Rifugiati in Umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/rifugiati-in-umbria/ Settimanale di informazione regionale Sun, 19 Jun 2022 15:20:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Rifugiati in Umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/rifugiati-in-umbria/ 32 32 Giornata rifugiati. Save the children: “Europa a due livelli, accoglie gli ucraini e respinge gli altri”
 https://www.lavoce.it/giornata-rifugiati-save-the-children-europa-a-due-livelli-accoglie-gli-ucraini-e-respinge-gli-altri%e2%80%a8/ Sun, 19 Jun 2022 13:29:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67301 Rifugiati. La testimonianza di Fatma raccolta da Save the children

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno Save the children ha presentato il secondo rapporto “Nascosti in piena vista” (qui trovi il testo integrale) per documentare storie di minori soli e di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx. Nel Rapporto denuncia le disparità di trattamento e chiede la fine delle violenze lungo le frontiere. Con un appello alla Commissione europea.

Le storie dei rifugiati minorenni

Anastasya ha 14 anni ed è fuggita dalla guerra in Ucraina con la mamma e la sorella di 11 anni. Appena arrivata a Trieste, al valico Fernetti, per lei si sono aperte tutte le porte della solidarietà e dell'accoglienza. Ora ha la possibilità di girare liberamente in Europa grazie alla protezione temporanea concessa agli ucraini. Anche Ghulam ha 14 anni ma è afghano. Fugge da una situazione altrettanto dura e difficile ma alla stessa frontiera è arrivato dopo una camminata di 260 km durata 8 giorni, dal confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia, dopo un viaggio pericoloso lunghi mesi. È stato trovato dai militari italiani nella parte slovena del bosco carsico e condotto nei centri di accoglienza. Per lui il percorso per ottenere una protezione umanitaria sarà molto più lungo e tortuoso. Se vorrà muoversi per l'Europa per raggiungere familiari o amici rischierà di trovarsi di nuovo in una situazione di irregolarità e invisibilità.

I minori rifugiati non sono tutti uguali

La disparità di trattamento nei confronti dei minori migranti viene evidenziata nel nuovo report pubblicato oggi da Save the children, intitolato Nascosti in piena vista, che documenta le storie di minori soli o di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx. (Guarda il video di presentazione curato da Save the Children)

Il Rapporto di Save the children

Il Rapporto punta il dito contro le violenze e violazioni dei diritti umani cui sono sottoposti tanti minorenni alle frontiere, mostrando una Europa a due volti: uno buono e solidale nei confronti dei profughi ucraini, uno respingente nei confronti degli altri. “In uno scenario mondiale profondamente mutato, l’Europa e i suoi Paesi hanno dimostrato di saper spalancare braccia e porte alla popolazione in fuga dalla guerra in Ucraina, ma al contempo si sono dimostrati brutali e disposti a usare forza ingiustificata contro gente inerme, 'colpevole' di non avere documenti validi per l’ingresso, ma bisognosa allo stesso modo di un posto sicuro”, denuncia Save the children.

35 minorenni respinti alle frontiere Ue nei primi 3 mesi del 2022.

Nei primi 3 mesi del 2022 sono stati respinti alle frontiere esterne dell'Ue almeno 35 minorenni stranieri non accompagnati, che rappresentano solo la punta di un iceberg sommerso. Basti pensare che nel solo mese di aprile sono stati segnalati 38 minori non accompagnati  in transito a Trieste, 24 in transito a Ventimiglia e 35 a Oulx.
 Un flusso in costante aumento con la bella stagione: a maggio sono diventati 60 a Trieste, a Ventimiglia 47, a Oulx addirittura 150. Si tratta in maggioranza di ragazzi afghani,
che arrivavano sia dalla cosiddetta “rotta balcanica”, sia dal Mar Mediterraneo. Alcuni subiscono violenze fisiche, umiliazioni e pestaggi dalle forze dell'ordine alla frontiera. Ad altri tocca una sorte peggiore, come un minorenne africano senza nome annegato in un fiume al confine con la Croazia. La frontiera tra Italia e Francia continua ad essere uno dei posti peggiori per un migrante: tra le associazioni presenti che cercano di aiutarli a soddisfare almeno i bisogni primari (pasti e vestiti), ci sono Caritas Intemelia, Diaconia Valdese, WeWorld  e Save the children.

