religione cattolica nelle scuole Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/religione-cattolica-nelle-scuole/ Settimanale di informazione regionale Fri, 19 Jan 2024 10:14:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg religione cattolica nelle scuole Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/religione-cattolica-nelle-scuole/ 32 32 Insegnanti di religione. Arriva l’intesa per il nuovo concorso, atteso da vent’anni https://www.lavoce.it/insegnanti-religione-arriva-intesa-per-concorso-atteso-da-venti-anni/ https://www.lavoce.it/insegnanti-religione-arriva-intesa-per-concorso-atteso-da-venti-anni/#respond Thu, 18 Jan 2024 15:33:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74627 Un'insegnante in primo piano di profilo con un gesso bianco in mano mentre scrive delle frasi su una lavagna nera

A vent’anni di distanza, si terrà finalmente un nuovo concorso pubblico per gli insegnanti di Religione cattolica. Lo prevede l’intesa firmata nei giorni scorsi dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, e dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. L’accordo riguarda il concorso ordinario per la copertura del 30 per cento dei posti vacanti; il restante 70 per cento dei posti disponibili sarà invece assegnato con una procedura straordinaria, riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. Complessivamente si tratta di circa 6.400 insegnanti in tutta Italia. Tra i requisiti per partecipare alla selezione – che si articolerà in una prova scritta e in una orale – è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento della Religione cattolica, “rilasciata dal responsabile dell’Ufficio diocesano competente, nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di partecipazione”.

In attesa del bando.  Liucci: “da sette anni annunci e poi niente”

Per il momento manca ancora il bando effettivo. E non è solo un pro-forma, perché “sono ormai trascorsi sette anni dalla notizia che sarebbe uscito il bando, e ogni anno si è ripetuta la stessa promessa, che puntualmente non si è realizzata”, commenta con un po’ di amarezza il referente Irc per l’Umbria, prof. Massimo Liucci.

In Umbria 450 insegnanti di religione

Nella nostra Regione gli insegnanti di Religione cattolica ammontano a circa 450. Il card. Zuppi ha comunque espresso gratitudine al ministro per “aver colmato un vuoto, e per la collaborazione aperta e feconda che si è instaurata in vista di questo importante passaggio. Al di là dell’atto formale, richiesto dalla legge, il presente accordo riconosce e riafferma il valore degli insegnanti di Religione nelle nostre scuole: educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare. È giusto che sia data loro maggiore stabilità e sicurezza”. A sua volta Valditara ha promesso: “Tradurremo rapidamente questo accordo in fatti concreti”. Secondo alcune ipotesi, già a febbraio potrebbe essere pubblicato il bando del concorso ordinario, in cui sarà stabilita la data della prova. Per il ministro, una “soluzione equilibrata”, che tiene conto sia della qualità dell’insegnamento sia delle “legittime aspettative” di tanti insegnanti

Boom di iscritti all’Issra di Assisi, per il titolo che abilita all'insegnamento

Sono circa 150, tra studenti ordinari e ospiti, i nuovi gli iscritti all’Issra, l’Istituto superiore di scienze religiose di Assisi. Il che significa un numero addirittura triplicato rispetto a cinque anni fa. In Umbria la laurea quinquennale presso l’Issra dà l’unico titolo di studio valido per l’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole. La specializzazione post-triennio comunque offre anche una formazione catechetico-ministeriale, con particolare attenzione all’ambito del matrimonio e alla dottrina sociale della Chiesa. Per informazioni sui corsi, iscrizioni, contatti si può consultare il sito ISSRA. Dario Rivarossa]]>
Un'insegnante in primo piano di profilo con un gesso bianco in mano mentre scrive delle frasi su una lavagna nera

A vent’anni di distanza, si terrà finalmente un nuovo concorso pubblico per gli insegnanti di Religione cattolica. Lo prevede l’intesa firmata nei giorni scorsi dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, e dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. L’accordo riguarda il concorso ordinario per la copertura del 30 per cento dei posti vacanti; il restante 70 per cento dei posti disponibili sarà invece assegnato con una procedura straordinaria, riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. Complessivamente si tratta di circa 6.400 insegnanti in tutta Italia. Tra i requisiti per partecipare alla selezione – che si articolerà in una prova scritta e in una orale – è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento della Religione cattolica, “rilasciata dal responsabile dell’Ufficio diocesano competente, nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di partecipazione”.

In attesa del bando.  Liucci: “da sette anni annunci e poi niente”

Per il momento manca ancora il bando effettivo. E non è solo un pro-forma, perché “sono ormai trascorsi sette anni dalla notizia che sarebbe uscito il bando, e ogni anno si è ripetuta la stessa promessa, che puntualmente non si è realizzata”, commenta con un po’ di amarezza il referente Irc per l’Umbria, prof. Massimo Liucci.

In Umbria 450 insegnanti di religione

Nella nostra Regione gli insegnanti di Religione cattolica ammontano a circa 450. Il card. Zuppi ha comunque espresso gratitudine al ministro per “aver colmato un vuoto, e per la collaborazione aperta e feconda che si è instaurata in vista di questo importante passaggio. Al di là dell’atto formale, richiesto dalla legge, il presente accordo riconosce e riafferma il valore degli insegnanti di Religione nelle nostre scuole: educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare. È giusto che sia data loro maggiore stabilità e sicurezza”. A sua volta Valditara ha promesso: “Tradurremo rapidamente questo accordo in fatti concreti”. Secondo alcune ipotesi, già a febbraio potrebbe essere pubblicato il bando del concorso ordinario, in cui sarà stabilita la data della prova. Per il ministro, una “soluzione equilibrata”, che tiene conto sia della qualità dell’insegnamento sia delle “legittime aspettative” di tanti insegnanti

Boom di iscritti all’Issra di Assisi, per il titolo che abilita all'insegnamento

Sono circa 150, tra studenti ordinari e ospiti, i nuovi gli iscritti all’Issra, l’Istituto superiore di scienze religiose di Assisi. Il che significa un numero addirittura triplicato rispetto a cinque anni fa. In Umbria la laurea quinquennale presso l’Issra dà l’unico titolo di studio valido per l’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole. La specializzazione post-triennio comunque offre anche una formazione catechetico-ministeriale, con particolare attenzione all’ambito del matrimonio e alla dottrina sociale della Chiesa. Per informazioni sui corsi, iscrizioni, contatti si può consultare il sito ISSRA. Dario Rivarossa]]>
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Insegnanti di religione cattolica, un tesoro aperto a tutti https://www.lavoce.it/insegnanti-di-religione-cattolica-un-tesoro-aperto-a-tutti/ https://www.lavoce.it/insegnanti-di-religione-cattolica-un-tesoro-aperto-a-tutti/#respond Wed, 17 Jan 2024 15:23:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74551 Una insegnante con i capelli biondi con la camicia bianca a mezzo busto di fronte, sullo sfondo delle immagini sacre, durante l'ora di religione in una scuola

Una preziosa opportunità formativa, che arricchisce il percorso scolastico promuovendo la conoscenza delle radici e dei valori cristiani della cultura italiana”.  Così definisce l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) il consueto messaggio della Presidenza dei vescovi italiani in occasione delle iscrizioni scolastiche. Vale la pena di sottolineare questa espressione, perché riassume il significato profondo di un’attività “ridisegnata” profondamente nel 1984 con il nuovo Concordato, dopo tanti anni di discussione e riflessione a proposito del ruolo di un insegnamento religioso nella scuola.

Quale fu l’indirizzo scelto? Quali le motivazioni che hanno portato all’attuale disciplina? Sostanzialmente la necessità che nel percorso formativo della scuola di tutti si dovesse/potesse affrontare anche l’ambito della coscienza religiosa e/o più in generale della spiritualità. Sarebbe lungo qui elencare i tanti passaggi della cosiddetta “stagione dei dibattiti”, ma certamente il dato di fondo fu la riflessione pedagogica e la considerazione della crescita integrale dell’allievo. Crescita integrale cui non poteva mancare, appunto, una dimensione così importante come quella legata all’ambito del trascendente. Naturalmente in modo assolutamente indipendente dalle scelte di fede di ciascuno.

In un documento scolastico importantissimo (anche se messo da parte) si leggeva nel 1983 che “la scuola pubblica… nell’accogliere tutti i contenuti di esperienza affettivi, morali e ambientali di cui l’alunno è portatore, deve favorire anche attraverso la conoscenza dei fatti e dei fenomeni religiosi lo svolgersi e l’esprimersi della sua personalità e contribuire alla formazione di un costume di reciproca comprensione e di rispetto tra soggetti, pur di differenti posizioni in materia di religione, siano essi credenti o non credenti” (Commissione Fassino, per le scuole elementari).

L’Irc ha certamente chiara questa prospettiva. Si propone come servizio alla scuola di tutti, è “patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte” (così scrive Ernesto Diaco, responsabile del Servizio nazionale per l’Irc a margine del messaggio della Presidenza Cei) e, ancora lo sottolineano i vescovi, si fonda su una “alleanza educativa” tra Chiesa e scuola, tra Chiesa e Stato, ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani, ma insieme impegnati “alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese” (art. 1 Nuovo Concordato).

Questo è il quadro di riferimento di un insegnamento che mira alle finalità della scuola, che permette di conoscere radici e valori della nostra cultura, del “patrimonio storico” del popolo italiano. Un insegnamento che è occasione per tutti, senza esclusione e senza richieste di adesione di fede. Laico, impartito da insegnanti dedicati e professionisti, competenti, esponenti di una Chiesa che attraverso di loro si mette a disposizione della scuola, riconosce la sua autonomia, indossa il grembiule servendo il bene comune e rispondendo all’invito del Concilio Vaticano II che non a caso ha dato un impulso fondamentale proprio alla riflessione e al cambiamento anche per l’Irc.

Alberto Campoleoni
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Una insegnante con i capelli biondi con la camicia bianca a mezzo busto di fronte, sullo sfondo delle immagini sacre, durante l'ora di religione in una scuola

Una preziosa opportunità formativa, che arricchisce il percorso scolastico promuovendo la conoscenza delle radici e dei valori cristiani della cultura italiana”.  Così definisce l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) il consueto messaggio della Presidenza dei vescovi italiani in occasione delle iscrizioni scolastiche. Vale la pena di sottolineare questa espressione, perché riassume il significato profondo di un’attività “ridisegnata” profondamente nel 1984 con il nuovo Concordato, dopo tanti anni di discussione e riflessione a proposito del ruolo di un insegnamento religioso nella scuola.

