sant'Ubaldo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/santubaldo/ Settimanale di informazione regionale Thu, 11 Apr 2024 16:23:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg sant'Ubaldo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/santubaldo/ 32 32 Gubbio: la festa del patrono sant’Ubaldo senza l’omaggio dei tre Ceri https://www.lavoce.it/gubbio-festa-santubaldo-senza-ceri/ Sun, 16 May 2021 15:18:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60679

La Cattedrale dei santi Mariano e Giacomo a Gubbio ha ospitato questa mattina il solenne pontificale nella ricorrenza del patrono della città e della diocesi, sant'Ubaldo. Alla celebrazione, presieduta dal suo sessantesimo successore mons. Luciano Paolucci Bedini, hanno partecipato i sindaci del territorio diocesano, insieme alle autorità militari e ai rappresentanti delle istituzioni e delle famiglie ceraiole. La solenne liturgia è stata animata dal coro dei Cantores Beati Ubaldi e trasmessa in diretta tv/web/social. [embed]https://youtu.be/BhYGtz3YDnI[/embed]

Paolucci Bedini: "Orfani della meravigliosa Festa dei Ceri"

"In circostanze a dir poco eccezionali, anche quest'anno - ha detto il vescovo della diocesi eugubina -, celebriamo la festa solenne del nostro santo Patrono Ubaldo. Pur orfani, ancora una volta, della manifestazione più partecipata e popolare della meravigliosa festa dei Ceri, rendiamo qui, uniti e solidali, l'omaggio devoto del popolo eugubino e di tutta la Chiesa diocesana al pastore beato, protettore di questa terra, concittadino e padre di tutti noi. Ci stringiamo con fiducia alla testimonianza di fede di Ubaldo in questi giorni mesti, preoccupati e dolorosi per l'intera nostra comunità. E in questo abbraccio di affetto e partecipazione non dimentichiamo i tanti che, pur sparsi nel mondo, custodiscono le radici profonde in questi luoghi benedetti dal Vescovo santo. Così come le città sorelle di Thann e di Jessup, e i tanti devoti di Sant'Ubaldo".

La festa del patrono nel giorno dell'Ascensione

Come ha ricordato mons. Paolucci Bedini, nel 2021 il giorno della memoria liturgica di sant'Ubaldo cade in una delle domeniche più importanti del tempo pasquale, quella dell'Ascensione, a una settimana dalla Pentecoste. "Dopo l'Ascensione di Cristo risorto, e l'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, i discepoli diventano testimoni credibili in mezzo alla loro storia, e vanno missionari in ogni angolo della terra forti solo dell'amore di Dio che hanno conosciuto in Gesù e che ormai regge tutta la loro vita. Nella lunga scia dei tanti discepoli-missionari testimoni fedeli del Signore Gesù Cristo certamente figura anche sant'Ubaldo. La sua compassione, il suo coraggio, la mitezza e la bontà che di lui conosciamo sono luminosi riflessi della misericordia di Dio. Ma chi dice oggi le parole di Ubaldo in questa sua terra? Chi prosegue la sua paterna cura in questa Chiesa che ha tanto amato? Chi lotta come lui ogni giorno perché tra noi il bene vinca sul male, e i nemici siano riconciliati? Chi se non noi, suoi figli. Noi eredi indegni della sua santità. E chi se non proprio lui, nostro santo pastore, può insegnarcene la via?". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="60683,60681,60682"]]]>

La Cattedrale dei santi Mariano e Giacomo a Gubbio ha ospitato questa mattina il solenne pontificale nella ricorrenza del patrono della città e della diocesi, sant'Ubaldo. Alla celebrazione, presieduta dal suo sessantesimo successore mons. Luciano Paolucci Bedini, hanno partecipato i sindaci del territorio diocesano, insieme alle autorità militari e ai rappresentanti delle istituzioni e delle famiglie ceraiole. La solenne liturgia è stata animata dal coro dei Cantores Beati Ubaldi e trasmessa in diretta tv/web/social. [embed]https://youtu.be/BhYGtz3YDnI[/embed]

Paolucci Bedini: "Orfani della meravigliosa Festa dei Ceri"

"In circostanze a dir poco eccezionali, anche quest'anno - ha detto il vescovo della diocesi eugubina -, celebriamo la festa solenne del nostro santo Patrono Ubaldo. Pur orfani, ancora una volta, della manifestazione più partecipata e popolare della meravigliosa festa dei Ceri, rendiamo qui, uniti e solidali, l'omaggio devoto del popolo eugubino e di tutta la Chiesa diocesana al pastore beato, protettore di questa terra, concittadino e padre di tutti noi. Ci stringiamo con fiducia alla testimonianza di fede di Ubaldo in questi giorni mesti, preoccupati e dolorosi per l'intera nostra comunità. E in questo abbraccio di affetto e partecipazione non dimentichiamo i tanti che, pur sparsi nel mondo, custodiscono le radici profonde in questi luoghi benedetti dal Vescovo santo. Così come le città sorelle di Thann e di Jessup, e i tanti devoti di Sant'Ubaldo".

La festa del patrono nel giorno dell'Ascensione

Come ha ricordato mons. Paolucci Bedini, nel 2021 il giorno della memoria liturgica di sant'Ubaldo cade in una delle domeniche più importanti del tempo pasquale, quella dell'Ascensione, a una settimana dalla Pentecoste. "Dopo l'Ascensione di Cristo risorto, e l'effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, i discepoli diventano testimoni credibili in mezzo alla loro storia, e vanno missionari in ogni angolo della terra forti solo dell'amore di Dio che hanno conosciuto in Gesù e che ormai regge tutta la loro vita. Nella lunga scia dei tanti discepoli-missionari testimoni fedeli del Signore Gesù Cristo certamente figura anche sant'Ubaldo. La sua compassione, il suo coraggio, la mitezza e la bontà che di lui conosciamo sono luminosi riflessi della misericordia di Dio. Ma chi dice oggi le parole di Ubaldo in questa sua terra? Chi prosegue la sua paterna cura in questa Chiesa che ha tanto amato? Chi lotta come lui ogni giorno perché tra noi il bene vinca sul male, e i nemici siano riconciliati? Chi se non noi, suoi figli. Noi eredi indegni della sua santità. E chi se non proprio lui, nostro santo pastore, può insegnarcene la via?". [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="60683,60681,60682"]]]>
In pellegrinaggio da Gubbio alle pendici del monte Nerone https://www.lavoce.it/pellegrinaggio-gubbio-alle-pendici-del-monte-nerone/ Wed, 18 Apr 2018 08:10:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51668

Sulla scia di altre analoghe iniziative, ma soprattutto a confermare quanto sia radicato e sentito il culto e la devozione per il patrono sant’Ubaldo in località di confine tra l’Umbria e le Marche, l’associazione Maggio eugubino e la PiccolAccoglienza hanno assunto, ormai da un paio di anni, l’iniziativa della valorizzazione e della scoperta di un “Sentiero ubaldiano” che muove da Gubbio per concludersi alle pendici del monte Nerone. Il tutto trova motivazione e giustificazione con quanto avvenuto nell’anno 1126, quando venne a mancare a Perugia il vescovo Stefano. I perugini, a cui era già nota la sua fama di uomo santo, decisero di nominare Ubaldo Baldassini, allora priore della canonica eugubina dei Santi Giacomo e Mariano, come suo successore. Una scelta che avrebbe consentito di centrare diversi obiettivi: stringere un legame indissolubile tra le due città rivali, e consentire a Ubaldo di intraprendere una carriera degna del suo rango nobiliare, ma soprattutto delle sue qualità. Per l’umiltà del suo animo, al sentir parlare di onori la sua reazione più naturale fu la fuga.
IL PROGRAMMA L’ appuntamento è il 29 aprile alle ore 16.30 dinanzi alla chiesa di Pian di Molino (che tutti chiamano “chiesa di sant’Ubaldo”, anche se è dedicata a Sant’Andrea), frazione di Apecchio; da dove, dopo la messa officiata da Paolucci Bedini e Ceccobelli, partirà la processione fino alla “grotta di sant’Ubaldo”. All’interno verrà posto un bassorilievo di sant’Ubaldo in preghiera, realizzato da Marino Rossi.
L’attuale cammino - descritto in un attento studio di Elisabetta Carlino ricalca quello che Ubaldo fece partendo da Gubbio, passando per Cantiano, per la Pieve di San Crescentino dove avvenne il miracolo del cieco, poi per Acquapartita dove su una grande lastra, giaciglio per un temporaneo riposo, resta l’impronta della mano del santo, giù per Rio Vitoschio fino alle alle pendici di monte Nerone dove si nascose per qualche tempo, lasciando però ovunque ricordi e testimonianze del suo passaggio e della sua presenza. Il tratto conclusivo del percorso, articolato in cinque tappe e avviato il 12 marzo dello scorso anno, è stabilito per il 29 aprile ad Apecchio, destinazione la grotta nella quale il futuro vescovo eugubino era solito ritirarsi a pregare. Tra le tante inziative della giornata, come annuncia don Sauro Profiri della parrocchia arcipretale di San Martino in Apecchio, anche “un gemellaggio spirituale tra la nostra comunità apecchiese (per l’esattezza la frazione di Pian di Molino, dove sant’Ubaldo gode di una particolare venerazione) e la città di Gubbio”. Nutrito il programma della giornata, alla quale parteciperanno il vescovo diocesano mons. Luciano Paolucci Bedini, il vescovo emerito Mario Ceccobelli, i sindaci di Gubbio Filippo Stirati, di Apecchio Vittorio Alberto Nicolucci, e di Piobbico Giorgio Mochi; interverrà anche il gruppo Sbandieratori per richiamare, con la sua esbizione, il significato e l’importanza dell’evento.]]>

