san Francesco di Sales Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-francesco-di-sales/ Settimanale di informazione regionale Wed, 21 Aug 2024 16:00:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg san Francesco di Sales Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-francesco-di-sales/ 32 32 Tre eventi diocesani previsti per l’inizio di febbraio https://www.lavoce.it/tre-eventi-diocesani-previsti-per-linizio-di-febbraio/ https://www.lavoce.it/tre-eventi-diocesani-previsti-per-linizio-di-febbraio/#respond Wed, 31 Jan 2024 14:23:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74746 eventi diocesani

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, si appresta a celebrare tre eventi all' inizio del mese di febbraio.

La forza della vita ci sorprende. La testimonianza di come Prendersi cura della Vita.

Il primo dei tre eventi, la 46sima Giornata nazionale per la Vita 2024 vedrà due iniziative: giovedì primo febbraio, alle ore 21, Pregare per la Vita, con l’adorazione eucaristica animata presso la chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia; domenica 4 febbraio, alle ore 18, Celebrare la Vita e Prendersi cura della Vita, presso la chiesa parrocchiale dei Ss. Severo e Agata al Girasole a San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica e a seguire la testimonianza dei coniugi Chiara e Giovanni Segantin, della Casa Caritas Il Casolare a Sanfatucchio di Castiglione del Lago.

La loro testimonianza incarna il tema della giornata, La forza della vita ci sorprende, ed è esempio di quante volte il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente (dal messaggio della Cei per questa 46sima Giornata nazionale).

La Giornata per la Vita nell’Archidiocesi perugino-pievese è promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare, dalla Federazione Umbria del Movimento per la Vita, dalla Caritas diocesana e dalla Sezione di Perugia Vittorio Trancanelli dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani).

La Giornata della vita consacrata

Il secondo dei tre eventi, nel giorno della festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, venerdì 2 febbraio, alle ore 18, nella Cattedrale di San Lorenzo, si ritroveranno le comunità e le congregazioni di religiosi e di religiose e di vita consacrata presenti nell’Archidiocesi per la loro annuale Giornata. Presiederà la celebrazione eucaristica l’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al vicario episcopale per la Vita consacrata monsignor Vittorio Gepponi.

Per l’occasione verranno ricordati i giubilei di professione religiosa di suor Mary Angela Ojaibor, delle Suore del Cuore Eucaristico di Gesù, che ricorda il 25simo anniversario, di fra Luigi Napolitano (Ofm) e di fra Alessandro Cardello (Ofm), della comunità dei Cappellani dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia, che ricordano il 25simo anniversario, e di suor Maria Elena Fantarillo, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che ricorda il suo 60esimo di professione.

"Ci uniamo a loro nel ringraziare il Signore per il dono della fedeltà, lo preghiamo perché li ricolmi dei suoi doni di grazia e porgiamo a tutti carissimi auguri- annunciano la segretaria suor Nicoletta e il Consiglio diocesano dell’USMI, l’Unione Superiori Maggiori d’Italia, invitando l’intera comunità diocesana ad unirsi a loro nella preghiera- per invocare dal Signore, insieme alla Chiesa universale, sante vocazioni alla vita di speciale consacrazione".

Attualmente nell’Archidiocesi perugino-pievese sono presenti cinquantanove famiglie religiose (sedici maschili di cui una di clausura e quarantatre femminili di cui venti comunità, diciotto congregazioni e cinque monasteri di clausura), per più di duecentosettanta membri (centottantotto religiose).

La Festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali.

Il terzo dei tre eventi, la Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebra il 24 gennaio, a Perugia, posticipata a sabato 3 febbraio, alle ore 11, nella Sala San Francesco del palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre, 6).

L’appuntamento di quest’anno si presenta come una novità assoluta. La giornata, infatti, sarà celebrata insieme dai vescovi di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, e di Città di Castello e di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini.

Una scelta non occasionale ma frutto e segno della comunione ecclesiale che lega la diocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve con le diocesi suffraganee di Gubbio e Città di Castello.

L’incontro è organizzato dagli Uffici pastorali per le Comunicazioni sociali delle tre Chiese diocesane, in collaborazione con Ucsi Umbria, l'Unione cattolica della stampa italiana, e si aprirà con un momento di preghiera. Interverranno i due vescovi e un rappresentante dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria a cui seguirà un tempo di dialogo tra operatori dei media.

]]>
eventi diocesani

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, si appresta a celebrare tre eventi all' inizio del mese di febbraio.

La forza della vita ci sorprende. La testimonianza di come Prendersi cura della Vita.

Il primo dei tre eventi, la 46sima Giornata nazionale per la Vita 2024 vedrà due iniziative: giovedì primo febbraio, alle ore 21, Pregare per la Vita, con l’adorazione eucaristica animata presso la chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia; domenica 4 febbraio, alle ore 18, Celebrare la Vita e Prendersi cura della Vita, presso la chiesa parrocchiale dei Ss. Severo e Agata al Girasole a San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica e a seguire la testimonianza dei coniugi Chiara e Giovanni Segantin, della Casa Caritas Il Casolare a Sanfatucchio di Castiglione del Lago.

La loro testimonianza incarna il tema della giornata, La forza della vita ci sorprende, ed è esempio di quante volte il capezzale di malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo, ma è disperato interiormente (dal messaggio della Cei per questa 46sima Giornata nazionale).

La Giornata per la Vita nell’Archidiocesi perugino-pievese è promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare, dalla Federazione Umbria del Movimento per la Vita, dalla Caritas diocesana e dalla Sezione di Perugia Vittorio Trancanelli dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani).

La Giornata della vita consacrata

Il secondo dei tre eventi, nel giorno della festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, venerdì 2 febbraio, alle ore 18, nella Cattedrale di San Lorenzo, si ritroveranno le comunità e le congregazioni di religiosi e di religiose e di vita consacrata presenti nell’Archidiocesi per la loro annuale Giornata. Presiederà la celebrazione eucaristica l’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al vicario episcopale per la Vita consacrata monsignor Vittorio Gepponi.

Per l’occasione verranno ricordati i giubilei di professione religiosa di suor Mary Angela Ojaibor, delle Suore del Cuore Eucaristico di Gesù, che ricorda il 25simo anniversario, di fra Luigi Napolitano (Ofm) e di fra Alessandro Cardello (Ofm), della comunità dei Cappellani dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia, che ricordano il 25simo anniversario, e di suor Maria Elena Fantarillo, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che ricorda il suo 60esimo di professione.

"Ci uniamo a loro nel ringraziare il Signore per il dono della fedeltà, lo preghiamo perché li ricolmi dei suoi doni di grazia e porgiamo a tutti carissimi auguri- annunciano la segretaria suor Nicoletta e il Consiglio diocesano dell’USMI, l’Unione Superiori Maggiori d’Italia, invitando l’intera comunità diocesana ad unirsi a loro nella preghiera- per invocare dal Signore, insieme alla Chiesa universale, sante vocazioni alla vita di speciale consacrazione".

Attualmente nell’Archidiocesi perugino-pievese sono presenti cinquantanove famiglie religiose (sedici maschili di cui una di clausura e quarantatre femminili di cui venti comunità, diciotto congregazioni e cinque monasteri di clausura), per più di duecentosettanta membri (centottantotto religiose).

La Festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali.

Il terzo dei tre eventi, la Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali, che la Chiesa celebra il 24 gennaio, a Perugia, posticipata a sabato 3 febbraio, alle ore 11, nella Sala San Francesco del palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre, 6).

L’appuntamento di quest’anno si presenta come una novità assoluta. La giornata, infatti, sarà celebrata insieme dai vescovi di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, e di Città di Castello e di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini.

Una scelta non occasionale ma frutto e segno della comunione ecclesiale che lega la diocesi metropolitana di Perugia-Città della Pieve con le diocesi suffraganee di Gubbio e Città di Castello.

L’incontro è organizzato dagli Uffici pastorali per le Comunicazioni sociali delle tre Chiese diocesane, in collaborazione con Ucsi Umbria, l'Unione cattolica della stampa italiana, e si aprirà con un momento di preghiera. Interverranno i due vescovi e un rappresentante dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria a cui seguirà un tempo di dialogo tra operatori dei media.

]]>
https://www.lavoce.it/tre-eventi-diocesani-previsti-per-linizio-di-febbraio/feed/ 0
Con la penna e il cuore. Puro https://www.lavoce.it/con-la-penna-e-il-cuore-puro/ Thu, 26 Jan 2023 16:24:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70185

di Paolo Ruffini

C’è una beatitudine che spiega bene il Messaggio di Papa Francesco per questa Giornata mondiale delle comunicazioni. Che ci dice – con le parole di Gesù – perché non basta andare, non basta vedere, non basta ascoltare; se non lo facciamo con il cuore in mano. “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.

In un tempo smaliziato, che esalta la durezza come mezzo per scalfire la verità, il Papa ci dice che la via è un’altra; se davvero vogliamo capire. Ed è una via semplice. Che nella società della tecnica non ha nulla a che fare con la tecnica. Che nella società dell’apparenza non ha nulla a che fare con la forma, perché ha a che fare con la sostanza.

Solo i puri di cuore possono vedere la verità nell’amore in cui tutto sussiste. Solo chi ama bene può dire bene. Sembrerebbe una via che non riguarda i professionisti. Sembrerebbe… se non fosse che il patrono dei giornalisti, san Francesco di Sales, era convinto che “basta amare bene per dire bene”.

E se non fosse che uno dei più grandi giornalisti del tempo recente raccomandava anche lui la stessa cosa: l’empatia, quel comune sentire che nasce dalla sintonia dei cuori, dall’empatia, senza la quale è impossibile sentire davvero. Per fare buon giornalismo – diceva questo straordinario reporter – si deve essere innanzitutto uomini buoni, o donne buone: buoni esseri umani.

“Le persone cattive non possono essere dei bravi giornalisti. Solo se si è una buona persona si può tentare di capire gli altri, le loro intenzioni, la loro fede, i loro interessi, le loro difficoltà, le loro tragedie. E diventare immediatamente, fin dal primo momento, parte del loro destino”.

Mi è capitato spesso di citare questa riflessione di Kapuscinski, perché smentisce clamorosamente la falsa verità secondo la quale un buon giornalista per fare bene il suo mestiere non dovrebbe guardare in faccia nessuno. Perché ci dice senza mezzi termini che, non guardando in faccia nessuno, si rischia di rimanere prigionieri dei propri teoremi, dei propri pregiudizi, del proprio cuore malato; si sfugge dalle proprie responsabilità, si perde la possibilità stessa di verificare.

Scriveva molti anni fa il cardinale Martini, immaginando la deriva che stava prendendo questo modo senza cuore di intendere l’informazione, che tutto nasce dalla volontà di “suscitare sensazioni forti ed eccitanti per ‘vendere’ meglio e più di altri le informazioni”: “Puntando sul sensazionale, calcando sui particolari che suscitano attrazione, disgusto, ribrezzo, pietà – affermava – si genera una inflazione dei sentimenti e nello stesso tempo un accresciuto bisogno di emozioni sempre più elettrizzanti”.  Ma la cosa – commentava – diviene più preoccupante quando la “cassa di risonanza” appare legata a interessi forti e occulti.

Per questo, credo, con il suo messaggio Papa Francesco ci invita a guardare dentro il nostro cuore e ci ammonisce a tornare alla radice della vocazione del giornalista e del comunicatore: cercare la verità con la saggezza del cuore puro, senza pregiudizi; fare i conti con la propria coscienza, saper discernere nella confusione, nelle contraddizioni, nel chiacchiericcio, la verità oltre l’apparenza.  E condividerla, per farla crescere nel dialogo, nella relazione.

]]>

di Paolo Ruffini

C’è una beatitudine che spiega bene il Messaggio di Papa Francesco per questa Giornata mondiale delle comunicazioni. Che ci dice – con le parole di Gesù – perché non basta andare, non basta vedere, non basta ascoltare; se non lo facciamo con il cuore in mano. “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.

