santa Teresa d'Avila Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/santa-teresa-davila/ Settimanale di informazione regionale Wed, 15 Jul 2015 11:11:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg santa Teresa d'Avila Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/santa-teresa-davila/ 32 32 Lo sguardo alla Stella del mare https://www.lavoce.it/lo-sguardo-alla-stella-del-mare/ Wed, 15 Jul 2015 11:11:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=38977 La Basilica di San Valentino
La Basilica di San Valentino

I Carmelitani Scalzi della basilica di San Valentino e le monache di clausura del monastero dei Santi Giuseppe e Teresa di Macchia di Bussone, con la messa presieduta dal vescovo Piemontese, hanno celebrato la festa della Madonna del Carmelo, patrona dell’Ordine.

Gli eremiti del monte Carmelo, detti Carmelitani e divenuti poi monaci, erano particolarmente devoti a Maria, tanto da definirsi, nella loro Regola, “fratelli della Beata Vergine” e uniformando la loro vita all’esempio di Maria.

La beata Vergine Maria del Monte Carmelo diventerà ufficialmente protettrice dell’Ordine carmelitano nel 1374. La festa della Madonna del Carmelo viene fissata il 16 luglio per ricordare la sua apparizione avvenuta nel 1251 a san Simone Stock, carmelitano scalzo inglese, priore generale dell’Ordine, che attribuisce a Maria anche il titolo di Stella maris (stella del mare).

A lui la Madonna consegnò lo “scapolare”. Si tratta di una lunga banda di stoffa, simbolo dell’abito monastico, che – oltre che dai Carmelitani – viene indossato dai Benedettini, Cistercensi e Domenicani. Lo scapolare introduce nella fraternità del Carmelo e impegna a vivere l’ideale dell’intima amicizia con Dio coltivata nella preghiera a partecipare alla formazione della famiglia carmelitana e nel diffondere la devozione a Maria e allo scapolare.

Allo scapolare e al rinnovamento dell’affidamento della parrocchia a Maria era infatti dedicata la celebrazione di domenica 12 luglio. La festa del Carmelo è coincisa con il dodicesimo appuntamento del Festival della spiritualità teresiana, promosso dai Carmelitani Scalzi nel quinto centenario della nascita di santa Teresa d’Avila, vale a dire il concerto Ave Maris Stella del gruppo Kralica Mjra di Vittorio Gabassi, dedicato alla Madonna del Carmelo.

Il programma del concerto, in aggiunta alle canzoni più direttamente ricollegabili a poesie di Teresa (“Nata per te”) o a opere mistiche di Teresa (“Castello di cristallo”), ha proposto una selezione delle più belle canzoni mariane tra le 105 che Vittorio Gabassi ha composto dalla sua conversione a oggi.

Teresa d’Avila non era affatto dimentica del monte da cui tutto si era originato, tanto da rivolgersi così alle sue monache: “Camminiamo verso il cielo, o sorelle del Carmelo” (Poesie, 10 e 20). Teresa era altresì desiderosa, come gli antichi Padri del deserto, di emulare Maria: “Cerchiamo, figlie mie, di imitare in qualche cosa la grande umiltà della Vergine santissima, di cui portiamo l’abito. C’è da riempirsi di confusione al pensiero che ci chiamiamo sue monache, perché per molto che ci sembri d’umiliarci, siamo ben lontane dall’essere degne figlie di tal Madre e spose di tale Sposo” (Cammino, 13,3).

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Una spiritualità nata per te https://www.lavoce.it/una-spiritualita-nata-per-te/ Tue, 09 Jun 2015 15:28:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35168 La Mostra Itinerante “Nata per Te” allestita nella chiesa di S. Valentino a Terni
La Mostra Itinerante “Nata per Te” allestita nella chiesa di S. Valentino a Terni

In occasione dei 500 anni di nascita di santa Teresa d’Avila (1515-1582), grande mistica e Dottore della Chiesa, nonché patrona di Spagna, per ricordare la sua eredità spirituale, culturale, umana è in corso a Terni il Festival della spiritualità teresiana “Teresa tra azione e contemplazione” che, inauguratosi a gennaio, si concluderà a ottobre.

Il festival è stato ideato e organizzato dalla basilica carmelitana di San Valentino di Terni, dal Centro culturale valentiniano, dall’Università di Perugia (dipartimento di Economia, sede di Terni), in collaborazione con diverse associazioni.

