anti-religiose non hanno nulla di scientifico e non sono collegabili con l’astronomia o la fisica.

Possiamo fare una lunga lista di scienziati e di astronomi che sono stati e sono dei credenti. Uno di questi, che mi onoro di aver conosciuto come fedele praticante nella chiesa universitaria per anni, era un astronomo, Paolo Maffei, non meno famoso e importante della Hack, docente della nostra Università, autore di notevoli scoperte astronomiche (scherzosamente dicevo che il suo nome era scritto in cielo), autore di testi come Al di là della luna, morto a Foligno nel 2009. Maffei, a differenza della Hack, non usava la sua scienza per fare l’apologia della fede: semplicemente credeva, e non riteneva un’offesa alla sua dignità di scienziato l’inginocchiarsi e fare la Comunione. Invitato a tenere conferenze, spesso si tirava da parte, non intendeva mescolare la fede e la scienza, essendo due percorsi distinti. L’uomo è dotato di un’intelligenza aperta e ricca di possibilità conoscitive: sia di fare la scienza, sia di produrre arte, poesia, religione, etica, storia, ed è sempre in cammino verso la verità nell’ampio e complesso spazio dell’esperienza umana. Non tutti possono essere scienziati, come non tutti possono essere poeti o artisti o teologi o moralisti. C’è poi qualcuno che è proprio sordo a certi richiami e forse anche cieco di fronte a certi colori. Mi viene in mente un verso di un mistico del Seicento, Angelo Silesio: “La rosa è bella e tu non sai perché, fiorisce perché fiorisce, che tu la guardi o non la guardi, lei non se ne cura”.

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Si cavilla sulla vita https://www.lavoce.it/si-cavilla-sulla-vita/ Thu, 30 Aug 2012 13:59:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12577 Il divieto imposto a una coppia portatrice di una malattia genetica di ricorrere alla diagnosi preimpianto nel quadro della fecondazione in vitro sarebbe contrario al rispetto della vita privata e familiare: questo il contenuto di una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che il 28 agosto si è pronunciata sul caso “Costa e Pavan contro Italia”. La sentenza, che ritiene “incoerente” la legge italiana sulla fecondazione assistita, ha sollevato molteplici reazioni e commenti perplessi. Si auspica un ricorso nei confronti dell’organismo di Strasburgo.

Cosa dice la Corte

Un collegio di sette giudici, presieduto dal belga François Tulkens, si è espresso su un caso sollevato dai coniugi italiani Rosetta Costa e Walter Pavan, che, portatori sani di fibrosi cistica, vorrebbero avere un figlio affidandosi alla fecondazione artificiale: effettuando una analisi preimpianto, i coniugi vorrebbero selezionare gli embrioni per evitare la nascita di un figlio affetto da questa malattia genetica. Tale pratica non è però consentita dalla legislazione italiana (legge n. 40), che vieta la selezione degli embrioni e comunque la limita alle coppie dichiarate sterili (non è il caso dei coniugi ricorrenti). I giudici di Strasburgo hanno dunque “rilevato l’incoerenza del sistema legislativo italiano” in quanto “da una parte priva i ricorrenti alla diagnosi genetica preimpianto” mentre permette di accedere all’interruzione di gravidanza per motivi terapeutici. Nella sentenza si riscontra però una distorta interpretazione della legge sull’interruzione di gravidanza (n. 194). Secondo i giudici, lo Stato italiano dovrà versare alla coppia 15.000 euro per danno morale e 2.500 per rimborso spese processuali. La sentenza non è però definitiva: è possibile ricorrere entro tre mesi, per portare il caso davanti alla Grande Chambre di Strasburgo.

“Fare subito ricorso”

