ricostruzione Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ricostruzione/ Settimanale di informazione regionale Mon, 24 Jun 2024 09:32:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg ricostruzione Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ricostruzione/ 32 32 Messa dell’arcivescovo Boccardo nel cantiere della Basilica di San Benedetto https://www.lavoce.it/messa-dellarcivescovo-boccardo-nel-cantiere-della-basilica-di-san-benedetto/ https://www.lavoce.it/messa-dellarcivescovo-boccardo-nel-cantiere-della-basilica-di-san-benedetto/#respond Mon, 30 Oct 2023 15:15:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73855 celebrazione nella basilica di san benedetto

Dopo sette anni è stata nuovamente celebrata la Messa nella Basilica di San Benedetto a Norcia, chiesa che è stata distrutta dal terremoto del 30 ottobre 2016 e che è sulla via della piena ricostruzione. È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, ha presiedere lunedì 30 ottobre 2023 alle ore 11.30 l’Eucaristia nell’edificio di culto costruito sulla casa natale dei Santi Benedetto e Scolastica. Una giornata emozionante e storica per la comunità nursina. La liturgia è stata animata nel canto dalla corale parrocchiale. Col Presule hanno concelebrato don Marco Rufini e don Luciano Avenati. C’erano anche due monaci benedettini del monastero di San Benedetto in Monte.

All’interno della chiesa hanno trovato posto oltre centocinquanta fedeli e una cinquantina di rappresentanti delle istituzioni, oltre agli operatori della comunicazione. Tra le autorità c’erano: il commissario straordinario di Governo ai fini della ricostruzione nei territori dei comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall'evento sismico del 2016 senatore Guido Castelli; il presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei; il sindaco facente funzione di Norcia Giuliano Boccanera; il soprintendete speciale per le aree colpite dal sisma Paolo Iannelli. Per l’occasione è tornato a Norcia anche l’ex commissario Giovanni Legnini.

Tanti fardelli gravosi hanno motivato lo scoraggiamento

 "Il terremoto del 2016 -ha detto l’arcivescovo Boccardo nell’omelia- ci ha piegati, togliendoci le case e i luoghi di lavoro, privandoci di monumenti, maestosi o semplici, che raccontavano storie di vita e di fede e racchiudevano ed esprimevano l’identità delle popolazioni; ha generato una cesura tra passato e futuro. Poi la lentezza della ricostruzione, gli intoppi burocratici, le difficoltà nella ripresa lavorativa ed economica, la tragedia della pandemia, il lievitare dei prezzi delle materie prime: tanti fardelli gravosi che hanno acuito la fatica e motivato lo scoraggiamento".

Il grazie del Vescovo agli attori della ricostruzione della Basilica di San Benedetto

 "Dall’angosciante desolazione prodotta dal terremoto -ha detto ancora l'arcivescovo- è sbocciata tanta solidarietà che, come la fioritura di Castelluccio, ha riempito di colore il grigiore della polvere dei crolli e delle macerie; e la sofferenza e la paura si sono stemperate nella speranza di un futuro che ancora potrà esserci. Non possiamo dimenticare il coinvolgimento attento delle Istituzioni pubbliche e dei diversi Enti statali e locali, in particolare della Struttura Commissariale con gli Onorevoli Legnini e Castelli. Significativo è stato inoltre l'impegno delle massime Istituzioni europee a finanziare l'opera di ricostruzione di questa Basilica, riconoscendo implicitamente il ruolo insostituibile per l'Europa del Cristianesimo e della cultura che ha saputo ispirare. Grazie a questo intrecciarsi di passione, competenze e sogni, ci è possibile oggi convenire eccezionalmente qui per abitare questi muri così cari ai nursini e a tutti noi.

Mi faccio dunque volentieri interprete della comune gratitudine e ammirazione nei confronti del Ministero della Cultura, dell’ENI, degli altri Enti qui autorevolmente rappresentati e della Società COBAR con le sue maestranze: grazie a tutti loro ritroviamo per qualche ora questa aula liturgica per celebrarvi, non senza commozione, il sacrificio eucaristico".

Ricostruzione della Basilica di San Benedetto è la capacità dell’uomo di risollevarsi

"Questo edificio sacro -ha proseguito il Presule- è diventato l'emblema del sisma, ma è ancora di più la prova della capacità dell'essere umano di risollevarsi, di tornare a sperare, di guardare in alto e, con la forza di questo sguardo, tornare verso la terra e porre tutta l'intelligenza, la maestria, la fantasia e l'impegno al servizio di un comune riscatto, per risollevare, insieme alle mura delle case, dei luoghi di lavoro e delle chiese, anche il morale delle persone e delle comunità e per risvegliare la gioia di vivere".

Guardare avanti con sguardo lungo

 "Ci piace pensare -ha concluso l’arcivescovo- al tempo della ricostruzione che ancora ci attende come ad una grande occasione per compiere un salto di qualità nella vita quotidiana. Dobbiamo guardare avanti con sguardo lungo; attenerci fedelmente non alle opinioni correnti e ai calcoli interessati ma a ciò che è vero, buono e giusto; non accontentarci di un ottimismo senza fondamento ma alimentare e custodire la speranza. Dobbiamo riscoprire sempre di nuovo le virtù civiche come l’onestà, la volontà di servizio, l’impegno per il bene comune, l’attenzione agli ultimi, la salvaguardia dei diritti di tutti; realizzare una stagione in cui tornino a risplendere il coraggio, la sobrietà, la responsabilità, il dialogo, l’unità e nello stesso tempo competenze politiche e tecniche da mettere insieme in un gioco di squadra, indispensabile per conseguire quel risultato che tutti attendiamo e che esprima ancora creatività e crescita per una autentica rinascita dei nostri borghi e delle nostre città. Oggi siamo tutti ammirati e commossi guardando queste pareti ricomposte e la leggerezza ed eleganza delle capriate lignee sopra le nostre teste, e sogniamo di poter presto contemplare la Basilica di San Benedetto in tutta la sua ritrovata bellezza".

Benedizione delle campane

 Al termine della Messa, Vescovo, autorità e fedeli si sono recati all’esterno della Basilica per benedire due nuove campane che, non appena possibile, verranno issate nella torre campanaria della chiesa. Una è dedicata a San Benedetto e una a Santa Scolastica.

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celebrazione nella basilica di san benedetto

Dopo sette anni è stata nuovamente celebrata la Messa nella Basilica di San Benedetto a Norcia, chiesa che è stata distrutta dal terremoto del 30 ottobre 2016 e che è sulla via della piena ricostruzione. È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, ha presiedere lunedì 30 ottobre 2023 alle ore 11.30 l’Eucaristia nell’edificio di culto costruito sulla casa natale dei Santi Benedetto e Scolastica. Una giornata emozionante e storica per la comunità nursina. La liturgia è stata animata nel canto dalla corale parrocchiale. Col Presule hanno concelebrato don Marco Rufini e don Luciano Avenati. C’erano anche due monaci benedettini del monastero di San Benedetto in Monte.

All’interno della chiesa hanno trovato posto oltre centocinquanta fedeli e una cinquantina di rappresentanti delle istituzioni, oltre agli operatori della comunicazione. Tra le autorità c’erano: il commissario straordinario di Governo ai fini della ricostruzione nei territori dei comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall'evento sismico del 2016 senatore Guido Castelli; il presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei; il sindaco facente funzione di Norcia Giuliano Boccanera; il soprintendete speciale per le aree colpite dal sisma Paolo Iannelli. Per l’occasione è tornato a Norcia anche l’ex commissario Giovanni Legnini.

Tanti fardelli gravosi hanno motivato lo scoraggiamento

 "Il terremoto del 2016 -ha detto l’arcivescovo Boccardo nell’omelia- ci ha piegati, togliendoci le case e i luoghi di lavoro, privandoci di monumenti, maestosi o semplici, che raccontavano storie di vita e di fede e racchiudevano ed esprimevano l’identità delle popolazioni; ha generato una cesura tra passato e futuro. Poi la lentezza della ricostruzione, gli intoppi burocratici, le difficoltà nella ripresa lavorativa ed economica, la tragedia della pandemia, il lievitare dei prezzi delle materie prime: tanti fardelli gravosi che hanno acuito la fatica e motivato lo scoraggiamento".

Il grazie del Vescovo agli attori della ricostruzione della Basilica di San Benedetto

 "Dall’angosciante desolazione prodotta dal terremoto -ha detto ancora l'arcivescovo- è sbocciata tanta solidarietà che, come la fioritura di Castelluccio, ha riempito di colore il grigiore della polvere dei crolli e delle macerie; e la sofferenza e la paura si sono stemperate nella speranza di un futuro che ancora potrà esserci. Non possiamo dimenticare il coinvolgimento attento delle Istituzioni pubbliche e dei diversi Enti statali e locali, in particolare della Struttura Commissariale con gli Onorevoli Legnini e Castelli. Significativo è stato inoltre l'impegno delle massime Istituzioni europee a finanziare l'opera di ricostruzione di questa Basilica, riconoscendo implicitamente il ruolo insostituibile per l'Europa del Cristianesimo e della cultura che ha saputo ispirare. Grazie a questo intrecciarsi di passione, competenze e sogni, ci è possibile oggi convenire eccezionalmente qui per abitare questi muri così cari ai nursini e a tutti noi.

Mi faccio dunque volentieri interprete della comune gratitudine e ammirazione nei confronti del Ministero della Cultura, dell’ENI, degli altri Enti qui autorevolmente rappresentati e della Società COBAR con le sue maestranze: grazie a tutti loro ritroviamo per qualche ora questa aula liturgica per celebrarvi, non senza commozione, il sacrificio eucaristico".

Ricostruzione della Basilica di San Benedetto è la capacità dell’uomo di risollevarsi

"Questo edificio sacro -ha proseguito il Presule- è diventato l'emblema del sisma, ma è ancora di più la prova della capacità dell'essere umano di risollevarsi, di tornare a sperare, di guardare in alto e, con la forza di questo sguardo, tornare verso la terra e porre tutta l'intelligenza, la maestria, la fantasia e l'impegno al servizio di un comune riscatto, per risollevare, insieme alle mura delle case, dei luoghi di lavoro e delle chiese, anche il morale delle persone e delle comunità e per risvegliare la gioia di vivere".

Guardare avanti con sguardo lungo

 "Ci piace pensare -ha concluso l’arcivescovo- al tempo della ricostruzione che ancora ci attende come ad una grande occasione per compiere un salto di qualità nella vita quotidiana. Dobbiamo guardare avanti con sguardo lungo; attenerci fedelmente non alle opinioni correnti e ai calcoli interessati ma a ciò che è vero, buono e giusto; non accontentarci di un ottimismo senza fondamento ma alimentare e custodire la speranza. Dobbiamo riscoprire sempre di nuovo le virtù civiche come l’onestà, la volontà di servizio, l’impegno per il bene comune, l’attenzione agli ultimi, la salvaguardia dei diritti di tutti; realizzare una stagione in cui tornino a risplendere il coraggio, la sobrietà, la responsabilità, il dialogo, l’unità e nello stesso tempo competenze politiche e tecniche da mettere insieme in un gioco di squadra, indispensabile per conseguire quel risultato che tutti attendiamo e che esprima ancora creatività e crescita per una autentica rinascita dei nostri borghi e delle nostre città. Oggi siamo tutti ammirati e commossi guardando queste pareti ricomposte e la leggerezza ed eleganza delle capriate lignee sopra le nostre teste, e sogniamo di poter presto contemplare la Basilica di San Benedetto in tutta la sua ritrovata bellezza".

Benedizione delle campane

 Al termine della Messa, Vescovo, autorità e fedeli si sono recati all’esterno della Basilica per benedire due nuove campane che, non appena possibile, verranno issate nella torre campanaria della chiesa. Una è dedicata a San Benedetto e una a Santa Scolastica.

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Ricostruzione post sisma, incontro del Commissario straordinario Castelli con monsignor Boccardo https://www.lavoce.it/incontro-del-commissario-per-la-ricostruzione-castelli-con-monsignor-boccardo/ Mon, 20 Mar 2023 13:41:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70864 ricostruzione post sisma

Il commissario straordinario per la Riparazione e la ricostruzione, Guido Castelli, ha incontrato domenica 19 marzo l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo per affrontare alcuni temi connessi alla ricostruzione degli edifici di culto lesionati dalla sequenza sismica del 2016. In particolare, l’incontro ha riguardato i lavori intrapresi nell’abbazia di Sant’Eutizio nonché alcune esigenze connesse alla possibilità di una piena valorizzazione del patrimonio culturale rappresentato dalle chiese.

Interventi per garantire la piena fruizione delle chiese

"Con monsignor Boccardo -ha dichiarato il commissario Castelli- condividiamo l’esigenza di sviluppare interventi volti a garantire la piena fruizione delle chiese e l’attivazione di sistemi di sorveglianza da includere nell’ambito della finanziabilitá. Abbiamo, inoltre, parlato dell’opportunità di attivare comunità energetiche, finalizzate a coprire il fabbisogno di riscaldamento e illuminazione dei plessi della comunità diocesana. Allo stesso modo, ci siamo intrattenuti su alcuni temi specifici quali la finanziabilità della riparazione degli edifici di culto con meno di settant'anni di vetustà".

Dialogo e collaborazione in tema di ricostruzione

Da parte sua, riferisce una nota dell’ufficio stampa del Commissario Castelli, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, ha ringraziato il commissario dell’attenzione e dell’interesse dimostrati verso l’attività della diocesi nei cantieri aperti nei luoghi del sisma, e si è detto sicuro che, il clima di dialogo e collaborazione instaurati potrà portare frutti concreti a beneficio delle popolazioni ancora duramente provate".]]>
ricostruzione post sisma

Il commissario straordinario per la Riparazione e la ricostruzione, Guido Castelli, ha incontrato domenica 19 marzo l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo per affrontare alcuni temi connessi alla ricostruzione degli edifici di culto lesionati dalla sequenza sismica del 2016. In particolare, l’incontro ha riguardato i lavori intrapresi nell’abbazia di Sant’Eutizio nonché alcune esigenze connesse alla possibilità di una piena valorizzazione del patrimonio culturale rappresentato dalle chiese.

Interventi per garantire la piena fruizione delle chiese

"Con monsignor Boccardo -ha dichiarato il commissario Castelli- condividiamo l’esigenza di sviluppare interventi volti a garantire la piena fruizione delle chiese e l’attivazione di sistemi di sorveglianza da includere nell’ambito della finanziabilitá. Abbiamo, inoltre, parlato dell’opportunità di attivare comunità energetiche, finalizzate a coprire il fabbisogno di riscaldamento e illuminazione dei plessi della comunità diocesana. Allo stesso modo, ci siamo intrattenuti su alcuni temi specifici quali la finanziabilità della riparazione degli edifici di culto con meno di settant'anni di vetustà".

Dialogo e collaborazione in tema di ricostruzione

Da parte sua, riferisce una nota dell’ufficio stampa del Commissario Castelli, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, ha ringraziato il commissario dell’attenzione e dell’interesse dimostrati verso l’attività della diocesi nei cantieri aperti nei luoghi del sisma, e si è detto sicuro che, il clima di dialogo e collaborazione instaurati potrà portare frutti concreti a beneficio delle popolazioni ancora duramente provate".]]>
L’arcivescovo Boccardo sulla ricostruzione: “Un treno in corsa non va fermato” https://www.lavoce.it/boccardo-commenta-la-sostituzione-del-commissario-per-la-ricostruzione-post-terremoto/ Thu, 12 Jan 2023 10:14:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69960

“Le mie parole sono state interpretate come un attacco al Governo e questo ne fa una polemica del tutto gratuita. Sul cambiamento del commissario straordinario per la ricostruzione ho assunto una posizione critica perché farlo a sei anni dal sisma, quando finalmente le cose funzionano, mi sembra proprio un incidente”. A parlare è l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo. Al settimanale La Voce e ai microfoni di Umbria Radio InBlu spiega le ragioni del suo intervento dopo la decisione del Governo di sostituire Giovanni Legnini con Guido Castelli. “Non vedo ragioni valide per questa interruzione - continua l’arcivescovo Boccardo - che rischia di ritardare un processo che finalmente era decollato”. Ecco l'intervista integrale sulle pagine del settimanale La Voce e nel video... https://youtu.be/L_fgZ_Vx7iQ]]>

“Le mie parole sono state interpretate come un attacco al Governo e questo ne fa una polemica del tutto gratuita. Sul cambiamento del commissario straordinario per la ricostruzione ho assunto una posizione critica perché farlo a sei anni dal sisma, quando finalmente le cose funzionano, mi sembra proprio un incidente”. A parlare è l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo. Al settimanale La Voce e ai microfoni di Umbria Radio InBlu spiega le ragioni del suo intervento dopo la decisione del Governo di sostituire Giovanni Legnini con Guido Castelli. “Non vedo ragioni valide per questa interruzione - continua l’arcivescovo Boccardo - che rischia di ritardare un processo che finalmente era decollato”. Ecco l'intervista integrale sulle pagine del settimanale La Voce e nel video... https://youtu.be/L_fgZ_Vx7iQ]]>
Squadra che vince… https://www.lavoce.it/squadra-che-vince/ Thu, 12 Jan 2023 09:37:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70001 Il commissario Legnini all'interno del cantiere della basilica di San Benedetto di Norcia insieme ad altre persone

Lo aveva detto e ripetuto più di una volta nei mesi scorsi. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, aveva già fatto intendere che un eventuale cambio del commissario straordinario per la ricostruzione nelle zone del sisma del 2016 avrebbe rischiato di rallentare un percorso positivo. Dello stesso avviso erano anche altre istituzioni civili, sindaci e sindacati, al di là di ogni colore o appartenenza politica.

In quasi tre anni di lavoro come commissario, Giovanni Legnini aveva avviato la locomotiva di un treno che da qualche tempo era lanciato in corsa e che – secondo le voci più disparate – non era bene fermare. Poche righe, da parte sua, per comunicare il cambio: “Ho appreso della decisione del Governo…”, scrive Legnini in un messaggio nel quale riepiloga i 34 mesi di impegno nelle quattro Regioni del centro Italia comprese nel cratere del terremoto di oltre sei anni fa.

Una scelta che l’arcivescovo Boccardo ha definito – senza mezzi termini – “uno schiaffo alle popolazioni terremotate”. Sono seguiti tanti messaggi di supporto al pensiero del presidente dei vescovi umbri, insieme alle immancabili polemiche di chi accusa la Chiesa di fare politica piuttosto che occuparsi delle anime. Mons. Boccardo ha affidato al nostro giornale le risposte a questa e altre osservazioni su ricostruzione e dintorni.

Un paio di pensieri, però, ci interessa metterli a fuoco. Pur tra mille difetti e fragilità, la Chiesa è radicata tra la gente e conosce i bisogni e le necessità delle persone, specie di chi fa più fatica.

“Il lavoro da fare è ancora tanto – ha scritto Legnini nel suo messaggio di commiato, augurando buon lavoro al suo successore – e diverse sono le difficoltà da superare, gran parte delle quali dovute alla congiuntura del mercato dell’edilizia”.

È ora di procedere spediti con tutto ciò che consente un rapido ritorno alla normalità. Di questo ha parlato Boccardo oggi, ieri e l’altroieri, in sintonia con altri vescovi e sacerdoti umbri, marchigiani, laziali e abruzzesi.

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Il commissario Legnini all'interno del cantiere della basilica di San Benedetto di Norcia insieme ad altre persone

Lo aveva detto e ripetuto più di una volta nei mesi scorsi. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, aveva già fatto intendere che un eventuale cambio del commissario straordinario per la ricostruzione nelle zone del sisma del 2016 avrebbe rischiato di rallentare un percorso positivo. Dello stesso avviso erano anche altre istituzioni civili, sindaci e sindacati, al di là di ogni colore o appartenenza politica.

In quasi tre anni di lavoro come commissario, Giovanni Legnini aveva avviato la locomotiva di un treno che da qualche tempo era lanciato in corsa e che – secondo le voci più disparate – non era bene fermare. Poche righe, da parte sua, per comunicare il cambio: “Ho appreso della decisione del Governo…”, scrive Legnini in un messaggio nel quale riepiloga i 34 mesi di impegno nelle quattro Regioni del centro Italia comprese nel cratere del terremoto di oltre sei anni fa.

Una scelta che l’arcivescovo Boccardo ha definito – senza mezzi termini – “uno schiaffo alle popolazioni terremotate”. Sono seguiti tanti messaggi di supporto al pensiero del presidente dei vescovi umbri, insieme alle immancabili polemiche di chi accusa la Chiesa di fare politica piuttosto che occuparsi delle anime. Mons. Boccardo ha affidato al nostro giornale le risposte a questa e altre osservazioni su ricostruzione e dintorni.

Un paio di pensieri, però, ci interessa metterli a fuoco. Pur tra mille difetti e fragilità, la Chiesa è radicata tra la gente e conosce i bisogni e le necessità delle persone, specie di chi fa più fatica.

“Il lavoro da fare è ancora tanto – ha scritto Legnini nel suo messaggio di commiato, augurando buon lavoro al suo successore – e diverse sono le difficoltà da superare, gran parte delle quali dovute alla congiuntura del mercato dell’edilizia”.

