Rapporto Caritas Povertà Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/rapporto-caritas-poverta/ Settimanale di informazione regionale Fri, 23 Aug 2024 16:52:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Rapporto Caritas Povertà Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/rapporto-caritas-poverta/ 32 32 ‘La Giusta Vicinanza’: Presentato l’VIII Rapporto sulle Povertà e Risorse della Caritas diocesana https://www.lavoce.it/la-giusta-vicinanza-presentato-lviii-rapporto-sulle-poverta-e-risorse-della-caritas-diocesana/ https://www.lavoce.it/la-giusta-vicinanza-presentato-lviii-rapporto-sulle-poverta-e-risorse-della-caritas-diocesana/#respond Mon, 19 Jun 2023 12:10:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72091 VIII rapporto povertà e risorse 2022 caritas perugia

"Senza dubbio possiamo definire il 2022 come l’anno di servizio più intenso e più complesso per la nostra Caritas diocesana dalla sua fondazione (1976), un anno dove tutti gli effetti post pandemia Covid-19 si sono concretizzati in bisogni ai quali rispondere, un anno che ci ha visti impegnati nell’accoglienza dei profughi Ucraini a causa della guerra, un anno che ha visto schizzare i costi dell’energia e delle materie prime alle stelle, un anno che ha visto l’impoverimento di tante famiglie e l’erosione dei risparmi, un anno che ha visto affacciarsi nuove povertà e nuove marginalità, un anno dove giovani e anziani hanno fatto fatica a riprendere la quotidianità".

Nuove povertà e marginalità

Ad evidenziarlo è il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, nella nota introduttiva dell’VIII Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2022 presentato il 19 giugno, nella sede Caritas Villaggio Sorella Provvidenza, a rappresentanti delle Istituzioni e di organismi pubblici e privati impegnati nel mondo del Welfare, ad operatori dei media e a quanti vivono l’esperienza del volontariato.

Il primo tratto del volto evangelico di Caritas

"Le pagine di questo VIII Rapporto -prosegue don Briziarelli nell’introduzione- ci aprono a riflessioni profonde e ci chiamano come comunità ecclesiale e civile ad un cammino sempre più di comunione, rete e relazione che ci doni la possibilità di nuove strade da percorrere per accompagnare le migliaia di fratelli e sorelle che hanno bussato, e bussano, alle porte di Caritas al ritorno alla dignitosa autonomia.

La povertà ci toglie la libertà di scegliere e non possiamo più tacere difronte a tutto ciò. Un vero popolo si è sentito chiamato a rispondere a questo grido mettendo in atto un circolo virtuoso di solidarietà, di vera e propria Provvidenza, che ha stupito e meravigliato ognuno di noi convertendo i nostri cuori. Una gratitudine immensa a tutti i volontari e operatori che hanno deciso di scendere in campo senza riserve a braccia aperte convinti che ascolto e accoglienza siano ancora il primo tratto del volto evangelico di Caritas".

Il costante aumento dei richiedenti aiuto

Alla presentazione sono intervenuti l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore della Caritas don Marco Briziarelli, l’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale, lo statistico Nicola Falocci, membro dell’equipe dell’Osservatorio, e la responsabile Area sociale della Caritas Silvia Bagnarelli.

Curato dal suddetto Osservatorio, l’VIII Rapporto mette nero su bianco il costante aumento dei richiedenti aiuto al Centro d’Ascolto (CdA) della Caritas diocesana passati dalle 1.306 persone del 2020 alle 1.467 del 2021 (+ 12,3%), alle 1.653 del 2022 (+ 12,7%) di cui 368 italiani e 1.285 stranieri (inclusivi di 52 casi di doppia cittadinanza), facendo registrare, i primi, una flessione (dal 26,6% del 2021 al 22,3% del 2022), mentre i secondi salgono (dal 69,5% al 74,6%). Di questi utenti si registra un aumento consistente delle donne: dal 42,2% del 2020 si passa al 55,5% del 2021 e al 60,9% del 2022, in corrispondenza dell'accresciuto ventaglio di bisogni e della loro intensità, che le donne possono più efficacemente rappresentare.

Vecchi e nuovi utenti del Centro d'Ascolto

Dei 1.653 utenti del 2022, 599 sono vecchi (cioè con primo accesso al CdA anteriore al marzo 2020, inizio pandemia), e 1054 nuovi (cioè con primo accesso al CdA a partire dal marzo 2020). Tra i nuovi figurano i profughi ucraini, che influiscono sulle caratteristiche complessive dei richiedenti aiuto, che fanno dell’Ucraina la prima nazione di provenienza degli utenti stranieri, seguita da Nigeria, Marocco, Ecuador, Perù…

Rilevante è anche l’invecchiamento complessivo degli utenti. Tra il 2020 e il 2022 la numerosità delle classi oltre 55 anni aumenta del 78%, quella 15-64 del 15%. I nuovi sono più giovani dei vecchi, anche se gli italiani rimangono meno giovani degli stranieri; questi rilevano bisogni di lavoro, gli italiani bisogni di assistenza. Tra gli utenti complessivi prevale la condizione di coniugato/a, seguita da quella di celibe/nubile, anche se questi ultimi tendono nel tempo ad aumentare. Tra i nuovi italiani prevalgono nettamente i celibi/nubili, e figurano quote non trascurabili di separati e divorziati. Inoltre si accresce fortemente la quota di chi vive ospite di amici o parenti, di chi vive in subaffitto/posto letto, di chi è privo di abitazione. L'insieme degli utenti Caritas soffre di un marcato deterioramento della condizione abitativa. Per quanto riguarda il grado di istruzione, la quota più elevata sono gli utenti che non dispongono di un titolo di studio oltre la licenza media inferiore (46,2%).

Pertanto è fondamentale promuovere un aumento del livello di scolarizzazione per contrastare la povertà educativa collegata ad un abbandono scolastico precoce. Il percorso formativo è fondamentale per l’affermazione della persona nel solco tracciato anche dall’esperienza della Scuola di Barbiana tornata di attualità nel centenario della nascita del suo fondatore, don Lorenzo Milani (1923-2023). Nel contempo si accresce del 76% il numero di utenti che dispone di licenza media superiore o di laurea. Altro dato che emerge dal Rapporto è quello della condizione prevalente di disoccupato (52,4%), in particolare tra i nuovi utenti italiani e in generale si osserva un peggioramento complessivo della condizione occupazionale. Come anche la classe di reddito più consistente degli utenti Caritas, più che raddoppiata, è quella che comprende reddito nullo e reddito fino a 300 euro mensili. Ulteriore manifestazione di impoverimento, che si propone con evidenza.

La pressione dei bisogni e la loro molteplicità

La quota più elevata di bisogni segnalati dagli utenti riguarda povertà/problemi economici, pari al 30,6%, con numerosi casi di povertà estrema (senza dimora), di sovraindebitamento, di accattonaggio… Per questa tipologia di bisogni, collegati a molteplici necessità, si registra un aumento cospicuo del 23,5% rispetto al 2021.

In seconda posizione troviamo i problemi di occupazione/lavoro, pari al 21,9%, per più della metà collegati a disoccupazione, per più di un decimo a licenziamenti, per un decimo a lavoro nero e un altro decimo a lavoro precario, ed anche a sottoccupazione / part-time involontario, e alcuni casi di cassa integrazione/mobilità.

In terza posizione ci sono i problemi di condizione abitativa, pari al 15,3%, che sta assumendo dimensioni preoccupanti in tutto il Paese.

In quarta posizione c’è il fenomeno migrazione/immigrazione, pari al 14%, riguardanti per più della metà di problemi burocratici-amministrativi segnalati in prevalenza da persone in fuga da conflitti armati. In quinta e sesta posizione ci sono i problemi familiari, pari al 6,4%, in prevalenza legati a separazioni e divorzi e di maternità affrontata da un solo genitore, e di salute, pari al 3%, dovuti anche a gravidanze difficili, ma soprattutto riferiti alle patologie più diffuse, oltre alle dipendenze.

Gli interventi della Caritas diocesana

Di fronte ad una povertà sempre più multidimensionale, la Caritas diocesana ha moltiplicato il numero dei servizi (+ 18,1% rispetto al 2021 e + 66,5% rispetto al 2020), ha espanso i percorsi di accompagnamento per famiglie, migranti e minori, ha reso i CdA sempre più promozionali ed animativi, ha diffuso gli Empori solidali, ha posto un'attenzione crescente sulle povertà emergenti, ha adottato modalità innovative, ha spinto su promozione e formazione di volontari orientati al servizio diretto alla comunità, nonché a responsabilizzare la società civile sulla povertà, nella prospettiva di una società più giusta e solidale. In particolare tra i processi in corso di svolgimento che interessano la Caritas, quello della propensione alla territorialità, nel senso di un radicamento crescente delle opere all'interno della dimensione locale.

Come richiedono i tre mandati statutari, Caritas promuove con impegno diretto la giustizia e lo sviluppo, opera al contempo per diffondere questa tensione sia nella comunità ecclesiale che nella più ampia comunità cittadina, nonché per educare alla mondialità ed alla pace. Caritas può, oltre che offrire al percorso del Sinodo della Chiesa italiana lo sguardo dal basso maturato nella compagnia alla fatica e al disagio di tanti, altresì contribuire allo sforzo di ripartenza del Paese, nella prospettiva della riduzione delle disuguaglianze territoriali, di generazioni e di genere.

Dal Prendiamoci cura alla Giusta vicinanza

 L’edizione dello scorso anno del Rapporto è stata intitolata Prendiamoci cura, un forte richiamo alla società intera a prendersi cura di quanti vivono ai suoi margini, o, addirittura, considerati scarti.

Il Rapporto di quest’anno ha per titolo La giusta vicinanza vissuta come incontro con i poveri, un incontro che ci aiuta a liberarci dalla superficialità e ci insegna la bellezza del condividere e del sentirci Fratelli Tutti, sottolinea il direttore don Marco Briziarelli, citando Papa Francesco, a conclusione della sua introduzione all’VIII Rapporto.

"In questa giusta vicinanza -scrive il sacerdote- lasciamoci incontrare da queste pagine sapendo che stiamo incontrando vite e non numeri, vite delle quali siamo tutti responsabili".

I costi degli aiuti-interventi Caritas

Gli interventi economici effettuati nel 2022 dal CdA alla gran parte delle 1.653 persone ascoltate, in gravi difficoltà economiche (dal pagamento delle utenze domestiche all’affitto, dalle spese per l’acquisto di prodotti di prima necessità a quelle sanitarie e per il corredo scolastico dei figli), sono state pari a euro 261.188,00, circa 30.500,00 euro in meno del 2021, non per la diminuzione delle richieste di aiuto, ma per la contrazione delle risorse economiche a disposizione rispetto all’anno precedente.

Importo non trascurabile è quello dei costi complessivi supportati dalla Caritas, nel 2022, rendicontati dal suo organismo operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo Onlus, pari a 1.626.000 euro. Cifra che è servita a finanziare, oltre gli interventi economici del CdA, la gestione della sede Caritas e del Villaggio Sorella Provvidenza che ha ospitato, lo scorso anno, trentadue nuclei familiari, dei cinque Empori della Solidarietà (Perugia, Sant’Andrea delle Fratte, Ponte San Giovanni, Marsciano e Ponte Pattoli) dove accedono settimanalmente oltre milleottocento famiglie, della Mensa Don Gualtiero, del Punto Ristoro Sociale San Lorenzo, per complessivi oltre duecento pasti giornalieri, delle opere segno-strutture di accoglienza in cui trovano annualmente ospitalità più di duecento persone (ad esempio Sant’Anna dei Servitori, San Vincenzo e Alle Querce di Mamre di Perugia, la Casa della Carità-Santuario della Madonna dei Bagni di Deruta e Il Casolare di Castiglione del Lago) e l’opera più recente, la Farmacia solidale per farmaci, presidi sanitari e ticket, attiva presso la sede Caritas. A questi vanno aggiunti i contributi erogati dalla Caritas diocesana a diversi CdA di Caritas parrocchiali. Costi che sono stati finanziati dall’8xMille alla Chiesa cattolica, dalle Campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi della Caritas diocesana, dai bandi e finanziamenti di Enti pubblici e privati, dalle donazioni di benefattori, dal 5xMille e dalle offerte liberali. Non trascurabili sono anche i 400.000 euro stimati di beni materiali donati (in particolare ai cinque empori) a testimonianza della solidarietà e generosità che la Caritas diocesana ha contribuito ad alimentare nella società civile.

L'esortazione di monsignor Maffeis

"Soprattutto non distogliere mai lo sguardo da ogni povero", è l’esortazione che l’arcivescovo Ivan Maffeis ha rivolto ai partecipanti alla presentazione dell’VIII Rapporto diocesano sulle povertà e le risorse 2022 della Caritas di Perugia-Città della Pieve. Nel ringraziare quanti hanno lavorato alla redazione del Rapporto e alla sua divulgazione, monsignor Maffeis, non nascondendo la sua appartenenza al mondo del giornalismo, non ha dimenticato gli operatori dei media, perché, ha precisato: hanno, qui a Perugia, una grande attenzione e un grande rispetto per quello che facciamo a livello pastorale e sociale.

Non distogliere mai lo sguardo verso la povertà

Monsignor Maffeis, prendendo lo spunto dal recente messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale dei poveri del prossimo novembre, un messaggio che invita a riflettere sul Libro sapienziale di Tobia, ha spiegato l’importanza umana e cristiana del non distogliere mai questo sguardo. "Perché -ha ricordato l'arcivescovo- lo sguardo per i poveri va tenuto insieme, non da soli, abitando una città dove c’è bisogno davvero delle Istituzioni, di chi è al servizio del bene comune nelle varie forme; c’è bisogno degli istituti di credito che hanno il polso di quanto succede e, nella misura in cui sono disponibili, possono fare un bene enorme. Credo che la Chiesa e la Caritas che è il nostro gioiello, e non lo dico come modo di dire, è la nostra punta di diamante sia come provocazione, perché ci aiuta a non sederci, sia come espressione del Vangelo vissuto. E questo sguardo sul povero lo possiamo avere e maturare solo insieme. E allora gli interventi, da quelli assistenziali fino a quelli educativi, saranno al servizio di una democrazia, al servizio di un Paese. Come credenti avvertiamo tutta la responsabilità, ma come cittadini non siamo lontani da questo".

 

 

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VIII rapporto povertà e risorse 2022 caritas perugia

"Senza dubbio possiamo definire il 2022 come l’anno di servizio più intenso e più complesso per la nostra Caritas diocesana dalla sua fondazione (1976), un anno dove tutti gli effetti post pandemia Covid-19 si sono concretizzati in bisogni ai quali rispondere, un anno che ci ha visti impegnati nell’accoglienza dei profughi Ucraini a causa della guerra, un anno che ha visto schizzare i costi dell’energia e delle materie prime alle stelle, un anno che ha visto l’impoverimento di tante famiglie e l’erosione dei risparmi, un anno che ha visto affacciarsi nuove povertà e nuove marginalità, un anno dove giovani e anziani hanno fatto fatica a riprendere la quotidianità".

Nuove povertà e marginalità

Ad evidenziarlo è il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, nella nota introduttiva dell’VIII Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2022 presentato il 19 giugno, nella sede Caritas Villaggio Sorella Provvidenza, a rappresentanti delle Istituzioni e di organismi pubblici e privati impegnati nel mondo del Welfare, ad operatori dei media e a quanti vivono l’esperienza del volontariato.

Il primo tratto del volto evangelico di Caritas

"Le pagine di questo VIII Rapporto -prosegue don Briziarelli nell’introduzione- ci aprono a riflessioni profonde e ci chiamano come comunità ecclesiale e civile ad un cammino sempre più di comunione, rete e relazione che ci doni la possibilità di nuove strade da percorrere per accompagnare le migliaia di fratelli e sorelle che hanno bussato, e bussano, alle porte di Caritas al ritorno alla dignitosa autonomia.

La povertà ci toglie la libertà di scegliere e non possiamo più tacere difronte a tutto ciò. Un vero popolo si è sentito chiamato a rispondere a questo grido mettendo in atto un circolo virtuoso di solidarietà, di vera e propria Provvidenza, che ha stupito e meravigliato ognuno di noi convertendo i nostri cuori. Una gratitudine immensa a tutti i volontari e operatori che hanno deciso di scendere in campo senza riserve a braccia aperte convinti che ascolto e accoglienza siano ancora il primo tratto del volto evangelico di Caritas".

Il costante aumento dei richiedenti aiuto

Alla presentazione sono intervenuti l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore della Caritas don Marco Briziarelli, l’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale, lo statistico Nicola Falocci, membro dell’equipe dell’Osservatorio, e la responsabile Area sociale della Caritas Silvia Bagnarelli.

Curato dal suddetto Osservatorio, l’VIII Rapporto mette nero su bianco il costante aumento dei richiedenti aiuto al Centro d’Ascolto (CdA) della Caritas diocesana passati dalle 1.306 persone del 2020 alle 1.467 del 2021 (+ 12,3%), alle 1.653 del 2022 (+ 12,7%) di cui 368 italiani e 1.285 stranieri (inclusivi di 52 casi di doppia cittadinanza), facendo registrare, i primi, una flessione (dal 26,6% del 2021 al 22,3% del 2022), mentre i secondi salgono (dal 69,5% al 74,6%). Di questi utenti si registra un aumento consistente delle donne: dal 42,2% del 2020 si passa al 55,5% del 2021 e al 60,9% del 2022, in corrispondenza dell'accresciuto ventaglio di bisogni e della loro intensità, che le donne possono più efficacemente rappresentare.

Vecchi e nuovi utenti del Centro d'Ascolto

Dei 1.653 utenti del 2022, 599 sono vecchi (cioè con primo accesso al CdA anteriore al marzo 2020, inizio pandemia), e 1054 nuovi (cioè con primo accesso al CdA a partire dal marzo 2020). Tra i nuovi figurano i profughi ucraini, che influiscono sulle caratteristiche complessive dei richiedenti aiuto, che fanno dell’Ucraina la prima nazione di provenienza degli utenti stranieri, seguita da Nigeria, Marocco, Ecuador, Perù…

Rilevante è anche l’invecchiamento complessivo degli utenti. Tra il 2020 e il 2022 la numerosità delle classi oltre 55 anni aumenta del 78%, quella 15-64 del 15%. I nuovi sono più giovani dei vecchi, anche se gli italiani rimangono meno giovani degli stranieri; questi rilevano bisogni di lavoro, gli italiani bisogni di assistenza. Tra gli utenti complessivi prevale la condizione di coniugato/a, seguita da quella di celibe/nubile, anche se questi ultimi tendono nel tempo ad aumentare. Tra i nuovi italiani prevalgono nettamente i celibi/nubili, e figurano quote non trascurabili di separati e divorziati. Inoltre si accresce fortemente la quota di chi vive ospite di amici o parenti, di chi vive in subaffitto/posto letto, di chi è privo di abitazione. L'insieme degli utenti Caritas soffre di un marcato deterioramento della condizione abitativa. Per quanto riguarda il grado di istruzione, la quota più elevata sono gli utenti che non dispongono di un titolo di studio oltre la licenza media inferiore (46,2%).

Pertanto è fondamentale promuovere un aumento del livello di scolarizzazione per contrastare la povertà educativa collegata ad un abbandono scolastico precoce. Il percorso formativo è fondamentale per l’affermazione della persona nel solco tracciato anche dall’esperienza della Scuola di Barbiana tornata di attualità nel centenario della nascita del suo fondatore, don Lorenzo Milani (1923-2023). Nel contempo si accresce del 76% il numero di utenti che dispone di licenza media superiore o di laurea. Altro dato che emerge dal Rapporto è quello della condizione prevalente di disoccupato (52,4%), in particolare tra i nuovi utenti italiani e in generale si osserva un peggioramento complessivo della condizione occupazionale. Come anche la classe di reddito più consistente degli utenti Caritas, più che raddoppiata, è quella che comprende reddito nullo e reddito fino a 300 euro mensili. Ulteriore manifestazione di impoverimento, che si propone con evidenza.

La pressione dei bisogni e la loro molteplicità

La quota più elevata di bisogni segnalati dagli utenti riguarda povertà/problemi economici, pari al 30,6%, con numerosi casi di povertà estrema (senza dimora), di sovraindebitamento, di accattonaggio… Per questa tipologia di bisogni, collegati a molteplici necessità, si registra un aumento cospicuo del 23,5% rispetto al 2021.

In seconda posizione troviamo i problemi di occupazione/lavoro, pari al 21,9%, per più della metà collegati a disoccupazione, per più di un decimo a licenziamenti, per un decimo a lavoro nero e un altro decimo a lavoro precario, ed anche a sottoccupazione / part-time involontario, e alcuni casi di cassa integrazione/mobilità.

In terza posizione ci sono i problemi di condizione abitativa, pari al 15,3%, che sta assumendo dimensioni preoccupanti in tutto il Paese.

In quarta posizione c’è il fenomeno migrazione/immigrazione, pari al 14%, riguardanti per più della metà di problemi burocratici-amministrativi segnalati in prevalenza da persone in fuga da conflitti armati. In quinta e sesta posizione ci sono i problemi familiari, pari al 6,4%, in prevalenza legati a separazioni e divorzi e di maternità affrontata da un solo genitore, e di salute, pari al 3%, dovuti anche a gravidanze difficili, ma soprattutto riferiti alle patologie più diffuse, oltre alle dipendenze.

Gli interventi della Caritas diocesana

Di fronte ad una povertà sempre più multidimensionale, la Caritas diocesana ha moltiplicato il numero dei servizi (+ 18,1% rispetto al 2021 e + 66,5% rispetto al 2020), ha espanso i percorsi di accompagnamento per famiglie, migranti e minori, ha reso i CdA sempre più promozionali ed animativi, ha diffuso gli Empori solidali, ha posto un'attenzione crescente sulle povertà emergenti, ha adottato modalità innovative, ha spinto su promozione e formazione di volontari orientati al servizio diretto alla comunità, nonché a responsabilizzare la società civile sulla povertà, nella prospettiva di una società più giusta e solidale. In particolare tra i processi in corso di svolgimento che interessano la Caritas, quello della propensione alla territorialità, nel senso di un radicamento crescente delle opere all'interno della dimensione locale.

Come richiedono i tre mandati statutari, Caritas promuove con impegno diretto la giustizia e lo sviluppo, opera al contempo per diffondere questa tensione sia nella comunità ecclesiale che nella più ampia comunità cittadina, nonché per educare alla mondialità ed alla pace. Caritas può, oltre che offrire al percorso del Sinodo della Chiesa italiana lo sguardo dal basso maturato nella compagnia alla fatica e al disagio di tanti, altresì contribuire allo sforzo di ripartenza del Paese, nella prospettiva della riduzione delle disuguaglianze territoriali, di generazioni e di genere.

Dal Prendiamoci cura alla Giusta vicinanza

 L’edizione dello scorso anno del Rapporto è stata intitolata Prendiamoci cura, un forte richiamo alla società intera a prendersi cura di quanti vivono ai suoi margini, o, addirittura, considerati scarti.

Il Rapporto di quest’anno ha per titolo La giusta vicinanza vissuta come incontro con i poveri, un incontro che ci aiuta a liberarci dalla superficialità e ci insegna la bellezza del condividere e del sentirci Fratelli Tutti, sottolinea il direttore don Marco Briziarelli, citando Papa Francesco, a conclusione della sua introduzione all’VIII Rapporto.

"In questa giusta vicinanza -scrive il sacerdote- lasciamoci incontrare da queste pagine sapendo che stiamo incontrando vite e non numeri, vite delle quali siamo tutti responsabili".

I costi degli aiuti-interventi Caritas

Gli interventi economici effettuati nel 2022 dal CdA alla gran parte delle 1.653 persone ascoltate, in gravi difficoltà economiche (dal pagamento delle utenze domestiche all’affitto, dalle spese per l’acquisto di prodotti di prima necessità a quelle sanitarie e per il corredo scolastico dei figli), sono state pari a euro 261.188,00, circa 30.500,00 euro in meno del 2021, non per la diminuzione delle richieste di aiuto, ma per la contrazione delle risorse economiche a disposizione rispetto all’anno precedente.

Importo non trascurabile è quello dei costi complessivi supportati dalla Caritas, nel 2022, rendicontati dal suo organismo operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo Onlus, pari a 1.626.000 euro. Cifra che è servita a finanziare, oltre gli interventi economici del CdA, la gestione della sede Caritas e del Villaggio Sorella Provvidenza che ha ospitato, lo scorso anno, trentadue nuclei familiari, dei cinque Empori della Solidarietà (Perugia, Sant’Andrea delle Fratte, Ponte San Giovanni, Marsciano e Ponte Pattoli) dove accedono settimanalmente oltre milleottocento famiglie, della Mensa Don Gualtiero, del Punto Ristoro Sociale San Lorenzo, per complessivi oltre duecento pasti giornalieri, delle opere segno-strutture di accoglienza in cui trovano annualmente ospitalità più di duecento persone (ad esempio Sant’Anna dei Servitori, San Vincenzo e Alle Querce di Mamre di Perugia, la Casa della Carità-Santuario della Madonna dei Bagni di Deruta e Il Casolare di Castiglione del Lago) e l’opera più recente, la Farmacia solidale per farmaci, presidi sanitari e ticket, attiva presso la sede Caritas. A questi vanno aggiunti i contributi erogati dalla Caritas diocesana a diversi CdA di Caritas parrocchiali. Costi che sono stati finanziati dall’8xMille alla Chiesa cattolica, dalle Campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi della Caritas diocesana, dai bandi e finanziamenti di Enti pubblici e privati, dalle donazioni di benefattori, dal 5xMille e dalle offerte liberali. Non trascurabili sono anche i 400.000 euro stimati di beni materiali donati (in particolare ai cinque empori) a testimonianza della solidarietà e generosità che la Caritas diocesana ha contribuito ad alimentare nella società civile.

L'esortazione di monsignor Maffeis

"Soprattutto non distogliere mai lo sguardo da ogni povero", è l’esortazione che l’arcivescovo Ivan Maffeis ha rivolto ai partecipanti alla presentazione dell’VIII Rapporto diocesano sulle povertà e le risorse 2022 della Caritas di Perugia-Città della Pieve. Nel ringraziare quanti hanno lavorato alla redazione del Rapporto e alla sua divulgazione, monsignor Maffeis, non nascondendo la sua appartenenza al mondo del giornalismo, non ha dimenticato gli operatori dei media, perché, ha precisato: hanno, qui a Perugia, una grande attenzione e un grande rispetto per quello che facciamo a livello pastorale e sociale.

Non distogliere mai lo sguardo verso la povertà

Monsignor Maffeis, prendendo lo spunto dal recente messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale dei poveri del prossimo novembre, un messaggio che invita a riflettere sul Libro sapienziale di Tobia, ha spiegato l’importanza umana e cristiana del non distogliere mai questo sguardo. "Perché -ha ricordato l'arcivescovo- lo sguardo per i poveri va tenuto insieme, non da soli, abitando una città dove c’è bisogno davvero delle Istituzioni, di chi è al servizio del bene comune nelle varie forme; c’è bisogno degli istituti di credito che hanno il polso di quanto succede e, nella misura in cui sono disponibili, possono fare un bene enorme. Credo che la Chiesa e la Caritas che è il nostro gioiello, e non lo dico come modo di dire, è la nostra punta di diamante sia come provocazione, perché ci aiuta a non sederci, sia come espressione del Vangelo vissuto. E questo sguardo sul povero lo possiamo avere e maturare solo insieme. E allora gli interventi, da quelli assistenziali fino a quelli educativi, saranno al servizio di una democrazia, al servizio di un Paese. Come credenti avvertiamo tutta la responsabilità, ma come cittadini non siamo lontani da questo".

 

 

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Presentazione dell’VIII Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2022 https://www.lavoce.it/presentazione-dellviii-rapporto-sulle-poverta-e-risorse-nel-2022/ https://www.lavoce.it/presentazione-dellviii-rapporto-sulle-poverta-e-risorse-nel-2022/#respond Tue, 13 Jun 2023 10:56:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71996 rapporto sulle povertà 2022

La giusta vicinanza è il titolo dell’VIII Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2022, che verrà presentato a rappresentanti delle Istituzioni civili impegnate nel sociale e dei media, lunedì 19 giugno, alle ore 11, presso la Caritas diocesana Villaggio Sorella Provvidenza, in via Montemalbe 1 (zona Cortonese) di Perugia. Si tratta di una preziosa ricerca-studio curata dall’Osservatorio diocesano sulla povertà e l’inclusione, che suscita sempre più l’interesse di Istituzioni ed operatori del mondo del Welfare perugino e non solo.

