san Giovanni da Lodi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-giovanni-da-lodi/ Settimanale di informazione regionale Fri, 26 Aug 2022 11:33:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg san Giovanni da Lodi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-giovanni-da-lodi/ 32 32 Un Ordine radicato nel territorio https://www.lavoce.it/un-ordine-radicato-nel-territorio/ Thu, 26 Jul 2012 10:56:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12303
Don Cipolloni, al centro, con i padri capitolari

Don Giuseppe Cipolloni è il nuovo abate dei Canonici regolari lateranensi, un Ordine religioso che ha inciso ed incide nella realtà eugubina e diocesana alle quali è legato da un solido e plurisecolare rapporto, reciprocamente vissuto, di stima e profonda considerazione.

È stato eletto dal Capitolo generale riunitosi dal 17 al 25 luglio Gubbio, nel convento di San Secondo dove l’Ordine religioso ha scritto e scrive pagine significative della propria storia. Una scelta logistica non casuale, una testimonianza di attaccamento a un luogo dove i Lateranensi hanno radici solide ed una forte connotazione anche territoriale.

Al termine dei lavori i padri capitolari, giunti da Argentina, Belgio, Brasile, Caraibi, Francia, Inghilterra, Polonia, Spagna e naturalmente dall’Italia, hanno chiamato a svolgere il delicato ruolo appunto don Giuseppe Cipolloni, 71 anni, nativo di Rieti, che sostituisce il brasiliano don Bruno Giuliani, in carica dal 2000.

Don Cipolloni ha studiato proprio nel convento di San Secondo, per anni luogo di formazione dei giovani sacerdoti, dove ha vissuto anche per diversi periodi. È stato poi parroco a Napoli nella basilica di S. Maria di Piedigrotta dal 1982 al 2000. Eletto provinciale, ha mantenuto questo servizio fino ad un mese fa, sostituito nell’incarico da don Ercole Turoldo, che è stato a sua volta parroco di San Secondo fino a tre anni fa, parrocchia che i Lateranensi guidano insieme a Madonna del Ponte.

Nel convento di San Secondo ha vissuto a lungo anche Ubaldo Baldassini, futuro vescovo e patrono di Gubbio; fu notato dal presule di allora Giovanni da Lodi che lo volle suo collaboratore nell’opera di riforma della disciplina ecclesiastica, a cominciare dalla canonica della Cattedrale. I Lateranensi hanno contribuito a diffondere nel mondo il culto del Patrono, che annoverano tra i loro Santi.

Per oltre due secoli e mezzo (1500-1786), hanno prestato servizio nella basilica sul monte Ingino, dove non a caso il neo abate Cipolloni e tutti i padri capitolari hanno voluto celebrare una messa nella giornata di domenica. Un’ulteriore testimonianza di affetto e devozione. La presenza ha risvegliato sogni ed ipotesi in previsione della partenza dei Francescani, ma gli uni e le altre sono destinate a rimanere irrealizzabili.

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Affascinante https://www.lavoce.it/affascinante/ Thu, 29 Mar 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10069 Di recente mi sono avvicinato alla spiritualità di un uomo di Chiesa che mi si è stagliato davanti in tutta la sua straordinaria levatura, dom Benedetto Calati. Affascinante.Ho avuto modo di conoscerlo di persona, anche se molto fugacemente, quando nei primi anni Settanta mons. Pagani, da poco vescovo di Gubbio, volle per i miei ragazzi del Movimento studenti eugubino un ritiro di sette giorni proprio a Camaldoli, dove dom Benedetto era priore generale. Di lui ricordo solo gli occhi profondi, vivacissimi sotto le ciglia folte. E proprio in quegli occhi vede la principale caratteristica di Dom Benedetto il confratello che ne ha tessuta una breve, ma intensissima biografia, una cinquantina di pagine, dom Innocenzo Gargano; si tratta della prefazione al volume che raccoglie vari scritti del Calati, Sapienza monastica. Da ragazzetto, Gigino Galati, studente dai Carmelitani di Mesagne in provincia di Brindisi, s’innamora della vita contemplativa e nel 1930 sale a Camaldoli, perché gli hanno detto che lì, come del resto a Fonte Avellana, quel tipo di vita è vissuta sine glossa, senza accomodamenti. Ed effettivamente Gigino, diventato Benedetto, prese di punta l’esperienza monastica: silenzio e solitudine, vissuti nella massima rigidità possibile, senza compromessi di sorta. Alla maniera di san Pier Damiani, se si dà retta al suo biografo, san Giovanni dal Lodi, vescovo di Gubbio nel 1105 e mentore del giovane Ubaldo Baldassini: il Lodigiano nella sua Vita beati Petri Damiani parla quasi esclusivamente di penitenze durissime e di digiuni continui e rigorosissimi, snobbando il contributo di alto profilo che il Damiani ha dato alla teologia e, da cardinale vescovo di ostia, al Diritto canonico. Cardinale… provvisorio: perché, appena poté, rinunciò al cardinalato. Ma san Romualdo aveva detto ben altro: la sua proposta “garantiva ai monaci la possibilità di vivere con estrema libertà sia all’interno di un cenobio, sia all’interno di una clausura eremitica, fino all’estrema solitudine della reclusione, sia nei più vari contesti di evangelizzazione missionaria”. Quando dom Benedetto ne prese coscienza, iniziò la sua vera conversione, che lo porterà a formulare le “Quattro Regole del Monaco”: attenzione costante alla Parola di Dio; privilegium amoris verso la persona umana, che è il bene supremo del mondo; fedeltà alla preghiera; apertura assoluta alla gente, a tutta la gente, del tutto al di là delle idee che ciascuno professa. Su questa sua evoluzione influirono da una parte, ovviamente, il Concilio, ma dall’altra l’amicizia con gente non credente che, nel periodo in cui egli visse a Roma, a San Gregorio al Celio, prese a frequentarlo assiduamente: Mario Tronti, Rossana Rossanda, Mario Melloni, il mitico “Fortebraccio” della prima pagine dell’Unità. Poi a Camaldoli arrivarono i Professorini, che avrebbero redatto il codice omonimo. Buoni ultimi, più di settanta anni dopo, siamo arrivati noi de Il Gibbo. Cioè. A moment, please!