In un tempo smaliziato, che esalta la durezza come mezzo per scalfire la verità, il Papa ci dice che la via è un’altra; se davvero vogliamo capire. Ed è una via semplice. Che nella società della tecnica non ha nulla a che fare con la tecnica. Che nella società dell’apparenza non ha nulla a che fare con la forma, perché ha a che fare con la sostanza.

Solo i puri di cuore possono vedere la verità nell’amore in cui tutto sussiste. Solo chi ama bene può dire bene. Sembrerebbe una via che non riguarda i professionisti. Sembrerebbe… se non fosse che il patrono dei giornalisti, san Francesco di Sales, era convinto che “basta amare bene per dire bene”.

E se non fosse che uno dei più grandi giornalisti del tempo recente raccomandava anche lui la stessa cosa: l’empatia, quel comune sentire che nasce dalla sintonia dei cuori, dall’empatia, senza la quale è impossibile sentire davvero. Per fare buon giornalismo – diceva questo straordinario reporter – si deve essere innanzitutto uomini buoni, o donne buone: buoni esseri umani.

“Le persone cattive non possono essere dei bravi giornalisti. Solo se si è una buona persona si può tentare di capire gli altri, le loro intenzioni, la loro fede, i loro interessi, le loro difficoltà, le loro tragedie. E diventare immediatamente, fin dal primo momento, parte del loro destino”.

Mi è capitato spesso di citare questa riflessione di Kapuscinski, perché smentisce clamorosamente la falsa verità secondo la quale un buon giornalista per fare bene il suo mestiere non dovrebbe guardare in faccia nessuno. Perché ci dice senza mezzi termini che, non guardando in faccia nessuno, si rischia di rimanere prigionieri dei propri teoremi, dei propri pregiudizi, del proprio cuore malato; si sfugge dalle proprie responsabilità, si perde la possibilità stessa di verificare.

Scriveva molti anni fa il cardinale Martini, immaginando la deriva che stava prendendo questo modo senza cuore di intendere l’informazione, che tutto nasce dalla volontà di “suscitare sensazioni forti ed eccitanti per ‘vendere’ meglio e più di altri le informazioni”: “Puntando sul sensazionale, calcando sui particolari che suscitano attrazione, disgusto, ribrezzo, pietà – affermava – si genera una inflazione dei sentimenti e nello stesso tempo un accresciuto bisogno di emozioni sempre più elettrizzanti”.  Ma la cosa – commentava – diviene più preoccupante quando la “cassa di risonanza” appare legata a interessi forti e occulti.

Per questo, credo, con il suo messaggio Papa Francesco ci invita a guardare dentro il nostro cuore e ci ammonisce a tornare alla radice della vocazione del giornalista e del comunicatore: cercare la verità con la saggezza del cuore puro, senza pregiudizi; fare i conti con la propria coscienza, saper discernere nella confusione, nelle contraddizioni, nel chiacchiericcio, la verità oltre l’apparenza.  E condividerla, per farla crescere nel dialogo, nella relazione.

]]>
Il buon giornalismo parla “con il cuore buono” https://www.lavoce.it/il-buon-giornalismo-parla-con-il-cuore-buono/ Tue, 24 Jan 2023 14:50:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70204

di R.L. - M.R.V.

Più di 50 comunicatori hanno raccolto l’invito all’incontro con l’arcivescovo Ivan Maffeis promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali insieme alla sezione umbra dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), l’associazione dei giornalisti cattolici in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales, il 24 gennaio. L’incontro è iniziato in cattedrale, con l’eucarestia celebrata dall’arcivescovo Ivan Maffeis ed è proseguito nella sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale, per un momento di dialogo e di conoscenza, introdotto e moderato dal direttore dell’Ufficio pastorale per le comunicazioni sociali, Maria Rita Valli.

All’iniziativa hanno aderito e partecipato l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, l’Associazione Stampa Umbra – Asu-Fnsi, la Scuola di Giornalismo radiotelevisivo della Rai, diversi direttori dei principali media regionali e responsabili di uffici stampa di enti pubblici e privati. Le rappresentanti dell’Ordine, la vicepresidente Donatella Binaglia, e dell’Asu, la vicepresidente Luana Pioppi, hanno presentato al Vescovo la situazione che vive il giornalismo umbro e l’impegno dei due organismi a sostegno dei giornalisti. La presidente Ucsi, Manuela Acito, ha presentato l’impegno culturale e formativo dell’associazione regionale in collaborazione e collegamento con l’Ucsi nazionale e il Consigliere nazionale dell’Ordine, Paolo Giovagnoni.

Il Vescovo, dopo aver ascoltato ha brevemente preso la parola per esprimere attenzione e vicinanza ai lavoratori del settore dell’informazione, ribadendo l’importanza del loro lavoro per tutta la società ed esortandoli a perseverare nell’impegno per tutelare con il proprio lavoro il “buon giornalismo”. Il colloquio è poi proseguito nei saluti personali ai quali il vescovo Ivan non si è sottratto.

Nell’omelia pronunciata nella messa, mons. Maffeis ha commentato le letture lasciandosi ispirare dalla vita e dalle parole di san Francesco di Sales e dalle parole del Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che è stato reso noto proprio nella mattinata.  “Cari amici, sembra dirci san Francesco di Sales, se volete realizzare una buona comunicazione imparate a ‘parlare con il cuore’. No, non si tratta - ha detto Maffeis - di tacere la verità, quando risultasse scomoda a qualcuno, ma piuttosto di stare attenti a non raccontarla mai senza carità”.  Il Vescovo ha sottolineato il contesto culturale nel quale oggi viviamo, “segnato da polarizzazioni e contrapposizioni”, e in questo contesto “parlare con cuore rimanda a una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare”.

“Anche la Chiesa" - ha aggiunto - ha “urgente bisogno di questo tipo di comunicazione; ha bisogno – abbiamo bisogno – di mettere al centro la relazione con Dio e con il prossimo ed accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di un’identità autoreferenziale”.  “In questi primi mesi che sono tra voi - ha aggiunto - posso dire di aver incontrato e, soprattutto, di essere testimone di una comunicazione portata avanti con questa qualità professionale, caratterizzata da disponibilità, sensibilità e cordialità”. Il vescovo Maffeis ha concluso l’omelia affidando al Signore “ciascuno di voi, il vostro lavoro, le vostre preoccupazioni e i vostri affetti”, leggendo la preghiera posta a conclusione del Messaggio.

[gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="70217,70216,70215,70213,70212,70211"]  

]]>

di R.L. - M.R.V.

Più di 50 comunicatori hanno raccolto l’invito all’incontro con l’arcivescovo Ivan Maffeis promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali insieme alla sezione umbra dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), l’associazione dei giornalisti cattolici in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales, il 24 gennaio. L’incontro è iniziato in cattedrale, con l’eucarestia celebrata dall’arcivescovo Ivan Maffeis ed è proseguito nella sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale, per un momento di dialogo e di conoscenza, introdotto e moderato dal direttore dell’Ufficio pastorale per le comunicazioni sociali, Maria Rita Valli.

All’iniziativa hanno aderito e partecipato l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, l’Associazione Stampa Umbra – Asu-Fnsi, la Scuola di Giornalismo radiotelevisivo della Rai, diversi direttori dei principali media regionali e responsabili di uffici stampa di enti pubblici e privati. Le rappresentanti dell’Ordine, la vicepresidente Donatella Binaglia, e dell’Asu, la vicepresidente Luana Pioppi, hanno presentato al Vescovo la situazione che vive il giornalismo umbro e l’impegno dei due organismi a sostegno dei giornalisti. La presidente Ucsi, Manuela Acito, ha presentato l’impegno culturale e formativo dell’associazione regionale in collaborazione e collegamento con l’Ucsi nazionale e il Consigliere nazionale dell’Ordine, Paolo Giovagnoni.

Il Vescovo, dopo aver ascoltato ha brevemente preso la parola per esprimere attenzione e vicinanza ai lavoratori del settore dell’informazione, ribadendo l’importanza del loro lavoro per tutta la società ed esortandoli a perseverare nell’impegno per tutelare con il proprio lavoro il “buon giornalismo”. Il colloquio è poi proseguito nei saluti personali ai quali il vescovo Ivan non si è sottratto.

Nell’omelia pronunciata nella messa, mons. Maffeis ha commentato le letture lasciandosi ispirare dalla vita e dalle parole di san Francesco di Sales e dalle parole del Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che è stato reso noto proprio nella mattinata.  “Cari amici, sembra dirci san Francesco di Sales, se volete realizzare una buona comunicazione imparate a ‘parlare con il cuore’. No, non si tratta - ha detto Maffeis - di tacere la verità, quando risultasse scomoda a qualcuno, ma piuttosto di stare attenti a non raccontarla mai senza carità”.  Il Vescovo ha sottolineato il contesto culturale nel quale oggi viviamo, “segnato da polarizzazioni e contrapposizioni”, e in questo contesto “parlare con cuore rimanda a una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare”.

“Anche la Chiesa" - ha aggiunto - ha “urgente bisogno di questo tipo di comunicazione; ha bisogno – abbiamo bisogno – di mettere al centro la relazione con Dio e con il prossimo ed accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di un’identità autoreferenziale”.  “In questi primi mesi che sono tra voi - ha aggiunto - posso dire di aver incontrato e, soprattutto, di essere testimone di una comunicazione portata avanti con questa qualità professionale, caratterizzata da disponibilità, sensibilità e cordialità”. Il vescovo Maffeis ha concluso l’omelia affidando al Signore “ciascuno di voi, il vostro lavoro, le vostre preoccupazioni e i vostri affetti”, leggendo la preghiera posta a conclusione del Messaggio.

[gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="70217,70216,70215,70213,70212,70211"]  

]]>
Festa di San Francesco di Sales, gli appuntamenti nelle diocesi umbre https://www.lavoce.it/festa-di-san-francesco-di-sales-gli-appuntamenti-nelle-diocesi-umbre/ Mon, 23 Jan 2023 15:55:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70163 san francesco di sales

Il 24 gennaio la Chiesa ricorda la memoria liturgica San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e e gli operatori della comunicazione: questi, gli appuntamenti nelle diocesi umbre.

Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve

Martedì 24 gennaio alle ore 11 nella Cattedrale di San Lorenzo, monsignor Ivan Maffeis, celebrerà la Santa Messa per i giornalisti e gli operatori della comunicazione. Essendo il primo incontro in occasione della festa del patrono, il vescovo sarà lieto di incontrare personalmente i giornalisti, non solo a messa, ma anche dopo per un aperitivo nella sala del Dottorato, nel chiostro della Cattedrale.

Diocesi di Terni Narni Amelia

In occasione della festa di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio alle ore 11.30 presso il Vescovado di Terni, in piazza Duomo, il vescovo Francesco Antonio Soddu incontrerà i giornalisti e operatori dell’informazione per un momento di dialogo e confronto su varie tematiche. Sarà presentato il messaggio di Papa Francesco per la 57sima Giornata delle comunicazioni sociali Parlare col cuore, nel quale il pontefice esorta il mondo della comunicazione a sviluppare l’ascolto delle persone e della società, e poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori.

Arcidiocesi di Spoleto-Norcia

Lunedì 30 gennaio alle ore 11, in occasione della festa di San Francesco di Sales, l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo incontrerà i giornalisti e gli operatori dell’informazione. Sarà, come sempre, l’occasione per un dialogo e un confronto con l’Arcivescovo su varie tematiche. L'incontro si svolgerà nella Sala riunioni del Palazzo Arcivescovile – Spoleto (Via Saffi, 13). Seguirà un lunch time.

Diocesi di Orvieto -Todi

A causa del maltempo, l'incontro previsto per martedì 24 gennaio, presso la Sala Pieri del Palazzo Vescovile di Orvieto, del vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi con gli Operatori dei mezzi di comunicazione (carta stampata, radio, televisioni e online) è stato posticipato, invece, a sabato 28 gennaio alle ore 11.30. Un momento di riflessione e fraternità, nel quale dopo il saluto introduttivo del vescovo, seguirà l’intervento di Sonia Montegiove, informatica e giornalista, che parlerà di Solidarietà, ascolto, condivisione: valori irrinunciabili anche sui social network. La riflessione sarà offerta alla luce del tema che Papa Francesco ha scelto per la 57sima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (in programma quest'anno il prossimo 21 maggio): Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15).

