san Michele Arcangelo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-michele-arcangelo/ Settimanale di informazione regionale Wed, 30 Sep 2015 13:59:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg san Michele Arcangelo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-michele-arcangelo/ 32 32 Il Palio innova ma… non cambia https://www.lavoce.it/il-palio-innova-ma-non-cambia/ Wed, 30 Sep 2015 13:58:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43551 Un momento del corteo storico durante le celebrazioni per il Palio di San MIchele
Un momento del corteo storico durante le celebrazioni per il Palio di San Michele

Il Palio di san Michele Arcangelo pensa in grande, tenta la svolta, ma, alla fine, resta uguale a se stesso. Questa la sintesi della 38a edizione dei Giochi de le Porte.

Un palio che, da un lato, è volato fino in Cina, con l’esibizione del gruppo sbandieratori di Gualdo Tadino al Festival del turismo di Shangai lo scorso 16 settembre.

Un Palio che ha visto alcune innovazioni introdotte dall’ente Giochi nel corso degli ultimi mesi – all’origine di un notevole strascico di polemiche tra Porta San Facondino e le altre Porte.

Un Palio che, pur osteggiato dalle avverse condizioni del tempo, con un vento gelido che ha caratterizzato tutte e tre le giornate, mettendo in qualche apprensione soprattutto una parte del migliaio di figuranti in leggeri costumi rinascimentali, non è stato bagnato dalla pioggia, come invece già molte altre volte.

Ma, alla fine, nulla di nuovo sotto… il Serrasanta. Premio per il corteo storico – per l’ennesima volta – a Porta San Facondino, grazie a una coreografica e originale rappresentazione del Cantico delle creature di san Francesco, proprio nell’anno dell’enciclica Laudato si’.

Palio, invece, per la tredicesima volta a San Donato, anche se deciso solo all’ultima gara. San Facondino imbattibile nelle gare con gli asini: il velocissimo Indio si permette di infrangere la barriera dei due minuti per il giro del centro storico con il carretto e, pur con la caduta del suo fantino, recupera dall’ultimo posto e dà più di 100 metri di distacco agli altri nella gara della corsa a pelo. Ma non brilla con i tiratori.

San Donato, invece, non brilla con gli asini, ma ha tiratori micidiali e vince entrambe le gare di tiro alla fionda e di tiro con l’arco. Le altre Porte giungono, come negli altri anni, molto attardate e non entrano mai in gara. Pronostici, quindi, ampiamente rispettati, anche se nessuno si attendeva una supremazia così netta dei tiratori giallobianchi e degli asini gialloverdi; cosa che rispecchia un po’ quella che è la storia di questa rievocazione storica, nata nel 1970 come omaggio (anche un po’ ironico) a un’arte – l’allevamento di questi animali da soma – che a Gualdo Tadino nel quartiere della Capezza (quartiere di Porta san Facondino), aveva il suo “centro di formazione”.

Alla fine, però, l’arte di allevare asini e di trasformarli in animali “da corsa” è divenuta un patrimonio anche delle altre Porte in lizza, tanto che in nessuna città dell’Umbria, ma forse d’Italia, questi animali, solitamente derisi e bistrattati, vengono amati, curati e riveriti come a Gualdo Tadino.

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Castello ricorda con affetto don Pierangeli e don Magnani https://www.lavoce.it/castello-ricorda-con-affetto-don-pierangeli-e-don-magnani/ Thu, 06 Mar 2014 13:45:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23268 Un momento dell’esibizione dalla corale Abbatini
Un momento dell’esibizione dalla corale Abbatini

La festa ideata dalla schola cantorum “Anton Maria Abbatini” in vista dei 40 anni dalla scomparsa di don Giuseppe Pierangeli e dei 10 di quella di don Rolando Magnani è stata un successo. Sono state molte, infatti, le persone che hanno partecipato alle iniziative organizzate, sabato 1° marzo nella chiesa di San Michele Arcangelo, dalla stessa parrocchia, assieme alla corale “Abbatini” e alla società rionale “San Giacomo”.