È ora di procedere spediti con tutto ciò che consente un rapido ritorno alla normalità. Di questo ha parlato Boccardo oggi, ieri e l’altroieri, in sintonia con altri vescovi e sacerdoti umbri, marchigiani, laziali e abruzzesi.

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Avviati i lavori per il recupero della chiesa abbaziale di Sant’Eutizio a Preci https://www.lavoce.it/avviati-i-lavori-per-il-recupero-della-chiesa-abbaziale-di-sant-eutizio-in-preci/ Thu, 15 Dec 2022 12:36:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69623 chiesa abbazia sant'eutizio

Mercoledì 14 dicembre alle 9.30, sotto una pioggia battente, sono iniziati i lavori per il recupero della chiesa dell’Abbazia di Sant'Eutizio in Preci, gravemente danneggiata dai terremoti del 2016. All’arrivo dei primi camion con le impalcature e altri materiali erano presenti l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo, il vicario generale dell’Archidiocesi don Sem Fioretti e il parroco dell’Abbazia don Luciano Avenati. Ricordiamo che lo scorso 3 ottobre, proprio nel cortile dell’Abbazia, era stato firmato il contratto per l’avvio del cantiere.

Costi del progetto e professionisti

L’intervento di recupero della chiesa rientra nell’ordinanza speciale n. 10 del 15 luglio 2021 del Commissario straordinario del Governo alla ricostruzione. L’importo complessivo dei lavori a base d’appalto è 5.321.277,77 euro, di cui: 1.126.387,47 euro per la sicurezza e 4.194.890,30 euro per i lavori. Il soggetto attuatore, naturalmente, è l’archidiocesi di Spoleto-Norcia nella persona del vicario generale don Sem Fioretti. Il responsabile della procedura e dei lavori è il geometra Simone Desantis, direttore dell’ufficio tecnico dell’Archidiocesi. Alta sorveglianza Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria: l’ingegner Giuseppe Lacava e il dottor Giovanni Luca Delogu. Il progetto del recupero della chiesa abbaziale di Sant'Eutizio è stato redatto dal Raggruppamento Temporaneo di Professionisti, così composto: mandatario lo Studio Associato di Ingegneria Capaldini (Paolo e Giampaolo) di Bastardo di Giano dell’Umbria; mandanti: l’architetto Fabrizio Bonucci di Foligno, progettista e direttore dei lavori architettonici; l’ingegner Flavio Passeri della Progter s.n.c. di Ponte Valleceppi di Perugia, progettista e direttore lavori degli impianti; il geometra Claudio Belardoni di Perugia, coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione; il dottor Roberto Giorgetti di Spoleto, geologo; la dottoressa Margherita Agamennone Garibaldi di Perugia, progettista restauratore; la dottoressa Alessia Anzani di Norcia, archeologo; l’ingegner Sergio Salvatori di Perugia, collaudatore; l’architetto Davide Pecilli de L’Aquila, collaboratore giovane professionista.

I lavori sono eseguiti dal raggruppamento Temporaneo d’Impresa (RTI) tra la C.E.S.A. con sede a Città di Castello, in qualità di capogruppo mandataria, e la TECNOSTRADE S.r.l. con sede a Perugia, in qualità di mandante. Nello specifico: l’architetto Nicola Falcini, direttore tecnico di cantiere; l’architetto Fanny Ballotti, tecnico di cantiere per le opere architettoniche; il dottor Paolo Pettinari, tecnico di cantiere per le opere di restauro; l’ingegner Francesco Caporali, direttore tecnico delle opere specialistiche strutturali; il geometra Giuseppe Medici, tecnico di cantiere; il dottor Lorenzo Caporali, responsabile comunicazioni esterne.

L’appello dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo affinché Giovanni Legnini resti Commissario alla ricostruzione

"L’avvio del cantiere dell’abbazia di Sant'Eutizio -ha detto l'arcivescovo- è un tassello luminoso che viene ad aggiungersi al mosaico della ricostruzione già in atto. Il complesso abbaziale della Valle Castoriana, racconta una storia preziosa di fede, di cultura e di arte. Il suo recupero diventa allora un messaggio di speranza e di fiducia per coloro che a sei anni dal terremoto devono ancora affrontare la fatica di ricominciare e di ritrovare una vita dignitosa e sicura. Stare in un cantiere, mi offre l’occasione di unirmi all’appello già espresso da diversi enti al Governo nazionale circa la presenza e l’azione del Commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini.

Abbiamo lavorato con lui con grande intesa ed efficienza, trovando sempre ascolto, accoglienza e soprattutto soluzione ai problemi. Le voci che circolano in queste ultime settimane circa una sua sostituzione ci preoccupano grandemente. L’appello è a superare gli interessi di parte e politici e guardare invece a quelli di queste popolazioni, al lavoro compiuto e a quello che è in programma. Unisco volentieri la mia voce alle altre -conclude l’arcivescovo- chiedendo al Governo di pensare unicamente al bene di questa gente".

La gioia del parroco don Luciano Avenati

"Non posso che rallegrarmi -dice don Luciano Avenati- perché finalmente la speranza dell’inizio dei lavori è realtà. Voglio solo dire una cosa: chiedo l’intercessione dei Santi Eutizio, Spes e Fiorenzo affinché i lavori procedano spediti e che possano terminare nei tre anni preventivati. In questa occasione mi piace fare anche memoria di tutti gli abati e i monaci che lungo i secoli qui hanno lodato il Signore e hanno lavorato su questo territorio per renderlo cristiano, per far sviluppare la cultura e l’agricoltura".

L’ingegner Giampaolo Capaldini sui tempi dei lavori

"I lavori inizieranno dalla parte absidale -spiega l'ingegner Giampaolo Capaldini- la zona della facciata, infatti, è ancora in pericolo essendo situata proprio sotto la rupe, che deve essere consolidata. Procederemo con lo smontaggio della copertura dell’abside per mettere in sicurezza l’aera sottostante e lavorare così in tranquillità; poi, scenderemo verso il basso fino al recupero della cripta e, quando la parte antistante sarà in sicurezza, consolideremo le murature e riscostruiremo la facciata con il rosone.

Al termine di ciò, faremo anche un consolidamento fondale perché la chiesa ha avuto un grosso cedimento verso valle, essendo poggiata su un terrapieno antropico. Restaureremo infine anche tutte le opere d’arte: quelle presenti all’interno della chiesa, come l’altare e la tomba dei Santi Eutizio e Spes, e quelle ricoverate al deposito regionale di Santo Chiodo di Spoleto. Con l’ufficio tecnico dell’Archidiocesi, stiamo accelerando per completare l’iter burocratico necessario al recupero dell’intera abbazia. I lavori della chiesa, quindi, dovranno necessariamente intersecarsi anche con quelli relativi al monastero e alla rupe. Il nostro obiettivo -conclude Capaldini- è quello di riconsegnare l’intero complesso abbaziale di Sant'Eutizio in circa tre anni a partire da oggi".

La soddisfazione delle imprese

"Siamo due aziende umbre -afferma Nicola Falcini della C.E.S.A., capogruppo mandataria- e c’era la volontà di creare un pool d’imprese del territorio per operare in un monumento di così grande importanza qual è l’Abbazia di Sant'Eutizio.

Per quanto riguarda la ricostruzione e il riassemblaggio della facciata e del rosone adotteremo la tecnica di restauro chiamata anastilosi: utilizzando la documentazione degli archivi, ricostruiremo tutto com’era e dove era, elemento per elemento".

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chiesa abbazia sant'eutizio

Mercoledì 14 dicembre alle 9.30, sotto una pioggia battente, sono iniziati i lavori per il recupero della chiesa dell’Abbazia di Sant'Eutizio in Preci, gravemente danneggiata dai terremoti del 2016. All’arrivo dei primi camion con le impalcature e altri materiali erano presenti l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo, il vicario generale dell’Archidiocesi don Sem Fioretti e il parroco dell’Abbazia don Luciano Avenati. Ricordiamo che lo scorso 3 ottobre, proprio nel cortile dell’Abbazia, era stato firmato il contratto per l’avvio del cantiere.

Costi del progetto e professionisti

L’intervento di recupero della chiesa rientra nell’ordinanza speciale n. 10 del 15 luglio 2021 del Commissario straordinario del Governo alla ricostruzione. L’importo complessivo dei lavori a base d’appalto è 5.321.277,77 euro, di cui: 1.126.387,47 euro per la sicurezza e 4.194.890,30 euro per i lavori. Il soggetto attuatore, naturalmente, è l’archidiocesi di Spoleto-Norcia nella persona del vicario generale don Sem Fioretti. Il responsabile della procedura e dei lavori è il geometra Simone Desantis, direttore dell’ufficio tecnico dell’Archidiocesi. Alta sorveglianza Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria: l’ingegner Giuseppe Lacava e il dottor Giovanni Luca Delogu. Il progetto del recupero della chiesa abbaziale di Sant'Eutizio è stato redatto dal Raggruppamento Temporaneo di Professionisti, così composto: mandatario lo Studio Associato di Ingegneria Capaldini (Paolo e Giampaolo) di Bastardo di Giano dell’Umbria; mandanti: l’architetto Fabrizio Bonucci di Foligno, progettista e direttore dei lavori architettonici; l’ingegner Flavio Passeri della Progter s.n.c. di Ponte Valleceppi di Perugia, progettista e direttore lavori degli impianti; il geometra Claudio Belardoni di Perugia, coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione; il dottor Roberto Giorgetti di Spoleto, geologo; la dottoressa Margherita Agamennone Garibaldi di Perugia, progettista restauratore; la dottoressa Alessia Anzani di Norcia, archeologo; l’ingegner Sergio Salvatori di Perugia, collaudatore; l’architetto Davide Pecilli de L’Aquila, collaboratore giovane professionista.

I lavori sono eseguiti dal raggruppamento Temporaneo d’Impresa (RTI) tra la C.E.S.A. con sede a Città di Castello, in qualità di capogruppo mandataria, e la TECNOSTRADE S.r.l. con sede a Perugia, in qualità di mandante. Nello specifico: l’architetto Nicola Falcini, direttore tecnico di cantiere; l’architetto Fanny Ballotti, tecnico di cantiere per le opere architettoniche; il dottor Paolo Pettinari, tecnico di cantiere per le opere di restauro; l’ingegner Francesco Caporali, direttore tecnico delle opere specialistiche strutturali; il geometra Giuseppe Medici, tecnico di cantiere; il dottor Lorenzo Caporali, responsabile comunicazioni esterne.

L’appello dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo affinché Giovanni Legnini resti Commissario alla ricostruzione

"L’avvio del cantiere dell’abbazia di Sant'Eutizio -ha detto l'arcivescovo- è un tassello luminoso che viene ad aggiungersi al mosaico della ricostruzione già in atto. Il complesso abbaziale della Valle Castoriana, racconta una storia preziosa di fede, di cultura e di arte. Il suo recupero diventa allora un messaggio di speranza e di fiducia per coloro che a sei anni dal terremoto devono ancora affrontare la fatica di ricominciare e di ritrovare una vita dignitosa e sicura. Stare in un cantiere, mi offre l’occasione di unirmi all’appello già espresso da diversi enti al Governo nazionale circa la presenza e l’azione del Commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini.

Abbiamo lavorato con lui con grande intesa ed efficienza, trovando sempre ascolto, accoglienza e soprattutto soluzione ai problemi. Le voci che circolano in queste ultime settimane circa una sua sostituzione ci preoccupano grandemente. L’appello è a superare gli interessi di parte e politici e guardare invece a quelli di queste popolazioni, al lavoro compiuto e a quello che è in programma. Unisco volentieri la mia voce alle altre -conclude l’arcivescovo- chiedendo al Governo di pensare unicamente al bene di questa gente".

La gioia del parroco don Luciano Avenati

"Non posso che rallegrarmi -dice don Luciano Avenati- perché finalmente la speranza dell’inizio dei lavori è realtà. Voglio solo dire una cosa: chiedo l’intercessione dei Santi Eutizio, Spes e Fiorenzo affinché i lavori procedano spediti e che possano terminare nei tre anni preventivati. In questa occasione mi piace fare anche memoria di tutti gli abati e i monaci che lungo i secoli qui hanno lodato il Signore e hanno lavorato su questo territorio per renderlo cristiano, per far sviluppare la cultura e l’agricoltura".

L’ingegner Giampaolo Capaldini sui tempi dei lavori

"I lavori inizieranno dalla parte absidale -spiega l'ingegner Giampaolo Capaldini- la zona della facciata, infatti, è ancora in pericolo essendo situata proprio sotto la rupe, che deve essere consolidata. Procederemo con lo smontaggio della copertura dell’abside per mettere in sicurezza l’aera sottostante e lavorare così in tranquillità; poi, scenderemo verso il basso fino al recupero della cripta e, quando la parte antistante sarà in sicurezza, consolideremo le murature e riscostruiremo la facciata con il rosone.

Al termine di ciò, faremo anche un consolidamento fondale perché la chiesa ha avuto un grosso cedimento verso valle, essendo poggiata su un terrapieno antropico. Restaureremo infine anche tutte le opere d’arte: quelle presenti all’interno della chiesa, come l’altare e la tomba dei Santi Eutizio e Spes, e quelle ricoverate al deposito regionale di Santo Chiodo di Spoleto. Con l’ufficio tecnico dell’Archidiocesi, stiamo accelerando per completare l’iter burocratico necessario al recupero dell’intera abbazia. I lavori della chiesa, quindi, dovranno necessariamente intersecarsi anche con quelli relativi al monastero e alla rupe. Il nostro obiettivo -conclude Capaldini- è quello di riconsegnare l’intero complesso abbaziale di Sant'Eutizio in circa tre anni a partire da oggi".

La soddisfazione delle imprese

"Siamo due aziende umbre -afferma Nicola Falcini della C.E.S.A., capogruppo mandataria- e c’era la volontà di creare un pool d’imprese del territorio per operare in un monumento di così grande importanza qual è l’Abbazia di Sant'Eutizio.

Per quanto riguarda la ricostruzione e il riassemblaggio della facciata e del rosone adotteremo la tecnica di restauro chiamata anastilosi: utilizzando la documentazione degli archivi, ricostruiremo tutto com’era e dove era, elemento per elemento".

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Al via il restauro della chiesa del complesso abbaziale di Sant’Eutizio https://www.lavoce.it/al-via-il-restauro-della-chiesa-del-complesso-abbaziale-di-santeutizio/ Thu, 07 Jul 2022 15:19:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67617 Sant'Eutizio

Aggiudicati i lavori per il recupero della chiesa abbaziale di Sant'Eutizio in Preci, distrutta dai terremoti del 2016. L’intervento rientra nell’ordinanza speciale n. 10 del 15 luglio 2021 del Commissario straordinario del Governo alla ricostruzione. Alla gara sono state invitate 10 imprese. Il 28 giugno 2022, presso i locali della Curia Arcivescovile di Spoleto, sono state aperte le offerte pervenute: è risultato aggiudicatario il Raggruppamento Temporaneo d’Impresa (RTI) tra la C.E.S.A. di Falcini Enzo S.r.l. con sede a Città di Castello, in qualità di capogruppo mandataria, e la TECNOSTRADE S.r.l. con sede a Perugia, in qualità di mandante. I lavori potrebbero partire entro quarantacinque giorni.

Costi e progettisti

L’importo complessivo dei lavori a base d’appalto è 5.321.277,77 euro, di cui: 1.126.387,47 euro per la sicurezza e 4.194.890 euro per i lavori. Il Responsabile Tecnico della Procedura è il geometra Raoul Paggetta. Il progetto del recupero della chiesa abbaziale di Sant'Eutizio è stato redatto dal Raggruppamento Temporaneo di Professionisti:

  • Mandatario: Studio Associato di Ingegneria Capaldini di Bastardo di Giano dell’Umbria;
  • Mandanti: l’architetto Fabrizio Bonucci di Foligno, progettista architettonico e direttore dei lavori; l’ingegner Flavio Passeri della Progter s.n.c. di Ponte Valleceppi di Perugia, progettista e direttore lavori degli impianti; il geometra Claudio Belardoni di Perugia, coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione; Roberto Giorgetti di Spoleto, geologo; la dottoressa Margherita Agamennone Garibaldi di Perugia, progettista restauratore; architetto Davide Pecilli de L’Aquila, collaboratore giovane professionista.

La gioia dell’Arcivescovo

 "Questa importante notizia -commenta monsignor Renato Boccardo-  è un’iniezione di fiducia e di speranza per tutti. Ringrazio il Commissario Legnini e la sua struttura, gli uffici regionali alla ricostruzione, tutti i progettisti, le imprese che hanno preso parte alla gara, gli uffici tecnici della Diocesi. Tutti sono stati fondamentali per giungere a questo atteso traguardo. Come ho avuto modo di ripetere più volte l’Abbazia di Sant'Eutizio è un luogo importante sotto il profilo storico e artistico, ma soprattutto spirituale. Secondo la tradizione, infatti, è qui che il giovane Benedetto si è formato grazie ai monaci che vi dimoravano ed è da questa esperienza che poi ha tratto ispirazione per la redazione della sua Regola. Un ricostruzione quindi che si carica di simboli e di significati".

In fase di approvazione i lavori al resto del complesso abbaziale: monastero, rupe e campanile

La chiesa abbaziale di Sant'Eutizio verrà recuperata dal punto di vista statico e funzionale. L’intervento si configura come una delle tre parti del più ampio progetto di recupero dell’intero complesso monumentale di Sant'Eutizio in Preci, che comprende anche il monastero e la rupe con il sovrastante campanile: il progetto per queste due ultime parti è in fase di approvazione da parte delle autorità competenti.

Il recupero della chiesa, però, si configura come primo atto essenziale per restituire alla comunità lo splendido complesso di Sant'Eutizio.

Interventi alla chiesa abbaziale di Sant'Eutizio

Alla chiesa verranno eseguiti interventi di carattere architettonico: recupero di tutte le finiture, restauro degli elementi di pregio recuperati dopo il crollo, ricostruzione della copertura, ricostruiti fedelmente gli elementi architettonici della facciata, i pavimenti verranno realizzati mantenendo l’attuale disegno e riutilizzando le piastrelle di cotto e le lastre di pietra rimosse, gli infissi per quanto possibile verranno conservati.

Poi, saranno eseguiti anche interventi di carattere strutturale: bonifica fondale interna ed esterna, ricostruzione delle murature crollate o pericolanti, rinforzo delle murature residuali lesionate e non, rinforzo degli orizzontamenti intermedi voltati della cripta e del sovrastante presbiterio, ripristino delle strutture dell’area di ingresso principale e della sacrestia.

Ad ogni buon fine sul sito della Diocesi, al seguente link: https://www.spoletonorcia.it/10584-2/, è pubblica la relazione generale sulla chiesa di Sant'Eutizio con tutti i dettagli del restauro.

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Sant'Eutizio

Aggiudicati i lavori per il recupero della chiesa abbaziale di Sant'Eutizio in Preci, distrutta dai terremoti del 2016. L’intervento rientra nell’ordinanza speciale n. 10 del 15 luglio 2021 del Commissario straordinario del Governo alla ricostruzione. Alla gara sono state invitate 10 imprese. Il 28 giugno 2022, presso i locali della Curia Arcivescovile di Spoleto, sono state aperte le offerte pervenute: è risultato aggiudicatario il Raggruppamento Temporaneo d’Impresa (RTI) tra la C.E.S.A. di Falcini Enzo S.r.l. con sede a Città di Castello, in qualità di capogruppo mandataria, e la TECNOSTRADE S.r.l. con sede a Perugia, in qualità di mandante. I lavori potrebbero partire entro quarantacinque giorni.

Costi e progettisti

L’importo complessivo dei lavori a base d’appalto è 5.321.277,77 euro, di cui: 1.126.387,47 euro per la sicurezza e 4.194.890 euro per i lavori. Il Responsabile Tecnico della Procedura è il geometra Raoul Paggetta. Il progetto del recupero della chiesa abbaziale di Sant'Eutizio è stato redatto dal Raggruppamento Temporaneo di Professionisti:

  • Mandatario: Studio Associato di Ingegneria Capaldini di Bastardo di Giano dell’Umbria;
  • Mandanti: l’architetto Fabrizio Bonucci di Foligno, progettista architettonico e direttore dei lavori; l’ingegner Flavio Passeri della Progter s.n.c. di Ponte Valleceppi di Perugia, progettista e direttore lavori degli impianti; il geometra Claudio Belardoni di Perugia, coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione; Roberto Giorgetti di Spoleto, geologo; la dottoressa Margherita Agamennone Garibaldi di Perugia, progettista restauratore; architetto Davide Pecilli de L’Aquila, collaboratore giovane professionista.