Diocesi di Città di Castello

A Città di Castello, il vescovo Luciano Paolucci Bedini, incontra gli operatori delle comunicazioni sociali proprio nel giorno della ricorrenza di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio. Alle ore 16 nella cappella del vescovado tifernate, in piazza Gabriotti, sarà celebrata la Santa Messa durante la quale saranno ricordati i colleghi scomparsi di recente. Seguirà un incontro e dialogo con il vescovo.

Diocesi di Gubbio

A Gubbio, i giornalisti e le redazioni dei media locali si sono, invece, ritrovati con il vescovo Luciano Paolucci Bedini per ricordare la memoria liturgica di San Francesco di Sales, in occasione della presentazione del volume Sant’Ubaldo, Santo della riconciliazione: I luoghi - Il culto, che si è tenuta sabato 21 gennaio alle ore 16 nella Sala dell'ex Refettorio della Biblioteca Sperelliana di San Pietro.]]>
san francesco di sales

Il 24 gennaio la Chiesa ricorda la memoria liturgica San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e e gli operatori della comunicazione: questi, gli appuntamenti nelle diocesi umbre.

Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve

Martedì 24 gennaio alle ore 11 nella Cattedrale di San Lorenzo, monsignor Ivan Maffeis, celebrerà la Santa Messa per i giornalisti e gli operatori della comunicazione. Essendo il primo incontro in occasione della festa del patrono, il vescovo sarà lieto di incontrare personalmente i giornalisti, non solo a messa, ma anche dopo per un aperitivo nella sala del Dottorato, nel chiostro della Cattedrale.

Diocesi di Terni Narni Amelia

In occasione della festa di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio alle ore 11.30 presso il Vescovado di Terni, in piazza Duomo, il vescovo Francesco Antonio Soddu incontrerà i giornalisti e operatori dell’informazione per un momento di dialogo e confronto su varie tematiche. Sarà presentato il messaggio di Papa Francesco per la 57sima Giornata delle comunicazioni sociali Parlare col cuore, nel quale il pontefice esorta il mondo della comunicazione a sviluppare l’ascolto delle persone e della società, e poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori.

Arcidiocesi di Spoleto-Norcia

Lunedì 30 gennaio alle ore 11, in occasione della festa di San Francesco di Sales, l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo incontrerà i giornalisti e gli operatori dell’informazione. Sarà, come sempre, l’occasione per un dialogo e un confronto con l’Arcivescovo su varie tematiche. L'incontro si svolgerà nella Sala riunioni del Palazzo Arcivescovile – Spoleto (Via Saffi, 13). Seguirà un lunch time.

Diocesi di Orvieto -Todi

A causa del maltempo, l'incontro previsto per martedì 24 gennaio, presso la Sala Pieri del Palazzo Vescovile di Orvieto, del vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi con gli Operatori dei mezzi di comunicazione (carta stampata, radio, televisioni e online) è stato posticipato, invece, a sabato 28 gennaio alle ore 11.30. Un momento di riflessione e fraternità, nel quale dopo il saluto introduttivo del vescovo, seguirà l’intervento di Sonia Montegiove, informatica e giornalista, che parlerà di Solidarietà, ascolto, condivisione: valori irrinunciabili anche sui social network. La riflessione sarà offerta alla luce del tema che Papa Francesco ha scelto per la 57sima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (in programma quest'anno il prossimo 21 maggio): Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15).

Diocesi di Città di Castello

A Città di Castello, il vescovo Luciano Paolucci Bedini, incontra gli operatori delle comunicazioni sociali proprio nel giorno della ricorrenza di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio. Alle ore 16 nella cappella del vescovado tifernate, in piazza Gabriotti, sarà celebrata la Santa Messa durante la quale saranno ricordati i colleghi scomparsi di recente. Seguirà un incontro e dialogo con il vescovo.

Diocesi di Gubbio

A Gubbio, i giornalisti e le redazioni dei media locali si sono, invece, ritrovati con il vescovo Luciano Paolucci Bedini per ricordare la memoria liturgica di San Francesco di Sales, in occasione della presentazione del volume Sant’Ubaldo, Santo della riconciliazione: I luoghi - Il culto, che si è tenuta sabato 21 gennaio alle ore 16 nella Sala dell'ex Refettorio della Biblioteca Sperelliana di San Pietro.]]>
Celebrazione di san Francesco di Sales 2022 a Perugia https://www.lavoce.it/celebrazione-di-san-francesco-di-sales-2022-a-perugia/ Sat, 22 Jan 2022 16:57:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64617 Festa di San Francesco di Sales, patrono giornalisti

Per celebrare la festa di san Fracesco di Sales, patrono dei giornalisti, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, celebrerà una messa per tutti gli operatori della comunicazione domenica 23 gennaio, alle 11, nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia. A causa delle restrizioni imposte dalla pandemia l' anno scorso e in quello attuale - ricorda la diocesi - il porporato non aveva potuto tenere il tradizionale incontro di dialogo. Ha comunque voluto mantenere questo appuntamento annuale celebrando la messa. L' iniziativa è curata dall' Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali in collaborazione con l' Ucsi, l' Unione cattolica della stampa italiana, l' associazione dei giornalisti e degli operatori della comunicazione. "La festa di San Francesco di Sales - ricorda la giornalista Maria Rita Valli, direttore dell' Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali - è anche la data in cui tradizionalmente il Papa pubblica il messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali che in Italia si celebra la terza domenica di maggio. Il tema del messaggio è stato annunciato il 29 settembre scorso e quest' anno ha un titolo brevissimo: 'Ascoltate!' . Dopo il Messaggio del 2021, centrato sull' andare e vedere, nel suo nuovo Messaggio Papa Francesco chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori".]]>
Festa di San Francesco di Sales, patrono giornalisti

Per celebrare la festa di san Fracesco di Sales, patrono dei giornalisti, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, celebrerà una messa per tutti gli operatori della comunicazione domenica 23 gennaio, alle 11, nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia. A causa delle restrizioni imposte dalla pandemia l' anno scorso e in quello attuale - ricorda la diocesi - il porporato non aveva potuto tenere il tradizionale incontro di dialogo. Ha comunque voluto mantenere questo appuntamento annuale celebrando la messa. L' iniziativa è curata dall' Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali in collaborazione con l' Ucsi, l' Unione cattolica della stampa italiana, l' associazione dei giornalisti e degli operatori della comunicazione. "La festa di San Francesco di Sales - ricorda la giornalista Maria Rita Valli, direttore dell' Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali - è anche la data in cui tradizionalmente il Papa pubblica il messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali che in Italia si celebra la terza domenica di maggio. Il tema del messaggio è stato annunciato il 29 settembre scorso e quest' anno ha un titolo brevissimo: 'Ascoltate!' . Dopo il Messaggio del 2021, centrato sull' andare e vedere, nel suo nuovo Messaggio Papa Francesco chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori".]]>
San Francesco di Sales: il messaggio ai giornalisti del vescovo di Città di Castello mons. Domenico Cancian https://www.lavoce.it/san-francesco-di-sales-il-messaggio-ai-giornalisti-del-vescovo-di-citta-di-castello-mons-domenico-cancian/ Sat, 23 Jan 2021 17:34:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58993 Città Castello Cancian

  Carissimi giornalisti amici della Chiesa di Città di Castello, persistendo la terribile pandemia che sta mettendo a dura prova il mondo intero, ho preferito – d’accordo con alcuni di voi – sostituire il nostro tradizionale incontro per la festa di san Francesco di Sales, patrono degli operatori delle comunicazioni sociali, con questo messaggio. Credo infatti sia da far prevalere in questo momento critico il rispetto delle regole che le competenti autorità ci hanno dato. Vale soprattutto per noi che abbiamo maggiore visibilità. Proprio perché viviamo tempi difficili a livello sanitario, sociale, politico ed economico, il vostro servizio alla comunità merita maggior riconoscimento e incoraggiamento. Più volte vi ho ringraziato per tutto quello che fate, affrontando innumerevoli difficoltà anche di carattere economico, convinti che più voci libere favoriscano una migliore comprensione dei fatti. Rivolgo un pensiero particolare a tutti i vostri colleghi che si trovano in difficoltà a causa della congiuntura economica sfavorevole che si ripercuote anche sul vostro lavoro. Sono note a voi, molto più che a me, le sofferenze in cui si trova la vostra categoria. Mi pare che anche quest’anno siano particolarmente appropriate le parole che il Papa ha scelto per la prossima giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che si celebrerà nel prossimo mese di maggio. “’Vieni e vedi’ (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone come e dove sono” è il tema che prende spunto dall’incontro di Gesù con l’apostolo Filippo. Esse sono centrali nel Vangelo. “L’annuncio cristiano prima che di parole, è fatto di sguardi, testimonianze, esperienze, incontri, vicinanza. In una parola, vita”. Non è forse la “vita” che anche voi cercate di raccontare ogni giorno riferendo le notizie agli interlocutori che vi leggono, vi ascoltano e vi guardano?  Voi non raramente siete i testimoni diretti che toccano con mano le varie situazioni, vivendole con tutte le emozioni e i sentimenti.  Nel cambio epocale che stiamo vivendo, in un tempo che ci obbliga alla distanza sociale a causa della pandemia, la comunicazione può rendere possibile la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere davvero il senso delle cose. Non conosciamo la verità se non ne facciamo esperienza, se non incontriamo le persone, se non partecipiamo delle loro gioie e dei loro dolori. Il vecchio detto “Dio ti incontra dove sei” può essere una guida per coloro che sono impegnati nel lavoro dei media. Durante questi ultimi mesi ci siamo trovati molte volte insieme ed abbiamo condiviso i dolori di tante persone che sono state private di affetti fino a non poter piangere in presenza familiari morti. D’altra parte in questo tempo abbiamo visto non pochi e significativi segni di speranza che senza clamore hanno realmente rinvigorito il tessuto sociale del nostro territorio. Siamo stati testimoni di molteplici esempi di sensibilità umana e cristiana in tante situazioni di sofferenza, anche gravi. (In Italia attualmente ci sono ben 6 milioni di volontari che prestano servizio gratuito, anche in forme di impegno straordinario). È questa la “buona notizia” dell’autentica umanità della nostra gente che, a mio avviso, non raramente ha come motivazione la fede in Dio Padre che ci è venuto incontro mandando suo Figlio come nostro Fratello. Per cui, come dice Papa Francesco, siamo davvero “tutti fratelli”. Questa fraternità sta alla base di un impegno a tutto campo che può trasformare in bene anche gli aspetti critici e preoccupanti della presente situazione. I media potrebbero favorire non poco questa visione di fondo che darebbe spessore sociale e culturale ad un mondo nuovo che insieme vogliamo costruire. Auguro a tutti voi di vivere la professione come opportunità per raggiungere le persone come sono e là dove vivono con le loro fragilità e le loro gioie. Per offrire in ogni situazione incoraggiamento e speranza, sempre nella verità e nella gentilezza. San Francesco di Sales - impossibilitato fisicamente a raggiungere la propria sede vescovile di Ginevra - seppe raggiungere i propri fratelli inventando nuovi mezzi di comunicazione pur di portare a tutti la gioia del Vangelo, che è la Buona Notizia per eccellenza. Sia lui ad accompagnare il vostro lavoro quotidiano! Vi rivolgo ancora la mia personale gratitudine e quella della Chiesa tifernate. Su voi e sui vostri cari imparto la mia benedizione e vi assicuro la mia preghiera, augurandoci che questo 2021 appena iniziato possa portarci fuori dal tunnel “e riveder le stelle”. + Domenico Cancian Vescovo di Città di Castello]]>
Città Castello Cancian