Un'analisi sullo stato della povertà

C’è attesa di conoscere lo stato della povertà nella nostra diocesi nel 2022 e delle azioni messe in campo da Caritas nel contrasto alle povertà anche alla luce dell’accentuarsi della crisi economica dovuta agli affetti della pandemia, della guerra in Ucraina e dell’aumento del costo della vita a causa, soprattutto, dell’impennata dei prezzi delle materie prime, in primis quelle energetiche. Interverranno alla presentazione l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, l’economista Pierluigi Grassetti, coordinatore dell’equipe dell’Osservatorio diocesano, lo statistico dottor Nicola Faloci, membro della suddetta equipe, e la responsabile Area sociale Caritas dottoressa Silvia Bagnarelli.      ]]>
rapporto sulle povertà 2022

La giusta vicinanza è il titolo dell’VIII Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2022, che verrà presentato a rappresentanti delle Istituzioni civili impegnate nel sociale e dei media, lunedì 19 giugno, alle ore 11, presso la Caritas diocesana Villaggio Sorella Provvidenza, in via Montemalbe 1 (zona Cortonese) di Perugia. Si tratta di una preziosa ricerca-studio curata dall’Osservatorio diocesano sulla povertà e l’inclusione, che suscita sempre più l’interesse di Istituzioni ed operatori del mondo del Welfare perugino e non solo.

Un'analisi sullo stato della povertà

C’è attesa di conoscere lo stato della povertà nella nostra diocesi nel 2022 e delle azioni messe in campo da Caritas nel contrasto alle povertà anche alla luce dell’accentuarsi della crisi economica dovuta agli affetti della pandemia, della guerra in Ucraina e dell’aumento del costo della vita a causa, soprattutto, dell’impennata dei prezzi delle materie prime, in primis quelle energetiche. Interverranno alla presentazione l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, l’economista Pierluigi Grassetti, coordinatore dell’equipe dell’Osservatorio diocesano, lo statistico dottor Nicola Faloci, membro della suddetta equipe, e la responsabile Area sociale Caritas dottoressa Silvia Bagnarelli.      ]]>
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Presentato a Perugia il IV Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria https://www.lavoce.it/presentato-a-perugia-il-iv-rapporto-caritas-sulle-poverta-in-umbria/ Fri, 11 Nov 2022 14:46:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69235 rapporto povertà 2022

In vista della VI Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco domenica 13 novembre dedicata al tema Gesù Cristo si è fatto povero per voi, presso il Villaggio della Carità a Perugia, è stato presentato il IV Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2021 Un Padre alla ricerca dei figli, a cura della Delegazione regionale Caritas.

Il rapporto prende in esame ogni dato analizzato ha dietro di sé il volto e la storia di una persona, di una famiglia che cerca nuova dignità. Si vuole costruire una rete sempre più virtuosa che porti le persone in gravi difficoltà a liberarsi dalle catene della povertà.

Sono intervenuti monsignor Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato Ceu per il servizio alla carità, il professor Marcello Rinaldi, responsabile della Delegazione Caritas Umbria, e il professor Pierluigi Grasselli, economista, coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia, i direttori delle Caritas diocesane umbre e i rappresentanti delle Istituzioni civili preposte alle politiche sociali.

Dal rapporto emerge come alla pandemia Covid 19 sia seguita una grande diffusione della povertà, con un forte inasprimento delle disuguaglianze, frutto diretto e indiretto degli svariati provvedimenti di confinamento e l’aggravamento di disparità molteplici, che caratterizzano struttura e funzionamento del sistema economico e sociale.

Per effetto della pandemia, muta anche la composizione delle persone cadute in povertà. Circa il trenta per cento dei richiedenti aiuto è costituito dai cosiddetti nuovi poveri, di cui quasi due - tre italiani, colpiti dagli effetti diretti e indiretti della pandemia.

In questo contesto, piuttosto critico, irrompe l'emergenza umanitaria connessa all'invasione russa dell'Ucraina.  Alla metà di maggio 2022 sono più di centotredici mila le persone in fuga dal conflitto in Ucraina e giunte in Italia, tra cui quasi trentanove mila minori. Aiutarle chiede risorse per l'assistenza ai minori soli e per l'accoglienza dei profughi sul territorio. Per la scuola, migliaia di minori entrano nelle aule italiane, ma ci sono problemi di personale e di formazione dello stesso.

I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle otto diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi, da tempo, per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta, mentre in crescita anche la povertà relativa passata dall’otto per cento del 2020 al nove e cinque per cento del 2021.

In totale i richiedenti aiuto registrati nei centri di ascolto nel 2021 sono stati 4806, di cui 2416 donne e 2390 uomini, per lo più stranieri (2519 del totale), con provenienza prevalente da Marocco, Nigeria, Romania e Albania, e 1620 italiani, di fascia d’età compresa tra i 19-65 anni, con un’istruzione medio bassa (licenza media inferiore).

Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (1256), ma anche quella degli occupati (752), che rappresentano lavoratori poveri quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà, e pensionati (256).

Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 9609 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi, alla casa, dalla richiesta di occupazione, dai bisogni legati alla famiglia, all’immigrazione, alla salute.

Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi.

Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 2480 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 1677 richiedenti, che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile.

La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative, per rispondere ai forti aumenti dei bisogni degli assistiti, sul fronte dell'offerta di beni e servizi, e della crescente differenziazione di questi, per rispondere alla multidimensionalità della domanda di aiuto

Nel 2021 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 148.644 interventi di cui spiccano per quantità quelli per beni e servizi materiali, alloggio e ascolto e in questo dato si può delineare il ruolo di accompagnamento dei Centri d’ascolto rispetto al semplice aiuto economico. Nel dettaglio gli interventi sono stati 98.967 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 27.504 per l’alloggio; 14.728 per l’ascolto; 3917 per sussidi economici; 1226 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 454 per lavoro; 846 per consulenza professionale; 612 per orientamento; 325 per la sanità; 40 per la scuola e 25 per servizi socio-assistenziali

"Il rapporto -ha sottolineato monsignor Francesco Antonio Soddu- e ciò che deriva dall'ascolto delle persone. I dati sulla povertà sono i risultati di quello che è stata l’opera dei Centri di ascolto diocesani. Dietro a questi numeri ci sono delle persone con le loro vite e problematiche che evidenziano ancora una volta il trend in crescita della povertà assoluta. Ciò che è più rilevante in questo nostro rapporto è la povertà dei giovani, con il pericolo che sia un vivaio di ulteriore nuova povertà generate dall’indifferenza. E ed è già un fatto acclarato che in Italia ci sono più di un milione e quattrocento mila minori poveri. Bisogna mettere in atto quelle che sono le strategie emergenziali, ma che sono alla portata di tutti, innanzitutto l'istruzione e l'occupazione, perchè senza istruzione non si può accedere a nessun tipo di occupazione. Ciò che papa Francesco ci ricorda nelle sue esortazioni e lettere è di abbattere le disuguaglianze che ci sono in ogni fronte della vita sociale e che tendono a crescere senza sosta. Nella nostra regione dobbiamo cercare di mettere in atto quanto più possibile l'abbattimento delle disuguaglianze a livello di istruzione e di occupazione".

Il professor Pierluigi Grasselli ha evidenziato l’importanza di un welfare comunitario, un welfare non personalizzato.

"Dobbiamo considerare -ha aggiunto- il nostro impegno nel volontariato per venire incontro ai bisogni dell'altro. Un welfare a quattro mani. Il governo deve essere a quattro mani, pubblico, mercato e società civili sia cittadini che imprese socialmente rilevanti, sono necessari per affrontare le sfide di oggi. Dietro i bisogni si nascondono le disuguaglianze che crescono inarrestabili. Criticità sono il mercato del lavoro e il sistema dell'istruzione, la condizione abitativa, il sistema sanitario".

Il rapporto, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link:

https://storymaps.arcgis.com/stories/2f96370733324b8eae0923bdc0a53703

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rapporto povertà 2022

In vista della VI Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco domenica 13 novembre dedicata al tema Gesù Cristo si è fatto povero per voi, presso il Villaggio della Carità a Perugia, è stato presentato il IV Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2021 Un Padre alla ricerca dei figli, a cura della Delegazione regionale Caritas.

Il rapporto prende in esame ogni dato analizzato ha dietro di sé il volto e la storia di una persona, di una famiglia che cerca nuova dignità. Si vuole costruire una rete sempre più virtuosa che porti le persone in gravi difficoltà a liberarsi dalle catene della povertà.

Sono intervenuti monsignor Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato Ceu per il servizio alla carità, il professor Marcello Rinaldi, responsabile della Delegazione Caritas Umbria, e il professor Pierluigi Grasselli, economista, coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia, i direttori delle Caritas diocesane umbre e i rappresentanti delle Istituzioni civili preposte alle politiche sociali.

Dal rapporto emerge come alla pandemia Covid 19 sia seguita una grande diffusione della povertà, con un forte inasprimento delle disuguaglianze, frutto diretto e indiretto degli svariati provvedimenti di confinamento e l’aggravamento di disparità molteplici, che caratterizzano struttura e funzionamento del sistema economico e sociale.

Per effetto della pandemia, muta anche la composizione delle persone cadute in povertà. Circa il trenta per cento dei richiedenti aiuto è costituito dai cosiddetti nuovi poveri, di cui quasi due - tre italiani, colpiti dagli effetti diretti e indiretti della pandemia.

In questo contesto, piuttosto critico, irrompe l'emergenza umanitaria connessa all'invasione russa dell'Ucraina.  Alla metà di maggio 2022 sono più di centotredici mila le persone in fuga dal conflitto in Ucraina e giunte in Italia, tra cui quasi trentanove mila minori. Aiutarle chiede risorse per l'assistenza ai minori soli e per l'accoglienza dei profughi sul territorio. Per la scuola, migliaia di minori entrano nelle aule italiane, ma ci sono problemi di personale e di formazione dello stesso.

I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle otto diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi, da tempo, per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta, mentre in crescita anche la povertà relativa passata dall’otto per cento del 2020 al nove e cinque per cento del 2021.

In totale i richiedenti aiuto registrati nei centri di ascolto nel 2021 sono stati 4806, di cui 2416 donne e 2390 uomini, per lo più stranieri (2519 del totale), con provenienza prevalente da Marocco, Nigeria, Romania e Albania, e 1620 italiani, di fascia d’età compresa tra i 19-65 anni, con un’istruzione medio bassa (licenza media inferiore).

Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (1256), ma anche quella degli occupati (752), che rappresentano lavoratori poveri quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà, e pensionati (256).

Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 9609 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi, alla casa, dalla richiesta di occupazione, dai bisogni legati alla famiglia, all’immigrazione, alla salute.

Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi.

Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 2480 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 1677 richiedenti, che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile.

La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative, per rispondere ai forti aumenti dei bisogni degli assistiti, sul fronte dell'offerta di beni e servizi, e della crescente differenziazione di questi, per rispondere alla multidimensionalità della domanda di aiuto

Nel 2021 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 148.644 interventi di cui spiccano per quantità quelli per beni e servizi materiali, alloggio e ascolto e in questo dato si può delineare il ruolo di accompagnamento dei Centri d’ascolto rispetto al semplice aiuto economico. Nel dettaglio gli interventi sono stati 98.967 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 27.504 per l’alloggio; 14.728 per l’ascolto; 3917 per sussidi economici; 1226 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 454 per lavoro; 846 per consulenza professionale; 612 per orientamento; 325 per la sanità; 40 per la scuola e 25 per servizi socio-assistenziali

"Il rapporto -ha sottolineato monsignor Francesco Antonio Soddu- e ciò che deriva dall'ascolto delle persone. I dati sulla povertà sono i risultati di quello che è stata l’opera dei Centri di ascolto diocesani. Dietro a questi numeri ci sono delle persone con le loro vite e problematiche che evidenziano ancora una volta il trend in crescita della povertà assoluta. Ciò che è più rilevante in questo nostro rapporto è la povertà dei giovani, con il pericolo che sia un vivaio di ulteriore nuova povertà generate dall’indifferenza. E ed è già un fatto acclarato che in Italia ci sono più di un milione e quattrocento mila minori poveri. Bisogna mettere in atto quelle che sono le strategie emergenziali, ma che sono alla portata di tutti, innanzitutto l'istruzione e l'occupazione, perchè senza istruzione non si può accedere a nessun tipo di occupazione. Ciò che papa Francesco ci ricorda nelle sue esortazioni e lettere è di abbattere le disuguaglianze che ci sono in ogni fronte della vita sociale e che tendono a crescere senza sosta. Nella nostra regione dobbiamo cercare di mettere in atto quanto più possibile l'abbattimento delle disuguaglianze a livello di istruzione e di occupazione".

Il professor Pierluigi Grasselli ha evidenziato l’importanza di un welfare comunitario, un welfare non personalizzato.

"Dobbiamo considerare -ha aggiunto- il nostro impegno nel volontariato per venire incontro ai bisogni dell'altro. Un welfare a quattro mani. Il governo deve essere a quattro mani, pubblico, mercato e società civili sia cittadini che imprese socialmente rilevanti, sono necessari per affrontare le sfide di oggi. Dietro i bisogni si nascondono le disuguaglianze che crescono inarrestabili. Criticità sono il mercato del lavoro e il sistema dell'istruzione, la condizione abitativa, il sistema sanitario".

Il rapporto, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link:

https://storymaps.arcgis.com/stories/2f96370733324b8eae0923bdc0a53703

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VII Rapporto sulla povertà della Diocesi di Perugia a cura dell’Osservatorio Caritas https://www.lavoce.it/vii-rapporto-sulla-poverta-della-diocesi-di-perugia-a-cura-dellosservatorio-caritas/ Mon, 30 May 2022 12:08:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67035 rapporto sulla povertà

Aumentano le persone che si rivolgono al Centro di ascolto della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve per chiedere un aiuto non solo di natura materiale, passando dalle 1.306 del 2020 alle 1.467 del 2021 (gli stranieri sono il 73,4% e gli italiani il 26,4%), un incremento pari al 12,3%, percentuale degli utenti Caritas che arriva a più 38,2% dal 2016 a quest’ultimo Rapporto sulla povertà dal titolo Prendiamoci cura. 

È una pubblicazione consultabile e scaricabile nel nuovo sito Web della Caritas diocesana perugino-pievese, in rete dallo scorso 29 maggio, 56sima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Questo VII Rapporto, come i precedenti, non si limita alla raccolta dati, ma è una ricerca-studio accurata del fenomeno povertà rilevato nel 2021 e nel primo quadrimestre 2022, a cura dell’Osservatorio Caritas sulle povertà e l’inclusione sociale.

Valido strumento

Presentato il 30 maggio, presso il Villaggio della Carità di Perugia, alla presenza dell’arcivescovo emerito il cardinale Gualtiero Bassetti, dell’amministratore diocesano e vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi e di rappresentanti delle Istituzioni civili, dal direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, dall’economista Pierluigi Grassetti, coordinatore dell’equipe dell’Osservatorio Caritas, e dallo statistico Nicola Faloci, membro della suddetta equipe, coinvolge e si rivolge, in particolare, alle Istituzioni civili locali e a tutti gli attori sociali operanti nel territorio. È un valido strumento per contribuire ad arginare e contrastare il fenomeno povertà.

Le nuove povertà

 L’edizione 2021 del Rapporto sulla povertà, evidenzia alcuni aspetti di novità rispetto alle precedenti. Innanzitutto l’aumento dei richiedenti aiuto nel 2021 è dovuto all’effetto della pandemia a cui si è aggiunta, nei primi mesi del 2022, l’emergenza profughi ucraini. Altro nuovo aspetto è il persistente basso livello di scolarizzazione di coloro che chiedono aiuto, che si accompagna spesso ad un abbandono precoce del percorso degli studi. La povertà economica si traduce in povertà educativa e questa è una delle trappole fondamentali della stessa povertà. Un’altra nuova grave criticità è il numero crescente di disoccupati e di occupati; questi ultimi sono i poveri che lavorano, un fenomeno in costante dilatazione per salari molto bassi e lavori precari.

Altro nuovo inquietante aspetto della povertà è il peggioramento della condizione abitativa per molte famiglie, in particolare italiane, al punto che la Caritas diocesana ha promosso una campagna, di sensibilizzazione e raccolta fondi denominata Adotta un affitto.

Tutti fronti dove le Istituzioni locali preposte in materia possono intervenire appropriatamente e la Caritas, oltre a collaborare con le suddette Istituzioni, potenzia il ventaglio dei suoi interventi e raccomanda il coinvolgimento di tutta la cittadinanza per avviare a soluzione queste pesanti e difficili sfide di carattere sociale ed economico che emergono dal VII Rapporto sulle povertà.

Alcuni dati contenuti nel VII Rapporto sulla povertà

Tra i dati più rilevanti del 2021 è la percentuale del 36,7% degli utenti che si è rivolta per la prima volta alla Caritas per chiedere un aiuto e, se si considera il periodo dall’inizio della pandemia (marzo 2020) ad oggi, il numero di questi utenti sale al 60,2%. Da non trascura che molti dei nuovi utenti sono giovani, tra cui gli italiani che sono il 15,7% e gli stranieri il 39,3%. Anche la complessità dei bisogni aumenta rispetto al 2020 con 3.906 passaggi al Centro d’ascolto diocesano dei 1.467 utenti complessivi, mentre nel 2020 erano 3.070 passaggi per 1.306 utenti. Gli interventi della Caritas diocesana a sostegno delle persone in difficoltà nel 2021 sono stati 64.316, circa 20mila in più rispetto all’anno precedente (45.793). Tra le voci principali degli interventi del 2021 figurano i 38.663 per beni e servizi materiali (distribuzione pacchi viveri, attività empori della solidarietà, distribuzione vestiario e mense) e i 10.255 per il servizio di ascolto, il servizio base che apre a tutti i successivi e influisce su di essi, che registra nel 2021 un aumento di rilievo, pari al 77,3%. Inoltre si è registrato un incremento sia dei sussidi economici (bollette e tasse + 77,3% e canoni di affitto + 10,7%) sia degli interventi sanitari (+ 50%).

Significativo anche il dato dell’incremento degli utenti dei Centri d’ascolto delle Caritas parrocchiali, passati dai 1.643 del 2019 ai 2.790 del 2021. Non va trascurato nemmeno il fenomeno dei profughi ucraini registrato dalla fine dello scorso febbraio a tutt’oggi, che si è aggiunto a quello causato dalla pandemia.

Figli della speranza

"La scelta del titolo Prenderci cura -ha sottolineato don Marco Briziarelli- in continuità con quello del precedente Rapporto, Insieme nella cura, viene presentato in un anno molto impegnativo che ci ha portato a rispondere, a reagire, come Chiesa diocesana, attraverso la sua Caritas, con quella che riteniamo una delle indicazioni fondamentali che il Papa ha dato in occasione dei 50 anni della nascita della Caritas italiana (1971-2021): Ascoltare la creatività dello Spirito Santo. Tutto quello che si presentava come un problema, una difficoltà, l’abbiamo cercato di viverlo come una opportunità".

Il direttore della Caritas, ha poi avuto parole di gratitudine per tutti i benefattori e i volontari che sono l’anima della Caritas.

Sono loro -ha spiegato- che ci permettono di rispondere tutti i giorni ai bisogni della gente. Il 2022 si annuncia un anno preoccupante che stiamo affrontando al meglio, perché non siamo i figli della speranza".

Don Briziarelli, avviandosi alla conclusione, ha inoltre evidenziato l’importanza anche del «lavoro portato avanti negli ultimi due anni con le Caritas parrocchiali, che ha portato un netto incremento di interventi.

"Proprio domani 31 maggio -ha annunciato- presenteremo alla Caritas attive sul territorio diocesano il nuovo progetto In ascolto volto alla formazione e al potenziamento delle stesse Caritas parrocchiali e d’unità pastorale. Un progetto che riteniamo fondamentale, affinché tutti i Centri d’ascolto riescano a camminare in maniera autonoma e, nel contempo, in piena comunione con il Centro d’ascolto diocesano".

La carità maestra della vita

Al termine della presentazione, il cardinale Bassetti ha voluto rivolgere un saluto ai partecipanti all'incontro.

"Tutte le persone che chiedono aiuto alla nostra Caritas -ha commentato il presule- non sono dei numeri, ma sono dei volti segnati dalla sofferenza umana e materiale. Per tutti loro dobbiamo avere massima attenzione soprattutto in momenti difficili come questi caratterizzati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina. La Caritas, prima ancora di essere organismo operativo della Chiesa, è una fucina di formazione, sensibilizzazione, educazione, soprattutto dei giovani e dei volontari, ma la pedagogia della carità deve rivolgersi a tutti e deve connettersi con tutte le attività delle parrocchie, perché la pedagogia della carità sia al primo posto, perché la carità sia davvero maestra della vita".

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rapporto sulla povertà

Aumentano le persone che si rivolgono al Centro di ascolto della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve per chiedere un aiuto non solo di natura materiale, passando dalle 1.306 del 2020 alle 1.467 del 2021 (gli stranieri sono il 73,4% e gli italiani il 26,4%), un incremento pari al 12,3%, percentuale degli utenti Caritas che arriva a più 38,2% dal 2016 a quest’ultimo Rapporto sulla povertà dal titolo Prendiamoci cura. 

È una pubblicazione consultabile e scaricabile nel nuovo sito Web della Caritas diocesana perugino-pievese, in rete dallo scorso 29 maggio, 56sima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Questo VII Rapporto, come i precedenti, non si limita alla raccolta dati, ma è una ricerca-studio accurata del fenomeno povertà rilevato nel 2021 e nel primo quadrimestre 2022, a cura dell’Osservatorio Caritas sulle povertà e l’inclusione sociale.

Valido strumento

Presentato il 30 maggio, presso il Villaggio della Carità di Perugia, alla presenza dell’arcivescovo emerito il cardinale Gualtiero Bassetti, dell’amministratore diocesano e vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi e di rappresentanti delle Istituzioni civili, dal direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, dall’economista Pierluigi Grassetti, coordinatore dell’equipe dell’Osservatorio Caritas, e dallo statistico Nicola Faloci, membro della suddetta equipe, coinvolge e si rivolge, in particolare, alle Istituzioni civili locali e a tutti gli attori sociali operanti nel territorio. È un valido strumento per contribuire ad arginare e contrastare il fenomeno povertà.

Le nuove povertà

 L’edizione 2021 del Rapporto sulla povertà, evidenzia alcuni aspetti di novità rispetto alle precedenti. Innanzitutto l’aumento dei richiedenti aiuto nel 2021 è dovuto all’effetto della pandemia a cui si è aggiunta, nei primi mesi del 2022, l’emergenza profughi ucraini. Altro nuovo aspetto è il persistente basso livello di scolarizzazione di coloro che chiedono aiuto, che si accompagna spesso ad un abbandono precoce del percorso degli studi. La povertà economica si traduce in povertà educativa e questa è una delle trappole fondamentali della stessa povertà. Un’altra nuova grave criticità è il numero crescente di disoccupati e di occupati; questi ultimi sono i poveri che lavorano, un fenomeno in costante dilatazione per salari molto bassi e lavori precari.

Altro nuovo inquietante aspetto della povertà è il peggioramento della condizione abitativa per molte famiglie, in particolare italiane, al punto che la Caritas diocesana ha promosso una campagna, di sensibilizzazione e raccolta fondi denominata Adotta un affitto.

Tutti fronti dove le Istituzioni locali preposte in materia possono intervenire appropriatamente e la Caritas, oltre a collaborare con le suddette Istituzioni, potenzia il ventaglio dei suoi interventi e raccomanda il coinvolgimento di tutta la cittadinanza per avviare a soluzione queste pesanti e difficili sfide di carattere sociale ed economico che emergono dal VII Rapporto sulle povertà.

Alcuni dati contenuti nel VII Rapporto sulla povertà

Tra i dati più rilevanti del 2021 è la percentuale del 36,7% degli utenti che si è rivolta per la prima volta alla Caritas per chiedere un aiuto e, se si considera il periodo dall’inizio della pandemia (marzo 2020) ad oggi, il numero di questi utenti sale al 60,2%. Da non trascura che molti dei nuovi utenti sono giovani, tra cui gli italiani che sono il 15,7% e gli stranieri il 39,3%. Anche la complessità dei bisogni aumenta rispetto al 2020 con 3.906 passaggi al Centro d’ascolto diocesano dei 1.467 utenti complessivi, mentre nel 2020 erano 3.070 passaggi per 1.306 utenti. Gli interventi della Caritas diocesana a sostegno delle persone in difficoltà nel 2021 sono stati 64.316, circa 20mila in più rispetto all’anno precedente (45.793). Tra le voci principali degli interventi del 2021 figurano i 38.663 per beni e servizi materiali (distribuzione pacchi viveri, attività empori della solidarietà, distribuzione vestiario e mense) e i 10.255 per il servizio di ascolto, il servizio base che apre a tutti i successivi e influisce su di essi, che registra nel 2021 un aumento di rilievo, pari al 77,3%. Inoltre si è registrato un incremento sia dei sussidi economici (bollette e tasse + 77,3% e canoni di affitto + 10,7%) sia degli interventi sanitari (+ 50%).

Significativo anche il dato dell’incremento degli utenti dei Centri d’ascolto delle Caritas parrocchiali, passati dai 1.643 del 2019 ai 2.790 del 2021. Non va trascurato nemmeno il fenomeno dei profughi ucraini registrato dalla fine dello scorso febbraio a tutt’oggi, che si è aggiunto a quello causato dalla pandemia.

Figli della speranza

"La scelta del titolo Prenderci cura -ha sottolineato don Marco Briziarelli- in continuità con quello del precedente Rapporto, Insieme nella cura, viene presentato in un anno molto impegnativo che ci ha portato a rispondere, a reagire, come Chiesa diocesana, attraverso la sua Caritas, con quella che riteniamo una delle indicazioni fondamentali che il Papa ha dato in occasione dei 50 anni della nascita della Caritas italiana (1971-2021): Ascoltare la creatività dello Spirito Santo. Tutto quello che si presentava come un problema, una difficoltà, l’abbiamo cercato di viverlo come una opportunità".

Il direttore della Caritas, ha poi avuto parole di gratitudine per tutti i benefattori e i volontari che sono l’anima della Caritas.

Sono loro -ha spiegato- che ci permettono di rispondere tutti i giorni ai bisogni della gente. Il 2022 si annuncia un anno preoccupante che stiamo affrontando al meglio, perché non siamo i figli della speranza".

Don Briziarelli, avviandosi alla conclusione, ha inoltre evidenziato l’importanza anche del «lavoro portato avanti negli ultimi due anni con le Caritas parrocchiali, che ha portato un netto incremento di interventi.

"Proprio domani 31 maggio -ha annunciato- presenteremo alla Caritas attive sul territorio diocesano il nuovo progetto In ascolto volto alla formazione e al potenziamento delle stesse Caritas parrocchiali e d’unità pastorale. Un progetto che riteniamo fondamentale, affinché tutti i Centri d’ascolto riescano a camminare in maniera autonoma e, nel contempo, in piena comunione con il Centro d’ascolto diocesano".

La carità maestra della vita

Al termine della presentazione, il cardinale Bassetti ha voluto rivolgere un saluto ai partecipanti all'incontro.

"Tutte le persone che chiedono aiuto alla nostra Caritas -ha commentato il presule- non sono dei numeri, ma sono dei volti segnati dalla sofferenza umana e materiale. Per tutti loro dobbiamo avere massima attenzione soprattutto in momenti difficili come questi caratterizzati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina. La Caritas, prima ancora di essere organismo operativo della Chiesa, è una fucina di formazione, sensibilizzazione, educazione, soprattutto dei giovani e dei volontari, ma la pedagogia della carità deve rivolgersi a tutti e deve connettersi con tutte le attività delle parrocchie, perché la pedagogia della carità sia al primo posto, perché la carità sia davvero maestra della vita".

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Presentato il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria https://www.lavoce.it/presentato-il-iii-rapporto-caritas-sulle-poverta-in-umbria/ Wed, 10 Nov 2021 13:41:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63054 III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria

In vista della V Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco e a due giorni dall’incontro dello stesso pontefice con un gruppo di poveri nella basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, presso la sala conferenze del Museo Diocesano e Capitolare di Terni, è stato presentato il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2020, alla presenza di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Conferenza Episcopale Umbra (Ceu) e delegato per il servizio della carità, di monsignor Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni-Narni-Amelia, di professor Marcello Rinaldi delegato regionale della Caritas, di Velia Sartoretti volontaria Caritas che ha raccolto ed elaborato i dati per TeamDev, del professor Pierluigi Grasselli, economista. I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle otto diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi da tempo per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta.

I dati del rapporto

In totale i richiedenti aiuto nel 2020 sono stati 3.516, di cui 1.868 donne e 1648 uomini. Gli stranieri aiutati sono stati 1831. La pandemia ha aggravato la situazione, mostrando le carenze del sistema e inasprendo le disuguaglianze. Lo confermano i dati del Rapporto con 782 nuove persone richiedenti aiuto a causa dagli effetti del Covid 19, e con una forte presenza di italiani. Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (669), ma anche quella degli occupati (585), che dunque rappresentano lavoratori poveri quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà. Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 7830 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%), alla casa (8,2%), all’immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%). Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi. Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 1.771 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 984 richiedenti che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile. La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative. Nel 2020 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 77.014 interventi di cui 4472 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 15.436 per l’alloggio; 11.132 per l’ascolto; 2897 per sussidi economici; 930 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 750 per lavoro; 441 per consulenza professionale; 433 per orientamento; 207 per la sanità; 52 per la scuola e 12 per servizi socio-assistenziali. In tutte queste direzioni, le Caritas operano spesso in rete con altri attori, pubblici e privati.