Italia - Francia: la frontiera più dura per i migranti

In alcuni giorni i respingimenti dalla Francia riguardano parecchie decine di persone, a volte anche più di 100. Solo il 6 maggio il team di ricerca ha visto almeno 30 persone tornare a piedi dal posto di confine di Ponte San Luigi, respinte in modo sommario. Non potendo entrare per vie ufficiali i migranti approdano così nelle mani dei trafficanti, che consigliano i treni meno controllati, organizzano il tragitto a piedi lungo il Passo della Morte, con i taxi nelle stradine di montagna o nascosti nei camion. Spesso si verificano incidenti tragici, come i due cingalesi investiti da un camion ad aprile o le due persone rimaste folgorate sul tetto del treno da Ventimiglia a Mentone a gennaio e a marzo. A Mentone viene ancora segnalata la pratica della polizia di modificare la data di nascita per far risultare la persona maggiorenne e respingerla con il refus d'entrée. A Oulx, in Piemonte, nel mese di maggio sono state riportate indietro dalla Francia 530 persone, quasi 17 al giorno, cifre in continuo aumento.

Più di 14mila minori nel sistema di accoglienza italiano

Ad aprile 2022 risultano 14.025 minori stranieri non accompagnati nel sistema di accoglienza italiano, secondo i dati Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di cui il 16,3% sono bambine e ragazze, quasi il 70% hanno tra i 16 e i 17 anni e oltre il 22% sono sotto i 14 anni. Per quanto riguarda le nazionalità,

la novità di quest’anno è rappresentata dagli ucraini al primo posto (3.906, pari al 27,9%, la cui quasi totalità è ospitata presso parenti o famiglie affidatarie), poi ci sono gli egiziani con il 16,6% e a seguire bengalesi, albanesi, tunisini, pakistani, ivoriani.

 Gli afghani sono 306 pari al 2,6%, a testimonianza della loro volontà di raggiungere altri Paesi in Europa. Ad aprile sono entrati nel territorio italiano 1.897 minori soli - di cui solo 272 con gli sbarchi alla frontiera sud e i restanti 1.625 entrati evidentemente dalla frontiera terrestre – in maggioranza ucraini (1.332, pari al 70,2%), egiziani (169, pari all’8,9%), afghani (71, pari al 3,7%). Le regioni che ne accolgono di più sono Lombardia (19,6%), Sicilia (18%) ed Emilia-Romagna (8,8%).

Appello all'Ue, "proteggere tutti i minori".

Save the children chiede perciò alla Commissione europea "l’adozione di una Raccomandazione agli Stati Membri per l’adozione e l’implementazione di politiche volte ad assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell’Europa e sui territori degli Stati membri". Chiede inoltre ai governi europei "di astenersi dall’utilizzo di pratiche che erroneamente distinguono fra categorie di rifugiati - afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children -, rispettando il diritto internazionale e il principio del non respingimento, consentendo l'accesso a tutti i richiedenti asilo, e di
estendere le buone pratiche istituite per i rifugiati ucraini a tutti i richiedenti asilo,
introducendole anche nelle discussioni sull’approvazione o revisione dei provvedimenti del Patto sull’Asilo e la Migrazione. Infine, riteniamo fondamentale l’adozione di sistemi di monitoraggio delle frontiere, che permettano anche di perseguire i casi di violazione dei diritti umani”. Patrizia Caiffa]]>
Rifugiati. La testimonianza di Fatma raccolta da Save the children

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno Save the children ha presentato il secondo rapporto “Nascosti in piena vista” (qui trovi il testo integrale) per documentare storie di minori soli e di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx. Nel Rapporto denuncia le disparità di trattamento e chiede la fine delle violenze lungo le frontiere. Con un appello alla Commissione europea.

Le storie dei rifugiati minorenni

Anastasya ha 14 anni ed è fuggita dalla guerra in Ucraina con la mamma e la sorella di 11 anni. Appena arrivata a Trieste, al valico Fernetti, per lei si sono aperte tutte le porte della solidarietà e dell'accoglienza. Ora ha la possibilità di girare liberamente in Europa grazie alla protezione temporanea concessa agli ucraini. Anche Ghulam ha 14 anni ma è afghano. Fugge da una situazione altrettanto dura e difficile ma alla stessa frontiera è arrivato dopo una camminata di 260 km durata 8 giorni, dal confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia, dopo un viaggio pericoloso lunghi mesi. È stato trovato dai militari italiani nella parte slovena del bosco carsico e condotto nei centri di accoglienza. Per lui il percorso per ottenere una protezione umanitaria sarà molto più lungo e tortuoso. Se vorrà muoversi per l'Europa per raggiungere familiari o amici rischierà di trovarsi di nuovo in una situazione di irregolarità e invisibilità.

