provincia di perugia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/provincia-di-perugia/ Settimanale di informazione regionale Thu, 01 Dec 2022 10:17:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg provincia di perugia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/provincia-di-perugia/ 32 32 L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Ivan Maffeis ricevuto in Provincia https://www.lavoce.it/arcivescovo-perugia-citta-della-pieve-ivan-maffeis-ricevuto-provincia/ Thu, 01 Dec 2022 10:08:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69419 A sinistra seduta la presidente della Provincia Stefania Proietti, in piedi al centro l'arcivescovo Ivan Maffeis, al destra il prefetto di Perugia Armando Gradone

L’arcivescovo della diocesi Perugia Città della Pieve Ivan Maffeis è stato ricevuto nella mattinata del 30 novembre in Provincia dalla presidente Stefania Proietti. L’incontro – al quale erano presenti anche il Prefetto di Perugia Armando Gradone e i consiglieri provinciali Erika Borghesi, David Fantauzzi e Moreno Landrini – è stato l’occasione per conoscersi, per comprendere da vicino il funzionamento dell’Ente e ribadire la collaborazione tra le due istituzioni.

Un augurio sincero per il servizio al bene comune che portate avanti in questi tempi non facili. Possiate sentire la vicinanza, la stima e il sostegno della comunità ecclesiale”. Questa la dedica che l'Arcivescovo ha messo nero su bianco nel libro d’onore. Dopo un primo momento nell'ufficio della Presidente ne è seguito un altro nella Sala del Consiglio, dove Sua Eccellenza ha incontrato i dipendenti augurandogli di portare “la pace nelle famiglie” e ribadendo la vicinanza della Chiesa. Il prefetto Gradone ha rimarcato l’importanza della cooperazione tra le istituzioni per il bene comune e quale “leva fondamentale del buon governo”. 

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A sinistra seduta la presidente della Provincia Stefania Proietti, in piedi al centro l'arcivescovo Ivan Maffeis, al destra il prefetto di Perugia Armando Gradone

L’arcivescovo della diocesi Perugia Città della Pieve Ivan Maffeis è stato ricevuto nella mattinata del 30 novembre in Provincia dalla presidente Stefania Proietti. L’incontro – al quale erano presenti anche il Prefetto di Perugia Armando Gradone e i consiglieri provinciali Erika Borghesi, David Fantauzzi e Moreno Landrini – è stato l’occasione per conoscersi, per comprendere da vicino il funzionamento dell’Ente e ribadire la collaborazione tra le due istituzioni.

Un augurio sincero per il servizio al bene comune che portate avanti in questi tempi non facili. Possiate sentire la vicinanza, la stima e il sostegno della comunità ecclesiale”. Questa la dedica che l'Arcivescovo ha messo nero su bianco nel libro d’onore. Dopo un primo momento nell'ufficio della Presidente ne è seguito un altro nella Sala del Consiglio, dove Sua Eccellenza ha incontrato i dipendenti augurandogli di portare “la pace nelle famiglie” e ribadendo la vicinanza della Chiesa. Il prefetto Gradone ha rimarcato l’importanza della cooperazione tra le istituzioni per il bene comune e quale “leva fondamentale del buon governo”. 

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Il presepe realizzato da Giulio Mariucci nel palazzo della Provincia di Perugia https://www.lavoce.it/il-presepe-realizzato-da-giulio-mariucci-nel-palazzo-della-provincia-di-perugia/ Wed, 16 Dec 2020 23:01:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58458

Al secondo piano del Palazzo della Provincia di Perugia, in Piazza Italia, il 17 dicembre è stato inaugurato il presepe allestito davanti all’albero di Natale, in collaborazione con l’Associazione Amici del presepio “Gualtiero Angelini” di Città di Castello.
Una cerimonia in tono ridotto che quest’anno, come ricordato dalle parole del presidente Luciano Bacchetta, assume un significato particolare, sia per il difficile momento legato all’emergenza Covid-19, che per la recente ed improvvisa scomparsa del maestro Giulio Mariucci, artista geniale, fra i fondatori dell’associazione Amici del Presepe che ha realizzato il presepe di oggi con un tema a lui caro, i vicoli e scorci più suggestivi del centro storico di Città di Castello.
[caption id="attachment_58480" align="aligncenter" width="1000"] Particolare del presepe[/caption]
“Il presepe è un contenitore di valori universali, capace di farci respirare appieno il senso del Natale – ha detto Bacchetta -. Soprattutto in questo momento c’è bisogno di continuare le tradizioni che sono simbolo di unione, fratellanza e pace. Per questo lunedì 21 dicembre, alle ore 11, anche a Città di Castello si svolgerà, assieme al vescovo Domenico Cancian, nel Palazzo comunale un’analoga iniziativa, la collocazione di un presepe realizzato sempre da Giulio Mariucci. Colgo l’occasione per mandare un caloroso saluto anche al cardinale monsignor Gualtiero Bassetti, tornato in questi giorni a Perugia dopo la guarigione, da sempre vicino e partecipe alle iniziative dell’associazione Amici del presepe, con l’augurio di rivederlo presto tra di noi”.
Parole riprese dal prefetto di Perugia Armando Gradone, che arrivato da poco tempo in Umbria, ha manifestato il desiderio di conoscere pienamente un bellissimo territorio, carico di storia e di memoria, capace di riconoscere l’importanza delle radici di un popolo per alimentare fiducia e speranza verso il futuro.
Il presidente dell'associazione Amici del Presepio, Lucio Ciarabelli, accompagnato dal suo vice Claudio Conti, si è soffermato sulla figura di Giulio Mariucci, “una persona gioiosa, sempre disponibile, capace di realizzare cose incredibili. Per questo il prossimo anno una buona parte della mostra dei presepi, che da tempo realizziamo nel capoluogo tifernate, sarà dedicata a lui”.
“Questa pandemia ha fatto emergere fragilità importanti e ha colpito duramente i nostri cuori. Il nostro popolo – ha sottolineato il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, mons. Marco Salvi - sta vivendo un momento drammatico e l’avvicinarsi del Natale è un bel segno di speranza, proprio come il presepe davanti ai nostri occhi. Il ritorno di Dio ci porta speranza, una novità che può riaccadere nonostante le pesantezze di ogni giorno”.
L’inaugurazione si è conclusa con una piccola performance musicale del maestro Fabio Battistelli, in omaggio al grande Ennio Morricone. Il clarinettista, profondo conoscitore della musica contemporanea, che ha svolto attività concertistica in alcune fra le più prestigiose sale da concerto e recentemente protagonista di pregevoli iniziative durante il periodo di lockdown, ha proposto alla platea un medley con il suo clarinetto con le colonne più significative dei film più importanti della storia del cinema italiano e internazionale.
Alla cerimonia hanno preso parte anche il Questore di Perugia, e i comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Il presepe

Il presepe realizzato da Giulio Mariucci è un diorama che riproduce uno scorcio suggestivo di Città di Castello, precisamente una delle vie storiche, via del Modello, con personaggi in terracotta dipinti a mano e vestiti fatti di stoffa. L’artista ha realizzato l’opera con il cartongesso scolpito e sughero. Nel presepe insieme alla presentazione tecnico-scenografica del luogo è presente il momento della Natività. In questo caso è ben visibile un vicolo cittadino, il campanile rotondo e quello del Duomo di Città di Castello, insieme ad altri dettagli come la piazzetta e le case.
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Al secondo piano del Palazzo della Provincia di Perugia, in Piazza Italia, il 17 dicembre è stato inaugurato il presepe allestito davanti all’albero di Natale, in collaborazione con l’Associazione Amici del presepio “Gualtiero Angelini” di Città di Castello.
Una cerimonia in tono ridotto che quest’anno, come ricordato dalle parole del presidente Luciano Bacchetta, assume un significato particolare, sia per il difficile momento legato all’emergenza Covid-19, che per la recente ed improvvisa scomparsa del maestro Giulio Mariucci, artista geniale, fra i fondatori dell’associazione Amici del Presepe che ha realizzato il presepe di oggi con un tema a lui caro, i vicoli e scorci più suggestivi del centro storico di Città di Castello.
[caption id="attachment_58480" align="aligncenter" width="1000"] Particolare del presepe[/caption]
“Il presepe è un contenitore di valori universali, capace di farci respirare appieno il senso del Natale – ha detto Bacchetta -. Soprattutto in questo momento c’è bisogno di continuare le tradizioni che sono simbolo di unione, fratellanza e pace. Per questo lunedì 21 dicembre, alle ore 11, anche a Città di Castello si svolgerà, assieme al vescovo Domenico Cancian, nel Palazzo comunale un’analoga iniziativa, la collocazione di un presepe realizzato sempre da Giulio Mariucci. Colgo l’occasione per mandare un caloroso saluto anche al cardinale monsignor Gualtiero Bassetti, tornato in questi giorni a Perugia dopo la guarigione, da sempre vicino e partecipe alle iniziative dell’associazione Amici del presepe, con l’augurio di rivederlo presto tra di noi”.
Parole riprese dal prefetto di Perugia Armando Gradone, che arrivato da poco tempo in Umbria, ha manifestato il desiderio di conoscere pienamente un bellissimo territorio, carico di storia e di memoria, capace di riconoscere l’importanza delle radici di un popolo per alimentare fiducia e speranza verso il futuro.
Il presidente dell'associazione Amici del Presepio, Lucio Ciarabelli, accompagnato dal suo vice Claudio Conti, si è soffermato sulla figura di Giulio Mariucci, “una persona gioiosa, sempre disponibile, capace di realizzare cose incredibili. Per questo il prossimo anno una buona parte della mostra dei presepi, che da tempo realizziamo nel capoluogo tifernate, sarà dedicata a lui”.
“Questa pandemia ha fatto emergere fragilità importanti e ha colpito duramente i nostri cuori. Il nostro popolo – ha sottolineato il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, mons. Marco Salvi - sta vivendo un momento drammatico e l’avvicinarsi del Natale è un bel segno di speranza, proprio come il presepe davanti ai nostri occhi. Il ritorno di Dio ci porta speranza, una novità che può riaccadere nonostante le pesantezze di ogni giorno”.
L’inaugurazione si è conclusa con una piccola performance musicale del maestro Fabio Battistelli, in omaggio al grande Ennio Morricone. Il clarinettista, profondo conoscitore della musica contemporanea, che ha svolto attività concertistica in alcune fra le più prestigiose sale da concerto e recentemente protagonista di pregevoli iniziative durante il periodo di lockdown, ha proposto alla platea un medley con il suo clarinetto con le colonne più significative dei film più importanti della storia del cinema italiano e internazionale.
Alla cerimonia hanno preso parte anche il Questore di Perugia, e i comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Il presepe

Il presepe realizzato da Giulio Mariucci è un diorama che riproduce uno scorcio suggestivo di Città di Castello, precisamente una delle vie storiche, via del Modello, con personaggi in terracotta dipinti a mano e vestiti fatti di stoffa. L’artista ha realizzato l’opera con il cartongesso scolpito e sughero. Nel presepe insieme alla presentazione tecnico-scenografica del luogo è presente il momento della Natività. In questo caso è ben visibile un vicolo cittadino, il campanile rotondo e quello del Duomo di Città di Castello, insieme ad altri dettagli come la piazzetta e le case.
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Province con un punto dolente https://www.lavoce.it/province-punto-dolente/ Fri, 03 May 2019 10:42:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54451 Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani

Si torna a parlare delle Province e del loro incerto destino.

Cerchiamo di capirci qualcosa. Per cominciare, quella di cui si parla è la Provincia come ente locale autonomo, da non confondere con gli uffici periferici dei ministeri statali, che pure spesso hanno dimensione provinciale (prefettura, questura, uffici finanziari, ecc.). La Provincia, intesa come ente locale, da quando esiste ha sempre avuto competenze limitate; perciò i suoi amministratori, anche quando erano eletti a suffragio universale, hanno avuto un peso politico minore rispetto a quelli dei Comuni e delle Regioni.

