preghiera Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/preghiera/ Settimanale di informazione regionale Thu, 14 Dec 2023 14:43:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg preghiera Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/preghiera/ 32 32 Padre nostro. Le varianti nel nuovo Messale Cei: tutto il lavoro che sta dietro una preghiera https://www.lavoce.it/padre-nostro-varianti-messale-cei/ https://www.lavoce.it/padre-nostro-varianti-messale-cei/#respond Wed, 13 Dec 2023 14:00:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53501 altare celebrazione

I Vescovi italiani, nell’Assemblea generale che si è tenuta da lunedì 12 a giovedì 15 novembre 2018, hanno approvato la nuova versione del Messale romano, che verrà sottoposta alla Santa Sede per i provvedimenti di competenza. Nel Messale si trovano anche le traduzioni del Padre nostro e del Gloria, già pubblicate nella versione della Bibbia Cei del 2008 (nella quale furono apportati più di 100.000 tra cambiamenti, correzioni e miglioramenti). Tra le revisioni approvate emergono la formula del Pater “non abbandonarci alla tentazione”, e l’inizio del Gloria , “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”.

La traduzione del Padre nostro

Il verbo greco eisphero alla lettera significa “portare dentro”, “far entrare”, “condurre”, e dunque era giustificata anche la precedente versione Cei, “non ci indurre in tentazione”, ricalcata dal latino, la quale però poteva lasciare immaginare che Dio potesse indurre alla tentazione.

La nuova traduzione Cei è migliorata a livello teologico, perché lascia intendere da una parte che Dio non tenta al male (come si evince anche dalla Lettera di Giacomo 1,13), e che, in ogni caso, vi sono nella vita delle prove che non sono “tentazioni”, come quella dello stesso Abramo (cfr. Genesi 22,1), volute da Dio.

Il sostantivo peirasmos infatti può assumere il senso di “prova” o di “tentazione”, a seconda del contesto: in senso positivo la prova può essere dimostrativa (Gen 22,1), oppure in senso negativo come istigazione al peccato. Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male.

Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male. In questo caso, si intende allora che quando si è ormai entrati in quella tentazione o prova, Dio comunque non abbandona.

Nel Messale la traduzione della Bibbia Cei 2008

La nuova versione liturgica Cei è accettabile, anche perché non esiste “la” traduzione che possa rendere perfettamente l’originale.

Allora non si può dire né che la traduzione pregata finora fosse scorretta (anche perché ricalcava semplicemente la versione latina di Girolamo), e nemmeno che lo sia quella proposta ora.

In fondo, tutte le traduzioni, quando approvate dalla Chiesa, e pregate, esprimono quel senso o quell’intelligenza di cui parla Papa Francesco nella Evangelii gaudium: “Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente, benché non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con precisione”.

Traduzione complessa per il Padre nostro

Ma il vero punto è che la traduzione del Pater è alquanto complessa, e aperta a diverse interpretazioni. Anche se non si è discusso a tale riguardo nell’Assemblea Cei, prova ne è la questione, ancora più complicata, dell’aggettivo che definisce il pane nella stessa preghiera (“dacci oggi il nostro pane…”), aggettivo che in greco è epiousion ( Mt 6,11). Il significato dell’aggettivo è incerto, come dimostrato dai tentativi fatti dalle traduzioni antiche: quotidianus (Itala; così la traduzione gotica con sinteinan ), “perpetuo” (versione siriaca riveduta), “necessario / per il nostro bisogno” ( Peshitta), “che verrà” (copto sahidico), “di domani” (copto medio-egizio e bohairico come nel Vangelo degli Ebrei secondo Girolamo); “continuamente / per sempre” (Vangelo ebraico di Matteo di Shem Tov).

La cosa più interessante però è che nemmeno lo stesso san Girolamo è stato consistente: traduce il greco epiousion in Mt 6,11 con supersubstantialem, ma nella formula del Pater parallela di Lc 11,3 con cotidianum . Come si vede, la stessa parola viene resa in due modi diversi dallo stesso traduttore, per la stessa preghiera, il Padre nostro. E difficilmente potremmo rimproverare a Girolamo di non conoscere il greco o il latino.

Il fatto è che le lingue organizzano le loro strutture – anche semantiche – in modo differente, e non è possibile renderle esattamente e in modo equivalente.

La traduzione del Gloria

Un ulteriore esempio viene dal Gloria. Nella frase greca di Lc 2,14 è implicato il concetto di “santa volontà di Dio”, e non quello della volontà degli uomini, perciò anche qui è giustificata la nuova traduzione, che amplifica ma chiarisce: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore”.

Padre Giulio Michelini ofm, biblista e preside dell’Istituto teologico di Assisi

]]>
altare celebrazione

I Vescovi italiani, nell’Assemblea generale che si è tenuta da lunedì 12 a giovedì 15 novembre 2018, hanno approvato la nuova versione del Messale romano, che verrà sottoposta alla Santa Sede per i provvedimenti di competenza. Nel Messale si trovano anche le traduzioni del Padre nostro e del Gloria, già pubblicate nella versione della Bibbia Cei del 2008 (nella quale furono apportati più di 100.000 tra cambiamenti, correzioni e miglioramenti). Tra le revisioni approvate emergono la formula del Pater “non abbandonarci alla tentazione”, e l’inizio del Gloria , “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”.

La traduzione del Padre nostro

Il verbo greco eisphero alla lettera significa “portare dentro”, “far entrare”, “condurre”, e dunque era giustificata anche la precedente versione Cei, “non ci indurre in tentazione”, ricalcata dal latino, la quale però poteva lasciare immaginare che Dio potesse indurre alla tentazione.

La nuova traduzione Cei è migliorata a livello teologico, perché lascia intendere da una parte che Dio non tenta al male (come si evince anche dalla Lettera di Giacomo 1,13), e che, in ogni caso, vi sono nella vita delle prove che non sono “tentazioni”, come quella dello stesso Abramo (cfr. Genesi 22,1), volute da Dio.

Il sostantivo peirasmos infatti può assumere il senso di “prova” o di “tentazione”, a seconda del contesto: in senso positivo la prova può essere dimostrativa (Gen 22,1), oppure in senso negativo come istigazione al peccato. Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male.

Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male. In questo caso, si intende allora che quando si è ormai entrati in quella tentazione o prova, Dio comunque non abbandona.

Nel Messale la traduzione della Bibbia Cei 2008

La nuova versione liturgica Cei è accettabile, anche perché non esiste “la” traduzione che possa rendere perfettamente l’originale.

Allora non si può dire né che la traduzione pregata finora fosse scorretta (anche perché ricalcava semplicemente la versione latina di Girolamo), e nemmeno che lo sia quella proposta ora.

In fondo, tutte le traduzioni, quando approvate dalla Chiesa, e pregate, esprimono quel senso o quell’intelligenza di cui parla Papa Francesco nella Evangelii gaudium: “Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente, benché non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con precisione”.

Traduzione complessa per il Padre nostro

Ma il vero punto è che la traduzione del Pater è alquanto complessa, e aperta a diverse interpretazioni. Anche se non si è discusso a tale riguardo nell’Assemblea Cei, prova ne è la questione, ancora più complicata, dell’aggettivo che definisce il pane nella stessa preghiera (“dacci oggi il nostro pane…”), aggettivo che in greco è epiousion ( Mt 6,11). Il significato dell’aggettivo è incerto, come dimostrato dai tentativi fatti dalle traduzioni antiche: quotidianus (Itala; così la traduzione gotica con sinteinan ), “perpetuo” (versione siriaca riveduta), “necessario / per il nostro bisogno” ( Peshitta), “che verrà” (copto sahidico), “di domani” (copto medio-egizio e bohairico come nel Vangelo degli Ebrei secondo Girolamo); “continuamente / per sempre” (Vangelo ebraico di Matteo di Shem Tov).

La cosa più interessante però è che nemmeno lo stesso san Girolamo è stato consistente: traduce il greco epiousion in Mt 6,11 con supersubstantialem, ma nella formula del Pater parallela di Lc 11,3 con cotidianum . Come si vede, la stessa parola viene resa in due modi diversi dallo stesso traduttore, per la stessa preghiera, il Padre nostro. E difficilmente potremmo rimproverare a Girolamo di non conoscere il greco o il latino.

Il fatto è che le lingue organizzano le loro strutture – anche semantiche – in modo differente, e non è possibile renderle esattamente e in modo equivalente.

La traduzione del Gloria

Un ulteriore esempio viene dal Gloria. Nella frase greca di Lc 2,14 è implicato il concetto di “santa volontà di Dio”, e non quello della volontà degli uomini, perciò anche qui è giustificata la nuova traduzione, che amplifica ma chiarisce: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore”.

Padre Giulio Michelini ofm, biblista e preside dell’Istituto teologico di Assisi

]]>
https://www.lavoce.it/padre-nostro-varianti-messale-cei/feed/ 0
Comunità cristiana e comunità islamica insieme per invocare il dono della pace https://www.lavoce.it/comunita-cristiana-e-comunita-islamica-insieme-per-invocare-il-dono-della-pace/ Mon, 24 Oct 2022 11:06:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69048 insieme per la pace

La comunità cristiana e la comunità islamica di Spoleto hanno invocato da Dio misericordioso il dono della pace in Ucraina e nelle altre regioni del mondo dove si combattono guerre. Il momento, semplice ma intenso, è stato organizzato dalla Caritas e dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Spoleto-Norcia e si è tenuto nel pomeriggio di domenica 23 ottobre a Piazza Pianciani a Spoleto.

"Abbiamo pensato a questo momento -afferma don Edoardo Rossi, direttore della Caritas e dell’Ufficio Migrantes- nel contesto delle iniziative della 108sima Giornata del Mondiale del Migrante e Rifugiato celebrata lo scorso 25 settembre. È il primo passo di un cammino che si intraprende tra la comunità cristiana e quella musulmana di Spoleto a favore della pace, nella comune consapevolezza che gli stranieri non sono invasori e distruttori, ma lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti (cfr Is 60,10-11). La nostra volontà, è che sia un percorso duraturo e non solo occasionale".

Anche il Comune di Spoleto ha aderito ed era rappresentato dal vice presidente del Consiglio Comunale Maura Coltorti. Alcuni elementi della banda musicale Città di Spoleto hanno aperto e chiuso l’incontro con musiche che avevano come tema la pace. Dopo la lettura di alcuni brani del profeta Isaia (2, 2-4. 9, 6-9) dove tra l’altro si dice che il popolo non si eserciterà più nell’arte della guerra, sono intervenuti l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo e l’imam di Spoleto Abdelilah Saouf.

Il Vescovo ha sottolineato che la diversità è un’autentica ricchezza più che una minaccia.

"Siamo qui -ha detto- per elevare all’unico Dio il nostro grido di pace e per ridire che mai la violenza e la guerra possono invocare il nome di Dio.  Sarebbe bello se tornando a casa ciascuno di noi facesse un proposito di pace: chiedere perdono a qualcuno, trattenere parole cattive che possono ferire l’altro, impegnarmi in qualcosa per il bene comune. Perché la pace nasce e si veicola nei piccoli gesti quotidiani".

L’Imam Saouf si è detto felice di questo momento comune di preghiera.

"La comunità musulmana -ha commentato- vuole contribuire insieme alla Chiesa a far crescere la pace nel mondo".

Al termine sia l’imam Saouf che l’arcivescovo Boccardo, hanno elevato a Dio preghiere per la fine della guerra.

]]>
insieme per la pace

La comunità cristiana e la comunità islamica di Spoleto hanno invocato da Dio misericordioso il dono della pace in Ucraina e nelle altre regioni del mondo dove si combattono guerre. Il momento, semplice ma intenso, è stato organizzato dalla Caritas e dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Spoleto-Norcia e si è tenuto nel pomeriggio di domenica 23 ottobre a Piazza Pianciani a Spoleto.

"Abbiamo pensato a questo momento -afferma don Edoardo Rossi, direttore della Caritas e dell’Ufficio Migrantes- nel contesto delle iniziative della 108sima Giornata del Mondiale del Migrante e Rifugiato celebrata lo scorso 25 settembre. È il primo passo di un cammino che si intraprende tra la comunità cristiana e quella musulmana di Spoleto a favore della pace, nella comune consapevolezza che gli stranieri non sono invasori e distruttori, ma lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti (cfr Is 60,10-11). La nostra volontà, è che sia un percorso duraturo e non solo occasionale".

Anche il Comune di Spoleto ha aderito ed era rappresentato dal vice presidente del Consiglio Comunale Maura Coltorti. Alcuni elementi della banda musicale Città di Spoleto hanno aperto e chiuso l’incontro con musiche che avevano come tema la pace. Dopo la lettura di alcuni brani del profeta Isaia (2, 2-4. 9, 6-9) dove tra l’altro si dice che il popolo non si eserciterà più nell’arte della guerra, sono intervenuti l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo e l’imam di Spoleto Abdelilah Saouf.

Il Vescovo ha sottolineato che la diversità è un’autentica ricchezza più che una minaccia.

"Siamo qui -ha detto- per elevare all’unico Dio il nostro grido di pace e per ridire che mai la violenza e la guerra possono invocare il nome di Dio.  Sarebbe bello se tornando a casa ciascuno di noi facesse un proposito di pace: chiedere perdono a qualcuno, trattenere parole cattive che possono ferire l’altro, impegnarmi in qualcosa per il bene comune. Perché la pace nasce e si veicola nei piccoli gesti quotidiani".

L’Imam Saouf si è detto felice di questo momento comune di preghiera.

"La comunità musulmana -ha commentato- vuole contribuire insieme alla Chiesa a far crescere la pace nel mondo".

Al termine sia l’imam Saouf che l’arcivescovo Boccardo, hanno elevato a Dio preghiere per la fine della guerra.

]]>
Consacrazione nella diocesi di Perugia al Cuore Immacolato di Maria della Russia e dell’Ucraina https://www.lavoce.it/consacrazione-nella-diocesi-di-perugia-al-cuore-immacolato-di-maria-della-russia-e-dellucraina/ Wed, 23 Mar 2022 13:30:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65712 consacrazione

Anche la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, venerdì 25 marzo, si raccoglierà in preghiera per la pace, unendosi spiritualmente al Santo Padre Francesco e a tutta la Chiesa nell’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria dell’umanità, in modo particolare, secondo l’intenzione del Papa, della Russia e dell’Ucraina, nazioni in guerra da quasi un mese.

La Consacrazione, il cui testo dell’Atto è stato reso noto dalla Sala Stampa della Santa Sede nella mattinata del 23 marzo, avviene nel giorno in cui la Chiesa celebra la Solennità dell’Annunciazione, nel corso della celebrazione penitenziale nella Basilica vaticana di San Pietro (ore 17). L’Atto di Consacrazione è previsto alle ore 18.30, convocando, nella giornata di venerdì 25 marzo, i sacerdoti, i religiosi e gli altri fedeli alla preghiera comunitaria nei luoghi sacri -si legge nella lettera inviata dal Papa ai vescovi di tutto il Mondo- così che il Popolo santo di Dio faccia salire in modo unanime e accorato la supplica alla sua Madre.

A livello diocesano sono due gli appuntamenti in calendario per il pomeriggio del 25 marzo, entrambi alle ore 18, con la celebrazione eucaristica e la lettura dell’Atto di Consacrazione: nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il cui rito sarà presieduto dal cardinale Gualtiero Bassetti; nel santuario della Madonna di Fatima di Città della Pieve, il cui rito sarà presieduto dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi.

Il cardinale Bassetti e il suo ausiliare monsignor Salvi, nel comunicare alla comunità diocesana l’esortazione di Papa Francesco ad unirsi in comunione spirituale con lui per implorare la pace, fanno proprie le sue parole, richiamando l’attenzione al gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio, attraverso la Madre sua e nostra, il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza, e affida l’avvenire dell’umanità alla Regina della Pace.

"La Chiesa, in quest’ora buia -scrive il Papa- è fortemente chiamata a intercedere presso il Principe della pace e a farsi vicina a quanti pagano sulla propria pelle le conseguenze del conflitto. Sono grato, in questo senso, a tutti coloro che con grande generosità stanno rispondendo ai miei appelli alla preghiera, al digiuno, alla carità.

Ora, accogliendo anche numerose richieste del Popolo di Dio, desidero affidare in modo speciale alla Madonna le nazioni in conflitto".

