san Damiano Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-damiano/ Settimanale di informazione regionale Thu, 01 Oct 2015 10:12:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg san Damiano Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/san-damiano/ 32 32 Francesco “uscì dal mondo” per fare misericordia https://www.lavoce.it/francesco-usci-dal-mondo-per-fare-misericordia/ Thu, 01 Oct 2015 10:12:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43588 San-Francesco-CimabueNarrato l’episodio che Francesco ritiene determinante, ecco la conclusione: “in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo”. Exire de saeculo: l’espressione di coloro che hanno rinunciato al mondo per vivere ad esempio una vita monastica.

Anche Francesco la usa, ma se il fine è per continuare a “fare misericordia” ecco che l’uscita dal mondo è un rientrarci con uno sguardo e una vita nuova. Quel “fare misericordia”, che volle in punto di morte lasciare come indicazione ai frati, certamente gli fece abbandonare l’attività del mercante, ma soprattutto quell’ideologia cavalleresca che lo spingeva a “sfondare” nella società acquisendo -oltre alla ricchezza che già possedeva in virtù del padre – anche un più elevato rango sociale diventando cavaliere ossia un nobile.

Ma tale distacco non lo condusse a dichiarare la vanità dell’esistente, pur non essendo assente nei suoi scritti il classico exemplum del decadimento finale nella morte, come si vede nel racconto del moribondo impenitente.

Pur con la presenza di tale richiamo, la sua esperienza spirituale non si conclude con un inno come il Dies irae – attribuito da certuni a frate Tommaso da Celano, primo biografo del Santo, e di cui il testimone più antico è un frammento conservato in Assisi nella Biblioteca francescana Chiesa nuova – in cui si proclama lo disfacimento di tutto il creato, ma con il Cantico di frate sole.

La misericordia rinnova le relazioni con le creature, ma prima di tutto tra le persone perché essa elimina la durezza e agisce con discrezione, anche in quei gesti ascetici, come ricorda lo stesso Francesco alla comunità di San Damiano poco prima di morire.

Il cambiamento avvenuto nella sua esistenza nel 1206 circa è narrato negli ultimi mesi di vita in una lettura di fede attestando Francesco che “il Signore dette” e “il Signore stesso condusse”.

In contemporanea il Cantico in cui – come si vede dagli appellativi usati – è nobilitata tutta la creazione inizia con una apertura a colui che è fonte di ogni bene: “Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedizione. Ad Te solo, Altissimo, se konfane, e nullu homo e’ ne dignu Te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore, cum tutte le Tue creature”.

Questa centralità riconosciuta alla misericordia da frate Francesco nel Testamento allorquando narra dell’inizio della sua vita penitenziale però non è sfociato ad esempio nella fondazione di ospizi per malati – come nel caso del coevo Ordine di San Lazzaro – oppure dimorare per sempre nei lebbrosari. Anzi appena si costituì un gruppo si incamminarono per le regioni circostanti Assisi, quale la Toscana e le Marche, per esortare a rifuggire i vizi ed abbracciare un’esistenza virtuosa vivendo secondo la forma del Vangelo, ossia seguendo le orme del Signore Gesù.

Rimane aperta la domanda su cosa spinse Francesco a passare dal fare misericordia con i lebbrosi alla vita itinerante in una predicazione di tipo morale esortativa che al sopraggiungere di frati preparati, come ad esempio Antonio di Padova, sarebbe diventata dotta e quindi di tipo dogmatico sacramentale. Uno studioso come Raoul Manselli ebbe a scrivere che fu proprio la compassione vissuta con i lebbrosi che mise in moto l’Assisiate verso il dolore di ogni uomo e donna.

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Dal “sì” di Cristo al “sì” di madre Ricci https://www.lavoce.it/dal-si-di-cristo-al-si-di-madre-ricci/ Wed, 09 Sep 2015 11:02:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43101 Le Francescane Angeline con un gruppo di giovani della pastorale giovanile
Le Francescane Angeline con un gruppo di giovani della pastorale giovanile

Il 14 ottobre 1884 a Castelspina, un piccolo paesino dell’Alessandrino, per dono di Dio e per il “sì” di suor Chiara Ricci ha avuto inizio la nostra famiglia religiosa delle suore Francescane Angeline.