Sulla scia di altre analoghe iniziative, ma soprattutto a confermare quanto sia radicato e sentito il culto e la devozione per il patrono sant’Ubaldo in località di confine tra l’Umbria e le Marche, l’associazione Maggio eugubino e la PiccolAccoglienza hanno assunto, ormai da un paio di anni, l’iniziativa della valorizzazione e della scoperta di un “Sentiero ubaldiano” che muove da Gubbio per concludersi alle pendici del monte Nerone. Il tutto trova motivazione e giustificazione con quanto avvenuto nell’anno 1126, quando venne a mancare a Perugia il vescovo Stefano. I perugini, a cui era già nota la sua fama di uomo santo, decisero di nominare Ubaldo Baldassini, allora priore della canonica eugubina dei Santi Giacomo e Mariano, come suo successore. Una scelta che avrebbe consentito di centrare diversi obiettivi: stringere un legame indissolubile tra le due città rivali, e consentire a Ubaldo di intraprendere una carriera degna del suo rango nobiliare, ma soprattutto delle sue qualità. Per l’umiltà del suo animo, al sentir parlare di onori la sua reazione più naturale fu la fuga.
IL PROGRAMMA L’ appuntamento è il 29 aprile alle ore 16.30 dinanzi alla chiesa di Pian di Molino (che tutti chiamano “chiesa di sant’Ubaldo”, anche se è dedicata a Sant’Andrea), frazione di Apecchio; da dove, dopo la messa officiata da Paolucci Bedini e Ceccobelli, partirà la processione fino alla “grotta di sant’Ubaldo”. All’interno verrà posto un bassorilievo di sant’Ubaldo in preghiera, realizzato da Marino Rossi.
L’attuale cammino - descritto in un attento studio di Elisabetta Carlino ricalca quello che Ubaldo fece partendo da Gubbio, passando per Cantiano, per la Pieve di San Crescentino dove avvenne il miracolo del cieco, poi per Acquapartita dove su una grande lastra, giaciglio per un temporaneo riposo, resta l’impronta della mano del santo, giù per Rio Vitoschio fino alle alle pendici di monte Nerone dove si nascose per qualche tempo, lasciando però ovunque ricordi e testimonianze del suo passaggio e della sua presenza. Il tratto conclusivo del percorso, articolato in cinque tappe e avviato il 12 marzo dello scorso anno, è stabilito per il 29 aprile ad Apecchio, destinazione la grotta nella quale il futuro vescovo eugubino era solito ritirarsi a pregare. Tra le tante inziative della giornata, come annuncia don Sauro Profiri della parrocchia arcipretale di San Martino in Apecchio, anche “un gemellaggio spirituale tra la nostra comunità apecchiese (per l’esattezza la frazione di Pian di Molino, dove sant’Ubaldo gode di una particolare venerazione) e la città di Gubbio”. Nutrito il programma della giornata, alla quale parteciperanno il vescovo diocesano mons. Luciano Paolucci Bedini, il vescovo emerito Mario Ceccobelli, i sindaci di Gubbio Filippo Stirati, di Apecchio Vittorio Alberto Nicolucci, e di Piobbico Giorgio Mochi; interverrà anche il gruppo Sbandieratori per richiamare, con la sua esbizione, il significato e l’importanza dell’evento.]]>
Di nuovo lui, il 16 maggio https://www.lavoce.it/di-nuovo-lui-il-16-maggio/ Thu, 24 Sep 2015 10:09:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43505 Don Angelo Fanucci
Don Angelo Fanucci

Riammettere sant’Ubaldo nel calendario liturgico della Chiesa universale, il 16 maggio, ha un senso. Innanzitutto perché, in un contesto in cui il Vescovo era come la Rai, “di tutto, di più”, lui fu solo vescovo e nient’altro che vescovo, secondo il Vangelo e nient’altro che il Vangelo.

Questo gli costò molta avversità da parte degli eugubini: prima si opposero tenacemente alla sua elezione alla guida della diocesi “da parte del clero e del popolo”; poi, una volta che il suo ex confratello Lamberto Fagnani, canonico regolare come lui, poi papa Onorio II, l’ebbe scelto di persona, imponendolo agli eugubini senza chiedere il loro parere, nella prima metà del suo servizio episcopale gli resero durissima la vita. E lui non batté ciglio.

Alzò la voce solo quando, al termine di quel durissimo periodo, difese da una pesante condanna un capomastro che, sulla scia di come i suoi concittadini trattavano da molti anni il loro vescovo, l’aveva scaraventato in una fogna a cielo aperto.

Totale estraneità al potere, dunque. In un tempo in cui anche i vescovi più esemplari ogni tanto maneggiavano il miele e, magari solo per un istante, si leccavano le dita. In secondo luogo perché, se chiedessimo al più ferrato degli storici tedeschi quante volte Federico Barbarossa si comportò come fece con sant’Ubaldo, ne avremmo una risposta secca: Nie! Mai! Perché l’incontro in realtà fu uno scontro. Uno scontro fra un Tir e un’utilitaria. Il Tir era Ubaldo, l’utilitaria era Federico, che dallo scontro uscì malconcio.

Anno 1156, l’esercito di Federico è accampato a pochi chilometri da Gubbio. In programma c’è il bis del trattamento riservato mesi prima a Spoleto: distruzione totale. Ubaldo si reca da lui, che da tanto tempo prova vivo desiderio di vederlo, accolto con il cerimoniale di prima classe.

Federico va oltre: lo fa sedere accanto a sé, abbassa la testa e gli chiede di benedirlo. Lui, lupo dagli occhi chiari, lui che ritiene suo diritto-dovere non abbassare mai la testa. Ubaldo, un filo di voce: “Colui che ti ha concesso la corona imperiale in terra, ti conceda in ricompensa il regno dei cieli”. Aridàje! Secondo alcuni cronisti, l’anno prima, nel momento in cui il Papa stava per porgli sul capo la corona imperiale, Federico l’aveva afferrata con le proprie mani, deponendola luminosa sulla propria chioma fulva.

La tenda si chiude. Quando si riapre, Federico dice con gioia che Gubbio è salva; lo dice mentre pian piano solleva da terra Ubaldo che s’è inginocchiato davanti a lui. Poi si raccomanda alle sue preghiere e umilmente chiede e ottiene la sua benedizione.

Al Deutsches Historisches Institut in Rom, via Aurelia Antica 391, 00165 Roma RM: “Quante altre volte Federico I di Svevia, detto Barbarossa, s’è comportato così?”. Inviare risposta a Congregazione della cause dei santi, piazza Pio XII 10, 00193 Roma RM. Grazie.

]]>
Il cuore pulsante della comunità https://www.lavoce.it/il-cuore-pulsante-della-comunita/ Tue, 09 Jun 2015 15:09:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35160 Il card. Bassetti, mons. Ceccobelli, Stirati, il rettore della basilica e i fratelli Colaiacovo (foto Gavirati)
Il card. Bassetti, mons. Ceccobelli, Stirati, il rettore della basilica e i fratelli Colaiacovo (foto Gavirati)

Con la recente inaugurazione dei lavori di restauro e sistemazione di alcuni locali del convento e dei piazzali esterni, l’intero complesso della basilica di Sant’Ubaldo ha assunto una dimensione che ne valorizza ruolo e finalità a servizio della città e della intera diocesi.

Un investimento notevole, reso possibile da un robusto contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, dal sostegno di Colacem e di altre 43 attività del territorio, oltre che dal volontariato.

Alla cerimonia svoltasi il 5 giugno, oltre a tantissimi cittadini, sono intervenuti, tra gli altri, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, il sindaco Filippo Stirati, il vescovo Mario Ceccobelli, il presidente della Fondazione, Carlo Colaiacovo, consiglieri regionali, esponenti del mondo politico, religioso, civile, militare e culturale.

“Siamo – ha esordito Bassetti – nel cuore pulsante della comunità eugubina, espressione di grande devozione e unità di un popolo”, auspicando che “possa diventare un centro spirituale e caritativo della diocesi”.

Il vescovo Ceccobelli ha ringraziato la Fondazione e quanti hanno contribuito a valorizzare ulteriormente “il luogo più amato dagli eugubini, dove si sentono davvero a casa propria”.

Da parte sua Stirati, ringraziati quanti hanno reso possibile un simile intervento, ha lanciato un appello per il futuro della diocesi. “Sarebbe impensabile – ha esclamato – che Gubbio dovesse farne a meno: eredità del Patrono e testimonianza irrinunciabile di un sistema di valori”.

Il presidente Carlo Colaiacovo si è dichiarato soddisfatto ed emozionato per aver portato a termine un intervento destinato a ridare centralità a basilica e convento quali luoghi di accoglienza e incontro, Soddisfazione anche dal rettore mons. Panfili, che ha ringraziato Fondazione, imprese e volontariato per un progetto che ha fatto del complesso in vetta al monte Ingino, frequentato annualmente da circa 100 mila persone, “un luogo di preghiera e di incontro aperto a tutti”.

