parroci Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/parroci/ Settimanale di informazione regionale Fri, 12 Jul 2024 10:10:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg parroci Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/parroci/ 32 32 Novità per molte parrocchie. Tra Case Bruciate e Ferro di Cavallo scambio di parroco https://www.lavoce.it/novita-per-molte-parrocchie-tra-case-bruciate-e-ferro-di-cavallo-scambio-di-parroco/ https://www.lavoce.it/novita-per-molte-parrocchie-tra-case-bruciate-e-ferro-di-cavallo-scambio-di-parroco/#respond Fri, 12 Jul 2024 10:10:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77024

Parrocchie: cambiamenti annunciati per il prossimo autunno. Con le nomine pubblicate sul sito diocesano, e effettive “a partire dal prossimo autunno”, prosegue la ridefinizione degli incarichi pastorali al clero diocesano della diocesi di Perugia - Città della Pieve. Alcuni sono spostamenti da una parrocchia all’altra, altri sono un ampliamento delle parrocchie affidate allo stesso stesso parroco, altri sono servizi di cappellania. Due tra le parrocchie più grandi di Perugia, Case Bruciate e Ferro di cavallo, vivranno uno scambio di parroco: Ferro di Cavallo saluta don Francesco Medori e accoglie don Riccardo Pascolini mentre Case Bruciate saluta don Pascolini e accoglie don Medori.

Questo l’elenco dei nuovi mandati di ministero al clero diocesano

Don Francesco Medori, da parroco di Ferro di Cavallo, viene nominato parroco di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia. Don Joaquin Daniel Munives Raguel, da vicario parrocchiale di Ferro di Cavallo, viene nominato vicario parrocchiale di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia. Don Riccardo Pascolini, da parroco di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino, viene nominato parroco di Ferro di Cavallo. Don Arduino Marra viene nominato collaboratore pastorale della parrocchia di Ferro di Cavallo. Don Samy Abu Eideh, da parroco di Po’ Bandino, Ponticelli e vicario parrocchiale di Città della Pieve, viene nominato rettore della basilica di San Pietro in Perugia, continuando la sua collaborazione con l’Università degli Studi. Don Michael Tiritiello, da vicario parrocchiale di San Sisto, viene nominato parroco di Moiano, Po’ Bandino e Ponticelli. Padre Giovanni Ferro, OP, viene nominato vicario parrocchiale di San Domenico in Perugia. Don Nazzareno Fiorucci, da parroco di Deruta, viene nominato parroco di Tuoro e Borghetto di Tuoro. Don Mathy Ilamparithy, da collaboratore pastorale di Magione, Montecolognola e San Feliciano del Lago, viene nominato parroco di Deruta. Padre Giuseppe Sobhanayak, dei Padri Pallottini, da vicario parrocchiale di Castel Rigone e Lisciano Niccone, viene nominato collaboratore pastorale a Magione, San Feliciano del Lago e Montecolognola. Don Pietro Squarta, da parroco di Bosco e Colombella, viene nominato vicario parrocchiale di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino. Don Giovanni Yang Le, già parroco di Ramazzano, Piccione e Fratticiola Selvatica, viene nominato anche parroco di Bosco e Colombella. Don Roberto di Mauro, da collaboratore pastorale di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino, viene nominato collaboratore pastorale a San Martino in Campo, San Martino in Colle, Santa Maria Rossa, Sant’Andrea d’Agliano e sant’Enea. Don Raffaele Zampella, già parroco di Pierantonio, Rancolfo e Solfagnano, viene nominato anche parroco di Badia Montecorona e Romeggio. Padre Mannana Raju Thullimalli, della Congregazione degli Araldi del Vangelo, da collaboratore pastorale di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia, viene nominato collaboratore pastorale delle parrocchie di Villa Pitigano, Ponte Pattoli e Civitella Benazzone. Don Domenico Lucchiari, parroco di Pontevalleceppi e Pretola, viene nominato anche cappellano dell’Istituto Seppilli di Perugia. Don Andrea Orlando viene nominato cappellano della residenza per anziani “Opere Pie Donini” di Perugia.]]>

Parrocchie: cambiamenti annunciati per il prossimo autunno. Con le nomine pubblicate sul sito diocesano, e effettive “a partire dal prossimo autunno”, prosegue la ridefinizione degli incarichi pastorali al clero diocesano della diocesi di Perugia - Città della Pieve. Alcuni sono spostamenti da una parrocchia all’altra, altri sono un ampliamento delle parrocchie affidate allo stesso stesso parroco, altri sono servizi di cappellania. Due tra le parrocchie più grandi di Perugia, Case Bruciate e Ferro di cavallo, vivranno uno scambio di parroco: Ferro di Cavallo saluta don Francesco Medori e accoglie don Riccardo Pascolini mentre Case Bruciate saluta don Pascolini e accoglie don Medori.