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Due vescovi per un abate https://www.lavoce.it/due-vescovi-per-un-abate/ Thu, 24 Feb 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9157 Scrivo da Fonte Avellana oggi, 21 febbraio, festa del grande dottore della Chiesa san Pier Damiani (Ravenna 1007 – Faenza 21 febbraio 1072), che fu uno dei protagonisti della storia ecclesiastica medievale e lo scrittore senza dubbio più fecondo del secolo XI. I due vescovi di Gubbio, il vescovo titolare mons. Mario Ceccobelli e il predecessore emerito, lo scrivente, non potevano essere che quassù, dove la diocesi di Gubbio, che era la diocesi dell’eremo fino al 1819, dall’opera di riforma del Damiani ha beneficiato largamente. Il Damiani stesso per un certo tempo resse la diocesi e ne furono vescovi tra i più cari discepoli del Damiani, Rodolfo (1059-1065) e Giovanni da Lodi (1105). Pietro Damiani, già maturo nella fede e vita cristiana e maestro importante di arti liberali a Ravenna, ha legato la sua vocazione monastica e la sua vita di santità a un episodio del 1035, quando ebbe l’occasione di incontrare due eremiti di Fonte Avellana, che lo colpirono per la loro vita semplice e austera. Qui divenne monaco realizzando il desiderio di una vita ascetica perfetta. Fu priore della comunità di Fonte Avellana dal 1043 al 1057. Durante il suo priorato si adoperò per la restaurazione della vita eremitica che era andata in decadenza, rinnovò le strutture dell’eremo ed in particolare lo Scriptorium che si fa tuttora ammirare per la bellezza e la luminosità, funzionale per il lavoro dei monaci amanuensi. Il Damiani, anche se è legato in modo particolare alla Chiesa eugubina, è comunque un uomo della Chiesa universale; nella sua esistenza mostra una felice sintesi fra la vita eremitica e l’attività pastorale, tutta presa dalla riforma gregoriana (Gregorio VII, Dictatus Papae del 1075). La sua teologia è ricerca di un Dio intimo e personale: essa si sviluppa nei monasteri contrapponendosi alla ricerca razionale e intellettiva di Dio. Dal secondo dopoguerra ad oggi gli studi su san Pier Damiani si sono moltiplicati e approfonditi, così da rendere facile nutrirsi della sua testimonianza e della sua dottrina. Il monastero di Fonte Avellana, a 30 chilometri da Gubbio nel Comune di Serra Sant’Abbondio, è per noi umbri un luogo facilmente raggiungibile per ritemprare la nostra spiritualità alle fonti camaldolesi. Oggi, nonostante la minaccia della neve (il monastero sorge nella valle a nord del monte Catria, all’ombra dei suoi 1.700 metri), vi ho trovato tanta gente, sacerdoti, religiosi e laici per la festa del Damiani. Il monastero sembrava piuttosto abbandonato negli anni addietro, ma dagli anni Novanta è iniziata la ripresa. Questo è avvenuto contemporaneamente con l’aprirsi della comunità monastica a nuove fondazioni. Due giovani monaci sono impegnati alla fondazione di un monastero in Brasile, si sta preparando anche una comunità in Africa e si spera di arrivare addirittura in Cina: pare che cinque giovani cinesi siano già disponibili ad iniziare il cammino religioso. Il monastero di Fonte Avellana conta attualmente una decina di monaci. Essi curano un programma di ospitale accoglienza cui sono unite iniziative di ritiri spirituali, di sviluppo della lectio divina, di profondi momenti di preghiera, e anche di necessario riposo. Auguro a tutti di programmare un fruttuoso passaggio per Fonte Avellana. Un bel gruppo di eugubini lo hanno già da tempo programmato per i sabati pomeriggio.

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Eremo dai mille anni https://www.lavoce.it/eremo-dai-mille-anni/ Thu, 12 Jun 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6728 La chiesa di San Salvatore a Badia Montecorona (Umbertide) vivrà dal prossimo 22 giugno fino al 21 giugno 2009 un momento storico: il millenario della sua consacrazione. Questo luogo rappresenta il documento più alto della storia religiosa, culturale e civile del territorio dell’Alta Valle del Tevere, nonché un vanto artistico dell’Umbria e dell’Italia. Nei secoli si sono avvicendate tra le sue mura figure di grande rilievo quali san Romualdo – che ne fu il fondatore -, san Pier Damiani, il beato Paolo Giustiniani e tanti altri che vi hanno trasfuso tratti della loro profonda spiritualità. È quindi intenzione della parrocchia, dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve e dell’associazione culturale Leone XIII promuovere una solenne celebrazione di questa ricorrenza. Le celebrazioni millenarie inizieranno il 22 giugno alle ore 17 con una concelebrazione presieduta dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Giuseppe Chiaretti e con un concerto di musica sacra alle ore 21 del coro ‘Armoniosoincanto’, che animerà anche la messa. Il 14 settembre 2008, alle ore 15, si terrà la visita del complesso monastico, ove sono attualmente ospiti una ventina di giovani monaci appartenenti alla congregazione dei Monaci di Betlemme dell’Assunzione della Vergine Maria e di san Bruno. Il 19 settembre a Perugia, presso il monastero di Sant’Agnese, si svolgerà un convegno su ‘La spiritualità contemplativa’ e la sua attualità. Infine, nei giorni 18-19 giugno 2009, in coincidenza con la festa di san Romualdo, a Badia Montecorona si terrà un grande convegno di carattere storico, con la partecipazione di insigni docenti. L’abbazia risale all’XI secolo; si ritiene che il grande riformatore della vita religiosa, san Romualdo, l’abbia fondata appunto nel 1008, addirittura prima del monastero di Camaldoli. La chiesa superiore è stata realizzata in due tempi. All’inizio, essa coincideva con la parte che si trova attualmente sopra la cripta; a consacrarla fu il santo vescovo eugubino Giovanni da Lodi. Era dedicata a santa Sofia che – più che una figura femminile – è la santa sapienza (sofia, in greco) di Dio, cardine della meditazione monastica orientale. Nel XVI secolo, dopo la costruzione dell’eremo, la chiesa venne prolungata in avanti, destinando la navata ai fedeli e il coro ai monaci. La cripta, a sua volta, è una vera e propria chiesa, ricca di colonne di tipo diverso e con decorazioni in stile bizantino.