Qualche anno fa, insieme al trionfo dell’antipolitica, è diventato di moda sostenere che le Province dovrebbero essere abolite. Per farlo però bisogna modificare la Costituzione. Il governo Renzi ci ha provato, ma sappiamo che la riforma costituzionale è stata bocciata dal referendum. Intanto lo stesso governo Renzi aveva cominciato (nel 2014) con il sopprimere l’elezione diretta degli amministratori; adesso sono eletti dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni interessati, e non ricevono compensi.

Nello stesso tempo però anche le competenze delle Province sono state tagliate; così pure sono state tagliate le loro risorse. La conseguenza è che ci sono tuttora servizi che devono essere gestiti dalle Province: l’edilizia scolastica, le strade provinciali, ecc., ma non ci sono abbastanza soldi per farlo bene.

Come si vede, si tratta di quattro questioni distinte.

  • La prima è se le Province debbano esistere o sparire - ma per farle sparire ci vuole una riforma costituzionale.
  • La seconda è se i loro amministratori debbano essere eletti a suffragio universale o invece dagli amministratori dei Comuni; e in un modo o nell’altro, non casca il mondo.
  • La terza è di che cosa si debbano occupare; e certo per diverse materie la dimensione provinciale è più razionale.
  • La quarta è che, se devono operare, bisogna anche che ne abbiano i mezzi. L’unico vero problema da affrontare, oggi, è il quarto, ma a quanto pare non è a questo che pensa il Governo. Aspettiamo le prossime puntate.

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Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani

Si torna a parlare delle Province e del loro incerto destino.

Cerchiamo di capirci qualcosa. Per cominciare, quella di cui si parla è la Provincia come ente locale autonomo, da non confondere con gli uffici periferici dei ministeri statali, che pure spesso hanno dimensione provinciale (prefettura, questura, uffici finanziari, ecc.). La Provincia, intesa come ente locale, da quando esiste ha sempre avuto competenze limitate; perciò i suoi amministratori, anche quando erano eletti a suffragio universale, hanno avuto un peso politico minore rispetto a quelli dei Comuni e delle Regioni.

Qualche anno fa, insieme al trionfo dell’antipolitica, è diventato di moda sostenere che le Province dovrebbero essere abolite. Per farlo però bisogna modificare la Costituzione. Il governo Renzi ci ha provato, ma sappiamo che la riforma costituzionale è stata bocciata dal referendum. Intanto lo stesso governo Renzi aveva cominciato (nel 2014) con il sopprimere l’elezione diretta degli amministratori; adesso sono eletti dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni interessati, e non ricevono compensi.

Nello stesso tempo però anche le competenze delle Province sono state tagliate; così pure sono state tagliate le loro risorse. La conseguenza è che ci sono tuttora servizi che devono essere gestiti dalle Province: l’edilizia scolastica, le strade provinciali, ecc., ma non ci sono abbastanza soldi per farlo bene.

Come si vede, si tratta di quattro questioni distinte.

  • La prima è se le Province debbano esistere o sparire - ma per farle sparire ci vuole una riforma costituzionale.
  • La seconda è se i loro amministratori debbano essere eletti a suffragio universale o invece dagli amministratori dei Comuni; e in un modo o nell’altro, non casca il mondo.
  • La terza è di che cosa si debbano occupare; e certo per diverse materie la dimensione provinciale è più razionale.
  • La quarta è che, se devono operare, bisogna anche che ne abbiano i mezzi. L’unico vero problema da affrontare, oggi, è il quarto, ma a quanto pare non è a questo che pensa il Governo. Aspettiamo le prossime puntate.

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Luciano Bacchetta è il nuovo presidente della Provincia di Perugia https://www.lavoce.it/luciano-bacchetta-provincia-perugia/ Fri, 09 Nov 2018 12:02:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53332 bacchetta

È rimasto uno dei pochi socialisti a vincere le elezioni: Luciano Bacchetta, sindaco di Città di Castello, è diventato il nuovo presidente della Provincia di Perugia. Con il 52,5% dei voti il candidato del centrosinistra ha vinto succedendo a Nando Mismetti, che era alla guida dell’Amministrazione provinciale dal 12 ottobre 2014. Bacchetta - resterà sindaco della città tifernate, visto che la legge impone che il presidente della Provincia sia un primo cittadino in carica - ha sconfitto il candidato del centrodestra Fabrizio Gareggia, sindaco di Cannara, e resterà alla guida dell’ente fino al 2021.

Obiettivi del nuovo presidente

Il suo obiettivo principale - ha spiegato - “è ridare dignità politica e centralità come interlocutore alla Provincia sia nei rapporti con i cittadini che verso altri enti come Comuni e Regione”.

Il Presidente ha annunciato che l’edilizia scolastica e la manutenzione delle strade provinciali saranno al centro dell’azione politico-amministrativa “per quattro difficili anni dell’ente. Metteremo a frutto ora il lavoro di Mismetti che, con impegno costante e silenzioso, ha risanato e messo in sicurezza i bilanci. Si parlava di soppressioni delle Province, ma così non è più, e quindi per quella di Perugia ci sono funzioni fondamentali da portare avanti, come la messa in sicurezza di scuole e strade”.

Secondo Bacchetta, c’è anche e soprattutto “un ruolo politico della Provincia da rivalutare, perché negli ultimi anni è stato a messo ai margini. L’ambiente e il personale - ha proseguito - li conosco bene e sono di grande qualità, anche per aver ricoperto, in passato, la carica di presidente del Consiglio provinciale.

Per il futuro farò lavorare tutti nelle migliori condizioni, per consentire di dare il meglio. Certo, il personale andrà irrobustito, perché è stato depauperato negli ultimi tempi, ma con le forze a disposizione oggi si può comunque fare già un buon lavoro”.

Commenti sulla vittoria del centrosinistra

Per Bacchetta la vittoria finale è stata possibile anche grazie all’appoggio delle forze civiche: “La percentuale raccolta è stata importante come il coagularsi dell’area civica di tanti Comuni attorno alla mia figura. E su questa volontà manifestata dal civismo bisogna quindi lavorare anche per una svolta politica del centrosinistra.

Ho scelto di candidarmi - ha evidenziato Bacchetta - perché mi è stato chiesto dalla coalizione, e sono contento di aver comunque visto in questa campagna elettorale, seppur breve, sia l’interesse di consiglieri comunali non legati strettamente alla cultura classica del centrosinistra sia il recupero di altri che invece si erano allontanati”.

Ma va ricordato che è stata una consultazione ‘anomala’ perché hanno votato solo sindaci e consiglieri comunali. È fuori luogo immaginare collegamenti con altre future elezioni.

Emilio Querini

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bacchetta

È rimasto uno dei pochi socialisti a vincere le elezioni: Luciano Bacchetta, sindaco di Città di Castello, è diventato il nuovo presidente della Provincia di Perugia. Con il 52,5% dei voti il candidato del centrosinistra ha vinto succedendo a Nando Mismetti, che era alla guida dell’Amministrazione provinciale dal 12 ottobre 2014. Bacchetta - resterà sindaco della città tifernate, visto che la legge impone che il presidente della Provincia sia un primo cittadino in carica - ha sconfitto il candidato del centrodestra Fabrizio Gareggia, sindaco di Cannara, e resterà alla guida dell’ente fino al 2021.

Obiettivi del nuovo presidente

Il suo obiettivo principale - ha spiegato - “è ridare dignità politica e centralità come interlocutore alla Provincia sia nei rapporti con i cittadini che verso altri enti come Comuni e Regione”.

Il Presidente ha annunciato che l’edilizia scolastica e la manutenzione delle strade provinciali saranno al centro dell’azione politico-amministrativa “per quattro difficili anni dell’ente. Metteremo a frutto ora il lavoro di Mismetti che, con impegno costante e silenzioso, ha risanato e messo in sicurezza i bilanci. Si parlava di soppressioni delle Province, ma così non è più, e quindi per quella di Perugia ci sono funzioni fondamentali da portare avanti, come la messa in sicurezza di scuole e strade”.

Secondo Bacchetta, c’è anche e soprattutto “un ruolo politico della Provincia da rivalutare, perché negli ultimi anni è stato a messo ai margini. L’ambiente e il personale - ha proseguito - li conosco bene e sono di grande qualità, anche per aver ricoperto, in passato, la carica di presidente del Consiglio provinciale.

Per il futuro farò lavorare tutti nelle migliori condizioni, per consentire di dare il meglio. Certo, il personale andrà irrobustito, perché è stato depauperato negli ultimi tempi, ma con le forze a disposizione oggi si può comunque fare già un buon lavoro”.

Commenti sulla vittoria del centrosinistra

Per Bacchetta la vittoria finale è stata possibile anche grazie all’appoggio delle forze civiche: “La percentuale raccolta è stata importante come il coagularsi dell’area civica di tanti Comuni attorno alla mia figura. E su questa volontà manifestata dal civismo bisogna quindi lavorare anche per una svolta politica del centrosinistra.

Ho scelto di candidarmi - ha evidenziato Bacchetta - perché mi è stato chiesto dalla coalizione, e sono contento di aver comunque visto in questa campagna elettorale, seppur breve, sia l’interesse di consiglieri comunali non legati strettamente alla cultura classica del centrosinistra sia il recupero di altri che invece si erano allontanati”.

Ma va ricordato che è stata una consultazione ‘anomala’ perché hanno votato solo sindaci e consiglieri comunali. È fuori luogo immaginare collegamenti con altre future elezioni.

Emilio Querini

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Le Province esistono ancora, ma svuotate https://www.lavoce.it/le-province-esistono-ancora-ma-svuotate/ Thu, 12 Jan 2017 11:36:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48172

L'anno della politica umbra si è aperto con una consultazione atipica: il rinnovo dei Consigli provinciali di Perugia e Terni. Nel capoluogo umbro il Consiglio (è rimasto presidente Nando Mismetti) ha registrato la vittoria del centrosinistra con 9 consiglieri su 12. A Terni, dopo le dimissioni di Leopoldo Di Girolamo, il nuovo presidente è Giampiero Lattanzi, sindaco di Guardea, che guiderà l’ente di palazzo Bazzani con 8 consiglieri su 10. È stata un’elezione “di secondo livello”, ossia aperta solo a sindaci e consiglieri comunali, e non popolare. È l’effetto della riforma entrata in vigore nell’aprile del 2014 con la legge Delrio, che non ha abolito del tutto le Province: le ha solo sostituite con nuovi enti e ha modificato i meccanismi di voto. Le Province sono diventate assemblee formate dai sindaci dei Comuni che fanno parte dell’area e da un presidente (che è un sindaco eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Provincia; resta in carica quattro anni); con inoltre un terzo organo, il Consiglio provinciale, formato dal Presidente della Provincia e da un gruppo dai 10 ai 16 membri, che resta in carica due anni. Questa riforma era funzionale al referendum costituzionale del 4 dicembre, che però ha bocciato l’abolizione delle Province. E quindi questi enti - modificati dalla legge del 2014, che non poteva abolirli - sono stati svuotati di funzioni e personale, ma restano in piedi perché sono presenti nella Carta costituzionale. Molte competenze sono passate alla Regione ma restano in carico alle Province, con sempre meno risorse: l’edilizia scolastica (con tutto quello che ne consegue in Umbria, dopo il sisma), parte dell’ambiente e la viabilità (migliaia di chilometri di strade). In sintesi, la tipica riforma italica che crea problemi e confusione. Le Province sono sopravvissute al referendum, ma rischiano costantemente di non chiudere i bilanci. La riforma Delrio è rimasta a metà, però questo ente intermedio era stato già ridimensionato in strutture, personale e competenze da leggi degli scorsi anni. Le spese, ovviamente, sono diminuite, ma restano sempre alte. Nel 2013 erano 7,5 miliardi, ora ammontano a 4,8, finanziati spesso in maniera ‘originale’ con imposte su Rc auto e sui passaggi di proprietà. In questo contesto le dichiarazioni - scontate - dei Presidenti per il risultato ottenuto appaiono un po’ stonate perché l’elezione era prettamente interna, senza avere il polso della vera base elettorale, la popolazione. Nonostante la Provincia sia ormai un ente destinato a consumarsi rapidamente, i partiti e i movimenti umbri sono riusciti perfino a fare polemica. Da ‘ricordare’ le accuse incrociate tra socialisti - il consigliere regionale Rometti e il consigliere comunale di Perugia, Nilo Arcudi – sull’appoggio al candidato Roberto Bertini.   I consiglieri eletti nei due territori A Perugia il centrosinistra ha vinto con il 69,3% dei voti, eleggendo 9 consiglieri: Federico Masciolini (consigliere del Comune di Assisi), Erika Borghesi (consigliere Comune di Perugia), Roberto Ferricelli (sindaco Piegaro), Roberto Bertini (consigliere Comune Marsciano) Massimiliano Presciutti (sindaco Gualdo Tadino), Gino Emili (sindaco Cascia), Paolo Fratini (sindaco San Giustino), Maria Pia Bruscolotti (sindaco Massa Martana), Domenico Barone (consigliere Comune Spello). Per il centrodestra, eletti Riccardo Meloni (consigliere Comune di Foligno), Enea Paladino (consigliere Comune di Citerna), Massimo Perari (consigliere Comune di Perugia). Nando Mismetti ha espresso “soddisfazione” per la partecipazione al voto e per il risultato “con la netta affermazione della lista di centrosinistra, che ha eletto ben 9 consiglieri su 12: un risultato importante che permette all’Amministrazione provinciale di contare su una larghissima maggioranza. Nel biennio che abbiamo davanti – ha proseguito Mismetti – ci attendono sfide difficili e delicate, che dovranno essere affrontate con grande senso di responsabilità e con la massima coesione, al fine di garantire un rilancio dell’ente Provincia e la piena continuità nei servizi a vantaggio dei Comuni e dei cittadini”. A Terni la lista di centrosinistra ha eletto 8 consiglieri: Renato Bartolini (consigliere Comune Terni), Giuseppe Germani  (sindaco Orvieto), Leonardo Grimani (sindaco San Gemini), Federico Novelli (consigliere Comune di Narni), Valdimiro Orsini (consigliere Comune di Terni), Sandro Piccinini (consigliere Comune di Terni), Marco Rosati (consigliere Comune di Giove), Sandro Spaccasassi (vice sindaco di Calvi dell’Umbria). All’opposizione 2 consiglieri: Francesca Fiorucci (consigliera Comune di Calvi dell’Umbria), Leonardo Pimpinelli (consigliere Comune di Amelia). “Ci mettiamo subito al lavoro per affrontare tutte le priorità, da quelle finanziarie a quelle dei servizi al cittadino - ha commentato Giampiero Lattanzi dopo l’elezione a presidente della Provincia di Terni. - Sono molto soddisfatto del risultato, per il valore in se stesso, e perché ottenuto con un consenso che abbraccia tutto il territorio provinciale”.]]>