La gioia dell’Arcivescovo

 "Questa importante notizia -commenta monsignor Renato Boccardo-  è un’iniezione di fiducia e di speranza per tutti. Ringrazio il Commissario Legnini e la sua struttura, gli uffici regionali alla ricostruzione, tutti i progettisti, le imprese che hanno preso parte alla gara, gli uffici tecnici della Diocesi. Tutti sono stati fondamentali per giungere a questo atteso traguardo. Come ho avuto modo di ripetere più volte l’Abbazia di Sant'Eutizio è un luogo importante sotto il profilo storico e artistico, ma soprattutto spirituale. Secondo la tradizione, infatti, è qui che il giovane Benedetto si è formato grazie ai monaci che vi dimoravano ed è da questa esperienza che poi ha tratto ispirazione per la redazione della sua Regola. Un ricostruzione quindi che si carica di simboli e di significati".

In fase di approvazione i lavori al resto del complesso abbaziale: monastero, rupe e campanile

La chiesa abbaziale di Sant'Eutizio verrà recuperata dal punto di vista statico e funzionale. L’intervento si configura come una delle tre parti del più ampio progetto di recupero dell’intero complesso monumentale di Sant'Eutizio in Preci, che comprende anche il monastero e la rupe con il sovrastante campanile: il progetto per queste due ultime parti è in fase di approvazione da parte delle autorità competenti.

Il recupero della chiesa, però, si configura come primo atto essenziale per restituire alla comunità lo splendido complesso di Sant'Eutizio.

Interventi alla chiesa abbaziale di Sant'Eutizio

Alla chiesa verranno eseguiti interventi di carattere architettonico: recupero di tutte le finiture, restauro degli elementi di pregio recuperati dopo il crollo, ricostruzione della copertura, ricostruiti fedelmente gli elementi architettonici della facciata, i pavimenti verranno realizzati mantenendo l’attuale disegno e riutilizzando le piastrelle di cotto e le lastre di pietra rimosse, gli infissi per quanto possibile verranno conservati.

Poi, saranno eseguiti anche interventi di carattere strutturale: bonifica fondale interna ed esterna, ricostruzione delle murature crollate o pericolanti, rinforzo delle murature residuali lesionate e non, rinforzo degli orizzontamenti intermedi voltati della cripta e del sovrastante presbiterio, ripristino delle strutture dell’area di ingresso principale e della sacrestia.

Ad ogni buon fine sul sito della Diocesi, al seguente link: https://www.spoletonorcia.it/10584-2/, è pubblica la relazione generale sulla chiesa di Sant'Eutizio con tutti i dettagli del restauro.

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Terremoto Centro Italia: i prossimi passi per la ricostruzione degli edifici di culto https://www.lavoce.it/terremoto-centro-italia-prossimi-passi-per-ricostruzione-edifici-culto/ Fri, 26 Mar 2021 17:45:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59875 L'interno della concattedrale di Norcia fortemente danneggiata dal terremoto del 2016

Continua l’impegno per la ricostruzione degli edifici di culto danneggiati dal terremoto del 2016 che vede protagoniste le diocesi dell’area interna ed esterna al cratere. Per fare il punto della situazione e individuare i prossimi passi da compiere, mercoledì 24 marzo si è svolto un incontro - riporta un comunicato dal sito della Cei - tra il Commissario straordinario, Giovanni Legnini, il Segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, il direttore dell’Ufficio nazionale per i beni cultuali ecclesiastici e l’edilizia di culto, don Valerio Pennasso, i Vescovi delle diocesi interessate, alcuni tecnici della Struttura commissariale e dei territori. “Vogliamo dire grazie – ha affermato mons. Russo – a chi si mette al servizio di questa importante opera che ha l’obiettivo di recuperare il volto riconoscibile del nostro territorio. I borghi d’Italia sono fortemente caratterizzati dalla presenza degli edifici di culto, quali luoghi aggregativi dal valore universale” . Per il Segretario generale della Cei, “se valorizzato, il Centro Italia, ricco di centri storici dal grande richiamo, può diventare il segno della rinascita per l’intero Paese”. “L’ordinanza 105 sulla semplificazione della ricostruzione degli edifici di culto è strategica per garantire un punto di riferimento non solo alle comunità ecclesiali, ma anche ai Comuni, ai sindaci e ai cittadini”, ha aggiunto don Pennasso evidenziando che “le Chiese hanno un valore simbolico: se manca l’edificio ecclesiastico, manca il paese”. Da parte delle diocesi interessate dal sisma, ha rilevato ancora, “lo sforzo è grande: i Vescovi hanno assunto questo impegno come responsabilità verso le comunità locali, anche quelle più piccole, cercando percorsi di realizzazione degli interventi più urgenti in base all’immobile e alla sua rilevanza storico-artistica, alle necessità della comunità e al contesto territoriale”. “Per sostenere lo sforzo organizzativo, abbiamo creato una struttura tecnica di supporto per essere concretamente al fianco delle diocesi, che sono i soggetti attuatori”, ha spiegato Legnini annunciando che “entro l’anno ci saranno nuove opportunità di finanziamento di progetti di restauro o di ricostruzione delle Chiese”. Intanto, per verificare lo stato di avanzamento degli interventi, sono stati predisposti un’attività di monitoraggio costante e un censimento degli edifici non ancora compresi nell’elenco di quelli finanziati così da delineare un quadro completo del danneggiamento provocato dal terremoto del 2016. Mentre è in fase di realizzazione una piattaforma che fungerà da unico database nazionale aiutando così a mantenere aggiornato lo stato dell’arte, sul portale https://bce.chiesacattolica.it/interventi/ è già possibile seguire lo stato di avanzamento degli interventi nelle diverse diocesi.
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L'interno della concattedrale di Norcia fortemente danneggiata dal terremoto del 2016

Continua l’impegno per la ricostruzione degli edifici di culto danneggiati dal terremoto del 2016 che vede protagoniste le diocesi dell’area interna ed esterna al cratere. Per fare il punto della situazione e individuare i prossimi passi da compiere, mercoledì 24 marzo si è svolto un incontro - riporta un comunicato dal sito della Cei - tra il Commissario straordinario, Giovanni Legnini, il Segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, il direttore dell’Ufficio nazionale per i beni cultuali ecclesiastici e l’edilizia di culto, don Valerio Pennasso, i Vescovi delle diocesi interessate, alcuni tecnici della Struttura commissariale e dei territori. “Vogliamo dire grazie – ha affermato mons. Russo – a chi si mette al servizio di questa importante opera che ha l’obiettivo di recuperare il volto riconoscibile del nostro territorio. I borghi d’Italia sono fortemente caratterizzati dalla presenza degli edifici di culto, quali luoghi aggregativi dal valore universale” . Per il Segretario generale della Cei, “se valorizzato, il Centro Italia, ricco di centri storici dal grande richiamo, può diventare il segno della rinascita per l’intero Paese”. “L’ordinanza 105 sulla semplificazione della ricostruzione degli edifici di culto è strategica per garantire un punto di riferimento non solo alle comunità ecclesiali, ma anche ai Comuni, ai sindaci e ai cittadini”, ha aggiunto don Pennasso evidenziando che “le Chiese hanno un valore simbolico: se manca l’edificio ecclesiastico, manca il paese”. Da parte delle diocesi interessate dal sisma, ha rilevato ancora, “lo sforzo è grande: i Vescovi hanno assunto questo impegno come responsabilità verso le comunità locali, anche quelle più piccole, cercando percorsi di realizzazione degli interventi più urgenti in base all’immobile e alla sua rilevanza storico-artistica, alle necessità della comunità e al contesto territoriale”. “Per sostenere lo sforzo organizzativo, abbiamo creato una struttura tecnica di supporto per essere concretamente al fianco delle diocesi, che sono i soggetti attuatori”, ha spiegato Legnini annunciando che “entro l’anno ci saranno nuove opportunità di finanziamento di progetti di restauro o di ricostruzione delle Chiese”. Intanto, per verificare lo stato di avanzamento degli interventi, sono stati predisposti un’attività di monitoraggio costante e un censimento degli edifici non ancora compresi nell’elenco di quelli finanziati così da delineare un quadro completo del danneggiamento provocato dal terremoto del 2016. Mentre è in fase di realizzazione una piattaforma che fungerà da unico database nazionale aiutando così a mantenere aggiornato lo stato dell’arte, sul portale https://bce.chiesacattolica.it/interventi/ è già possibile seguire lo stato di avanzamento degli interventi nelle diverse diocesi.
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L’abbazia di sant’Eutizio di Preci sarà ricostruita entro tre anni https://www.lavoce.it/labbazia-santeutizio-preci-ricostruita-entro-tre-anni/ Fri, 26 Mar 2021 17:21:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59884 Sant'Eutizio

La strada per la ricostruzione dell’abbazia di Sant’Eutizio a Preci, ferita in modo grave dai terremoti del 2016, si fa finalmente in discesa. Nella mattina di lunedì 22 marzo, nel centro di comunità della parrocchia a Preci, è stato avviato ufficialmente il tavolo tecnico-giuridico per il recupero del complesso. Erano presenti: l’on. Giovanni Legnini, commissario straordinario del Governo alla ricostruzione per le zone del cratere sismico; l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo; il sindaco di Preci Massimo Messi; l’ing. Fulvio Maria Soccodato subcommissario alla ricostruzione; funzionari e tecnici della Regione, della diocesi e di altri enti; imprenditori del luogo. Per l’abbazia di Sant’Eutizio negli ultimi mesi si è lavorato in modo alacre per presentare al commissario Legnini una proposta concreta di fattibilità. L’arcidiocesi, la Soprintendenza, la Regione, il Comune e lo studio associato di ingegneria Capaldini di Giano dell’Umbria hanno lavorato intorno a varie ipotesi di ricostruzione. A Legnini è stata consegnata quella che sembra più funzionale, e che prevede il consolidamento della rupe e la ricostruzione del complesso abbaziale nella sua interezza, compreso il campanile. Esteticamente, dunque, tutto sarà come prima; ma lo “scheletro” sarà realizzato con le tecniche antisismiche più all’avanguardia. Da sottolineare che si è scelto di procedere al recupero-ricostruzione unitario dell’abbazia e quindi i lavori per la chiesa, il complesso adiacente e il campanile procederanno di pari passo. Legnini emetterà un’ordinanza ad hoc . “Sono grato a mons. Boccardo e alla diocesi – ha detto il commissario - per aver messo a disposizione i tecnici per il piano di fattibilità di Sant’Eutizio. È stato fatto un ottimo lavoro di squadra. Da domani saremo al lavoro per scrivere un’ordinanza specifica per la sola abbazia di Sant’Eutizio, dove ci sarà tutto il supporto tecnico-giuridico necessario e che permetterà anche di comprimere significativamente i tempi di recupero, stimati in circa tre anni”. Da notare che, senza ordinanza speciale, ce ne sarebbero voluti almeno il doppio. Legnini ha anche detto che la struttura commissariale lavorerà al reperimento delle risorse finanziarie, intorno ai 15 milioni di euro. Naturalmente soddisfatto l’arcivescovo Boccardo : “Come prima cosa voglio ringraziare il commissario Legnini per la dedizione e il sostegno assicurato in questo processo e in tutta l’opera della ricostruzione: con lui finalmente arriviamo a qualcosa di molto concreto. Dopo tanta attesa e tanta frustrazione ci siamo. L’abbazia di Sant’Eutizio, insieme alla basilica di San Benedetto a Norcia, è per la diocesi simbolo eloquente di fede, di arte, di storia, di cultura e di vita. Si è lavorato sinergicamente per giungere ad progetto globale di recupero”.

Le 24 chiese della diocesi che verranno ricostruite

La diocesi di Spoleto comunica che a breve prenderanno il via 24 cantieri, sugli 82 in programma in base all’ordinanza 105 del 17 settembre 2020 e al decreto 395 del 30 dicembre 2020. “L’obiettivo – afferma ancora l’Arcivescovo – è quello di dare ad ogni comunità almeno una chiesa.  Poi, col tempo, speriamo di recuperare le altre crollate o lesionate dai terremoti.

Al deposito del Santo Chiodo di Spoleto – ha affermato ancora mons. Boccardo – sta proseguendo il restauro delle opere d’arte che erano contenute nelle chiese e che torneranno nei luoghi di origine man mano che verranno recuperati, garantendo la necessaria sicurezza”. Queste le 24 chiese: S. Valentino in Casteldilago di Arrone; S.  Procolo in Avendita di Cascia; Santa Maria della Visitazione in Cascia; S. Giovenale in Logna di Cascia; S. Lorenzo in Borgo Cerreto di Cerreto di Spoleto; S. Michele Arcangelo in Pomonte di Gualdo Cattaneo; S. Luca in San Luca di Montefalco; Santa Maria della Bianca (Madonna della Bianca) in Ancarano di Norcia; S. Salvatore in Campi di Norcia; S. Giovanni in Norcia; Concattedrale di S. Maria Argentea in Norcia; S. Michele Arcangelo in Savelli di Norcia; S. Antonio in Frascaro di Norcia; Santa Maria della Pietà in Preci; Santa Maria della Peschiera in Preci; SS. Annunziata in Poggio di Croce di Preci; S. Montano in Todiano di Preci; Sant’Anatolia in Sant’Anatolia di Narco; S. Michele Arcangelo in Ceselli di Scheggino; S. Silvestro in Villamagina di Sellano; S. Domenico in Spoleto; S. Giovanni Battista in Protte di Spoleto; Sacro Cuore di Spoleto; S. Giovanni Battista in Vallo di Nera.

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Sant'Eutizio

La strada per la ricostruzione dell’abbazia di Sant’Eutizio a Preci, ferita in modo grave dai terremoti del 2016, si fa finalmente in discesa. Nella mattina di lunedì 22 marzo, nel centro di comunità della parrocchia a Preci, è stato avviato ufficialmente il tavolo tecnico-giuridico per il recupero del complesso. Erano presenti: l’on. Giovanni Legnini, commissario straordinario del Governo alla ricostruzione per le zone del cratere sismico; l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo; il sindaco di Preci Massimo Messi; l’ing. Fulvio Maria Soccodato subcommissario alla ricostruzione; funzionari e tecnici della Regione, della diocesi e di altri enti; imprenditori del luogo. Per l’abbazia di Sant’Eutizio negli ultimi mesi si è lavorato in modo alacre per presentare al commissario Legnini una proposta concreta di fattibilità. L’arcidiocesi, la Soprintendenza, la Regione, il Comune e lo studio associato di ingegneria Capaldini di Giano dell’Umbria hanno lavorato intorno a varie ipotesi di ricostruzione. A Legnini è stata consegnata quella che sembra più funzionale, e che prevede il consolidamento della rupe e la ricostruzione del complesso abbaziale nella sua interezza, compreso il campanile. Esteticamente, dunque, tutto sarà come prima; ma lo “scheletro” sarà realizzato con le tecniche antisismiche più all’avanguardia. Da sottolineare che si è scelto di procedere al recupero-ricostruzione unitario dell’abbazia e quindi i lavori per la chiesa, il complesso adiacente e il campanile procederanno di pari passo. Legnini emetterà un’ordinanza ad hoc . “Sono grato a mons. Boccardo e alla diocesi – ha detto il commissario - per aver messo a disposizione i tecnici per il piano di fattibilità di Sant’Eutizio. È stato fatto un ottimo lavoro di squadra. Da domani saremo al lavoro per scrivere un’ordinanza specifica per la sola abbazia di Sant’Eutizio, dove ci sarà tutto il supporto tecnico-giuridico necessario e che permetterà anche di comprimere significativamente i tempi di recupero, stimati in circa tre anni”. Da notare che, senza ordinanza speciale, ce ne sarebbero voluti almeno il doppio. Legnini ha anche detto che la struttura commissariale lavorerà al reperimento delle risorse finanziarie, intorno ai 15 milioni di euro. Naturalmente soddisfatto l’arcivescovo Boccardo : “Come prima cosa voglio ringraziare il commissario Legnini per la dedizione e il sostegno assicurato in questo processo e in tutta l’opera della ricostruzione: con lui finalmente arriviamo a qualcosa di molto concreto. Dopo tanta attesa e tanta frustrazione ci siamo. L’abbazia di Sant’Eutizio, insieme alla basilica di San Benedetto a Norcia, è per la diocesi simbolo eloquente di fede, di arte, di storia, di cultura e di vita. Si è lavorato sinergicamente per giungere ad progetto globale di recupero”.

Le 24 chiese della diocesi che verranno ricostruite

La diocesi di Spoleto comunica che a breve prenderanno il via 24 cantieri, sugli 82 in programma in base all’ordinanza 105 del 17 settembre 2020 e al decreto 395 del 30 dicembre 2020. “L’obiettivo – afferma ancora l’Arcivescovo – è quello di dare ad ogni comunità almeno una chiesa.  Poi, col tempo, speriamo di recuperare le altre crollate o lesionate dai terremoti.

Al deposito del Santo Chiodo di Spoleto – ha affermato ancora mons. Boccardo – sta proseguendo il restauro delle opere d’arte che erano contenute nelle chiese e che torneranno nei luoghi di origine man mano che verranno recuperati, garantendo la necessaria sicurezza”. Queste le 24 chiese: S. Valentino in Casteldilago di Arrone; S.  Procolo in Avendita di Cascia; Santa Maria della Visitazione in Cascia; S. Giovenale in Logna di Cascia; S. Lorenzo in Borgo Cerreto di Cerreto di Spoleto; S. Michele Arcangelo in Pomonte di Gualdo Cattaneo; S. Luca in San Luca di Montefalco; Santa Maria della Bianca (Madonna della Bianca) in Ancarano di Norcia; S. Salvatore in Campi di Norcia; S. Giovanni in Norcia; Concattedrale di S. Maria Argentea in Norcia; S. Michele Arcangelo in Savelli di Norcia; S. Antonio in Frascaro di Norcia; Santa Maria della Pietà in Preci; Santa Maria della Peschiera in Preci; SS. Annunziata in Poggio di Croce di Preci; S. Montano in Todiano di Preci; Sant’Anatolia in Sant’Anatolia di Narco; S. Michele Arcangelo in Ceselli di Scheggino; S. Silvestro in Villamagina di Sellano; S. Domenico in Spoleto; S. Giovanni Battista in Protte di Spoleto; Sacro Cuore di Spoleto; S. Giovanni Battista in Vallo di Nera.

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L’Abbazia di Sant’Eutizio a Preci sarà ricostruita in poco più di tre anni https://www.lavoce.it/labbazia-di-santeutizio-a-preci-sara-ricostruita-in-poco-piu-di-tre-anni/ Mon, 22 Mar 2021 16:14:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59628 fotocomposizione dell'Abbazia di Sant'Eutizio

La strada per la ricostruzione dell’Abbazia di Sant'Eutizio in Preci, ferita in modo grave dai terremoti del 2016, si fa finalmente in discesa. Nella mattina di lunedì 22 marzo 2022, nel centro di comunità della parrocchia a Preci, è stato avviato ufficialmente il tavolo tecnico-giuridico per il recupero del complesso. Erano presenti: l’onorevole Giovanni Legnini commissario straordinario del Governo alla ricostruzione per le zone del cratere sismico; l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo; il sindaco di Preci Massimo Messi; l’ingegner Fulvio Maria Soccodato sub commissario alla ricostruzione; funzionari e tecnici della Regione, della Diocesi e di altri enti; imprenditori del luogo.

Per l’Abbazia di Sant'Eutizio in Preci negli ultimi mesi si è lavorato in modo alacre pe presentare al commissario Legnini una proposta concreta di fattibilità. L’Archidiocesi, la Soprintendenza, la Regione, il Comune e lo studio associato di ingegneria Capaldini di Giano dell’Umbria hanno lavorato intorno a varie ipotesi di ricostruzione. A Legnini è stata consegnata quella che sembra più funzionale e che prevede il consolidamento della rupe e la ricostruzione del complesso abbaziale nella sua interezza, compreso il campanile. Esteticamente, dunque, tutto sarà come prima, ma lo scheletro sarà realizzato con le tecniche antisismiche più all’avanguardia. Da sottolineare che si è scelto di procedere al recupero-ricostruzione unitario dell’Abbazia e quindi i lavori per la chiesa, il complesso adiacente e il campanile procederanno di pari passo.

Legnini: ordinanza specifica per l'Abazia di Sant'Eutizio

"Sono grato a monsignor Boccardo e alla Diocesi di Spoleto-Norcia –ha detto il Commissario- per aver messo a disposizione i tecnici per il piano di fattibilità di Sant'Eutizio. È stato fatto un ottimo lavoro di squadra. Da domani saremo al lavoro per scrivere un’ordinanza specifica per la sola Abbazia di S. Eutizio, dove ci sarà tutto il supporto tecnico-giuridico necessario e che permetterà anche di comprimere significativamente i tempi di recupero, stimati in circa tre anni (senza ordinanza speciale ce ne sarebbero voluti almeno il doppio)".

Legnini ha anche detto che la struttura commissariale lavorerà al reperimento delle risorse finanziarie, che si aggirano intorno ai quindici milioni di euro.

Soddisfazione da parte dell’arcivescovo Boccardo

"Come prima cosa -ha detto il Presule- voglio ringraziare il commissario Legnini per la dedizione e il sostegno assicurato in questo processo e in tutta l’opera della ricostruzione: con lui finalmente arriviamo a qualcosa di molto concreto. Dopo tanta attesa e tanta frustrazione ci siamo. L’Abbazia di Sant'Eutizio, insieme con la Basilica di San Benedetto a Norcia, è per la Diocesi simbolo eloquente di fede, di arte, di storia, di cultura e di vita. Si è lavorato sinergicamente per giungere ad progetto globale di recupero".