Iniziati con la ricostruzione della croce dinanzi al convento, i lavori sono proseguiti con il recupero e adeguamento dei locali destinati all’accoglienza (sala riunioni, cucina, refettorio), con la sistemazione degli spazi esterni con opere che hanno riguardato il muro di contenimento, la realizzazione di servizi igienici e spogliatoi con docce per pellegrinaggi, scout, visitatori, oltre a una struttura polivalente a disposizione della città. La cerimonia è stata valorizzata da una suggestiva esibizione del gruppo Sbandieratori.

 

]]>
Il caso dei Ceri finisce sul… tavolo https://www.lavoce.it/il-caso-dei-ceri-finisce-sul-tavolo/ Wed, 03 Jun 2015 14:33:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34552 ceri-gubbioSono approdate al tavolo istituzionale le polemiche esplose dopo l’ultima festa dei Ceri per quella “conclusione unitaria”, apprezzata da diversi strati della pubblica opinione, ma non condivisa – in particolare – dai Ceraioli di sant’Ubaldo. Posizione ufficializzata con un documento approvato al termine di un’assemblea svoltasi in una Taverna affollata, con un confronto serrato e in un clima attraversato da passaggi a tratti abbastanza aspri.

È stato l’inizio di uno scambio di vedute, con una lettera aperta dell’ex cappellano dei Ceri mons. Giuliano Salciarini (“I Ceri non sono di qualcuno o di una Famiglia ma sono del popolo eugubino”, alla cui coralità spettano “certe decisioni di forma”, che non competono certo a “una taverna, anche se è piena”) e un manifesto di “cittadini e cittadine” che invitano i santubaldari ad ascoltare e, in genere, ad accantonare egoismi e protagonismi, per il bene di una manifestazione che è di tutti.

In questo contesto si situa la convocazione da parte del sindaco Filippo Stirati del “tavolo istituzionale” (Comune, diocesi, Università dei muratori, associazione Maggio eugubino, famiglie dei Santubaldari, Sangiorgiari, Santantoniari, primo e secondo capitano Pierangelo Radicchi e Francesco Ranghiasci), che ha “sottolineato l’esigenza di favorire nella città un sereno clima di dialogo, di condivisione e di rispetto che consenta di riflettere con maturità e spirito di concordia sulle problematiche della festa”.

Ricordato che compito del “tavolo” è “la cura dei complessi aspetti organizzativi della festa, la tutela e la valorizzazione della sua immagine”, Stirati sottolinea che “tutti hanno condannato aspramente le forme di intolleranza e le espressioni ingiuriose e minacciose che, in alcuni casi, hanno caratterizzato la discussione e le polemiche sulla conclusione della corsa in basilica il 15 maggio scorso, esprimendo al tempo stesso solidarietà a quanti ne sono stati oggetto”.

“Per quello che mi riguarda – ha aggiunto -, nel manifestare vicinanza e gratitudine al magistero di sua eccellenza Mario Ceccobelli, nostro vescovo, come sindaco della città mi sento in prima linea nella difesa ed esaltazione dei valori profondi e autentici della festa dei Ceri, dei sentimenti popolari che la connotano, espressione devozionale della comunità eugubina nei confronti del suo amatissimo patrono sant’Ubaldo, grande riformatore della Chiesa e interprete supremo della riconciliazione tra gli uomini”.

 

]]>
Alla festa dei Ceri vince l’unitarietà https://www.lavoce.it/alla-festa-dei-ceri-vince-lunitarieta/ Wed, 20 May 2015 12:41:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33710 Un momento della celebrazione
Un momento della celebrazione

Nel pontificale celebrato in duomo in onore del Patrono, gli echi di una festa dei Ceri tanto più straordinaria con quella “conclusione unitaria”  favorita dalla decisione dei ceraioli di sant’Ubaldo di smontare il Cero insieme a quelli di San Giorgio e Sant’Antonio.

Una circostanza che ha consentito di richiamare gli insegnamenti del Patrono insiti nei princìpi che ispirano e motivano la manifestazione. La solenne celebrazione, presieduta dal card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, insieme al vescovo Mario Ceccobelli ed all’emerito Pietro Bottaccioli, si è svolta in una cattedrale gremita, presenti il sindaco Stirati, sindaci o rappresentanti degli altri comuni della diocesi, le delegazioni di Jessup e Thann, autorità civili e militari.

“È stata una corsa speciale – ha sottolineato il vescovo Ceccobelli all’inizio della cerimonia, dopo l’indirizzo di saluto e le espressioni di gratitudine al card. Baldisseri. – Forse la coincidenza con il nono centenario dell’ordinazione sacerdotale del vescovo Ubaldo ha reso possibile quello che gli eugubini attendevano. Tutto si compie insieme all’insegna di una devozione unica: insieme si parte, insieme si corre verso l’urna del Santo sospinti dall’amore verso di lui, insieme si esprimono affetto e devozione. Grazie per questa bella testimonianza di unità e di fratellanza” all’insegna dei valori ubaldiani. Un passaggio salutato da un prolungato applauso.

“La festa dei Ceri – ha ricordato – non è una competizione sportiva, ma una processione che sale, con gioioso ardore, verso l’urna che custodisce il corpo incorrotto del Santo. È l’omaggio di Gubbio al Patrono, e i tre Ceri, sovrastati dall’immagine dei tre Santi che presiedono le antiche corporazioni, rappresentano tutto il popolo eugubino”. Anche il card. Baldisseri ha manifestato ammirazione per la festa dei Ceri, “che vedevo per la prima volta”, rimanendo affascinato dallo “spettacolo della gente che corre insieme”. Ha quindi operato alcune riflessioni sul Patrono, guida, pastore, difensore della città e del suo popolo con le armi “della saggezza e della dolcezza. Con il suo insegnamento – ha proseguito – sant’Ubaldo ci indica ancora oggi il cammino per sconfiggere l’assedio della povertà, dell’ignoranza, dello sconforto, della solitudine, delle gelosie, delle lotte intestine”.

Ha concluso con l’invocazione al Patrono, “ispiratore di santità e riconciliazione”, a “proteggere Gubbio e la Chiesa universale” alle quali ha augurato “bene, amore, pace”. Il pontificale, come da tradizione, è stato preceduto dalla processione che, muovendo dalla chiesa dei Neri, ha riportato in cattedrale la statua del Patrono che la sera del 15 maggio, insieme al vescovo Ceccobelli, si era “incontrata” con i Ceri all’inizio della calata dei Neri per la benedizione prima della corsa finale.

L’augurio

Nel suo indirizzo di saluto il vescovo Ceccobelli ha richiamato l’accensione dell’Albero di Natale più grande del mondo effettuata da Papa Francesco lo scorso 7 dicembre. “Quella singolare festa di luci – ha auspicato il presule – splendenti nella Notte santa e nel riverbero persistente e durevole dei cuori sia per vostra Eminenza e per il Sinodo della famiglia, per la Chiesa tutta e per il mondo interno annunciatrice di salvezza, di pace e di riconciliazione per tutto il genere umano, e anche sorgente di grazie che trovi accoglienza nell’intimo di ciascuno di noi. Questo auspicio, già presente nelle parole del Papa, trova il suo armonioso riscontro nei gesti e nelle parole antiche e più che mai attuali del nostro patrono Ubaldo”.

Ceri e famiglia 

Il card. Baldisseri è rimasto colpito da uno degli aspetti della festa dei Ceri: quel correre insieme, l’uno accanto all’altro in una mutualità che coinvolge. “Una condizione – ha detto nell’omelia – da estendere alla famiglia: soltanto dandosi reciprocamente una mano sarà possibile fornire una risposta alle tante difficoltà che oggi ci sono, e insidiano futuro e prospettive” della famiglia.

 

]]>
La “Festa dei Ceri” eco antica di un pellegrinaggio https://www.lavoce.it/la-festa-dei-ceri-eco-antica-di-un-pellegrinaggio/ Tue, 12 May 2015 09:33:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33122 Mons. Ceccobelli insieme ai Capitani, ai capodieci e al Presidente dell’Università dei Muratori Mariani
Mons. Ceccobelli insieme ai Capitani, ai capodieci e al Presidente dell’Università dei Muratori Mariani

Nel rispetto di una tradizione plurisecolare, ritorna la “Festa dei Ceri”, manifestazione affascinante che il 15 maggio di ogni anno, con un cerimoniale e riti singolari e coinvolgenti nell’arco di un’intera giornata, vede un popolo intero mobilitarsi per rinnovare un atto di omaggio e di devozione al Patrono S. Ubaldo.

Su questo aspetto ha posto l’accento il vescovo Mario Ceccobelli in occasione del pellegrinaggio mariano al monastero Monastero di San Girolamo, presenti anche i protagonisti del celebre evento della metà di maggio. “Come ogni anno – ha detto nell’omelia il Presule, 59° successore del Patrono – il Beato Ubaldo ci chiama a condividere questo momento, nel ricordo di quanto fatto durante la sua vita terrena. L’augurio è che si possa vivere un 15 maggio all’insegna del rispetto, della condivisione e dell’omaggio più puro nei confronti del nostro Santo Patrono. A voi tutti in special modo è affidato il compito di guidare i ceraioli in questo atto di devozione che deve essere comunitario, e non legato a singoli protagonismi ed eccessi”.