  Carissimi giornalisti amici della Chiesa di Città di Castello, persistendo la terribile pandemia che sta mettendo a dura prova il mondo intero, ho preferito – d’accordo con alcuni di voi – sostituire il nostro tradizionale incontro per la festa di san Francesco di Sales, patrono degli operatori delle comunicazioni sociali, con questo messaggio. Credo infatti sia da far prevalere in questo momento critico il rispetto delle regole che le competenti autorità ci hanno dato. Vale soprattutto per noi che abbiamo maggiore visibilità. Proprio perché viviamo tempi difficili a livello sanitario, sociale, politico ed economico, il vostro servizio alla comunità merita maggior riconoscimento e incoraggiamento. Più volte vi ho ringraziato per tutto quello che fate, affrontando innumerevoli difficoltà anche di carattere economico, convinti che più voci libere favoriscano una migliore comprensione dei fatti. Rivolgo un pensiero particolare a tutti i vostri colleghi che si trovano in difficoltà a causa della congiuntura economica sfavorevole che si ripercuote anche sul vostro lavoro. Sono note a voi, molto più che a me, le sofferenze in cui si trova la vostra categoria. Mi pare che anche quest’anno siano particolarmente appropriate le parole che il Papa ha scelto per la prossima giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che si celebrerà nel prossimo mese di maggio. “’Vieni e vedi’ (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone come e dove sono” è il tema che prende spunto dall’incontro di Gesù con l’apostolo Filippo. Esse sono centrali nel Vangelo. “L’annuncio cristiano prima che di parole, è fatto di sguardi, testimonianze, esperienze, incontri, vicinanza. In una parola, vita”. Non è forse la “vita” che anche voi cercate di raccontare ogni giorno riferendo le notizie agli interlocutori che vi leggono, vi ascoltano e vi guardano?  Voi non raramente siete i testimoni diretti che toccano con mano le varie situazioni, vivendole con tutte le emozioni e i sentimenti.  Nel cambio epocale che stiamo vivendo, in un tempo che ci obbliga alla distanza sociale a causa della pandemia, la comunicazione può rendere possibile la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere davvero il senso delle cose. Non conosciamo la verità se non ne facciamo esperienza, se non incontriamo le persone, se non partecipiamo delle loro gioie e dei loro dolori. Il vecchio detto “Dio ti incontra dove sei” può essere una guida per coloro che sono impegnati nel lavoro dei media. Durante questi ultimi mesi ci siamo trovati molte volte insieme ed abbiamo condiviso i dolori di tante persone che sono state private di affetti fino a non poter piangere in presenza familiari morti. D’altra parte in questo tempo abbiamo visto non pochi e significativi segni di speranza che senza clamore hanno realmente rinvigorito il tessuto sociale del nostro territorio. Siamo stati testimoni di molteplici esempi di sensibilità umana e cristiana in tante situazioni di sofferenza, anche gravi. (In Italia attualmente ci sono ben 6 milioni di volontari che prestano servizio gratuito, anche in forme di impegno straordinario). È questa la “buona notizia” dell’autentica umanità della nostra gente che, a mio avviso, non raramente ha come motivazione la fede in Dio Padre che ci è venuto incontro mandando suo Figlio come nostro Fratello. Per cui, come dice Papa Francesco, siamo davvero “tutti fratelli”. Questa fraternità sta alla base di un impegno a tutto campo che può trasformare in bene anche gli aspetti critici e preoccupanti della presente situazione. I media potrebbero favorire non poco questa visione di fondo che darebbe spessore sociale e culturale ad un mondo nuovo che insieme vogliamo costruire. Auguro a tutti voi di vivere la professione come opportunità per raggiungere le persone come sono e là dove vivono con le loro fragilità e le loro gioie. Per offrire in ogni situazione incoraggiamento e speranza, sempre nella verità e nella gentilezza. San Francesco di Sales - impossibilitato fisicamente a raggiungere la propria sede vescovile di Ginevra - seppe raggiungere i propri fratelli inventando nuovi mezzi di comunicazione pur di portare a tutti la gioia del Vangelo, che è la Buona Notizia per eccellenza. Sia lui ad accompagnare il vostro lavoro quotidiano! Vi rivolgo ancora la mia personale gratitudine e quella della Chiesa tifernate. Su voi e sui vostri cari imparto la mia benedizione e vi assicuro la mia preghiera, augurandoci che questo 2021 appena iniziato possa portarci fuori dal tunnel “e riveder le stelle”. + Domenico Cancian Vescovo di Città di Castello]]>
Festa di san Francesco di Sales. Perchè è il patrono dei giornalisti? https://www.lavoce.it/san-francesco-sales-giornalisti/ Fri, 24 Jan 2020 12:14:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56059 san francesco

San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa, è il più importante celebre santo della Savoia, sul versante alpino francese. Francois nacque il 21 agosto 1567 nel castello di Sales presso Thorens, appartenente alla sua antica nobile famiglia. Ricevette sin dalla più tenera età un’accurata educazione, coronata dagli studi universitari di giurisprudenza a Parigi e a Padova.

Perchè è patrono dei giornalisti

Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti. Volle poi di affrontare la sfida più impegnativa per quei tempi e chiese, quindi, di essere inviato a Ginevra, culla del calvinismo. Qui si spese nella pastorale e nel dibattito teologico con gli esponenti della Riforma. Divenne vescovo della città nel 1602. Morì a Lione il 28 dicembre 1622.

Celebrazioni per san Francesco di Sales in Umbria

La Chiesa ricorda san Francesco di Sales il 24 gennaio. In Umbria la ricorrenza viene celebrata anche quest'anno 2020 con gli operatori della comunicazione. Ad Orvietomons. Benedetto Tuzia ha invitato questa mattina, 24 gennaio, i giornalisti e gli operatori della comunicazione per un momento di riflessione e di fraternità. Per il Vescovo è stata l’occasione per ringraziarli per il servizio che svolgono nell’interesse della comunità diocesana. “Quando l’informazione si fa ponte...” è il titolo della riflessione che è stata proposta da don Tonio dell’Olio, attualmente presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi e della Commissione Spirito di Assisi promossa dalla diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino.

A Perugia il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, incontra i giornalisti domani, sabato 25 gennaio, alle ore 11.00 nella sala grande al primo piano del Palazzo Vescovile, in Piazza IV Novembre, 6 - Perugia. L’incontro è promosso in collaborazione con UCSI Umbria.

A Gubbio il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini celebra oggi la messa nella memoria liturgica di san Francesco di Sales. L’appuntamento è per le ore 17.45 nella cappellina del Seminario diocesano in via Perugina.

A Città di Castello alle ore 11.30 nella cappella del vescovado, mons. Domenico Cancian ha incontrato i giornalisti e celebrato l’eucaristia per loro.

Il Messaggio di Papa Francesco

Tutti gli incontri sono anche occasione per riflettere sul Messaggio di Papa Francesco per la 54a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra il 24 maggio 2020: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia”. 
   
 ]]>
san francesco

San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa, è il più importante celebre santo della Savoia, sul versante alpino francese. Francois nacque il 21 agosto 1567 nel castello di Sales presso Thorens, appartenente alla sua antica nobile famiglia. Ricevette sin dalla più tenera età un’accurata educazione, coronata dagli studi universitari di giurisprudenza a Parigi e a Padova.

Perchè è patrono dei giornalisti

Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti. Volle poi di affrontare la sfida più impegnativa per quei tempi e chiese, quindi, di essere inviato a Ginevra, culla del calvinismo. Qui si spese nella pastorale e nel dibattito teologico con gli esponenti della Riforma. Divenne vescovo della città nel 1602. Morì a Lione il 28 dicembre 1622.

Celebrazioni per san Francesco di Sales in Umbria

La Chiesa ricorda san Francesco di Sales il 24 gennaio. In Umbria la ricorrenza viene celebrata anche quest'anno 2020 con gli operatori della comunicazione. Ad Orvietomons. Benedetto Tuzia ha invitato questa mattina, 24 gennaio, i giornalisti e gli operatori della comunicazione per un momento di riflessione e di fraternità. Per il Vescovo è stata l’occasione per ringraziarli per il servizio che svolgono nell’interesse della comunità diocesana. “Quando l’informazione si fa ponte...” è il titolo della riflessione che è stata proposta da don Tonio dell’Olio, attualmente presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi e della Commissione Spirito di Assisi promossa dalla diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino.

A Perugia il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, incontra i giornalisti domani, sabato 25 gennaio, alle ore 11.00 nella sala grande al primo piano del Palazzo Vescovile, in Piazza IV Novembre, 6 - Perugia. L’incontro è promosso in collaborazione con UCSI Umbria.

A Gubbio il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini celebra oggi la messa nella memoria liturgica di san Francesco di Sales. L’appuntamento è per le ore 17.45 nella cappellina del Seminario diocesano in via Perugina.

A Città di Castello alle ore 11.30 nella cappella del vescovado, mons. Domenico Cancian ha incontrato i giornalisti e celebrato l’eucaristia per loro.

Il Messaggio di Papa Francesco

Tutti gli incontri sono anche occasione per riflettere sul Messaggio di Papa Francesco per la 54a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra il 24 maggio 2020: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia”. 
   
 ]]>
Papa Francesco: nei suoi messaggi solo parole? https://www.lavoce.it/papa-francesco-nei-suoi-messaggi-solo-parole/ https://www.lavoce.it/papa-francesco-nei-suoi-messaggi-solo-parole/#comments Fri, 22 Jan 2016 14:34:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45152 don-paolo-giuliettiIn questi primi giorni dell’anno siamo stati destinatari di due importanti messaggi di Papa Francesco, in occasione rispettivamente della Giornata mondiale della pace (1° gennaio) e della Giornata mondiale delle migrazioni (17 gennaio). Il lunedì successivo si è aperta la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si concluderà il 25 gennaio, nella quale tutte le Confessioni si confronteranno con il tema della vocazione battesimale alla testimonianza del Vangelo. Infine domenica 24, memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, si inizierà a riflettere sul tema del Messaggio pontificio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, di cui per ora si conosce solamente il titolo: “Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo”.

Parole, parole, parole… soltanto parole? Può darsi. Ma non parole qualunque. In tutti i testi citati si coglie innanzitutto una lucida considerazione sui mali e sulle sfide del tempo presente: che si tratti della globalizzazione dell’indifferenza, del traffico di esseri umani, delle divisioni tra i cristiani o dello “scandalismo” dei media, non ci si nasconde mai dietro un dito. La realtà in cui viviamo è problematica, e i conflitti che la agitano sono quasi sempre l’esito di condotte ispirate a criteri individualistici, per cui l’interesse privato prevale sistematicamente sulla ricerca del bene per tutti. A nessuno è consentito chiamarsi fuori, perché la lista delle responsabilità va dai semplici comportamenti quotidiani alle strategie globali dei Governi, delle  multinazionali e della grande finanza: la consapevolezza della presenza del male e del suo originarsi dal peccato dell’uomo è presentata con decisione. In un mondo in cui tutti sono pronti a puntare il dito su qualcun altro, il Papa invita a guardare innanzitutto “in casa propria”, per scoprirsi bisognosi di conversione, cioè di profondo cambiamento di mentalità e di azione.

Tale consapevolezza, però, è suggerita non per alimentare sensi di colpa o frustrazioni dinanzi ai guasti personali e collettivi, bensì per aprire alla possibilità di un nuovo inizio che è offerta dalla misericordia divina. Il peccato individuale, l’inequità sociale, le divisioni tra i credenti, i dissesti ambientali… non sono mali ineluttabili.

Proprio perché hanno origine da coscienze che smarriscono il senso di Dio e dell’uomo, è nella riconciliazione con il Creatore e Signore che possono trovare le vie per un cambiamento. Il Giubileo della Misericordia vuol essere soprattutto questo: la scoperta di un’offerta di perdono così ampia e radicale da rendere possibile la speranza in un grande rinnovamento di ogni relazione, con se stessi, con gli altri, con il creato e con il Creatore. Nonostante tutto, la pace può essere conquistata, i migranti accolti, la comunicazione posta a servizio della verità e le separazioni dimenticate.

Di parole come queste noi, avviliti dai profeti di sventura o ammaliati dai venditori di fumo, abbiamo sempre più bisogno. Come accade ai due ladroni sul Golgota: il malfattore che si pente e si apre al perdono arriva a nutrire speranza; l’altro, che rimane prigioniero del proprio male e della propria rabbia, si racchiude da se stesso nella disperazione.

Papa Francesco ci propone dunque la dinamica pentimento – misericordia – rinnovamento non come una filastrocca devozionale, ma come una chiave per sfuggire alla rassegnazione e all’indifferenza, e tirare fuori, nel segno della speranza, il meglio di sé.