Al via i lavori anche in altre ventiquattro chiese

La Diocesi, inoltre, comunica che a breve prenderanno il via ventiquattro cantieri, sugli ottantadue in programma in base all’Ordinanza 105 del 17 settembre 2020 e al Decreto 395 del 30 dicembre 2020.

"L’obiettivo -afferma ancora l’Arcivescovo- è quello di dare ad ogni comunità almeno una chiesa. Poi, col tempo, speriamo di recuperare le altre crollate o lesionate dai terremoti. Al deposito del Santo Chiodo di Spoleto sta proseguendo il restauro delle opere d’arte che erano contenute nelle chiese e che torneranno nei luoghi di origine man mano che verranno recuperati, garantendo la necessaria sicurezza".

Queste le ventiquattro chiese

San Valentino in Casteldilago di Arrone; San Procolo in Avendita di Cascia; Santa Maria della Visitazione in Cascia; San Giovenale in Logna di Cascia; San Lorenzo in Borgo Cerreto di Cerreto di Spoleto; San Michele Arcangelo in Pomonte di Gualdo Cattaneo; San Luca in San Luca di Montefalco; Santa Maria della Bianca (Madonna della Bianca) in Ancarano di Norcia; San Salvatore in Campi di Norcia; San Giovanni in Norcia; Concattedrale di Santa Maria Argentea in Norcia; San Michele Arcangelo in Savelli di Norcia; Sant'Antonio in Frascaro di Norcia; Santa Maria della Pietà in Preci; Santa Maria della Peschiera in Preci; Santissima Annunziata in Poggio di Croce di Preci; San Montano in Todiano di Preci; Sant’Anatolia in Sant’Anatolia di Narco; San Michele Arcangelo in Ceselli di Scheggino; San Silvestro in Villamagina di Sellano; San Domenico in Spoleto; San Giovanni Battista in Protte di Spoleto; Sacro Cuore di Spoleto; San Giovanni Battista in Vallo di Nera.

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fotocomposizione dell'Abbazia di Sant'Eutizio

La strada per la ricostruzione dell’Abbazia di Sant'Eutizio in Preci, ferita in modo grave dai terremoti del 2016, si fa finalmente in discesa. Nella mattina di lunedì 22 marzo 2022, nel centro di comunità della parrocchia a Preci, è stato avviato ufficialmente il tavolo tecnico-giuridico per il recupero del complesso. Erano presenti: l’onorevole Giovanni Legnini commissario straordinario del Governo alla ricostruzione per le zone del cratere sismico; l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo; il sindaco di Preci Massimo Messi; l’ingegner Fulvio Maria Soccodato sub commissario alla ricostruzione; funzionari e tecnici della Regione, della Diocesi e di altri enti; imprenditori del luogo.

Per l’Abbazia di Sant'Eutizio in Preci negli ultimi mesi si è lavorato in modo alacre pe presentare al commissario Legnini una proposta concreta di fattibilità. L’Archidiocesi, la Soprintendenza, la Regione, il Comune e lo studio associato di ingegneria Capaldini di Giano dell’Umbria hanno lavorato intorno a varie ipotesi di ricostruzione. A Legnini è stata consegnata quella che sembra più funzionale e che prevede il consolidamento della rupe e la ricostruzione del complesso abbaziale nella sua interezza, compreso il campanile. Esteticamente, dunque, tutto sarà come prima, ma lo scheletro sarà realizzato con le tecniche antisismiche più all’avanguardia. Da sottolineare che si è scelto di procedere al recupero-ricostruzione unitario dell’Abbazia e quindi i lavori per la chiesa, il complesso adiacente e il campanile procederanno di pari passo.

Legnini: ordinanza specifica per l'Abazia di Sant'Eutizio

"Sono grato a monsignor Boccardo e alla Diocesi di Spoleto-Norcia –ha detto il Commissario- per aver messo a disposizione i tecnici per il piano di fattibilità di Sant'Eutizio. È stato fatto un ottimo lavoro di squadra. Da domani saremo al lavoro per scrivere un’ordinanza specifica per la sola Abbazia di S. Eutizio, dove ci sarà tutto il supporto tecnico-giuridico necessario e che permetterà anche di comprimere significativamente i tempi di recupero, stimati in circa tre anni (senza ordinanza speciale ce ne sarebbero voluti almeno il doppio)".

Legnini ha anche detto che la struttura commissariale lavorerà al reperimento delle risorse finanziarie, che si aggirano intorno ai quindici milioni di euro.

Soddisfazione da parte dell’arcivescovo Boccardo

"Come prima cosa -ha detto il Presule- voglio ringraziare il commissario Legnini per la dedizione e il sostegno assicurato in questo processo e in tutta l’opera della ricostruzione: con lui finalmente arriviamo a qualcosa di molto concreto. Dopo tanta attesa e tanta frustrazione ci siamo. L’Abbazia di Sant'Eutizio, insieme con la Basilica di San Benedetto a Norcia, è per la Diocesi simbolo eloquente di fede, di arte, di storia, di cultura e di vita. Si è lavorato sinergicamente per giungere ad progetto globale di recupero".

Al via i lavori anche in altre ventiquattro chiese

La Diocesi, inoltre, comunica che a breve prenderanno il via ventiquattro cantieri, sugli ottantadue in programma in base all’Ordinanza 105 del 17 settembre 2020 e al Decreto 395 del 30 dicembre 2020.

"L’obiettivo -afferma ancora l’Arcivescovo- è quello di dare ad ogni comunità almeno una chiesa. Poi, col tempo, speriamo di recuperare le altre crollate o lesionate dai terremoti. Al deposito del Santo Chiodo di Spoleto sta proseguendo il restauro delle opere d’arte che erano contenute nelle chiese e che torneranno nei luoghi di origine man mano che verranno recuperati, garantendo la necessaria sicurezza".

Queste le ventiquattro chiese

San Valentino in Casteldilago di Arrone; San Procolo in Avendita di Cascia; Santa Maria della Visitazione in Cascia; San Giovenale in Logna di Cascia; San Lorenzo in Borgo Cerreto di Cerreto di Spoleto; San Michele Arcangelo in Pomonte di Gualdo Cattaneo; San Luca in San Luca di Montefalco; Santa Maria della Bianca (Madonna della Bianca) in Ancarano di Norcia; San Salvatore in Campi di Norcia; San Giovanni in Norcia; Concattedrale di Santa Maria Argentea in Norcia; San Michele Arcangelo in Savelli di Norcia; Sant'Antonio in Frascaro di Norcia; Santa Maria della Pietà in Preci; Santa Maria della Peschiera in Preci; Santissima Annunziata in Poggio di Croce di Preci; San Montano in Todiano di Preci; Sant’Anatolia in Sant’Anatolia di Narco; San Michele Arcangelo in Ceselli di Scheggino; San Silvestro in Villamagina di Sellano; San Domenico in Spoleto; San Giovanni Battista in Protte di Spoleto; Sacro Cuore di Spoleto; San Giovanni Battista in Vallo di Nera.

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Quarto anniversario terremoto. Boccardo: “Ancora sentiamo il peso, la fatica e la delusione” https://www.lavoce.it/anniversario-terremoto-boccardo/ Fri, 30 Oct 2020 12:05:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58094 Mons. Renato Boccardo in ricordo del terremoto

30 ottobre 2016 – 30 ottobre 2020: sono trascorsi quattro anni dalla violenta scossa di terremoto che ha ferito in modo irreversibile Norcia e la Valnerina, con danni anche nella valle spoletana. Ringraziando Dio questa terra non ha pianto vittime. Quest’anno a causa del diffondersi nuovamente del Coronavirus non è stato possibile tenere cerimonie pubbliche, civile e religiose.

Il video-ricordo dell'Arcivescovo Boccardo

Guarda il video L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, comunque vuole ricordare questo anniversario. «Quattro anni fanno 1460 giorni durante i quali – afferma - sentiamo tutto il peso, la fatica e anche la delusione di cui abbiamo tante volte abbiamo parlato e che non vogliamo ripetere più. Però stiamo vivendo un momento difficile aggravato anche dalla situazione di emergenza sanitaria legata al Covid-19 che si prolunga nel tempo. Mi sembra che risuoni particolarmente attuale e urgente in questa circostanza il monito di Papa Francesco: più grave della pandemia, e io aggiungo più grave del terremoto, sarebbe soltanto l’incapacità di cogliere un messaggio che la pandemia e il terremoto ci portano: quello di una vita seria in grado di valorizzare ciò che è essenziale, capace di ricominciare sempre di nuovo. Inutile piangersi addosso e moltiplicare le lamentazioni», prosegue l’Arcivescovo. «É ora invece – continua - di dare una svolta all’esistenza e riempirla di cose nuove e valide che illuminino la mente e che riscaldino il cuore. Io credo che questo anniversario, il quarto di questo terremoto, debba spingerci tutti a una profonda revisione di vita. Siamo sollecitati a questo anche dalla pandemia che torna a farci sperimentare la fragilità, la trepidazione e l’incertezza del futuro. Fissiamo la nostra attenzione sulle cose essenziali, lasciamoci guidare da questa sapienza naturale di credenti che lo Spirito di Dio infonde nei nostri cuori e dalla ricerca di cose grandi capaci – conclude il Presule - di dare senso e rendere feconda la nostra vita».]]>
Mons. Renato Boccardo in ricordo del terremoto

30 ottobre 2016 – 30 ottobre 2020: sono trascorsi quattro anni dalla violenta scossa di terremoto che ha ferito in modo irreversibile Norcia e la Valnerina, con danni anche nella valle spoletana. Ringraziando Dio questa terra non ha pianto vittime. Quest’anno a causa del diffondersi nuovamente del Coronavirus non è stato possibile tenere cerimonie pubbliche, civile e religiose.

Il video-ricordo dell'Arcivescovo Boccardo

Guarda il video L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, comunque vuole ricordare questo anniversario. «Quattro anni fanno 1460 giorni durante i quali – afferma - sentiamo tutto il peso, la fatica e anche la delusione di cui abbiamo tante volte abbiamo parlato e che non vogliamo ripetere più. Però stiamo vivendo un momento difficile aggravato anche dalla situazione di emergenza sanitaria legata al Covid-19 che si prolunga nel tempo. Mi sembra che risuoni particolarmente attuale e urgente in questa circostanza il monito di Papa Francesco: più grave della pandemia, e io aggiungo più grave del terremoto, sarebbe soltanto l’incapacità di cogliere un messaggio che la pandemia e il terremoto ci portano: quello di una vita seria in grado di valorizzare ciò che è essenziale, capace di ricominciare sempre di nuovo. Inutile piangersi addosso e moltiplicare le lamentazioni», prosegue l’Arcivescovo. «É ora invece – continua - di dare una svolta all’esistenza e riempirla di cose nuove e valide che illuminino la mente e che riscaldino il cuore. Io credo che questo anniversario, il quarto di questo terremoto, debba spingerci tutti a una profonda revisione di vita. Siamo sollecitati a questo anche dalla pandemia che torna a farci sperimentare la fragilità, la trepidazione e l’incertezza del futuro. Fissiamo la nostra attenzione sulle cose essenziali, lasciamoci guidare da questa sapienza naturale di credenti che lo Spirito di Dio infonde nei nostri cuori e dalla ricerca di cose grandi capaci – conclude il Presule - di dare senso e rendere feconda la nostra vita».]]>
Basilica di San Benedetto, parte l’iter del bando di progettazione https://www.lavoce.it/basilica-di-san-benedetto-parte-liter-del-bando-di-progettazione/ Thu, 02 Apr 2020 19:42:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56774

 

Come annunciato in occasione della festa di san Benedetto, si sta concretizzando il calendario relativo al bando di progettazione della Basilica di San Benedetto di Norcia. L'iter avrà avvio il 6 aprile, mentre la scadenza per la presentazione dei progetti è fissata per il 26 maggio.

Una bellissima notizia che in questi tempi particolarmente difficili riempie il cuore di gioia” ha detto il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno. “La ricostruzione post sisma rimane al centro della nostra azione amministrativa. In questi giorni – prosegue il primo cittadino - stanno continuando le interlocuzioni e gli incontri in ‘conference call’ come ieri con il Commissario Legnini. Vogliamo essere pronti a ripartire subito al termine dell’emergenza Covid-19. Notizie come questa ci danno nuova energia, fiducia e speranza per il futuro” ha concluso.

Di seguito il calendario delle attività, gestite con il supporto della Centrale Unica di Committenza Invitalia, che è stato comunicato dall’ ing. Paolo Iannelli del Mibac, soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma del 2016.

Lunedì 6 aprile, pubblicazione su Piattaforma Invitalia e GUUE; venerdì 10 aprile, pubblicazione in GURI; giovedì 16 aprile, pubblicazione su 4 quotidiani; lunedì 18 maggio, scadenza per la richiesta chiarimenti; martedì 19 maggio, termine pubblicazione chiarimenti; martedì 26 maggio, scadenza presentazione offerte e apertura delle stesse.

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Come annunciato in occasione della festa di san Benedetto, si sta concretizzando il calendario relativo al bando di progettazione della Basilica di San Benedetto di Norcia. L'iter avrà avvio il 6 aprile, mentre la scadenza per la presentazione dei progetti è fissata per il 26 maggio.

Una bellissima notizia che in questi tempi particolarmente difficili riempie il cuore di gioia” ha detto il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno. “La ricostruzione post sisma rimane al centro della nostra azione amministrativa. In questi giorni – prosegue il primo cittadino - stanno continuando le interlocuzioni e gli incontri in ‘conference call’ come ieri con il Commissario Legnini. Vogliamo essere pronti a ripartire subito al termine dell’emergenza Covid-19. Notizie come questa ci danno nuova energia, fiducia e speranza per il futuro” ha concluso.

Di seguito il calendario delle attività, gestite con il supporto della Centrale Unica di Committenza Invitalia, che è stato comunicato dall’ ing. Paolo Iannelli del Mibac, soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma del 2016.

Lunedì 6 aprile, pubblicazione su Piattaforma Invitalia e GUUE; venerdì 10 aprile, pubblicazione in GURI; giovedì 16 aprile, pubblicazione su 4 quotidiani; lunedì 18 maggio, scadenza per la richiesta chiarimenti; martedì 19 maggio, termine pubblicazione chiarimenti; martedì 26 maggio, scadenza presentazione offerte e apertura delle stesse.

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Boccardo: lavorare per la ricostruzione. Con Coronavirus aumentano le fragilita https://www.lavoce.it/norcia-boccardo-lavorare-per-la-ricostruzione-con-coronavirus-aumentano-le-fragilita/ Sat, 21 Mar 2020 13:19:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56557

La ricostruzione post-sisma 2016 è troppo lenta. “Da quando il terremoto ha ferito la nostra terra, - scrive mons. Renato Boccardo - celebriamo la festa di San Benedetto ‘in tono minore’, con un velo di mestizia e tristezza, abbracciando di uno sguardo sconsolato le macerie della Basilica, delle case e degli edifici pubblici”.

Situazione inaccettabile

L'Arcivescovo di Spoleto Norcia, mons. Renato Boccardo, ha colto l'occasione della festa di San Bendetto - che si sarebbe dovuta celebrare oggi 21 marzo a Norcia - per denunciare ancora una volta la situazione di inaccettabile ritardo e lentezza nella ricostruzione. Una situazione, sottolinea l'Arcivescovo, cui si aggiunge l'emergenza Coronavirus, che “ci fa sentire ancora più vulnerabili e indifesi, venendo a sovrapporsi ad una situazione già fragile, che genera pericolosamente solitudine e isolamento”. Mons. Boccardo, si fa voce delle circa “1700 persone ancora fuori casa in abitazioni provvisorie”, che incontrano forti difficoltò a “realizzare anche minime opere senza infrangere leggi e decreti, costrette ad affrontare ogni giorno la fatica di vivere”. “In meno di quattro anni dal sisma  siamo al quarto Commissario straordinario; mentre in Cina in 12 giorni sorge dal nulla un ospedale specializzato e a Genova la ricostruzione del ponte Morandi, a meno di due anni dal crollo, procede a ritmo serrato, in Valnerina da quel 30 ottobre 2016 son passati 873 giorni e siamo al punto in cui siamo”.

“Ciascuno assuma le proprie responsabilità”

Ma l'Arcivescovo invita tutti a non lasciarsi andare alle lamentele e alla rassegnazione invitando tutti ad accogliere l'invito di San Benedeto: «Lavora e non ti rattristare». “Non dunque una esortazione ad un buonismo superficiale e spensierato, ma -aggiunge Boccardo - una richiesta rivolta a ciascuno perché assuma le proprie responsabilità: allo Stato e alle sue Istituzioni, percepito così spesso lontano, distratto, lento e macchinoso nelle sue complicate procedure; all’Amministrazione regionale e locale, alle Associazioni, Comitati, Comunanze e Pro-loco; alla comunità ecclesiale diocesana e parrocchiale”.  

Il Messaggio dell’arcivescovo Boccardo per la festa di san Benedetto, patrono della città di Norcia e dell’Archidiocesi

Da quando il terremoto ha ferito la nostra terra, celebriamo la festa di San Benedetto “in tono minore”, con un velo di mestizia e tristezza, abbracciando di uno sguardo sconsolato le macerie della Basilica, delle case e degli edifici pubblici, ed esperimentiamo ogni volta sentimenti contrastanti. Da una parte, la delusione, la frustrazione e la rabbia generate quotidianamente da una burocrazia che non solo non permette di dare l’avvio alla ricostruzione ma nemmeno di chiudere l’emergenza, con il rischio di rendere irreversibile la sofferenza del tessuto economico e sociale e di irrobustire prassi di veri e propri abusi, quando non anche di pratiche clientelari e corruttive; dall’altra, l’ammirazione per la tenacia della gente di montagna, fermamente attaccata alla sua terra, pronta ad affrontare privazioni e sacrifici, fiera e orgogliosa della sua storia e dei suoi monumenti. [caption id="attachment_48532" align="alignleft" width="200"]Norcia terremoto Boccardo Mons. Renato Boccardo davanti al cimitero di Norcia sventrato dal terremoto[/caption] Quest’anno, poi, la precarietà e l’impotenza che tutti esperimentiamo di fronte ad un nemico subdolo e invasivo e particolarmente dannoso come il Coronavirus, con la conseguente doverosa assunzione di modalità di comportamento per contrastarne la diffusione, ci fa sentire ancora più vulnerabili e indifesi, venendo a sovrapporsi ad una situazione già fragile, che genera pericolosamente solitudine e isolamento. Ai credenti duole particolarmente, oggi, non potersi riunire in piazza attorno all’altare per celebrare i Santi Misteri. Ma questa forzata dispersione non dice di una lontananza degli uni dagli altri, che anzi ci ritroviamo idealmente più vicini e più uniti che mai, coscienti come siamo che la condivisione della stessa umanità e la professione dell’unica fede intessono, costituiscono e continuamente rinsaldano legami indissolubili, che resistono all’usura del tempo e alle minacce della natura. E non vorremmo - e auspichiamo che così non avvenga - che la giusta e necessaria attenzione all’emergenza in corso distogliesse l’attenzione dalle urgenze dei nostri territori o - peggio - costituisse un alibi per ulteriori ritardi.

Bilancio - negativo - di quattro anni

In un giorno tanto significativo per la comunità nursina non possiamo non rilevare - ahimé, ancora una volta - le gravi incongruenze che hanno accompagnato questo tempo: in meno di quattro anni dal sisma siamo al quarto Commissario straordinario; mentre in Cina in 12 giorni sorge dal nulla un ospedale specializzato e a Genova la ricostruzione del ponte Morandi, a meno di due anni dal crollo, procede a ritmo serrato, in Valnerina da quel 30 ottobre 2016 son passati 873 giorni e siamo al punto in cui siamo, a ricordare l’utopia del «non vi lasceremo soli» e gli slogan buoni per i social netwotk, a sognare e domandare ancora e sempre poche parole e molti fatti. Non possiamo passare sotto silenzio la situazione dolorosa di circa 1700 persone ancora fuori casa in abitazioni provvisorie, con la difficoltà di realizzare anche minime opere senza infrangere leggi e decreti, costrette ad affrontare ogni giorno la fatica di vivere in un territorio che si sta spopolando, vede i giovani andare via, le aziende chiudere e i servizi trasferiti altrove. E non possiamo non rilevare con dispiacere che i cantieri di San Benedetto, di Santa Maria Argentea, di San Salvatore a Campi e di diverse altre chiese sono nuovamente fermi, che da troppi mesi si attende il risultato delle perizie geologiche che permettano di dare il via alla messa in sicurezza definitiva e al consolidamento della rupe che sovrasta il complesso abbaziale di Sant’Eutizio. Né possono essere costruttivi proclami e lettere di lamento e di sterile polemica, indirizzati ripetutamente fino alle più alte autorità dello Stato e della Chiesa, per recriminare su qualche scelta pratica compiuta o qualche opera realizzata.