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Un Santo eremita che dava delle belle lezioni ai vescovi https://www.lavoce.it/un-santo-eremita-che-dava-delle-belle-lezioni-ai-vescovi/ Thu, 21 Feb 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6478 La diocesi di Gubbio ha celebrato il millenario della nascita di san Pier Damiani (1007-1072) con un convegno di studio su ‘Pier Damiani e i vescovi’, aperto dal saluto del vescovo di Gubbio mons. Mario Ceccobelli e dal rappresentante del sindaco di Gubbio, consigliere Denis Bartolini, presso il Centro servizi Santo Spirito, sabato 16 febbraio. Maestri del convegno sono stati il prof. Nicolangelo D’Acunto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il quale ha aperto il convegno con il dotto commento del XXI canto del Paradiso di Dante, di cui protagonista è il Damiani, declamato poi con vera arte dall’attore e regista Roberto Biselli, cui è seguito, da parte del prof. D’Acunto l’approfondimento del tema del convegno con la lezione magistrale: ‘Pier Damiani e le funzioni episcopali’. Il Damiani, ravennate, discepolo di san Romualdo, eremita e riformatore, proviene dall’eremo di Fonte Avellana, portato da lui a eccezionale riferimento di vita contemplativa. È stato nel contempo uno dei massimi protagonisti della riforma pregregoriana del secolo XI, e uno dei rappresentanti più caratteristici di quel secolo, incarnando nel contempo l’ideale ascetico e monastico e la riforma della Chiesa dai mali che l’affliggevano. La vita di san Pier Damiani fu scritta dal suo discepolo carissimo Giovanni da Lodi, poi vescovo di Gubbio nel 1105, di cui lo scorso anno la nostra diocesi ha celebrato solennemente il IX centenario insieme alla diocesi di Lodi. A Lodi Vecchia nella basilica di San Bassiano fu traslato il corpo del santo vescovo per una decina di giorni ricchi di celebrazioni con grande partecipazione di quella popolazione. Certo, al convegno di studio sul Damiani avremmo aspettato maggiore presenza degli eugubini. Gubbio fino al 1819 è stata la diocesi di Fonte Avellana e il Damiani la ebbe affidata dai Papi come amministratore. Il rapporto del Damiani con Gubbio fu particolarmente intenso: a Gubbio egli mandò come vescovo (1059-1064) Rodolfo Gabrielli, da lui convertito e amato come figlio spirituale. Nel convegno è toccato alla prof. Stefania Zucchini dell’Università di Perugia parlare di ‘San Pier Damiani, Fonte Avellana e i vescovi di Gubbio’ avendone tracciato scientificamente le varie coordinate temporali e offrendo un quadro particolarmente positivo della gestione episcopale della diocesi ad eccezione dell’ultimo titolare, il vescovo Monaco Mainardo. Interessante è stato l’intervento di don Benericetti, dell’Istituto di scienze religiose di Ravenna, che ha parlato della rinuncia del Damiani al cardinalato e all’episcopato, rinuncia che gli era costantemente impedita dall’amico Ildebrando (futuro Gregorio VII) e che di fatto non si è mai realmente attuata perché le missioni ecclesiastiche più impegnative del Damiani furono compiute proprio nel tempo del suo ritorno all’eremo. Hanno integrato il quadro generale le relazioni del prof. Guido Cariboni, dell’Università Cattolica su ‘Vescovi e monasteri nel secolo di Pier Damiani’ e quelle del giovane studioso don Andrea Czortek di Città di Castello su ‘I vescovi dell’attuale Umbria nel secolo di Pier Damiani’. Impedito a venire il prof. Umberto Longo dell’Università di Pisa, che avrebbe affrontato i ‘Modelli episcopali nell’agiografia di san Pier Damiani’; la conferenza è stata letta dal prof. D’Acunto. Il vescovo emerito di Gubbio, mons. Bottaccioli, ha tratto le conclusioni del convegno, sottolineando come l’azione riformatrice partita da Fonte Avellana ha segnato anche oltre il secolo XI la vita spirituale della nostra diocesi.

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Sulla strada per Loreto https://www.lavoce.it/sulla-strada-per-loreto/ Thu, 30 Aug 2007 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6082 Con una risposta generosa e convincente anche la Chiesa eugubina si è messa a disposizione per concorrere alla migliore riuscita del grande incontro nazionale dei giovani in programma a Loreto nei giorni 1 e 2 settembre con la presenza di Papa Benedetto XVI. Alla diocesi infatti è stato affidato l’incarico di ospitare, nei giorni immediatamente precedenti (29 – 31 agosto), quanti arrivano da località più lontane. Una forma di partecipazione e condivisione significativa per i tanti valori che contiene, curata dal Servizio di pastorale giovanile. ‘Possiamo considerarci soddisfatti ‘ commenta Simone Minelli, uno dei coordinatori ‘ in quanto la sensibilità delle nostre famiglie ci ha consentito di reperire ben 350 posti, tutti presso case private che si sono aperte per dare ospitalità a ragazzi e ragazze provenienti da Velletri, Rieti, Aosta, Roma, dalla spagnola Valladolid, dalla Svezia, dall’Estonia e dalla Spagna’. Ai giovani ha intanto indirizzato il suo saluto anche il vescovo mons. Mario Ceccobelli. Dopo aver ricordato la tradizione di santità della Chiesa eugubina, richiamata a titolo esemplificativo dai presuli san Giovanni da Lodi e dal patrono sant’Ubaldo in onore del quale si svolge il 15 maggio di ogni anno la celebre festa dei Ceri, aggiunge: ‘Siete qui per preparavi ad un grande evento: l’incontro con il successore di Pietro, Benedetto XVI, che ha dato appuntamento ai giovani italiani a Loreto nei giorni 1’e 2 settembre. Anche i giovani di questa Chiesa particolare hanno accolto l’invito del Papa e molti saranno con voi nella cittadina marchigiana. Sono stati loro a prepararvi l’accoglienza nelle nostre parrocchie. Vi affido pertanto a questo magnifico gruppo della Pastorale giovanile, con la certezza che vi aiuterà a vivere momenti belli e significativi per il vostro cammino di fede e per la vostra crescita umana. Spero di incontrarvi durante il periodo della vostra permanenza a Gubbio, ma fin d’ora vi convoco tutti in cattedrale venerdì 31 alle ore 18 per celebrare insieme l’eucaristia e preparaci al grande incontro con il Santo Padre’. Sarà questo il momento più significativo di una tre giorni che la città, in tutte le sue espressioni, è chiamata a vivere con il necessario coinvolgimento, per valorizzarne i contenuti di integrazione e scambio di esperienze che contiene al suo interno. Una tre giorni che consente anche al territorio eugubino di vivere lo spirito dell’incontro lauretano.