L'anno della politica umbra si è aperto con una consultazione atipica: il rinnovo dei Consigli provinciali di Perugia e Terni. Nel capoluogo umbro il Consiglio (è rimasto presidente Nando Mismetti) ha registrato la vittoria del centrosinistra con 9 consiglieri su 12. A Terni, dopo le dimissioni di Leopoldo Di Girolamo, il nuovo presidente è Giampiero Lattanzi, sindaco di Guardea, che guiderà l’ente di palazzo Bazzani con 8 consiglieri su 10. È stata un’elezione “di secondo livello”, ossia aperta solo a sindaci e consiglieri comunali, e non popolare. È l’effetto della riforma entrata in vigore nell’aprile del 2014 con la legge Delrio, che non ha abolito del tutto le Province: le ha solo sostituite con nuovi enti e ha modificato i meccanismi di voto. Le Province sono diventate assemblee formate dai sindaci dei Comuni che fanno parte dell’area e da un presidente (che è un sindaco eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Provincia; resta in carica quattro anni); con inoltre un terzo organo, il Consiglio provinciale, formato dal Presidente della Provincia e da un gruppo dai 10 ai 16 membri, che resta in carica due anni. Questa riforma era funzionale al referendum costituzionale del 4 dicembre, che però ha bocciato l’abolizione delle Province. E quindi questi enti - modificati dalla legge del 2014, che non poteva abolirli - sono stati svuotati di funzioni e personale, ma restano in piedi perché sono presenti nella Carta costituzionale. Molte competenze sono passate alla Regione ma restano in carico alle Province, con sempre meno risorse: l’edilizia scolastica (con tutto quello che ne consegue in Umbria, dopo il sisma), parte dell’ambiente e la viabilità (migliaia di chilometri di strade). In sintesi, la tipica riforma italica che crea problemi e confusione. Le Province sono sopravvissute al referendum, ma rischiano costantemente di non chiudere i bilanci. La riforma Delrio è rimasta a metà, però questo ente intermedio era stato già ridimensionato in strutture, personale e competenze da leggi degli scorsi anni. Le spese, ovviamente, sono diminuite, ma restano sempre alte. Nel 2013 erano 7,5 miliardi, ora ammontano a 4,8, finanziati spesso in maniera ‘originale’ con imposte su Rc auto e sui passaggi di proprietà. In questo contesto le dichiarazioni - scontate - dei Presidenti per il risultato ottenuto appaiono un po’ stonate perché l’elezione era prettamente interna, senza avere il polso della vera base elettorale, la popolazione. Nonostante la Provincia sia ormai un ente destinato a consumarsi rapidamente, i partiti e i movimenti umbri sono riusciti perfino a fare polemica. Da ‘ricordare’ le accuse incrociate tra socialisti - il consigliere regionale Rometti e il consigliere comunale di Perugia, Nilo Arcudi – sull’appoggio al candidato Roberto Bertini.   I consiglieri eletti nei due territori A Perugia il centrosinistra ha vinto con il 69,3% dei voti, eleggendo 9 consiglieri: Federico Masciolini (consigliere del Comune di Assisi), Erika Borghesi (consigliere Comune di Perugia), Roberto Ferricelli (sindaco Piegaro), Roberto Bertini (consigliere Comune Marsciano) Massimiliano Presciutti (sindaco Gualdo Tadino), Gino Emili (sindaco Cascia), Paolo Fratini (sindaco San Giustino), Maria Pia Bruscolotti (sindaco Massa Martana), Domenico Barone (consigliere Comune Spello). Per il centrodestra, eletti Riccardo Meloni (consigliere Comune di Foligno), Enea Paladino (consigliere Comune di Citerna), Massimo Perari (consigliere Comune di Perugia). Nando Mismetti ha espresso “soddisfazione” per la partecipazione al voto e per il risultato “con la netta affermazione della lista di centrosinistra, che ha eletto ben 9 consiglieri su 12: un risultato importante che permette all’Amministrazione provinciale di contare su una larghissima maggioranza. Nel biennio che abbiamo davanti – ha proseguito Mismetti – ci attendono sfide difficili e delicate, che dovranno essere affrontate con grande senso di responsabilità e con la massima coesione, al fine di garantire un rilancio dell’ente Provincia e la piena continuità nei servizi a vantaggio dei Comuni e dei cittadini”. A Terni la lista di centrosinistra ha eletto 8 consiglieri: Renato Bartolini (consigliere Comune Terni), Giuseppe Germani  (sindaco Orvieto), Leonardo Grimani (sindaco San Gemini), Federico Novelli (consigliere Comune di Narni), Valdimiro Orsini (consigliere Comune di Terni), Sandro Piccinini (consigliere Comune di Terni), Marco Rosati (consigliere Comune di Giove), Sandro Spaccasassi (vice sindaco di Calvi dell’Umbria). All’opposizione 2 consiglieri: Francesca Fiorucci (consigliera Comune di Calvi dell’Umbria), Leonardo Pimpinelli (consigliere Comune di Amelia). “Ci mettiamo subito al lavoro per affrontare tutte le priorità, da quelle finanziarie a quelle dei servizi al cittadino - ha commentato Giampiero Lattanzi dopo l’elezione a presidente della Provincia di Terni. - Sono molto soddisfatto del risultato, per il valore in se stesso, e perché ottenuto con un consenso che abbraccia tutto il territorio provinciale”.]]>
Situazione preoccupante https://www.lavoce.it/situazione-preoccupante/ Fri, 13 Nov 2015 13:18:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44407 Nando Mismetti
Nando Mismetti

Il tempo stringe (il 30 novembre è vicino) ma per i bilanci delle Province umbre la situazione è ancora nebulosa. Se ne è parlato in un incontro a Foligno con i sindaci della regione, che hanno discusso l’attuazione del riordino delle funzioni degli Enti di area vasta. Presenti Nando Mismetti, presidente della Provincia di Perugia, ma anche sindaco di Foligno, e Leopoldo Di Girolamo, sindaco di Terni e presidente della Provincia di Terni. Mismetti ha sottolineato che “dobbiamo condividere una situazione preoccupante, in quanto non siamo in grado di fare il bilancio di previsione 2015. Abbiamo subìto, come Provincia di Perugia, 12 milioni di tagli, e 6 milioni Terni”. Nonostante gli spostamenti di personale verso Regione e altri enti, per Mismetti, la ricollocazione del personale tra pensionamenti e trasferimenti “non è sufficiente, se si pensa che era previsto il taglio del 50% delle spese per il personale. Tutto ciò si ripercuote anche nei servizi fondamentali: strade, viabilità e scuole. “Per il bilancio 2015 – ha osservato Mismetti – ci aspettiamo che venga attuata una norma che ci consenta di poter utilizzare i fondi vincolati del bilancio, che alla Provincia di Perugia consentirebbero di risolvere i problemi, e a Terni aiuterebbero a trovare la soluzione. Ma la soluzione va trovata entro il 30 novembre”.

Leopoldo di Girolamo
Leopoldo di Girolamo

Si è discusso anche del diverso trattamento adottato tra le “città metropolitane” e le “aree vaste”, perché la legge di stabilità stanzia 400 milioni, di cui 250 milioni destinati alle 10 città metropolitane e 150 milioni alle 78 Province. Di Girolamo ha parlato di “due pesi e due misure, sulle quali è indispensabile un approfondimento”. Un altro punto sviluppato da Di Girolamo è quello riguardante il trasferimento di personale nei vari uffici statali: “Soltanto il ministero della Giustizia ha accettato il trasferimento dei nostri dipendenti – ha detto. – Non lo hanno fatto, contrariamente a quanto previsto originariamente, né le Prefetture né il ministero dell’Interno né la Pubblica istruzione”.

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Troppe incertezze sul futuro degli impiegati delle Province https://www.lavoce.it/troppe-incertezze-sul-futuro-degli-impiegati-delle-province/ Fri, 23 Oct 2015 13:53:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43993 Terni-provincia-assemblea-rsu-14-sciopero-dipendenti-cmykRimane alta l’attenzione sulla vicenda del trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali per il riordino delle Province di Perugia e Terni. Destinatari dello sciopero-protesta del 16 ottobre (vedi lettera a pagina .. ) sono il Governo nazionale che – secondo le rappresentanze sindacali – sta mettendo in pericolo servizi essenziali come strade e scuole, e la Regione, alla quale è stato chiesto di rispettare l’impegno assunto dall’assessore Bartolini di “esuberi zero”.

“Siamo molto preoccupati per la salvaguardia dei posti di lavoro, delle professionalità e dei servizi da erogare – hanno detto i lavoratori –. Sono ancora troppe le incertezze che stanno accompagnando questo processo di riforma. A Governo e Regione chiediamo di farsi carico dei problemi, anche finanziari, che questa riforma confusa sta provocando, e di trovare una soluzione che garantisca un futuro per i lavoratori e per le funzioni importanti che la Provincia svolge a favore dei cittadini”. Una vicenda che coinvolge circa 1.350 dipendenti tra Perugia e Terni, dei quali 235 transiteranno in Regione o in enti a essa collegati. Altri 650 resteranno negli uffici delle due Province. A questi si aggiungono i 200 dipendenti dei Centri per l’impiego, di cui 150 a tempo indeterminato e 50 a tempo determinato, che continueranno a svolgere le loro funzioni finché ci sarà la copertura economica dell’Ue e della Regione.

Altri 253 lavoratori sarebbero in esubero senza certezze sul futuro. I sindacati chiedono chiarezza sulla polizia provinciale e le strade regionali ex Anas, temi per i quali esprimono “preoccupazione di fronte a una insufficiente presa in carico delle problematiche a partire dalla Regione, che non intende corrispondere le risorse necessarie per lo svolgimento dei servizi, e arrivando fino al sistema complessivo degli enti locali umbri, che solo ieri hanno informato il Tavolo di  governance  dell’avvio della ricognizione delle disponibilità assunzionali nei Comuni”.