Cosa ci suggerisce san Benedetto

In questo panorama tenebroso, sentiamo di aver bisogno più che mai di un raggio di luce e lo veniamo a cercare, mendicanti, presso la memoria viva del grande Santo di Norcia, Patriarca del Monachesimo occidentale, Patrono del continente europeo. Narra San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi (II, 1) di un ostrogoto accolto dal Santo e da questi mandato, fornito di roncola, a liberare dai rovi un pezzo di terra che intendeva poi coltivare ad orto. Quello lavorava vigorosamente, tagliando con impegno cespugli di rovi, quando ad un tratto il ferro sfuggì via dal manico e cadde nel lago sottostante, proprio in un punto dove l’acqua era così profonda da non lasciare alcuna speranza di poterlo ripescare. Il Santo, venuto a conoscenza dell’accaduto, si recò immediatamente sul posto, prese il manico e lo immerse nelle acque. Sull’istante il ferro ritornò a galla e da se stesso si andò ad innestare nel manico. Benedetto rimise quindi lo strumento nelle mani del goto, dicendogli: «Ecco qui, seguita il tuo lavoro e non ti rattristare!». È il messaggio che oggi ci rivolge il nostro Santo: un invito accorato a non cedere alla delusione e alla rassegnazione; a non coltivare nel cuore risentimenti e amarezze; a non rinunciare a guardare avanti nonostante tutto; a non ripiegarsi su se stessi e sul proprio piccolo interesse, sia esso personale, politico, di gruppo o di associazione; a fare ciascuno la propria parte, più visibile o più nascosta, per il bene di tutti. «Lavora e non ti rattristare». Non dunque una esortazione ad un buonismo superficiale e spensierato, ma una richiesta rivolta a ciascuno perché assuma le proprie responsabilità: allo Stato e alle sue Istituzioni, percepito così spesso lontano, distratto, lento e macchinoso nelle sue complicate procedure; all’Amministrazione regionale e locale, alle Associazioni, Comitati, Comunanze e Pro-loco; alla comunità ecclesiale diocesana e parrocchiale. «Lavora e non ti rattristare». È vero: quando occorre il coraggio di ricominciare, spesso quel coraggio manca. Perché, ha spiegato Papa Francesco nel corso della sua visita a Camerino lo scorso anno, «ci vuole più forza per riparare che per costruire, per ricominciare che per iniziare, per riconciliarsi che per andare d’accordo. Questa è la forza che Dio ci dà. Perciò chi si avvicina a Dio non si abbatte, va avanti: ricomincia, riprova, ricostruisce. Soffre anche, ma riesce a ricominciare, a riprovare, a ricostruire» (Omelia, 16 giugno 2019). Così ha fatto San Benedetto e così siamo chiamati a fare anche noi, nel nostro oggi gravato da tante contraddizioni ma anche abitato da un grande sogno: quello di vedere presto Norcia e gli altri paesi della Valnerina non solo ricostruiti nelle loro mura ma, soprattutto, nei legami e nelle relazioni umane, professionali e commerciali. I credenti sanno che, anche in questa circostanza, Iddio non fa mancare il dono del suo Spirito di sapienza e di fortezza, che suscita nel cuore di tutti, indistintamente, sentimenti di fraternità e di pace, desiderio insopprimibile di comunione e solidarietà, impegno a ricercare e costruire ogni giorno una società degna dell’uomo. Ed a questo fine non cessano di elevare la loro preghiera e di garantire la loro fattiva collaborazione. San Benedetto ci ricorda che la preoccupazione per il bene comune si manifesta nella sollecitudine per il prossimo e in un aperto dialogo con i fratelli e sorelle in umanità, rispettandone la dignità ed essendo disponibili ad un’osmosi di reciproci contributi. Sono valori che egli instaurò opponendo lo spirito di fratellanza alla violenza, l’impegno operoso all’accidia, l’accoglienza e l’aiuto reciproco all’egoismo e all’autosufficienza, per porre i presupposti di una ripresa umana integrale.

La ripresa di cui abbiamo bisogno

È di questo tipo di ripresa che ci sentiamo tanto bisognosi! La “lezione” del Santo risuona dunque particolarmente eloquente per noi tutti, chiamati alla grande opera della ricostruzione e al mutuo sostegno. Egli ci indica gli strumenti per operare rettamente: «Alleviare tutte le sofferenze, aiutare chi è colpito da sventura, soccorrere i poveri, consolare gli afflitti, non serbare rancore, non covare inganni nel cuore, non rendere male per male, dire la verità con la bocca e con il cuore, non abbandonare la carità» (Regula, IV passim). Qualità e atteggiamenti che gli chiediamo oggi di ottenerci con la sua fraterna preghiera e la sua potente intercessione. + Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia
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La ricostruzione post-sisma 2016 è troppo lenta. “Da quando il terremoto ha ferito la nostra terra, - scrive mons. Renato Boccardo - celebriamo la festa di San Benedetto ‘in tono minore’, con un velo di mestizia e tristezza, abbracciando di uno sguardo sconsolato le macerie della Basilica, delle case e degli edifici pubblici”.

Situazione inaccettabile

L'Arcivescovo di Spoleto Norcia, mons. Renato Boccardo, ha colto l'occasione della festa di San Bendetto - che si sarebbe dovuta celebrare oggi 21 marzo a Norcia - per denunciare ancora una volta la situazione di inaccettabile ritardo e lentezza nella ricostruzione. Una situazione, sottolinea l'Arcivescovo, cui si aggiunge l'emergenza Coronavirus, che “ci fa sentire ancora più vulnerabili e indifesi, venendo a sovrapporsi ad una situazione già fragile, che genera pericolosamente solitudine e isolamento”. Mons. Boccardo, si fa voce delle circa “1700 persone ancora fuori casa in abitazioni provvisorie”, che incontrano forti difficoltò a “realizzare anche minime opere senza infrangere leggi e decreti, costrette ad affrontare ogni giorno la fatica di vivere”. “In meno di quattro anni dal sisma  siamo al quarto Commissario straordinario; mentre in Cina in 12 giorni sorge dal nulla un ospedale specializzato e a Genova la ricostruzione del ponte Morandi, a meno di due anni dal crollo, procede a ritmo serrato, in Valnerina da quel 30 ottobre 2016 son passati 873 giorni e siamo al punto in cui siamo”.

“Ciascuno assuma le proprie responsabilità”

Ma l'Arcivescovo invita tutti a non lasciarsi andare alle lamentele e alla rassegnazione invitando tutti ad accogliere l'invito di San Benedeto: «Lavora e non ti rattristare». “Non dunque una esortazione ad un buonismo superficiale e spensierato, ma -aggiunge Boccardo - una richiesta rivolta a ciascuno perché assuma le proprie responsabilità: allo Stato e alle sue Istituzioni, percepito così spesso lontano, distratto, lento e macchinoso nelle sue complicate procedure; all’Amministrazione regionale e locale, alle Associazioni, Comitati, Comunanze e Pro-loco; alla comunità ecclesiale diocesana e parrocchiale”.  

Il Messaggio dell’arcivescovo Boccardo per la festa di san Benedetto, patrono della città di Norcia e dell’Archidiocesi

Da quando il terremoto ha ferito la nostra terra, celebriamo la festa di San Benedetto “in tono minore”, con un velo di mestizia e tristezza, abbracciando di uno sguardo sconsolato le macerie della Basilica, delle case e degli edifici pubblici, ed esperimentiamo ogni volta sentimenti contrastanti. Da una parte, la delusione, la frustrazione e la rabbia generate quotidianamente da una burocrazia che non solo non permette di dare l’avvio alla ricostruzione ma nemmeno di chiudere l’emergenza, con il rischio di rendere irreversibile la sofferenza del tessuto economico e sociale e di irrobustire prassi di veri e propri abusi, quando non anche di pratiche clientelari e corruttive; dall’altra, l’ammirazione per la tenacia della gente di montagna, fermamente attaccata alla sua terra, pronta ad affrontare privazioni e sacrifici, fiera e orgogliosa della sua storia e dei suoi monumenti. [caption id="attachment_48532" align="alignleft" width="200"]Norcia terremoto Boccardo Mons. Renato Boccardo davanti al cimitero di Norcia sventrato dal terremoto[/caption] Quest’anno, poi, la precarietà e l’impotenza che tutti esperimentiamo di fronte ad un nemico subdolo e invasivo e particolarmente dannoso come il Coronavirus, con la conseguente doverosa assunzione di modalità di comportamento per contrastarne la diffusione, ci fa sentire ancora più vulnerabili e indifesi, venendo a sovrapporsi ad una situazione già fragile, che genera pericolosamente solitudine e isolamento. Ai credenti duole particolarmente, oggi, non potersi riunire in piazza attorno all’altare per celebrare i Santi Misteri. Ma questa forzata dispersione non dice di una lontananza degli uni dagli altri, che anzi ci ritroviamo idealmente più vicini e più uniti che mai, coscienti come siamo che la condivisione della stessa umanità e la professione dell’unica fede intessono, costituiscono e continuamente rinsaldano legami indissolubili, che resistono all’usura del tempo e alle minacce della natura. E non vorremmo - e auspichiamo che così non avvenga - che la giusta e necessaria attenzione all’emergenza in corso distogliesse l’attenzione dalle urgenze dei nostri territori o - peggio - costituisse un alibi per ulteriori ritardi.

Bilancio - negativo - di quattro anni

In un giorno tanto significativo per la comunità nursina non possiamo non rilevare - ahimé, ancora una volta - le gravi incongruenze che hanno accompagnato questo tempo: in meno di quattro anni dal sisma siamo al quarto Commissario straordinario; mentre in Cina in 12 giorni sorge dal nulla un ospedale specializzato e a Genova la ricostruzione del ponte Morandi, a meno di due anni dal crollo, procede a ritmo serrato, in Valnerina da quel 30 ottobre 2016 son passati 873 giorni e siamo al punto in cui siamo, a ricordare l’utopia del «non vi lasceremo soli» e gli slogan buoni per i social netwotk, a sognare e domandare ancora e sempre poche parole e molti fatti. Non possiamo passare sotto silenzio la situazione dolorosa di circa 1700 persone ancora fuori casa in abitazioni provvisorie, con la difficoltà di realizzare anche minime opere senza infrangere leggi e decreti, costrette ad affrontare ogni giorno la fatica di vivere in un territorio che si sta spopolando, vede i giovani andare via, le aziende chiudere e i servizi trasferiti altrove. E non possiamo non rilevare con dispiacere che i cantieri di San Benedetto, di Santa Maria Argentea, di San Salvatore a Campi e di diverse altre chiese sono nuovamente fermi, che da troppi mesi si attende il risultato delle perizie geologiche che permettano di dare il via alla messa in sicurezza definitiva e al consolidamento della rupe che sovrasta il complesso abbaziale di Sant’Eutizio. Né possono essere costruttivi proclami e lettere di lamento e di sterile polemica, indirizzati ripetutamente fino alle più alte autorità dello Stato e della Chiesa, per recriminare su qualche scelta pratica compiuta o qualche opera realizzata.

Cosa ci suggerisce san Benedetto

In questo panorama tenebroso, sentiamo di aver bisogno più che mai di un raggio di luce e lo veniamo a cercare, mendicanti, presso la memoria viva del grande Santo di Norcia, Patriarca del Monachesimo occidentale, Patrono del continente europeo. Narra San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi (II, 1) di un ostrogoto accolto dal Santo e da questi mandato, fornito di roncola, a liberare dai rovi un pezzo di terra che intendeva poi coltivare ad orto. Quello lavorava vigorosamente, tagliando con impegno cespugli di rovi, quando ad un tratto il ferro sfuggì via dal manico e cadde nel lago sottostante, proprio in un punto dove l’acqua era così profonda da non lasciare alcuna speranza di poterlo ripescare. Il Santo, venuto a conoscenza dell’accaduto, si recò immediatamente sul posto, prese il manico e lo immerse nelle acque. Sull’istante il ferro ritornò a galla e da se stesso si andò ad innestare nel manico. Benedetto rimise quindi lo strumento nelle mani del goto, dicendogli: «Ecco qui, seguita il tuo lavoro e non ti rattristare!». È il messaggio che oggi ci rivolge il nostro Santo: un invito accorato a non cedere alla delusione e alla rassegnazione; a non coltivare nel cuore risentimenti e amarezze; a non rinunciare a guardare avanti nonostante tutto; a non ripiegarsi su se stessi e sul proprio piccolo interesse, sia esso personale, politico, di gruppo o di associazione; a fare ciascuno la propria parte, più visibile o più nascosta, per il bene di tutti. «Lavora e non ti rattristare». Non dunque una esortazione ad un buonismo superficiale e spensierato, ma una richiesta rivolta a ciascuno perché assuma le proprie responsabilità: allo Stato e alle sue Istituzioni, percepito così spesso lontano, distratto, lento e macchinoso nelle sue complicate procedure; all’Amministrazione regionale e locale, alle Associazioni, Comitati, Comunanze e Pro-loco; alla comunità ecclesiale diocesana e parrocchiale. «Lavora e non ti rattristare». È vero: quando occorre il coraggio di ricominciare, spesso quel coraggio manca. Perché, ha spiegato Papa Francesco nel corso della sua visita a Camerino lo scorso anno, «ci vuole più forza per riparare che per costruire, per ricominciare che per iniziare, per riconciliarsi che per andare d’accordo. Questa è la forza che Dio ci dà. Perciò chi si avvicina a Dio non si abbatte, va avanti: ricomincia, riprova, ricostruisce. Soffre anche, ma riesce a ricominciare, a riprovare, a ricostruire» (Omelia, 16 giugno 2019). Così ha fatto San Benedetto e così siamo chiamati a fare anche noi, nel nostro oggi gravato da tante contraddizioni ma anche abitato da un grande sogno: quello di vedere presto Norcia e gli altri paesi della Valnerina non solo ricostruiti nelle loro mura ma, soprattutto, nei legami e nelle relazioni umane, professionali e commerciali. I credenti sanno che, anche in questa circostanza, Iddio non fa mancare il dono del suo Spirito di sapienza e di fortezza, che suscita nel cuore di tutti, indistintamente, sentimenti di fraternità e di pace, desiderio insopprimibile di comunione e solidarietà, impegno a ricercare e costruire ogni giorno una società degna dell’uomo. Ed a questo fine non cessano di elevare la loro preghiera e di garantire la loro fattiva collaborazione. San Benedetto ci ricorda che la preoccupazione per il bene comune si manifesta nella sollecitudine per il prossimo e in un aperto dialogo con i fratelli e sorelle in umanità, rispettandone la dignità ed essendo disponibili ad un’osmosi di reciproci contributi. Sono valori che egli instaurò opponendo lo spirito di fratellanza alla violenza, l’impegno operoso all’accidia, l’accoglienza e l’aiuto reciproco all’egoismo e all’autosufficienza, per porre i presupposti di una ripresa umana integrale.

La ripresa di cui abbiamo bisogno

È di questo tipo di ripresa che ci sentiamo tanto bisognosi! La “lezione” del Santo risuona dunque particolarmente eloquente per noi tutti, chiamati alla grande opera della ricostruzione e al mutuo sostegno. Egli ci indica gli strumenti per operare rettamente: «Alleviare tutte le sofferenze, aiutare chi è colpito da sventura, soccorrere i poveri, consolare gli afflitti, non serbare rancore, non covare inganni nel cuore, non rendere male per male, dire la verità con la bocca e con il cuore, non abbandonare la carità» (Regula, IV passim). Qualità e atteggiamenti che gli chiediamo oggi di ottenerci con la sua fraterna preghiera e la sua potente intercessione. + Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia
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Regione. Una tra le questioni più pesanti è la ricostruzione post-sisma https://www.lavoce.it/ricostruzione-post-sisma/ Fri, 31 Jan 2020 11:25:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56159 ricostruzione

Sul tavolo della Regione c’è la pesante questione della ricostruzione, che necessita di un’inversione di tendenza, con un impegno nazionale di rilievo. La situazione è nota: la burocrazia blocca tutto o quasi. Si va avanti a piccoli passi, molto lenti. Tra le altre problematiche, ce n’è una non secondaria da affrontare: il mandato dell’attuale commissario straordinario, Pietro Farabollini, è scaduto.

Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture, ma che ha ricoperto, prima di Farabollini, l’incarico di commissario straordinario per la ricostruzione (dopo Vasco Errani), ha detto a proposito del caso Farabollini che “il terremoto deve continuare a essere una priorità del Governo, che nelle prossime settimane, immagino, si farà carico dellagovernance per la ricostruzione”.

A margine di un convegno di Anci Marche ad Ascoli Piceno, De Micheli ha sottolineato, tra l’altro, che “la ricostruzione delle case deve procedere con il lavoro. Per questo è necessario creare le condizioni per far lavorare le imprese sul territorio colpito dal sisma. Nelle prossime settimane saranno finanziate le opere della cosiddetta ‘quarta parte’ su vie di comunicazione minori, anche nella logica di creare lavoro”.

Intanto, in attesa di sapere se Farabollini manterrà o meno l’incarico, il commissario straordinario ha reso noti alcuni dati sulla ricostruzione che non appaiono per nulla confortanti.

Ricostruzione: dati sconfortanti

Sono state presentate il 16,6 per cento delle richieste di contributo di ricostruzione attese all’interno del “cratere”. Ma solo per la metà, o poco più, si sono completate le procedure con l’emissione del relativo decreto. È allarmante anche il dato sulla situazione dei centri terremotati (compresa Norcia) per le opere pubbliche. Di fronte a oltre 150 cantieri finanziati, solo quatto sono in corso.

Per la ricostruzione privata, il quadro è disarmante. In Umbria le richieste di contributo attese negli uffici sono 11.907 per altrettante unità immobiliari danneggiate, di cui 8.055 all’interno del cratere del sisma. Sono state presentate 1.779 richieste di contributo (1.338 dalla Valnerina e da Spoleto).

Nella regione, le pratiche istruite si aggirano intorno al 14,9 per cento, ma i decreti firmati sono 843 (di cui 757 accolte e 86 respinte), appena il 7,1 per cento. Per le opere pubbliche l’unico aspetto positivo è la realizzazione di tre scuole con altrettanti edifici antisismici (a Foligno, Giano dell’Umbria e Perugia), mentre per Spoleto c’è un contenzioso davanti alla giustizia amministrativa. Ma per tante altre scuole – ce ne sono addirittura 19 finanziate con un’ordinanza del 2017 – i cantieri non sono nemmeno all’orizzonte.

Ferme anche le altre opere pubbliche inserite nei piani di ricostruzione del 2017. Risorse assegnate a 39 interventi, ma i cantieri in funzione sono solo quattro. Va molto meglio, invece, il fronte della ricostruzione delle chiese, dove sono in esecuzione 30 dei 32 interventi finanziati nel 2017; anche se per la cattedrale di Foligno ancora pare tutto fermo.

Emilio Querini

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ricostruzione

Sul tavolo della Regione c’è la pesante questione della ricostruzione, che necessita di un’inversione di tendenza, con un impegno nazionale di rilievo. La situazione è nota: la burocrazia blocca tutto o quasi. Si va avanti a piccoli passi, molto lenti. Tra le altre problematiche, ce n’è una non secondaria da affrontare: il mandato dell’attuale commissario straordinario, Pietro Farabollini, è scaduto.

Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture, ma che ha ricoperto, prima di Farabollini, l’incarico di commissario straordinario per la ricostruzione (dopo Vasco Errani), ha detto a proposito del caso Farabollini che “il terremoto deve continuare a essere una priorità del Governo, che nelle prossime settimane, immagino, si farà carico dellagovernance per la ricostruzione”.

A margine di un convegno di Anci Marche ad Ascoli Piceno, De Micheli ha sottolineato, tra l’altro, che “la ricostruzione delle case deve procedere con il lavoro. Per questo è necessario creare le condizioni per far lavorare le imprese sul territorio colpito dal sisma. Nelle prossime settimane saranno finanziate le opere della cosiddetta ‘quarta parte’ su vie di comunicazione minori, anche nella logica di creare lavoro”.

Intanto, in attesa di sapere se Farabollini manterrà o meno l’incarico, il commissario straordinario ha reso noti alcuni dati sulla ricostruzione che non appaiono per nulla confortanti.

Ricostruzione: dati sconfortanti

Sono state presentate il 16,6 per cento delle richieste di contributo di ricostruzione attese all’interno del “cratere”. Ma solo per la metà, o poco più, si sono completate le procedure con l’emissione del relativo decreto. È allarmante anche il dato sulla situazione dei centri terremotati (compresa Norcia) per le opere pubbliche. Di fronte a oltre 150 cantieri finanziati, solo quatto sono in corso.

Per la ricostruzione privata, il quadro è disarmante. In Umbria le richieste di contributo attese negli uffici sono 11.907 per altrettante unità immobiliari danneggiate, di cui 8.055 all’interno del cratere del sisma. Sono state presentate 1.779 richieste di contributo (1.338 dalla Valnerina e da Spoleto).

Nella regione, le pratiche istruite si aggirano intorno al 14,9 per cento, ma i decreti firmati sono 843 (di cui 757 accolte e 86 respinte), appena il 7,1 per cento. Per le opere pubbliche l’unico aspetto positivo è la realizzazione di tre scuole con altrettanti edifici antisismici (a Foligno, Giano dell’Umbria e Perugia), mentre per Spoleto c’è un contenzioso davanti alla giustizia amministrativa. Ma per tante altre scuole – ce ne sono addirittura 19 finanziate con un’ordinanza del 2017 – i cantieri non sono nemmeno all’orizzonte.

