Quaresima Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/quaresima/ Settimanale di informazione regionale Thu, 07 Mar 2024 11:54:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Quaresima Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/quaresima/ 32 32 La “dipendenza” rende schiavi. Ma si può vincere https://www.lavoce.it/dipendenza-rende-schiavi-si-puo-vincere/ https://www.lavoce.it/dipendenza-rende-schiavi-si-puo-vincere/#respond Thu, 07 Mar 2024 11:36:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75149

Papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima 2024 ha parlato di libertà e di fratelli e sorelle ancora oppressi dalla schiavitù. Potremmo indicare, nel contesto contemporaneo, come schiavitù anche la dipendenza. Un numero elevato di giovani ed anche di adulti, infatti, vivono una dipendenza che non si riferisce al solo abuso di alcol, di droghe o di altre sostanze, ma anche da abitudini replicate nel tempo.

I numeri delle dipendenze dei giovani

L’Istituto superiore di sanità, lo scorso anno, faceva sapere che “oltre un milione e 150mila adolescenti in Italia sono a rischio di dipendenza da cibo, quasi 500mila potrebbero avere una dipendenza da videogiochi mentre quasi 100mila presentano caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da social media, ed è diffuso anche il fenomeno dell’isolamento sociale (conosciuto come Hikikomori nella sua manifestazione clinica estrema), che riguarda l’1,8% degli studenti medi e l’1,6% di quelli delle superiori”.

Ne parliamo con Riccardo Angeletti, medico-psicoterapeuta esperto in prevenzione e cura delle vecchie e delle nuove dipendenze.

Dott. Angeletti, cosa si intende per “dipendenza”?

“La dipendenza tecnicamente è una malattia cronica recidivante: nasce nel tempo con la messa in atto di una particolare abitudine radicata, come l’uso di sostanza o l’attuare certi comportamenti. Dico recidivante perché un soggetto, ormai libero dalla dipendenza, potrebbe purtroppo ricaderci. La caratteristica principale, che permette di riconoscere una dipendenza, è la chiara modificazione e alterazione dei comportamenti e delle abitudini, perché l’unica cosa che mi dà piacere è quella sostanza o quel comportamento. Qualche esempio per intenderci: una persona dedita al lavoro, precisa, oculata, che non spende mai di soldi, ad un certo punto comincia a non essere più produttivo, a tralasciare le cose, a comprare compulsivamente; o uno studente sempre bravo a scuola che cala drasticamente nel rendimento e che non vuole più andarci. Questi sono cambiamenti comportamentali che possono, seppure non sia un assoluto, far sospettare una dipendenza. Nella persona colpita, invece, un campanello di allarme può essere la comparsa del senso di colpa: l’uso di sostanze o la messa in atto di comportamenti particolari possono suscitare un senso di sconfitta perché, pur trovando piacere in ciò che assume o in quello che fa, non vogliono perdere il controllo”.

Si sente spesso parlare di “new addictions” (nuove dipendenze): cosa sono e quali sono?

“Le nuove dipendenze non hanno a che fare con l’uso di alcol o droghe, come nel caso di quelle che vengono chiamate vecchie dipendenze, ma con comportamenti o attività lecite, socialmente accettate, come lavorare, fare acquisti, navigare su internet, fare sesso, ecc… Sono, quindi, dipendenze da comportamenti che diventano nel tempo compulsivi, come ad esempio: lo shopping, la visione di materiale pornografico, il gioco d’azzardo, l’uso di videogames, la navigazione nel web, l’assunzione di cibo, ma anche lo sport, il lavoro, le relazioni affettive…”.

… addirittura esiste la dipendenza da selfie…

“Sì, l’Associazione psichiatrica americana, ha ufficialmente riconosciuto la dipendenza da selfie, come una vera e propria mania e disturbo mentale. Nel selfie in sé non c’è nulla di male, ma quando questo diventa una routine quotidiana e quando di fronte all’impossibilità di postare le foto si manifestano sintomi di astinenza, siamo di fronte alla dipendenza”.

Le nuove dipendenze hanno elementi comuni?

“Come dicevamo, queste si riferiscono a comportamenti o abitudini socialmente accettati, quindi diventano dipendenze quando ci sono degli elementi - che sono comuni anche se ogni dipendenza ha delle caratteristiche specifiche - come l’impossibilità a resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento e la sensazione crescente di tensione che precede l’inizio del comportamento, come pure il piacere o il sollievo durante la messa in atto del comportamento e la percezione di perdita di controllo, ed anche la persistenza del comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative”.

Come è possibile intervenire? Cosa si può fare?

“Per prima cosa la prevenzione: bisogna conoscere cosa sia una dipendenza, da sostanze o da comportamenti, per riconoscerla e dunque prevenirla, soprattutto quando si passa dall’uso all’abuso. Anche il dialogare è importante per la prevenzione, soprattutto il dialogo tra giovani e adulti, dove quest’ultimi non possono dimenticare la loro funzione educativa, lasciando il ragazzo ad autoregolarsi. Poi c’è il trattamento vero e proprio della dipendenza, dove la terapia cognitivo-comportamentale riscuote più successo. Serve dunque l’affidamento ad un professionista o a dei centri specializzati. Una cosa deve essere chiara: dalla dipendenza non ci si libera da soli!”.

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Papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima 2024 ha parlato di libertà e di fratelli e sorelle ancora oppressi dalla schiavitù. Potremmo indicare, nel contesto contemporaneo, come schiavitù anche la dipendenza. Un numero elevato di giovani ed anche di adulti, infatti, vivono una dipendenza che non si riferisce al solo abuso di alcol, di droghe o di altre sostanze, ma anche da abitudini replicate nel tempo.

I numeri delle dipendenze dei giovani

L’Istituto superiore di sanità, lo scorso anno, faceva sapere che “oltre un milione e 150mila adolescenti in Italia sono a rischio di dipendenza da cibo, quasi 500mila potrebbero avere una dipendenza da videogiochi mentre quasi 100mila presentano caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da social media, ed è diffuso anche il fenomeno dell’isolamento sociale (conosciuto come Hikikomori nella sua manifestazione clinica estrema), che riguarda l’1,8% degli studenti medi e l’1,6% di quelli delle superiori”.

Ne parliamo con Riccardo Angeletti, medico-psicoterapeuta esperto in prevenzione e cura delle vecchie e delle nuove dipendenze.

Dott. Angeletti, cosa si intende per “dipendenza”?

“La dipendenza tecnicamente è una malattia cronica recidivante: nasce nel tempo con la messa in atto di una particolare abitudine radicata, come l’uso di sostanza o l’attuare certi comportamenti. Dico recidivante perché un soggetto, ormai libero dalla dipendenza, potrebbe purtroppo ricaderci. La caratteristica principale, che permette di riconoscere una dipendenza, è la chiara modificazione e alterazione dei comportamenti e delle abitudini, perché l’unica cosa che mi dà piacere è quella sostanza o quel comportamento. Qualche esempio per intenderci: una persona dedita al lavoro, precisa, oculata, che non spende mai di soldi, ad un certo punto comincia a non essere più produttivo, a tralasciare le cose, a comprare compulsivamente; o uno studente sempre bravo a scuola che cala drasticamente nel rendimento e che non vuole più andarci. Questi sono cambiamenti comportamentali che possono, seppure non sia un assoluto, far sospettare una dipendenza. Nella persona colpita, invece, un campanello di allarme può essere la comparsa del senso di colpa: l’uso di sostanze o la messa in atto di comportamenti particolari possono suscitare un senso di sconfitta perché, pur trovando piacere in ciò che assume o in quello che fa, non vogliono perdere il controllo”.

Si sente spesso parlare di “new addictions” (nuove dipendenze): cosa sono e quali sono?

“Le nuove dipendenze non hanno a che fare con l’uso di alcol o droghe, come nel caso di quelle che vengono chiamate vecchie dipendenze, ma con comportamenti o attività lecite, socialmente accettate, come lavorare, fare acquisti, navigare su internet, fare sesso, ecc… Sono, quindi, dipendenze da comportamenti che diventano nel tempo compulsivi, come ad esempio: lo shopping, la visione di materiale pornografico, il gioco d’azzardo, l’uso di videogames, la navigazione nel web, l’assunzione di cibo, ma anche lo sport, il lavoro, le relazioni affettive…”.

… addirittura esiste la dipendenza da selfie…

“Sì, l’Associazione psichiatrica americana, ha ufficialmente riconosciuto la dipendenza da selfie, come una vera e propria mania e disturbo mentale. Nel selfie in sé non c’è nulla di male, ma quando questo diventa una routine quotidiana e quando di fronte all’impossibilità di postare le foto si manifestano sintomi di astinenza, siamo di fronte alla dipendenza”.

Le nuove dipendenze hanno elementi comuni?

“Come dicevamo, queste si riferiscono a comportamenti o abitudini socialmente accettati, quindi diventano dipendenze quando ci sono degli elementi - che sono comuni anche se ogni dipendenza ha delle caratteristiche specifiche - come l’impossibilità a resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento e la sensazione crescente di tensione che precede l’inizio del comportamento, come pure il piacere o il sollievo durante la messa in atto del comportamento e la percezione di perdita di controllo, ed anche la persistenza del comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative”.

Come è possibile intervenire? Cosa si può fare?

“Per prima cosa la prevenzione: bisogna conoscere cosa sia una dipendenza, da sostanze o da comportamenti, per riconoscerla e dunque prevenirla, soprattutto quando si passa dall’uso all’abuso. Anche il dialogare è importante per la prevenzione, soprattutto il dialogo tra giovani e adulti, dove quest’ultimi non possono dimenticare la loro funzione educativa, lasciando il ragazzo ad autoregolarsi. Poi c’è il trattamento vero e proprio della dipendenza, dove la terapia cognitivo-comportamentale riscuote più successo. Serve dunque l’affidamento ad un professionista o a dei centri specializzati. Una cosa deve essere chiara: dalla dipendenza non ci si libera da soli!”.

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Liberi di scegliere, per volontà di Dio https://www.lavoce.it/liberi-di-scegliere-per-volonta-di-dio/ https://www.lavoce.it/liberi-di-scegliere-per-volonta-di-dio/#respond Thu, 22 Feb 2024 17:11:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74982

Nel suo Messaggio per la Quaresima, papa Francesco ha posto al centro della riflessione la libertà, a partire dall’esperienza del popolo d’Israele narrata nel libro dell’Esodo e dai brani evangelici delle tentazioni. Questo tema, in contesto di fede e non solo, apre ad una ulteriore riflessione, quella sul libero arbitrio.

I riferimenti alla libertà nella Sacra Scrittura

La Sacra Scrittura riporta espressioni che sottolineano la libertà dell’uomo, data anzitutto dalla facoltà di prendere scelte, dettate dal proprio pensiero, e di compiere atti, frutto della propria iniziativa.

Il libro del Siracide ad esempio, afferma che “Da principio Dio creò l’uomo e lo lasciò in balia del suo proprio volere” (15, 14). Non può, a questo punto, non tornare alla mente come nei primi capitoli del libro della Genesi, per l'appunto nei racconti di creazione, l’uomo è dotato di libertà. Infatti, colui e colei che Dio ha creato ad immagine e somiglianza sua, lo si vede sin da subito capace di libertà.

Libertà, questa, da non confondersi con l’esaltazione dell’autonomia, bensì da comprendere all’interno di un quadro, quello del racconto della Genesi, che ci rivela come l’uomo è sì libero ma al contempo non è Dio ma Adamo, creato a “immagine” di Dio ma soggetto all’esperienza del limite: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare” (Gen 2, 16).

La libertà dell’uomo, fin dall’atto creativo, è messa alla prova. Ciò, però, non è per rendere l’uomo fittiziamente libero o addirittura prigioniero, ma piuttosto per introdurre l’umanità in un cammino caratterizzato dalla fiducia - di conoscenza del suo Creatore.

La scelta dell'uomo tra ciò che è bene e ciò che è male

La libertà dell’uomo, dunque, fin dalle origini sembrerebbe posta di fronte alla scelta tra ciò che è bene e ciò che è male, dove, sempre se si legge Genesi, scegliere il male conduce alla morte: “perché nel giorno in cui tu nei mangerai [dell’albero del bene e del male, n.d.r.] certamente dovrai morire” (2, 17).

Sarà, poi, possibile accedere a quest’albero, secondo il libro dell’Apocalisse, solo quando l’uomo entrerà nella Gerusalemme celeste: “Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città” (22, 14). Ora, il libero arbitrio non ha che fare con la sola scelta tra il bene ed il male ma è possibilità di compiere o no determinati atti, di scegliere quello anziché quell’altro, in ogni istante della propria esistenza.

Il libero arbitrio

In ambito di fede “libero arbitrio” è anche possibilità di aderire o meno al Vangelo e di viverlo in uno stato di vita piuttosto che in un altro, nel contesto comunque della vocazione universale alla santità. Una volta, infatti, che si accoglie il Vangelo, l’uomo è chiamato a camminare in “novità di vita” e questa può assumere diverse forme. Ed anche qui entra in gioco la libertà. Quello che comunemente chiamiamo “discernimento vocazionale”, infatti, esige come presupposto la libertà stessa: libertà data da Dio che attende una risposta pienamente libera e consapevole, e libertà anche da parte di coloro che accompagnano la persona nel processo di scelta.

Il discernimento vocazionale

Molte volte si sente parlare del “padre” o della “madre” spirituale, del “direttore” spirituale, come di coloro che nell’esperienza di fede di ogni cristiano, ed ancor più per le persone in discernimento vocazionale, aiutano in questo cammino. L’accompagnamento vocazionale o spirituale è “porsi al fianco” non per dirigere ma, appunto, per accompagnare, cioè ‘camminare con’ ed aiutare a scegliere nella libertà. Una libertà che concede perfino di sbagliare, seppure né l’accompagnato e tantomeno l’accompagnatore lo desiderano, e anche di ritornare sui propri passi. In questa logica può sembrare una sottigliezza, ed invece non lo è, dire che c’è da diffidare di coloro che accompagnano, o meglio ancora che credono di farlo, utilizzando perlopiù la forma verbale dell’imperativo anziché del condizionale. Chi accompagna consiglia, non comanda.

Solo uno ha la facoltà di consegnare dei comandamenti ed è Dio, e anche lui attende la risposta libera dell’uomo. Si potrebbe pensare che parlare di libero arbitrio a partire dal racconto di Genesi ed arrivare al discernimento vocazionale e alla dinamica dell’accompagnamento sia un volo pindarico, eppure proprio il comprendere la libertà umana come dono di Dio, come esperienza del limite, come possibilità di preferire ciò che è bene da ciò che è male, e (purtroppo!) viceversa, permette di avere le fondamenta per ogni scelta e per ogni relazione di aiuto nella scelta. Se così non fosse si rischierebbe di abusare della libertà e di compromettere la vocazione particolare della persona.

Don Francesco Verzini rettore del Seminario regionale umbro
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Nel suo Messaggio per la Quaresima, papa Francesco ha posto al centro della riflessione la libertà, a partire dall’esperienza del popolo d’Israele narrata nel libro dell’Esodo e dai brani evangelici delle tentazioni. Questo tema, in contesto di fede e non solo, apre ad una ulteriore riflessione, quella sul libero arbitrio.

I riferimenti alla libertà nella Sacra Scrittura

La Sacra Scrittura riporta espressioni che sottolineano la libertà dell’uomo, data anzitutto dalla facoltà di prendere scelte, dettate dal proprio pensiero, e di compiere atti, frutto della propria iniziativa.

Il libro del Siracide ad esempio, afferma che “Da principio Dio creò l’uomo e lo lasciò in balia del suo proprio volere” (15, 14). Non può, a questo punto, non tornare alla mente come nei primi capitoli del libro della Genesi, per l'appunto nei racconti di creazione, l’uomo è dotato di libertà. Infatti, colui e colei che Dio ha creato ad immagine e somiglianza sua, lo si vede sin da subito capace di libertà.

Libertà, questa, da non confondersi con l’esaltazione dell’autonomia, bensì da comprendere all’interno di un quadro, quello del racconto della Genesi, che ci rivela come l’uomo è sì libero ma al contempo non è Dio ma Adamo, creato a “immagine” di Dio ma soggetto all’esperienza del limite: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare” (Gen 2, 16).

La libertà dell’uomo, fin dall’atto creativo, è messa alla prova. Ciò, però, non è per rendere l’uomo fittiziamente libero o addirittura prigioniero, ma piuttosto per introdurre l’umanità in un cammino caratterizzato dalla fiducia - di conoscenza del suo Creatore.

La scelta dell'uomo tra ciò che è bene e ciò che è male

La libertà dell’uomo, dunque, fin dalle origini sembrerebbe posta di fronte alla scelta tra ciò che è bene e ciò che è male, dove, sempre se si legge Genesi, scegliere il male conduce alla morte: “perché nel giorno in cui tu nei mangerai [dell’albero del bene e del male, n.d.r.] certamente dovrai morire” (2, 17).

Sarà, poi, possibile accedere a quest’albero, secondo il libro dell’Apocalisse, solo quando l’uomo entrerà nella Gerusalemme celeste: “Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città” (22, 14). Ora, il libero arbitrio non ha che fare con la sola scelta tra il bene ed il male ma è possibilità di compiere o no determinati atti, di scegliere quello anziché quell’altro, in ogni istante della propria esistenza.

Il libero arbitrio

In ambito di fede “libero arbitrio” è anche possibilità di aderire o meno al Vangelo e di viverlo in uno stato di vita piuttosto che in un altro, nel contesto comunque della vocazione universale alla santità. Una volta, infatti, che si accoglie il Vangelo, l’uomo è chiamato a camminare in “novità di vita” e questa può assumere diverse forme. Ed anche qui entra in gioco la libertà. Quello che comunemente chiamiamo “discernimento vocazionale”, infatti, esige come presupposto la libertà stessa: libertà data da Dio che attende una risposta pienamente libera e consapevole, e libertà anche da parte di coloro che accompagnano la persona nel processo di scelta.

Il discernimento vocazionale

Molte volte si sente parlare del “padre” o della “madre” spirituale, del “direttore” spirituale, come di coloro che nell’esperienza di fede di ogni cristiano, ed ancor più per le persone in discernimento vocazionale, aiutano in questo cammino. L’accompagnamento vocazionale o spirituale è “porsi al fianco” non per dirigere ma, appunto, per accompagnare, cioè ‘camminare con’ ed aiutare a scegliere nella libertà. Una libertà che concede perfino di sbagliare, seppure né l’accompagnato e tantomeno l’accompagnatore lo desiderano, e anche di ritornare sui propri passi. In questa logica può sembrare una sottigliezza, ed invece non lo è, dire che c’è da diffidare di coloro che accompagnano, o meglio ancora che credono di farlo, utilizzando perlopiù la forma verbale dell’imperativo anziché del condizionale. Chi accompagna consiglia, non comanda.

Solo uno ha la facoltà di consegnare dei comandamenti ed è Dio, e anche lui attende la risposta libera dell’uomo. Si potrebbe pensare che parlare di libero arbitrio a partire dal racconto di Genesi ed arrivare al discernimento vocazionale e alla dinamica dell’accompagnamento sia un volo pindarico, eppure proprio il comprendere la libertà umana come dono di Dio, come esperienza del limite, come possibilità di preferire ciò che è bene da ciò che è male, e (purtroppo!) viceversa, permette di avere le fondamenta per ogni scelta e per ogni relazione di aiuto nella scelta. Se così non fosse si rischierebbe di abusare della libertà e di compromettere la vocazione particolare della persona.

Don Francesco Verzini rettore del Seminario regionale umbro
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Messaggio del Papa per la Quaresima: parola chiave libertà https://www.lavoce.it/messaggio-del-papa-per-la-quaresima-parola-chiave-liberta/ https://www.lavoce.it/messaggio-del-papa-per-la-quaresima-parola-chiave-liberta/#respond Mon, 19 Feb 2024 08:00:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74956

Con il recente messaggio per la Quaresima 2024, papa Francesco ha posto l’attenzione su un tema caro all’epoca moderna e contemporanea: la libertà. Prendendo avvio dagli eventi narrati nel libro dell’Esodo e, poi, dall’esperienza che Gesù fa nel deserto, sino alla sua morte e risurrezione, il Pontefice ha messo in relazione la libertà e, dunque, la liberazione, nella loro dimensione teologica ed etica. Infatti, la cristianità può lasciare in eredità alla contemporaneità il significato profondo della libertà, per l’esperienza che i credenti fanno della salvezza operata da Dio in Cristo.

La Quaresima ci accompagna, attraverso un cammino di sei settimane, alla celebrazione della Pasqua, ossia alla celebrazione del mistero di passione, morte e risurrezione di Cristo; evento, questo, che ha liberato l’uomo dalla schiavitù del peccato e della morte, affinché l’umanità potesse far ritorno a Dio, per essere in comunione con lui ed avere la vita eterna. Questa esperienza redentrice, che si rinnova continuamente nella Pasqua annuale introdotta dalla Quaresima e nei sacramenti, forgia nel profondo l’uomo, facendo della sua liberazione e libertà la radice del suo operare nel mondo.

L'amore misericordioso di Dio è il motore che spinge l'uomo a ricercare la libertà altrui

Afferma l’apostolo Paolo, nella Lettera ai Romani, che coloro che partecipano alla morte e risurrezione di Cristo, per mezzo del battesimo - dunque tutti i cristiani - possono camminare in novità di vita (cfr. Rm 6, 4), pertanto l’esperienza dell’amore misericordioso di Dio, che sempre perdona e dona vita, è il motore che spinge l’uomo a ricercare la libertà altrui e ad impegnarsi per liberazione altrui. D’altronde “se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1Gv 4, 11), come lo stesso Gesù aveva già detto ai suoi nella cena pasquale: “vi ho dato un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri” (Gv 13, 34).