Sui Centri per l’impiego il percorso deve essere ancora definito nella modalità e nella tempistica. Il rischio immediato è quello dell’interruzione dei servizi e dell’inserimento del personale in esubero nel Portale nazionale della mobilità. Intanto a Terni, il 21 ottobre, è stato firmato da Cgil, Cisl e Uil, Regione e Province un protocollo d’intesa che riguarda i 235 dipendenti (158 di Perugia e 77 di Terni), che da dicembre transiteranno in Regione. Si tratta del personale che ricopre le funzioni delegate dalla stessa Regione alle due Province dal 1999. Il protocollo non risolve i problemi della gran parte dei provinciali. La presidente Marini, sempre il 21 ottobre, ha auspicato un nuovo intervento del Governo a favore di questi dipendenti, prospettando per una parte di loro la collocazione in altri settori del pubblico impiego, come i Comuni o gli Uffici giudiziari.

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Province: lavoratori in stato d’agitazione, sciopero il 16 ottobre. Rsu: “La Regione dia risposte concrete” https://www.lavoce.it/province-lavoratori-in-stato-dagitazione-sciopero-il-16-ottobre-rsu-la-regione-dia-risposte-concrete/ Mon, 05 Oct 2015 16:17:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43680 IMG_1738
foto Andrea Coli

 

05/10/2015 – C’è ancora totale incertezza sul destino dei lavoratori delle Province di Perugia e Terni in merito al futuro dell’Ente e alla loro ricollocazione presso Regione, Comuni e altri Enti. Per questo motivo la Rsu ha convocato questa mattina, lunedì 05, una conferenza stampa alla vigilia di una nuova riunione dell’Osservatorio regionale che si terrà domani mattina a Villa Umbra. Per venerdì 16 ottobre è stato poi indetto uno sciopero di due ore, dalle 12 alle 14.

La situazione – Nel corso della conferenza, i rappresentanti delle sigle sindacali hanno descritto la difficile situazione dell’Ente e dei suoi lavoratori, attualmente in stato di agitazione. “L’impossibilità di approvare il bilancio nei termini previsti – hanno sottolineato -, oltre a compromettere l’erogazione di servizi già fortemente ridotti a causa delle misure imposte dalla legge di stabilità 2015, disegna uno scenario inedito dagli effetti non prevedibili sia sul versante stipendiale, che sul versante dei processi di mobilità del personale. Tali effetti rischiano di compromettere i già difficili ed incerti processi di riordino istituzionale e di ricollocazione del personale derivanti dalla Legge Delrio”.

I lavoratori -In cima alle preoccupazioni della Rsu, c’è la riallocazione in Regione di tutti i 241 dipendenti delle due Province, assegnati alle funzioni delegate, e il veloce completamento del processo di riordino delle stesse funzioni a livello regionale, a cui deve seguire l’attivazione di tutte le procedure di mobilità previste dal decreto, riservandole al personale non collocato. “I dati forniti dalla Regione – spiegano i sindacati – non concordato con gli obblighi di completa riallocazione dei 241 dipendenti assegnati alle funzioni delegate: infatti si parla di solo 150/181 dipendenti”, da cui scaturirebbe un nucleo di 60-90 unità non ricollocati sulle funzioni non fondamentali. “L’atto adottato dalla Giunta Regionale del 28 settembre e non ancora pubblicato – aggiungono – non permette di avere un quadro finanziario definito, che indichi se gli stanziamenti siano solo per il 2015 o anche per l’anno 2016”.

La riorganizzazione – Altro problema il fatto che ad oggi nessun Comune, nonostante sia richiesto dalla Legge, abbia ufficializzato con atti e risorse le disponibilità di posti. Da qui il problema sulla gestione delle funzioni turismo e cultura che la Legge regionale 10/2015 destina ai Comuni o alle Unioni di Comuni. C’è poi tutta la partita ancora da affrontare legata alla Polizia provinciale: 113 agenti a Perugia e 20 a Terni “che la Regione pensa di ricollocare per i due terzi presso i Comuni, lasciando il resto in seno alle Province e quindi a carico dei loro bilanci, ampliando così il numero dei dipendenti a rischio mobilità”. A ciò si deve aggiungere il personale ex Anas (93 a Perugia e 42 a Terni) per viabilità regionale, che rimane in carico ai bilanci delle Province senza copertura finanziaria. Infine i Centri per l’impiego, formazione, politiche attive del lavoro: 139 unità tra Perugia e Terni, di cui 55 a tempo determinato con il contratto in scadenza al 31/12/2015, in attesa di definizione del nuovo modello organizzativo dei servizi e delle convenzioni Stato-Regioni. “Non ci accontentiamo più di dichiarazioni di stampa e ipotesi – hanno concluso i sindacati – dal Tavolo di governance di domani si devono tradurre in atti pratici i passaggi da attuare e devono uscire garanzie per i lavoratori”.

Laura Lana

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Resta incerto il futuro dei dipendenti delle Province https://www.lavoce.it/resta-incerto-il-futuro-dei-dipendenti-delle-province/ Thu, 01 Oct 2015 12:33:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43645 I dipendenti delle Province durante l’incontro con i presidenti dei gruppi politici in Regione
I dipendenti delle Province durante l’incontro con i presidenti dei gruppi politici in Regione

“Incertezza” è la parola d’ordine per descrivere la situazione delle Province umbre, che non sono in grado di presentare i bilanci, e sono a rischio di dissesto perché sono venute meno i trasferimenti statali. Ci saranno altri 20 giorni di tempo ma poi che succederà? I prefetti decreteranno la fine di questi enti?

In questi giorni c’è molta tensione tra i dipendenti umbri. La Regione ha varato un pacchetto di misure ma non potranno riguardare tutti i dipendenti. Solo qualche giorno fa, 80 lavoratori sono entrati a palazzo Cesaroni mentre si svolgeva il Consiglio regionale: la seduta è stata sospesa e i dipendenti sono stati ricevuti dai presidenti dei gruppi politici.

La Rsu della Provincia di Perugia ha chiesto “un provvedimento urgente di proroga del termine di approvazione del bilancio di previsione 2015”, attraverso una lettera consegnata alla prefettura di Perugia, affinché il prefetto si faccia interprete delle richieste che giungono dai lavoratori e dalle lavoratrici dell’ente.

“L’impossibilità di approvare il bilancio nei termini previsti – è detto nella lettera – oltre a compromettere l’erogazione di servizi già fortemente ridotti a causa delle misure imposte dalla legge di stabilità 2015, disegna uno scenario inedito dagli effetti non prevedibili.

Tali effetti rischiano di compromettere i già difficili e incerti processi di riordino istituzionale e di ricollocazione del personale derivanti dalla legge n. 56/2014. In tal senso, nelle more della necessaria adozione di misure di sostenibilità finanziaria dei bilanci degli enti di area vasta nell’anno in corso e per il 2016 e il 2017, la proroga deve consentire nell’immediato, oltre che a delineare con precisione gli effetti istituzionali e gestionali che conseguirebbero alla dichiarazione dello stato di dissesto, a rendere coerenti e compatibili le tempistiche del processo di riordino con le finalità di garanzia di tenuta dei servizi e dell’occupazione”.

Stessa situazione alla Provincia di Terni dive il presidente dell’ente, Leopoldo Di Girolamo, ha inviato una lettera al prefetto proprio per comunicare l’impossibilità dell’ente di chiudere la partita bilancio nei tempi previsti. “L’ente non è ancora in grado di produrre uno schema di bilancio completo di previsione 2015 entro il termine di legge fissato al 30 settembre per la persistenza di importanti incertezze circa l’attuazione della legge 56 del 2014 e della legge regionale 10 del 2015.

Non è ancora stato eseguito l’accordo Stato-Regioni relativo al finanziamento dei Centri per l’impiego e non è stato ancora approvato il decreto ministeriale modificato dalla legge di conversione 125 del 2015 che definisce le somme che le Regioni sono tenute a versare per le spese sostenute dalle Province per l’esercizio delle funzioni non fondamentali, oggetto di riordino”.

L’impressione è che, considerata la situazione, il Governo dovrà intervenire in qualche modo per sistemare la riforma che, come al solito, si è fermata in mezzo al guado.

 

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La questione dirigenti della Provincia https://www.lavoce.it/la-questione-dirigenti-della-provincia/ Thu, 06 Aug 2015 08:38:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42053 Il palazzo della Provincia
Il palazzo della Provincia di Perugia

La Provincia di Perugia vara la riorganizzazione ma è subito polemica.

Mantenere servizi efficienti, con poche risorse, e non prevedere esuberi è un’impresa quasi miracolosa per il presidente Nando Mismetti. Ma, intanto, resta tutto come prima dal 31 luglio al 1° ottobre prossimo – quando entrerà in funzione – non toccando il numero di dirigenti e posizioni organizzative.

La Cisl dell’Umbria ha espresso il proprio rammarico, rispetto al nuovo modello organizzativo, per il fatto che “abbia prevalso – secondo il sindacato – più la vecchia logica prudente e attendista di stampo politico che le esigenze reali dell’operazione” sottolineando che era necessario diminuire i costi.

È molto critico il giudizio del consigliere provinciale di Fi, Massimo Perari: “Lascia interdetti il comportamento al limite del credibile del Presidente della Provincia di Perugia. Un giorno annuncia il rischio di non arrivare nemmeno a pagare gli stipendi ai dipendenti, convoca tavoli di emergenza per la situazione economica dell’Ente di Piazza Italia, annuncia che non si sa nemmeno se le scuole il prossimo anno potranno avere il riscaldamento e poi le posizioni apicali dei dirigenti e dei 120 minidirigenti vengono conservate in una sorta di immobilismo assolutamente incomprensibile.

E pensare che con quel milione e duecento mila euro che si risparmierebbe, non certo tutto, ma molte cose si potrebbero fare. La Provincia deve necessariamente puntare ad una drastica riduzione dei dirigenti e ad un azzeramento delle posizioni organizzative, è l’unico atto concreto per non far perdere credibilità all’Ente e non trasformare in una pantomima tutti i ragionamenti fin qui fatti sulla razionalizzazione, mentre c’è chi rischia di perdere il posto di lavoro”.

Mismetti ha replicato sottolineando che “va ribadito come la nuova organizzazione preveda una sensibile riduzione delle aree e dei servizi, con una conseguente diminuzione dei dirigenti: da 15 (compreso il direttore generale) rispetto agli attuali 29.

I nuovi servizi svolgeranno la propria attività nelle funzioni fondamentali dell’Ente di area vasta: attività amministrativa di supporto e di assistenza ai Comuni, strade provinciali e regionali, trasporti, edilizia scolastica e servizi ambientali, così come previsto dalla riforma Delrio.

Allo stesso tempo, tale modello organizzativo si svilupperà attraverso un numero di uffici tendenzialmente non superiore a 30: la nuova struttura dell’Ente, pertanto, si caratterizzerà per un significativo snellimento anche delle posizioni organizzative ed individuali, che verranno ridotte addirittura a un quarto di quelle attuali (appunto contro le 120 previste dall’organigramma attuale). Contestualmente, si procederà ad una razionalizzazione dei turni e delle reperibilità, ridefinendone la turnazione per i soli servizi indispensabili, alla luce delle funzioni della nuova Provincia”.

 

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In fuga per vedere tutelata la propria dignità https://www.lavoce.it/in-fuga-per-vedere-tutelata-la-propria-dignita/ Wed, 15 Jul 2015 13:30:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39040 Profughi a Colle Umberto
Profughi a Colle Umberto

Si fugge per fame, per scappare da guerre e persecuzioni. Ma si fugge anche per poter esprimere liberamente le proprie idee politiche, il proprio orientamento sessuale, per essere donne senza dover subire violenze.

Sono tante e diverse le storie di coloro che si sono rifugiati in Umbria in attesa di vedersi accolta o negata la richiesta per il riconoscimento della protezione internazionale.