La “Festa” ripropone ancora oggi, aggiornato nei ritmi e nella forma, quel pellegrinaggio che il 15 maggio 1160 vide gli eugubini salire con i “ceri” in mano, verso la Cattedrale di allora per pregare ed essere vicino al Vescovo morente. Ubaldo ha guidato la chiesa eugubina, e non solo, dal 1129 al 1160 segnando e modellando la vita spirituale e sociale, testimoniando solidarietà verso i diseredati, predicando fratellanza e perdono, ricostruendo la città dopo uno spaventoso incendio, difendendola dall’assedio di undici città confederate e dalle mira del Barbarossa.

Da secoli, a metà maggio, Gubbio, attraverso le confederazioni di arti e mestieri, per e con i “ceri”, rinnova un gesto di amore, devozione, gratitudine e affetto, da vivere nella pienezza del suo significato. Tutto è pronto: Pier Angelo Radicchi e Francesco Ranghiasci hanno preso confidenza con i ruoli di Primo e Secondo Capitano, Andrea Marcheggiani, Andrea Fronduti, Daniele Battistelli con quelli di capodieci di S.Ubaldo, S. Giorgio e S.Antonio. Tirate a lucido le divise dei “ceraioli”: pantaloni bianchi, fascia e fazzoletto rosso (intorno ai fianchi ed al collo), camicia gialla (S.Ubaldo), azzurra (S.Giorgio), nera (S.Antonio). Si incomincia alle prime luci dell’alba, si va avanti fino a sera con i momenti centrali nella “alzata” (Piazza Grande ore 11) e nella corsa finale (ore 18). Una giornata da vivere tutta d’un fiato.

]]>
La nostra sinfonia sociale https://www.lavoce.it/la-nostra-sinfonia-sociale/ Thu, 30 Apr 2015 10:02:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=32330 L’investitura del capodieci del cero di San Giorgio Andrea Fronduti (al centro) insieme a (da dx): mons. Ceccobelli, card, Bassetti, don Bocciolesi, don Fanucci
L’investitura del capodieci del cero di San Giorgio Andrea Fronduti (al centro) insieme a (da dx): mons. Ceccobelli, card, Bassetti, don Bocciolesi, don Fanucci

È cominciato il conto alla rovescia per festa dei Ceri (15 maggio), la manifestazione che rappresenta la sintesi dei valori storici, spirituali e culturali che esprimono l’identità del popolo eugubino. Un appuntamento scandito da ritmi e riti che si rinnovano puntuali, ma con fascino e suggestioni immutate, nel corso dei secoli. Domenica 3 maggio, la prima del mese come da tradizione, i Ceri di sant’Ubaldo, san Giorgio e sant’Antonio faranno il loro ritorno in città, lasciando la basilica sul monte Ingino e interrompendo per poco la “veglia” accanto all’urna con le spoglie del Patrono, cominciata – come sempre – la sera del 15 maggio dell’anno scorso.

Una vicenda che si ripete, con in suoi riti e significati. Dalla basilica alla sala dell’Arengo del palazzo dei Consoli, appena “reduce” dalla bella mostra fotografica di Steve McCurry, i Ceri attraverseranno gli stradoni dell’Ingino e un centro storico pavesato a festa, “cavalcati” dai bambini con la “divisa” a connotarne fede e appartenenza, portati e scortati dai ceraioli, acclamati dalla gente, accolti al loro arrivo in Piazza grande (ore 11 circa) dal “Campanone”. Sarà il primo bagno di folla per Pier Angelo Radicchi e Francesco Ranghiasci, primo e secondo capitano, e per Andrea Marcheggiani, Andrea Fronduti (alla cui recentissima cerimonia di investitura, avvenuta in una gremitissima chiesa di Santa Maria al Corso, ha presenziato il card. Bassetti) e Daniele Battistelli, capodieci nell’ordine di S. Ubaldo, S. Giorgio e S. Antonio.

Solito il programma. Basilica di S. Ubaldo ore 8, messa celebrata dal “cappellano” don Mirko Orsini, ore 9 inizio della “discesa”. Come di consueto tutte le varie fasi saranno trasmesse in diretta dall’emittente locale Trg. Il “ritorno” è stato preceduto da iniziative e occasioni di incontro che esprimono quella dimensione di “sinfonia sociale” della manifestazione, secondo la felide intuizione di mons. Pietro Bottaccioli, che tutti coinvolge e gratifica. In settimana è stato inaugurato il centro promozionale sulla festa dei Ceri, dal titolo “I Ceri: Enjoy & Share”, allestito in via Baldassini. Un’iniziativa arrivata a conclusione dopo una lunga gestazione, studiata in maniera da trasmettere ai visitatori, con immediatezza, quelle che sono le emozioni, le sensazioni, i valori che la secolare celebrazione dispensa, gratificando quanti riescono ad avvicinarsi con occhio attento, umile e curioso, ma smanioso di capire.

]]>
Gubbio. La speciale “Cartolina del pellegrino” 2015 https://www.lavoce.it/gubbio-la-speciale-cartolina-del-pellegrino-2015/ Fri, 27 Mar 2015 11:47:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31051 La nuova “Cartolina del pellegrino”
La nuova “Cartolina del pellegrino”

Celebra anche il nono centenario dell’ordinazione sacerdotale di sant’Ubaldo, la nuova “Cartolina del pellegrino”, regalo della diocesi ai tanti pellegrini (lo scorso anno sono stati oltre 2.000) che percorrendo il “Sentiero francescano” passeranno da Gubbio diretti ad Assisi. È stata disegnata e realizzata con la tecnica dell’olio su carta da due ragazze eugubine, Letizia e Giulia Pedini. Rappresenta il Patrono con il semplice abito talare, una scelta per richiamare i 900 anni della sua ordinazione, e che insolitamente gioca con il lupo. Un passaggio curioso e interessante, diverso dalla solita iconografia a cui siamo abituati; e san Francesco, allargando le braccia, invita a guardare la scena di fondo, dove è stata dipinta la chiesa innalzata in suo onore inglobando il “fondaco” dove fu ospitato dall’amico Giacomo Spadalonga quando scappò da Assisi per rifugiarsi a Gubbio. Sullo sfondo tre persone in cammino, un richiamo alle generazioni che si susseguono. Sul muro compaiono i simboli dei sentieri che vengono percorsi nella nostra diocesi dai pellegrini: il giallo-blu della “Via di Francesco”, la freccia gialla con il Tau del cammino “Di qui passò Francesco”, la freccia verde del percorso del “Cammino di Assisi” e il più tradizionale rosso-bianco-rosso del Cai. Lo sguardo del lupo è diretto verso l’osservatore, mentre volutamente non sono stati disegnati in dettaglio ma solo accennati i volti di Ubaldo e Francesco: ogni pellegrino può quasi inserire o immaginare il proprio volto sopra i vestiti dei due grandi santi che hanno aperto con forza il secondo millennio, e che continuano ad accompagnare il terzo. Infine il timbro: tutti i pellegrini che attraversano la nostra diocesi hanno una credenziale, ovvero un passaporto dove, ad attestare l’avvenuto passaggio, a ogni tappa viene apposto un timbro nel quale è ricordato l’anno giubilare ubaldiano. I timbri sono stati disponibili in tanti luoghi della diocesi, ed è possibile ‘vidimare’ la credenziale anche all’Ufficio turistico di Gubbio (in via della Repubblica 14). Sul retro della cartolina vi è una poesia-preghiera scritta dall’assistente spirituale dell’ufficio diocesano per la Pastorale del tempo libero, pellegrinaggi, turismo e sport, il diacono Ruggero Radaelli. Le cartoline precedenti era state realizzate da Stefano Cannelli e dal trevigiano Felice Feltracco.

]]>
Musica degna del Patrono https://www.lavoce.it/musica-degna-del-patrono/ Fri, 10 Oct 2014 10:26:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28349 Il progetto del nuovo organo
Il progetto del nuovo organo

Per onorare al meglio il patrono sant’Ubaldo e rendere più solenni le cerimonie che si svolgono nella basilica che ne custodisce le spoglie, il rettore mons. Fausto Panfili ha lanciato una sottoscrizione per l’acquisto di un organo degno del luogo, più potente dell’attuale.

“Quella di uno strumento musicale adeguato al ruolo della basilica – ha dichiarato – è un progetto che coltivo, insieme a don Stefano. fin da quando sono stato nominato rettore, e del quale ho fatto partecipe il maestro Renzo Menichetti, direttore della Cappella musicale del duomo e del coro Cantores beati Ubaldi”.

L’idea ha cominciato a prendere consistenza, e nei giorni scorsi la soluzione è apparsa a portata di mano: “Abbiamo saputo da esperti – prosegue – che una ditta specializzata di Padova aveva a disposizione un organo tedesco che poteva fare al nostro caso: si tratta di uno strumento di ottima qualità costruito nel 1956 da Emanuel Kemper, noto organaro di Lubecca, con due tastiere di 56 note e pedaliera di 30 note, per un totale di 996 canne e 14 registri”.

È stato effettuato un sopralluogo a Padova, con Renzo Menichetti e l’organista Eugenio Becchetti. Ne è uscita confermata la convinzione di avere a disposizione quanto si cercava, a un costo non eccessivo: 30 mila euro. “Per mettere insieme la cifra – continua mons. Panfili – abbiamo deciso di sollecitare la sensibilità degli eugubini e dei devoti del Patrono, abbinando ciascuna delle circa mille canne a un contributo di 30 euro; in fondo, un piccolo sacrificio per onorare sant’Ubaldo”.