Nel pomeriggio sono state svelate due iscrizioni commemorative di don Rolando e don Giuseppe, affisse all’ingresso della chiesa di San Michele, parrocchia in cui i due sacerdoti svolsero il loro ministero. Nell’occasione il coro “Abbatini” ha eseguito il Salve Pastor, inno composto da don Rolando Magnani in onore di don Giuseppe Pierangeli nel 1945.

Il sindaco Luciano Bacchetta ha invece ricordato alcuni aneddoti legati a don Giuseppe (soprannominato “Tabachino”), e nello svelare le due epigrafi ha aggiunto: “È un’iniziativa che mi tocca anche dal punto di vista umano. Tabachino, per me, è stato un grande maestro di vita. Questi vicoli racchiudono la storia di Città di Castello e abbiamo il dovere di ricordare persone come don Giuseppe e don Rolando, che hanno fatto la storia della nostra città. Queste sono storie che ci appartengono e ricordare tali figure significa anche ricordare la nostra vita e il passato di questa città”.

“Questa – ha invece affermato don Andrea Czortek, attuale parroco di San Michele – è una storia continuata, prima che da me, da don Tonino Rossi. Con questa festa vogliamo ringraziare e fare memoria di due figure importanti, che rappresentano per noi una guida. Ancora oggi – ha continuato, descrivendo la personalità dei due sacerdoti – in molti ricordano degli aneddoti legati a Tabachino, e in tutti si ritrova la carità come aspetto ricorrente. Una carità non tanto predicata ma praticata, in modi semplici, per rispondere a esigenze concrete dei parrocchiani. Di don Rolando, invece, è bene ricordare come sia stato insieme uomo di fede e di scienza. Insegnante di matematica in seminario, don Rolando era anche appassionato di musica e intendeva l’arte come un percorso con cui avvicinarsi al bello e a Dio”.

La serata è poi proseguita con una celebrazione eucaristica officiata dal Vescovo, e un concerto della corale “Anton Maria Abbatini”. Quest’ultima ha animato la messa con brani composti da don Rolando, e al termine ha eseguito altre 5 composizioni del sacerdote che fondò il coro nel 1931, sotto l’impulso del beato Carlo Liviero.

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Vittorio Sgarbi scopre un tesoro a Boschetto https://www.lavoce.it/vittorio-sgarbi-scopre-un-tesoro-a-boschetto/ Thu, 10 Oct 2013 11:50:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19991 sgarbi-StatuaHa lasciato il segno la visita a Gualdo Tadino del critico d’arte Vittorio Sgarbi in occasione del Palio di San Michele Arcangelo. E specialmente in due frazioni gualdesi, visitate entrambe nella tarda serata (per non dire nottata) di sabato scorso, 28 settembre. In primo luogo a Boschetto, dove Sgarbi ha scoperto che quella che si credeva una statua di san Giovanni Battista è in realtà un Cristo benedicente nel 1548 da Nerone da San Sepolcro, allievo di Michelangelo. Il noto critico ha raccomandato al parroco don Francesco Pascolini, all’assessore alla Cultura Simona Vitali e alla direttrice del Polo museale, Catia Monacelli, di restaurare la preziosa statua: tornerà egli stesso ad inaugurarla l’anno prossimo, in occasione dei Giochi de le Porte, probabilmente nell’ambito di una mostra su Nerone da San Sepolcro, autore di cui Sgarbi stesso possiede molti pezzi. Oltre a ciò, ha raccomandato la direttrice del Museo di esporre la statua presso il Museo della Rocca Flea, sistemazione sicuramente più sicura ed evidente per un capolavoro del genere. La seconda frazione gualdese, in cui Sgarbi è piombato nel cuore della notte, è stata San Pellegrino, dove si trovano alcuni preziosi cicli di affreschi, di scuola marchigiana e di Matteo da Gualdo, databili fra la metà del XIV e la fine del XV secolo. “Era passata la mezzanotte quando è arrivato a visitare le nostre due chiese” ci racconta il parroco don Luigi Merli. “È rimasto davvero ammirato dalla bellezza di alcuni affreschi, specialmente quelli di Matteo da Gualdo, di cui è un grande estimatore. Ci ha fatto i complimenti per come sono tenute le chiese, in particolare la più piccola, nella quale si è soffermato a lungo a contemplare le opere d’arte.” Poi, sempre nel cuore della notte, ha accettato la generosa ospitalità dei sampellegrinesi, bevendo un tè alle 2 e facendo un’allegra spaghettata alle 4 del mattino. Due episodi che hanno definitivamente convinto i gualdesi dell’opportunità di un rilancio in chiave turistica della città.