Di loro, dal 18 marzo di quest’anno, si occupa la neo-costituita Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, con sede a Perugia in corso Cavour, presso i locali della prefettura.

La sezione ha competenza sulle istanze presentate alle questure di Perugia, Arezzo e Terni, oltre che per i richiedenti asilo attualmente inseriti nello Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati.

A comporre la commissione un dirigente prefettizio, un rappresentante del dipartimento di polizia, uno dell’ente territoriale, tra cui il Comune di Perugia, e uno dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

È proprio davanti a queste persone – opportunamente formate tramite un corso tenuto dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo e dall’Unhcr – che il richiedente asilo, nel momento della presentazione della domanda, è chiamato a raccontare la propria storia, “il proprio vissuto, le ingiustizie subite in patria e durante il viaggio e vedersi così restituire, attraverso un ascolto attento, la propria dignità di essere umano”, come spiegato dal prefetto di Perugia, Antonella De Miro, in occasione dell’ultima Giornata mondiale del rifugiato.

Ad oggi, dopo quattro mesi di attività, la sezione ha complessivamente esaminato 165 istanze, di cui 52 di Arezzo, 78 di Perugia e 35 di Terni. In sei casi è stato riconosciuto lo status di rifugiato (2 di Arezzo, 2 di Perugia e 2 di Terni); altrettante le concessioni di protezioni sussidiarie (1 Arezzo, 4 Perugia, 1 Terni), mentre 33 sono stati i riconoscimenti del diritto alla protezione umanitaria (12 di Arezzo, 13 di Perugia e 8 di Terni).

Ben 108 sono stati, invece, i provvedimenti di diniego delle domande di protezione internazionale. “L’alto numero di rigetti – sottolinea il prefetto – trova una prima spiegazione nella provenienza dei richiedenti da Paesi che non presentano situazioni locali da cui far discendere automaticamente il riconoscimento: Nigeria del Sud, Gambia, Senegal, Mali del Sud e Bangladesh tra le prime cinque nazionalità. Ovviamente ogni singolo caso viene trattato in maniera individuale per la sua specificità a prescindere dalla nazionalità del singolo richiedente”.

Tante specificità che si ritrovano accomunate da un unico filo conduttore, la sofferenza. “Tutte le richieste esaminate – continua infatti la De Miro – presentano un punto comune: il racconto traumatico del viaggio, l’approdo in Libia, le violenza subite in quel Paese, l’impossibilità di tornare indietro, attraverso il deserto, la spinta a proseguire in avanti, attraverso il mare, sconosciuto a molti, verso un futuro ignoto”.

Su tutte, resta emblematica la testimonianza di un giovane gambiano: “Sapevo cosa avevo lasciato alle spalle: il deserto e le sue asperità. Non sapevo che cosa avevo davanti, non avevo mai visto l’acqua prima, ma l’atrocità dalla quale fuggivo era talmente grande che quello spaventoso Ignoto mi è sembrato l’unica salvezza”.

Profughi: i numeri in Umbria

Ad oggi, in Umbria sono presenti 918 cittadini extracomunitari gestiti dalle prefetture, di cui 698 in provincia di Perugia e 220 in provincia di Terni. A questi occorre aggiungere 373 immigrati ospitati nei centri Sprar dell’Umbria, di cui 180 inviati direttamente dal Servizio centrale protezione del ministero dell’Interno.

In realtà, i cittadini giunti nella nostra regione nel corso dei mesi sono stati di più, ma molti si sono allontanati prima dell’identificazione. Gli allontanamenti volontari sono stati, infatti, complessivamente 683 tra il 2014 e il 2015. Gli immigrati provengono da diversi Paesi e in particolare da: Gambia, Senegal, Mali, Niger, Nigeria. Tutti coloro che sono presenti nei centri di accoglienza hanno fatto istanza di riconoscimento della condizione di profugo.

L’esempio virtuoso dello Sprar di Todi

L’arrivo in Italia, il periodo di accoglienza e di richiesta asilo possono diventare anche un’importante occasione di crescita e di formazione. Ne è un esempio lo Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) di Todi, il cui soggetto attuatore è l’istituto Artigianelli Crispolti e “l’anima” operativa la Caritas.

“Nel nostro centro – racconta Marcello Rinaldi, delegato della Caritas diocesana e direttore dell’istituto – ospitiamo circa una trentina di persone. Nel tempo, infatti, abbiamo sempre scelto di puntare maggiormente sulla qualità della nostra accoglienza che sulla quantità delle persone accolte.

L’obiettivo non è rispondere ai soli, seppur fondamentali, bisogni materiali, come mangiare, dormire, vestirsi, ecc., ma anche dare qualcosa in più, accompagnare queste persone a inserirsi in un nuovo Paese. Un obiettivo sempre più difficile, data la crisi, ma che portiamo avanti poggiandoci su basi solide che sono i nostri valori, umani e religiosi”.

Per questo lo Sprar di Todi mette in campo una serie di iniziative volte a promuovere l’accoglienza e l’integrazione. Come l’accordo firmato nel febbraio scorso tra l’istituto Crispolti e il Comune di Todi per interventi di manutenzione al parco della Rocca.

“Si tratta di una sorta di ‘dono’ che i nostri ragazzi hanno voluto fare alla cittadinanza”, spiega ancora Rinaldi. I rifugiati e richiedenti asilo attualmente ospitati nell’istituto tuderte si occuperanno, infatti, a titolo completamente gratuito, con cadenza settimanale, dell’esecuzione di piccoli interventi di manutenzione del verde urbano di una parte del parco.

Altra importante esperienza dello Sprar tuderte, ormai attiva da tre anni, è il progetto “Asylon”, “progetto di formazione professionale – dice Rinaldi – nell’ambito dell’agricoltura, che si propone di attivare percorsi formativi per queste persone, anche minorenni, durante il loro periodo di permanenza in accoglienza.

I percorsi formativi sono realizzati dall’istituto Agrario di Todi, dove ogni anno i ragazzi collaborano alla produzione e alla commercializzazione nell’azienda agricola annessa all’istituto di un vino bianco, Grechetto di Todi Doc, appunto chiamato Asylon. I proventi della vendita vengono interamente destinati al finanziamento dei percorsi formativi per rifugiati”.

L’iniziativa, che gode del patrocinio dell’Unhcr, si avvale del sostegno di Caritas Umbria e di Libera – associazione contro le mafie. Per acquistare il vino: www.vinoasylon.it.

 

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Tre patti per la sicurezza https://www.lavoce.it/tre-patti-per-la-sicurezza/ Wed, 08 Jul 2015 08:03:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=37791 La firma dei protocolli: Andrea Romizi, Antonella De Miro, Gianpiero Bocci, Catiuscia Marini, Nando Mismetti
La firma dei protocolli: Andrea Romizi, Antonella De Miro, Gianpiero Bocci, Catiuscia Marini, Nando Mismetti

Per sentirsi più al sicuro in casa propria e per strada, non basta il lavoro prezioso degli uomini e donne delle varie forze di polizia.

Servono invece l’impegno e la partecipazione attiva e coordinata degli organi dello Stato, delle istituzioni, dei cittadini e delle loro associazioni e comitati, che sempre più numerosi stanno nascendo in Umbria.

Di questo nuovo clima di “sicurezza partecipata” sono espressione i tre protocolli che venerdì scorso sono stati firmati nella Prefettura di Perugia dal sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci, dal prefetto Antonella De Miro, dai presidenti della Regione e della Provincia, Catiuscia Marini e Nando Mismetti, e dal sindaco perugino Andrea Romizi.

Prevedono un maggior coordinamento tra forze di polizia statali e vigili urbani e tra Stato e istituzioni locali, con scambi di informazioni frutto delle rispettive attività e banche dati, risorse fornite dalla Regione per nuovi strumenti e mezzi di trasporto e per la formazione e l’aggiornamento professionale degli operatori, controlli e vigilanza per la sicurezza del territorio anche con apparati di videosorveglianza.

Particolare attenzione verrà dedicata alla prevenzione delle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose nell’economia locale con l’esame incrociato sui contratti di appalto e sui fornitori della pubblica amministrazione, ma anche su lottizzazioni e cantieri privati e su acquisizioni e passaggi di proprietà di aziende e esercizi commerciali che potrebbero nascondere operazioni di riciclaggio di soldi della criminalità organizzata.

Il sottosegretario Bocci ha inoltre annunziato che nei mesi estivi arriveranno in Umbria una cinquantina tra carabinieri, poliziotti e operatori della Guardia di finanza.

Questi protocolli – ha detto il prefetto Antonella De Miro – sono il risultato di un “lavoro comune di tutte le istituzioni su strategie e azioni per rendere più vivibile il territorio. Contro la microcriminalità, ma anche – ha sottolineato – per alzare barriere contro il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra economia e nella nostra società. Protocolli – ha concluso il prefetto – che vogliono essere anche un punto di partenza per nuovi modelli operativi e organizzativi di questa sicurezza partecipata”.

La Regione – ha detto la presidente Marini – ha sottoscritto due di questi accordi: uno con il ministero dell’Interno per la sicurezza urbana in tutte le città dell’Umbria e l’altro per “Perugia sicura” insieme alla Prefettura, la Provincia e il Comune. “Siamo convinti – ha aggiunto – che questa sia la migliore strada per dare ai cittadini maggiore sicurezza, facendo ciascuno di noi la propria parte con spirito di leale collaborazione istituzionale e secondo il principio di sussidiarietà”.

Anche il sindaco Andrea Romizi ha sottolineato la “bontà” di “questo lavorare insieme” delle istituzioni ma – ha aggiunto – “è importante e fondamentale l’impegno diretto dei cittadini che vivono nelle aree critiche”.

Le statistiche – ha osservato il presidente della Provincia di Perugia, Nando Mismetti – dicono che negli ultimi anni è diminuito il numero dei reati denunciati ma i cittadini, in questi momenti di profondo disagio sociale, si sentono meno sicuri. Per questo – ha sottolineato – anche la Provincia, pur nelle tante incertezze del suo ruolo dopo la riforma dell’ente, non poteva mancare in questo progetto che vede le istituzioni e le forze di polizia “fare rete” per una risposta concreta alle preoccupazioni della gente.

Nel suo intervento il rappresentante del governo, il sottosegretario Bocci, ha detto che l’Umbria sta diventando un modello nelle politiche per la sicurezza con questo “lavorare insieme” di diversi soggetti che da “utenti diventano attori” e con la Regione che mette a disposizione risorse e servizi. Il protocollo per prevenire le infiltrazioni mafiose – ha aggiunto – “è un grande passo” e nell’insieme i tre accordi costituiscono una “bella e solida cornice” per affrontare con successo problemi e situazioni diverse, rispondendo così alla richiesta di maggiore sicurezza che arriva anche dalla gente dell’Umbria.

In sintesi

L’accordo triennale tra Regione e ministero dell’Interno per la sicurezza urbana prevede, tra l’altro, un maggiore coordinamento tra polizia, carabinieri, Guardia di finanza e vigili urbani, scambio di informazioni e sinergia tra le loro sale operative. La Regione fornirà ai vigili urbani veicoli a basso impatto ambientale e si impegnerà per il pronto utilizzo di beni confiscati alla mafia, che in Umbria sono una trentina. Beni che spesso restano per molto tempo inutilizzati per difficoltà burocratiche o perché mancano fondi per renderli agibili.

Con il protocollo biennale per prevenire le infiltrazioni mafiose, Prefettura e Comune di Perugia vigileranno insieme su appalti e contratti pubblici, anche per importi inferiori a quelli previsti dalla normativa antimafia. Accertamenti che verranno estesi anche alle attività private in settori economici ritenuti a rischio come quelli dell’edilizia e del commercio. È prevista anche un’azione comune per contrastare l’immigrazione irregolare, l’occupazione abusiva di edifici e irregolarità nella locazione di abitazioni.

È stato infine rinnovato il Patto per Perugia sicura (la prima firma è del 2008) che impegna Comune, Prefettura, Regione e Provincia. Verrà rafforzata la vigilanza delle forze di polizia non soltanto nel centro storico ma anche nelle periferie e nelle frazioni. Saranno intensificati i controlli in esercizi pubblici e abitazioni private considerate “a rischio”. Sarà potenziata la rete di videosorveglianza. La Regione, attraverso l’Ater, fornirà locali per posti di polizia nel centro storico.