I minori rifugiati non sono tutti uguali

La disparità di trattamento nei confronti dei minori migranti viene evidenziata nel nuovo report pubblicato oggi da Save the children, intitolato Nascosti in piena vista, che documenta le storie di minori soli o di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx. (Guarda il video di presentazione curato da Save the Children)

Il Rapporto di Save the children

Il Rapporto punta il dito contro le violenze e violazioni dei diritti umani cui sono sottoposti tanti minorenni alle frontiere, mostrando una Europa a due volti: uno buono e solidale nei confronti dei profughi ucraini, uno respingente nei confronti degli altri. “In uno scenario mondiale profondamente mutato, l’Europa e i suoi Paesi hanno dimostrato di saper spalancare braccia e porte alla popolazione in fuga dalla guerra in Ucraina, ma al contempo si sono dimostrati brutali e disposti a usare forza ingiustificata contro gente inerme, 'colpevole' di non avere documenti validi per l’ingresso, ma bisognosa allo stesso modo di un posto sicuro”, denuncia Save the children.

35 minorenni respinti alle frontiere Ue nei primi 3 mesi del 2022.

Nei primi 3 mesi del 2022 sono stati respinti alle frontiere esterne dell'Ue almeno 35 minorenni stranieri non accompagnati, che rappresentano solo la punta di un iceberg sommerso. Basti pensare che nel solo mese di aprile sono stati segnalati 38 minori non accompagnati  in transito a Trieste, 24 in transito a Ventimiglia e 35 a Oulx.
 Un flusso in costante aumento con la bella stagione: a maggio sono diventati 60 a Trieste, a Ventimiglia 47, a Oulx addirittura 150. Si tratta in maggioranza di ragazzi afghani,
che arrivavano sia dalla cosiddetta “rotta balcanica”, sia dal Mar Mediterraneo. Alcuni subiscono violenze fisiche, umiliazioni e pestaggi dalle forze dell'ordine alla frontiera. Ad altri tocca una sorte peggiore, come un minorenne africano senza nome annegato in un fiume al confine con la Croazia. La frontiera tra Italia e Francia continua ad essere uno dei posti peggiori per un migrante: tra le associazioni presenti che cercano di aiutarli a soddisfare almeno i bisogni primari (pasti e vestiti), ci sono Caritas Intemelia, Diaconia Valdese, WeWorld  e Save the children.

Italia - Francia: la frontiera più dura per i migranti

In alcuni giorni i respingimenti dalla Francia riguardano parecchie decine di persone, a volte anche più di 100. Solo il 6 maggio il team di ricerca ha visto almeno 30 persone tornare a piedi dal posto di confine di Ponte San Luigi, respinte in modo sommario. Non potendo entrare per vie ufficiali i migranti approdano così nelle mani dei trafficanti, che consigliano i treni meno controllati, organizzano il tragitto a piedi lungo il Passo della Morte, con i taxi nelle stradine di montagna o nascosti nei camion. Spesso si verificano incidenti tragici, come i due cingalesi investiti da un camion ad aprile o le due persone rimaste folgorate sul tetto del treno da Ventimiglia a Mentone a gennaio e a marzo. A Mentone viene ancora segnalata la pratica della polizia di modificare la data di nascita per far risultare la persona maggiorenne e respingerla con il refus d'entrée. A Oulx, in Piemonte, nel mese di maggio sono state riportate indietro dalla Francia 530 persone, quasi 17 al giorno, cifre in continuo aumento.

Più di 14mila minori nel sistema di accoglienza italiano

Ad aprile 2022 risultano 14.025 minori stranieri non accompagnati nel sistema di accoglienza italiano, secondo i dati Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di cui il 16,3% sono bambine e ragazze, quasi il 70% hanno tra i 16 e i 17 anni e oltre il 22% sono sotto i 14 anni. Per quanto riguarda le nazionalità,

la novità di quest’anno è rappresentata dagli ucraini al primo posto (3.906, pari al 27,9%, la cui quasi totalità è ospitata presso parenti o famiglie affidatarie), poi ci sono gli egiziani con il 16,6% e a seguire bengalesi, albanesi, tunisini, pakistani, ivoriani.

 Gli afghani sono 306 pari al 2,6%, a testimonianza della loro volontà di raggiungere altri Paesi in Europa. Ad aprile sono entrati nel territorio italiano 1.897 minori soli - di cui solo 272 con gli sbarchi alla frontiera sud e i restanti 1.625 entrati evidentemente dalla frontiera terrestre – in maggioranza ucraini (1.332, pari al 70,2%), egiziani (169, pari all’8,9%), afghani (71, pari al 3,7%). Le regioni che ne accolgono di più sono Lombardia (19,6%), Sicilia (18%) ed Emilia-Romagna (8,8%).

Appello all'Ue, "proteggere tutti i minori".