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Gubbio: alla riscoperta di un vescovo monaco https://www.lavoce.it/gubbio-alla-riscoperta-di-un-vescovo-monaco/ Thu, 28 Sep 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5407 A conclusione delle celebrazioni indette dalla diocesi di Gubbio per il IX centenario della morte di san Giovanni da Lodi, con la collaborazione della sezione eugubina del Centro culturale Leone XIII, si è tenuto dal 22 al 24 settembre un convegno di studio ad alto livello culturale. Il convegno si è aperto il 22 settembre scorso col saluto del sindaco Orfeo Goracci e del vescovo diocesano mons. Mario Ceccobelli, nella Sala trecentesca del Palazzo comunale.

La relazione introduttiva è stata tenuta dall’arcivescovo di Perugia, mons. Giuseppe Chiaretti, sul tema generale “La Chiesa e la storia”, qualificata come la storia di un popolo di battezzati, che vive nel tempo e nello spazio insieme ad altra gente ma che insieme è la storia di una realtà invisibile, la realtà della grazia che dà senso e connotazione a questo popolo che si è messo al seguito di Gesù di Nazaret.

Ciò che apporta una diversificazione nel concetto stesso di storia. L’autocoscienza singolare dinnanzi a questa vicenda composita, è quella espressa nel proemio della Lumen gentium: segno e strumento dell’unità con Dio e dell’unità di tutto il genere umano da cui nasce la pretesa di universalità, e d’altra parte la storia della Chiesa è storia di santità e anche di peccato, perché due ne sono i coattori, l’uomo con la sua libertà e lo Spirito santo con la sua sollecitazione. È storia di lotta fino allo spasimo contro il male, e fatica del credere e di rinnovare ogni giorno la fede e di annunziarla dinnanzi a tanti linguaggi e culture.

La storia di san Giovanni da Lodi è un frammento di tale storia, lotta contro il peccato nel secolo XI ma anche principio di rinnovamento mediante un manipolo di profeti quali furono i monaci e in particolare gli eremiti del Damiani. Nei giorni successivi, 23 e 24 settembre, le sedute del convegno sono continuate nell’Auditorium dell’hotel Beniamino Ubaldi, nell’approfondimento del tema specifico del convegno “Giovanni da Lodi, monaco e vescovo di Gubbio”. I due poli del percorso si riferiscono a Giovanni da Lodi e a Pier Damiani, il primo autodefinitosi compagno inseparabile di tanto padre e indicato dal secondo come “dilettissimo e uomo di lode cui esprime l’affetto del suo paterno amore”.

Di qui l’ordito programmatico del convegno che ha distribuito i temi e incentrato il dibattito sul duplice versante di Pier Damiani e di Giovanni da Lodi, sullo sfondo delle realtà monastiche e urbane in cui hanno scandito il loro impegno religioso e la loro testimonianza spirituale e culturale. Due essenziali nuclei tematici. Si individua anzitutto il contesto: l’XI secolo, tornante cronologico di assoluto significato nella storia della Chiesa e della stessa societas cristiana, non senza porre in risalto i due scenari in cui si collocano Giovanni e Pier Damiani; e dopo il contesto, i due protagonisti, che dentro quegli ambiti si muovono con grande autorevolezza, sviluppando le loro potenzialità e le loro pulsioni interiori sia nell’esercizio ascetico della vita monastica che nella loro gravosa responsabilità di governo, in un intreccio di luoghi e di funzioni di grande caratura spirituale e culturale.

Il contesto è stato ricreato con grande maestria e ampiezza di orizzonti da Nicolangelo D’Acunto (Università del Sacro Cuore di Milano) in “Giovanni da Lodi fra tensioni riformatrici e vita monastica”, da mons. Ugo Facchini di Faenza in “Giovanni da Lodi organizzatore dello scriptorium avellanita e le opere di Pier Damiani”, da Sandro Tiberini (Perugia) in “Gubbio tra XI e XII secolo”, da Stefania Zucchini (Università di Perugia) che ha ricostruito la cronotassi in “I Vescovi di Gubbio nell’età della Riforma”. Umberto Longo (Università di Pisa) in “La dialettica santo-agiografo in Giovanni da Lodi” tocca vari e interessanti aspetti, la diffusione della Vita Petri Damiani, la scarsa circolazione del testo, il recupero degli umanisti in senso laico, il problema della Regola che, mentre forgia gli ideali degli avellaniti, nello stesso tempo diventa occasione di decadenza perché troppo alto era il picco.

Strettamente legata alla relazione di Longo quella di Barbara Minelli (Lumsa) “Appunti per una biografia di Giovanni da Lodi’ nella rilettura del manoscritto eugubino Vita Sancti Joannis Confessoris. Qui si inseriscono una serie di relazioni relative più direttamente al Damiani”: la relazione di Maria Grazia Fulvi Cittadini (Università di Perugia) “Il ritratto di Damiani nella Vita di Giovanni da Lodi”. La lettura ermeneutica-teologica di Marco Moschini (Università di Perugia) che apre una serie di spiragli a porre il discorso sul piano dichiaratamente filosofico: si rimanda alla linea di Anselmo d’Aosta. La Vita B. Petri Damiani diventa un saggio di ermeneutica di vita cristiana. Edoardo Mirri (Università di Perugia) in “Ascetica e mistica della spiritualità damianea” ha presentato il graduale ingresso ai gradi della paideia, rinuncia ed esercizio delle virtù da esercitarsi nel monastero, fino al monaco in solitudine che nella contemplazione realizza l’uomo nuovo e la pienezza dell’umanità nell’unione con Dio.