Lavorare in rete

In tal senso, gli interventi di monsignor Boccardo, monsignor Piemontese e del professor Grasselli hanno evidenziato la necessità per la regione Umbria di superare i campanilismi, di lavorare in rete, per far sì che la voce a sostegno dei poveri sia più chiara e decisa. "Dietro i numeri che oggi presentiamo -ha detto in particolare monsignor Boccardo- ci sono tante storie di vita e di sofferenza, c’è un popolo che sperimenta la fatica dell’oggi e la paura del domani. Solo insieme, istituzioni civili e religiose, associazioni e terzo settore, riusciremo a produrre qualcosa per introdurre nella società germi di bene che contrastino i germi del male così diffusi oggi". "Una pluralità di politiche, da coordinare -ha auspicato il professor Grasselli- per raccogliere le informazioni necessarie, sfruttare le sinergie potenziali, monitorare i risultati conseguiti.  Per realizzare al meglio questo processo può attuarsi un approccio di welfare responsabile, che implichi il coinvolgimento coordinato di tutti gli attori del welfare locale". Il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link: http://www.caritasorvietotodi.it/caritaswp/poverta/index.html

L'approfondimento di Umbria Radio InBlu

Sul rapporto Caritas, Francesco Carlini ed Elisabetta Lomoro hanno raccolto alcune interviste trasmesse da Umbria Radio InBlu nel programma di approfondimento XL News (ascolta il podcast). ]]>
III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria

In vista della V Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco e a due giorni dall’incontro dello stesso pontefice con un gruppo di poveri nella basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, presso la sala conferenze del Museo Diocesano e Capitolare di Terni, è stato presentato il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2020, alla presenza di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Conferenza Episcopale Umbra (Ceu) e delegato per il servizio della carità, di monsignor Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni-Narni-Amelia, di professor Marcello Rinaldi delegato regionale della Caritas, di Velia Sartoretti volontaria Caritas che ha raccolto ed elaborato i dati per TeamDev, del professor Pierluigi Grasselli, economista. I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle otto diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi da tempo per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta.

I dati del rapporto

In totale i richiedenti aiuto nel 2020 sono stati 3.516, di cui 1.868 donne e 1648 uomini. Gli stranieri aiutati sono stati 1831. La pandemia ha aggravato la situazione, mostrando le carenze del sistema e inasprendo le disuguaglianze. Lo confermano i dati del Rapporto con 782 nuove persone richiedenti aiuto a causa dagli effetti del Covid 19, e con una forte presenza di italiani. Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (669), ma anche quella degli occupati (585), che dunque rappresentano lavoratori poveri quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà. Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 7830 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%), alla casa (8,2%), all’immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%). Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi. Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 1.771 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 984 richiedenti che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile. La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative. Nel 2020 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 77.014 interventi di cui 4472 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 15.436 per l’alloggio; 11.132 per l’ascolto; 2897 per sussidi economici; 930 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 750 per lavoro; 441 per consulenza professionale; 433 per orientamento; 207 per la sanità; 52 per la scuola e 12 per servizi socio-assistenziali. In tutte queste direzioni, le Caritas operano spesso in rete con altri attori, pubblici e privati.

Lavorare in rete

In tal senso, gli interventi di monsignor Boccardo, monsignor Piemontese e del professor Grasselli hanno evidenziato la necessità per la regione Umbria di superare i campanilismi, di lavorare in rete, per far sì che la voce a sostegno dei poveri sia più chiara e decisa. "Dietro i numeri che oggi presentiamo -ha detto in particolare monsignor Boccardo- ci sono tante storie di vita e di sofferenza, c’è un popolo che sperimenta la fatica dell’oggi e la paura del domani. Solo insieme, istituzioni civili e religiose, associazioni e terzo settore, riusciremo a produrre qualcosa per introdurre nella società germi di bene che contrastino i germi del male così diffusi oggi". "Una pluralità di politiche, da coordinare -ha auspicato il professor Grasselli- per raccogliere le informazioni necessarie, sfruttare le sinergie potenziali, monitorare i risultati conseguiti.  Per realizzare al meglio questo processo può attuarsi un approccio di welfare responsabile, che implichi il coinvolgimento coordinato di tutti gli attori del welfare locale". Il III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link: http://www.caritasorvietotodi.it/caritaswp/poverta/index.html

L'approfondimento di Umbria Radio InBlu

Sul rapporto Caritas, Francesco Carlini ed Elisabetta Lomoro hanno raccolto alcune interviste trasmesse da Umbria Radio InBlu nel programma di approfondimento XL News (ascolta il podcast). ]]>
In questo numero: ancora sul Ddl Zan, con la Garante dell’infanzia M. R. Castellani – crisi dei preti – nonni https://www.lavoce.it/ancora-ddl-zan-con-garante-infanzia-castellani-crisi-dei-preti-nonni/ Thu, 22 Jul 2021 17:05:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61507

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>
Presentato il VI Rapporto diocesano sulle povertà dell’Osservatorio Caritas https://www.lavoce.it/presentato-il-vi-rapporto-diocesano-sulle-poverta-dellosservatorio-caritas/ Fri, 09 Jul 2021 11:45:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61318 VI Rapporto diocesano sulle povertà dell’Osservatorio Caritas Perugia

"Il prezioso lavoro svolto dall’equipe diretta dal professor Grasselli per l’elaborazione del VI Rapporto sulle povertà nella diocesi di Perugia-Città della Pieve ci consegna un documento che, fotografando la realtà osservata attraverso le lenti del Centro di ascolto diocesano nel corso del 2020, ci restituisce una serie di indicatori chiave utili a comprendere meglio il tema delle povertà, il loro modificarsi nel tempo ed il nostro ruolo nella comunità".

Lo evidenzia il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve don Marco Briziarelli nella nota di presentazione del VI Rapporto dal titolo Insieme nella cura. È uno studio-ricerca dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale dell’andamento del fenomeno relativo all’anno 2020 e ai primi quattro mesi del 2021; Osservatorio che si avvale dal 2015 di un’equipe di esperti tra cui Silvia Bagnarelli, Alfonso Dragone, Nicola Falocci, Fiammetta Marchionni e Daniela Monni. Il VI Rapporto, presentato alla stampa la mattina di venerdì 9 luglio, presso il Villaggio della Carità di Perugia, contenuto in ottantuno pagine e corredato da sessanta tabelle e grafici, è consultabile online all’indirizzo: https://www.caritasperugia.it/wp-content/uploads/2021/07/Rapporto_Caritas_2021_REV8-lug.pdf , con il seguente link alle infografiche illustrate in sede di conferenza: https://infogram.com/dashboard-red-1h7j4dv0l5dvv4n

La necessità di rete sociale

È uno studio atteso anche da istituzioni e organizzazioni impegnate nel welfare. Non a caso la Caritas, nel soffermarsi sui criteri dell’azione di contrasto alle povertà evidenziati nel Rapporto, sente il dovere di richiamare gli attori pubblici e privati alla cooperazione, ad assumersi la responsabilità di chi è in difficoltà, tanto da mettersi a disposizione senza aver paura di uscire dalla propria zona sicura, mettendo in campo ciascuno le proprie competenze, capacità, professionalità e i propri dati. Il tema dello scambio dei dati riveste un ruolo cruciale nella creazione di una rete realmente funzionante e meriterebbe un approfondimento a parte. Ma altrettanto necessaria è la presa di coscienza dalla comunità che si assume la responsabilità dei fratelli in difficoltà e se ne prende cura. Altro aspetto evidenziato dalla Caritas è quello della rete sociale nella sua configurazione formale e informale che è necessaria sul territorio…, ma crediamo sia un processo ancora di difficile realizzazione.

Dati preoccupanti

"Nel 2020 c’è un forte aumento del numero dei richiedenti aiuto – sottolinea il professor Grasselli nella nota di sintesi – che si sono rivolti al Centro di ascolto diocesano (principale fonte del Rapporto). Si passa da 1.039 nel 2019 a 1.306 (754 donne, 552 uomini), con una variazione del 25,7% in più. Contrariamente agli anni passati, l’aumento ha riguardato essenzialmente gli italiani (da 250 nel 2019 a 388 nel 2020, con un +55,2%), e in modo più contenuto gli stranieri (da 745 a 869: +16,6%). Gli italiani passano così da un quarto a circa il 30% del totale, pur se continua la netta prevalenza degli stranieri".

Di questi ultimi i primi dieci Paesi di provenienza sono: Marocco, Nigeria, Ecuador, Albania, Perù, Camerun, Romania, Costa d’Avorio, Algeria e Filippine. Significativo è anche il dato dei passaggi al Centro di ascolto diocesano (persone giunte in Caritas più di una volta in un anno), che raggiungono il numero considerevole di 3.070 (+ 15% rispetto al 2019). Sono persone con problematiche molto complesse non solo economiche, ma sanitarie, relazionali per assenza di reti parentali e amicali, burocratiche nell’espletamento di domande per l’accesso a prestazioni e servizi (anche per carenze di competenze digitali), di sovraindebitamento a seguito della mentalità comune non ho denaro ma prendo il prestito. Queste problematiche si sono accentuate con la pandemia e gli interventi Caritas per affrontarle, nel 2020, sono stati molteplici grazie ai suoi servizi attivi anche durante l’emergenza Covid-19, quali gli Empori della Solidarietà (aumento di utenti proporzionato all’aumento delle donazioni), il Consultorio medico, le iniziative promosse dall’Area progetti e le attività di prossimità delle Caritas parrocchiali anch’esse aumentate nell’ultimo anno. Riguardo a queste realtà, denominate nel Rapporto centri periferici (cinquantadue censiti con duecento volontari), hanno registrato nel 2020 complessivamente novecentodieci utenti rispetto ai seicentoquattro dell’anno precedente.

La prima volta

 Le persone che si sono rivolte per la prima volta alla Caritas sono 442 di cui il 39% italiane. Rispetto agli anni precedenti i nuovi arrivi rappresentano il 34% del totale, quando tra il 2011 e il 2019 l’incremento medio annuale oscillava tra il 5 e l’8%. Da evidenziare che tra le famiglie giunte per la prima volta al Centro di ascolto diocesano ci sono quelle occupate nel settore dello spettacolo itinerante, private della possibilità di lavorare durante la fase acuta del Covid-19, sostenute materialmente per nove mesi (fino allo scorso giugno) dalla rete Caritas e dal Sacro Convento di Assisi.

Senza la pandemia meno povertà

Presumibilmente se non ci fosse stata la pandemia, si sarebbe rilevata una diminuzione degli utenti del Centro di ascolto come già si intravvedeva nel biennio precedente, dovuta anche all’entrata a regime del Reddito di cittadinanza e di altre misure di sostegno.

Il commento del direttore don Briziarelli

"Contrariamente agli anni precedenti, il 2020 -sottolinea don Marco Briziarelli- ha visto crescere le richieste di aiuto da parte dei cittadini italiani e confermare una maggiore richiesta di aiuto da parte delle donne. I nuovi trend, causati dalla pandemia, mostrano una maggiore difficoltà da parte di chi vive da solo, l’aumento dell’incidenza delle richieste di aiuto di giovani, in modo particolare degli italiani e un aumento dei lavoratori poveri, dei disoccupati e degli inattivi. Ma è proprio guardando alla linea del tempo che si rimane quasi spiazzati difronte al repentino mutamento generato da un evento di straordinaria portata quale è la pandemia. L’impatto e la sua durata hanno avuto ripercussioni devastanti sull’economia e sulla vita delle persone. Ancora oggi, a distanza di quindici mesi dal primo lock down, tutto appare ancora molto fragile e in continuo mutamento".

Dietro i numeri le persone

"In questo arcipelago mutevole -prosegue il direttore Caritas- nuove forme di povertà continuano ad emergere accanto a quelle già note. In linea generale si registra un continuo e progressivo scivolamento verso il basso delle condizioni socio-economiche e un relativo aumento delle povertà, il cui volto muta velocemente, di mese in mese, e ci impone - ancor di più - una riflessione attenta che abbia uno sguardo profetico. Come profetiche furono le parole pronunciate dal cardinal Bassetti un anno fa: ne usciremo con l’aiuto di tutti. Ed è proprio dalla capacità di aiuto reciproco che si misura una comunità viva e sana. I numeri ci danno la dimensione del fenomeno che stiamo vivendo ma è bene ricordare che dietro questi numeri ci sono madri, padri, bambini, persone anziane e giovani con storie di vita ferite. Attraverso le loro storie riviviamo il Vangelo, tocchiamo con mano le ferite sofferenti di Gesù… Facendoci prossimi ai poveri ci avviciniamo a Cristo".

L’analisi dell’economista Grasselli

 "Il 2020 è stato un anno di esplosione della povertà nel nostro Paese -è quanto sostiene il direttore dell’Osservatorio diocesano Pierluigi Grasselli- incluso il territorio umbro e quello in cui vive ed opera la nostra diocesi".

Alcune cifre, riportate di séguito, forniscono indicazioni significative a questo riguardo, come evidenzia lo stesso economista Grasselli.

Si aggrava la caduta in povertà

1306: questi gli arrivi del 2020 al Centro di ascolto diocesano della Caritas di Perugia e Città della Pieve, con un aumento del 26% sul 2019, e con un passaggio della povertà assoluta in Italia dal 6,4% al 7,7% del totale, ai livelli più elevati dal 2005, e con l’azzeramento dei miglioramenti registrati su questo fronte nel 2019… Sotto l’impatto del Covid, l’aumento degli arrivi al Centro di ascolto, 442 unità, è dovuto per buona parte agli italiani. I nuovi utenti italiani mostrano un forte aumento dell’incidenza relativa di coloro che vivono in un nucleo familiare, in linea con l’andamento nazionale che vede l’espansione delle famiglie povere composte solo da italiani (80% circa dell’aumento di 335 mila famiglie povere nel nostro Paese). La famiglia povera, con tutti i problemi che ciò implica, diviene oggetto centrale, in Italia e in Umbria, delle molteplici iniziative di contrasto alla povertà…

Aumenta la sofferenza della povertà

Da 2688 a 3070: si noti l’aumento del numero totale dei passaggi degli utenti al Centro di ascolto, che può indicarci l’aumento della complessità e della cronicità dei problemi avvertiti dai richiedenti aiuto, e della corrispondente esigenza di un accompagnamento più intenso e prolungato nel tempo, oltreché di un numero più elevato di incontri.

Si innalzano le fasce di reddito colpite dalla povertà

 Un effetto vistoso della pandemia sulla composizione dei poveri si osserva sul fronte dei redditi degli utenti: dalla distribuzione del reddito familiare (relativo al 2019) degli utenti della Caritas del 2020 risulta l’aumento del peso delle fasce oltre i 600 euro, aumento che dipende dall’accesso al Centro di ascolto dei nuovi utenti.  Per gli italiani, si passa da un reddito medio di 485 euro dei vecchi utenti agli 826 euro dei nuovi: si intuisce l’ingresso in Caritas di figure nuove (che possono essere lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, artigiani, professionisti…), di famiglie con redditi di poco superiori alla soglia di povertà, e trascinati al di sotto di questa dalle conseguenze restrittive dell’emergenza sanitaria.

Sempre più insostenibile l’onere degli affitti

Ottocentotrentasei (64% del totale): è il numero dei poveri acceduti al Centro che dichiarano di vivere in una casa in affitto da privato. L’incidenza della povertà assoluta dipende anche dal titolo di godimento dell’abitazione in cui si vive, e la situazione è particolarmente critica per chi vive in affitto: in Italia, il 43% di tutte le famiglie povere vivono in affitto, che pesa per il 36% sulla spesa delle famiglie povere …, e questo spiega la rilevanza della campagna “adotta un affitto” della Caritas diocesana.

Aumentano i lavoratori poveri

Risulta inoltre grave la situazione sul fronte del lavoro.  307: tanti sono i poveri che si dichiarano occupati, che possiamo supporre “lavoratori poveri”, che alcuni stimano per l’Italia in 1 milione e mezzo (con un aumento del 22% rispetto al 2019), per i quali l’occupazione non preserva da una situazione di povertà. A questi si aggiungono 454 disoccupati, peraltro diminuiti di quasi il 40% rispetto al 2019: tale diminuzione può corrispondere ad un aumento degli inattivi, entrambi i fenomeni essendo stati registrati in Italia e in Umbria (come rimarca l’ultima relazione di Bankitalia per l’economia dell’Umbria) nel 2020. 85 poveri dichiarano inoltre lavoro nero o comunque irregolare (con un aumento sul 2019 del 60%).

Cresce la pressione dei bisogni sui poveri

Da 2893 a 4641: a tanto ammonta il numero di bisogni complessivamente espressi dagli utenti nel 2019 e nel 2020, con un aumento esplosivo del 60,4%. Aumenta anche il numero medio di bisogni per utente (da 2,8 a 3,6), possibile, anche se rozzo, indicatore dell’andamento della pressione dei bisogni sugli utenti. 1302 utenti segnalano problemi economici/di povertà, 1263 problemi di occupazione/lavoro, 407 problemi di immigrazione, 360 problemi familiari, 352 problemi abitativi, 156 problemi di salute.  La povertà conferma la sua natura multidimensionale, che chiede un approccio sistemico e integrato, ma anche un’attenzione profonda e premurosa alle persone, un concorso comunitario all’attuazione della stessa, allo sviluppo di relazioni collaborative tra tutti gli attori.

Si potenzia il contrasto di Caritas alla povertà

Da 4892 a 6986: è il salto dal 2019 al 2020 del numero di interventi offerti da Caritas, con un aumento del 43%, per rispondere alla pressione della domanda. Per quasi tutte le tipologie di interventi si registra nel biennio un’espansione più o meno rilevante. Un aumento molto significativo si osserva per il servizio di Ascolto, che è il servizio di base, con un aumento del 31%, che apre a tutti i successivi e influisce su di essi. Aumentano anche gli interventi in Beni e servizi materiali, del 44%. Alcune tipologie acquistano consistenza significativa proprio nel 2020, come accade per i Coinvolgimenti (apertura ad altri servizi), per il Lavoro ed anche per l’Orientamento. I servizi sanitari mostrano un aumento del 18%. I sussidi economici si incrementano del 19%. Si sviluppano categorie di intervento nuove, come anche l’attività progettuale della Caritas, volta a influire non solo sull’emergenza quanto sugli aggiustamenti strutturali dell’attività di protezione e di inclusione sociale”.

Una società più giusta

"Ciò che comunque occorre -conclude il professor Pierluigi Grasselli, parafrasando don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana- è un approccio di tipo comunitario, che metta al centro promozione delle relazioni di qualità e della capacità delle persone, e infrastrutturazione sociale …  e concorra alla costruzione di una società più giusta, capace di fraternità e attenta alla sostenibilità, ai bisogni dell’altro e alla cultura dell’incontro".

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VI Rapporto diocesano sulle povertà dell’Osservatorio Caritas Perugia

"Il prezioso lavoro svolto dall’equipe diretta dal professor Grasselli per l’elaborazione del VI Rapporto sulle povertà nella diocesi di Perugia-Città della Pieve ci consegna un documento che, fotografando la realtà osservata attraverso le lenti del Centro di ascolto diocesano nel corso del 2020, ci restituisce una serie di indicatori chiave utili a comprendere meglio il tema delle povertà, il loro modificarsi nel tempo ed il nostro ruolo nella comunità".

Lo evidenzia il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve don Marco Briziarelli nella nota di presentazione del VI Rapporto dal titolo Insieme nella cura. È uno studio-ricerca dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale dell’andamento del fenomeno relativo all’anno 2020 e ai primi quattro mesi del 2021; Osservatorio che si avvale dal 2015 di un’equipe di esperti tra cui Silvia Bagnarelli, Alfonso Dragone, Nicola Falocci, Fiammetta Marchionni e Daniela Monni. Il VI Rapporto, presentato alla stampa la mattina di venerdì 9 luglio, presso il Villaggio della Carità di Perugia, contenuto in ottantuno pagine e corredato da sessanta tabelle e grafici, è consultabile online all’indirizzo: https://www.caritasperugia.it/wp-content/uploads/2021/07/Rapporto_Caritas_2021_REV8-lug.pdf , con il seguente link alle infografiche illustrate in sede di conferenza: https://infogram.com/dashboard-red-1h7j4dv0l5dvv4n

La necessità di rete sociale

È uno studio atteso anche da istituzioni e organizzazioni impegnate nel welfare. Non a caso la Caritas, nel soffermarsi sui criteri dell’azione di contrasto alle povertà evidenziati nel Rapporto, sente il dovere di richiamare gli attori pubblici e privati alla cooperazione, ad assumersi la responsabilità di chi è in difficoltà, tanto da mettersi a disposizione senza aver paura di uscire dalla propria zona sicura, mettendo in campo ciascuno le proprie competenze, capacità, professionalità e i propri dati. Il tema dello scambio dei dati riveste un ruolo cruciale nella creazione di una rete realmente funzionante e meriterebbe un approfondimento a parte. Ma altrettanto necessaria è la presa di coscienza dalla comunità che si assume la responsabilità dei fratelli in difficoltà e se ne prende cura. Altro aspetto evidenziato dalla Caritas è quello della rete sociale nella sua configurazione formale e informale che è necessaria sul territorio…, ma crediamo sia un processo ancora di difficile realizzazione.

Dati preoccupanti

"Nel 2020 c’è un forte aumento del numero dei richiedenti aiuto – sottolinea il professor Grasselli nella nota di sintesi – che si sono rivolti al Centro di ascolto diocesano (principale fonte del Rapporto). Si passa da 1.039 nel 2019 a 1.306 (754 donne, 552 uomini), con una variazione del 25,7% in più. Contrariamente agli anni passati, l’aumento ha riguardato essenzialmente gli italiani (da 250 nel 2019 a 388 nel 2020, con un +55,2%), e in modo più contenuto gli stranieri (da 745 a 869: +16,6%). Gli italiani passano così da un quarto a circa il 30% del totale, pur se continua la netta prevalenza degli stranieri".

Di questi ultimi i primi dieci Paesi di provenienza sono: Marocco, Nigeria, Ecuador, Albania, Perù, Camerun, Romania, Costa d’Avorio, Algeria e Filippine. Significativo è anche il dato dei passaggi al Centro di ascolto diocesano (persone giunte in Caritas più di una volta in un anno), che raggiungono il numero considerevole di 3.070 (+ 15% rispetto al 2019). Sono persone con problematiche molto complesse non solo economiche, ma sanitarie, relazionali per assenza di reti parentali e amicali, burocratiche nell’espletamento di domande per l’accesso a prestazioni e servizi (anche per carenze di competenze digitali), di sovraindebitamento a seguito della mentalità comune non ho denaro ma prendo il prestito. Queste problematiche si sono accentuate con la pandemia e gli interventi Caritas per affrontarle, nel 2020, sono stati molteplici grazie ai suoi servizi attivi anche durante l’emergenza Covid-19, quali gli Empori della Solidarietà (aumento di utenti proporzionato all’aumento delle donazioni), il Consultorio medico, le iniziative promosse dall’Area progetti e le attività di prossimità delle Caritas parrocchiali anch’esse aumentate nell’ultimo anno. Riguardo a queste realtà, denominate nel Rapporto centri periferici (cinquantadue censiti con duecento volontari), hanno registrato nel 2020 complessivamente novecentodieci utenti rispetto ai seicentoquattro dell’anno precedente.

La prima volta

 Le persone che si sono rivolte per la prima volta alla Caritas sono 442 di cui il 39% italiane. Rispetto agli anni precedenti i nuovi arrivi rappresentano il 34% del totale, quando tra il 2011 e il 2019 l’incremento medio annuale oscillava tra il 5 e l’8%. Da evidenziare che tra le famiglie giunte per la prima volta al Centro di ascolto diocesano ci sono quelle occupate nel settore dello spettacolo itinerante, private della possibilità di lavorare durante la fase acuta del Covid-19, sostenute materialmente per nove mesi (fino allo scorso giugno) dalla rete Caritas e dal Sacro Convento di Assisi.

Senza la pandemia meno povertà

Presumibilmente se non ci fosse stata la pandemia, si sarebbe rilevata una diminuzione degli utenti del Centro di ascolto come già si intravvedeva nel biennio precedente, dovuta anche all’entrata a regime del Reddito di cittadinanza e di altre misure di sostegno.

Il commento del direttore don Briziarelli

"Contrariamente agli anni precedenti, il 2020 -sottolinea don Marco Briziarelli- ha visto crescere le richieste di aiuto da parte dei cittadini italiani e confermare una maggiore richiesta di aiuto da parte delle donne. I nuovi trend, causati dalla pandemia, mostrano una maggiore difficoltà da parte di chi vive da solo, l’aumento dell’incidenza delle richieste di aiuto di giovani, in modo particolare degli italiani e un aumento dei lavoratori poveri, dei disoccupati e degli inattivi. Ma è proprio guardando alla linea del tempo che si rimane quasi spiazzati difronte al repentino mutamento generato da un evento di straordinaria portata quale è la pandemia. L’impatto e la sua durata hanno avuto ripercussioni devastanti sull’economia e sulla vita delle persone. Ancora oggi, a distanza di quindici mesi dal primo lock down, tutto appare ancora molto fragile e in continuo mutamento".

Dietro i numeri le persone

"In questo arcipelago mutevole -prosegue il direttore Caritas- nuove forme di povertà continuano ad emergere accanto a quelle già note. In linea generale si registra un continuo e progressivo scivolamento verso il basso delle condizioni socio-economiche e un relativo aumento delle povertà, il cui volto muta velocemente, di mese in mese, e ci impone - ancor di più - una riflessione attenta che abbia uno sguardo profetico. Come profetiche furono le parole pronunciate dal cardinal Bassetti un anno fa: ne usciremo con l’aiuto di tutti. Ed è proprio dalla capacità di aiuto reciproco che si misura una comunità viva e sana. I numeri ci danno la dimensione del fenomeno che stiamo vivendo ma è bene ricordare che dietro questi numeri ci sono madri, padri, bambini, persone anziane e giovani con storie di vita ferite. Attraverso le loro storie riviviamo il Vangelo, tocchiamo con mano le ferite sofferenti di Gesù… Facendoci prossimi ai poveri ci avviciniamo a Cristo".

L’analisi dell’economista Grasselli

 "Il 2020 è stato un anno di esplosione della povertà nel nostro Paese -è quanto sostiene il direttore dell’Osservatorio diocesano Pierluigi Grasselli- incluso il territorio umbro e quello in cui vive ed opera la nostra diocesi".

Alcune cifre, riportate di séguito, forniscono indicazioni significative a questo riguardo, come evidenzia lo stesso economista Grasselli.

Si aggrava la caduta in povertà

1306: questi gli arrivi del 2020 al Centro di ascolto diocesano della Caritas di Perugia e Città della Pieve, con un aumento del 26% sul 2019, e con un passaggio della povertà assoluta in Italia dal 6,4% al 7,7% del totale, ai livelli più elevati dal 2005, e con l’azzeramento dei miglioramenti registrati su questo fronte nel 2019… Sotto l’impatto del Covid, l’aumento degli arrivi al Centro di ascolto, 442 unità, è dovuto per buona parte agli italiani. I nuovi utenti italiani mostrano un forte aumento dell’incidenza relativa di coloro che vivono in un nucleo familiare, in linea con l’andamento nazionale che vede l’espansione delle famiglie povere composte solo da italiani (80% circa dell’aumento di 335 mila famiglie povere nel nostro Paese). La famiglia povera, con tutti i problemi che ciò implica, diviene oggetto centrale, in Italia e in Umbria, delle molteplici iniziative di contrasto alla povertà…

Aumenta la sofferenza della povertà

Da 2688 a 3070: si noti l’aumento del numero totale dei passaggi degli utenti al Centro di ascolto, che può indicarci l’aumento della complessità e della cronicità dei problemi avvertiti dai richiedenti aiuto, e della corrispondente esigenza di un accompagnamento più intenso e prolungato nel tempo, oltreché di un numero più elevato di incontri.

Si innalzano le fasce di reddito colpite dalla povertà

 Un effetto vistoso della pandemia sulla composizione dei poveri si osserva sul fronte dei redditi degli utenti: dalla distribuzione del reddito familiare (relativo al 2019) degli utenti della Caritas del 2020 risulta l’aumento del peso delle fasce oltre i 600 euro, aumento che dipende dall’accesso al Centro di ascolto dei nuovi utenti.  Per gli italiani, si passa da un reddito medio di 485 euro dei vecchi utenti agli 826 euro dei nuovi: si intuisce l’ingresso in Caritas di figure nuove (che possono essere lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, artigiani, professionisti…), di famiglie con redditi di poco superiori alla soglia di povertà, e trascinati al di sotto di questa dalle conseguenze restrittive dell’emergenza sanitaria.

Sempre più insostenibile l’onere degli affitti

Ottocentotrentasei (64% del totale): è il numero dei poveri acceduti al Centro che dichiarano di vivere in una casa in affitto da privato. L’incidenza della povertà assoluta dipende anche dal titolo di godimento dell’abitazione in cui si vive, e la situazione è particolarmente critica per chi vive in affitto: in Italia, il 43% di tutte le famiglie povere vivono in affitto, che pesa per il 36% sulla spesa delle famiglie povere …, e questo spiega la rilevanza della campagna “adotta un affitto” della Caritas diocesana.