Save the children chiede perciò alla Commissione europea "l’adozione di una Raccomandazione agli Stati Membri per l’adozione e l’implementazione di politiche volte ad assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell’Europa e sui territori degli Stati membri". Chiede inoltre ai governi europei "di astenersi dall’utilizzo di pratiche che erroneamente distinguono fra categorie di rifugiati - afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children -, rispettando il diritto internazionale e il principio del non respingimento, consentendo l'accesso a tutti i richiedenti asilo, e di
estendere le buone pratiche istituite per i rifugiati ucraini a tutti i richiedenti asilo,
introducendole anche nelle discussioni sull’approvazione o revisione dei provvedimenti del Patto sull’Asilo e la Migrazione. Infine, riteniamo fondamentale l’adozione di sistemi di monitoraggio delle frontiere, che permettano anche di perseguire i casi di violazione dei diritti umani”. Patrizia Caiffa]]>
Assisi. Il racconto del rifugiato eritreo Abrhaley https://www.lavoce.it/assisi-eritreo-abrhaley/ Sun, 14 Jul 2019 12:24:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54869 Abrhaley

È stato accolto dalla Caritas diocesana di Assisi a giugno dello scorso anno, il rifugiato eritreo Abrhaley Tesfagergs Habte che con la sua testimonianza ha toccato il cuore dei presenti al convegno “Corridoi umanitari per un’Europa solidale” tenutosi lunedì 1° luglio a Montecitorio.

Il convegno ha riunito le istituzioni, i rifugiati e i promotori degli stessi corridoi umanitari, che finora hanno portato in salvo oltre 2.600 rifugiati vulnerabili.

Accompagnato dalla vice direttrice della Caritas, Rossana Galiandro, Abrhaley è uno dei 24 rifugiati eritrei giunti nella città serafica grazie ai corridoi umanitari. Tra loro anche un giovane che a gennaio di quest’anno ha potuto ricongiungersi alla moglie; la coppia vive ora in vescovado in un appartamento vicino alla sala della Spogliazione.

“Sono consapevole - ha detto Abrhaley che la mia presenza di fronte a voi oggi è quella di un uomo debole. Prima, gli uomini e le donne potenti. L’immagine che vedo nella mia mente è quella di un uomo insignificante presentata alla vista dei grandi”. L’uomo, che ha 29 anni e che all’età di 5 anni nel suo Paese ha perso la vista a causa dell’esplosione di una mina, ha due lauree conseguite in Africa e attualmente è iscritto al corso di Lingua e cultura italiana all’Università per Stranieri di Perugia.

Durante il suo intervento ha ripercorso brevemente la sua vita, spiegando di essere stato costretto a fuggire dal suo Paese perché era diventato pericoloso vivere lì a causa della sua fede cristiana pentecostale. “Il regime eritreo – ha spiegato – ha vietato tale fede, perseguitando i pentecostali”.

Dopo alcune settimane in Sudan ha raggiunto l’Etiopia. “Qui ho cercato di avere una vita indipendente e produttiva, ma nonostante ciò sono stato costretto a entrare in uno dei tanti campi profughi del Paese. È stato uno dei periodi più difficili della mia vita. Ho trovato il campo profughi come un luogo di disperazione”.

Infine ha spiegato che grazie ai corridoi umanitari la sua esistenza ha avuto un nuovo inizio. “Ora ho un livello di sicurezza fisica che non avevo mai avuto prima. Ho più pace e più riposo, ma non significa che non ho sfide. Ho deciso infatti di sfruttare al meglio le opportunità disponibili, di utilizzare al massimo le mie risorse, di camminare nella fede, di esercitare l’amore e di continuare a sperare per il meglio. Questo mi impegnerò a fare fino alla fine”.

Antonella Porzi

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Abrhaley

È stato accolto dalla Caritas diocesana di Assisi a giugno dello scorso anno, il rifugiato eritreo Abrhaley Tesfagergs Habte che con la sua testimonianza ha toccato il cuore dei presenti al convegno “Corridoi umanitari per un’Europa solidale” tenutosi lunedì 1° luglio a Montecitorio.

Il convegno ha riunito le istituzioni, i rifugiati e i promotori degli stessi corridoi umanitari, che finora hanno portato in salvo oltre 2.600 rifugiati vulnerabili.

Accompagnato dalla vice direttrice della Caritas, Rossana Galiandro, Abrhaley è uno dei 24 rifugiati eritrei giunti nella città serafica grazie ai corridoi umanitari. Tra loro anche un giovane che a gennaio di quest’anno ha potuto ricongiungersi alla moglie; la coppia vive ora in vescovado in un appartamento vicino alla sala della Spogliazione.