Risposta importante ma insufficiente

Questi protocolli sono una risposta importante al problema altrettanto importante della sicurezza, sul quale si sono giocate tante campagne elettorali. Ma è una risposta parziale e insufficiente: un’aspirina per un malato che avrebbe bisogno di medicinali più forti.

La risposta vera è la “certezza della pena”, che in Italia non c’è. Abbiamo un Codice penale e un sistema giudiziario macchinoso e garantista a senso unico: nei confronti dell’indagato e imputato, ma non nei confronti di chi è vittima del reato. Inutile ricordare la lunghezza dei processi, con la tagliola della prescrizione e i tre gradi di giudizio necessari perché la pena diventi definitiva.

Così nell’attesa (mediamente sei anni, ma fino a dieci) di una sentenza definitiva della Cassazione, anche un imputato pluricondannato – ma formalmente incensurato – difficilmente resta a lungo in carcere. Il ladro, lo spacciatore, il rapinatore può continuare per anni a fare il suo “lavoro” e, se arrestato per l’ennesima volta, con un bravo avvocato esce dal carcere dopo pochi giorni.

Accade così che con i tanti disperati in fuga da povertà e guerre arrivano in Italia anche delinquenti che vengono a “lavorare” (spaccio, furti, ecc.) e dopo qualche anno – con qualche arresto e pochi giorni di carcere – tornano in patria con un bel gruzzolo per comprarsi una bella casa o un negozio. Alcune recenti indagini hanno dimostrato, ad esempio, che da un quartiere di Tunisi arrivano a Perugia persone che hanno già in tasca una mappa della città con i luoghi dello spaccio e i numeri di telefono di clienti e fornitori.

 

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Patrimonio delle coscienze https://www.lavoce.it/patrimonio-delle-coscienze/ Thu, 04 Jun 2015 11:56:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34684 La cerimonia per la festa del 2 giugno ai giardini Carducci a Perugia
La cerimonia per la festa del 2 giugno ai giardini Carducci a Perugia

Si sono svolte a Perugia, in occasione della ricorrenza del 69° anniversario della fondazione della Repubblica, organizzate dalla prefettura in stretto raccordo con la Provincia di Perugia, con il Comune capoluogo e con il Comando militare, le tradizionali iniziative a carattere celebrativo.

La cerimonia iniziale si è tenuta presso i giardini Carducci di piazza Italia. Ha quindi avuto seguito presso la sala Bruschi della prefettura.

Il Prefetto nel suo intervento ha sottolineato che “la festa della Repubblica non è un passaggio burocratico né un rituale. La festa è un patrimonio ineludibile delle nostre coscienze: serve a esprimere, attraverso segni concreti di partecipazione collettiva, la nostra convinta adesione ai valori fondanti della Repubblica e della nostra Carta costituzionale, ai valori cioè di libertà, democrazia, solidarietà”.

Si è poi proceduto alla consegna di tre Medaglie d’onore concesse dal Presidente della Repubblica ai cittadini, militari e civili, deportati e internati nei Lager nazisti dopo 1’8 settembre 1943, e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra, nonché alla consegna dei diplomi delle onorificenze dell’ordine “Al merito della Repubblica italiana” a l7 insigniti nel dicembre 2014.

Infine sono stati premiati i giovani studenti degli istituti “Pontano – Sansi – Leonardi” di Spoleto e “Mazzatinti” di Gubbio, vincitori del concorso artistico “La Prima guerra e le avanguardie artistiche del novecento”, promosso dalla Direzione scolastica regionale, in collaborazione con il Lions club Deruta, e che rientra tra le iniziative previste per le celebrazioni del centenario della Grande guerra coordinate dalla prefettura.

A Terni si è celebrato – scrive la prefettura – “un 2 giugno sul filo della memoria del passato, ma anche della speranza nel futuro”.

Il programma ha avuto inizio al mattino con un breve momento commemorativo presso la sala consiliare del Comune. L’accresciuta responsabilità cui oggi sono chiamate le classi dirigenti è stato uno dei passaggi-chiave dell’intervento del sindaco Di Girolamo, che ha posto l’accento sulla necessità di “far prevalere, sempre, l’interesse generale, la leale collaborazione tra i diversi soggetti sociali, il riconoscimento delle ragioni altrui. E questo anche praticando, nella vita pubblica e privata, quei caratteri di onestà, imparzialità, trasparenza e sobrietà che rappresentano le virtù civili del nostro Paese, virtù che hanno praticato quelle generazioni che ci hanno dato la libertà, la Repubblica, la Costituzione, ma soprattutto una nuova dignità al Paese”.

Nel pomeriggio in prefettura è seguita la consegna delle onorificenze dell’ordine “Al merito della Repubblica”. Sono stati consegnati 3 diplomi di ufficiale e 5 di cavaliere. Commozione per la consegna della Medaglia d’onore ai familiari di Ferruccio Mancini, di Montecastrilli, che durante l’ultimo conflitto mondiale fu deportato e internato in un campo di lavoro nazista.

È stato consegnato a Edoardo Sensini, studente del liceo artistico “Metelli”, il premio per il terzo posto ottenuto nella sezione “Opere grafiche” del concorso “Le avanguardie artistiche del ’900: prima, durante e dopo la I Guerra mondiale”.

 

I nomi di chi ha ricevuto le onorificenze “Al merito della Repubblica italiana”

Ecco l’elenco degli insigniti di onorificenze dell’Ordine ”Al merito della Repubblica Italiana”

PROVINCIA DI TERNI

Ufficiali: Andrea CEGNA, Montecastrilli; Diego NAPOLI, Terni; Marta SETTIMI, Amelia.

Cavalieri: Gianni BIAGETTI, Terni; Vincenzo LOCCI, Terni; M.llo Capo Alessandro LUMIA, Terni; Piero SIMONI, Terni; Maria Rita VENANZI, Giove.

PROVINCIA DI PERUGIA

Commendatori: Borriello Giovanni, Passignano sul Trasimeno; Palumbo Carlo, Perugia.

Cavalieri: Beveroni Alfredo, Gubbio; Bifulco Teresa, Roma; Brega Giulia, Gualdo Tadino; Cerrini Galliano, Umbertide; D’Angelo Francesco, Cascia; Favilli Fabio, Corciano; Fratini Sandra, Foligno; Prezza Marco, L’Aquila; Insinga Gianluca, Spello; Massaccesi Massimo, Assisi; Pani Paolo, Nocera Umbra; Sardara Giampiero, Perugia; Sardu Marcello, Città della Pieve; Simotti Anna, Foligno; Testerini Alessandro, Città di Castello.

MEDAGLIA D’ORO:

Ferruccio Mancini, nato a Montecastrilli il 6/8/1912 (deceduto) Luogo Internamento: Lager VIII Arbetts KD 6063 Periodo di deportazione dal 8/9/1943 all’11/4/1945

Giustino Bicaroni, nato a Bevagna, luogo di internamento: Germania dal 15 settembre 1943 al 3 aprile 1945;

Annibale Morosi, nato a San Giustino, luogo di internamento: Mautahausen dal 1 giugno 1944 a ottobre 1945;

Mario Mattioli, nato a Castel Ritaldi, luogo di internamento: Creta dal 1° settembre 1943 al 28 marzo 1945.

Le Medaglie sono state ritirate da congiunti degli insigniti.

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L’8 marzo dura un mese https://www.lavoce.it/l8-marzo-dura-un-mese/ Fri, 06 Mar 2015 12:30:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30746 L’assessore Edi Cicchi durante la presentazione delle iniziative per l’8 marzo
L’assessore Edi Cicchi durante la presentazione delle iniziative per l’8 marzo

La Giornata internazionale della donna quest’anno in Umbria vedrà una vasta gamma di iniziative, eventi, manifestazioni e appuntamenti. La variegata offerta è nata su iniziativa della Provincia di Perugia, dei Comuni di Perugia – in particolare l’assessorato alle Pari opportunità presieduto da Edi Cicchi – e Terni, e con la partecipazione attiva di molti altri Comuni umbri, nonché della Usl Umbria 1 e di tante associazioni di volontariato e promozione sociale che si occupano in vario modo del mondo femminile.

In un incontro – dal significativo titolo “L’8 marzo, ma la sfida è tutti i giorni” – tenuto nei giorni scorsi con la stampa, le istituzioni capofila del progetto ne hanno illustrato le finalità: primo abbozzo di quella che potrebbe diventare un vero e proprio tavolo permanente di lavoro tra associazioni e istituzioni sul tema della donna. Presente all’incontro, convocato dall’assessore comunale Cicchi, la presidente del Centro pari opportunità della Regione, Daniela Albanesi, che ha ricordato l’imminente primo compleanno dei Centri anti-violenza di Perugia e Terni, nonché del Telefono anti-violenza. Presenti anche il vice sindaco di Terni, Francesca Malafoglia, appartenente anche alla Commissione pari opportunità dell’Anci, nonché Erica Borghesi in rappresentanza della Provincia di Perugia, che ha ricordato in particolare l’incontro del 27 marzo presso la Provincia di Perugia con l’on. Livia Turco, presidente della Fondazione Nilde Jotti, che esporrà ai giovani di alcune scuole superiori “Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia”.

Tra gli eventi più significativi che si svolgeranno da ora ad aprile per tutta la regione, vale la pena ricordare quello del 12 marzo presso palazzo dei Priori su “Impegni e bisogni: la famiglia e l’equilibrio da costruire tra molteplici istanze” a cura del Movimento per la vita di Perugia. Poi, la rassegna cinematografica in corso fino al 31 marzo presso il cinema Zenith “A proposito di donne” (programma su www.cinemazenith.it); il concerto lirico in occasione del centenario della Prima guerra mondiale “Eroine del melodramma nel secondo Risorgimento” l’8 marzo in sala dei Notari; il convegno “Donne e criminalità” che si terrà il 7 marzo a Gubbio in collaborazione con il Comune, patrocinato anche dalla consigliera di Parità della Regione, Elena Tiracorrendo, presente all’incontro assieme alla collega della Provincia perugina, Gemma Bracco, che ha ricordato alcuni eventi riguardanti il mondo dell’arte al femminile.

Il programma completo delle iniziative è consultabile sul sito www.comune.perugia.it.

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Nebbia sul futuro dei dipendenti delle Province https://www.lavoce.it/nebbia-sul-futuro-dei-dipendenti-delle-province/ Fri, 30 Jan 2015 15:44:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30126 Il ruolo di presidente della Provincia, umbra o meno, assume sempre più le sembianze di un liquidatore: personale da mandare in pensione o da assegnare al Comuni o a uffici giudiziari, cercando una sponda nel Governo centrale per la copertura dei costi. Intanto la Provincia di Perugia non finanzierà manifestazioni culturali, a cominciare da Umbria Jazz, e ha messo anche all’asta i cavalli e perfino le selle.

Sono giorni di tensione e passione per futuro dei dipendenti delle Province. Molti potrebbero essere diretti verso gli uffici giudiziari, considerati anche i “vuoti abnormi” di pe

I palazzi della Provincia di Terni e di Perugia
I palazzi della Provincia di Terni e di Perugia

rsonale amministrativo denunciati dal presidente della corte d’Appello di Perugia, Wladimiro De Nunzio, alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Mancano 139 dipendenti negli uffici giudiziari umbri, che non possono di certo essere ‘sanati’ dal primo avviso di procedura di mobilità volontaria del personale della pubblica amministrazione, emanato recentemente, che assegna alle sedi giudiziarie dell’Umbria 18 persone, di cui 6 assegnati al Tribunale di Perugia, 5 al Tribunale di Temi, 4 a quello di Spoleto, una alla Procura di Temi, 1 al giudice di pace di Terni e all’Unep di Perugia. E non bisognerebbe dimenticare che questo personale, trasferito negli uffici giudiziari, dovrebbe essere formato per ricoprire con efficacia questi nuovi incarichi.

Ma qualcosa si muove, nell’incertezza dilagante in tema dei costi di questi ‘traslochi’ che dovrebbero essere tutti a carico dello Stato, e non a metà, come sembrava. L’assessore regionale alle Riforme, Fabio Paparelli, ha annunciato lo sblocco di fondi ‘storici’ verso le Amministrazioni provinciali da parte del ministero dell’Interno.