Ferme anche le altre opere pubbliche inserite nei piani di ricostruzione del 2017. Risorse assegnate a 39 interventi, ma i cantieri in funzione sono solo quattro. Va molto meglio, invece, il fronte della ricostruzione delle chiese, dove sono in esecuzione 30 dei 32 interventi finanziati nel 2017; anche se per la cattedrale di Foligno ancora pare tutto fermo.

Emilio Querini

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SISMA. Parole dure di mons. Boccardo sulla ricostruzione https://www.lavoce.it/sisma-parole-dure-boccardo/ Thu, 11 Jul 2019 13:33:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54847 boccardo

“ È un san Benedetto triste e amareggiato quello che festeggeremo l’11 luglio. Sono passati quasi tre anni dalle prime scosse del terremoto che nel 2016 ha devastato l’Italia centrale, e la ricostruzione stenta. Ci sono tante inadempienze. Abbiamo ascoltato molte promesse e assicurazioni ma, accanto a qualche piccola realizzazione, di grande non abbiamo visto nulla. Sono più i vuoti che i pieni”.

Nel corso di una conferenza stampa nei locali del vescovado di Spoleto, martedì 9 luglio, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo non ha usato mezzi termini per denunciare la lentezza della ricostruzione post- sisma 2016, alla vigilia dei tre anni dalla prime scosse (24 agosto).

Lentezza che si declina in burocrazia. Una denuncia ribadita da mons. Boccardo riecheggiando le parole di Paolo Rumiz, contenute nel libro Il filo infinito dove l’autore, lungo le strade dell’Appennino terremotato solcate nel tempo dai monaci benedettini, parlando della burocrazia la definisce “un esempio tutto italiano di una macchina burocratica capace di uccidere più del terremoto, ostacolando i ritorni con regole e divieti. I passaggi burocratici sono un attentato alla ricostruzione”.

Il presule ha portato diversi esempi di burocrazia. Tra tutti quello della basilica di San Benedetto, “icona del terremoto. Dopo tre anni, ancora stanno rimuovendo le macerie. Siamo oltre il terzo lotto dei lavori, e tra un lotto e un altro passano dei mesi. Questo perché è scaduto il contratto con l’azienda addetta allo smaltimento, e solo ultimamente sembra sia stato rinnovato”.

L’Arcivescovo, sempre in merito a San Benedetto, ha informato che le linee guida per la ricostruzione, come noto, ci sono.

Si è fatto solo qualcosa

“Siamo in attesa – ha detto – che il ministro per i Beni e le attività culturali proceda con il concorso internazionale di progettazione”. Nella vicina chiesa concattedrale di Santa Maria ci sono detriti all’interno, mai rimossi, che coprono preziose opere d’arte. “Dopo tre anni cosa, si potrà recuperare?” si domanda mons. Boccardo.

L’abbazia di Sant’Eutizio: la chiesa abbaziale è stata messa in sicurezza con una lodevole opera ingegneristica; al momento si stanno smaltendo le macerie nel cortile, così poi la Regione potrà provvedere a mettere in sicurezza la montagna sovrastante, e la diocesi potrà mettere in sicurezza il complesso abbaziale. Qualche piccolo spiraglio.

Ad oggi, comunque, si sta lavorando su 14 chiese danneggiate (ordinanze 23 e 32 del 2017), tutte con danni inferiori a 300.00 euro. Di esse, una è già stata riaperta al culto, quella di Santa Maria a Cerreto di Spoleto. Si potrebbero avviare i lavori in altre 16 chiese grazie all’ordinanza 38 del 2017, rimodificata in parte dalla 63 del 2018: manca però l’ordinanza applicativa che, a distanza di due anni, pare sia in discussone in questo periodo.

Moduli temporanei: la diocesi ha presentato domanda per posizionare, a proprie spese, in cinque frazioni del Comune di Norcia - Valcaldara, Frascaro, Nottoria, Castelluccio e Forsivo - un container provvisorio per consentire a chi è rimasto di ritrovarsi insieme e poter celebrare, quando possibile, l’eucaristia. È stato autorizzato solo quello di Forsivo.

Per gli altri, nulla da fare: troppo elevato sarebbe l’impatto all’interno del Parco dei Sibillini. Naturalmente dispiaciuto mons. Boccardo: “Non si tratta - ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale umbra - di trasgredire le leggi. Tutt’altro. Nell’emergenza, però, le persone non possono essere schiavizzate dalle leggi.

È giusta e doverosa l’attenzione alle infiltrazioni mafiose e a minacce simili, su questo tutti noi vescovi delle diocesi terremotate siamo d’accordo. Legalità e trasparenza sono elementi imprescindibili, ma abbiamo anche bisogno di strumenti utili per agire”. Poi l’interrogativo: “Si vuole che la gente rimanga a vivere nella nostra montagna, o c’è un progetto che la incoraggia a stabilire la propria residenza altrove?”.

La gente ormai è “logora”

E ancora: “Mi sembra che si sia più propensi a dare attenzione agli alberi e agli animali – che la meritano, ci mancherebbe – che non alle persone”. Mons. Boccardo ha anche parlato di rischio di sfaldamento del tessuto umano: “Nella gente vedo tanto scoraggiamento, e per questo mi faccio voce della delusione della gente, del clima di frustrazione e di amarezza in cui vivono e che incide sulla vita quotidiana. La ricostruzione umana e più urgente di quella dei muri. La gente della Valnerina è forte e determinata, ma si logora umanamente. L’emergenza potrà dirsi finita quando tutti potranno rientrare nelle case, tornare nelle loro chiese (ne abbiamo oltre 300 danneggiate) e negli edifici pubblici. Questi sono i luoghi dell’identità nei quali la gente della Valnerina e di Spoleto ritrova la propria storia e le proprie radici. Oggi questi monumenti distrutti non raccontano più nulla”.

E ancora: “Quando durerà il ‘temporaneo’? Le casette non sono la soluzione definitiva. Per avere attenzione o ottenere qualcosa, bisogna bloccare l’autostrada? Ma questo è il diritto della forza, non la forza del diritto. E se deve essere così, allora vuol dire che siamo gambe all’aria. Ci hanno sempre detto ‘non vi lasceremo soli’, ma tante delle nostre richieste non hanno ricevuto risposta”, ha concluso mons. Boccardo.

Francesco Carlini

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boccardo

“ È un san Benedetto triste e amareggiato quello che festeggeremo l’11 luglio. Sono passati quasi tre anni dalle prime scosse del terremoto che nel 2016 ha devastato l’Italia centrale, e la ricostruzione stenta. Ci sono tante inadempienze. Abbiamo ascoltato molte promesse e assicurazioni ma, accanto a qualche piccola realizzazione, di grande non abbiamo visto nulla. Sono più i vuoti che i pieni”.

Nel corso di una conferenza stampa nei locali del vescovado di Spoleto, martedì 9 luglio, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo non ha usato mezzi termini per denunciare la lentezza della ricostruzione post- sisma 2016, alla vigilia dei tre anni dalla prime scosse (24 agosto).

Lentezza che si declina in burocrazia. Una denuncia ribadita da mons. Boccardo riecheggiando le parole di Paolo Rumiz, contenute nel libro Il filo infinito dove l’autore, lungo le strade dell’Appennino terremotato solcate nel tempo dai monaci benedettini, parlando della burocrazia la definisce “un esempio tutto italiano di una macchina burocratica capace di uccidere più del terremoto, ostacolando i ritorni con regole e divieti. I passaggi burocratici sono un attentato alla ricostruzione”.

Il presule ha portato diversi esempi di burocrazia. Tra tutti quello della basilica di San Benedetto, “icona del terremoto. Dopo tre anni, ancora stanno rimuovendo le macerie. Siamo oltre il terzo lotto dei lavori, e tra un lotto e un altro passano dei mesi. Questo perché è scaduto il contratto con l’azienda addetta allo smaltimento, e solo ultimamente sembra sia stato rinnovato”.

L’Arcivescovo, sempre in merito a San Benedetto, ha informato che le linee guida per la ricostruzione, come noto, ci sono.

Si è fatto solo qualcosa

“Siamo in attesa – ha detto – che il ministro per i Beni e le attività culturali proceda con il concorso internazionale di progettazione”. Nella vicina chiesa concattedrale di Santa Maria ci sono detriti all’interno, mai rimossi, che coprono preziose opere d’arte. “Dopo tre anni cosa, si potrà recuperare?” si domanda mons. Boccardo.

L’abbazia di Sant’Eutizio: la chiesa abbaziale è stata messa in sicurezza con una lodevole opera ingegneristica; al momento si stanno smaltendo le macerie nel cortile, così poi la Regione potrà provvedere a mettere in sicurezza la montagna sovrastante, e la diocesi potrà mettere in sicurezza il complesso abbaziale. Qualche piccolo spiraglio.

Ad oggi, comunque, si sta lavorando su 14 chiese danneggiate (ordinanze 23 e 32 del 2017), tutte con danni inferiori a 300.00 euro. Di esse, una è già stata riaperta al culto, quella di Santa Maria a Cerreto di Spoleto. Si potrebbero avviare i lavori in altre 16 chiese grazie all’ordinanza 38 del 2017, rimodificata in parte dalla 63 del 2018: manca però l’ordinanza applicativa che, a distanza di due anni, pare sia in discussone in questo periodo.

Moduli temporanei: la diocesi ha presentato domanda per posizionare, a proprie spese, in cinque frazioni del Comune di Norcia - Valcaldara, Frascaro, Nottoria, Castelluccio e Forsivo - un container provvisorio per consentire a chi è rimasto di ritrovarsi insieme e poter celebrare, quando possibile, l’eucaristia. È stato autorizzato solo quello di Forsivo.

Per gli altri, nulla da fare: troppo elevato sarebbe l’impatto all’interno del Parco dei Sibillini. Naturalmente dispiaciuto mons. Boccardo: “Non si tratta - ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale umbra - di trasgredire le leggi. Tutt’altro. Nell’emergenza, però, le persone non possono essere schiavizzate dalle leggi.

È giusta e doverosa l’attenzione alle infiltrazioni mafiose e a minacce simili, su questo tutti noi vescovi delle diocesi terremotate siamo d’accordo. Legalità e trasparenza sono elementi imprescindibili, ma abbiamo anche bisogno di strumenti utili per agire”. Poi l’interrogativo: “Si vuole che la gente rimanga a vivere nella nostra montagna, o c’è un progetto che la incoraggia a stabilire la propria residenza altrove?”.

La gente ormai è “logora”

E ancora: “Mi sembra che si sia più propensi a dare attenzione agli alberi e agli animali – che la meritano, ci mancherebbe – che non alle persone”. Mons. Boccardo ha anche parlato di rischio di sfaldamento del tessuto umano: “Nella gente vedo tanto scoraggiamento, e per questo mi faccio voce della delusione della gente, del clima di frustrazione e di amarezza in cui vivono e che incide sulla vita quotidiana. La ricostruzione umana e più urgente di quella dei muri. La gente della Valnerina è forte e determinata, ma si logora umanamente. L’emergenza potrà dirsi finita quando tutti potranno rientrare nelle case, tornare nelle loro chiese (ne abbiamo oltre 300 danneggiate) e negli edifici pubblici. Questi sono i luoghi dell’identità nei quali la gente della Valnerina e di Spoleto ritrova la propria storia e le proprie radici. Oggi questi monumenti distrutti non raccontano più nulla”.

E ancora: “Quando durerà il ‘temporaneo’? Le casette non sono la soluzione definitiva. Per avere attenzione o ottenere qualcosa, bisogna bloccare l’autostrada? Ma questo è il diritto della forza, non la forza del diritto. E se deve essere così, allora vuol dire che siamo gambe all’aria. Ci hanno sempre detto ‘non vi lasceremo soli’, ma tante delle nostre richieste non hanno ricevuto risposta”, ha concluso mons. Boccardo.

Francesco Carlini

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Terremoto. Cosa vuol dire “ricostruzione etica” https://www.lavoce.it/terremoto-ricostruzione-etica/ Fri, 14 Jun 2019 10:40:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54709 etica

Dopo i vari terremoti che hanno colpito il centro Italia e l’Umbria, il tema della ricostruzione è sempre stato in primo piano. Quello che è emerso dal recente convegno di Solomeo “Terremoto 2016. Un’etica per la ricostruzione tra memoria e futuro” è però un nuovo e diverso approccio al tema.

Cosa c’entra l’etica quando si parla di ricostruzione?

“Un approccio etico alla ricostruzione si traduce in due aspetti – spiega l’architetto Marco Petrini Elce di Archilogos, gruppo di architetti che ha promosso l’evento - . Il primo è relativo alla progettazione e alla necessità di avere consapevolezza quando si restaura o si ricostruisce in ambienti storici. Una progettazione consapevole è data dal riconoscimento della valenza dei luoghi, cominciando dall’ascolto dei contesti in cui deve svolgersi l’azione”.

Poi c’è il secondo significato di “etica della ricostruzione”: “La ricostruzione attuale – continua Petrini Elce - , per come è stata concepita dal punto di vista politico amministrativo, non ha tenuto conto della rifunzionalizzazione degli edifici.

Viene finanziata la ricostruzione dei muri, ma senza nessuna idea o strategia di quello che potrà essere il contesto ricostruito in futuro. Pensiamo soprattutto ai borghi della dorsale appenninica dove già prima del terremoto c’era una ‘vulnerabilità sociale’, cioè già erano oggetto di una decrescita della popolazione”.

Secondo i promotori del convegno dunque, perché la ricostruzione sia ben fatta deve tenere conto dei possibili scenari futuri che si verificheranno sul territorio dove si va ad intervenire. “La ricostruzione impiega in media 10-15 anni. Quindi, se nei Comuni del cratere si parte da una popolazione di circa 584.000 abitanti, tra 10-15 anni, in previsione, avremo il 15% circa di morti per vecchiaia e il 37% di over 65. Se andiamo avanti così – afferma Petrini Elce - ricostruiremo delle scatole vuote ma non avremo affrontato il cuore del problema”.

Possibili soluzioni?

“Investire su elementi di futuro come i nuclei familiari che restano nel territorio, le imprese, i centri d’eccellenza e i poli universitari che creano crescita. Certamente vanno ricostruiti i simboli culturali, sociali e religiosi dei luoghi, ma accanto a questo occorre creare le condizioni perché questi luoghi diventino ancora più ‘appetibili’”.

A tal proposito, l’architetto Olimpia Niglio ha raccontato, nel corso del convegno, le esperienze del Giappone e della Colombia, dove a soli 3 anni dall’evento sismico, è stato ricostruito tutto e con un criterio ben preciso.

La ricostruzione è partita da “funzioni collettive”, come ad esempio, una biblioteca che crea aggregazione. “Quando facciamo ricostruzione – commenta Petrini Elce - , oltre a restaurare case e muri dovremmo restaurare l’identità collettiva che in quei simboli crollati si riconosceva. Al contrario, la frammentazione dei contributi tra tante piccole realtà private separate non credo farà rinascere i territori”.

L'Osservatorio permanente

Al termine del convegno, è stata annunciata l’attivazione di un Osservatorio permanente da parte di Archilogos, aperto a tutti i contributi di chi vorrà segnalare situazioni di criticità nell’etica della ricostruzione.

“Non vogliamo porci con un atteggiamento di critica nei confronti della politica e dell’amministrazione pubblica, ma, in quanto architetti che lavorano da molto tempo nella ricostruzione, vogliamo essere una risorsa”. Il sito www.archilogos.eu raccoglierà dunque tutte le segnalazioni anche dei privati cittadini.

“La nostra missione – conclude Petrini Elce - è quella di trasformare tutte queste energie finora teoriche in qualcosa di concreto che possa velocizzare e finalizzare nel migliore dei modi la ricostruzione”.

Valentina Russo

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etica

Dopo i vari terremoti che hanno colpito il centro Italia e l’Umbria, il tema della ricostruzione è sempre stato in primo piano. Quello che è emerso dal recente convegno di Solomeo “Terremoto 2016. Un’etica per la ricostruzione tra memoria e futuro” è però un nuovo e diverso approccio al tema.

Cosa c’entra l’etica quando si parla di ricostruzione?

“Un approccio etico alla ricostruzione si traduce in due aspetti – spiega l’architetto Marco Petrini Elce di Archilogos, gruppo di architetti che ha promosso l’evento - . Il primo è relativo alla progettazione e alla necessità di avere consapevolezza quando si restaura o si ricostruisce in ambienti storici. Una progettazione consapevole è data dal riconoscimento della valenza dei luoghi, cominciando dall’ascolto dei contesti in cui deve svolgersi l’azione”.

Poi c’è il secondo significato di “etica della ricostruzione”: “La ricostruzione attuale – continua Petrini Elce - , per come è stata concepita dal punto di vista politico amministrativo, non ha tenuto conto della rifunzionalizzazione degli edifici.

Viene finanziata la ricostruzione dei muri, ma senza nessuna idea o strategia di quello che potrà essere il contesto ricostruito in futuro. Pensiamo soprattutto ai borghi della dorsale appenninica dove già prima del terremoto c’era una ‘vulnerabilità sociale’, cioè già erano oggetto di una decrescita della popolazione”.

Secondo i promotori del convegno dunque, perché la ricostruzione sia ben fatta deve tenere conto dei possibili scenari futuri che si verificheranno sul territorio dove si va ad intervenire. “La ricostruzione impiega in media 10-15 anni. Quindi, se nei Comuni del cratere si parte da una popolazione di circa 584.000 abitanti, tra 10-15 anni, in previsione, avremo il 15% circa di morti per vecchiaia e il 37% di over 65. Se andiamo avanti così – afferma Petrini Elce - ricostruiremo delle scatole vuote ma non avremo affrontato il cuore del problema”.

Possibili soluzioni?

“Investire su elementi di futuro come i nuclei familiari che restano nel territorio, le imprese, i centri d’eccellenza e i poli universitari che creano crescita. Certamente vanno ricostruiti i simboli culturali, sociali e religiosi dei luoghi, ma accanto a questo occorre creare le condizioni perché questi luoghi diventino ancora più ‘appetibili’”.

A tal proposito, l’architetto Olimpia Niglio ha raccontato, nel corso del convegno, le esperienze del Giappone e della Colombia, dove a soli 3 anni dall’evento sismico, è stato ricostruito tutto e con un criterio ben preciso.

La ricostruzione è partita da “funzioni collettive”, come ad esempio, una biblioteca che crea aggregazione. “Quando facciamo ricostruzione – commenta Petrini Elce - , oltre a restaurare case e muri dovremmo restaurare l’identità collettiva che in quei simboli crollati si riconosceva. Al contrario, la frammentazione dei contributi tra tante piccole realtà private separate non credo farà rinascere i territori”.

L'Osservatorio permanente

Al termine del convegno, è stata annunciata l’attivazione di un Osservatorio permanente da parte di Archilogos, aperto a tutti i contributi di chi vorrà segnalare situazioni di criticità nell’etica della ricostruzione.

“Non vogliamo porci con un atteggiamento di critica nei confronti della politica e dell’amministrazione pubblica, ma, in quanto architetti che lavorano da molto tempo nella ricostruzione, vogliamo essere una risorsa”. Il sito www.archilogos.eu raccoglierà dunque tutte le segnalazioni anche dei privati cittadini.

“La nostra missione – conclude Petrini Elce - è quella di trasformare tutte queste energie finora teoriche in qualcosa di concreto che possa velocizzare e finalizzare nel migliore dei modi la ricostruzione”.

Valentina Russo

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TERREMOTO. A Solomeo convegno di architetti per una ricostruzione efficace e “umana” https://www.lavoce.it/terremoto-solomeo-convegno-architetti/ Wed, 29 May 2019 16:20:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54611 convegno

Nasce da un’esigenza, da una preoccupazione, ma anche da un’ambizione, la prima edizione delle Giornate dell’architettura e del restauro, al suo esordio con il convegno “Terremoto 2016. Un’etica per la ricostruzione tra memoria e futuro” in programma il 5 e 6 giugno al teatro Cucinelli di Solomeo.

Promossa da ArchiLogos, gruppo di architetti umbri di recente costituzione, e dalla Fondazione umbra per l’architettura, l’iniziativa si avvale di un Comitato scientifico composto dai maggiori esperti italiani sul tema, professori e architetti di chiara fama quali Riccardo Dalla Negra, Giovanni Carbonara, Antonio Pugliano, Pietro Paolo Pellegrini, Bruno Toscano, Paolo Belardi.

Obiettivo del convegno: ampliare gli orizzonti e il dibattito sul restauro architettonico, accendere i riflettori sulle complessità e criticità della ricostruzione post sisma, sollecitando l’adesione a un approccio nuovo, diverso da quello finora adottato. In pratica, si tratterebbe di affiancare al necessario dato tecnico anche quello culturale, etico, economico, paesaggistico di un territorio e di chi lo vive.