L'uomo destinatario della liberazione operata da Dio diventa egli stesso strumento per riconsegnare la libertà agli oppressi

E come l’amore liberante di Dio è sorgente della nostra libertà, così il nostro amore è possibilità di liberazione dei fratelli e delle sorelle oppressi dalla bramosia umana. Difatti essendo l’uomo destinatario della liberazione operata da Dio, in forza di questa esperienza, diventa egli stesso strumento per riconsegnare la libertà agli oppressi. Sempre l’apostolo Paolo direbbe, anche se in occasione del racconto della cena del Signore, “io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso” (1Cor 11, 23). In questa catena di ricezione e trasmissione è inserito ogni battezzato che ha vissuto la liberazione e, quindi, la riconsegna della propria libertà e a sua volta trasmette ciò che egli ha vissuto. Anche perché ogni forma di sopruso, che ancor oggi molti uomini e donne vivono, è in profonda contrapposizione con il Vangelo e, perciò, non può lasciare tranquille le coscienze dei cristiani.

L'amore di Dio, sorgente di libertà, abbraccia l'intera umanità

Ora, la logica dell’amore di Dio, sorgente di libertà, è gratuita ed universale e, dunque, abbraccia l’intera umanità; perciò, non si può pensare che l’amore del cristiano si ponga dei limiti, anzi si estende addirittura ai persecutori e ai nemici (cfr. Mt 5, 43-44). La parabola del buon samaritano, ad esempio, mostra come i pregiudizi, legati all’appartenenza etnicoreligiosa, sono superati dall’amore compassionevole. Un amore che, oltre ad essere universale e gratuito, ha come ulteriore qualità la concretezza: concreta è stata la compassione del samaritano, fatta di gesti di cura, concreto è stato l’amore di Cristo che “avendo amato i suoi che erano nel mondo, lì amò sino alla fine” (Gv 13, 1), con il dono totale di sé sulla croce.

La libertà trova il suo senso nell'amore e l'amore è promessa certa di libertà

Perciò tra amore e libertà c’è un indissolubile legame: la libertà non trova il suo autentico senso se non nell’amore e l’amore è promessa certa di libertà. Per questo, la grande vocazione degli uomini e delle donne del nostro tempo è la costruzione della fratellanza e dell’amicizia tra gli uomini e tra i popoli, connotata dall’amore vicendevole e non dal sospetto verso l’altro, affinché ognuno possa godere di quella libertà necessaria per vivere una vita pienamente umana.

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Con il recente messaggio per la Quaresima 2024, papa Francesco ha posto l’attenzione su un tema caro all’epoca moderna e contemporanea: la libertà. Prendendo avvio dagli eventi narrati nel libro dell’Esodo e, poi, dall’esperienza che Gesù fa nel deserto, sino alla sua morte e risurrezione, il Pontefice ha messo in relazione la libertà e, dunque, la liberazione, nella loro dimensione teologica ed etica. Infatti, la cristianità può lasciare in eredità alla contemporaneità il significato profondo della libertà, per l’esperienza che i credenti fanno della salvezza operata da Dio in Cristo.

La Quaresima ci accompagna, attraverso un cammino di sei settimane, alla celebrazione della Pasqua, ossia alla celebrazione del mistero di passione, morte e risurrezione di Cristo; evento, questo, che ha liberato l’uomo dalla schiavitù del peccato e della morte, affinché l’umanità potesse far ritorno a Dio, per essere in comunione con lui ed avere la vita eterna. Questa esperienza redentrice, che si rinnova continuamente nella Pasqua annuale introdotta dalla Quaresima e nei sacramenti, forgia nel profondo l’uomo, facendo della sua liberazione e libertà la radice del suo operare nel mondo.

L'amore misericordioso di Dio è il motore che spinge l'uomo a ricercare la libertà altrui

Afferma l’apostolo Paolo, nella Lettera ai Romani, che coloro che partecipano alla morte e risurrezione di Cristo, per mezzo del battesimo - dunque tutti i cristiani - possono camminare in novità di vita (cfr. Rm 6, 4), pertanto l’esperienza dell’amore misericordioso di Dio, che sempre perdona e dona vita, è il motore che spinge l’uomo a ricercare la libertà altrui e ad impegnarsi per liberazione altrui. D’altronde “se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1Gv 4, 11), come lo stesso Gesù aveva già detto ai suoi nella cena pasquale: “vi ho dato un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri” (Gv 13, 34).

L'uomo destinatario della liberazione operata da Dio diventa egli stesso strumento per riconsegnare la libertà agli oppressi

E come l’amore liberante di Dio è sorgente della nostra libertà, così il nostro amore è possibilità di liberazione dei fratelli e delle sorelle oppressi dalla bramosia umana. Difatti essendo l’uomo destinatario della liberazione operata da Dio, in forza di questa esperienza, diventa egli stesso strumento per riconsegnare la libertà agli oppressi. Sempre l’apostolo Paolo direbbe, anche se in occasione del racconto della cena del Signore, “io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso” (1Cor 11, 23). In questa catena di ricezione e trasmissione è inserito ogni battezzato che ha vissuto la liberazione e, quindi, la riconsegna della propria libertà e a sua volta trasmette ciò che egli ha vissuto. Anche perché ogni forma di sopruso, che ancor oggi molti uomini e donne vivono, è in profonda contrapposizione con il Vangelo e, perciò, non può lasciare tranquille le coscienze dei cristiani.

L'amore di Dio, sorgente di libertà, abbraccia l'intera umanità

Ora, la logica dell’amore di Dio, sorgente di libertà, è gratuita ed universale e, dunque, abbraccia l’intera umanità; perciò, non si può pensare che l’amore del cristiano si ponga dei limiti, anzi si estende addirittura ai persecutori e ai nemici (cfr. Mt 5, 43-44). La parabola del buon samaritano, ad esempio, mostra come i pregiudizi, legati all’appartenenza etnicoreligiosa, sono superati dall’amore compassionevole. Un amore che, oltre ad essere universale e gratuito, ha come ulteriore qualità la concretezza: concreta è stata la compassione del samaritano, fatta di gesti di cura, concreto è stato l’amore di Cristo che “avendo amato i suoi che erano nel mondo, lì amò sino alla fine” (Gv 13, 1), con il dono totale di sé sulla croce.

La libertà trova il suo senso nell'amore e l'amore è promessa certa di libertà

Perciò tra amore e libertà c’è un indissolubile legame: la libertà non trova il suo autentico senso se non nell’amore e l’amore è promessa certa di libertà. Per questo, la grande vocazione degli uomini e delle donne del nostro tempo è la costruzione della fratellanza e dell’amicizia tra gli uomini e tra i popoli, connotata dall’amore vicendevole e non dal sospetto verso l’altro, affinché ognuno possa godere di quella libertà necessaria per vivere una vita pienamente umana.

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Quaresima. L’arcivescovo Maffeis: “Si apre davanti a noi un tempo di grazia…” https://www.lavoce.it/quaresima-larcivescovo-maffeis-si-apre-davanti-a-noi-un-tempo-di-grazia/ https://www.lavoce.it/quaresima-larcivescovo-maffeis-si-apre-davanti-a-noi-un-tempo-di-grazia/#respond Tue, 13 Feb 2024 14:47:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74890 quaresima

Con il Mercoledì delle Ceneri (14 febbraio) i cristiani entrano nella Quaresima, cammino di fede in preparazione alla Pasqua di Risurrezione vissuto con particolare raccoglimento spirituale, sobrietà, penitenza, digiuno e sostegno alle opere di carita’. Nelle chiese viene celebrata l’Eucaristia con il rito della benedizione e imposizione delle Ceneri, l’atto penitenziale con cui i fedeli iniziano il cammino di conversione quaresimale.

"Si apre davanti a noi un tempo di grazia in cui, come sottolinea il Messaggio del Papa,  “Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù” e faccia propria quella “chiamata vigorosa alla libertà”, che matura in un cammino".

A evidenziarlo è l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis nella sua lettera rivolta alla comunità cristiana di Perugia-Città della Pieve in vista della Quaresima, con un richiamo alle schiavitù che fanno sì che siamo ancora sotto il dominio del Faraone, un dominio che non è solo esteriore, ma tocca l’interioritàPossiamo attaccarci al denaro, a certi progetti, idee, obiettivi, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone. Invece di farci incontrare, ci contrapporranno".

"La Quaresima -prosegue l’arcivescovo- ci provoca a uscire da questi orizzonti chiusi, che portano a “vagare nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa”. Per stare alla presenza di Dio e del fratello, ci propone di saperci fermare in preghiera, in una frequentazione più assidua della Parola del Signore, che porti a recuperare la dimensione contemplativa della vita".

Monsignor Ivan Maffeis propone anche due segni di condivisione concreta da promuovere nelle comunità parrocchiali.

"Domenica 10 marzo le offerte saranno destinate alla Caritas diocesana, impegnata a restituire dignità e ad accompagnare diverse migliaia di persone.

Venerdì Santo (29 marzo) si terrà una seconda colletta di questo tempo che ci accompagna a Pasqua – scrive l’arcivescovo –, quella per la Terra Santa… Nella drammatica situazione odierna, tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali - scuole, case per anziani, ospedale - che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi".

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quaresima

Con il Mercoledì delle Ceneri (14 febbraio) i cristiani entrano nella Quaresima, cammino di fede in preparazione alla Pasqua di Risurrezione vissuto con particolare raccoglimento spirituale, sobrietà, penitenza, digiuno e sostegno alle opere di carita’. Nelle chiese viene celebrata l’Eucaristia con il rito della benedizione e imposizione delle Ceneri, l’atto penitenziale con cui i fedeli iniziano il cammino di conversione quaresimale.

"Si apre davanti a noi un tempo di grazia in cui, come sottolinea il Messaggio del Papa,  “Dio educa il suo popolo, perché esca dalle sue schiavitù” e faccia propria quella “chiamata vigorosa alla libertà”, che matura in un cammino".

A evidenziarlo è l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis nella sua lettera rivolta alla comunità cristiana di Perugia-Città della Pieve in vista della Quaresima, con un richiamo alle schiavitù che fanno sì che siamo ancora sotto il dominio del Faraone, un dominio che non è solo esteriore, ma tocca l’interioritàPossiamo attaccarci al denaro, a certi progetti, idee, obiettivi, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone. Invece di farci incontrare, ci contrapporranno".

"La Quaresima -prosegue l’arcivescovo- ci provoca a uscire da questi orizzonti chiusi, che portano a “vagare nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa”. Per stare alla presenza di Dio e del fratello, ci propone di saperci fermare in preghiera, in una frequentazione più assidua della Parola del Signore, che porti a recuperare la dimensione contemplativa della vita".

Monsignor Ivan Maffeis propone anche due segni di condivisione concreta da promuovere nelle comunità parrocchiali.

"Domenica 10 marzo le offerte saranno destinate alla Caritas diocesana, impegnata a restituire dignità e ad accompagnare diverse migliaia di persone.

Venerdì Santo (29 marzo) si terrà una seconda colletta di questo tempo che ci accompagna a Pasqua – scrive l’arcivescovo –, quella per la Terra Santa… Nella drammatica situazione odierna, tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali - scuole, case per anziani, ospedale - che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi".

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Numerosi giovani in Cattedrale alla Veglia di Quaresima con l’arcivescovo https://www.lavoce.it/numerosi-giovani-in-cattedrale-alla-veglia-di-quaresima-con-larcivescovo/ https://www.lavoce.it/numerosi-giovani-in-cattedrale-alla-veglia-di-quaresima-con-larcivescovo/#respond Sat, 18 Mar 2023 11:03:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70841 veglia di quaresima 2023

Venerdì sera 17 marzo, in una gremita Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si è tenuta la Veglia di Quaresima dei giovani con l’arcivescovo Ivan Maffeis, organizzata dalla Pastorale diocesana giovanile insieme alle Pastorali vocazionale ed universitaria e al Coordinamento Oratori Perugini (COP). Gli interrogativi di alcuni giovani presentati durante le cinque stazioni della via Crucis hanno stimolato la riflessione di monsignor Maffeis (il testo integrale è scaricabile dal link: http://diocesi.perugia.it/veglia-quaresima-giovani-perugia-17-marzo-2023/ ), che ha concluso con un invito non poco impegnativo rivolto loro:

"Lasciatevi incontrare dal Vangelo e guardare negli occhi dal Signore Gesù: vi ritroverete subito in cammino. E non vi sentirete più soli".

L’arcivescovo ha introdotto la sua meditazione citando una recente fotografia del quotidiano Il Sole 24 Ore sulle giovani generazioni da cui emerge una generazione in sofferenza, ferita da un dolore segreto. "Un fiume carsico -ha detto- che appare e scompare velocemente: se non sei attento, se non sei disponibile a coglierne i segni, a riconoscerlo, ci passi accanto senza nemmeno vederlo".

Si è poi soffermato sui tanti altri luoghi e situazioni di fragilità e di sofferenza, che diventano subito invisibili, come le famiglie del territorio Perugino che il terremoto ha privato della loro abitazione e delle loro chiese.

Ha raccontato anche del suo incontro con un detenuto di Capanne, che gli ha detto: "Mi sto spegnendo, non riesco più a sentire emozioni, a innamorarmi…".

Nell’allargare lo sguardo, l’arcivescovo si è soffermato sulle vicende di un Iran, che acceca letteralmente i suoi giovani, le sue ragazze, con l’intento di umiliarne la bellezza e spegnerne i sogni; sulla guerra in un’Ucraina, che era il granaio d’Europa e non solo, mentre oggi è bagnata dal sangue di centinaia di migliaia di vite; su un Malawi, il 'nostro' Malawi, devastato dalla furia del ciclone”; su un Mediterraneo che, a differenza del Mar Rosso, si richiude, annegando le speranze di vita di quanti fuggono dalla miseria e dalla violenza, dalla persecuzione e dalla guerra…

"Queste croci -ha sottolineato- che per noi è facile non vedere, contraddicono il disegno di Dio sull’uomo e sulla creazione. Un disegno che prende forma nel volto di Gesù di Nazareth, nelle sue parole, nella sua vita: la sua stessa croce dice la misura del suo amore; la sua passione riassume in sé la passione di ogni uomo; in lui, coronato di spine, c’è il giusto sofferente, che anche nella morte non smette di affidarsi al Padre: il grido del Crocifisso è lanciato al cielo, non contro il cielo…

Dinanzi a lui possiamo venir presi da un’infinita tenerezza, proprio come fu per San Francesco, che meditava la Passione con com-passione".

Monsignor Maffeis, avviandosi alla conclusione, ha parlato di una vita possibile come le testimonianze dei dodici giovani che a Pasqua riceveranno il battesimo.

"Si sono avvicinati alla fede e alla Chiesa -ha aggiunto- per contagio, perché affascinati dalla vita di un compagno di Università, dall’amore di un ragazzo, da un percorso di catechesi, da un’esperienza di accoglienza da parte della comunità cristiana".

Come anche le parole di Chiara Letizia e di Maria Grazia che testimoniano come la vita proposta da Cristo è possibile ed è bella, ha commentato l’arcivescovo precisando che

"Chiara Letizia, nella domenica dopo Pasqua, farà la sua professione nel monastero delle Clarisse di Sant’Agnese; mentre Maria Grazia, in questo stesso nostro monastero, ha appena celebrato i settant'anni di professione religiosa.

Una giovane e un’anziana, unite da una sola parola: gratitudine alla vita. Cari ragazzi, no, non siamo semplicemente il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di voi è voluto, è amato, è necessario".

La Veglia di Quaresima, è proseguita con la Via Crucis, lungo le navate della Cattedrale, la croce che poteva così toccare i quadri viventi in cui alcuni capi scout rappresentavano le vicende raccontate nelle meditazioni.

"Ogni scena è stata incensata dall’arcivescovo, perché i ragazzi potessero riconoscerle come profumate, importanti -ha commentato don Luca Delunghi, responsabile dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile- hanno scoperto come lì c’è passata la croce, ma anche il crocifisso che con loro ha condiviso quelle pieghe della loro vita".

A ciascuno dei settecento giovani presenti nel Duomo di Perugia, è stato consegnato un sacchetto di stoffa con dell’incenso. I sacchetti, sono stati realizzati dalle detenute e riempiti dai detenuti della Casa Circondariale di Capanne. "Frutto del loro lavoro e del loro tempo offerto per noi -ha sottolineato don Luca- segno di tutto quello che può riempire la nostra vita, con le tante piaghe che la abitano e che ci abitano".

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veglia di quaresima 2023

Venerdì sera 17 marzo, in una gremita Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si è tenuta la Veglia di Quaresima dei giovani con l’arcivescovo Ivan Maffeis, organizzata dalla Pastorale diocesana giovanile insieme alle Pastorali vocazionale ed universitaria e al Coordinamento Oratori Perugini (COP). Gli interrogativi di alcuni giovani presentati durante le cinque stazioni della via Crucis hanno stimolato la riflessione di monsignor Maffeis (il testo integrale è scaricabile dal link: http://diocesi.perugia.it/veglia-quaresima-giovani-perugia-17-marzo-2023/ ), che ha concluso con un invito non poco impegnativo rivolto loro:

"Lasciatevi incontrare dal Vangelo e guardare negli occhi dal Signore Gesù: vi ritroverete subito in cammino. E non vi sentirete più soli".

L’arcivescovo ha introdotto la sua meditazione citando una recente fotografia del quotidiano Il Sole 24 Ore sulle giovani generazioni da cui emerge una generazione in sofferenza, ferita da un dolore segreto. "Un fiume carsico -ha detto- che appare e scompare velocemente: se non sei attento, se non sei disponibile a coglierne i segni, a riconoscerlo, ci passi accanto senza nemmeno vederlo".

Si è poi soffermato sui tanti altri luoghi e situazioni di fragilità e di sofferenza, che diventano subito invisibili, come le famiglie del territorio Perugino che il terremoto ha privato della loro abitazione e delle loro chiese.

Ha raccontato anche del suo incontro con un detenuto di Capanne, che gli ha detto: "Mi sto spegnendo, non riesco più a sentire emozioni, a innamorarmi…".

Nell’allargare lo sguardo, l’arcivescovo si è soffermato sulle vicende di un Iran, che acceca letteralmente i suoi giovani, le sue ragazze, con l’intento di umiliarne la bellezza e spegnerne i sogni; sulla guerra in un’Ucraina, che era il granaio d’Europa e non solo, mentre oggi è bagnata dal sangue di centinaia di migliaia di vite; su un Malawi, il 'nostro' Malawi, devastato dalla furia del ciclone”; su un Mediterraneo che, a differenza del Mar Rosso, si richiude, annegando le speranze di vita di quanti fuggono dalla miseria e dalla violenza, dalla persecuzione e dalla guerra…

"Queste croci -ha sottolineato- che per noi è facile non vedere, contraddicono il disegno di Dio sull’uomo e sulla creazione. Un disegno che prende forma nel volto di Gesù di Nazareth, nelle sue parole, nella sua vita: la sua stessa croce dice la misura del suo amore; la sua passione riassume in sé la passione di ogni uomo; in lui, coronato di spine, c’è il giusto sofferente, che anche nella morte non smette di affidarsi al Padre: il grido del Crocifisso è lanciato al cielo, non contro il cielo…

Dinanzi a lui possiamo venir presi da un’infinita tenerezza, proprio come fu per San Francesco, che meditava la Passione con com-passione".

Monsignor Maffeis, avviandosi alla conclusione, ha parlato di una vita possibile come le testimonianze dei dodici giovani che a Pasqua riceveranno il battesimo.

"Si sono avvicinati alla fede e alla Chiesa -ha aggiunto- per contagio, perché affascinati dalla vita di un compagno di Università, dall’amore di un ragazzo, da un percorso di catechesi, da un’esperienza di accoglienza da parte della comunità cristiana".

Come anche le parole di Chiara Letizia e di Maria Grazia che testimoniano come la vita proposta da Cristo è possibile ed è bella, ha commentato l’arcivescovo precisando che

"Chiara Letizia, nella domenica dopo Pasqua, farà la sua professione nel monastero delle Clarisse di Sant’Agnese; mentre Maria Grazia, in questo stesso nostro monastero, ha appena celebrato i settant'anni di professione religiosa.

Una giovane e un’anziana, unite da una sola parola: gratitudine alla vita. Cari ragazzi, no, non siamo semplicemente il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di voi è voluto, è amato, è necessario".

La Veglia di Quaresima, è proseguita con la Via Crucis, lungo le navate della Cattedrale, la croce che poteva così toccare i quadri viventi in cui alcuni capi scout rappresentavano le vicende raccontate nelle meditazioni.

"Ogni scena è stata incensata dall’arcivescovo, perché i ragazzi potessero riconoscerle come profumate, importanti -ha commentato don Luca Delunghi, responsabile dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile- hanno scoperto come lì c’è passata la croce, ma anche il crocifisso che con loro ha condiviso quelle pieghe della loro vita".

A ciascuno dei settecento giovani presenti nel Duomo di Perugia, è stato consegnato un sacchetto di stoffa con dell’incenso. I sacchetti, sono stati realizzati dalle detenute e riempiti dai detenuti della Casa Circondariale di Capanne. "Frutto del loro lavoro e del loro tempo offerto per noi -ha sottolineato don Luca- segno di tutto quello che può riempire la nostra vita, con le tante piaghe che la abitano e che ci abitano".

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Veglia di Quaresima dei giovani in Cattedrale con l’arcivescovo Maffeis https://www.lavoce.it/veglia-di-quaresima-dei-giovani-in-cattedrale-con-larcivescovo-maffeis/ https://www.lavoce.it/veglia-di-quaresima-dei-giovani-in-cattedrale-con-larcivescovo-maffeis/#respond Fri, 17 Mar 2023 16:17:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70837 veglia di quaresima perugia

Nelle pieghe della tua storia è il tema della Veglia di Quaresima organizzata dall’Ufficio diocesano di pastorale giovanile, in programma questa sera, venerdì 17 marzo, alle ore 20.45, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia insieme all’arcivescovo Ivan Maffeis. Questa veglia è promossa insieme agli Uffici diocesani di Pastorale vocazionale ed universitaria e al Coordinamento Oratori Perugini (COP).

"Camminare insieme con Cristo e Gesù e conoscere il filo rosso che intesse la mia storia con le sue ferite e la storia del Figlio di Dio con le mie ferite".

Così don Luca Delunghi, responsabile della Pastorale giovanile, introduce al senso profondo della veglia di preghiera che vedrà protagonisti i giovani insieme al loro vescovo.