"La nostra Chiesa perugino-pievese -commentano Bassetti e Salvi- si è da subito unità agli appelli del Santo Padre Francesco anche concretizzandoli con l’accoglienza di diverse decine di profughi ucraini in strutture ecclesiali o in abitazioni messe a disposizione da non pochi privati cittadini. Sono persone, soprattutto donne e minori, molto provate per aver dovuto lasciare rapidamente la propria terra, i propri affetti per sottrarsi alla distruzione della guerra. Da noi trovano accoglienza ed assistenza grazie all’opera di operatori e volontari della Caritas diocesana svolta in stretta collaborazione con le Istituzioni civili.

Anche con tutti loro e con quanti si prodigano ad alleviare le sofferenze degli ucraini, ci uniremo in preghiera per invocare la Pace".

]]>
consacrazione

Anche la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, venerdì 25 marzo, si raccoglierà in preghiera per la pace, unendosi spiritualmente al Santo Padre Francesco e a tutta la Chiesa nell’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria dell’umanità, in modo particolare, secondo l’intenzione del Papa, della Russia e dell’Ucraina, nazioni in guerra da quasi un mese.

La Consacrazione, il cui testo dell’Atto è stato reso noto dalla Sala Stampa della Santa Sede nella mattinata del 23 marzo, avviene nel giorno in cui la Chiesa celebra la Solennità dell’Annunciazione, nel corso della celebrazione penitenziale nella Basilica vaticana di San Pietro (ore 17). L’Atto di Consacrazione è previsto alle ore 18.30, convocando, nella giornata di venerdì 25 marzo, i sacerdoti, i religiosi e gli altri fedeli alla preghiera comunitaria nei luoghi sacri -si legge nella lettera inviata dal Papa ai vescovi di tutto il Mondo- così che il Popolo santo di Dio faccia salire in modo unanime e accorato la supplica alla sua Madre.

A livello diocesano sono due gli appuntamenti in calendario per il pomeriggio del 25 marzo, entrambi alle ore 18, con la celebrazione eucaristica e la lettura dell’Atto di Consacrazione: nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il cui rito sarà presieduto dal cardinale Gualtiero Bassetti; nel santuario della Madonna di Fatima di Città della Pieve, il cui rito sarà presieduto dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi.

Il cardinale Bassetti e il suo ausiliare monsignor Salvi, nel comunicare alla comunità diocesana l’esortazione di Papa Francesco ad unirsi in comunione spirituale con lui per implorare la pace, fanno proprie le sue parole, richiamando l’attenzione al gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio, attraverso la Madre sua e nostra, il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza, e affida l’avvenire dell’umanità alla Regina della Pace.

"La Chiesa, in quest’ora buia -scrive il Papa- è fortemente chiamata a intercedere presso il Principe della pace e a farsi vicina a quanti pagano sulla propria pelle le conseguenze del conflitto. Sono grato, in questo senso, a tutti coloro che con grande generosità stanno rispondendo ai miei appelli alla preghiera, al digiuno, alla carità.

Ora, accogliendo anche numerose richieste del Popolo di Dio, desidero affidare in modo speciale alla Madonna le nazioni in conflitto".

"La nostra Chiesa perugino-pievese -commentano Bassetti e Salvi- si è da subito unità agli appelli del Santo Padre Francesco anche concretizzandoli con l’accoglienza di diverse decine di profughi ucraini in strutture ecclesiali o in abitazioni messe a disposizione da non pochi privati cittadini. Sono persone, soprattutto donne e minori, molto provate per aver dovuto lasciare rapidamente la propria terra, i propri affetti per sottrarsi alla distruzione della guerra. Da noi trovano accoglienza ed assistenza grazie all’opera di operatori e volontari della Caritas diocesana svolta in stretta collaborazione con le Istituzioni civili.

Anche con tutti loro e con quanti si prodigano ad alleviare le sofferenze degli ucraini, ci uniremo in preghiera per invocare la Pace".

]]>
Il Sacro Convento di Assisi aderisce alla preghiera per la pace in Ucraina https://www.lavoce.it/il-sacro-convento-di-assisi-aderisce-alla-preghiera-per-la-pace-in-ucraina/ Tue, 25 Jan 2022 12:51:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64641 preghiera per la pace in Ucraina

Papa Francesco ha indetto per mercoledì 26 gennaio una giornata di preghiera per la pace in Ucraina. La comunità dei Frati minori conventuali del Sacro Convento di Assisi aderisce a questa iniziativa con un momento di preghiera che avrà luogo alle ore 12 nella Chiesa Inferiore della Basilica di San Francesco: un luogo simbolo della fraternità francescana che custodisce le spoglie mortali di San Francesco in Assisi, uomo di pace, fratello di ogni uomo e donna. La celebrazione, presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno, sarà trasmessa in diretta sul canale YouTube Basilica di San Francesco d'Assisi, Sacro Convento e sulla pagina Facebook Basilica Papale e Sacro Convento di San Francesco in Assisi. "Ringraziamo Papa Francesco - commenta il Custode del Sacro Convento, fra Marco Moroni- perché ancora una volta ci testimonia la fiducia immensa che, come cristiani, abbiamo nella forza della preghiera fatta con fede a Dio Padre, l'Onnipotente buon Signore. Dall’altro poi ci ricorda che, in un mondo in cui tutto e tutti sono connessi, siamo responsabili gli uni degli altri e tutti abbiamo il dono e la responsabilità di essere operatori di pace e riconciliazione. Mi torna in mente a questo proposito uno dei primi Messaggi per la giornata mondiale della Pace, quello del 1 gennaio 1974, in cui Paolo VI ci diceva La pace dipende anche da te". Alla giornata di preghiera, aderisce anche il comitato promotore della Marcia PerugiAssisi. "Raccogliamo senza esitazioni l’appello di Papa Francesco -ha dichiarato il coordinatore Flavio Lotti- e ci uniamo alla comunità francescana del Sacro Convento. Facciamo nostra la preoccupazione del Papa per i pericoli di guerra che stanno crescendo attorno all’Ucraina. Possa la preghiera sostenere e guidare tutte le donne e gli uomini, credenti e non credenti, umili e potenti, che debbono allontanare lo spettro di questa immane tragedia".]]>
preghiera per la pace in Ucraina

Papa Francesco ha indetto per mercoledì 26 gennaio una giornata di preghiera per la pace in Ucraina. La comunità dei Frati minori conventuali del Sacro Convento di Assisi aderisce a questa iniziativa con un momento di preghiera che avrà luogo alle ore 12 nella Chiesa Inferiore della Basilica di San Francesco: un luogo simbolo della fraternità francescana che custodisce le spoglie mortali di San Francesco in Assisi, uomo di pace, fratello di ogni uomo e donna. La celebrazione, presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno, sarà trasmessa in diretta sul canale YouTube Basilica di San Francesco d'Assisi, Sacro Convento e sulla pagina Facebook Basilica Papale e Sacro Convento di San Francesco in Assisi. "Ringraziamo Papa Francesco - commenta il Custode del Sacro Convento, fra Marco Moroni- perché ancora una volta ci testimonia la fiducia immensa che, come cristiani, abbiamo nella forza della preghiera fatta con fede a Dio Padre, l'Onnipotente buon Signore. Dall’altro poi ci ricorda che, in un mondo in cui tutto e tutti sono connessi, siamo responsabili gli uni degli altri e tutti abbiamo il dono e la responsabilità di essere operatori di pace e riconciliazione. Mi torna in mente a questo proposito uno dei primi Messaggi per la giornata mondiale della Pace, quello del 1 gennaio 1974, in cui Paolo VI ci diceva La pace dipende anche da te". Alla giornata di preghiera, aderisce anche il comitato promotore della Marcia PerugiAssisi. "Raccogliamo senza esitazioni l’appello di Papa Francesco -ha dichiarato il coordinatore Flavio Lotti- e ci uniamo alla comunità francescana del Sacro Convento. Facciamo nostra la preoccupazione del Papa per i pericoli di guerra che stanno crescendo attorno all’Ucraina. Possa la preghiera sostenere e guidare tutte le donne e gli uomini, credenti e non credenti, umili e potenti, che debbono allontanare lo spettro di questa immane tragedia".]]>
La “preghiera dei fedeli” per i migranti morti. Domenica 11 luglio, festa di San Benedetto https://www.lavoce.it/la-preghiera-dei-fedeli-per-i-migranti-morti-domenica-11-luglio-festa-di-san-benedetto/ Sat, 10 Jul 2021 15:55:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61371

Le tragedie che continuano a verificarsi nel Mediterraneo e lungo le diverse rotte marittime e terrestri scuotono le coscienze e chiedono di guardare con lucidità al fenomeno delle migrazioni. “Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa”, ha affermato Papa Francesco all’Angelus del 13 giugno scorso, aggiungendo la domenica successiva (20 giugno): “Apriamo il nostro cuore ai rifugiati; facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza!”.

In 5 mesi morti nel Mediterraneo 632 persone

Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM), nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone (+200% rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertate e 459 disperse. Sono più di quattro al giorno, a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani.

La “preghiera dei fedeli da leggere in tutte le celebrazioni

Di fronte a questo dramma, la Presidenza della CEI invita le comunità ecclesiali a non dimenticare quanti hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee. Come segno concreto, propone che in tutte le parrocchie, domenica 11 luglio, in occasione della festa di San Benedetto, Patrono d’Europa, venga letta la seguente “preghiera dei fedeli”:
Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell'esistenza terrena verso il porto del tuo Regno.
Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture.
Preghiamo.
“Sarà un modo un modo per fare memoria ed esortare ogni cristiano a essere, sull’esempio del Santo patrono d’Europa, messaggero di pace e maestro di civiltà”. Lo scrive la Cei nella nota stampa con cui ha dato notizia della decisione.  ]]>

Le tragedie che continuano a verificarsi nel Mediterraneo e lungo le diverse rotte marittime e terrestri scuotono le coscienze e chiedono di guardare con lucidità al fenomeno delle migrazioni. “Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa”, ha affermato Papa Francesco all’Angelus del 13 giugno scorso, aggiungendo la domenica successiva (20 giugno): “Apriamo il nostro cuore ai rifugiati; facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza!”.

In 5 mesi morti nel Mediterraneo 632 persone

Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM), nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone (+200% rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertate e 459 disperse. Sono più di quattro al giorno, a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani.

La “preghiera dei fedeli da leggere in tutte le celebrazioni

Di fronte a questo dramma, la Presidenza della CEI invita le comunità ecclesiali a non dimenticare quanti hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee. Come segno concreto, propone che in tutte le parrocchie, domenica 11 luglio, in occasione della festa di San Benedetto, Patrono d’Europa, venga letta la seguente “preghiera dei fedeli”:
Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell'esistenza terrena verso il porto del tuo Regno.
Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture.
Preghiamo.
“Sarà un modo un modo per fare memoria ed esortare ogni cristiano a essere, sull’esempio del Santo patrono d’Europa, messaggero di pace e maestro di civiltà”. Lo scrive la Cei nella nota stampa con cui ha dato notizia della decisione.  ]]>
Settimana Unità dei cristiani in tempo di pandemia: Lettera ecumenica delle Chiese in Italia https://www.lavoce.it/settimana-unita-dei-cristiani-in-tempo-di-pandemia-lettera-ecumenica-delle-chiese-in-italia/ Sun, 17 Jan 2021 18:45:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58902

Per la prima volta, i rappresentanti delle Chiese cristiane in Italia rivolgono una “Lettera ecumenica” alle loro comunità alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che come ogni anno si svolge dal 18 al 25 gennaio, con iniziative (quest’anno per lo più online) di dialogo e preghiera su tutto il territorio nazionale. Il messaggio è firmato da mons. Ambrogio Spreafico per la Conferenza episcopale italiana, da mons. Polykarpos Stavropoulos, per la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta e dal pastore Luca Maria Negro, per la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. “Non possiamo solo aspettare che dopo questa pandemia ‘tutto torni come prima’, - scrivono nel messaggio - come abitualmente si dice. Noi, invece, sogniamo e vogliamo che tutto torni meglio di prima, perché il mondo è segnato ancora troppo dalla violenza e dall’ingiustizia, dall’arroganza e dall’indifferenza”. “Mai come in questo tempo – scrivono – abbiamo sentito il desiderio di farci vicini gli uni gli altri, insieme alle nostre comunità che sono in Italia. La sofferenza, la malattia, la morte, le difficoltà economiche di tanti, la distanza che ci separa, non vogliamo nascondano né diminuiscano la forza di essere uniti in Cristo Gesù, soprattutto dopo aver celebrato il Natale. La sua luce, infatti, è venuta ad illuminare la vita delle nostre comunità e del mondo intero: è luce di speranza, di pace, luce che indica un nuovo inizio”. Nella Lettera, i rappresentanti delle Chiese cristiane rivolgono parole di gratitudine per quanti in questi mesi di “dolore e di grande bisogno” si sono impegnati “per dare una mano, per farsi vicino a chi aveva bisogno di cibo, di amicizia, di nuovi gesti di vicinanza, pur nel rispetto delle giuste regole di distanziamento”. “Abbiamo visto moltiplicarsi la solidarietà”, si legge nella Lettera. “Le nostre Chiese e comunità hanno trovato unità in quella carità, che è la più grande delle virtù”.

La Settimana di Preghiera per l'unità dei cristiani

Dal 18 al 25 gennaio, da oltre cento anni (la data di inizio è indicata nel 1908, quando il rev. Paul Wattson istituisce, e celebra per la prima volta a Graymoor (New York), un “Ottavario di preghiera per l’unità” (Chair of Unity Octave), dal 18 al 25 gennaio, auspicando che divenga pratica comune) le diverse confessioni cristiane pregano per l'unità, guidati dalla preghiera di Gesù al Padre: che “tutti [i discepoli] siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17). Nel 2004 viene stipulato un accordo che  rafforza la collaborazione tra le Chiese: il materiale per la Settimana di preghiera per l’unità viene prodotto e pubblicato congiuntamente dalla commissione Fede e Costituzione  del Consiglio Ecumenico delle Chiese e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani della Chiesa Cattolica. Quest’anno, riciorda don Stefano Bocciolesi su La Voce di questa settimana, per la Settimana di preghiera è stato scelto per tema una frase tratta dal Vangelo di Giovanni: “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” ( Gv 15, 5-9). “Il materiale – aggiunge don Bocciolesi - a è stato preparato, su invito del Consiglio ecumenico delle chiese, dalla comunità monastica femminile di Grandchamp, Areuse, nel Cantone di Neuchatel in Svizzera. Una comunità che conta donne diverse per età, per tradizione ecclesiale, Paese e Continente di origine”. L’intera Comunità ha lavorato diversi mesi alla stesura di questo testo, che ha costituito la base su cui ha poi lavorato la Commissione internazionale. La Comunità di Grandchamp è una comunità monastica che raduna suore da diverse tradizioni cristiane e da diversi paesi; la Comunità fu fondata nella prima metà del XX secolo e fin dal principio ha coltivato forti legami sia con la Comunità di Taizé che con l’abate Paul Couturier, figura chiave della storia della Settimana di preghiera.

PER APPROFONDIRE

Il libretto con i testi per la preghiera

Sono pubblicati (anche in formato pdf) nel sito del Centro Pro Unione , un servizio dei Frati Francescani dell’Atonement, comunità francescana anglicana fondata nel 1898 dal Servo di Dio P. Paul Wattson, SA, e da M. Lurana White, SA, e accolta in piena comunione con la Chiesa di Roma nel 1909 da San Pio X. Tra i carismi della Congregazione dell’Atonement è la promozione dell’unità fra tutti i cristiani.

Storia della Settimana

Sul sito del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani è poubblicata una storia sintetica della Preghiera per l'Unità dei cristiani.