Quale fu l’indirizzo scelto? Quali le motivazioni che hanno portato all’attuale disciplina? Sostanzialmente la necessità che nel percorso formativo della scuola di tutti si dovesse/potesse affrontare anche l’ambito della coscienza religiosa e/o più in generale della spiritualità. Sarebbe lungo qui elencare i tanti passaggi della cosiddetta “stagione dei dibattiti”, ma certamente il dato di fondo fu la riflessione pedagogica e la considerazione della crescita integrale dell’allievo. Crescita integrale cui non poteva mancare, appunto, una dimensione così importante come quella legata all’ambito del trascendente. Naturalmente in modo assolutamente indipendente dalle scelte di fede di ciascuno.

In un documento scolastico importantissimo (anche se messo da parte) si leggeva nel 1983 che “la scuola pubblica… nell’accogliere tutti i contenuti di esperienza affettivi, morali e ambientali di cui l’alunno è portatore, deve favorire anche attraverso la conoscenza dei fatti e dei fenomeni religiosi lo svolgersi e l’esprimersi della sua personalità e contribuire alla formazione di un costume di reciproca comprensione e di rispetto tra soggetti, pur di differenti posizioni in materia di religione, siano essi credenti o non credenti” (Commissione Fassino, per le scuole elementari).

L’Irc ha certamente chiara questa prospettiva. Si propone come servizio alla scuola di tutti, è “patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte” (così scrive Ernesto Diaco, responsabile del Servizio nazionale per l’Irc a margine del messaggio della Presidenza Cei) e, ancora lo sottolineano i vescovi, si fonda su una “alleanza educativa” tra Chiesa e scuola, tra Chiesa e Stato, ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani, ma insieme impegnati “alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese” (art. 1 Nuovo Concordato).

Questo è il quadro di riferimento di un insegnamento che mira alle finalità della scuola, che permette di conoscere radici e valori della nostra cultura, del “patrimonio storico” del popolo italiano. Un insegnamento che è occasione per tutti, senza esclusione e senza richieste di adesione di fede. Laico, impartito da insegnanti dedicati e professionisti, competenti, esponenti di una Chiesa che attraverso di loro si mette a disposizione della scuola, riconosce la sua autonomia, indossa il grembiule servendo il bene comune e rispondendo all’invito del Concilio Vaticano II che non a caso ha dato un impulso fondamentale proprio alla riflessione e al cambiamento anche per l’Irc.

Alberto Campoleoni
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‘Strumenti insegnamento Religione Cattolica’: primi 10 anni della collana di pubblicazioni dell’ISSRA di Assisi https://www.lavoce.it/strumenti-insegnamento-religione-cattolica-primi-10-anni-della-collana-di-pubblicazioni-dellissra-di-assisi/ Tue, 22 Mar 2022 13:54:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65699 Strumenti insegnamento Religione Cattolica

Ai primi dieci anni della collana di pubblicazioni Strumenti insegnamento Religione Cattolica sarà dedicato un convegno in programma giovedì 24 marzo, alle ore 17.30, nella sede dell’Istituto di Scienze Religiose di Assisi (ISSRA), presso il Seminario regionale della Città serafica, oppure in diretta streaming sulla piattaforma Cisco Webex .

I relatori

Porteranno i saluti iniziali: suor Roberta Vinerba, direttore ISSRA, e don Matteo Monfrinotti, direttore Settore Editoriale e Rivista Convivium Assisiense. Interverranno: monsignor Valentino Bulgarelli, sottosegretario e responsabile del Servizio nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e Scienze Religiose della Conferenza episcopale italiana (Cei) sul tema La trasdisciplinarietà: problema o risorsa per l’insegnante di religione?; padre Pietro Maranesi, già direttore ISSRA e fondatore della Collana, e suor Katia Roncalli, docente ISSRA, parleranno de Il progetto editoriale: strumenti IRC tra passato e futuro.

Strumenti insegnamento Religione Cattolica è una collana a cura dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi pensata appositamente per fornire agli insegnanti di Religione Cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, ma anche ai cultori di studi teologici a vari livelli e a tutti gli interessati, specifici spunti di riflessione per un costante aggiornamento su temi teologico-biblici di particolare rilevanza nell’attuale contesto culturale.

Strumenti insegnamento Religione Cattolica: pubblicati quindici volumi

 1. F. Testaferri, Gesù e il suo ambiente, Cittadella, Assisi 2011, p. 82, € 8,00 2. S. Segoloni Ruta, C. Burini De Lorenzi, La Chiesa degli inizi, Cittadella, Assisi 2011, p. 136, € 10,50 3. A. Czortek, Una presenza che fa storia, Cittadella, Assisi 2012, p. 168, € 13,00 4. P. Maranesi, Francesco d’Assisi e i frati minori, Cittadella, Assisi 2012, p. 114, € 11,00 5. P. Benanti, F. Sciurpa, S. Segoloni Ruta, Un secolo di novità complesse, Cittadella, Assisi 2013, p. 214, € 16,80 6. M. Tosti, P. Maranesi, S. Segoloni Ruta, Veluti sacramentum, Cittadella, Assisi 2014, p. 136, € 11,80 7. P. Benanti, R. Vinerba, La persona in relazione con la vita, Cittadella, Assisi 2015, p. 130, € 11,80 8. M. Borgognoni, K. Roncalli, M. Reschiglian, R. Romio, Narrare la Fede ad una generazione incredula, Cittadella, Assisi 2016, p. 198, € 15,50 9. R. Vinerba, P. Maranesi, La persona in relazione, Cittadella, Assisi 2016, p. 84, € 10,50 10. F. Faraghini, An‑nikāh., Cittadella, Assisi 2017, p. 196, € 14,90 11. L. Diotallevi, M. Asselle, R. Vinerba, La persona dentro una società complessa, Cittadella, Assisi 2017, p. 118, € 11,90 12. A. Bini, M. Monfrinotti, M. Pucciarini, Pace e violenza, Cittadella, Assisi 2018, p. 98, € 10,90 13. Maschile e femminile nei testi sacri e nelle tradizioni dell’Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo. A cura di M. Monfrinotti, Cittadella, Assisi 2021, p. ??, € 00,00 14. Democrazia e teocrazia nei testi sacri e nelle tradizioni dell’Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo. A cura di M. Monfrinotti (in corso di stampa) 15. Bisogni educativi “specialmente normali”. Legislazione, criteri di individuazione, didattica differenziata e nuova tecnologia e servizio di alunni con DSA e BES. A cura di Katia Roncalli, Cittadella, Assisi, p. 208, € 19,90.

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Strumenti insegnamento Religione Cattolica

Ai primi dieci anni della collana di pubblicazioni Strumenti insegnamento Religione Cattolica sarà dedicato un convegno in programma giovedì 24 marzo, alle ore 17.30, nella sede dell’Istituto di Scienze Religiose di Assisi (ISSRA), presso il Seminario regionale della Città serafica, oppure in diretta streaming sulla piattaforma Cisco Webex .

I relatori

Porteranno i saluti iniziali: suor Roberta Vinerba, direttore ISSRA, e don Matteo Monfrinotti, direttore Settore Editoriale e Rivista Convivium Assisiense. Interverranno: monsignor Valentino Bulgarelli, sottosegretario e responsabile del Servizio nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e Scienze Religiose della Conferenza episcopale italiana (Cei) sul tema La trasdisciplinarietà: problema o risorsa per l’insegnante di religione?; padre Pietro Maranesi, già direttore ISSRA e fondatore della Collana, e suor Katia Roncalli, docente ISSRA, parleranno de Il progetto editoriale: strumenti IRC tra passato e futuro.

Strumenti insegnamento Religione Cattolica è una collana a cura dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi pensata appositamente per fornire agli insegnanti di Religione Cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, ma anche ai cultori di studi teologici a vari livelli e a tutti gli interessati, specifici spunti di riflessione per un costante aggiornamento su temi teologico-biblici di particolare rilevanza nell’attuale contesto culturale.

Strumenti insegnamento Religione Cattolica: pubblicati quindici volumi

 1. F. Testaferri, Gesù e il suo ambiente, Cittadella, Assisi 2011, p. 82, € 8,00 2. S. Segoloni Ruta, C. Burini De Lorenzi, La Chiesa degli inizi, Cittadella, Assisi 2011, p. 136, € 10,50 3. A. Czortek, Una presenza che fa storia, Cittadella, Assisi 2012, p. 168, € 13,00 4. P. Maranesi, Francesco d’Assisi e i frati minori, Cittadella, Assisi 2012, p. 114, € 11,00 5. P. Benanti, F. Sciurpa, S. Segoloni Ruta, Un secolo di novità complesse, Cittadella, Assisi 2013, p. 214, € 16,80 6. M. Tosti, P. Maranesi, S. Segoloni Ruta, Veluti sacramentum, Cittadella, Assisi 2014, p. 136, € 11,80 7. P. Benanti, R. Vinerba, La persona in relazione con la vita, Cittadella, Assisi 2015, p. 130, € 11,80 8. M. Borgognoni, K. Roncalli, M. Reschiglian, R. Romio, Narrare la Fede ad una generazione incredula, Cittadella, Assisi 2016, p. 198, € 15,50 9. R. Vinerba, P. Maranesi, La persona in relazione, Cittadella, Assisi 2016, p. 84, € 10,50 10. F. Faraghini, An‑nikāh., Cittadella, Assisi 2017, p. 196, € 14,90 11. L. Diotallevi, M. Asselle, R. Vinerba, La persona dentro una società complessa, Cittadella, Assisi 2017, p. 118, € 11,90 12. A. Bini, M. Monfrinotti, M. Pucciarini, Pace e violenza, Cittadella, Assisi 2018, p. 98, € 10,90 13. Maschile e femminile nei testi sacri e nelle tradizioni dell’Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo. A cura di M. Monfrinotti, Cittadella, Assisi 2021, p. ??, € 00,00 14. Democrazia e teocrazia nei testi sacri e nelle tradizioni dell’Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo. A cura di M. Monfrinotti (in corso di stampa) 15. Bisogni educativi “specialmente normali”. Legislazione, criteri di individuazione, didattica differenziata e nuova tecnologia e servizio di alunni con DSA e BES. A cura di Katia Roncalli, Cittadella, Assisi, p. 208, € 19,90.

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SCUOLA. Iscrizioni all’ora di Religione: perchè sceglierla? https://www.lavoce.it/scuola-iscrizioni-religione/ Sat, 12 Jan 2019 10:00:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53780 scuola

“L’Irc (insegnamento della Religione cattolica) è il luogo più specifico in cui, nel rigoroso rispetto delle finalità della scuola, si può affrontare un discorso su Gesù”. Lo scrive la Presidenza della Conferenza episcopale italiana nel consueto messaggio in occasione delle iscrizioni alle prime classi della primaria e delle secondarie.

