san Giuseppe Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-giuseppe/ Settimanale di informazione regionale Thu, 16 Mar 2023 13:06:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg san Giuseppe Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-giuseppe/ 32 32 Due giornate di preghiera in Cattedrale in occasione della festa di San Giuseppe https://www.lavoce.it/due-giornate-di-preghiera-in-cattedrale-in-occasione-della-festa-di-san-giuseppe/ https://www.lavoce.it/due-giornate-di-preghiera-in-cattedrale-in-occasione-della-festa-di-san-giuseppe/#respond Thu, 16 Mar 2023 12:59:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70826 statua di san giuseppe, cappella omonima della cattedrale di perugia

Viene riproposta anche quest'anno, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la celebrazione della festa di San Giuseppe, dopo quella del 2022, l’anno dedicato da Papa Francesco alla figura del padre putativo di Gesù.

Il Sant’Anello da 550 anni a Perugia

Ad organizzare due giornate di preghiera in Cattedrale, sabato 18 e domenica 19 marzo, è la Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, dando la possibilità ai fedeli di venerare da vicino il Sant’Anello, come annuncia l’avvocato Roberto Tittarelli, priore della Confraternita.

"L'antico oggetto mariano custodito in Cattedrale -spiega- esattamente da cinquecentocinquanta anni (era il 1473 quando fu portato a Perugia da Chiusi) con cui, secondo la tradizione, la Vergine Maria fu promessa sposa a San Giuseppe".

Un evento emozionante

"Quest'anno, poi, sarà ancora più emozionante venerare il Sant’Anello -sottolinea il priore della Confraternita- sapendo che si trova a poca distanza, in mostra, nella Galleria Nazionale dell’Umbria, il dipinto dello Sposalizio della Vergine del Perugino, ritornato a Perugia due secoli dopo la requisizione napoleonica, in occasione del V Centenario della morte del Divin Pittore (1523-2023), commissionato all’inizio del’500 dalla nostra Confraternita per essere esposto nell’omonima cappella della Cattedrale dove era, ed è tuttora, conservato l'anello nuziale della Vergine".

Il forte richiamo alla famiglia

"Il legame tra questo venerato oggetto mariano e lo splendido dipinto dello Sposalizio della Vergine -commenta l’avvocato Tittarelli- è un forte e diretto richiamo alla famiglia che è al centro della vita cristiana. Come insegna Papa Francesco, la famiglia è chiamata ad essere una piccola chiesa domestica. San Giuseppe rappresenta certamente una figura di riferimento. La sua obbedienza e fiducia in Dio, oltre la sua mitezza, docilità, pazienza e sapienza, costituiscono punti fermi che devono guidare tutte le coppie, specie in questo periodo in cui la famiglia sembra subire continui attacchi".

Il programma delle giornate dedicate a San Giuseppe

Il programma delle due giornate dedicate a San Giuseppe prevede sabato 18, alle ore 17.30, l’esposizione del Sant’Anello e a seguire, alle ore 18, la celebrazione della messa vespertina presieduta dall'arcivescovo Ivan Maffeis. Durante la celebrazione le coppie di sposi potranno rinnovare le loro promesse matrimoniali oltre a ricevere una benedizione speciale per la famiglia. Domenica 19, per tutto il giorno sarà possibile raccogliersi in preghiera dinanzi al Sant’Anello, esposizione animata dall’omonima Confraternita, e partecipare alle consuete celebrazioni eucaristiche festive che si tengono in Cattedrale.

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statua di san giuseppe, cappella omonima della cattedrale di perugia

Viene riproposta anche quest'anno, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la celebrazione della festa di San Giuseppe, dopo quella del 2022, l’anno dedicato da Papa Francesco alla figura del padre putativo di Gesù.

Il Sant’Anello da 550 anni a Perugia

Ad organizzare due giornate di preghiera in Cattedrale, sabato 18 e domenica 19 marzo, è la Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, dando la possibilità ai fedeli di venerare da vicino il Sant’Anello, come annuncia l’avvocato Roberto Tittarelli, priore della Confraternita.

"L'antico oggetto mariano custodito in Cattedrale -spiega- esattamente da cinquecentocinquanta anni (era il 1473 quando fu portato a Perugia da Chiusi) con cui, secondo la tradizione, la Vergine Maria fu promessa sposa a San Giuseppe".

Un evento emozionante

"Quest'anno, poi, sarà ancora più emozionante venerare il Sant’Anello -sottolinea il priore della Confraternita- sapendo che si trova a poca distanza, in mostra, nella Galleria Nazionale dell’Umbria, il dipinto dello Sposalizio della Vergine del Perugino, ritornato a Perugia due secoli dopo la requisizione napoleonica, in occasione del V Centenario della morte del Divin Pittore (1523-2023), commissionato all’inizio del’500 dalla nostra Confraternita per essere esposto nell’omonima cappella della Cattedrale dove era, ed è tuttora, conservato l'anello nuziale della Vergine".

Il forte richiamo alla famiglia

"Il legame tra questo venerato oggetto mariano e lo splendido dipinto dello Sposalizio della Vergine -commenta l’avvocato Tittarelli- è un forte e diretto richiamo alla famiglia che è al centro della vita cristiana. Come insegna Papa Francesco, la famiglia è chiamata ad essere una piccola chiesa domestica. San Giuseppe rappresenta certamente una figura di riferimento. La sua obbedienza e fiducia in Dio, oltre la sua mitezza, docilità, pazienza e sapienza, costituiscono punti fermi che devono guidare tutte le coppie, specie in questo periodo in cui la famiglia sembra subire continui attacchi".

Il programma delle giornate dedicate a San Giuseppe

Il programma delle due giornate dedicate a San Giuseppe prevede sabato 18, alle ore 17.30, l’esposizione del Sant’Anello e a seguire, alle ore 18, la celebrazione della messa vespertina presieduta dall'arcivescovo Ivan Maffeis. Durante la celebrazione le coppie di sposi potranno rinnovare le loro promesse matrimoniali oltre a ricevere una benedizione speciale per la famiglia. Domenica 19, per tutto il giorno sarà possibile raccogliersi in preghiera dinanzi al Sant’Anello, esposizione animata dall’omonima Confraternita, e partecipare alle consuete celebrazioni eucaristiche festive che si tengono in Cattedrale.

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Primo maggio. Il primo capitale sono le persone https://www.lavoce.it/primo-maggio-il-primo-capitale-sono-le-persone/ Sun, 01 May 2022 15:49:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66449 Lavoratori cantiere edile, per festa Primo maggio

La Festa dei lavoratori è un’occasione per rafforzare il senso di appartenenza, e anche un momento di gioia: pensiamo al concertone in piazza San Giovanni a Roma. Ma i problemi sono pesanti, e non solo dal punto di vista economico.

Dal dramma delle morti sul lavoro alla cultura della cura è il sottotitolo del messaggio della Cei (Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace) per il Primo maggio, che va a contestualizzare meglio il titolo: La vera ricchezza sono le persone.

“Le conseguenze della crisi economica – scrivono i Vescovi italiani – gravano sulle spalle dei giovani, delle donne, dei disoccupati, dei precari, in un contesto in cui alle difficoltà strutturali si aggiunge un peggioramento della qualità del lavoro... Il nostro primo pensiero va a chi ha perso la vita nel compimento di una professione che costituiva il suo impegno quotidiano, l’espressione della sua dignità e della sua creatività, e anche alle famiglie che non hanno visto far ritorno a casa chi, con il proprio lavoro, le sosteneva amorevolmente. Così come non possono essere dimenticati tutti coloro che sono rimasti all’improvviso disoccupati e, schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita”.

Dopo l’introduzione, alle “contraddizioni del momento presente” è dedicata la prima parte del testo. “Un Paese che cerca di risalire positivamente la china della crisi non può fondare la propria crescita economica sul quotidiano sacrificio di vite umane. Lo scenario che abbiamo davanti è drammatico: nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati Inail), cui si aggiungono quelli ‘ignoti’ perché avvenuti nelle pieghe del lavoro in nero”.

Il panorama globale è però tragico su numerosi versanti: “Il grido di questi nuovi poveri sale da un ampio scenario di umanità dove sussiste una violenza di natura economica, psicologica e fisica in cui le vittime sono soprattutto gli immigrati, lavoratori invisibili e privi di tutele, e le donne, ostaggi di un sistema che disincentiva la maternità e ‘punisce’ la gravidanza col licenziamento”.

Pur senza nominarle espressamente, emergono sullo sfondo le multinazionali: “La crescente precarizzazione costringe molti lavoratori a cambiare spesso mansione, contesto lavorativo e procedure, esponendoli a maggiori rischi. Spesso, inoltre, le mansioni più pericolose sono affidate a cooperative di servizi, con personale mal retribuito, poco formato, assunto con contratti di breve durata, costretto ad operare con ritmi e carichi di lavoro inadeguati”.

La seconda parte del messaggio chiede quindi “responsabilità condivise per una cura della salute del lavoratore”. Da una parte c’è “il valore soggettivo e personale del lavoro, quello che è definito capitale umano”. Dall’altra, deve “la complementarietà tra lavoro e capitale, che supera una antica antinomia attraverso sistemi economici dal volto umano”. Con una finezza, qui non si parla di “capitalismo dal volto umano”, che resta una chimera, bensì di “sistemi economici” di tipo nuovo. Probabilmente si pensa all’economia di comunione (promossa soprattutto dal movimento dei Focolari) e altri modelli alternativi, sviluppati in ambito cattolico anche tramite le ampie iniziative della Economy of Francesco.

In conclusione, “la complessità delle cause e degli eventi richiede un approccio integrale da parte di tutti i soggetti in campo: vanno realizzati interventi di sistema sia a carattere statale, sia a livello aziendale. È fondamentale investire sulla ricerca e sulle nuove tecnologie, sulla formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, ma anche inserire nei programmi scolastici e di formazione professionale la disciplina relativa alla salute e alla sicurezza nel lavoro”.

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Lavoratori cantiere edile, per festa Primo maggio

La Festa dei lavoratori è un’occasione per rafforzare il senso di appartenenza, e anche un momento di gioia: pensiamo al concertone in piazza San Giovanni a Roma. Ma i problemi sono pesanti, e non solo dal punto di vista economico.

Dal dramma delle morti sul lavoro alla cultura della cura è il sottotitolo del messaggio della Cei (Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace) per il Primo maggio, che va a contestualizzare meglio il titolo: La vera ricchezza sono le persone.

“Le conseguenze della crisi economica – scrivono i Vescovi italiani – gravano sulle spalle dei giovani, delle donne, dei disoccupati, dei precari, in un contesto in cui alle difficoltà strutturali si aggiunge un peggioramento della qualità del lavoro... Il nostro primo pensiero va a chi ha perso la vita nel compimento di una professione che costituiva il suo impegno quotidiano, l’espressione della sua dignità e della sua creatività, e anche alle famiglie che non hanno visto far ritorno a casa chi, con il proprio lavoro, le sosteneva amorevolmente. Così come non possono essere dimenticati tutti coloro che sono rimasti all’improvviso disoccupati e, schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita”.

Dopo l’introduzione, alle “contraddizioni del momento presente” è dedicata la prima parte del testo. “Un Paese che cerca di risalire positivamente la china della crisi non può fondare la propria crescita economica sul quotidiano sacrificio di vite umane. Lo scenario che abbiamo davanti è drammatico: nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati Inail), cui si aggiungono quelli ‘ignoti’ perché avvenuti nelle pieghe del lavoro in nero”.

Il panorama globale è però tragico su numerosi versanti: “Il grido di questi nuovi poveri sale da un ampio scenario di umanità dove sussiste una violenza di natura economica, psicologica e fisica in cui le vittime sono soprattutto gli immigrati, lavoratori invisibili e privi di tutele, e le donne, ostaggi di un sistema che disincentiva la maternità e ‘punisce’ la gravidanza col licenziamento”.

Pur senza nominarle espressamente, emergono sullo sfondo le multinazionali: “La crescente precarizzazione costringe molti lavoratori a cambiare spesso mansione, contesto lavorativo e procedure, esponendoli a maggiori rischi. Spesso, inoltre, le mansioni più pericolose sono affidate a cooperative di servizi, con personale mal retribuito, poco formato, assunto con contratti di breve durata, costretto ad operare con ritmi e carichi di lavoro inadeguati”.

La seconda parte del messaggio chiede quindi “responsabilità condivise per una cura della salute del lavoratore”. Da una parte c’è “il valore soggettivo e personale del lavoro, quello che è definito capitale umano”. Dall’altra, deve “la complementarietà tra lavoro e capitale, che supera una antica antinomia attraverso sistemi economici dal volto umano”. Con una finezza, qui non si parla di “capitalismo dal volto umano”, che resta una chimera, bensì di “sistemi economici” di tipo nuovo. Probabilmente si pensa all’economia di comunione (promossa soprattutto dal movimento dei Focolari) e altri modelli alternativi, sviluppati in ambito cattolico anche tramite le ampie iniziative della Economy of Francesco.

In conclusione, “la complessità delle cause e degli eventi richiede un approccio integrale da parte di tutti i soggetti in campo: vanno realizzati interventi di sistema sia a carattere statale, sia a livello aziendale. È fondamentale investire sulla ricerca e sulle nuove tecnologie, sulla formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, ma anche inserire nei programmi scolastici e di formazione professionale la disciplina relativa alla salute e alla sicurezza nel lavoro”.