Un appuntamento sempre molto partecipato, che vede in San Lorenzo, insieme a parroci, viceparroci, religiosi e religiose, diaconi, seminaristi, catechisti, educatori e animatori d’oratorio, centinaia di ragazzi e ragazze provenienti dalle sette Zone pastorali e da associazioni e realtà giovanili dell’Archidiocesi, a servizio anche dei più piccoli nel sostenerli a compiere i primi passi della loro l’esperienza di fede nella Chiesa diocesana e particolare.

Le riflessioni della Veglia di Quaresima

"Le stazioni della Via Crucis segneranno i tempi e le riflessioni che i giovani hanno preparato insieme ai loro parroci e catechisti.

Le fatiche, le afflizioni e il nonsenso che in certe pieghe della propria storia vivono giovani e ragazzi durante la Veglia di Quaresima si incontreranno con la croce di Gesù per scoprire il mistero e il miracolo dell’incarnazione che li lega e che ci salva".

Così, annunciano dall’Ufficio di pastorale giovanile sottolineando che, alle riflessioni e agli interrogativi dei ragazzi seguirà la riflessione del vescovo Ivan.

"Il segno che sarà consegnato a ogni giovane -spiegano- è stato realizzato dai detenuti della sezione maschile e femminile del carcere di Capanne, ai quali già va il nostro ringraziamento".

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veglia di quaresima perugia

Nelle pieghe della tua storia è il tema della Veglia di Quaresima organizzata dall’Ufficio diocesano di pastorale giovanile, in programma questa sera, venerdì 17 marzo, alle ore 20.45, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia insieme all’arcivescovo Ivan Maffeis. Questa veglia è promossa insieme agli Uffici diocesani di Pastorale vocazionale ed universitaria e al Coordinamento Oratori Perugini (COP).

"Camminare insieme con Cristo e Gesù e conoscere il filo rosso che intesse la mia storia con le sue ferite e la storia del Figlio di Dio con le mie ferite".

Così don Luca Delunghi, responsabile della Pastorale giovanile, introduce al senso profondo della veglia di preghiera che vedrà protagonisti i giovani insieme al loro vescovo.

Un appuntamento sempre molto partecipato, che vede in San Lorenzo, insieme a parroci, viceparroci, religiosi e religiose, diaconi, seminaristi, catechisti, educatori e animatori d’oratorio, centinaia di ragazzi e ragazze provenienti dalle sette Zone pastorali e da associazioni e realtà giovanili dell’Archidiocesi, a servizio anche dei più piccoli nel sostenerli a compiere i primi passi della loro l’esperienza di fede nella Chiesa diocesana e particolare.

Le riflessioni della Veglia di Quaresima

"Le stazioni della Via Crucis segneranno i tempi e le riflessioni che i giovani hanno preparato insieme ai loro parroci e catechisti.

Le fatiche, le afflizioni e il nonsenso che in certe pieghe della propria storia vivono giovani e ragazzi durante la Veglia di Quaresima si incontreranno con la croce di Gesù per scoprire il mistero e il miracolo dell’incarnazione che li lega e che ci salva".

Così, annunciano dall’Ufficio di pastorale giovanile sottolineando che, alle riflessioni e agli interrogativi dei ragazzi seguirà la riflessione del vescovo Ivan.

"Il segno che sarà consegnato a ogni giovane -spiegano- è stato realizzato dai detenuti della sezione maschile e femminile del carcere di Capanne, ai quali già va il nostro ringraziamento".

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‘Costruiamo insieme una società più giusta’: l’invito della Caritas diocesana nella Quaresima di Carità 2023 https://www.lavoce.it/costruiamo-insieme-una-societa-piu-giusta-linvito-della-caritas-diocesana-nella-quaresima-di-carita-2023/ Mon, 27 Feb 2023 12:03:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70650 quaresima di carità 2023

Costruiamo insieme una società più giusta. È l’impegno-invito della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve per la Quaresima di Carità 2023.

"Insieme alla preghiera, alla penitenza, al digiuno, alla riconciliazione con se stessi, con il Signore e con il prossimo, in preparazione alla Pasqua, siamo più vicini e solidali a quanti, oggi, vivono gravi difficoltà umane e materiali.

È un modo speciale e concreto per vivere una Quaresima di Carità".

L'invito del direttore della Caritas diocesana

Ad auspicarlo è il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, nel ricordare che nell’ultimo anno dodicimila persone sono venute in Caritas a chiedere aiuto perché senza più un lavoro, senza più una casa e impossibilitate a sbarcare il lunario per il caro-vita, per una inaspettata grave malattia...

Per questo la Caritas diocesana ha inteso avviare con il suo ente operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo, alcuni progetti di sostegno ai più bisognosi.

Non è un caso che ha scritto nel suo invito quaresimale: Ridoniamo insieme dignità a chi l’ha perduta. Sono progetti affidati alle campagne Adotta una famiglia, Una spesa per tutti, Adotta un affitto e da ultimo L’amore oltre, la campagna sulla cultura del dono attraverso il lascito testamentario.

Campagna menzionata dall’arcivescovo Ivan Maffeis nella sua lettera della Quaresima alla comunità diocesana, che sintetizza un po’ tutte le campagne messe in atto dalla Caritas per affrontare le emergenze umanitarie.

Segni che rinnovano interiormente

"Sono segni che ci rinnovano interiormente -scrive monsignor Maffeis- sono la via di una Chiesa che non cessa di farsi lievito nella comunità degli uomini".

Chi vuole contribuire alle campagne Caritas può farlo attraverso il link: https://www.caritasperugia.it/tutti-i-modi-per-sostenerci/ ; oppure effettuando un bonifico bancario intestato a: Fondazione di Carità San Lorenzo, con causale: erogazione liberale; Iban: IT30 P034 4003 0000 0000 0161 500. Le offerte alla Fondazione di Carità San Lorenzo sono deducibili/detraibili.

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quaresima di carità 2023

Costruiamo insieme una società più giusta. È l’impegno-invito della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve per la Quaresima di Carità 2023.

"Insieme alla preghiera, alla penitenza, al digiuno, alla riconciliazione con se stessi, con il Signore e con il prossimo, in preparazione alla Pasqua, siamo più vicini e solidali a quanti, oggi, vivono gravi difficoltà umane e materiali.

È un modo speciale e concreto per vivere una Quaresima di Carità".

L'invito del direttore della Caritas diocesana

Ad auspicarlo è il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, nel ricordare che nell’ultimo anno dodicimila persone sono venute in Caritas a chiedere aiuto perché senza più un lavoro, senza più una casa e impossibilitate a sbarcare il lunario per il caro-vita, per una inaspettata grave malattia...

Per questo la Caritas diocesana ha inteso avviare con il suo ente operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo, alcuni progetti di sostegno ai più bisognosi.

Non è un caso che ha scritto nel suo invito quaresimale: Ridoniamo insieme dignità a chi l’ha perduta. Sono progetti affidati alle campagne Adotta una famiglia, Una spesa per tutti, Adotta un affitto e da ultimo L’amore oltre, la campagna sulla cultura del dono attraverso il lascito testamentario.

Campagna menzionata dall’arcivescovo Ivan Maffeis nella sua lettera della Quaresima alla comunità diocesana, che sintetizza un po’ tutte le campagne messe in atto dalla Caritas per affrontare le emergenze umanitarie.

Segni che rinnovano interiormente

"Sono segni che ci rinnovano interiormente -scrive monsignor Maffeis- sono la via di una Chiesa che non cessa di farsi lievito nella comunità degli uomini".

Chi vuole contribuire alle campagne Caritas può farlo attraverso il link: https://www.caritasperugia.it/tutti-i-modi-per-sostenerci/ ; oppure effettuando un bonifico bancario intestato a: Fondazione di Carità San Lorenzo, con causale: erogazione liberale; Iban: IT30 P034 4003 0000 0000 0161 500. Le offerte alla Fondazione di Carità San Lorenzo sono deducibili/detraibili.

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Mercoledì delle ceneri. Le celebrazioni in Umbria https://www.lavoce.it/mercoledi-delle-ceneri-le-celebrazioni-in-umbria/ Thu, 23 Feb 2023 15:47:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70592

Diocesi di Perugia-Città della Pieve

L’arcivescovo Ivan Maffeis agli universitari: "La Quaresima è lo spirito con cui affrontare gli esami della vita…", esortandoli "ad essere anche in questo tempo una comunità cristiana che sa farsi lievito, fraternità per la vita di tutti"

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70594,70595,70596,70597,70598,70599"] "Siamo in un ambiente dove il tempo, per molti versi, è scandito dai corsi, dagli esami… e cosa c’entra tutto questo con la Quaresima?". Se lo è chiesto l’arcivescovo Ivan Maffeis, all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica del Mercoledì delle ceneri, la sera del 22 febbraio, nella chiesa dell'Università degli studi di Perugia; celebrazione di avvio della “Quaresima degli universitari in preparazione alla Pasqua”, animata dalla Pastorale universitaria guidata da don Riccardo Pascolini. L’arcivescovo, nel pomeriggio, come è consuetudine, aveva celebrato in cattedrale compiendo il rito della benedizione e imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli, rito che ha ripetuto nella chiesa dell’Università.

Non è un esame

"La Quaresima, che iniziamo questa sera – ha commentato monsignor Maffeis rivolgendosi ai numerosi universitari presenti –, non è un di più, non è un altro corso, un altro esame, è, piuttosto, lo spirito con cui affrontare i corsi, gli esami della vita, dai più piccoli a noi vecchietti".

Ritornare a “casa”

Commentando le letture, il presule si è rivolto ai fedeli con queste parole: "la Quaresima ci riporta a 'casa' e il profeta Gioele lo ha detto con forza: 'ritornate, ritornate'. Ritornare a 'casa' è un’immagine che parla al cuore di ciascuno, perché noi siamo nella misura in cui noi abitiamo e sappiamo che l’abitare - questo lo sanno soprattutto gli studenti fuori sede - non è fatto da quelle quattro pareti, è fatto dai volti delle persone con cui condividi la vita quotidiana".

Alzare lo sguardo

"Oggi iniziamo questo tempo e lo iniziamo con quanto abbiamo nel cuore. Probabilmente nel cuore di ciascuno ci sono preoccupazioni, inquietudini a livello personale, familiare, di relazioni con gli altri. Se poi alziamo lo sguardo, anche senza far lunghi elenchi, ci rendiamo conto di come viviamo un tempo segnato da violenze, da guerre. Penso a cosa sta succedendo in Nicaragua, la persecuzione così dura contro il popolo sta colpendo anche la Chiesa con un vescovo che è stato condannato, venerdì scorso, al carcere, che dovrebbe uscirne nel 2049, un segno di cosa voglia dire diritti umani calpestati. In Iran, dove tanti coetanei dei presenti sono esposti ad una violenza omicida da parte di un regime che in nome di Dio arriva a togliere la vita. E l’anniversario che stiamo per celebrare dell’invasione dell’Ucraina rappresenta una guerra in cui - senza mettere tutto sullo stesso piano - nessuno parla più di pace, di negoziati, di diplomazia".

Purificare la memoria

"Quanto bisogno abbiamo, come umanità, di tornare a quella purificazione della memoria, a quel perdono, a quella riconciliazione con cui Giovanni Paolo II aveva aperto la Quaresima del 2000, dell’Anno Santo. Imparare a chiedere perdono, a tornare noi stessi e a tornare a 'casa', quindi far ritorno al Signore, a Colui che è la vita. Nella misura in cui cresciamo nel rapporto con Lui, anche la nostra vita acquista colore, sapore e diventa significativa".

Non rimandare l’esame

"Qui l’appello chiaro di San Paolo a non disperdere questo tempo – ha commentato l’arcivescovo –. Ora è il momento della salvezza, ora è il tempo opportuno. E credo, parlo da ex, ex studente, la tentazione di rimandare qualche esame, qualche appuntamento è in tutti noi. Entrare in quest’oggi di Dio, che è la nostra vita, avvertire che questa vita alla fine è davvero un soffio, siamo chiamati a restituirla non solo alla fine, quello è di natura, siamo chiamati a restituirla giorno per giorno con il nostro stare nella vita davanti al mistero di Dio e davanti al mistero dei fratelli".

No alle liturgie dei follower

Soffermandosi sul Vangelo del Mercoledì delle Ceneri, monsignor Maffeis ha posto l’accento sull’insegnamento "della semplicità, addirittura del nascondimento: 'se fai l’elemosina, sei fai il digiuno, se preghi, non sappia la destra cosa fa la tua sinistra'. In un Tempo in cui tutti siamo esposti alle liturgie dei follower, del consenso, dell’approvazione, il Vangelo ci riporta a verità e a libertà, a sentire che siamo importanti non in base ai criteri del mondo, ma che la nostra vita è preziosa anche se non cade nell’ansia della visibilità, della ricerca dell’ammirazione degli altri. Iniziamo questo tempo di conversione come una grazia, un dono, un richiamo a vivere davvero... Per un gesto di carità, per un rinnovato impegno di preghiera. Ciascuno prenda il proprio impegno non come un dovere, ma come un richiamo che nella misura in cui lo facciamo nostro ci aiuterà davvero a rinnovarci interiormente, ad ascoltarci, ad incontrarci, ad essere anche in questo tempo una comunità cristiana che sa farsi lievito, fraternità per la vita di tutti".  

Diocesi di Terni-Narni-Amelia

Mons. Soddu: “Non potremmo mai abituarci, assuefarci a quanto di male l’uomo è capace di fare nel mondo ma combattere con le armi dell’amore ogni forma di violenza e di sopraffazione”.

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70604,70605,70606,70607,70608"]   Celebrato il Mercoledì delle ceneri nelle chiese della diocesi e nella Cattedrale di Terni, dove il vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la celebrazione eucaristica concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dal parroco della cattedrale don Alessandro Rossini. Nella liturgia che caratterizza il primo giorno di Quaresima, il vescovo sparge della cenere benedetta sul capo dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronare il fedele all'impegno penitenziale della Quaresima, come tempo forte in cui rigenerarsi nella fede e per vivere pienamente il sacramento della riconciliazione. Il vescovo ha esortato i fedeli a dedicarsi intensamente alla preghiera, al digiuno, alle opere di misericordia ed essere costruttori di pace. "La Quaresima è un tempo prezioso per corrispondere al dono della salvezza e dobbiamo coglierne tutta la ricchezza in esso riposta, cercando di non trascurarla e di non sciuparne i contenuti. Iniziamo questo tempo di grazia nella consapevolezza di percorrerlo in compagnia gli uni degli altri e insieme a quanti, sparsi nel mondo, sono nostri compagni di viaggio. Siamo chiamati a ravvivare il dono del Battesimo, sorgente della nostra fede, affinché non si esaurisca in mezzo all’aridità delle strade del mondo ma, al contrario, possa essere in noi vita e, attraverso di noi, vitalità con e per quanti ci troviamo a condividere l’esistenza. L’elemosina, la preghiera e il digiuno, il criterio che le accomuna tutte è la non ipocrisia. L’ipocrisia è la caratteristica negativa terribile; talmente orribile che rende falsa ogni azione anche se buona in se stessa. Se fatta con ipocrisia, cioè con un secondo fine, quella data opera anche se buona in sé stessa risulta essere negativa per chi la fa. Mancando di cuore, è perciò priva di anima e non avendo questi si perde nell’insignificanza più totale, divenendo addirittura l’opposto, ossia male e peccato. Il Signore Gesù, in questi casi come in tanti altri, anzi in tutti gli altri casi, ci offre una prospettiva che va molto oltre i confini personali e temporali, ci offre la prospettiva del Padre. Quando preghi, quando digiuni, quando fai l’elemosina abbi sempre dinanzi a te il Signore. Così facendo abbiamo la possibilità di mettere nelle mani e nel cuore di Dio tutto noi stessi nella certezza che nelle sue mani e nel suo cuore niente si perde". Facendo riferimento ai drammi della storia dei nostri giorni, il vescovo ha sottolineato l’importanza di fare il bene e pregare per la pace: "Davanti alle tragedie del mondo, quelle che riguardano il conflitto in Ucraina, al terremoto in Turchia e Siria e quelle che non sono più riportate neanche dagli organi di informazione, davanti a queste tragedie, come non sentire vivo il richiamo alla conversione e alla conversione del cuore, vale a dire non soltanto delle idee o delle impressioni, delle supposizioni o delle teorie, delle linee politiche e quant’altro. Ma ritornare al Signore con tutto il cuore, ossia sinceramente e non per secondi fini. Un cuore siffatto non potrà che essere 'lacerato', ossia spezzato, infranto a causa del riconoscimento o anche dell’ammissione delle proprie responsabilità. Lacerarsi il cuore dunque significa entrare in atteggiamento penitenziale nella dimensione misterica del cuore di Cristo che ha dato sé stesso per noi. Ha però anche una dimensione sociale e chiarisce che non potremmo mai abituarci, assuefarci a quanto di male l’uomo è capace di fare nel mondo. Lacerarsi il cuore significherà pertanto combattere con le armi dell’amore ogni forma di violenza e di sopraffazione. Voglia il Signore, con il suo Spirito d’amore, toccare il cuore di tutta l’umanità, di ciascuno, di coloro che reggono le sorti dei popoli, di coloro che tendono a minarle queste sorti, di coloro che, senza andare lontano da noi, faticano ad intravvedere nel prossimo il senso vivo di un cuore pulsante".    

Diocesi di Spoleto-Norcia

L’arcivescovo Renato Boccardo: "Le ceneri ci ripetono la vanità degli idoli che ci fabbrichiamo ogni giorno. Convertirsi è allontanarsi da quanto compromette la vera vita e voltarsi sulla strada giusta"

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70610,70611,70612"] "Convertiti, e credi al vangelo", questa eco della prima predicazione di Cristo (cf Mt 1,15) è risuonata nella celebrazione del Mercoledì delle ceneri e lo stesso appello risuonerà con particolare intensità per tutta la durata della Quaresima. A Spoleto, mercoledì 22 febbraio, l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Messa nella Basilica di S. Gregorio Maggiore. È stato don Bruno Molinari, parroco della zona pastorale di Spoleto centro, ad imporre le ceneri sul capo del Presule. Loro due, poi, hanno ripetuto lo stesso gesto agli altri presbiteri concelebranti, ai ministranti, ai tanti ragazzi della catechesi presenti e ai numerosi fedeli.

L’omelia dell’Arcivescovo

"Le ceneri – ha detto mons. Boccardo nell’omelia - ci ripetono la nostra fragilità naturale, la nostra povertà fondamentale; ci ripetono soprattutto la vanità degli idoli che ci fabbrichiamo ogni giorno. Convertirsi è allontanarsi da quanto compromette la vera vita e voltarsi sulla strada giusta. Ecco l’urgenza di tornare al senso dell’elemosina, della preghiera, del digiuno, che sono le tre caratteristiche fondamentali della Quaresima e possono aiutarci a ritrovare il Signore e il senso della vita". "L’elemosina, anche se piccola, - ha sottolineato il Presule - ci aiuta ad alzare gli occhi da noi stessi e ad avere compassione per chi stende la mano in cerca di aiuto. Facendo così ci avviciniamo alla compassione che il Signore ha per noi. Poi la preghiera, che non è moltiplicare parole e gesti, ma porsi nel silenzio e ascoltare le Sante Scritture che ci riportano alla Parola di Dio. In questo tempo ancor prima di parlare noi al Signore, ascoltiamo ogni giorno il Signore che parla a noi nella sua Parola. E finalmente – ha detto ancora l’Arcivescovo - il digiuno, che ci aiuta a rinunciare alla concentrazione su noi stessi, al nostro egocentrismo e anche alla smania del consumo che rende la nostra vita inquieta e triste. E ci insegna ad orientare la volontà e a disciplinare il desiderio".

Esercizio di ascesi in Quaresima

Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima 2023 ha detto che il tempo di preparazione alla Pasqua è un "mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna". Questo esercizio di ascesi che propone il Santo Padre troverà una qualche espressione comunitaria anche nella Chiesa di Spoleto-Norcia:
  • nel percorso di ascolto e preghiera proposto dall’Arcivescovo ogni giovedì di Quaresima alle 21.00, con il titolo “Il tuo volto, Signore, io cerco”, presso la chiesa parrocchiale di San Giovanni Paolo II in San Nicolò;
  • ogni venerdì di Quaresima, dalle 13.00 alle 14.00 nella basilica di S. Gregorio Maggiore a Spoleto, mons. Boccardo invita quanti lo desiderano ad unirsi a lui nella preghiera e nel digiuno. Si tratta di una forma simbolica per esprimere un proposito di austerità ed essenzialità e come segno penitenziale che implora dal Principe della pace il dono della pace in Ucraina e nel mondo;
  • venerdì 10 marzo, nel pomeriggio (orario da definire), a Cascia presso la basilica di Santa Rita, l’Arcivescovo in unione spirituale con tutte le Chiese che sono in Italia celebrerà una Messa per il dono della pace in Ucraina.
 

Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino

Mons. Sorrentino: "Il mondo con la sua mentalità e cultura ci ha fatto perdere il contatto, il legame tra la realtà che ci circonda e il nostro mondo"

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70615,70614,70613"]   Il 22 febbraio in comunione di "ascesi e sinodalità", come Papa Francesco ha suggerito di vivere questo tempo di penitenza nel suo Messaggio per la Quaresima, in serata nella cattedrale di San Rufino è stata celebrata da numerosi presbiteri diocesani e religiosi la solenne messa del Mercoledì delle ceneri che introduce il popolo cristiano cattolico nel tempo penitenziale della Quaresima. La messa è stata presieduta dal vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino. "Dio scuote il suo popolo nella Liturgia della Parola odierna e lo chiama a un cammino di cambiamento radicale - ha esordito il presule all'omelia - non solo esteriore, ma nel profondo del suo cuore. Il mondo con la sua mentalità e cultura ci ha fatto perdere il contatto, il legame tra la realtà che ci circonda e il nostro mondo. Un legame che però sussiste, perché ogni qualvolta s'incrina il nostro rapporto con Dio, tanto più le conseguenze negative si riversano sull'equilibrio intorno a noi. Si crea una catena a reazione di umori, conflitti, sentimenti. Tuttavia noi - ha precisato monsignor Domenico - non dobbiamo perdere la speranza e prendere il peccato sul serio. Ritornare alla preghiera, alla Parola di Dio, al digiuno di cuore capace di misericordia, aperto a ogni bene fraterno. Ricevere le ceneri allora significa farci toccare, come una carezza che Dio ci dona, come tante fiammelle accese per un'unica speranza". Poi durante la messa la benedizione delle ceneri e il rito della loro imposizione sul capo chino dei fedeli hanno reso la cerimonia ancora più sentita e partecipata. La celebrazione è stata animata dal coro della cattedrale guidato dalle suore francescane Immacolatine. (Suor Maria Rosaria Sorce)]]>

Diocesi di Perugia-Città della Pieve

L’arcivescovo Ivan Maffeis agli universitari: "La Quaresima è lo spirito con cui affrontare gli esami della vita…", esortandoli "ad essere anche in questo tempo una comunità cristiana che sa farsi lievito, fraternità per la vita di tutti"

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70594,70595,70596,70597,70598,70599"] "Siamo in un ambiente dove il tempo, per molti versi, è scandito dai corsi, dagli esami… e cosa c’entra tutto questo con la Quaresima?". Se lo è chiesto l’arcivescovo Ivan Maffeis, all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica del Mercoledì delle ceneri, la sera del 22 febbraio, nella chiesa dell'Università degli studi di Perugia; celebrazione di avvio della “Quaresima degli universitari in preparazione alla Pasqua”, animata dalla Pastorale universitaria guidata da don Riccardo Pascolini. L’arcivescovo, nel pomeriggio, come è consuetudine, aveva celebrato in cattedrale compiendo il rito della benedizione e imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli, rito che ha ripetuto nella chiesa dell’Università.

Non è un esame

"La Quaresima, che iniziamo questa sera – ha commentato monsignor Maffeis rivolgendosi ai numerosi universitari presenti –, non è un di più, non è un altro corso, un altro esame, è, piuttosto, lo spirito con cui affrontare i corsi, gli esami della vita, dai più piccoli a noi vecchietti".

Ritornare a “casa”

Commentando le letture, il presule si è rivolto ai fedeli con queste parole: "la Quaresima ci riporta a 'casa' e il profeta Gioele lo ha detto con forza: 'ritornate, ritornate'. Ritornare a 'casa' è un’immagine che parla al cuore di ciascuno, perché noi siamo nella misura in cui noi abitiamo e sappiamo che l’abitare - questo lo sanno soprattutto gli studenti fuori sede - non è fatto da quelle quattro pareti, è fatto dai volti delle persone con cui condividi la vita quotidiana".

Alzare lo sguardo

"Oggi iniziamo questo tempo e lo iniziamo con quanto abbiamo nel cuore. Probabilmente nel cuore di ciascuno ci sono preoccupazioni, inquietudini a livello personale, familiare, di relazioni con gli altri. Se poi alziamo lo sguardo, anche senza far lunghi elenchi, ci rendiamo conto di come viviamo un tempo segnato da violenze, da guerre. Penso a cosa sta succedendo in Nicaragua, la persecuzione così dura contro il popolo sta colpendo anche la Chiesa con un vescovo che è stato condannato, venerdì scorso, al carcere, che dovrebbe uscirne nel 2049, un segno di cosa voglia dire diritti umani calpestati. In Iran, dove tanti coetanei dei presenti sono esposti ad una violenza omicida da parte di un regime che in nome di Dio arriva a togliere la vita. E l’anniversario che stiamo per celebrare dell’invasione dell’Ucraina rappresenta una guerra in cui - senza mettere tutto sullo stesso piano - nessuno parla più di pace, di negoziati, di diplomazia".

Purificare la memoria

"Quanto bisogno abbiamo, come umanità, di tornare a quella purificazione della memoria, a quel perdono, a quella riconciliazione con cui Giovanni Paolo II aveva aperto la Quaresima del 2000, dell’Anno Santo. Imparare a chiedere perdono, a tornare noi stessi e a tornare a 'casa', quindi far ritorno al Signore, a Colui che è la vita. Nella misura in cui cresciamo nel rapporto con Lui, anche la nostra vita acquista colore, sapore e diventa significativa".

Non rimandare l’esame

"Qui l’appello chiaro di San Paolo a non disperdere questo tempo – ha commentato l’arcivescovo –. Ora è il momento della salvezza, ora è il tempo opportuno. E credo, parlo da ex, ex studente, la tentazione di rimandare qualche esame, qualche appuntamento è in tutti noi. Entrare in quest’oggi di Dio, che è la nostra vita, avvertire che questa vita alla fine è davvero un soffio, siamo chiamati a restituirla non solo alla fine, quello è di natura, siamo chiamati a restituirla giorno per giorno con il nostro stare nella vita davanti al mistero di Dio e davanti al mistero dei fratelli".

No alle liturgie dei follower

Soffermandosi sul Vangelo del Mercoledì delle Ceneri, monsignor Maffeis ha posto l’accento sull’insegnamento "della semplicità, addirittura del nascondimento: 'se fai l’elemosina, sei fai il digiuno, se preghi, non sappia la destra cosa fa la tua sinistra'. In un Tempo in cui tutti siamo esposti alle liturgie dei follower, del consenso, dell’approvazione, il Vangelo ci riporta a verità e a libertà, a sentire che siamo importanti non in base ai criteri del mondo, ma che la nostra vita è preziosa anche se non cade nell’ansia della visibilità, della ricerca dell’ammirazione degli altri. Iniziamo questo tempo di conversione come una grazia, un dono, un richiamo a vivere davvero... Per un gesto di carità, per un rinnovato impegno di preghiera. Ciascuno prenda il proprio impegno non come un dovere, ma come un richiamo che nella misura in cui lo facciamo nostro ci aiuterà davvero a rinnovarci interiormente, ad ascoltarci, ad incontrarci, ad essere anche in questo tempo una comunità cristiana che sa farsi lievito, fraternità per la vita di tutti".  

Diocesi di Terni-Narni-Amelia

Mons. Soddu: “Non potremmo mai abituarci, assuefarci a quanto di male l’uomo è capace di fare nel mondo ma combattere con le armi dell’amore ogni forma di violenza e di sopraffazione”.

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70604,70605,70606,70607,70608"]   Celebrato il Mercoledì delle ceneri nelle chiese della diocesi e nella Cattedrale di Terni, dove il vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la celebrazione eucaristica concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dal parroco della cattedrale don Alessandro Rossini. Nella liturgia che caratterizza il primo giorno di Quaresima, il vescovo sparge della cenere benedetta sul capo dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronare il fedele all'impegno penitenziale della Quaresima, come tempo forte in cui rigenerarsi nella fede e per vivere pienamente il sacramento della riconciliazione. Il vescovo ha esortato i fedeli a dedicarsi intensamente alla preghiera, al digiuno, alle opere di misericordia ed essere costruttori di pace. "La Quaresima è un tempo prezioso per corrispondere al dono della salvezza e dobbiamo coglierne tutta la ricchezza in esso riposta, cercando di non trascurarla e di non sciuparne i contenuti. Iniziamo questo tempo di grazia nella consapevolezza di percorrerlo in compagnia gli uni degli altri e insieme a quanti, sparsi nel mondo, sono nostri compagni di viaggio. Siamo chiamati a ravvivare il dono del Battesimo, sorgente della nostra fede, affinché non si esaurisca in mezzo all’aridità delle strade del mondo ma, al contrario, possa essere in noi vita e, attraverso di noi, vitalità con e per quanti ci troviamo a condividere l’esistenza. L’elemosina, la preghiera e il digiuno, il criterio che le accomuna tutte è la non ipocrisia. L’ipocrisia è la caratteristica negativa terribile; talmente orribile che rende falsa ogni azione anche se buona in se stessa. Se fatta con ipocrisia, cioè con un secondo fine, quella data opera anche se buona in sé stessa risulta essere negativa per chi la fa. Mancando di cuore, è perciò priva di anima e non avendo questi si perde nell’insignificanza più totale, divenendo addirittura l’opposto, ossia male e peccato. Il Signore Gesù, in questi casi come in tanti altri, anzi in tutti gli altri casi, ci offre una prospettiva che va molto oltre i confini personali e temporali, ci offre la prospettiva del Padre. Quando preghi, quando digiuni, quando fai l’elemosina abbi sempre dinanzi a te il Signore. Così facendo abbiamo la possibilità di mettere nelle mani e nel cuore di Dio tutto noi stessi nella certezza che nelle sue mani e nel suo cuore niente si perde". Facendo riferimento ai drammi della storia dei nostri giorni, il vescovo ha sottolineato l’importanza di fare il bene e pregare per la pace: "Davanti alle tragedie del mondo, quelle che riguardano il conflitto in Ucraina, al terremoto in Turchia e Siria e quelle che non sono più riportate neanche dagli organi di informazione, davanti a queste tragedie, come non sentire vivo il richiamo alla conversione e alla conversione del cuore, vale a dire non soltanto delle idee o delle impressioni, delle supposizioni o delle teorie, delle linee politiche e quant’altro. Ma ritornare al Signore con tutto il cuore, ossia sinceramente e non per secondi fini. Un cuore siffatto non potrà che essere 'lacerato', ossia spezzato, infranto a causa del riconoscimento o anche dell’ammissione delle proprie responsabilità. Lacerarsi il cuore dunque significa entrare in atteggiamento penitenziale nella dimensione misterica del cuore di Cristo che ha dato sé stesso per noi. Ha però anche una dimensione sociale e chiarisce che non potremmo mai abituarci, assuefarci a quanto di male l’uomo è capace di fare nel mondo. Lacerarsi il cuore significherà pertanto combattere con le armi dell’amore ogni forma di violenza e di sopraffazione. Voglia il Signore, con il suo Spirito d’amore, toccare il cuore di tutta l’umanità, di ciascuno, di coloro che reggono le sorti dei popoli, di coloro che tendono a minarle queste sorti, di coloro che, senza andare lontano da noi, faticano ad intravvedere nel prossimo il senso vivo di un cuore pulsante".    

Diocesi di Spoleto-Norcia

L’arcivescovo Renato Boccardo: "Le ceneri ci ripetono la vanità degli idoli che ci fabbrichiamo ogni giorno. Convertirsi è allontanarsi da quanto compromette la vera vita e voltarsi sulla strada giusta"

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70610,70611,70612"] "Convertiti, e credi al vangelo", questa eco della prima predicazione di Cristo (cf Mt 1,15) è risuonata nella celebrazione del Mercoledì delle ceneri e lo stesso appello risuonerà con particolare intensità per tutta la durata della Quaresima. A Spoleto, mercoledì 22 febbraio, l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Messa nella Basilica di S. Gregorio Maggiore. È stato don Bruno Molinari, parroco della zona pastorale di Spoleto centro, ad imporre le ceneri sul capo del Presule. Loro due, poi, hanno ripetuto lo stesso gesto agli altri presbiteri concelebranti, ai ministranti, ai tanti ragazzi della catechesi presenti e ai numerosi fedeli.

L’omelia dell’Arcivescovo

"Le ceneri – ha detto mons. Boccardo nell’omelia - ci ripetono la nostra fragilità naturale, la nostra povertà fondamentale; ci ripetono soprattutto la vanità degli idoli che ci fabbrichiamo ogni giorno. Convertirsi è allontanarsi da quanto compromette la vera vita e voltarsi sulla strada giusta. Ecco l’urgenza di tornare al senso dell’elemosina, della preghiera, del digiuno, che sono le tre caratteristiche fondamentali della Quaresima e possono aiutarci a ritrovare il Signore e il senso della vita". "L’elemosina, anche se piccola, - ha sottolineato il Presule - ci aiuta ad alzare gli occhi da noi stessi e ad avere compassione per chi stende la mano in cerca di aiuto. Facendo così ci avviciniamo alla compassione che il Signore ha per noi. Poi la preghiera, che non è moltiplicare parole e gesti, ma porsi nel silenzio e ascoltare le Sante Scritture che ci riportano alla Parola di Dio. In questo tempo ancor prima di parlare noi al Signore, ascoltiamo ogni giorno il Signore che parla a noi nella sua Parola. E finalmente – ha detto ancora l’Arcivescovo - il digiuno, che ci aiuta a rinunciare alla concentrazione su noi stessi, al nostro egocentrismo e anche alla smania del consumo che rende la nostra vita inquieta e triste. E ci insegna ad orientare la volontà e a disciplinare il desiderio".

Esercizio di ascesi in Quaresima

Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima 2023 ha detto che il tempo di preparazione alla Pasqua è un "mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna". Questo esercizio di ascesi che propone il Santo Padre troverà una qualche espressione comunitaria anche nella Chiesa di Spoleto-Norcia:
  • nel percorso di ascolto e preghiera proposto dall’Arcivescovo ogni giovedì di Quaresima alle 21.00, con il titolo “Il tuo volto, Signore, io cerco”, presso la chiesa parrocchiale di San Giovanni Paolo II in San Nicolò;
  • ogni venerdì di Quaresima, dalle 13.00 alle 14.00 nella basilica di S. Gregorio Maggiore a Spoleto, mons. Boccardo invita quanti lo desiderano ad unirsi a lui nella preghiera e nel digiuno. Si tratta di una forma simbolica per esprimere un proposito di austerità ed essenzialità e come segno penitenziale che implora dal Principe della pace il dono della pace in Ucraina e nel mondo;
  • venerdì 10 marzo, nel pomeriggio (orario da definire), a Cascia presso la basilica di Santa Rita, l’Arcivescovo in unione spirituale con tutte le Chiese che sono in Italia celebrerà una Messa per il dono della pace in Ucraina.
 

Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino

Mons. Sorrentino: "Il mondo con la sua mentalità e cultura ci ha fatto perdere il contatto, il legame tra la realtà che ci circonda e il nostro mondo"

[gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70615,70614,70613"]   Il 22 febbraio in comunione di "ascesi e sinodalità", come Papa Francesco ha suggerito di vivere questo tempo di penitenza nel suo Messaggio per la Quaresima, in serata nella cattedrale di San Rufino è stata celebrata da numerosi presbiteri diocesani e religiosi la solenne messa del Mercoledì delle ceneri che introduce il popolo cristiano cattolico nel tempo penitenziale della Quaresima. La messa è stata presieduta dal vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino. "Dio scuote il suo popolo nella Liturgia della Parola odierna e lo chiama a un cammino di cambiamento radicale - ha esordito il presule all'omelia - non solo esteriore, ma nel profondo del suo cuore. Il mondo con la sua mentalità e cultura ci ha fatto perdere il contatto, il legame tra la realtà che ci circonda e il nostro mondo. Un legame che però sussiste, perché ogni qualvolta s'incrina il nostro rapporto con Dio, tanto più le conseguenze negative si riversano sull'equilibrio intorno a noi. Si crea una catena a reazione di umori, conflitti, sentimenti. Tuttavia noi - ha precisato monsignor Domenico - non dobbiamo perdere la speranza e prendere il peccato sul serio. Ritornare alla preghiera, alla Parola di Dio, al digiuno di cuore capace di misericordia, aperto a ogni bene fraterno. Ricevere le ceneri allora significa farci toccare, come una carezza che Dio ci dona, come tante fiammelle accese per un'unica speranza". Poi durante la messa la benedizione delle ceneri e il rito della loro imposizione sul capo chino dei fedeli hanno reso la cerimonia ancora più sentita e partecipata. La celebrazione è stata animata dal coro della cattedrale guidato dalle suore francescane Immacolatine. (Suor Maria Rosaria Sorce)]]>
Con il Mercoledì delle ceneri i cristiani entrano nel ‘tempo forte’ di Quaresima https://www.lavoce.it/con-il-mercoledi-delle-ceneri-i-cristiani-entrano-nel-tempo-forte-di-quaresima/ Tue, 21 Feb 2023 10:46:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70575 celebrazione mercoledì delle ceneri 2022 chiesa università perugia

Il 22 febbraio, Mercoledì delle ceneri, i credenti in Cristo entrano nel tempo forte della Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua, cuore dell’anno liturgico culminante nella Passione, Morte e Risurrezione del Signore, che la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve è chiamata a vivere con sobrietà nella vita quotidiana e nel raccogliersi maggiormente nella preghiera personale, familiare e comunitaria (parrocchie e comunità religiose).

Ai gesti di penitenza, perdono e riconciliazione di ogni credente seguano anche segni di solidarietà e vicinanza ai tanti fratelli e alle tante sorelle in gravi difficoltà della porta acconto e della società intera. Basti pensare all’opportunità di non fare mancare il proprio contributo ai progetti messi in atto dalla Caritas diocesana, come Una spesa per tutti e Adotta un affitto, per le numerose famiglie sempre più in crisi a causa della perdita del lavoro e del caro-vita.

Non mancano, purtroppo, le emergenze umanitarie internazionali per le quali la Caritas Italiana ha avviato progetti di prossimità di medio-lungo periodo a favore delle popolazioni terremotate della Turchia e della Siria e della martoriata Ucraina. La Quaresima, oltre ad essere tempo di rigenerazione nella fede e di riconciliazione con sé stessi e con il Signore, nel prepararsi a rivivere il mistero più grande, quello della Risurrezione di Cristo per la salvezza del mondo, è anche opportunità per dedicare particolare attenzione-riflessione alle fragilità della società e alle emergenze umanitarie. I credenti vengono esortati a vivere al meglio questo tempo forte partecipando con intensa devozione alle diverse celebrazioni liturgiche che lo caratterizzano, ad iniziare dal Mercoledì delle ceneri.

Il calendario delle principali celebrazioni quaresimali a Perugia

 A Perugia l’arcivescovo Ivan Maffeis presiederà, mercoledì pomeriggio 22 febbraio, due celebrazioni con il rito della benedizione ed imposizione delle ceneri sul capo: la prima, in cattedrale, alle ore 18; la seconda, nella chiesa dell’Università degli Studi, alle ore 19.15, animata dalla Pastorale universitaria. Sempre in cattedrale, ogni venerdì di Quaresima, dal 24 febbraio al 31 marzo, alle ore 17.15, si terrà la Via Crucis, e nelle cinque Domeniche di Quaresima, dal 26 febbraio al 26 marzo, alle ore 17, la Meditazione quaresimale e a seguire l’Adorazione eucaristica e la Santa Messa. Le meditazioni saranno tenute dall’arcivescovo Maffeis (domenica 5 marzo) dai canonici della Cattedrale.

Celebrazione a Spoleto nella Basilica di San Gregorio Maggiore

A Spoleto l’Arcivescovo monsignor Renato Boccardo celebrerà la Messa alle ore 18 di mercoledì 22 febbraio nella Basilica di San Gregorio Maggiore. Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris, ovvero: Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai. Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!. Questa frase veniva recitata il giorno delle Ceneri quando il sacerdote imponeva le ceneri – ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente – ai fedeli. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: Convertitevi e credete al Vangelo (Mc 1,15) che esprime, oltre a quello penitenziale, l’aspetto positivo della Quaresima che è tempo di conversione, preghiera assidua e ritorno a Dio.

 Mercoledì delle ceneri nella Cattedrale di Terni

A Terni,  il vescovo monsignor Francesco Soddu presiederà la celebrazione con il rito della benedizione e imposizione delle Ceneri nella Cattedrale di Terni mercoledì 22 febbraio alle ore 17.30. Nella liturgia che caratterizza il primo giorno di Quaresima, il vescovo sparge un pizzico di cenere benedetta sul capo dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronare il fedele all’impegno penitenziale della Quaresima. Il Mercoledì delle ceneri, così come il resto della Quaresima prepara all’evento della Risurrezione attraverso la penitenza, il rinnovamento interiormente, la conversione. La quaresima ritorna quale tempo opportuno per la conversione che si esprime attraverso il digiuno, la preghiera e l ‘elemosina. "La Quaresima -ricorda il vescovo Soddu- il tempo opportuno per la nostra conversione che si esprime attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Di fronte alle preoccupazioni, allo scoraggiamento, alla tentazione di chiudersi nell’egoismo, individualismo e nell’indifferenza verso le sofferenze altrui, la quaresima ci chiama a riporre la nostra fede e speranza nel Signore, perchè solo così possiamo continuare a fare il bene per essere artigiani di pace, in questo momento difficile di conflitti e di guerra".

Il periodo di Quaresima oltre alla preghiera e riconciliazione segna anche la solidarietà e vicinanza alle persone in difficoltà e attenzione alle emergenze umanitarie internazionali del terremoto della Turchia e della Siria, e della guerra in Ucraina, per le quali la Caritas Italiana ha avviato progetti di aiuto.

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celebrazione mercoledì delle ceneri 2022 chiesa università perugia

Il 22 febbraio, Mercoledì delle ceneri, i credenti in Cristo entrano nel tempo forte della Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua, cuore dell’anno liturgico culminante nella Passione, Morte e Risurrezione del Signore, che la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve è chiamata a vivere con sobrietà nella vita quotidiana e nel raccogliersi maggiormente nella preghiera personale, familiare e comunitaria (parrocchie e comunità religiose).

Ai gesti di penitenza, perdono e riconciliazione di ogni credente seguano anche segni di solidarietà e vicinanza ai tanti fratelli e alle tante sorelle in gravi difficoltà della porta acconto e della società intera. Basti pensare all’opportunità di non fare mancare il proprio contributo ai progetti messi in atto dalla Caritas diocesana, come Una spesa per tutti e Adotta un affitto, per le numerose famiglie sempre più in crisi a causa della perdita del lavoro e del caro-vita.

Non mancano, purtroppo, le emergenze umanitarie internazionali per le quali la Caritas Italiana ha avviato progetti di prossimità di medio-lungo periodo a favore delle popolazioni terremotate della Turchia e della Siria e della martoriata Ucraina. La Quaresima, oltre ad essere tempo di rigenerazione nella fede e di riconciliazione con sé stessi e con il Signore, nel prepararsi a rivivere il mistero più grande, quello della Risurrezione di Cristo per la salvezza del mondo, è anche opportunità per dedicare particolare attenzione-riflessione alle fragilità della società e alle emergenze umanitarie. I credenti vengono esortati a vivere al meglio questo tempo forte partecipando con intensa devozione alle diverse celebrazioni liturgiche che lo caratterizzano, ad iniziare dal Mercoledì delle ceneri.