Il testo intergrale della Lettera ecumenica

Qui di seguito il testo della Lettera Ecumenica (pubblicata anche sul sito della Cei) firmata da Mons. Ambrogio Spreafico, Presidente della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, Mons. Polykarpos Stavropoulos, Vicario Patriarcale della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, e dal Pastore Luca Maria Negro, Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio 2021). «Care sorelle e cari fratelli, mai come in questo tempo abbiamo sentito il desiderio di farci vicini gli uni gli altri, insieme alle nostre comunità che sono in Italia. La sofferenza, la malattia, la morte, le difficoltà economiche di tanti, la distanza che ci separa, non vogliamo nascondano né diminuiscano la forza di essere uniti in Cristo Gesù, soprattutto dopo aver celebrato il Natale. La sua luce, infatti, è venuta ad illuminare la vita delle nostre comunità e del mondo intero: è luce di speranza, di pace, luce che indica un nuovo inizio. Sì, non possiamo solo aspettare che dopo questa pandemia “tutto torni come prima”, come abitualmente si dice. Noi, invece, sogniamo e vogliamo che tutto torni meglio di prima, perché il mondo è segnato ancora troppo dalla violenza e dall’ingiustizia, dall’arroganza e dall’indifferenza. Il male che assume queste forme vorrebbe toglierci la fede e la speranza che tutto può essere rinnovato dalla presenza del Signore e della sua Parola di vita, custodita e annunciata nelle nostre comunità. In questi mesi di dolore e di grande bisogno abbiamo visto moltiplicarsi la solidarietà. Molti si sono uniti alle nostre comunità per dare una mano, per farsi vicino a chi aveva bisogno di cibo, di amicizia, di nuovi gesti di vicinanza, pur nel rispetto delle giuste regole di distanziamento. Sentiamo il bisogno di ringraziare il Signore per questa solidarietà moltiplicata, ma vogliamo dire anche grazie a tanti, perché davvero scopriamo quanto sia vero che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (cfr. Atti 20,35). La gratuità del dono ci ha aiutato a riscoprire la continua ricchezza e bellezza della vita cristiana, inondata dalla grazia di Dio, che siamo chiamati a comunicare con maggiore generosità a tutti. Così, non ci siamo lasciati vincere dalla paura, ma, sostenuti dalla presenza benevola del Signore, abbiamo continuato ad uscire per sostenere i poveri, i piccoli, gli anziani, privati spesso della vicinanza di familiari e amici. Le nostre Chiese e comunità hanno trovato unità in quella carità, che è la più grande delle virtù e che, unica, rimarrà come sigillo della nostra comunione fondata nel Signore Gesù. Desideriamo, infine, intensificare la preghiera gli uni per gli altri, per i malati, per coloro che li curano, per gli anziani soli o in istituto, per i profughi, per tutti coloro che soffrono in questo tempo. Come abbiamo scritto nella presentazione del sussidio per la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, oggi la nostra preghiera sale intensa, perché il Signore guarisca l’umanità dalla forza del male e della pandemia, dall’ingiustizia e dalla violenza, e ci doni l’unità tra noi. Ci uniamo con la nostra preghiera anche nella memoria del Metropolita Zervos Gennadios, che per diversi anni ha condiviso con noi il cammino verso la piena unità e ci ha lasciato il 16 ottobre dello scorso anno. La preghiera stessa infatti diventi a sua volta fonte di unità. Ignazio di Antiochia ricorda ai cristiani di Efeso nei suoi scritti: “Quando infatti vi riunite crollano le forze di Satana e i suoi flagelli si dissolvono nella concordia che vi insegna la fede”. Rimanere in Gesù vuol dire rimanere nel suo amore. Quell’amore che ci spinge ad incontrare senza timore gli altri, specialmente i più deboli, i periferici, i poveri ed i sofferenti, come Gesù stesso ci ha insegnato, percorrendo senza sosta le strade del suo tempo. Viviamo e celebriamo la nostra unità nella preghiera comune, che vedrà riunite le nostre comunità soprattutto in questa settimana. Un fraterno saluto a tutti nell’amicizia e nella stima che ci uniscono. Roma, 14 gennaio 2021    ]]>

Per la prima volta, i rappresentanti delle Chiese cristiane in Italia rivolgono una “Lettera ecumenica” alle loro comunità alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che come ogni anno si svolge dal 18 al 25 gennaio, con iniziative (quest’anno per lo più online) di dialogo e preghiera su tutto il territorio nazionale. Il messaggio è firmato da mons. Ambrogio Spreafico per la Conferenza episcopale italiana, da mons. Polykarpos Stavropoulos, per la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta e dal pastore Luca Maria Negro, per la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. “Non possiamo solo aspettare che dopo questa pandemia ‘tutto torni come prima’, - scrivono nel messaggio - come abitualmente si dice. Noi, invece, sogniamo e vogliamo che tutto torni meglio di prima, perché il mondo è segnato ancora troppo dalla violenza e dall’ingiustizia, dall’arroganza e dall’indifferenza”. “Mai come in questo tempo – scrivono – abbiamo sentito il desiderio di farci vicini gli uni gli altri, insieme alle nostre comunità che sono in Italia. La sofferenza, la malattia, la morte, le difficoltà economiche di tanti, la distanza che ci separa, non vogliamo nascondano né diminuiscano la forza di essere uniti in Cristo Gesù, soprattutto dopo aver celebrato il Natale. La sua luce, infatti, è venuta ad illuminare la vita delle nostre comunità e del mondo intero: è luce di speranza, di pace, luce che indica un nuovo inizio”. Nella Lettera, i rappresentanti delle Chiese cristiane rivolgono parole di gratitudine per quanti in questi mesi di “dolore e di grande bisogno” si sono impegnati “per dare una mano, per farsi vicino a chi aveva bisogno di cibo, di amicizia, di nuovi gesti di vicinanza, pur nel rispetto delle giuste regole di distanziamento”. “Abbiamo visto moltiplicarsi la solidarietà”, si legge nella Lettera. “Le nostre Chiese e comunità hanno trovato unità in quella carità, che è la più grande delle virtù”.

La Settimana di Preghiera per l'unità dei cristiani

Dal 18 al 25 gennaio, da oltre cento anni (la data di inizio è indicata nel 1908, quando il rev. Paul Wattson istituisce, e celebra per la prima volta a Graymoor (New York), un “Ottavario di preghiera per l’unità” (Chair of Unity Octave), dal 18 al 25 gennaio, auspicando che divenga pratica comune) le diverse confessioni cristiane pregano per l'unità, guidati dalla preghiera di Gesù al Padre: che “tutti [i discepoli] siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17). Nel 2004 viene stipulato un accordo che  rafforza la collaborazione tra le Chiese: il materiale per la Settimana di preghiera per l’unità viene prodotto e pubblicato congiuntamente dalla commissione Fede e Costituzione  del Consiglio Ecumenico delle Chiese e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani della Chiesa Cattolica. Quest’anno, riciorda don Stefano Bocciolesi su La Voce di questa settimana, per la Settimana di preghiera è stato scelto per tema una frase tratta dal Vangelo di Giovanni: “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” ( Gv 15, 5-9). “Il materiale – aggiunge don Bocciolesi - a è stato preparato, su invito del Consiglio ecumenico delle chiese, dalla comunità monastica femminile di Grandchamp, Areuse, nel Cantone di Neuchatel in Svizzera. Una comunità che conta donne diverse per età, per tradizione ecclesiale, Paese e Continente di origine”. L’intera Comunità ha lavorato diversi mesi alla stesura di questo testo, che ha costituito la base su cui ha poi lavorato la Commissione internazionale. La Comunità di Grandchamp è una comunità monastica che raduna suore da diverse tradizioni cristiane e da diversi paesi; la Comunità fu fondata nella prima metà del XX secolo e fin dal principio ha coltivato forti legami sia con la Comunità di Taizé che con l’abate Paul Couturier, figura chiave della storia della Settimana di preghiera.

PER APPROFONDIRE

Il libretto con i testi per la preghiera

Sono pubblicati (anche in formato pdf) nel sito del Centro Pro Unione , un servizio dei Frati Francescani dell’Atonement, comunità francescana anglicana fondata nel 1898 dal Servo di Dio P. Paul Wattson, SA, e da M. Lurana White, SA, e accolta in piena comunione con la Chiesa di Roma nel 1909 da San Pio X. Tra i carismi della Congregazione dell’Atonement è la promozione dell’unità fra tutti i cristiani.

Storia della Settimana

Sul sito del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani è poubblicata una storia sintetica della Preghiera per l'Unità dei cristiani.

Il testo intergrale della Lettera ecumenica

Qui di seguito il testo della Lettera Ecumenica (pubblicata anche sul sito della Cei) firmata da Mons. Ambrogio Spreafico, Presidente della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, Mons. Polykarpos Stavropoulos, Vicario Patriarcale della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, e dal Pastore Luca Maria Negro, Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio 2021). «Care sorelle e cari fratelli, mai come in questo tempo abbiamo sentito il desiderio di farci vicini gli uni gli altri, insieme alle nostre comunità che sono in Italia. La sofferenza, la malattia, la morte, le difficoltà economiche di tanti, la distanza che ci separa, non vogliamo nascondano né diminuiscano la forza di essere uniti in Cristo Gesù, soprattutto dopo aver celebrato il Natale. La sua luce, infatti, è venuta ad illuminare la vita delle nostre comunità e del mondo intero: è luce di speranza, di pace, luce che indica un nuovo inizio. Sì, non possiamo solo aspettare che dopo questa pandemia “tutto torni come prima”, come abitualmente si dice. Noi, invece, sogniamo e vogliamo che tutto torni meglio di prima, perché il mondo è segnato ancora troppo dalla violenza e dall’ingiustizia, dall’arroganza e dall’indifferenza. Il male che assume queste forme vorrebbe toglierci la fede e la speranza che tutto può essere rinnovato dalla presenza del Signore e della sua Parola di vita, custodita e annunciata nelle nostre comunità. In questi mesi di dolore e di grande bisogno abbiamo visto moltiplicarsi la solidarietà. Molti si sono uniti alle nostre comunità per dare una mano, per farsi vicino a chi aveva bisogno di cibo, di amicizia, di nuovi gesti di vicinanza, pur nel rispetto delle giuste regole di distanziamento. Sentiamo il bisogno di ringraziare il Signore per questa solidarietà moltiplicata, ma vogliamo dire anche grazie a tanti, perché davvero scopriamo quanto sia vero che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (cfr. Atti 20,35). La gratuità del dono ci ha aiutato a riscoprire la continua ricchezza e bellezza della vita cristiana, inondata dalla grazia di Dio, che siamo chiamati a comunicare con maggiore generosità a tutti. Così, non ci siamo lasciati vincere dalla paura, ma, sostenuti dalla presenza benevola del Signore, abbiamo continuato ad uscire per sostenere i poveri, i piccoli, gli anziani, privati spesso della vicinanza di familiari e amici. Le nostre Chiese e comunità hanno trovato unità in quella carità, che è la più grande delle virtù e che, unica, rimarrà come sigillo della nostra comunione fondata nel Signore Gesù. Desideriamo, infine, intensificare la preghiera gli uni per gli altri, per i malati, per coloro che li curano, per gli anziani soli o in istituto, per i profughi, per tutti coloro che soffrono in questo tempo. Come abbiamo scritto nella presentazione del sussidio per la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, oggi la nostra preghiera sale intensa, perché il Signore guarisca l’umanità dalla forza del male e della pandemia, dall’ingiustizia e dalla violenza, e ci doni l’unità tra noi. Ci uniamo con la nostra preghiera anche nella memoria del Metropolita Zervos Gennadios, che per diversi anni ha condiviso con noi il cammino verso la piena unità e ci ha lasciato il 16 ottobre dello scorso anno. La preghiera stessa infatti diventi a sua volta fonte di unità. Ignazio di Antiochia ricorda ai cristiani di Efeso nei suoi scritti: “Quando infatti vi riunite crollano le forze di Satana e i suoi flagelli si dissolvono nella concordia che vi insegna la fede”. Rimanere in Gesù vuol dire rimanere nel suo amore. Quell’amore che ci spinge ad incontrare senza timore gli altri, specialmente i più deboli, i periferici, i poveri ed i sofferenti, come Gesù stesso ci ha insegnato, percorrendo senza sosta le strade del suo tempo. Viviamo e celebriamo la nostra unità nella preghiera comune, che vedrà riunite le nostre comunità soprattutto in questa settimana. Un fraterno saluto a tutti nell’amicizia e nella stima che ci uniscono. Roma, 14 gennaio 2021    ]]>
Meglio la messa online che senza popolo https://www.lavoce.it/meglio-la-messa-online-che-senza-popolo/ https://www.lavoce.it/meglio-la-messa-online-che-senza-popolo/#comments Fri, 22 May 2020 14:01:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57199 Logo rubrica Il punto

In un saggio pubblicato su Il Regno, importante rivista cattolica a diffusione nazionale, la studiosa umbra Simona Segoloni ha trattato – dal punto di vista teologico – il tema delle messe celebrate senza la presenza del popolo, ma seguite in diretta grazie alla tv e alla Rete. Non voglio banalizzare il pensiero, profondo e articolato, della teologa; ma provo a sintetizzarne un passaggio. Dice che, se una messa con il popolo ma senza prete non è una messa, allo stesso modo non è una messa quella celebrata da un prete senza il popolo; e non conta che il popolo sia collegato in diretta, se non è presente fisicamente. La tesi di fondo è che la messa è un atto essenzialmente comunitario e, perché lo sia, bisogna che tutti siano riuniti. Non voglio adesso entrare in discussione sui princìpi. Faccio solo un commento a margine. Simona Segoloni, beata lei, è giovane e non ha vissuto la Chiesa e la liturgia prima del Concilio. Ma io sì: avevo 15 anni e facevo da tempo il chierichetto quando Giovanni XXIII è divenuto Papa. A quel tempo, la gente andava molto in chiesa, specie la domenica per via del precetto; ma si dava per scontato che davanti a Dio e per il bene spirituale dell’umanità il valore della messa fosse uguale, con il popolo o senza. Di più: dal punto di vista del celebrante, che il popolo ci fosse o non ci fosse non faceva differenza; non c’era nessuna partecipazione dei fedeli, neppure per la recita del Pater noster. Chi voleva pregare diceva il rosario per conto suo, o leggeva qualche libretto di devozioni. L’unico coinvolgimento dei fedeli era – solo nella messa domenicale – l’omelia dopo il Vangelo; ma c’era gente che abitualmente prima di entrare aspettava che la predica fosse finita; tanto, si diceva, la messa era ancora “buona”, cioè valida per il precetto. Proprio non capisco come ci sia ancora chi vorrebbe tornare a quel tipo di liturgia. Infinitamente meglio - in tempi di virus - la messa seguita in diretta tv, almeno ci si sente parte della comunità e ci si immedesima nel rito. Tanto più se alla diretta assiste, da casa, la famiglia riunita in preghiera. Pier Giorgio Lignani]]>
Logo rubrica Il punto

In un saggio pubblicato su Il Regno, importante rivista cattolica a diffusione nazionale, la studiosa umbra Simona Segoloni ha trattato – dal punto di vista teologico – il tema delle messe celebrate senza la presenza del popolo, ma seguite in diretta grazie alla tv e alla Rete. Non voglio banalizzare il pensiero, profondo e articolato, della teologa; ma provo a sintetizzarne un passaggio. Dice che, se una messa con il popolo ma senza prete non è una messa, allo stesso modo non è una messa quella celebrata da un prete senza il popolo; e non conta che il popolo sia collegato in diretta, se non è presente fisicamente. La tesi di fondo è che la messa è un atto essenzialmente comunitario e, perché lo sia, bisogna che tutti siano riuniti. Non voglio adesso entrare in discussione sui princìpi. Faccio solo un commento a margine. Simona Segoloni, beata lei, è giovane e non ha vissuto la Chiesa e la liturgia prima del Concilio. Ma io sì: avevo 15 anni e facevo da tempo il chierichetto quando Giovanni XXIII è divenuto Papa. A quel tempo, la gente andava molto in chiesa, specie la domenica per via del precetto; ma si dava per scontato che davanti a Dio e per il bene spirituale dell’umanità il valore della messa fosse uguale, con il popolo o senza. Di più: dal punto di vista del celebrante, che il popolo ci fosse o non ci fosse non faceva differenza; non c’era nessuna partecipazione dei fedeli, neppure per la recita del Pater noster. Chi voleva pregare diceva il rosario per conto suo, o leggeva qualche libretto di devozioni. L’unico coinvolgimento dei fedeli era – solo nella messa domenicale – l’omelia dopo il Vangelo; ma c’era gente che abitualmente prima di entrare aspettava che la predica fosse finita; tanto, si diceva, la messa era ancora “buona”, cioè valida per il precetto. Proprio non capisco come ci sia ancora chi vorrebbe tornare a quel tipo di liturgia. Infinitamente meglio - in tempi di virus - la messa seguita in diretta tv, almeno ci si sente parte della comunità e ci si immedesima nel rito. Tanto più se alla diretta assiste, da casa, la famiglia riunita in preghiera. Pier Giorgio Lignani]]>
https://www.lavoce.it/meglio-la-messa-online-che-senza-popolo/feed/ 1
I due polmoni della vita spirituale https://www.lavoce.it/i-due-polmoni-della-vita-spirituale/ Fri, 22 May 2020 12:22:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57197 logo rubrica domande sulla liturgia