Iscrizioni che prevedono anche la scelta di avvalersi o meno dell’Irc, appunto, secondo la normativa conseguente alla revisione concordataria del 1984.

Tempo di iscrizioni

Le iscrizioni per l’anno scolastico 2019-2020 sono partite ufficialmente, con la procedura di registrazione online, il 27 dicembre scorso. Dal 7 gennaio è scattata la fase di iscrizione vera e propria.

Nei giorni scorsi, ecco il consueto messaggio che accende i riflettori su un aspetto importante del curricolo di ogni scuola: l’Irc, occasione di conoscenza e approfondimento del cattolicesimo – i cui princìpi fanno parte del “patrimonio storico del popolo italiano” – e, insieme, proposta educativa e occasione di crescita sulle tematiche religiose, secondo le finalità della scuola italiana, che prevedono la formazione globale dell’uomo e del cittadino.

Proprio questo aspetto è ripreso nel messaggio della Presidenza dei vescovi italiani, dove si ricorda tra l’altro come, negli anni, proprio l’Irc abbia saputo farsi apprezzare da studenti e famiglie che ancora in grande maggioranza scelgono di avvalersene.

Irc: perché sceglierla

È interessante questo dato, che potrebbe sembrare in controtendenza rispetto ai fenomeni di secolarizzazione, se non di scristianizzazione, che pure interessano la società italiana e non solo. Viene da pensare alla persistenza delle grandi domande di fondo dell’esistenza, alla loro continua attualità, nonostante la banalizzazione di una certa cultura dominante.

Domande che interessano in particolare i giovani e che chiedono di essere ascoltate, cercano “luoghi” e “persone” in cui e con cui esprimersi, confronti e approfondimenti per abbozzare risposte. Il messaggio sull’Irc cita tra l’altro il documento finale del recente Sinodo dei giovani, i quali “sono chiamati a compiere continuamente scelte che orientano la loro esistenza; esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati…

In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e sfruttati, e anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare”. Questo “richiamo” non può non interessare il mondo della scuola, nel quale – dice ancora il messaggio – “l’Irc intende essere proprio un’occasione di ascolto delle domande più profonde e autentiche degli alunni, da quelle più ingenuamente radicali dei piccoli a quelle talora più impertinenti degli adolescenti”. Insegnanti preparati, indicazioni didattiche appropriate: queste le risorse a disposizione.

No proselitismo

Ecco allora il valore di una scelta che caratterizza il percorso scolastico. L’Irc è un tassello prezioso del curricolo, del cammino di crescita complessiva degli studenti.

Permette di incontrare temi e questioni decisive, a partire da quella dell’incontro con l’altro e l’Altro, con Gesù, in modo culturalmente attrezzato, nell’ambito di una proposta formativa curata e specifica.

“Non si tratta di fare proselitismo – ricorda il messaggio Cei, citando il Papa – ma di offrire un’occasione di confronto per lasciare che ognuno possa, nell’intimo della propria coscienza, trovare risposte convincenti”.

Alberto Campoleoni

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scuola

“L’Irc (insegnamento della Religione cattolica) è il luogo più specifico in cui, nel rigoroso rispetto delle finalità della scuola, si può affrontare un discorso su Gesù”. Lo scrive la Presidenza della Conferenza episcopale italiana nel consueto messaggio in occasione delle iscrizioni alle prime classi della primaria e delle secondarie.

Iscrizioni che prevedono anche la scelta di avvalersi o meno dell’Irc, appunto, secondo la normativa conseguente alla revisione concordataria del 1984.

Tempo di iscrizioni

Le iscrizioni per l’anno scolastico 2019-2020 sono partite ufficialmente, con la procedura di registrazione online, il 27 dicembre scorso. Dal 7 gennaio è scattata la fase di iscrizione vera e propria.

Nei giorni scorsi, ecco il consueto messaggio che accende i riflettori su un aspetto importante del curricolo di ogni scuola: l’Irc, occasione di conoscenza e approfondimento del cattolicesimo – i cui princìpi fanno parte del “patrimonio storico del popolo italiano” – e, insieme, proposta educativa e occasione di crescita sulle tematiche religiose, secondo le finalità della scuola italiana, che prevedono la formazione globale dell’uomo e del cittadino.

Proprio questo aspetto è ripreso nel messaggio della Presidenza dei vescovi italiani, dove si ricorda tra l’altro come, negli anni, proprio l’Irc abbia saputo farsi apprezzare da studenti e famiglie che ancora in grande maggioranza scelgono di avvalersene.

Irc: perché sceglierla

È interessante questo dato, che potrebbe sembrare in controtendenza rispetto ai fenomeni di secolarizzazione, se non di scristianizzazione, che pure interessano la società italiana e non solo. Viene da pensare alla persistenza delle grandi domande di fondo dell’esistenza, alla loro continua attualità, nonostante la banalizzazione di una certa cultura dominante.

Domande che interessano in particolare i giovani e che chiedono di essere ascoltate, cercano “luoghi” e “persone” in cui e con cui esprimersi, confronti e approfondimenti per abbozzare risposte. Il messaggio sull’Irc cita tra l’altro il documento finale del recente Sinodo dei giovani, i quali “sono chiamati a compiere continuamente scelte che orientano la loro esistenza; esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati…

In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e sfruttati, e anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare”. Questo “richiamo” non può non interessare il mondo della scuola, nel quale – dice ancora il messaggio – “l’Irc intende essere proprio un’occasione di ascolto delle domande più profonde e autentiche degli alunni, da quelle più ingenuamente radicali dei piccoli a quelle talora più impertinenti degli adolescenti”. Insegnanti preparati, indicazioni didattiche appropriate: queste le risorse a disposizione.

No proselitismo

Ecco allora il valore di una scelta che caratterizza il percorso scolastico. L’Irc è un tassello prezioso del curricolo, del cammino di crescita complessiva degli studenti.

Permette di incontrare temi e questioni decisive, a partire da quella dell’incontro con l’altro e l’Altro, con Gesù, in modo culturalmente attrezzato, nell’ambito di una proposta formativa curata e specifica.

“Non si tratta di fare proselitismo – ricorda il messaggio Cei, citando il Papa – ma di offrire un’occasione di confronto per lasciare che ognuno possa, nell’intimo della propria coscienza, trovare risposte convincenti”.

Alberto Campoleoni

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Credere o no? Sia scelta libera e consapevole https://www.lavoce.it/credere-no-sia-scelta-libera-consapevole/ Thu, 01 Feb 2018 16:35:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51133 di Maria Rita Valli

Sono questi gli ultimi giorni in cui le famiglie devono provvedere a iscrivere a scuola i propri figli, e ad esprimere la scelta di avvalersi o non avvalersi dell’ora di religione. Il dato è che per oltre il 90% degli studenti la scelta cade sull’ora di religione, con percentuali che si abbassano con l’alzarsi dell’età.

E come ogni anno tornano le proteste di chi vorrebbe semplicemente che questa “ora” non ci fosse. Quest’anno, però, il comunicato con cui l’Unione atei agnostici razionalisti (Uaar) annuncia il volantinaggio della campagna nazionale contro l’ora di religione si presenta … condivisibile. “Posso scegliere da grande?” è lo slogan, e il comunicato inviato dal circolo Uaar di Terni spiega che si “inviteranno gli studenti, e soprattutto i genitori a riflettere sulla scelta dell’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC)” e spiegano che la loro è una “campagna a favore dell’autodeterminazione e della libertà dei bambini … lasciando loro la decisione, ‘da grandi’, di diventare atei, musulmani, cattolici, in piena consapevolezza e autonomia”. Come non essere d’accordo sulla necessità che il diventare atei o credenti debba essere un atto libero e consapevole? La Chiesa chiede anche a coloro che sono già battezzati di rinnovare, ogni anno nella Grande veglia pasquale, la scelta del battesimo ricevuto, che fossimo bambini o adulti.

Il punto è se sia possibile far crescere i figli senza trasmettere loro la nostra cultura, i nostri valori. Anche la non-scelta dell’ora di religione influenza i figli perché con essa i genitori trasmettono le loro convinzioni e le loro preferenze.

Ma i genitori sanno bene che non basta la loro volontà a fare del proprio figlio un ateo o un credente. Lo sapeva nel IV secolo Monica, madre di sant’Agostino, che tutta la vita ha pregato affinché il figlio, adulto e in carriera, scoprisse la fonte della vera vita. Lo sapevano i genitori di Madelaine Delbrel che educata nella tradizione cristiana a dodici anni fa la sua prima comunione, a 17 anni scrive che “Dio è morto” e si dichiara “strettamente atea”, e a vent’anni, nel 1924, riscopre Dio e inizia un cammino di conversione che la porta a vivere la fede nella periferia operaia della Parigi del dopoguerra. Due storie tra le tante a ricordarci che la scelta di fede non può che essere libera e consapevole. I genitori possono accompagnare i loro figli, sostenerli, ma sempre nel rispetto della loro individualità e della loro coscienza, della loro libertà. Anche se questo fa soffrire il genitore credente che vede il figlio abbandonare la Chiesa e il genitore ateo che vede il figlio entrare nella Chiesa.

La proposta dell’Uaar è, in fondo, una mezza verità dove la parte taciuta è però fondamentale. Ma è anche una campagna che indica un falso bersaglio perché la finalità dell’ora di religione non è quella di formare buoni cattolici ma, di offrire un insegnamento che possa arricchire l’esperienza di crescita dei ragazzi e far “conoscere le radici cristiane della nostra cultura e della nostra società”. La Presidenza della Cei nel messaggio diffuso a inizio anno sottolinea che “la domanda religiosa è un’insopprimibile esigenza della persona umana e l’insegnamento della religione cattolica intende aiutare a riflettere nel modo migliore su tali questioni, nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza di ciascuno, in quanto principale valore da tutelare e promuovere per una vita aperta all’incontro con l’altro e gli altri”.

Non si parla di scelta di fede. Questa sarà, se sarà, una scelta che si esprimerà, appunto, “nella libertà di coscienza di ciascuno”.