Il vescovo emerito mons. Pietro Bottaccioli, nella relazione finale su “San Giovanni da Lodi, discepolo di san Pier Damiani e Vescovo di Gubbio”, ha tracciato con una forte partecipazione personale una sorta di filo rosso che ha determinato un po’ il Convegno con un’accentuazione conclusiva. Al termine la rilettura completa del convegno in ordine alle conclusioni è stata magistralmente fatta da par suo da mons. Cosimo Damiano Fonseca (Accademia nazionale dei Lincei). Hanno presieduto le sedute di studio delle tre giornate Giancarlo Antenna (Università cattolica del Sacro Cuore Milano) che ha pure premesso al convegno una breve ma interessante prolusione, Attilio Bartoli Langeli (presidente della Deputazione di storia patria per l’Umbria), Romano Ugolini (preside della facoltà di Scienze della formazione Università di Perugia), Edoardo Mirri (Università di Perugia).

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La Misericordia: laboratorio pastorale https://www.lavoce.it/la-misericordia-laboratorio-pastorale/ Thu, 14 Sep 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5386 Torna a rivivere la chiesa della Misericordia, riprendendo quel ruolo di centro di aggregazione e formazione svolto tradizionalmente fino a non molti anni fa. La riapertura avrà luogo sabato 23 settembre alle ore 18, con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Mario Ceccobelli. La cerimonia coincide con l’inizio delle attività del ‘Centro della Misericordia’, grazie alla presenza di due sacerdoti, don Gaetano D’Avella e don Michele Ciccarelli, provenienti dalla diocesi di Avellino, che così si presentano: ‘Siamo giunti qui dopo un lungo periodo di discernimento che ha sempre fatto capo al vescovo Mario Ceccobelli, fin da quando era vicario generale a Perugia. Intendiamo essere, in prospettiva, una piccola comunità-segno di consacrati pluriministeriale. Una comunità, per sua natura, di animazione vocazionale, il cui primo obiettivo vuole essere quello di suscitare una ministerialità più consapevole e diffusa all’interno delle chiese particolari. Una piccola oasi nel cuore della città, un centro permanente di accoglienza e di ascolto, di accompagnamento e discernimento spirituale. La Comunità-Segno, nel quadro di riferimento unitario delle scelte pastorali diocesane, intende far sue le indicazioni del Vescovo, che è custode, correttore e protettore della fraternità. A partire dalla fine di settembre la ‘Misericordia” sarà aperta a tutti con la preghiera liturgica, la Lectio divina, la celebrazione dell’eucaristia nei giorni feriali. Ci auguriamo che possa diventare nel tempo un vero e proprio laboratorio pastorale: il luogo dell’ascolto di Dio e dell’uomo, del silenzio donato a chi cerca le vie del Signore: il luogo dell’esperienza pasquale da cui ripartire lanciati con cuore più ardente per le vie del mondo. L’azione apostolica potrà dare un contributo specifico alla formazione di un laicato adulto nella fede. Catechisti e operatori pastorali potranno avvalersi, se lo vorranno, del nostro centro di formazione permanente, secondo le richieste eventuali delle parrocchie e delle zone pastorali. Nel ringraziare tutti per l’attenzione fraterna, affidiamo la missione che andiamo ad intraprendere alla materna protezione della Vergine Maria e all’intercessione dei santi Ubaldo e Giovanni da Lodi’.

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Tra fusti ci si capisce https://www.lavoce.it/tra-fusti-ci-si-capisce/ Thu, 07 Sep 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5365 È successo al mio paese, Scheggia. 1’settembre 2006, sono in arrivo due tipi di fusti, un fusto single di taglio spirituale e una ventina di fusti di taglio fisico: ventenni quest’ultimi, morto 900 anni or sono e rigorosamente single il primo. Lui è Giovanni da Lodi, un fusto maestoso nella vita dello spirito; un fusto che fiorì da queste parti, all’inizio del II millennio, quando civiltà e Chiesa avevano collassato, e i monaci di San Romualdo da Camaldoli a Fonte Avellana, attraverso Arezzo, Città di Castello, Monte Corona, Camporeggiano, Gubbio eressero contro lo sfascio un formidabile argine. Giovanni fu uno di loro: colto e piissimo, macerato dalla prassi della penitenza più rigorosa e affinato da un intensissimo rapporto con il suo Signore, il monaco sceso dall’Oltre/Po dopo oltre trentanni di priorato a Fonte Avellana divenne vescovo di Gubbio, nel 1105, vi morì nel 1106. Pochi mesi, sufficienti però a che l’ex figlioccio di san Pier Damiani conoscesse un ventenne di alto profilo, un certo Ubaldo Baldassini, e lo avviasse alla vita religiosa. Se Dio vuole, gli eugubini si sono ricordati di questo grande servizio che il Lodigiano ha reso alla loro Chiesa: le sue spoglie sono state traslate dall’altare che da allora le custodisce nella cattedrale di Gubbio a Cantiano, a Scheggia, nei paesi che, alle falde del monte Catria, più hanno risentito della sua presenza benefica, per tornare a Gubbio nella prima settimana di settembre. Questo è lui. Loro invece sono giovani fusti convocati in vista del campionato di calcio, III categoria. Aitanti, cresciuti a latte e nutella, sprizzano salute e voglia di vivere e di giocare. L’orario dell’arrivo del Santo nella piazza del paese e quello della prima riunione pre-campionato della società sportiva Scheggia, nella sede dalla Sportiva, coincidono. No, questo non va bene. E così, appena cominciata la riunione, una signora minuta ma vivace, che i venti anni li ha compiuti – diciamo- da tempo, ma non lo dimostra, bussa e si affaccia sulla porta della sala: ‘Scusate, sarebbe possibile, rimandare la riunione? Sapete”, eccetera. L’accolgono benevolmente. Come no?! Stia tranquilla, signora. Lei saluta e si affretta verso la piazza, perché l’urna del Santo sta arrivando. Ma poco dopo la gradita sorpresa: rapidi e silenziosi, alle sue spalle arrivano tutti i ragazzi della squadra, con in testa il loro allenatore, con indosso le loro tute nuove di zecca, e si dispongono intorno all’urna. Come i corazzieri quando arriva il Presidente della Repubblica. Se non fosse buio, si potrebbe cogliere un sorriso sul volto di san Giovanni da Lodi. Tra fusti ci si intende, d’istinto. Sto pensando a quei ragazzi che scortano il nostro Santo. E mi commuovo. Sono nato anche io sotto il Catria, e a Scheggia ho trascorso i primissimi anni della mia vita. E poi quella signora minuta che i venti anni li ha compiuti – diciamo – da tempo è’ mia sorella.