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Solennità di San Giuseppe, a Perugia la calata del Sant’Anello https://www.lavoce.it/san-giuseppe-perugia/ Sun, 20 Mar 2022 09:52:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65673 san giuseppe perugia

"Per il secondo anno consecutivo ci ritroviamo in questa chiesa cattedrale per far memoria di san Giuseppe, lo sposo della Vergine Maria e padre putativo di Gesù. Mi auguro che questa celebrazione possa diventare per la Chiesa perusino-pievese una vera e propria tradizione. Ringrazio la Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, unitamente all’Ufficio di Pastorale Familiare per aver promosso l’odierna giornata di riflessione e di preghiera". Con questo auspicio il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto la sua omelia pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il pomeriggio del 19 marzo, solennità di san Giuseppe e festa del papà. Solennità, che nella cattedrale perugina, si è aperta con la suggestiva 'calata' del Sant’Anello animata dall’omonima confraternita; la reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe, portata a Perugia sul finire del XV secolo dopo essere stata trafugata nella città di Chiusi. Dopo l’esposizione del Sant’Anello, è seguita la catechesi rivolta alle coppie di fidanzati e di sposi dal titolo: “Figlio perché ci hai fatto questo? L’arte della genitorialità oggi”, tenuta da don Francesco Buono, sacerdote diocesano e teologo. La solennità di san Giuseppe è stata vissuta anche come occasione di preparazione alla X Giornata mondiale delle famiglie (Roma, 22-26 giugno), in un tempo di speranza e rinascita per riflettere sull’“amore familiare: vocazione e via di santità”.

Famiglia nido d'amore

L’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, a fine celebrazione, ha voluto lasciare un segno della giornata a ciascun padre, una bottiglietta con l'acqua benedetta e un'immagine con preghiera a San Giuseppe. "Un segno – hanno spiegato i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare – che vuole riportare nelle case l'abitudine alla benedizione in famiglia, soprattutto del padre verso i figli, magari al mattino prima di cominciare le 'corse' quotidiane o al momento di andare a letto per terminare la giornata riconciliati e sereni. Si ricorda il duplice significato di questo gesto, la benedizione del padre verso i figli e l'affidamento al Padre celeste". Gesto che il cardinale Bassetti ha compiuto al termine della celebrazione nel benedire le famiglie e nel raccogliersi in preghiera dinanzi al Sant’Anello. "La famiglia è per tutti il nido d’amore dove la vita attecchisce – ha sottolineato il presule nell’omelia –; va perciò costruita su quel modello d’amore che è la santa famiglia di Nazareth, e va vissuta come piccola chiesa, plasmata sullo stesso modello trinitario da cui la Chiesa deriva. L’educazione dei figli è poi la grande fatica che i genitori devono affrontare. Anche Maria e Giuseppe ebbero a che fare con il richiamo educativo riguardo a Gesù… Eppure Gesù era il figlio di Dio, ma nell’ordine umano, la mamma, era mamma anche per Lui". Bassetti ha avuto parole di incoraggiamento anche per i fidanzati: "Voi fate un serio catecumenato, e cioè un vero cammino di fede prima di accedere al sacramento del matrimonio, che vi dà la grazia per essere ministri e comunicatori con Dio della vita. La comunità ecclesiale deve avere molta cura nei vostri confronti, educandovi alla conoscenza del 'mistero grande' insito nel matrimonio (Ef 5,32), anche con il ricorso agli strumenti che garantiscono l’esperienza religiosa: la preghiera, i sacramenti, la vita di grazia, il rispetto reciproco, oltre alla castità che deve precedere il matrimonio cristiano".

L'aiuto di Giuseppe per la pace

"Quanto conforto, soprattutto in questi giorni di guerra, ci dà sapere che non siamo abbandonati a noi stessi, che le nostre preghiere sono ascoltate, che Dio vede e interviene - ha detto il cardinale, nel commentare le letture -. Dio guida la storia, ma solo lui conosce i tempi in cui agire. Anzi, come si legge nel brano del Vangelo, Dio sa attendere, e aspetta che l’albero infruttuoso porti frutti in avvenire. Quanto sono forti e impegnative, però, le parole che Gesù rivolge a coloro che avevano assistito alla tragedia di alcuni rivoltosi uccisi da Ponzio Pilato: 'Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo'. Questo appello, che vale per tutti noi, e in particolare in questo tempo di Quaresima, fa sentire tutta la sua forza proprio nel contesto dell’invasione dell’Ucraina. In quale senso potremmo mettere in atto la conversione che ci può salvare?". Si è chiesto il cardinale Bassetti dando, nel contempo, la risposta: "Ci viene in aiuto Giuseppe. Lui è anzitutto l’uomo 'giusto', come lo definisce l’evangelista Matteo (cf. Mt 1,19). La giustizia è il presupposto per la pace, e senza di essa non ci può essere pace vera. In questa guerra così atroce chiediamo a Dio di suscitare persone che, illuminate dal suo Spirito, sappiano costruire la pace. Chiediamo a san Giuseppe di proteggere la Chiesa tutta e in particolare le famiglie dell’Ucraina. Chiediamo alla Vergine Maria, Regina della Pace, di aiutarci a costruire la pace e ad ascoltare la voce del suo Figlio Gesù". [gallery ids="65676,65677,65675,65674"]]]>
san giuseppe perugia

"Per il secondo anno consecutivo ci ritroviamo in questa chiesa cattedrale per far memoria di san Giuseppe, lo sposo della Vergine Maria e padre putativo di Gesù. Mi auguro che questa celebrazione possa diventare per la Chiesa perusino-pievese una vera e propria tradizione. Ringrazio la Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, unitamente all’Ufficio di Pastorale Familiare per aver promosso l’odierna giornata di riflessione e di preghiera". Con questo auspicio il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto la sua omelia pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il pomeriggio del 19 marzo, solennità di san Giuseppe e festa del papà. Solennità, che nella cattedrale perugina, si è aperta con la suggestiva 'calata' del Sant’Anello animata dall’omonima confraternita; la reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe, portata a Perugia sul finire del XV secolo dopo essere stata trafugata nella città di Chiusi. Dopo l’esposizione del Sant’Anello, è seguita la catechesi rivolta alle coppie di fidanzati e di sposi dal titolo: “Figlio perché ci hai fatto questo? L’arte della genitorialità oggi”, tenuta da don Francesco Buono, sacerdote diocesano e teologo. La solennità di san Giuseppe è stata vissuta anche come occasione di preparazione alla X Giornata mondiale delle famiglie (Roma, 22-26 giugno), in un tempo di speranza e rinascita per riflettere sull’“amore familiare: vocazione e via di santità”.

Famiglia nido d'amore

L’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, a fine celebrazione, ha voluto lasciare un segno della giornata a ciascun padre, una bottiglietta con l'acqua benedetta e un'immagine con preghiera a San Giuseppe. "Un segno – hanno spiegato i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare – che vuole riportare nelle case l'abitudine alla benedizione in famiglia, soprattutto del padre verso i figli, magari al mattino prima di cominciare le 'corse' quotidiane o al momento di andare a letto per terminare la giornata riconciliati e sereni. Si ricorda il duplice significato di questo gesto, la benedizione del padre verso i figli e l'affidamento al Padre celeste". Gesto che il cardinale Bassetti ha compiuto al termine della celebrazione nel benedire le famiglie e nel raccogliersi in preghiera dinanzi al Sant’Anello. "La famiglia è per tutti il nido d’amore dove la vita attecchisce – ha sottolineato il presule nell’omelia –; va perciò costruita su quel modello d’amore che è la santa famiglia di Nazareth, e va vissuta come piccola chiesa, plasmata sullo stesso modello trinitario da cui la Chiesa deriva. L’educazione dei figli è poi la grande fatica che i genitori devono affrontare. Anche Maria e Giuseppe ebbero a che fare con il richiamo educativo riguardo a Gesù… Eppure Gesù era il figlio di Dio, ma nell’ordine umano, la mamma, era mamma anche per Lui". Bassetti ha avuto parole di incoraggiamento anche per i fidanzati: "Voi fate un serio catecumenato, e cioè un vero cammino di fede prima di accedere al sacramento del matrimonio, che vi dà la grazia per essere ministri e comunicatori con Dio della vita. La comunità ecclesiale deve avere molta cura nei vostri confronti, educandovi alla conoscenza del 'mistero grande' insito nel matrimonio (Ef 5,32), anche con il ricorso agli strumenti che garantiscono l’esperienza religiosa: la preghiera, i sacramenti, la vita di grazia, il rispetto reciproco, oltre alla castità che deve precedere il matrimonio cristiano".

L'aiuto di Giuseppe per la pace

"Quanto conforto, soprattutto in questi giorni di guerra, ci dà sapere che non siamo abbandonati a noi stessi, che le nostre preghiere sono ascoltate, che Dio vede e interviene - ha detto il cardinale, nel commentare le letture -. Dio guida la storia, ma solo lui conosce i tempi in cui agire. Anzi, come si legge nel brano del Vangelo, Dio sa attendere, e aspetta che l’albero infruttuoso porti frutti in avvenire. Quanto sono forti e impegnative, però, le parole che Gesù rivolge a coloro che avevano assistito alla tragedia di alcuni rivoltosi uccisi da Ponzio Pilato: 'Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo'. Questo appello, che vale per tutti noi, e in particolare in questo tempo di Quaresima, fa sentire tutta la sua forza proprio nel contesto dell’invasione dell’Ucraina. In quale senso potremmo mettere in atto la conversione che ci può salvare?". Si è chiesto il cardinale Bassetti dando, nel contempo, la risposta: "Ci viene in aiuto Giuseppe. Lui è anzitutto l’uomo 'giusto', come lo definisce l’evangelista Matteo (cf. Mt 1,19). La giustizia è il presupposto per la pace, e senza di essa non ci può essere pace vera. In questa guerra così atroce chiediamo a Dio di suscitare persone che, illuminate dal suo Spirito, sappiano costruire la pace. Chiediamo a san Giuseppe di proteggere la Chiesa tutta e in particolare le famiglie dell’Ucraina. Chiediamo alla Vergine Maria, Regina della Pace, di aiutarci a costruire la pace e ad ascoltare la voce del suo Figlio Gesù". [gallery ids="65676,65677,65675,65674"]]]>
Celebrazione nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia per la solennità di San Giuseppe https://www.lavoce.it/celebrazione-nella-cattedrale-di-san-lorenzo-a-perugia-per-la-solennita-di-san-giuseppe/ Thu, 17 Mar 2022 14:45:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65584 San Giuseppe

Si pregherà anche per le famiglie ucraine alle prese con la guerra, causa di tante morti, violenze, distruzioni e divisioni forzate di centinaia di migliaia di nuclei familiari (padri al fronte; madri e figli profughi all’estero), alla solennità di San Giuseppe e alla festa del papà di sabato 19 marzo, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare e dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello. L’appuntamento è per sabato pomeriggio, a partire dalle ore 15.30, con il suggestivo rito della calata del Sant’Anello.

"Si tratta della reliquia, molto venerata nella nostra città, ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a San Giuseppe -ricorda l’avvocato Roberto Tittarelli, priore dell’omonima confraternita, nel precisare che- la sua esposizione alla venerazione dei fedeli, del 19 marzo, è straordinaria in quanto tradizionalmente la calata avviene due volte all’anno: il 29 luglio, data storica che raccoglieva i pellegrini che si recavano ad Assisi per la festa del Perdono (2 agosto); in occasione della festa della Madonna delle Grazie (12 settembre).

Dinanzi al Sant’Anello per pregare San Giuseppe per le famiglie ed invocare la pace

Quest’anno -prosegue Tittarelli- è particolarmente significativo raccogliersi in preghiera dinanzi alla reliquia del Sant’Anello per invocare la protezione divina, attraverso l’intercessione di Maria e di Giuseppe, per tutte le famiglie in grave difficoltà e sofferenza per la guerra e per la pandemia e per la crisi sociale ed economico-occupazionale che esse comportano. Ancora una volta è la famiglia, la cellula primaria, pulsante della società ad essere messa a durissima prova. Lo vediamo con la guerra: tra le numerose vittime i bambini e le madri, diverse anche gestanti".

In cosa consiste la calata del Sant’Anello?

 A rispondere è il priore Tittarelli

"E’ la discesa -spiega- dell’antico prezioso reliquiario di argento e rame conservato in una cassaforte posta a otto metri d’altezza sopra l’altare della cappella del Sant’Anello. La cassaforte è protetta da una serie di grate e sportelli in metallo che vengono aperti con 14 chiavi in possesso delle autorità municipali (sette) e religiose (cinque), del Nobile Collegio del Cambio e del Collegio della Mercanzia (una ciascuna), a testimonianza dell’importanza di questa reliquia non solo religiosa ma per l’intera storia civile della città di Perugia".

Una catechesi per fidanzati e sposi

Subito dopo la calata, alle ore 15.45, ci sarà una catechesi di don Francesco Buono, sacerdote diocesano e teologo, dal titolo: Figlio perché ci hai fatto questo? L’arte della genitorialità oggi, rivolte alle coppie di fidanzati e di sposi.

Seguirà alle ore 18 la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, dedicata ai padri, che si concluderà con la benedizione del presule alle famiglie.