“È una sentenza superficiale”: Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita italiano ed eurodeputato, definisce così il pronunciamento della Corte dei diritti dell’uomo. Casini ricorda che il Mpv aveva inviato alla Corte una memoria scritta: “Nonostante questo, la sentenza non ha nemmeno preso in considerazione le nostre argomentazioni”. Casini sottolinea che “si rilevano inoltre una errata interpretazione della legge 194” sull’interruzione della gravidanza “e un mancato esame della grande differenza fra diagnosi prenatale e diagnosi preimpianto, quest’ultima a carattere selettivo ed eugenetico”. Per il presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo, la Corte “si è accorta che tra la legge 40 sulla fecondazione artificiale e la legge 194 sull’interruzione di gravidanza c’è ‘una incongruenza’. È la scoperta dell’acqua calda”. Casini sostiene che la legge italiana sull’aborto “si preoccupa soltanto della donna”, mentre la seconda, più recente, “punta a tutelare tutti i soggetti coinvolti nelle procedure di procreazione assistita, quindi i genitori e il bambino. Tuttavia – aggiunge – neppure la legge 194, almeno a parole, consente l’aborto eugenetico, perché l’interruzione volontaria di gravidanza è permessa in presenza di un pericolo serio e grave per la madre, e la diagnosi prenatale è funzionale anche a un intervento risanatore sul bambino malato. Viceversa la diagnosi genetica programma l’uccisione di molti figli-embrioni per trovare quelli sani”. Casini dichiara di non avere “alcun dubbio che il Governo italiano scelga di fare ricorso contro la sentenza. Un ricorso che difficilmente la Grande Chambre potrà rigettare. In ogni caso – conclude – la decisione” dei giudici di Strasburgo “prova quanto sia importante l’iniziativa europea ‘Uno di noi’ che sta mobilitando i cittadini dei 27 Paesi Ue per raccogliere milioni e milioni di firme con l’obiettivo di chiedere alle istituzioni comunitarie un deciso riconoscimento del bambino titolare di diritti fin dal concepimento”. I giudici, secondo il deputato, “non potranno non tenere conto della volontà di tanta parte dei popoli che per la prima volta fanno ricorso a questo strumento di democrazia diretta”.

I casi precedenti

La sentenza con la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo è intervenuta sui temi della procreazione e della vita non è la prima in questo campo. Negli ultimi anni più volte i giudici di Strasburgo, ma anche il Consiglio d’Europa dal quale dipende la Corte, così come la Corte di giustizia del Lussemburgo (che invece è un organismo dell’Unione europea) si sono espressi in tali materie. Basti citare il pronunciamento dell’ottobre 2011 mediante il quale la Corte di giustizia Ue ha stabilito la non-brevettabilità di quelle invenzioni biotecnologiche che si fondano sull’utilizzo di cellule embrionali umane. Una sentenza storica, che ribadisce tra l’altro che la vita umana inizia dal concepimento. Il 3 novembre successivo la Corte di Strasburgo ha invece affermato che il divieto della fecondazione eterologa stabilito dal sistema legislativo dell’Austria non contrasta con le disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa il 7 ottobre 2010 aveva invece sottolineato il diritto per tutti gli operatori sanitari di far valere il diritto all’obiezione di coscienza in caso di richiesta di aborto o di eutanasia.

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Croazia. Scelta immorale e disumana https://www.lavoce.it/scelta-immorale-e-disumana/ Fri, 20 Jul 2012 13:22:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12253 La Croazia ha approvato una nuova legge sulla fecondazione medicalmente assistita. D’ora in avanti potranno essere congelati non solamente i gameti maschili e femminili – come consentiva la vecchia legge – ma anche gli embrioni. Il diritto all’accesso alla fecondazione assistita viene garantito a tutte le coppie che non possono avere figli, incluse quelle di fatto, dunque non sposate, e anche alle donne sole. È permessa la donazione di seme o ovulo di donatori esterni nel caso non sia possibile utilizzare quelli dei futuri genitori, o quando si vuole evitare la trasmissione di gravi malattie genetiche. Così come è permessa la donazione di embrioni.

Le reazioni

Immediata è stata la reazione della Conferenza episcopale croata, che ha definito la legge “profondamente immorale e disumana” perché apre la porta “alla dissoluzione dei valori fondamentali del matrimonio e della famiglia”. Secondo i Vescovi croati, la legalizzazione della crio-conservazione degli embrioni “alle persone umane concepite in questo modo non garantisce il diritto alla vita ma, nella maggior parte dei casi, li condanna a morte”. Dal canto suo, il Governo ha difeso la legge perché “chiunque ritenga non-etica una o tutte le procedure permesse dalla legge non è costretto a sottoporvisi, ma bisogna dare la possibilità alle coppie che non possono avere figli di scegliere ed essere assistite dalla sanità pubblica nella loro scelta”. Proprio su questa dichiarazione conviene fare qualche riflessione, in quanto emerge una fisionomia distorta di Stato e di democrazia.

Il compito dello Stato

Ci troviamo di fronte a un pendolo che oscilla tra due estremi: da una parte, la posizione dello Stato come colui che fonda la moralità, stabilendo ciò che è bene o male i cittadini compiano e piegando a sé le libertà personali delle persone. Si ha avuto esperienza di questo nel corso delle tirannie della storia – presenti anche nel Novecento – e nelle forme non ancora tramontate di controllo della vita dei singoli. Basti pensare alle pressioni esercitate da taluni Stati o anche organizzazioni internazionali per contenere il numero dei figli. Dalla parte opposta, c’è la posizione dello Stato che si fa garante di ogni scelta individuale. Soprattutto nelle scelte bioetiche, si dice che non si dovrebbe imporre nulla e che ciascuno dovrebbe essere lasciato libero di comportarsi secondo i propri valori umani o religiosi. Così, nessuno potrebbe obbligare un cattolico a scegliere l’eutanasia, ma neanche un cattolico potrebbe impedire che un altro la chieda per sé o per un proprio caro.