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Esperto in carità e vocazioni https://www.lavoce.it/esperto-in-carita-e-vocazioni/ Thu, 31 Aug 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5353 Sono entrate nel vivo le celebrazioni volute dalla diocesi per celebrare il nono centenario della morte di san Giovanni da Lodi, deceduto il 7 settembre 1105 a Gubbio, di cui era stato nominato vescovo da pochi mesi (1104). Le sue spoglie sono custodite e venerate nel duomo eugubino, dove sono state trasferite nel 1188, assieme a quelle dei santi Mariano e Giacomo, titolari della cattedrale, dalla vecchia alla nuova chiesa voluta dal vescovo Bentivoglio, in una delle cappelle laterali appositamente rinnovata nel 1648 per iniziativa del vescovo Sperelli. Nato a Lodi Vecchio intorno al 1040, è stato allievo prediletto di san Pier Damiani, che segue nell’esperienza eremitica presso l’eremo di Fonte Avellana, appartenuta fino al 1819 alla diocesi eugubina. Proprio da vescovo di Gubbio incoraggia ed avvia alla vita sacerdotale un giovane conosciuto nella canonica di San Secondo, nel quale intravede subito doti e virtù davvero rare: si tratta di Ubaldo Baldassini, futuro vescovo e patrono della diocesi. Il centenario è stato l’occasione per un pellegrinaggio del sacro corpo nei centri della Diocesi. Dopo Cantiano (18-31 agosto) e Scheggia e Pascelupo (1-3 settembre) e la volta di Gubbio. Questo il programma che avrà luogo nella chiesa di San Francesco. Il 3 settembre, alle ore 17.30, arrivo del corpo del Santo nella chiesa di San Francesco; ore 18, recita del rosario e alle 18.30 la messa. Dal 4 al 9 settembre, settimana di preghiera; nel pomeriggio unica celebrazione eucaristica per la zona cittadina alle ore 18.30 (sono sospese le messe vespertine in tutto il territorio della zona cittadina). Il 4 settembre, alle ore 21, ‘San Giovanni da Lodi e la carità’, catechesi tenuta da don Angelo Fanucci; il 5 settembre, alle ore 21, ‘San Giovanni da Lodi e la vocazione’, catechesi tenuta da don Luca Lepri; il 6 settembre, alle ore 21, liturgia penitenziale in preparazione alla festa di san Giovanni da Lodi. Il 7 settembre, alle ore 18.30, solenne celebrazione eucaristica nel giorno della morte di san Giovanni da Lodi. L’8 settembre, alle ore 21, ‘San Giovanni da Lodi ci richiama alla comunione della Chiesa particolare con i suoi pastori’, catechesi tenuta da mons. Pietro Bottaccioli. Il 10 settembre, alle ore 17, il corpo del Santo tornerà in cattedrale con una solenne processione, alla quale parteciperà l’intera diocesi. Questo il percorso: piazza 40 Martiri, via della Repubblica, corso Garibaldi, via Dante, via XX Settembre, via Federico da Montefeltro. Rientrati in cattedrale, inizierà la celebrazione eucaristica. In questo giorno sono sospese le messe vespertine in tutto il territorio diocesano

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Il corpo è intatto, il suo spirito anche https://www.lavoce.it/il-corpo-e-intatto-il-suo-spirito-anche/ Thu, 03 Aug 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5336 Il corpo è stato trovato in ottimo stato di conservazione, proprio come nel 1906. A un secolo fa risalgono vesti e paramenti sacri indossati dal santo vescovo. Dalla mitria donata da tale Angelus Marinelli (nome scritto sullo stesso copricapo), alla pianeta e alle vesti confezionate da altri fedeli e devoti concittadini, fino ai calzari, messi a disposizione da don Giuseppe Cellerari, parroco di Nerbisci. Tra gli indumenti, tutti di pregevole fattura e finemente ricamati, anche la lunga veste bianca, tipica prerogativa dei prelati monaci avellaniti. Sono queste le prime notizie dopo la ricognizione delle spoglie di san Giovanni da Lodi, presule di Gubbio dal 1104 al 1105, vissuto a cavallo tra l’XI e il XII secolo, il cui corpo si conserva nella cattedrale eugubina, effettuate nei giorni scorsi (28 luglio) in preparazione delle solenni celebrazioni per il nono centenario della morte del santo monaco e vescovo che per primo scoprì e valorizzò la fede di sant’Ubaldo. Alla presenza dell’attuale vescovo mons. Mario Ceccobelli, e dell’emerito mons. Pietro Bottaccioli, è stata aperta l’urna collocata sotto uno degli altari laterali. Tra gli intervenuti, sacerdoti e diaconi, anche don Antonio Spilli, custode della basilica di San Massiano a Lodi Vecchio, oltre a personale medico e paramedico, addetti alla documentazione dell’evento. Le operazioni sono state coordinate da don Pietro Vispi, direttore del Tribunale ecclesiastico diocesano e delegato del Vescovo. La ricognizione è iniziata con il giuramento e con un momento di preghiera guidato da mons. Ceccobelli. Poi le spoglie del santo sono state trasferite in una delle sale interne della cattedrale per un primo esame esterno; quindi sono state trasportate, con un’ambulanza del comitato eugubino della Croce rossa italiana, presso l’ospedale civile di Gubbio, dove il corpo del santo vescovo è stato sottoposto a esami adiologici, compresa una Tac. Al termine è stato riportato in duomo, dove la ricognizione è continuata. Ora si attende il responso dell’équipe medica che, nei prossimi giorni, fornirà i risultati dei vari esami. Nato a Lodi Vecchio, fu allievo prediletto di san Pier Damiani, che seguì nell’esperienza eremitica presso l’eremo di Fonte Avellana, appartenuta fino al 1819 alla diocesi eugubina. Proprio da vescovo di Gubbio incoraggiò ed avviò alla vita sacerdotale un giovane conosciuto nella canonica di San Secondo, nel quale intravide subito doti e virtù davvero rare: si trattava di Ubaldo Baldassini, futuro vescovo e patrono della diocesi.