Questo l’elenco dei nuovi mandati di ministero al clero diocesano

Don Francesco Medori, da parroco di Ferro di Cavallo, viene nominato parroco di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia. Don Joaquin Daniel Munives Raguel, da vicario parrocchiale di Ferro di Cavallo, viene nominato vicario parrocchiale di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia. Don Riccardo Pascolini, da parroco di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino, viene nominato parroco di Ferro di Cavallo. Don Arduino Marra viene nominato collaboratore pastorale della parrocchia di Ferro di Cavallo. Don Samy Abu Eideh, da parroco di Po’ Bandino, Ponticelli e vicario parrocchiale di Città della Pieve, viene nominato rettore della basilica di San Pietro in Perugia, continuando la sua collaborazione con l’Università degli Studi. Don Michael Tiritiello, da vicario parrocchiale di San Sisto, viene nominato parroco di Moiano, Po’ Bandino e Ponticelli. Padre Giovanni Ferro, OP, viene nominato vicario parrocchiale di San Domenico in Perugia. Don Nazzareno Fiorucci, da parroco di Deruta, viene nominato parroco di Tuoro e Borghetto di Tuoro. Don Mathy Ilamparithy, da collaboratore pastorale di Magione, Montecolognola e San Feliciano del Lago, viene nominato parroco di Deruta. Padre Giuseppe Sobhanayak, dei Padri Pallottini, da vicario parrocchiale di Castel Rigone e Lisciano Niccone, viene nominato collaboratore pastorale a Magione, San Feliciano del Lago e Montecolognola. Don Pietro Squarta, da parroco di Bosco e Colombella, viene nominato vicario parrocchiale di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino. Don Giovanni Yang Le, già parroco di Ramazzano, Piccione e Fratticiola Selvatica, viene nominato anche parroco di Bosco e Colombella. Don Roberto di Mauro, da collaboratore pastorale di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino, viene nominato collaboratore pastorale a San Martino in Campo, San Martino in Colle, Santa Maria Rossa, Sant’Andrea d’Agliano e sant’Enea. Don Raffaele Zampella, già parroco di Pierantonio, Rancolfo e Solfagnano, viene nominato anche parroco di Badia Montecorona e Romeggio. Padre Mannana Raju Thullimalli, della Congregazione degli Araldi del Vangelo, da collaboratore pastorale di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia, viene nominato collaboratore pastorale delle parrocchie di Villa Pitigano, Ponte Pattoli e Civitella Benazzone. Don Domenico Lucchiari, parroco di Pontevalleceppi e Pretola, viene nominato anche cappellano dell’Istituto Seppilli di Perugia. Don Andrea Orlando viene nominato cappellano della residenza per anziani “Opere Pie Donini” di Perugia.]]>
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Don Orlando Sbicca, il parroco missionario https://www.lavoce.it/don-orlando-sbicca/ https://www.lavoce.it/don-orlando-sbicca/#respond Tue, 09 Jul 2024 23:21:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=76935 Don Orlando Sbicca a destra in veste liturgica bianca scringe la mano al vescovo Ennio Antonelli, a sinistra, in veste liturgica color oro e rosso.