La questione della “dignità umana”

Ma torniamo alle oscillazioni del pendolo. Che cosa hanno entrambe di sbagliato queste due posizioni? Una visione non vera della realtà. La prima ritiene di essere la fonte dei valori: lo Stato stabilisce ciò che è bene o male in ordine alla collettività; la seconda rinuncia a cercare che cosa è bene o male e si limita a regolare i diritti individuali. Entrambe le posizioni non comprendono che c’è qualcosa che precede lo Stato e le scelte individuali e questa è la dignità della vita umana. Robert Spaemann, il più autorevole filosofo cattolico tedesco contemporaneo, afferma che la dignità umana non è una proprietà della persona tra le tante, ma piuttosto è “il motivo metafisico per cui gli esseri umani hanno diritti e doveri” (Tre lezioni sulla dignità della vita umana, Lindau, 2011). La dignità è così inviolabile, che nessuno può toglierla a un altro; semmai può impedirgli di presentarsi dignitosamente. Gli embrioni trattati come cose non perderanno mai la loro dignità, anche se soffocati nel gelo di un frigorifero, così come il Crocifisso non l’ha persa pur tra l’indifferenza e l’accanimento intorno. Il problema è un altro: può uno Stato moderno e democratico stare a vedere e permettere un tale imbarbarimento? Può non vedere che i diritti individuali, non poche volte, umiliano i più deboli? Se fosse così, si aprirebbe un futuro denso di nubi, perché, tollerata anche una sola eccezione, se ne dovrebbero permettere infinite altre.

La questione della libertà di scelta

La libertà sta altrove. È la capacità di scegliere in base alla natura umana, che appartiene a tutti ugualmente. “Avere una dignità – dice ancora Spaemann – è una conseguenza dell’appartenenza biologica alla famiglia degli esseri liberi”. Se lo Stato non deve valutare i desideri e punire quelli cattivi, ha il dovere di intervenire quando azioni di singoli violano la dignità umana, perché esso non rinuncia a conoscere i fondamenti della natura umana. Considerazioni, queste, di ordine razionale, anche se si sono consolidate in Occidente grazie alla fede cristiana.

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Bosone di Higgs. Mantovani: la ricerca oggi non potrebbe neppure iniziare https://www.lavoce.it/bosone-di-higgs-mantovani-la-ricerca-oggi-non-potrebbe-neppure-iniziare/ https://www.lavoce.it/bosone-di-higgs-mantovani-la-ricerca-oggi-non-potrebbe-neppure-iniziare/#comments Thu, 12 Jul 2012 16:06:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12074 Il prof. Giancarlo Mantovani professore emerito di Fisica sperimentale dell’Università di Perugia ha commentato per noi lo straordinario risultato appena ottenuto al Cern, che offre conferma sperimentale all’ipotesi del “bosone di Higgs”.

Che cosa aggiunge questa scoperta alla conoscenza delle leggi dell’universo?

“L’osservazione annunciata al Cern, di una nuova particella compatibile con il tanto atteso bosone di Higgs, se confermata dagli ulteriori dati sperimentali che saranno raccolti dagli esperimenti Cms e Atlas all’acceleratore Lhc, conferma il quadro teorico che i fisici da 30 anni considerano il Modello Standard dei costituenti elementari della materia. In questo modello integrato dalla teoria di Higgs, le particelle sarebbero senza massa, se non intervenisse l’interazione tra esse e un campo speciale, il cui mediatore sarebbe appunto il bosone di Higgs”.

Quali prospettive ulteriori di conoscenza può aprire?

“La conferma della teoria di Higgs è già un grande risultato, ma le ricerche all’Lhc continueranno, sia per approfondire le proprietà della nuova particella, sia per investigare la possibile esistenza di un ‘supermondo’ che va oltre il Modello Standard costituito da particelle ‘supersimmetriche’, come da tempo ipotizzato dai fisici teorici”.

Perché è stata chiamata “particella di Dio”?

“Questa proprietà di conferire massa alle particelle sembra quasi un potere taumaturgico. Per questo un famoso fisico americano (L. Lederman) ha avuto la brillante idea che ha fatto presa sul pubblico, ma che a mio parere si può considerare quasi una battuta”.

Come commenta la frase di Margherita Hack che “la particella è Dio”?