L'emergenza sanitaria che ha investito tutto il mondo in questi ultimi mesi, e con la quale ancora molti Paesi stanno facendo i conti, ha costretto le persone a rifugiarsi in casa per aiutare il rallentamento dei contagi. Come ben sanno le comunità cristiane, anche il loro cuore è stato toccato, perché da una domenica all’altra si sono ritrovate a non poter celebrare più l’eucarestia. Da questa settimana invece, pur se con diverse restrizioni, l’assemblea ha potuto riunirsi nuovamente per celebrare l’eucarestia. Sarebbe un errore se ora venissero meno le buone prassi che nelle famiglie, così come nella quotidianità di ciascun fedele, sono state adottate finora, visto che si sta tornando nuovamente a celebrare insieme. Perché dico questo? La lettura che si sta facendo della Sacrosanctum Concilium, dopo averci fatto soffermare - nelle sue prime affermazioni - sul senso teologico della liturgia, arriva quindi a un paragrafo nel quale si parla del rapporto tra liturgia e preghiera personale. Ci sarebbe ancora altro su cui riflettere riguardo ai primi numeri del documento - dovere al quale non ci sottrarremo - ma, vista la situazione che ora le comunità cristiane stanno vivendo, può essere utile ricordare che “la vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia” (SC, n. 12). Lo stesso Gesù ne dà testimonianza: si metteva in cammino verso Gerusalemme per la Pasqua o partecipava alla liturgia sinagogale (cfr. Mc 1,21; Lc 4,15), ma allo stesso tempo riservava del tempo per la preghiera personale (cfr. Mt 26,36; Lc 9,28; 11,1). Sempre il Maestro invitava i suoi alla preghiera costante (Lc 18,1), come san Paolo faceva con i tessalonicesi, invitandoli alla preghiera incessante (1Ts 5,17). Certamente il vuoto celebrativo vissuto ha fatto sperimentare il desiderio di tornare a celebrare insieme. Al contempo però ha innescato delle dinamiche preziose che hanno fatto riscoprire a molti l’importanza della preghiera personale o della preghiera in famiglia. Sarebbe davvero un errore non continuare a coltivarle con il pensiero che, ora che “si può tornare a messa”, il resto si può pure tralasciare. Alcuni cristiani, privati dell’eucarestia, hanno riscoperto il fatto di trovarsi intorno alla mensa benedicendo Dio per la sua provvidenza, hanno ripreso in mano la Bibbia per meditare le Scritture, hanno assaporato il gusto della preghiera dei Salmi con la liturgia delle ore, sono nuovamente tornati ad afferrare il rosario per meditare i misteri della vita di Cristo insieme a Maria, hanno riservato uno spazio della propria casa alla preghiera. Forse il compito che spetta ora ai Pastori non è solo la ripresa delle celebrazioni con partecipazione di popolo, ma continuare ad accompagnare i fedeli nel prendere consapevolezza che la liturgia e la preghiera personale sono i due polmoni della vita spirituale, e senza uno di essi si continua a respirare con affanno. Don Francesco Verzini]]>
logo rubrica domande sulla liturgia

L'emergenza sanitaria che ha investito tutto il mondo in questi ultimi mesi, e con la quale ancora molti Paesi stanno facendo i conti, ha costretto le persone a rifugiarsi in casa per aiutare il rallentamento dei contagi. Come ben sanno le comunità cristiane, anche il loro cuore è stato toccato, perché da una domenica all’altra si sono ritrovate a non poter celebrare più l’eucarestia. Da questa settimana invece, pur se con diverse restrizioni, l’assemblea ha potuto riunirsi nuovamente per celebrare l’eucarestia. Sarebbe un errore se ora venissero meno le buone prassi che nelle famiglie, così come nella quotidianità di ciascun fedele, sono state adottate finora, visto che si sta tornando nuovamente a celebrare insieme. Perché dico questo? La lettura che si sta facendo della Sacrosanctum Concilium, dopo averci fatto soffermare - nelle sue prime affermazioni - sul senso teologico della liturgia, arriva quindi a un paragrafo nel quale si parla del rapporto tra liturgia e preghiera personale. Ci sarebbe ancora altro su cui riflettere riguardo ai primi numeri del documento - dovere al quale non ci sottrarremo - ma, vista la situazione che ora le comunità cristiane stanno vivendo, può essere utile ricordare che “la vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia” (SC, n. 12). Lo stesso Gesù ne dà testimonianza: si metteva in cammino verso Gerusalemme per la Pasqua o partecipava alla liturgia sinagogale (cfr. Mc 1,21; Lc 4,15), ma allo stesso tempo riservava del tempo per la preghiera personale (cfr. Mt 26,36; Lc 9,28; 11,1). Sempre il Maestro invitava i suoi alla preghiera costante (Lc 18,1), come san Paolo faceva con i tessalonicesi, invitandoli alla preghiera incessante (1Ts 5,17). Certamente il vuoto celebrativo vissuto ha fatto sperimentare il desiderio di tornare a celebrare insieme. Al contempo però ha innescato delle dinamiche preziose che hanno fatto riscoprire a molti l’importanza della preghiera personale o della preghiera in famiglia. Sarebbe davvero un errore non continuare a coltivarle con il pensiero che, ora che “si può tornare a messa”, il resto si può pure tralasciare. Alcuni cristiani, privati dell’eucarestia, hanno riscoperto il fatto di trovarsi intorno alla mensa benedicendo Dio per la sua provvidenza, hanno ripreso in mano la Bibbia per meditare le Scritture, hanno assaporato il gusto della preghiera dei Salmi con la liturgia delle ore, sono nuovamente tornati ad afferrare il rosario per meditare i misteri della vita di Cristo insieme a Maria, hanno riservato uno spazio della propria casa alla preghiera. Forse il compito che spetta ora ai Pastori non è solo la ripresa delle celebrazioni con partecipazione di popolo, ma continuare ad accompagnare i fedeli nel prendere consapevolezza che la liturgia e la preghiera personale sono i due polmoni della vita spirituale, e senza uno di essi si continua a respirare con affanno. Don Francesco Verzini]]>
Settimana Santa in tempo di Coronavirus: indicazioni Ceu per i fedeli https://www.lavoce.it/settimana-santa-e-coronavirus/ Fri, 03 Apr 2020 11:00:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56771 Domenica delle Palme. croce per pregare

Settimana Santa ‘senza popolo’ e a ‘porte chiuse’

Con la Domenica delle palme si apre una Settimana santa. Senza manifestazioni di devozione popolare e senza la possibilità di partecipare fisicamente in chiesa alle liturgie del Triduo pasquale. Anche Papa Francesco celebrerà in San Pietro senza partecipazione di popolo, così come avverà in tutte le chiese in Italia. La Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha dato indicazioni generali (ed ha prodotto un sussidio per le famiglie) che sono state riprese dalle singole Conferenze episcopali regionali e dai singoli Vescovi. Qui pubblichiamo un ampio stralcio delle Indicazioni per le celebrazioni della Settimana santa al tempo del coronavirus della Conferenza episcopale umbra. Indirizzate sia ai parroci che alle famiglie, per poter celebrare la Pasqua seppure in una condizione di “digiuno eucaristico”. “Ci accompagna - si legge nelle Indicazioni illustrate dal presidente della Ceu mons. Renato Boccardo - la tristezza di non poter vivere, come è tradizione del popolo cristiano, le celebrazioni della Settimana santa. Soprattutto del Triduo pasquale, che rappresenta la fonte, il centro e il culmine dell’anno liturgico e della vita della Chiesa. Poiché però in questo momento sono a rischio la vita e la salute di tutti, tutti siamo tenuti ad osservare le disposizioni emanate dal Governo per il bene comune”. “In questo momento - aggiunge - crediamo che la nostra preghiera, fatta nel chiuso delle nostre case e delle nostre chiese per implorare dal Signore liberazione e salvezza, sia un’arma davvero potente nella lotta contro il male che tutti minaccia”. Il documento è formato da una parte in cui si forniscono indicazioni ai sacerdoti, e una in cui sono dati suggerimenti e indicazioni di preghiera ai fedeli. Di seguito pubblichiamo, a beneficio dei lettori e delle famiglie, proprio questa seconda parte delle Indicazioni pubblicate sul sito della Ceu.

Le indicazioni

“A seguito degli orientamenti assunti dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e dalla Segreteria generale della Cei, la nostra Conferenza episcopale ritiene opportuno fornire alle Chiese umbre le indicazioni che seguono. Nel proporle, ricordiamo che – soprattutto in questi giorni santi – la grazia e il perdono, la salvezza e la speranza, la gioia e la pace che scaturiscono dalla morte-sepoltura-risurrezione del Signore sono presenti nella misura in cui li viviamo nella fede in Gesù, nell’amore per lui e per i fratelli, nella preghiera personale e familiare, nel desiderio di essere raggiunti dalle celebrazioni della Chiesa anche se si svolgono in maniera ‘privata’, o meglio ‘riservata’. (…) Celebreremo dunque ‘senza popolo’ e a ‘porte chiuse’ i riti della Settimana santa. Laddove sarà possibile, nel rispetto delle norme di igiene e di sicurezza indicate dal Governo. Una sola celebrazione per parrocchia o, meglio ancora, per Unità pastorale. Poiché però le celebrazioni del Triduo pasquale sono tali da richiedere almeno alcuni servizi (di ministeri e di canto), onde evitare che vengano snaturate nel loro significato e nella loro dignità, sembra preferibile ridurle al minimo. La Liturgia delle ore, d’altra parte, offre da sempre indicazioni preziose anche per la situazione in cui ci troviamo: afferma infatti che quanti non possono partecipare alle liturgie del Giovedì e Venerdì santo celebrano il vespro; chi non partecipa alla Veglia pasquale celebra l’ufficio delle letture. (…)

Suggerimenti per i fedeli:

– sono invitati a pregare personalmente e in famiglia, meditando le letture bibliche dei giorni della Settimana santa o recitando i misteri dolorosi del Rosario. – per il Venerdì santo: ricordiamo a tutti il digiuno e l’astinenza come segno di penitenza ma anche di unione alla passione del Signore; invitiamo a chiedersi perdono a vicenda; suggeriamo la lettura della Passione secondo il Vangelo di Giovanni e di trattenersi in preghiera davanti al Crocifisso chiedendo perdono per i peccati, unendo la propria sofferenza e quella di tutti gli uomini alla passione di Gesù; – per il Sabato santo: suggeriamo ancora il digiuno e l’astinenza (facoltativi); proponiamo la preghiera del rosario pensando a Maria che attende la risurrezione del suo Figlio; invitiamo a pregare, nella speranza della risurrezione, per i defunti a causa del coronavirus e per la consolazione di quanti hanno perso le persone care; – per il giorno di Pasqua: suggeriamo al mattino la recita del Credo nel ricordo del battesimo, nostra prima Pasqua, e il canto dell’Alleluia; prima del pranzo la famiglia è invitata a pregare e a benedire la mensa pasquale con la recita del Padre nostro. Esprime la gioia e la fiducia di essere figli di Dio a motivo di Gesù morto e risorto. Nel pomeriggio sarà bello leggere insieme quanto avvenne la sera di Pasqua ai due discepoli di Emmaus (Luca 24,13-35), che ritrovarono la gioia e la speranza nell’incontro con Gesù risorto. Anche noi abbiamo bisogno di dire a Gesù: ‘Resta con noi, Signore, perché si fa sera’.

Sacramento della penitenza

Si ricorda che in caso di estrema necessità l’atto di dolore perfetto, accompagnato dall’intenzione di ricevere il sacramento della penitenza, da se stesso comporta immediatamente la riconciliazione con Dio. Se si verifica l’impossibilità di accostarsi al sacramento della penitenza, anche il votum sacramenti, ovvero, anche il solo desiderio di ricevere a suo tempo l’assoluzione sacramentale, accompagnata da una preghiera di pentimento (il Confesso a Dio onnipotente, l’Atto di dolore, l’invocazione Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di me) comporta il perdono dei peccati, anche gravi, commessi (vedi Concilio di Trento, sess. XIV, Doctrina de sacramento paenitentiae, 4; Congregazione per la dottrina delle fede, Nota del 25 novembre 1989; Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 1451-1452).]]>
Domenica delle Palme. croce per pregare

Settimana Santa ‘senza popolo’ e a ‘porte chiuse’

Con la Domenica delle palme si apre una Settimana santa. Senza manifestazioni di devozione popolare e senza la possibilità di partecipare fisicamente in chiesa alle liturgie del Triduo pasquale. Anche Papa Francesco celebrerà in San Pietro senza partecipazione di popolo, così come avverà in tutte le chiese in Italia. La Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha dato indicazioni generali (ed ha prodotto un sussidio per le famiglie) che sono state riprese dalle singole Conferenze episcopali regionali e dai singoli Vescovi. Qui pubblichiamo un ampio stralcio delle Indicazioni per le celebrazioni della Settimana santa al tempo del coronavirus della Conferenza episcopale umbra. Indirizzate sia ai parroci che alle famiglie, per poter celebrare la Pasqua seppure in una condizione di “digiuno eucaristico”. “Ci accompagna - si legge nelle Indicazioni illustrate dal presidente della Ceu mons. Renato Boccardo - la tristezza di non poter vivere, come è tradizione del popolo cristiano, le celebrazioni della Settimana santa. Soprattutto del Triduo pasquale, che rappresenta la fonte, il centro e il culmine dell’anno liturgico e della vita della Chiesa. Poiché però in questo momento sono a rischio la vita e la salute di tutti, tutti siamo tenuti ad osservare le disposizioni emanate dal Governo per il bene comune”. “In questo momento - aggiunge - crediamo che la nostra preghiera, fatta nel chiuso delle nostre case e delle nostre chiese per implorare dal Signore liberazione e salvezza, sia un’arma davvero potente nella lotta contro il male che tutti minaccia”. Il documento è formato da una parte in cui si forniscono indicazioni ai sacerdoti, e una in cui sono dati suggerimenti e indicazioni di preghiera ai fedeli. Di seguito pubblichiamo, a beneficio dei lettori e delle famiglie, proprio questa seconda parte delle Indicazioni pubblicate sul sito della Ceu.

Le indicazioni

“A seguito degli orientamenti assunti dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e dalla Segreteria generale della Cei, la nostra Conferenza episcopale ritiene opportuno fornire alle Chiese umbre le indicazioni che seguono. Nel proporle, ricordiamo che – soprattutto in questi giorni santi – la grazia e il perdono, la salvezza e la speranza, la gioia e la pace che scaturiscono dalla morte-sepoltura-risurrezione del Signore sono presenti nella misura in cui li viviamo nella fede in Gesù, nell’amore per lui e per i fratelli, nella preghiera personale e familiare, nel desiderio di essere raggiunti dalle celebrazioni della Chiesa anche se si svolgono in maniera ‘privata’, o meglio ‘riservata’. (…) Celebreremo dunque ‘senza popolo’ e a ‘porte chiuse’ i riti della Settimana santa. Laddove sarà possibile, nel rispetto delle norme di igiene e di sicurezza indicate dal Governo. Una sola celebrazione per parrocchia o, meglio ancora, per Unità pastorale. Poiché però le celebrazioni del Triduo pasquale sono tali da richiedere almeno alcuni servizi (di ministeri e di canto), onde evitare che vengano snaturate nel loro significato e nella loro dignità, sembra preferibile ridurle al minimo. La Liturgia delle ore, d’altra parte, offre da sempre indicazioni preziose anche per la situazione in cui ci troviamo: afferma infatti che quanti non possono partecipare alle liturgie del Giovedì e Venerdì santo celebrano il vespro; chi non partecipa alla Veglia pasquale celebra l’ufficio delle letture. (…)

Suggerimenti per i fedeli:

– sono invitati a pregare personalmente e in famiglia, meditando le letture bibliche dei giorni della Settimana santa o recitando i misteri dolorosi del Rosario. – per il Venerdì santo: ricordiamo a tutti il digiuno e l’astinenza come segno di penitenza ma anche di unione alla passione del Signore; invitiamo a chiedersi perdono a vicenda; suggeriamo la lettura della Passione secondo il Vangelo di Giovanni e di trattenersi in preghiera davanti al Crocifisso chiedendo perdono per i peccati, unendo la propria sofferenza e quella di tutti gli uomini alla passione di Gesù; – per il Sabato santo: suggeriamo ancora il digiuno e l’astinenza (facoltativi); proponiamo la preghiera del rosario pensando a Maria che attende la risurrezione del suo Figlio; invitiamo a pregare, nella speranza della risurrezione, per i defunti a causa del coronavirus e per la consolazione di quanti hanno perso le persone care; – per il giorno di Pasqua: suggeriamo al mattino la recita del Credo nel ricordo del battesimo, nostra prima Pasqua, e il canto dell’Alleluia; prima del pranzo la famiglia è invitata a pregare e a benedire la mensa pasquale con la recita del Padre nostro. Esprime la gioia e la fiducia di essere figli di Dio a motivo di Gesù morto e risorto. Nel pomeriggio sarà bello leggere insieme quanto avvenne la sera di Pasqua ai due discepoli di Emmaus (Luca 24,13-35), che ritrovarono la gioia e la speranza nell’incontro con Gesù risorto. Anche noi abbiamo bisogno di dire a Gesù: ‘Resta con noi, Signore, perché si fa sera’.