Monsignor Orlando Sbicca racconta la sua chiamata alla vita sacerdotale ricevendoci nella sacrestia della cattedrale di San Lorenzo dove è approdato come canonico confessore lo scorso ottobre, dopo essere stato missionario in Burundi e poi parroco ai Santi Biagio e Savino di Perugia, a Tavernelle di Panicale e Colle San Paolo. Nel frattempo, due riconoscimenti non di poco conto: monsignore cappellano di Sua Santità e canonico onorario del Santo Sepolcro. Infine, parroco a Casalina e a Castelleone di Deruta, un ritorno a casa… Gli si illuminano gli occhi quando pronuncia il nome del luogo in cui è nato, Castelleone di Deruta, l’11 gennaio 1941, e quando parla della sua famiglia di contadini, molto politicizzata di sinistra. «Sono cresciuto nel periodo delle lotte contadine comuniste che ha segnato la mia infanzia – racconta –. Entrai in Seminario grazie al parroco, don Redento Becci, che mi privilegiava pur non andando quasi mai in chiesa. Ci andavo rare volte con la mamma perché lei era una Veschini, di famiglia praticante. Il fratello di mamma, lo zio Gigiotto, era il babbo di mio cugino don Alberto divenuto anche lui sacerdote, l’attuale parroco di Ponte Felcino. Don Becci mi cercava sempre e forse era il Signore a volerlo, perché Lui ha le sue strade ed io ne ho imboccata una, quella che mi ha condotto a farmi prete. Quando la gente del posto seppe che il figlio degli Sbicca sarebbe entrato in Seminario, rimase incredula domandandosi: “Orlando prete? Appartiene a una famiglia di comunisti, di mangiapreti!”. Ci fu quasi una rivolta in paese dai toni persecutori: “Non ti vergogni di volerti fare prete?”. Il babbo, però, non mi ostacolò nella mia scelta ed entrai, a 12 anni, in Seminario, a Perugia». Un aneddoto degli anni trascorsi in Seminario? «Ricordo quando il cardinale Angelo Roncalli, patriarca di Venezia, il futuro papa Giovanni XXIII venne in visita al Seminario. In chiesa gli prepararono un inginocchiatoio dove potersi raccogliere in preghiera davanti al Santissimo, ma era troppo piccolo per la sua pancia “abbondante” e dovette inginocchiarsi direttamente a terra, sul tappeto… Allora la vita del Seminario (prima a Perugia con il rettore mons. Italiani e poi a Montemorcino con don Carlo Urru divenuto poi vescovo) era abbastanza severa..., ma la ricordo e l’assolvo tutta senza recriminazioni…». Lei privilegia molto la missione, ha da poco lasciato l’incarico di direttore dell’Ufficio diocesano missionario… «Negli anni di seminario nacque in me l’interesse per le missioni, entrando a far parte del gruppo missionario. Questo interesse per la vita missionaria, che fu anche un’inquietudine interiore, accrebbe in me quando arrivai in Seminario Regionale ad Assisi, maturando l’idea di farmi missionario… Nel contempo volevo ostacolare quest’idea, mandarla via, perché a quei tempi la missione era qualcosa anche di eroico… Quando ero nella chiesa del Seminario, a volte piangevo chiedendo al Signore di non farmi questa chiamata. Cammin facendo mi accorsi, invece, che era la mia strada! Andai a formarmi dai missionari Saveriani, a Parma, dove ricevetti l’ordinazione sacerdotale il 15 ottobre 1967.

Don Orlando missionario in Burundi

Dopo cinque anni di preparazione come animatore missionario in Piemonte e in Lombardia, nel 1972, partii per il Burundi. Fu un’esperienza bellissima, perché la missione ti tara, se sei in crisi ti brucia, se non lo sei ti dà qualcosa che ti cambia la vita. Ho avuto un amore grande per la gente e dalla gente del Burundi corrisposto in maniera edificante, che porto sempre nel mio cuore. Era gente che sapeva capirti ed ogni missionario aveva il suo soprannome ed io ne avevo due, uno positivo, che non ho detto mai a nessuno e lo porterò con me in Paradiso, l’altro “igniundo” (martello), perché i chiodi li mandavo giù tutti…». La vita in Burundi non è stata facile. Don Orlando, perché ha poi abbandonato la missione? «Ci sono stati anche momenti di sofferenza, di prova in un periodo in cui in Burundi furono commessi numerosi eccidi, oltre 150mila morti. Venivano da me tante vedove a dirmi: “padre mi hanno rubato la piantagione di caffè, di palme, ecc.…”. Dall’altare iniziai a denunciare queste ingiustizie, ma questo alle autorità locali non piacque e iniziarono le persecuzioni con un dossier tremendo su di me. Mi salvò una vedova di nome Maria che ero solito aiutare, perché molto povera, testimoniando la mia completa innocenza. Addirittura, diventai amico delle autorità non solo locali, ma anche del ministro dell’Interno, un cristiano molto buono. In Burundi, un Paese piccolo, la voce si sparse subito… Quando il presidente della Repubblica ebbe uno scontro durissimo con la Chiesa, iniziò il periodo delle espulsioni di missionari il sottoscritto incluso. Ricordo che il ministro degli Interni, l’amico colonnello Stanislao Mandi, mi fece pervenire un messaggio tramite il mio vescovo Roger Mpungu: mi assicurava che avrebbe fatto di tutto per farmi rientrare in Burundi. Dovetti lasciare il Paese nel 1979. In quei giorni drammatici, ricordo che una vedova in una assemblea in chiesa mi disse: “Padre Orlando, tu sei nei nostri cuori, ti ringraziamo perché per noi vedove sei stato nostro padre, nostro marito, nostro Dio”. Questa è la testimonianza di quanto la gente amasse noi missionari. Poi furono martirizzati in Burundi due confratelli, uno era padre Ottorino Maule, mio compagno di ordinazione ed una missionaria laica Catina Gubert. L’espulsione dal Burundi fu per me una prova particolarmente dolorosa, accompagnata da una crisi di fede. Chiesi ai superiori di fare un “anno sabatico”, di “silenzio” per rimettermi “in piedi”.