Al termine della celebrazione, il Sant’Anello sarà riposto all’interno della cassaforte. La solennità di san Giuseppe è un’occasione importante per prepararsi alla X Giornata mondiale delle famiglie, vissuta in un tempo di speranza e rinascita per riflettere su L’amore familiare: vocazione e via di santità".

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San Giuseppe

Si pregherà anche per le famiglie ucraine alle prese con la guerra, causa di tante morti, violenze, distruzioni e divisioni forzate di centinaia di migliaia di nuclei familiari (padri al fronte; madri e figli profughi all’estero), alla solennità di San Giuseppe e alla festa del papà di sabato 19 marzo, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare e dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello. L’appuntamento è per sabato pomeriggio, a partire dalle ore 15.30, con il suggestivo rito della calata del Sant’Anello.

"Si tratta della reliquia, molto venerata nella nostra città, ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a San Giuseppe -ricorda l’avvocato Roberto Tittarelli, priore dell’omonima confraternita, nel precisare che- la sua esposizione alla venerazione dei fedeli, del 19 marzo, è straordinaria in quanto tradizionalmente la calata avviene due volte all’anno: il 29 luglio, data storica che raccoglieva i pellegrini che si recavano ad Assisi per la festa del Perdono (2 agosto); in occasione della festa della Madonna delle Grazie (12 settembre).

Dinanzi al Sant’Anello per pregare San Giuseppe per le famiglie ed invocare la pace

Quest’anno -prosegue Tittarelli- è particolarmente significativo raccogliersi in preghiera dinanzi alla reliquia del Sant’Anello per invocare la protezione divina, attraverso l’intercessione di Maria e di Giuseppe, per tutte le famiglie in grave difficoltà e sofferenza per la guerra e per la pandemia e per la crisi sociale ed economico-occupazionale che esse comportano. Ancora una volta è la famiglia, la cellula primaria, pulsante della società ad essere messa a durissima prova. Lo vediamo con la guerra: tra le numerose vittime i bambini e le madri, diverse anche gestanti".

In cosa consiste la calata del Sant’Anello?

 A rispondere è il priore Tittarelli

"E’ la discesa -spiega- dell’antico prezioso reliquiario di argento e rame conservato in una cassaforte posta a otto metri d’altezza sopra l’altare della cappella del Sant’Anello. La cassaforte è protetta da una serie di grate e sportelli in metallo che vengono aperti con 14 chiavi in possesso delle autorità municipali (sette) e religiose (cinque), del Nobile Collegio del Cambio e del Collegio della Mercanzia (una ciascuna), a testimonianza dell’importanza di questa reliquia non solo religiosa ma per l’intera storia civile della città di Perugia".

Una catechesi per fidanzati e sposi

Subito dopo la calata, alle ore 15.45, ci sarà una catechesi di don Francesco Buono, sacerdote diocesano e teologo, dal titolo: Figlio perché ci hai fatto questo? L’arte della genitorialità oggi, rivolte alle coppie di fidanzati e di sposi.

Seguirà alle ore 18 la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, dedicata ai padri, che si concluderà con la benedizione del presule alle famiglie.

Al termine della celebrazione, il Sant’Anello sarà riposto all’interno della cassaforte. La solennità di san Giuseppe è un’occasione importante per prepararsi alla X Giornata mondiale delle famiglie, vissuta in un tempo di speranza e rinascita per riflettere su L’amore familiare: vocazione e via di santità".

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Nuovo modello di sviluppo e dignità del lavoro in un convegno a Terni https://www.lavoce.it/nuovo-modello-di-sviluppo-e-dignita-del-lavoro-in-un-convegno-a-terni/ Tue, 22 Jun 2021 09:24:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61146 nuovo modello di sviluppo

Un io all’opera: un bene per tutti, idee per un percorso di sviluppo a misura d’uomo è il primo appuntamento del ciclo di eventi per un nuovo modello di sviluppo dell’area ternana, promosso dalla Commissione diocesana Problemi Sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, che si terrà giovedì 24 giugno alle ore 18.30 nei locali della Curia diocesana e in diretta streaming sui canali social Facebook Diocesi di Terni–Narni-Amelia e Youtube Diocesi di Terni–Narni-Amelia.

Al convegno, introdotto da Ermanno Ventura direttore Commissione diocesana Problemi sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, interverranno il vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Giuseppe Piemontese, Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e professore ordinario all’università degli studi di Milano Bicocca, Roberto Morroni vice presidente della Giunta regionale Umbria e assessore alle Politiche agricole e agroalimentari ed alla tutela e valorizzazione ambientale, Sandro Picciolini di A.D. Divania s.r.l. L’incontro sarà moderato da Domenico Salvemini.

L’iniziativa prosegue la serie di eventi diocesani promossi nel quarantennale della visita a Terni di San Giovanni Paolo II e nell’anno speciale di San Giuseppe.

"La memoria della visita a Terni di papa Wojtyla -sottolinea il vescovo Piemontese- col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, al mondo del lavoro, alla città, alla diocesi, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso.

Ciò dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della civitas ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso".

Da San Giovanni Paolo II a Papa Francesco, dalla dignità del lavoro ad un nuovo modello di impresa e l’economia ecosostenibile sono i punti intorno ai quali la commissione diocesana sta elaborando un percorso condiviso per un nuovo sviluppo del territorio.

"Una riflessione che nasce dall’indelebile memoria della visita del Papa Giovanni Paolo II e dalle iniziative e sollecitazioni di Papa Francesco sull’economia circolare, l’ecologia -spiega Ermanno Ventura direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro- sui nuovi modelli di sviluppo e sulla dignità del lavoro.

Questa serie di incontri, fino ad ottobre e novembre 2021, intendono sostenere l’invito del vescovo Piemontese a tutta la comunità civile, istituzionale e religiosa sulla Next-generation TNA quale opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intero territorio capace di avviare un nuovo modello di sviluppo che si coniughi con la dignità del lavoro, sia per creare le condizioni affinché questo territorio sia più adatto e attrattivo per le nuove generazioni, perché trovino la possibilità di lavoro, di vita e di impresa in questa nostra magnifica regione. Tutte le componenti sociali, la stessa Chiesa sollecitata da Papa Francesco dovranno svolgere bene la propria parte evitando contrapposizioni e ritardi, adoperandosi per il bene comune in  armonia e sinergia".

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nuovo modello di sviluppo

Un io all’opera: un bene per tutti, idee per un percorso di sviluppo a misura d’uomo è il primo appuntamento del ciclo di eventi per un nuovo modello di sviluppo dell’area ternana, promosso dalla Commissione diocesana Problemi Sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, che si terrà giovedì 24 giugno alle ore 18.30 nei locali della Curia diocesana e in diretta streaming sui canali social Facebook Diocesi di Terni–Narni-Amelia e Youtube Diocesi di Terni–Narni-Amelia.

Al convegno, introdotto da Ermanno Ventura direttore Commissione diocesana Problemi sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, interverranno il vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Giuseppe Piemontese, Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e professore ordinario all’università degli studi di Milano Bicocca, Roberto Morroni vice presidente della Giunta regionale Umbria e assessore alle Politiche agricole e agroalimentari ed alla tutela e valorizzazione ambientale, Sandro Picciolini di A.D. Divania s.r.l. L’incontro sarà moderato da Domenico Salvemini.

L’iniziativa prosegue la serie di eventi diocesani promossi nel quarantennale della visita a Terni di San Giovanni Paolo II e nell’anno speciale di San Giuseppe.

"La memoria della visita a Terni di papa Wojtyla -sottolinea il vescovo Piemontese- col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, al mondo del lavoro, alla città, alla diocesi, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso.

Ciò dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della civitas ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso".

Da San Giovanni Paolo II a Papa Francesco, dalla dignità del lavoro ad un nuovo modello di impresa e l’economia ecosostenibile sono i punti intorno ai quali la commissione diocesana sta elaborando un percorso condiviso per un nuovo sviluppo del territorio.

"Una riflessione che nasce dall’indelebile memoria della visita del Papa Giovanni Paolo II e dalle iniziative e sollecitazioni di Papa Francesco sull’economia circolare, l’ecologia -spiega Ermanno Ventura direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro- sui nuovi modelli di sviluppo e sulla dignità del lavoro.

Questa serie di incontri, fino ad ottobre e novembre 2021, intendono sostenere l’invito del vescovo Piemontese a tutta la comunità civile, istituzionale e religiosa sulla Next-generation TNA quale opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intero territorio capace di avviare un nuovo modello di sviluppo che si coniughi con la dignità del lavoro, sia per creare le condizioni affinché questo territorio sia più adatto e attrattivo per le nuove generazioni, perché trovino la possibilità di lavoro, di vita e di impresa in questa nostra magnifica regione. Tutte le componenti sociali, la stessa Chiesa sollecitata da Papa Francesco dovranno svolgere bene la propria parte evitando contrapposizioni e ritardi, adoperandosi per il bene comune in  armonia e sinergia".

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Vicinanza e solidarietà al mondo del lavoro da parte del vescovo Piemontese https://www.lavoce.it/vicinanza-e-solidarieta-al-mondo-del-lavoro-da-parte-del-vescovo-piemontese/ Wed, 28 Apr 2021 14:50:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60353 Il vescovo di Terni Giuseppe Piemontese

Nel giorno della festa di San Giuseppe lavoratore, il Primo maggio, la chiesa diocesana di Terni esprime vicinanza e solidarietà al mondo del lavoro, ai lavoratori e ai disoccupati con un messaggio del vescovo Giuseppe Piemontese.

Affida a San Giuseppe lavoratore le speranze di ogni cittadino per un lavoro dignitoso, e invoca per tutti prosperità e salute, in questo periodo difficile in cui la pandemia ha messo a nudo i limiti del nostro sistema socio-economico e nel mondo del lavoro si sono aggravate le diseguaglianze esistenti e create nuove povertà.

"La festa di San Giuseppe lavoratore, che Papa Francesco ha voluto celebrare con un anno a lui dedicato, ci spinga a vivere questa difficile fase senza disimpegno e senza rassegnazione. Nulla ci distolga dall’attenzione verso i lavoratori, sapendo che le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del mondo del lavoro, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono, sono i sentimenti dei discepoli di Cristo Signore. Condividiamo le preoccupazioni, ma ci facciamo carico di sostenere nuove forme di imprenditorialità e di cura. Se tutto è connesso, lo è anche la Chiesa italiana con la sorte dei propri figli che lavorano o soffrono la mancanza di lavoro. Ci stanno a cuore". (dal messaggio dei vescovi italiani per il 1° maggio 2021).

Terni, città operaia, celebra il 40simo anniversario della visita del Papa San Giovanni Paolo II alle acciaierie e alla città di Terni (19 marzo 1981) con la Messa che sarà celebrata dal vescovo Piemontese il prossimo 15 maggio alle ore 18 presso Acciai Speciali Terni, in viale Brin, nello stesso piazzale interno all’acciaieria dove il Papa incontro migliaia di lavoratori.

Nell’incontro con il mondo del lavoro, l'allora pontefice Giovanni Paolo II toccò temi fondamentali per la vita dell’uomo: la dignità del lavoro, la giustizia e la moralità come condizioni essenziali per la pace in tutte le nazioni, la famiglia, la libertà dell’uomo e la creatività dell’opera umana, insegnamenti profetici che il Papa consegnò al mondo del lavoro e all’intera comunità diocesana

"La memoria di questa storica visita -ricorda il vescovo Piemontese- col suo messaggio di speranza, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso. Rivedendo i gesti di quella visita memorabile, rileggendo le parole del Papa Santo, possiamo trovare spunti e suggerimenti per inventare e seguire vie di nuovo umanesimo e crescita sociale. Rileggiamo i segni: la fabbrica, il lavoro, le persone, le autorità, la convivialità, il dialogo, la preghiera, l’Eucarestia conclusiva, evento santificatore del lavoro umano e prospettiva metodologica di giustizia sociale e di dignità civile e religiosa, culmine e ripartenza di ogni rinnovamento.

La nostra città, capoluogo e capofila della pluralità delle città e dei castelli del territorio, non può rassegnarsi al declino indotto da scelte sbagliate, da egoismi di campanile o di parte e da ultimo dalle asfissie e dai fallimenti causati dalla pandemia. Parafrasando le parole di Gesù, è utile prendere consapevolezza che se una città è divisa in se stessa, non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.

In un’ora grave e delicata, varie vicende politiche hanno portato la nostra Italia a dotarsi di un governo di collaborazione nazionale. Un analogo spirito dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze civili, politiche e sociali più significative della città e della regione a collaborare a favore della next generation a Terni, in Umbria, in Italia e in Europa".]]>
Il vescovo di Terni Giuseppe Piemontese

Nel giorno della festa di San Giuseppe lavoratore, il Primo maggio, la chiesa diocesana di Terni esprime vicinanza e solidarietà al mondo del lavoro, ai lavoratori e ai disoccupati con un messaggio del vescovo Giuseppe Piemontese.

Affida a San Giuseppe lavoratore le speranze di ogni cittadino per un lavoro dignitoso, e invoca per tutti prosperità e salute, in questo periodo difficile in cui la pandemia ha messo a nudo i limiti del nostro sistema socio-economico e nel mondo del lavoro si sono aggravate le diseguaglianze esistenti e create nuove povertà.