“Sono consapevole - ha detto Abrhaley che la mia presenza di fronte a voi oggi è quella di un uomo debole. Prima, gli uomini e le donne potenti. L’immagine che vedo nella mia mente è quella di un uomo insignificante presentata alla vista dei grandi”. L’uomo, che ha 29 anni e che all’età di 5 anni nel suo Paese ha perso la vista a causa dell’esplosione di una mina, ha due lauree conseguite in Africa e attualmente è iscritto al corso di Lingua e cultura italiana all’Università per Stranieri di Perugia.

Durante il suo intervento ha ripercorso brevemente la sua vita, spiegando di essere stato costretto a fuggire dal suo Paese perché era diventato pericoloso vivere lì a causa della sua fede cristiana pentecostale. “Il regime eritreo – ha spiegato – ha vietato tale fede, perseguitando i pentecostali”.

Dopo alcune settimane in Sudan ha raggiunto l’Etiopia. “Qui ho cercato di avere una vita indipendente e produttiva, ma nonostante ciò sono stato costretto a entrare in uno dei tanti campi profughi del Paese. È stato uno dei periodi più difficili della mia vita. Ho trovato il campo profughi come un luogo di disperazione”.

Infine ha spiegato che grazie ai corridoi umanitari la sua esistenza ha avuto un nuovo inizio. “Ora ho un livello di sicurezza fisica che non avevo mai avuto prima. Ho più pace e più riposo, ma non significa che non ho sfide. Ho deciso infatti di sfruttare al meglio le opportunità disponibili, di utilizzare al massimo le mie risorse, di camminare nella fede, di esercitare l’amore e di continuare a sperare per il meglio. Questo mi impegnerò a fare fino alla fine”.

Antonella Porzi

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Testimonianze nella Giornata del rifugiato: picchiati, venduti… ma ora liberi https://www.lavoce.it/testimonianze-nella-giornata-del-rifugiato-picchiati-venduti-ora-liberi/ Sun, 01 Jul 2018 14:00:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52216

Alla mensa della Caritas diocesana di Terni la Giornata mondiale del rifugiato, promossa dalla Caritas Internationalis e Caritas italiana, è stata vissuta nel segno della festa, della condivisione, fraternità, colore, sapore e allegria, che nel sorriso dei tanti bambini presenti, provenienti da Nigeria, Gambia, Guinea, Ghana, Eritrea, Somalia, ha trovato la sua espressione più semplice e bella. Qui la Caritas diocesana e l’associazione di volontariato San Martino hanno unito la tradizione e la cultura delle varie etnie africane dei rifugiati e richiedenti asilo, circa cinquecento persone ospitate in vari centri della diocesi di Terni-Narni-Amelia, con la cultura e cucina italiana. A fare gli onori di casa il direttore della Caritas Ideale Piantoni, il vescovo Giuseppe Piemontese, il presidente della San Martino Francesco Venturini, tanti operatori e volontari che ogni giorno vivono fianco a fianco con gli immigrati. È stato condiviso un pasto multietnico, in parte cibo italiano preparato dai volontari della mensa, in parte tipico dell’Africa preparato da alcuni nigeriani. Tutti insieme intorno ad un pasto, viatico di vita e di unità, un momento di scambio tra chi ha vissuto direttamente il dover migrare e coloro che a vario titolo lavorano su questi temi. E poi la festa con i canti gospel e la musica dei tamburi che ha accompagnato le danze africane che hanno visto esibirsi diversi gruppi di africani, alcuni nei caratteristici abiti dai colori sgargianti. Dall’inizio dell’emergenza sbarchi e dall’avvio dei progetti territoriali Sprar di accoglienza e integrazione dei migranti, la Caritas diocesana ha accolto diverse centinaia di profughi, divenendo negli anni modello di buone pratiche per l’integrazione. Da febbraio aderisce al progetto Corridoi umanitari, ospitando due famiglie eritree, tre adulti e otto bambini, a cui si aggiungerà un’altra famiglia in arrivo a fine giugno. “Qui abbiamo ritrovato la speranza per un futuro migliore per noi e le nostre famiglie, ma non disciminateci” dicono alcuni nigeriani. Molte le storie difficili alle spalle: la fuga da guerre, da violenze private, dalla povertà, dalla fame che spinge a intraprendere cammini difficili dove non di rado “si viene imprigionati, picchiati e venduti da un gruppo all’altro per avere soldi”, raccontano. Un percorso lungo e faticoso che per alcuni è durato anni. E così prosegue il cammino alla ricerca di un futuro tranquillo per le proprie famiglie, con la volontà di studiare e di essere anche loro di aiuto al paese che li ha accolti. È questo il loro modo concreto di dire grazie.  ]]>