Il rientro a Perugia, in parrocchia

Poi per gravi motivi familiari tornai a Perugia, dove fui incardinato nel Clero diocesano e nominato dall’arcivescovo Ennio Antonelli, nel 1989, parroco dei Santi Biagio e Savino; e così il progetto di rientrare nel mio amato Burundi andò in fumo…». È stata la sua prima parrocchia, la sua prima “missione” ad “intra”. L’incontro con l’Abbé Pierre... «È stata un’esperienza nella quale devo ringraziare Dio per aver trovato nel mio predecessore una cara persona, don Genesio Censi, fondatore della comunità parrocchiale. Dodici anni di fraternità: don Genesio non mi fu di intralcio nella mia missione pastorale. Si meravigliò di questo bel rapporto una personalità ecclesiale di fama mondiale, che ospitai in parrocchia, l’Abbé Pierre, il fondatore delle Comunità Emmaus per poveri ed emarginati. Venne a Perugia per un incontro all’aperto, in piazza della Repubblica; io gli feci da interprete. Il giorno dopo lo accompagnai ad Assisi e durante il viaggio mi disse: “Padre, mi devo congratulare con lei, perché va d’accordo con il suo predecessore (l’“ancien curé”), di solito non è così!”. Con don Genesio avevamo affinità anche politiche, perché entrambi condividevamo gli ideali democristiani di sinistra». Dopo la comunità dei Santi Biagio e Savino, le altre parrocchie da lei guidate... «Tempi addietro, da preti, si entrava in città, mai il contrario… A me è toccato di andare controcorrente, uscendo dalla città, quando l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti, che mi stimava tanto (immeritatamente!), nel 2002, mi mandò parroco a Tavernelle e Colle San Paolo facendomi vivere un’esperienza positiva di “curato di campagna” a 360 gradi. Non sempre fu facile (era considerata la zona più scristianizzata della diocesi, parrocchie molto “dure”, molto politicizzate dove il partito comunista aveva maggioranze bulgare…), ma con i giovani è stato bellissimo. Io credo al sacramento della confessione e nel confessionale ho incontrato tanta santità… Poi il cardinale Gualtiero Bassetti mi affidò tutte le parrocchie (cinque) del comune di Panicale.

Don Orlando Sbicca parroco con l'anima missionaria

Ho proseguito la mia missione maturata ai Santi Biagio e Savino, dall’oratorio ai tanti campi estivi. Ricordo l’attenzione dei ragazzi durante le mie catechesi che sfioravano l’ora! Ho avuto sempre una venerazione per loro! Quando sento certe bestialità commesse da preti nei confronti di ragazzi e ragazze mi viene la pelle d’oca… Non molto tempo fa, vari animatori li ho rivisti ad un pranzo a Tuoro sul Trasimeno, da don Marco Cappellato; oggi sono sposati con figli. È stato molto bello!». A proposito del suo rapporto con i giovani, ha accompagnato qualcuno di loro al sacerdozio? «Il Signore non mi ha concesso il “privilegio” di accompagnare al sacerdozio dei giovani, uno l’ho avuto come adolescente, ma non so quanto io abbia influito nella sua scelta vocazionale». [Ho contattato questo giovane sacerdote, don Simone Pascarosa, attuale vicario episcopale per la Pastorale, e mi ha confermato che don Orlando Sbicca ha influito non poco sulla sua chiamata al sacerdozio, soprattutto per il suo carisma missionario]. Avviandoci alla conclusione, l’ultimo lustro di don Orlando parroco-missionario… «L’ho vissuto nella zona della mia fanciullezza, a Casalina e Castelleone, quasi un soggiorno salutare, prima di ritornare in città, questa volta da canonico confessore della cattedrale, incarico affidatomi dal nostro vescovo don Ivan. Giunto al 57° anno di sacerdozio, posso dire di avere una certa delusione, quella di vedere preti (soprattutto giovani) poco sensibili alla dimensione missionaria della pastorale. Sono ancora valide le parole di Gesù: “andate in tutto il mondo”! Vorrei umilmente dire loro: ricordatevi che è Cristo che ha salvato il mondo…, siate uomini di contemplazione per poi essere pastori che lasciano traccia e non tamburi che fanno chiasso».]]>
Don Orlando Sbicca a destra in veste liturgica bianca scringe la mano al vescovo Ennio Antonelli, a sinistra, in veste liturgica color oro e rosso.