“Per un fisico ateo, tutta la Natura si spiega solo con le sue leggi e non c’è bisogno di atti di creazione. La Hack penso voglia dire che, se la massa viene conferita da una interazione fondamentale con il campo di Higgs, questa è come una divinità”.

La scoperta delle leggi della natura, secondo lei, favorisce una fede teistica oppure è indifferente?

“Capire sempre di più le leggi della natura vuol dire non solo soddisfare la nostra sete di conoscenza, ma anche poter approfittare di queste leggi per scopi pratici (tecnologia). A mio parere però non si spiegherà mai come e perché l’universo esista. Quindi considero fede e scienza come perfettamente compatibili”.

Che ruolo ha avuto lei personalmente, e la facoltà di Fisica dell’Università di Perugia, in questa scoperta?

“Il gruppo iniziato da me e da G. Bilei dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) di Perugia nel 1993, e del quale nel corso degli anni sono entrati a far parte altri docenti universitari (M. Biasini, P. Lariccia, A. Nappi, L. Fanò, M. Valdata) e dipendenti Infn (B. Checcucci, L. Servoli, M. Menichelli), oltre a un notevole stuolo di laureandi, dottorandi, borsisti ecc., ha contribuito a progettare, costruire e mettere in funzione una parte del Rivelatore centrale – il Tracciatore – dell’esperimento Cms, uno dei due più grandi esperimenti di Lhc”.

Come è iniziata questa avventura di ricerca scientifica a Perugia?

“La decisione, quasi 20 anni or sono, di inserirci su questa strada avvenne mentre era ancora in corso un’attività di ricerca del mio gruppo a Stanford. In quel periodo il gruppo, ormai abbastanza numeroso, si ripartì su due grandi progetti: astrofisica spaziale con l’esperimento Ams (prof. R. Battiston) e il gruppo Cms al Cern. Ci sono poi voluti quasi 20 anni per mettere in funzione l’acceleratore Lhc e gli esperimenti previsti, tra cui il nostro. Anche l’apparato Ams è stato inviato alla Stazione spaziale internazionale solo lo scorso anno. Inutile sottolineare che gli investimenti necessari nel corso di 20 anni per queste attività da parte di tutti i partecipanti, e in particolare del nostro Istituto nazionale di fisica nucleare, sono stati assai ingenti, e probabilmente in una situazione di drastica riduzione dei fondi per la ricerca, come quella annunciata di recente dal governo, non avremmo potuto partecipare a queste imprese, o avere quel ruolo primario che invece oggi ci viene universalmente riconosciuto”.

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Bosone di higgs: i commenti dall’ateneo perugino https://www.lavoce.it/bosone-di-higgs-i-commenti-dallateneo-perugino/ Thu, 12 Jul 2012 15:51:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12069 Diciassette anni di attività spesi bene, da parte di oltre 120 persone fra ricercatori, laureati e dottori di ricerca: questo il contributo – solo in termini di risorse intellettuali – che il dipartimento di Fisica e la sezione perugina dell’Istituto nazionale di fisica nucleare hanno dato all’esperimento Cms (Compact Muon Solenoid) svolto al Cern di Ginevra. L’esperimento – come ampiamente diffuso dai mass media – ha ottenuto la conferma sperimentale dell’esistenza di una particella che corrisponde al teorizzato bosone di Higgs, ossia quello che appare il responsabile dell’“assegnazione” della massa alle particelle elementari. In pratica, la particella che ha permesso all’intero universo di svilupparsi e di strutturarsi come è oggi. “Si tratta di un evento molto significativo anche perché riguarda la ricerca di base, ovvero l’ambito di precipua competenza dell’Accademia” ha commentato il preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Fausto Elisei. La direttrice del dipartimento di Fisica, Caterina Petrillo, ha evidenziato come i risultati ottenuti siano non solo un successo della scienza in termini generali, ma anche una vittoria per le ampissime ricadute in termini di formazione avanzata, di creazione di nuove infrastrutture e nella creazione di un consistente indotto industriale. “Sono quasi venti anni – ha ricordato Pasquale Lubrano, direttore della sezione Infn – che collaboriamo a livello nazionale e internazionale per lo sviluppo del progetto”. Il gruppo che a Perugia lavora a Cms, attualmente coordinato da Attilio Santocchia, ha ricevuto finanziamenti per attrezzature, personale e per costruzione dell’apparato necessario per circa 12 milioni di euro.