Aumentano i lavoratori poveri

Risulta inoltre grave la situazione sul fronte del lavoro.  307: tanti sono i poveri che si dichiarano occupati, che possiamo supporre “lavoratori poveri”, che alcuni stimano per l’Italia in 1 milione e mezzo (con un aumento del 22% rispetto al 2019), per i quali l’occupazione non preserva da una situazione di povertà. A questi si aggiungono 454 disoccupati, peraltro diminuiti di quasi il 40% rispetto al 2019: tale diminuzione può corrispondere ad un aumento degli inattivi, entrambi i fenomeni essendo stati registrati in Italia e in Umbria (come rimarca l’ultima relazione di Bankitalia per l’economia dell’Umbria) nel 2020. 85 poveri dichiarano inoltre lavoro nero o comunque irregolare (con un aumento sul 2019 del 60%).

Cresce la pressione dei bisogni sui poveri

Da 2893 a 4641: a tanto ammonta il numero di bisogni complessivamente espressi dagli utenti nel 2019 e nel 2020, con un aumento esplosivo del 60,4%. Aumenta anche il numero medio di bisogni per utente (da 2,8 a 3,6), possibile, anche se rozzo, indicatore dell’andamento della pressione dei bisogni sugli utenti. 1302 utenti segnalano problemi economici/di povertà, 1263 problemi di occupazione/lavoro, 407 problemi di immigrazione, 360 problemi familiari, 352 problemi abitativi, 156 problemi di salute.  La povertà conferma la sua natura multidimensionale, che chiede un approccio sistemico e integrato, ma anche un’attenzione profonda e premurosa alle persone, un concorso comunitario all’attuazione della stessa, allo sviluppo di relazioni collaborative tra tutti gli attori.

Si potenzia il contrasto di Caritas alla povertà

Da 4892 a 6986: è il salto dal 2019 al 2020 del numero di interventi offerti da Caritas, con un aumento del 43%, per rispondere alla pressione della domanda. Per quasi tutte le tipologie di interventi si registra nel biennio un’espansione più o meno rilevante. Un aumento molto significativo si osserva per il servizio di Ascolto, che è il servizio di base, con un aumento del 31%, che apre a tutti i successivi e influisce su di essi. Aumentano anche gli interventi in Beni e servizi materiali, del 44%. Alcune tipologie acquistano consistenza significativa proprio nel 2020, come accade per i Coinvolgimenti (apertura ad altri servizi), per il Lavoro ed anche per l’Orientamento. I servizi sanitari mostrano un aumento del 18%. I sussidi economici si incrementano del 19%. Si sviluppano categorie di intervento nuove, come anche l’attività progettuale della Caritas, volta a influire non solo sull’emergenza quanto sugli aggiustamenti strutturali dell’attività di protezione e di inclusione sociale”.

Una società più giusta

"Ciò che comunque occorre -conclude il professor Pierluigi Grasselli, parafrasando don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana- è un approccio di tipo comunitario, che metta al centro promozione delle relazioni di qualità e della capacità delle persone, e infrastrutturazione sociale …  e concorra alla costruzione di una società più giusta, capace di fraternità e attenta alla sostenibilità, ai bisogni dell’altro e alla cultura dell’incontro".

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Dati allarmanti, quelli del I quadrimestre 2021 sulla povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve https://www.lavoce.it/dati-allarmanti-quelli-del-i-quadrimestre-2021-sulla-poverta-nellarchidiocesi-di-perugia-citta-della-pieve/ Thu, 20 May 2021 12:23:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60718 presentazione dati caritas povertà 2021

In attesa dei dati ufficiali dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e le risorse, in uscita a giugno, che daranno la possibilità di analizzare e comprendere meglio il fenomeno nella sua complessità, sono stati presentati in conferenza stampa, giovedì mattina 20 maggio, presso il Villaggio della Carità - Sorella Provvidenza di Perugia, dal direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, i dati relativi alla emergenza economica e sociale generata a causa della pandemia nell’Archidiocesi perugino-pievese prendendo come riferimento temporale il primo quadrimestre 2021 e quello dello stesso periodo del 2020.

Situazione aggravata

"Ringraziando il cielo -ha dichiarato don Marco Briziarelli- ci troviamo difronte ad una progressiva diminuzione dei casi di contagio, di ospedalizzazione e di decessi, tuttavia registriamo una crescita molto significativa nelle richieste di aiuto da parte delle nostre famiglie. Questi primi dati non lasciano appello: l’impatto della pandemia sulla nostra comunità diocesana è grave, siamo nel pieno di un’emergenza sociale ed economica che sta provando duramente la nostra gente".

Sguardo profetico

 La gravità di questi dati trova riscontro anche nel rapporto nazionale sulle povertà pubblicato da Caritas Italiana, secondo il quale una persona su quattro è un nuovo povero. La risposta della Caritas diocesana si fonda sulla ricerca e la costruzione di soluzioni che coinvolgano l’intera comunità.

"Insieme a molte persone di buona volontà -ha commentato il direttore-  siamo impegnati nel prenderci cura delle tante donne e dei tanti uomini, spesso madri e padri con a seguito i loro piccoli, che maggiormente stanno soffrendo questa emergenza. Lo facciamo ascoltando quotidianamente le persone e le loro storie di sofferenza, ricercando e promuovendo all’interno della comunità risposte solidali capaci di prendersi cura delle fragilità e delle vulnerabilità che incontriamo. Il volto della povertà muta velocemente, di mese in mese, e ci impone, ancora di più, una riflessione attenta che abbia uno sguardo profetico. Come profetiche furono le parole pronunciate da Sua Eminenza il cardinal Bassetti un anno fa: Ne usciremo con l’aiuto di tutti".

Generosità crescente

Nei confronti di questa gente la Caritas diocesana sta intervenendo anche grazie a campagne di raccolta fondi, a cominciare da Adotta un affitto e Adotta una famiglia, che fanno appello alla generosità di persone, famiglie, comunità parrocchiali e realtà imprenditoriali, e a progetti cofinanziati con il contributo del fondo 8XMille di Caritas italiana, facendo registrare un aumentato dei suoi interventi addirittura a tre cifre percentuali rispetto a quelli messi in campo nei primi quattro mesi del 2020.

Dati allarmanti

Le voci dell’aiuto Caritas più allarmanti sono i contributi alloggio con + 891%, interventi alloggio con + 263% e i contributi utenze con + 103%. Anche i servizi erogati dai quattro Empori della Solidarietà Caritas, attivi nelle zone più sensibili dell’Archidiocesi (Perugia città, San Sisto, Ponte San Giovanni e Marsciano) fanno registrare un significativo incremento del rilascio di tessere di accesso, passate da 800 (del 2020) alle attuali 1.327, pari a + 66%, con 3.669 persone beneficiare (+ 44%), contro le 2.551 dello stesso periodo dello scorso anno.

Video: il commento del direttore Caritas don Marco Briziarelli [video width="848" height="480" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/05/Intervista-don-Briziarelli-direttore-Caritas-Perugia2.mp4"][/video]

Un nuovo Emporio

Un quinto Emporio è in fase di progettazione nella frazione perugina di Ponte Pattoli così da servire la zona nord dell’Archidiocesi dove si registra un sensibile incremento di richieste di aiuto.

L’apporto dei media

Non è un caso che questi dati sulla povertà sono stati presentati condividendoli con gli operatori dei media.

"È un modo per ringraziare tutti loro -ha commentato il sacerdote- per il prezioso servizio, sostegno e continua attenzione avuta nel promuovere e sensibilizzare la comunità locale alla Carità".

Insieme nella cura

"È questa la vera forza che, insieme -ha concluso don Marco Briziarelli- dobbiamo provare a sviluppare. La risposta migliore che possiamo dare, come comunità, è quella di una Carità senza delega. Oggi più che mai ne abbiamo bisogno. Pertanto rilanciamo questo appello, fiduciosi di poter contare sul contributo di tutti per far fronte alle sfide di questo tempo, insieme nella cura".

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presentazione dati caritas povertà 2021

In attesa dei dati ufficiali dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e le risorse, in uscita a giugno, che daranno la possibilità di analizzare e comprendere meglio il fenomeno nella sua complessità, sono stati presentati in conferenza stampa, giovedì mattina 20 maggio, presso il Villaggio della Carità - Sorella Provvidenza di Perugia, dal direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, i dati relativi alla emergenza economica e sociale generata a causa della pandemia nell’Archidiocesi perugino-pievese prendendo come riferimento temporale il primo quadrimestre 2021 e quello dello stesso periodo del 2020.

Situazione aggravata

"Ringraziando il cielo -ha dichiarato don Marco Briziarelli- ci troviamo difronte ad una progressiva diminuzione dei casi di contagio, di ospedalizzazione e di decessi, tuttavia registriamo una crescita molto significativa nelle richieste di aiuto da parte delle nostre famiglie. Questi primi dati non lasciano appello: l’impatto della pandemia sulla nostra comunità diocesana è grave, siamo nel pieno di un’emergenza sociale ed economica che sta provando duramente la nostra gente".

Sguardo profetico

 La gravità di questi dati trova riscontro anche nel rapporto nazionale sulle povertà pubblicato da Caritas Italiana, secondo il quale una persona su quattro è un nuovo povero. La risposta della Caritas diocesana si fonda sulla ricerca e la costruzione di soluzioni che coinvolgano l’intera comunità.

"Insieme a molte persone di buona volontà -ha commentato il direttore-  siamo impegnati nel prenderci cura delle tante donne e dei tanti uomini, spesso madri e padri con a seguito i loro piccoli, che maggiormente stanno soffrendo questa emergenza. Lo facciamo ascoltando quotidianamente le persone e le loro storie di sofferenza, ricercando e promuovendo all’interno della comunità risposte solidali capaci di prendersi cura delle fragilità e delle vulnerabilità che incontriamo. Il volto della povertà muta velocemente, di mese in mese, e ci impone, ancora di più, una riflessione attenta che abbia uno sguardo profetico. Come profetiche furono le parole pronunciate da Sua Eminenza il cardinal Bassetti un anno fa: Ne usciremo con l’aiuto di tutti".

Generosità crescente

Nei confronti di questa gente la Caritas diocesana sta intervenendo anche grazie a campagne di raccolta fondi, a cominciare da Adotta un affitto e Adotta una famiglia, che fanno appello alla generosità di persone, famiglie, comunità parrocchiali e realtà imprenditoriali, e a progetti cofinanziati con il contributo del fondo 8XMille di Caritas italiana, facendo registrare un aumentato dei suoi interventi addirittura a tre cifre percentuali rispetto a quelli messi in campo nei primi quattro mesi del 2020.

Dati allarmanti

Le voci dell’aiuto Caritas più allarmanti sono i contributi alloggio con + 891%, interventi alloggio con + 263% e i contributi utenze con + 103%. Anche i servizi erogati dai quattro Empori della Solidarietà Caritas, attivi nelle zone più sensibili dell’Archidiocesi (Perugia città, San Sisto, Ponte San Giovanni e Marsciano) fanno registrare un significativo incremento del rilascio di tessere di accesso, passate da 800 (del 2020) alle attuali 1.327, pari a + 66%, con 3.669 persone beneficiare (+ 44%), contro le 2.551 dello stesso periodo dello scorso anno.

Video: il commento del direttore Caritas don Marco Briziarelli [video width="848" height="480" mp4="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2021/05/Intervista-don-Briziarelli-direttore-Caritas-Perugia2.mp4"][/video]

Un nuovo Emporio

Un quinto Emporio è in fase di progettazione nella frazione perugina di Ponte Pattoli così da servire la zona nord dell’Archidiocesi dove si registra un sensibile incremento di richieste di aiuto.

L’apporto dei media

Non è un caso che questi dati sulla povertà sono stati presentati condividendoli con gli operatori dei media.

"È un modo per ringraziare tutti loro -ha commentato il sacerdote- per il prezioso servizio, sostegno e continua attenzione avuta nel promuovere e sensibilizzare la comunità locale alla Carità".

Insieme nella cura

"È questa la vera forza che, insieme -ha concluso don Marco Briziarelli- dobbiamo provare a sviluppare. La risposta migliore che possiamo dare, come comunità, è quella di una Carità senza delega. Oggi più che mai ne abbiamo bisogno. Pertanto rilanciamo questo appello, fiduciosi di poter contare sul contributo di tutti per far fronte alle sfide di questo tempo, insieme nella cura".

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Pandemia porta povertà. Dati Cnel e Istat guardando a Next generation https://www.lavoce.it/pandemia-porta-poverta-dati-cnel-e-istat-guardando-a-next-generation/ Thu, 15 Apr 2021 15:36:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60117

Commercio, trasporti, terziario professionale, alloggio, ristorazione, costruzioni, servizi alla persona, sono settori di attività colpiti con violenza dalla pandemia, anche in Umbria.

Sono giorni particolari quelli che stiamo vivendo: pieni di timore per l’incertezza che ci avvolge, di apprensione per la salute e la stessa nostra vita, e per il domani dei nostri cari, in particolare dei più giovani e dei giovanissimi, e di preoccupazione anche angosciosa, per tanti tra noi, per le difficoltà presenti e future della propria situazione economica.

L'Umbria nel Rapporto Cnel sul lavoro

Per comprendere le dinamiche in corso e quelle prevedibili per il tempo a venire, ci aiutano alcune analisi seriamente condotte da osservatori autorevoli, quali il Rapporto annuale del Cnel sul mercato del lavoro 2020 (scarica il file), e l’indagine Istat sul “benessere equo e sostenibile” (Bes) per il 2020 (vai al sito Istat), entrambi disponibili su Internet per consultazione da parte dei cittadini.

Come mostra il Rapporto Cnel, la pandemia ha colpito con violenza settori di attività fondati sulle relazioni - le più diverse - tra le persone: si tratta di commercio, trasporti, terziario professionale, alloggio, ristorazione, costruzioni, servizi alla persona. Per conseguenza, ha determinato una contrazione degli occupati, delle ore lavorate per occupato, dei redditi disponibili dei lavoratori e delle loro famiglie.

In tal modo l’emergenza sanitaria ha concorso a generare delle disuguaglianze, o a inasprirne alcune che già lacerano il tessuto economico e sociale del Paese: tra settori, colpendo particolarmente i servizi; tra lavoratori, a danno di quelli poco qualificati, con minori livelli di istruzione, e con basse remunerazioni; tra classi di età, a sfavore dei più giovani; tra generi diversi, a svantaggio delle donne; tra territori, con conseguenze negative per le aree più deboli.

Si osservi che l’acuirsi di queste disuguaglianze concorre all’espansione delle povertà, al diffondersi dei processi di impoverimento e alla generazione di tensioni sociali sempre più numerose ed intense. In corrispondenza, si delineano i molteplici e complessi percorsi educativi, formativi, e di intervento normativo, indispensabili per combattere le disuguaglianze.

Dall'Istat la situazione sul “Benessere sostenibile”

Sotto il profilo del benessere economico, analizzato nel Rapporto Istat Bes 2020 (scarica il file) , con un reddito disponibile pro-capite (18.908 euro) già nel 2019 inferiore a quello italiano (19.124) e ancor più nettamente rispetto al dato del Centro Italia (20.061), l’Umbria mostra il deterioramento progressivo della sua condizione economica.

Nel 2020, come stima un’indagine di Demoscopica, si sono accumulati in Umbria 269 milioni di euro di maggiori debiti per famiglie e imprese, con 5.796 famiglie povere in più, e si sono persi 6.448 posti di lavoro (Corriere dell’Umbria, 28/3/2021).

L’analisi Istat del Bes 2020 mostra per l’Umbria valori preoccupanti rispetto a Italia e a Italia centrale, con particolare riguardo all’intensità della ricerca, alla propensione alla brevettazione, al grado di innovazione del sistema produttivo, all’incidenza di imprese con vendite web: tutti aspetti che spingono verso una composizione della domanda di lavoro sbilanciata a favore del lavoro non qualificato, o della sottovalutazione delle competenze degli occupati.

Su questi punti si vedano le recenti note dell'Agenzia Umbria ricerche (Aur) sul digitale, sul mercato del lavoro, e sui caratteri delle imprese umbre. Le direttrici di fondo previste a livello europeo per il Recovery Plan (sanità, giovani, anziani, donne, digitale, innovazione, mobilità, ambiente, conversione ecologica…) sembrano appropriate anche per un rilancio della società e dell’economia dell’Umbria, in grado di valorizzare le sue tradizioni ed eccellenze produttive, e il suo patrimonio naturale e artistico, consolidando e ammodernando il suo sistema produttivo.

Il rilancio dell'Umbria è complesso

La gestione di questo rilancio, la sua governance , potrà essere complessa: potranno essere coinvolti più livelli di governo, europeo, nazionale, regionale, locale, in un intreccio di politiche tra loro integrate (industriali, del lavoro, sociali, ambientali, infrastrutturali), con interconnessioni anche con i programmi delle regioni confinanti con l’Umbria. Cercando sempre di conciliare i criteri di efficienza con criteri di equità e di attenzione alla dignità e alla promozione delle persone. E sviluppando altresì la partecipazione alla formulazione e alla attuazione dei programmi di intervento, ossia coinvolgendo, a fianco delle istituzioni, le forze produttive, quelle sociali, e le organizzazioni della società civile.

In tale direzione, si vedano le schede di progetto Next Generation EU del perugino e del Trasimeno presentate in questi giorni. A favore di questo auspicio si pongono gli indicatori delle relazioni sociali in Umbria, secondo il Rapporto Bes: vitali e ben funzionanti. Solo l’indicatore della fiducia generalizzata ha per l’Umbria un valore assai basso nel contesto italiano.

Al riguardo, sembra opportuno che le autorità e le persone responsabili facciano il massimo per rafforzare nei cittadini questa fiducia.

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Commercio, trasporti, terziario professionale, alloggio, ristorazione, costruzioni, servizi alla persona, sono settori di attività colpiti con violenza dalla pandemia, anche in Umbria.

Sono giorni particolari quelli che stiamo vivendo: pieni di timore per l’incertezza che ci avvolge, di apprensione per la salute e la stessa nostra vita, e per il domani dei nostri cari, in particolare dei più giovani e dei giovanissimi, e di preoccupazione anche angosciosa, per tanti tra noi, per le difficoltà presenti e future della propria situazione economica.

L'Umbria nel Rapporto Cnel sul lavoro

Per comprendere le dinamiche in corso e quelle prevedibili per il tempo a venire, ci aiutano alcune analisi seriamente condotte da osservatori autorevoli, quali il Rapporto annuale del Cnel sul mercato del lavoro 2020 (scarica il file), e l’indagine Istat sul “benessere equo e sostenibile” (Bes) per il 2020 (vai al sito Istat), entrambi disponibili su Internet per consultazione da parte dei cittadini.

Come mostra il Rapporto Cnel, la pandemia ha colpito con violenza settori di attività fondati sulle relazioni - le più diverse - tra le persone: si tratta di commercio, trasporti, terziario professionale, alloggio, ristorazione, costruzioni, servizi alla persona. Per conseguenza, ha determinato una contrazione degli occupati, delle ore lavorate per occupato, dei redditi disponibili dei lavoratori e delle loro famiglie.

In tal modo l’emergenza sanitaria ha concorso a generare delle disuguaglianze, o a inasprirne alcune che già lacerano il tessuto economico e sociale del Paese: tra settori, colpendo particolarmente i servizi; tra lavoratori, a danno di quelli poco qualificati, con minori livelli di istruzione, e con basse remunerazioni; tra classi di età, a sfavore dei più giovani; tra generi diversi, a svantaggio delle donne; tra territori, con conseguenze negative per le aree più deboli.

Si osservi che l’acuirsi di queste disuguaglianze concorre all’espansione delle povertà, al diffondersi dei processi di impoverimento e alla generazione di tensioni sociali sempre più numerose ed intense. In corrispondenza, si delineano i molteplici e complessi percorsi educativi, formativi, e di intervento normativo, indispensabili per combattere le disuguaglianze.

Dall'Istat la situazione sul “Benessere sostenibile”

Sotto il profilo del benessere economico, analizzato nel Rapporto Istat Bes 2020 (scarica il file) , con un reddito disponibile pro-capite (18.908 euro) già nel 2019 inferiore a quello italiano (19.124) e ancor più nettamente rispetto al dato del Centro Italia (20.061), l’Umbria mostra il deterioramento progressivo della sua condizione economica.

Nel 2020, come stima un’indagine di Demoscopica, si sono accumulati in Umbria 269 milioni di euro di maggiori debiti per famiglie e imprese, con 5.796 famiglie povere in più, e si sono persi 6.448 posti di lavoro (Corriere dell’Umbria, 28/3/2021).

L’analisi Istat del Bes 2020 mostra per l’Umbria valori preoccupanti rispetto a Italia e a Italia centrale, con particolare riguardo all’intensità della ricerca, alla propensione alla brevettazione, al grado di innovazione del sistema produttivo, all’incidenza di imprese con vendite web: tutti aspetti che spingono verso una composizione della domanda di lavoro sbilanciata a favore del lavoro non qualificato, o della sottovalutazione delle competenze degli occupati.

Su questi punti si vedano le recenti note dell'Agenzia Umbria ricerche (Aur) sul digitale, sul mercato del lavoro, e sui caratteri delle imprese umbre. Le direttrici di fondo previste a livello europeo per il Recovery Plan (sanità, giovani, anziani, donne, digitale, innovazione, mobilità, ambiente, conversione ecologica…) sembrano appropriate anche per un rilancio della società e dell’economia dell’Umbria, in grado di valorizzare le sue tradizioni ed eccellenze produttive, e il suo patrimonio naturale e artistico, consolidando e ammodernando il suo sistema produttivo.

Il rilancio dell'Umbria è complesso

La gestione di questo rilancio, la sua governance , potrà essere complessa: potranno essere coinvolti più livelli di governo, europeo, nazionale, regionale, locale, in un intreccio di politiche tra loro integrate (industriali, del lavoro, sociali, ambientali, infrastrutturali), con interconnessioni anche con i programmi delle regioni confinanti con l’Umbria. Cercando sempre di conciliare i criteri di efficienza con criteri di equità e di attenzione alla dignità e alla promozione delle persone. E sviluppando altresì la partecipazione alla formulazione e alla attuazione dei programmi di intervento, ossia coinvolgendo, a fianco delle istituzioni, le forze produttive, quelle sociali, e le organizzazioni della società civile.

In tale direzione, si vedano le schede di progetto Next Generation EU del perugino e del Trasimeno presentate in questi giorni. A favore di questo auspicio si pongono gli indicatori delle relazioni sociali in Umbria, secondo il Rapporto Bes: vitali e ben funzionanti. Solo l’indicatore della fiducia generalizzata ha per l’Umbria un valore assai basso nel contesto italiano.

Al riguardo, sembra opportuno che le autorità e le persone responsabili facciano il massimo per rafforzare nei cittadini questa fiducia.

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“Siamo tutti chiamati a remare insieme”: presentato il Rapporto Caritas sulle povertà https://www.lavoce.it/siamo-tutti-chiamati-a-remare-insieme-presentato-il-rapporto-sulle-poverta-della-caritas-perugina/ Fri, 26 Jun 2020 14:37:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57334

Scaricabile dal sito: www.caritasperugia.it, il V Rapporto sulle povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, curato dall’omonimo Osservatorio della Caritas diocesana, ha per titolo: “Siamo tutti chiamati a remare insieme”, presentato alla stampa il 26 giugno dal diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas diocesana, dall’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio, e dallo statistico Nicola Falocci. Quest’ultimo, insieme all’imprenditrice e già direttrice della Caritas Daniela Monni, alla dottoressa Fiammetta Marchionni, responsabile del Consultorio sanitario della Caritas, all’assistente sociale Silvia Bagnarelli, responsabile del Centro di Ascolto (CdA) diocesano, e ad Alfonso Dragone, responsabile dell’Area progetti della Caritas, fa parte dell’equipe dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale. Il Rapporto, ricco di dati contenuti in 25 tabelle e in diversi grafici che sintetizzano il fenomeno, non si limita ad analizzare la povertà nel 2019, ma ha una propaggine nell’anno in corso, per l’esattezza il trimestre marzo-aprile-maggio 2020 caratterizzato dalla pandemia da Covid-19. Inoltre questo V Rapporto, le cui fonti principali di ricerca sono in primis il Centro di Ascolto diocesano e quelli parrocchiali e gli Empori della Solidarietà, si sofferma per la prima volta sull’attività del Consultorio sanitario istituito dalla Caritas nel 2015, la novità di questo studio. Circa un quarto delle 147 persone ascoltate sono italiane e complessivamente il Consultorio risponde a richieste di informazioni sulle terapie più idonee a curare le patologie sofferte da coloro che chiedono assistenza. L’attività principale, svolta da tre volontari, consiste nella consegna di farmaci da banco non prescrivibili da parte del SSN (1.110 di questi sono stati distribuiti nel 2019), oltre a 408 buoni erogati per acquisti di farmaci, per il pagamento di ticket e di esami diagnostici. Ciò che evidenzia il Rapporto non sono tanto i numeri forniti dal Consultorio, ma lo stato d’animo in cui arriva la persona in difficoltà. Il paziente è convinto di non potersi curare per mancanza di mezzi. Innanzitutto, come sottolinea nella presentazione il direttore Pecetti, il Rapporto 2019 «non presenta differenze di rilievo con i dati del 2017 e 2018… Se da un lato questo ci può far stare tranquilli, dall’altro ci preoccupa molto perché evidentemente non riusciamo ad incidere profondamente nel tessuto dei bisogni espressi dalle famiglie del nostro territorio. Una delle preoccupazioni alle quali attribuire questa situazione è la mancanza di politiche che possano rimettere in moto il mercato del lavoro». Proprio la difficoltà occupazionale, insieme a quella economica, abitativa, familiare, di migrazione/immigrazione e di salute, sono le principali cause di povertà degli utenti che nell’ultimo anno si sono recati al CdA diocesano. Complessivamente 1.039 sono state le persone (famiglie) censite nel 2019 dal suddetto CdA di cui 250 con cittadinanza italiana, mentre nel 2018 erano 1.015 (251 gli italiani). Dati che non presentano differenze di rilievo, ma a questi non possono non essere sommati quelli relativi ai primi tre mesi dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Esattamente le circa 120 persone o famiglie che in passato non si erano mai rivolte al CdA diocesano, come anche i 400 accessi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente all’Emporio “Tabgha” di Perugia città e l’aumento del numero dei pasti distribuiti quotidianamente dal “Punto di ristoro sociale San Lorenzo”, tra marzo e maggio 2020, passati da 75 ad 87. Dietro a queste cifre ci sono delle vite il cui bisogno più urgente, si legge nel Rapporto, è la necessità di un sostegno alimentare…, ma nel clima di incertezza che si respira, sono stati richiesti ascolto, prossimità, conforto e speranza. È stato necessario orientare e consigliare le persone tra le tante misure di sostegno al reddito individuate dai D.L. e fornire informazioni e chiarimenti in merito ai DPCM. Rimane costante il bisogno di un sostegno economico per il pagamento di utenze domestiche e affitto. Per aumentare la disponibilità degli operatori all’Ascolto, si è attivata una linea telefonica mobile (389.8944509) reperibile anche negli orari di chiusura degli uffici. Questo tempo surreale ha creato occasioni di bene. Tanti volontari, anche giovanissimi, hanno scelto di donare il proprio tempo e le proprie capacità per servire gli ultimi. Sono raddoppiate anche le donazioni economiche in questo trimestre. Le donazioni di generi alimentari, destinate all’Emporio “Tabgha”, si sono moltiplicate con un andamento in costante espansione. Una prima prudente e sommaria stima, che verrà precisata e validata dal prossimo report annuale, indica come l’aumento delle donazioni in questo trimestre sia per lo meno triplicato. A marzo hanno poi iniziato ad intensificarsi anche donazioni da parte di aziende commerciali in particolare del settore ristorazione, che mai prima avevamo avuto come nostri donatori. Nel mese di aprile, e soprattutto a maggio, il flusso è ulteriormente aumentato fino a raggiungere ritmi bigiornalieri… Ma in questi ultimi tre mesi si è moltiplicato anche il volume delle donazioni effettuate da singoli cittadini, studenti, piccole associazioni, quartieri, gruppi di amici, ecc. In questo caso la quantità delle donazioni rispetto al normale flusso, da una prima stima, è sicuramente più che triplicata. La motivazione in questo caso è stata la voglia di dare una mano a chi, causa Covid-19, era rimasto senza lavoro e sostentamento. Come osserva l’assistente sociale Silvia Bagnarelli, “ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti” (Papa Francesco, tratto dall’omelia della preghiera in tempo di epidemia). Il fenomeno povertà, che ha avuto un’accelerata a causa di questa pandemia, potrebbe ulteriormente crescere nell’anno in corso terminati gli effetti dei decreti governativi in risposa all’emergenza economica, soprattutto quella legata alla preoccupante disoccupazione. Secondo una recente rilevazione delle Caritas italiana, compiuta presso tutte le 220 Caritas diocesane, il numero dei nuovi poveri risulta più che raddoppiato rispetto alla situazione di pre-emergenza. Prima di offrire una sintesi dei contenuti di questo V Rapporto, l’economista Pierluigi Grasselli, accenna alla situazione italiana ed umbra richiamandosi ai recenti dati Istat dai quali emerge «una riduzione dell’incidenza delle famiglie in povertà assoluta», passando dal 7% del 2028 al 6,4% del 2019. «Si ritiene che ciò sia dovuto agli aumenti di spesa delle famiglie meno abbienti – commenta l’economista –, consentiti dall’introduzione del Reddito di cittadinanza, andando a beneficio, nella seconda metà del 2019, di oltre un milione di famiglie in difficoltà». Mentre per la povertà relativa, spiega Grasselli, «l’Umbria subisce una riduzione notevole, passando dal 14,3% del 2018 all’8,9%, inferiore al valore stimato per l’Italia (11,4%), ma superiore a quello calcolato per il Centro Italia (7,3%). Occorre ancora un grande impegno, sviluppato congiuntamente da tutti i livelli di governo, per combattere la povertà e l’esclusione sociale. Questo anche perché, per il 2020, si ritiene che l’epidemia da Covid-19 determini una forte espansione della povertà». Presentando il V Rapporto, Grasselli si sofferma sulla cittadinanza degli utenti del CdA diocesano: «Sono in prevalenza stranieri (il 72%), soprattutto femmine (il 57%), con un’età media nettamente più elevata tra gli italiani (le classi più consistenti sono quelle 35-44 anni e 45-54 anni, n.d.r.), in particolare tra i maschi, un basso livello medio di scolarizzazione, che può giustificare il timore di una diffusa povertà educativa, una condizione abitativa segnata da molte criticità, una decisa prevalenza della condizione di disoccupato (70%), soprattutto tra gli stranieri, il forte prevalere, assai più marcato tra gli stranieri, di quelli che vivono con familiari/parenti, con un’elevata aliquota di maschi italiani che vivono da soli, una molteplicità di bisogni dichiarati: sostegno economico, lavoro dignitoso, abitazione decorosa, e poi servizi efficaci, per la salute, per la vita di famiglia, per una società solidale e coesa. Questi bisogni, che esercitano su ciascun povero una pressione crescente negli anni recenti, possono richiedere interventi molteplici, non limitati a sussidi economici, interventi inseriti in progetti personalizzati, attivati da attori coordinati tra di loro, operanti in reti ben funzionanti». «Anche la nuova situazione causata dal Covid-19 – conclude Pierluigi Grasselli – spinge in direzione di un ventaglio di interventi, e di una molteplicità di attori alle condizioni indicate nel Rapporto. Si osservi al riguardo il ruolo determinante della sussidiarietà: rifuggendo da statalismo e assistenzialismo, si punta a stimolare e a rafforzare le energie che nascono dal basso, e cioè le capacità della società di trovare soluzioni e dare risposta ai bisogni, in linea con il recente “Appello della società civile per la ricostruzione di un welfare a misura di tutte le persone e dei territori”. Al riguardo può auspicarsi, come di recente è stato chiesto per l’economia, un confronto con la Regione Umbria, per assicurare la sostenibilità del sociale (ivi incluso il contrasto alla povertà), in forte connessione con quella dell’economico, che veda coinvolte Istituzioni, forze sociali, organizzazioni del TS, e associazioni di cittadini, con il loro sapere sociale, con le loro professionalità e pratiche di prossimità. All’origine, può muoverci la Responsabilità: la pandemia ci ha fatto capire che ciascuno è sicuro quando tutti sono sicuri. La Responsabilità può intrecciarsi con la Solidarietà (intesa come determinazione a impegnarci per il Bene Comune) ed entrambe possono promuovere la Sussidiarietà. Lungo questo percorso procediamo verso la Sostenibilità».]]>