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A Gualdo Tadino… Palio bagnato, Palio fortunato https://www.lavoce.it/a-gualdo-tadino-palio-bagnato-palio-fortunato/ Thu, 03 Oct 2013 13:28:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19483 La festa dei vincitori
La festa dei vincitori

Un Palio davvero ricco di sorprese, quello di quest’anno a Gualdo Tadino. Si è aperto, venerdì scorso 27 settembre, con un caldo quasi estivo; è proseguito, sabato sera, con una serata tiepida e con un bagno di folla; ma domenica ha forse conosciuto una delle giornate peggiori dal punto di vista del meteo, con una pioggia incessante, un autentico diluvio, nonostante il quale tutto si è concluso bene, senza incidenti per uomini e animali. Nel complesso un buon successo.

Sabato 28, dopo il pomeriggio di gare e di prove, di fronte a un pubblico numeroso quanto mai, il Corteo storico delle quattro Porte, forse il momento più spettacolare e rievocativo dell’intera manifestazione, ha dato veramente il meglio di sé. A imporsi, quest’anno, il corteo di porta San Facondino, dedicato alla “caccia”, ricostruita nei minimi particolari e con abiti che hanno veramente convinto i giurati. Poi la cerimonia ufficiale di apertura dei Giochi, con la presenza del critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha infiammato la folla dei portaioli con un discorso in cui si è scagliato, senza mezze misure, contro il ministro Brambilla e il suo progetto di vietare i Palii con animali, prima di fare le sue proverbiali “visite notturne” nelle chiese di San Pellegrino e Boschetto, dove si è soffermato a contemplare i cicli di affreschi fino alle prime ore del mattino, accompagnato dai rispettivi parroci, cui ha espresso l’ammirazione per le opere d’arte delle due chiese.

Domenica 29, poi, si è proseguito con il ricevimento delle delegazioni d’onore delle città di Norcia, di Audun-le-Tiche, e delle città polacche di Duszniki-Zdroij e Krosno e del Comune di Bra, tutte gemellate con Gualdo Tadino. Ma, poi, di pomeriggio, il tempo ha davvero reso difficile ogni cosa, rischiando di rovinare tutto. Quasi 50 mm di pioggia, freddo e vento, in poco hanno messo a dura prova l’organizzazione e hanno reso ognuna delle quattro gare del Palio di San Michele Arcangelo un’autentica impresa d’Ercole sia per gli arcieri e i frombolieri, sia, soprattutto, per gli asini che, pur scivolando sull’asfalto e il selciato allagati dalla pioggia, hanno dimostrato una grinta insospettabile. Nessun incidente e organizzazione perfetta. Al di là delle aspettative. Al termine, secondo trionfo consecutivo per porta San Facondino, che vince sia il premio per il corteo sia il Palio. E il rogo finale della Bastola, con attorno i portaioli intirizziti ma entusiasti, rimarrà davvero nella storia.