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Bosone di Higgs. La “particella di Dio” testimone di un universo intelligibile https://www.lavoce.it/particella-di-dio-anzi-era-maledetta/ Thu, 12 Jul 2012 13:23:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12043 TUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTA SETTIMANA

Il 4 luglio, con una conferenza stampa al Cern di Ginevra, è stata data la notizia della scoperta di una particella subatomica mai finora osservata. Le sue caratteristiche principali corrispondono a quelle del bosone di Higgs, meglio noto al grande pubblico come “particella di Dio”. Per evitare qualsiasi equivoco, va subito chiarito che l’appellativo divino non è che il frutto di una furbizia editoriale volta ad incrementare le vendite di un libro divulgativo, scritto da Lederman nel 1993 su questi argomenti e pubblicato in Italia da Mondadori. Il titolo proposto dall’autore era La particella maledetta, per significare la particolare difficoltà della sua identificazione. Ma il termine “maledetto” non è tanto attraente quanto il termine “Dio” che, specie in un titolo di libro fa schizzare in alto la tiratura. L’editore di Lederman lo sapeva bene e modificò l’originale senza tanti scrupoli. Ragioni di mercato, quindi, non certo teologiche né filosofiche. L’enorme risonanza della notizia, comunque, è più che meritata: se verrà definitivamente confermato che la nuova particella osservata è proprio il bosone teorizzato da Higgs, la conoscenza delle particelle elementari farà un notevole balzo in avanti e, soprattutto, troverà finalmente risposta l’annosa questione dell’origine delle masse che tutti i corpi del nostro universo possiedono. La massa è quella proprietà che, in qualche modo, dà la misura dell’inerzia. Maggiore è la massa di un corpo, più elevata è la resistenza che il corpo oppone alle spinte. Anche nel linguaggio comune si dice che un corpo è “massiccio” quando, per spostarlo, occorre applicare spinte di intensità fuori della norma.

Da dove viene il peso?

È evidente che la massa di qualsiasi corpo è determinata dalle masse dei componenti, delle molecole che li compongono e quindi, in ultima analisi, dalle masse delle loro particelle elementari. È corretto quindi affermare che dalle masse delle particelle elementari derivano le due caratteristiche principali (peso e dimensioni) di tutto quanto ci circonda. Ma le particelle elementari hanno una loro massa? Evidentemente la devono avere, visto che i loro insiemi la possiedono. E tuttavia, il “Modello Standard” – teoria dimostratasi efficacissima nello spiegare le proprietà delle particelle subatomiche – dice che le loro masse non sono delle proprietà intrinseche ma vengono loro conferite dal “campo di Higgs” attraverso, appunto, i “bosoni di Higgs”. Se le particelle elementari non ricevessero in questo modo la loro massa, non sarebbero che onde, come la luce, e, proprio come la luce, correrebbero da un capo all’altro dell’universo senza avere la possibilità di aggregarsi e formare strutture stabili come quelle dei corpi che conosciamo. In altri termini, senza il bosone di Higgs il nostro universo semplicemente non esisterebbe. Da questa presentazione breve e necessariamente iper-semplificata spero risulti chiara la rilevanza della scoperta. C’è comunque un’altra considerazione da fare.

La logica prima dell’esperienza

È interessante notare che Peter Higgs, professore emerito dell’Università di Edimburgo, propose la sua teoria nel 1964, e fino al 2012 non ci sono state osservazioni sperimentali significative che la comprovassero: 48 anni durante i quali quella di Higgs veniva considerata una rispettabile teoria, ma niente di più. Poi finalmente ecco la prova sperimentale. Era necessaria un’apparecchiatura enorme, complessa, costosissima, come l’acceleratore Lhc di Ginevra, per mettere in evidenza la “particella maledetta”, ma ci si è riusciti. Ciò che aveva predetto Higgs con esattezza matematica esiste realmente. Il percorso conoscitivo però è stato l’opposto di quello normalmente seguito, che prevede prima le osservazioni sperimentali e poi la spiegazione teorica. Nel caso del bosone, è venuta prima una descrizione teorica logicamente ineccepibile, una sorta di previsione suggerita dall’intuito e dall’intelligenza, e poi la conferma sperimentale. Tutto ciò ha un significato ben preciso: l’universo è intelligibile. Al suo cuore non sta il “caso” (assenza di intelligibilità), ma l’esatto contrario. È questo che ha strappato lacrime di commozione al vecchio Higgs, presente alla conferenza stampa. Non so se abbiano pianto anche i fisici dell’Università di Perugia coinvolti nel progetto di ricerca del bosone. Di certo però avranno provato una grande soddisfazione nel vedere questi primi frutti dei loro sforzi. E uno di loro, il prof. Mantovani, professore emerito di Fisica ed ex preside della facoltà di Scienze di Perugia, ha accettato di rispondere ad alcune domande de La Voce su questi argomenti.