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Messaggio Cei: ecco perchè iscriversi all’ora di religione https://www.lavoce.it/messaggio-cei-perche-iscriversi-allora-religione/ Tue, 16 Jan 2018 11:30:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51015

L’insegnamento della religione cattolica (Irc) è “una disciplina che nel tempo si è confermata come una presenza significativa nella scuola, condivisa dalla stragrande maggioranza di famiglie e studenti”. È quanto scrive la presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei) nel messaggio rivolto a studenti e genitori che nei prossimi giorni dovranno decidere se avvalersi o meno dell’Irc per l’anno scolastico 2018-19. “Si tratta di un’occasione formativa importante che vi viene offerta per arricchire la vostra esperienza di crescita e per conoscere le radici cristiane della nostra cultura e della nostra società”, rilevano i vescovi sottolineando che “in questi ultimi anni l’Irc ha continuato a rispondere in maniera adeguata e apprezzata ai grandi cambiamenti culturali e sociali che coinvolgono tutti i territori del nostro bel Paese”. Questo grazie anche ad insegnanti di religione che si sforzano ogni giorno per lavorare con passione e generosità nelle scuole italiane, sia statali che paritarie, sostenuti da un lato dal rigore degli studi compiuti e dall’altro dalla stima dei colleghi e delle famiglie che ad essi affidano i loro figli”.]]>

L’insegnamento della religione cattolica (Irc) è “una disciplina che nel tempo si è confermata come una presenza significativa nella scuola, condivisa dalla stragrande maggioranza di famiglie e studenti”. È quanto scrive la presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei) nel messaggio rivolto a studenti e genitori che nei prossimi giorni dovranno decidere se avvalersi o meno dell’Irc per l’anno scolastico 2018-19. “Si tratta di un’occasione formativa importante che vi viene offerta per arricchire la vostra esperienza di crescita e per conoscere le radici cristiane della nostra cultura e della nostra società”, rilevano i vescovi sottolineando che “in questi ultimi anni l’Irc ha continuato a rispondere in maniera adeguata e apprezzata ai grandi cambiamenti culturali e sociali che coinvolgono tutti i territori del nostro bel Paese”. Questo grazie anche ad insegnanti di religione che si sforzano ogni giorno per lavorare con passione e generosità nelle scuole italiane, sia statali che paritarie, sostenuti da un lato dal rigore degli studi compiuti e dall’altro dalla stima dei colleghi e delle famiglie che ad essi affidano i loro figli”.]]>
Irc, cosa dice la legge https://www.lavoce.it/irc-cosa-dice-la-legge/ Thu, 20 Feb 2014 13:05:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=22455 Insegnante-di-religione-cattolica“Sono un insegnante per caso”: così si è presentato nei giorni scorsi a Foligno Nicola Incampo, referente Cei per le questioni giuridiche, approdato all’insegnamento della Religione nella scuola secondaria dopo aver lavorato per otto anni in una fabbrica petrolchimica. Il prof. Incampo è autore di testi scolastici (per la scuola secondaria di primo e secondo grado) e, soprattutto, libri nei quali l’approfondimento degli aspetti giuridici di questa disciplina trova come terreno fecondo la passione e la consapevolezza dell’impegno che una professione “atipica” come l’Irc – come lui stesso l’ha definita – porta con sé.

Chi è l’insegnante di Religione cattolica? Questa è la domanda che deve guidare la riflessione e la ricerca attraverso le norme, e che può aiutare a chiarire i termini di una questione che, come ha detto Incampo, spesso non è chiara. Da una breve ricerca su Internet emerge, infatti, un panorama complesso: solo dal 1984 a oggi si possono contare 14 leggi specifiche, 326 circolari, 75 sentenze del Tar, 79 pareri del Consiglio di Stato, 6 pronunciamenti del pretore del lavoro.

La chiave per orientarsi in questo labirinto normativo è deducibile da una lettura attenta di quello che può essere definito il documento fondamentale per l’Irc: il Concordato, “un accordo – ha precisato il professore – che non può essere cambiato da nessuna legge particolare”.

In questo senso il confronto con le norme che regolano l’Irc si veste dell’autorevole umiltà di chi – come apputo Incampo – sa che, approfondendo le norme, può contribuire non solo alla comprensione del ruolo di questa disciplina (che, come dice il Concordato stesso, è coerente con le finalità della scuola), ma anche all’approfondimento della figura dell’insegnante di Religione.

Il testo spiega che il docente di Religione cattolica è nominato d’intesa tra l’ordinario (vescovo) della diocesi e la scuola.

Tre sono i verbi che declinano le peculiarità di questa intesa. 1) Fissare: spetta al dirigente scolastico comunicare le ore totali per l’Irc nella sua scuola e all’ordinario della diocesi fissare il numero di ore che competono a ciascun insegnante. 2) Individuare: spetta all’ordinario diocesano individuare l’insegnante da inviare in ogni determinata scuola. 3) Scegliere: spetta all’ordinario della diocesi scegliere in quale scuola inviare il singolo docente.

Il senso profondo dell’atipicità dell’Irc e dell’attenzione per la lettura e la comprensione delle norme che la regolano risiede, dunque, nell’ecclesialità, che coniuga la relazione scolastica secondo il vocabolario della sinodalità: camminare insieme per conferire al curriculum scolastico dei nostri ragazzi quell’attenzione alla persona umana che non solo gode dell’ingegno umano, ma sa cogliere nel profondo di ognuno il segno indelebile dell’Infinito.

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Iscrizioni on line: si parte! https://www.lavoce.it/iscrizioni-on-line-si-parte/ Thu, 23 Jan 2014 16:02:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21707 Primo-giorno-di-scuolaFebbraio è il mese delle pre-iscrizioni scolastiche ovvero della scelta della scuola che si vorrà frequentare nel prossimo anno scolastico. Per i ragazzi della terza media è il momento della decisione del “cosa farò da grande” tra desideri e incertezze nella scelta dei possibili corsi presenti sul territorio. La preiscrizione è anche il momento della conferma della prosecuzione degli studi nella scuola che già si sta frequentando o della scelta di cambiare. Infine, ma non ultimo, è il momento in cui le famiglie scelgono se i loro figli frequenteranno l’insegnamento della religione cattolica o se seguiranno un corso alternativo tra quelli offerti dalla scuola o non frequenteranno proprio. Per i genitori è un momento impegnativo di decisioni che riguardano il futuro dei propri figli e per le scuole anche, non solo per quanto riguarda l’organizzazione della scuola ma anche perché al termine delle procedure di iscrizione i dirigenti scolastici dovranno verificare se tutti gli alunni che frequentavano le ultime classi del proprio istituto hanno presentato la preiscrizione al ciclo di studi successivo e se non l’avessero fatto dovranno contattare le famiglie per verificare se lo studente ha interrotto gli studi o li proseguirà presso scuole paritarie o non paritarie o presso centri di formazione professionale, assolvendo così all’obbligo di istruzione fino al 18° anno di età. La legge consente anche l’“istruzione parentale” sotto la responsabilità dei genitori. Dallo scorso anno le iscrizioni al primo anno delle scuole statali di ogni ordine e grado, avvengono esclusivamente in modalità on line all’indirizzo www.iscrizioni.istruzione.it. Per l’anno scolastico 2013-14, secondo i dati pubblicati dell’Ufficio scolastico regionale, in totale gli iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado dell’Umbria sono 119 mila 575. Il servizio offerto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) è una procedura nuova ed interattiva creata per “accompagnare le famiglie nel percorso d’iscrizione: dalla registrazione alla compilazione ed inoltro del modulo di iscrizione, dalla scelta del percorso di studio alla ricerca della scuola desiderata”. Le procedure di iscrizione si apriranno il 3 febbraio ma già dal 27 gennaio sarà possibile registrarsi al sito. Con questo sistema il Ministero, e successivamente le amministrazioni locali che si occupano di scuola, avranno un’idea precisa del numero d’iscritti per l’anno scolastico a venire. Una domanda però sorge spontanea: chi non ha internet o non sa usare un computer, cosa deve fare? Nessun problema. Basta rivolgersi alla segreteria della scuola di riferimento ed il personale provvederà ad effettuare la pratica, sempre via web. All’interno del sito si possono consultare anche le guide e le spiegazioni per l’orientamento del dopo diploma (media inferiore e superiore) e tutte le offerte di formazione professionale riconosciute a livello nazionale ed europeo. Il Miur è presente anche attraverso i social network più diffusi (Facebook e Twitter), con informazioni utili e aggiornate.

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Esce il Calendario-agenda della Consulta per la scuola della diocesi di Perugia https://www.lavoce.it/esce-il-calendario-agenda-della-consulta-per-la-scuola-della-diocesi-di-perugia/ Thu, 10 Oct 2013 12:21:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20001 aula-scuola-studenti-bambiniLa Consulta diocesana per l’educazione e la scuola ha elaborato, per l’anno pastorale 2013-2014, uno strumento di lavoro, il Calendario-agenda, per cominciare a dare un volto organico e unitario all’impegno ecclesiale verso il mondo della scuola. “Ci siamo resi conto – dice Luca Oliveti, direttore dell’ufficio pastorale diocesano Educazione e scuola – che in diocesi occorreva prendere maggiore consapevolezza che nella Chiesa, parlando di scuola, accanto agli insegnanti di Religione e agli istituti paritari, vi sono molte persone e iniziative che sviluppano un impegno di valore nei confronti dell’impegno educativo e scolastico. È una realtà che va messa in rete, per creare comunione di intenti, per essere presenti e sempre più incisivi come cristiani”. Fra i punti salienti dell’agenda, dal titolo Da cristiani, nella scuola, a servizio della persona (consultabile sul sito www.diocesi.perugia.it), che sicuramente sarà arricchita negli anni a venire con il contributo di quanti vorranno dare una mano, troviamo: le iniziative pensate per il mondo della scuola per la formazione culturale e spirituale di tutte le componenti, con la collaborazione fattiva delle associazioni dei genitori e professionali; una prima mappa di servizio alle famiglie e agli studenti con la segnalazione di alcuni doposcuola o realtà di aiuto allo studio; l’avvio di incontri nelle parrocchie o Vicariati sul tema dell’alleanza educativa, aperti a famiglie, studenti , docenti e non, oratori. “È un obiettivo possibile – conclude il prof. Oliveti – quello che vogliamo perseguire, per raccordare quello di buono che c’è in favore della scuola e stimolare una nuova presa di coscienza sull’importanza di essere cristiani anche nella scuola, a servizio della persona, con spirito di collaborazione e senza timore”.

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La scuola davanti alla sfida dei nuovi linguaggi https://www.lavoce.it/la-scuola-davanti-alla-sfida-dei-nuovi-linguaggi/ Thu, 06 Jun 2013 13:58:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17233 scuola-studenti-pcTermina un altro anno scolastico, e termina anche – dopo sei anni – il ruolo di Giovanni Carlotti come coordinatore della Commissione regionale educazione, scuola e università (Cresu) della Ceu. Lo abbiamo intervistato.