]]>
https://www.lavoce.it/papa-francesco-nei-suoi-messaggi-solo-parole/feed/ 1
Il martire ama non odia https://www.lavoce.it/il-martire-ama-non-odia/ Wed, 04 Feb 2015 20:22:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30169 L’incontro del vescovo Sigismondi con i giornalisti
L’incontro del vescovo Sigismondi con i giornalisti

Anche a Foligno, con qualche giorno di ritardo dovuto alle celebrazioni per il santo patrono Feliciano, il vescovo mons. Gualtiero Sigismondi ha voluto incontrare la stampa locale per festeggiare con i giornalisti san Francesco di Sales, loro protettore. Non ha esitato, mons. Sigismondi, a sintonizzarsi sulle frequenze degli operatori della comunicazione, rispondendo alle loro domande dopo aver ricordato i temi toccati nelle omelie delle molte occasioni che il gennaio folignate offre al Vescovo per parlare alla sua Chiesa locale.

Proprio dalle parole forti usate da mons. Sigismondi a San Feliciano per tracciare l’identikit del martire cristiano, senza confonderlo con chi cerca la morte altrui o la propria, hanno preso avvio le domande dei giornalisti. “Il martire ama, non odia – ha ricordato il Vescovo – ed è importante ricordarlo perché la nostra Chiesa sia vicina a coloro che anche oggi soffrono le stesse persecuzioni del tempo di Feliciano”. Le celebrazioni per il Santo patrono – con la presenza dell’arcivescovo di Corfù mons. Ioannis Spiteris – hanno messo in luce anche l’impegno della diocesi di Foligno e della Caritas per l’integrazione (non una banale sistemazione dei migranti) e per l’aiuto alle Chiese sorelle nel Mediterraneo.

Relativamente all’impegno nella carità, il Vescovo ha rilevato l’intervento ancora molto forte della Caritas a vantaggio delle persone colpite dalla crisi, rilevando, però, qualche timido segnale di miglioramento sul versante lavorativo. Restando in ambito ecclesiale, mons. Sigismondi ha risposto anche ad una domanda sulla riorganizzazione delle diocesi, confermando – da un lato – la volontà del Papa di ridurne il numero e specificando – dall’altro – che nessun progetto è stato elaborato; i criteri, comunque, non potranno limitarsi al numero degli abitanti, ma dovranno tener conto di altri fattori, compreso quello del numero dei preti e dei seminaristi che, tra l’altro, vede la diocesi di Foligno in ripresa.

L’accorpamento delle diocesi creerà più comunione nella Chiesa e ridurrà il campanilismo, che è molto forte, ma non dovrà impoverire l’impegno per l’evangelizzazione, né la pietà popolare, che è il vero tesoro della diocesi di Foligno.

È poi entrato anche in temi “laici”, come il buon rapporto con l’Amministrazione comunale, che potrebbe concretizzarsi nell’”abbattimento del diaframma” – non solo fisico – che separa il Museo di Palazzo Trinci dal Museo diocesano del Palazzo delle Canoniche, ed ha esortato tutti al dialogo “senza mai arrivare a fratture”, prendendo spunto sia dalla permanenza del dott. Mariani all’Ospedale di Foligno – “sarebbe stata una perdita, viste le capacità sue e del suo staff” – sia dalle discussioni in atto per il rinnovo delle cariche nell’Ente Giostra della Quintana.

Infine, poiché durante l’incontro erano in corso le votazioni che avrebbero portato Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, il Vescovo non si è sottratto alle domande dei giornalisti: “Esulto per la probabile elezione di Mattarella, e non solo perché è un vero cattolico. Il suo rigore morale lo pone al di sopra di ogni sospetto e la sua integrità ne fa un simbolo per le nostre istituzioni”.

]]>
Educare al retto uso delle parole https://www.lavoce.it/educare-al-retto-uso-delle-parole/ https://www.lavoce.it/educare-al-retto-uso-delle-parole/#comments Fri, 23 Jan 2015 13:18:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29934 Un amico mi ha recentemente confidato di essersi trovato a constatare che una certa persona chiamata a deporre su un fatto, sotto giuramento, ha giurato il falso. Ne è rimasto scosso e incredulo. Un altro mi ha detto che, da quando ha visto che una certa notizia riportata su un giornale era – per sua diretta conoscenza – completamente stravolta e inventata, ha smesso di leggere i giornali. Fatti isolati, si dirà. Ma a pensarci bene, forse, di affermazioni false se ne fanno molte da molti in molti modi e in moltissime occasioni. Ultimamente sono saltati fuori i falsi certificati di malattia, ma poi ci sono i falsi invalidi, i falsi fallimenti, le false promesse, le false dichiarazioni per ottenere finanziamenti e fare spazio alla corruzione, i falsi in bilancio e così via, fino alle parole più che false, offensive come i “vaffa” sparati qua e là, divenuti la base “culturale” di vari partiti.

In questa categoria troviamo le vignette denigratorie, le ingiurie minacciose e intimidatorie, e potremmo mettere anche i discorsi e le dichiarazioni di tanti politici che usano la parola solo come arma contro l’avversario di partito o contro una “parte del partito”, come quando inventano migliaia di emendamenti su proposte di leggi solo per protesta. La parola è ammalata, si è corrotta, serva della menzogna, più che sincera e limpida voce della verità. Intendiamoci: è stato così fin dal principio, basta leggere il terzo capitolo del libro della Genesi, ma sappiamo le conseguenze. Vi sono parole che costruiscono e altre che distruggono. Si deve scegliere. Oltre alla parola in sé e per sé, vi sono sempre più oggi i media, vecchi e nuovi, dove le parole si sprecano, si sbriciolano, si rimbalzano, si enfatizzano, si distorcono, rimbalzano da un angolo del pianeta fino al lato opposto e possono produrre effetti, in altri tempi, impensati.

Un esempio: si pubblicano le famose o famigerate vignette in un giornale a Parigi, e si risponde a Grozny, in Cecenia, con grandi manifestazioni di protesta. Nel Niger, sempre per protesta, solo nella città di Niamey sono state incendiate 45 chiese, una scuola, un orfanotrofio e centri commerciali non musulmani, e sono state indette tre giornate di lutto con violenze che hanno provocato 10 morti (Osservatore Romano del 21 gennaio). Si dirà: non esageriamo. La reazione va molto al di là della provocazione, come è andata fuori strada con la strage di Parigi. Ma ancora una volta di deve dire che la parola deve fare i conti con l’ignoranza, con il pregiudizio, con l’assenza di buon senso e di gerarchia di valori. La parola non è tutto: c’è il contesto in cui si pronuncia, la possibile strumentalizzazione, il tono con cui si dice e lo stile letterario, da decifrare con intelligenza. Per questo serve l’educazione all’ascolto, alla responsabilità. Chi informa o comunica con qualsiasi mezzo, lo faccia tramite un richiamo all’onestà intellettuale e morale di ognuno.

Su tale complessa e delicata questione segnalo due iniziative: una che si è svolta il 15 e una che si svolgerà il 24 prossimo a Perugia (iniziative del genere sono presenti anche in altri centri dell’Umbria). La prima è la Giornata del dialogo tra ebrei e cattolici sul tema, svolto da un rabbino, sul Comandamento: “Non pronuncerai menzogna contro il tuo prossimo”. La seconda sabato 24, memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, i quali – come avviene da molti anni – sono invitati a un incontro di riflessione e scambio di opinioni da parte dell’arcivescovo Bassetti. Sono due occasioni per richiamare al legame indissolubile della parola con la verità e la responsabilità, nell’intento di comunicare tutto ciò che alimenta il cammino umano e favorire la pace. All’inizio del bene e del male, c’è la parola.

]]>
https://www.lavoce.it/educare-al-retto-uso-delle-parole/feed/ 1
Quell’impareggiabile Papa “di transizione” https://www.lavoce.it/quellimpareggiabile-papa-di-transizione/ Thu, 17 Apr 2014 12:49:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24532 Giovanni XXIII saluta i fedeli dal finestrino del treno durante il viaggio a Loreto, 4 ottobre 1962
Giovanni XXIII saluta i fedeli dal finestrino del treno durante il viaggio a Loreto, 4 ottobre 1962

Che Papa Giovanni sia stato “buono” lo dice innanzitutto la bonomia del suo tratto e dei suoi rapporti con tutti, sempre sorridente, pronto a vedere il lato migliore di persone e di avvenimenti, senza furbizie ma anche senza ingenuità. Fu chiamato a succedere al grande Papa Pacelli, Pio XII, all’apparenza inflessibile e rigoroso, il Papa degli anni terribili della guerra e di violenze inaudite. È in questo scenario che Dio fece piovere il Suo segno di misericordia donando non solo alla Chiesa ma all’umanità intera un Papa mite e buono, che dice e fa con semplicità cose grandiose, a cominciare dalla ricercata pace sociale e politica. Tale si rivelò fin da subito Papa Giovanni, assumendo a ragione proprio quel nome, usato ben 22 volte dai predecessori e – se si vuole – piuttosto logoro. Il nuovo “inquilino” lo fece però rivivere in pienezza di significato, riproponendo nei comportamenti l’apostolo prediletto da Gesù, quello che, come il Maestro, diceva cose che sapevano di amore.

Già nella sua prima scelta, Papa Giovanni, figlio e fratello di contadini d’una terra italiana che sa coniugare bene lavoro e serietà di vita con l’amore di Dio, fece capire di che stoffa fosse fatta la sua personalità. Per muoversi a Venezia, sua prima diocesi, usava inevitabilmente barche e motoscafi; ma per visitare luoghi significativi della sua Chiesa, italiana e universale, scelse il treno, fosse pure bianco come la sua veste di Pastore. E in treno, atteso a ogni fermata da un subisso di gente plaudente, fece il suo primo viaggio in Umbria, ad Assisi, il 4 ottobre 1962, per rendere omaggio al Patrono d’Italia e al più santo degli italiani, Francesco d’Assisi, e affidargli la protezione del Concilio. Era la prima volta che il Papa usciva dalla “prigione dorata” del Vaticano per tuffarsi familiarmente tra la gente, prigioniero solo del suo amore.

Dopo quel viaggio, il rapporto tra Papa e popolo italiano non è stato più lo stesso: è nata una confidenza e una immediatezza che è andata sempre più crescendo, per poi a rinnovarsi con Papa Francesco.

Papa “di transizione”

Quando Angelo Giuseppe Roncalli fu eletto Papa, tutti dissero che sarebbe stato un Papa di transizione perché era anziano. Lui stesso ne era convinto e lo scrisse nel suo diario (il “giornale dell’anima” cominciato a scrivere a 14 anni), dicendo che era stato scelto come Papa di “provvisoria transizione”. Ma in quella “provvisoria transizione” fece a tempo a fare parecchie cose e a provocare un ribaltone quasi incredibile con il Concilio Vaticano II, da lui promosso nel 1962 e condotto a termine dal suo successore Paolo VI nel 1965: quattro anni di riflessioni e di decisioni dei Vescovi di tutto il mondo, che dettero a santa Madre Chiesa un volto del tutto nuovo con l’avvio d’una pastorale evangelizzatrice, missionaria, integrata.

Scriveva da nunzio apostolico, nel suo Giornale dell’anima (paragrafo 824):”Il mio temperamento e l’educazione ricevuta mi aiutano nell’esercizio dell’amabilità con tutti, della indulgenza, del garbo, della pazienza. Non recederò da questa vita: san Francesco di Sales è il mio grande maestro. Oh!, lo rassomigliassi davvero e in tutto!… Io lascio a tutti la sovrabbondanza della furberia e della cosiddetta destrezza diplomatica, e continuo ad accontentarmi della mia bonomia e semplicità di sentimenti, di parola, di tutto. Le somme, infine, tornano sempre a vantaggio di chi resta fedele alla dottrina e agli esempi del Signore!”. Questi erano i sentimenti del card. Angelo Giuseppe Roncalli, e questi furono i comportamenti di Giovanni XXIII, che oggi proclamiamo gioiosamente santo per solenne definizione di Papa Francesco, che molto gli assomiglia.