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La particella di Dio “scoperta” dalla mente umana prima che dall’LHC. https://www.lavoce.it/la-particella-di-dio-scoperta-dalla-mente-umana-prima-che-dalllhc/ https://www.lavoce.it/la-particella-di-dio-scoperta-dalla-mente-umana-prima-che-dalllhc/#comments Tue, 10 Jul 2012 19:17:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11980 Anticipiamo un passaggio dell’intervento sul Bosone di Higgs, che sarà pubblicato su La Voce di questa settimana, del professore Carlo Cirotto, docente di Biologia, presidente nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale. Sulla scoperta La Voce questa settimana pubblica una intervista al  prof. Giancarlo Mantovani, professore emerito di Fisica ed ex preside della facoltà di Scienze di Perugia, con il quale è iniziata la ricerca che ha portato agli attuali risultati.

“È interessante notare che Peter Higgs, professore emerito dell’Università di Edimburgo, propose la sua teoria nel 1964 e – scrive Cirotto a conclusione del suo intervento –  fino al 2012 non ci sono state osservazioni sperimentali significative che la comprovassero. 48 anni durante i quali quella di Higgs veniva considerata una rispettabile teoria ma niente di più. Poi finalmente ecco la prova sperimentale. Era necessaria un’apparecchiatura enorme, complessa, costosissima, come l’acceleratore LHC di Ginevra, per mettere in evidenza la “particella maledetta”, ma ci si è riusciti. Ciò che aveva predetto Higgs con esattezza matematica esiste realmente. Il percorso conoscitivo però è stato l’opposto di quello normalmente seguito che prevede prima le osservazioni sperimentali e poi la spiegazione teorica. Nel caso del bosone è venuta prima una descrizione teorica logicamente ineccepibile, una sorta di previsione suggerita dall’intuito e dall’intelligenza, e poi la conferma sperimentale. Tutto ciò ha un significato ben preciso: l’universo è intelligibile. Al suo cuore non sta il “caso” (assenza di intelligibilità), ma l’esatto contrario. E’ questo che ha strappato lacrime di commozione al vecchio Higgs, presente alla conferenza stampa”.