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Con il legno e con la passione… l’arte di Rolando Chiaraluce https://www.lavoce.it/con-il-legno-e-con-la-passione-larte-di-rolando-chiaraluce/ Thu, 19 Sep 2013 13:20:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19122 Alcune delle opera di tarsia lignea di Rolando Chiaraluce esposte alla mostra
Alcune delle opera di tarsia lignea di Rolando Chiaraluce esposte alla mostra

Il lavoro dura ore. Giorni e giorni passati prima a scegliere il soggetto da rappresentare, poi si fa il disegno e, cosa più importante, si cerca il legno più adatto, l’essenza giusta, con quel colore particolare o quei nodi che meglio si prestano a rappresentare quella parte del disegno. E poi la mano esperta dell’incisore fa il resto.

Sono ormai diversi anni che Rolando Chiaraluce, perugino Doc, prima falegname e oggi intarsiatore – anzi artista, come ormai in tanti lo definiscono – si dedica con amore e passione a incidere il legno, un lavoro certosino che lo ha portato a realizzare diversi quadri unendo uno accanto all’altro vari tasselli di legno (tarsie) dello spessore di pochi millimetri per creare scorci della sua città, Perugia, e dell’Umbria, nonché immagini sacre che ricalcano opere pittoriche famose di grandi artisti.

Presso il Centro servizi camerali “Galeazzo Alessi” di via Mazzini a Perugia, dal 12 settembre sono esposte alcune delle sue produzioni principali, vere opere d’arte. Tanti gli scorci di Perugia: c’è l’arco etrusco, Sant’Ercolano, porta San Girolamo, il tempio di San Michele arcangelo, Corciano, Todi, Preggio. E poi paesaggi innevati, Eurochocolate, Umbria Jazz.

La produzione più numerosa riguarda i soggetti sacri: la Madonna delle Grazie della cattedrale di Perugia, opere del Perugino, la Madonna con Bambino copia di quella realizzata da don Nello Palloni, suo amico, per l’ospedale di Santa Maria della Misericordia di Perugia. C’è anche un ritratto di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Crocifissioni bellissime. Grazie alla scelta di determinate tarsìe, Chiaraluce riesce a creare sfumature, profondità, prospettive inaspettate. Qua e là il tocco del pennello, per un po’ di colore.

Tutto è iniziato sessant’anni fa, all’età di 12 anni, in una via del centro di Perugia, lavorando con il padre falegname. Poi gli studi all’istituto d’arte “Bernardino di Betto”, abbandonati dopo poco per aiutare il padre nella lavorazione di mobili su misura per le famiglie della città.

La passione, però, è rimasta sempre viva in lui. Oggi, in età ormai più che matura, con più tempo a disposizione e con una grande esperienza alle spalle, “le sue capacità artistiche e la sua sensibilità, già presenti in lui – ha detto il curatore della mostra Guido Buffoni – sono esplose interpretando, non copiando, le opere che più lo colpiscono”. C’è stato anche il tempo di proseguire gli studi per diventare maestro d’arte. La mostra si chiuderà il 22 settembre.

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Riaperta San Michele arcangelo https://www.lavoce.it/riaperta-san-michele-arcangelo/ Thu, 19 Sep 2013 11:37:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19092 La chiesa di San Michele arcangelo
La chiesa di San Michele arcangelo

Domenica 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, con una solenne messa è stata riaperta al culto la chiesa di S. Michele Arcangelo in Acquaiura di Spoleto, inagibile a seguito dei danni causati dal terremoto del 1997. La celebrazione è stata presieduta dal parroco mons. Eugenio Bartoli e vi hanno partecipato, nonostante il maltempo, un gran numero di persone. Gli abitanti di Acquaiura, avendo perso ogni speranza di poter usufruire dei contributi regionali, considerato l’attaccamento alla chiesa, si sono tassati in maniera consistente, integrando così il fondo messo a disposizione dal parroco per la messa in sicurezza dell’edificio di culto. Rimangono ora da restaurare gli affreschi conservati all’interno. Alla festa erano presenti anche il vice sindaco di Spoleto Stefano Lisci, il comandante della Polizia municipale Vincenzo Russo, e il consigliere comunale Enzo Alleori, saliti nella frazione spoletina anche per l’inaugurazione del restauro della fontana del paese.