Le risposte stanno arrivando. Le sottoscrizioni si possono effettuare in basilica, o sul conto corrente postale n. 1014903833 intestato a: Santuario Sant’Ubaldo – Diocesi di Gubbio, 06024 Gubbio (Pg), o tramute bonifico bancario: IT 83 A 02008 38484 000040721691, indicando sempre come causale “Costruzione nuovo organo”.

Le operazioni stanno andando avanti consultando, oltre a Comune e diocesi, anche la Soprintendenza, per trovare una collocazione all’interno della basilica che consenta di armonizzare le diverse esigenze nel rispetto della tutela del luogo, un monumento di primaria importanza.

Va ricordato che da qualche anno a questa parte, per iniziativa del maestro Menichetti, e grazie alla collaborazione della Fondazione Cariperugia, sono stati recuperati diversi organi tra cui quelli delle chiese della Piaggiola, di San Francesco, di Santa Maria e San Giovanni.

]]>
Urgono restauri alla basilica di sant’Ubaldo a Gubbio https://www.lavoce.it/urgono-restauri-alla-basilica-di-santubaldo-a-gubbio/ Wed, 31 Jul 2013 21:59:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18520 L’ingresso alla basilica di Sant’Ubaldo
L’ingresso alla basilica di Sant’Ubaldo

Fari puntati sulla basilica e sul convento di Sant’Ubaldo perché manifestano purtroppo diverse criticità, sia di carattere strutturale che ambientale. Reclamano interventi urgenti per evitare che con lo scorrere del tempo possano ulteriormente aggravarsi. Le preoccupazioni si aprono con le condizioni del tetto: non tanto quelle del crinale, che potrebbero risolversi forse soltanto con la sostituzione di tegole ormai deteriorate, quanto degli spioventi intorno al campanile. Privi di guaina di gomma, a ogni inclemenza atmosferica – pioggia o neve – si registrano pesanti infiltrazioni nell’ala abitata dai religiosi e non solo.

A parte i disagi del momento, l’umidità incide alla lunga sulla stabilità complessiva. Si guarda con sospetto, poi, ad alcune “lesioni” evidenti nell’abside della basilica, nelle mura perimetrali del convento e nei relativi contrafforti che danno verso la stazione della funivia, segno di una preoccupante spinta a valle che va arrestata e comunque corretta.

A questo quadro realistico e importante che riguarda le strutture e quindi competenze istituzionali, si aggiungono anche notazioni di contorno, altrettanto pressanti e negative perché coinvolgono il decoro del luogo. Si tratta di situazioni che potrebbero essere risolte con una mobilitazione degli enti e delle associazioni che ruotano intorno alla festa dei Ceri. È il caso dello spazio alla destra della scalea di ingresso al convento, dove si trova la croce che di notte brilla sulla città. Ci sono muretti di contenimento che si stanno deteriorando, e tutto intorno uno stato di un abbandono, che fa da contrasto con l’austerità ed anche la bellezza dell’ambiente.

Potrebbe essere l’occasione per una mobilitazione di quel volontariato che sa esaltarsi quando c’è di mezzo il culto verso il Patrono. È un invito e una sfida. Diversi benefattori si stanno muovendo; c’è chi ha avviato e finanziato il recupero e il restauro, arredamento compreso, dei saloni a piano terra del convento; chi ha predisposto e finanziato il rinnovo dell’impianto di illuminazione interno della basilica (importo 25 mila euro) quale gesto di gratitudine e affetto nei confronti del Patrono, chi ha incaricato operai per ripulire, intanto, l’area circostante basilica e convento. Una mobilitazione appena abbozzata, che speriamo trovi ulteriori adesioni. Una una sollecitazione che coinvolge tutti nella comune venerazione per il Patrono.

]]>
Gubbio.Monito del Vescovo: Festa dei Ceri, “Non è una competizione sportiva, ma un omaggio a sant’Ubaldo” https://www.lavoce.it/gubbio-festa-dei-ceri-non-una-competizione-sportiva-ma-un-omaggio-a-santubaldo/ Fri, 17 May 2013 18:29:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16855 Ceri Gubbio i Santi escono da Palazzo dei ConsoliUn invito alla riscoperta della figura del vescovo e patrono di Gubbio, sant’Ubaldo, ma anche l’esortazione a vivere la Festa dei Ceri non come una competizione sportiva ma come sincero omaggio al Santo. Così al solenne pontificale che giovedì 16 maggio in Cattedrale ha celebrato la ricorrenza liturgica di sant’Ubaldo, presieduto dal vescovo di Città di Castello, mons. Domenico Cancian, insieme al vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, e all’emerito, mons. Pietro Bottaccioli.

“Non sempre i portatori, i ceraioli – ha detto mons. Ceccobelli nel saluto iniziale della celebrazione – ricordano la dignità del Cero e la figura di Ubaldo. Ieri, di sicuro, c’è stato qualche smemorato ma di questo parleremo in altra sede. Ora dedichiamoci al nostro Santo vescovo”. A presiedere il solenne pontificale del 16 maggio, quest’anno è arrivato mons. Cancian, da sei anni vescovo di Città di Castello. Un figlio, come ha spiegato Ceccobelli, della famiglia generata da Madre Speranza a Collevalenza, la famiglia dell’Amore Misericordioso. “Il mio desiderio in questi anni – ha aggiunto mons. Ceccobelli – è stato quello di condividere la festa del nostro Patrono con i confratelli dell’episcopato umbro, per mostrare loro quanto sant’Ubaldo sia ancora amato da questa comunità”.

“Oggi sono qui a condividere la vostra festa – ha esordito mons. Cancian – e mi sento quasi in colpa, da confinante, di essere qui per la prima volta e non essere mai venuto prima! Stiamo vivendo l’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI e circostanze come queste rivelano che in fondo al cuore c’è l’esperienza di una fede radicata e che viene da lontano, che fa capo ai santi e, qui a Gubbio, a Ubaldo in particolare. E’ bene che il popolo celebri il Patrono anche con la Festa dei Ceri. Quei Ceri sorretti da cento braccia – ha continuato il Vescovo della diocesi tifernate – ci mostrano come noi possiamo aiutarci nel vivere la fede: si tratta di ritrovare il senso profondo di quella festa. Con tutto ciò che accade intorno a noi in questi giorni, possiamo ancora vivere la festa?Sant’Ubaldo ci insegna a reagire nel modo giusto. La festa ci aiuta a superare le difficoltà, ha senso se rianima una vita nuova a tutti i livelli, in un momento in cui siamo tentati da scoraggiamento, violenza, rassegnazione”.
Mons. Domenico Cancian ha pronunciato anche l’omelia della solenne celebrazione, ricordando come la fede cristiana sia, innanzitutto, un rapporto con Dio, poi una vita che sappia rispecchiare il Vangelo e, infine, che possa dare frutti di impegno sociale, politico e culturale che siano di aiuto nella situazione tenebrosa in cui viviamo in questi tempi.

“Sono questi i tre messaggi che sant’Ubaldo ci trasmette ancora oggi – sottolinea Cancian – messaggi che conservano una grande attualità. Ubaldo a Gubbio fece quello che qualche decennio più tardi il Signore chiese a Francesco di Assisi. Tra i due c’è un profondo parallelo ed è impensabile che san Francesco non si sia ispirato in qualche modo a sant’Ubaldo. I due santi testimoniano come sia possibile mettere Dio al primo posto, con un rapporto veramente autentico e profondo: non spiritualismo ma spiritualità”.

Mons. Cancian continua nell’omelia a parlare di Ubaldo Baldassini, uomo di riconciliazione che, nella sua vita, ha ricambiato le offese col perdono. “Santità è passare dall’egoismo all’amore, da chiusura e paura all’apertura fiduciosa. E lo Spirito Santo è a nostra disposizione per trasformare anche il nostro carattere. Da questo punto di vista, sant’Ubaldo ci richiama a un impegno che non finisce mai. E, se noi abbiamo fede, sicuramente siamo impegnati a portare un grande contributo alla Chiesa e alla società: oggi ce n’è davvero un bisogno profondo”.

Al termine della celebrazione in Cattedrale, sono stati premiati i primi tre classificati del concorso fotografico “Istanti di fede”, promosso dal Servizio di pastorale giovanile della diocesi di Gubbio. Una iniziativa organizzata, ha spiegato il responsabile dell’ufficio diocesano don Marco Cardoni, per sottolineare la percezione che la comunità ha della propria fede, delle tradizioni e della cultura. Primo premio per Elisabetta Damiani con lo scatto intitolato “Devozione”, secondo per Gianluca Mariucci con “Fede e speranza”, terzo per Morena Marcaccioli con l’immagine “Davanti a Te il buio come luce risplende”.

Come tradizione, all’inizio della santa messa, la statua di sant’Ubaldo portata in processione per le vie della città prima della corsa pomeridiana dei tre Ceri è stata riportata dalla Chiesa dei Neri fino alla Cattedrale. Il servizio liturgico musicale del solenne pontificale è stato garantito, come consuetudine, dalla corale “Cantores Beati Ubaldi”, diretta dal maestro di cappella Renzo Menichetti. Nel pomeriggio, celebrazione nella Basilica di Sant’Ubaldo, sulla cima del monte Ingino, per ricordare i 24 anni di consacrazione episcopale del vescovo emerito di Gubbio, mons. Pietro Bottaccioli.