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Scienza e fede: a ciascuno il suo https://www.lavoce.it/scienza-e-fede-a-ciascuno-il-suo/ Thu, 26 Feb 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7338 In occasione del II centenario della nascita di Charles Darwin, riportiamo un intervento del prof. Carlo Cirotto, biologo, docente all’Università degli studi di Perugia e presidente nazionale del Meic, sul tema dell’attuale dibattito tra evoluzionismo e creazionismo. Anzitutto è opportuno parlare di ‘teorie’ e non di ‘teoria’ dell’evoluzione. Sembra infatti assai improbabile che un’unica teoria (nel nostro caso il neo-darwinismo) riesca a spiegare esaurientemente un numero sconfinato di dati eterogenei e poliedrici. Sembrerebbe più saggio, invece, guardare con favore al sorgere di più teorie, nella quasi certezza di migliorare così la comprensione dell’evoluzione. Elaborate in questi ultimi decenni, sono in effetti già disponibili diverse teorie evoluzionistiche. Oggi però nell’operazione, non facile, di ridefinizione delle proprie competenze e di riconoscimento reciproco, sorgono le tentazioni di stampo fondamentalista di chi crede di risolvere alla radice il problema riconoscendo come valido un solo sapere (il proprio) e negando la validità degli altri. Assistiamo ad almeno due derive fondamentaliste: quella di chi propone una lettura ideologica del neo-darwinismo, e quella di chi vuole il ritorno a una interpretazione letterale della Bibbia. La prima assolutizza una teoria scientifica, estendendone la validità ben oltre i confini che le sono propri. La seconda assolutizza l’interpretazione religiosa, promuovendo una lettura fondamentalista della Scrittura, ed attribuendole una validità esplicativa scientifica che non possiede. Il carattere ideologico del neo-darwinismo emerge, prima di tutto, dalla negazione (che pretende di avere i caratteri della scientificità) di ogni forma di finalismo. Sorge però spontanea una domanda: il finalismo rientra tra le competenze della scienza sperimentale? In altre parole, la scienza sperimentale è in possesso di strumenti metodologici che le consentano di dire una parola conclusiva sugli aspetti finalistici della natura? La risposta è, evidentemente, negativa. La scienza non estende la sua competenza alle finalità perché gli strumenti cognitivi in suo possesso (il metodo empirico) non le permettono di raggiungerle. Ci si chiede allora come il sapere scientifico in quanto tale possa escludere l’esistenza di un qualcosa che, quand’anche esistesse, non sarebbe comunque in grado di cogliere. Il fatto è che di finalismo devono parlare non gli scienziati ma i filosofi, che sono in possesso di adeguati strumenti categoriali. Direttamente collegata alla negazione di qualsiasi finalità è l’esigenza – sempre da parte degli evoluzionisti più intransigenti – di negare l’esistenza di leggi o ‘logiche’ del vivente. Queste infatti potrebbero assumere indesiderati ruoli guida nel processo evolutivo, sospingendolo lungo percorsi preferenziali e suggerendo ‘pericolose’ conseguenze filosofiche. È sconcertante, ma, secondo questa particolare lettura del neo-darwinismo, la scienza non dovrebbe neanche perdere tempo nella vana ricerca di inesistenti leggi del mondo della vita. Fortunatamente sono sempre più numerosi gli uomini di scienza che, contravvenendo a questa imposizione ideologica, studiano con nuovi approcci i viventi e la loro evoluzione scoprendo un imprevedibile mondo di leggi, di regolarità e di logiche. Sul versante opposto si colloca il movimento di pensiero e di opinione noto come creazionismo. Assai diffuso negli Usa, soprattutto tra le Chiese e le sette fondamentaliste, poco diffuso in Europa e nella Chiesa cattolica, afferma la diretta creazione da parte di Dio delle specie viventi con le modalità e i tempi descritti nei primi due capitoli della Genesi. Si tratta della riproposizione, persino peggiorata, della posizione di Linneo (1707-1778) e del suo errore metodologico, con l’aggravante che ben tre secoli di elaborazioni e conquiste teoriche sembrano essere trascorsi invano e che nessun progresso nel frattempo sia avvenuto nel campo della scienza e dell’esegesi biblica. L’errore di fondo permane lo stesso: dare risposte teologico-religiose a domande scientifiche. I termini stessi della contrapposizione vivacissima alla quale stiamo assistendo denunciano l’equivoco. Si parla di creazionismo ed evoluzionismo come di due teorie alternative, in possesso delle stesse caratteristiche di scientificità. Non si sottolinea mai, o quasi mai, che la vera alternativa scienfica all’evoluzionismo è il fissismo, ed è tra queste due categorie che sarebbe legittimo il confronto. Il creazionismo è altra cosa sia rispetto all’evoluzionismo che al fissismo, perché è una categoria teologica, e come tale può essere correttamente confrontata solo con altre categorie appartenenti allo stesso ambito. Perciò la Bibbia va interrogata in modo corretto. Non si possono pretendere da essa risposte che non vuole e non può fornire e che solo subdolamente possiamo strapparle. L’autore dei primi capitoli della Genesi di sicuro si rifaceva a un modello scientifico fissista, tipico dei suoi tempi, ma lo scopo del suo discorso non era quello di rispondere alla domanda (scientifica): ‘Cos’è successo all’inizio del mondo e dell’uomo?’ quanto piuttosto alla domanda (teologica): ‘Che significato ha l’uomo nel mondo e nei suoi rapporti con Dio?’. Certo, nonostante questi chiarimenti, la tentazione dello sconfinamento è forte: il teologo è spesso tentato di emettere verdetti di tipo scientifico e lo scienziato di dire la sua su tesi religiose. F. Facchini, antropologo dell’Università di Bologna ed anche teologo, ha cercato di mettere i paletti di frontiera: ‘Gran parte degli equivoci sul problema delle origini è sorta dalla pretesa di negare ciò che la scienza non può dirci (la dimostrazione dell’anima) o di far dire alla Bibbia quello che essa non vuol dirci (contenuti di ordine scientifico). Ai due interlocutori vanno posti quesiti che rientrano nel loro ambito. Alla Bibbia sul perché dell’esistenza, alla scienza sul dove, come, quando si è formata la vita (‘). La vera alternativa non è tra evoluzione e creazione, ma tra visione di un mondo in evoluzione, dipendente da Dio creatore secondo un suo disegno, e visione di un mondo autosufficiente, capace di crearsi e trasformarsi da sé per eventi puramente immanenti’. Ritengo che le parole di Facchini offrano la miglior sintesi possibile delle problematiche in campo, e della pista di soluzione.