Alla mensa della Caritas diocesana di Terni la Giornata mondiale del rifugiato, promossa dalla Caritas Internationalis e Caritas italiana, è stata vissuta nel segno della festa, della condivisione, fraternità, colore, sapore e allegria, che nel sorriso dei tanti bambini presenti, provenienti da Nigeria, Gambia, Guinea, Ghana, Eritrea, Somalia, ha trovato la sua espressione più semplice e bella. Qui la Caritas diocesana e l’associazione di volontariato San Martino hanno unito la tradizione e la cultura delle varie etnie africane dei rifugiati e richiedenti asilo, circa cinquecento persone ospitate in vari centri della diocesi di Terni-Narni-Amelia, con la cultura e cucina italiana. A fare gli onori di casa il direttore della Caritas Ideale Piantoni, il vescovo Giuseppe Piemontese, il presidente della San Martino Francesco Venturini, tanti operatori e volontari che ogni giorno vivono fianco a fianco con gli immigrati. È stato condiviso un pasto multietnico, in parte cibo italiano preparato dai volontari della mensa, in parte tipico dell’Africa preparato da alcuni nigeriani. Tutti insieme intorno ad un pasto, viatico di vita e di unità, un momento di scambio tra chi ha vissuto direttamente il dover migrare e coloro che a vario titolo lavorano su questi temi. E poi la festa con i canti gospel e la musica dei tamburi che ha accompagnato le danze africane che hanno visto esibirsi diversi gruppi di africani, alcuni nei caratteristici abiti dai colori sgargianti. Dall’inizio dell’emergenza sbarchi e dall’avvio dei progetti territoriali Sprar di accoglienza e integrazione dei migranti, la Caritas diocesana ha accolto diverse centinaia di profughi, divenendo negli anni modello di buone pratiche per l’integrazione. Da febbraio aderisce al progetto Corridoi umanitari, ospitando due famiglie eritree, tre adulti e otto bambini, a cui si aggiungerà un’altra famiglia in arrivo a fine giugno. “Qui abbiamo ritrovato la speranza per un futuro migliore per noi e le nostre famiglie, ma non disciminateci” dicono alcuni nigeriani. Molte le storie difficili alle spalle: la fuga da guerre, da violenze private, dalla povertà, dalla fame che spinge a intraprendere cammini difficili dove non di rado “si viene imprigionati, picchiati e venduti da un gruppo all’altro per avere soldi”, raccontano. Un percorso lungo e faticoso che per alcuni è durato anni. E così prosegue il cammino alla ricerca di un futuro tranquillo per le proprie famiglie, con la volontà di studiare e di essere anche loro di aiuto al paese che li ha accolti. È questo il loro modo concreto di dire grazie.  ]]>
I dati dell’immigrazione in Umbria: la maggior parte degli stranieri provengono dall’Europa https://www.lavoce.it/dati-dellimmigrazione-umbria-la-maggior-parte-degli-stranieri-provengono-dalleuropa/ Fri, 13 Apr 2018 16:12:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51624