Qual è il lavoro della Commissione?

“Anzitutto, il servizio di coordinatore della Cresu è stata una grande esperienza di amicizia e condivisione con colleghi che vivono direttamente il mondo della scuola, svolgendo il proprio compito con grande impegno e passione eucativa. Abbiamo rilanciato l’attenzione, l’interesse e la stima della Chiesa umbra per la scuola e i suoi protagonisti attraverso numerose iniziative. Tra queste, mi piace ricordare la Lettera aperta al mondo della scuola, elaborata ogni anno in occasione dell’inizio delle attività scolastiche, e i tre incontri di confronto e riflessione con i docenti che svolgiamo ogni anno a primavera. È stata poi istituita una sottocommissione, coordinata dal prof. Massimo Liucci, che ha lavorato molto proficuamente per analizzare le problematiche relative all’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole primarie e secondarie, promuovendo una decisa convergenza nella gestione di questo servizio da parte delle varie diocesi dell’Umbria”.

La scuola è parte centrale della vita dei giovani e della loro formazione. Quali sono a suo giudizio le sfide più attuali?

“Mi pare che possiamo individuare due sfide principali. La prima è quella della ri-motivazione degli insegnanti e della riqualificazione del loro ruolo. Se nel ’68 era in crisi la voglia e la capacità di imparare degli studenti, oggi è in crisi la voglia e la capacità di insegnare da parte dei docenti. Solo chi è innamorato ed entusiasta della propria disciplina e del proprio servizio eucativo potrà contagiare i suoi allievi, ‘facendo brillare i loro occhi’, come ci diceva lo scrittore E. Affinati in uno degli incontri di quest’anno. La seconda sfida è quella dei linguaggi. Dobbiamo far sì, anche mettendo in crisi il nostro modo di insegnare, che gli strumenti informatici e i mondi virtuali, che i nostri ragazzi frequentano in abbondanza, diventino un’opportunità per poterli coinvolgere nell’apprendimento”.

L’Università di Perugia rischia il commissariamento. Cosa pensa della situazione?

“In un momento così difficile per tutta l’Università italiana, con il calo dei finanziamenti e degli studenti, le ultime vicende locali legate al rinvio delle elezioni per i nuovi organi rischiano di dare un colpo pesantissimo al nostro ateneo. C’è davvero da augurarsi che non ci si avviti su ricorsi e controricorsi in tribunale, con la conseguenza di farci perdere uno degli ultimi treni per il rilancio. Quando la casa brucia, è necessario che tutti si diano da fare per domare le fiamme. Anche perché di eccellenze e di belle realtà su cui far leva per ripartire ce ne sono in abbondanza”.

Si tornerà a scuola l’11 settembre: ci saranno 90 giorni di vacanza

L’8 giugno si chiude un altro anno scolastico, ma non per tutti. Gli studenti dell’ultimo anno della scuola media dovranno ancora fare i conti con gli esami che li impegneranno fin quasi a tutto il mese, così come stesso destino toccherà ai maturandi della scuola superiore.

Intanto la Giunta regionale ha approvato il calendario regionale per l’anno scolastico 2013-2014. Il prossimo anno scolastico, per tutte le scuole umbre di ogni ordine e grado, inizierà mercoledì 11 settembre e si concluderà sabato 7 giugno 2014. Il tutto, per un totale di 206 giorni complessivi, che si riducono a 205 giorni se la festa del Patrono cade in un giorno lavorativo. Anche le scuole d’infanzia avvieranno le attività l’11 settembre, ma le termineranno il 30 giugno 2014.

Le vacanze natalizie decorreranno da lunedì 23 dicembre 2013 a sabato 4 gennaio 2014 compresi; quelle pasquali da giovedì 17 aprile a sabato 26 aprile 2014 compresi. La scuola è sospesa anche per le festività di venerdì 1° novembre, festa di Tutti i santi, e sabato 2 novembre (festa dei Morti), 8 dicembre (Immacolata Concezione), 1° maggio (Festa del lavoro), 2 giugno (Festa nazionale della Repubblica) e per la festa del santo patrono.

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Come il lievito https://www.lavoce.it/come-il-lievito/ Thu, 29 Nov 2012 16:25:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14036 Ha un taglio particolarmente “caldo” il Messaggio di quest’anno della Presidenza della Conferenza episcopale italiana in vista della scelta sull’insegnamento della Religione cattolica a scuola. Scelta che si propone in contemporanea con il tempo delle iscrizioni. Traspare, dal Messaggio, la forte preoccupazione educativa che caratterizza la Chiesa italiana, in particolare in questi anni dedicati all’emergenza educativa e soprattutto in questo momento speciale della nostra società, attraversata da una crisi difficile da superare, lunga e disorientante. Proprio dalla situazione di difficoltà prende le mosse la Presidenza della Cei per arrivare a suggerire la proposta dell’Irc, “opportunità preziosa” nel cammino formativo scolastico, dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori, “perché siamo convinti – si legge nel testo – che si può trarre vera ampiezza e ricchezza culturale ed educativa da una corretta visione del patrimonio cristiano-cattolico e del suo peculiare contributo al cammino dell’umanità”. Cosa sia l’Irc per la scuola è ampiamente noto: una proposta educativa, culturale, pienamente inserita nel quadro delle finalità scolastiche, aperta a ogni allievo, indipendentemente dalle scelte di fede. Il Messaggio lo colloca nell’ampio orizzonte della tensione educativa della scuola tutta che “sarà se stessa se porterà le nuove generazioni ad appropriarsi consapevolmente e creativamente della propria tradizione”. L’Irc va nella stessa direzione, aiutando la scuola “nel suo compito formativo e culturale facendo emergere, negli e dagli alunni, gli interrogativi radicali sulla vita, sul rapporto tra l’uomo e la donna, sulla nascita, sul lavoro, sulla sofferenza, sulla morte, sull’amore, su tutto ciò che è proprio della condizione umana. I giovani domandano di essere felici e chiedono di coltivare sogni autentici. L’Irc a scuola è in grado di accompagnare lo sviluppo di un progetto di vita, ispirato dalle grandi domande di senso e aperto alla ricerca della verità e alla felicità, perché si misura con l’esperienza religiosa nella sua forma cristiana propria della cultura del nostro Paese”.

Altri due passaggi nel Messaggio sono particolarmente significativi. Il primo è il cenno al percorso che ha portato a redigere le nuove indicazioni per l’Irc nella scuola dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo. Sottolinea come in questi anni l’Irc abbia camminato insieme alla scuola, cercando di essere continuamente all’altezza dei compiti educativi e rispettoso della propria identità di materia scolastica, attento all’aggiornamento e agli sviluppi del pensiero pedagogico-didattico, oltre che, prima di tutto, alle esigenze dei giovani, con l’impegno, scrive la Presidenza Cei, “di sostenere una scuola a servizio della persona”. L’altro cenno è quello iniziale, alla necessità di attenzione speciale per il mondo giovanile, da ascoltare e valorizzare: “Non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace”. Ebbene, si colgono le “corde” più autentiche del servizio dell’Irc che il Nuovo Concordato colloca nel quadro della collaborazione comune tra Stato e Chiesa per la promozione dell’uomo e il bene del Paese. Sono, questi, anche i tratti più squisitamente conciliari – e vale ricordarlo nel cinquantesimo del Vaticano II – che hanno animato gli anni del dibattito e della revisione concordataria, fino ad approdare alla soluzione attuale. Una Chiesa consapevole dell’autonomia delle realtà temporali (per usare termini noti), una Chiesa che si mette al servizio, che “funziona” come lievito animando la società e la scuola, rispettosa degli ambiti diversi e delle finalità loro proprie. Ecco, l’Irc è propriamente questo. Davvero un’opportunità per gli allievi, le famiglie, la scuola e la Chiesa stessa.

Il sito ufficiale

Dal sito della Cei (www.chiesaitaliana.it) è possibile, dalla finestrella “Uffici e Servizi”, accedere alle pagine del Servizio nazionale per l’Insegnamento della Religione cattolica, il cui responsabile è don Daniele Saottini. Dalla prima schermata si accede a una serie di pagine, quali Attività (convegni, seminari di studio, laboratori), Ambiti (Irc, Insegnante e formazione, La scelta di avvalersi), Documentazione (la Nota pastorale del 1991, normativa vigente, pubblicazioni), News, Strumenti (Annuario, referenti, informatizzazione, Uffici collegati), Link.

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La “stecca” del Ministro sull’insegnamento della Religione https://www.lavoce.it/la-stecca-del-ministro-sullinsegnamento-della-religione/ Thu, 27 Sep 2012 12:39:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12982 Tutti sanno, o dovrebbero ormai sapere, che l’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole pubbliche – sia statali sia parificate – si inserisce nelle finalità educative della scuola. Esso ha infatti lo scopo di far conoscere agli studenti i contenuti di una concreta specifica religione, quella cattolica, che ha segnato profondamente la storia italiana.

Non si tratta dunque di una catechesi per formare i credenti, ma di un insegnamento per educare i cittadini e renderli capaci di saper leggere i segni della tradizione culturale italiana (pittura, scultura, musica, letteratura ecc.) e riconoscere le peculiari radici, gli eventi, i valori etici della tradizione italiana.

Il ministro Profumo ha detto che, dato il crescente numero di studenti che provengono da culture e religioni diverse, bisognerebbe “rivedere” i programmi di Religione e, anzi, “trasformarli radicalmente”.

Bene. Crescerà così il numero di cittadini del tutto ignari di ciò che costituisce l’identità culturale e spirituale della loro patria e incapaci di capire e gustare, ad esempio, la Divina Commedia e il significato della maggior parte delle opere che riempiono i nostri musei e le gallerie d’arte, come accadde a quel tizio che, vedendo il catino absidale di una cattedrale con il mosaico del Cristo Pantocrator, pensava ad un ciclope in trono attorniato da uomini in abiti antichi e animali esoterici.

Cresce il numero dei piccoli immigrati di altre culture e religioni? Deve allora crescere la necessità di favorire una loro serena integrazione anche attraverso la conoscenza della storia, della cultura, dei contenuti e dei valori spirituali di quella religione che non solo è maggioritaria, ma che ha segnato in profondità il volto della storia italiana.

Al Ministro è forse sfuggito questo aspetto, come pure la distinzione tra insegnamento culturale e catechesi ecclesiale. L’inopportuna sua dichiarazione è l’occasione buona per ricordarlo.