"La festa di San Giuseppe lavoratore, che Papa Francesco ha voluto celebrare con un anno a lui dedicato, ci spinga a vivere questa difficile fase senza disimpegno e senza rassegnazione. Nulla ci distolga dall’attenzione verso i lavoratori, sapendo che le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del mondo del lavoro, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono, sono i sentimenti dei discepoli di Cristo Signore. Condividiamo le preoccupazioni, ma ci facciamo carico di sostenere nuove forme di imprenditorialità e di cura. Se tutto è connesso, lo è anche la Chiesa italiana con la sorte dei propri figli che lavorano o soffrono la mancanza di lavoro. Ci stanno a cuore". (dal messaggio dei vescovi italiani per il 1° maggio 2021).

Terni, città operaia, celebra il 40simo anniversario della visita del Papa San Giovanni Paolo II alle acciaierie e alla città di Terni (19 marzo 1981) con la Messa che sarà celebrata dal vescovo Piemontese il prossimo 15 maggio alle ore 18 presso Acciai Speciali Terni, in viale Brin, nello stesso piazzale interno all’acciaieria dove il Papa incontro migliaia di lavoratori.

Nell’incontro con il mondo del lavoro, l'allora pontefice Giovanni Paolo II toccò temi fondamentali per la vita dell’uomo: la dignità del lavoro, la giustizia e la moralità come condizioni essenziali per la pace in tutte le nazioni, la famiglia, la libertà dell’uomo e la creatività dell’opera umana, insegnamenti profetici che il Papa consegnò al mondo del lavoro e all’intera comunità diocesana

"La memoria di questa storica visita -ricorda il vescovo Piemontese- col suo messaggio di speranza, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso. Rivedendo i gesti di quella visita memorabile, rileggendo le parole del Papa Santo, possiamo trovare spunti e suggerimenti per inventare e seguire vie di nuovo umanesimo e crescita sociale. Rileggiamo i segni: la fabbrica, il lavoro, le persone, le autorità, la convivialità, il dialogo, la preghiera, l’Eucarestia conclusiva, evento santificatore del lavoro umano e prospettiva metodologica di giustizia sociale e di dignità civile e religiosa, culmine e ripartenza di ogni rinnovamento.

La nostra città, capoluogo e capofila della pluralità delle città e dei castelli del territorio, non può rassegnarsi al declino indotto da scelte sbagliate, da egoismi di campanile o di parte e da ultimo dalle asfissie e dai fallimenti causati dalla pandemia. Parafrasando le parole di Gesù, è utile prendere consapevolezza che se una città è divisa in se stessa, non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.

In un’ora grave e delicata, varie vicende politiche hanno portato la nostra Italia a dotarsi di un governo di collaborazione nazionale. Un analogo spirito dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze civili, politiche e sociali più significative della città e della regione a collaborare a favore della next generation a Terni, in Umbria, in Italia e in Europa".]]>
‘Con cuore di padre’: Tre iniziative diocesane per la solennità di San Giuseppe https://www.lavoce.it/con-cuore-di-padre-tre-iniziative-diocesane-per-la-solennita-di-san-giuseppe/ Tue, 16 Mar 2021 16:45:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59554 La statua di San Giuseppe esposta nella Cattedrale di Perugia

Con cuore di padre, è il titolo della tre giorni in programma dal 18 al 20 marzo nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve per la solennità di San Giuseppe.

Tre iniziative, promosse dalle Pastorali familiare e giovanile e dalla Confraternita del Sant’Anello e di San Giuseppe, nel rispetto delle norme sanitarie per il contenimento del contagio da Covid-19, sul tema scelto nel solco delle motivazioni che hanno portato Papa Francesco a dedicare al padre putativo di Gesù un anno speciale (che ha preso avvio lo scorso 8 dicembre), nel ricordo del 150esimo anniversario della dichiarazione, da parte del beato Pio IX, di San Giuseppe a Patrono della Chiesa cattolica l’8 dicembre 1870.

Patris corde

Nella lettera apostolica di indizione di quest'anno speciale, dal titolo Patris corde, il Papa definisce San Giuseppe padre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra... Sullo sfondo della Lettera apostolica c’è la pandemia da Covid-19 che, scrive papa Francesco, ci ha fatto comprendere l’importanza delle persone comuni, quelle che, lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pazienza e infondono speranza, seminando corresponsabilità. Proprio come san Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta. Eppure, il suo è un protagonismo senza pari nella storia della salvezza.

Le tre iniziative

Il programma di Con cuore di padre, prevede le seguenti iniziative.

Giovedì 18 marzo, alle ore 19, si svolgerà la Veglia quaresimale dei giovani con il cardinale Gualtiero Bassetti dedicata al tema Io sono solo un’ombra... Questa veglia di preghiera, come quella di Avvento, si terrà (a seguito della pandemia), nella stessa serata, in ciascuna delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi.

Venerdì 19 marzo, solennità della festa liturgica di San Giuseppe, alle ore 17, ci sarà in cattedrale l’esposizione straordinaria del Sant’Anello, la preziosa reliquia che la tradizione vuole attribuire all’anello con cui Maria fu sposata a san Giuseppe.

L’esposizione straordinaria (normalmente avviene due volte all’anno, il 28 luglio e il 12 settembre) è in segno di comunione con i vescovi umbri che celebrano nel Duomo di Orvieto, lo stesso giorno, l’avvio dell’anno Famiglia Amoris Laetitia.

Seguirà, alle ore 18, la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo.

Sabato 20 marzo, alle ore 18, sempre nella Cattedrale di Perugia, si terrà la solenne celebrazione eucaristica dedicata ai padri con la benedizione delle famiglie presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti.

L’antica statua di San Giuseppe

Posta da alcuni giorni (lo resterà per tutto l’anno speciale, fino al prossimo 8 dicembre) l’antica statua di San Giuseppe custodita nella chiesa del Carmine, adiacente alla Mensa della Caritas diocesana. Sono stati gli operatori e i volontari Caritas a provvedere al suo trasporto e collocazione nella cappella del Sant’Anello della Cattedrale, dove i fedeli possono raccogliersi in preghiera sempre nel rispetto delle norme sanitarie vigenti.

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La statua di San Giuseppe esposta nella Cattedrale di Perugia

Con cuore di padre, è il titolo della tre giorni in programma dal 18 al 20 marzo nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve per la solennità di San Giuseppe.

Tre iniziative, promosse dalle Pastorali familiare e giovanile e dalla Confraternita del Sant’Anello e di San Giuseppe, nel rispetto delle norme sanitarie per il contenimento del contagio da Covid-19, sul tema scelto nel solco delle motivazioni che hanno portato Papa Francesco a dedicare al padre putativo di Gesù un anno speciale (che ha preso avvio lo scorso 8 dicembre), nel ricordo del 150esimo anniversario della dichiarazione, da parte del beato Pio IX, di San Giuseppe a Patrono della Chiesa cattolica l’8 dicembre 1870.

Patris corde

Nella lettera apostolica di indizione di quest'anno speciale, dal titolo Patris corde, il Papa definisce San Giuseppe padre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra... Sullo sfondo della Lettera apostolica c’è la pandemia da Covid-19 che, scrive papa Francesco, ci ha fatto comprendere l’importanza delle persone comuni, quelle che, lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pazienza e infondono speranza, seminando corresponsabilità. Proprio come san Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta. Eppure, il suo è un protagonismo senza pari nella storia della salvezza.

Le tre iniziative

Il programma di Con cuore di padre, prevede le seguenti iniziative.

Giovedì 18 marzo, alle ore 19, si svolgerà la Veglia quaresimale dei giovani con il cardinale Gualtiero Bassetti dedicata al tema Io sono solo un’ombra... Questa veglia di preghiera, come quella di Avvento, si terrà (a seguito della pandemia), nella stessa serata, in ciascuna delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi.

Venerdì 19 marzo, solennità della festa liturgica di San Giuseppe, alle ore 17, ci sarà in cattedrale l’esposizione straordinaria del Sant’Anello, la preziosa reliquia che la tradizione vuole attribuire all’anello con cui Maria fu sposata a san Giuseppe.

L’esposizione straordinaria (normalmente avviene due volte all’anno, il 28 luglio e il 12 settembre) è in segno di comunione con i vescovi umbri che celebrano nel Duomo di Orvieto, lo stesso giorno, l’avvio dell’anno Famiglia Amoris Laetitia.

Seguirà, alle ore 18, la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo.

Sabato 20 marzo, alle ore 18, sempre nella Cattedrale di Perugia, si terrà la solenne celebrazione eucaristica dedicata ai padri con la benedizione delle famiglie presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti.

L’antica statua di San Giuseppe

Posta da alcuni giorni (lo resterà per tutto l’anno speciale, fino al prossimo 8 dicembre) l’antica statua di San Giuseppe custodita nella chiesa del Carmine, adiacente alla Mensa della Caritas diocesana. Sono stati gli operatori e i volontari Caritas a provvedere al suo trasporto e collocazione nella cappella del Sant’Anello della Cattedrale, dove i fedeli possono raccogliersi in preghiera sempre nel rispetto delle norme sanitarie vigenti.

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Giuseppe, un uomo che ha tanto da insegnarci https://www.lavoce.it/giuseppe-un-uomo-che-ha-tanto-da-insegnarci/ Thu, 11 Mar 2021 17:40:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59495

Di fronte al protagonismo e all’esibizionismo a tutti i costi che il mondo contemporaneo ci sbatte in faccia attraverso i media vecchi e nuovi, la vera “rivoluzione” di oggi è il modello di marito e di padre incarnato da san Giuseppe. È lo psichiatra Tonino Cantelmi, in una recente intervista, a guidarci in un viaggio attraverso due millenni di storia per capire come sia cambiata la figura dell’uomo dei nostri giorni rispetto al profilo dello sposo di Maria. Un mix di forza e tenerezza, senso di responsabilità e capacità di donarsi, un modello di paternità autorevole e controcorrente, tanto da farci riflettere sull’attuale “scomparsa del padre”. Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), parte proprio dalle parole della lettera apostolica Patris Corde pubblicata da Papa Francesco nel dicembre scorso.

In Giuseppe nessuna mascolinità ingombrante

Quello di Giuseppe è uno “stare in seconda linea” che mostra - però - un “protagonismo straordinario, eroico”. Nessuna mascolinità “ingombrante” o - al contrario - annacquata dalle ambiguità. Alla società dell’apparire, “orfana” di padri, il Papa - spiega ancora Cantelmi - propone “un modello fatto di nascondimento, accoglienza, sostegno, incoraggiamento e tenerezza”. Non c’è machismo, né forza muscolare ostentata. Al contrario, una categoria che oggi sembra obsoleta e disconosciuta: quella della tenerezza, molto cara a Papa Francesco. Forse l’uomo di oggi rischia spesso di perdere la bussola della propria identità e del proprio ruolo, ed è per questo che si parla del modello di paternità in frantumi, di incapacità di essere un capofamiglia, che non impone e non prevarica, ma che - al contrario, appunto - si ispira alla tenerezza che riflette quella di Dio.

Non solo “padre”

La paternità di san Giuseppe rinvia “a una paternità altra e alta: la paternità di Dio che ama ma lascia liberi”, sottolinea ancora lo psichiatra Cantelmi. Che introduce un altro elemento molto importante e significativo: “anche se oggi la nascita del primo figlio è rinviata molto in avanti negli anni – per le donne l’età media è 34 anni, per gli uomini anche più tardi – la transizione dei giovani adulti al ruolo genitoriale rimane faticosa”. Ma non fermiamoci alla figura di padre. Per Cantelmi “san Giuseppe è anche un potente modello maschile per la società di oggi: non cerca i riflettori, non ha bisogno di salire sul palcoscenico ma è grandissimo nella sua operosità silenziosa e nella sua rispettosa delicatezza verso Maria”. Che sia proprio il nostro caro san Giuseppe - e rilancio Cantelmi - il miglior antidoto al maschilismo e al narcisismo diffuso di chi tenta di prevaricare la donna per autoaffermarsi?]]>

Di fronte al protagonismo e all’esibizionismo a tutti i costi che il mondo contemporaneo ci sbatte in faccia attraverso i media vecchi e nuovi, la vera “rivoluzione” di oggi è il modello di marito e di padre incarnato da san Giuseppe. È lo psichiatra Tonino Cantelmi, in una recente intervista, a guidarci in un viaggio attraverso due millenni di storia per capire come sia cambiata la figura dell’uomo dei nostri giorni rispetto al profilo dello sposo di Maria. Un mix di forza e tenerezza, senso di responsabilità e capacità di donarsi, un modello di paternità autorevole e controcorrente, tanto da farci riflettere sull’attuale “scomparsa del padre”. Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), parte proprio dalle parole della lettera apostolica Patris Corde pubblicata da Papa Francesco nel dicembre scorso.