La “Mater et Magistra”

Nel suo prolungato servizio di nunziatura ebbe sempre cura della verità e della carità, nel linguaggio e nei gesti, dall’aiuto agli ebrei ai soccorsi per gli ortodossi, a Sofia in Bulgaria come a Istanbul in Turchia, o nella Parigi del generale De Gaulle, il quale non voleva persone compromesse con il regime di Pétain, e per questo rifiutò malamente il nunzio Valerio Valeri. Anche la Chiesa cattolica aveva i suoi problemi disciplinari e dottrinali, muovendosi tra i postumi del dopoguerra e le violenze del mondo comunista, con l’urgenza ormai improrogabile di una nuova evangelizzazione.

Papa Giovanni, turbato dalle rovine fisiche, morali, sociali prodotte dall’ingiustizia, che faceva da moltiplicatore delle rovine non ancora recuperate del lungo dopoguerra, cogliendo l’occasione del 70° anniversario della Rerum novarum di Leone XIII, offrì il 20 maggio 1961 agli operatori pastorali il supporto d’un rilancio aggiornato della dottrina sociale cristiana con l’enciclica Mater et Magistra “sui recenti sviluppi della questione sociale”, ribadendo che “la dottrina sociale cristiana è parte integrante della concezione cristiana della vita” (n. 206), particolarmente necessaria in questa nostra epoca, “percorsa da errori radicali, straziata e sconvolta da disordini profondi” (n. 238) che hanno provocato notevoli squilibri. L’enciclica, com’è noto, suscitò vasta eco nella stampa mondiale. Scrisse il quotidiano francese Le Monde: “È rivolta verso l’azione e l’attualità. È adatta all’epoca, conforme all’esigenza delle giovani generazioni, che non vogliono discorsi accademici e non apprezzano le astrazioni dottrinali”. L’enciclica riscosse favorevoli consensi anche nell’opinione pubblica dei Paesi in via di sviluppo, in particolare India e Paesi arabi.

Il Concilio

Venne finalmente l’ora del nuovo Concilio, dai più non creduto possibile, da molti temuto, dai “profeti” atteso come segno di un nuovo impulso per l’evangelizzazione. Papa Giovanni stesso ne dette l’annuncio con il mirabile radiomessaggio dell’11 settembre 1962 ai fedeli di tutto il mondo. Lo qualificò subito come “una primavera della Chiesa”, paragonandolo alla valenza liturgica del Cero pasquale, che è lumen Christi, lumen ecclesiae, lumen gentium: una “vera letizia per la Chiesa universale, Chiesa di tutti, particolarmente Chiesa dei poveri”.

All’annuncio seguì la solenne apertura del Concilio l’11 ottobre 1962, con un discorso particolarmente energico per “dissentire dai profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo”. La Chiesa, invece, “guarda con realismo al presente”, e anzi “non ha assistito indifferente al mirabile progresso delle scoperte dell’umano ingegno, e non ha lasciato mancare la giusta estimazione”. In ogni caso, dinanzi ai tanti errori che si fanno, la Chiesa “preferisce oggi la medicina della misericordia”.

La gente di Roma corse ad ascoltare e ad applaudire il Papa in piazza San Pietro, e ad essa egli parlò con giovialità “a braccio”, ammirando la bella luna che splendeva sulla città, quasi a mostrare la gioia anche del Cielo. E terminò quel suo saluto con la celebre “carezza” da portare a tutti i bambini.

La “Pacem in terris”

Altro fatto da ricordare si ebbe con la pubblicazione dell’altra sua mirabile enciclica, Pacem in terris, l’11 aprile 1963, che fu il suo testamento sociale e religioso. Fu definita come la “Nona Sinfonia della pace”, paragonando alle cinque parti dell’opera di Beethoven (i quattro movimenti più il coro finale) i cinque temi portanti dell’enciclica: la pace universale fondata sui diritti e i doveri della persona umana; lo Stato di diritto come garanzia di pace all’interno d’ogni comunità politica; una pace duratura basata sui quattro pilastri della verità, della giustizia, della solidarietà, della libertà; una garanzia di vera pace in un efficace governo mondiale della grande famiglia umana; un dialogo sincero e fecondo tra tutti come radice e salvaguardia della pace, distinguendo sempre tra errore ed errante, e facendo leva su ciò che unisce, non su ciò che divide.

Ricordiamo tutti il tragico contesto in cui l’enciclica nacque: era in atto una vera guerra fredda, cioè la crisi per i missili russi a Cuba. Nel marzo 1963 Papa Giovanni aveva concesso un’udienza ad A. Ajubej, genero di Kruschëv, che valse anche ad ammorbidire i rapporti tra Chiesa cattolica perseguitata e dittatura comunista (quanti credenti e quanti sacerdoti e vescovi, martiri dell’età moderna, languivano nelle carceri della Russia e dei Paesi satelliti!). Questo fatto creò le premesse per un forte rilancio del tema della pace, parlando sia dei diritti che dei doveri delle singole persone, e delle comunità politiche anche a livello mondiale, secondo il principio di sussidiarietà. In quel contesto Giovanni XXIII ebbe parole di compiacimento anche per l’Organizzazione delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti umani (del 10 dicembre 1948).

L’eredità spirituale

Era ormai vicina la conclusione della sua vita terrena. Il Papa di transizione, che aveva 82 anni, fu aggredito da un tumore maligno che provocò una lunga agonia, vissuta momento per momento dalla gente che seguiva direttamente l’evolversi della situazione in piazza San Pietro attraverso i mass media. Il “Papa buono” morì il 3 giugno 1963 con grande rimpianto di tutti, credenti e non credenti, cattolici e di altre confessioni religiose.

Aveva scritto nel suo Giornale dell’anima: “La senescenza, che è pure grande dono del Signore, deve essere per me motivo di silenziosa gioia interiore e di quotidiano abbandono nel Signore stesso, al quale mi tengo rivolto come un bambino verso le braccia aperte del padre. La mia umile e ormai lunga vita si è sviluppata come un gomitolo nel segno della semplicità e della purezza. Nulla mi costa il riconoscere e il ripetere che io sono e non valgo un bel niente! Il Signore mi ha fatto nascere da povera gente e ha pensato a tutto: io l’ho lasciato fare. Da giovane sacerdote mi ha colpito l’oboedientia et pax del padre Cesare Baronio, con la testa chinata al bacio sul piede della statua di san Pietro. E ho lasciato fare, e mi sono lasciato condurre, in perfetta conformità alle disposizioni della Provvidenza” (par. 897-898).

Ora per volontà di Papa Francesco sarà proclamato santo insieme a Giovanni Paolo II: due fiaccole d’amore nell’attuale “inequità”, come la chiama Papa Francesco, qualificandola come “la radice dei mali sociali” (Evangelii gaudium, n. 202). E anzi, “finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, come l’ha chiamata anche Papa Benedetto XVI, non si risolveranno i problemi del mondo, e in definitiva non si risolverà nessun problema”.

]]>
San Filippo Neri presto riaperta https://www.lavoce.it/san-filippo-neri-presto-riaperta/ Thu, 30 Jan 2014 15:59:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21774 L’interno della chiesa di San Filippo Neri
L’interno della chiesa di San Filippo Neri

La lunga attesa per la riapertura al culto della chiesa di San Filippo Neri a Spoleto sta per terminare. È quanto ha affermato l’arcivescovo di Spoleto – Norcia Renato Boccardo alla tradizionale giornata dedicata ai giornalisti in occasione della ricorrenza del loro patrono san Francesco di Sales.

Si tratta solo di ultimare dei ritocchi ai lavori strutturali già eseguiti con i fondi post-sisma. Piccoli aggiustamenti che – come ha detto l’Arcivescovo – sono stati possibili grazie al prezioso contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Spoleto che ha permesso anche il restauro degli altari laterali, mentre per l’ambone centrale è stato essenziale l’aiuto dei monaci benedettini di Norcia. La chiesa ultimata, invece, sarà possibile vederla la prossima primavera in coincidenza con la chiusura delle visite pastorali e la Pasqua.

All’interno della chiesa vi sono anche alcune tele che necessiterebbero di essere restaurate. Secondo una stima effettuata dai tecnici della Coobec per restaurarle occorrerebbe un badget base che si aggira tra i 6mila euro e i 12mila euro a seconda del valore economico dei danneggiamenti subiti da ciascuna opera.

Nell’insieme si è trattato di lavori di piccola entità che hanno dato alla luce anche alcuni particolari, come i nominativi di coloro che in passato fecero lavori di manutenzione della chiesa tra cui l’intervento nel 1830 del doratore Nicola Mino.

La pavimentazione è stata completamente rinnovata, così come l’illuminazione, il riscaldamento e l’allarme. Nel corso dell’incontro l’arcivescovo Boccardo ha voluto ricordare la chiesa di San Giacomo, colpita da forti danneggiamenti nel 2010 e che presto sarà oggetto di un percorso di restauro strutturale a cominciare dal tetto per poter mettere in salvaguardia gli affreschi dello Spagna, che necessitano anch’essi di sponsor per il restauro.

]]>
Terni accoglie con gioia le reliquie di don Bosco https://www.lavoce.it/terni-accoglie-con-gioia-le-reliquie-di-don-bosco/ Thu, 24 Oct 2013 12:43:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20245 don-bosco-a-terniUn’accoglienza e una festa gioiosa, proprio come amava don Bosco, con i più piccoli a colorare il sagrato della chiesa di San Francesco con tanti palloncini e striscioni e cantando l’inno di don Bosco. E durante l’intera giornata migliaia di fedeli di ogni età a pregare davanti all’urna del santo dei giovani. È stato un evento di grazia il pellegrinaggio dell’urna di don Bosco a Terni, cominciata dal monastero delle Clarisse, quindi nella chiesa di San Francesco e in quella di Campomaggiore. Un evento che è stato occasione per riflettere, oggi, sul compito educativo nella Chiesa e nella società.

Riflessioni che il vescovo amministratore apostolico della diocesi mons. Vecchi ha proposto nell’incontro con i giovani e i ragazzi, educatori e animatori, e poi nella celebrazione con i sacerdoti della diocesi.

“I giovani – ha detto – hanno bisogno di maestri che insegnino a ragionare a gestire al meglio i propri talenti, mediante la capacità di discernimento e il dominio di sé. Le nuove generazioni hanno bisogno della testimonianza di uomini e di donne ben formati, capaci di trasmettere i criteri per riconoscere l’inconstistenza argomentativa dei teorici del ‘disincanto’ e dei ‘giocolieri del pensiero debole’.

Occorre attivare un’autentica pedagogia formativa che si impegni su tre fronti: il buon uso dell’intelligenza, contro l’irrazionalità dilagante; la conoscenza della verità, per l’esercizio maturo della libertà; la gestione della propria capacità di amare, fino alla riscoperta del fascino delle scelte definitive, per una piena donazione di sé nella famiglia stabile, fondata nel sacramento del matrimonio, nel sacerdozio e nella speciale consacrazione religiosa maschile e femminile, per reintrodurre nel nostro Paese una ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria, a servizio del bene comune.

Accogliere l’urna di don Bosco, dunque, significa rientrare in sintonia con il suo metodo educativo, basato sulla persuasione, sulla religiosità autentica, sull’amore oblativo, teso sempre a prevenire anziché a reprimere.

Sul modello di san Francesco di Sales, la passione educativa di san Giovanni Bosco puntava a introdurre i giovani in un umanesimo cristiano la cui sorgente si trova nella sapienza del Vangelo, che punta a costruire l’uomo e la donna nuovi, cioè ri-fatti (come dice Papa Francesco) a immagine e somiglianza di Dio”.

La lunga veglia notturna animata dai gruppi della diocesi ha concluso una giornata che ha portato una ventata di gioiosa spiritualità in città.

]]>
Padre Luigi Brisson, il sorriso di Dio https://www.lavoce.it/padre-luigi-brisson-il-sorriso-di-dio/ Thu, 08 Nov 2012 10:31:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13700
Foto di gruppo a Troyes con le suore Oblate di Perugia

L’11 novembre alle ore 16 in cattedrale l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti celebrerà la messa di ringraziamento per la beatificazione (22 settembre) del servo di Dio padre Luigi Brisson, fondatore degli Oblati e delle Oblate di San Francesco di Sales. Proprio questa sua ultima peculiarità lo lega alla nostra città e diocesi. La sua figlia spirituale Leonie Aviat – oggi santa Léonie Francesca di Sales Aviat – era infatti stata indirizzata da lui a Perugia per “spostare” la congregazione delle Oblate a causa della soppressione degli Ordini religiosi in atto in Francia all’epoca.