Madre Chiara, al secolo Angela Caterina Maddalena Battistina Maria Albertina Ricci, donna affabile, forte, amante della vita e grande educatrice, proveniente da una famiglia benestante di Savona, s’innamora di Dio e vuole seguirlo percorrendo le orme povere e semplici di san Francesco d’Assisi.

A 29 anni decide di entrare a far parte delle Terziarie francescane di Nostra Signora del Monte di Genova, come attesta lei stessa nella sua autobiografia: “Sentivo che il Signore mi voleva nelle Terziarie del Monte, poiché amavo essere povera per amore di Dio”.

Per sentieri provvidenziali e misteriosi (a lei, ma non al Signore), mentre seguiva la gestione di scuole, educandati e orfanotrofi in alcuni paesini dell’Alessandrino, si ritrova a dovere rispondere a una nuova chiamata del Signore. Abbandonandosi fiduciosamente alla volontà di Dio Padre, risponde a questo nuovo appello e, con l’appoggio e il sostegno di padre Innocenzo Gamalero, frate minore originario di Castelspina, si ritrova a essere guida e madre di una piccola famiglia di alcune ragazze che diventeranno le sue prime “figlie”.

Aperta alla volontà di Dio, nel quale ha sempre confidato in modo illimitato, dà vita al nuovo istituto ponendolo fin dall’inizio sotto la protezione di santa Maria degli Angeli e dando, appunto, il nome di “suore Francescane Angeline”. Le sue figlie saranno chiamate a vivere il “sì” di Cristo e di Maria e a testimoniare e annunciare la pace e la riconciliazione, rese possibili dall’incarnazione del Figlio di Dio. Un carisma, un dono dello Spirito santo che si concretizzerà in tutte le opere di misericordia, per rispondere a “tutti coloro che attendono”, come scrive madre Chiara.

In breve tempo la famiglia aumenta e vengono aperte molte case. Oggi abbiamo fraternità in Italia, Bolivia, Argentina, Brasile, Ciad, Congo. Il nostro istituto, nel suo percorso, ha continuato a essere guidato dalla passione per la vita, trasmessa dalla nostra cara madre Chiara. Il suo carisma, la forza della sua fede e la freschezza della sua carità cerchiamo di testimoniarle in ogni luogo e momento, perciò siamo disponibili ovunque ci sia bisogno, sempre al servizio della vita!

Suor Paola Volpini
Suor Paola Volpini

Nel desiderio di custodire la sua eredità, continuiamo a rispondere alle varie necessità, così come siamo e possiamo. In particolare, qui in Umbria abbiamo due fraternità, una ad Assisi a san Giacomo di Murorupto, che è una casa di accoglienza per pellegrini, e una a Santa Maria degli Angeli, dove abitiamo dal 1994. In quest’ultima, che fino al 2013 è stata anche casa di noviziato, si svolge principalmente attività di pastorale giovanile. Qui cerchiamo di vivere e trasmettere alle nuove generazioni la passione per la vita, di indicare loro la strada dell’abbandono fiducioso alla volontà di Dio come percorso per fare un incontro autentico con l’Autore della vita.

Ci mettiamo al fianco dei giovani, accompagnandoli nella loro ricerca vocazionale e nella crescita umana e cristiana; degli adolescenti, proponendo loro iniziative che favoriscono uno sguardo di fiducia in se stessi e verso il futuro; delle famiglie, per sostenerle nella fatica della costruzione delle loro Chiese domestiche. Con questa porzione del popolo di Dio, nella casa di Assisi, condividiamo i percorsi cristiani nella spiritualità francescana angelina attraverso l’associazione “Amici di madre Chiara”, proponendo loro esercizi, giornate di ritiro e di fraternità.

Accogliamo e collaboriamo, inoltre, con molte parrocchie che richiedono di accompagnare i loro giovani sui passi di Francesco e Chiara sia in terra umbra, sia dove risiedono. Le attività di pastorale giovanile ci vedono impegnate anche nella collaborazione con i frati della provincia umbra nel Servizio orientamento giovani che loro stessi offrono.