Il calendario delle principali celebrazioni quaresimali a Perugia

 A Perugia l’arcivescovo Ivan Maffeis presiederà, mercoledì pomeriggio 22 febbraio, due celebrazioni con il rito della benedizione ed imposizione delle ceneri sul capo: la prima, in cattedrale, alle ore 18; la seconda, nella chiesa dell’Università degli Studi, alle ore 19.15, animata dalla Pastorale universitaria. Sempre in cattedrale, ogni venerdì di Quaresima, dal 24 febbraio al 31 marzo, alle ore 17.15, si terrà la Via Crucis, e nelle cinque Domeniche di Quaresima, dal 26 febbraio al 26 marzo, alle ore 17, la Meditazione quaresimale e a seguire l’Adorazione eucaristica e la Santa Messa. Le meditazioni saranno tenute dall’arcivescovo Maffeis (domenica 5 marzo) dai canonici della Cattedrale.

Celebrazione a Spoleto nella Basilica di San Gregorio Maggiore

A Spoleto l’Arcivescovo monsignor Renato Boccardo celebrerà la Messa alle ore 18 di mercoledì 22 febbraio nella Basilica di San Gregorio Maggiore. Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris, ovvero: Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai. Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!. Questa frase veniva recitata il giorno delle Ceneri quando il sacerdote imponeva le ceneri – ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente – ai fedeli. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: Convertitevi e credete al Vangelo (Mc 1,15) che esprime, oltre a quello penitenziale, l’aspetto positivo della Quaresima che è tempo di conversione, preghiera assidua e ritorno a Dio.

 Mercoledì delle ceneri nella Cattedrale di Terni

A Terni,  il vescovo monsignor Francesco Soddu presiederà la celebrazione con il rito della benedizione e imposizione delle Ceneri nella Cattedrale di Terni mercoledì 22 febbraio alle ore 17.30. Nella liturgia che caratterizza il primo giorno di Quaresima, il vescovo sparge un pizzico di cenere benedetta sul capo dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronare il fedele all’impegno penitenziale della Quaresima. Il Mercoledì delle ceneri, così come il resto della Quaresima prepara all’evento della Risurrezione attraverso la penitenza, il rinnovamento interiormente, la conversione. La quaresima ritorna quale tempo opportuno per la conversione che si esprime attraverso il digiuno, la preghiera e l ‘elemosina. "La Quaresima -ricorda il vescovo Soddu- il tempo opportuno per la nostra conversione che si esprime attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Di fronte alle preoccupazioni, allo scoraggiamento, alla tentazione di chiudersi nell’egoismo, individualismo e nell’indifferenza verso le sofferenze altrui, la quaresima ci chiama a riporre la nostra fede e speranza nel Signore, perchè solo così possiamo continuare a fare il bene per essere artigiani di pace, in questo momento difficile di conflitti e di guerra".

Il periodo di Quaresima oltre alla preghiera e riconciliazione segna anche la solidarietà e vicinanza alle persone in difficoltà e attenzione alle emergenze umanitarie internazionali del terremoto della Turchia e della Siria, e della guerra in Ucraina, per le quali la Caritas Italiana ha avviato progetti di aiuto.

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Quaresima 2022: Colletta della Caritas diocesana a favore delle famiglie ucraine https://www.lavoce.it/quaresima-2022-colletta-della-caritas-diocesana-a-favore-delle-famiglie-ucraine/ Fri, 18 Mar 2022 11:41:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65590 Quaresima di Carità

La Quaresima 2022 cade in un tempo nel quale gli effetti economici e sociali della pandemia vanno a sommarsi con l’immensa tragedia della guerra in terra Ucraina, che tocca il cuore e l’identità spirituale dell’intera Europa.

Fin dal primo giorno del conflitto, la Caritas diocesana ha attivato una rete di accoglienza dei profughi ucraini per dare loro un alloggio e sostegno economico e morale.

La colletta della Quaresima di Carità, che si terrà in tutte le parrocchie di Terni, Narni e Amelia domenica 20 marzo, destinata come ogni anno al Fondo Caritas famiglie disagiate si aprirà, in questa occasione, anche al sostegno dei drammi generati dalla guerra in Ucraina, sia per chi sta soffrendo sotto le bombe, sia in aiuto di quanti si trovano sfollati a Terni. Un segno collettivo di vicinanza e sensibilità verso i più bisognosi, provati dalla crisi e dalla guerra, per dare un aiuto e un po’ di speranza alle tante famiglie bisognose.

"Di fronte a tanto male -sottolinea padre Stefano Tondelli direttore della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia- sentiamo in questa Quaresima, l’urgenza di farci prossimi nella carità di Cristo alle sorelle e ai fratelli ucraini, sia a quanti sono già arrivati in diocesi, che a tutti quelli che vi stanno giungendo come profughi alla ricerca di nuova speranza e sicurezza. Cerchiamo di accogliere, sostenere, accompagnare e consolare le lacrime che solcano i volti di donne e bambini spaventati da una guerra che sta spaccando e dividendo migliaia di famiglie. Continuano ad arrivare in tanti, soprattutto donne e bambini. In questa fase come Caritas ci sembra importante andare a visitare queste famiglie per ascoltarle, vedere come stanno, dare loro informazioni corrette e indirizzarle ai servizi. Per fare questo abbiamo bisogno di volontari: persone con una buona maturità umana che facciano un primo approccio e cerchino di capire i bisogni delle varie persone".

Per le famiglie ucraine accolte, sono stati messi a disposizione alcuni servizi della Caritas diocesana e di altre associazioni caritative:

l’Emporio della solidarietà in via Vollusiano aperto il martedì, mercoledì e giovedì dalle 9.30-11.30 con  accesso libero alla spesa alimentare per tutte le famiglie Ucraine in difficoltà; l’Emporio vestiti in via Vollusiano aperto dal lunedì a venerdì dalle 9.30-11.30; la mensa Caritas in via Ciaurro aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 16.30 alle 17.30; l’Emporio bimbi della San Vincenzo de’ Paoli sito in via Pascoli a Terni e aperto il martedì e giovedì dalle 16 alle 18 che mette a disposizione alimenti e prodotti per l’igiene personale dei bambini, giocattoli e materiale scolastico; la Comunità di Sant’Egidio effettua tamponi Covid e visite mediche presso sede in via Tre Archi, vicino alla chiesa di San Lorenzo a Terni il martedì e giovedì dalle 17.30 alle 19.

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Quaresima di Carità

La Quaresima 2022 cade in un tempo nel quale gli effetti economici e sociali della pandemia vanno a sommarsi con l’immensa tragedia della guerra in terra Ucraina, che tocca il cuore e l’identità spirituale dell’intera Europa.

Fin dal primo giorno del conflitto, la Caritas diocesana ha attivato una rete di accoglienza dei profughi ucraini per dare loro un alloggio e sostegno economico e morale.

La colletta della Quaresima di Carità, che si terrà in tutte le parrocchie di Terni, Narni e Amelia domenica 20 marzo, destinata come ogni anno al Fondo Caritas famiglie disagiate si aprirà, in questa occasione, anche al sostegno dei drammi generati dalla guerra in Ucraina, sia per chi sta soffrendo sotto le bombe, sia in aiuto di quanti si trovano sfollati a Terni. Un segno collettivo di vicinanza e sensibilità verso i più bisognosi, provati dalla crisi e dalla guerra, per dare un aiuto e un po’ di speranza alle tante famiglie bisognose.

"Di fronte a tanto male -sottolinea padre Stefano Tondelli direttore della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia- sentiamo in questa Quaresima, l’urgenza di farci prossimi nella carità di Cristo alle sorelle e ai fratelli ucraini, sia a quanti sono già arrivati in diocesi, che a tutti quelli che vi stanno giungendo come profughi alla ricerca di nuova speranza e sicurezza. Cerchiamo di accogliere, sostenere, accompagnare e consolare le lacrime che solcano i volti di donne e bambini spaventati da una guerra che sta spaccando e dividendo migliaia di famiglie. Continuano ad arrivare in tanti, soprattutto donne e bambini. In questa fase come Caritas ci sembra importante andare a visitare queste famiglie per ascoltarle, vedere come stanno, dare loro informazioni corrette e indirizzarle ai servizi. Per fare questo abbiamo bisogno di volontari: persone con una buona maturità umana che facciano un primo approccio e cerchino di capire i bisogni delle varie persone".

Per le famiglie ucraine accolte, sono stati messi a disposizione alcuni servizi della Caritas diocesana e di altre associazioni caritative:

l’Emporio della solidarietà in via Vollusiano aperto il martedì, mercoledì e giovedì dalle 9.30-11.30 con  accesso libero alla spesa alimentare per tutte le famiglie Ucraine in difficoltà; l’Emporio vestiti in via Vollusiano aperto dal lunedì a venerdì dalle 9.30-11.30; la mensa Caritas in via Ciaurro aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 16.30 alle 17.30; l’Emporio bimbi della San Vincenzo de’ Paoli sito in via Pascoli a Terni e aperto il martedì e giovedì dalle 16 alle 18 che mette a disposizione alimenti e prodotti per l’igiene personale dei bambini, giocattoli e materiale scolastico; la Comunità di Sant’Egidio effettua tamponi Covid e visite mediche presso sede in via Tre Archi, vicino alla chiesa di San Lorenzo a Terni il martedì e giovedì dalle 17.30 alle 19.

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Emergenza Ucraina: le Chiese dell’Umbria aderiscono alla Colletta promossa dalla Cei e da Caritas Italiana https://www.lavoce.it/emergenza-ucraina-le-chiese-dellumbria-aderiscono-alla-colletta-promossa-dalla-cei-e-da-caritas-italiana/ Fri, 04 Mar 2022 12:41:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65388 Emergenza Ucraina

Anche le Chiese dell’Umbria aderiscono alla Colletta per l'Ucraina promossa dalla Cei e da Caritas Italiana. Un appello, lanciato attraverso una lettera firmata dai vescovi della nostra regione, del quale riportiamo il testo integrale. La Quaresima 2022 cade in un tempo nel quale gli effetti economici e sociali della pandemia vanno a sommarsi con l'immensa tragedia della guerra in terra Ucraina, che tocca il cuore e l'identità spirituale dell'intera Europa. Fin dal primo giorno del conflitto, le Chiese umbre, attraverso le Caritas diocesane, hanno costituito un tavolo regionale per il coordinamento degli interventi, in rete con Caritas Italiana, Caritas Europa e Caritas Internationalis, e sono impegnate a sostenere attivamente anche le locali associazioni degli ucraini per la raccolta di generi di prima necessità da inviare immediatamente nelle zone di guerra. Ogni Caritas ha inoltre attivato linee telefoniche dedicate all'emergenza umanitaria e chiede a chi ne ha la possibilità di segnalare abitazioni libere o altri spazi adeguati, che verranno ad aggiungersi ai centri di accoglienza diocesani già attivi. Di fronte a tanto male, sentiamo l’urgenza di farci prossimi nella carità di Cristo alle sorelle e ai fratelli ucraini, sia a quanti sono in Italia che a tutti quelli che vi stanno giungendo come profughi alla ricerca di nuova speranza e sicurezza. Raccogliendo responsabilmente l’appello che sgorga dalla ferita di sangue della terra Ucraina, come Pastori delle Chiese che sono in Umbria vi invitiamo ad aderire, in particolare nella terza Domenica di Quaresima, 20 marzo, alla Colletta Pro Ucrainau promossa dalla CEI e da Caritas Italiana. Apriamo le nostre case e i nostri luoghi di incontro per accogliere, sostenere, accompagnare e consolare le lacrime che solcano i volti di donne e bambini spaventati dalle immagini di morte generate da una guerra che sta spaccando e dividendo migliaia di famiglie. Questo è un tempo da guardare con gli occhi del Risorto, perché nel nostro cuore e nelle nostre scelte trovi posto non odio e risentimento ma pace e misericordia.

Assisi, 4 marzo 2022

I Vescovi dell’Umbria]]>
Emergenza Ucraina

Anche le Chiese dell’Umbria aderiscono alla Colletta per l'Ucraina promossa dalla Cei e da Caritas Italiana. Un appello, lanciato attraverso una lettera firmata dai vescovi della nostra regione, del quale riportiamo il testo integrale. La Quaresima 2022 cade in un tempo nel quale gli effetti economici e sociali della pandemia vanno a sommarsi con l'immensa tragedia della guerra in terra Ucraina, che tocca il cuore e l'identità spirituale dell'intera Europa. Fin dal primo giorno del conflitto, le Chiese umbre, attraverso le Caritas diocesane, hanno costituito un tavolo regionale per il coordinamento degli interventi, in rete con Caritas Italiana, Caritas Europa e Caritas Internationalis, e sono impegnate a sostenere attivamente anche le locali associazioni degli ucraini per la raccolta di generi di prima necessità da inviare immediatamente nelle zone di guerra. Ogni Caritas ha inoltre attivato linee telefoniche dedicate all'emergenza umanitaria e chiede a chi ne ha la possibilità di segnalare abitazioni libere o altri spazi adeguati, che verranno ad aggiungersi ai centri di accoglienza diocesani già attivi. Di fronte a tanto male, sentiamo l’urgenza di farci prossimi nella carità di Cristo alle sorelle e ai fratelli ucraini, sia a quanti sono in Italia che a tutti quelli che vi stanno giungendo come profughi alla ricerca di nuova speranza e sicurezza. Raccogliendo responsabilmente l’appello che sgorga dalla ferita di sangue della terra Ucraina, come Pastori delle Chiese che sono in Umbria vi invitiamo ad aderire, in particolare nella terza Domenica di Quaresima, 20 marzo, alla Colletta Pro Ucrainau promossa dalla CEI e da Caritas Italiana. Apriamo le nostre case e i nostri luoghi di incontro per accogliere, sostenere, accompagnare e consolare le lacrime che solcano i volti di donne e bambini spaventati dalle immagini di morte generate da una guerra che sta spaccando e dividendo migliaia di famiglie. Questo è un tempo da guardare con gli occhi del Risorto, perché nel nostro cuore e nelle nostre scelte trovi posto non odio e risentimento ma pace e misericordia.

Assisi, 4 marzo 2022

I Vescovi dell’Umbria]]>
Quaresima di Carità 2022 a favore dell’emergenza in Ucraina https://www.lavoce.it/quaresima-di-carita-2022-a-favore-dellemergenza-in-ucraina/ Fri, 04 Mar 2022 10:45:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65382 Quaresima di Carità 2022

Il progetto per la Quaresima di Carità 2022 era già stato impostato e pronto per il lancio. Come sempre sarebbe stata sollecitata la rete delle parrocchie e delle comunità diocesane per raccogliere aiuti da destinare alla ricerca di un lavoro dignitoso per giovani e meno giovani, con lo slogan Impara l’arte. Poi è sopraggiunta la crisi ucraina, in tutta la sua drammaticità, e la Caritas diocesana di Gubbio ha deciso insieme al vescovo Paolucci Bedini di sospendere l’iniziativa per valutare cosa poter fare per supportare l’emergenza dei profughi in arrivo anche in Umbria e sul territorio eugubino. "Mai avremmo immaginato -scrive il direttore della Caritas di Gubbio, Luca Uccellani- che una guerra tornasse a sconvolgere il nostro continente, che una grande città europea come Kiev dovesse subire un assedio e pesanti bombardamenti. Mai avremmo voluto vedere di nuovo, dopo le tristi vicende della ex Jugoslavia, profughi scappare dalle proprie case e lasciare la propria patria in cerca di salvezza. Eppure è accaduto. È proprio vero che niente, tantomeno il bene preziosissimo della pace, è conquistato una volta per sempre ma va coltivato e difeso ogni giorno, in ogni istante e in ogni dimensione della vita". In effetti, la guerra è molto vicina anche a noi. Non solo per motivi geografici, ma soprattutto per la presenza nella diocesi eugubina di una numerosa comunità ucraina. "Queste persone -aggiunge Uccellani- che spesso vivono nelle nostre case e si prendono cura di malati ed anziani, ora soffrono l’angoscia di non sapere quale sorte potrebbe toccare ai propri cari, in alcuni casi coinvolti direttamente nei combattimenti". Lo scorso 27 febbraio una delegazione della Caritas diocesana ha partecipato, come gesto di vicinanza e solidarietà, alla celebrazione che ogni domenica pomeriggio la comunità ucraina cattolica di rito bizantino tiene a Gubbio, nella chiesa della Misericordia. "La liturgia era presieduta -racconta il direttore della Caritas eugubina- da un giovane sacerdote che vive a Foligno, padre Taras Maksymiv, che ci ha ringraziato e ci ha chiesto di pregare con e per il popolo ucraino. Ma anche per chi in questo momento è nemico e oppressore, come ci chiede Gesù, ha precisato". Anche a Gubbio la comunità ucraina si sta mobilitando per aiutare il proprio paese ma anche per riuscire a far giungere in Italia i propri cari che cercano di scappare dalla violenza della guerra. "A padre Taras -sottolinea Uccellani- abbiamo garantito tutta la nostra disponibilità, anche per quanto riguarda l’accoglienza. In questo momento non possiamo sapere come evolverà la situazione nei prossimi giorni ma le autorità europee ipotizzano fino a cinque milioni di persone in fuga dall’Ucraina". Per organizzare e sostenere gli aiuti, in linea con le indicazioni dei Vescovi, la Caritas eugubina dà come riferimento per la raccolta fondi il conto corrente di Caritas italiana: Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma - Iban IT24C0501803200000013331111 (causale Europa/Ucraina). Può essere utilizzato, per iniziative più locali, anche il conto corrente di Diocesi di Gubbio Caritas: Banca Monte dei Paschi di Siena, Filiale di Gubbio - Iban IT21R0103038480000063165776 (causale Emergenza Ucraina). Le famiglie e le parrocchie che fossero disponibili a ospitare profughi provenienti dall’Ucraina sono invitate a comunicarlo alla Caritas diocesana, come è già avvenuto in alcuni casi.  ]]>
Quaresima di Carità 2022

Il progetto per la Quaresima di Carità 2022 era già stato impostato e pronto per il lancio. Come sempre sarebbe stata sollecitata la rete delle parrocchie e delle comunità diocesane per raccogliere aiuti da destinare alla ricerca di un lavoro dignitoso per giovani e meno giovani, con lo slogan Impara l’arte. Poi è sopraggiunta la crisi ucraina, in tutta la sua drammaticità, e la Caritas diocesana di Gubbio ha deciso insieme al vescovo Paolucci Bedini di sospendere l’iniziativa per valutare cosa poter fare per supportare l’emergenza dei profughi in arrivo anche in Umbria e sul territorio eugubino. "Mai avremmo immaginato -scrive il direttore della Caritas di Gubbio, Luca Uccellani- che una guerra tornasse a sconvolgere il nostro continente, che una grande città europea come Kiev dovesse subire un assedio e pesanti bombardamenti. Mai avremmo voluto vedere di nuovo, dopo le tristi vicende della ex Jugoslavia, profughi scappare dalle proprie case e lasciare la propria patria in cerca di salvezza. Eppure è accaduto. È proprio vero che niente, tantomeno il bene preziosissimo della pace, è conquistato una volta per sempre ma va coltivato e difeso ogni giorno, in ogni istante e in ogni dimensione della vita". In effetti, la guerra è molto vicina anche a noi. Non solo per motivi geografici, ma soprattutto per la presenza nella diocesi eugubina di una numerosa comunità ucraina. "Queste persone -aggiunge Uccellani- che spesso vivono nelle nostre case e si prendono cura di malati ed anziani, ora soffrono l’angoscia di non sapere quale sorte potrebbe toccare ai propri cari, in alcuni casi coinvolti direttamente nei combattimenti". Lo scorso 27 febbraio una delegazione della Caritas diocesana ha partecipato, come gesto di vicinanza e solidarietà, alla celebrazione che ogni domenica pomeriggio la comunità ucraina cattolica di rito bizantino tiene a Gubbio, nella chiesa della Misericordia. "La liturgia era presieduta -racconta il direttore della Caritas eugubina- da un giovane sacerdote che vive a Foligno, padre Taras Maksymiv, che ci ha ringraziato e ci ha chiesto di pregare con e per il popolo ucraino. Ma anche per chi in questo momento è nemico e oppressore, come ci chiede Gesù, ha precisato". Anche a Gubbio la comunità ucraina si sta mobilitando per aiutare il proprio paese ma anche per riuscire a far giungere in Italia i propri cari che cercano di scappare dalla violenza della guerra. "A padre Taras -sottolinea Uccellani- abbiamo garantito tutta la nostra disponibilità, anche per quanto riguarda l’accoglienza. In questo momento non possiamo sapere come evolverà la situazione nei prossimi giorni ma le autorità europee ipotizzano fino a cinque milioni di persone in fuga dall’Ucraina". Per organizzare e sostenere gli aiuti, in linea con le indicazioni dei Vescovi, la Caritas eugubina dà come riferimento per la raccolta fondi il conto corrente di Caritas italiana: Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma - Iban IT24C0501803200000013331111 (causale Europa/Ucraina). Può essere utilizzato, per iniziative più locali, anche il conto corrente di Diocesi di Gubbio Caritas: Banca Monte dei Paschi di Siena, Filiale di Gubbio - Iban IT21R0103038480000063165776 (causale Emergenza Ucraina). Le famiglie e le parrocchie che fossero disponibili a ospitare profughi provenienti dall’Ucraina sono invitate a comunicarlo alla Caritas diocesana, come è già avvenuto in alcuni casi.  ]]>
Preghiera per la Pace nelle celebrazioni del Mercoledì delle Ceneri a Perugia e Terni https://www.lavoce.it/preghiera-per-la-pace-nelle-celebrazioni-del-mercoledi-delle-ceneri-a-perugia-e-terni/ Thu, 03 Mar 2022 16:12:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65373 mercoledì delle ceneri

"Oggi iniziamo un cammino lungo quaranta giorni in cui ci prepariamo a celebrare la Pasqua di Risurrezione, che rappresenta il momento più importante della vita cristiana. In questo periodo, abbiamo una grande opportunità: vivere questo cammino in spirito e verità, senza scendere a compromessi con il mondo e scrollandoci di dosso ciò che ci tiene ancorati a terra e ci impedisce di guardare verso il cielo".