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Religione a scuola tra cultura e senso della vita https://www.lavoce.it/religione-a-scuola-tra-cultura-e-senso-della-vita/ Thu, 20 Sep 2012 14:00:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12846 Nella scuola gli insegnanti di religione “siedono con la stessa dignità e con la stessa professionalità degli altri docenti ma con un obiettivo ancor più ambizioso di un normale progetto didattico: quello di permettere agli alunni di poter affrontare le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona, alla luce della Bibbia e della tradizione cristiana”. Così l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti si è rivolto agli insegnanti di religione lunedì scorso. L’occasione era il primo dei tre incontri del corso di aggiornamento promosso dall’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica (il secondo si terrà il 28 settembre e il terzo il 1 ottobre). Nel suo discorso mons. Bassetti ha sottolineato il valore della loro presenza “sia negli istituti scolastici che nella comunità diocesana”, e del loro lavoro svolto “ogni giorno, spesso in luoghi fisici e contesti culturali controversi se non, addirittura, pregiudizievolmente avversi”. L’arcivescovo ha ricordato anche il momento storico in cui viviamo “segnato da un pervicace e sempre più diffuso analfabetismo religioso che caratterizza ormai larghe fasce della società italiana”. In questo contesto, ha aggiunto mons. Bassetti ricordando il seminario di studio svoltosi a Roma lo scorso maggio che si intitolava: “I giovani domandano senso. L’Insegnamento della Religione cattolica risponde”, “in questa crisi di senso che avvolge la nostra società, moltissime persone, soprattutto i giovani, pongono delle domande, degli interrogativi, che spesso sono delle inquietudini, delle ansie sociali, a cui gli insegnanti di religione possono e devono rispondere”. Mons. Bassetti ha sottolineato il contributo più strettamente culturale dato dall’insegnamento della religione nelle scuole in un contesto culturale in cui “nonostante tutte le controversie ideologiche si sta consolidando l’idea che alla base della nostra civiltà e della nostra humanitas risieda il cristianesimo, non solo in quanto fede religiosa ma anche come patrimonio di cultura, esperienze e tradizioni”. L’incontro è stato aperto da Massimo Liucci, direttore dell’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione. Illustrando il programma formativo inviato ai 126 insegnanti incaricati e 50 aspiranti in attesa di supplenze, si è soffermato anche sui dati relativi agli studenti che scelgono di seguire l’ora di religione. “Perugia – ha detto – con l’89% di avvalentisi è nella media nazionale”. E se è vero che la percentuale è più bassa alle superiori che non alle elementari e medie, c’è da notare che “negli ultimi anni la flessione è maggiore proprio alla media inferiore e nella scuola dell’infanzia”, un dato che si spiega anche per la presenza di bambini immigrati non cattolici, ha aggiunto. “Non vi lasciate scoraggiare dai toni di certa stampa che ha parlato di ‘fuga dall’ora di religione’ enfatizzando il 10% (media nazionale) che non l’ha scelta” ha detto Bassetti, ricordando il valore di quell’89,8% di studenti che sceglie ancora l’ora di religione.

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Insegnanti di Religione: testimoni credibili https://www.lavoce.it/insegnanti-di-religione-testimoni-credibili/ Fri, 29 Jun 2012 12:01:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11740 Mercoledì 20 giugno si è svolta presso la chiesa degli Zoccolanti la tradizionale messa di fine anno scolastico per gli insegnanti di Religione cattolica della diocesi di Città di Castello insieme a mons. Domenico Cancian. Durante l’omelia il Vescovo ha ricordato come per tutti gli insegnanti, e in particolar modo per gli insegnanti di Religione, sia fondamentale saper essere dei “testimoni credibili” più che degli “impeccabili maestri”; ciò che si deve trasmettere, dunque, non sono solo dei contenuti o delle nozioni, ma soprattutto la passione con la quale si parla di quei contenuti, che nel caso della religione hanno a che fare con le realtà più profonde della vita. L’insegnante non può essere allora “semplice ripetitore” di ciò che sa, ma deve diventare testimone che attesta che quella verità che indica, è essa stessa da lui cercata e trovata ogni giorno nella propria vita, questo lo potrà rendere dinanzi ai ragazzi che incontra credibile testimone della Verità. Alla fine della messa non si è persa l’occasione per tracciare un bilancio del lavoro svolto quest’anno e per lanciare uno sguardo all’anno venturo. Nel 2011-2012 l’Ufficio scuola diocesano ha proposto ed organizzato una serie di incontri di aggiornamento e formazione con il secondo livello del Metodo Gordon formato da quattro incontri svoltisi tra il mese di ottobre e quello di novembre e che hanno avuto al centro il tema del divenire “Insegnanti efficaci”. Oltre a questo si cercato di dare spazio anche ad una formazione spirituale con l’incontro di settembre con don Luciano Avenati dal titolo “Diventare discepoli per essere buoni maestri“. L’ufficio Scuola da qualche anno nella persona del suo responsabile coordina anche la Consulta scuole cattoliche che riunisce tutte le scuole cattoliche presenti sul territorio diocesano per fare rete in questo momento difficile e per proporre formazione e aggiornamento unitario per gli insegnanti e genitori: momento culminante è stata la prima edizione della “Festa del bambino” svoltasi in duomo il 22 aprile scorso. Per l’anno 2012-2013 l’ufficio Scuola sta lavorando ad una serie di incontri aperti a tutti gli insegnanti sul tema dell’insegnamento e le nuove tecnologie.

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La sapienza fa bene all’intelligenza https://www.lavoce.it/la-sapienza-fa-bene-allintelligenza/ Fri, 23 Sep 2011 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9642 Vuol parlare ai ragazzi che vanno a scuola, soprattutto ai più grandi, per invitarli a vivere fino in fondo questo loro tempo come un tempo di crescita di tutta la loro persona. L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti sta preparando una lettera che vorrebbe raggiungesse tutti gli studenti della diocesi.

“Vorrei dirgli che non basta l’intelligenza per crescere, perché l’intelligenza da sola può portare anche a scelte negative. Vorrei invitarli – continua – ad unire la sapienza all’intelligenza, nel significato proprio di sàpere ovvero gusto: gustare il buono e il bello”.

Temi che sono echeggiati nell’incontro che lunedì ha avuto con gli insegnanti di Religione (Irc) con i quali ha parlato della “gravità del problema educativo”, non ancora avvertita appieno dalle “parrocchie, comunità cristiane e dalle stesse famiglie” e neppure dalla società, che “non riesce ancora a riconoscere la dovuta centralità e importanza della scuola nella costruzione della convivenza civile”.

In questa situazione della scuola e della società, ha aggiunto, “la Chiesa ha, nell’insegnante di religione, uno dei riferimenti fondamentali per un servizio prezioso per la formazione delle giovani generazioni”.

Mons. Bassetti ha esortato gli Irc a non cedere al “complesso di inferiorità” dinanzi agli altri insegnanti. “L’Irc si inserisce legittimamente nella scuola proprio per il servizio educativo che offre agli studenti e alle loro famiglie. Esso intende rispondere alle domande delle persone e offrire ai ragazzi la possibilità di conoscere quei valori che sono essenziali per la loro formazione globale” ha detto mons. Bassetti, ricordando che tra gli studenti che seguono l’Irc ci sono anche non cristiani e non battezzati.

“Nella nostra diocesi ci sono 164 insegnanti di Religione, e gli studenti che hanno scelto di seguire questa materia sono il 90%” ha detto Massimo Liucci, delegato diocesano per gli Irc, spiegando che gli insegnanti, i 124 incaricati e i 40 supplenti, sono tutti laici tranne 4 sacerdoti.

A tutti loro mons. Bassetti ha espresso gratitudine “per il prezioso servizio culturale-ecclesiale” che svolgono, per la loro opera educativa che passa attraverso l’insegnamento. Ha ricordato quanto stabilito dal Concordato del 1984, secondo cui l’insegnamento della Religione “è concepito come cultura religiosa inserita nelle finalità della scuola, ossia come conoscenza oggettiva e autentica dei contenuti della religione cattolica”.

Non un catechismo, dunque, ma neppure – ha avvertito – “una semplice comparazione tra le religioni messe tutte sullo stesso piano” né una “vaga infarinatura sulla religione cattolica senza approfondirne i contenuti. Il suo inserirsi nella scuola fa dell’Irc una disciplina di caratere scolastico, strutturabile in metodologie e didattiche ad essa propria”, ha aggiunto mons. Bassetti, soggiungendo però che questa sua fisionomia “non sottrae l’insegnamento della Religione al rapporto con la comunità della Chiesa, anzi esige un suo intrinseco riferimento ad essa, quale garanzia dell’autenticità dei principi che ne costituiscono i contenuti e la loro corretta interpretazione”.

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Inno del Papa alla carità intellettuale https://www.lavoce.it/inno-del-papa-alla-carita-intellettuale/ Thu, 10 Feb 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9114 “Educare è un atto d’amore, esercizio della ‘carità intellettuale’, che richiede responsabilità, dedizione, coerenza di vita”: lo ha detto il Papa nel discorso ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per l’educazione cattolica. Benedetto XVI ha ribadito che “l’educazione e la formazione costituiscono oggi una delle sfide più urgenti che la Chiesa e le sue istituzioni sono chiamate ad affrontare”.

“L’opera educativa – è l’analisi del Papa – sembra diventata sempre più ardua perché, in una cultura che troppo spesso fa del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità, instillando così il dubbio sui valori di base dell’esistenza personale e comunitaria. Per questo è importante il servizio che svolgono nel mondo le numerose istituzioni formative che si ispirano alla visione cristiana dell’uomo e della realtà”.

Citando, tra queste, le università e le scuole cattoliche, Benedetto XVI ha affermato che “con la loro identità ben precisa e la loro apertura alla ‘totalità’ dell’essere umano, possono svolgere un’opera preziosa per promuovere l’unità del sapere”, partendo dalla consapevolezza – molto presente nel pensiero del card. Newman – che “eliminare Dio significa spezzare il circolo del sapere”. Per il Papa, in particolare, occorre avere “il coraggio di annunciare il valore ‘largo’ dell’educazione, per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare senso alla propria vita”. Di qui l’importanza dell’“educazione interculturale”, ambito in cui “è richiesta una fedeltà coraggiosa e innovativa, che sappia coniugare chiara coscienza della propria identità e apertura all’alterità, per le esigenze del vivere insieme nelle società multiculturali”. In questo contesto, secondo Benedetto XVI, “emerge il ruolo educativo dell’insegnamento della Religione cattolica (Irc, ndr) come disciplina scolastica in dialogo interdisciplinare con le altre”.