Alcune sorelle della nostra fraternità, in spirito di servizio verso la Chiesa locale, sono impegnate nella catechesi parrocchiale; nel servizio agli ammalati come ministri straordinari della Comunione e, su richiesta dei Frati minori, nel servizio di accoglienza ai pellegrini presso il santuario di San Damiano.

Siamo una piccola famiglia unita dall’unico desiderio: fare la volontà di Dio, confidando nella Sua benevola provvidenza, con la certezza che “Dio sa quello che fa”, come ripete ancora oggi a ciascuna di noi la nostra fondatrice madre Chiara.

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San Damiano, la ricchezza della povertà https://www.lavoce.it/san-damiano-la-ricchezza-della-poverta/ Fri, 20 Mar 2015 11:29:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30951 Padre Giulio Mancini
Padre Giulio Mancini

Il santuario di San Damiano: un insieme di poveri luoghi, ancora com’era ai tempi di san Francesco. Nascosto sulla balza sotto Assisi, in ambiente naturalistico d’incanto, defilato, volutamente fuori dal turismo organizzato, ci si arriva per richiamo d’anima. Anteriore di secoli al Mille e, tuttavia, tramandato a noi nell’adattamento che ne fecero san Francesco e santa Chiara, è luogo privilegiato di spiritualità, culla e reliquia delle origini francescane. Nel silenzio, una Presenza emana dai poveri muri. Qui si è operata la chiamata, la conversione e la risposta radicale di Francesco al Cristo povero e crocifisso. Qui si è consumato l’amore di Chiara nel vivere il Vangelo secondo la forma di Maria. Ambedue testimoni di una vita cristiforme, mariale, ecclesiale, umanissima. Divenuti evangelicamente loro stessi “Chiesa restaurata”, obbedienti al mandato della voce: “Va’, ripara la mia Chiesa” e alla giubilante rivelazione interiore: “Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me”. Fin dagli inizi di Francesco e Chiara, il luogo è abitato e animato dai Frati minori umbri, che vi si succedono da otto secoli. La comunità francescana ha la consapevolezza di aver ricevuto il privilegio di custodire la “grazia del luogo” e, attraverso la vita fraterna, animare il servizio liturgico, l’evangelizzazione, l’accoglienza e l’ascolto dei pellegrini. Nella chiesa riparata da Francesco con l’aiuto dei suoi poveri amici – davanti all’icona del Crocifisso che parlò a lui 24enne e davanti all’immagine della Madonna, posta nell’abside, che ispirò per 42 anni la forma di vita di Chiara – l’impegno primario è quello di vivere e offrire ai fedeli uno spazio di preghiera adorante “in spirito e verità”.

Il santuario di San Damiano ad Assisi
Il santuario di San Damiano ad Assisi

Due i momenti quotidiani forti: la celebrazione del mattino (a partire dalle ore 7) di lodi ed eucaristia; e la celebrazione dei vespri (ore 17 o, in estate, ore 19) con l’esposizione del Ss. Sacramento. Liturgie semplici e ravvicinate; canti che coinvolgono l’assemblea; silenzi intensi, essenziali tocchi di luci e fiori; brevi commenti; una presenza giovanile spesso traboccante; incontri stupefatti nello Spirito che diventano, allo stesso tempo, una scuola di preghiera. Per il resto del giorno, il santuario rimane aperto e i pellegrini sono invitati ad attraversarlo in silenzio devoto; per evitare intasamenti e chiacchiericci, le catechesi e le liturgie dei gruppi si svolgono nelle sale e nelle cappelle presso i chiostri. Alcuni giovani frati e suore sono impegnati nel servizio di accoglienza e di ascolto: comunicazioni semplici, per far cogliere nei luoghi le parole evangeliche vissute qui da Francesco e da Chiara come un modo nuovo d’essere uomini. In alcune salette riservate, viene offerta la possibilità lieta di accostarsi al sacramento della riconciliazione e, più ancora, a incontri / ascolto / dialogo per singoli o coppie.