La prima notizia dell’esistenza della chiesa viene dai registri delle decime del contando di Spoleto raccolte da Pietro Sella nel Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Umbria (Città del Vaticano, 1952), che riporta la villa di Acquaiura in cartografia con il simbolo della chiesa. Successivamente l’edificio di culto viene citato nella Visita pastorale del Pelosius (seconda metà del 1300) come Sant’Angelo di Acquviuola, antico toponimo della località, facente parte della Pievana di San Pietro in Montanis e dotata di curato.

Più tardi la si trova nel catasto del 1401 nel repertorio degli enti ecclesiastici ed ospedali: possedeva ben 28 appezzamenti di terreno, tra boschi, vigne e terre coltivate o al sodo. Si trattava quindi di una chiesa piuttosto importante nonostante la posizione decentrata. La chiesa è registrata anche nel catasto del 1545, quando conta ancora numerosi possedimenti.

È verosimile che la sua forma attuale sia il frutto dell’ampliamento di una chiesa più piccola corrispondente all’ambiente di ingresso, che appare, infatti, come un organismo autonomo per l’impianto murario, per il diverso orientamento (nord-sud) e per lo stacco nel disegno della pavimentazione. Probabilmente il nucleo originario della chiesa era una piccola edicola votiva con abside e altare, chiusa da una cancellata lignea (ancora presente), come ne esistono molte nel territorio. Probabilmente intorno alla metà del 1500 fu costruita la navata della chiesa attuale.

Gli affreschi che decorano il presbiterio – che necessitano di un restauro – riportano una iscrizione con i nomi dei santesi che ne curarono l’esecuzione: due personaggi vissuti nella seconda metà del ‘500. Sulla base dell’analisi stilistica e dei confronti con altri lavori, sono attribuibili al pittore spoletino Piermatteo Gigli, mentre quelli della cappellina della Vergine sembrano della scuola dello Spagna.

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Lippiano è di nuovo la “casa” di Pia Tavernelli https://www.lavoce.it/lippiano-e-di-nuovo-la-casa-di-pia-tavernelli/ Thu, 25 Jul 2013 12:51:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18387 Un momento della celebrazione (alla sx del celebrante, l’urna con i resti di Pia)
Un momento della celebrazione (alla sx del celebrante, l’urna con i resti di Pia)

Don Domenico Pieracci, parroco di Lippiano ed ex alunno di Pia Tavernelli – all’epoca insegnante elementare nel paese -, durante la celebrazione eucaristica ha voluto sintetizzare la vita di Pia con una citazione presa a prestito da sant’Agostino. Nelle Confessioni, il Santo di Ippona chiede al Signore: “Ti supplico, dimmi cosa sei per me”, e prosegue: “Correrò dietro questa voce e ti troverò”. La vita di questa donna – ha ricordato mons. Pieracci – è stata una corsa appassionata dietro il Signore. Prima come suora della congregazione delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore. Suor Angelica dell’Immacolata, questo il suo nome da religiosa, scoprì Gesù, presente e vivo, in una cappella rovinata e poco frequentata. L’obbedienza professata nella congregazione religiosa si trasformò nella scelta di rimanere nel piccolo paese e di inserirsi attivamente nella sua realtà socio-ecclesiale. Incomincia con la catechesi ai bambini della scuola, poi è la volta dei giovani e successivamente delle famiglie. E sente viva la mancanza di una chiesa a Lippiano. Il 29 settembre 1933, festa del patrono di Lippiano san Michele Arcangelo, Pia Tavernelli, riordinando l’altare, si accorge di tracce evidenti di piccoli animali passati dentro il tabernacolo. Intuì che doveva occuparsi della ricostruzione della chiesa, che viene consacrata il 29 settembre 1945 dal vescovo diocesano mons. Filippo Maria Cipriani. Oggi la chiesa, grazie al contributo della Cei, dei fedeli e pure delle Spigolatrici, è interessata da lavori di ristrutturazione. A Lippiano, Pia fonda l’istituto secolare Spigolatrici della Chiesa. L’intuizione si fa chiara l’8 dicembre 1936, festa dell’Immacolata. Ne parla con i superiori del suo istituto e chiede di lasciare la congregazione allo scadere dei suoi voti semplici, nell’ottobre 1937. Ma viene consigliata a rimanere. Devono passare dieci anni per avere il primo “sì” della Chiesa; l’intuizione non è compresa, è ritenuta inutile e forse pericolosa, e quindi è fortemente contrastata.