In Giuseppe nessuna mascolinità ingombrante

Quello di Giuseppe è uno “stare in seconda linea” che mostra - però - un “protagonismo straordinario, eroico”. Nessuna mascolinità “ingombrante” o - al contrario - annacquata dalle ambiguità. Alla società dell’apparire, “orfana” di padri, il Papa - spiega ancora Cantelmi - propone “un modello fatto di nascondimento, accoglienza, sostegno, incoraggiamento e tenerezza”. Non c’è machismo, né forza muscolare ostentata. Al contrario, una categoria che oggi sembra obsoleta e disconosciuta: quella della tenerezza, molto cara a Papa Francesco. Forse l’uomo di oggi rischia spesso di perdere la bussola della propria identità e del proprio ruolo, ed è per questo che si parla del modello di paternità in frantumi, di incapacità di essere un capofamiglia, che non impone e non prevarica, ma che - al contrario, appunto - si ispira alla tenerezza che riflette quella di Dio.

Non solo “padre”

La paternità di san Giuseppe rinvia “a una paternità altra e alta: la paternità di Dio che ama ma lascia liberi”, sottolinea ancora lo psichiatra Cantelmi. Che introduce un altro elemento molto importante e significativo: “anche se oggi la nascita del primo figlio è rinviata molto in avanti negli anni – per le donne l’età media è 34 anni, per gli uomini anche più tardi – la transizione dei giovani adulti al ruolo genitoriale rimane faticosa”. Ma non fermiamoci alla figura di padre. Per Cantelmi “san Giuseppe è anche un potente modello maschile per la società di oggi: non cerca i riflettori, non ha bisogno di salire sul palcoscenico ma è grandissimo nella sua operosità silenziosa e nella sua rispettosa delicatezza verso Maria”. Che sia proprio il nostro caro san Giuseppe - e rilancio Cantelmi - il miglior antidoto al maschilismo e al narcisismo diffuso di chi tenta di prevaricare la donna per autoaffermarsi?]]>
Come insegnava Eduardo, il padre è quello che… https://www.lavoce.it/eduardo-padre-quello-che/ Tue, 19 Mar 2019 12:47:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54223 padre

Il 19 marzo, nel giorno che la Chiesa dedica a san Giuseppe - “sublime modello di paterna vigilanza”, come scriveva Leone XIII - si festeggiano tutti i papà. Spero che la festa sia un momento di riflessione su questa importante figura genitoriale, e non l’ennesima occasione commerciale per l’acquisto di regali. Chi è il padre oggi e quali sono i suoi compiti? Diceva Eduardo De Filippo, in una sua memorabile commedia, che il padre è quello che si sveglia di notte, quando il figlio ha la febbre, per vegliarlo e rimboccargli le coperte.

Il padre è quello - aggiungo che insegna al figlio ad andare in bicicletta, che lo segue con lo sguardo vigile, che c’è sempre quando serve. Essere padre, quindi, non è una semplice funzione biologica, non è trasmet- tere i propri caratteri fisici, perlomeno non è solo quello. Qualche giorno fa leggevo che lo studio di alcuni esperti in materia di relazioni genitori/figli concludeva che oggi i genitori sono più preoccupati di farsi amare dai loro figli che di educarli, più ansiosi di proteggerli che di sopportarne i conflitti.

Nel caso della figura paterna questo, secondo me, è ancora più vero. Oggi, mentre la madre ha mantenuto e a volte moltiplicato il proprio impegno e i propri compiti in famiglia, il padre si è ritirato, è come scomparso. Ecco, penso che molti problemi della gioventù di oggi siano dovuti a questa eclissi della figura paterna, al venir meno dell’autorità che rappresentava. Certo i tempi non sono più quelli di venti, trent’anni fa o addirittura quelli degli anni Sessanta, quelli della mia generazione, quando il padre era una figura davvero autorevole, tanto che bastava solo evocarlo perché noi figli ci comportassimo come voleva la mamma. La frase tipica che usava per farsi ubbidire era: “Stasera lo dico a tuo padre!”. Era sufficiente per incuterci quel timore reverenziale che di per sé aveva una sua funzione educativa.

Non sono più quei tempi, e certo non si può confrontare il modo di vivere di oggi con quello di allora. Basti pensare che oggi quasi tutte le madri lavorano anche loro, e i figli passano più tempo da soli; ma, come a quei tempi, la funzione dei padri dovrebbe essere quella di trasmettere esempi, ideali e passioni. Soprattutto esempi! Non dimenticherò mai gli insegnamenti di mio padre, un uomo semplice, operaio analfabeta che lavorava tutto il giorno e che parlava pochissimo, ma che ogni domenica mi portava a messa, e a san Giuseppe mi accompagnava a gustare il primo gelato della stagione.

Quest’anno, nel giorno della festa del papà lo ricorderò e lo ringrazierò per avermi trasmesso la fede e l’onestà come valore. Mangerò un gelato anche per lui, che mi guarda dal Cielo.

Antonio Russo padre e insegnante

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padre

Il 19 marzo, nel giorno che la Chiesa dedica a san Giuseppe - “sublime modello di paterna vigilanza”, come scriveva Leone XIII - si festeggiano tutti i papà. Spero che la festa sia un momento di riflessione su questa importante figura genitoriale, e non l’ennesima occasione commerciale per l’acquisto di regali. Chi è il padre oggi e quali sono i suoi compiti? Diceva Eduardo De Filippo, in una sua memorabile commedia, che il padre è quello che si sveglia di notte, quando il figlio ha la febbre, per vegliarlo e rimboccargli le coperte.

Il padre è quello - aggiungo che insegna al figlio ad andare in bicicletta, che lo segue con lo sguardo vigile, che c’è sempre quando serve. Essere padre, quindi, non è una semplice funzione biologica, non è trasmet- tere i propri caratteri fisici, perlomeno non è solo quello. Qualche giorno fa leggevo che lo studio di alcuni esperti in materia di relazioni genitori/figli concludeva che oggi i genitori sono più preoccupati di farsi amare dai loro figli che di educarli, più ansiosi di proteggerli che di sopportarne i conflitti.

Nel caso della figura paterna questo, secondo me, è ancora più vero. Oggi, mentre la madre ha mantenuto e a volte moltiplicato il proprio impegno e i propri compiti in famiglia, il padre si è ritirato, è come scomparso. Ecco, penso che molti problemi della gioventù di oggi siano dovuti a questa eclissi della figura paterna, al venir meno dell’autorità che rappresentava. Certo i tempi non sono più quelli di venti, trent’anni fa o addirittura quelli degli anni Sessanta, quelli della mia generazione, quando il padre era una figura davvero autorevole, tanto che bastava solo evocarlo perché noi figli ci comportassimo come voleva la mamma. La frase tipica che usava per farsi ubbidire era: “Stasera lo dico a tuo padre!”. Era sufficiente per incuterci quel timore reverenziale che di per sé aveva una sua funzione educativa.

Non sono più quei tempi, e certo non si può confrontare il modo di vivere di oggi con quello di allora. Basti pensare che oggi quasi tutte le madri lavorano anche loro, e i figli passano più tempo da soli; ma, come a quei tempi, la funzione dei padri dovrebbe essere quella di trasmettere esempi, ideali e passioni. Soprattutto esempi! Non dimenticherò mai gli insegnamenti di mio padre, un uomo semplice, operaio analfabeta che lavorava tutto il giorno e che parlava pochissimo, ma che ogni domenica mi portava a messa, e a san Giuseppe mi accompagnava a gustare il primo gelato della stagione.

Quest’anno, nel giorno della festa del papà lo ricorderò e lo ringrazierò per avermi trasmesso la fede e l’onestà come valore. Mangerò un gelato anche per lui, che mi guarda dal Cielo.

Antonio Russo padre e insegnante

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Giuseppe, sposo di Maria e ‘padre’ di Gesù https://www.lavoce.it/giuseppe-sposo-di-maria-e-padre-di-gesu/ Mon, 19 Mar 2018 05:56:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51455

Il mese di marzo scorre all'interno dei suoi 31 giorni molto belle ed illustri figure di santi. Tra queste figure una però spicca per la pietà e la devozione di cui è fatta oggetto, quella di Giuseppe sposo di Maria. Il culto di san Giuseppe fu introdotto molto tardi nella Chiesa, essendo necessario che fossero prima ben definite la divinità del Redentore e la maternità di Maria. Una prima traccia si trova in alcuni calendari Copti del secolo VIII-IX. In occidente, benché il santo Patriarca sia stato oggetto di lode da parte dei Padri, il suo culto si trova nel secolo XI. Nel secolo seguente i Crociati edificarono una grandiosa basilica a san Giuseppe nel luogo dove la tradizione indicava la sua casa e la sua bottega. La devozione a san Giuseppe prese largo sviluppo dal 1400 anche per opera di Giovanni Gersone, dei Francescani – particolarmente con san Bernardino da Siena - e dei Carmelitani. Ad invocare l’ alto patrocinio di san Giuseppe – il cui nome significa “Dio aggiunga” - hanno invitato i fedeli tra i più grandi santi della Chiesa come Alfonso de Liguori o santa Teresa d'Avila. Costei nella sua Autobiografia scrisse: ”Non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto da lei sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare san Giuseppe che fu loro di tanto aiuto”.
San Giuseppe e i Papi
La Chiesa attraverso i Sommi Pontefici ha continuamente onorato e tuttora onora la figura di san Giuseppe, elevandolo a modello di devozione e pietà per tutti i fedeli. Sisto IV inserì nel Messale la sua festa, con il grado di Rito semplice fissandola per il 19 marzo; Gregorio XV la rese di precetto, mentre Clemente X la elevò a festa Doppia di seconda classe. Il beato Pio IX il 10 settembre 1847 estese la festa di san Giuseppe a tutta la Chiesa, e l'8 dicembre 1870 lo proclamava ufficialmente Patrono della Chiesa universale. Papa Mastai Ferretti aveva saputo cogliere in san Giuseppe due aspetti straordinari: l'essere il Padre davidico del Redentore e lo sposo della sua Vergine Madre. San Giuseppe viene chiamato ad esercitare i diritti e i doveri di vero Padre e di vero Sposo, compito questo che non termina colla morte terrena del santo, ma che prosegue nella vita della Chiesa fino alla fine dei tempi. Leone XIII nell'enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889 , dichiara solennemente che “tutti i Cristiani di qualunque condizione o stato, hanno ben motivo di affidarsi e abbandonarsi all'amorosa tutela di san Giuseppe.”. Nella stessa occasione papa Pecci concederà l'indulgenza di 7 anni e 7 quarantene a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno l'Orazione A te, o Beato Giuseppe, stretti nella tribolazione ricorriamo…. Papa Pio XII proclamò san Giuseppe patrono degli artigiani e degli operai restituendo con questo gesto alla “festa dei lavoratori”, ormai infeudata della propaganda comunista, l’originale valore cristiano e sociale.
Papa Giovanni: “non si è mai sentito dire che qualcuno si sia rivolto a san Giuseppe senza ottener grazia”
Di san Giuseppe, Giovanni XXIII parlava spesso e volentieri nei suoi discorsi. Come bonariamente rimproverava a san Pietro di “non essersi comportato troppo bene” nel momento in cui “la triste vicenda del Cristo chiedeva aperto e leale appoggio”, così raffigurava il falegname di Nazaret come un uomo taciturno, modesto, appartato, intento al duro lavoro. A lui il santo Papa Buono fece destinare l'Altare principale della crociera di sinistra della basilica vaticana, precedentemente dedicato alla crocifissione di san Pietro, e si recò egli stesso ad inaugurarlo. Nell' occasione papa Giovanni si compiacque con l'artista Achille Funi di Milano, autore del disegno del mosaico posto sull'Altare, per aver raffigurato” finalmente un san Giuseppe dall'aspetto giovanile” . In altra occasione, durante un udienza generale, notò come le chiese dedicate a san Giuseppe non fossero molte nel mondo e aggiunse, con tono di raccomandazione:” San Giuseppe bisogna tenerselo da conto! Sorpassa sant'Antonio ed altri Santi, ai quali è giusto che si conservi la venerazione: È ben vero ciò che sentivo dire sin da ragazzo, che cioè non si è mai sentito dire che qualcuno si sia rivolto a san Giuseppe senza ottener grazia”. Volle anche, il papa buono, che il nome di san Giuseppe comparisse nel Canone Missae accanto a quello della Vergine Maria. Questi accenni solo per citare alcuni dei grandi Pontefici che all'interno del loro Magistero hanno riservato a san Giuseppe un posto di grande rilevanza. Non si deve dimenticare che tra i tanti patrocini del padre-custode di Gesù vi è anche quello ‘degli agonizzanti’, dai quali viene invocato, poiché soltanto san Giuseppe ebbe la felice sorte di essere assistito nel momento del trapasso da Gesù e Maria. In virtù di tutto questo e di molto altro ancora, la Chiesa incoraggia da sempre i fedeli a rivolgersi a questo celeste patrono, con quella bella ed antica massima latina così scolpita nella mente e nel cuore dei fedeli da non aver bisogno di alcuna traduzione: Ite ad Joseph.]]>