Il personale delle Province resta però in fibrillazione, così come il sindacato. A questo proposito il presidente della Provincia di Perugia, Nando Mismetti, ha invitato le organizzazioni sindacali “alla collaborazione al dialogo, per superare le eventuali incomprensioni che possono crearsi” dopo che la Rsu ha disertato l’incontro con Paparelli. “Per quanto attiene – ha aggiunto Mismetti – alla rideterminazione della dotazione organica, all’indicazione del personale assegnato alle funzioni proprie e a quello soprannumerario, siamo in attesa di una circolare a livello nazionale che dovrà fornire degli elementi di certezza in più, che oggi non abbiamo”.

A livello regionale, i sindacati ipotizzano in Umbria 102 esuberi su un totale 1.339 dipendenti, mentre, a livello nazionale, le organizzazioni sindacali sottolineano che la bozza di linee-guida esaminata durante la riunione con Governo, Anci e Regioni “fa chiarezza rispetto alle confuse disposizioni della Legge di stabilità, ma mancano risposte sul mantenimento dei servizi e sulla difesa dell’occupazione”.

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Riforma delle Province, che gran confusione! https://www.lavoce.it/riforma-delle-province-che-gran-confusione/ Fri, 09 Jan 2015 18:22:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29725 marini-cmykIl 2015 dovrebbe essere un anno di grandi mutamenti nell’assetto istituzionale e amministrativo dell’Umbria, tra la riforma delle Province avviata dal governo Renzi e le elezioni regionali in programma tra qualche mese. In un quadro di incertezze e confusione. Soprattutto per le due Province, con 700 dipendenti da ricollocare, competenze da definire, servizi a rischio (non secondari, come quelli per 140 scuole e 3.000 km di strade), e soldi che potrebbero mancare anche per pagare gli stipendi. In Regione si chiude una legislatura che il presidente del Consiglio regionale Eros Brega, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno, ha definito “la più complessa dell’intera storia dell’Umbria”.

Nella tarda primavera si voterà, ma non si sa ancora con quale legge elettorale. I consiglieri passeranno dagli attuali 30 a 20: un problema in più per i partiti, attualmente impegnati nella ricerca della complicata formula vincente per le ambizioni personali e di lista. E intanto continua la crisi economica, con 137.000 persone che, secondo la Cgil, “vivono una forte sofferenza occupazionale: 51.000 disoccupati, 23.000 giovani che non studiano e non lavorano, 22.000 cassintegrati e 41.000 lavoratori estremamente precari”. E la Regione avrà meno soldi da spendere.

La presidente Catiuscia Marini, nella conferenza stampa di fine anno, ha detto che la legge di stabilità e le varie manovre per ridurre la spesa pubblica nel 2015 faranno mancare nelle casse della Regione una somma stimata in circa 90 milioni di euro. La prossima legislatura poi potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere l’ultima per la Regione Umbria. Si torna infatti a parlare di “macroregioni”. Due parlamentari del Pd hanno presentato una proposta di legge di riforma costituzionale (dunque un cammino lungo) per ridurre il numero delle Regioni da 20 a 12, con uno schema che prevede l’accorpamento di Umbria, Toscana e provincia di Viterbo. Una macroregione dell’Italia Centrale, della quale però si parla da almeno vent’anni.

Intanto però è partita la riforma delle Province e delle città metropolitane. Dall’ottobre scorso non ci sono più consiglieri provinciali eletti dai cittadini, ma le due Province restano, con i loro palazzi di rappresentanza e le loro strutture. Ci sono due nuovi presidenti (il sindaco di Foligno Nando Mismetti a Perugia e il sindaco della Città dell’acciaio Leopoldo Di Girolamo in provincia di Terni) che non percepiscono indennità aggiuntive per questo incarico. Ci sono però anche 1.350 dipendenti che aspettano ancora di sapere quale sarà il loro futuro.

La riforma varata dal Governo prevede che per 700 di loro si trovi un’altra collocazione; in pratica, che vengano destinati ad altre Amministrazioni pubbliche, che vadano in pensione, o che finiscano in “mobilità”. Ma nessuno ha ancora deciso il loro destino, anche perché resta da definire chi si occuperà dei servizi attualmente svolti dalle Province. Ambiente, trasporti, scuole, strade e pari opportunità restano di loro competenza; ma per la formazione professionale, il turismo, l’agricoltura, sviluppo economco e altre funzioni dovrebbero subentrare Comuni e Regioni, con modalità e tempi da fissare.

Incertezze e confusione che hanno spinto dipendenti e sindacati a clamorose azioni di protesta: a Perugia i lavoratori hanno fatto irruzione nelle sale della Regione dove si teneva la conferenza stampa di fine anno della presidente Marini, mentre a Terni hanno simbolicamente occupato la sede della Provincia. Alla fine di dicembre si è svolta una riunione alla quale hanno partecipato i nuovi Presidenti delle due Province, l’assessore regionale Fabio Paparelli, sindacalisti, dirigenti dell’Anci (Associazione nazionale Comuni) e dell’Upi (Unione Province). Sono state formulate alcune ipotesi. Dei 700 dipendenti in esubero, la Regione ne potrebbe assorbire 130-150. Tra questi ci saranno 50 precari che avranno il contratto prorogato per un anno. Altri 80 potrebbero andare a rinforzare gli organici carenti degli uffici giudiziari, e altri 120, i più fortunati, entro il 2016 potranno andare in pensione. Per i rimanenti si spera di trovare una collocazione in uffici periferici dello Stato, come la Soprintendenza ai beni culturali. Ma c’è anche il problema di 160 dipendenti delle Comunità montane formalmente soppresse da alcuni anni, e che sarebbero dovuti passare alle Province.

Per tutti resta il quesito di chi pagherà gli stipendi da gennaio. Il Governo ha dimezzato il numero dei dipendenti delle Province e dal 1° gennaio 2015 ha anche dimezzato le risorse per pagare loro gli stipendi. Le casse delle due Province umbre – come hanno ricordato i loro Presidenti – sono praticamente vuote, con difficoltà anche ad assicurare il riscaldamento delle scuole e il rifornimento del sale per le strade in caso di neve. Ma anche la Regione e i Comuni, che dovrebbero assumere parte del personale in esubero, non se la passano bene. La nuova legge di stabilità, secondo alcune stime dei sindacati, ha tagliato 160 milioni per gli enti locali dell’Umbria. Insomma, la riforma delle Province tanto attesa, invocata o temuta, forse ridurrà gli sprechi, ma per ora è certo che ha aumentato la confusione.

 

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Province: dipendenti, che fare? https://www.lavoce.it/province-dipendenti-che-fare/ Fri, 14 Nov 2014 14:13:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29009 I palazzi della Provincia di Terni e di Perugia
I palazzi della Provincia di Terni e di Perugia

Tanti timori per il futuro: è questo il sentimento vissuto dai dipendenti delle Province interessate dalla riforma Delrio che l’ha svuotate del ceto politico ma che attraversano grandi momenti di incertezza. Le competenze restano importanti (come edilizia scolastica e viabilità) ma le risorse saranno sempre meno e le prospettive delle Province italiane, ma anche di quelle umbre, appaiono fosche.

In Umbria si parla – e non sono più voci incontrollate – di continue richieste di trasferimento da parte dei dipendenti delle Province in altri enti considerati più ‘sicuri’, come Comuni e Regione. La Provincia di Perugia ha una situazione difficile di bilancio.

Già in passato si era pensato di alienare i propri ‘gioielli di famiglia’ (Isola Polvese, Villa Redenta a Spoleto e Villa Fidelia a Spello). Ma queste ipotesi sono state bloccate, al di là del fatto che per acquistare beni del genere ci vorrebbero privati con tante risorse e desiderosi di farlo. E in questo momento non è così scontato. Si sono già immaginati tagli pesanti alle indennità e alla produttività del personale.

In quest’ottica il Presidente della Provincia di Perugia, Nando Mismetti, e la Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) si sono incontrati per affrontare la situazione. Entrambi hanno manifestato la propria preoccupazione sulle pesanti difficoltà in cui si trovano a operare gli enti provinciali, in una fase caratterizzata da un lato dai gravi tagli alle risorse trasferite dallo Stato agli Enti locali, e dall’altro da una incertezza normativa che acuisce la condizione di difficoltà.

Nell’affrontare tale situazione, il Presidente e la Rsu hanno confermato la volontà di fronteggiare i problemi conseguenti a questa fase di transizione con un’unità di intenti e con determinazione ognuno per le proprie competenze. L’amministrazione seguirà la situazione attraverso il tavolo nazionale “Governo–Upi” e il contestuale confronto fra Provincia di Perugia e Regione dell’Umbria, considerati passaggi decisivi per il futuro delle Istituzioni provinciali: in entrambi i tavoli di confronto i paletti che la Provincia manterrà fermi restano la richiesta di deroga al Patto di stabilità, la non applicazione delle sanzioni in caso di sforamento dello stesso e una corretta attuazione della riforma Delrio, in modo che alle competenze attribuite ai diversi enti seguano obbligatoriamente tanto le risorse necessarie per l’attuazione delle deleghe quanto il personale a ciò preposto.

La Rsu ha chiesto, dal canto suo, massima trasparenza e partecipazione in riferimento ai passaggi che l’amministrazione intende fare e di sostenere la necessità di garantire che qualsiasi trasformazione non comporti modifiche salariali e professionali ai dipendenti. Ma sarà difficile.

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Servono più idee per l’esportazione https://www.lavoce.it/servono-piu-idee-per-lesportazione/ Fri, 07 Nov 2014 13:19:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28899 UmbriaExport-2014L’Umbria, nonostante abbia alcune aziende che possiamo annoverare tra i campioni nazionali sia per quanto riguarda l’export sia per quanto riguarda l’internazionalizzazione, resta una regione con una scarsa propensione e apertura all’internazionalizzazione, e il suo peso sull’export nazionale, dopo due anni in cui aveva raggiunto l’1,0%, nel 2013 è tornato allo 0,9%.

In Italia le aziende esportatrici sono il 21%, mentre in Umbria la percentuale è solo del 17,5, ha ricordato Silvia Pieraccini del Sole 24 Ore, moderatrice del workshop The Way Forward organizzato per i 40 anni di Umbria Export.

Le aziende esportatrici umbre nel 2013 erano 2.809, pari all’1,3% del totale, lontano dal massimo di 3.190 raggiunto nel 2002.

Nel suo intervento di saluto il presidente di Umbria Export Marco Giulietti della Isa di Bastia (azienda che esporta in oltre 100 Paesi) ha detto che “agire globale” oggi per le aziende è non solo una scelta strategica, ma un imperativo dal quale non si può prescindere, pena la sopravvivenza.

Non era così 40 anni fa, quando, su intuizione dell’imprenditore tifernate Azelio Renzacci, Confindustria Perugia diede vita al consorzio Umbria Export, che oggi è una società consortile privata partecipata da istituzioni, banche, associazioni e aziende, che eroga servizi per l’internazionalizzazione a tutte le imprese umbre che li richiedono.

“Il percorso verso l’export è lento e faticoso, una sfida difficile, ma non impossibile per le imprese umbre, se sapranno fare gioco di squadra”, ha concluso Giulietti.

Dopo un’approfondita illustrazione degli scenari e delle prospettive per le aziende italiane fatta da Gianpaolo Bruno, direttore dell’ufficio Studi e supporto pianificazione strategica dell’Ice, l’economista Innocenzo Cipolletta, presidente di Ubs Italia e del Fondo italiano di investimento, ha voluto portare una nota positiva: il Pil nel mondo cresce del 3 o 4% all’anno, anche se in maniera diversa, a tassi più alti nei Paesi emergenti e di meno nei Paesi sviluppati. In questo contesto, le due leve fondamentali per lo sviluppo del nostro paese saranno l’export e l’innovazione.