Chi lo desidera può ritirarsi in preghiera nell’oratorio di Sant’Agnese, riservato all’adorazione eucaristica silenziosa. Lungo il percorso si apre una piccola Galleria di incisioni moderne che attualizzano il Cantico delle creature: Francesco lo compose e lo cantò qui con una sua melodia. È il testo che ha tenuto a battesimo il volgare italico in cui il Santo esprime, in fraterna comunione cosmica con tutte le creature, l’umanesimo nuovo della nuova creazione su misura di Cristo, e il manifesto di un’ecologia profetica ancora da attuare. Per quanto riguarda l’accoglienza: sacerdoti, religiosi e piccoli gruppi di laici possono essere ospitati in comunità per qualche giorno di preghiera e di raccoglimento. È questo il nostro servizio alla Chiesa e all’uomo di oggi, compreso quello prezioso e delicato della formazione francescana dei nostri giovani che vivono qui il loro anno di noviziato. Nell’Anno della vita consacrata, gli interrogativi lanciati da Papa Francesco ai religiosi proprio a San Damiano diventano provocazioni di grazia efficaci: Cristo Gesù e la sua santa Chiesa sono davvero il mio unico amore? Quanto posso dire con Francesco: “Conosco Cristo povero e crocifisso”? E con Chiara: “Colui che ti creò te ama, come la madre ama lo suo figliolo piccolino”?

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Santa Chiara d’Assisi e le Clarisse https://www.lavoce.it/santa-chiara-dassisi-e-le-clarisse/ Tue, 20 Jan 2015 17:31:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29859 100_0175-(3)-(4)Nel vasto campo della vita religiosa, la figura di santa Chiara, la “pianticella” di san Francesco, e di noi, sue figlie e sorelle, che nei secoli fino a oggi continuiamo a vivere in questa terra umbra, si colloca a prima vista come un piccolo frammento. Piccolo frammento del francescanesimo, piccolo frammento nell’avventura cristiana. Un “piccolo frammento” che in Umbria è comunque piuttosto consistente. Capillare, in tutta la regione, la distribuzione dei 25 monasteri di Clarisse, presenti in tutte le otto diocesi del territorio. Su un totale di 47 monasteri di clausura (Benedettine, Agostiniane, Domenicane, ecc.), i monasteri delle Clarisse sono po’ più della metà, con una presenza di circa 339 claustrali.

Santa Chiara non ha mai pensato di essere una donna speciale, grande, gigante; anzi, tutto il cammino della sua vita è stato non un’ascesa ma un paziente “discendere”, il ritorno a una gratitudine originale, la gratitudine del figlio che benedice il Padre: “‘Va’ secura in pace, però che averai bona scorta: però che Quello che te creò, innanti te santificò; e poi che te creò, mise in te lo Spirito santo e sempre te ha guardata come la madre lo suo figliolo lo quale ama’. Et aggiunse: ‘Tu, Signore, sii benedetto, lo quale me hai creata’” (Proc. 3,20). Un frammento; eppure è entusiasmante guardare questo piccolo frammento sbocciato nel povero monastero di San Damiano alla periferia di Assisi. San Damiano dice molto della vita delle Clarisse: è una chiesetta riparata da Francesco, sono mura di clausura, di silenzio e di povertà.

Icona di “Santa Chiara e delle prime sante dell’ordine”
Icona di “Santa Chiara e delle prime sante dell’ordine”