Attraverso un percorso interdisciplinare, interculturale e di genere, si vuol dare una lettura moderna di santa Teresa d’Avila, ovvero in chiave di ricomposizione della sua figura come un mix di azione e contemplazione, che può quindi essere di esempio, in ogni tempo, sia per i credenti che per i non credenti.

In questa cornice interpretativa, si inscrive la capacità di santa Teresa non solo di aver pensato una mistica non “fuori dal mondo” ma impegnata nel mondo perché “cristocentrica, esperienziale, evangelizzatrice e missionaria”, ma anche di aver coerentemente creato l’Ordine delle Carmelitane Scalze e dei Carmelitani Scalzi, che rispecchia il suo credo; e di aver realizzato la fondazione, in meno di venti anni in tutta la Spagna, dei relativi conventi (17 femminili e 2 maschili).

Il personaggio di Teresa d’Avila è esaminato sotto vari profili che ne rivelano l’innovatività spirituale, l’eclettismo, il pragmatismo. La riflessione su Teresa è stata sviluppata dal punto di vista spirituale nelle conferenze su “Teresa e l’amore”; “Teresa e l’orazione come amicizia con Gesù”; “Teresa tra azione e contemplazione”. In settembre si terranno quelle su “Teresa e le diversità: mistica teresiana e mistica orientale a confronto”; “Teresa e i sensi spirituali”.

Poi, dal punto di vista della specificità femminile del suo magistero filosofico e sociologico, l’ultima rotonda rotonda su “Teresa e l’arte del condividere” prevede anche la lettura della testimonianza di suor Emanuela Ghini, fine letterata e biblista, del carmelo di Savona.

Dal punto di vista culturale e socio-economico, chiuderà in ottobre il festival la riflessione su “Economia e teologia: un difficile connubio. Tracce di ‘economia civile’ nel magistero di Teresa?” che avrà come protagonista il prof. Stefano Zamagni, illustre economista, collaboratore di Papa Benedetto XVI per la stesura dell’enciclica Caritas in veritate , e recentemente nominato da Papa Francesco membro ordinario della Pontificia accademia delle scienze.

L’attualizzazione della spiritualità e dell’opera di santa Teresa d’Avila è stata realizzata secondo una pluralità di voci e di approcci, a cui non poteva naturalmente mancare il versante artistico. Si ricorda la proiezione in marzo del film spagnolo Teresa de Jesus di Juan de Orduña, che non era mai stato portato sul grande schermo in Italia; il concerto di gennaio, a cura dell’associazione Talenti d’arte, “Un omaggio a Maria nel segno di Teresa”, in cui sono state interpretate le più belle Ave Maria della tradizione lirica italiana e straniera.

Sempre in ambito musicale, questa volta su un registro più moderno, sono previsti altri due concerti: il 20 giugno “Opere e poesie di Teresa in concerto” a cura di Vittorio Gabassi; e martedì 14 luglio “ Ave Maris Stella ” dedicato alla Madonna del Carmelo da parte del gruppo musicale Kralica Mjra di Vittorio Gabassi.

La mostra nazionale itinerante “Nata per te”, realizzata dalla provincia dei Carmelitani Scalzi dell’Italia centrale, è arrivata in maggio anche nella basilica di San Valentino di Terni, proponendo un viaggio all’interno della spiritualità teresiana avendo come guida Teresa stessa, la quale ha  “direttamente” parlato ai visitatori attraverso pannelli e installazioni appositamente create per sollecitare in maniera interattiva il visitatore a interrogarsi sulla presenza di Dio nella propria vita.

L’auspicio è che, alla fine del festival, si riesca a far comprendere appieno che Teresa d’Avila è una “vera maestra di vita” a tutto tondo. A distanza di secoli può, da un lato, trasmetterci tanti insegnamenti spirituali per migliorare – senza perdere di vista l’orizzonte comunitario – il nostro “cammino di perfezione” individuale in vista di una vita da condurre in un’atmosfera di gioia, pace, verità e amore; dall’altro, può infonderci dinamicità e forza per agire, in senso caritatevole nel mondo, all’insegna di una vita attiva, feconda e realizzatrice.

 

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Il culto di San Giuseppe nella Chiesa fino ad oggi https://www.lavoce.it/il-culto-di-san-giuseppe-nella-chiesa-fino-ad-oggi/ Wed, 18 Mar 2015 17:54:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30941 San-giuseppeIl mese di marzo, che quest’anno porta con se anche il giorno della domenica delle Palme,scorre all’interno dei suoi 31 giorni molto belle ed illustri figure di santi.

Tra queste, una però spicca per la pietà e la devozione di cui è fatta oggetto, quella di San Giuseppe sposo della Vergine Maria.

