razza Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/razza/ Settimanale di informazione regionale Wed, 26 Apr 2023 17:40:23 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg razza Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/razza/ 32 32 “Sostituzione etnica”… Meglio “integrazione” https://www.lavoce.it/sostituzione-etnica-meglio-integrazione/ https://www.lavoce.it/sostituzione-etnica-meglio-integrazione/#respond Wed, 26 Apr 2023 17:20:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71200 Logo rubrica Il punto

Un ministro, mentre parlava di immigrazione, ha detto di essere preoccupato per il rischio di una “sostituzione etnica”. È stato sommerso da una valanga di accuse di razzismo. Non so bene che cosa intendesse, ma, se si dà alle parole il loro giusto significato, “razza” ed “etnìa” sono concetti distinti e non si deve confondere l’uno con l’altro. Se parlo di razza, mi riferisco alla genetica, al sangue; se parlo di etnìa, mi riferisco alla cultura. Dove per cultura s’intende – in questo caso – il patrimonio di tradizioni, saperi, credenze, costumi, princìpi, abitudini, che è specifico di un popolo e gli conferisce un’identità.

Ciò che ci permette di riconoscere uno svedese da un turco, ed entrambi da un giapponese; non dai tratti del volto, ma dai comportamenti individuali e collettivi.

Mentre non è scientificamente corretto parlare di “razze” con riferimento alla genetica, certamente esistono popoli (etnie) caratterizzati dalle rispettive culture. Questo si sa da sempre; e da sempre, ogni popolo è portato a pensare che “noi” siamo quelli civili e “gli altri” sono i selvaggi, i barbari. Solo da poco più di un secolo si è capito che “diverso” non vuol dire inferiore, e ogni popolo ha diritto a conservare la sua cultura, e con essa la sua identità.

Che dire dunque della temuta sostituzione etnica? Che nella storia dell’umanità le sostituzioni etniche ci sono state; ma a farle siamo stati noi europei quando abbiamo spento le culture dei nativi americani, africani e di altri ancora; o, nel migliore dei casi, le abbiamo ridotte a ruoli subalterni e marginali.

Perché ne avevamo la forza e pensavamo che questo ce ne desse anche il diritto. Oggi abbiamo una visione diversa delle cose, più rispettosa delle differenze e del pluralismo. Però non si deve cadere nell’eccesso opposto: quello di pensare che in nome del rispetto dovuto alle culture diverse si possa e si debba accettare tutto, giustificare tutto. Nella nostra cultura (diciamo quella europea e cristiana degli ultimi duemila anni) ci sono state anche pagine nere, ingiustizie e delitti di cui oggi ci vergogniamo.

Anche le culture “altre” possono avere dunque le loro pagine nere. Il confronto, il dialogo, l’integrazione, possono permettere a ciascuno di emendarsi. È una strada difficile. Ma in un mondo interconnesso a ogni latitudine, è indispensabile percorrerla.

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Un ministro, mentre parlava di immigrazione, ha detto di essere preoccupato per il rischio di una “sostituzione etnica”. È stato sommerso da una valanga di accuse di razzismo. Non so bene che cosa intendesse, ma, se si dà alle parole il loro giusto significato, “razza” ed “etnìa” sono concetti distinti e non si deve confondere l’uno con l’altro. Se parlo di razza, mi riferisco alla genetica, al sangue; se parlo di etnìa, mi riferisco alla cultura. Dove per cultura s’intende – in questo caso – il patrimonio di tradizioni, saperi, credenze, costumi, princìpi, abitudini, che è specifico di un popolo e gli conferisce un’identità.

Ciò che ci permette di riconoscere uno svedese da un turco, ed entrambi da un giapponese; non dai tratti del volto, ma dai comportamenti individuali e collettivi.

Mentre non è scientificamente corretto parlare di “razze” con riferimento alla genetica, certamente esistono popoli (etnie) caratterizzati dalle rispettive culture. Questo si sa da sempre; e da sempre, ogni popolo è portato a pensare che “noi” siamo quelli civili e “gli altri” sono i selvaggi, i barbari. Solo da poco più di un secolo si è capito che “diverso” non vuol dire inferiore, e ogni popolo ha diritto a conservare la sua cultura, e con essa la sua identità.

Che dire dunque della temuta sostituzione etnica? Che nella storia dell’umanità le sostituzioni etniche ci sono state; ma a farle siamo stati noi europei quando abbiamo spento le culture dei nativi americani, africani e di altri ancora; o, nel migliore dei casi, le abbiamo ridotte a ruoli subalterni e marginali.

Perché ne avevamo la forza e pensavamo che questo ce ne desse anche il diritto. Oggi abbiamo una visione diversa delle cose, più rispettosa delle differenze e del pluralismo. Però non si deve cadere nell’eccesso opposto: quello di pensare che in nome del rispetto dovuto alle culture diverse si possa e si debba accettare tutto, giustificare tutto. Nella nostra cultura (diciamo quella europea e cristiana degli ultimi duemila anni) ci sono state anche pagine nere, ingiustizie e delitti di cui oggi ci vergogniamo.