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Ricerca della verità con Socrate e Mosè https://www.lavoce.it/ricerca-della-verita-con-socrate-e-mose/ Thu, 22 Mar 2007 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5759 Un tema ed un convegno assai impegnativo. ‘Fede, ragione e scienza: verità e progetti di umanità’, con 7 relatori e altrettanti personaggi di rilievo che hanno portato contributi di riflessione. Ha aperto e concluso mons. Chiaretti per dare il senso e il tono del convegno che voleva essere, sì, di studio e ricerca altamente specializzati, ma con un’esplicita finalità pastorale, in vista di una più efficace evangelizzazione. La serie delle lezioni è stata aperta dal prof. Enrico Berti che ha relazionato sul cosiddetto ‘discorso di Ratisbona’, tenuto nell’università dove Ratzinger ha insegnato per molti anni. La lezione di Ratisbona di Benedetto XVI, ha ricordato Berti, ha destato molte discussioni fomentate da equivoci e malintesi. Ma va inquadrata nel contesto dell’enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II, pubblicata quando Ratzinger era prefetto della Congregazione per la dottrina delle fede. Berti ha anche confrontato le affermazioni di Ratisbona con il pensiero di uno dei massimi filosofi europei attuali, Juergen Habermas, con cui l’attuale Pontefice ha in più occasioni dialogato. Il nucleo attorno a cui ha ruotato tutta l’argomentazione è la frase dell’imperatore Manuele secondo cui ‘Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio’, che è poi la tesi sostenuta dal Papa e che sostiene tutto l’impianto non solo del discorso di Ratisbona ma della teologia ratzingeriana dell’armonia tra fede e logos, fondata sul prologo del Vangelo di Giovanni: ‘In principio era il Verbo’. Sulla base di questo principio, pur con differenti sottolineature, è possibile prendere in considerazione la proposta di Habermas di un’alleanza tra cultura secolare e Chiesa ‘contro il disfattismo’ di cui è pervasa la cultura contemporanea. Su questo binario tendente al raccordo tra fede e ragione si è svolto anche il discorso di Sanchez Sorondo secondo cui è possibile, oltre che auspicabile, una convergenza concreta tra filosofia, scienza e pensiero cristiano su tre questioni fondamentali: la vita nel suo inizio e nella sua fine, la questione dell’essenza dell’uomo, la sua anima nella terminazione del rapporto tra mente e cervello, e il problema dell’evoluzione (vedi box qui sotto). La terza relazione del mattino, svolta da Vittorio Possenti dell’Università di Venezia, la più teoretica ed anche la più difficile, portava come titolo ‘Deellenizzazione, nichilismo, terza navigazione’. Il noto filosofo cattolico ha messo in evidenza le contraddizioni di sistemi di pensiero che hanno avuto successo nella storia moderna e contemporanea come è stato per l’illuminismo, Marx, Freud, ed anche alcuni che hanno successo attualmente come Habermas e i sostenitori del neodarwinismo, sostenendo che la frattura che da tempo si lamenta tra fede e ragione si deve in realtà far risalire ad una frattura più radicale che si è posta all’interno della ragione stessa. Questa frattura conduce alla derriva nel nichilismo, come l’ha lucidamente intuito Nietzsche, che significa la perdita del senso dell’essere. La crisi della verità conduce alla crisi dell’etica. Tutto ciò, ha affermato Possenti, è la conclusione di un percorso del pensiero occidentale moderno, che ha rotto quella che egli chiama ‘l’alleanza tra Socrate e Mosè’. Socrate è il cercatore della verità, Mosè è colui che rivela la parola della verità. In questa prospettiva riacquista luce la proposta di tutto l’insegnamento di Ratzinger, teologo e papa, di un’armonia tra fede e ragione, non riproducendo pedissequamente la via platonica o la filosofia cristiana medievale, ma affrontando una ‘terza navigazione’ che forse merita qualche approfondimento maggiore. Di particolare interesse sono stati alcuni interventi come quello di Pieretti, di Maria Prodi, di Mirri, oltre al dibattito svoltosi al termine delle due sezioni di lavori, che ha visto confrontarsi in un dialogo aperto tutti i relatori intervenuti al convegno, e dal quale sono emersi interrogativi cruciali per una riflessione sui rapporti tra fede, ragione e scienza, per progettare su un pensiero dalle solide basi il futuro dell’umanità. Il convengo su ‘Fede, ragione e scienza: verità e progetti di umanità’, tenutosi nell’intera giornata di giovedì 15 marzo a Perugia presso l’Oratorio Santa Cecilia, è stato promosso dall’Università degli studi di Perugia nell’ambito delle celebrazioni per il settimo centenario di fondazione, insieme al Centro culturale ‘Leone XIII’ e al Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic). L’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, traendo le conclusioni della giornata di studio, ha sottolineato con forza la necessità di un dialogo più intenso tra scienza e fede, e la possibilità di proseguire questa riflessione con incontri ulteriori che si terranno nel quadro dell’Osservatorio su scienza e valori ‘Franco Rasetti’, nato all’interno dell’Associazione centro culturale ‘Leone XIII’ (www.LeoneXIII.org).

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