Il culto di san Giuseppe fu introdotto molto tardi nella Chiesa, essendo necessario che fossero prima ben definite la Divinità del Redentore e la Maternità di Maria. Una prima traccia si trova in alcuni calendari Copti del secolo VIII-IX. In occidente,benché il santo Patriarca sia stato oggetto di lode da parte dei Padri, il suo culto si trova nel secolo XI. Nel secolo seguente i Crociati edificarono una grandiosa basilica a san Giuseppe nel luogo, dove la tradizione indicava la sua casa e la sua bottega. Il culto di san Giuseppe prese largo sviluppo dal 1400 anche per opera di Giovanni Gersone, san Bernardino da Siena, dei Francescani e dei Carmelitani.

Ad invocare il suo alto patrocinio hanno invitato i fedeli tra i più grandi santi della Chiesa come Alfonso de Liguori o santa Teresa d’Avila. Costei nella sua Autobiografia scrisse: “Non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto da lei sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare san Giuseppe che fu loro di tanto aiuto”.

La santa Chiesa attraverso i Sommi Pontefici ha continuamente onorato (e tuttora onora) la figura di san Giuseppe, elevandolo a modello di pietà e devozione per tutti i fedeli.

Sisto IV inserì nel Messale la sua festa, con il grado di Rito semplice fissandola per il 19 marzo;

Gregorio XV la rese di precetto, mentre Clemente X la elevò a festa Doppia di seconda classe.

Il beato Pio IX il 10 settembre 1847 estese la festa di san Giuseppe a tutta la Chiesa, e l’8 dicembre 1870 lo proclamava ufficialmente Patrono della Chiesa universale. Papa Mastai Ferretti aveva saputo cogliere in san Giuseppe due aspetti straordinari: l’essere il Padre davidico del Redentore e lo Sposo della sua Vergine Madre. San Giuseppe viene chiamato ad esercitare i diritti e i doveri di vero Padre e di vero Sposo, compito questo che non termina colla morte terrena del santo, ma che prosegue nella vita della Chiesa fino alla fine dei tempi.

Leone XIII nell’enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889 , dichiara solennemente che “tutti i Cristiani di qualunque condizione o stato, hanno ben motivo di affidarsi e abbandonarsi all’amorosa tutela di san Giuseppe.”. Nella stessa occasione papa Pecci concede l’indulgenza di 7 anni e 7 quarantene a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno l’Orazione “A te, o Beato Giuseppe, stretti nella tribolazione ricorriamo……”

Di san Giuseppe, san Giovanni XXIII – che volle il suo nome inserito accanto a quello della Vergine Maria nel Canon Missae – parlava spesso nei suoi discorsi ed allocuzioni. Come bonariamente rimproverava a san Pietro di “non essersi comportato troppo bene” nel momento in cui la triste vicenda del Cristo chiedeva aperto e leale appoggio, così raffigurava il falegname di Nazaret come un uomo taciturno, modesto, appartato, intento al duro lavoro. A lui il Papa Buono fece destinare l’Altare principale della crociera di sinistra della basilica vaticana, precedentemente dedicato alla crocifissione di san Pietro, e si recò egli stesso ad inaugurarlo. Nell’ occasione papa Giovanni si compiacque con l’artista Achille Funi di Milano, autore del disegno del mosaico posto sull’Altare, per aver raffigurato” finalmente un san Giuseppe dall’aspetto giovanile” .

In altra occasione, durante un udienza generale, notò come le chiese dedicate a san Giuseppe non fossero molte nel mondo e aggiunse, con tono di raccomandazione:” San Giuseppe bisogna tenerselo da conto! Sorpassa sant’Antonio ed altri Santi, ai quali è giusto che si conservi la venerazione: E’ ben vero ciò che sentivo dire sin da ragazzo, che cioè non si è mai sentito dire che qualcuno si sia rivolto a san Giuseppe senza ottener grazia.”

Questo per citare soltanto alcuni dei grandi Pontefici che all’interno del loro Magistero hanno riservato a san Giuseppe un posto di grande rilevanza.

Non si deve dimenticare poi,che tra i tanti patrocini del Padre-Custode di Gesù vi è anche quello degli agonizzanti, dai quali viene invocato, poiché soltanto san Giuseppe ebbe la felice sorte di essere assistito nel momento del trapasso da Gesù e Maria.