]]>
Gubbio si riunisce attorno al Patrono https://www.lavoce.it/gubbio-si-riunisce-attorno-al-patrono/ Thu, 21 Feb 2013 14:28:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=15098 Concerto all’interno della basilica di Sant’Ubaldo
Concerto all’interno della basilica di Sant’Ubaldo

La diocesi eugubina si prepara a rinnovare la sincera devozione al santo vescovo e patrono Ubaldo, nell’821° anniversario dalla canonizzazione, effettuata da papa Celestino III con bolla del 5 marzo 1192. Domenica 3 marzo si terrà la cerimonia ufficiale per il santo vescovo, uomo di pace e simbolo di fratellanza e riconciliazione.

Nutrite le celebrazioni predisposte dall’autorità religiosa con la collaborazione della famiglia dei Santubaldari, presieduta da Ubaldo Minelli, oltre che degli enti ed associazioni (Comune, Università dei muratori e famiglie dei Ceraioli) coinvolte nell’organizzazione della festa dei Ceri.

La ricorrenza infatti fa parte del percorso che introduce la manifestazione folkloristico tradizionale, con la quale il popolo eugubino esprime e rinnova il suo atto di amore e devozione a sant’Ubaldo.

Il programma di domenica 3 marzo prevede: ore 9 raduno dei Ceraioli e fedeli in cattedrale per salire poi processionalmente, con la guida del vescovo Ceccobelli, verso la basilica di Sant’Ubaldo dove, alle ore 11, accolti dal neo-priore mons. Fausto Panfili, sarà celebrata la messa presieduta dal presule e concelebrata con l’emerito mons. Bottaccioli e don Fausto Panfili.

Al termine si terrà la formale investitura del capodieci di Sant’Ubaldo per la corsa dei Ceri 2013, Tiziano Palicca, da parte del presidente della Famiglia, Ubaldo Minelli. Alla presenza del I e II capitano, Gabriele Capannelli e Vitaliano Pannacci, gli sarà consegnato lo stemma da Capodieci con l’augurio di “poter onorare degnamente il nostro santo patrono Ubaldo”. Conclusione con il tradizionale pranzo dei Santubaldari in presenza di tutte le autorità cittadine nella sala degli Arconi in via Baldassini.

Per sabato 2 marzo alle ore 21 nella chiesa di San Pietro la famiglia dei Santubaldari, con il patrocinio del ministero per i Beni culturali, Regione, Provincia, diocesi e Comune, ha organizzato il V° Concerto della canonizzazione, frutto della collaborazione tra le corali del territorio dei Montefeltro: “Giuseppe Verdi” di Gubbio, coro polifonico “G. Giovannini” di Fermignano (Pu), schola sanctorum “S. Domenico Loricato” di Cantiano (Pu), corale Montefeltro di Sassocorvaro (Pu), coro polifonico della città di Cagli, orchestra dei Cameristi del Montefeltro ed infine il coro polifonico Santa Maria di Piobbico.

Durante la serata sarà consegnato il riconoscimento “Civis, Pater ac Pontifex Ubalde” ad un eugubino distintosi per lo studio, la salvaguardia e la trasmissione alle giovani generazioni dei valori e principi ubaldiani.

]]>
Le biografie di sant’Ubaldo, da 500 anni a questa parte https://www.lavoce.it/le-biografie-di-santubaldo-da-500-anni-a-questa-parte/ Fri, 08 Jun 2012 09:25:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11195 Maggio e le solenni celebrazioni per la festa dell’amato patrono eugubino, sant’Ubaldo, sono da poco trascorsi, ma l’omaggio al santo continua, come da secoli, ilariter. Nell’ambito dell’iniziativa della Biblioteca Sperelliana “La biblioteca nascosta: storie di autori e libri antichi” – che punta a far conoscere il patrimonio culturale custodito nel Fondo antico – è stata presentata la Biblioteca ubaldiana, una raccolta di studi e volumi sulla figura del vescovo Ubaldo.

Sette teche che raccontano la vita, la storia e la devozione verso il santo protettore, poco più di una ventina di testi dal 1500 ad oggi, tra cui le Notizie sulle gesta di sant’Ubaldo vescovo di Gubbio, estratte dalla Storia di Francesco Piccotti di A. Benveduti (ed. 1848), o Sant’Ubaldo: il suo vero volto. La “Vita Beati Ubaldi” del suo confratello Giordano riletta da don Angelo M. Fanucci di don Angelo Fanucci (ed. 2007) e un testo in prestito dalla biblioteca “Agostino Steuco” del monastero di Sant’Ambrogio dei Lateranensi di Gubbio.

L’assessore alla Cultura, Marco Bellucci, ha presentato la Biblioteca insieme agli elaborati testuali e grafici prodotti dagli alunni della II G della media “Mastro Giorgio”, presenti in biblioteca: un progetto biennale ideato in concomitanza con l’850° anniversario dalla morte del patrono, “Sant’Ubaldo: un messaggio universale”. Connubio non solo trasversale ma anche sincronico: presente, infatti, il prof. Adolfo Barbi – insignito lo scorso gennaio della nomina per la “Salvaguardia e trasmissione dei valori ubaldiani” dal presidente della famiglia dei Santubaldari – che ha ricordato il prezioso contributo del Centro studi ubaldiani (dal 1998) “affinché anche le nuove generazioni conoscano e si affezionino al messaggio universale di fratellanza, condivisione e riconciliazione del santo eugubino”.

Testimonianza ne sono i Quaderni, opuscoli ad uscite periodiche, di cui il terzo numero, dedicato alla rilettura di don Fanucci della Vita Beati Ubaldi, è custodito anch’esso nelle teche, osservabili fino a metà luglio.

Intervenuta anche la dott.ssa Arianna Capponi, che ha spiegato la presenza, accanto alle teche in legno, di una vetrina che riproduce perfettamente, con un gioco di effetti ottici (prodotti da un cartoncino ripiegato e due specchi posizionati ad angolo di 45 gradi), la figura di un cero in verticale, lavoro realizzato da Manuela Rughi nell’ambito del progetto Bhaskara, spin-off dell’ateneo perugino.

]]>
Il Papa accenderà il grande Albero https://www.lavoce.it/il-papa-accendera-il-grande-albero/ Fri, 18 Nov 2011 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9786 La notizia è stata finalmente ufficializzata: sarà Papa Benedetto XVI ad accendere in diretta televisiva su Rai Uno l’“Albero di Natale più grande del mondo” nel corso della tradizionale cerimonia del 7 dicembre. Lo farà sfiorando con le dita un tablet pc dotato di un’applicazione che, grazie agli sviluppi della tecnologia più avanzata, gli permetterà di azionare via Web un pulsante virtuale per liberare la corrente elettrica necessaria ad incendiare di luce e di significato il versante del monte Ingino che guarda la città.

La notizia, che circolava da tempo, è stata confermata nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella residenza comunale, coordinata da Daniele Morini, presenti il sindaco Diego Guerrini, il vescovo Mario Ceccobelli, l’emerito Pietro Bottaccioli, il vice presidente del “comitato degli Alberaioli” Danilo Sannipoli e Paolo Coldagelli, presidente del Consiglio di amministrazione del seminario diocesano. La cerimonia si svolgerà come sempre nel piazzale dell’hotel Beniamino Ubaldi e sarà irradiata dal primo canale della Rai, all’interno del programma La vita in diretta. Si incomincia alle ore 17.45 con il “saluto” del gruppo Sbandieratori e delle autorità, mentre il collegamento televisivo avrà inizio dalle ore 18.15-18.20 con una serie di servizi preparatori dell’intervento in video-collegamento dall’appartamento pontificio di Papa Ratzinger (ore 18.30), allestito dal Centro televisivo vaticano (Ctv). Prima di azionare il tablet, saluterà gli eugubini con un messaggio molto atteso, con riferimenti sicuri al patrono sant’Ubaldo.

Con l’accensione si concludono in pratica le celebrazioni dell’850° anniversario della morte del Patrono. Ed è stata proprio questa circostanza, ha dichiarato il vescovo Ceccobelli, a favorire l’accoglimento della domanda presentata nei mesi scorsi e seguita poi passo passo dal presule eugubino. La prima intuizione era arrivata da Paolo Coldagelli. Soddisfazione e gratitudine, oltre alla piena collaborazione, è stata garantita dal sindaco Guerrini, mentre il vice presidente Sannipoli ha parlato di “un sogno che si realizza”. La cerimonia del prossimo 7 dicembre, la 31a in ordine di tempo, è destinata a passare alla storia, e non solo perché avrà il Papa come protagonista, ma perché detta d’ora in poi il “calibro” del personaggio da chiamare negli anni a venire a “premere il pulsante” che immette negli 8.500 metri di cavi elettrici e 1.350 connessioni l’energia elettrica necessaria a disegnare Albero e stella.

L’input

L’idea di coinvolgere il Papa nell’accensione dell’Albero più grande del mondo (come confermato dal Guinnes dei primati del 1991), era stata manifestata al vescovo Mario Ceccobelli da Paolo Coldagelli e successivamente caldeggiata dal Comitato di volontari che ne cura la realizzazione. “Mi sono fatto interprete e mediatore – ha confermato il Vescovo – di questa intuizione, convinto, più che dall’aspetto mondano, dalla motivazione ecclesiale e spirituale, grazie alla quale ho rappresentato a Papa Benedetto XVI questo desiderio della comunità eugubina, a chiusura di un anno fondamentale, quello celebrazioni giubilari dell’850° anniversario di sant’Ubaldo”.