“Siamo preoccupati dal modello adottato nella ricostruzione post-sisma dell’Italia centrale – dichiarano i fondatori di ArchiLogos –. Un approccio dettato quasi esclusivamente da normative tecniche ed economico-amministrative, che lascia in secondo piano l’aspetto qualitativo, culturale e metodologico. Mentre etica e qualità dovrebbero indirizzare ogni intervento”.

Il convegno apre a un confronto interdisciplinare, animato da architetti, ma anche da storici, critici d’arte, soprintendenti, economisti, sociologi e antropologi capaci di portare spunti utili a chi oggi sta vivendo la progettazione post terremoto, in particolare le nuove generazioni. Saranno ben 22 i relatori delle 5 sessioni.

 

Il Programma

Mercoledì 5 giugno

Cinque le sessioni che animeranno le due giornate. Intensa la scaletta degli interventi, dalle 9 alle 13 con ripresa pomeridiana dalle 15. Ma a a parlare saranno in apertura di convegno, le immagini, quelle del breve documentario "TERREinMOTO" prodotto dal Comitato Organizzatore. Poi dopo i saluti istituzionali, breve apertura affidata ad ArechiLogos e Fondazione Umbra per l'Architettura con l'arch. Maria Carmela Frate a cui seguiranno due brevi interventi delle architette Paola Pierotti – moderatrice - e Chiara Dezzi Bardeschi, figlia del celebre architetto Marco Dezzi Bardeschi. Il convegno entrerà quindi nel vivo con la Sessione introduttiva, IL SALE DELLA TERRA dedicata all'aspetto storico della perdita, relatore l'antropologo Luciano Giacché (Università degli Studi di Perugia). Verterà invece sugli aspetti normativi e sulle regole del gioco la Sessione LO STATO DELLE COSE, interventi dalle Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, della dott.ssa Marica Mercalli (Sopr. Umbria) e dell'arch. Alessandra Vittorini (Sopr. L'Aquila). Sullo steso argomento interverranno l'azienda C.V.R. l'arch. Pietro Carlo Pellegrini (Univ. Perugia, Univ. Pisa) e l'economista Luigi Fusco Girard (Univ. Federico II di Napoli). Intero pomeriggio per la Sessione CRIMINI INVISIBILI sui danni del terremoto e del post-terremoto, sull'aleatorietà dei numeri e della loro certezza. Alla Ditta Cotto Etrusco, seguiranno gli interventi degli arch. Francesco Doglioni (Politecnico Milano), Marco Ermentini, Olimpia Niglio, dello storico e critico d'arte Roberto Pasini (Univ. Verona). Dibattito.

Giovedì 6 giugno

Riapertura dei lavori affidata all'arch. Antonio Pugliano (Univ. RomaTre) con cui si giungerà alla quarta Sessione NEL CORSO DEL TEMPO. Previsti gli interventi degli arch. Guendalina Salimei (Univ. La Sapienza-fondatrice T Studio), Joao Soares (Univ, Evora Portogallo), Riccardo Dalla Negra (Univ. Ferrara), dell'azienda Capoferri, dell'imprenditore di Norcia Vincenzo Bianconi. Nel pomeriggio apre l'ultima Sessione RITORNO ALLA VITA l'azienda Kimia a cui seguiranno il prof. Bruno Toscano (Univ. RomaTre), gli arch. Emanuele Fidone (Univ. Siracusa), Vincenzo Latina (Univ. Siracusa e Catania) e l'ing. Paolo Belardi (Univ. Perugia). Prima del dibattito finale, sarà l'arch. Giovanni Carbonara (Univ, La Sapienza, MIBAC) a tirare le somme della due giorni nell'intervento conclusivo e dare l'appuntamento alle Giornate dell'Architettura e del Restauro del 2020 con il “tema che verrà”.  ]]>
convegno

Nasce da un’esigenza, da una preoccupazione, ma anche da un’ambizione, la prima edizione delle Giornate dell’architettura e del restauro, al suo esordio con il convegno “Terremoto 2016. Un’etica per la ricostruzione tra memoria e futuro” in programma il 5 e 6 giugno al teatro Cucinelli di Solomeo.

Promossa da ArchiLogos, gruppo di architetti umbri di recente costituzione, e dalla Fondazione umbra per l’architettura, l’iniziativa si avvale di un Comitato scientifico composto dai maggiori esperti italiani sul tema, professori e architetti di chiara fama quali Riccardo Dalla Negra, Giovanni Carbonara, Antonio Pugliano, Pietro Paolo Pellegrini, Bruno Toscano, Paolo Belardi.

Obiettivo del convegno: ampliare gli orizzonti e il dibattito sul restauro architettonico, accendere i riflettori sulle complessità e criticità della ricostruzione post sisma, sollecitando l’adesione a un approccio nuovo, diverso da quello finora adottato. In pratica, si tratterebbe di affiancare al necessario dato tecnico anche quello culturale, etico, economico, paesaggistico di un territorio e di chi lo vive.

“Siamo preoccupati dal modello adottato nella ricostruzione post-sisma dell’Italia centrale – dichiarano i fondatori di ArchiLogos –. Un approccio dettato quasi esclusivamente da normative tecniche ed economico-amministrative, che lascia in secondo piano l’aspetto qualitativo, culturale e metodologico. Mentre etica e qualità dovrebbero indirizzare ogni intervento”.

Il convegno apre a un confronto interdisciplinare, animato da architetti, ma anche da storici, critici d’arte, soprintendenti, economisti, sociologi e antropologi capaci di portare spunti utili a chi oggi sta vivendo la progettazione post terremoto, in particolare le nuove generazioni. Saranno ben 22 i relatori delle 5 sessioni.

 

Il Programma

Mercoledì 5 giugno

Cinque le sessioni che animeranno le due giornate. Intensa la scaletta degli interventi, dalle 9 alle 13 con ripresa pomeridiana dalle 15. Ma a a parlare saranno in apertura di convegno, le immagini, quelle del breve documentario "TERREinMOTO" prodotto dal Comitato Organizzatore. Poi dopo i saluti istituzionali, breve apertura affidata ad ArechiLogos e Fondazione Umbra per l'Architettura con l'arch. Maria Carmela Frate a cui seguiranno due brevi interventi delle architette Paola Pierotti – moderatrice - e Chiara Dezzi Bardeschi, figlia del celebre architetto Marco Dezzi Bardeschi. Il convegno entrerà quindi nel vivo con la Sessione introduttiva, IL SALE DELLA TERRA dedicata all'aspetto storico della perdita, relatore l'antropologo Luciano Giacché (Università degli Studi di Perugia). Verterà invece sugli aspetti normativi e sulle regole del gioco la Sessione LO STATO DELLE COSE, interventi dalle Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, della dott.ssa Marica Mercalli (Sopr. Umbria) e dell'arch. Alessandra Vittorini (Sopr. L'Aquila). Sullo steso argomento interverranno l'azienda C.V.R. l'arch. Pietro Carlo Pellegrini (Univ. Perugia, Univ. Pisa) e l'economista Luigi Fusco Girard (Univ. Federico II di Napoli). Intero pomeriggio per la Sessione CRIMINI INVISIBILI sui danni del terremoto e del post-terremoto, sull'aleatorietà dei numeri e della loro certezza. Alla Ditta Cotto Etrusco, seguiranno gli interventi degli arch. Francesco Doglioni (Politecnico Milano), Marco Ermentini, Olimpia Niglio, dello storico e critico d'arte Roberto Pasini (Univ. Verona). Dibattito.

Giovedì 6 giugno

Riapertura dei lavori affidata all'arch. Antonio Pugliano (Univ. RomaTre) con cui si giungerà alla quarta Sessione NEL CORSO DEL TEMPO. Previsti gli interventi degli arch. Guendalina Salimei (Univ. La Sapienza-fondatrice T Studio), Joao Soares (Univ, Evora Portogallo), Riccardo Dalla Negra (Univ. Ferrara), dell'azienda Capoferri, dell'imprenditore di Norcia Vincenzo Bianconi. Nel pomeriggio apre l'ultima Sessione RITORNO ALLA VITA l'azienda Kimia a cui seguiranno il prof. Bruno Toscano (Univ. RomaTre), gli arch. Emanuele Fidone (Univ. Siracusa), Vincenzo Latina (Univ. Siracusa e Catania) e l'ing. Paolo Belardi (Univ. Perugia). Prima del dibattito finale, sarà l'arch. Giovanni Carbonara (Univ, La Sapienza, MIBAC) a tirare le somme della due giorni nell'intervento conclusivo e dare l'appuntamento alle Giornate dell'Architettura e del Restauro del 2020 con il “tema che verrà”.  ]]>
Riapre la chiesa San Giovanni Battista di Pila, danneggiata dal sisma 2016 https://www.lavoce.it/chiesa-san-giovanni-battista-pila/ Sat, 06 Apr 2019 07:00:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54331 battista

Dopo la riapertura della chiesa San Pietro Apostolo in Chiugiana di Corciano, un’altra chiesa “leonina” dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, la chiesa parrocchiale San Giovanni Battista di Pila, sarà riaperta al culto oggi, sabato 6 aprile, alle 17, con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, dopo essere stata chiusa a seguito del terremoto del 30 ottobre 2016. E’ un evento significativo non solo per la Chiesa diocesana, ma anche per l’intera comunità civile e a testimoniarlo sarà la presenza del sindaco di Perugia Andrea Romizi alla celebrazione inaugurale. Questa chiesa ha la sua importanza storica e artistica essendo una delle cinquanta chiese “leonine” fatte edificare o ricostruire dal cardinale Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII, fin da quando era vescovo di Perugia, e lo fu per ben 32 anni, dal 1846 al 1878, anno in cui fu eletto Papa.

La chiesa risale alla fine del 1800

La chiesa San Giovanni Battista è stata edificata alla fine dell’800 inglobando i resti di una più antica. Una parte dell’attuale transetto risale al XVI secolo, come anche lo splendido e prezioso Crocifisso di legno di fico che sovrasta l’altare. La chiesa si trova al centro dell’abitato di Pila, frazione del capoluogo umbro costituente l’Unità pastorale “U.p.9” insieme alle parrocchie di Castel del Piano, Pilonico Materno, Badiola e Bagnaia. Il parroco moderatore è don Francesco Buono, che offre il suo servizio pastorale, insieme ai confratelli don Simone Pascarosa, don Cesare Piazzoli e don Robert Solka, ad oltre 11mila anime (gli abitanti residenti dell’intera U.p.9). A don Francesco Buono, ai suoi confratelli e alla generosità di numerosi parrocchiani si deve la riapertura di una chiesa molto a cuore a generazioni di fedeli, il monumento simbolo della storia religiosa e sociale della comunità locale e di molte famiglie, giunte anche da fuori, che vivono e lavorano a Pila e dintorni. Le opere di consolidamento strutturale e di restauro che questa chiesa necessitava a seguito del terremoto dell’ottobre 2016, hanno caratterizzato un «cammino», lo definisce don Francesco Buono, che «non è stato solo di ricostruzione esteriore ma anche di comunione, perché – commenta il parroco – il Santissimo Crocifisso è da sempre punto di riferimento sia per credenti che per non credenti». Quest’antico crocifisso non è prezioso solo per essere un’opera d’arte del Rinascimento umbro, è tale, soprattutto, per la devozione che richiama da secoli. Anche per questo la chiesa che lo custodisce non poteva restare chiusa per troppo tempo. Tant’è vero che, grazie al contributo della Ceu post-terremoto 2016 (elargito con l’obiettivo di permettere ai fedeli di ritornare in chiesa nel più breve tempo possibile) e a tanti privati devoti benefattori, sono stati realizzati i lavori di consolidamento strutturale e di restauro dell’edificio di culto, costati complessivamente 250 mila euro di cui 100 mila concessi dalla Cei e i restanti 150 mila frutto della generosità di numerosi fedeli e persone di buona volontà. Le opere realizzate hanno riguardato, spiega l’ingegner Francesco Vescarelli, direttore dei lavori, «tre pratiche edilizie:
  1. la cerchiatura interna dell’abside con l’inserimento di barre di acciaio;
  2. il consolidamento della parte destra del transetto con micropali;
  3. il rifacimento dell’intero pavimento e la completa tinteggiatura delle pareti interne».
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battista

Dopo la riapertura della chiesa San Pietro Apostolo in Chiugiana di Corciano, un’altra chiesa “leonina” dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, la chiesa parrocchiale San Giovanni Battista di Pila, sarà riaperta al culto oggi, sabato 6 aprile, alle 17, con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, dopo essere stata chiusa a seguito del terremoto del 30 ottobre 2016. E’ un evento significativo non solo per la Chiesa diocesana, ma anche per l’intera comunità civile e a testimoniarlo sarà la presenza del sindaco di Perugia Andrea Romizi alla celebrazione inaugurale. Questa chiesa ha la sua importanza storica e artistica essendo una delle cinquanta chiese “leonine” fatte edificare o ricostruire dal cardinale Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII, fin da quando era vescovo di Perugia, e lo fu per ben 32 anni, dal 1846 al 1878, anno in cui fu eletto Papa.

La chiesa risale alla fine del 1800

La chiesa San Giovanni Battista è stata edificata alla fine dell’800 inglobando i resti di una più antica. Una parte dell’attuale transetto risale al XVI secolo, come anche lo splendido e prezioso Crocifisso di legno di fico che sovrasta l’altare. La chiesa si trova al centro dell’abitato di Pila, frazione del capoluogo umbro costituente l’Unità pastorale “U.p.9” insieme alle parrocchie di Castel del Piano, Pilonico Materno, Badiola e Bagnaia. Il parroco moderatore è don Francesco Buono, che offre il suo servizio pastorale, insieme ai confratelli don Simone Pascarosa, don Cesare Piazzoli e don Robert Solka, ad oltre 11mila anime (gli abitanti residenti dell’intera U.p.9). A don Francesco Buono, ai suoi confratelli e alla generosità di numerosi parrocchiani si deve la riapertura di una chiesa molto a cuore a generazioni di fedeli, il monumento simbolo della storia religiosa e sociale della comunità locale e di molte famiglie, giunte anche da fuori, che vivono e lavorano a Pila e dintorni. Le opere di consolidamento strutturale e di restauro che questa chiesa necessitava a seguito del terremoto dell’ottobre 2016, hanno caratterizzato un «cammino», lo definisce don Francesco Buono, che «non è stato solo di ricostruzione esteriore ma anche di comunione, perché – commenta il parroco – il Santissimo Crocifisso è da sempre punto di riferimento sia per credenti che per non credenti». Quest’antico crocifisso non è prezioso solo per essere un’opera d’arte del Rinascimento umbro, è tale, soprattutto, per la devozione che richiama da secoli. Anche per questo la chiesa che lo custodisce non poteva restare chiusa per troppo tempo. Tant’è vero che, grazie al contributo della Ceu post-terremoto 2016 (elargito con l’obiettivo di permettere ai fedeli di ritornare in chiesa nel più breve tempo possibile) e a tanti privati devoti benefattori, sono stati realizzati i lavori di consolidamento strutturale e di restauro dell’edificio di culto, costati complessivamente 250 mila euro di cui 100 mila concessi dalla Cei e i restanti 150 mila frutto della generosità di numerosi fedeli e persone di buona volontà. Le opere realizzate hanno riguardato, spiega l’ingegner Francesco Vescarelli, direttore dei lavori, «tre pratiche edilizie:
  1. la cerchiatura interna dell’abside con l’inserimento di barre di acciaio;
  2. il consolidamento della parte destra del transetto con micropali;
  3. il rifacimento dell’intero pavimento e la completa tinteggiatura delle pareti interne».
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POST-SISMA. Giro di visite del sottosegretario Vito Crimi in Umbria https://www.lavoce.it/sisma-visite-crimi-umbria/ Thu, 14 Feb 2019 12:00:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54008 Crimi

“Se entro il 31 dicembre di quest’anno non dovessimo avere uno slancio concreto per la ricostruzione, azzereremo tutto”. Parola del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Vito Crimi, con delega alla ricostruzione post-sisma, che lunedì e martedì scorsi ha avuto un’intensa agenda di incontri e visite tra Perugia, la Valnerina e Terni.

Crimi a Norcia

“Per adesso – ha detto durante l’incontro con la popolazione di San Pellegrino di Norcia – lavoriamo sulla legge esistente, migliorandola con nuove deroghe che consentiranno ai Comuni una maggiore autonomia, ma anche maggiori responsabilità. Entro fine anno dobbiamo fare tutto il possibile per far partire e ripartire la ricostruzione”.

Crimi ha annunciato che “entro fine mese” sarà presentato un decreto legge sulla ricostruzione “che conterrà misure coraggiose, compreso l’innalzamento della soglia per l’affidamento diretto degli appalti” oggi fissata a 40 mila euro”. Alzare la soglia comporterà una “riduzione delle misure preventive per evitare la corruzione” ma - ha avvertito Crimi - ci sarà “un controllo collettivo e severissimo in fase successiva”.

Nel corso del confronto con la popolazione una signora del posto ha consegnato, dopo averlo letto, un documento al sottosegretario contenente un elenco di criticità che gli abitanti lamentano, chiedendo di essere maggiormente informati e coinvolti nelle scelte.

Le parole del card. Bassetti

“Mi sembra che si stiano approntando dei criteri per poter camminare insieme e che siano anche risolutivi, anche se la situazione resta molto complessa” ha commentato lunedì il presidente della Cei card. Gualtiero Bassetti, a margine dell’incontro tenutosi in prefettura.

“Ognuno di noi ha presentato le proprie necessità, e lo abbiamo fatto anche noi per gli edifici di culto”, ha aggiunto Bassetti, sottolineando che “come Cei stiamo lavorando per quel che ci compete per l’aspetto dei monumenti, delle chiese e dei beni culturali, in sinergia con tutta la macchina del terremoto”.

Gli obiettivi della presidente Marini

Snellire e velocizzare il procedimento autorizzativo e rafforzare il personale impegnato negli Uffici speciali per la ricostruzione sono le richieste dei Presidenti delle quattro Regioni colpite dagli eventi sismici, ha detto la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini al sottosegretario Crimi. “Ci aspettiamo che Governo e Parlamento le accolgano, se si vuole davvero aiutare la ricostruzione”.

M. R. V.

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Crimi

“Se entro il 31 dicembre di quest’anno non dovessimo avere uno slancio concreto per la ricostruzione, azzereremo tutto”. Parola del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Vito Crimi, con delega alla ricostruzione post-sisma, che lunedì e martedì scorsi ha avuto un’intensa agenda di incontri e visite tra Perugia, la Valnerina e Terni.

Crimi a Norcia

“Per adesso – ha detto durante l’incontro con la popolazione di San Pellegrino di Norcia – lavoriamo sulla legge esistente, migliorandola con nuove deroghe che consentiranno ai Comuni una maggiore autonomia, ma anche maggiori responsabilità. Entro fine anno dobbiamo fare tutto il possibile per far partire e ripartire la ricostruzione”.

Crimi ha annunciato che “entro fine mese” sarà presentato un decreto legge sulla ricostruzione “che conterrà misure coraggiose, compreso l’innalzamento della soglia per l’affidamento diretto degli appalti” oggi fissata a 40 mila euro”. Alzare la soglia comporterà una “riduzione delle misure preventive per evitare la corruzione” ma - ha avvertito Crimi - ci sarà “un controllo collettivo e severissimo in fase successiva”.

Nel corso del confronto con la popolazione una signora del posto ha consegnato, dopo averlo letto, un documento al sottosegretario contenente un elenco di criticità che gli abitanti lamentano, chiedendo di essere maggiormente informati e coinvolti nelle scelte.

Le parole del card. Bassetti

“Mi sembra che si stiano approntando dei criteri per poter camminare insieme e che siano anche risolutivi, anche se la situazione resta molto complessa” ha commentato lunedì il presidente della Cei card. Gualtiero Bassetti, a margine dell’incontro tenutosi in prefettura.

“Ognuno di noi ha presentato le proprie necessità, e lo abbiamo fatto anche noi per gli edifici di culto”, ha aggiunto Bassetti, sottolineando che “come Cei stiamo lavorando per quel che ci compete per l’aspetto dei monumenti, delle chiese e dei beni culturali, in sinergia con tutta la macchina del terremoto”.

Gli obiettivi della presidente Marini

Snellire e velocizzare il procedimento autorizzativo e rafforzare il personale impegnato negli Uffici speciali per la ricostruzione sono le richieste dei Presidenti delle quattro Regioni colpite dagli eventi sismici, ha detto la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini al sottosegretario Crimi. “Ci aspettiamo che Governo e Parlamento le accolgano, se si vuole davvero aiutare la ricostruzione”.

M. R. V.

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Terremoto. La nuova Norcia e i dati sulle famiglie residenti https://www.lavoce.it/terremoto-nuova-norcia-dati-famiglie/ Fri, 02 Nov 2018 10:00:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53280 Norcia

Sono stati giorni intensi quelli di fine ottobre, che hanno visto protagonista la città di Norcia nel fare memoria del secondo anniversario del sisma che nel 2016 ha letteralmente sconvolto la vita dei suoi abitanti, così come quella dei Comuni di Cascia e Preci.