In virtù di tutto questo e di molto altro ancora, la Chiesa incoraggia da sempre i fedeli a rivolgersi a questo celeste patrono,con quella bella ed antica frase latina così scolpita nella mente e nel cuore dei buoni Cristiani da non aver bisogno di alcuna traduzione: Ite ad Joseph.

 

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Il Papa porta… una bistecca alle Clarisse https://www.lavoce.it/il-papa-porta-una-bistecca-alle-clarisse/ Fri, 04 Oct 2013 15:01:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19753 Assisi_Santa_Chiara 2Di nuovo totalmente a braccio il cordiale discorso del Papa alle Clarisse a Santa Chiara, sotto lo ‘sguardo’ del Crocifisso che parlò a san Francesco. Bergoglio ha sfatato alcuni luoghi comuni sulla vita di clausura, che sarebbe una vita “isolata, da soli con l’Assoluto”, in preda a “idee astratte che seccano la testa”. Tutto il contrario, ha evidenziato: “La strada [della clausura] passa sempre per Gesù Cristo, al centro della vita, della preghiera, di tutto”. La strada è “quella di Gesù Cristo, Dio e uomo”, per cui la suora acquisisce “una grande mente, una grande umanità” che consente di “capire le cose della vita, le problematiche della vita”. Tant’è vero che spesso le persone si rivolgono alle claustrali presentando loro i propri guai e chiedono una parola, che magari “non è niente di straordinario, ma viene dal cuore”.

Non sono mancati i momenti di simpatica confidenza, ad esempio quando il Papa ha esortato le religiose a non diventare “troppo spirituali” e ha raccontato un aneddoto di santa Teresa d’Avila, fondatrice delle “suore vostre concorrenti”. Insomma, quando nel convento qualche suora se ne usciva con frasi un po’ strane, quasi allucinate, la Santa diceva alla cuoca: “Dalle una bistecca!”.

Anche la vita comunitaria a volte è pesante, “e il diavolo fa di tutto per creare divisioni”. Ma, “come nelle famiglie, bisogna cercare soluzioni con amore”. Il segno distintivo di una suora deve essere la gioia, una gioia autetica (“A volte le suore sorridono, sì, ma come le assistenti di volo!”), la “gioia che nasce dalla vera contemplazione di Cristo, Dio e uomo”.

 

(Il testo integrale su www.vatican.va)