Mi piace riportare qui la prefazione fatta da mons. Bassetti ad un piccolo libro da me scritto sulla vita del beato Luigi Brisson e pubblicato proprio in occasione della beatificazione, laddove si legge: “È necessario oggi parlare di santità? È utile? Queste domande sono quanto mai attuali e meritano una risposta sicuramente positiva. Oggi siamo troppo ‘bombardati’ da messaggi allettanti che però ci portano solo ad un risultato: escludere Dio dalla nostra vita e fare di noi stessi il dio della nostra vita. Ecco perché ogni volta che presentiamo la vita di una persona che ha capito di essere una creatura e che il Creatore è un Altro, diviene quasi impossibile non rimanerne affascinati… La sua vita è stata tutta un abbandono filiale alla volontà di Dio soprattutto nelle difficoltà di varia origine e gravità… Il segreto dell’abbé Brisson è stato quello di essersi abbandonato completamente nelle mani di Dio facendoci vedere che anche oggi si può e si deve essere cristiani ovvero ‘di Cristo’, quali amici di un Amico, l’unico che mai ci abbandona, anche se talvolta può sembrarci lontano” (da Luigi Brisson: il sorriso di Dio, edizioni Velar, 2012).

È proprio vero che il “profumo” di un santo non può lasciare indifferenti. È ciò che mi è successo avendo avuto l’onore di conoscere la vita del servo di Dio Luigi Brisson, prima come semplice spettatore e poi immergendomi nelle sue virtù: l’amore a Dio e al prossimo in grado eroico, riconosciute dalla Chiesa. È stato bellissimo vivere il 22 settembre – insieme a mia moglie, alle suore Oblate di Perugia e ad altri amici – l’esperienza della sua beatificazione nella meravigliosa cattedrale gotica di Troyes, piena di gente festante arrivata da diverse parti del mondo. Tutti avevamo un unico cuore che batteva forte dinanzi alle parole del card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il quale, con dolcezza ed emozione, leggeva il decreto di Benedetto XVI che dichiarava ufficialmente “beato” Luigi Brisson tra lo svolazzare delle sciarpe festanti dei fedeli. Siamo così tornati a Perugia, insieme alle nostre suore Oblate di via della Cupa, pieni di gioia.

Si dice che quando una persona viene proclamata beata o santa dalla Chiesa tante grazie, come rose, scendono un po’ per tutta la terra, aspettando che qualcuno le raccolga. Ebbene, qualcuna di quelle rose l’ho sentita scendere anche nella mia vita come un altro grande regalo del nuovo Beato. Capendo, però, che quelle grazie non potevano rimanere solo per il sottoscritto e per noi, ma dovevano essere riversate anche a chi non aveva avuto la stessa opportunità. Da qui l’invito a tutti i lettori a partecipare a questa meravigliosa “azione di grazie” che culminerà appunto nella messa di domenica 11 novembre.

Dalla francese Champagne a Perugia

Come è arrivata in Umbria la congregazione religiosa fondata da padre Brisson

Siamo nella seconda metà dell’800 e la situazione francese è assai grave per tutta la Chiesa. Il beato Brisson, che aveva conosciuto – durante i suoi viaggi da Troyes a Roma – la nostra Umbria, aveva visto in Perugia la sede ideale come “rifugio” delle Oblate. Leonie Aviat (che nel frattempo era diventata suor Francesca di Sales) obbedì al consiglio del Padre e si trasferì senza esitazione a Perugia con le consorelle. Nella nostra città si occupò delle ragazze senza futuro, prendendosi cura di loro e spandendo quel “profumo di santità” che l’avrebbe poi portata agli onori degli altari nel novembre del 2001. La vita del beato Brisson, fu lunga. Nato il 23 giugno 1817 a Plancy in Francia, nella zona dello Champagne, visse 91 anni. Il Signore non gli risparmiò fatica e sofferenza persino da chi non se lo sarebbe mai aspettato, ovvero il vescovo di Troyes, mons. Cortet, il quale all’inizio lo esaltò scegliendolo anche come suo confessore, poi per motivi diversi, un po’ “sacri” e un po’ “profani”, gli tolse tutti gli onori dei quali lo aveva investito. Luigi Brisson si mantenne sempre obbediente alla Chiesa e al suo vescovo e ciò, unitamente ad una vita fatta di preghiera e di amore per il prossimo, lo portò alla santità non senza passare però per un’ultima prova: ormai vecchio e malato, fu esiliato da Troyes a Plancy, dove si vide confiscare dallo Stato anche la sua casa natale, ove morì il 2 febbraio 1908.

]]>
Vangelo, la Notizia per eccellenza https://www.lavoce.it/vangelo-la-notizia-per-eccellenza/ Thu, 28 Jan 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8182 Lunedì 25 gennaio mons. Domenico Cancian ha incontrato gli operatori delle comunicazioni e mass media che operano nel territorio della diocesi di Città di Castello celebrando la festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. All’inizio della liturgia il Vescovo ha tenuto a precisare che, nonostante la festa del Santo cadesse il 24 gennaio, non “stonava” celebrarla il giorno dopo in cui si ricorda la Conversione di san Paolo, il quale fu a sua volta un valido comunicatore. Mons. Cancian, quindi, durante l’omelia ha voluto focalizzare l’attenzione dei presenti su tre punti fondamentali spiegando che “Gesù, il Figlio di Dio, è venuto a portarci il Vangelo, la Notizia per eccellenza”. Ha dunque continuato invitando i presenti a tenere sempre presente il Vangelo come punto di riferimento e a considerarlo come “il libro, la notizia, il giornale che non dovremmo mai dimenticare”. Nella seconda parte, invece, mons. Cancian parla di san Paolo il quale è riuscito a testimoniare la “notizia del Vangelo in modo estremo ed estenuante. San Paolo – afferma il Vescovo additandolo come esempio – viaggiava in direzione opposta a Cristo, per passare poi dalla parte di quest’ultimo a seguito della conversione. Così, noi dovremmo essere sempre al servizio della verità che si trova in Gesù”. Infine, spiegando il terzo punto, il vescovo Domenico ricorda san Francesco di Sales il quale ci invita a raccontare la verità con dolcezza e rispetto. “La comunicazione – termina il presule – può arrivare ad essere gridata, ma questo è un modo sbagliato di informazione”. Al termine della celebrazione il Vescovo ha voluto leggere una lettera ai giornalisti ringraziandoli per il servizio che svolgono e invitandoli “a chiedere a Gesù l’aiuto per un servizio d’informazione che da un lato non ceda a strumentalizzazioni e dall’altro offra spunti positivi per una vita più umana a livello culturale, educativo e sociale”. Mons. Cancian ha quindi offerto alcune indicazioni ai giornalisti tifernati esortandoli ad essere sempre più “testimoni digitali” e a far attenzione all’uso distorto dei media, ovvero evitando pettegolezzi, maldicenze, diffamazione, clima di conflitto e di contrapposizione violenta e volgare. A tal merito il Vescovo ricorda come san Francesco di Sales ci insegni a mantenere uno stile di dialogo rispettoso e positivo. A conclusione, mons. Cancian ha voluto ricordare l’impegno che la Chiesa porterà avanti nei prossimi anni sul tema educativo, augurandosi una collaborazione con i media per il recupero dell’istanza formativa più significativa.

]]>
Conoscersi per capirsi https://www.lavoce.it/conoscersi-per-capirsi/ Thu, 28 Jan 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8186 Una rappresentanza dei giornalisti del territorio dell’archidiocesi di Spoleto – Norcia ha incontrato l’arcivescovo Renato Boccardo in occasione della festa di san Francesco di Sales. Si è trattato del secondo incontro per gli operatori della comunicazione locale, che avevano conosciuto mons. Boccardo a inizio novembre. Questa volta, però, il presule ha avuto modo di chiarire alcuni suoi pensieri riguardo al territorio che in questi tre mesi ha iniziato a conoscere, con un confronto a tutto tondo che si è svolto nel complesso di San Ponziano ed è stato preceduto da una celebrazione eucaristica nella cripta della chiesa. L’Arcivescovo ha invitato i giornalisti a ricercare la verità, ad offrire al lettore un servizio anche educativo. Spazio poi ad una pacata chiacchierata su vari temi, dai giovani ai matrimoni, dai cantieri della diocesi alla crisi vocazionale. Un confronto serio e rispettoso l’uno dell’altro, con l’obiettivo di conoscersi e capire, da parte dei giornalisti presenti, la persona di mons. Boccardo ed intuire anche le novità che vorrà apportare all’arcidiocesi rispetto al suo predecessore. Ne è scaturito un dialogo schietto, sereno, che ha lasciato una buona impressione del presule tra i rappresentanti della stampa locale, che attendono di conoscere la futura impostazione della Chiesa particolare. Alcune priorità l’Arcivescovo le aveva annunciate subito e le ha ribadite, come la pastorale giovanile e l’attenzione alle vocazioni; la prima da seguire con spazi idonei a San Gregorio ed un sacerdote con il solo compito di occuparsi dei ragazzi, la seconda da promuovere anche attraverso i pellegrinaggi mensili al santuario della Madonna della Stella di Montefalco. Chiara è emersa anche la volontà del presule di dare una sferzata ai cantieri post-terremoto ancora in corso sugli immobili di proprietà della Chiesa spoletana – nursina, ma anche di accelerare la realizzazione di tre diversi nuovi complessi parrocchiali: San Nicolò e San Martino in Trignano, a Spoleto, e Bastardo, a Giano dell’Umbria. La volontà di mons. Boccardo di non tenere separata la Chiesa dalla vita civile e sociale, come ribadito in altre occasioni, è emersa chiara ai giornalisti quando l’Arcivescovo ha criticato il rapporto dell’Aur I giovani adolescenti in Umbria, recentemente presentato in Regione, dove si parla sono marginalmente degli oratori. “Tra le attività che impegnano i giovani – ha sottolineato – si considerano in modo disaggregato oratori, movimenti religiosi e scout, che invece, a livello aggregato, sono il raggruppamento giovanile più numeroso”.