La narrazione sulle migrazioni e i richiedenti asilo nel nostro Paese viene spesso condotta con una marcata connotazione negativa. "Immigrazione: per una comunicazione positiva" è il titolo dell'incontro tenutosi nel pomeriggio del 13 aprile alla sala San Francesco, nell'ambito del festival internazionale del giornalismo 2018. Nel corso della tavola rotonda è emerso, dati alla mano, un grande sfasamento fra percezione e realtà dei fatti sul tema dell'immigrazione. Sono intervenuti sul tema la prof.ssa Paola Springhetti (Università pontificia salesiana), il dott. Paolo Brivio (Italia Caritas e sindaco di Osnago), il prof. Mario Morcellini (Agcom) e il vescovo ausiliare di Perugia mons. Paolo Giulietti. Per ulteriori approfondimenti vedi il prossimo numero de La Voce disponibile gratuitamente in edizione digitale dal 18 aprile.
L’immigrazione è un fenomeno complesso poiché ha molti volti e si compone di svariati aspetti, pertanto troverà ampio spazio anche all’interno del prossimo festival del giornalismo. Anche le Nazioni Unite sono intervenute sul tema e nello scorso mese di febbraio hanno avviato una serie di negoziazioni intergovernative con l’obiettivo di fondare una cooperazione fra stati e soggetti non governativi che si tradurrà nella definizione, entro il prossimo luglio, di due accordi: il Global compact for safe, orderly and regular migration (per migrazioni sicure, ordinate e regolarizzate) e il Global compact for refugees (per i rifugiati). Anche la Chiesa, attraverso la sezione Migranti e rifugiati del Vaticano, ha già preso parte attivamente al processo di formazione dei due Compact elaborando “venti punti di azione” come risposta ai bisogni di migranti e rifugiati (leggi qui il testo integrale). Qual è invece la situazione umbra? È notizia di pochi giorni fa quella riportata dalle prefetture di Perugia e Terni secondo cui l’Umbria sarebbe seconda dopo la Puglia per tempo di permanenza dei migranti nelle strutture temporanee d’accoglienza (media di 251 giorni). Un dato questo non dovuto al benessere che si respira in Umbria, bensì ai lunghi tempi delle commissioni territoriali chiamate a decidere sullo status di rifugiati. Un altro dato, stavolta di provenienza Istat, rivela invece che il numero degli stranieri in Umbria sarebbe calato dal 2015 ad oggi: se tre anni fa il numero ammontava a 98.618, al 1° gennaio 2017 la cifra è di 95.935. Un calo che dipende in buona parte da un fattore positivo: le acquisizioni di cittadinanza. Nel 2017 sono stati, infatti, 3.888 i nuovi cittadini italiani che risiedono sul territorio e questo dato rileva che, nella regione, l’immigrazione è un fenomeno che sta assumendo una certa stabilità. C’è inoltre un altro aspetto che di recente, complice un clima di diffidenza, è facilmente trascurato: la provenienza dei migranti. In Umbria la maggior parte degli stranieri non viene dall’Africa, come si potrebbe facilmente pensare, ma dall’Europa. Secondo il Dossier immigrazione 2017, in Umbria al primo posto tra i paesi di provenienza troviamo la Romania, da cui provengono 26.216 residenti. Al secondo e terzo posto, invece, Albania (13.924 residenti) e Marocco (9.515 residenti). La restante parte della popolazione straniera viene da Ucraina, Macedonia, Ecuador, Moldavia, Cina, Polonia e Filippine. Questo significa anche che la maggioranza di stranieri che vivono in Umbria sono di religione cristiana.  ]]>