Anche le culture “altre” possono avere dunque le loro pagine nere. Il confronto, il dialogo, l’integrazione, possono permettere a ciascuno di emendarsi. È una strada difficile. Ma in un mondo interconnesso a ogni latitudine, è indispensabile percorrerla.

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La ‘razza’ nella Costituzione https://www.lavoce.it/la-razza-nella-costituzione/ Wed, 04 Aug 2021 14:11:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61617

È appropriato parlare di “razza” e di “razze” con riferimento agli esseri umani? Se il concetto di “razza” implica che non solo l’aspetto fisico, ma anche la personalità di un individuo è determinata dalla genetica, è ormai scientificamente accertato che le “razze” non esistono.

La proposta ... discutibile

Partendo da queste basi sta circolando la proposta - finora avanzata solo nei dibattiti fra intellettuali - di cancellare la parola “razza” dalla Costituzione. La tesi è che la presenza di quella parola convalida il pregiudizio che l’umanità si divida in razze. Ma è proprio così?

Secondo me, sicuramente no. La Costituzione dice, puramente e semplicemente, che la razza non può essere presa come motivo o pretesto per fare distinzioni tra le persone. Quindi il principio vale anche se l’esistenza delle razze è puramente immaginaria - visto che comunque c’è chi alle razze ci crede.

La scelta dei Costituenti

I Costituenti, riuniti nell’aula di Montecitorio, scrivevano quelle frasi nella seconda metà del 1946. Non erano ancora passati dieci anni da quando, in quella stessa aula (!), un simulacro di Parlamento aveva votato le leggi razziali volute da Mussolini.

Ne erano passati appena tre da quel terribile 16 ottobre nel quale gli ebrei di Roma erano stati deportati in massa verso lo sterminio.

Era passato da poco più di un anno il giorno in cui ad Auschwitz era stata fermata la macchina della morte, e i cancelli erano stati dischiusi per lasciare liberi i pochi prigionieri ancora in vita. I Costituenti potevano ancora sentire l’eco del pianto degli sventurati mandati a morire in nome della “razza”.

E non dovevano dunque scrivere - nella Costituzione della nuova Italia - che non è lecito fare distinzioni di razza?

Non c'è una umanitò divisa in "razze", ma il razzismo sì

La razza sarà anche un concetto immaginario, ma il razzismo esiste ancora.

Tre anni fa, a Macerata, un cittadino infuriato per il delitto commesso da un immigrato africano scese armato per strada e si mise a sparare contro tutti i neri che vedeva: ne ferì sei.

Non è razzismo questo?

A me, togliere dalla Costituzione il divieto delle distinzioni basate sulla razza sembra - a dir poco - un’idea bislacca.

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È appropriato parlare di “razza” e di “razze” con riferimento agli esseri umani? Se il concetto di “razza” implica che non solo l’aspetto fisico, ma anche la personalità di un individuo è determinata dalla genetica, è ormai scientificamente accertato che le “razze” non esistono.

La proposta ... discutibile

Partendo da queste basi sta circolando la proposta - finora avanzata solo nei dibattiti fra intellettuali - di cancellare la parola “razza” dalla Costituzione. La tesi è che la presenza di quella parola convalida il pregiudizio che l’umanità si divida in razze. Ma è proprio così?

Secondo me, sicuramente no. La Costituzione dice, puramente e semplicemente, che la razza non può essere presa come motivo o pretesto per fare distinzioni tra le persone. Quindi il principio vale anche se l’esistenza delle razze è puramente immaginaria - visto che comunque c’è chi alle razze ci crede.

La scelta dei Costituenti

I Costituenti, riuniti nell’aula di Montecitorio, scrivevano quelle frasi nella seconda metà del 1946. Non erano ancora passati dieci anni da quando, in quella stessa aula (!), un simulacro di Parlamento aveva votato le leggi razziali volute da Mussolini.

Ne erano passati appena tre da quel terribile 16 ottobre nel quale gli ebrei di Roma erano stati deportati in massa verso lo sterminio.

Era passato da poco più di un anno il giorno in cui ad Auschwitz era stata fermata la macchina della morte, e i cancelli erano stati dischiusi per lasciare liberi i pochi prigionieri ancora in vita. I Costituenti potevano ancora sentire l’eco del pianto degli sventurati mandati a morire in nome della “razza”.

E non dovevano dunque scrivere - nella Costituzione della nuova Italia - che non è lecito fare distinzioni di razza?

Non c'è una umanitò divisa in "razze", ma il razzismo sì

La razza sarà anche un concetto immaginario, ma il razzismo esiste ancora.

Tre anni fa, a Macerata, un cittadino infuriato per il delitto commesso da un immigrato africano scese armato per strada e si mise a sparare contro tutti i neri che vedeva: ne ferì sei.

Non è razzismo questo?

A me, togliere dalla Costituzione il divieto delle distinzioni basate sulla razza sembra - a dir poco - un’idea bislacca.

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