Monsignor Orlando Sbicca racconta la sua chiamata alla vita sacerdotale ricevendoci nella sacrestia della cattedrale di San Lorenzo dove è approdato come canonico confessore lo scorso ottobre, dopo essere stato missionario in Burundi e poi parroco ai Santi Biagio e Savino di Perugia, a Tavernelle di Panicale e Colle San Paolo. Nel frattempo, due riconoscimenti non di poco conto: monsignore cappellano di Sua Santità e canonico onorario del Santo Sepolcro. Infine, parroco a Casalina e a Castelleone di Deruta, un ritorno a casa… Gli si illuminano gli occhi quando pronuncia il nome del luogo in cui è nato, Castelleone di Deruta, l’11 gennaio 1941, e quando parla della sua famiglia di contadini, molto politicizzata di sinistra. «Sono cresciuto nel periodo delle lotte contadine comuniste che ha segnato la mia infanzia – racconta –. Entrai in Seminario grazie al parroco, don Redento Becci, che mi privilegiava pur non andando quasi mai in chiesa. Ci andavo rare volte con la mamma perché lei era una Veschini, di famiglia praticante. Il fratello di mamma, lo zio Gigiotto, era il babbo di mio cugino don Alberto divenuto anche lui sacerdote, l’attuale parroco di Ponte Felcino. Don Becci mi cercava sempre e forse era il Signore a volerlo, perché Lui ha le sue strade ed io ne ho imboccata una, quella che mi ha condotto a farmi prete. Quando la gente del posto seppe che il figlio degli Sbicca sarebbe entrato in Seminario, rimase incredula domandandosi: “Orlando prete? Appartiene a una famiglia di comunisti, di mangiapreti!”. Ci fu quasi una rivolta in paese dai toni persecutori: “Non ti vergogni di volerti fare prete?”. Il babbo, però, non mi ostacolò nella mia scelta ed entrai, a 12 anni, in Seminario, a Perugia». Un aneddoto degli anni trascorsi in Seminario? «Ricordo quando il cardinale Angelo Roncalli, patriarca di Venezia, il futuro papa Giovanni XXIII venne in visita al Seminario. In chiesa gli prepararono un inginocchiatoio dove potersi raccogliere in preghiera davanti al Santissimo, ma era troppo piccolo per la sua pancia “abbondante” e dovette inginocchiarsi direttamente a terra, sul tappeto… Allora la vita del Seminario (prima a Perugia con il rettore mons. Italiani e poi a Montemorcino con don Carlo Urru divenuto poi vescovo) era abbastanza severa..., ma la ricordo e l’assolvo tutta senza recriminazioni…». Lei privilegia molto la missione, ha da poco lasciato l’incarico di direttore dell’Ufficio diocesano missionario… «Negli anni di seminario nacque in me l’interesse per le missioni, entrando a far parte del gruppo missionario. Questo interesse per la vita missionaria, che fu anche un’inquietudine interiore, accrebbe in me quando arrivai in Seminario Regionale ad Assisi, maturando l’idea di farmi missionario… Nel contempo volevo ostacolare quest’idea, mandarla via, perché a quei tempi la missione era qualcosa anche di eroico… Quando ero nella chiesa del Seminario, a volte piangevo chiedendo al Signore di non farmi questa chiamata. Cammin facendo mi accorsi, invece, che era la mia strada! Andai a formarmi dai missionari Saveriani, a Parma, dove ricevetti l’ordinazione sacerdotale il 15 ottobre 1967.