Sacramento della penitenza

Si ricorda che in caso di estrema necessità l’atto di dolore perfetto, accompagnato dall’intenzione di ricevere il sacramento della penitenza, da se stesso comporta immediatamente la riconciliazione con Dio. Se si verifica l’impossibilità di accostarsi al sacramento della penitenza, anche il votum sacramenti, ovvero, anche il solo desiderio di ricevere a suo tempo l’assoluzione sacramentale, accompagnata da una preghiera di pentimento (il Confesso a Dio onnipotente, l’Atto di dolore, l’invocazione Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di me) comporta il perdono dei peccati, anche gravi, commessi (vedi Concilio di Trento, sess. XIV, Doctrina de sacramento paenitentiae, 4; Congregazione per la dottrina delle fede, Nota del 25 novembre 1989; Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 1451-1452).]]>
Settimana Santa da vivere da casa. Articoli e orari delle liturgie… e molto altro nella nostra edizione digitale https://www.lavoce.it/settimana-santa-da-vivere-da-casa-articoli-e-orari-delle-liturgie-e-molto-altro-nella-nostra-edizione-digitale/ Thu, 02 Apr 2020 13:00:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56737

Tutti gli articoli e i programmi delle celebrazioni

Una Settimana santa come non se ne ricordavano. Sì, già in passato guerre ed epidemie avevano stravolto la vita sociale, e quindi quella ecclesiale (basti pensare alla Milano dei Promessi sposi). E tuttavia, nel vissuto contemporaneo lo shock è stato forte. Accompagnato da un altro fenomeno nuovo: la diffusione capillare dei social media. Proprio questi ultimi si stanno dimostrando uno dei veicoli privilegiati per ovviare all’impossibilità di radunarsi in chiesa. Si è usufruito dei moderni mezzi di comunicazione nelle settimane precedenti, lo si farà anche per i riti di Pasqua. Senza però dimenticare un “mezzo di comunicazione” ancora più capillare e potente: la preghiera. Tutti gli articoli e i programmi delle celebrazioni - e tanto altro ancora - nelle pagine che puoi leggere online nell'Edizione digitale.

Famiglia

Il Governo vara una serie di misure per venire incontro alle famiglie con figli a carico a casa. Di quali cifre si tratta, per quali situazioni, e in che modo è possibile accedere ai fondi messi a disposizione. Il Forum delle associazioni familiari però critica il provvedimento: il motivo, e la loro contro-proposta

Agricoltura

Il settore alimentare è il più attivo in questo tempo di austerity. Gli approvigionamenti non mancano. E tuttavia anche il mondo dell’agricoltura, perlomeno in alcuni settori, sta subendo i contraccolpi dell’emergenza. Ce ne parla il presidente regionale di Coldiretti, Albano Agabiti

Cei

Milioni di euro per sostenere una serie di strutture ospedaliere in tutta Italia. La Cei oggi in prima linea anche sul piano sanirario

Sport

Posticipate di un anno le Olimpiadi di Tokyo. Anche un bel gruppo di atleti umbri si stava preparando a partecipare. Non è una ‘vacanza extra’. Anzi

Città di Castello

L’Istituto Sales fa lezione in diretta, collegato a Londra

Avigliano Umbro

Covid e rifornimenti: parla responsabile di supermercato

Sigillo

Si può fare la spesa e lasciarla a chi ne ha più bisogno

Gubbio

Dalla diocesi, un telefono amico per ogni necessità

Terni

Vigili del fuoco in motocicletta per distribuire farmaci

Cascia

Se vuoi aiutare i poveri, scarica il Kit del pellegrino]]>

Tutti gli articoli e i programmi delle celebrazioni

Una Settimana santa come non se ne ricordavano. Sì, già in passato guerre ed epidemie avevano stravolto la vita sociale, e quindi quella ecclesiale (basti pensare alla Milano dei Promessi sposi). E tuttavia, nel vissuto contemporaneo lo shock è stato forte. Accompagnato da un altro fenomeno nuovo: la diffusione capillare dei social media. Proprio questi ultimi si stanno dimostrando uno dei veicoli privilegiati per ovviare all’impossibilità di radunarsi in chiesa. Si è usufruito dei moderni mezzi di comunicazione nelle settimane precedenti, lo si farà anche per i riti di Pasqua. Senza però dimenticare un “mezzo di comunicazione” ancora più capillare e potente: la preghiera. Tutti gli articoli e i programmi delle celebrazioni - e tanto altro ancora - nelle pagine che puoi leggere online nell'Edizione digitale.

Famiglia

Il Governo vara una serie di misure per venire incontro alle famiglie con figli a carico a casa. Di quali cifre si tratta, per quali situazioni, e in che modo è possibile accedere ai fondi messi a disposizione. Il Forum delle associazioni familiari però critica il provvedimento: il motivo, e la loro contro-proposta

Agricoltura

Il settore alimentare è il più attivo in questo tempo di austerity. Gli approvigionamenti non mancano. E tuttavia anche il mondo dell’agricoltura, perlomeno in alcuni settori, sta subendo i contraccolpi dell’emergenza. Ce ne parla il presidente regionale di Coldiretti, Albano Agabiti

Cei

Milioni di euro per sostenere una serie di strutture ospedaliere in tutta Italia. La Cei oggi in prima linea anche sul piano sanirario

Sport

Posticipate di un anno le Olimpiadi di Tokyo. Anche un bel gruppo di atleti umbri si stava preparando a partecipare. Non è una ‘vacanza extra’. Anzi

Città di Castello

L’Istituto Sales fa lezione in diretta, collegato a Londra

Avigliano Umbro

Covid e rifornimenti: parla responsabile di supermercato

Sigillo

Si può fare la spesa e lasciarla a chi ne ha più bisogno

Gubbio

Dalla diocesi, un telefono amico per ogni necessità

Terni

Vigili del fuoco in motocicletta per distribuire farmaci

Cascia

Se vuoi aiutare i poveri, scarica il Kit del pellegrino]]>
La Chiesa vicina alla gente… e non solo tramite i social e la tv https://www.lavoce.it/la-chiesa-vicina-alla-gente/ Tue, 24 Mar 2020 11:00:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56542 lente d'ingrandimento, logo rubrica De gustibus

Si discute delle misure prese dalla Chiesa italiana per evitare il contagio.

Il priore di Bose, Enzo Bianchi, critica la “virtualizzazione della liturgia”, definendola “morte della liturgia cristiana, che è sempre incontro di corpi e di realtà materiali”. Per poi chiedersi: “Se la Chiesa non sa essere presente alla nascita e alla morte delle persone, come potrà esserlo nella loro vita?”. La lunga fila di carri funebri in attesa di entrare all’ospedale di Bergamo dà un’immagine tangibile della straordinarietà di quanto sta succedendo. E di quanto conforto religioso avranno cercato, o staranno cercando, prima le vittime del contagio e poi i loro cari. Credo che non soltanto la Chiesa e i suoi vertici stiano ancora tentando di capire, nella temperie che ci coinvolge tutti, come poter essere d’aiuto al proprio popolo. Un giovane prete lombardo, laureato in Medicina, ha chiesto e ottenuto di poter andare a dare una mano in ospedale. Ci sono corpi da curare. Forse Papa Francesco, che ha voluto percorrere a piedi, in una Roma deserta, il tratto di strada tra due chiese in via del Corso, ha pensato alle anime e ai cuori. Come quando, dopo il terremoto del 2016, salì ad Amatrice e si fermò a pregare in mezzo alle macerie. Non sono un teologo, ma ricordo una frase delle sacre Scritture, quella che dice “l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”. Vedrà sicuramente, nostro Signore, quanta angoscia c’è in questo momento nel cuore di ogni persona. E quanto bisogno di averlo vicino. Ma lo vedono anche i nostri sacerdoti. Che non ci possono stare vicino, ma possono pregare. Per tutti noi. Daris Giancarlini]]>
lente d'ingrandimento, logo rubrica De gustibus

Si discute delle misure prese dalla Chiesa italiana per evitare il contagio.

Il priore di Bose, Enzo Bianchi, critica la “virtualizzazione della liturgia”, definendola “morte della liturgia cristiana, che è sempre incontro di corpi e di realtà materiali”. Per poi chiedersi: “Se la Chiesa non sa essere presente alla nascita e alla morte delle persone, come potrà esserlo nella loro vita?”. La lunga fila di carri funebri in attesa di entrare all’ospedale di Bergamo dà un’immagine tangibile della straordinarietà di quanto sta succedendo. E di quanto conforto religioso avranno cercato, o staranno cercando, prima le vittime del contagio e poi i loro cari. Credo che non soltanto la Chiesa e i suoi vertici stiano ancora tentando di capire, nella temperie che ci coinvolge tutti, come poter essere d’aiuto al proprio popolo. Un giovane prete lombardo, laureato in Medicina, ha chiesto e ottenuto di poter andare a dare una mano in ospedale. Ci sono corpi da curare. Forse Papa Francesco, che ha voluto percorrere a piedi, in una Roma deserta, il tratto di strada tra due chiese in via del Corso, ha pensato alle anime e ai cuori. Come quando, dopo il terremoto del 2016, salì ad Amatrice e si fermò a pregare in mezzo alle macerie. Non sono un teologo, ma ricordo una frase delle sacre Scritture, quella che dice “l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”. Vedrà sicuramente, nostro Signore, quanta angoscia c’è in questo momento nel cuore di ogni persona. E quanto bisogno di averlo vicino. Ma lo vedono anche i nostri sacerdoti. Che non ci possono stare vicino, ma possono pregare. Per tutti noi. Daris Giancarlini]]>
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il programma delle iniziative in Umbria https://www.lavoce.it/unita-cristiani-iniziative/ Tue, 15 Jan 2019 10:00:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53794 cristiani

“Cercate di essere veramente giusti” è il tema della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019, ispirato al capitolo 16 versetti 18-20 del libro del Deuteronomio. In questo inno si ricorda come siamo chiamati a mostrare come cristiani una comune testimonianza per affermare la giustizia e per essere strumento della Grazia guaritrice di Dio in un mondo frammentato in cui diventa cifra del futuro la solidarietà e la collaborazione.

Camminando insieme e avendo Cristo in mezzo a noi si può cercare di contrastare l’ingiustizia ed essere preziosi fratelli di quanti sono vittima di essa. E senza dubbio le divisioni esistenti sono causa dell’ingiustizia e pertanto occorre pregare per la riconciliazione che, così come l’ecumenismo, prima di essere lo sforzo umano di credenti che cercano di superare le divisioni che esistono fra loro, è un dono di Dio per il quale occorre pregare.

Nella diocesi di Perugia-Città della Pieve le iniziative per tale preghiera durante la settimana che va dal 18 al 25 gennaio sono attività svolte dal centro ecumenico San Martino di Perugia in collaborazione con l’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi e con il Consiglio delle Chiese Cristiane di Perugia (CCC) cheraggruppa le principali realtà cristiane della diocesi. Un modo concreto di testimoniare insieme la riconciliazione di Cristo.

Il programma prevede che sia itinerante nelle diverse chiese cristiane di Perugia nei diversi giorni della settimana con liturgie ecumeniche a cura dei responsabili di Chiesa. Quest’anno voglio sottolineare come la conclusione della settimana si celebrerà nella Chiesa Greco-Cattolica di Perugia della cui presenza la nostra diocesi si è arricchita.

Annarita Caponera Presidente Centro Ecumenico San Martino e del Consiglio delle Chiese Cristiane di Perugia

Programma delle celebrazioni ecumeniche

Perugia

(inizio incontri ore 18.00 presso le chiese indicate)

  • Venerdì 18 gennaio, Chiesa Avventista (Via Cilea 11 – San Sisto): "Il diritto scorra come acqua di sorgente" (Amos 5, 24);
  • Sabato 19, Comunità ortodossa romena (chiesa di San Fiorenzo via della Viola, 1): "Semplicemente, dite ‘sì’ quando è ‘sì’ e ‘no’ quando è ‘no’" (Matteo 5, 37);
  • Lunedì 21, Centro Ecumenico San Martino (via del Verzaro, 23): "Contentatevi di quel che avete" (Ebrei 13, 5);
  • Mercoledì 23, Chiesa Valdese (Via N. Machiavelli, 10): "Il suo nome è: il Signore dell’universo" (Geremia 10, 16);
  • Venerdì 25, Chiesa Greco-Cattolica (Via Col di Tenda, 15): "Il Signore è mia luce e mia salvezza" (Salmo 27[26], 1).  

Assisi

Come tradizione consolidata per la diocesi, sarà un ottavario peregrinante: il 18 gennaio si aprirà al santuario della Spogliazione, a cui seguiranno nei giorni successivi la chiesa di S. Masseo, le basiliche di S. Maria degli Angeli e S. Chiara, le chiese di S. Maria sopra Minerva, S. Pietro e l’oratorio di S. Francescuccio, con la congregazione anglicana.

Alle celebrazioni presso la basilica di S. Francesco e la parrocchia di S. Michele in Bastia parteciperà padre Petru Heisu della parrocchia ortodossa romena di Perugia. La preghiera conclusiva sarà il 25 gennaio nella cattedrale di S. Rufino. (Marina Zola)

Gubbio

Venerdì 25 gennaio alle ore 21 il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini, nei locali sottostanti il seminario diocesano, terrà una relazione su “L’unità è superiore al conflitto: l’ecumenismo al tempo di Papa Francesco”. “E la Pace e l’Unità – ricorda il presule sull’ultimo numero di Insieme Camminiamo - sono l’unica strada che possiamo percorrere insieme a tutti i nostri fratelli di fede, che appartengono a differenti confessioni cristiane, e che sentono il peso della scandalosa divisione tra noi”.]]>
cristiani

“Cercate di essere veramente giusti” è il tema della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019, ispirato al capitolo 16 versetti 18-20 del libro del Deuteronomio. In questo inno si ricorda come siamo chiamati a mostrare come cristiani una comune testimonianza per affermare la giustizia e per essere strumento della Grazia guaritrice di Dio in un mondo frammentato in cui diventa cifra del futuro la solidarietà e la collaborazione.

Camminando insieme e avendo Cristo in mezzo a noi si può cercare di contrastare l’ingiustizia ed essere preziosi fratelli di quanti sono vittima di essa. E senza dubbio le divisioni esistenti sono causa dell’ingiustizia e pertanto occorre pregare per la riconciliazione che, così come l’ecumenismo, prima di essere lo sforzo umano di credenti che cercano di superare le divisioni che esistono fra loro, è un dono di Dio per il quale occorre pregare.

Nella diocesi di Perugia-Città della Pieve le iniziative per tale preghiera durante la settimana che va dal 18 al 25 gennaio sono attività svolte dal centro ecumenico San Martino di Perugia in collaborazione con l’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi e con il Consiglio delle Chiese Cristiane di Perugia (CCC) cheraggruppa le principali realtà cristiane della diocesi. Un modo concreto di testimoniare insieme la riconciliazione di Cristo.

Il programma prevede che sia itinerante nelle diverse chiese cristiane di Perugia nei diversi giorni della settimana con liturgie ecumeniche a cura dei responsabili di Chiesa. Quest’anno voglio sottolineare come la conclusione della settimana si celebrerà nella Chiesa Greco-Cattolica di Perugia della cui presenza la nostra diocesi si è arricchita.