La prima sessione dell’Export nel 1982
La prima sessione dell’Export nel 1982

Andrea Pontremoli, amministratore delegato della Dallara automobili (azienda che esporta il 93% del fatturato) ha detto che per l’Italia oggi c’è solo un’opzione, “competere nella fascia alta del mercato, utilizzando questi tre strumenti: l’innovazione, legata alla tecnologia e l’unicità legata al territorio; il marketing, perché dobbiamo far conoscere i nostri valori nel mondo; e il brand, per comunicare efficacemente”. Pontremoli ha anche enfatizzato il ruolo-chiave della formazione chiedendo maggiore apertura e collaborazione tra le imprese e la scuola.

In piena sintonia, Brunello Cucinelli, che esporta in 61 Paesi, ha detto che l’Italia e l’Umbria devono proporre prodotti speciali; gli imprenditori devono investire sulle persone ridando dignità al lavoro, anche manuale; avere una grande capacità di ascolto, avere il coraggio di aprirsi – non solo al capitale – con la certezza di vivere in una terra speciale, ricca di cultura, storia, competenze e creatività.

Anche la presidente della Regione Catiuscia Marini ha parlato del ruolo strategico della formazione all’interno della programmazione 2014-2020 del Fondo sociale europeo: una formazione che deve essere sempre più legata ai fabbisogni delle imprese (che è anche la missione dei nuovi Its) e più orientata all’apprendimento in azienda, utilizzando strumenti come work esperiences e tirocini, instaurando con le imprese un vero e proprio patto per il lavoro.

Infine è stato chiesto ai discussant quali fossero a loro giudizio i mercati più potenziali per il made in Italy e per il made in Umbria, e un piccolo consiglio per gli imprenditori.

Cucinelli ha indicato nell’ordine Stati Uniti, Giappone e Europa, invitando gli imprenditori a essere unici e ad abbandonare le produzioni di fascia bassa.

Anche Pontremoli ha individuato gli Stati Uniti e il Giappone, suggerendo alle imprese di cercare la loro unicità, valorizzando al meglio le loro abilità e competenze.

Cipolletta ha evidenziato la grande potenzialità dell’Africa, consigliando agli imprenditori un maggiore capitalizzazione e una maggiore apertura.

Umbria Export

Umbria Export è una società consortile a responsabilità limitata che è stata costituita nel febbraio 2009 a seguito della trasformazione del consorzio Umbria Export promosso nel 1974 da Confindustria Perugia. Umbria Export è dunque un’organizzazione no-profit di emanazione Confindustria Perugia, che ha come missione statutaria e istituzionale quella di supportare le imprese nel processo di internazionalizzazione. La trasformazione in società consortile a responsabilità limitata ha consentito inoltre di creare un’organizzazione in grado di erogare servizi non solo alle imprese socie, ma anche a chiunque, impresa o ente, intenda avvalersene. L’attuale compagine societaria qualifica Umbria Export come un’organizzazione fortemente rappresentativa dei principali attori privati che, a titolo diverso e con ruoli complementari, svolgono un’attività a supporto delle imprese sui mercati esteri. Con la trasformazione, infatti, Umbria Export ha visto l’ingresso nel proprio capitale sociale del sistema bancario (Casse dell’Umbria spa, Banca popolare di Spoleto spa, Banca popolare Etruria e Lazio spa), dell’agenzia formativa di Confindustria Umbria e, recentemente, di Confartigianato Perugia. La compagine societaria comprende anche 25 imprese della Provincia di Perugia.

Fonte: sito ufficiale www.exp.it

 

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Le ‘nuove’ Province https://www.lavoce.it/le-nuove-province/ https://www.lavoce.it/le-nuove-province/#comments Fri, 17 Oct 2014 13:17:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28539 Nando Mismetti eletto a Perugia
Nando Mismetti eletto a Perugia
Leopoldo Di Girolamo eletto a Terni
Leopoldo Di Girolamo eletto a Terni

Nando Mismetti e Leopoldo Di Girolamo sono i nuovi presidenti delle Province di Perugia e Terni. Nessuna sorpresa di rilievo, solo qualche mal di pancia nel centrodestra perugino perché alcuni consiglieri avrebbero votato un esponente di un altro collegio invece di quello proprio. Sono paradossali anche i commenti, considerando che si vuole far passare per test elettorale una votazione compiuta solo da sindaci e consiglieri comunali per i loro colleghi.

“La Provincia ha cambiato pelle, ma non le sue competenze. Non è più diretta emanazione dei cittadini, ma resta ente al servizio dei Comuni in stretta relazione con la Regione come supporto nell’erogazione dei servizi ai cittadini”. Lo ha detto Nando Mismetti, nuovo presidente della Provincia di Perugia e sindaco di Foligno, nel corso della cerimonia di passaggio delle consegne con il presidente uscente Marco Vinicio Guasticchi; il quale ha auspicato un ripensamento perché “le Province da sempre sono un punto di riferimento fondamentale, e al momento non c’è un modello di sostituzione”.

Mismetti ha fatto presente che “in questa fase transitoria avverto il disagio dei dipendenti di questo ente, vero ‘tesoro’ della Provincia. Posso assicurare fin d’ora che questo patrimonio umano e professionale avrà anche un ruolo fondamentale di supporto ai Comuni, soprattutto a quelli medio-piccoli che sono la maggior parte della nostra Provincia. Abbiamo davanti la straordinaria opportunità, insieme a Regione e Comuni, di riorganizzare l’Umbria aprendo un confronto su competenze e funzioni avendo come unico obiettivo l’interesse dei cittadini. Ogni altra logica non ci interessa”.

Ricordiamo che i consiglieri eletti per la Provincia di Perugia sono Roberto Bertini, Roberto Ferricelli, Filippo Maria Stirati, Erika Borghesi, Gino Emili, Paolo Fratini e Maria Pia Bruscolotti per la lista “Provincia democratica e riformista” e Massimo Perari, Giampiero Panfili, Floriano Pizzichini, Enea Paladino e Riccardo Meloni della lista “Provincia civica”.

Leopoldo Di Girolamo, neo-presidente della Provincia ternana, ha parlato di “rinnovata attenzione al territorio, sostegno ai Comuni e alle realtà locali, in una logica di sussidiarietà e di sviluppo di politiche di area vasta che sappiano accompagnare i processi di cambiamento in atto in senso positivo”.

I consiglieri provinciali di Terni sono 7 per la lista “Democratici, progressisti e riformisti”: Giampiero Lattanzi, Sandro Piermatti, Riccardo Maraga, Leonardo Grimani, Giuseppe Germani, Marco Rosati, Francesco de Rebotti. Gli altri eletti sono 2 per la lista “Provincia civica”, Sergio Bruschini, Manuela Beltrame e uno per la lista “Progetto civico”, Cristiano Ceccotti.

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Province: si va al voto… e poi? https://www.lavoce.it/province-si-va-al-voto-e-poi/ Fri, 10 Oct 2014 11:48:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28387 I palazzi della Provincia di Terni e di Perugia
I palazzi della Provincia di Terni e di Perugia

Ma dal 13 ottobre cosa cambierà nella vita delle Province? Neanche i candidati a presidente dovrebbero avere informazioni di prima mano. Gli enti italiani con più storia – tra cui quelli delle Province di Perugia e Terni – vanno verso la dissoluzione con una formula particolare, ma che ne sarà di circa 1.500 dipendenti? Gli interrogativi restano, al momento, senza risposte chiare. Anche perché questi enti dovranno occuparsi ancora di questioni importanti come la pianificazione territoriale, il trasporto locale, la gestione delle strade e l’edilizia scolastica. Ma con quali risorse?

Si spera di capire qualcosa quando la Regione (non va dimenticato che è a fine mandato) avrà varato la normativa in materia di riordino, in particolare sulle modalità di trasferimento del personale. Ma dove? Verso i Comuni, con bilanci sempre più poveri e con molte difficoltà per assumere nuovo personale? Quando si riforma – in Italia, e anche in Umbria – gli atti formali contrastano con la realtà delle cose.

Basti ricordare la riforma delle Comunità montane umbre. Sono scomparse per dare vita all’Agenzia forestale, nata nel novembre 2011. Ma ancora gli effetti della chiusura delle Comunità montane sono in circolo. Questa riforma delle Province, un po’ sottovalutata, potrebbe creare grandissime difficoltà per la nostra Regione. La gestione di enti con tanto personale, con deleghe importanti – almeno per il momento – come può essere affidata a sindaci-presidenti che dovrebbero ritagliare un po’ di tempo libero ai loro impegni istituzionali ‘locali’ per mandare avanti un altro organismo che dovrà essere monitorato costantemente per individuare le soluzioni a continui mutamenti?

È sufficiente un esempio. Il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, candidato alla presidenza della Provincia di Terni e probabile vincitore della contesa con il sindaco di Porano, Giorgio Cocco, potrebbe legittimamente essere distratto per un solo momento dalla situazione incandescente che riguarda il futuro delle Acciaierie per gestire il futuro della Provincia di Terni? Oppure i sindaci di Foligno, Nando Mismetti, e di Norcia, Nicola Alemanno, delegheranno i loro compiti istituzionali, dove sono stati eletti, per interessarsi della Provincia di Perugia? È difficile ipotizzare una presenza continua su due fronti così impegnativi.

Nell’imminenza del voto, resta un grande punto interrogativo: ha senso dare vita a una riforma che provocherà una serie infinita di complicazioni?

 

Quali sono i candidati e le liste

Per la prima volta in Italia non votano i cittadini ma sindaci e consiglieri comunali

È un’elezione di secondo livello: non saranno i cittadini a votare domenica 12 ottobre, dalle 8 alle 20, per eleggere i presidenti delle Province di Perugia e Terni, ma solo i sindaci e i consiglieri comunali. In attesa della riforma costituzionale che dovrebbe cancellarle definitivamente, le Province eleggeranno i loro vertici.

Saranno chiamati al voto, per la Provincia di Perugia – nella sala dell’istituto tecnico “Capitini”, nel capoluogo umbro – 808 elettori per insediare un nuovo presidente e 12 consiglieri. A Terni, il voto avverrà nella sede dell’ente, a palazzo Bazzani, con 403 aventi diritto al voto per eleggere un presidente e 10 consiglieri. I nuovi presidenti – solo sindaci – rimarranno in carica 4 anni mentre i nuovi consigli provinciali (candidati solo sindaci e consiglieri comunali) saranno attivi per soli 2 anni.

Per la Provincia di Perugia sono candidati alla presidenza Nando Mismetti, sindaco di Foligno, per il centrosinistra, con la lista “Provincia democratica riformista”, composta dagli aspiranti consiglieri Alessandro Alunno, Teodoro Armillei, Domenico Barone, Roberto Bertini, Erika Borghesi, Maria Pia Bruscolotti, Massimiliano Capitani, Gino Emili, Roberto Ferricelli, Paolo Fratini, Massimiliano Presciutti, Filippo Maria Stirati. Per il centrodestra, per la Provincia di Perugia, si candida Nicola Alemanno, sindaco di Norcia. La lista “Provincia civica” comprende Edoardo Alunni, Maria Zappelli Cardarelli, Francesco Gagliardi, Angela Marini, Riccardo Meloni, Fabio Nicolucci, Enea Paladino, Giampiero Panfili, Massimo Perari, Floriano Pizzichini, Lio Mancinelli.

A Terni c’è una particolarità: ci sono due candidati e tre liste. Per il centrosinistra si candida Leopoldo Di Girolamo, sindaco di Terni. La lista collegata “Democratici, progressisti e riformisti” comprende Elisabetta Corbucci, Francesco de Rebotti, Giuseppe Germani, Dalila Graziani, Leonardo Grimani, Giampiero Lattanzi, Riccardo Maraga, Federico Novelli, Sandro Piermatti, Marco Rosati. Per il centrodestra si candida alla presidenza Giorgio Cocco, sindaco di Porano, con la lista “Provincia civica” composta da Manuela Beltrame, Sergio Bruschini, Marco Conticelli, Franca de Bartolo, Roberto Giuriola, Marco Nebbia, Francesco Abbate. Presente, come detto, una terza lista “Progetto civico”, che non ha un candidato presidente, con Cristiano Ceccotti, Enrico Daniele, Andrea Garbini, Gianluca Luciani, Emanuele Pasero. Non si definisce né di centrodestra né di centrosinistra.

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