D. R.

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La figura di Madre Speranza nella Chiesa di oggi https://www.lavoce.it/la-figura-di-madre-speranza-nella-chiesa-di-oggi/ Thu, 20 Mar 2003 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3026 Circa un mese fa a Collevalenza si sono svolte solenni celebrazioni in occasione del XX anniversario della morte della Venerabile Madre Speranza, culminate con la presenza del card. Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ricordando tale avvenimento, che ha visto la partecipazione di diverse centinaia di persone giunte da tutta Italia presso il Santuario umbro, si è ritenuto opportuno porre alcune brevi domande al cardinale, che si desidera qui ringraziare per la disponibilità concessa.Eminenza, il Santo Padre in data 23 aprile del 2002 nella Sala Clementina ha firmato il Decreto con cui, a soli 19 anni dalla morte, Madre Speranza di Gesù è stata dichiarata “Venerabile”, come può spiegarsi la relativa velocità di questa Causa di beatificazione?”Trascorsi i cinque anni dalla morte di Madre Speranza, previsti dalle norme vigenti, fu subito iniziato nella diocesi di Todi il processo per la raccolta delle prove sulle virtù. Conclusosi nel 1990, gli atti (30 grossi contenitori) furono trasmessi alla Congregazione delle Cause dei Santi. Gli attori o promotori della causa di canonizzazione consegnarono nel 1993 la Positio (3 volumi di complessive 2.378 pagine), per essere studiata dai Consultori teologi e, in seguito, dai Cardinali e Vescovi membri. Inoltre, nel 2001, fu istituito il processo su un presunto miracolo attribuito all’intercessione di Madre Speranza. Questi dati mostrano come gli attori abbiano compiuto il loro lavoro con notevole diligenza, consentendo di arrivare alla dichiarazione delle virtù eroiche entro un tempo relativamente breve”. Considerando come nel Magistero di Giovanni Paolo II il messaggio dell’Amore misericordioso costituisce uno dei tratti ricorrenti, a partire dall’Enciclica Dives in misericordia promulgata nel novembre 1980, al pellegrinaggio al santuario di Collevalenza dopo un anno esatto da quell’evento, fino alla recente inaugurazione del santuario in Polonia, è lecito notare una particolare attenzione del Sommo Pontefice nel voler indicare al popolo cristiano all’inizio del terzo millennio la figura della fondatrice della Famiglia dell’Amore Misericordioso?”L’Amore Misericordioso è una sfaccettatura delle inesauribili ricchezze di Cristo, già abbozzata negli scritti di santa Teresa del Bambino Gesù, proclamata pochi anni fa Dottore della Chiesa. Alla sua diffusione, a partire dagli anni ’20 del secolo scorso, hanno contribuito quasi in contemporanea e in luoghi geograficamente distanti fra loro Santa Faustina Kowalska, Madre Speranza, la passionista toscana Maddalena Marcucci e altri ancora, per alcuni dei quali è attualmente in corso il processo di canonizzazione. Tutti furono strumenti di un disegno di Dio, con un tratto comune. Gli strumenti rimangono sempre in secondo piano, ciò che conta è che gli uomini scoprano la Misericordia di Dio, e si rivolgano a Lui con un desiderio di conversione sincera”. Ricordando come la Spagna sia stata una terra particolarmente feconda di grandi santi, quali ad esempio san Ignazio di Loyola e santa Teresa d’Avila, quale ritiene sia il tratto più caratteristico della spiritualità della suora spagnola, giunta a Roma già nel 1936 e trasferitasi in uno sperduto borgo della campagna umbra nel 1951, e quale l’incidenza di tale figura nella Chiesa attuale e futura?”I Santi, persone profondamente inserite nella storia, mostrano come la santità non sia mai disincarnata. Al tempo stesso la loro figura è universale, oltrepassando i confini del tempo e dello spazio e possedendo una sorprendente modernità, che tuttavia scorre entro gli argini del canale plurisecolare della Chiesa, alimentato dalla sua fonte perenne in Cristo. L’incidenza concreta di Madre Speranza nella Chiesa di oggi e di sempre penso che si possa evidenziare su un doppio binario: da una parte, la sua persona, tutta protesa a compiere la volontà di Dio, assecondando docilmente l’azione dello Spirito Santo nel realizzare il progetto al quale si sentiva chiamata. E, dall’altra, la Famiglia dell’Amore Misericordioso, da lei fondata, depositaria del suo carisma e continuatrice della sua opera. Tutto ciò converge icasticamente nel Santuario di Collevalenza”. Dallo studio degli scritti lasciati da Madre Speranza, alla luce della rivelazione di Dio visto come Padre buono e Amore Misericordioso, qual è lo spessore spirituale che può essere utilizzato dalla Chiesa con un fine pedagogico nel mondo di oggi, dove la pace e la tolleranza tra i popoli corrono seri e gravi pericoli?”Nell’Enciclica Dives in misericordia, Giovanni Paolo II ha scritto: “Quanto più la missione svolta dalla Chiesa si incentra sull’uomo, quanto più è, per così dire, antropocentrica, tanto più essa deve confermarsi e realizzarsi teocentricamente, cioè orientarsi in Gesù Cristo verso il Padre” (n.1). In Madre Speranza c’è un modello compiuto di come mettere in pratica queste parole. La grazia di Dio la spinse in un primo momento verso l’aspetto antropocentrico, manifestando agli uomini la Misericordia di Dio attraverso opere concrete. Basterà ricordare in proposito l’accoglienza di ragazze povere e di orfani di guerra in Spagna e, successivamente, a Roma, la sua opera instancabile di assistenza ai bisognosi nel corso della Seconda Guerra mondiale. Poi, in modo graduale, si è resa sempre più manifesta la dimensione teocentrica o verticale, già esistente fin dall’inizio. I due aspetti, l’Amore di Dio che si riversa sugli uomini, e la risposta dell’uomo che si rivolge a Dio, sono complementari”. Qual è il suo rapporto personale con la figura di Madre Speranza? Ha avuto l’opportunità di conoscerla personalmente? Dopo aver celebrato il ventesimo anniversario della morte di Madre Speranza presso il santuario con una larga e sentita partecipazione di devoti e fedeli, c’è qualche cosa che l’ha colpita di più di quella giornata? “Ho avuto una sola volta l’occasione di conoscerla personalmente. Ero allora molto giovane, e accompagnai un sacerdote anziano che desiderava parlare con la Madre. Fui presente al loro incontro, ma rimasi in silenzio ad ascoltare e il ricordo di quel momento rimane impresso nella mia memoria. Della giornata recentemente trascorsa a Collevalenza mi ha commosso la devozione sincera di tanta gente che si reca al santuario. È da augurarsi che i frutti siano sempre più abbondanti”.

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