Annarita Caponera Presidente Centro Ecumenico San Martino e del Consiglio delle Chiese Cristiane di Perugia

Programma delle celebrazioni ecumeniche

Perugia

(inizio incontri ore 18.00 presso le chiese indicate)

  • Venerdì 18 gennaio, Chiesa Avventista (Via Cilea 11 – San Sisto): "Il diritto scorra come acqua di sorgente" (Amos 5, 24);
  • Sabato 19, Comunità ortodossa romena (chiesa di San Fiorenzo via della Viola, 1): "Semplicemente, dite ‘sì’ quando è ‘sì’ e ‘no’ quando è ‘no’" (Matteo 5, 37);
  • Lunedì 21, Centro Ecumenico San Martino (via del Verzaro, 23): "Contentatevi di quel che avete" (Ebrei 13, 5);
  • Mercoledì 23, Chiesa Valdese (Via N. Machiavelli, 10): "Il suo nome è: il Signore dell’universo" (Geremia 10, 16);
  • Venerdì 25, Chiesa Greco-Cattolica (Via Col di Tenda, 15): "Il Signore è mia luce e mia salvezza" (Salmo 27[26], 1).  

Assisi

Come tradizione consolidata per la diocesi, sarà un ottavario peregrinante: il 18 gennaio si aprirà al santuario della Spogliazione, a cui seguiranno nei giorni successivi la chiesa di S. Masseo, le basiliche di S. Maria degli Angeli e S. Chiara, le chiese di S. Maria sopra Minerva, S. Pietro e l’oratorio di S. Francescuccio, con la congregazione anglicana.

Alle celebrazioni presso la basilica di S. Francesco e la parrocchia di S. Michele in Bastia parteciperà padre Petru Heisu della parrocchia ortodossa romena di Perugia. La preghiera conclusiva sarà il 25 gennaio nella cattedrale di S. Rufino. (Marina Zola)

Gubbio

Venerdì 25 gennaio alle ore 21 il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini, nei locali sottostanti il seminario diocesano, terrà una relazione su “L’unità è superiore al conflitto: l’ecumenismo al tempo di Papa Francesco”. “E la Pace e l’Unità – ricorda il presule sull’ultimo numero di Insieme Camminiamo - sono l’unica strada che possiamo percorrere insieme a tutti i nostri fratelli di fede, che appartengono a differenti confessioni cristiane, e che sentono il peso della scandalosa divisione tra noi”.]]>
Torgiano. Programma della festa dell’Immacolata https://www.lavoce.it/torgiano-novena-immacolata/ Wed, 05 Dec 2018 17:16:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53566 novena

Una tradizione con una lunga storia alle spalle, ma che nonostante il passare degli anni dimostra ancora di saper intercettare la devozione di tutto un popolo, da anziani a bambini. La novena dell’Immacolata è uno degli appuntamenti più sentiti nella parrocchia di Torgiano e anche quest’anno la popolazione ha risposto in gran numero all’invito, anzi se possibile anche in modo ancor più consistente che negli ultimi anni.

Storia della tradizione della novena

La storia di questa devozione popolare, come racconta il parroco mons. Giuseppe Piccioni, risale a pochi anni dopo la proclamazione del dogma nel 1854, quando i frati cappuccini del vicino convento di Bettona la esportarono nelle parrocchie dei territori circostanti. Negli anni essa si è radicata sempre di più, come testimonia anche un “santino” del 1915 rinvenuto dallo stesso don Giuseppe, un santino che il parroco di allora, don Francesco Nicolini, volle consegnare ai soldati del comune di Torgiano che combattevano al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, affidando quegli uomini e le loro famiglie all’intercessione dell’Immacolata. Dopo il Concilio Vaticano II questa devozione, presente in molte altre parrocchie, è andata generalmente scemando, sia per il diffuso calo della pratica religiosa, sia per rimettere al centro il tempo liturgico dell’Avvento; ma nella parrocchia di Torgiano essa ha resistito, sapendo interpretare anche il cambiamento nel modo di sentire e di vivere la fede cristiana.

La novena oggi a Torgiano

Nella sua strutturazione attuale, la Novena dell’Immacolata si configura come una serie di nove serate di preghiera, che hanno inizio il 29 novembre e terminano il 7 dicembre, caratterizzate dalla preghiera del rosario in adorazione del Santissimo Sacramento, una catechesi di un predicatore invitato e un atto di devozione popolare molto sentito: la consegna di un lumino ai piedi della statua dell’Immacolata da parte delle famiglie di un diverso quartiere della parrocchia. Preludio alla Novena vera e propria è poi il rito della discesa della statua di Maria, che la domenica precedente l’inizio viene calata dalla nicchia in cui è abitualmente posta per essere poi sistemata trionfalmente all’interno di un baldacchino ottocentesco di pregevole fattura. Ogni anno viene proposto ai fedeli un tema di riflessione differente. Per il 2018 sono state scelte le parabole nel vangelo di Luca, tema che viene declinato nella catechesi da un predicatore invitato diverso per ogni serata. Appuntamento fisso, da alcuni anni a questa parte, sono diventate la serata in cui partecipa tutto il Pontificio Seminario Regionale Umbro, quella dedicata ai giovani della parrocchia e quella con il biblista Padre Giulio Michelini. Interrogato sul senso che una devozione popolare simile possa avere per i fedeli di oggi, don Giuseppe ha tenuto a sottolineare come “lo stesso papa Francesco non manchi mai di sottolineare la valenza di questa forma di preghiera. Anche recentemente egli l’ha definita il “sistema immunitario” della Chiesa. Ritengo inoltre fondamentale tornare a raccontare, ai bambini, ai giovani e ai meno giovani, la storia di tradizioni come questa, la storia delle cose belle che Dio fa per il suo popolo. Quando i nonni, i genitori e i catechisti smettono di raccontare, le tradizioni finiscono, ma senza passato l’uomo non può costruire basi per il futuro. Un culto come questo è importante perché attraverso queste piccole cose noi cristiani riusciamo ad intuire e soprattutto a vivere e pregare, realtà grandi e complesse come questa dell’Immacolata Concezione”.

Federico Casini

]]>
novena

Una tradizione con una lunga storia alle spalle, ma che nonostante il passare degli anni dimostra ancora di saper intercettare la devozione di tutto un popolo, da anziani a bambini. La novena dell’Immacolata è uno degli appuntamenti più sentiti nella parrocchia di Torgiano e anche quest’anno la popolazione ha risposto in gran numero all’invito, anzi se possibile anche in modo ancor più consistente che negli ultimi anni.

Storia della tradizione della novena

La storia di questa devozione popolare, come racconta il parroco mons. Giuseppe Piccioni, risale a pochi anni dopo la proclamazione del dogma nel 1854, quando i frati cappuccini del vicino convento di Bettona la esportarono nelle parrocchie dei territori circostanti. Negli anni essa si è radicata sempre di più, come testimonia anche un “santino” del 1915 rinvenuto dallo stesso don Giuseppe, un santino che il parroco di allora, don Francesco Nicolini, volle consegnare ai soldati del comune di Torgiano che combattevano al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, affidando quegli uomini e le loro famiglie all’intercessione dell’Immacolata. Dopo il Concilio Vaticano II questa devozione, presente in molte altre parrocchie, è andata generalmente scemando, sia per il diffuso calo della pratica religiosa, sia per rimettere al centro il tempo liturgico dell’Avvento; ma nella parrocchia di Torgiano essa ha resistito, sapendo interpretare anche il cambiamento nel modo di sentire e di vivere la fede cristiana.

La novena oggi a Torgiano

Nella sua strutturazione attuale, la Novena dell’Immacolata si configura come una serie di nove serate di preghiera, che hanno inizio il 29 novembre e terminano il 7 dicembre, caratterizzate dalla preghiera del rosario in adorazione del Santissimo Sacramento, una catechesi di un predicatore invitato e un atto di devozione popolare molto sentito: la consegna di un lumino ai piedi della statua dell’Immacolata da parte delle famiglie di un diverso quartiere della parrocchia. Preludio alla Novena vera e propria è poi il rito della discesa della statua di Maria, che la domenica precedente l’inizio viene calata dalla nicchia in cui è abitualmente posta per essere poi sistemata trionfalmente all’interno di un baldacchino ottocentesco di pregevole fattura. Ogni anno viene proposto ai fedeli un tema di riflessione differente. Per il 2018 sono state scelte le parabole nel vangelo di Luca, tema che viene declinato nella catechesi da un predicatore invitato diverso per ogni serata. Appuntamento fisso, da alcuni anni a questa parte, sono diventate la serata in cui partecipa tutto il Pontificio Seminario Regionale Umbro, quella dedicata ai giovani della parrocchia e quella con il biblista Padre Giulio Michelini. Interrogato sul senso che una devozione popolare simile possa avere per i fedeli di oggi, don Giuseppe ha tenuto a sottolineare come “lo stesso papa Francesco non manchi mai di sottolineare la valenza di questa forma di preghiera. Anche recentemente egli l’ha definita il “sistema immunitario” della Chiesa. Ritengo inoltre fondamentale tornare a raccontare, ai bambini, ai giovani e ai meno giovani, la storia di tradizioni come questa, la storia delle cose belle che Dio fa per il suo popolo. Quando i nonni, i genitori e i catechisti smettono di raccontare, le tradizioni finiscono, ma senza passato l’uomo non può costruire basi per il futuro. Un culto come questo è importante perché attraverso queste piccole cose noi cristiani riusciamo ad intuire e soprattutto a vivere e pregare, realtà grandi e complesse come questa dell’Immacolata Concezione”.

Federico Casini

]]>
La novità nel Messale romano: il testo del “Padre nostro” https://www.lavoce.it/messale-romano-padre-nostro/ https://www.lavoce.it/messale-romano-padre-nostro/#comments Wed, 21 Nov 2018 14:01:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53422 messale

La traduzione della terza edizione italiana del Messale romano è stata approvata dai Vescovi, ma “ci vuole ancora un po’ di tempo” per la sua pubblicazione, e quindi anche per le nuova versione del Padre nostro, in cui si dirà “non abbandonarci alla tentazione” (invece che “non indurci in tentazione” come nella versione attuale).

Lo ha precisato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nella conferenza stampa di chiusura dell’Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani, svoltasi la settimana scorsa in Vaticano. Prima della pubblicazione - prevista nel 2019 - il testo dovrà avere la confirmatio della Santa Sede, poi si potrà utilizzare nelle celebrazioni liturgiche.

“È un passo avanti sul Concilio - ha chiosato il Presidente della Cei. - Ogni traduzione è anche un approfondimento spirituale. Renderà più agile la preghiera nelle comunità e sarà approvato da tutti”.

]]>
messale

La traduzione della terza edizione italiana del Messale romano è stata approvata dai Vescovi, ma “ci vuole ancora un po’ di tempo” per la sua pubblicazione, e quindi anche per le nuova versione del Padre nostro, in cui si dirà “non abbandonarci alla tentazione” (invece che “non indurci in tentazione” come nella versione attuale).

Lo ha precisato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nella conferenza stampa di chiusura dell’Assemblea generale straordinaria dei vescovi italiani, svoltasi la settimana scorsa in Vaticano. Prima della pubblicazione - prevista nel 2019 - il testo dovrà avere la confirmatio della Santa Sede, poi si potrà utilizzare nelle celebrazioni liturgiche.

“È un passo avanti sul Concilio - ha chiosato il Presidente della Cei. - Ogni traduzione è anche un approfondimento spirituale. Renderà più agile la preghiera nelle comunità e sarà approvato da tutti”.

]]>
https://www.lavoce.it/messale-romano-padre-nostro/feed/ 2
I cavalieri dell’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ambasciatori di pace https://www.lavoce.it/cavalieri-santo-sepolcro-pace/ Thu, 11 Oct 2018 16:26:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53143 cavalieri

«La pace ha un "prezzo", la pace esige la "conversione", la "conversione" ci porta a perdonare per essere perdonati. Esige opere di "compassione" e di comprensione, di giustizia e di "misericordia". Esige la "condivisione fraterna" dei beni della terra, la partecipazione comune alle conquiste dell’"intelletto umano", la sollecitudine "gratuita" verso i deboli, l’impegno costante e concreto nella speranza e nel "dialogo". La pace esige che ci riconosciamo uomini in mezzo agli altri uomini, uomini con gli uomini. Ognuno e tutti insieme a vivere nel rispetto delle esigenze personali di ognuno, uguali e "inalienabili" per ciascuno. Pregare per la pace vuol dire aprirci a ricevere la pace, dono di Dio agli uomini "amati" dal Signore. Allora la nostra preghiera si farà "grido" che sale a Dio, che conosce le nostre sofferenze e scenderà ancora a "liberarci"».

Nella loro preghiera i Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme guardano alla Terra Santa ed invocano la benedizione celeste per essere convinti e sinceri ambasciatori di pace, per questo come da tradizione si ritroveranno a Perugia per la preghiera comunitaria presso il Centro Mater Gratiae di Montemorcino il 14 Ottobre, ore 9. L’antico sodalizio nella Sezione Umbria, il cui preside è il comm. Wladimiro Tentoni e priore il cardinale Gualtiero Bassetti, conta oltre duecentocinquanta Cavalieri e Dame impegnati in un percorso spirituale e caritatevole orientato al sostegno dei fratelli cristiani che vivono in Terra Santa nei luoghi che hanno visto la nascita, morte e resurrezione di Gesù. Nel corso della mattinata interverranno Andrea Maiarelli con una relazione sulle radici storiche dell’Ordine: “L’Arcipriorato di Gerusalemme dal 1187 a Santa Maria di Tiro e dal 1291 sino al 1429 nella sede di Perugia”, e padre Giulio Michelini, ofm, con una meditazione su “Maria madre di Gesù – Arca dell'alleanza”. L’incontro annuale si concluderà con la l’Eucaristia celebrata da p. Giulio Michelini e mons. Giuseppe Chiaretti nella Cappella del Centro Mater Gratiae. Subito dopo seguirà la consegna dei Vessilli dell’Ordine ai nuovi Delegati di Terni ed Orvieto alla presenza del luogotenente per l’Italia centrale e appenninica Giuseppe Michele Marrani. La partecipazione è aperta alla cittadinanza.

S. Q. F.

]]>
cavalieri

«La pace ha un "prezzo", la pace esige la "conversione", la "conversione" ci porta a perdonare per essere perdonati. Esige opere di "compassione" e di comprensione, di giustizia e di "misericordia". Esige la "condivisione fraterna" dei beni della terra, la partecipazione comune alle conquiste dell’"intelletto umano", la sollecitudine "gratuita" verso i deboli, l’impegno costante e concreto nella speranza e nel "dialogo". La pace esige che ci riconosciamo uomini in mezzo agli altri uomini, uomini con gli uomini. Ognuno e tutti insieme a vivere nel rispetto delle esigenze personali di ognuno, uguali e "inalienabili" per ciascuno. Pregare per la pace vuol dire aprirci a ricevere la pace, dono di Dio agli uomini "amati" dal Signore. Allora la nostra preghiera si farà "grido" che sale a Dio, che conosce le nostre sofferenze e scenderà ancora a "liberarci"».

Nella loro preghiera i Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme guardano alla Terra Santa ed invocano la benedizione celeste per essere convinti e sinceri ambasciatori di pace, per questo come da tradizione si ritroveranno a Perugia per la preghiera comunitaria presso il Centro Mater Gratiae di Montemorcino il 14 Ottobre, ore 9. L’antico sodalizio nella Sezione Umbria, il cui preside è il comm. Wladimiro Tentoni e priore il cardinale Gualtiero Bassetti, conta oltre duecentocinquanta Cavalieri e Dame impegnati in un percorso spirituale e caritatevole orientato al sostegno dei fratelli cristiani che vivono in Terra Santa nei luoghi che hanno visto la nascita, morte e resurrezione di Gesù. Nel corso della mattinata interverranno Andrea Maiarelli con una relazione sulle radici storiche dell’Ordine: “L’Arcipriorato di Gerusalemme dal 1187 a Santa Maria di Tiro e dal 1291 sino al 1429 nella sede di Perugia”, e padre Giulio Michelini, ofm, con una meditazione su “Maria madre di Gesù – Arca dell'alleanza”. L’incontro annuale si concluderà con la l’Eucaristia celebrata da p. Giulio Michelini e mons. Giuseppe Chiaretti nella Cappella del Centro Mater Gratiae. Subito dopo seguirà la consegna dei Vessilli dell’Ordine ai nuovi Delegati di Terni ed Orvieto alla presenza del luogotenente per l’Italia centrale e appenninica Giuseppe Michele Marrani. La partecipazione è aperta alla cittadinanza.

S. Q. F.

]]>
Papa Francesco. L’invito al rosario contro il male (con i testi delle preghiere) https://www.lavoce.it/papa-francesco-preghiere-contro-male/ Sun, 07 Oct 2018 10:00:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53078 preghiere

A dispetto di alcuni intellettuali secondo cui Papa Francesco avrebbe ‘abolito’ il diavolo, il Pontefice ha ben presenti le cause profonde dei mali della Chiesa, che non sono cause puramente sociologiche ma più misteriose e potenti (vedi Efesini 6,12).