Nel dicembre 1945 Pia Tavernelli si reca a Roma con il permesso del vescovo Cipriani e viene ricevuta da mons. Pasetto, allora segretario della Sacra congregazione dei religiosi. L’indulto le viene concesso l’11 settembre 1946. Nel rispetto per l’autorità ecclesiastica, Pia attende l’autorizzazione del vescovo Cipriani per procedere a dare vita alla sua intuizione. E il permesso giunge il 24 giugno 1947. Il Vescovo di Città di Castello approva l’istituto come pia unione con decreto dell’8 dicembre 1949, quando le Spigolatrici sono arrivate al numero di 12. Pia lascia Lippiano nel ’49 per Città di Castello, dove abita con Assuntina Rivi. Da allora la diocesi avrà sempre una presenza di Spigolatrici della Chiesa. Nel 1953, insieme ad altre ragazze che si sono unite a lei, si reca a Foligno, chiamata dal Vescovo a sostegno di alcune attività diocesane. Nel 1954 Pietro Fiordelli, nominato vescovo di Prato, chiama nella sua diocesi le Spigolatrici per gestire la casa di esercizi alla villa San Leonardo al Palco. E Pia ben presto si porta a Prato dove l’istituto, l’8 dicembre 1967, viene eretto come istituto secolare di diritto diocesano e nel 1973 ne vengono approvate le Costituzioni. Non sono mai state numerosissime le Spigolatrici; eppure insieme hanno voluto ringraziare il Signore per il dono di Pia che Egli ha fatto alla Chiesa. Nella cappella di Lippiano non sono mancati i saluti del vescovo mons. Cancian, presente spiritualmente alla celebrazione, delle autorità civili del Comune di Monte Santa Maria Tiberina e di tanti fedeli che hanno conosciuto Pia e le Spigolatrici della Chiesa. I resti mortali di Pia sono stati collocati in un’urna ricoperta da un telo ricamato con numerose spighe. Quell’intuizione di Pia non si è esaurita. Mentre lei corre a contemplare l’Onnipotente, le Spigolatrici corrono ad incontrare il Signore, “chiamate a cambiare il mondo dal di dentro”.

Nelle parole di Pia

“E misi i voti e fui rimandata a Lippiano. Sognavo di andare in una terra lontana per dedicarmi ai fratelli più bisognosi e invece mi si lasciò nel piccolo paese dove insegnavo. Fu dopo questa obbedienza, che mi costò moltissimo, che feci la più grande scoperta, per una luce interiore credo dello Spirito santo. In una piccola e rovinata cappella in fondo al paese ci stava Gesù nella sua realtà di uomo-Dio. Ogni mattina rinnovava per me e per tutti il Suo sacrificio sull’altare e giorno e notte rimaneva lì, presente, ad attenderci, e quasi nessuno andava a trovarlo”. Proprio quella cappella sabato scorso ha accolto i resti mortali di Pia Tavernelli (16 agosto 1906 – 23 agosto 2001), autrice di queste righe introduttive, che a Lippiano fondò l’istituto delle Spigolatrici della Chiesa. Ora in questo paese al confine con la Toscana, sono stati riportati perché vi riposino nel cimitero locale.

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