Eppure, appena guardiamo un po’ più in profondità, vediamo non un luogo di solitudine bensì quello di una nuova “reclusione fraterna”, dove a essere riparato è il vero Corpo della Chiesa, il cuore di una donna, di un gruppo di donne: il cuore umano, nelle sue divisioni e separazioni, qui è giunto a una luce mirabile di unità e di pace. Queste mura parlano, in definitiva e nel punto più centrale e intimo, di un volto, di una persona: è Gesù, incarnato, povero, crocifisso, risorto. Parlano di quel Volto che Francesco comprese in un attimo, in uno sguardo, in una parola, e che Chiara e le sorelle ebbero bisogno di guardare “attentamente”, come uno specchio, per tutta la loro vita. E in Lui compresero se stesse e tutto ciò che accadeva nel loro cammino: “Guarda ogni giorno questo specchio, o regina e sposa di Gesù Cristo, e in esso scruta continuamente il tuo volto” (4 L Ag, 15). Nei secoli, in quasi tutte le città dell’Umbria è nato un monastero, o più monasteri, di “sorelle povere di santa Chiara”. Ancora oggi, come le sentinelle che per vedere bene l’orizzonte si pongono distanti dalla città e dal popolo che difendono, viviamo in luoghi di silenzio, qualche volta un po’ fuori delle nostre città. Ma per essere sempre vicine – perché amiamo la nostra gente, e perché anche noi non bastiamo a noi stesse -, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, in molti modi. È questa la testimonianza che le sorelle nel processo di canonizzazione rendono su Chiara: “Essendo un’altra volta detto da alcuno alla preditta madonna Chiara che la città de Assisi doveva essere tradita, essa madonna chiamò le sore sue e disse a loro: ‘Molti beni avemo recevuti da questa città, et imperò dovemo pregare Dio che esso la guardi!’” (Proc. 9,3).

I monasteri sono una presenza non immediatamente visibile né rumorosa, come un segno che rimanda a un’altra realtà. Siamo nel mondo, e ne condividiamo tutte le bellezze e tutti i drammi, perché sono i drammi che noi stesse portiamo nel cuore e dobbiamo affrontare. Siamo nel mondo ma apparteniamo a Dio, e siamo un piccolo segno di Lui: anche Lui non grida né si impone con la sua luce e la sua forza, eppure misteriosamente è presente nella vita degli uomini, custodisce nell’amore il loro cammino e il loro destino. In questo Anno della vita consacrata, la nostra preghiera sarà più intensa secondo questa intenzione, senza smettere di pregare per la Chiesa universale e per le Chiese che sono nella nostra amata terra umbra.

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Il Papa a San Damiano, luogo della conversione del Poverello https://www.lavoce.it/il-papa-a-san-damiano-luogo-della-conversione-del-poverello/ Fri, 04 Oct 2013 07:52:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19553 SAN DAMIANO 2È arrivato a pochi minuti dalle 9 con la Papa mobile scoperta. Appena curvato sul parcheggio sottostante al santuario di San Damiano, luogo della conversione del Poverello, un boato si é alzato dalle circa 150 persone presenti per salutarlo. Il Papa in visita privata nel monastero dove Santa Chiara ha passato 42 anni della sua vita, ha sorriso e salutato i pellegrini passando velocemente. Sono soprattutto assisani in questo luogo fuori le mura cittadine, che vivono nella zona e che hanno risalito scarpate e attraversato campi per guadagnarsi un posto nella piazzetta di San Damiano, ma sono stati allontanati dalle forze dell’ordine e fatti scendere al parcheggio. Ma la gioia non manca comunque: “È un’emozione straordinaria – ha detto Francesca Vincenti -, questo Papa cambierà la storia”.

La gendarmeria e i ri rinforzi locali vestono in borghese per scelta del Vaticano. Tra loro anche bambini, e persone arrivate alle 5 come il perugino Renzo Beffa con tutta la famiglia. Alcuni hanno consegnato alla gendarmeria lettere e libri (un pellegrino francese, arrivato a piedi ad Assisi, un libro sul cammino di Santiago).

Il Papa ha pregato nella chiesina e ha ringraziato i frati per il servizio che svolgono. All’uscita ha salutato i pellegrini e ha preso in mano una bandiera della pace, correndo verso il Vescovado.