Così si è rivolto nell’omelia il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ai numerosi fedeli alla Messa del Mercoledì delle Ceneri celebrata nella chiesa dell’Università degli Studi di Perugia, la sera del 2 marzo. Celebrazione animata dall’equipe della Pastorale universitaria coordinata da don Riccardo Pascolini insieme ai francescani padre Giorgio e padre Salvatore e alle suore francescane Simona e Giulia Chiara.

Anche il mondo universitario, raccogliendosi attorno al suo pastore Gualtiero, ha voluto testimoniare la sua adesione alla Giornata di preghiera e di digiuno indetta da Papa Francesco per la pace in Ucraina, ha commentato a margine della celebrazione don Pascolini, ricordando l’impegno della Chiesa particolare per la promozione della pace e l’accoglienza-integrazione di quanti arrivano a Perugia da tante parti del mondo anche per motivi di studio. Don Riccardo ha annunciato alcune iniziative della Pastorale universitaria relative al Commino sinodale e al pellegrinaggio diocesano in Terra Santa (nella prossima estate) di fine episcopato perugino-pievese del cardinale Bassetti, auspicando una nutrita partecipazione di universitari.

No a egoismi, rivalità, potere persino in Chiesa

Il cardinale, all’inizio dell’omelia, ha rivolto un appello-monito a tutti i credenti, quello di mettere da parte gli egoismi quotidiani, le nostre piccole vanità, le rivalità all’interno degl’ambienti di lavoro, il desiderio di potere in ogni ambito in cui viviamo, persino in Chiesa. E ha aggiunto

"Per affrontare questo periodo di Quaresima, la Chiesa da sempre mette a disposizione dei fedeli tre armi preziose: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Uno dei libri della Bibbia che fanno menzione di queste armi è il libro di Tobia..."

La grande virtù dell’umiltà

 "Cos’è allora che ci permette di mettere in atto -si è chiesto Bassetti- con uno spirito autentico e non ipocrita, il digiuno, la preghiera e l’elemosina? È una virtù di grande importanza, che ci viene ricordata dal Vangelo di oggi: è l’umiltà. L’umiltà è il contrario dell’orgoglio, della sopraffazione, della superbia.

Senza di essa, il digiuno, la preghiera e l’elemosina perdono significato: queste tre armi sono spuntate e inutili per il nostro combattimento quotidiano. È l’umiltà, dice Papa Francesco, il segreto che porta in Cielo: è l’unica strada non c’è un’altra... Oggi abbassiamo il capo per ricevere le ceneri. Finita la Quaresima, dice il Papa, ci abbasseremo ancora di più per lavare i piedi dei fratelli. La Quaresima è dunque una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È fondamentale capire che la via della salvezza non è una prepotente scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore".

Tutto si perde con la guerra

 Il cardinale si è anche soffermato su quanto sta accadendo di orribile in Ucraina.

"Una cupa scia di morte e di sangue sembra avvolgere il nostro mondo. È accaduto ciò che mai avremmo potuto immaginare. Occorre fermare questo orrore prima possibile. Le folle di uomini e donne che nelle strade si frappongono ai carri armati con le mani alzate rappresentano qualcosa di doloroso e che avevamo di già visto nel corso delle vicende storiche del XX secolo. Papa Pio XII, una settimana prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, disse una frase diventata drammaticamente celebre: Nulla è perduto con la pace, tutto si perde con la guerra".

Far vincere la pace

"Oggi abbiamo di fronte una sfida enorme: far vincere la pace, far cessare il fragore delle armi. Stringiamoci in preghiera con il popolo ucraino insieme all’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica, che ha tristemente testimoniato la caduta di un razzo su un ospedale per la maternità, vicino a Kiev. Vorrei citare solo poche parole di Shevchuk: Oggi stiamo vivendo il sesto giorno della guerra sanguinosa e ingiusta. In queste ultime ore, abbiamo assistito ai nuovi orrori della guerra. Abbiamo visto scuole, asili nido, cinema, musei distrutti, e al mattino un razzo ha colpito l’ospedale per la maternità. Si tratta di donne e neonati. Perché sono diventate vittime di questa guerra?. Il mio pensiero e la mia preghiera vanno a tutti i morti, senza distinzione di nazione, perché ci sono migliaia di soldati russi morti, e verso tutte quelle persone che adesso si trovano nei rifugi sotterranei e a coloro che stanno fuggendo".

La sfida che abbiamo davanti

 "Come non ricordare le parole del sindaco santo di Firenze Giorgio La Pira: Abbattere muri, costruire ponti. Queste magnifiche parole di La Pira, ha commentato il cardinale Bassetti, “sintetizzano alla perfezione la sfida che abbiamo davanti in ogni luogo dell’esistenza. Nella famiglia, nelle comunità religiose, nei luoghi di lavoro, nelle Università, dobbiamo essere capaci di unire e non di dividere, di amare e non di odiare. Dobbiamo tutti riscoprire l’umanità e la santità di Gesù. Affinché la pace regni prima nei nostri cuori e poi all’interno delle nazioni. E l’Università ha la forza e la capacità di raccogliere questa sfida".

L’Università perla preziosa

 "Lo scienziato, il ricercatore, lo studioso -ha aggiunto il cardinale- sanno benissimo che il loro lavoro è lungo e impegnativo: senza umiltà e spirito di abnegazione, la ricerca non riesce ad ottenere risultati. Risultati preziosi per la crescita non solo del nostro Paese ma dell’umanità intera. L’Università di Perugia è senza dubbio una perla preziosa per la nostra città e per la nostra regione. Una perla che va protetta e amata con tutto il cuore. Esorto quindi tutta la comunità universitaria di Perugia, dai docenti, agli studenti e a tutto il personale amministrativo, di essere all’altezza della vostra missione, che è una missione decisiva per la nostra società".

Sperimentare la paternità di Dio

 Rivolgendosi ai professori e poi agli studenti, Bassetti ha concluso dicendo:

"Cari professori mi auguro, inoltre, che sappiate sperimentare, nella vostra missione educativa, la paternità di Dio: una paternità che non tradisce i ragazzi, ma che li fa sviluppare, amandoli come fossero dei figli. Cari studenti sappiate scoprire veramente la bellezza di essere figli: siate curiosi, volenterosi, sapienti. Ho letto che è stata bombardata l’Università di Kharkiv in Ucraina.

Questo, cari, è il momento di stringersi in aiuto e in preghiera per i vostri colleghi perché apparteniamo ad unica famiglia umana il cui Padre è Dio. Cerchiamo tutti quanti di sperimentare questa paternità di Dio in questo tempo di conversione e purificazione, invocando la misericordia e il perdono del Padre nostro che è nei cieli. Non dobbiamo sprecare questa grande opportunità della Quaresima. Perché mai come oggi, dice Francesco, si avverte la necessità di un cambiamento e di una conversione".

Celebrazione del Mercoledì delle Ceneri a Terni

Celebrato il Mercoledì delle Ceneri con la preghiera per la pace nelle chiese della diocesi e nella Cattedrale di Terni, dove il vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la preghiera del rosario e la celebrazione eucaristica alla presenza di molti fedeli, del sindaco di Terni Leonardo Latini e dell’assessore al welfare Cristiano Ceccotti.

Il vescovo ha esortato i presenti a dedicarsi intensamente alla preghiera, al digiuno, alle opere di misericordia ed essere costruttori di pace.

"Non stanchiamoci di fare il bene -ha detto il vescovo- anche per quello che riguarda la pace: se vuoi la pace devi coltivare la pace, non ti devi stancare di vivere in pace. Di fronte alle preoccupazioni, allo scoraggiamento, alla tentazione di chiudersi nell’egoismo, individualismo e nell’indifferenza verso le sofferenze altrui, la quaresima ci chiama a riporre la nostra fede e speranza nel Signore, perchè solo così possiamo continuare a fare il bene, anche davanti alla guerra. Non stanchiamoci di pregare, nessuno si salva da solo, perché tutti siamo nella stessa barca nelle tempeste della storia, e soprattutto nessuno si salva senza Dio. Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita, iniziando dall’essere artigiani di pace, iniziando dai piccoli gesti, dalle nostre famiglie, soltanto così potremmo essere costruttori di pace. Avere la capacità di operare per il bene è una donazione totale, non è semplice certo, ma è questa la via della pace".

Sulla situazione in Ucraina ha poi aggiunto come le ingiustizie e le diseguaglianze si riversano a danno dei più poveri e, quando la pace non è perseguita con tutti i mezzi, le conseguenze nefaste si riversano a svantaggio dell’intera umanità.

"In questi giorni drammatici -ha proseguito monsignor Soddu- l’apprensione per la guerra ci tocca da vicino. Sembra che la nostra storia attuale sia ripiombata ad ottanta anni fa. Dove è andata a finire la pace che accompagna il progresso? La nostra Europa, dopo anni di relativa pace, potrebbe ripiombare in una guerra inutile solo per la ostinazione di capi di governo ai quali non interessa la pace e il bene dei popoli. Tutti noi, in questo giorno particolare di inizio quaresima, chiediamo e imploriamo la pace. La pace è dono di Dio, ma anche impegno condiviso, che investe tutta la dimensione umana, totalmente senza riserve. Questo impegno condiviso deve coincidere con il dono della pace che Dio ha fatto all’umanità, altrimenti si innestano interessi di parte, divisioni, che non possono essere condivisibili con il dono della pace. Non barattiamo con niente il bene che abbiamo ricevuto da Dio. Teniamo accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca la pace".

Nella liturgia che caratterizza il primo giorno di Quaresima, il vescovo sparge della cenere benedetta sul capo dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronare il fedele all'impegno penitenziale della Quaresima, come tempo forte in cui rigenerarsi nella fede e per vivere pienamente il sacramento della riconciliazione.

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mercoledì delle ceneri

"Oggi iniziamo un cammino lungo quaranta giorni in cui ci prepariamo a celebrare la Pasqua di Risurrezione, che rappresenta il momento più importante della vita cristiana. In questo periodo, abbiamo una grande opportunità: vivere questo cammino in spirito e verità, senza scendere a compromessi con il mondo e scrollandoci di dosso ciò che ci tiene ancorati a terra e ci impedisce di guardare verso il cielo".

Così si è rivolto nell’omelia il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ai numerosi fedeli alla Messa del Mercoledì delle Ceneri celebrata nella chiesa dell’Università degli Studi di Perugia, la sera del 2 marzo. Celebrazione animata dall’equipe della Pastorale universitaria coordinata da don Riccardo Pascolini insieme ai francescani padre Giorgio e padre Salvatore e alle suore francescane Simona e Giulia Chiara.

Anche il mondo universitario, raccogliendosi attorno al suo pastore Gualtiero, ha voluto testimoniare la sua adesione alla Giornata di preghiera e di digiuno indetta da Papa Francesco per la pace in Ucraina, ha commentato a margine della celebrazione don Pascolini, ricordando l’impegno della Chiesa particolare per la promozione della pace e l’accoglienza-integrazione di quanti arrivano a Perugia da tante parti del mondo anche per motivi di studio. Don Riccardo ha annunciato alcune iniziative della Pastorale universitaria relative al Commino sinodale e al pellegrinaggio diocesano in Terra Santa (nella prossima estate) di fine episcopato perugino-pievese del cardinale Bassetti, auspicando una nutrita partecipazione di universitari.

No a egoismi, rivalità, potere persino in Chiesa

Il cardinale, all’inizio dell’omelia, ha rivolto un appello-monito a tutti i credenti, quello di mettere da parte gli egoismi quotidiani, le nostre piccole vanità, le rivalità all’interno degl’ambienti di lavoro, il desiderio di potere in ogni ambito in cui viviamo, persino in Chiesa. E ha aggiunto

"Per affrontare questo periodo di Quaresima, la Chiesa da sempre mette a disposizione dei fedeli tre armi preziose: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Uno dei libri della Bibbia che fanno menzione di queste armi è il libro di Tobia..."

La grande virtù dell’umiltà

 "Cos’è allora che ci permette di mettere in atto -si è chiesto Bassetti- con uno spirito autentico e non ipocrita, il digiuno, la preghiera e l’elemosina? È una virtù di grande importanza, che ci viene ricordata dal Vangelo di oggi: è l’umiltà. L’umiltà è il contrario dell’orgoglio, della sopraffazione, della superbia.

Senza di essa, il digiuno, la preghiera e l’elemosina perdono significato: queste tre armi sono spuntate e inutili per il nostro combattimento quotidiano. È l’umiltà, dice Papa Francesco, il segreto che porta in Cielo: è l’unica strada non c’è un’altra... Oggi abbassiamo il capo per ricevere le ceneri. Finita la Quaresima, dice il Papa, ci abbasseremo ancora di più per lavare i piedi dei fratelli. La Quaresima è dunque una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È fondamentale capire che la via della salvezza non è una prepotente scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore".

Tutto si perde con la guerra

 Il cardinale si è anche soffermato su quanto sta accadendo di orribile in Ucraina.

"Una cupa scia di morte e di sangue sembra avvolgere il nostro mondo. È accaduto ciò che mai avremmo potuto immaginare. Occorre fermare questo orrore prima possibile. Le folle di uomini e donne che nelle strade si frappongono ai carri armati con le mani alzate rappresentano qualcosa di doloroso e che avevamo di già visto nel corso delle vicende storiche del XX secolo. Papa Pio XII, una settimana prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, disse una frase diventata drammaticamente celebre: Nulla è perduto con la pace, tutto si perde con la guerra".

Far vincere la pace

"Oggi abbiamo di fronte una sfida enorme: far vincere la pace, far cessare il fragore delle armi. Stringiamoci in preghiera con il popolo ucraino insieme all’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica, che ha tristemente testimoniato la caduta di un razzo su un ospedale per la maternità, vicino a Kiev. Vorrei citare solo poche parole di Shevchuk: Oggi stiamo vivendo il sesto giorno della guerra sanguinosa e ingiusta. In queste ultime ore, abbiamo assistito ai nuovi orrori della guerra. Abbiamo visto scuole, asili nido, cinema, musei distrutti, e al mattino un razzo ha colpito l’ospedale per la maternità. Si tratta di donne e neonati. Perché sono diventate vittime di questa guerra?. Il mio pensiero e la mia preghiera vanno a tutti i morti, senza distinzione di nazione, perché ci sono migliaia di soldati russi morti, e verso tutte quelle persone che adesso si trovano nei rifugi sotterranei e a coloro che stanno fuggendo".

La sfida che abbiamo davanti

 "Come non ricordare le parole del sindaco santo di Firenze Giorgio La Pira: Abbattere muri, costruire ponti. Queste magnifiche parole di La Pira, ha commentato il cardinale Bassetti, “sintetizzano alla perfezione la sfida che abbiamo davanti in ogni luogo dell’esistenza. Nella famiglia, nelle comunità religiose, nei luoghi di lavoro, nelle Università, dobbiamo essere capaci di unire e non di dividere, di amare e non di odiare. Dobbiamo tutti riscoprire l’umanità e la santità di Gesù. Affinché la pace regni prima nei nostri cuori e poi all’interno delle nazioni. E l’Università ha la forza e la capacità di raccogliere questa sfida".

L’Università perla preziosa

 "Lo scienziato, il ricercatore, lo studioso -ha aggiunto il cardinale- sanno benissimo che il loro lavoro è lungo e impegnativo: senza umiltà e spirito di abnegazione, la ricerca non riesce ad ottenere risultati. Risultati preziosi per la crescita non solo del nostro Paese ma dell’umanità intera. L’Università di Perugia è senza dubbio una perla preziosa per la nostra città e per la nostra regione. Una perla che va protetta e amata con tutto il cuore. Esorto quindi tutta la comunità universitaria di Perugia, dai docenti, agli studenti e a tutto il personale amministrativo, di essere all’altezza della vostra missione, che è una missione decisiva per la nostra società".

Sperimentare la paternità di Dio

 Rivolgendosi ai professori e poi agli studenti, Bassetti ha concluso dicendo:

"Cari professori mi auguro, inoltre, che sappiate sperimentare, nella vostra missione educativa, la paternità di Dio: una paternità che non tradisce i ragazzi, ma che li fa sviluppare, amandoli come fossero dei figli. Cari studenti sappiate scoprire veramente la bellezza di essere figli: siate curiosi, volenterosi, sapienti. Ho letto che è stata bombardata l’Università di Kharkiv in Ucraina.

Questo, cari, è il momento di stringersi in aiuto e in preghiera per i vostri colleghi perché apparteniamo ad unica famiglia umana il cui Padre è Dio. Cerchiamo tutti quanti di sperimentare questa paternità di Dio in questo tempo di conversione e purificazione, invocando la misericordia e il perdono del Padre nostro che è nei cieli. Non dobbiamo sprecare questa grande opportunità della Quaresima. Perché mai come oggi, dice Francesco, si avverte la necessità di un cambiamento e di una conversione".

Celebrazione del Mercoledì delle Ceneri a Terni

Celebrato il Mercoledì delle Ceneri con la preghiera per la pace nelle chiese della diocesi e nella Cattedrale di Terni, dove il vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la preghiera del rosario e la celebrazione eucaristica alla presenza di molti fedeli, del sindaco di Terni Leonardo Latini e dell’assessore al welfare Cristiano Ceccotti.

Il vescovo ha esortato i presenti a dedicarsi intensamente alla preghiera, al digiuno, alle opere di misericordia ed essere costruttori di pace.

"Non stanchiamoci di fare il bene -ha detto il vescovo- anche per quello che riguarda la pace: se vuoi la pace devi coltivare la pace, non ti devi stancare di vivere in pace. Di fronte alle preoccupazioni, allo scoraggiamento, alla tentazione di chiudersi nell’egoismo, individualismo e nell’indifferenza verso le sofferenze altrui, la quaresima ci chiama a riporre la nostra fede e speranza nel Signore, perchè solo così possiamo continuare a fare il bene, anche davanti alla guerra. Non stanchiamoci di pregare, nessuno si salva da solo, perché tutti siamo nella stessa barca nelle tempeste della storia, e soprattutto nessuno si salva senza Dio. Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita, iniziando dall’essere artigiani di pace, iniziando dai piccoli gesti, dalle nostre famiglie, soltanto così potremmo essere costruttori di pace. Avere la capacità di operare per il bene è una donazione totale, non è semplice certo, ma è questa la via della pace".

Sulla situazione in Ucraina ha poi aggiunto come le ingiustizie e le diseguaglianze si riversano a danno dei più poveri e, quando la pace non è perseguita con tutti i mezzi, le conseguenze nefaste si riversano a svantaggio dell’intera umanità.

"In questi giorni drammatici -ha proseguito monsignor Soddu- l’apprensione per la guerra ci tocca da vicino. Sembra che la nostra storia attuale sia ripiombata ad ottanta anni fa. Dove è andata a finire la pace che accompagna il progresso? La nostra Europa, dopo anni di relativa pace, potrebbe ripiombare in una guerra inutile solo per la ostinazione di capi di governo ai quali non interessa la pace e il bene dei popoli. Tutti noi, in questo giorno particolare di inizio quaresima, chiediamo e imploriamo la pace. La pace è dono di Dio, ma anche impegno condiviso, che investe tutta la dimensione umana, totalmente senza riserve. Questo impegno condiviso deve coincidere con il dono della pace che Dio ha fatto all’umanità, altrimenti si innestano interessi di parte, divisioni, che non possono essere condivisibili con il dono della pace. Non barattiamo con niente il bene che abbiamo ricevuto da Dio. Teniamo accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca la pace".

Nella liturgia che caratterizza il primo giorno di Quaresima, il vescovo sparge della cenere benedetta sul capo dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronare il fedele all'impegno penitenziale della Quaresima, come tempo forte in cui rigenerarsi nella fede e per vivere pienamente il sacramento della riconciliazione.

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Quaresima: il cardinale Bassetti incontra nel Mercoledì delle ceneri la comunità ucraina https://www.lavoce.it/quaresima-il-cardinale-bassetti-incontra-nel-mercoledi-delle-ceneri-la-comunita-ucraina/ Tue, 01 Mar 2022 16:24:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65317 quaresima perugia

"Ci apprestiamo a vivere la Quaresima non più tanto segnata dalla pandemia da cui, con l’aiuto di Dio e della scienza, ne stiamo uscendo dopo due anni, ma da una guerra che potrebbe rivelarsi una catastrofe per l’umanità intera.

Con nel cuore questa immensa sofferenza per le tante vite spezzate in Ucraina, ma anche di speranza affinché si spengano al più presto i fuochi di guerra, la nostra comunità diocesana perugino-pievese vive la Quaresima 2022 al cui centro pone la preghiera, il digiuno e segni concreti di carità e di solidarietà come l’accoglienza di quanti sono in fuga dall’Ucraina".

Sono le parole del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, pronunciate alla vigilia del Mercoledì delle Ceneri (2 marzo), che per i Cristiani segna il tempo forte di Quaresima, tempo di conversione e di salvezza in preparazione alla Pasqua di resurrezione dove ciascun cristiano è chiamato a rigenerarsi nella fede.

Incontro con la comunità ucraina

 Il cardinale Bassetti, Mercoledì delle Ceneri, avvierà in diocesi la Quaresima visitando la comunità ucraina di rito greco-cattolico, presso la chiesa perugina della Madonna delle Grazie. L’incontro è in programma nel pomeriggio del 2 marzo, alle ore 16.

Celebrazione di inizio Quaresima con gli universitari

A seguire un altro appuntamento per il cardinale particolarmente significativo, quello della celebrazione eucaristica con il rito delle Ceneri nella chiesa dell’Università degli Studi animata dalla Pastorale universitaria, in programma alle ore 19. Bassetti rivolgerà parole di incoraggiamento e gratitudine alle giovani generazioni protagoniste del difficile periodo della pandemia a cui continua ad essere affidato l’arduo compito, quello di costruire il futuro di pace per umanità intera anche sulla scia di quanto è emerso al recente incontro internazionale di Firenze Mediterraneo, frontiera di pace.