]]>
Vera informazione invece di “spazzatura” https://www.lavoce.it/vera-informazione-invece-di-spazzatura/ Thu, 21 Jan 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8154 Qual è “il peccato di stato” di un giornalista? La maldicenza, che “equivale ad un omicidio”, perché è in grado di arrivare fino a “condannare senza appello” una persona sulla base di semplici insinuazioni. Ne è convinto Angelo Paoluzi, docente e coordinatore della Scuola di giornalismo della Lumsa. Lo abbiamo intervistato alla vigilia della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, e della presentazione del messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Come definirebbe il linguaggio che utilizzano prevalentemente i media? “È chiaramente un linguaggio di carattere essenziale, che dovrebbe essere ridotto ai suoi elementi più semplici, per far sì che tutti siano in grado di capirlo. Molti giornalisti, invece, parlano in sindacalese, politichese, sportivese… tutti linguaggi tipici del settore in cui il singolo giornalista opera. Di per sé, il dato non è assolutamente negativo: ognuno di noi, all’interno dei vari media, cerca le cose che gli interessano. Il lettore del giornale non è in genere il lettore del giornale in toto, ma di alcuni settori di esso, ed il limite e il merito di un giornale è proprio quello di essere onnicomprensivo. Tenuto conto della varietà dei vari linguaggi, è però un dato sotto gli occhi di tutti che il comune modo espressivo si sta imbarbarendo: il giornalismo è oggi sempre più forzato, gridato, esasperato e conflittuale nei toni. Soprattutto è un giornalismo che si è involgarito, grazie all’introduzione di espressioni volgari, approssimative, tali da offendere anche la sensibilità del lettore, il quale però senza accorgersene si abitua. La volgarità, l’esasperazione dei toni, l’approssimazione si traducono in un mancato rispetto del lettore che, assuefacendosi a questo tipo di linguaggio, non si accorge che è lui stesso il primo ad essere danneggiato. San Francesco di Sales indica un altro stile comunicativo”. Quanto pesa lo strapotere della tv e dei nuovi media? “La televisione pesa moltissimo. Sono 25 anni ormai (da quando Murdoch, nel 1984-1985, decise di dare via libera al trash in tv) che stiamo peggiorando anche la qualità del linguaggio scritto, perché peggiora la qualità del linguaggio audiovisivo. La volgarità è come uno tsunami che ha travolto tutti, ma sono state scelte precise che hanno determinato tale evoluzione, o meglio involuzione. Anche quei giornalisti che hanno una migliore buona volontà, e che sono dotati di un’eleganza naturale, inevitabilmente finiscono con l’essere travolti, e il loro linguaggio ne risente”. È possibile, in questo contesto, recuperare uno stile giornalistico più “mite”? “È certamente possibile, perché esiste una responsabilità personale. Il giornalista non può trincerarsi dietro al fatto che ‘oggi il pubblico vuole così’… Il comunicatore deve essere sempre consapevole delle proprie responsabilità: non può cedere, deve resistere. Se si resiste in molti, può instaurarsi un circolo virtuoso per cui l’imitazione evolve in senso positivo. Esiste anche un contagio positivo, non soltanto un contagio negativo: l’obiettivo è quello di creare una spirale virtuosa di imitazione, per cui il giornalista che scrive in un certo modo venga considerato un modello da imitare. Se si riesce ad instaurare un rapporto con parole e fatti, fuggendo dagli stereotipi, forse la deriva della volgarità e dello stile gridato può essere superata”. C’è un “supplemento di responsabilità” per i giornalisti cattolici? “C’è, e a mio avviso consiste nel resistere fermamente alla tentazione del male dicere, della maldicenza, del pettegolezzo, della diffamazione, dello sberleffo, della cattiveria… Moltissimi giornalisti credono di fare il loro mestiere proprio utilizzando questi mezzi che io definirei satanici, perché introducono la cattiveria, l’invidia, la competizione, tutti quei difetti di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani. Creare ponti, come ci esorta a fare il Papa, significa invece mettersi sempre un passo indietro rispetto alle cose di cui si parla: informare, senza voler giudicare. Tutto ciò può accadere se il giornalista gioca tutta la sua attività nella completezza dell’informazione: i fatti sono di per sé espressivi, basta saperli raccontare senza forzarli, all’insegna del rispetto della persona. La capacità di autocritica, la disponibilità a farsi un esame di coscienza dovrebbero infine essere tipici di un giornalista cattolico, qualora esso lo sia non solo a parole”.

]]>
La Chiesa è se comunica https://www.lavoce.it/la-chiesa-e-se-comunica/ Thu, 01 Jan 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7214 Il 12 dicembre scorso, ad un mese circa di distanza dal Convegno sulle comunicazioni sociali in Umbria ‘Cercare la verità per condividerla’, organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali della Ceu, che ha visto molti partecipanti delle otto diocesi della regione, si è voluto fare un bilancio e una riflessione in vista di un programma da concordare per il breve e medio periodo. Presenti i vescovi Giuseppe Chiaretti e Riccardo Fontana, ha guidato la discussione don Elio Bromuri. Hanno partecipato anche i seminaristi del seminario regionale nella sede del quale si è tenuta la riunione coronata da una simpatica cena. Molti sono stati gli interventi di diamo solo pochi cenni. In primo luogo si è preso atto della riuscita del convegno anche secondo l’opinione di giornalisti ed esperti. È stata realizzata una buona collaborazione con l’Università, l’Ordine dei giornalisti, l’Ufficio delle Comunicazioni della Cei, i responsabili e gli operatori delle diocesi. È stato ripreso il tema della comunicazione in senso globale, dando specifica attenzione ai vari settori con i relativi strumenti espressivi, tv, radio, stampa, teatro, internet, telefonia mobile, cinema. I vari interventi hanno messo in evidenza la ricchezza dei contributi dei relatori che gli Atti del Convegno potranno riportare e mettere a disposizine di tutti. Si è constatato con soddisfazione la possibilità di un dialogo tra il mondo cattolico della comunicazione e il mondo laico, riuscendo a superare quella che è apparsa all’inizio una specie di diffidenza, non ancora del tutto superata da parte di alcuni settori della stampa laica. L’interesse maggiore del Convegno è stato rivolto all’inchiesta realizzata dall’équipe del prof Paolo Mancini dell’Università di Perugia, sul modo di comunicare il fatto religioso da parte dei quattro quotidiani che portano la cronaca locale. È risultato che in questi giornali sono presenti molte notizie di iniziative religiose cattoliche, ma soltanto ‘in pillole’, informando su cose fatte o da fare in seguito. Non sono notizie che fanno opinione o comunicano idee e valori. Le notizie, inoltre, non sono riprese e discusse e portate all’attenzione dei lettori con altri articoli o interventi. Questi dati suscitano un ripensamento sul modo di fare comunicati stampa su argomenti religiosi. Nell’incontro di Assisi si è insistito che la comunicazione è successiva all’azione e all’essere stesso della Chiesa, che deve avere un progetto da comunicare, azioni e idee che riescano ad attrarre l’attenzione e la considerazione. È vero quanto detto da don Pompili che la Chiesa se non comunica non è. Ma don Bromuri ha detto anche che la comunicazione è sempre inferiore all’essere della Chiesa che in qualche modo rimane incomunicabile trattando del trascendente. Ha anche sostenuto che ciò che appare sui mass media non è la parte più ricca e profonda della vita della Chiesa. Va però detto che la stessa comunicazione può essere un fatto di vangelo quando va a trovare e dialogare con persone o gruppi di alto profilo cristiano e umano.Dall’incontro di Assisi è venuto fuori la comune accettazione del progetto del Corso di formazione per operatori della comunicazione del fatto religioso. L’appuntamento più ravvicinato è stato indicato nella Festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il 24 gennaio prossimo, da celebrare adeguatamente in ciascuna diocesi. Si è proposto di svolgere successivamente un seminario a dimensione regionale sul messaggio del Papa.

]]>
Non lasciamo: raddoppiamo! https://www.lavoce.it/non-lasciamo-raddoppiamo/ Thu, 31 Jan 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6428 ‘I salesiani restano a Gualdo’. Queste le testuali, ed attesissime parole, rivolte ai giornalisti invitati da don Nicola Cupaiolo, direttore dell’opera salesiana ‘San Roberto’ di Gualdo Tadino, all’annuale conferenza stampa in occasione della festività di san Francesco di Sales. Voci non meglio definite, infatti, volevano l’imminente partenza dei salesiani dalla città, dopo ben 113 anni di operosa presenza. Non solo non partiranno, ma intensificheranno la loro attività in favore della comunità, con iniziative sportive, ricreative, culturali e pastorali. Ne è testimonianza l’investimento con cui, domenica prossima, 3 febbraio, verrà ufficialmente inaugurato il nuovo campo di calcetto in erba sintetica. ‘Quarantamila euro di spesa, 27.500 dei quali giunti grazie al lascito del prof. Nino Pericoli, cui l’impianto verrà ufficialmente intitolato’ ha affermato il direttore, sottolineando come sin dall’inizio esso sarà a completa disposizione della città: ben due società sportive giovanili ne usufruiranno, oltre ovviamente ai ragazzi dell’oratorio, sportivi ed appassionati. Ma dall’inizio di febbraio, sempre su iniziativa dei Salesiani, si terrà anche la prima edizione di Gualdo Film Festival, rassegna dedicata al cinema d’autore: da febbraio a fine marzo, ogni venerdì, alle ore 21, presso il cinema teatro Don Bosco verranno proiettati con ingresso gratuito, grazie ad un nuovo e sofisticato impianto satellitare che dimezza i costi di gestione, 10 fra i più interessanti film d’autore dell’ultima stagione. E tutto ciò in concomitanza sia con la normale attività del cinema, nel fine settimana, sia con la stagione di prosa sia con la stagione lirica via satellite già in corso. Da segnalare, in questo senso, la presentazione, il prossimo 8 giugno, del grande volume di Daniele Amoni dedicato alla Storia delle scuole salesiane di Gualdo Tadino, contenente l’annuario completo delle migliaia di gualdesi (e non gualdesi) che in ottant’anni di scuola media, ginnasio e professionale sono passati per i corridoi dell’Istituto. ‘Altro che andar via!’ ironizza don Cupaiolo, che sottolinea come l’hotel Verde Soggiorno, con 15.381 presenze durante il 2007, sia stata la struttura ricettiva più efficiente del territorio. ‘E nel 2008 aspettiamo, tra l’altro, ben 40 scolaresche in gita e numerosi gruppi di preghiera’. Questo sta a significare – conclude con amarezza – che ‘Gualdo non attrae il turismo: sono i Salesiani che creano movimento’.

]]>
Santificazione universale https://www.lavoce.it/santificazione-universale/ Thu, 25 Oct 2007 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6217 In questi giorni si celebra in in tutta la Chiesa la solennità di Tutti i santi. Di tutti. Non solo e non tanto di quelli proclamati tali dai Papi e messi nell’elenco (canonizzati, posti nel canone cioè) ed anche nel calendario liturgico, ma di quanti, innumerevoli, sono stati (o sono) veramente santi, forse nascosti o anonimi, non di rado incompresi. I santi, tutti – si sa -, sono dono di Dio, sono modelli, sono intercessori. La festa di questi giorni, più specificamente, è stata proclamata dalla Chiesa italiana Giornata della santificazione universale, alla quale quest’anno è stato dato il titolo: ‘La Chiesa madre di santi’. È infatti nella Chiesa, visibile o invisibile, che la persona umana accoglie la grazia di Dio e la lascia crescere in sé, legandosi sempre di più al Signore, ponendola e ponendosi a servizio degli altri. Ma di solito ci si accosta al tema della chiamata alla santità con un tal quale senso di massimalismo, quasi fosse un mondo utopico di sogno o come particolarissima eccezionalità. Tutti, tutti siamo chiamati alla santità: certamente secondo la situazione personale di ciascuno, ma senza pensare che la santità consista nel compiere opere eccezionali. Questa santità è appropriato chiamarla santità della quotidianità (non in un senso riduttivo, s’intende). Tanti ricorderanno l’insegnamento della ‘piccola via’ di santa Teresina o della Filotea di san Francesco di Sales. I bambini – santi come bambini, s’intende -: Nemorina Meo di Roma, morta a sette anni, di cui è in corso il processo di beatificazione. I giovani, che aspirano con entusiasmo a cose grandi: Pina Suriano di Monreale e Alberto Marvelli di Rimini. Gli anziani, per i quali è il momento della preghiera contemplativa. Nella famiglia (gli sposi, i genitori, i figli – la famiglia Chiesa domestica): i coniugi Beltrame Quattrocchi di Roma. Nel lavoro e nella professione, che è fatica, ma servizio alla propria famiglia e alla società: Tinarelli a Terni, Moscati a Napoli. Nella scuola e nella cultura, nell’impegno sociale e nella politica: La Pira a Firenze. Nella festa, nel tempo libero, nel piacere, nella gioia. La santità nella salute, e in particolare nella malattia, nel dolore, nel lutto, nell’emarginazione, nel carcere, nell’esilio. Certamente la santità trova un luogo speciale nella vita consacrata coi valori evangelici della povertà radicale, nella verginità per il Regno, nell’obbedienza evangelica. In quanti sono ordinati nel sacramento del diaconato, del presbiterato, dell’episcopato; però non si dimentichi che povertà, castità, obbedienza sono valori evangelici validi per tutti, e così la partecipazione all’impegno pastorale è invito rivolto a tutti. La santità cresce nella preghiera e nella liturgia, nella catechesi e nell’approfondimento della fede, nelle opere di carità. Ma indubbiamente la santità ha come fari che ci orientano i santi canonizzati, posti dalla Chiesa stessa come modelli. Eminente stella che illumina e riscalda e invita alla santità è Maria santissima, immacolata, corredentrice, assunta. La Chiesa allora, certo, è madre di santi, e la Chiesa diviene effettivamente santa.

]]>