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Il Vangelo di Gesù, Francesco e noi https://www.lavoce.it/il-vangelo-di-gesu-francesco-e-noi/ Thu, 12 Sep 2013 09:36:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18949

Padre-Domenico-CancianQuest’anno la festa di san Francesco (4 ottobre) è ancor più significativa per noi che abitiamo nella regione in cui lui è vissuto, e dove mette piede per la prima volta Papa Francesco. Ci possono aiutare alcune attenzioni. Primo: san Francesco e Papa Francesco ci propongono semplicemente Gesù e il suo Vangelo. Il Cristo umile e povero, il Cristo crocifisso e risorto è ben al centro. È Gesù che invita Francesco - e ogni uomo - a lasciare tutto per conformare la propria vita alla Sua. Meditando il Vangelo in prolungata preghiera, ascoltando e guardando il Crocifisso, accogliendo le sue stigmate, abbracciando il lebbroso e ogni uomo, Francesco diventa un “altro Cristo”, un “Vangelo vivente” che tutti possono leggere, anche oggi, anche chi dice di non credere. La sua vita emana il profumo del Vangelo, il “buon odore di Cristo” (2Cor 2,15). Francesco d’Assisi, come Maria di Nazareth, come ogni santo, ci porta a Cristo e alla sua Parola, ci indica il percorso ideale della fede cristiana che illumina e orienta tutta l’esistenza nella luce del Vangelo. Il rapporto appassionato e totalizzante con Cristo, altamente mistico e fortemente ascetico (ricordiamo che Francesco faceva tre-quattro Quaresime all’anno) ha trasformato letteralmente quest’uomo, rendendolo affascinante. Francesco ci dice: “Vivete il Vangelo alla lettera! Dategli credito: quanto vi dice è sacrosanto. Lui non inganna”. [caption id="attachment_18927" align="alignleft" width="349"]San Francesco davanti al crocifisso in San Damiano San Francesco davanti al crocifisso in San Damiano[/caption] Secondo: accogliendo e seguendo Cristo povero e umile, Francesco scopre e vive una fraternità universale e un mondo nuovo. Tanti frati condividono la sua esperienza. Nasce la famiglia francescana di uomini e donne che vogliono vivere come lui, si formano comunità di vita evangelica e missionaria. Anche i poveri, i lebbrosi, i malvagi sono fratelli da accogliere e amare. Si riscopre una Chiesa rinnovata, alla quale Francesco con molto rispetto chiede di essere benedetto, e allo stesso tempo provocandola alla conversione evangelica. Francesco sa portare la vera rivoluzione cristiana, evitando pericolose derive: contestazione violenta, pauperismo arrogante, ma anche compiacenza e compromesso. Francesco, come Gesù, sceglie la strada dell’umiltà e della mitezza, mette insieme obbedienza alla Chiesa e radicalità evangelica vissuta in prima persona. Così “ripara” la Chiesa e rivoluziona il mondo. Nel Cantico delle creature Francesco estende la fraternità al sole, alla luna, all’acqua “umile, preziosa et casta”, alla morte. Tutto è buono e bello come all’inizio, quando ogni creatura usciva dalle mani di Dio Padre creatore. Tutti fratelli e sorelle. Si attua quella riconciliazione universale che prospettava il profeta Isaia: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello…” (11,6). Nei Fioretti - come ad esempio nella predica agli uccelli, nell’incontro con il lupo di Gubbio - è esemplificato tutto questo. Nasce con Francesco un nuovo umanesimo, un mondo riconciliato, finalmente tutto in pace. Proprio questa è la missione del discepolo di Cristo. Così si evangelizza il mondo. Terzo: questo cammino di umanizzazione porta alla “perfetta letizia”. Con tale espressione Francesco riassume le beatitudini di Gesù, affermando che la vera gioia non si ha quando tutto va bene, né quando si fanno cose straordinarie, ma quando si portano con amore sofferenze di ogni genere, come ha fatto Gesù. Paradossalmente, proprio allora gustiamo quella perfetta letizia che nessuno ci può togliere. È la prova sicura che siamo entrati nel mistero della Pasqua di Gesù, anticipo della gioia eterna. Francesco prega e vive per ottenere la grazia che si compia il sogno di Dio: tutti in paradiso, in piena comunione fraterna nella casa del Padre per cantare: “Laudato si’, o mi’ Signore!”.]]>