La narrazione sulle migrazioni e i richiedenti asilo nel nostro Paese viene spesso condotta con una marcata connotazione negativa. "Immigrazione: per una comunicazione positiva" è il titolo dell'incontro tenutosi nel pomeriggio del 13 aprile alla sala San Francesco, nell'ambito del festival internazionale del giornalismo 2018. Nel corso della tavola rotonda è emerso, dati alla mano, un grande sfasamento fra percezione e realtà dei fatti sul tema dell'immigrazione. Sono intervenuti sul tema la prof.ssa Paola Springhetti (Università pontificia salesiana), il dott. Paolo Brivio (Italia Caritas e sindaco di Osnago), il prof. Mario Morcellini (Agcom) e il vescovo ausiliare di Perugia mons. Paolo Giulietti. Per ulteriori approfondimenti vedi il prossimo numero de La Voce disponibile gratuitamente in edizione digitale dal 18 aprile.
L’immigrazione è un fenomeno complesso poiché ha molti volti e si compone di svariati aspetti, pertanto troverà ampio spazio anche all’interno del prossimo festival del giornalismo. Anche le Nazioni Unite sono intervenute sul tema e nello scorso mese di febbraio hanno avviato una serie di negoziazioni intergovernative con l’obiettivo di fondare una cooperazione fra stati e soggetti non governativi che si tradurrà nella definizione, entro il prossimo luglio, di due accordi: il Global compact for safe, orderly and regular migration (per migrazioni sicure, ordinate e regolarizzate) e il Global compact for refugees (per i rifugiati). Anche la Chiesa, attraverso la sezione Migranti e rifugiati del Vaticano, ha già preso parte attivamente al processo di formazione dei due Compact elaborando “venti punti di azione” come risposta ai bisogni di migranti e rifugiati (leggi qui il testo integrale). Qual è invece la situazione umbra? È notizia di pochi giorni fa quella riportata dalle prefetture di Perugia e Terni secondo cui l’Umbria sarebbe seconda dopo la Puglia per tempo di permanenza dei migranti nelle strutture temporanee d’accoglienza (media di 251 giorni). Un dato questo non dovuto al benessere che si respira in Umbria, bensì ai lunghi tempi delle commissioni territoriali chiamate a decidere sullo status di rifugiati. Un altro dato, stavolta di provenienza Istat, rivela invece che il numero degli stranieri in Umbria sarebbe calato dal 2015 ad oggi: se tre anni fa il numero ammontava a 98.618, al 1° gennaio 2017 la cifra è di 95.935. Un calo che dipende in buona parte da un fattore positivo: le acquisizioni di cittadinanza. Nel 2017 sono stati, infatti, 3.888 i nuovi cittadini italiani che risiedono sul territorio e questo dato rileva che, nella regione, l’immigrazione è un fenomeno che sta assumendo una certa stabilità. C’è inoltre un altro aspetto che di recente, complice un clima di diffidenza, è facilmente trascurato: la provenienza dei migranti. In Umbria la maggior parte degli stranieri non viene dall’Africa, come si potrebbe facilmente pensare, ma dall’Europa. Secondo il Dossier immigrazione 2017, in Umbria al primo posto tra i paesi di provenienza troviamo la Romania, da cui provengono 26.216 residenti. Al secondo e terzo posto, invece, Albania (13.924 residenti) e Marocco (9.515 residenti). La restante parte della popolazione straniera viene da Ucraina, Macedonia, Ecuador, Moldavia, Cina, Polonia e Filippine. Questo significa anche che la maggioranza di stranieri che vivono in Umbria sono di religione cristiana.  ]]>
Rifugiati: i dati veri https://www.lavoce.it/46723/ Thu, 14 Jul 2016 09:00:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46723 Presentato-sito-Rifugiati-in-Umbria_Anci_CMYKQuanti sono i rifugiati accolti in Umbria? Dove e come sono collocati? Da oggi sarà possibile rispondere a queste domande in maniera veloce, attendibile e facilmente fruibile da tutti grazie al nuovo portale web “Rifugiati in Umbria” (www. rifugiati-anciumbria.it) firmato dall’Anci (Associazione Comuni) e presentato martedì mattina presso la sede di Perugia.
Uno spazio virtuale, diviso in numerose sezioni tematiche con dati aggiornati al 31 dicembre 2015, dove confluiscono informazioni, dati statistici e approfondimenti a tutto tondo sul tema dell’accoglienza in Umbria: flussi migratori, progetti di assistenza, esperienze, servizi offerti, enti coinvolti e molto altro. Il tutto con un aggiornamento costante ogni sei mesi per evidenziare punti di forza e criticità del “modello umbro”.
“La nostra regione – ha evidenziato il coordinatore della Consulta immigrazione Anci Umbria e sindaco di Panicale, Giulio Cherubini – può vantare un sistema di accoglienza considerato un ‘modello’, in quanto caratterizzato da servizi diffusi su tutto il territorio. Grazie a questo portale, tutti potranno appurarlo e accedere a un’informazione di qualità che contrasti anche la diffusione di notizie spesso frammentarie, confuse e distorte”.
In numeri, per i richiedenti asilo il “modello umbro” conta 11 progetti attivi, di cui 6 per categorie ordinarie, 3 per minori non accompagnati, 2 per persone con disagio mentale o disabilità, per un totale di 370 posti di accoglienza e 7 enti locali umbri titolari (Perugia, Terni, Narni, Marsciano, Foligno, Spoleto, Panicale). A cui a breve si andranno ad aggiungere altri 4 progetti in altrettanti Comuni del territorio.
L’Umbria è stata tra le prime regioni d’Italia ad entrare nella rete nazionale, aderendo nel 2001 al Programma nazionale asilo (Pna) con il Comune di Perugia e Todi; da allora il numero degli assistiti è costantemente cresciuto.
Vanno poi aggiunti i migranti che appartengono ai cosiddetti “flussi straordinari”, arrivati negli ultimi due anni nella nostra regione a seguito del forte intensificarsi del fenomeno migratorio. Parliamo – stando ai dati forniti dalle prefetture di Perugia e Terni al 7 luglio – di 1.610 presenze in provincia di Perugia accolte in 29 Comuni, e 407 nella provincia di Terni accolte in 12 Comuni. “Ma parlare di ‘flussi straordinari’ è diventato ormai un errore – ha spiegato il vice prefetto vicario di Perugia, Tiziana Tombesi -. Dobbiamo abbandonare l’idea di interventi di tipo emergenziale: le migrazioni sono un processo strutturale stabile, e come tali vanno affrontate. L’Umbria è chiamata a farsi carico dell’1,85% del totale nazionale di migranti accolti. Una percentuale che, se ripartita fra tutti i 59 Comuni del territorio, o comunque fra la maggior parte, permetterebbe di evitare senza problemi situazioni di eccessivo stress a cui, invece, sono sottoposti determinati territori”.
“L’altro grande nodo da affrontare – ha concluso Edi Cicchi, presidente della commissione Welfare e politiche sociali di Anci nazionale, coordinatrice della consulta Welfare e politiche sociali di Anci Umbria e assessore del Comune di Perugia – è quello di gestire l’uscita di queste persone dai progetti Sprar e di accoglienza, garantendo loro assistenza, servizi e l’inserimento lavorativo”.

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