Veglia diocesana per la pace

È inoltre stata convocata una veglia diocesana di preghiera per la pace in cattedrale, venerdì 4 marzo, alle ore 21, che sarà presieduta dal cardinale Bassetti, annunciata nei giorni scorsi dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi, alla quale sono invitati a partecipare parroci, religiosi, consacrati, movimenti e gruppi ecclesiali.

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quaresima perugia

"Ci apprestiamo a vivere la Quaresima non più tanto segnata dalla pandemia da cui, con l’aiuto di Dio e della scienza, ne stiamo uscendo dopo due anni, ma da una guerra che potrebbe rivelarsi una catastrofe per l’umanità intera.

Con nel cuore questa immensa sofferenza per le tante vite spezzate in Ucraina, ma anche di speranza affinché si spengano al più presto i fuochi di guerra, la nostra comunità diocesana perugino-pievese vive la Quaresima 2022 al cui centro pone la preghiera, il digiuno e segni concreti di carità e di solidarietà come l’accoglienza di quanti sono in fuga dall’Ucraina".

Sono le parole del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, pronunciate alla vigilia del Mercoledì delle Ceneri (2 marzo), che per i Cristiani segna il tempo forte di Quaresima, tempo di conversione e di salvezza in preparazione alla Pasqua di resurrezione dove ciascun cristiano è chiamato a rigenerarsi nella fede.

Incontro con la comunità ucraina

 Il cardinale Bassetti, Mercoledì delle Ceneri, avvierà in diocesi la Quaresima visitando la comunità ucraina di rito greco-cattolico, presso la chiesa perugina della Madonna delle Grazie. L’incontro è in programma nel pomeriggio del 2 marzo, alle ore 16.

Celebrazione di inizio Quaresima con gli universitari

A seguire un altro appuntamento per il cardinale particolarmente significativo, quello della celebrazione eucaristica con il rito delle Ceneri nella chiesa dell’Università degli Studi animata dalla Pastorale universitaria, in programma alle ore 19. Bassetti rivolgerà parole di incoraggiamento e gratitudine alle giovani generazioni protagoniste del difficile periodo della pandemia a cui continua ad essere affidato l’arduo compito, quello di costruire il futuro di pace per umanità intera anche sulla scia di quanto è emerso al recente incontro internazionale di Firenze Mediterraneo, frontiera di pace.

Veglia diocesana per la pace

È inoltre stata convocata una veglia diocesana di preghiera per la pace in cattedrale, venerdì 4 marzo, alle ore 21, che sarà presieduta dal cardinale Bassetti, annunciata nei giorni scorsi dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi, alla quale sono invitati a partecipare parroci, religiosi, consacrati, movimenti e gruppi ecclesiali.

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La Caritas lancia il progetto adozioni a distanza a favore dei bambini della Repubblica Democratica del Congo https://www.lavoce.it/la-caritas-lancia-il-progetto-adozioni-a-distanza-a-favore-dei-bambini-della-repubblica-democratica-del-congo/ Mon, 24 May 2021 09:30:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60819 I bambini congolesi accolti nelle scuole della Sacra Famiglia di Spoleto

La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, in collaborazione con l’Istituto Suore Sacra Famiglia di Spoleto, promuove un progetto finalizzato al sostegno dei bambini della Repubblica Democratica del Congo, Paese dove le figlie del beato Pietro Bonilli svolgono una preziosa azione pastorale, sociale ed educativa.

Le parole del direttore della Caritas

"Nel corso degli anni la Caritas -afferma don Edoardo Rossi- ha coordinato vari progetti di adozioni a distanza, in diverse aree del mondo, ai quali in tanti hanno partecipato con generosità. E penso, su tutte, al Brasile e alla Georgia. Questa bella tradizione di carità - che ha coinvolto famiglie e parrocchie, realtà associative e imprenditoriali – deve proseguire, perché siamo convinti che solo con uno sguardo trasformato dalla carità i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità (Papa Francesco, Fratelli tutti, 187). Lanciamo allora le adozioni a distanza per i bambini di Butembo e Magheria ai quali le Suore della Sacra Famiglia garantiscono istruzione, cibo e assistenza medica. L’impegno di tutti – conclude don Rossi - sarà un raggio di sole per le nuove generazioni della Repubblica Democratica del Congo, Paese alle prese con una instabilità sociale e politica che sta procurando una miseria incredibile. Le Suore ci dicono che i morti non si contano più, le famiglie sono lacerate, tanti bambini abbandonati e molti orfani".

La quota annua di adozione di un bambino è di 120 euro (10 euro al mese): assicureremo la possibilità di frequentare la scuola per tutto l’anno; garantiremo almeno un pasto al giorno; forniremo materiale scolastico; sosterremo il bambino anche dal punto di vista sanitario. La modalità di pagamento individuata per sostenere questo progetto è il Bonifico bancario a favore della Caritas diocesana: quest’ultima, poi, provvederà ad inoltrare gli aiuti alle Suore della Sacra Famiglia. Per avere maggiori info contattare: 0743 220485, oppure scrivere a caritas@spoletonorcia.it.

I frutti della raccolta di Quaresima sempre a favore dei bambini del Congo

 Alla missione delle Suore della Sacra Famiglia nella Repubblica Democratica del Congo la Caritas aveva dedicato la Quaresima di carità 2021, con una colletta straordinaria nelle parrocchie il 21 marzo.

"Abbiamo raccolto -comunica don Edoardo Rossi- 18.345,14 euro, che abbiamo girato alle Suore. Ringrazio tutti per la generosità mostrata ancora una volta alle iniziative della Caritas".

 

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I bambini congolesi accolti nelle scuole della Sacra Famiglia di Spoleto

La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, in collaborazione con l’Istituto Suore Sacra Famiglia di Spoleto, promuove un progetto finalizzato al sostegno dei bambini della Repubblica Democratica del Congo, Paese dove le figlie del beato Pietro Bonilli svolgono una preziosa azione pastorale, sociale ed educativa.

Le parole del direttore della Caritas

"Nel corso degli anni la Caritas -afferma don Edoardo Rossi- ha coordinato vari progetti di adozioni a distanza, in diverse aree del mondo, ai quali in tanti hanno partecipato con generosità. E penso, su tutte, al Brasile e alla Georgia. Questa bella tradizione di carità - che ha coinvolto famiglie e parrocchie, realtà associative e imprenditoriali – deve proseguire, perché siamo convinti che solo con uno sguardo trasformato dalla carità i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità (Papa Francesco, Fratelli tutti, 187). Lanciamo allora le adozioni a distanza per i bambini di Butembo e Magheria ai quali le Suore della Sacra Famiglia garantiscono istruzione, cibo e assistenza medica. L’impegno di tutti – conclude don Rossi - sarà un raggio di sole per le nuove generazioni della Repubblica Democratica del Congo, Paese alle prese con una instabilità sociale e politica che sta procurando una miseria incredibile. Le Suore ci dicono che i morti non si contano più, le famiglie sono lacerate, tanti bambini abbandonati e molti orfani".

La quota annua di adozione di un bambino è di 120 euro (10 euro al mese): assicureremo la possibilità di frequentare la scuola per tutto l’anno; garantiremo almeno un pasto al giorno; forniremo materiale scolastico; sosterremo il bambino anche dal punto di vista sanitario. La modalità di pagamento individuata per sostenere questo progetto è il Bonifico bancario a favore della Caritas diocesana: quest’ultima, poi, provvederà ad inoltrare gli aiuti alle Suore della Sacra Famiglia. Per avere maggiori info contattare: 0743 220485, oppure scrivere a caritas@spoletonorcia.it.

I frutti della raccolta di Quaresima sempre a favore dei bambini del Congo

 Alla missione delle Suore della Sacra Famiglia nella Repubblica Democratica del Congo la Caritas aveva dedicato la Quaresima di carità 2021, con una colletta straordinaria nelle parrocchie il 21 marzo.

"Abbiamo raccolto -comunica don Edoardo Rossi- 18.345,14 euro, che abbiamo girato alle Suore. Ringrazio tutti per la generosità mostrata ancora una volta alle iniziative della Caritas".

 

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Celebrata nelle sette Zone pastorali la Veglia di preghiera quaresimale dei giovani https://www.lavoce.it/celebrata-nelle-sette-zone-pastorali-la-veglia-di-preghiera-quaresimale-dei-giovani/ Fri, 19 Mar 2021 11:45:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59592 la veglia di preghiera quaresimale dei giovani 2021 chiesa santa maria assunta perugia

Celebrata nella serata di giovedì 18 marzo, vigilia della solennità di San Giuseppe, la Veglia di preghiera quaresimale dei giovani dell'Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve. Un appuntamento, sempre molto atteso, che quest'anno a seguito della pandemia non si è tenuto nella Cattedrale di San Lorenzo come è consuetudine, ma in ciascuna delle sette Zone pastorali.

"Carissimi giovani, carissimi sacerdoti, diaconi, seminaristi, animatori ed educatori, carissime famiglie che nelle retrovie, silenziosamente, vedete germogliare e crescere i vostri figli e ne seguite amorevolmente i passi, ancora una volta siamo lontani e non possiamo incrociare i nostri sguardi, ancora una volta sottomessi alla storia che ci chiama a obbedienza e responsabilità, senza per questo rinunciare all’occasione santa e provvidenziale di un tempo di preghiera comunitaria"

'Io sono solo un’ombra...' il tema della Veglia

Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha esordito nel suo messaggio-riflessione per la Veglia di preghiera quaresimale con i giovani dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, dedicata quest'anno al tema Io sono solo un’ombra…, ha preso lo spunto dalla Lettera apostolica di Papa Francesco, Patris Corde, con cui ha indetto l’anno speciale dedicato a san Giuseppe in occasione del 150simo anniversario della dichiarazione, da parte del beato Pio IX, del padre putativo di Gesù a Patrono della Chiesa cattolica.

Sulla figura di San Giuseppe il cardinale Bassetti si è soffermato nella sua riflessione offerta ai giovani e non solo, affidando al protettore di tutti i papà (di cui, il 19 marzo, è la loro Festa) il nostro cammino, le nostre scelte e guardando a lui, cerchiamo di crescere nel nostro essere figli, come Gesù ci ha insegnato, di un Padre attento e provvidente.

All’ombra delle ali di Dio

Il cardinale Bassetti ha presieduto la Veglia di preghiera con i giovani della Prima Zona (Perugia città), nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta in Monteluce, non esitando ad esprimere il suo rammarico nel dire

"Ci manca la Veglia in Cattedrale, a me manca moltissimo, ma recita il Salmo 56 Mi rifugio all'ombra delle tue ali finché sia passato il pericolo.

Allora nell’obbedienza viviamo questo tempo ancora di isolamento, cautela e responsabilità civile rifugiandoci all’ombra delle ali di Dio che sono così grandi e forti da arrivare in ogni Zona della nostra Diocesi questa sera: sotto le Sue Ali siamo di nuovo tutti insieme, riuniti e custoditi, finché sia passato il pericolo".

La vita non è un’ombra

"Cari giovani, in un tempo che così grandemente ci mette alla prova, costringendoci all’isolamento, alla chiusura, talvolta alla solitudine forzata -ha proseguito il presule nella riflessione- il rischio che brutti pensieri affollino la nostra mente, cercando di convincerci che la nostra vita è inutile, è vana, è impalpabile e senza significato, che la nostra vita sia solo un’ombra, è un rischio concreto e molto pericoloso".

Non lasciarsi tentare al Maligno

"Non ascoltate mai la voce dell’Accusatore, non lasciatevi tentare dalle parole del Maligno che cercano di screditare e denigrare ai vostri occhi la vita che vi è stata donata, la famiglia in cui siete nati e in cui state crescendo, i genitori che avete; non lasciatevi mettere all’angolo da chi trama il male per voi, facendosi largo tra i pensieri e dicendovi che la vostra vita non vale, che voi non siete importanti, che non c’è futuro che valga la pena di essere vissuto. È una menzogna, ve lo dico con forza, è una grandissima menzogna e la vita di San Giuseppe ce lo ricorda, a tutti, ma in particolare a voi: l’Altissimo dà vita anche alle ombre, l’Altissimo dà vita anche alle ombre".

Principi agli occhi di Dio

"Carissimi ragazzi Dio è l’unico e il solo in grado di trasformare il nostro lutto in gioia, la nostra povertà in ricchezza, la nostra indigenza in regalità. Ognuno di noi è un principe agli occhi di Dio, comprato a caro prezzo, con il sangue versato per noi da Gesù. Abbiate l’umiltà di riconoscervi fragili nelle vostre incongruenze e in esse accogliere l’opera creatrice di Dio che, come ha preso la vita di un semplice falegname e l’ha reso segno e presenza della Paternità di Dio per ciascuno di noi, così farà con la vita di ciascuno di voi, nella missione di vita a cui siete chiamati".

Fidarsi dei sogni di Dio

"Il Mondo ha bisogno di giovani coraggiosi -ha evidenziato il cardinale Bassetti concludendo il suo messaggio per la Veglia di preghiera quaresimale- che, come Giuseppe, non abbiano paura di accogliere la vita, seppur burrascosa, difficile, incomprensibile e imparino a viverla all’ombra del Padre, lasciando a Lui la guida, affinando l’orecchio per riconoscere la voce dell’Altissimo, fidandosi dei sogni di Dio per ciascuno di noi, con semplicità e risolutezza, con umiltà e coraggio, con timor di Dio e assunzione di responsabilità".

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la veglia di preghiera quaresimale dei giovani 2021 chiesa santa maria assunta perugia

Celebrata nella serata di giovedì 18 marzo, vigilia della solennità di San Giuseppe, la Veglia di preghiera quaresimale dei giovani dell'Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve. Un appuntamento, sempre molto atteso, che quest'anno a seguito della pandemia non si è tenuto nella Cattedrale di San Lorenzo come è consuetudine, ma in ciascuna delle sette Zone pastorali.

"Carissimi giovani, carissimi sacerdoti, diaconi, seminaristi, animatori ed educatori, carissime famiglie che nelle retrovie, silenziosamente, vedete germogliare e crescere i vostri figli e ne seguite amorevolmente i passi, ancora una volta siamo lontani e non possiamo incrociare i nostri sguardi, ancora una volta sottomessi alla storia che ci chiama a obbedienza e responsabilità, senza per questo rinunciare all’occasione santa e provvidenziale di un tempo di preghiera comunitaria"

'Io sono solo un’ombra...' il tema della Veglia

Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha esordito nel suo messaggio-riflessione per la Veglia di preghiera quaresimale con i giovani dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, dedicata quest'anno al tema Io sono solo un’ombra…, ha preso lo spunto dalla Lettera apostolica di Papa Francesco, Patris Corde, con cui ha indetto l’anno speciale dedicato a san Giuseppe in occasione del 150simo anniversario della dichiarazione, da parte del beato Pio IX, del padre putativo di Gesù a Patrono della Chiesa cattolica.

Sulla figura di San Giuseppe il cardinale Bassetti si è soffermato nella sua riflessione offerta ai giovani e non solo, affidando al protettore di tutti i papà (di cui, il 19 marzo, è la loro Festa) il nostro cammino, le nostre scelte e guardando a lui, cerchiamo di crescere nel nostro essere figli, come Gesù ci ha insegnato, di un Padre attento e provvidente.

All’ombra delle ali di Dio

Il cardinale Bassetti ha presieduto la Veglia di preghiera con i giovani della Prima Zona (Perugia città), nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta in Monteluce, non esitando ad esprimere il suo rammarico nel dire

"Ci manca la Veglia in Cattedrale, a me manca moltissimo, ma recita il Salmo 56 Mi rifugio all'ombra delle tue ali finché sia passato il pericolo.

Allora nell’obbedienza viviamo questo tempo ancora di isolamento, cautela e responsabilità civile rifugiandoci all’ombra delle ali di Dio che sono così grandi e forti da arrivare in ogni Zona della nostra Diocesi questa sera: sotto le Sue Ali siamo di nuovo tutti insieme, riuniti e custoditi, finché sia passato il pericolo".

La vita non è un’ombra

"Cari giovani, in un tempo che così grandemente ci mette alla prova, costringendoci all’isolamento, alla chiusura, talvolta alla solitudine forzata -ha proseguito il presule nella riflessione- il rischio che brutti pensieri affollino la nostra mente, cercando di convincerci che la nostra vita è inutile, è vana, è impalpabile e senza significato, che la nostra vita sia solo un’ombra, è un rischio concreto e molto pericoloso".

Non lasciarsi tentare al Maligno

"Non ascoltate mai la voce dell’Accusatore, non lasciatevi tentare dalle parole del Maligno che cercano di screditare e denigrare ai vostri occhi la vita che vi è stata donata, la famiglia in cui siete nati e in cui state crescendo, i genitori che avete; non lasciatevi mettere all’angolo da chi trama il male per voi, facendosi largo tra i pensieri e dicendovi che la vostra vita non vale, che voi non siete importanti, che non c’è futuro che valga la pena di essere vissuto. È una menzogna, ve lo dico con forza, è una grandissima menzogna e la vita di San Giuseppe ce lo ricorda, a tutti, ma in particolare a voi: l’Altissimo dà vita anche alle ombre, l’Altissimo dà vita anche alle ombre".

Principi agli occhi di Dio

"Carissimi ragazzi Dio è l’unico e il solo in grado di trasformare il nostro lutto in gioia, la nostra povertà in ricchezza, la nostra indigenza in regalità. Ognuno di noi è un principe agli occhi di Dio, comprato a caro prezzo, con il sangue versato per noi da Gesù. Abbiate l’umiltà di riconoscervi fragili nelle vostre incongruenze e in esse accogliere l’opera creatrice di Dio che, come ha preso la vita di un semplice falegname e l’ha reso segno e presenza della Paternità di Dio per ciascuno di noi, così farà con la vita di ciascuno di voi, nella missione di vita a cui siete chiamati".

Fidarsi dei sogni di Dio

"Il Mondo ha bisogno di giovani coraggiosi -ha evidenziato il cardinale Bassetti concludendo il suo messaggio per la Veglia di preghiera quaresimale- che, come Giuseppe, non abbiano paura di accogliere la vita, seppur burrascosa, difficile, incomprensibile e imparino a viverla all’ombra del Padre, lasciando a Lui la guida, affinando l’orecchio per riconoscere la voce dell’Altissimo, fidandosi dei sogni di Dio per ciascuno di noi, con semplicità e risolutezza, con umiltà e coraggio, con timor di Dio e assunzione di responsabilità".

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Raccolta per la costruzione di una scuola nella Repubblica Democratica del Congo https://www.lavoce.it/raccolta-per-la-costruzione-di-una-scuola-nella-repubblica-democratica-del-congo/ Thu, 18 Mar 2021 12:55:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59563 La scuola gestita dalle suore della Sacra Famiglia nella Repubblica Democratica del Congo

La Quaresima di carità 2021 dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia è a favore della missione che le Suore della Sacra Famiglia di Spoleto hanno nella Repubblica Democratica del Congo. In particolare per la costruzione di alcune aule scolastiche per i bambini di Butembo, città situata nel nord-est del Paese. La quarta domenica di Quaresima, il 21 marzo, le offerte raccolte nelle parrocchie andranno proprio a sostenere questo progetto.

La situazione nella Repubblica Democratica del Congo è drammatica, afferma suor Consuelo Zarrella superiora della casa San Giuseppe di Spoleto, ma che per trentatré anni è stata in Africa, prima in Libia, poi in Costa d’Avorio e infine proprio in Congo.

"L’instabilità politica e sociale -spiega la religiosa- sta procurando una miseria incredibile. I morti non si contano più. Le famiglie sono smembrate, i bambini sono abbandonati, la schiera di orfani è interminabile. Ho davanti agli occhi i bambini soldato, quelli che lavorano nelle miniere d’oro e che spesso ci trovano la morte, quelli orfani di guerra o abbandonati dai padri, i figli nati da una ragazza stuprata. Insomma, c’è povertà, guerra e miseria. Ma c’è vita. La gente nonostante tutto è felice. Il Congo è una terra ricchissima e la gente è poverissima. Questa grande contraddizione è causata dalle potenti multinazionali di armi, d’oro e di diamanti che sfruttano queste ricchezze. Per la gente del luogo non rimane nulla e quindi muore di fame.

Quelli che ad oggi frequentano la scuola, sono pochissimi. I bambini vanno a scuola con un sacchetto dove c’è una matita e un pezzo di carta. Non ci sono libri. Solo ora gli insegnanti iniziano ad averne qualcuno. Finora hanno fatto lezione con gli appunti presi quando loro erano studenti. I docenti, poi, hanno poca voglia di lavorare perché lo stipendio è misero o inesistente e quindi per tirare avanti devono lavorare nei campi. E i bambini sono abbandonati a loro stessi. L’ignoranza è la vera povertà. I bambini vanno a scuola digiuni e tornando a casa non trovano un pranzo. Mangeranno forse qualcosa la sera.

È bene però sostenere le scuole -conclude suor Consuelo- ancor prima che mandare aiuti alimentari, perché se il Congo avrà delle persone formate culturalmente, capaci anche di ribellarsi se necessario, la situazione di questo Paese martoriato potrà cambiare. Ben venga quindi questa iniziativa della diocesi di Spoleto-Norcia. È necessario parlare e far conoscere la situazione di questo Paese".

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La scuola gestita dalle suore della Sacra Famiglia nella Repubblica Democratica del Congo

La Quaresima di carità 2021 dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia è a favore della missione che le Suore della Sacra Famiglia di Spoleto hanno nella Repubblica Democratica del Congo. In particolare per la costruzione di alcune aule scolastiche per i bambini di Butembo, città situata nel nord-est del Paese. La quarta domenica di Quaresima, il 21 marzo, le offerte raccolte nelle parrocchie andranno proprio a sostenere questo progetto.

La situazione nella Repubblica Democratica del Congo è drammatica, afferma suor Consuelo Zarrella superiora della casa San Giuseppe di Spoleto, ma che per trentatré anni è stata in Africa, prima in Libia, poi in Costa d’Avorio e infine proprio in Congo.