È di questi giorni la notizia, diramata dal Vaticano, che Francesco invita tutti i fedeli di tutto il mondo a pregare il rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre. Lo scopo è unirsi in comunione e in penitenza come popolo di Dio, chiedendo l’intercessione della Madre di Dio e di san Michele arcangelo affinché proteggano la Chiesa dal demonio.

Nella Chiesa non sono purtroppo mai mancate tensioni, né il lato oscuro del peccato. In questo periodo a emergere all’attenzione sono, da un lato, le divisioni tra cattolici proprio a proposito di presunte indegnità o addirittura eresie di Jorge Mario Bergoglio; e lo scandalo degli atti di pedofilia compiuti da sacerdoti in più parti del mondo.

LE PREGHIERE

“Sub tuum praesídium confúgimus,/ sancta Dei Génitrix; / nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus, / sed a perículis cunctis líbera nos semper, / Virgo gloriósa et benedícta”.

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

“Sancte Míchael archángele , defénde nos in próelio; / contra nequítiam et insídias diáboli esto praesídium. / Imperet illi Deus, súpplices deprecámur, / tuque, prínceps milítiae caeléstis, / Sátanam aliósque spíritus malígnos, / qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo, / divína virtúte, in inférnum detrúde. Amen”.

San Michele arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro le malvagità e le insidie del demonio. Capo supremo delle milizie celesti, fa’ sprofondare nell’inferno, con la forza di Dio, Satana e gli altri spiriti maligni che vagano per il mondo per la perdizione delle anime. Amen.

L’iniziativa è nata pochi giorni fa quando Papa Francesco ha incontrato il gesuita Fréderic Fornos, direttore della Rete mondiale di preghiera per il Papa, e gli ha chiesto di diffondere in tutto il mondo questo suo appello, invitando inoltre i fedeli a concludere la recita del rosario con l’antica invocazione mariana Sub tuum praesidium e con la preghiera a san Michele (vedi Apocalisse 12,7-12) scritta da papa Leone XIII.

“In questi ultimi anni e mesi - dice padre Fornos abbiamo vissuto nella Chiesa situazioni difficili, tra cui abusi sessuali, di potere e di coscienza da parte di chierici, persone consacrate e laici. Senza dimenticare le divisioni interne.

Per tutto questo, la missione della Chiesa diventa più difficile e va screditandosi. Papa Francesco ci dice che dietro tutto questo c’è il diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra noi. Molte volte lo dimentichiamo”.

Già nella Gaudete et exsultate, Bergoglio scriveva: “Non pensiamo che [il diavolo] sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea... Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità”.

Perché nel mese di ottobre? Perché - ricorda ancora padre Fornos - “è un mese mariano, con la festa del Rosario il 7 ottobre. E questo ottobre 2018 lo è ancora di più, con il Sinodo dei vescovi sui giovani, la fede e il discernimento. Dobbiamo pregare per la Chiesa il rosario ogni giorno, come ha invitato Papa Francesco, con la preghiera a san Michele arcangelo, e pregare per l’unità della Chiesa e la sua missione nel mondo”.

]]>
preghiere

A dispetto di alcuni intellettuali secondo cui Papa Francesco avrebbe ‘abolito’ il diavolo, il Pontefice ha ben presenti le cause profonde dei mali della Chiesa, che non sono cause puramente sociologiche ma più misteriose e potenti (vedi Efesini 6,12).

È di questi giorni la notizia, diramata dal Vaticano, che Francesco invita tutti i fedeli di tutto il mondo a pregare il rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre. Lo scopo è unirsi in comunione e in penitenza come popolo di Dio, chiedendo l’intercessione della Madre di Dio e di san Michele arcangelo affinché proteggano la Chiesa dal demonio.

Nella Chiesa non sono purtroppo mai mancate tensioni, né il lato oscuro del peccato. In questo periodo a emergere all’attenzione sono, da un lato, le divisioni tra cattolici proprio a proposito di presunte indegnità o addirittura eresie di Jorge Mario Bergoglio; e lo scandalo degli atti di pedofilia compiuti da sacerdoti in più parti del mondo.

LE PREGHIERE

“Sub tuum praesídium confúgimus,/ sancta Dei Génitrix; / nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus, / sed a perículis cunctis líbera nos semper, / Virgo gloriósa et benedícta”.

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

“Sancte Míchael archángele , defénde nos in próelio; / contra nequítiam et insídias diáboli esto praesídium. / Imperet illi Deus, súpplices deprecámur, / tuque, prínceps milítiae caeléstis, / Sátanam aliósque spíritus malígnos, / qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo, / divína virtúte, in inférnum detrúde. Amen”.

San Michele arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro le malvagità e le insidie del demonio. Capo supremo delle milizie celesti, fa’ sprofondare nell’inferno, con la forza di Dio, Satana e gli altri spiriti maligni che vagano per il mondo per la perdizione delle anime. Amen.

L’iniziativa è nata pochi giorni fa quando Papa Francesco ha incontrato il gesuita Fréderic Fornos, direttore della Rete mondiale di preghiera per il Papa, e gli ha chiesto di diffondere in tutto il mondo questo suo appello, invitando inoltre i fedeli a concludere la recita del rosario con l’antica invocazione mariana Sub tuum praesidium e con la preghiera a san Michele (vedi Apocalisse 12,7-12) scritta da papa Leone XIII.

“In questi ultimi anni e mesi - dice padre Fornos abbiamo vissuto nella Chiesa situazioni difficili, tra cui abusi sessuali, di potere e di coscienza da parte di chierici, persone consacrate e laici. Senza dimenticare le divisioni interne.

Per tutto questo, la missione della Chiesa diventa più difficile e va screditandosi. Papa Francesco ci dice che dietro tutto questo c’è il diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra noi. Molte volte lo dimentichiamo”.

Già nella Gaudete et exsultate, Bergoglio scriveva: “Non pensiamo che [il diavolo] sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea... Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità”.

Perché nel mese di ottobre? Perché - ricorda ancora padre Fornos - “è un mese mariano, con la festa del Rosario il 7 ottobre. E questo ottobre 2018 lo è ancora di più, con il Sinodo dei vescovi sui giovani, la fede e il discernimento. Dobbiamo pregare per la Chiesa il rosario ogni giorno, come ha invitato Papa Francesco, con la preghiera a san Michele arcangelo, e pregare per l’unità della Chiesa e la sua missione nel mondo”.

]]>
Assisi. La prima preghiera ecumenica per il creato e il pellegrinaggio verso Gubbio https://www.lavoce.it/assisi-preghiera-ecumenica-creato/ Thu, 06 Sep 2018 10:00:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52767 preghiera ecumenica creato

Prendersi cura della Terra durante il “Tempo del creato” è stato l’appello rilanciato da alti rappresentati delle tradizioni cristiane ai fedeli cristiani - circa un terzo della popolazione mondiale! - durante la prima Preghiera ecumenica per il creato tenutasi ad Assisi in vista della Cop24, la Conferenza internazionale sul clima che si terrà in Polonia il prossimo ottobre.

Densi di significato i luoghi scelti per ospitare le quattro “tappe” della preghiera. Iniziata il 31 agosto presso il santuario della Spogliazione per incoraggiare una riflessione sull’urgente necessità di una conversione ecologica, è proseguita con la veglia davanti al Crocifisso di San Damiano, focalizzata sul mandato di Gesù a san Francesco: “Va’ e ripara la mia casa”, che impegna anche noi oggi come custodi della creazione.

Il 1° settembre, in occasione della quarta Giornata mondiale di preghiera per il creato, il sagrato della basilica superiore di San Francesco ha accolto i leader presenti che hanno lanciato, con la Dichiarazione congiunta, il loro appello per la giustizia climatica e per una nuova solidarietà globale con i più colpiti, invitando ad agire a livello internazionale attraverso “provvedimenti coraggiosi ai prossimi negoziati Onu sul clima”. Dal sagrato è poi partito il pellegrinaggio Assisi-Gubbio sul Sentiero di Francesco, con cui ci si è uniti simbolicamente al cammino verso la Cop24. Era il primo incontro di questo tipo organizzato dal Direttivo ecumenico del Tempo del creato (per questo, prima Preghiera) composto da Movimento cattolico mondiale per il clima, Consiglio ecumenico delle Chiese, Rete per l’ambiente della Comunione anglicana, Federazione luterana mondiale, A Rocha, Christian Aid, Lausanne/ World Evangelical Alliance Creation Care Network, Act Alliance e World Communion for Reformed Churches.

L’evento è stato realizzato in collaborazione con le diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Gubbio, il Sacro Convento e l’Istituto Serafico di Assisi. Hanno partecipato ai diversi momenti l’archimandrita Athenagoras Fasiolo, rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli, il card. Angelo Bagnasco, presidente del Ccee, mons. Bruno-Marie Duffeé, segretario del Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, il vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino, e il sindaco di Assisi, Stefania Proietti.

Nei loro interventi, i leader religiosi hanno richiamato all’impegno nel servire personalmente e come comunità cristiane i fratelli, in particolare gli “ultimi”, spesso resi tali proprio dalle conseguenze dei cambiamenti climatici nelle proprie terre. Un impegno sostenuto dalla speranza nel bene che già c’è negli sforzi di tanti cristiani per rispondere alla chiamata ad essere custodi della creazione, e nei tentativi di cambiare la “narrativa” di un mondo frammentato e polarizzato; e dall’unità che possiamo già vivere come comunità cristiane lavorando insieme per rispondere all’urgenza della crisi ambientale.

Marina Zola Ufficio per l’ecumenismo della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino

In cammino sulle orme di Francesco

Nel “chiostro della pace” del convento di San Francesco, a conclusione della decima edizione del pellegrinaggio a piedi Assisi-Gubbio, il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha consegnato al suo predecessore, il vescovo emerito Mario Ceccobelli, il premio “Lupo di Gubbio per la riconciliazione”: un piatto in ceramica dell’artista Giampietro Rampini. Non tanto un passaggio di consegne, ma un riconoscimento dovuto a Ceccobelli, il cui operato è stato sempre improntato a ricercare il bene comune e soprattutto quanto unisce persone e popoli. È stata la degna conclusione di una manifestazione che ancora una volta ha registrato un bel successo, con oltre 300 partecipanti complessivi. Il vescovo Luciano ha guidato il pellegrinaggio per la prima volta, un cammino tra l’altro che il Vescovo ben conosce, soprattutto per i valori che riepiloga; non a caso lo ha scelto per arrivare nella diocesi affidata alle sue cure a ridosso della consacrazione e ingresso (3 dicembre 2017). Nella conclusione di questa decima edizione sono stati coinvolti luoghi-simbolo della vicenda umana e spirituale del francescanesimo: la chiesa della Vittorina, messa a disposizione di Francesco dal vescovo Vilano nel 1213, la chiesa di San Francesco della Pace, la chiesa di San Francesco in piazza 40 Martiri. Alla Vittorina, sede del primo cenobio dei frati, legata all’ammansimento del lupo e all’assistenza ai lebbrosi nel vicino lazzaretto, c’è stato il saluto del custode, padre Francesco Ferrari .

Giampiero Bedini

]]>
preghiera ecumenica creato

Prendersi cura della Terra durante il “Tempo del creato” è stato l’appello rilanciato da alti rappresentati delle tradizioni cristiane ai fedeli cristiani - circa un terzo della popolazione mondiale! - durante la prima Preghiera ecumenica per il creato tenutasi ad Assisi in vista della Cop24, la Conferenza internazionale sul clima che si terrà in Polonia il prossimo ottobre.

Densi di significato i luoghi scelti per ospitare le quattro “tappe” della preghiera. Iniziata il 31 agosto presso il santuario della Spogliazione per incoraggiare una riflessione sull’urgente necessità di una conversione ecologica, è proseguita con la veglia davanti al Crocifisso di San Damiano, focalizzata sul mandato di Gesù a san Francesco: “Va’ e ripara la mia casa”, che impegna anche noi oggi come custodi della creazione.

Il 1° settembre, in occasione della quarta Giornata mondiale di preghiera per il creato, il sagrato della basilica superiore di San Francesco ha accolto i leader presenti che hanno lanciato, con la Dichiarazione congiunta, il loro appello per la giustizia climatica e per una nuova solidarietà globale con i più colpiti, invitando ad agire a livello internazionale attraverso “provvedimenti coraggiosi ai prossimi negoziati Onu sul clima”. Dal sagrato è poi partito il pellegrinaggio Assisi-Gubbio sul Sentiero di Francesco, con cui ci si è uniti simbolicamente al cammino verso la Cop24. Era il primo incontro di questo tipo organizzato dal Direttivo ecumenico del Tempo del creato (per questo, prima Preghiera) composto da Movimento cattolico mondiale per il clima, Consiglio ecumenico delle Chiese, Rete per l’ambiente della Comunione anglicana, Federazione luterana mondiale, A Rocha, Christian Aid, Lausanne/ World Evangelical Alliance Creation Care Network, Act Alliance e World Communion for Reformed Churches.

L’evento è stato realizzato in collaborazione con le diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Gubbio, il Sacro Convento e l’Istituto Serafico di Assisi. Hanno partecipato ai diversi momenti l’archimandrita Athenagoras Fasiolo, rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli, il card. Angelo Bagnasco, presidente del Ccee, mons. Bruno-Marie Duffeé, segretario del Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, il vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino, e il sindaco di Assisi, Stefania Proietti.

Nei loro interventi, i leader religiosi hanno richiamato all’impegno nel servire personalmente e come comunità cristiane i fratelli, in particolare gli “ultimi”, spesso resi tali proprio dalle conseguenze dei cambiamenti climatici nelle proprie terre. Un impegno sostenuto dalla speranza nel bene che già c’è negli sforzi di tanti cristiani per rispondere alla chiamata ad essere custodi della creazione, e nei tentativi di cambiare la “narrativa” di un mondo frammentato e polarizzato; e dall’unità che possiamo già vivere come comunità cristiane lavorando insieme per rispondere all’urgenza della crisi ambientale.

Marina Zola Ufficio per l’ecumenismo della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino

In cammino sulle orme di Francesco

Nel “chiostro della pace” del convento di San Francesco, a conclusione della decima edizione del pellegrinaggio a piedi Assisi-Gubbio, il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha consegnato al suo predecessore, il vescovo emerito Mario Ceccobelli, il premio “Lupo di Gubbio per la riconciliazione”: un piatto in ceramica dell’artista Giampietro Rampini. Non tanto un passaggio di consegne, ma un riconoscimento dovuto a Ceccobelli, il cui operato è stato sempre improntato a ricercare il bene comune e soprattutto quanto unisce persone e popoli. È stata la degna conclusione di una manifestazione che ancora una volta ha registrato un bel successo, con oltre 300 partecipanti complessivi. Il vescovo Luciano ha guidato il pellegrinaggio per la prima volta, un cammino tra l’altro che il Vescovo ben conosce, soprattutto per i valori che riepiloga; non a caso lo ha scelto per arrivare nella diocesi affidata alle sue cure a ridosso della consacrazione e ingresso (3 dicembre 2017). Nella conclusione di questa decima edizione sono stati coinvolti luoghi-simbolo della vicenda umana e spirituale del francescanesimo: la chiesa della Vittorina, messa a disposizione di Francesco dal vescovo Vilano nel 1213, la chiesa di San Francesco della Pace, la chiesa di San Francesco in piazza 40 Martiri. Alla Vittorina, sede del primo cenobio dei frati, legata all’ammansimento del lupo e all’assistenza ai lebbrosi nel vicino lazzaretto, c’è stato il saluto del custode, padre Francesco Ferrari .