Scaricabile dal sito: www.caritasperugia.it, il V Rapporto sulle povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, curato dall’omonimo Osservatorio della Caritas diocesana, ha per titolo: “Siamo tutti chiamati a remare insieme”, presentato alla stampa il 26 giugno dal diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas diocesana, dall’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio, e dallo statistico Nicola Falocci. Quest’ultimo, insieme all’imprenditrice e già direttrice della Caritas Daniela Monni, alla dottoressa Fiammetta Marchionni, responsabile del Consultorio sanitario della Caritas, all’assistente sociale Silvia Bagnarelli, responsabile del Centro di Ascolto (CdA) diocesano, e ad Alfonso Dragone, responsabile dell’Area progetti della Caritas, fa parte dell’equipe dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale. Il Rapporto, ricco di dati contenuti in 25 tabelle e in diversi grafici che sintetizzano il fenomeno, non si limita ad analizzare la povertà nel 2019, ma ha una propaggine nell’anno in corso, per l’esattezza il trimestre marzo-aprile-maggio 2020 caratterizzato dalla pandemia da Covid-19. Inoltre questo V Rapporto, le cui fonti principali di ricerca sono in primis il Centro di Ascolto diocesano e quelli parrocchiali e gli Empori della Solidarietà, si sofferma per la prima volta sull’attività del Consultorio sanitario istituito dalla Caritas nel 2015, la novità di questo studio. Circa un quarto delle 147 persone ascoltate sono italiane e complessivamente il Consultorio risponde a richieste di informazioni sulle terapie più idonee a curare le patologie sofferte da coloro che chiedono assistenza. L’attività principale, svolta da tre volontari, consiste nella consegna di farmaci da banco non prescrivibili da parte del SSN (1.110 di questi sono stati distribuiti nel 2019), oltre a 408 buoni erogati per acquisti di farmaci, per il pagamento di ticket e di esami diagnostici. Ciò che evidenzia il Rapporto non sono tanto i numeri forniti dal Consultorio, ma lo stato d’animo in cui arriva la persona in difficoltà. Il paziente è convinto di non potersi curare per mancanza di mezzi. Innanzitutto, come sottolinea nella presentazione il direttore Pecetti, il Rapporto 2019 «non presenta differenze di rilievo con i dati del 2017 e 2018… Se da un lato questo ci può far stare tranquilli, dall’altro ci preoccupa molto perché evidentemente non riusciamo ad incidere profondamente nel tessuto dei bisogni espressi dalle famiglie del nostro territorio. Una delle preoccupazioni alle quali attribuire questa situazione è la mancanza di politiche che possano rimettere in moto il mercato del lavoro». Proprio la difficoltà occupazionale, insieme a quella economica, abitativa, familiare, di migrazione/immigrazione e di salute, sono le principali cause di povertà degli utenti che nell’ultimo anno si sono recati al CdA diocesano. Complessivamente 1.039 sono state le persone (famiglie) censite nel 2019 dal suddetto CdA di cui 250 con cittadinanza italiana, mentre nel 2018 erano 1.015 (251 gli italiani). Dati che non presentano differenze di rilievo, ma a questi non possono non essere sommati quelli relativi ai primi tre mesi dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Esattamente le circa 120 persone o famiglie che in passato non si erano mai rivolte al CdA diocesano, come anche i 400 accessi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente all’Emporio “Tabgha” di Perugia città e l’aumento del numero dei pasti distribuiti quotidianamente dal “Punto di ristoro sociale San Lorenzo”, tra marzo e maggio 2020, passati da 75 ad 87. Dietro a queste cifre ci sono delle vite il cui bisogno più urgente, si legge nel Rapporto, è la necessità di un sostegno alimentare…, ma nel clima di incertezza che si respira, sono stati richiesti ascolto, prossimità, conforto e speranza. È stato necessario orientare e consigliare le persone tra le tante misure di sostegno al reddito individuate dai D.L. e fornire informazioni e chiarimenti in merito ai DPCM. Rimane costante il bisogno di un sostegno economico per il pagamento di utenze domestiche e affitto. Per aumentare la disponibilità degli operatori all’Ascolto, si è attivata una linea telefonica mobile (389.8944509) reperibile anche negli orari di chiusura degli uffici. Questo tempo surreale ha creato occasioni di bene. Tanti volontari, anche giovanissimi, hanno scelto di donare il proprio tempo e le proprie capacità per servire gli ultimi. Sono raddoppiate anche le donazioni economiche in questo trimestre. Le donazioni di generi alimentari, destinate all’Emporio “Tabgha”, si sono moltiplicate con un andamento in costante espansione. Una prima prudente e sommaria stima, che verrà precisata e validata dal prossimo report annuale, indica come l’aumento delle donazioni in questo trimestre sia per lo meno triplicato. A marzo hanno poi iniziato ad intensificarsi anche donazioni da parte di aziende commerciali in particolare del settore ristorazione, che mai prima avevamo avuto come nostri donatori. Nel mese di aprile, e soprattutto a maggio, il flusso è ulteriormente aumentato fino a raggiungere ritmi bigiornalieri… Ma in questi ultimi tre mesi si è moltiplicato anche il volume delle donazioni effettuate da singoli cittadini, studenti, piccole associazioni, quartieri, gruppi di amici, ecc. In questo caso la quantità delle donazioni rispetto al normale flusso, da una prima stima, è sicuramente più che triplicata. La motivazione in questo caso è stata la voglia di dare una mano a chi, causa Covid-19, era rimasto senza lavoro e sostentamento. Come osserva l’assistente sociale Silvia Bagnarelli, “ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti” (Papa Francesco, tratto dall’omelia della preghiera in tempo di epidemia). Il fenomeno povertà, che ha avuto un’accelerata a causa di questa pandemia, potrebbe ulteriormente crescere nell’anno in corso terminati gli effetti dei decreti governativi in risposa all’emergenza economica, soprattutto quella legata alla preoccupante disoccupazione. Secondo una recente rilevazione delle Caritas italiana, compiuta presso tutte le 220 Caritas diocesane, il numero dei nuovi poveri risulta più che raddoppiato rispetto alla situazione di pre-emergenza. Prima di offrire una sintesi dei contenuti di questo V Rapporto, l’economista Pierluigi Grasselli, accenna alla situazione italiana ed umbra richiamandosi ai recenti dati Istat dai quali emerge «una riduzione dell’incidenza delle famiglie in povertà assoluta», passando dal 7% del 2028 al 6,4% del 2019. «Si ritiene che ciò sia dovuto agli aumenti di spesa delle famiglie meno abbienti – commenta l’economista –, consentiti dall’introduzione del Reddito di cittadinanza, andando a beneficio, nella seconda metà del 2019, di oltre un milione di famiglie in difficoltà». Mentre per la povertà relativa, spiega Grasselli, «l’Umbria subisce una riduzione notevole, passando dal 14,3% del 2018 all’8,9%, inferiore al valore stimato per l’Italia (11,4%), ma superiore a quello calcolato per il Centro Italia (7,3%). Occorre ancora un grande impegno, sviluppato congiuntamente da tutti i livelli di governo, per combattere la povertà e l’esclusione sociale. Questo anche perché, per il 2020, si ritiene che l’epidemia da Covid-19 determini una forte espansione della povertà». Presentando il V Rapporto, Grasselli si sofferma sulla cittadinanza degli utenti del CdA diocesano: «Sono in prevalenza stranieri (il 72%), soprattutto femmine (il 57%), con un’età media nettamente più elevata tra gli italiani (le classi più consistenti sono quelle 35-44 anni e 45-54 anni, n.d.r.), in particolare tra i maschi, un basso livello medio di scolarizzazione, che può giustificare il timore di una diffusa povertà educativa, una condizione abitativa segnata da molte criticità, una decisa prevalenza della condizione di disoccupato (70%), soprattutto tra gli stranieri, il forte prevalere, assai più marcato tra gli stranieri, di quelli che vivono con familiari/parenti, con un’elevata aliquota di maschi italiani che vivono da soli, una molteplicità di bisogni dichiarati: sostegno economico, lavoro dignitoso, abitazione decorosa, e poi servizi efficaci, per la salute, per la vita di famiglia, per una società solidale e coesa. Questi bisogni, che esercitano su ciascun povero una pressione crescente negli anni recenti, possono richiedere interventi molteplici, non limitati a sussidi economici, interventi inseriti in progetti personalizzati, attivati da attori coordinati tra di loro, operanti in reti ben funzionanti». «Anche la nuova situazione causata dal Covid-19 – conclude Pierluigi Grasselli – spinge in direzione di un ventaglio di interventi, e di una molteplicità di attori alle condizioni indicate nel Rapporto. Si osservi al riguardo il ruolo determinante della sussidiarietà: rifuggendo da statalismo e assistenzialismo, si punta a stimolare e a rafforzare le energie che nascono dal basso, e cioè le capacità della società di trovare soluzioni e dare risposta ai bisogni, in linea con il recente “Appello della società civile per la ricostruzione di un welfare a misura di tutte le persone e dei territori”. Al riguardo può auspicarsi, come di recente è stato chiesto per l’economia, un confronto con la Regione Umbria, per assicurare la sostenibilità del sociale (ivi incluso il contrasto alla povertà), in forte connessione con quella dell’economico, che veda coinvolte Istituzioni, forze sociali, organizzazioni del TS, e associazioni di cittadini, con il loro sapere sociale, con le loro professionalità e pratiche di prossimità. All’origine, può muoverci la Responsabilità: la pandemia ci ha fatto capire che ciascuno è sicuro quando tutti sono sicuri. La Responsabilità può intrecciarsi con la Solidarietà (intesa come determinazione a impegnarci per il Bene Comune) ed entrambe possono promuovere la Sussidiarietà. Lungo questo percorso procediamo verso la Sostenibilità».]]>
Il fermento del Vangelo https://www.lavoce.it/fermento-vangelo/ Thu, 14 Nov 2019 17:05:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55718

Nelle acque agitate dei nostri tempi ad ondate si ripresentano voci di cattolici che con slancio e con passione rilanciano il tema: possiamo ancora dare qualcosa a questo nostro Paese? Può il nostro patrimonio di fede essere il bacino a cui attingere per dare risposte ai problemi?

La domanda emerge con chiarezza quando si parla di politica, ma attraversa tutta l’esistenza: dalla vita professionale alla vita familiare, dalle relazioni amicali alla vita delle comunità ecclesiali e civili, dal mondo della cultura al mondo dello sport, dei media e così via.

È interessante sottolineare un fatto: è una domanda formulata alla prima persona plurale. Non “io” ma “noi” possiamo? Ed è in questo “noi” che sta la forza e la difficoltà. La lunga stagione di pluralismo ecclesiale aperta dopo il Concilio Vaticano II, con la ricchezza dei carismi dei diversi gruppi (anche parrocchiali) e movimenti ha portato per contro un impoverimento sul fronte della comunione intra-ecclesiale per una incapacità diffusa a superare il particolarismo.

Ora qualcosa sta cambiando e l’Assemblea delle Chiese umbre ha mostrato una consapevolezza diffusa dei limiti delle nostre comunità e un desiderio di superarli.

Ritrovarsi in tanti e diversi per storie e sensibilità, pur uniti dalla stessa fede, è stato il primo forte segnale di un cambiamento possibile. Come? Anzitutto incontrandosi, parlandosi, accettando il rischio e la fatica del confronto.Nessuno ha la soluzione in tasca, neppure i nostri vescovi. C’è da parte loro una disponibilità ad accompagnare, sostenere, guidare il popolo che gli è affidato senza sostituirsi ad esso.

Non è un caso che sempre più spesso accanto ai valori e ai principi viene richiamata l’attenzione sul “modo d’essere”, sullo “stile” dell’agire cristiano. Lo ha fatto il presidente della Ceu mons. Renato Boccardo parlando alla presentazione del Rapporto Caritas sulle povertà. “La carità – ha detto – è un modo di essere, un modo di pensare che genera un modo di agire”, e poi ha sottolineato che evangelizzare significa immettere nel tessuto sociale “il fermento del Vangelo”, ovvero “quegli anticorpi che devono aiutare i cristiani a discernere ciò che è secondo il Vangelo e ciò che non lo è”.

Lo ha fatto il cardinale Gualtiero Bassetti, in una intervista al quotidiano Avvenire il 9 novembre. “Faccio mie – ha detto il presidente della Cei – le parole di Papa Francesco: ‘È necessaria una nuova presenza di cattolici in politica. Una nuova presenza che non implica solo nuovi volti nelle campagne elettorali, ma principalmente nuovi metodi che permettano di forgiare alternative che contemporaneamente siano critiche e costruttive’.

L’Italia – prosegue il cardinale – ha più che mai bisogno di laici cattolici che abbiano un’identità salda e chiara, che sappiano dialogare con tutti, che non siano eterodiretti, che siano in grado di costruire reti di impegno e che si assumano la responsabilità di rispondere alle ‘attese della povera gente’, direbbe Giorgio La Pira”. Bassetti parla chiaramente di impegno politico ma il riferimento ai “laici cattolici” va oltre l’impegno politico e non esclude nessuno.

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Deserto demografico https://www.lavoce.it/deserto-demografico/ https://www.lavoce.it/deserto-demografico/#comments Wed, 10 Jul 2019 10:27:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54837

di Ernesto Rossi*

La contrazione delle nascite è stata per anni definita inverno demografico, ma poiché non si profila alcuna primavera all’orizzonte l’inverno s’è di fatto dimostrato un’era glaciale. Nel nostro caso culle vuote e popolazione sempre più anziana bisognosa di assistenza da parte della generazione produttiva in contrazione numerica e difficoltà economica: le glaciazioni producono desertificazione.

Lo sapevamo, ma lo verifichiamo con precisione oggi, pubblicati i dati Istat sulla demografia italiana e regionale. Un calo deciso di popolazione: meno 4% di abitanti e meno 3,2% di iscritti dall’estero, tutto in un solo anno. Un trend inesorabile, con l’Italia che dal 2015 perde 400.000 abitanti, di cui 124.000 solo quest’anno.

In Umbria, tanto per guardarci in casa e arrotondando le cifre per facilitare i conti, nascono circa 5.000 bambini a fronte di 10.000 morti all’anno, un rapporto di uno a due. Se aggiungiamo i circa 2.500 cittadini che si trasferiscono, tra cui i figli laureati per mancanza di opportunità, a conti fatti ogni anno perdiamo 7.500 abitanti, una contrazione che l’immigrazione non mitiga restando il saldo negativo.

I governi sembrano incapaci di intercettare questo processo storico, pur non pretendendo da essi soluzioni miracolose ma almeno prendere atto delle cose. Questo è un problema nel problema: finora la questione demografica, è stata un impegno differibile sine die.

La denatalità così fa il paio con il tema dei cambiamenti climatici: ci sono voluti decenni per prenderne coscienza e tutt’oggi qualcuno li nega o minimizza per effetto della scarsa informazione o interessi economici contrastanti. Punti di vista, se non fosse che gli interessi generali a un certo punto prevalgono sui particolari e un intervento riequilibratore è richiesto. Traslando la questione alla denatalità, non si può pensare di risolvere il problema delle culle vuote convincendo la gente a far più figli scaricando tutto sulle pance dei cittadini.

Il decisore pubblico deve fare la sua parte creando i presupposti per assecondare un aumento della natalità. Il Forum delle associazioni familiari da tempo sollecita i governi anche locali a farsi carico almeno della narrazione del problema, suggerendo le soluzioni per ridurre gli ostacoli delle coppie a far figli.

Conosciamo già le cause della scarsa natalità: tardivo raggiungimento dell’indipendenza economica e abitativa, carriere che sacrificano la famiglia, scarse politiche di conciliazione famiglia-lavoro, cultura familiare svilita. Fare un figlio poi costa.

Un fattore critico che il Forum denuncia da tempo è la difficoltà economica delle famiglie del ceto medio. In Italia, Paese sviluppato e strategico del G20, il 27% delle famiglie italiane entra nella soglia di povertà relativa alla nascita del terzogenito e il terzo figlio è la seconda causa di povertà dopo la perdita del lavoro.

Un figlio è evento che incide profondamente sull’economia familiare e non stupisce la contrazione di nascite in anni di stagnazione economica che ha prostrato l’umore e il portafoglio della popolazione che silenziosamente generava i numeri che mancano. La denatalità impone di riconsiderare i paradigmi socioeconomici, tuttavia non servono paroloni tecnici per rimboccarsi le maniche. Uno strumento di facile messa a punto è l’assegno familiare.

Il criterio di assegnazione attuale è iniquo e macchinoso, destinato ai soli lavoratori dipendenti, ma nelle stesse difficoltà di filiazione sono anche tutti gli altri, lavoratori autonomi, atipici, specialmente nell’epoca di precari sottopagati e partite iva senza diritti.

Il Forum propone un assegno familiare universale, indipendente dal reddito, in media con quelli europei: 150 euro per ciascun figlio fino ai 26 anni se studente in regola, d’importo crescente col numero dei figli e in caso di disabilità. Il costo è in gran parte derivante dagli strumenti esistenti e razionalizzerebbe molti bizantinismi fiscali.

Quest’anno per esempio, grazie anche all’Associazione famiglie numerose, è stata innalzata a 4.000 euro annui la soglia di reddito per considerare a carico un figlio entro i 24 anni e ottenere sgravi fiscali; ma fa riflettere come una persona dal reddito di 4.001 euro sia indipendente per lo Stato italiano, pensando a quelle famiglie in cui un figlio studente cerca di aiutare a tirare la carretta con un lavoretto stagionale. Il presente è questo, la strada per uscire dal deserto demografico inizia prendendo coscienza di ciò che ci circonda.

* presidente del Forum famiglie Umbria

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https://www.lavoce.it/deserto-demografico/feed/ 1
Rapporto Caritas. Cinque milioni di poveri in attesa https://www.lavoce.it/rapporto-caritas-milioni-poveri-attesa/ Fri, 26 Oct 2018 10:05:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53219 raccoltissima

Povertà in attesa è il titolo del Rapporto di Caritas italiana 2018 su povertà ed esclusione sociale in Italia, presentato il 17 ottobre in occasione della Giornata mondiale di lotta contro la povertà.

La “povertà in attesa” è rappresentata da un ‘esercito’ di poveri triplicato in 10 anni, arrivato nel 2017 a un livello di 5 milioni e 58 mila persone (con un aumento del 6,4% rispetto al 2016), che ancor oggi attendono una risposta adeguata ai loro bisogni.

Numerose e rilevanti sono le corrispondenze rintracciabili nel confronto col terzo Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia - Città della Pieve, presentato il 21 settembre 2017.

Un primo aspetto comune è la presenza di minori in condizione di povertà, collegata al prevalere, tra i richiedenti aiuto, di coniugati. La gravità del fenomeno è accentuata dalla maggior quota di stranieri tra gli utenti Caritas (più marcata a Perugia che sul piano nazionale), a causa della più elevata presenza di povertà (segnalata da Istat) tra le famiglie di stranieri rispetto a quelle di italiani.

La povertà dei minori, particolarmente preoccupante per le sue connessioni con la trasmissione intergenerazionale della stessa, si accompagna alla povertà educativa, che limita gravemente le opportunità di sviluppo della persona (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).

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raccoltissima

Povertà in attesa è il titolo del Rapporto di Caritas italiana 2018 su povertà ed esclusione sociale in Italia, presentato il 17 ottobre in occasione della Giornata mondiale di lotta contro la povertà.

La “povertà in attesa” è rappresentata da un ‘esercito’ di poveri triplicato in 10 anni, arrivato nel 2017 a un livello di 5 milioni e 58 mila persone (con un aumento del 6,4% rispetto al 2016), che ancor oggi attendono una risposta adeguata ai loro bisogni.

Numerose e rilevanti sono le corrispondenze rintracciabili nel confronto col terzo Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia - Città della Pieve, presentato il 21 settembre 2017.

Un primo aspetto comune è la presenza di minori in condizione di povertà, collegata al prevalere, tra i richiedenti aiuto, di coniugati. La gravità del fenomeno è accentuata dalla maggior quota di stranieri tra gli utenti Caritas (più marcata a Perugia che sul piano nazionale), a causa della più elevata presenza di povertà (segnalata da Istat) tra le famiglie di stranieri rispetto a quelle di italiani.

La povertà dei minori, particolarmente preoccupante per le sue connessioni con la trasmissione intergenerazionale della stessa, si accompagna alla povertà educativa, che limita gravemente le opportunità di sviluppo della persona (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).

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Terzo Rapporto Caritas. I diversi volti della povertà https://www.lavoce.it/rapportocaritas/ Wed, 26 Sep 2018 16:43:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52957 povertà

Povertà assoluta non è solo non avere soldi. È anche non avere né lavoro né casa per sostenere la propria famiglia, significa non avere un titolo di studio, significa anche essere malati e non avere familiari o amici su cui contare. Si può essere poveri in modi diversi. E se si è italiani è più facile che la povertà ci colpisca quando siamo anziani e soli anche se abbiamo la casa di proprietà, mentre se siamo stranieri è più facile che la povertà colpisca tutta la nostra famiglia perché non troviamo lavoro né casa.

La descrizione emerge dalle 56 pagine con 31 tabelle e grafici del Terzo Rapporto sulla povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dal titolo:Contrasto alla povertà. L’impegno della Caritas”, presentato venerdì scorso a Perugia dall’economista Pierluigi Maria Grasselli, direttore dell’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale della Caritas diocesana. Numeri, dunque, che dicono di situazioni reali del nostro territorio perché si tratta di dati raccolti al Centro d’ascolto diocesano Caritas sulle persone che si sono rivolte al Centro stesso nell’anno 2017. Un dato su tutti: in Umbria la povertà assoluta è tre volte più alta rispetto alle altre regioni del Centro Italia e la “povertà emergente”, la solitudine, è sempre più diffusa tra gli italiani.

Stranieri in regola

Una sottolineatura è stata fatta sugli stranieri che si rivolgono al centro d’ascolto: per la gran parte sono in Italia da più anni con regolare permesso di soggiorno e spesso sono sposati ed hanno figli e la loro necessità più pressante è quella di poter lavorare e di poter avere una casa. Capita che si presentino al Centro anche degli irregolari (con i documenti scaduti o senza documenti) ma queste situazioni, ha sottolineato il direttore della Caritas diocesana, il diacono Giancarlo Pecetti, “sono destinate ad aumentare perché il Governo non ha fatto e non fa una politica che non sia quella di mandarli via. Ma questo riuscirà solo per una piccola parte. Tutti gli altri saranno condannati all’illegalità?”.

Violenza sulle donne

E seppure ampio, il Rapporto non esaurisce la descrizione delle necessità e delle richieste di aiuto che si presentano alla Caritas. Lo ha detto il diacono Pecetti, evidenziando la novità rappresentata dal crescente numero di donne che si presentano denunciando di subire violenze in famiglia o di essere minacciate di morte. Almeno 5 casi da inizio anno, quando prima accadeva di rado. Sono soprattutto italiane e i compagni o mariti hanno quasi sempre a che fare con droga, alcol o gioco d’azzardo. È la povertà di famiglie disgregate, ha sottolineato Pecetti.

Chiesa povera

Mons. Saulo Scarabattoli, vicario episcopale della Prima Zona pastorale, ogni mattina in parrocchia offre la colazione a dei “barboni” con i prodotti offerti da bar e negozi della zona. Ha ricordato la “scelta preferenziale” dei poveri fatta dai Padri del Concilio Vaticano II e riproposta da Papa Bergoglio come linea del suo pontificato espressa nella stessa scelta del nome del “Poverello di Assisi” san Francesco. (Scarica il testo completo dell’intervento di Grasselli a questo link: PresentazioneTerzoRapportoPovertàGiugno18).

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povertà

Povertà assoluta non è solo non avere soldi. È anche non avere né lavoro né casa per sostenere la propria famiglia, significa non avere un titolo di studio, significa anche essere malati e non avere familiari o amici su cui contare. Si può essere poveri in modi diversi. E se si è italiani è più facile che la povertà ci colpisca quando siamo anziani e soli anche se abbiamo la casa di proprietà, mentre se siamo stranieri è più facile che la povertà colpisca tutta la nostra famiglia perché non troviamo lavoro né casa.

La descrizione emerge dalle 56 pagine con 31 tabelle e grafici del Terzo Rapporto sulla povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dal titolo:Contrasto alla povertà. L’impegno della Caritas”, presentato venerdì scorso a Perugia dall’economista Pierluigi Maria Grasselli, direttore dell’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale della Caritas diocesana. Numeri, dunque, che dicono di situazioni reali del nostro territorio perché si tratta di dati raccolti al Centro d’ascolto diocesano Caritas sulle persone che si sono rivolte al Centro stesso nell’anno 2017. Un dato su tutti: in Umbria la povertà assoluta è tre volte più alta rispetto alle altre regioni del Centro Italia e la “povertà emergente”, la solitudine, è sempre più diffusa tra gli italiani.

Stranieri in regola

Una sottolineatura è stata fatta sugli stranieri che si rivolgono al centro d’ascolto: per la gran parte sono in Italia da più anni con regolare permesso di soggiorno e spesso sono sposati ed hanno figli e la loro necessità più pressante è quella di poter lavorare e di poter avere una casa. Capita che si presentino al Centro anche degli irregolari (con i documenti scaduti o senza documenti) ma queste situazioni, ha sottolineato il direttore della Caritas diocesana, il diacono Giancarlo Pecetti, “sono destinate ad aumentare perché il Governo non ha fatto e non fa una politica che non sia quella di mandarli via. Ma questo riuscirà solo per una piccola parte. Tutti gli altri saranno condannati all’illegalità?”.