]]>
Il vescovo, tutt’uno con la sua comunità https://www.lavoce.it/il-vescovo-tuttuno-con-la-sua-comunita/ Fri, 20 May 2011 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9370 Sono stato invitato dal mio confratello eugubino al celebrare la festa del patrono di Gubbio, il “beato Ubaldo”, vescovo e pater patriae. Uno dei santi più emblematici della nostra cara terra umbra, conosciuto ormai in tutto il mondo. La sua vicenda mi ha condotto ad una riflessione sull’essere vescovo. La vita di Ubaldo divenne un tutt’uno con la vita della città. Egli fu elevato a simbolo e a difensore della patria. Sotto la sua protezione si rifugiarono gli eugubini in ogni calamità. Nella vita del beato Ubaldo la missione sacerdotale si intreccia con quella di guida e difensore del popolo. Questa è una costante nella storia della Chiesa. Fin dai primi secoli, con la crisi dell’Impero romano, i vescovi dovettero farsi carico anche della necessità materiali del popolo. Essi assunsero l’autorità di difensori dei poveri e dei diseredati, proteggendoli dalle angherie dei prepotenti di turno.

La figura del vescovo “padre e guida della comunità” si è protratta lungo i secoli fino ad arrivare ai nostri giorni. Il vescovo, come vero padre, sente il dovere di dare la vita per salvare quella dei figli. Come un padre, avverte la responsabilità di dover guidare i suoi figli sulle vie del bene, sulle vie del Vangelo, come ci diceva in questi giorni l’evangelista Giovanni proponendoci la figura di Gesù Buon Pastore. Grande è la gioia del Pastore quando percepisce di essere corrisposto dal suo popolo, così come avverte profondo dolore quando si sente abbandonato. Vescovo e popolo devono avere un cuor solo e un’anima sola, come tra padre e figli.

Quando questo avviene, la comunità cresce e si radica nella fede e nella carità, come bene esprime il Concilio: “Nell’esercizio del loro ufficio di padri e di pastori, i vescovi si comportino in mezzo ai loro fedeli come coloro che servono, come buoni pastori che conoscono le loro pecorelle e sono da esse conosciuti, come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti e la cui autorità ricevuta da Dio incontra un’adesione unanime e riconoscente. Raccolgano intorno a sé l’intera famiglia del loro gregge e diano ad essa una tale formazione che tutti, consapevoli dei loro doveri, vivano ed operino in comunione di carità” (CD, n. 16).

Al suo tempo, il Signore scelse Ubaldo, e, come dice il libro del Siracide: “Gli diede autorità sul suo popolo. Lo santificò nella fedeltà e nella mitezza; lo scelse fra tutti gli uomini” per essere strumento di riconciliazione. Ancor oggi noi vescovi, con la grazia che il Signore ci concede, abbiamo il dovere di “esporre la dottrina cristiana in modo consono alle necessità del tempo in cui viviamo: in un modo, cioè, che risponda alle difficoltà ed ai problemi dai quali sono assillati ed angustiati gli uomini d’oggi” (CD). Ed il nostro tempo non è avaro nel proporci tanti problemi che devono essere non solo affrontati ma, per quanto possibile, risolti. Accenno ad alcuni che riguardano la nostra regione: la disoccupazione, sopratutto giovanile, molto alta; la diffusione della droga (ancora di recente hanno trovato un giovane morto in un campo per overdose); la situazione talvolta angosciante delle famiglie che si dividono, soprattutto quando ci sono bambini. Ma con particolare attenzione dobbiamo guardare ai più poveri e ai più deboli, quelli che il Concilio chiama “ultimi”, memori che a questi siamo stati mandati dal Signore per annunziare il Vangelo di salvezza. Perché così è piaciuto a Dio Padre, “che ha tenuto nascoste queste ai sapienti e ai dotti, ma ha voluto rivelarle ai piccoli”.

]]>
Vescovi e popolo, un’anima sola https://www.lavoce.it/vescovi-e-popolo-unanima-sola/ Thu, 19 May 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9374 Gubbio e la diocesi hanno celebrato con la consueta solennità la festa di sant’Ubaldo, che ha coinciso anche con la conclusione dell’850° anniversario della morte del Patrono, introdotto come sempre da una festa dei Ceri resa ancora più affascinante e coinvolgente dalle avverse condizioni atmosferiche che hanno sottolineato l’autenticità dei valori che esprime. In cattedrale si è svolto il pontificale presieduto dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Gualtiero Bassetti, celebrato insieme al vescovo mons. Mario Ceccobelli ed all’emerito mons. Pietro Bottaccioli, che nel pomeriggio ha officiato la messa pomeridiana nella basilica di Sant’Ubaldo, al centro di un autentico pellegrinaggio. Importanti e significative le omelie pronunciate nelle due circostanze. Mons. Bassetti, salutato e ringraziato all’inizio da mons. Ceccobelli, ha riepilogato la figura e l’opera di sant’Ubaldo dalla quale ha preso spunto per ricordare che “vescovo e popolo devono avere un cuor solo e un’anima sola, come tra padre e figli”. Ancor oggi i vescovi hanno “il dovere di esporre la dottrina cristiana in modo consono alle necessità del tempo in cui viviamo: in un modo, cioè, che risponda alle difficoltà ed ai problemi dai quali sono assillati ed angustiati gli uomini d’oggi”. Mons. Bassetti ha accennato “ad alcuni che riguardano la nostra regione: la disoccupazione, sopratutto giovanile, molto alta; la diffusione della droga, la situazione talvolta angosciante delle famiglie che si dividono, soprattutto quando ci sono bambini”. Ha concluso augurando, nel vivo ricordo di Ubaldo, “a questa comunità cristiana di saper accogliere con disponibilità l’insegnamento evangelico, professando con sempre rinnovato slancio la fede, quella fede che il santo vescovo le ha consegnato” ed a quella civile “di vivere sempre nella concordia e nella giustizia, nella fedeltà alle radici cristiane, che hanno fatto nascere e sviluppare una civiltà e un ordine sociale grazie al quale la giustizia e la solidarietà sono considerate un dovere per tutti”. Nell’omelia pronunciata nella basilica di Sant’Ubaldo l’emerito Bottaccioli, nel 22° anniversario della sua consacrazione episcopale, ha riepilogato le tappe più significative dell’anno giubilare ubaldiano, che hanno avuto momenti forti nella ostensione del corpo del Protettore e nella udienza concessa da Papa Benedetto XVI per la benedizione delle nuove statue dei Ceri. Ha concluso chiedendo preghiere per le vocazioni e l’intercessione di sant’Ubaldo “perché non vengano a mancare santi preti per la nostra Chiesa eugubina”.

]]>
Festa dei “nuovi” Ceri https://www.lavoce.it/festa-dei-nuovi-ceri/ Fri, 13 May 2011 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9353 Sul filo di una tradizione plurisecolare, ritorna la festa dei Ceri, manifestazione folkloristico-tradizionale che il 15 maggio di ogni anno, con un cerimoniale e riti singolari e coinvolgenti, che si svolgono nell’arco di un’intera giornata, vede un popolo intero mobilitarsi per rinnovare un atto di omaggio e di devozione al patrono S. Ubaldo. “Omaggio” che conclude le celebrazioni per l’850° anniversario della morte (15 maggio 1160), iniziate nel marzo dello scorso anno. La circostanza trova tra l’altro trova anche altre sottolineature particolari. Ai Ceri, infatti, il lavoro di abili artigiani eugubini ha restituito l’originale bellezza cromatica. Nuove anche le statue di sant’Ubaldo, san Giorgio, sant’Antonio, opera di Luigi Passeri, benedette lo scorso 11 maggio a Roma in piazza San Pietro da Papa Benedetto XVI nel corso di un’udienza accordata ad una delegazione eugubina guidata dal vescovo mons. Ceccobelli e composta da autorità civili e “ceraiole”.

La festa ripropone ancora oggi, aggiornato nei ritmi e nella forma, quel pellegrinaggio che il 15 maggio 1160 vide gli eugubini salire con i “ceri” in mano, verso la cattedrale di allora, quasi a voler percepire gli ultimi respiri del Vescovo morente. Ubaldo aveva guidato la Chiesa eugubina, e non solo, dal 1129 al 1160, segnando e modellando la vita spirituale e sociale, testimoniando solidarietà verso i diseredati, predicando fratellanza e perdono, ricostruendo la città dopo uno spaventoso incendio, difendendola dall’assedio di undici città confederate e dalle mira del Barbarossa. Da secoli, a metà maggio, Gubbio, attraverso le confederazioni di arti e mestieri, per e con i Ceri, rinnova un gesto di amore, devozione, gratitudine e affetto. Tutto è stato curato nei particolari: Stefano Pierotti e Massimo Minelli hanno preso confidenza con i compiti di primo e secondo capitano; Massimo Morelli, Vittorio Fiorucci, Roberto Fofi, capodieci rispettivamente dei Ceri di S. Ubaldo, S. Giorgio e S. Antonio, sono figure sempre più popolari. Gonfaloni sventolano sulle porte e sulle mura della città, arazzi ingentiliscono le facciate di case e palazzi, tirate a lucido le divise dei “ceraioli”: pantaloni bianchi, fascia e fazzoletto rosso (intorno ai fianchi ed al collo), camicia gialla (S. Ubaldo), azzurra (S. Giorgio), nera (S. Antonio). Si incomincia alle prime luci dell’alba, si va avanti fino a sera con i momenti centrali nella “alzata” (Piazza grande ore 11) e nella corsa finale (ore 18). Una giornata da vivere tutta d’un fiato.