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“Andiamo avanti insieme” https://www.lavoce.it/andiamo-avanti-insieme/ Thu, 29 Sep 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4719 L’assemblea diocesana è stata l’occasione per riunirsi, ascoltare, consultarsi, discutere. Ora sta a me indicare la strada, la direzione dove camminare ‘insieme”. Il vescovo mons. Mario Ceccobelli, insiste più volte sulla parola ‘insieme’ nel corso della celebrazione che, in cattedrale, ricordando la dedicazione ai santi Mariano e Giacomo, ha chiuso l’assemblea ecclesiale diocesana. Ha annunciato anche la sua prima lettera pastorale. ‘Chiesa che sei in Gubbio ‘ ha detto il Vescovo ‘ scrollati dalla tua tristezza, smettila di piangere! Cari fratelli, quante lamentele in questi mesi ho raccolto sulla nostra Chiesa, che sicuramente ha delle difficoltà, ma ricordiamoci che la Chiesa, come dice sant’Ambrogio, è ‘ostruita sulla pietra apostolica, e rimane sul suo fondamento incrollabile contro l’infuriare del mare in tempesta’ Quindi non piangere!’. Una esortazione lanciata a chiusura dell’Assemblea diocesana ed accompagnatra con l’indicazione del percorso da compiere nei prossimi mesi. ‘Dal lavoro dei vostri gruppi è emerso ‘ ha detto ‘ che una delle prime necessità è una maggiore comunione ecclesiale. Allora seguendo un consiglio di mons. Gualtiero Sigismondi, se il grande orizzonte è la Comunione, il piccolo passo è proprio quello della costituzione degli organismi di partecipazione che favoriscano questa Comunione’. Il Vescovo ha dunque esortato i parroci a costituire in ogni comunità il Consiglio pastorale parrocchiale e quello per gli affari economici. ‘Intanto, in questi mesi ‘ ha aggiunto ‘ io lavorerò alla mia prima lettera pastorale, che vi consegnerò il 27 novembre’ quando ogni ‘comunità parrocchiale, magari organizzata anche a livello zonale, comincerà a riflettere per trovare delle soluzioni concrete alle linee direttive che fornirò’. Ricordando poi che non esiste comunione se non c’è comunicazione, ha annunciato un foglio di collegamento, probabilmente mensile, inviato a tutte le parrocchie, per informare sugli avvenimenti, le iniziative, i programmi pastorali della diocesi. ‘Vorrei poi istituire ‘ ha detto ancora Ceccobelli ‘ due consulte a livello diocesano: una pastorale, che punterà a creare una migliore comunione tra gli uffici di curia; e una amministrativa con tutti gli amministratori degli enti diocesani’. Durante l’omelia, mons. Ceccobelli ha invitato tutti a camminare verso la santità, senza alcuna vergogna di essere discepoli e testimoni di Gesù. ‘Ritroviamo ‘ ha invitato ‘ la fierezza della nostra fede’. Ha poi ricordato San Giovanni da Lodi, eletto Vescovo di Gubbio nel 1104 e morto l’anno successivo, che la diocesi eugubina vuole onorare in modo particolare nel nono centenario della morte di colui che per primo capì la fede e il valore del giovane Ubaldo Baldassini.

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Monte Corona, storia di un eremo secolare e di un monastero ricco di fascino e di storia https://www.lavoce.it/monte-corona-storia-di-un-eremo-secolare-e-di-un-monastero-ricco-di-fascino-e-di-storia/ Thu, 20 Jan 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4259 Questa settimana vi proponiamo una visita a Badia di Montecorona, nella valle del Tevere, ai piedi del monte Acuto, dove troviamo un monastero di grande importanza storica, l’abbazia di San Salvatore, ed un antico romitaggio, ricco di fascino: l’eremo di Monte Corona. Per arrivare, seguite le indicazioni per Umbertide e, dopo 1,8 Km, trovate le indicazioni per Badia di Montecorona. Le vicende dell’eremo di Monte Corona sono strettamente legate a quelle dell’abbazia di San Salvatore, già sede dei camaldolesi e dei coronesi. Quest’ultima sarebbe stata fondata, secondo la tradizione, da san Romualdo poco dopo l’anno Mille, prima dell’eremo di Camaldoli. San Pier Damiano ne fu capo nel 1050. San Salvatore fu un monastero di grande importanza: nella seconda metà del ‘200 ebbe nella sua giurisdizione 21 chiese. A fianco della chiesa si nota il caratteristico campanile a pianta ottagonale, che anticamente aveva funzione di torre di difesa. La chiesa superiore, consacrata nel 1105 da Giovanni da Lodi, è a tre navate e contiene affreschi trecenteschi di scuola umbra. L’abbazia fu concessa nel 1234 da papa Gregorio IX all’ordine dei monaci cistercensi, e dopo varie vicissitudini i camaldolesi ne ripresero possesso un secolo più tardi. Nel 1523 il ramo camaldolese fondato da Paolo Giustiniani venne riconosciuto da Clemente VII: nacque così la ‘Compagnia di San Romualdo’ cui vennero concessi ampi benefici tra cui l’abbazia di San Salvatore. Più recente, invece. la storia dell’eremo edificato sul sovrastante monte Corona. Giustiniano da Bergamo, che viene considerato il secondo padre dei coronesi, propose al Capitolo generale l’erezione di un eremo a somiglianza di quello di Camaldoli, che fosse a capo di tutta la Congregazione. Dopo molte proposte fu stabilito di fabbricarlo sulla vetta del monte Corona, per la vicinanza all’oratorio di San Savino e all’abbazia di San Salvatore. Nel 1530, quando furono iniziati i lavori per la costruzione dell’Eremo, la chiesa dell’Abbazia era quasi diroccata, tanto che gli eremiti chiesero al papa Clemente XII la facoltà di demolirla ed usare i materiali recuperati per la costruzione del nuovo edificio sulla vetta del monte. Il papa concesse l’autorizzazione, ma proibì di demolire l’antica cripta. L’Abbazia di San Salvatore e l’eremo nel XVI secolo vennero uniti da una strada, ‘la mattonata’, costruita con blocchi di pietra arenaria. Per molti anni l’eremo di Monte Corona fu il centro di quarantacinque cenobi, che si erano però ridotti, nel 1840, ad appena dodici. Con l’entrata in vigore delle leggi sulla confisca dei beni ecclesiastici, i coronesi dovettero lasciare l’eremo e l’abbazia di San Salvatore nel 1863. Nel 1938 l’eremo fu acquistato dal tenore Beniamino Gigli. Questi, al profilarsi della seconda guerra mondiale, rivendette all’Ifi, istituto finanziario della Fiat di Torino, che passò poi i beni alla Sai, gruppo finanziario della famiglia Agnelli. Nel 1979 la Sai entrò a far parte del gruppo Ursini ed oggi l’azienda di Monte Corona è chiamata ‘Sai Agricola S.p.a’. Nel 1975 la comunità benedettina di Perugia tentò di occupare l’Eremo e di rimettere un pò d’ordine dopo anni di abbandono; l’esiguità delle forze impegnate rese però vano il tentativo. Dal 1977 al 1980 l’Eremo fu affittato da un guru indiano. Così nel luogo, che per secoli era stato centro di meditazione filosofica e religiosa per eremiti e monaci camaldolesi, coronesi, si ricreò una intensa attività religiosa. Il 9 luglio 1981 fu poi acquistato dalla Comunità delle piccole sorelle monache di Betlemme. Il primo gruppo di suore (sei o sette) è giunto all’Eremo nel 1981 per continuarvi la tradizione dei monaci che qui sono vissuti. Dal 1991 si sono insediati qui i monaci di Betlemme, con una comunità che vive in modo eremitico.