L’Irc, ha spiegato infatti il Papa, “contribuisce largamente non solo allo sviluppo integrale dello studente, ma anche alla conoscenza dell’altro, alla comprensione e al rispetto reciproco. Per raggiungere tali obiettivi – auspica il Pontefice – dovrà essere prestata particolare cura alla formazione dei dirigenti e dei formatori, non solo da un punto di vista professionale, ma anche religioso e spirituale, perché, con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, la presenza dell’educatore cristiano diventi espressione di amore e testimonianza della verità”. “Internet, per la sua capacità di superare le distanze e di mettere in contatto reciproco le persone, presenta grandi possibilità anche per la Chiesa e la sua missione”. Ne è convinto il Papa, che si è soffermato sul seminario come “tappa preziosa” per la vita dei candidati al sacerdozio, che richiede “un certo distacco, perché il Signore parla al cuore con una voce che si sente se c’è il silenzio”, ma anche “la disponibilità a vivere insieme, ad amare la dimensione comunitaria”.

Menzionando, poi, la bozza di documento su Internet e la formazione nei seminari, oggetto della plenaria, Benedetto XVI ha fatto notare che internet “con il necessario discernimento per un suo uso intelligente e prudente, è uno strumento che può servire non solo per gli studi, ma anche per l’azione pastorale dei futuri presbiteri nei vari campi ecclesiali, quali l’evangelizzazione, l’azione missionaria, la catechesi, i progetti educativi, la gestione delle istituzioni”. Anche in questo campo, però, “è di estrema importanza poter contare su formatori adeguatamente preparati perché siano guide fedeli e sempre aggiornate, al fine di accompagnare i candidati al sacerdozio all’uso corretto e positivo dei mezzi informatici”.

“Rendere sempre più solido il legame tra la teologia e lo studio della sacra Scrittura, in modo che questa ne sia realmente l’anima e il cuore”: è l’auspicio espresso dal Papa, che nel suo discorso ha messo l’accento sulla “connessione della teologia con le altre discipline, considerando che essa viene insegnata nelle università cattoliche, e, in molti casi, in quelle civili. Ma il teologo non deve dimenticare di essere anche colui che parla a Dio”, ha ammonito il Pontefice, secondo il quale “è indispensabile tenere strettamente unite la teologia con la preghiera personale e comunitaria, specialmente liturgica”. Un’occasione per “conoscere e valorizzare le iniziative vocazionali più significative promosse nelle Chiese locali”. Così il Papa ha definito il 70° anniversario – che ricorre quest’anno – della Pontificia opera per le vocazioni sacerdotali, istituita da Pio XII. Secondo Benedetto XVI, “occorre che la pastorale vocazionale insista più chiaramente sul profilo del sacerdozio ministeriale, caratterizzato dalla sua specifica configurazione a Cristo, che lo distingue essenzialmente dagli altri fedeli e si pone al loro servizio”.

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Insegnanti di religione a scuola https://www.lavoce.it/insegnanti-di-religione-a-scuola/ Thu, 23 Sep 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8752 Il 7 settembre si è tenuto l’abituale incontro di inizio anno degli insegnanti di Religione cattolica con il vescovo Domenico Cancian per affidare al Signore il nuovo anno scolastico appena iniziato. I docenti si sono ritrovati presso il santuario della Madonna delle Grazie per la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo il quale, all’omelia, ha invitato tutti ad essere disponibili e docili alla parola del Signore che ci rende testimoni credibili del suo Vangelo anche nella scuola, ribadendo il fatto che gli insegnanti non debbono mai sentirsi arrivati nel loro cammino di formazione umana e cristiana perché sempre bisognosi di alimento e di sostegno professionale e spirituale. La serata è continuata poi nell’atrio di San Michele Arcangelo, dove si è svolta la riunione per illustrare agli insegnanti diverse questioni: prima tra tutte quella delle nomine 2010-2011 che purtroppo sono state anche quest’anno difficili per il calo delle classi, causato dai tagli della riforma, e di conseguenza delle ore per l’insegnamento della Religione. Un altro punto importante affrontato è stato quello della presentazione del corso di aggiornamento per gli Irc che quest’anno sarà incentrato sul metodo Gordon (discepolo del pedagogista Roger) dal titolo “Insegnanti efficaci”; gli incontri saranno in totale 8 di 3 ore ciascuno e saranno i primi 4 il 25 ottobre ed il 5-12-19 novembre mentre gli altri 4 il 25 febbraio ed il 4-11-18 marzo; tutti gli incontri saranno alle ore 17 presso la sala multimediale delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore e saranno tenuti dalla prof.ssa Fiorella Pecchioli, insegnante autorizzata del metodo Gordon. Questi appuntamenti con il Vescovo sono molto importanti per gli insegnanti di Religione perché li aiutano a vivere questo senso di appartenenza ecclesiale e la responsabilità e la bellezza di svolgere questo servizio nella scuola in nome e per conto della Chiesa di Cristo. L’appuntamento si è poi concluso con un momento di fraternità tra gli insegnanti. Concludiamo ricordando i nomi degli insegnanti di Religione cattolica nelle scuole della diocesi: Paola Chiara Botto, Stefania Fiorucci, Filomena Squartini, Simonetta Mencagli, Adonella Pieggi, Valentina Pieggi, Sandra Sinighelli, Gabriella Bioli, Leda Falleri, Dafne Gallorini, Teresa Zangarelli, Antonietta Bracalenti, Marco Fiorucci, Myriam Rossi, Michele Garzi, Rita Massetti, Milena Crispoltoni, Martina Giovanna Sarti, Giulia Rutili, Marco Calagreti, Beatrice Castellani, M. Giuseppa Lombardi, Brunella Zagaglia, Giovanna Polenzani, Alessandro Manfucci, Luca Orlandi, Alessio Galletti. Insegnanti supplenti saranno Stefania Renghi, Michela Duca, Francesco Gallo, Chiara Ligi e Clementina Zieger.

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Scuola …e adesso? https://www.lavoce.it/scuola-e-adesso/ Thu, 09 Sep 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8695 Aumentano gli studenti, diminuiscono gli insegnanti, si incrementa il numero degli allievi per classe, diverse scuole elementari di montagna rischiano la soppressione. È il panorama non certo entusiasmante della scuola umbra che si appresta ad avviare il nuovo anno scolastico.

Sulla base dei parametri introdotti dal Governo – per i suoi effetti è in corso a livello nazionale una dura protesta dei precari della scuola – rispetto allo scorso anno ci saranno 313 insegnanti in meno. La popolazione scolastica complessiva umbra è passata dai 115.284 del 2009-2010 ai 117.067 di quest’anno. In Umbria c’è il rischio concreto della soppressione di 28 classi alle primarie, soprattutto nelle zone montane, anche per l’innalzamento del numero degli studenti per classe. Ora ogni classe deve avere un minimo di 18 studenti (prima 12) e un massimo di 27 (in passato 22).

Questi provvedimenti seguono la direzione del risparmio e la continuità didattica, in questa logica, lascia il tempo che trova. Gli effetti della riforma Gelmini si fanno sentire e, oltre alla protesta dei precari, si leva anche quella dei Comuni che devono affrontare “da soli la riduzione del servizio scolastico dell’obbligo, garantito dalla Costituzione”, ha sottolineato il presidente Anci Umbria e sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali facendo il punto della situazione in vista dell’anno scolastico. “C’è bisogno di maggior organico – ha spiegato Boccali – perché ridurre sulla scuola significa avere classi più numerose, problemi di trasporto scolastico, problemi legati all’accoglienza”.

In una nota l’Anci Umbria ha sottolineato che “con l’approssimarsi dell’inizio dell’anno scolastico 2010-2011 e con le nuove definizioni dei criteri e dei parametri del dimensionamento della rete scolastica si creano notevoli difficoltà di organizzazione da parte dei Comuni della regione, in particolare modo dei più piccoli e di quelli montani. Soppressione di classi e plessi scolastici, diminuzione del personale Ata, piccoli giovani costretti ad andare a scuola molto lontano da casa: è quello che preoccupa molto gli amministratori umbri”. Il coordinatore della Commissione istruzione di Anci Umbria e assessore di Terni, Simone Guerra, ha affermato che “tagliare sulla scuola significa rallentare la crescita di molti giovani incidendo su quello che sarà il loro futuro; la qualità della didattica in queste condizioni è compromessa in quanto diminuiscono le ore e il numero dei docenti”.

Inoltre i Comuni montani, che già risentono della forte emigrazione verso le città, “senza la scuola rischiano di spegnersi e con essi l’idea dell’Umbria verde, dell’Umbria dei piccoli comuni montani”, ha ricordato il coordinatore dei Piccoli Comuni, Giuseppe Chianella: in Umbria sono il 75% del totale. L’Anci Umbria ha inviato un documento al ministero dell’Istruzione e a quello dell’Economia nonché ai parlamentari eletti in Umbria, attraverso il quale gli amministratori dei Comuni umbri evidenziano che “per la difesa dell’istruzione pubblica le scuole dovrebbero rimanere aperte e diffuse sul territorio, a garanzia del diritto allo studio di tutti i cittadini, indipendentemente dal posto in cui si vive”.

L’inizio delle lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado della regione, il 13 settembre prossimo, segna inevitabilmente una svolta nello svolgimento ordinario nella vita delle famiglie e nel complesso delle attività. I bambini, gli adolescenti e i giovani che si recano a scuola sono oggetto di grande attenzione da parte di genitori, insegnanti ed educatori. Uno sguardo particolarmente intenso e pieno di interesse è quello rivolto dalla comunità ecclesiale alla scuola, per molteplici ed evidenti ragioni.

La Chiesa da sempre ha dato all’educazione una cura privilegiata. Un particolare segno di questo interesse, nel momento attuale, è dato dalla presenza attiva degli insegnanti della Religione cattolica, che persegue l’obiettivo di trasmettere alle giovani generazioni la tradizione religiosa che sta a fondamento della storia del nostro Paese, comparata anche con le esperienze dei vari popoli e con il fatto religioso in se stesso. In Umbria, come in altre regioni italiane, abbiamo una Commissione regionale per l’educazione, scuola, università, in cui sono presenti membri delle associazioni di insegnanti e famiglie (Cresu), presieduta dal prof. Giovanni Carlotti, docente di Fisica al dipartimento omonimo, e dall’arcivescovo Sorrentino, vescovo di Assisi. A Giovanni Carlotti abbiamo chiesto cosa stia facendo la Commissione in riferimento alla scuola che inizia. “Stiamo raccogliendo le riflessioni di tutti i membri – dice – per mettere a punto una lettera che invieremo al mondo della scuola nel suo complesso, studenti, genitori e insegnanti. Porterà la data del 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia”.