]]>
Sant’Ubaldo parla ancora al cuore degli eugubini https://www.lavoce.it/santubaldo-parla-ancora-al-cuore-degli-eugubini/ Thu, 16 Sep 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8730 L’ 850° centenario della morte di sant’Ubaldo deve rappresentare per tutti una svolta, con l’impegno di mettere in pratica l’insegnamento del Patrono, trovando nell’affetto e nella devozione ancora una volta testimoniate da cittadini e fedeli la sollecitazione e l’aiuto per contribuire, ognuno per la propria parte, a rendere migliore la società in tutte le sue espressioni. È questo il contenuto dell’omelia-appello pronunciata dal vescovo mons. Mario Ceccobelli durante il solenne pontificale celebrato nella basilica sul monte Ingino nell’anniversario della “Traslazione” (11 settembre 1160), che ha concluso uno dei periodi più importanti del centenario stesso: quello della “ostensione” delle sacre spoglie dalla sera del 31 agosto a quella del 10 settembre. Sono stati dieci giorni intensi, caratterizzati da un autentico pellegrinaggio che ha visto in chiesa una presenza significativa in ogni ora della giornata. Era stracolma la basilica in occasione della “ricollocazione” del corpo del santo Vescovo nell’urna sopra l’altare maggiore, preceduta da una processione partita dal duomo e guidata dal Vescovo, talmente affollata da disegnare una suggestiva scia di luce lungo gli stradoni del monte. “Abbiamo vissuto un momento di grande commozione – ha sottolineato mons. Ceccobelli – quando, dopo la salita sul monte di una folla mai vista, il corpo del nostro Patrono è stato ricollocato in alto, nella sua stabile residenza”. Quindi ha aggiunto: “In questi dieci giorni di ostensione del suo corpo incorrotto, Ubaldo ha parlato ancora agli eugubini di oggi. Ubaldo ha parlato al cuore di chi è salito sul monte e, forse per la prima volta, ha potuto guardare il suo volto sereno. Abbiamo vissuto giorni belli in compagnia di Ubaldo, non disturbati dal clamore delle feste, giorni d’intimi colloqui”. Il Vescovo è andato al di là del puro compiacimento per la straordinaria mobilitazione; ha colto infatti l’occasione per richiamare – ed invitare a metterli in pratica nella vita di tutti i giorni – i valori più significativi ed attuali dell’insegnamento ubaldiano: l’amore fraterno, il rispetto reciproco, la pace, la riconciliazione, la solidarietà. Lo ha fatto in maniera così intensa e quasi sofferta da dare alla parte conclusiva della omelia pronunciata nella festa della Traslazione i contorni dell’appello appassionato, sottolineando con coraggio una situazione difficile e delicata che attraversa la realtà eugubina e diocesana. “Questa sera io chiedo al Signore, per tutti e per ciascuno di voi, per la mediazione potente di Ubaldo, la sete della verità e l’autentico amore fraterno. Mai come in questo periodo l’uomo ha bisogno di verità e di amore. Le moderne correnti di pensiero e la conflittualità permanente nei rapporti sociali rendono la vita tragicamente segnata dalla violenza e dall’egoismo, che chiude il cuore degli uomini in una incomunicabilità foriera di morte”. Quindi l’affondo: “Sono certo, per quello che ho visto in questi giorni di ostensione del suo corpo, Ubaldo non ci farà mancare la sua mediazione potente, e voglio sperare che nella nostra comunità diocesana cresca sempre di più l’amore fraterno. Un amore che diventi visibile in tutti gli ambiti della vita, da quella familiare a quella lavorativa, politica, religiosa. Sì, anche in quella religiosa: quante divisioni si creano nella comunità dei discepoli di Gesù e dei devoti di sant’Ubaldo! Quante divisioni all’interno delle comunità cristiane, dello stesso presbiterio e delle famiglie dei ceraioli. Sono certo che Ubaldo farà la sua parte, ma anche noi dobbiamo fare la nostra, e voglio proprio sperare che da questo anno giubilare nascano rapporti nuovi di amicizia, di solidarietà e di pace”.

]]>
Il Patrono parla ancora al cuore degli eugubini https://www.lavoce.it/il-patrono-parla-ancora-al-cuore-degli-eugubini/ Thu, 02 Sep 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8690 Con l’ostensione del suo corpo incorrotto, posto in basso dinanzi all’altare della basilica per portarlo anche fisicamente in mezzo al suo popolo, sono entrate nel vivo le celebrazioni per l’850° anniversario della morte del patrono sant’Ubaldo (5 marzo 2010 – 16 maggio 2011). “Un contatto ravvicinato, desiderato e atteso da tutti. Contemplare da vicino quel volto è per gli eugubini un’esigenza del cuore” ha scritto il vescovo mons. Mario Ceccobelli, nel saluto ai pellegrini ed ai fedeli della diocesi, aggiungendo: “Anche per me, suo 59° successore, contemplare quel volto santo è un’esigenza del cuore. Con questo contatto ravvicinato chiedo aiuto a Ubaldo per poter svolgere, fra gli eugubini del terzo millennio, la mia missione con il suo stesso zelo pastorale e con la sua stessa carica affettiva verso ogni persona. Ubaldo sempre attende sul monte i suoi eugubini, ma in modo particolare lo fa in questi giorni. Mi piace pensare che sia lui ad aver suggerito questo calarsi dal suo tradizionale altare per stabilire con loro un contatto più diretto e amorevole”. Dopo aver ricordato che “di quel corpo si servì il vescovo Ubaldo per parlare agli eugubini del XII secolo di Gesù Cristo e del suo messaggio di salvezza”, aggiunge: “Anch’io vorrei aiutare questo popolo a conservare il bene inestimabile della pace e della concordia, della collaborazione e del reciproco impegno nel costruire una società più giusta, più tollerante, più impegnata nella ricerca del bene comune”. “Anche oggi come allora – aggiunge – ci sono nemici che mettono in pericolo la vita umana e ne ledono la dignità. Sono le nuove correnti di pensiero che inquinano il cuore e la mente, suscitando sentimenti di arroganza e di violenza che dividono sempre più l’uomo nel suo intimo e gli uomini tra loro, rendendoli fragile preda dell’ingiustizia e dell’indifferenza”. Il presule conclude con una esortazione: “Come vorrei che da questo anno giubilare nascessero nuovi propositi e nuovi desideri per una società più vicina alle vere esigenze di ogni uomo e di ogni famiglia! Come vorrei che ogni cuore fosse aperto ad accogliere il dono inestimabile della fede che Dio Padre offre a tutti, perché tutti sono da lui amati e attesi nel suo regno di gloria!”. Introdotta la sera del 31 agosto da un solenne concerto “In amore di sant’Ubaldo” diretto dal m° Renzo Menichetti e dal “saluto” degli Sbandieratori con un numero ispirato all’inno Oh lume della fede, l’ostensione proseguirà fino alla sera del 10 settembre quando, dopo la processione aux flambeaux che salirà dalla cattedrale (partenza ore 20.30) fino al monte Ingino, il sacro corpo verrà ricollocato nell’urna sopra l’altare. Zone pastoraliin pellegrinaggioalla basilicaProgramma delle celebrazioni religiose in occasione dell’ostensioneCuore delle celebrazioni, naturalmente, la basilica di Sant’Ubaldo, che si presenta con un aspetto rinnovato dopo alcuni interventi di ripulitura realizzati grazie ad un finanziamento del ministero per Beni culturali. Il programma è stato coordinato dal rettore della basilica padre Pietro Mechelli e dai suoi confratelli padre Francesco e padre Salvatore. La basilica resterà aperta dalle 7.30 del mattino con un calendario di momenti liturgici fisso: alle ore 7.45 la preghiera delle lodi, mentre la sera alle 21 si alterneranno vari gruppi nell’animazione delle veglie di preghiera. Questo il dettaglio: 4 settembre: pellegrinaggio della zona pastorale Flaminia, conclusione con la messa celebrata alle ore 17.30; ore 21.30 recita di compieta. 5 settembre: messe alle ore 9 – 11 – 17; ore 21 veglia di preghiera animata dai gruppi, movimenti ed associazioni ecclesiali della diocesi. 6 settembre: pellegrinaggio della zona pastorale Saonda – Chiascio; ore 21.30 recita di compieta. 7 settembre: pellegrinaggio della zona pastorale Perugina; ore 21.30 recita di Compieta8 settembre: pellegrinaggio della zona pastorale Mocaiana; ore 21 celebrazione del sacramento della riconciliazione. 9 settembre: pellegrinaggio e recita di compieta. 10 settembre: ore 20.30 vigilia della festa della Traslazione, saremo tutti chiamati a salire alla basilica in processione aux flambeaux con partenza dalla cattedrale. 11 settembre: esse ore 9 – 10 – 11 – 12 S. messa; ore 17 celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Mario Ceccobelli.

]]>