Don Orlando missionario in Burundi

Dopo cinque anni di preparazione come animatore missionario in Piemonte e in Lombardia, nel 1972, partii per il Burundi. Fu un’esperienza bellissima, perché la missione ti tara, se sei in crisi ti brucia, se non lo sei ti dà qualcosa che ti cambia la vita. Ho avuto un amore grande per la gente e dalla gente del Burundi corrisposto in maniera edificante, che porto sempre nel mio cuore. Era gente che sapeva capirti ed ogni missionario aveva il suo soprannome ed io ne avevo due, uno positivo, che non ho detto mai a nessuno e lo porterò con me in Paradiso, l’altro “igniundo” (martello), perché i chiodi li mandavo giù tutti…». La vita in Burundi non è stata facile. Don Orlando, perché ha poi abbandonato la missione? «Ci sono stati anche momenti di sofferenza, di prova in un periodo in cui in Burundi furono commessi numerosi eccidi, oltre 150mila morti. Venivano da me tante vedove a dirmi: “padre mi hanno rubato la piantagione di caffè, di palme, ecc.…”. Dall’altare iniziai a denunciare queste ingiustizie, ma questo alle autorità locali non piacque e iniziarono le persecuzioni con un dossier tremendo su di me. Mi salvò una vedova di nome Maria che ero solito aiutare, perché molto povera, testimoniando la mia completa innocenza. Addirittura, diventai amico delle autorità non solo locali, ma anche del ministro dell’Interno, un cristiano molto buono. In Burundi, un Paese piccolo, la voce si sparse subito… Quando il presidente della Repubblica ebbe uno scontro durissimo con la Chiesa, iniziò il periodo delle espulsioni di missionari il sottoscritto incluso. Ricordo che il ministro degli Interni, l’amico colonnello Stanislao Mandi, mi fece pervenire un messaggio tramite il mio vescovo Roger Mpungu: mi assicurava che avrebbe fatto di tutto per farmi rientrare in Burundi. Dovetti lasciare il Paese nel 1979. In quei giorni drammatici, ricordo che una vedova in una assemblea in chiesa mi disse: “Padre Orlando, tu sei nei nostri cuori, ti ringraziamo perché per noi vedove sei stato nostro padre, nostro marito, nostro Dio”. Questa è la testimonianza di quanto la gente amasse noi missionari. Poi furono martirizzati in Burundi due confratelli, uno era padre Ottorino Maule, mio compagno di ordinazione ed una missionaria laica Catina Gubert. L’espulsione dal Burundi fu per me una prova particolarmente dolorosa, accompagnata da una crisi di fede. Chiesi ai superiori di fare un “anno sabatico”, di “silenzio” per rimettermi “in piedi”.

Il rientro a Perugia, in parrocchia

Poi per gravi motivi familiari tornai a Perugia, dove fui incardinato nel Clero diocesano e nominato dall’arcivescovo Ennio Antonelli, nel 1989, parroco dei Santi Biagio e Savino; e così il progetto di rientrare nel mio amato Burundi andò in fumo…». È stata la sua prima parrocchia, la sua prima “missione” ad “intra”. L’incontro con l’Abbé Pierre... «È stata un’esperienza nella quale devo ringraziare Dio per aver trovato nel mio predecessore una cara persona, don Genesio Censi, fondatore della comunità parrocchiale. Dodici anni di fraternità: don Genesio non mi fu di intralcio nella mia missione pastorale. Si meravigliò di questo bel rapporto una personalità ecclesiale di fama mondiale, che ospitai in parrocchia, l’Abbé Pierre, il fondatore delle Comunità Emmaus per poveri ed emarginati. Venne a Perugia per un incontro all’aperto, in piazza della Repubblica; io gli feci da interprete. Il giorno dopo lo accompagnai ad Assisi e durante il viaggio mi disse: “Padre, mi devo congratulare con lei, perché va d’accordo con il suo predecessore (l’“ancien curé”), di solito non è così!”. Con don Genesio avevamo affinità anche politiche, perché entrambi condividevamo gli ideali democristiani di sinistra». Dopo la comunità dei Santi Biagio e Savino, le altre parrocchie da lei guidate... «Tempi addietro, da preti, si entrava in città, mai il contrario… A me è toccato di andare controcorrente, uscendo dalla città, quando l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti, che mi stimava tanto (immeritatamente!), nel 2002, mi mandò parroco a Tavernelle e Colle San Paolo facendomi vivere un’esperienza positiva di “curato di campagna” a 360 gradi. Non sempre fu facile (era considerata la zona più scristianizzata della diocesi, parrocchie molto “dure”, molto politicizzate dove il partito comunista aveva maggioranze bulgare…), ma con i giovani è stato bellissimo. Io credo al sacramento della confessione e nel confessionale ho incontrato tanta santità… Poi il cardinale Gualtiero Bassetti mi affidò tutte le parrocchie (cinque) del comune di Panicale.