Violenza sulle donne

E seppure ampio, il Rapporto non esaurisce la descrizione delle necessità e delle richieste di aiuto che si presentano alla Caritas. Lo ha detto il diacono Pecetti, evidenziando la novità rappresentata dal crescente numero di donne che si presentano denunciando di subire violenze in famiglia o di essere minacciate di morte. Almeno 5 casi da inizio anno, quando prima accadeva di rado. Sono soprattutto italiane e i compagni o mariti hanno quasi sempre a che fare con droga, alcol o gioco d’azzardo. È la povertà di famiglie disgregate, ha sottolineato Pecetti.

Chiesa povera

Mons. Saulo Scarabattoli, vicario episcopale della Prima Zona pastorale, ogni mattina in parrocchia offre la colazione a dei “barboni” con i prodotti offerti da bar e negozi della zona. Ha ricordato la “scelta preferenziale” dei poveri fatta dai Padri del Concilio Vaticano II e riproposta da Papa Bergoglio come linea del suo pontificato espressa nella stessa scelta del nome del “Poverello di Assisi” san Francesco. (Scarica il testo completo dell’intervento di Grasselli a questo link: PresentazioneTerzoRapportoPovertàGiugno18).

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I dati e le proposte del Rapporto sulle povertà della Caritas di Perugia https://www.lavoce.it/i-dati-e-le-proposte-del-rapporto-sulle-poverta-della-caritas-di-perugia/ Fri, 21 Sep 2018 15:48:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52937

Il Terzo Rapporto sulla povertà curato dall'Osservatorio diocesano sulle povertà della diocesi di Perugia - Città della Pieve (presentato venerdì 21 settembre) vien qui presentato dal suo curatore e direttore dell'Osservatorio prof. Pierluigi Grasselli.

Comparazione dati diocesani con quelli regionali e nazionali.

La povertà assoluta è in crescita in Italia e nel 2017 riguarda 5 milioni 58 mila persone, corrispondenti a 1 milione 778 mila famiglie, punto di arrivo di una espansione pressoché ininterrotta negli anni precedenti. Per collocare l’Umbria nel contesto nazionale si fa riferimento agli ultimi dati sulla povertà “relativa”, che nel 2017 interessa in Italia il 12,3% delle famiglie residenti (per un totale di 3 milioni 171 mila) e 9 milioni 368 mila individui. In Umbria, tale dato sale al 12,6% (di contro al 7,9% medio del Centro Italia), che risulta il valore più elevato delle Regioni del Centro-Nord. Al Centro di ascolto diocesano di Perugia il numero delle persone incontrate nel 2017 segna una diminuzione (-4,1%) rispetto al 2016, passando da 1.061 a 1.018. Tra il 2014 e il 2017 si registra un aumento marcato della quota degli stranieri, con il peso degli italiani che nel 2017 si attesta al 25,9% (dato nettamente inferiore al 42,8%, stimato da Caritas per l’Italia nel 2016). Al riguardo, si tenga conto dell’intenso afflusso di migranti in Umbria e in particolare a Perugia (con una percentuale di stranieri su residenti rispettivamente di 10,9% ed 11,2% contro l’8,3% nazionale). Rispetto al genere, gli utenti italiani si dividono per circa la metà tra maschi e femmine, mentre tra gli utenti stranieri prevalgono le femmine (61,5%).

I giovani le persone più penalizzate.

Distinguendo per classi di età, l’incidenza maggiore, anche nel 2017, riguarda le classi 35-44 (34%) e 45-54 (25%). Segue la classe 55-64. Pressoché un quarto degli utenti del Centro di ascolto è costituito da giovani, appartenenti alla classe 19-24, e soprattutto alla classe 25-34. Se si distingue in base alla cittadinanza, gli italiani mostrano una chiara prevalenza nelle classi da 45 e oltre, mentre gli stranieri nella 25-34, e soprattutto nella 35-44. Ciò esprime la diversità nella situazione anagrafica degli utenti Caritas tra stranieri e italiani, questi ultimi caratterizzati da un’età più elevata. Si evidenzia altresì la maggior consistenza delle età più produttive tra gli stranieri, che suggerisce così la distribuzione, tra i due gruppi, dei bisogni fondamentali di lavoro e di assistenza. Notiamo anche l’appartenenza alla classe 18-34 di oltre il 10% degli italiani (e del 30,7% degli stranieri). Questo aspetto è molto rilevante perché, a differenza del passato, oggi i giovani sono le persone più penalizzate.

Netto peggioramento la condizione dei minori.

Secondo la nazionalità, le quote più rilevanti di stranieri provengono da Marocco (17,9%) ed Ecuador (13,7%); seguono Nigeria, Albania, Camerun. Per quanto riguarda lo stato civile, nel 2017 prevale, come nel 2016, la condizione di coniugato/a (48,3%), seguita da quella di celibe/nubile, entrambe registrando un sensibile aumento rispetto al 2016. Risulta del tutto contenuta la presenza di separati e divorziati. Tra gli italiani c'è un’incidenza nettamente maggiore di celibi/nubili, e nettamente inferiore di coniugati. Risulta altresì maggiore tra gli italiani l’incidenza di separati legalmente, divorziati, vedovi. Stando ai dati esaminati, gli italiani poveri risultano più vecchi e più soli. Con riferimento al nucleo di convivenza, nel 2017 prevalgono in modo netto quelli che vivono con familiari/parenti (71,2%), seguiti da coloro che vivono soli, la cui quota ha mostrato una crescita di rilievo nel periodo 2015-2017. Distinguendo tra italiani e stranieri, si osservano per il 2017 differenze molto rilevanti nelle quote delle due tipologie prevalenti: mentre l’incidenza di quelli che vivono soli è tra gli italiani più che doppia rispetto agli stranieri (40,5 contro 16,7%), il peso dei nuclei con familiari/parenti presso gli stranieri (76,8%) surclassa quello degli italiani (54,9%), i quali vivono sotto il peso di situazioni che mostrano una forte criticità. Se associamo ragionevolmente all’abitare con familiari e parenti la presenza di minori, si propone l’aspetto molto preoccupante del netto peggioramento della condizione dei minori a partire dall’inizio della crisi, e quindi delle loro prospettive di vita, con “la creazione di circoli viziosi di deprivazione e vulnerabilità”.

Netta insufficienza dell’offerta di case popolari.

Sul fronte abitativo nel 2017 prevale la categoria di quelli che abitano in casa in affitto da privati (65,7%), seguita a distanza da coloro che vivono in casa in affitto da ente pubblico (9,6%). Rimane immutato il numero, peraltro elevato (60 utenti, pari al 5,9% del totale), di coloro che si dichiarano privi di abitazione. La distinzione per cittadinanza mostra il miglior posizionamento degli italiani sia sul fronte della casa in proprietà che di quella in affitto da ente pubblico, di contro a una massiccia dipendenza degli stranieri dalla casa in affitto da privati. In ogni caso i dati disponibili confermano l’elevato disagio abitativo che colpisce l’utenza Caritas. Alla difficoltà di ottenere un accesso all’abitazione a costi ragionevoli si affiancano la netta insufficienza dell’offerta di case popolari (a canone sociale), e in generale la presenza di gravi problematiche nella situazione abitativa (tra cui cattive condizioni dell’abitazione, sovraffollamento, sospensione delle utenze, sfratto, …).

Istruzione e povertà educativa.

Per quanto riguarda il livello di istruzione degli utenti del Centro d'ascolto, il 36,5% dei casi dichiarati comprende fino alla licenza media inferiore inclusa, con un netto aumento rispetto ai due anni precedenti. Registrano un aumento significativo anche il diploma professionale e la licenza media superiore. Sono modestissime le aliquote del diploma universitario e della laurea (anche questa in aumento: dall’1,2 al 2,1%). Tenendo conto dell’elevata quota di utenti con titolo di studio fino alla licenza media inferiore compresa, e dell’alta incidenza dei casi non specificati (36,8%), può essere richiamata la corrispondenza tra povertà e bassi livelli di istruzione. Non risultano differenze di rilievo nell’incidenza delle varie tipologie tra italiani e stranieri. Il peso elevato dei bassi livelli di scolarizzazione che risultano dai dati raccolti, richiama il fenomeno della povertà educativa, collegata all’abbandono precoce del percorso scolastico, dipendente in primo luogo dalle caratteristiche della famiglia di riferimento, tra cui soprattutto la provenienza straniera. E tutto ciò non è certo premessa di buone prospettive sul fronte occupazionale.

Grave la disoccupazione giovanile.

Sotto il profilo professionale, nel 2017 prevale nettamente tra gli utenti la condizione di disoccupato in cerca di prima/nuova occupazione (64,5%). Seguono quella di occupato (13,3%) e quella di pensionato (5,7%). Tra gli stranieri si registra la maggior rilevanza, assoluta e relativa di occupati e soprattutto di disoccupati, e invece, per gli italiani, di inabili al lavoro e di pensionati. Come mostra la rilevazione dei bisogni degli utenti Caritas, distinguendo per classe di età, la denuncia del bisogno di lavoro concerne quasi l’80% dei giovani e degli adulti. Il dato Caritas conferma la gravità della disoccupazione giovanile, classe 15-24 anni, e dei cosiddetti “giovani adulti”, classe 25-34 anni. Al riguardo, si ricordano le iniziative che la Chiesa, e specificamente le Caritas diocesane, inclusa la Caritas di Perugia, adotta per fronteggiare il disagio occupazionale di molti giovani (e non solo), dagli sportelli di orientamento/consulenza lavoro, alle azioni di formazione e/o riqualificazione professionale, fino alla promozione di borse lavoro e stage.

I bisogni degli utenti Caritas.

Nel triennio 2015-2017 le macrovoci di bisogno riguardano, nell’ordine, problemi di occupazione/lavoro, economici/di povertà e abitativi. Nel 2017 i problemi abitativi pesano per il 23,7%, quelli di lavoro per il 75,5%, quelli economici per il 71,5%. Nel triennio cresce fortemente il problema abitativo e si riduce l’iniziale prevalenza dei problemi di lavoro su quelli economici. Seguono, nell’ordine, i problemi familiari, e quelli legati all’immigrazione, anch’essi con un aumento molto forte nel triennio, quindi i problemi di salute, anch’essi in espansione. Una quota molto modesta riguarda infine dipendenze e detenzione/giustizia. Distinguendo gli utenti per cittadinanza, si osserva per gli italiani una maggiore frequenza nell’avvertire i problemi economici, abitativi, familiari e di salute, nonché di detenzione e “dipendenza”. Gli stranieri invece esprimono maggiormente i problemi di lavoro, e ovviamente quelli legati all’immigrazione. Se si tiene conto della classe di età degli utenti, la problematica del lavoro risulta incidere in maniera forte tra i giovani (77,6%) e negli adulti (79,6%). I bisogni legati alle difficoltà economiche aumentano invece al crescere dell’età degli utenti, passando dal 64,2% dei giovani all’86,0% degli anziani.

Gli interventi Caritas.

Tra gli interventi realizzati dalla Caritas diocesana per fronteggiare i bisogni e le richieste degli utenti, si segnala l’espansione rilevata nel triennio 2015-2017 dei servizi di alloggio, dei servizi e beni materiali, delle consulenze professionali, della sanità. Tutto questo, insieme all’aumento significativo dell’attività di ascolto (+18,7% nel 2017), riflette la suddetta crescente complessità e multidimensionalità delle situazioni che gli utenti sottopongono all’attenzione degli operatori Caritas.

Cosa serve: welfare più efficace e cittadinanza più solidale.

L’analisi dei bisogni compiuta in questo Terzo Rapporto  conferma l’importanza di un’offerta articolata ed appropriata di servizi, e in primo luogo di servizi pubblici, collegati in un’efficace rete territoriale, curandone dotazione, accesso e fruibilità. Tale esigenza è venuta alla ribalta con l’introduzione del Reddito di inclusione (REI), che prevede, tra l’altro, che gli Enti locali possano potenziare la loro dotazione di operatori. Per la migliore attuazione del REI, oltre ad un sostanziale aumento delle risorse monetarie, s’impone il rafforzamento dei servizi pubblici territoriali, e si raccomanda il coinvolgimento della comunità, più sensibile alle criticità sociali: per questo è opportuno che la Regione Umbria discuta con gli Ambiti territoriali, con gli operatori e con la cittadinanza le possibili e più auspicabili forme di cooperazione e collaborazione.]]>

Il Terzo Rapporto sulla povertà curato dall'Osservatorio diocesano sulle povertà della diocesi di Perugia - Città della Pieve (presentato venerdì 21 settembre) vien qui presentato dal suo curatore e direttore dell'Osservatorio prof. Pierluigi Grasselli.

Comparazione dati diocesani con quelli regionali e nazionali.

La povertà assoluta è in crescita in Italia e nel 2017 riguarda 5 milioni 58 mila persone, corrispondenti a 1 milione 778 mila famiglie, punto di arrivo di una espansione pressoché ininterrotta negli anni precedenti. Per collocare l’Umbria nel contesto nazionale si fa riferimento agli ultimi dati sulla povertà “relativa”, che nel 2017 interessa in Italia il 12,3% delle famiglie residenti (per un totale di 3 milioni 171 mila) e 9 milioni 368 mila individui. In Umbria, tale dato sale al 12,6% (di contro al 7,9% medio del Centro Italia), che risulta il valore più elevato delle Regioni del Centro-Nord. Al Centro di ascolto diocesano di Perugia il numero delle persone incontrate nel 2017 segna una diminuzione (-4,1%) rispetto al 2016, passando da 1.061 a 1.018. Tra il 2014 e il 2017 si registra un aumento marcato della quota degli stranieri, con il peso degli italiani che nel 2017 si attesta al 25,9% (dato nettamente inferiore al 42,8%, stimato da Caritas per l’Italia nel 2016). Al riguardo, si tenga conto dell’intenso afflusso di migranti in Umbria e in particolare a Perugia (con una percentuale di stranieri su residenti rispettivamente di 10,9% ed 11,2% contro l’8,3% nazionale). Rispetto al genere, gli utenti italiani si dividono per circa la metà tra maschi e femmine, mentre tra gli utenti stranieri prevalgono le femmine (61,5%).

I giovani le persone più penalizzate.

Distinguendo per classi di età, l’incidenza maggiore, anche nel 2017, riguarda le classi 35-44 (34%) e 45-54 (25%). Segue la classe 55-64. Pressoché un quarto degli utenti del Centro di ascolto è costituito da giovani, appartenenti alla classe 19-24, e soprattutto alla classe 25-34. Se si distingue in base alla cittadinanza, gli italiani mostrano una chiara prevalenza nelle classi da 45 e oltre, mentre gli stranieri nella 25-34, e soprattutto nella 35-44. Ciò esprime la diversità nella situazione anagrafica degli utenti Caritas tra stranieri e italiani, questi ultimi caratterizzati da un’età più elevata. Si evidenzia altresì la maggior consistenza delle età più produttive tra gli stranieri, che suggerisce così la distribuzione, tra i due gruppi, dei bisogni fondamentali di lavoro e di assistenza. Notiamo anche l’appartenenza alla classe 18-34 di oltre il 10% degli italiani (e del 30,7% degli stranieri). Questo aspetto è molto rilevante perché, a differenza del passato, oggi i giovani sono le persone più penalizzate.

Netto peggioramento la condizione dei minori.

Secondo la nazionalità, le quote più rilevanti di stranieri provengono da Marocco (17,9%) ed Ecuador (13,7%); seguono Nigeria, Albania, Camerun. Per quanto riguarda lo stato civile, nel 2017 prevale, come nel 2016, la condizione di coniugato/a (48,3%), seguita da quella di celibe/nubile, entrambe registrando un sensibile aumento rispetto al 2016. Risulta del tutto contenuta la presenza di separati e divorziati. Tra gli italiani c'è un’incidenza nettamente maggiore di celibi/nubili, e nettamente inferiore di coniugati. Risulta altresì maggiore tra gli italiani l’incidenza di separati legalmente, divorziati, vedovi. Stando ai dati esaminati, gli italiani poveri risultano più vecchi e più soli. Con riferimento al nucleo di convivenza, nel 2017 prevalgono in modo netto quelli che vivono con familiari/parenti (71,2%), seguiti da coloro che vivono soli, la cui quota ha mostrato una crescita di rilievo nel periodo 2015-2017. Distinguendo tra italiani e stranieri, si osservano per il 2017 differenze molto rilevanti nelle quote delle due tipologie prevalenti: mentre l’incidenza di quelli che vivono soli è tra gli italiani più che doppia rispetto agli stranieri (40,5 contro 16,7%), il peso dei nuclei con familiari/parenti presso gli stranieri (76,8%) surclassa quello degli italiani (54,9%), i quali vivono sotto il peso di situazioni che mostrano una forte criticità. Se associamo ragionevolmente all’abitare con familiari e parenti la presenza di minori, si propone l’aspetto molto preoccupante del netto peggioramento della condizione dei minori a partire dall’inizio della crisi, e quindi delle loro prospettive di vita, con “la creazione di circoli viziosi di deprivazione e vulnerabilità”.

Netta insufficienza dell’offerta di case popolari.

Sul fronte abitativo nel 2017 prevale la categoria di quelli che abitano in casa in affitto da privati (65,7%), seguita a distanza da coloro che vivono in casa in affitto da ente pubblico (9,6%). Rimane immutato il numero, peraltro elevato (60 utenti, pari al 5,9% del totale), di coloro che si dichiarano privi di abitazione. La distinzione per cittadinanza mostra il miglior posizionamento degli italiani sia sul fronte della casa in proprietà che di quella in affitto da ente pubblico, di contro a una massiccia dipendenza degli stranieri dalla casa in affitto da privati. In ogni caso i dati disponibili confermano l’elevato disagio abitativo che colpisce l’utenza Caritas. Alla difficoltà di ottenere un accesso all’abitazione a costi ragionevoli si affiancano la netta insufficienza dell’offerta di case popolari (a canone sociale), e in generale la presenza di gravi problematiche nella situazione abitativa (tra cui cattive condizioni dell’abitazione, sovraffollamento, sospensione delle utenze, sfratto, …).

Istruzione e povertà educativa.

Per quanto riguarda il livello di istruzione degli utenti del Centro d'ascolto, il 36,5% dei casi dichiarati comprende fino alla licenza media inferiore inclusa, con un netto aumento rispetto ai due anni precedenti. Registrano un aumento significativo anche il diploma professionale e la licenza media superiore. Sono modestissime le aliquote del diploma universitario e della laurea (anche questa in aumento: dall’1,2 al 2,1%). Tenendo conto dell’elevata quota di utenti con titolo di studio fino alla licenza media inferiore compresa, e dell’alta incidenza dei casi non specificati (36,8%), può essere richiamata la corrispondenza tra povertà e bassi livelli di istruzione. Non risultano differenze di rilievo nell’incidenza delle varie tipologie tra italiani e stranieri. Il peso elevato dei bassi livelli di scolarizzazione che risultano dai dati raccolti, richiama il fenomeno della povertà educativa, collegata all’abbandono precoce del percorso scolastico, dipendente in primo luogo dalle caratteristiche della famiglia di riferimento, tra cui soprattutto la provenienza straniera. E tutto ciò non è certo premessa di buone prospettive sul fronte occupazionale.

Grave la disoccupazione giovanile.

Sotto il profilo professionale, nel 2017 prevale nettamente tra gli utenti la condizione di disoccupato in cerca di prima/nuova occupazione (64,5%). Seguono quella di occupato (13,3%) e quella di pensionato (5,7%). Tra gli stranieri si registra la maggior rilevanza, assoluta e relativa di occupati e soprattutto di disoccupati, e invece, per gli italiani, di inabili al lavoro e di pensionati. Come mostra la rilevazione dei bisogni degli utenti Caritas, distinguendo per classe di età, la denuncia del bisogno di lavoro concerne quasi l’80% dei giovani e degli adulti. Il dato Caritas conferma la gravità della disoccupazione giovanile, classe 15-24 anni, e dei cosiddetti “giovani adulti”, classe 25-34 anni. Al riguardo, si ricordano le iniziative che la Chiesa, e specificamente le Caritas diocesane, inclusa la Caritas di Perugia, adotta per fronteggiare il disagio occupazionale di molti giovani (e non solo), dagli sportelli di orientamento/consulenza lavoro, alle azioni di formazione e/o riqualificazione professionale, fino alla promozione di borse lavoro e stage.

I bisogni degli utenti Caritas.

Nel triennio 2015-2017 le macrovoci di bisogno riguardano, nell’ordine, problemi di occupazione/lavoro, economici/di povertà e abitativi. Nel 2017 i problemi abitativi pesano per il 23,7%, quelli di lavoro per il 75,5%, quelli economici per il 71,5%. Nel triennio cresce fortemente il problema abitativo e si riduce l’iniziale prevalenza dei problemi di lavoro su quelli economici. Seguono, nell’ordine, i problemi familiari, e quelli legati all’immigrazione, anch’essi con un aumento molto forte nel triennio, quindi i problemi di salute, anch’essi in espansione. Una quota molto modesta riguarda infine dipendenze e detenzione/giustizia. Distinguendo gli utenti per cittadinanza, si osserva per gli italiani una maggiore frequenza nell’avvertire i problemi economici, abitativi, familiari e di salute, nonché di detenzione e “dipendenza”. Gli stranieri invece esprimono maggiormente i problemi di lavoro, e ovviamente quelli legati all’immigrazione. Se si tiene conto della classe di età degli utenti, la problematica del lavoro risulta incidere in maniera forte tra i giovani (77,6%) e negli adulti (79,6%). I bisogni legati alle difficoltà economiche aumentano invece al crescere dell’età degli utenti, passando dal 64,2% dei giovani all’86,0% degli anziani.

Gli interventi Caritas.

Tra gli interventi realizzati dalla Caritas diocesana per fronteggiare i bisogni e le richieste degli utenti, si segnala l’espansione rilevata nel triennio 2015-2017 dei servizi di alloggio, dei servizi e beni materiali, delle consulenze professionali, della sanità. Tutto questo, insieme all’aumento significativo dell’attività di ascolto (+18,7% nel 2017), riflette la suddetta crescente complessità e multidimensionalità delle situazioni che gli utenti sottopongono all’attenzione degli operatori Caritas.

Cosa serve: welfare più efficace e cittadinanza più solidale.

L’analisi dei bisogni compiuta in questo Terzo Rapporto  conferma l’importanza di un’offerta articolata ed appropriata di servizi, e in primo luogo di servizi pubblici, collegati in un’efficace rete territoriale, curandone dotazione, accesso e fruibilità. Tale esigenza è venuta alla ribalta con l’introduzione del Reddito di inclusione (REI), che prevede, tra l’altro, che gli Enti locali possano potenziare la loro dotazione di operatori. Per la migliore attuazione del REI, oltre ad un sostanziale aumento delle risorse monetarie, s’impone il rafforzamento dei servizi pubblici territoriali, e si raccomanda il coinvolgimento della comunità, più sensibile alle criticità sociali: per questo è opportuno che la Regione Umbria discuta con gli Ambiti territoriali, con gli operatori e con la cittadinanza le possibili e più auspicabili forme di cooperazione e collaborazione.]]>
Chi va alla Caritas cerca aiuto perché solo, senza lavoro o casa. E le donne denunciano violenza https://www.lavoce.it/chi-va-alla-caritas-cerca-aiuto-perche-solo-senza-lavoro-o-casa-e-le-donne-denunciano-violenza/ Fri, 21 Sep 2018 15:43:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52924

Povertà assoluta non significa solo non avere soldi. Lo si è detto oggi alla presentazione del Terzo rapporto sulle povertà. Significa anche non avere lavoro né casa per sostenere la propria famiglia, significa non avere un titolo di studio, signifca anche essere malati e non avere familiari o amici su cui contare. Si può essere poveri in modi diversi. E se si è italiani è più facile che la povertà ci colpisca quando siamo anziani e soli anche abbiamo la casa di proprietà, mentre se siamo stranieri è più facile che la povertà colpisca tutta la nostra famiglia perché non troviamo lavoro nè casa. La descrizione, articolata, emerge dalle 56 pagine, 31 tabelle e grafici del Terzo Rapporto sulla povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dal titolo: “Contrasto alla povertà. L’impegno della Caritas”. Numeri, dunque, che dicono di situazioni reali del nostro territorio perché si tratta di dati raccolti nelle schede compilate al Centro d'ascolto diocesano Caritas (il progetto è raccogliere anche i dati dei Centri d'ascolto parrocchiali) con le persone che si sono rivolte al Centro stesso nell'anno 2017. Un dato su tutti: in Umbria la povertà assoluta è tre volte più alta rispetto alle altre regioni del Centro Italia e la “povertà emergente”, la solitudine, è sempre più diffusa tra gli italiani. Violenza sulle donne. E seppure ampio, il Rapporto, curato dall’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale della Caritas diocesana, presentato a Perugia oggi venerdì 21 settembre, dall’economista Pierluigi Maria Grasselli, direttore dell’Osservatorio, non esaurisce la descrizione delle necessità e delle richieste di aiuto che si presentano alla Caritas. Lo racconta il direttore della Caritas diocesana, il diacono Giancarlo Pecetti, che evidenzia come sia una novità il crescente numero di donne che si presentano denunciando di subire violenze in famiglia o di essere minacciate di morte. Almeno 5 casi da inizio anno, quando prima accadeva di rado. Sono soprattutto italiane e i compagni o mariti hanno quasi sempre a che fare con droga, alcol o gioco d'azzardo. È la povertà di famiglie disgregate. Stranieri in regola. Una sottolineatura è stata fatta sugli stranieri che si rivolgono al centro d'ascolto: per la gran parte sono in Italia da più anni con regolare permeso di soggiorno e spesso sono sposati ed hanno figli e la loro necessità più pressante è quella di poter lavorare e di poter avere una casa. Capita che si presentino al Centro anche degli irregolari (con i documenti scaduti o senza documenti) ma queste situazioni, ha sottolineato Pecetti, “sono destinate ad aumentare perché il Governo non ha fatto e non fa una politica che non sia quella di mandarli via. Ma questo riuscirà solo per una piccola parte. Tutti gli altri saranno condannati all'illegalità?”. Chiesa povera. Mons. Saulo Scarabattoli, vicario episcopale della Prima Zona pastorale, ogni mattina in parrocchia offre la colazione a dei "barboni" con i prodotti offerti da bar e negozi della zona. Ha ricordato la "scelta preferenziale" dei poveri fatta dai Padri del Concilio Vaticano II e riproposta da Papa Bergoglio come linea del suo pontificato espressa nella stessa scelta del nome del "Poverello di Assisi" san Francesco.

I dati del Rapporto sulle povertà

La prima parte del rapporto è dedicata a “La povertà incontrata nel Centro di ascolto diocesano”; mentre la seconda tratta “Un orizzonte più ampio” con una “Prima analisi dei dati di una molteplicità di Centri di ascolto parrocchiali”, comprendente delle storie di vita di persone che si sono recate in Caritas per ricevere aiuto. Il Rapporto riguarda i dati 2017 del Centro ascolto diocesano, offrendo un’analisi delle “caratteristiche personali e familiari” delle persone che si sono rivolte al Centro: cittadinanza, classi di età, stato civile, nucleo di convivenza, tipo di abitazione, livello di istruzione e condizione occupazionale. Il Rapporto si sofferma sulla “domanda” dovuta a “una molteplicità di bisogni” e sulla relativa “risposta-azione della Caritas”. Dallo studio emerge l’“importanza economica e sociale del contrasto alla disuguaglianza e alla povertà” e l’“inefficacia delle politiche assistenziali in Italia e l’istituzione del REI”. Riguardo al Reddito di Inclusione (REI), nel Rapporto, attraverso le “indicazioni sulla prima attuazione del REI”, vengono evidenziate le “condizioni per un suo potenziamento”, oltre a suggerire quale “impegno del Governo locale e di Caritas contro disuguaglianza e povertà”. Qui la sintesi del Terzo Rapporto curata dal direttore dell'Osservatorio il prof. Pierluigi Grasselli.    ]]>

Povertà assoluta non significa solo non avere soldi. Lo si è detto oggi alla presentazione del Terzo rapporto sulle povertà. Significa anche non avere lavoro né casa per sostenere la propria famiglia, significa non avere un titolo di studio, signifca anche essere malati e non avere familiari o amici su cui contare. Si può essere poveri in modi diversi. E se si è italiani è più facile che la povertà ci colpisca quando siamo anziani e soli anche abbiamo la casa di proprietà, mentre se siamo stranieri è più facile che la povertà colpisca tutta la nostra famiglia perché non troviamo lavoro nè casa. La descrizione, articolata, emerge dalle 56 pagine, 31 tabelle e grafici del Terzo Rapporto sulla povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dal titolo: “Contrasto alla povertà. L’impegno della Caritas”. Numeri, dunque, che dicono di situazioni reali del nostro territorio perché si tratta di dati raccolti nelle schede compilate al Centro d'ascolto diocesano Caritas (il progetto è raccogliere anche i dati dei Centri d'ascolto parrocchiali) con le persone che si sono rivolte al Centro stesso nell'anno 2017. Un dato su tutti: in Umbria la povertà assoluta è tre volte più alta rispetto alle altre regioni del Centro Italia e la “povertà emergente”, la solitudine, è sempre più diffusa tra gli italiani. Violenza sulle donne. E seppure ampio, il Rapporto, curato dall’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale della Caritas diocesana, presentato a Perugia oggi venerdì 21 settembre, dall’economista Pierluigi Maria Grasselli, direttore dell’Osservatorio, non esaurisce la descrizione delle necessità e delle richieste di aiuto che si presentano alla Caritas. Lo racconta il direttore della Caritas diocesana, il diacono Giancarlo Pecetti, che evidenzia come sia una novità il crescente numero di donne che si presentano denunciando di subire violenze in famiglia o di essere minacciate di morte. Almeno 5 casi da inizio anno, quando prima accadeva di rado. Sono soprattutto italiane e i compagni o mariti hanno quasi sempre a che fare con droga, alcol o gioco d'azzardo. È la povertà di famiglie disgregate. Stranieri in regola. Una sottolineatura è stata fatta sugli stranieri che si rivolgono al centro d'ascolto: per la gran parte sono in Italia da più anni con regolare permeso di soggiorno e spesso sono sposati ed hanno figli e la loro necessità più pressante è quella di poter lavorare e di poter avere una casa. Capita che si presentino al Centro anche degli irregolari (con i documenti scaduti o senza documenti) ma queste situazioni, ha sottolineato Pecetti, “sono destinate ad aumentare perché il Governo non ha fatto e non fa una politica che non sia quella di mandarli via. Ma questo riuscirà solo per una piccola parte. Tutti gli altri saranno condannati all'illegalità?”. Chiesa povera. Mons. Saulo Scarabattoli, vicario episcopale della Prima Zona pastorale, ogni mattina in parrocchia offre la colazione a dei "barboni" con i prodotti offerti da bar e negozi della zona. Ha ricordato la "scelta preferenziale" dei poveri fatta dai Padri del Concilio Vaticano II e riproposta da Papa Bergoglio come linea del suo pontificato espressa nella stessa scelta del nome del "Poverello di Assisi" san Francesco.