"L’instabilità politica e sociale -spiega la religiosa- sta procurando una miseria incredibile. I morti non si contano più. Le famiglie sono smembrate, i bambini sono abbandonati, la schiera di orfani è interminabile. Ho davanti agli occhi i bambini soldato, quelli che lavorano nelle miniere d’oro e che spesso ci trovano la morte, quelli orfani di guerra o abbandonati dai padri, i figli nati da una ragazza stuprata. Insomma, c’è povertà, guerra e miseria. Ma c’è vita. La gente nonostante tutto è felice. Il Congo è una terra ricchissima e la gente è poverissima. Questa grande contraddizione è causata dalle potenti multinazionali di armi, d’oro e di diamanti che sfruttano queste ricchezze. Per la gente del luogo non rimane nulla e quindi muore di fame.

Quelli che ad oggi frequentano la scuola, sono pochissimi. I bambini vanno a scuola con un sacchetto dove c’è una matita e un pezzo di carta. Non ci sono libri. Solo ora gli insegnanti iniziano ad averne qualcuno. Finora hanno fatto lezione con gli appunti presi quando loro erano studenti. I docenti, poi, hanno poca voglia di lavorare perché lo stipendio è misero o inesistente e quindi per tirare avanti devono lavorare nei campi. E i bambini sono abbandonati a loro stessi. L’ignoranza è la vera povertà. I bambini vanno a scuola digiuni e tornando a casa non trovano un pranzo. Mangeranno forse qualcosa la sera.

È bene però sostenere le scuole -conclude suor Consuelo- ancor prima che mandare aiuti alimentari, perché se il Congo avrà delle persone formate culturalmente, capaci anche di ribellarsi se necessario, la situazione di questo Paese martoriato potrà cambiare. Ben venga quindi questa iniziativa della diocesi di Spoleto-Norcia. È necessario parlare e far conoscere la situazione di questo Paese".

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’24 ore per il Signore’ con il cardinale Gualtiero Bassetti https://www.lavoce.it/24-ore-per-il-signore-con-il-cardinale-gualtiero-bassetti/ https://www.lavoce.it/24-ore-per-il-signore-con-il-cardinale-gualtiero-bassetti/#comments Thu, 11 Mar 2021 10:12:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59466 La locandina delle '24 ore per il Signore'

Domenica 14 marzo, IV di Quaresima, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti sarà nella Concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve (alle ore 10.30), per la celebrazione eucaristica nella giornata delle 24 ore per il Signore; giornata dedicata dai Vescovi dell’Umbria alla preghiera in tempo di pandemia. La celebrazione presieduta dal cardinale, che verrà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Amici dell’Oratorio di Città della Pieve, sarà preceduta dalla Santa Messa (alle 8) nella chiesa del monastero delle Clarisse di Santa Lucia, dove si terrà anche l’adorazione eucaristica. La giornata pievese delle 24 ore per il Signore proseguirà nel pomeriggio, con le confessioni nella concattedrale (alle 16) e l’adorazione eucaristica, e si concluderà con la Santa Messa vespertina (alle 18).

Ad annunciare programma e finalità della giornata di domenica prossima è il parroco e arciprete della Concattedrale, don Simone Sorbaioli.

"Da alcuni anni il Santo Padre Francesco -ricorda il sacerdote- indice in seno alla Quaresima le 24 ore per il Signore, un tempo particolare di preghiera, personale e comunitaria, per riscoprire, vivere il sacramento della riconciliazione. Noi, nella nostra comunità parrocchiale, abbiamo cercato di accogliere questo invito del Papa promuovendo alcune iniziative spirituali in presenza, nel rispetto delle norme sanitarie per il contenimento del contagio da Covid-19.

Sempre domenica 14 marzo -annuncia don Simone Sorbaioli- i vescovi umbri hanno associato a questa giornata la preghiera per le persone che stanno soffrendo per la pandemia, sia perché colpite dalla malattia sia perché ne subiscono gli effetti indirettamente.

Siamo anche particolarmente contenti che il nostro cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti abbia scelto di vivere con noi la giornata delle 24 ore per il Signore; in particolare presiederà la celebrazione eucaristica delle ore 10.30, nella nostra concattedrale. Durante la celebrazione verrà benedetta l’acqua da consegnare alle famiglie per la benedizione pasquale. Quest’anno abbiamo chiesto ai fedeli di viverla, seppur in comunione, in seno alla propria casa perché noi sacerdoti non potremo compiere, a causa della pandemia, la consueta visita alle famiglie nell’imminenza della Pasqua.

Un altro evento gioioso, che caratterizzerà la giornata di domenica prossima -conclude don Simone Sorbaioli- sarà il conferimento del ministero dell’accolitato a Claudio Farina, uno dei seminaristi della nostra Diocesi prossimo all’ordinazione diaconale che presta servizio da noi quest’anno. Per tutto questo ringraziamo il Signore e gli chiediamo sempre il dono della comunione ecclesiale e il dono di poter aprire il cuore alla sua volontà e alla sua provvidenza".

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La locandina delle '24 ore per il Signore'

Domenica 14 marzo, IV di Quaresima, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti sarà nella Concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve (alle ore 10.30), per la celebrazione eucaristica nella giornata delle 24 ore per il Signore; giornata dedicata dai Vescovi dell’Umbria alla preghiera in tempo di pandemia. La celebrazione presieduta dal cardinale, che verrà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Amici dell’Oratorio di Città della Pieve, sarà preceduta dalla Santa Messa (alle 8) nella chiesa del monastero delle Clarisse di Santa Lucia, dove si terrà anche l’adorazione eucaristica. La giornata pievese delle 24 ore per il Signore proseguirà nel pomeriggio, con le confessioni nella concattedrale (alle 16) e l’adorazione eucaristica, e si concluderà con la Santa Messa vespertina (alle 18).

Ad annunciare programma e finalità della giornata di domenica prossima è il parroco e arciprete della Concattedrale, don Simone Sorbaioli.

"Da alcuni anni il Santo Padre Francesco -ricorda il sacerdote- indice in seno alla Quaresima le 24 ore per il Signore, un tempo particolare di preghiera, personale e comunitaria, per riscoprire, vivere il sacramento della riconciliazione. Noi, nella nostra comunità parrocchiale, abbiamo cercato di accogliere questo invito del Papa promuovendo alcune iniziative spirituali in presenza, nel rispetto delle norme sanitarie per il contenimento del contagio da Covid-19.

Sempre domenica 14 marzo -annuncia don Simone Sorbaioli- i vescovi umbri hanno associato a questa giornata la preghiera per le persone che stanno soffrendo per la pandemia, sia perché colpite dalla malattia sia perché ne subiscono gli effetti indirettamente.

Siamo anche particolarmente contenti che il nostro cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti abbia scelto di vivere con noi la giornata delle 24 ore per il Signore; in particolare presiederà la celebrazione eucaristica delle ore 10.30, nella nostra concattedrale. Durante la celebrazione verrà benedetta l’acqua da consegnare alle famiglie per la benedizione pasquale. Quest’anno abbiamo chiesto ai fedeli di viverla, seppur in comunione, in seno alla propria casa perché noi sacerdoti non potremo compiere, a causa della pandemia, la consueta visita alle famiglie nell’imminenza della Pasqua.

Un altro evento gioioso, che caratterizzerà la giornata di domenica prossima -conclude don Simone Sorbaioli- sarà il conferimento del ministero dell’accolitato a Claudio Farina, uno dei seminaristi della nostra Diocesi prossimo all’ordinazione diaconale che presta servizio da noi quest’anno. Per tutto questo ringraziamo il Signore e gli chiediamo sempre il dono della comunione ecclesiale e il dono di poter aprire il cuore alla sua volontà e alla sua provvidenza".

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‘In Cammino verso la Luce’: la Via crucis on line animata dai ragazzi https://www.lavoce.it/in-cammino-verso-la-luce-la-via-crucis-on-line-animata-dai-ragazzi/ Tue, 09 Mar 2021 12:53:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59443 'In Cammino verso la Luce'

In Cammino verso la Luce: è il progetto che l’Ufficio catechistico dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia, coordinato da Sabrina Guerrini, ha pensato per la Quaresima 2021. I bambini e i ragazzi della catechesi delle varie zone pastorali, chiamate Pievanie, in questo tempo di Quaresima stanno animando on line la Via crucis. Ogni martedì e venerdì vengono pubblicate nel sito della Diocesi (www.spoletonorcia.it) e nei canali social (Facebook: SpoletoNorcia e YouTube: Archidiocesi Spoleto Norcia) le varie stazioni che ripercorrono il percorso doloroso di Gesù verso la crocifissione al Golgota. "In questo anno pastorale particolare -spiega Sabrina Guerrini- in cui la pandemia costringe a limitare i rapporti umani e le frequentazioni con gli altri, i ragazzi che seguono la catechesi nella nostra Diocesi non si sono scoraggiati e lasciati andare, ma, anzi, hanno voluto, insieme ai loro sacerdoti, alle famiglie ed ai catechisti dare un segno visibile di comunione nella preghiera in tempo di Quaresima. E così, hanno accolto con grande disponibilità e gioia l’idea dell’Ufficio Catechistico di dar vita al progetto In Cammino verso la Luce. Ogni Pievania ha seguito nella preghiera le orme di Gesù, animando una parte della Via crucis. E percorrendo un’unica strada tutti insieme alla sequela di Cristo nel suo cammino doloroso, si arriverà a vedere la Luce del Risorto". Al termine di ogni stazione della Via crucis, c’è una presentazione video delle parrocchie che compongono le varie Pievanie. "É una bella occasione -prosegue la coordinatrice del progetto- anche per far conoscere ai ragazzi i diversi e bellissimi territori della nostra Diocesi e così comprendere appieno che siamo un popolo di Dio in cammino e parte di un’unica Chiesa" I video sono realizzati dalla Media Production di Spoleto di Alessandro Pratelli, con il coordinamento dell’Ufficio stampa diocesano. Per vedere le prime quattro stazioni accedere al seguente link: https://www.spoletonorcia.it/via-crucis-on-line-animata-dai-ragazzi-della-catechesi/  ]]>
'In Cammino verso la Luce'

In Cammino verso la Luce: è il progetto che l’Ufficio catechistico dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia, coordinato da Sabrina Guerrini, ha pensato per la Quaresima 2021. I bambini e i ragazzi della catechesi delle varie zone pastorali, chiamate Pievanie, in questo tempo di Quaresima stanno animando on line la Via crucis. Ogni martedì e venerdì vengono pubblicate nel sito della Diocesi (www.spoletonorcia.it) e nei canali social (Facebook: SpoletoNorcia e YouTube: Archidiocesi Spoleto Norcia) le varie stazioni che ripercorrono il percorso doloroso di Gesù verso la crocifissione al Golgota. "In questo anno pastorale particolare -spiega Sabrina Guerrini- in cui la pandemia costringe a limitare i rapporti umani e le frequentazioni con gli altri, i ragazzi che seguono la catechesi nella nostra Diocesi non si sono scoraggiati e lasciati andare, ma, anzi, hanno voluto, insieme ai loro sacerdoti, alle famiglie ed ai catechisti dare un segno visibile di comunione nella preghiera in tempo di Quaresima. E così, hanno accolto con grande disponibilità e gioia l’idea dell’Ufficio Catechistico di dar vita al progetto In Cammino verso la Luce. Ogni Pievania ha seguito nella preghiera le orme di Gesù, animando una parte della Via crucis. E percorrendo un’unica strada tutti insieme alla sequela di Cristo nel suo cammino doloroso, si arriverà a vedere la Luce del Risorto". Al termine di ogni stazione della Via crucis, c’è una presentazione video delle parrocchie che compongono le varie Pievanie. "É una bella occasione -prosegue la coordinatrice del progetto- anche per far conoscere ai ragazzi i diversi e bellissimi territori della nostra Diocesi e così comprendere appieno che siamo un popolo di Dio in cammino e parte di un’unica Chiesa" I video sono realizzati dalla Media Production di Spoleto di Alessandro Pratelli, con il coordinamento dell’Ufficio stampa diocesano. Per vedere le prime quattro stazioni accedere al seguente link: https://www.spoletonorcia.it/via-crucis-on-line-animata-dai-ragazzi-della-catechesi/  ]]>
Con Abramo fino al Calvario https://www.lavoce.it/con-abramo-fino-al-calvario/ Thu, 25 Feb 2021 20:38:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59358 logo reubrica commento al Vangelo

Dal deserto di Giuda al monte Tabor in Galliea. Un percorso geografico che è anche un cammino interiore: dallo scendere agli “inferi” della nostra umanità, tentati dal Menzognero, alla contemplazione della gloria, destino ultimo di ogni credente. Gesù va da solo nel deserto e lì viene tentato; ma trova nell’abbandono al Padre, guidato dallo Spirito, la pace e la consolazione.

Letture di Domenica 28 febbraio 2021, seconda di Quaresima

Gesù ora sale “su un alto monte”, anche stavolta “in disparte”, ma non è da solo, porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e il testo sottolinea “loro soli” (9,2). Un riferimento che richiama la condizione di intimità che Gesù ricerca continuamente dopo l’incontro con le folle, e ogni qualvolta la folla vuole portarlo in trionfo (Mc 1,35.45). In questa occasione l’esperienza di intimità è vissuta insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni, anzi possiamo dire che è “costruita” per loro. Infatti la Trasfigurazione può essere considerata l’esperienza “mistica” che rafforza la fede degli apostoli, dopo che Gesù aveva annunciato loro che il cammino verso Gerusalemme non sarebbe stata una marcia gloriosa. I miracoli, il successo, gli applausi sarebbero ben presto scomparsi per far posto a incomprensioni, rifiuti, fino alla morte in croce (Mc 8,31).

Ad aggravare la situazione sarà la previsione che ciò che sarebbe accaduto a lui avrebbe coinvolto anche i suoi seguaci: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34). Una prospettiva che i discepoli faranno fatica a comprendere; una logica che i cristiani di ogni tempo cercheranno sempre di escludere.

Il racconto della Trasfigurazione è narrato dall’evangelista Marco dopo l’annuncio della Passione. Il cammino verso Gerusalemme attesterà, passo dopo passo, quanto Gesù aveva anticipato. Nonostante la visione di luce del Tabor, i discepoli non saranno in grado di salire insieme a lui sull’altro monte che attende Gesù: il Calvario. “Tutti lo abbandonarono e fuggirono” (Mc 14,50), sottolinea l’evangelista all’inizio della passione di Gesù. I monti evocano la vicinanza a Dio; l’esperienza mistica di tanti “uomini di Dio” sarà segnata dalla solitudine e dall’altitudine.

L’ascesa di Abramo sul monte Mòira, descritta dalla prima lettura, esprime il dramma dell’uomo credente provato fino alle estreme conseguenze.

Non è a rischio la sua vita, la tragedia è lo scambio con la vita del figlio Isacco: “Prendi il tuo figlio, il tuo primogenito che ami e offrilo in olocausto” (Gen 22,2). Il testo descrive un cammino di ascesa simile al cammino di Gesù verso il Calvario. Ma chi è la vittima sacrificale? Chi è il carnefice? Nel dialogo con Dio, Abramo è sottoposto a una lacerazione indicibile tra l’amore per il figlio e la fede in Dio.

Il dramma è aggravato dalle domande di ID sacco, che diventano come una lama che fende il costato di Abramo: “Padre mio, ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?” (v. 7).

La vera vittima sacrificale non è Isacco, ignaro di tutto fino all’ultimo, ma Abramo stesso. È lui che muore interiormente per l’atto che dovrà compiere. Ma la sua morte è l’inizio di una nuova vita, la sua e quella di suo figlio Isacco: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo figlio unigenito” (Gen 22,12). Dio risparmierà Isacco, il figlio della promessa, promessa fatta ad Abramo che verrà riconfermata con una voce dal cielo: “Io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza” (v. 17). 

Ma Dio non risparmierà il suo figlio Gesù, l’unigenito, l’amato. Egli “lo ha consegnato per tutti noi” (Rm 8,32). I due termini: l’unigenito e l’amato, identificano sia Isacco (Gen 22,2.12) che Gesù (Mc 1,11; 9,7), entrambi sono così chiamati da Dio. I Padri della Chiesa hanno visto in Isacco la figura di Cristo, il figlio innocente offerto in olocausto. Il monte Mòira sarà il luogo della conferma dell’alleanza, che porta Dio a giurare su se stesso, commosso dalla fede di Abramo (Gen 22,16; Eb 11,17). Il monte Calvario sarà il luogo della indissolubilità dell’alleanza, suggellata nel sangue del Figlio di Dio.

Il Tabor, che oggi saliamo, è la sintesi avanzata, che apre profeticamente la prospettiva della nuova condizione dell’umanità, che ha attraversato la grande tribolazione della vita. Elia e Mosè attestano il cammino dell’antica alleanza fino a Gesù, la Trasfigurazione mostra la novità della risurrezione e la nuova condizione dei credenti, cittadini della Gerusalemme celeste. Il cammino della nostra Quaresima è anche un’ascesa faticosa, a motivo del peso della nostra umanità segnata dal peccato; ma la Pasqua entrata nella nostra vita con il battesimo, e sostiene il cammino come il Cireneo ha sorretto la croce di Gesù.

Don Andrea Rossi

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Dal deserto di Giuda al monte Tabor in Galliea. Un percorso geografico che è anche un cammino interiore: dallo scendere agli “inferi” della nostra umanità, tentati dal Menzognero, alla contemplazione della gloria, destino ultimo di ogni credente. Gesù va da solo nel deserto e lì viene tentato; ma trova nell’abbandono al Padre, guidato dallo Spirito, la pace e la consolazione.

Letture di Domenica 28 febbraio 2021, seconda di Quaresima

Gesù ora sale “su un alto monte”, anche stavolta “in disparte”, ma non è da solo, porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e il testo sottolinea “loro soli” (9,2). Un riferimento che richiama la condizione di intimità che Gesù ricerca continuamente dopo l’incontro con le folle, e ogni qualvolta la folla vuole portarlo in trionfo (Mc 1,35.45). In questa occasione l’esperienza di intimità è vissuta insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni, anzi possiamo dire che è “costruita” per loro. Infatti la Trasfigurazione può essere considerata l’esperienza “mistica” che rafforza la fede degli apostoli, dopo che Gesù aveva annunciato loro che il cammino verso Gerusalemme non sarebbe stata una marcia gloriosa. I miracoli, il successo, gli applausi sarebbero ben presto scomparsi per far posto a incomprensioni, rifiuti, fino alla morte in croce (Mc 8,31).

Ad aggravare la situazione sarà la previsione che ciò che sarebbe accaduto a lui avrebbe coinvolto anche i suoi seguaci: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34). Una prospettiva che i discepoli faranno fatica a comprendere; una logica che i cristiani di ogni tempo cercheranno sempre di escludere.

Il racconto della Trasfigurazione è narrato dall’evangelista Marco dopo l’annuncio della Passione. Il cammino verso Gerusalemme attesterà, passo dopo passo, quanto Gesù aveva anticipato. Nonostante la visione di luce del Tabor, i discepoli non saranno in grado di salire insieme a lui sull’altro monte che attende Gesù: il Calvario. “Tutti lo abbandonarono e fuggirono” (Mc 14,50), sottolinea l’evangelista all’inizio della passione di Gesù. I monti evocano la vicinanza a Dio; l’esperienza mistica di tanti “uomini di Dio” sarà segnata dalla solitudine e dall’altitudine.

L’ascesa di Abramo sul monte Mòira, descritta dalla prima lettura, esprime il dramma dell’uomo credente provato fino alle estreme conseguenze.

Non è a rischio la sua vita, la tragedia è lo scambio con la vita del figlio Isacco: “Prendi il tuo figlio, il tuo primogenito che ami e offrilo in olocausto” (Gen 22,2). Il testo descrive un cammino di ascesa simile al cammino di Gesù verso il Calvario. Ma chi è la vittima sacrificale? Chi è il carnefice? Nel dialogo con Dio, Abramo è sottoposto a una lacerazione indicibile tra l’amore per il figlio e la fede in Dio.

Il dramma è aggravato dalle domande di ID sacco, che diventano come una lama che fende il costato di Abramo: “Padre mio, ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?” (v. 7).

La vera vittima sacrificale non è Isacco, ignaro di tutto fino all’ultimo, ma Abramo stesso. È lui che muore interiormente per l’atto che dovrà compiere. Ma la sua morte è l’inizio di una nuova vita, la sua e quella di suo figlio Isacco: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo figlio unigenito” (Gen 22,12). Dio risparmierà Isacco, il figlio della promessa, promessa fatta ad Abramo che verrà riconfermata con una voce dal cielo: “Io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza” (v. 17). 

Ma Dio non risparmierà il suo figlio Gesù, l’unigenito, l’amato. Egli “lo ha consegnato per tutti noi” (Rm 8,32). I due termini: l’unigenito e l’amato, identificano sia Isacco (Gen 22,2.12) che Gesù (Mc 1,11; 9,7), entrambi sono così chiamati da Dio. I Padri della Chiesa hanno visto in Isacco la figura di Cristo, il figlio innocente offerto in olocausto. Il monte Mòira sarà il luogo della conferma dell’alleanza, che porta Dio a giurare su se stesso, commosso dalla fede di Abramo (Gen 22,16; Eb 11,17). Il monte Calvario sarà il luogo della indissolubilità dell’alleanza, suggellata nel sangue del Figlio di Dio.

Il Tabor, che oggi saliamo, è la sintesi avanzata, che apre profeticamente la prospettiva della nuova condizione dell’umanità, che ha attraversato la grande tribolazione della vita. Elia e Mosè attestano il cammino dell’antica alleanza fino a Gesù, la Trasfigurazione mostra la novità della risurrezione e la nuova condizione dei credenti, cittadini della Gerusalemme celeste. Il cammino della nostra Quaresima è anche un’ascesa faticosa, a motivo del peso della nostra umanità segnata dal peccato; ma la Pasqua entrata nella nostra vita con il battesimo, e sostiene il cammino come il Cireneo ha sorretto la croce di Gesù.

Don Andrea Rossi

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