Don Orlando Sbicca parroco con l'anima missionaria

Ho proseguito la mia missione maturata ai Santi Biagio e Savino, dall’oratorio ai tanti campi estivi. Ricordo l’attenzione dei ragazzi durante le mie catechesi che sfioravano l’ora! Ho avuto sempre una venerazione per loro! Quando sento certe bestialità commesse da preti nei confronti di ragazzi e ragazze mi viene la pelle d’oca… Non molto tempo fa, vari animatori li ho rivisti ad un pranzo a Tuoro sul Trasimeno, da don Marco Cappellato; oggi sono sposati con figli. È stato molto bello!». A proposito del suo rapporto con i giovani, ha accompagnato qualcuno di loro al sacerdozio? «Il Signore non mi ha concesso il “privilegio” di accompagnare al sacerdozio dei giovani, uno l’ho avuto come adolescente, ma non so quanto io abbia influito nella sua scelta vocazionale». [Ho contattato questo giovane sacerdote, don Simone Pascarosa, attuale vicario episcopale per la Pastorale, e mi ha confermato che don Orlando Sbicca ha influito non poco sulla sua chiamata al sacerdozio, soprattutto per il suo carisma missionario]. Avviandoci alla conclusione, l’ultimo lustro di don Orlando parroco-missionario… «L’ho vissuto nella zona della mia fanciullezza, a Casalina e Castelleone, quasi un soggiorno salutare, prima di ritornare in città, questa volta da canonico confessore della cattedrale, incarico affidatomi dal nostro vescovo don Ivan. Giunto al 57° anno di sacerdozio, posso dire di avere una certa delusione, quella di vedere preti (soprattutto giovani) poco sensibili alla dimensione missionaria della pastorale. Sono ancora valide le parole di Gesù: “andate in tutto il mondo”! Vorrei umilmente dire loro: ricordatevi che è Cristo che ha salvato il mondo…, siate uomini di contemplazione per poi essere pastori che lasciano traccia e non tamburi che fanno chiasso».]]>
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Nomine e avvicendamenti in Diocesi decisi dal vescovo Francesco Antonio Soddu https://www.lavoce.it/nomine-e-avvicendamenti-in-diocesi-decisi-dal-vescovo-francesco-antonio-soddu/ Fri, 07 Oct 2022 10:48:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68896 avvicendamenti parroci

Alla ripresa delle attività pastorali, alcuni avvicendamenti nelle parrocchie della Diocesi di Terni-Narni-Amelia e nei servizi pastorali diocesani sono stati decisi dal vescovo Francesco Antonio Soddu per una migliore organizzazione della pastorale diocesana e delle parrocchie, in particolare per quelle costituite in Comunità pastorali per un impegno condiviso delle diverse comunità e territori.

Terni, il vescovo Soddu ha nominato don Ioan Ghergut parroco di San Gabriele dell’Addolorata, in sostituzione di don Camillo Camozzi. Don Ioan lascia la parrocchia di Piediluco e Marmore.

Don Marco Decesaris è stato nominato parroco della parrocchia di Santa Maria del Rivo, dove ha svolto finora il ministero di viceparroco, in sostituzione di don Luca Andreani.

Don Tiziano Presezzi è alla guida della parrocchia della Santissima Trinità e Santa Maria della Pace a Valenza, in sostituzione di don Marcello Giorgi.

Padre Lorenzo Spezia è il nuovo parroco delle parrocchie di Santa Maria del Colle a Piediluco e di Sant’Andrea apostolo a Marmore, in sostituzione di don Ioan Ghergut.

Don Daniele Martelli, è stato nominato viceparroco nella parrocchia Immacolata Concezione alla Polymer.

Nella zona di Narni diversi sono gli avvicendamenti. Don Giorgio Garofoli è il nuovo parroco della parrocchia dei Santi Giuseppe, Egidio e Marina in Nera Montoro, Montoro e Stifone, in sostituzione di don Pietro Blaj a cui è stata affidata la parrocchia di Santa Maria Assunta e San Valentino a Calvi dell’Umbria.

La parrocchia di San Liberato di Narni è stata affidata a don Sergio Vandini, che finora ha svolto il ministero di viceparroco nella parrocchia di San Matteo apostolo a Campitello.

Altro avvicendamento riguarda la parrocchia di Sant’Andrea apostolo a Capitone affidata a don Josivaldo Assis de Oliveira come amministratore parrocchiale; la parrocchia di San Lino papa a Vigne di Narni dove è stato nominato parroco don Andrei Anghelus.

Ad Amelia, la parrocchia di San Giuseppe da Leonessa in Zingarini è stata affidata a don Angelo D’Andrea e monsignor Salvatore Ferdinandi, mentre la parrocchia di Santa Maria delle Grazie e San Gregorio martire a Foce è guidata come amministratore parrocchiale da mons. Roberto Tarquini che rimane parroco anche di Santa Maria in Monticelli ad Amelia.

Per quanto riguarda i servizi pastorali diocesani: Don Luca Andreani è stato nominato coordinatore della pastorale vocazionale, giovanile, famigliare e della diaconia presso la Casa Sant'Alò a Terni.

Altri avvicendamenti hanno interessato le parrocchie affidate alle comunità dei salesiani che hanno rinnovato le loro comunità religiose: nella parrocchia di San Francesco a Terni il nuovo parroco è don Carlo Zucchetti che ha fatto l’ingresso il 4 ottobre, mentre don Piero Lalla è il nuovo direttore dell’oratorio.