Il mese di marzo scorre all'interno dei suoi 31 giorni molto belle ed illustri figure di santi. Tra queste figure una però spicca per la pietà e la devozione di cui è fatta oggetto, quella di Giuseppe sposo di Maria. Il culto di san Giuseppe fu introdotto molto tardi nella Chiesa, essendo necessario che fossero prima ben definite la divinità del Redentore e la maternità di Maria. Una prima traccia si trova in alcuni calendari Copti del secolo VIII-IX. In occidente, benché il santo Patriarca sia stato oggetto di lode da parte dei Padri, il suo culto si trova nel secolo XI. Nel secolo seguente i Crociati edificarono una grandiosa basilica a san Giuseppe nel luogo dove la tradizione indicava la sua casa e la sua bottega. La devozione a san Giuseppe prese largo sviluppo dal 1400 anche per opera di Giovanni Gersone, dei Francescani – particolarmente con san Bernardino da Siena - e dei Carmelitani. Ad invocare l’ alto patrocinio di san Giuseppe – il cui nome significa “Dio aggiunga” - hanno invitato i fedeli tra i più grandi santi della Chiesa come Alfonso de Liguori o santa Teresa d'Avila. Costei nella sua Autobiografia scrisse: ”Non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto da lei sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare san Giuseppe che fu loro di tanto aiuto”.
San Giuseppe e i Papi
La Chiesa attraverso i Sommi Pontefici ha continuamente onorato e tuttora onora la figura di san Giuseppe, elevandolo a modello di devozione e pietà per tutti i fedeli. Sisto IV inserì nel Messale la sua festa, con il grado di Rito semplice fissandola per il 19 marzo; Gregorio XV la rese di precetto, mentre Clemente X la elevò a festa Doppia di seconda classe. Il beato Pio IX il 10 settembre 1847 estese la festa di san Giuseppe a tutta la Chiesa, e l'8 dicembre 1870 lo proclamava ufficialmente Patrono della Chiesa universale. Papa Mastai Ferretti aveva saputo cogliere in san Giuseppe due aspetti straordinari: l'essere il Padre davidico del Redentore e lo sposo della sua Vergine Madre. San Giuseppe viene chiamato ad esercitare i diritti e i doveri di vero Padre e di vero Sposo, compito questo che non termina colla morte terrena del santo, ma che prosegue nella vita della Chiesa fino alla fine dei tempi. Leone XIII nell'enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889 , dichiara solennemente che “tutti i Cristiani di qualunque condizione o stato, hanno ben motivo di affidarsi e abbandonarsi all'amorosa tutela di san Giuseppe.”. Nella stessa occasione papa Pecci concederà l'indulgenza di 7 anni e 7 quarantene a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno l'Orazione A te, o Beato Giuseppe, stretti nella tribolazione ricorriamo…. Papa Pio XII proclamò san Giuseppe patrono degli artigiani e degli operai restituendo con questo gesto alla “festa dei lavoratori”, ormai infeudata della propaganda comunista, l’originale valore cristiano e sociale.
Papa Giovanni: “non si è mai sentito dire che qualcuno si sia rivolto a san Giuseppe senza ottener grazia”
Di san Giuseppe, Giovanni XXIII parlava spesso e volentieri nei suoi discorsi. Come bonariamente rimproverava a san Pietro di “non essersi comportato troppo bene” nel momento in cui “la triste vicenda del Cristo chiedeva aperto e leale appoggio”, così raffigurava il falegname di Nazaret come un uomo taciturno, modesto, appartato, intento al duro lavoro. A lui il santo Papa Buono fece destinare l'Altare principale della crociera di sinistra della basilica vaticana, precedentemente dedicato alla crocifissione di san Pietro, e si recò egli stesso ad inaugurarlo. Nell' occasione papa Giovanni si compiacque con l'artista Achille Funi di Milano, autore del disegno del mosaico posto sull'Altare, per aver raffigurato” finalmente un san Giuseppe dall'aspetto giovanile” . In altra occasione, durante un udienza generale, notò come le chiese dedicate a san Giuseppe non fossero molte nel mondo e aggiunse, con tono di raccomandazione:” San Giuseppe bisogna tenerselo da conto! Sorpassa sant'Antonio ed altri Santi, ai quali è giusto che si conservi la venerazione: È ben vero ciò che sentivo dire sin da ragazzo, che cioè non si è mai sentito dire che qualcuno si sia rivolto a san Giuseppe senza ottener grazia”. Volle anche, il papa buono, che il nome di san Giuseppe comparisse nel Canone Missae accanto a quello della Vergine Maria. Questi accenni solo per citare alcuni dei grandi Pontefici che all'interno del loro Magistero hanno riservato a san Giuseppe un posto di grande rilevanza. Non si deve dimenticare che tra i tanti patrocini del padre-custode di Gesù vi è anche quello ‘degli agonizzanti’, dai quali viene invocato, poiché soltanto san Giuseppe ebbe la felice sorte di essere assistito nel momento del trapasso da Gesù e Maria. In virtù di tutto questo e di molto altro ancora, la Chiesa incoraggia da sempre i fedeli a rivolgersi a questo celeste patrono, con quella bella ed antica massima latina così scolpita nella mente e nel cuore dei fedeli da non aver bisogno di alcuna traduzione: Ite ad Joseph.]]>
Chiesa unica nel suo genere https://www.lavoce.it/chiesa-unica-nel-suo-genere/ Fri, 20 Mar 2015 12:04:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30984 L’interno della chiesa nel giorno dell’inaugurazione nel 1987
L’interno della chiesa nel giorno dell’inaugurazione nel 1987

Era il 19 marzo 1981, giorno della visita di Giovanni Paolo II a Terni, quando fu benedetta la prima pietra della nuova chiesa di San Giuseppe Lavoratore a Cospea, inaugurata sei anni dopo il 22 settembre 1987. La dedicazione è avvenuta qualche giorno fa, in occasione della festa patronale di san Giuseppe, per mano del vescovo Piemontese, che ha consacrato la chiesa e l’altare nel quale sono state poste le reliquie di san Francesco, san Giovanni Paolo II e san Valentino. Una solenne concelebrazione con il parroco padre Massimo Massimi, i frati Conventuali e i sacerdoti della Vicaria.

La chiesa è sorta in quartiere in espansione per favorire rapporti di aggregazione e per accrescere una Chiesa viva fatta di persone che attorno all’altare si riconoscano fratelli. Progetto condiviso con i frati minori Conventuali, ai quali la parrocchia è stata affidata dal vescovo Franco Gualdrini. Qualche decennio prima, nel 1956, ai Conventuali era stata delegata la gestione dell’orfanotrofio “Guglielmi” e nel 1966 la guida della parrocchia di San Giovanni Battista. Quella di San Giuseppe Lavoratore è una struttura particolare, realizzata su progetto dell’arch. Franco Maroni, e pensata come una grande aula sacra polifunzionale. L’architettura è basata sull’essenzialità della simbologia cristiana: ad esempio il campanile, che viene ripreso secondo un’estetica moderna a rappresentare la croce tridimensionale.

Il complesso – che comprende anche un anfietaro all’aperto, oggi completato dalla nuova costruzione dell’oratorio – ha una struttura quadrata che centralmente, nella zona dell’altare, diventa circolare. Il tutto è attraversato da due diagonali dei passaggi pedonali. Sull’area circolare convergono tutti gli elementi del presbiterio, tra cui il caratteristico fonte battesimale, unito all’ambone a simboleggiare la fonte della vita nel battesimo che continua nella ascolto della Parola di Dio. Una caratteristica unica della chiesa è l’uso di pannelli mobili che permettono la connessione diretta tra interno ed esterno, per cui le celebrazioni possono essere seguite anche nel cortile ad anfiteatro, grazie all’altare ruotabile verso l’aula sacra, o verso la più piccola cappella feriale. Oggi la chiesa è stata arricchita dalle opere pittoriche di Enzo Melari dedicate ad alcuni brani dei Vangeli, partendo dalla Genesi e concludendo con la risurrezione di Cristo: eventi legati dal filo comune del lavoro, quello di Giuseppe artigiano e quello di una città industriale come Terni. Simboli che percorrono le opere dell’artista, dall’accesa cromaticità e con le linee armoniose dei paesaggi che si intrecciano con il movimento dei personaggi.

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Il culto di San Giuseppe nella Chiesa fino ad oggi https://www.lavoce.it/il-culto-di-san-giuseppe-nella-chiesa-fino-ad-oggi/ Wed, 18 Mar 2015 17:54:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30941 San-giuseppeIl mese di marzo, che quest’anno porta con se anche il giorno della domenica delle Palme,scorre all’interno dei suoi 31 giorni molto belle ed illustri figure di santi.

Tra queste, una però spicca per la pietà e la devozione di cui è fatta oggetto, quella di San Giuseppe sposo della Vergine Maria.

Il culto di san Giuseppe fu introdotto molto tardi nella Chiesa, essendo necessario che fossero prima ben definite la Divinità del Redentore e la Maternità di Maria. Una prima traccia si trova in alcuni calendari Copti del secolo VIII-IX. In occidente,benché il santo Patriarca sia stato oggetto di lode da parte dei Padri, il suo culto si trova nel secolo XI. Nel secolo seguente i Crociati edificarono una grandiosa basilica a san Giuseppe nel luogo, dove la tradizione indicava la sua casa e la sua bottega. Il culto di san Giuseppe prese largo sviluppo dal 1400 anche per opera di Giovanni Gersone, san Bernardino da Siena, dei Francescani e dei Carmelitani.

Ad invocare il suo alto patrocinio hanno invitato i fedeli tra i più grandi santi della Chiesa come Alfonso de Liguori o santa Teresa d’Avila. Costei nella sua Autobiografia scrisse: “Non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto da lei sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare san Giuseppe che fu loro di tanto aiuto”.

La santa Chiesa attraverso i Sommi Pontefici ha continuamente onorato (e tuttora onora) la figura di san Giuseppe, elevandolo a modello di pietà e devozione per tutti i fedeli.

Sisto IV inserì nel Messale la sua festa, con il grado di Rito semplice fissandola per il 19 marzo;

Gregorio XV la rese di precetto, mentre Clemente X la elevò a festa Doppia di seconda classe.

Il beato Pio IX il 10 settembre 1847 estese la festa di san Giuseppe a tutta la Chiesa, e l’8 dicembre 1870 lo proclamava ufficialmente Patrono della Chiesa universale. Papa Mastai Ferretti aveva saputo cogliere in san Giuseppe due aspetti straordinari: l’essere il Padre davidico del Redentore e lo Sposo della sua Vergine Madre. San Giuseppe viene chiamato ad esercitare i diritti e i doveri di vero Padre e di vero Sposo, compito questo che non termina colla morte terrena del santo, ma che prosegue nella vita della Chiesa fino alla fine dei tempi.

Leone XIII nell’enciclica Quamquam pluries del 15 agosto 1889 , dichiara solennemente che “tutti i Cristiani di qualunque condizione o stato, hanno ben motivo di affidarsi e abbandonarsi all’amorosa tutela di san Giuseppe.”. Nella stessa occasione papa Pecci concede l’indulgenza di 7 anni e 7 quarantene a tutti i fedeli ogni qual volta reciteranno l’Orazione “A te, o Beato Giuseppe, stretti nella tribolazione ricorriamo……”

Di san Giuseppe, san Giovanni XXIII – che volle il suo nome inserito accanto a quello della Vergine Maria nel Canon Missae – parlava spesso nei suoi discorsi ed allocuzioni. Come bonariamente rimproverava a san Pietro di “non essersi comportato troppo bene” nel momento in cui la triste vicenda del Cristo chiedeva aperto e leale appoggio, così raffigurava il falegname di Nazaret come un uomo taciturno, modesto, appartato, intento al duro lavoro. A lui il Papa Buono fece destinare l’Altare principale della crociera di sinistra della basilica vaticana, precedentemente dedicato alla crocifissione di san Pietro, e si recò egli stesso ad inaugurarlo. Nell’ occasione papa Giovanni si compiacque con l’artista Achille Funi di Milano, autore del disegno del mosaico posto sull’Altare, per aver raffigurato” finalmente un san Giuseppe dall’aspetto giovanile” .

In altra occasione, durante un udienza generale, notò come le chiese dedicate a san Giuseppe non fossero molte nel mondo e aggiunse, con tono di raccomandazione:” San Giuseppe bisogna tenerselo da conto! Sorpassa sant’Antonio ed altri Santi, ai quali è giusto che si conservi la venerazione: E’ ben vero ciò che sentivo dire sin da ragazzo, che cioè non si è mai sentito dire che qualcuno si sia rivolto a san Giuseppe senza ottener grazia.”

Questo per citare soltanto alcuni dei grandi Pontefici che all’interno del loro Magistero hanno riservato a san Giuseppe un posto di grande rilevanza.

Non si deve dimenticare poi,che tra i tanti patrocini del Padre-Custode di Gesù vi è anche quello degli agonizzanti, dai quali viene invocato, poiché soltanto san Giuseppe ebbe la felice sorte di essere assistito nel momento del trapasso da Gesù e Maria.

In virtù di tutto questo e di molto altro ancora, la Chiesa incoraggia da sempre i fedeli a rivolgersi a questo celeste patrono,con quella bella ed antica frase latina così scolpita nella mente e nel cuore dei buoni Cristiani da non aver bisogno di alcuna traduzione: Ite ad Joseph.

 

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Sconvolti da Dio a fin di bene https://www.lavoce.it/sconvolti-da-dio-a-fin-di-bene/ Fri, 13 Mar 2015 10:57:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30866 La statua di San Giuseppe nel duomo di Orvieto
La statua di San Giuseppe nel duomo di Orvieto

La festa di san Giuseppe è in arrivo. Il 19 marzo per tutta la Chiesa è un giorno importante, ma in modo particolare lo è per la nostra diocesi di cui il Santo è patrono. Un patrono come san Giuseppe è il massimo! Al suo patrocinio affidiamo la nostra Chiesa in questa fase delicata del suo cammino plurisecolare. Oltre che intercedere per noi, ha anche molto da insegnarci: prima di tutto la fede, il coraggio, l’operosità, il silenzio… e tante altre virtù valide anche per il nostro convulso tempo. Com’è accaduto nei noti eventi della sua vita, anche noi siamo chiamati a rispondere a nuove domande, sollecitati dalla Chiesa e dai segni dei tempi a intraprendere nuove vie per annunciare il Vangelo.