Cosa è accaduto nel 2016

La ‘botta grossa’, quella del 24 agosto che ha portato oltre 200 morti tra Amatrice (Ri) e Arquata del Tronto (Ap), sembrava essere il culmine, ma non era così. Nessuno avrebbe mai immaginato che, dopo un paio di mesi, la terra avrebbe ripreso a tremare con violenza inaudita il 26 ottobre, raggiungendo il culmine domenica 30 ottobre alle 7.41, quando una nube bianca di polvere e macerie ha ricoperto in pochi attimi la città. La basilica di San Benedetto è divenuta simbolo di quel tragico evento; oggi l’auspicio è che lo sia anche per la ricostruzione.

La ricostruzione

Proprio questo è il tema sul quale si sono incentrate le iniziative dei questi giorni di ‘ricordo’. La ricorrenza offre il pretesto per tracciare un bilancio di quanto è stato fatto e quanto c’è da fare.

Per quanto riguarda l’Umbria, si è usciti dalla fase dell’emergenza - anche se, di fatto, terminerà solo quando tutti saranno rientrati nelle rispettive abitazioni. Per tutte le abitazioni, prime e seconde case, ci sarà il finanziamento per la ricostruzione degli immobili, come concordato da tutte le istituzioni.

Ad oggi si contano all’Ufficio speciale per la ricostruzione di Foligno (il distaccamento è a Norcia) circa mille pratiche di ricostruzione per il danno lieve, ossia quello identificato da scheda Aedes recante la lettera ‘B’. Di queste, circa 400 sono in lavorazione, circa 400 i cantieri aperti e qualche decina i cantieri conclusi.

A Norcia qualche famiglia è rientrata nelle rispettive abitazioni, anche nel centro storico. Le pratiche attese sono però circa 9.000, e si stima di raggiungere il picco nel 2019. Ma il personale dell’Ufficio speciale ricostruzione è in scadenza al 31 dicembre 2018, e questo può rappresentare una criticità.

“Per quanto riguarda la ricostruzione privata - ha detto la presidente della Regione, Catiuscia Marini - siamo in linea nei tempi con il sisma del 1997; più avanti rispetto a L’Aquila (2009) e in parallelo con quello dell’Emilia Romagna (2012). Siamo in una fase ormai operativa e abbiamo anche approvato, prima tra le Regioni coinvolte dal terremoto, la legge sulla ricostruzione con cui ci poniamo l’obiettivo non solo di una ricostruzione fisica degli edifici, ma anche della ricostruzione economica e sociale della Valnerina e di Spoleto. L’attuazione della ricostruzione – ha aggiunto - dovrà avvenire nei tempi necessari, con autorizzazioni che devono essere date nella garanzia della legalità, ma anche della qualità della ricostruzione, della trasparenza”.

La Presidente rimarca poi come “non si possa gestire l’emergenza con procedure normative ordinarie. La ricostruzione deve essere gestita dai territori, e quindi in capo ai Comuni e alle Regioni: sono loro i primi che conoscono le esigenze e a cui i cittadini chiedono le risposte, non può essere palazzo Chigi”.

La nuova Norcia

Ricostruzione dunque la parola chiave di questi giorni. “Vogliamo guardare avanti ed iniziare a pensare alla nuova città, che dovrà essere innanzitutto sicura - ha detto il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno. - Abbiamo proposto alla cittadinanza una serie di spunti di riflessione, un ‘decalogo’ che possa essere il più ampiamente partecipato da cittadini, associazioni e imprese, per ricostruire la Norcia del futuro”.

Alemanno ha poi elencato in un report i numeri attraverso i quali si può quantificare l’ingente mole di lavoro che gli Uffici comunali stanno portando avanti da due anni a questa parte. Risulta tra l’altro che 1.376 sono gli abitanti delle Sae (soluzioni abitative d’emergenza) nel territorio comunale; 1.812 le persone assistite attraverso il Contributo di autonoma sistemazione (Cas).

Tra i dati che lasciano ben sperare per il futuro, anche la sostanziale invariabilità del numero della popolazione rispetto ad agosto 2016, che allontana l’ipotesi di un’emigrazione di massa. Si segnala anche un incremento degli studenti nelle scuole e all’asilo nido comunale, che è passato da 24 a 32 bambini.

I giorni dell’anniversario sono stati anche di ‘ripartenza’, come quella del ‘Deltaplano’ di Castelluccio: una struttura temporanea di circa 1.500 mq che ospita le attività commerciali del borgo, che sta finalmente spiccando il volo. “Ogni inaugurazione che abbiamo fatto - ha detto il Sindaco - ha significato restituire qualcosa alla nostra comunità, divenuta sinonimo concreto di resilienza. Sono orgoglioso di poterla rappresentare, e sono convinto che insieme ce la faremo”.

Paolo Millefiorini

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Norcia

Sono stati giorni intensi quelli di fine ottobre, che hanno visto protagonista la città di Norcia nel fare memoria del secondo anniversario del sisma che nel 2016 ha letteralmente sconvolto la vita dei suoi abitanti, così come quella dei Comuni di Cascia e Preci.

Cosa è accaduto nel 2016

La ‘botta grossa’, quella del 24 agosto che ha portato oltre 200 morti tra Amatrice (Ri) e Arquata del Tronto (Ap), sembrava essere il culmine, ma non era così. Nessuno avrebbe mai immaginato che, dopo un paio di mesi, la terra avrebbe ripreso a tremare con violenza inaudita il 26 ottobre, raggiungendo il culmine domenica 30 ottobre alle 7.41, quando una nube bianca di polvere e macerie ha ricoperto in pochi attimi la città. La basilica di San Benedetto è divenuta simbolo di quel tragico evento; oggi l’auspicio è che lo sia anche per la ricostruzione.

La ricostruzione

Proprio questo è il tema sul quale si sono incentrate le iniziative dei questi giorni di ‘ricordo’. La ricorrenza offre il pretesto per tracciare un bilancio di quanto è stato fatto e quanto c’è da fare.

Per quanto riguarda l’Umbria, si è usciti dalla fase dell’emergenza - anche se, di fatto, terminerà solo quando tutti saranno rientrati nelle rispettive abitazioni. Per tutte le abitazioni, prime e seconde case, ci sarà il finanziamento per la ricostruzione degli immobili, come concordato da tutte le istituzioni.

Ad oggi si contano all’Ufficio speciale per la ricostruzione di Foligno (il distaccamento è a Norcia) circa mille pratiche di ricostruzione per il danno lieve, ossia quello identificato da scheda Aedes recante la lettera ‘B’. Di queste, circa 400 sono in lavorazione, circa 400 i cantieri aperti e qualche decina i cantieri conclusi.

A Norcia qualche famiglia è rientrata nelle rispettive abitazioni, anche nel centro storico. Le pratiche attese sono però circa 9.000, e si stima di raggiungere il picco nel 2019. Ma il personale dell’Ufficio speciale ricostruzione è in scadenza al 31 dicembre 2018, e questo può rappresentare una criticità.

“Per quanto riguarda la ricostruzione privata - ha detto la presidente della Regione, Catiuscia Marini - siamo in linea nei tempi con il sisma del 1997; più avanti rispetto a L’Aquila (2009) e in parallelo con quello dell’Emilia Romagna (2012). Siamo in una fase ormai operativa e abbiamo anche approvato, prima tra le Regioni coinvolte dal terremoto, la legge sulla ricostruzione con cui ci poniamo l’obiettivo non solo di una ricostruzione fisica degli edifici, ma anche della ricostruzione economica e sociale della Valnerina e di Spoleto. L’attuazione della ricostruzione – ha aggiunto - dovrà avvenire nei tempi necessari, con autorizzazioni che devono essere date nella garanzia della legalità, ma anche della qualità della ricostruzione, della trasparenza”.

La Presidente rimarca poi come “non si possa gestire l’emergenza con procedure normative ordinarie. La ricostruzione deve essere gestita dai territori, e quindi in capo ai Comuni e alle Regioni: sono loro i primi che conoscono le esigenze e a cui i cittadini chiedono le risposte, non può essere palazzo Chigi”.

La nuova Norcia

Ricostruzione dunque la parola chiave di questi giorni. “Vogliamo guardare avanti ed iniziare a pensare alla nuova città, che dovrà essere innanzitutto sicura - ha detto il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno. - Abbiamo proposto alla cittadinanza una serie di spunti di riflessione, un ‘decalogo’ che possa essere il più ampiamente partecipato da cittadini, associazioni e imprese, per ricostruire la Norcia del futuro”.

Alemanno ha poi elencato in un report i numeri attraverso i quali si può quantificare l’ingente mole di lavoro che gli Uffici comunali stanno portando avanti da due anni a questa parte. Risulta tra l’altro che 1.376 sono gli abitanti delle Sae (soluzioni abitative d’emergenza) nel territorio comunale; 1.812 le persone assistite attraverso il Contributo di autonoma sistemazione (Cas).

Tra i dati che lasciano ben sperare per il futuro, anche la sostanziale invariabilità del numero della popolazione rispetto ad agosto 2016, che allontana l’ipotesi di un’emigrazione di massa. Si segnala anche un incremento degli studenti nelle scuole e all’asilo nido comunale, che è passato da 24 a 32 bambini.

I giorni dell’anniversario sono stati anche di ‘ripartenza’, come quella del ‘Deltaplano’ di Castelluccio: una struttura temporanea di circa 1.500 mq che ospita le attività commerciali del borgo, che sta finalmente spiccando il volo. “Ogni inaugurazione che abbiamo fatto - ha detto il Sindaco - ha significato restituire qualcosa alla nostra comunità, divenuta sinonimo concreto di resilienza. Sono orgoglioso di poterla rappresentare, e sono convinto che insieme ce la faremo”.

Paolo Millefiorini

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Terremoto. Due anni dopo, la storia di don Natale e Carla che hanno deciso di rimanere in mezzo alla loro gente https://www.lavoce.it/terremoto-storia-natale-carla/ Tue, 30 Oct 2018 10:00:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53247 storia

Una presenza discreta, silenziosa ma reale. Potrebbe sintetizzarsi così la scelta di don Natale Rossi e di Carla Corazzi, sacerdote di 96 anni il primo e consacrata dell’ Ordo virginum la seconda, di professione insegnante. Entrambi terremotati, con l’abitazione distrutta dalle scosse sismiche dell’agosto e dell’ottobre 2016, hanno rinunciato a lasciare la loro terra per restare tra la loro gente e condividere tutte le difficoltà di una vita da ricostruire in ogni sua dimensione. In questo modo don Natale e Carla cercano di essere una presenza visibile della Chiesa locale che non ha mai smesso di portare, in ogni maniera, il suo aiuto alla comunità colpita dal terremoto.

La storia di don Natale Rossi

Don Natale Rossi da più di un anno è tornato a vivere a San Giorgio, frazione di Cascia, nell’altopiano di Avendita, dove è stato parroco per 69 anni, praticamente da quando è stato ordinato prete. “Era il 26 giugno del 1949” dice con un moto di orgoglio. Seduto sul divano della sua Sae (Soluzione abitativa di emergenza) racconta il perché della scelta di tornare “a casa”. A Roccaporena, paese natale di santa Rita, dove l’arcidiocesi gli aveva trovato una sistemazione dopo il sisma, don Natale, che è il prete più anziano della diocesi, non voleva più stare: “Sono troppi, 30 km, da percorrere tutti giorni per andare a San Giorgio a celebrare. La mia vita è qui tra i miei parrocchiani, lontano da loro non riesco a stare. Con la mia comunità siamo sempre stati un cuore solo e un’anima sola. Non mi sono mai tirato indietro. Non li ho mai abbandonati. Dopo ogni terremoto, ci siamo rialzati tutti insieme”.

“Qui a San Giorgio celebro la messa tutti i giorni alle 16 in una piccola cappellina realizzata da volontari fiorentini. Siamo rimasti in 60 abitanti: tra loro c’è chi viene per parlare, chi per confessarsi e chi semplicemente per farmi visita. Il resto della mia giornata lo passo a pregare il breviario e a recitare il rosario. Ne dico anche sette in un giorno. Prego per tutti, per i terremotati, per la Chiesa, per la diocesi, per i preti, per i parrocchiani, per chi è malato”.

Questo è il tempo della vicinanza, della condivisione e del coraggio. “Di terremoti ne ho visti tanti e non ho mai avuto paura. Siamo sempre rimasti. Le chiacchiere le lascio a chi promette la ricostruzione e poi se ne va senza tornare più” racconta pacato mentre carezza un bastone intagliato a mano, dono di un suo parrocchiano. “A una cosa sola non mi rassegno: all’agonia della mia comunità e del mio paese. È una grande pena per me pensare alla chiesa che è chiusa, a chi è stato costretto a lasciare questa terra. Il sogno è di vederla riaperta e piena. È anche per questo che sono tornato tra la mia gente”.

Il racconto di Carla Corazzi

Analogo percorso lo ha compiuto Carla Corazzi, sfollata. Il sisma l’ha colpita nella casa di Norcia, dove risiedeva da cinque anni e dove collaborava con l’arcidiocesi. Dopo le scosse di agosto e quelle successive di ottobre 2016, dopo aver passato un mese come ospite con altre 100 persone in una palestra e poi in casa dei suoi genitori ad Assisi, Carla rinuncia alla sistemazione in albergo, prevista per i terremotati, per tornare a Norcia tra la sua gente e i suoi studenti. Oggi vive in una ‘casetta’ di 40 mq nel villaggio Sae in località Misciano che, con le sue 200 famiglie, è il più grande tra i Sae di Norcia.

“Dopo due anni le persone soffrono ancora molto; e stare loro vicino, in punta di piedi, con la semplice presenza, è importante - spiega Carla. - La gente sa chi sono e cosa faccio. Alcuni vengono a parlare, a piangere a sfogarsi, cerco di dare loro conforto. Danno una testimonianza di grande dignità.

Insieme cerchiamo la forza di ritrovarci e riprendere la vita interrotta dal sisma. E non mi riferisco solo al cammino di fede”.

Un avamposto di Chiesa che si gioca la sua credibilità anche tra le macerie del sisma. Carla racconta così la sua presenza che si nutre di “semplici gesti concreti come dirsi ‘buongiorno’. Nel dolore la gente tende a chiudersi, importante allora è trovare uno spiraglio per consolare e sentirsi consolato. Dio non ci ha abbandonato, ma ci invita a fidarci gli uni gli altri, a preservare le relazioni, andando oltre le incomprensioni e soprattutto a deporre l’orgoglio per vivere insieme senza troppi problemi”.

Nel villaggio per ora non c’è una cappella, ma la parrocchia ha organizzato una navetta che trasporta le persone che lo desiderano nel centro pastorale di Santa Maria delle Grazie dove possono partecipare alla messa. “Il terremoto ha lasciato macerie e depressione, oscurità, tristezza, malinconia” sottolinea Carla che, tuttavia, non manca di evidenziare temi di speranza: uno di questi sono i giovani. Mentre a Roma si celebra un Sinodo loro dedicato, Carla ama ricordarli così: “Durante il terremoto i giovani sono stati bravi e coraggiosi. Non sono andati via. Sono rimasti, hanno voglia di ritrovarsi, ma necessitano di luoghi di incontro. Per ora è la scuola, ma dopo?”.

Una domanda che resta sospesa mentre le luci del villaggio Misciano si accendono dando segnali di vita. Nella vicina piazza San Benedetto a Norcia il rumore delle gru e degli operai si spegne al calar del sole. Dopo due anni non si spegne invece la speranza di vedere un giorno di nuovo la piazza piena e la basilica del Santo ricostruita.

Daniele Rocchi

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storia

Una presenza discreta, silenziosa ma reale. Potrebbe sintetizzarsi così la scelta di don Natale Rossi e di Carla Corazzi, sacerdote di 96 anni il primo e consacrata dell’ Ordo virginum la seconda, di professione insegnante. Entrambi terremotati, con l’abitazione distrutta dalle scosse sismiche dell’agosto e dell’ottobre 2016, hanno rinunciato a lasciare la loro terra per restare tra la loro gente e condividere tutte le difficoltà di una vita da ricostruire in ogni sua dimensione. In questo modo don Natale e Carla cercano di essere una presenza visibile della Chiesa locale che non ha mai smesso di portare, in ogni maniera, il suo aiuto alla comunità colpita dal terremoto.

La storia di don Natale Rossi

Don Natale Rossi da più di un anno è tornato a vivere a San Giorgio, frazione di Cascia, nell’altopiano di Avendita, dove è stato parroco per 69 anni, praticamente da quando è stato ordinato prete. “Era il 26 giugno del 1949” dice con un moto di orgoglio. Seduto sul divano della sua Sae (Soluzione abitativa di emergenza) racconta il perché della scelta di tornare “a casa”. A Roccaporena, paese natale di santa Rita, dove l’arcidiocesi gli aveva trovato una sistemazione dopo il sisma, don Natale, che è il prete più anziano della diocesi, non voleva più stare: “Sono troppi, 30 km, da percorrere tutti giorni per andare a San Giorgio a celebrare. La mia vita è qui tra i miei parrocchiani, lontano da loro non riesco a stare. Con la mia comunità siamo sempre stati un cuore solo e un’anima sola. Non mi sono mai tirato indietro. Non li ho mai abbandonati. Dopo ogni terremoto, ci siamo rialzati tutti insieme”.

“Qui a San Giorgio celebro la messa tutti i giorni alle 16 in una piccola cappellina realizzata da volontari fiorentini. Siamo rimasti in 60 abitanti: tra loro c’è chi viene per parlare, chi per confessarsi e chi semplicemente per farmi visita. Il resto della mia giornata lo passo a pregare il breviario e a recitare il rosario. Ne dico anche sette in un giorno. Prego per tutti, per i terremotati, per la Chiesa, per la diocesi, per i preti, per i parrocchiani, per chi è malato”.

Questo è il tempo della vicinanza, della condivisione e del coraggio. “Di terremoti ne ho visti tanti e non ho mai avuto paura. Siamo sempre rimasti. Le chiacchiere le lascio a chi promette la ricostruzione e poi se ne va senza tornare più” racconta pacato mentre carezza un bastone intagliato a mano, dono di un suo parrocchiano. “A una cosa sola non mi rassegno: all’agonia della mia comunità e del mio paese. È una grande pena per me pensare alla chiesa che è chiusa, a chi è stato costretto a lasciare questa terra. Il sogno è di vederla riaperta e piena. È anche per questo che sono tornato tra la mia gente”.

Il racconto di Carla Corazzi

Analogo percorso lo ha compiuto Carla Corazzi, sfollata. Il sisma l’ha colpita nella casa di Norcia, dove risiedeva da cinque anni e dove collaborava con l’arcidiocesi. Dopo le scosse di agosto e quelle successive di ottobre 2016, dopo aver passato un mese come ospite con altre 100 persone in una palestra e poi in casa dei suoi genitori ad Assisi, Carla rinuncia alla sistemazione in albergo, prevista per i terremotati, per tornare a Norcia tra la sua gente e i suoi studenti. Oggi vive in una ‘casetta’ di 40 mq nel villaggio Sae in località Misciano che, con le sue 200 famiglie, è il più grande tra i Sae di Norcia.

“Dopo due anni le persone soffrono ancora molto; e stare loro vicino, in punta di piedi, con la semplice presenza, è importante - spiega Carla. - La gente sa chi sono e cosa faccio. Alcuni vengono a parlare, a piangere a sfogarsi, cerco di dare loro conforto. Danno una testimonianza di grande dignità.

Insieme cerchiamo la forza di ritrovarci e riprendere la vita interrotta dal sisma. E non mi riferisco solo al cammino di fede”.

Un avamposto di Chiesa che si gioca la sua credibilità anche tra le macerie del sisma. Carla racconta così la sua presenza che si nutre di “semplici gesti concreti come dirsi ‘buongiorno’. Nel dolore la gente tende a chiudersi, importante allora è trovare uno spiraglio per consolare e sentirsi consolato. Dio non ci ha abbandonato, ma ci invita a fidarci gli uni gli altri, a preservare le relazioni, andando oltre le incomprensioni e soprattutto a deporre l’orgoglio per vivere insieme senza troppi problemi”.

Nel villaggio per ora non c’è una cappella, ma la parrocchia ha organizzato una navetta che trasporta le persone che lo desiderano nel centro pastorale di Santa Maria delle Grazie dove possono partecipare alla messa. “Il terremoto ha lasciato macerie e depressione, oscurità, tristezza, malinconia” sottolinea Carla che, tuttavia, non manca di evidenziare temi di speranza: uno di questi sono i giovani. Mentre a Roma si celebra un Sinodo loro dedicato, Carla ama ricordarli così: “Durante il terremoto i giovani sono stati bravi e coraggiosi. Non sono andati via. Sono rimasti, hanno voglia di ritrovarsi, ma necessitano di luoghi di incontro. Per ora è la scuola, ma dopo?”.

Una domanda che resta sospesa mentre le luci del villaggio Misciano si accendono dando segnali di vita. Nella vicina piazza San Benedetto a Norcia il rumore delle gru e degli operai si spegne al calar del sole. Dopo due anni non si spegne invece la speranza di vedere un giorno di nuovo la piazza piena e la basilica del Santo ricostruita.

Daniele Rocchi

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