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La legittima aspirazione di avere un Vescovo residenziale https://www.lavoce.it/la-legittima-aspirazione-di-avere-un-vescovo-residenziale/ Thu, 21 Mar 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2307 Figura e ruolo del Vescovo sono di attualità nell’antica diocesi eugubina, la cui giurisdizione si estende anche sui comuni di Umbertide, Scheggia, Costacciaro e Cantiano, alle spalle una storia plurisecolare che ha esaltato la sua dimensione di guida capace di incidere nella vita di tutti i giorni. Basti citare, ma soltanto per facilitare e rendere immediato l’approccio, il Patrono S.Ubaldo. Le due dimensioni sono state riproposte, proprio in questi giorni, da altrettanti eventi che hanno trovato ampio riscontro sugli organi di informazione locale: il futuro della Diocesi, l’istituzione del registro per la formalizzazione delle coppie di fatto, iniziativa di carattere soprattutto ideologico, un contraltare alla famiglia come definita dalla Costituzione (non a caso l’art. 29 viene ritenuto limitativo della libertà). Il primo aspetto è legato alle direttive della Santa Sede che, da anni ormai, ha introdotto l’istituto delle dimissioni agganciandole al compimento dei settantacinque anni. Una prospettiva richiamata dal prof. Franco Raffi, coordinatore del seminario “Terra Mater”, che ha inviato, in merito, una “lettera aperta” al Santo Padre. Richiamando dichiarazioni pronunciate abbastanza di recente da illustri cardinali (Baggio, Gantin) che hanno riconosciuto ed esaltato l’autonomia e l’indipendenza della diocesi eugubina, Raffi sottolinea il: “diritto inalienabile di Gubbio di avere un Vescovo residenziale” sottolineando con orgoglio che: “Gubbio è città sacra fin dalle sue remotissime origini: come Atene e Roma ha avuto un proprio “pantheon” e, con le Tavole Eugubine, incise nella sua lingua, ha dato alla civiltà, come scrive Devoto, il più importante rituale di tutta l’antichità classica”. In “Libri di pietra, mille anni della cattedrale di Ancona tra Oriente e Occidente”, aggiunge Raffi, si legge: ” la chiesa anconitana, antica e importante, ha avuto fin dalle origini un proprio rito come le Chiese di Milano, Aquileia, Gubbio, Ravenna e Roma”.Lo studioso eugubino ricorda poi la “austera spiritualità dei suoi Pastori da Decenzio a San Pier Damiani, a S. Rodolfo, a S. Giovanni da Lodi, a S. Ubaldo, al Beato Vilano, amico e protettore di San Francesco d’Assisi, che da qui ha avviato la sua missione evangelizzatrice nel mondo”. Un appello così sentito ed accorato, che interpreta sicuramente il sentire generale degli eugubini, si contrappone proprio in questi giorni, alle critiche rivolte al Vescovo Mons. Pietro Bottaccioli per i suoi interventi a proposito della proposta sulla “formalizzazione delle convivenze” e l’istituzione del registro delle “coppie di fatto”, di qualsiasi tipo s’intende. Vale la pena ricordare che mons. Bottaccioli si è limitato a richiamare, come suo dovere, la “dottrina della Chiesa” affidandosi ad un “messaggio” fatto leggere dai parroci in occasione delle messe celebrate domenica 10 febbraio. Decisioni questa censurata, in maniera più o meno aspra, dai sostenitori della proposta formulata da Gabriele Tognoloni di Rifondazione comunista. Mi viene in mente a proposito il “primo piano” di Famiglia Cristiana (n.11- marzo 2002) del sociologo Giorgio Campanini intitolato “La Chiesa deve ascoltare ma anche dire la sua” che così conclude “Quell’esercizio dell’ascolto della storia cui gli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano fanno appello si esprime anche attraverso l’attenzione alle istanze, forse mute e inespressive, che si sprigionano da una società agitata e inquieta che attende dalla Chiesa un alto e disinteressato contributo alla costruzione del suo futuro”. Condivisibili e da sposare le preoccupazioni del prof. Raffi, purché si capisca e si rispetti il ruolo del Vescovo. La sua “residenzialità” non va invocata per continuità di tradizione, ma come fonte di insegnamento e di guida comunque da rispettare e da accettare, anche e soprattutto quando richiama valori e direttive dissonanti con i propri orientamenti. E’ la voce della Chiesa che parla e chiede ascolto, in assoluta libertà e senza costrizione.

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