Stiamo vivendo il cambiamento di un’epoca, non solamente alcune trasformazioni sociali. Sicuramente la Chiesa nella sua storia ha vissuto tanti sconvolgimenti, e sempre lo Spirito santo l’ha guidata e sostenuta, perché non siamo noi i “padroni della barca”. Questo però non ci toglie le nostre responsabilità odierne, quello che oggi “lo Spirito suggerisce alla Chiesa” di Orvieto-Todi. Come il nostro san Giuseppe, è necessario abbandonare la vita normale – come per un piccolo artigiano di Nazareth, con il desiderio di avere una famiglia – per lasciarsi “sconvolgere” da Dio. Oggi il Signore ci chiede di percorrere altre strade, per intraprendere, con il Vescovo, un cammino non sempre facile da decifrare, ma sorretti dalla Parola rassicurante: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa…”. È semplice ripetere, con Papa Francesco: “una Chiesa in uscita”, duro è attuarla, perché comporta il cambiamento di una prassi consolidata. Quando ci sono delle scelte da fare, sappiamo ciò che lasciamo e non vediamo ciò che ci aspetta. Abbiamo allora bisogno della fede di san Giuseppe, che, “destatosi dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”.

La vita di san Giuseppe non è stata tranquilla, Dio non ci lascia sereni, tutti presi dalle nostre “pie pratiche”, ma ci scuote in profondità, e oggi è lo stesso come ieri: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!”. Durante la celebrazione in cattedrale, alle ore 17 del 19 marzo, presieduta dal vescovo mons. Benedetto, sarà ammesso tra i candidati al diaconato e al presbiterato il seminarista Davide Basili della parrocchia dei Santi Abbondio e Silvestro in Allerona Scalo. A Davide auguriamo di essere un “incendiario” per tutta la vita, perché ha scelto di donarsi completamente alla causa di Dio: per il Signore non vale il detto “si nasce incendiari e si muore pompieri”. Chiediamo l’aiuto del nostro Patrono per avere sempre una fede all’altezza di ciò che Dio ci chiede.

Don Marcello Cruciani

In onore del nostro Patrono gioia ma anche riflessione

Calendario degli eventi religiosi e culturali previsti a Orvieto nei giorni che ruotano attorno alla festa di san Giuseppe

Nei tre giorni che precedono la festa di san Giuseppe, patrono di Orvieto e della diocesi, nella chiesa a lui dedicata, dalle ore 11 alle 12 si svolge l’adorazione eucaristica e alle 17.30 la messa, seguita dall’adorazione fino alle ore 19.

Il 19 marzo, giorno della solennità, vi saranno celebrate le messe alle ore 9 e 11. Al termine, la statua del Santo sarà trasportata in duomo, da cui, dopo la solenne concelebrazione delle ore 17, avrà inizio la processione con la stessa immagine, fino alla chiesa di San Giuseppe, ove sarà ricollocata.

Eventi culturali

Oltre alle celebrazioni religiose, i festeggiamenti in onore del Patrono prevedono molte altre manifestazioni. Mercoledì 18, alle 21 al teatro Mancinelli, si terrà il concerto della banda e del coro della Scuola comunale di musica. Giovedì 19, in piazza San Giuseppe, alle 9.30 apertura della “pesca” con uova pasquali e alle 18.30 tradizionale frittellata allietata dalla banda filarmonica “L. Mancinelli”; alle 19 nell’atrio del palazzo dei Sette, premiazione dell’Artigiano dell’anno, a cura della Cna Orvieto. Venerdì 20, ore 16, all’oratorio San Filippo Neri, la Giostra dei quartieri presenta il “Torneo di calci…ovo”; alle 21, al teatro Villa Mercede, il recital Rose spezzate sulla violenza e gli abusi sulle donne, a cura dell’associazione culturale teatrale “La Batreccola” di Porano e della scuola di danza “Scarpette rosse” di Orvieto. Sabato 21 ore 16, all’oratorio le finali del “Torneo di calci…ovo”. In piazza San Giuseppe, alle 16.30 apertura pesca con uova pasquali e intrattenimento musicale con la Jobb Project (Jazz Orvieto Big Band) e alle 18 la Giostra dei quartieri – Corsa coll’ovo delle squadre dei quartieri della città. Alle 21 al teatro Villa Mercede “The Cherries” presentano Phoenix: A Cappella Live Concert. Domenica 22, alle ore 9.30 in piazza San Giuseppe, apertura pesca con uova pasquali. Alle 9.30 in piazza Duomo, raduno partecipanti alla “Passeggiata di primavera”, gara non competitiva per ragazzi delle scuole materna, elementari e medie, con partenza alle ore 10 e premiazione alle ore 11. Alle 13, il pranzo di san Giuseppe presso il ristorante “Al San Francesco” (prenotazioni presso “La Cartotecnica” in via Duomo entro il 20 marzo). Alle 17, in piazza San Giuseppe, il concerto della band dell’oratorio. Infine sabato 28, alle ore 11 in duomo, il Vescovo presiede la “Messa della montagna” in suffragio di mons. Italo Mattia.

M. M.

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San Giuseppe a Gualdo Tadino. Appello ai padri: “Padri, siate educatori” https://www.lavoce.it/san-giuseppe-a-gualdo-tadino-appello-ai-padri-padri-siate-educatori/ Thu, 27 Mar 2014 13:40:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23912 Un momento della celebrazione
Un momento della celebrazione

“Padri, non rinunciate a educare i vostri figli e non delegate a nessuno la loro educazione!”. Con queste parole don Gianni Brunetti ha aperto l’omelia della celebrazione eucaristica del 19 marzo per la festa di san Giuseppe, in una basilica di San Benedetto insolitamente piena di papà, oltre che di mamme. Una celebrazione che, ormai quasi per tradizione, vede protagonisti, oltre che i genitori, anche i piccoli alunni della scuola dell’infanzia “Bambin Gesù” di Gualdo Tadino, dalla classe primavera fino alla terza, per un totale di un’ottantina di giovani cantori che si sono esibiti, poco prima dell’inizio della celebrazione, in un applauditissimo Il casalingo, brano nel quale si racconta di un papà in un ruolo che fino a poco tempo fa era considerato prerogativa esclusiva delle mamme. E proprio dal festoso esordio, don Gianni ha preso spunto per la riflessione sulla festa di san Giuseppe, durante la quale ha invitato i padri a prendersi cura di persona dell’educazione dei figli, in modo che la loro crescita avvenga in un clima di amore ma anche di sicurezza e chiarezza di concetti. In particolare, don Gianni ha sottolineato le tre educazioni che non si dovrebbe mai rinunciare di dare ai propri figli. In primo luogo un’educazione culturale, con idee chiare e ben distinte dal marasma e dal nichilismo dei nostri giorni; un’educazione che abbia ancora il coraggio di insegnare che esiste un “padre” e una “madre” e non un “genitore 1” e un “genitore 2”; di chiamare male ciò che male e bene ciò che bene; e in questo senso, compito del padre è di vigilare che le agenzie educative di cui il mondo è pieno, prima fra tutte la scuola, non agiscano in maniera contraria e antitetica. In secondo luogo, un’educazione affettiva, ben diversa da quella che, in maniera surrettizia, si somministra magari nelle scuole, come compensazione della mancata educazione in famiglia cui un campo così delicato compete quasi esclusivamente. In terzo luogo, un’educazione religiosa, anch’essa antidoto contro il materialismo e la disperazione del mondo contemporaneo. Ambito, anche questo, che non si deve assolutamente affidare a nessuno, perché, se una parrocchia si prende cura di un ragazzo che dalla sua famiglia non ha imparato neppure a farsi il segno della croce, il suo sforzo serve davvero a poco; anzi, a niente. Questo è dunque un “padre giusto”: colui che, pur nella sua imperfezione umana, non rinuncia al suo ruolo di educatore.

San Giuseppe a Gualdo Tadino

La tradizionale celebrazione eucaristica per la festa di san Giuseppe è stata l’occasione non solo per una deliziosa esibizione dei bimbi della scuola dell’infanzia “Bambin Gesù” di Gualdo Tadino per la festa del papà, ma anche per un invito, da parte del parroco di San Benedetto, a un recupero integrale della figura paterna, cardine fondamentale di un’educazione culturale, affettiva e religiosa. L’unico antidoto contro la confusione e il disorientamento che colpiscono i nostri figli in una società che ha smarrito qualsiasi distinzione o gerarchia di valori.

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Tinarelli e Wojtyla: le parole di mons. Bassetti: la fede in pienezza, fino alla Passione https://www.lavoce.it/tinarelli-e-wojtyla-le-parole-di-mons-bassetti-la-fede-in-pienezza-fino-alla-passione/ Thu, 23 Jan 2014 14:53:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21686 Mons. Bassetti in un momento durante la celebrazione
Mons. Bassetti in un momento durante la celebrazione

La fede vissuta in pienezza e sublimata nella sofferenza: un messaggio forte che è risuonato nella cattedrale di Terni in occasione della concelebrazione conclusiva del pellegrinaggio delle reliquie di Giovanni Paolo II in diocesi. A presiedere la liturgia mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, concelebrata dal vescovo Ernesto Vecchi, i sacerdoti della diocesi e alla presenza delle autorità civili e militari, della rappresentanza regionale dell’Unitalsi, dei Volontari della sofferenza e dei cavalieri dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro.

“Due figure – ha detto mons. Bassetti nell’omelia riferendosi a Giunio Tinarelli e Wojtyla – di uomini e di cristiani esemplari che hanno saputo seguire Cristo nella quotidianità della vita fino all’estrema immolazione sull’altare della sofferenza. Due figure estremamente diverse, ma, nella sostanza, fondamentalmente uguali: entrambi uomini che hanno vissuto in pienezza la fede cristiana e hanno partecipato in modo tutto speciale alla Passione del Signore. Fin da giovane, Wojtyla ha dovuto affrontare lutti e sofferenze. Anche da Papa nessuna umiliazione gli è stata risparmiata, fino al tragico attentato in piazza San Pietro, dal quale si salvò solo per miracolo: era il 13 maggio 1981. Appena qualche mese prima, il 19 marzo 1981, fu pellegrino a Terni. Aveva scelto la data della festa di san Giuseppe, umile lavoratore e padre putativo di Gesù, per venire a visitare e incontrare gli operai delle Acciaierie. E fece riferimento alla bella figura di laico e di sofferente per Cristo che è stato Giunio Tinarelli. Disse il Papa: ‘In questa cattedrale c’è una tomba, sulla quale si legge questa semplice e toccante scritta: Giunio Tinarelli testimone di fede e di amore nella sofferenza’. Giovanni Paolo II e Giunio Tinarelli sono ora nel regno dell’intercessione e della beatitudine. A essi affidiamo le nostre preghiere e suppliche al Dio della misericordia, perché ci conceda di vivere da cristiani autentici, da testimoni viventi dell’Agnello di Dio che si è caricato dei peccati del mondo perché tutti avessimo la vita, una vita nuova, che sarà senza più dolore né lutto”. Nella mattinata è stata celebrata una messa commemorativa dal vescovo Ernesto Vecchi, che ha ricordato anche lui la figura di Tinarelli: “La Chiesa dei santi Valentino, Giovenale e Firmina custodisce tra i suoi tesori di famiglia questa figura laicale esemplare per la sua testimonianza di fede e di amore a Cristo crocifisso. Un laico ternano esemplare, autentico gioiello del nostro prezioso tesoro di santità diocesana. In questo periodo, dunque, siamo esortati a riscoprire il valore spirituale, pastorale e civile della domenica, un itinerario permanente di pedagogia ecclesiale, per la riqualificazione della comunità cristiana, attorno all’eucaristia. In quest’ottica, il laico cattolico è chiamato a riesplorare i fondamenti del proprio ruolo nella Chiesa e nella società”. Dopo la celebrazione è seguita la cerimonia di inaugurazione della targa presso la mensa aziendale dell’Acciaieria a ricordo di quel 19 marzo 1981 quando Giovanni Paolo II pranzò in mensa con gli operai.

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“Siamo custodi gli uni degli altri” https://www.lavoce.it/siamo-custodi-gli-uni-degli-altri/ Thu, 21 Mar 2013 11:23:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=15795 papa-francesco-fedeliMartedì mattina Papa Francesco ha presieduto, sul sagrato della basilica vaticana, la messa per l’inizio ufficiale del suo ministero petrino. Riportiamo quasi per intero il testo dell’omelia.

Cari fratelli e sorelle!

Ringrazio il Signore di poter celebrare questa santa messa di inizio del ministero petrino nella solennità di san Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza. (…)

Abbiamo ascoltato nel Vangelo che “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” (Mt 1,24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa (…).

Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai Suoi segni, disponibile al Suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla Sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge.

In lui, cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!

La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna.

Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!

E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle.

Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio, e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. Deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr. Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!

Nella seconda lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale “credette, saldo nella speranza contro ogni speranza” (Rom 4,18). Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio.

Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato!

Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen.

stemmaLo stemma del Papa

Nello stemma di Papa Francesco, campeggia in alto l’emblema del suo Ordine di provenienza, i Gesuiti: un sole raggiante con, in rosso, la scritta IHS (Iesus hominum salvator, Gesù salvatore dell’umanità), monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero. In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica san Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, san Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine santissima e san Giuseppe. Il motto di Papa Francesco, Miserando atque eligendo, è tratto dalle omelie di san Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di Matteo, scrive: Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi: Sequere me (Gesù vide un pubblicano e, avendolo guardato con misericordia, lo scelse e gli disse: Seguimi). Tale omelia è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella liturgia delle ore della festa di san Matteo. Essa riveste un significato particolare nella vita e nell’itinerario spirituale del Papa. Infatti, nella festa di san Matteo dell’anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all’età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio nella sua vita. In seguito a una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di sant’Ignazio di Loyola. Una volta eletto vescovo, Bergoglio, in ricordo di tale avvenimento che segnò gli inizi della sua totale consacrazione a Dio nella Sua Chiesa, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l’espressione di Beda Miserando atque eligendo, che ha voluto riprodurre anche nel proprio stemma pontificio.

 

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Festa doppia per san Giuseppe https://www.lavoce.it/festa-doppia-per-san-giuseppe/ Thu, 21 Mar 2013 08:46:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=15690 La celebrazione per la festa di San Giuseppe presieduta dal vescovo
La celebrazione per la festa di San Giuseppe presieduta dal vescovo

La festa di san Giuseppe, patrono della città di Orvieto e della diocesi, quest’anno si è inaspettatamente intrecciata con la messa di inizio pontificato di Papa Francesco. Mentre in piazza San Pietro riecheggiavano i gesti e le parole del nuovo successore di Pietro di fronte a centinaia di migliaia di fedeli, ad Orvieto si rendeva omaggio al Santo che ne è il patrono, unitamente alla Madonna Assunta.

E questa felice coincidenza ha fatto da filo conduttore delle celebrazioni che si sono svolte in mattinata nella chiesa dedicata al Santo e culminate nel pomeriggio in cattedrale con il Vescovo: è come se la Chiesa universale e quella particolare in quel momento cantassero all’unisono, con segni di speciale unità. E se san Giuseppe, come è stato ricordato in ogni messa, è uomo della cura silenziosa e attenta, i festeggiamenti in suo onore non potevano che essere improntati ad una profonda semplicità, che tuttavia ha coinvolto ogni ambito cittadino.

Con un pensiero speciale per un caro amico, “regista” delle programmazioni anche in questo momento delicato, che ci è stato sempre vicino con la preghiera, il nostro caro don Italo: la Giostra dei quartieri, un torneo a squadre tra i quattro quartieri della città, animato dai ragazzi dell’oratorio San Filippo Neri; la Passeggiata di primavera, la pesca con le uova di cioccolato come premio e la tradizionale e immancabile distribuzione delle “frittelle”. Così come la 6a Rassegna di musica sacra, tenutasi nella cappella della Madonna di S. Brizio in duomo, sabato 16, che ha visto l’esibizione della corale “Vox et jubilum” della nostra cattedrale, della “Corale poliziana” di Montepulciano e dell’ensemble vocale “Liber cantus”.

Il culmine dei festeggiamenti si è avuto naturalmente in duomo, con la solenne concelebrazione eucaristica, nella quale è stato conferito il ministero del lettorato al seminarista Lorenzo Romagna e dove si è avuto modo di ricordare anche il primo anniversario di ordinazione sacerdotale di don Danilo, don Riccardo e don Darek. Ha fatto seguito la processione fino alla chiesa di San Giuseppe, allietata dal suono della banda L. Mancinelli.

Un giorno speciale di festa nel cuore della Quaresima, che quest’anno, per la coincidenza storica che si è verificata, lascerà un segno ancora più profondo nella città.

Il culto di san Giuseppe

Nella nostra diocesi, il culto di san Giuseppe è antico, condiviso e partecipato. Ad Orvieto è antica la devozione al Santo, tanto che nel lontano 2 maggio 1647 il Consiglio della città decise all’unanimità, con 63 voti favorevoli e nessun contrario o astenuto, di eleggerlo come protettore della città stessa. Non è da meno la devozione a Todi. Lì, nei pressi della Porta aurea, si trova la chiesa di San Giuseppe fatta costruire nel 1642 dall’Università dei falegnami, pio sodalizio ancora esistente e proprietario della chiesa. Di questa corporazione dei magistri lignaminis con radici medievali si ha notizia in un raro documento del 26 giugno 1286. A Todi, in questa chiesa, san Giuseppe è stato festeggiato sempre martedì 19 marzo alle ore 11, con una solenne concelebrazione partecipata da tutti i membri di questa antichissima Universitas che per l’occasione hanno indossato i loro sfarzosi costumi medievali.

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Custodi, tenerezza, servizio: le parole di papa Francesco mostrano al mondo il vero volto di Dio! https://www.lavoce.it/custodi-tenerezza-servizio-le-parole-di-papa-francesco-mostrano-al-mondo-il-vero-volto-di-dio/ Tue, 19 Mar 2013 11:26:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=15646 Papa-pontificatoTra le migliaia di fedeli in piazza San Pietro, stamattina, c’era anche don Andrea, prete coreano che studia in una Università pontificia a Roma, ed che è stato a Perugia a studiare l’italiano per alcuni mesi. Con un sms ha comunicato agli amici tutta l’emozione dei giorni che sta vivendo in diretta, dal vivo. Lui, che tra qualche anno tornerà nel suo paese che è dall’altra parte del mondo, sta vivendo l’emozione di vivere un evento storico nel cuore della cristianità Questa mattina alle 6 era già in piazza per la messa d’inizio del pontificato di papa Francesco.

Il “Vescovo di Roma”, papa Francesco, all’omelia, dopo aver salutato il suo predecessore di cui oggi è l’onomastico e tutte le autorità e i fedeli presenti, ha commentato le letture della festa di San Giuseppe, custode della sacra famiglia e di tutta la Chiesa. E sulla parola “custode” ha sviluppato tutta l’omelia tornando a parlare dello “stile” del cristiano e della Chiesa, ma anche del dovere dei governanti e di ciascun uomo verso l’altro uomo e dell’uomo verso il creato. Ha invitato a non “avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!” e ha detto parole chiaresu come vede il suo ministero “che comporta anche un potere” ma, ha precisato, “il vero potere è il servizio”.

I passaggi centrali dell’omelia

«Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, – ha detto il Papa – con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende”.

«Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; … Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui, cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!.

La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna.

Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!

E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!

Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18). Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio.

Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato!

Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen».

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Frate Focu https://www.lavoce.it/frate-focu/ Thu, 22 Mar 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10053 Laudato si’, mi Signore, per frate focu, / per lo quale ennallumini la nocte: / ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Già, ma da quanti anni non mi sedevo vicino al fuoco divampante, prima a distanza di sicurezza, poi vicino, sempre più vicino, a mano a mano che le fiamme superbe si abbassano e cedono il posto all’umile crepitìo della brace? Da quanti anni? Poco meno di settanta. Non conta il “focarone” acceso in fondo a via Dante, la sera del Venerdì santo, quando passano il Cristo Morto e la Madonna delle Sette Spade. Quello è un fuoco di protesta, violento, contro quei farabutti che hanno ucciso Gesù. No, io parlo di fuochi di contemplazione, che prevedono, dopo il furore delle fiamme alte che magari s’è prolungato a lungo, il tepore che irradiano intorno le braci, con il loro fragile scoppiettare, in calando.Come il focarone che a Scheggia, quando ero un bambino, e ancora era in circolo l’adrenalina della guerra finita l’altro ieri, accendevamo la sera della festa di san Giuseppe; nella piazzola di fronte alla casa di Betacchino e di Dondo; sul retro della casa parrocchiale. L’accendevamo per aiutare il padre di Gesù a liberare la sua bottega dalla segatura e dai troppi pezzi di legno inutili; e rimanevamo lì finché l’ultima brace s’era spenta. O la notte tra il 9 e il 10 dicembre, la “festa della Venuta”, del trasferimento della Santa Casa di Loreto dalla Palestina sul lido adriatico. Si diceva che in quella notte gli angeli ripetevano l’operazione: nessuno sapeva dire perché e come, certo era che bisognava accendere tanti fuochi, un po’ dappertutto, per aiutare gli angeli a non perdere la rotta. Erano tanti anni che non sedevo vicino ad un focarone di contemplazione. Ma lunedì scorso, 19 marzo 2012, festa di san Giuseppe, a notte, finalmente ho potuto farlo. Vicino al capannone della cooperativa La Saonda, nella zona industriale di Padule. Un’ora di pace incredibile. Un’ora passata a guardare il fuoco e ad avvicinarsi con la sedia al fuoco, con i miei ragazzi che sgranocchiavano noccioline, mentre il calore si attenuava. Ricordate il Ciàula di Pirandello, il povero “caruso” che, uscito di notte dal buio della miniera di zolfo… “scopre la luna”? “E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce…”.In mente mi risuonava l’ultimo canto serale degli scout: “Signor, ai tuoi piedi prostrati, per salutare il dì che muor”. Qualcuno fischiettava nel buio il Valzer delle candele, modulandolo divinamente. Non mi vergogno di dire che avevo gli occhi velati di lacrime. Angelo M. Fanucci

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“Fratelli, pregate insieme a me” https://www.lavoce.it/fratelli-pregate-insieme-a-me/ Thu, 24 Mar 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9241 L’arcivescovo mons. Giovanni Marra, amministratore apostolico, ha presieduto nel duomo di Orvieto, in occasione della solennità di san Giuseppe, patrono principale della diocesi, una concelebrazione eucaristica partecipata da presbiteri, religiosi, diaconi e seminaristi. Diamo una breve sintesi dell’omelia svolta dall’arcivescovo Marra, che esternando i propri sentimenti ha detto: “Devo subito confidarvi che dentro di me sento una profonda emozione per essere qui, in questa stupenda cattedrale, per la prima volta, per celebrare una solennità come questa, anche perché non sono qui per turismo; sono qui per adempiere una missione che il Santo Padre mi ha affidato, nonostante i miei anni: è certamente un privilegio che ho accolto anche con grande gioia. La odierna festa di san Giuseppe ci rimanda al ruolo svolto da questo giusto e richiama a ciascuno di noi tutta la storia della salvezza. L’incarnazione – ha sottolineato il presule – avviene in relazione a queste due semplici e umili figure: Maria e Giuseppe. Questo annuncio di salvezza parte, dunque, da due annunciazioni. La prima inizia con il saluto dell’Angelo a Maria e alla fine dal suo sì: ‘Avvenga di me secondo la tua parola’.Poi c’è la figura di Giuseppe, che aveva scelto Maria come sua sposa, ma che si era trovata incinta… e Giuseppe che aveva deciso di lasciarla in segreto. Ed ecco la seconda annunciazione. Un angelo viene in sogno a Giuseppe e gli dice: ‘Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, perché quello che è generato in lei è opera dello Spirito santo e quando nascerà il bambino gli darai il nome di Gesù’… e il Vangelo conclude: ‘Giuseppe, svegliatosi, fece come l’Angelo gli aveva detto’. Ecco il sì di Giuseppe. I due sì si sono incontrati in questo mistero grande della incarnazione di Dio”. Il presule ha poi detto che il ruolo di Giuseppe era quello di formare una famiglia: sposo di Maria e padre putativo di Gesù. Egli, infatti, doveva custodire, proteggere e difendere la Sacra Famiglia. Per questo ruolo anche la Chiesa universale ha proclamato Giuseppe suo protettore. “Qui, ad Orvieto – ha richiamato mons. Marra – san Giuseppe è patrono della diocesi e della città. Anch’io per l’opera modesta e breve che mi accingo a svolgere chiedo che mi protegga con tutti voi e tutta la Chiesa.Giuseppe – ha detto mons. Marra avviandosi alla conclusione – ai nostri occhi, alla nostra mente e al nostro cuore richiama i valori fondamentali della famiglia e del lavoro… Quando la famiglia è salda, vive nell’armonia, provvede alla crescita dei figli e alla loro educazione nella pace. Affidiamoci a san Giuseppe perché custodisca le nostre famiglie. Il lavoro – ha sottolineato – dev’essere accessibile ad ogni uomo, e la Chiesa non può che essere costantemente impegnata sulla questione sociale… Ho voluto dire queste cose, così come le sento e perché sono vicino con rispetto a quanti soffrono questo momento difficile. Cari fratelli e care sorelle, vi chiedo di pregare insieme a me san Giuseppe perché anche qualche problema che abbiamo da risolvere si risolva nella concordia e nella pace. Amen”. Un pienone di fedeli in cattedrale, che hanno ascoltato attentamente la chiara ed efficace omelia di mons. Marra, il cui testo integrale è possibile consultare sul sito della diocesi www. diocesiorvietotodi.it. Quasi tutti si sono avvicinati alla mensa eucaristica. Numerose le autorità civili e militari intervenute. La liturgia è stata animata dalla corale della cattedrale “Vox et Jubilum” diretta dal m° Stefano Benini.

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