I dati del Rapporto sulle povertà

La prima parte del rapporto è dedicata a “La povertà incontrata nel Centro di ascolto diocesano”; mentre la seconda tratta “Un orizzonte più ampio” con una “Prima analisi dei dati di una molteplicità di Centri di ascolto parrocchiali”, comprendente delle storie di vita di persone che si sono recate in Caritas per ricevere aiuto. Il Rapporto riguarda i dati 2017 del Centro ascolto diocesano, offrendo un’analisi delle “caratteristiche personali e familiari” delle persone che si sono rivolte al Centro: cittadinanza, classi di età, stato civile, nucleo di convivenza, tipo di abitazione, livello di istruzione e condizione occupazionale. Il Rapporto si sofferma sulla “domanda” dovuta a “una molteplicità di bisogni” e sulla relativa “risposta-azione della Caritas”. Dallo studio emerge l’“importanza economica e sociale del contrasto alla disuguaglianza e alla povertà” e l’“inefficacia delle politiche assistenziali in Italia e l’istituzione del REI”. Riguardo al Reddito di Inclusione (REI), nel Rapporto, attraverso le “indicazioni sulla prima attuazione del REI”, vengono evidenziate le “condizioni per un suo potenziamento”, oltre a suggerire quale “impegno del Governo locale e di Caritas contro disuguaglianza e povertà”. Qui la sintesi del Terzo Rapporto curata dal direttore dell'Osservatorio il prof. Pierluigi Grasselli.    ]]>
Caritas di Perugia. I progetti di sostegno al lavoro e contro la povertà https://www.lavoce.it/caritas-perugia-progetti-lavoro-poverta/ Thu, 13 Sep 2018 08:00:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52810 raccoltissima

La Caritas di Perugia promuove diverse iniziative nel mese di settembre, presso il Villaggio della Carità (via Montemalbe, 1).

Riconoscimenti a 23 aziende del progetto “Sosteniamo il lavoro”

Giovedì 13 settembre (ore 18) il card. Gualtiero Bassetti consegnerà una targa alle 23 aziende che hanno aderito al progetto "Sosteniamo il lavoro" finanziato dalla Cei, attraverso l’8xMille, e promosso dalla Caritas insieme agli Uffici pastorali diocesani giovanile e per i problemi sociali e il lavoro, con il coinvolgimento della Gi Group Spa (una realtà multinazionale con agenzie di collocamento al lavoro in Italia e all’estero). I promotori del progetto, che sarà riproposto per altri due anni, auspicano la collaborazione di altre aziende. Le prime 23 operano nei settori alimentare, informatico, logistica, farmaceutica, meccanica, tessile, Ho.Re.Ca. e dei servizi alla persona. Si tratta delle seguenti realtà produttive: Ict Studio Srl; Teamdev Srl; Casa di cura Liotti Spa; Farmacentro servizi e logistica soc. coop.; Jstudios Snc di Anticaglia Luca e Piselli Errico; Cancelloni food service Spa; Isa Spa; La Serra ristorante e pizzeria; Nick & Name Srl; Medical Umbria; Minus discount Srl; Tecnomeccanica Magrini Srl; Gi Group Spa; Eulab Snc di Pecetti & C.; Cristina Rendina; Weedea Srl; Bartoccini gioiellerie Srl; Fincar Srl; E.C.I.P.A. Umbria scarl; Liomatic Spa; Residenza Volumni-Gestioni terza età Srl; Unitatis redintegratio società cooperativa; Agricolus Srl. Tutte loro hanno dato la possibilità a 27 persone (12 donne e 15 uomini), con età media 30 anni, dopo un’accurata selezione che ha riguardato 80 candidati (tenutasi lo scorso autunno), di svolgere ciascuno un periodo di tirocinio di sei mesi attraverso delle borse-lavoro dal contributo netto mensile di 550 euro. Delle 27 persone interessate, 9 stanno ancora svolgendo il tirocinio, 3 non l’hanno portato a termine per aver trovato un lavoro alternativo, 4 l’hanno concluso senza una continuità occupazionale e 11 hanno ottenuto dalle aziende un contratto a tempo determinato o di apprendistato dopo aver concluso il suddetto tirocinio.

Il progetto “Mangiare è un diritto e un atto ambientale. Non sprecare è un dovere”

Sabato 15 (ore 17.30), presentazione del progetto “Mangiare è un diritto e un atto ambientale. Non sprecare è un dovere” contro lo spreco e il recupero delle eccedenze, con l'inaugurazione-benedizione di un automezzo per la raccolta degli alimenti in eccedenza donato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Si tratta di un’iniziativa promossa con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Perugia, il cui obiettivo è quello di affrontare i problemi della povertà e delle eccedenze alimentari, un fenomeno che sta destando sempre più attenzione. In Umbria, infatti, si registra l'11,8% (ultima rilevazione ISTAT) di incidenza di povertà relativa, un dato che supera la media delle regioni del centro (7,8%) e anche il valore medio registrato in Italia (10,6%). Questi dati si traducono in migliaia di persone che non hanno accesso ad un pasto completo. Il fenomeno di insicurezza alimentare di cui soffre una parte della popolazione va di pari passo non solo con lo spreco alimentare, ma anche con la sovrapproduzione e l’eccesso di offerta da parte delle imprese (eccedenze). Dopo la presentazione del progetto seguirà alle ore 18.30 la “Festa di fine estate dei volontari dell'Emporio della Solidarietà” e la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Saulo Scarabattoli.

Presentazione del Rapporto povertà 

Venerdì 21 settembre (ore 17.30) l’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale della diocesi di Perugia presenterà il suo terzo “Rapporto sulla povertà” curato per conto della Caritas diocesana. Di seguito alcune considerazioni dell'economista prof. Pierluigi Maria Grasselli, direttore dell'Osservatorio, sul nuovo Piano regionale umbro contro la povertà. “Il Piano umbro contro la povertà – evidenzia Grasselli –, si sviluppa lungo le linee dettate dal D.Lgs.147/2017, istitutivo del REI (Reddito di inclusione), che è frutto di un forte impegno collettivo, nel cui ambito ha operato anche l’Alleanza contro la povertà, costituita qualche anno fa tra Acli, Caritas, le principali associazioni sindacali e qualche decina di altri organismi, e che ha molto lavorato per la formulazione e l’approvazione del REI”. “Mentre trovo del tutto inadeguata nel Piano la rappresentazione del contesto socio-economico regionale in cui applicare con efficacia una normativa di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale – sostiene l’economista –, è abbastanza articolata la descrizione che il Piano umbro cerca di fornire, anche se a grandi linee, delle strutture di governance per l’applicazione sui territori delle disposizioni per il REI”. “Il Governo dovrebbe seguire la logica del 'costruire correggendo' - ha concluso Grasselli -. A tal fine, occorre avviare rapidamente il monitoraggio, cogliere le criticità rilevate nell’attuazione del REI e introdurre gli opportuni correttivi. Questi potranno riguardare sia l’utenza che l’importo, la durata, l’equità distributiva, la rete dei servizi, in particolare, per un’adeguata presenza degli operatori del servizio sociale professionale, e per il necessario sviluppo dei Centri per l’impiego”.  ]]>
raccoltissima

La Caritas di Perugia promuove diverse iniziative nel mese di settembre, presso il Villaggio della Carità (via Montemalbe, 1).

Riconoscimenti a 23 aziende del progetto “Sosteniamo il lavoro”

Giovedì 13 settembre (ore 18) il card. Gualtiero Bassetti consegnerà una targa alle 23 aziende che hanno aderito al progetto "Sosteniamo il lavoro" finanziato dalla Cei, attraverso l’8xMille, e promosso dalla Caritas insieme agli Uffici pastorali diocesani giovanile e per i problemi sociali e il lavoro, con il coinvolgimento della Gi Group Spa (una realtà multinazionale con agenzie di collocamento al lavoro in Italia e all’estero). I promotori del progetto, che sarà riproposto per altri due anni, auspicano la collaborazione di altre aziende. Le prime 23 operano nei settori alimentare, informatico, logistica, farmaceutica, meccanica, tessile, Ho.Re.Ca. e dei servizi alla persona. Si tratta delle seguenti realtà produttive: Ict Studio Srl; Teamdev Srl; Casa di cura Liotti Spa; Farmacentro servizi e logistica soc. coop.; Jstudios Snc di Anticaglia Luca e Piselli Errico; Cancelloni food service Spa; Isa Spa; La Serra ristorante e pizzeria; Nick & Name Srl; Medical Umbria; Minus discount Srl; Tecnomeccanica Magrini Srl; Gi Group Spa; Eulab Snc di Pecetti & C.; Cristina Rendina; Weedea Srl; Bartoccini gioiellerie Srl; Fincar Srl; E.C.I.P.A. Umbria scarl; Liomatic Spa; Residenza Volumni-Gestioni terza età Srl; Unitatis redintegratio società cooperativa; Agricolus Srl. Tutte loro hanno dato la possibilità a 27 persone (12 donne e 15 uomini), con età media 30 anni, dopo un’accurata selezione che ha riguardato 80 candidati (tenutasi lo scorso autunno), di svolgere ciascuno un periodo di tirocinio di sei mesi attraverso delle borse-lavoro dal contributo netto mensile di 550 euro. Delle 27 persone interessate, 9 stanno ancora svolgendo il tirocinio, 3 non l’hanno portato a termine per aver trovato un lavoro alternativo, 4 l’hanno concluso senza una continuità occupazionale e 11 hanno ottenuto dalle aziende un contratto a tempo determinato o di apprendistato dopo aver concluso il suddetto tirocinio.

Il progetto “Mangiare è un diritto e un atto ambientale. Non sprecare è un dovere”

Sabato 15 (ore 17.30), presentazione del progetto “Mangiare è un diritto e un atto ambientale. Non sprecare è un dovere” contro lo spreco e il recupero delle eccedenze, con l'inaugurazione-benedizione di un automezzo per la raccolta degli alimenti in eccedenza donato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Si tratta di un’iniziativa promossa con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Perugia, il cui obiettivo è quello di affrontare i problemi della povertà e delle eccedenze alimentari, un fenomeno che sta destando sempre più attenzione. In Umbria, infatti, si registra l'11,8% (ultima rilevazione ISTAT) di incidenza di povertà relativa, un dato che supera la media delle regioni del centro (7,8%) e anche il valore medio registrato in Italia (10,6%). Questi dati si traducono in migliaia di persone che non hanno accesso ad un pasto completo. Il fenomeno di insicurezza alimentare di cui soffre una parte della popolazione va di pari passo non solo con lo spreco alimentare, ma anche con la sovrapproduzione e l’eccesso di offerta da parte delle imprese (eccedenze). Dopo la presentazione del progetto seguirà alle ore 18.30 la “Festa di fine estate dei volontari dell'Emporio della Solidarietà” e la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Saulo Scarabattoli.

Presentazione del Rapporto povertà 

Venerdì 21 settembre (ore 17.30) l’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale della diocesi di Perugia presenterà il suo terzo “Rapporto sulla povertà” curato per conto della Caritas diocesana. Di seguito alcune considerazioni dell'economista prof. Pierluigi Maria Grasselli, direttore dell'Osservatorio, sul nuovo Piano regionale umbro contro la povertà. “Il Piano umbro contro la povertà – evidenzia Grasselli –, si sviluppa lungo le linee dettate dal D.Lgs.147/2017, istitutivo del REI (Reddito di inclusione), che è frutto di un forte impegno collettivo, nel cui ambito ha operato anche l’Alleanza contro la povertà, costituita qualche anno fa tra Acli, Caritas, le principali associazioni sindacali e qualche decina di altri organismi, e che ha molto lavorato per la formulazione e l’approvazione del REI”. “Mentre trovo del tutto inadeguata nel Piano la rappresentazione del contesto socio-economico regionale in cui applicare con efficacia una normativa di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale – sostiene l’economista –, è abbastanza articolata la descrizione che il Piano umbro cerca di fornire, anche se a grandi linee, delle strutture di governance per l’applicazione sui territori delle disposizioni per il REI”. “Il Governo dovrebbe seguire la logica del 'costruire correggendo' - ha concluso Grasselli -. A tal fine, occorre avviare rapidamente il monitoraggio, cogliere le criticità rilevate nell’attuazione del REI e introdurre gli opportuni correttivi. Questi potranno riguardare sia l’utenza che l’importo, la durata, l’equità distributiva, la rete dei servizi, in particolare, per un’adeguata presenza degli operatori del servizio sociale professionale, e per il necessario sviluppo dei Centri per l’impiego”.  ]]>
Poveri. Una Giornata li mette al centro dell’attenzione della Chiesa e della società https://www.lavoce.it/poveri-una-giornata-li-mette-al-centro-dellattenzione-della-chiesa-e-della-societa/ Wed, 15 Nov 2017 11:00:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=49453

Carlo Maccari teologo morale, docente all’Istituto teologico di Assisi
La Giornata mondiale dei poveri, istituita da Papa Francesco a partire da quest’anno (il 19 novembre), pur essendo una formidabile novità, rischia di venire fraintesa come se fosse un’iniziativa dovuta solo alla “peculiarità” dell’attuale Pontefice. In realtà il legame tra annuncio del Vangelo e amore dei poveri è antico come la Chiesa, e ne troviamo testimonianza dal Nuovo Testamento all’epoca antica, dal Medioevo ai Papi più recenti. Don Carlo Maccari, dell’Ita di Assisi, ci aiuta a ripercorrere questa bimillenaria storia di fraternità del cristianesimo con gli ultimi.
Ecco il testo pubblicato su La Voce di Giovedì, 6 Luglio 2017 in occasione della pubblicazione del messaggio con cui Papa Francesco istitutisce la Giornata

L’iniziativa di Papa Francesco di indire una Giornata mondiale dei poveri ha in sé il carattere della novità in ambito ecclesiale e sociale, ma ribadisce anche la storia di un rapporto così forte, che possiamo chiamare “sacramentale” tra la Chiesa e i poveri iniziato fin dalle origini dell’annuncio evangelico.

Matteo 25,31-46: un Dio che si è fatto povero chiede di amare i poveri Vi sono numerosi passi dei Vangeli dove Gesù si intrattiene con i poveri di ogni origine e specie, mostrando per loro una preferenza di amore e di compassione: “La povertà è proprio al centro del Vangelo, tanto che, se noi togliessimo la povertà dal Vangelo, non si capirebbe niente del messaggio di Gesù” (Papa Francesco, meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 16 giugno 2015).

Nella Chiesa delle origini il passo che fu maggiormente meditato ed accolto nella prassi della vita cristiana è stato l’ultimo insegnamento di Gesù contenuto in Matteo 25. In questo brano Gesù con molta chiarezza afferma che per accedere alla vita eterna non conta il nostro rapporto privato con Dio, ma con il nostro fratello, con il povero: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me”.

Oggi vi è una certa interpretazione di questo versetto, molto diffusa nella Chiesa, che considera il povero come “tramite” per giungere a Gesù, come veicolo, e questo ha generato una spiritualità miope e distorta, perché in questo modo si guarda al povero sempre dall’alto verso il basso, lo si aiuta perché in lui si cerca di vedere il volto di Gesù, ma poi magari si spera di non incontrarlo più.

Gesù non dice “quello che fate ai poveri è come se lo aveste fatto a me”, ma “lo avete fatto a me”; Gesù sta proclamando il povero come presenza reale della sua stessa Persona. Dunque il povero non va aiutato perché in lui cerco il volto di Gesù, ma perché nel povero incontro Gesù, che mi parla, mi interroga sulla mia esperienza concreta di vita attraverso le sue sofferenze, i suoi bisogni, ma anche le sue certezze essenziali e le sue speranze.

La rilettura “apologetica” dei Padri della Chiesa A partire da questo brano, ma anche da altri come l’incontro con il ricco (Mt 19, 16-30), la conversione di Zaccheo (Lc 19,1-10) o il ricco epulone (Lc 16,19-31), i Padri della Chiesa si sono interrogati soprattutto sul rapporto tra ricchezza e povertà. Clemente di Alessandria fu il primo in una sua omelia - Quale ricco si salverà? - ad affrontare questo rapporto non in termini ideologici, ma di fede. Per il Padre apologeta povertà e ricchezza non sono entità valutabili moralmente, ma sono i ricchi e i poveri con la loro vita ad avere valenza morale. E usa parole fortissime contro i ricchi che, divenuti cristiani, nascondono i loro beni per non darli ai poveri. Li definisce “omicida: seme di Caino, discepolo del diavolo. Non ha il cuore di Dio, non ha la speranza di cose più grandi; è sterile, è secco; non è un tralcio della vigna celeste che vive in eterno”.

Clemente ha la convinzione evangelica che non è il povero “che ha ricevuto l’ordine di ricevere, bensì sei tu [il ricco] che hai avuto quello di dare”. Nella sua omelia Clemente di Alessandria delinea il rapporto tra ricchezza e povertà con equilibrio, tracciando tre punti che diventeranno punto di riferimento per la riflessione ecclesiale futura: la ricchezza in sé è un bene, essendo un dono di Dio; tutti gli uomini sono uguali e hanno tutti il diritto di usufruire allo stesso modo dei doni di Dio; il ricco, se vuole accedere alla vita eterna, ha il dovere ineludibile di condividere la sua ricchezza fino a sollevare la condizione del povero. I Padri della Chiesa successivi riprenderanno e svilupperanno queste linee. Ad esempio Basilio Magno critica una certa pietà distorta fatta di digiuni e sacrifici fini a se stessi e non rivolti al povero. Un pensiero che sembra ancora oggi molto attuale: “So di molti che digiunano, che recitano preghiere, che gemono e sospirano, che praticano ogni forma di pietà che non supponga spesa, ma che non sganciano un soldo per i bisognosi. A che servirà poi tutta questa pietà? Non per questo li si ammetterà nel regno dei cieli!” (Basilio, Homilia VII in divites, [H. VII i.d.] 3).

Successivamente, come in sant’Ambrogio, i Padri della Chiesa videro nell’aiuto al povero una vera opera di misericordia e di giustizia: “La misericordia è parte della giustizia. Questo significa che se tu, animato da misericordia, intendi dare ai poveri, ebbene, agendo così, non fai più di quanto non richieda la giustizia, secondo quanto dice la Scrittura: ‘Distribuì, diede ai poveri; la sua giustizia rimane per sempre’ (cfr. Sal 111,9)”. (Ambrogio, Esposizione del Salmo 118, in PL 15, 1372.1410-1411).

Non abbiamo lo spazio per affrontare il tanto discusso tema del rapporto Chiesa-povertà nel Medioevo. Riporto solo la spiegazione della vita povera, che Cristo ha scelto per sé e per i suoi discepoli, data da san Tommaso D’Aquino: “Cristo scelse per sé genitori poveri e tuttavia perfetti nella virtù, affinché nessuno si glori della sola nobiltà del sangue e delle ricchezze dei genitori. Condusse vita povera per insegnare a disprezzare le ricchezze. Visse in semplicità, senza ostentazione, allo scopo di tenere lontani gli uomini dalla disordinata brama degli onori. Sostenne la fatica, la fame, la sete e le afflizioni del corpo, affinché gli uomini proclivi alle voluttà e delicatezze, a motivo delle asprezze di questa vita, non si sottraessero all’esercizio della virtù” (Tommaso d’Aquino, Opuscoli teologici, De rationibus fidei, nella ed. leonina dell’Opera omnia , XL, Roma 1969, pp. 56 ss).

Il Concilio Vaticano II: “Una Chiesa dei poveri” I Padri conciliari si interrogarono fin da subito sull’identità della Chiesa, e la risposta fu unanime, stimolata anche dalle convinzioni di san Giovanni XXIII: “Il mistero di Cristo nella Chiesa è sempre, ma soprattutto oggi, il mistero del Cristo nei poveri, poiché la Chiesa è sì Chiesa di tutti, ma soprattutto Chiesa dei poveri”.

Non si arrivò a un documento specifico sulla Chiesa dei poveri, ma l’attenzione a questo tema si ritrova in diversi passi nelle maggiori costituzioni conciliari, a cominciare da Lumen gentium, 8: “Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza (...). Come Cristo (...) così pure la Chiesa circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dall’umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo Fondatore, povero e sofferente, si premura di sollevarne l’indigenza, e in loro intende servire a Cristo”. L’intera Costituzione pastorale Gaudium et spes ha lo scopo di intessere un dialogo con le realtà sociali per superare le ingiustizie e le discriminazioni, compresa la lotta alla povertà con un’equa distribuzione delle risorse: “Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e popoli, così che i beni creati devono secondo un equo criterio essere partecipati a tutti, avendo come guida la giustizia e compagna la carità” (GS 69).

Vi è anche la denuncia dell’opulenza del mondo occidentale contro la dilagante miseria della stragrande parte del mondo: “Mentre alcune nazioni, i cui abitanti troppo spesso per la maggior parte si dicono cristiani, godono di una grande abbondanza di beni, altre nazioni sono prive del necessario per vivere e sono afflitte dalla fame, dalla malattia e da ogni sorta di miserie” (GS 88). In molti altri documenti del Concilio ritroviamo questa attenzione di una Chiesa povera per i poveri; per esempio nella Presbyterorum ordinis 6, dove la povertà è proposta come stile di vita ai sacerdoti, o nella Apostolicam actuositatem 8, dove è proposta ai laici come motivo di identificazione a Cristo mediante la solidarietà e la giustizia.

Da Paolo VI a Papa Francesco un appello corale per una “Chiesa povera, dei poveri” Memorabile il discorso di conclusione del Concilio Vaticano II del beato Paolo VI rivolto ai poveri, ai malati a tutti coloro che soffrono: “O voi tutti che sentite più gravemente il peso della croce, voi che siete poveri e abbandonati, voi che piangete, voi che siete perseguitati per la giustizia, voi di cui si tace, voi sconosciuti del dolore, riprendete coraggio: voi siete i preferiti del regno di Dio, il regno della speranza, della felicità e della vita; siete i fratelli del Cristo sofferente; e con lui, se lo volete, voi salvate il mondo! Ecco la scienza cristiana della sofferenza, la sola che doni la pace. Sappiate che non siete soli, né separati, né abbandonati, né inutili: siete i chiamati da Cristo, la sua immagine vivente e trasparente. Nel suo nome, il Concilio vi saluta con amore, vi ringrazia, vi assicura l’amicizia e l’assistenza della Chiesa e vi benedice”. Tutta l’apprensione per il futuro dell’umanità e il suo amore per gli ultimi, Paolo VI lo esprime nella Populorum progressio 40: “Si danno delle situazioni la cui ingiustizia grida verso il cielo. Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi iniziativa e responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e di partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana”. San Giovanni Paolo II riprese e sviluppò per la prima volta in un’enciclica il tema dell’opzione preferenziale per i poveri : “Desidero qui segnalarne uno: l’opzione, o amore preferenziale per i poveri. È, questa, una opzione, o una forma speciale di primato nell’esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la Tradizione della Chiesa. Essa si riferisce alla vita di ciascun cristiano, in quanto imitatore della vita di Cristo, ma si applica egualmente alle nostre responsabilità sociali e, perciò, al nostro vivere, alle decisioni da prendere coerentemente circa la proprietà e l’uso dei beni” (Sollicitudo rei socialis, 41). Numerosi sono gli interventi a favore dei poveri e dei loro diritti nelle encicliche sociali di san Giovanni Paolo II.

Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace, Combattere la povertà, costruire la pace, 1° gennaio 2009, riprende il tema di una Chiesa per i poveri: “Da sempre la dottrina sociale della Chiesa si è interessata dei poveri. (...) Quanto alla Chiesa, essa non lascerà mancare mai e in nessun modo l’opera sua. Questa consapevolezza accompagna anche oggi l’azione della Chiesa verso i poveri, nei quali vede Cristo”.

Ed ancora con forza richiama i cristiani al loro dovere di denuncia delle ingiustizie sociali: “I cristiani hanno il dovere di denunciare i mali, di testimoniare e tenere vivi i valori su cui si fonda la dignità della persona, e di promuovere quelle forme di solidarietà che favoriscono il bene comune, affinché l’umanità diventi sempre più famiglia di Dio” (discorso alla Fondazione Centesimus Annus, 15 ottobre 2011).

Con Papa Francesco, questa storia inscindibile, “sacramentale”, del rapporto tra la Chiesa e i poveri, che abbiamo cercato di accennare a grandi linee, trova una fertile accoglienza e maturazione fin dalla sua prima esortazione apostolica Evangelii gaudium: “Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri, tanto che Egli stesso ‘si fece povero’ ( 2Cor 8,9). Tutto il cammino della nostra redenzione è segnato dai poveri” (EG, 197).

E ancora in modo esplicito Papa Francesco fin dai primi giorni del suo pontificato ha espresso in svariate occasioni il suo desiderio, che è anche il suo progetto per la Chiesa del futuro: “Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei , con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro” (EG, 198).

Anche recentemente, nella visita ai luoghi di don Primo Mazzolari, ha ribadito: “A buona ragione veniva chiamato il ‘parroco dei lontani’, perché egli è l’anticipatore di una Chiesa in uscita, di strada. Non era nostalgico di una Chiesa del passato, ma era proiettato al futuro. Don Primo Mazzolari ci esorta ad essere una Chiesa dei poveri in cerca dei lontani”.

Poveri concreti - non povertà “ideologica” L’indizione della Giornata mondiale dei poveri, che si aggiunge alle altre giornate mondiali indette dai Pontefici su svariate tematiche sociali, come la pace, le immigrazioni, ecc., ha la particolarità questa volta di non trattare una tematica. Non è la Giornata mondiale della povertà, ma la Giornata dei poveri , cioè di persone concrete; è la giornata dell’invito a incontrare il povero, a condividere con lui anzitutto il tempo dell’accoglienza e dell’ascolto, la mensa e i suoi bisogni. Papa Francesco per primo ci ha indirizzato a viverla in questo senso pranzando in quel giorno con 500 poveri in sala Paolo VI.

Si è dichiarato in questi giorni che con Papa Francesco si può delineare una “teologia della povertà”. Credo che sia più opportuno parlare di una “teologia del povero” come “ottavo sacramento” concentrandosi particolarmente sulle conseguenze morali di questa espressione usata per la prima volta dal beato Giacomo Cusmano (Palermo, 18341888), detto “il dottore dei poveri” (C. Bianco, Il povero, ottavo sacramento? L’epistolario di Giacomo Cusmano tra morale, spiritualità e pastorale, Edb, 2014). Inoltre nel messaggio di Papa Francesco si legge che questa Giornata non è rivolta ai soli credenti, ma a tutte le persone di buona volontà perché tutti riscoprano i valori fondamentali della convivenza civile, quali la solidarietà, l’accoglienza, la condivisione, l’ascolto, il mutuo soccorso.

Quindi la portata della Giornata mondiale dei poveri va oltre il solo aspetto religioso e diviene una vera e propria provocazione etica per le nostre società, per le nostre famiglie, per i nostri politici e per le nostre coscienze, abituate troppo spesso al “sonno” prodotto dalle false sicurezze del consumismo, e dalle paure narcisiste.