In questa lettera – ci ha anticipato Carlotti – sarà messa in evidenza la necessità che tutti assumano in proprio la “sfida educativa”, perché sia assunta con responsabilità da tutte le agenzie educative: famiglia, scuola, parrocchie, oratori, associazioni sportive e ricreative. “Nessuna di queste realtà può svolgere un’azione efficace da sola”. In particolare Carlotti considera una grave questione attuale la mancanza di una seria azione di orientamento scolastico: “I giovani molto spesso non riescono a trovare la loro strada, e risultano vittime di scelte sbagliate”. Su questo tema sarà svolta una riflessione da parte della Commissione, e intanto ne sarà fatto un cenno nella lettera annunciata. Intanto, agli studenti e insegnati umbri un vivo augurio da la Voce!

PARLA UN INSEGNANTE

Inizia un nuovo anno scolastico, e tra i plotoni di esecuzione di chi vorrebbe eliminare le contraddizioni della riforma, le rimostranze del mondo del precariato, la demotivazione degli insegnanti… io torno a scuola come professore di Religione. Siccome entro come “precario” – solidale ai tanti -, mi abituerò ad entrare in classe e riannodare le passioni tristi di tanti giovani alla speranza che qualcuno voglia ascoltare ancora un’esperienza di vita e di cultura. I giovani si annoiano a scuola quando diventa un meccanismo, ne sono invece affascinati quando trovano un docente che comunichi la sua umanità, la sua cultura, la sua ipotesi e muova la loro libertà a cercare la risposta ai loro perché. Ciò che tu sai, nel momento in cui lo trasmetti ad altri, lo veicoli tramite il tuo “io”: proprio per questo è impossibile dare una vera e propria oggettività ad una lezione in classe. Se per strumento del mio lavoro intendessi i libri, e li facessi “parlare” al mio posto (come molto spesso accade anche all’insegnante più accorto, vuoi per stanchezza, vuoi per convenienza), allora la lezione diventa tecnicismo, un do ut des (“ti faccio leggere il libro con me, poi tu me lo ripeti”), un procedimento meccanico in cui manca la libertà dell’umano, perché il mio “io” non entra in gioco di fronte alla classe.

La lezione, invece, dovrebbe non essere meccanica o tecnica (fattori che spengono l’interesse e l’entusiasmo del discente), ma una traditio – una consegna da un’umanità (il docente) ad un’altra (la classe) –, non solo di un apprendimento, ma anche della modalità umana con cui si è giunti a tale apprendimento. Ciò che l’insegnante veicola maggiormente con la sua persona è l’approccio alla materia dell’apprendimento, in una parola: il metodo. Non esistono formule, più o meno “magiche”: per insegnare-imparare a studiare non c’è un aggettivo valido per tutti, perché il metodo è personale. Tanto più importante diventa allora la modalità con cui l’insegnante trasmette il proprio metodo, guidando ciascuno nella classe alla ricerca del proprio, instaurando un confronto aperto, nel vivo del lavoro, sul “come fare a…”.

È solo tramite un’interazione personale che avviene la trasmissione di tutti i fattori determinanti per l’apprendimento. Quindi fare l’insegnante vuol dire essere continuamente chiamato e ri-chiamato ad esprimere se stesso, la propria libertà, il proprio sapere e metodo; ad essere attento e vigile sulla realtà di chi sta di fronte, perché se la mia umanità non tiene conto dell’altra che ho di fronte, la traditio (cioè la consegna tramite interazione) non è possibile. Solo l’umano veicola il sapere. Dice Hannah Arendt: “L’insegnamento è una tradizione che tu comunichi in modo sempre diverso”. Mi accingo ad entrare in classe, sento tutta l’emozione e l’urgenza educativa, sento già le coppie di 26 occhi che mi squadreranno e mi interrogheranno in ogni classe, sui miei tic e le mie movenze (quanti “prof” ho imitato nella mia vita) e poi, appena comincerò a fare l’appello e li chiamerò per nome, mi verrà spontaneo non pensare più ai problemi della riforma e le parole d’ordine della scuola, per immergermi nel vissuto e trasmettere una speranza di vita e di curiosità che, a quasi 50 anni, mi resta ancora dentro come il primo giorno di scuola, grazie ai miei migliori insegnanti.

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Gli unici lavoratori snobbati dai sindacati https://www.lavoce.it/gli-unici-lavoratori-snobbati-dai-sindacati/ Thu, 30 Oct 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7071 Il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, ha diffuso una sua riflessione sulla questione degli insegnanti di Religione cattolica nella scuola pubblica, sollevata nelle settimane scorse dal sindaco Orfeo Goracci in una Nota fortemente critica riferita alla ‘Gelmini’. ‘Vorrei far notare ‘ scrive il presule – che i docenti di religione a scuola non insegnano il catechismo (per questo c’è prima la famiglia e poi la parrocchia), ma presentano la dottrina cattolica come fatto culturale. Non si può infatti negare il contributo che il cattolicesimo ha dato e continua a dare al patrimonio storico e culturale del nostro Paese. Senza conoscere i contenuti del cattolicesimo è praticamente impossibile comprendere la stragrande maggioranza delle espressioni artistiche e culturali presenti in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Per gli eugubini, ad esempio, senza la conoscenza della religione cattolica, sarebbe difficile comprendere la festa di sant’Ubaldo e la corsa dei Ceri’. Dopo un richiamo al numero 30 del Concordato, il Vescovo così prosegue: ‘Stupisce non poco constatare come quella degli insegnanti di Religione cattolica sembri divenuta l’unica categoria di lavoratori ai quali non si ritiene doveroso riconoscere dei diritti’ e la ‘spesa ingiustificata’. ‘La cosa è ancora più anomala ‘ prosegue la Nota – se si pensa alla protesta di parte del mondo sindacale quando, qualche anno fa, a questa categoria di insegnanti venne riconosciuta la possibilità di diventare di ruolo. Unico esempio di protesta sindacale per il riconoscimento di un diritto dei lavoratori’. Monsignor Ceccobelli prosegue precisando che ‘i docenti di religione cattolica sono stati assunti in buona parte, e cioè per il 70 per cento dei posti disponibili riferiti all’anno scolastico 2003, con un concorso per titoli ed esami’ nel corso del quale ‘hanno sostenuto una prova scritta ed una prova orale’, esaminati da personale scelto dall’Ufficio scolastico regionale. Alla fine ‘sono stati assunti 15.000 insegnanti già in servizio da diversi anni in qualità di precari’. Il presule ricorda al Sindaco che ‘le assunzioni non sono scelte dei Vescovi, ma nomine effettuate d’intesa con i dirigenti scolastici, ai quali è data facoltà di non accettare la proposta fatta’, e che ‘i docenti di Religione cattolica permangono nel precariato a vita’. Quindi la conclusione: ‘Questa Nota non vuole aprire una polemica, ma offrire un contributo alla chiarezza, e rettificare quanto, forse in un passaggio poco meditato, è stato affermato dal nostro Sindaco’.

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Religione a scuola. Il ‘modello’ Italia https://www.lavoce.it/religione-a-scuola-il-modello-italia/ Fri, 10 Nov 2006 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5496 Come funziona l’insegnamento della religione nelle scuole italiane? La domanda se la sono posta in Turchia, Paese a maggioranza islamica che si definisce laico e che ha chiesto di entrare nell’Unione europea e si sta preparando a ricevere la visita di Papa Benedetto XVI. Quattro insegnanti della scuola pubblica turca cercano le risposte a Spoleto, dove sono giunti grazie alla cooperativa sociale ‘Azzurra’, loro partner nel progetto comunitario ‘Leonardo da Vinci’ attraverso il quale l’Unione europea finanzia iniziative che favoriscono lo scambio culturale, didattico ed esperienziale dei giovani e dei formatori di Paesi appartenenti all’Unione o in attesa di aderirvi. Gli insegnanti turchi (un direttore di scuola, un insegnante di inglese e due di religione) sono giunti in città domenica 5 novembre e da lunedì, accompagnati dai loro partner della cooperativa (per il 2006 hanno avuto 22 progetti Leonardo con scuole di diversi Paesi) e dal tutor, una ragazza turca che studia in Umbria, hanno iniziato a prendere conoscenza con la realtà italiana. Tra le altre cose martedì hanno visitato la casa per ragazze diversamente abili delle suore della Sacra Famiglia di Spoleto a Monte Pincio, mercoledì hanno incontrato cinque insegnanti di religione, giovedì hanno visitato l’Ipsia e l’Itis della città, venerdì sono accolti dall’Arcivescovo Riccardo Fontana per una visita al museo diocesano e la prossima settimana proseguiranno gli incontri sull’insegnamento della religione nelle scuole, senza trascurare visite culturali a Venezia, Firenze, Assisi, Perugia.’L’incontro tra gli insegnanti di religione italiani e turchi si è rivelato molto interessante’, commenta don Edoardo Rossi che insieme ad altri cinque insegnanti spoletini ha spiegato agli ospiti come funziona il sistema italiano, dal Concordato alle attuali norme che riguardano l’insegnante e l’insegnamento della religione, dalla libertà di scelta dei ragazzi al programma scolastico, ai metodi. ‘Abbiamo trovato grande interesse e apertura – commenta don Edoardo – scoprendo che tra i due sistemi turco e italiano ci sono diversi punti in comune’ tra i quali il fatto di ‘insegnare la religione come valore culturale e non come proposta di fede, dando spazio anche alla conoscenza delle religioni non cristiane’. Gli insegnanti turchi hanno spiegato ai colleghi spoletini che nelle loro scuole viene insegnata la storia dell’islam e gli studenti hanno la possibilità di scegliere se seguire questo corso o un altro e che, a differenza dell’Italia questo insegnamento ricade sotto la competenza del Ministero per la religione. Sollecitati da una domanda delle insegnanti di religione, hanno confermato che anche per la religione, come per le altre materie, ci sono insegnanti donna. ‘Si sono interessati anche alla nostra distinzione tra l’insegnamento della religione nelle scuole e il catechismo ed hanno chiesto di visitare un oratorio e conoscere le nostre attività educative a favore dei giovani poichè sono esperienze che loro non conoscono’ aggiunge don Edoardo che ci saluta e poi riprende ”dimenticavo: hanno chiesto anche di poter assistere ad una messa. Vedremo quando!’.

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