Giampiero Bedini

]]>
Le regole per la preghiera dei fedeli https://www.lavoce.it/le-regole-la-preghiera-dei-fedeli/ https://www.lavoce.it/le-regole-la-preghiera-dei-fedeli/#comments Sat, 09 Jun 2018 08:00:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52040 logo rubrica domande sulla liturgia

Caro don Verzini, partecipando a diverse celebrazioni ho notato come la preghiera dei fedeli abbia diverse forme, un numero variabile di richieste a Dio, a volte con diverse persone che leggono. Può dare indicazioni in merito per capire quale sia la regola? E soprattutto, può dirmi se sono dettagli importanti o trascurabili? Effettivamente nelle nostre celebrazioni assistiamo a una grande varietà di preghiere: c’è che le legge dal foglietto domenicale, chi le formula in maniera libera, chi si affida a determinati sussidi, e così via. La preghiera dei fedeli, di cui abbiamo alcune forme da antichissima data, è inserita nella liturgia della Parola perché ha la funzione di “rispondere” alla Parola di Dio che è stata precedentemente proclamata, e dà la possibilità a ogni fedele di esprimere il proprio sacerdozio battesimale elevando a Dio preghiere di intercessione per la salvezza di tutti. Per questo la “preghiera universale”, o “dei fedeli”, ha la caratteristica di essere formulata in base alla celebrazione che stiamo vivendo, al tempo liturgico, alle necessità del mondo. L’ Ordinamento generale del Messale romano, così come lo stesso Messale che riporta alcuni formulari, indicandoci la successione da seguire nella proclamazione, ci indica anche i contenuti essenziali, ossia: per le necessità della Chiesa, per i governati e la salvezza del mondo, per coloro che si trovano in difficoltà, per la comunità locale. Questo schema comunque è flessibile, dato che gli stessi libri liturgici riportano alcuni formulari di preghiera nei quali si sottolinea la celebrazione che si sta svolgendo quale, per esempio, un battesimo, un matrimonio, le cresime, le esequie, ecc. Per questo esistono innumerevoli sussidi che suggeriscono i loro schemi di preghiera. Avere comunque delle indicazioni da parte dell’ Ordinamento ci è utile per capire il senso profondo della preghiera dei fedeli e cioè quello, come già abbiamo detto, di intercedere per il mondo. Le preghiere possono essere preparate o formulate dagli stessi fedeli, dal gruppo liturgico parrocchiale o dal presbitero, purché se ne esprima il senso, siano davvero momento di intercessione e, infine ma non ultimo, come già l’ Ordinamento suggerisce, siano brevi e sobrie. Dopo una breve monizione da parte di colui che presiede la celebrazione, le intenzioni possono essere lette dal diacono, se è presente, ma anche da un lettore o un fedele laico. Anche quando non sono gli stessi fedeli a leggere le preghiere, non viene meno il fatto che questo sia un momento proprio dell’assemblea, che è invitata, infatti, a rispondere a ogni “intenzione” con una invocazione comune.  ]]>
logo rubrica domande sulla liturgia

Caro don Verzini, partecipando a diverse celebrazioni ho notato come la preghiera dei fedeli abbia diverse forme, un numero variabile di richieste a Dio, a volte con diverse persone che leggono. Può dare indicazioni in merito per capire quale sia la regola? E soprattutto, può dirmi se sono dettagli importanti o trascurabili? Effettivamente nelle nostre celebrazioni assistiamo a una grande varietà di preghiere: c’è che le legge dal foglietto domenicale, chi le formula in maniera libera, chi si affida a determinati sussidi, e così via. La preghiera dei fedeli, di cui abbiamo alcune forme da antichissima data, è inserita nella liturgia della Parola perché ha la funzione di “rispondere” alla Parola di Dio che è stata precedentemente proclamata, e dà la possibilità a ogni fedele di esprimere il proprio sacerdozio battesimale elevando a Dio preghiere di intercessione per la salvezza di tutti. Per questo la “preghiera universale”, o “dei fedeli”, ha la caratteristica di essere formulata in base alla celebrazione che stiamo vivendo, al tempo liturgico, alle necessità del mondo. L’ Ordinamento generale del Messale romano, così come lo stesso Messale che riporta alcuni formulari, indicandoci la successione da seguire nella proclamazione, ci indica anche i contenuti essenziali, ossia: per le necessità della Chiesa, per i governati e la salvezza del mondo, per coloro che si trovano in difficoltà, per la comunità locale. Questo schema comunque è flessibile, dato che gli stessi libri liturgici riportano alcuni formulari di preghiera nei quali si sottolinea la celebrazione che si sta svolgendo quale, per esempio, un battesimo, un matrimonio, le cresime, le esequie, ecc. Per questo esistono innumerevoli sussidi che suggeriscono i loro schemi di preghiera. Avere comunque delle indicazioni da parte dell’ Ordinamento ci è utile per capire il senso profondo della preghiera dei fedeli e cioè quello, come già abbiamo detto, di intercedere per il mondo. Le preghiere possono essere preparate o formulate dagli stessi fedeli, dal gruppo liturgico parrocchiale o dal presbitero, purché se ne esprima il senso, siano davvero momento di intercessione e, infine ma non ultimo, come già l’ Ordinamento suggerisce, siano brevi e sobrie. Dopo una breve monizione da parte di colui che presiede la celebrazione, le intenzioni possono essere lette dal diacono, se è presente, ma anche da un lettore o un fedele laico. Anche quando non sono gli stessi fedeli a leggere le preghiere, non viene meno il fatto che questo sia un momento proprio dell’assemblea, che è invitata, infatti, a rispondere a ogni “intenzione” con una invocazione comune.  ]]>
https://www.lavoce.it/le-regole-la-preghiera-dei-fedeli/feed/ 1
Quando a messa sono presenti i bambini https://www.lavoce.it/messa-presenti-bambini/ Sat, 12 May 2018 08:00:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51860 logo rubrica domande sulla liturgia

Caro don Verzini, in alcune parrocchie ho visto i bambini leggere la Preghiera dei fedeli, in altre solo adulti. Ci sono regole per quanto riguarda i lettori? La figura del lettore è regolata, come tutta la celebrazione eucaristica, dall’ Ordinamento del Messale romano, e dallo stesso Messale. Chiaramente si riferisce perlopiù al lettorato “istituito”, cioè a quegli uomini che attraverso il rito d’istituzione vengono abilitati alla proclamazione della Parola di Dio nella liturgia. Già da qui possiamo però capire come questo non rispecchi la situazione odierna. Infatti nelle nostre assemblee tutti proclamano la Parola, uomini, donne, talvolta bambini, ma comunque non “lettori istituiti” bensì lettori “straordinari”, il che, di per sé, non è un problema. Qualora manchi il lettore istituito anche i fedeli, debitamente preparati, possono proclamare le letture e le preghiere dei fedeli. La sua domanda però pone un altro problema, quello della presenza dei più giovani nelle nostre assemblee. Parlo in termini di problema non perché la presenza di bambini lo sia, ma perché ci si pone come comunità cristiana un impegno nell’accogliere anche in assemblea le giovani generazioni. Questo non significa solo averli sparsi nell’aula liturgica, ma anche renderli in qualche maniera partecipi della celebrazione. Infatti il compito che ci è dato dal giorno del battesimo di ogni bambino è di essere una comunità che accoglie, e chiaramente questa missione è rispettata se lo siamo anche in quanto assemblea che celebra. Per questo credo che siamo chiamati ad “iniziare” i bambini alla liturgia, educandoli al valore e all’importanza della celebrazione con la celebrazione stessa. Da una parte noi adulti, compiendo i gesti rituali per bene, possiamo dare testimonianza su come si celebra ed educare - senza troppo parlare - i più piccoli. Dall’altra, sappiamo che per coinvolgere i bambini c’è bisogno anche di renderli un po’ protagonisti delle azioni che si compiono, per questo anche nella liturgia possiamo dedicare talvolta alcuni semplici servizi ai bambini, secondo le loro capacità. Diverse volte ho visto celebrazioni dedicate solo ai bambini e a misura di bambino, ma possono accadere solo una tantum, per evitare che si crei la presenza di due comunità differenti, quella dei piccoli e quella dei grandi, con celebrazioni differenti. Pur non essendo strettamente normato ciò che abbiamo detto finora, credo che compito dei Pastori, insieme a tutti i soggetti che entrano in gioco nell’educazione delle giovani generazioni, è quello di trovare i modi giusti per iniziare i bambini alla liturgia, rispondendo all’invito di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc 10,14), senza però snaturare la celebrazione che la Chiesa ci ha consegnato.  ]]>
logo rubrica domande sulla liturgia

Caro don Verzini, in alcune parrocchie ho visto i bambini leggere la Preghiera dei fedeli, in altre solo adulti. Ci sono regole per quanto riguarda i lettori? La figura del lettore è regolata, come tutta la celebrazione eucaristica, dall’ Ordinamento del Messale romano, e dallo stesso Messale. Chiaramente si riferisce perlopiù al lettorato “istituito”, cioè a quegli uomini che attraverso il rito d’istituzione vengono abilitati alla proclamazione della Parola di Dio nella liturgia. Già da qui possiamo però capire come questo non rispecchi la situazione odierna. Infatti nelle nostre assemblee tutti proclamano la Parola, uomini, donne, talvolta bambini, ma comunque non “lettori istituiti” bensì lettori “straordinari”, il che, di per sé, non è un problema. Qualora manchi il lettore istituito anche i fedeli, debitamente preparati, possono proclamare le letture e le preghiere dei fedeli. La sua domanda però pone un altro problema, quello della presenza dei più giovani nelle nostre assemblee. Parlo in termini di problema non perché la presenza di bambini lo sia, ma perché ci si pone come comunità cristiana un impegno nell’accogliere anche in assemblea le giovani generazioni. Questo non significa solo averli sparsi nell’aula liturgica, ma anche renderli in qualche maniera partecipi della celebrazione. Infatti il compito che ci è dato dal giorno del battesimo di ogni bambino è di essere una comunità che accoglie, e chiaramente questa missione è rispettata se lo siamo anche in quanto assemblea che celebra. Per questo credo che siamo chiamati ad “iniziare” i bambini alla liturgia, educandoli al valore e all’importanza della celebrazione con la celebrazione stessa. Da una parte noi adulti, compiendo i gesti rituali per bene, possiamo dare testimonianza su come si celebra ed educare - senza troppo parlare - i più piccoli. Dall’altra, sappiamo che per coinvolgere i bambini c’è bisogno anche di renderli un po’ protagonisti delle azioni che si compiono, per questo anche nella liturgia possiamo dedicare talvolta alcuni semplici servizi ai bambini, secondo le loro capacità. Diverse volte ho visto celebrazioni dedicate solo ai bambini e a misura di bambino, ma possono accadere solo una tantum, per evitare che si crei la presenza di due comunità differenti, quella dei piccoli e quella dei grandi, con celebrazioni differenti. Pur non essendo strettamente normato ciò che abbiamo detto finora, credo che compito dei Pastori, insieme a tutti i soggetti che entrano in gioco nell’educazione delle giovani generazioni, è quello di trovare i modi giusti per iniziare i bambini alla liturgia, rispondendo all’invito di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc 10,14), senza però snaturare la celebrazione che la Chiesa ci ha consegnato.  ]]>
Il rosario fa anche parte della liturgia? https://www.lavoce.it/rosario-anche-parte-della-liturgia/ Sat, 05 May 2018 08:36:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51821 logo rubrica domande sulla liturgia

Caro don Verzini, il mese di maggio è tradizionalmente il mese del rosario, e vi è la pratica diffusa - non solo in questo mese - di recitarlo prima che inizi la messa. Anche il rosario è quindi preghiera liturgica, come le lodi o la messa? Gentile lettore, no, il rosario non è pratica liturgica in senso stretto, e chiaramente non può essere equiparato alla preghiera della liturgia delle ore o alla celebrazione eucaristica, anche se uno dei nostri libri liturgici, il Rito delle esequie, suggerisce di mantenere questa pia pratica durante la veglia nella casa del defunto, qualora ci sia l’usanza. Quindi in qualche maniera ciò che è nato dalla pietà popolare è stato assunto dalla prassi liturgica. Con il Vaticano II è stata ri-posta al centro della vita ecclesiale, e della preghiera comunitaria e personale, la liturgia quale “fonte e culmine” della vita cristiana. Con ciò il rosario non le si oppone, ma anzi può aiutare a entrare con più consapevolezza e con predisposizione d’animo alla contemplazione del “mistero” che celebriamo nella liturgia. A insistere sulla bontà di questa modalità di preghiera non è solo la stessa pietà popolare, che a partire dal secondo millennio l’ha fatta sua, ma anche il magistero di tanti Pontefici: da Pio V che istituì la festa di santa Maria delle Vittorie (1572) dopo la vittoria di Lepanto attribuita all’intercessione della Vergine, a Leone XIII, Giovanni XXIII, Paolo VI e, non da ultimo, Giovanni Paolo II il quale con la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (2002) non solo ci ha consegnato una ricca riflessione sul rosario ma, indicendo l’Anno del Rosario dall’ottobre 2002 all’ottobre dell’anno successivo, ha aggiunto i “Misteri della luce” a quelli tradizionali (della gioia, della gloria, del dolore) per meditare sulla vita pubblica di Gesù compresa tra battesimo e passione. Insomma, vediamo come questa pia pratica, pur non essendo in senso stretto liturgica, è da secoli di somma importanza nella vita della Chiesa. Giovanni Paolo II la descrisse come quasi un compendio del messaggio evangelico; e in questo aiuta i cristiani non solo a chiedere l’intercessione di Maria per le necessità che vogliono presentare al Padre, ma anche a contemplare il mistero di Cristo alla scuola di Maria. Infatti chi se non la Madre ci può insegnare a metterci di fronte a Gesù? Lei che ha aiutato il Bambino di Betlemme a crescere in sapienza e grazia, può aiutare anche noi a entrare, quasi presi per mano, più intimamente nel mistero di Cristo. Per questo la tradizione vuole che la recita ripetitiva di Padre nostro e di Ave Maria sia scandita dall’annuncio di un particolare episodio della vita del Cristo, meglio se accompagnato dalla proclamazione del brano di Vangelo di riferimento, così da meditare, riflettere, contemplare la vita di Colui che è stato ed è la nostra unica via di salvezza.  ]]>
logo rubrica domande sulla liturgia

Caro don Verzini, il mese di maggio è tradizionalmente il mese del rosario, e vi è la pratica diffusa - non solo in questo mese - di recitarlo prima che inizi la messa. Anche il rosario è quindi preghiera liturgica, come le lodi o la messa? Gentile lettore, no, il rosario non è pratica liturgica in senso stretto, e chiaramente non può essere equiparato alla preghiera della liturgia delle ore o alla celebrazione eucaristica, anche se uno dei nostri libri liturgici, il Rito delle esequie, suggerisce di mantenere questa pia pratica durante la veglia nella casa del defunto, qualora ci sia l’usanza. Quindi in qualche maniera ciò che è nato dalla pietà popolare è stato assunto dalla prassi liturgica. Con il Vaticano II è stata ri-posta al centro della vita ecclesiale, e della preghiera comunitaria e personale, la liturgia quale “fonte e culmine” della vita cristiana. Con ciò il rosario non le si oppone, ma anzi può aiutare a entrare con più consapevolezza e con predisposizione d’animo alla contemplazione del “mistero” che celebriamo nella liturgia. A insistere sulla bontà di questa modalità di preghiera non è solo la stessa pietà popolare, che a partire dal secondo millennio l’ha fatta sua, ma anche il magistero di tanti Pontefici: da Pio V che istituì la festa di santa Maria delle Vittorie (1572) dopo la vittoria di Lepanto attribuita all’intercessione della Vergine, a Leone XIII, Giovanni XXIII, Paolo VI e, non da ultimo, Giovanni Paolo II il quale con la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae (2002) non solo ci ha consegnato una ricca riflessione sul rosario ma, indicendo l’Anno del Rosario dall’ottobre 2002 all’ottobre dell’anno successivo, ha aggiunto i “Misteri della luce” a quelli tradizionali (della gioia, della gloria, del dolore) per meditare sulla vita pubblica di Gesù compresa tra battesimo e passione. Insomma, vediamo come questa pia pratica, pur non essendo in senso stretto liturgica, è da secoli di somma importanza nella vita della Chiesa. Giovanni Paolo II la descrisse come quasi un compendio del messaggio evangelico; e in questo aiuta i cristiani non solo a chiedere l’intercessione di Maria per le necessità che vogliono presentare al Padre, ma anche a contemplare il mistero di Cristo alla scuola di Maria. Infatti chi se non la Madre ci può insegnare a metterci di fronte a Gesù? Lei che ha aiutato il Bambino di Betlemme a crescere in sapienza e grazia, può aiutare anche noi a entrare, quasi presi per mano, più intimamente nel mistero di Cristo. Per questo la tradizione vuole che la recita ripetitiva di Padre nostro e di Ave Maria sia scandita dall’annuncio di un particolare episodio della vita del Cristo, meglio se accompagnato dalla proclamazione del brano di Vangelo di riferimento, così da meditare, riflettere, contemplare la vita di Colui che è stato ed è la nostra unica via di salvezza.  ]]>