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Carlo Maccari teologo morale, docente all’Istituto teologico di Assisi
La Giornata mondiale dei poveri, istituita da Papa Francesco a partire da quest’anno (il 19 novembre), pur essendo una formidabile novità, rischia di venire fraintesa come se fosse un’iniziativa dovuta solo alla “peculiarità” dell’attuale Pontefice. In realtà il legame tra annuncio del Vangelo e amore dei poveri è antico come la Chiesa, e ne troviamo testimonianza dal Nuovo Testamento all’epoca antica, dal Medioevo ai Papi più recenti. Don Carlo Maccari, dell’Ita di Assisi, ci aiuta a ripercorrere questa bimillenaria storia di fraternità del cristianesimo con gli ultimi.
Ecco il testo pubblicato su La Voce di Giovedì, 6 Luglio 2017 in occasione della pubblicazione del messaggio con cui Papa Francesco istitutisce la Giornata

L’iniziativa di Papa Francesco di indire una Giornata mondiale dei poveri ha in sé il carattere della novità in ambito ecclesiale e sociale, ma ribadisce anche la storia di un rapporto così forte, che possiamo chiamare “sacramentale” tra la Chiesa e i poveri iniziato fin dalle origini dell’annuncio evangelico.

Matteo 25,31-46: un Dio che si è fatto povero chiede di amare i poveri Vi sono numerosi passi dei Vangeli dove Gesù si intrattiene con i poveri di ogni origine e specie, mostrando per loro una preferenza di amore e di compassione: “La povertà è proprio al centro del Vangelo, tanto che, se noi togliessimo la povertà dal Vangelo, non si capirebbe niente del messaggio di Gesù” (Papa Francesco, meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae, 16 giugno 2015).

Nella Chiesa delle origini il passo che fu maggiormente meditato ed accolto nella prassi della vita cristiana è stato l’ultimo insegnamento di Gesù contenuto in Matteo 25. In questo brano Gesù con molta chiarezza afferma che per accedere alla vita eterna non conta il nostro rapporto privato con Dio, ma con il nostro fratello, con il povero: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me”.

Oggi vi è una certa interpretazione di questo versetto, molto diffusa nella Chiesa, che considera il povero come “tramite” per giungere a Gesù, come veicolo, e questo ha generato una spiritualità miope e distorta, perché in questo modo si guarda al povero sempre dall’alto verso il basso, lo si aiuta perché in lui si cerca di vedere il volto di Gesù, ma poi magari si spera di non incontrarlo più.

Gesù non dice “quello che fate ai poveri è come se lo aveste fatto a me”, ma “lo avete fatto a me”; Gesù sta proclamando il povero come presenza reale della sua stessa Persona. Dunque il povero non va aiutato perché in lui cerco il volto di Gesù, ma perché nel povero incontro Gesù, che mi parla, mi interroga sulla mia esperienza concreta di vita attraverso le sue sofferenze, i suoi bisogni, ma anche le sue certezze essenziali e le sue speranze.

La rilettura “apologetica” dei Padri della Chiesa A partire da questo brano, ma anche da altri come l’incontro con il ricco (Mt 19, 16-30), la conversione di Zaccheo (Lc 19,1-10) o il ricco epulone (Lc 16,19-31), i Padri della Chiesa si sono interrogati soprattutto sul rapporto tra ricchezza e povertà. Clemente di Alessandria fu il primo in una sua omelia - Quale ricco si salverà? - ad affrontare questo rapporto non in termini ideologici, ma di fede. Per il Padre apologeta povertà e ricchezza non sono entità valutabili moralmente, ma sono i ricchi e i poveri con la loro vita ad avere valenza morale. E usa parole fortissime contro i ricchi che, divenuti cristiani, nascondono i loro beni per non darli ai poveri. Li definisce “omicida: seme di Caino, discepolo del diavolo. Non ha il cuore di Dio, non ha la speranza di cose più grandi; è sterile, è secco; non è un tralcio della vigna celeste che vive in eterno”.

Clemente ha la convinzione evangelica che non è il povero “che ha ricevuto l’ordine di ricevere, bensì sei tu [il ricco] che hai avuto quello di dare”. Nella sua omelia Clemente di Alessandria delinea il rapporto tra ricchezza e povertà con equilibrio, tracciando tre punti che diventeranno punto di riferimento per la riflessione ecclesiale futura: la ricchezza in sé è un bene, essendo un dono di Dio; tutti gli uomini sono uguali e hanno tutti il diritto di usufruire allo stesso modo dei doni di Dio; il ricco, se vuole accedere alla vita eterna, ha il dovere ineludibile di condividere la sua ricchezza fino a sollevare la condizione del povero. I Padri della Chiesa successivi riprenderanno e svilupperanno queste linee. Ad esempio Basilio Magno critica una certa pietà distorta fatta di digiuni e sacrifici fini a se stessi e non rivolti al povero. Un pensiero che sembra ancora oggi molto attuale: “So di molti che digiunano, che recitano preghiere, che gemono e sospirano, che praticano ogni forma di pietà che non supponga spesa, ma che non sganciano un soldo per i bisognosi. A che servirà poi tutta questa pietà? Non per questo li si ammetterà nel regno dei cieli!” (Basilio, Homilia VII in divites, [H. VII i.d.] 3).

Successivamente, come in sant’Ambrogio, i Padri della Chiesa videro nell’aiuto al povero una vera opera di misericordia e di giustizia: “La misericordia è parte della giustizia. Questo significa che se tu, animato da misericordia, intendi dare ai poveri, ebbene, agendo così, non fai più di quanto non richieda la giustizia, secondo quanto dice la Scrittura: ‘Distribuì, diede ai poveri; la sua giustizia rimane per sempre’ (cfr. Sal 111,9)”. (Ambrogio, Esposizione del Salmo 118, in PL 15, 1372.1410-1411).

Non abbiamo lo spazio per affrontare il tanto discusso tema del rapporto Chiesa-povertà nel Medioevo. Riporto solo la spiegazione della vita povera, che Cristo ha scelto per sé e per i suoi discepoli, data da san Tommaso D’Aquino: “Cristo scelse per sé genitori poveri e tuttavia perfetti nella virtù, affinché nessuno si glori della sola nobiltà del sangue e delle ricchezze dei genitori. Condusse vita povera per insegnare a disprezzare le ricchezze. Visse in semplicità, senza ostentazione, allo scopo di tenere lontani gli uomini dalla disordinata brama degli onori. Sostenne la fatica, la fame, la sete e le afflizioni del corpo, affinché gli uomini proclivi alle voluttà e delicatezze, a motivo delle asprezze di questa vita, non si sottraessero all’esercizio della virtù” (Tommaso d’Aquino, Opuscoli teologici, De rationibus fidei, nella ed. leonina dell’Opera omnia , XL, Roma 1969, pp. 56 ss).

Il Concilio Vaticano II: “Una Chiesa dei poveri” I Padri conciliari si interrogarono fin da subito sull’identità della Chiesa, e la risposta fu unanime, stimolata anche dalle convinzioni di san Giovanni XXIII: “Il mistero di Cristo nella Chiesa è sempre, ma soprattutto oggi, il mistero del Cristo nei poveri, poiché la Chiesa è sì Chiesa di tutti, ma soprattutto Chiesa dei poveri”.

Non si arrivò a un documento specifico sulla Chiesa dei poveri, ma l’attenzione a questo tema si ritrova in diversi passi nelle maggiori costituzioni conciliari, a cominciare da Lumen gentium, 8: “Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza (...). Come Cristo (...) così pure la Chiesa circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dall’umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo Fondatore, povero e sofferente, si premura di sollevarne l’indigenza, e in loro intende servire a Cristo”. L’intera Costituzione pastorale Gaudium et spes ha lo scopo di intessere un dialogo con le realtà sociali per superare le ingiustizie e le discriminazioni, compresa la lotta alla povertà con un’equa distribuzione delle risorse: “Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e popoli, così che i beni creati devono secondo un equo criterio essere partecipati a tutti, avendo come guida la giustizia e compagna la carità” (GS 69).

Vi è anche la denuncia dell’opulenza del mondo occidentale contro la dilagante miseria della stragrande parte del mondo: “Mentre alcune nazioni, i cui abitanti troppo spesso per la maggior parte si dicono cristiani, godono di una grande abbondanza di beni, altre nazioni sono prive del necessario per vivere e sono afflitte dalla fame, dalla malattia e da ogni sorta di miserie” (GS 88). In molti altri documenti del Concilio ritroviamo questa attenzione di una Chiesa povera per i poveri; per esempio nella Presbyterorum ordinis 6, dove la povertà è proposta come stile di vita ai sacerdoti, o nella Apostolicam actuositatem 8, dove è proposta ai laici come motivo di identificazione a Cristo mediante la solidarietà e la giustizia.

Da Paolo VI a Papa Francesco un appello corale per una “Chiesa povera, dei poveri” Memorabile il discorso di conclusione del Concilio Vaticano II del beato Paolo VI rivolto ai poveri, ai malati a tutti coloro che soffrono: “O voi tutti che sentite più gravemente il peso della croce, voi che siete poveri e abbandonati, voi che piangete, voi che siete perseguitati per la giustizia, voi di cui si tace, voi sconosciuti del dolore, riprendete coraggio: voi siete i preferiti del regno di Dio, il regno della speranza, della felicità e della vita; siete i fratelli del Cristo sofferente; e con lui, se lo volete, voi salvate il mondo! Ecco la scienza cristiana della sofferenza, la sola che doni la pace. Sappiate che non siete soli, né separati, né abbandonati, né inutili: siete i chiamati da Cristo, la sua immagine vivente e trasparente. Nel suo nome, il Concilio vi saluta con amore, vi ringrazia, vi assicura l’amicizia e l’assistenza della Chiesa e vi benedice”. Tutta l’apprensione per il futuro dell’umanità e il suo amore per gli ultimi, Paolo VI lo esprime nella Populorum progressio 40: “Si danno delle situazioni la cui ingiustizia grida verso il cielo. Quando popolazioni intere, sprovviste del necessario, vivono in uno stato di dipendenza tale da impedir loro qualsiasi iniziativa e responsabilità, e anche ogni possibilità di promozione culturale e di partecipazione alla vita sociale e politica, grande è la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurie alla dignità umana”. San Giovanni Paolo II riprese e sviluppò per la prima volta in un’enciclica il tema dell’opzione preferenziale per i poveri : “Desidero qui segnalarne uno: l’opzione, o amore preferenziale per i poveri. È, questa, una opzione, o una forma speciale di primato nell’esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la Tradizione della Chiesa. Essa si riferisce alla vita di ciascun cristiano, in quanto imitatore della vita di Cristo, ma si applica egualmente alle nostre responsabilità sociali e, perciò, al nostro vivere, alle decisioni da prendere coerentemente circa la proprietà e l’uso dei beni” (Sollicitudo rei socialis, 41). Numerosi sono gli interventi a favore dei poveri e dei loro diritti nelle encicliche sociali di san Giovanni Paolo II.

Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace, Combattere la povertà, costruire la pace, 1° gennaio 2009, riprende il tema di una Chiesa per i poveri: “Da sempre la dottrina sociale della Chiesa si è interessata dei poveri. (...) Quanto alla Chiesa, essa non lascerà mancare mai e in nessun modo l’opera sua. Questa consapevolezza accompagna anche oggi l’azione della Chiesa verso i poveri, nei quali vede Cristo”.

Ed ancora con forza richiama i cristiani al loro dovere di denuncia delle ingiustizie sociali: “I cristiani hanno il dovere di denunciare i mali, di testimoniare e tenere vivi i valori su cui si fonda la dignità della persona, e di promuovere quelle forme di solidarietà che favoriscono il bene comune, affinché l’umanità diventi sempre più famiglia di Dio” (discorso alla Fondazione Centesimus Annus, 15 ottobre 2011).

Con Papa Francesco, questa storia inscindibile, “sacramentale”, del rapporto tra la Chiesa e i poveri, che abbiamo cercato di accennare a grandi linee, trova una fertile accoglienza e maturazione fin dalla sua prima esortazione apostolica Evangelii gaudium: “Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per i poveri, tanto che Egli stesso ‘si fece povero’ ( 2Cor 8,9). Tutto il cammino della nostra redenzione è segnato dai poveri” (EG, 197).

E ancora in modo esplicito Papa Francesco fin dai primi giorni del suo pontificato ha espresso in svariate occasioni il suo desiderio, che è anche il suo progetto per la Chiesa del futuro: “Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei , con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro” (EG, 198).

Anche recentemente, nella visita ai luoghi di don Primo Mazzolari, ha ribadito: “A buona ragione veniva chiamato il ‘parroco dei lontani’, perché egli è l’anticipatore di una Chiesa in uscita, di strada. Non era nostalgico di una Chiesa del passato, ma era proiettato al futuro. Don Primo Mazzolari ci esorta ad essere una Chiesa dei poveri in cerca dei lontani”.

Poveri concreti - non povertà “ideologica” L’indizione della Giornata mondiale dei poveri, che si aggiunge alle altre giornate mondiali indette dai Pontefici su svariate tematiche sociali, come la pace, le immigrazioni, ecc., ha la particolarità questa volta di non trattare una tematica. Non è la Giornata mondiale della povertà, ma la Giornata dei poveri , cioè di persone concrete; è la giornata dell’invito a incontrare il povero, a condividere con lui anzitutto il tempo dell’accoglienza e dell’ascolto, la mensa e i suoi bisogni. Papa Francesco per primo ci ha indirizzato a viverla in questo senso pranzando in quel giorno con 500 poveri in sala Paolo VI.

Si è dichiarato in questi giorni che con Papa Francesco si può delineare una “teologia della povertà”. Credo che sia più opportuno parlare di una “teologia del povero” come “ottavo sacramento” concentrandosi particolarmente sulle conseguenze morali di questa espressione usata per la prima volta dal beato Giacomo Cusmano (Palermo, 18341888), detto “il dottore dei poveri” (C. Bianco, Il povero, ottavo sacramento? L’epistolario di Giacomo Cusmano tra morale, spiritualità e pastorale, Edb, 2014). Inoltre nel messaggio di Papa Francesco si legge che questa Giornata non è rivolta ai soli credenti, ma a tutte le persone di buona volontà perché tutti riscoprano i valori fondamentali della convivenza civile, quali la solidarietà, l’accoglienza, la condivisione, l’ascolto, il mutuo soccorso.

Quindi la portata della Giornata mondiale dei poveri va oltre il solo aspetto religioso e diviene una vera e propria provocazione etica per le nostre società, per le nostre famiglie, per i nostri politici e per le nostre coscienze, abituate troppo spesso al “sonno” prodotto dalle false sicurezze del consumismo, e dalle paure narcisiste.

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Banche e cittadini quale comunicazione? https://www.lavoce.it/banche-cittadini-quale-comunicazione/ Sat, 07 Oct 2017 07:53:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50121

Le difficoltà di comunicazione tra le banche e i cittadini, l’evoluzione del tessuto bancario nei prossimi anni anche in relazione ai progressi delle tecnologie informatiche, le difficoltà legate alla crisi economica, la crescita dell’usura in Umbria, l’impegno della Chiesa umbra per sopperire all’aumento delle povertà e alla mancanza di lavoro. Questi alcuni dei temi affrontati nel corso di un convegno promosso dalla Uilca  - Uil dell’Umbria (Uil credito, assicurazioni e esattorie) che si è svolto nell’Aula magna del dipartimento di Economia e Scienze politiche dell’Università di Perugia. Obiettivo dell’iniziativa, svoltasi in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria e con la trasmissione “Ciao Amici” di Radio Vaticana, presentare il quadro della situazione del mondo finanziario legato alle banche, spesso poco conosciuto ai più - come è stato evidenziato dal moderatore Giuseppe Castellini, già direttore del Giornale dell’Umbria.

Un mondo poco conosciuto anche dai giovani e per questo erano presenti anche gli alunni di alcune classi IV dell’istituto professionale “B. Pascal” di Perugia ai quali è stata data una Introduzione all’educazione finanziaria curata dall’Ufficio studi della Uil, utile per un successivo lavoro in classe. Ad aprire i lavori Luciano Marini, segretario regionale dell’Uilca - Uil, il quale si è soffermato sulla necessità che il rapporto tra banche e cittadini sia sempre più trasparente e caratterizzato da fiducia reciproca, un problema che i centri decisionali delle banche, i manager e i banchieri non sono ancora riusciti a risolvere. È seguito l’intervento di Roberto Telatin, responsabile del Centro studi della Uilca nazionale, il quale ha spiegato come sta cambiando il lavoro nelle banche, soprattutto sotto la spinta delle innovazioni tecnologiche che porteranno - secondo gli esperti - ad una semplificazione, ma anche ad un superamento, del rapporto banca - utente. “Il futuro non sarà più come è oggi, cambierà  - ha detto - il linguaggio con il quale affronteremo le esigenze finanziarie, e non basterà conoscere le parole se non si conoscono le regole. Il sistema finanziario è complesso ed è questo il problema che si troveranno ad affrontare i giovani in futuro e non basterà utilizzare smarthphone o altri device”. Di usura e delle difficoltà che si incontrano nel tentare di arginare il fenomeno ha parlato Alberto Bellocchi, magistrato emerito, presidente della Fondazione umbra contro l’usura. “Un fenomeno – ha detto Bellocchi – che è antico come il mondo” e che a causa della crisi e con la stretta del credito portata avanti dalle banche, anche in Umbria, in questi ultimi anni è molto cresciuto. E ha lanciato un nuovo allarme anche sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella regione che proprio per la sua tranquillità è tra quelle dove “ripulire gli ingenti proventi delle attività illecite”. Maria Rita Valli, direttrice del settimanale La Voce, ha descritto “l’impegno della Chiesa umbra e della Chiesa italiana in difesa dei soggetti più deboli illustrando le iniziative per il contrasto alla povertà, e quelle in favore del microcredito con l’esperienza locale attivata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e quella nazionale del “Prestito della Speranza”. “La domanda che mi faccio - ha detto Valli - è perchè le banche non fanno microcredito quando è dimostrato che la restituzione dei prestiti è allo stesso livello, se non migliore, di quanto avvenga con il credito ordinario”.

      Prestito della Speranza Obiettivo del Prestito della Speranza è favorire una nuova modalità di sostegno a famiglie e piccole imprese che non hanno accesso al credito per le vie ordinarie. Il Progetto nasce nel 2009 per iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana in collaborazione con l’Associazione Bancaria Italiana. Nelle prime due edizioni sono stati erogati oltre 26 milioni di euro a supporto di 4.500 famiglie. In occasione della terza edizione la CEI ha costituito un Fondo di Garanzia di 25 milioni di euro che, a seguito del moltiplicatore 4 adottato da Intesa Sanpaolo, dovrebbe consentire di erogare finanziamenti fino ad un ammontare complessivo pari ad euro 100 milioni. Tutte le info su www.prestitodellasperanza.it
Luca Ferrucci, economista, docente all’Università di Perugia, ha fatto un excursus sull’evoluzione del tessuto bancario in Umbria, caratterizzato dall’estinzione delle banche locali e dall’arrivo dei grandi gruppi. In Umbria, ad esempio, la perdita di tutti i centri decisionali, con le banche umbre con sede legale in Umbria ridotte da 13 a 2, si è dimostrato un fatto negativo, perchè un ecosistema bancario efficace deve vedere modelli diversi convivere insieme, sviluppando così una maggiore concorrenza. Da questo punto di vista, anche il sistema bancario italiano, che è stato superprivatizzato, ha mostrato e mostra le sue falle. Perchè, ha spiegato il professore, non si può dire se sia migliore una banca pubblica o una privata, “ma a mio parere le cose funzionano quando nell’ecosistema bancario convivono le diverse realtà”.]]>

Le difficoltà di comunicazione tra le banche e i cittadini, l’evoluzione del tessuto bancario nei prossimi anni anche in relazione ai progressi delle tecnologie informatiche, le difficoltà legate alla crisi economica, la crescita dell’usura in Umbria, l’impegno della Chiesa umbra per sopperire all’aumento delle povertà e alla mancanza di lavoro. Questi alcuni dei temi affrontati nel corso di un convegno promosso dalla Uilca  - Uil dell’Umbria (Uil credito, assicurazioni e esattorie) che si è svolto nell’Aula magna del dipartimento di Economia e Scienze politiche dell’Università di Perugia. Obiettivo dell’iniziativa, svoltasi in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria e con la trasmissione “Ciao Amici” di Radio Vaticana, presentare il quadro della situazione del mondo finanziario legato alle banche, spesso poco conosciuto ai più - come è stato evidenziato dal moderatore Giuseppe Castellini, già direttore del Giornale dell’Umbria.

Un mondo poco conosciuto anche dai giovani e per questo erano presenti anche gli alunni di alcune classi IV dell’istituto professionale “B. Pascal” di Perugia ai quali è stata data una Introduzione all’educazione finanziaria curata dall’Ufficio studi della Uil, utile per un successivo lavoro in classe. Ad aprire i lavori Luciano Marini, segretario regionale dell’Uilca - Uil, il quale si è soffermato sulla necessità che il rapporto tra banche e cittadini sia sempre più trasparente e caratterizzato da fiducia reciproca, un problema che i centri decisionali delle banche, i manager e i banchieri non sono ancora riusciti a risolvere. È seguito l’intervento di Roberto Telatin, responsabile del Centro studi della Uilca nazionale, il quale ha spiegato come sta cambiando il lavoro nelle banche, soprattutto sotto la spinta delle innovazioni tecnologiche che porteranno - secondo gli esperti - ad una semplificazione, ma anche ad un superamento, del rapporto banca - utente. “Il futuro non sarà più come è oggi, cambierà  - ha detto - il linguaggio con il quale affronteremo le esigenze finanziarie, e non basterà conoscere le parole se non si conoscono le regole. Il sistema finanziario è complesso ed è questo il problema che si troveranno ad affrontare i giovani in futuro e non basterà utilizzare smarthphone o altri device”. Di usura e delle difficoltà che si incontrano nel tentare di arginare il fenomeno ha parlato Alberto Bellocchi, magistrato emerito, presidente della Fondazione umbra contro l’usura. “Un fenomeno – ha detto Bellocchi – che è antico come il mondo” e che a causa della crisi e con la stretta del credito portata avanti dalle banche, anche in Umbria, in questi ultimi anni è molto cresciuto. E ha lanciato un nuovo allarme anche sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella regione che proprio per la sua tranquillità è tra quelle dove “ripulire gli ingenti proventi delle attività illecite”. Maria Rita Valli, direttrice del settimanale La Voce, ha descritto “l’impegno della Chiesa umbra e della Chiesa italiana in difesa dei soggetti più deboli illustrando le iniziative per il contrasto alla povertà, e quelle in favore del microcredito con l’esperienza locale attivata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e quella nazionale del “Prestito della Speranza”. “La domanda che mi faccio - ha detto Valli - è perchè le banche non fanno microcredito quando è dimostrato che la restituzione dei prestiti è allo stesso livello, se non migliore, di quanto avvenga con il credito ordinario”.

      Prestito della Speranza Obiettivo del Prestito della Speranza è favorire una nuova modalità di sostegno a famiglie e piccole imprese che non hanno accesso al credito per le vie ordinarie. Il Progetto nasce nel 2009 per iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana in collaborazione con l’Associazione Bancaria Italiana. Nelle prime due edizioni sono stati erogati oltre 26 milioni di euro a supporto di 4.500 famiglie. In occasione della terza edizione la CEI ha costituito un Fondo di Garanzia di 25 milioni di euro che, a seguito del moltiplicatore 4 adottato da Intesa Sanpaolo, dovrebbe consentire di erogare finanziamenti fino ad un ammontare complessivo pari ad euro 100 milioni. Tutte le info su www.prestitodellasperanza.it
Luca Ferrucci, economista, docente all’Università di Perugia, ha fatto un excursus sull’evoluzione del tessuto bancario in Umbria, caratterizzato dall’estinzione delle banche locali e dall’arrivo dei grandi gruppi. In Umbria, ad esempio, la perdita di tutti i centri decisionali, con le banche umbre con sede legale in Umbria ridotte da 13 a 2, si è dimostrato un fatto negativo, perchè un ecosistema bancario efficace deve vedere modelli diversi convivere insieme, sviluppando così una maggiore concorrenza. Da questo punto di vista, anche il sistema bancario italiano, che è stato superprivatizzato, ha mostrato e mostra le sue falle. Perchè, ha spiegato il professore, non si può dire se sia migliore una banca pubblica o una privata, “ma a mio parere le cose funzionano quando nell’ecosistema bancario convivono le diverse realtà”.]]>
Povertà, ombra che pesa sulle famiglie https://www.lavoce.it/poverta-ombra-che-pesa-sulle-famiglie/ Wed, 19 Jul 2017 11:00:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=49526 poverta-CmykL’Istat ha diffuso i dati sulla povertà in Italia nel 2016 e rileva una “sostanziale stabilità” rispetto all’anno precedente. Non è una buona notizia, perché vuol dire che i livelli raggiunti negli anni più neri della crisi – nel 2007 i poveri erano poco più di un terzo degli attuali – non sono stati intaccati, anzi. Se infatti è statisticamente ragionevole parlare di stabilità in presenza di variazioni minime, è pur vero che i dati registrano un aggravamento del fenomeno.

Vediamo i numeri nel dettaglio, cominciando dalla “povertà assoluta”, cioè la mancanza di beni e servizi essenziali per una vita minimamente accettabile in un certo contesto sociale. Per il 2016 l’Istat stima che questa condizione coinvolga 1 milione 619 mila famiglie (il 6,3%), per un totale di 4 milioni e 742 mila individui (il 7,9% della popolazione totale). Il numero delle famiglie torna ai livelli del 2013 (quando erano 1 milione 615mila), ma il numero delle persone tocca il valore più alto dal 2005 e questo perché – osserva l’Istituto nazionale di statistica – “la povertà assoluta è andata via via ampliandosi tra le famiglie con quattro componenti e oltre, e tra quelle con almeno un figlio minore”.

Una sottolineatura molto significativa. E molto significativo è anche l’aumento dell’intensità della povertà – l’indicatore che rappresenta quanto la spesa delle famiglie sia al di sotto della soglia di povertà – che passa da 18,7% a 20,7%. I poveri, insomma, sono ancora più poveri.

“Siamo ancora in mezzo al guado e farne le spese sono soprattutto famiglie numerose e minori”, osserva in una nota l’Alleanza contro la povertà, che pure sottolinea con favore “la recente approvazione del decreto attuativo della legge delega di contrasto alla povertà”, giudicandolo “il primo atto concreto nella costruzione di una strategia nazionale”.

Per l’Alleanza – un cartello di 35 organizzazioni rappresentative della società civile – è necessario che nella prossima legge di bilancio venga introdotto un piano pluriennale che permetta di andare verso l’universalità dell’intervento attraverso il reddito d’inclusione sociale, attualmente limitato ad alcune fasce. “Tutti coloro che si trovano in povertà assoluta – sostiene l’Alleanza – devono trovare risposte adeguate”, “un contributo economico sufficiente a raggiungere uno standard di vita dignitoso e servizi di welfare locale capaci di offrire la concreta possibilità di modificare il proprio percorso di vita”.

Anche il Forum delle associazioni familiari chiede alla politica “scelte coraggiose” verso “una fiscalità che tenga conto dei componenti famliari” e che non si perda l’occasione della prossima legge di bilancio. “Trasformiamo i propositi in concretezza”, afferma il presidente Gigi De Palo, perché in un Paese con la nostra situazione demografica “si dovrebbero incentivare le nascite, non mettere le famiglie nella condizione di impoverirsi per la nascita di un figlio”.

 

Le Regioni del Centro più colpite di altre

Tra i dati che spiccano nel rapporto Istat sul 2016 c’è un evidente peggioramento nelle Regioni centrali, in cui aumentano sia le famiglie (da 4,2% a 5,9%) sia le persone (da 5,6% a 7,3%) in povertà. A determinarlo in prevalenza è il balzo della povertà assoluta (da 3,3% a 6,4%) nei Comuni con meno di 50 mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane.
Povertà assoluta. In linea con il 2012 è invece l’andamento della povertà assoluta in relazione all’età: il valore minimo riguarda le famiglie in cui la persona di riferimento ha più di 64 anni (3,9%), quello massimo i nuclei in cui la persona di riferimento è sotto i 35 anni (10,4%). Minori e giovani sono i più colpiti. In generale sono le famiglie con tre o più figli minori a registrare l’incremento più rilevante: l’incidenza della povertà assoluta è passata dal 18,3% del 2015 al 26,8% del 2016.
Povertà relativa. La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due persone, è pari alla spesa media mensile di un solo individuo (negli altri casi si applicano vari coefficienti). Nel 2016 le famiglie in questa condizione risultano 2 milioni 734 mila, pari al 10,6% del totale. La povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con quattro componenti (17,1%) e schizza dal 30,9% tra i nuclei con cinque componenti o più; coinvolge soprattutto famiglie giovani, in cui la persona di riferimento ha meno di 35 anni (14,6%), e diminuisce in quelle in cui tale persona ha più di 64 anni (7,9%).

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