Padre-Domenico-CancianQuest’anno la festa di san Francesco (4 ottobre) è ancor più significativa per noi che abitiamo nella regione in cui lui è vissuto, e dove mette piede per la prima volta Papa Francesco. Ci possono aiutare alcune attenzioni. Primo: san Francesco e Papa Francesco ci propongono semplicemente Gesù e il suo Vangelo. Il Cristo umile e povero, il Cristo crocifisso e risorto è ben al centro. È Gesù che invita Francesco - e ogni uomo - a lasciare tutto per conformare la propria vita alla Sua. Meditando il Vangelo in prolungata preghiera, ascoltando e guardando il Crocifisso, accogliendo le sue stigmate, abbracciando il lebbroso e ogni uomo, Francesco diventa un “altro Cristo”, un “Vangelo vivente” che tutti possono leggere, anche oggi, anche chi dice di non credere. La sua vita emana il profumo del Vangelo, il “buon odore di Cristo” (2Cor 2,15). Francesco d’Assisi, come Maria di Nazareth, come ogni santo, ci porta a Cristo e alla sua Parola, ci indica il percorso ideale della fede cristiana che illumina e orienta tutta l’esistenza nella luce del Vangelo. Il rapporto appassionato e totalizzante con Cristo, altamente mistico e fortemente ascetico (ricordiamo che Francesco faceva tre-quattro Quaresime all’anno) ha trasformato letteralmente quest’uomo, rendendolo affascinante. Francesco ci dice: “Vivete il Vangelo alla lettera! Dategli credito: quanto vi dice è sacrosanto. Lui non inganna”. [caption id="attachment_18927" align="alignleft" width="349"]San Francesco davanti al crocifisso in San Damiano San Francesco davanti al crocifisso in San Damiano[/caption] Secondo: accogliendo e seguendo Cristo povero e umile, Francesco scopre e vive una fraternità universale e un mondo nuovo. Tanti frati condividono la sua esperienza. Nasce la famiglia francescana di uomini e donne che vogliono vivere come lui, si formano comunità di vita evangelica e missionaria. Anche i poveri, i lebbrosi, i malvagi sono fratelli da accogliere e amare. Si riscopre una Chiesa rinnovata, alla quale Francesco con molto rispetto chiede di essere benedetto, e allo stesso tempo provocandola alla conversione evangelica. Francesco sa portare la vera rivoluzione cristiana, evitando pericolose derive: contestazione violenta, pauperismo arrogante, ma anche compiacenza e compromesso. Francesco, come Gesù, sceglie la strada dell’umiltà e della mitezza, mette insieme obbedienza alla Chiesa e radicalità evangelica vissuta in prima persona. Così “ripara” la Chiesa e rivoluziona il mondo. Nel Cantico delle creature Francesco estende la fraternità al sole, alla luna, all’acqua “umile, preziosa et casta”, alla morte. Tutto è buono e bello come all’inizio, quando ogni creatura usciva dalle mani di Dio Padre creatore. Tutti fratelli e sorelle. Si attua quella riconciliazione universale che prospettava il profeta Isaia: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello…” (11,6). Nei Fioretti - come ad esempio nella predica agli uccelli, nell’incontro con il lupo di Gubbio - è esemplificato tutto questo. Nasce con Francesco un nuovo umanesimo, un mondo riconciliato, finalmente tutto in pace. Proprio questa è la missione del discepolo di Cristo. Così si evangelizza il mondo. Terzo: questo cammino di umanizzazione porta alla “perfetta letizia”. Con tale espressione Francesco riassume le beatitudini di Gesù, affermando che la vera gioia non si ha quando tutto va bene, né quando si fanno cose straordinarie, ma quando si portano con amore sofferenze di ogni genere, come ha fatto Gesù. Paradossalmente, proprio allora gustiamo quella perfetta letizia che nessuno ci può togliere. È la prova sicura che siamo entrati nel mistero della Pasqua di Gesù, anticipo della gioia eterna. Francesco prega e vive per ottenere la grazia che si compia il sogno di Dio: tutti in paradiso, in piena comunione fraterna nella casa del Padre per cantare: “Laudato si’, o mi’ Signore!”.]]>