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avvicendamenti parroci

Alla ripresa delle attività pastorali, alcuni avvicendamenti nelle parrocchie della Diocesi di Terni-Narni-Amelia e nei servizi pastorali diocesani sono stati decisi dal vescovo Francesco Antonio Soddu per una migliore organizzazione della pastorale diocesana e delle parrocchie, in particolare per quelle costituite in Comunità pastorali per un impegno condiviso delle diverse comunità e territori.

Terni, il vescovo Soddu ha nominato don Ioan Ghergut parroco di San Gabriele dell’Addolorata, in sostituzione di don Camillo Camozzi. Don Ioan lascia la parrocchia di Piediluco e Marmore.

Don Marco Decesaris è stato nominato parroco della parrocchia di Santa Maria del Rivo, dove ha svolto finora il ministero di viceparroco, in sostituzione di don Luca Andreani.

Don Tiziano Presezzi è alla guida della parrocchia della Santissima Trinità e Santa Maria della Pace a Valenza, in sostituzione di don Marcello Giorgi.

Padre Lorenzo Spezia è il nuovo parroco delle parrocchie di Santa Maria del Colle a Piediluco e di Sant’Andrea apostolo a Marmore, in sostituzione di don Ioan Ghergut.

Don Daniele Martelli, è stato nominato viceparroco nella parrocchia Immacolata Concezione alla Polymer.

Nella zona di Narni diversi sono gli avvicendamenti. Don Giorgio Garofoli è il nuovo parroco della parrocchia dei Santi Giuseppe, Egidio e Marina in Nera Montoro, Montoro e Stifone, in sostituzione di don Pietro Blaj a cui è stata affidata la parrocchia di Santa Maria Assunta e San Valentino a Calvi dell’Umbria.

La parrocchia di San Liberato di Narni è stata affidata a don Sergio Vandini, che finora ha svolto il ministero di viceparroco nella parrocchia di San Matteo apostolo a Campitello.

Altro avvicendamento riguarda la parrocchia di Sant’Andrea apostolo a Capitone affidata a don Josivaldo Assis de Oliveira come amministratore parrocchiale; la parrocchia di San Lino papa a Vigne di Narni dove è stato nominato parroco don Andrei Anghelus.

Ad Amelia, la parrocchia di San Giuseppe da Leonessa in Zingarini è stata affidata a don Angelo D’Andrea e monsignor Salvatore Ferdinandi, mentre la parrocchia di Santa Maria delle Grazie e San Gregorio martire a Foce è guidata come amministratore parrocchiale da mons. Roberto Tarquini che rimane parroco anche di Santa Maria in Monticelli ad Amelia.

Per quanto riguarda i servizi pastorali diocesani: Don Luca Andreani è stato nominato coordinatore della pastorale vocazionale, giovanile, famigliare e della diaconia presso la Casa Sant'Alò a Terni.

Altri avvicendamenti hanno interessato le parrocchie affidate alle comunità dei salesiani che hanno rinnovato le loro comunità religiose: nella parrocchia di San Francesco a Terni il nuovo parroco è don Carlo Zucchetti che ha fatto l’ingresso il 4 ottobre, mentre don Piero Lalla è il nuovo direttore dell’oratorio.

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Nomine e avvicendamenti di parroci nella diocesi di Terni https://www.lavoce.it/nomine-e-avvicendamenti-di-parroci-nella-diocesi-di-terni/ Sun, 19 Sep 2021 16:38:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62354

Alla ripresa delle attività pastorali alcuni avvicendamenti nelle parrocchie della diocesi e nei servizi pastorali diocesani sono stati decisi dal vescovo Giuseppe Piemontese per una migliore organizzazione della pastorale diocesana e delle parrocchie, per un impegno condiviso delle diverse comunità e territori. A Terni è stato nominato nuovo parroco della parrocchia di Santa Maria Regina don Luciano Afloarei, 46 anni, attuale parroco di Santa Maria della Misericordia a Borgo Bovio, direttore dell’Ufficio di Pastorale familiare, assistente dell’Azione cattolica diocesana settore giovani, assistente dell’Agesci Terni 2 e della zona Monti Martani. Insieme a lui svolgeranno il ministero nella parrocchia di Santa Maria Regina don Giuseppe Zen (che sarà ordinato sacerdote il 2 ottobre prossimo) come vicario parrocchiale e don Bernard Bob Lukwago come collaboratore parrocchiale. Nella parrocchia di Santa Maria della Misericordia a Borgo Bovio di Terni è stato nominato co-parroco don Pio Scipioni, 43 anni, attualmente vicario parrocchiale di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta e codirettore dell’Ufficio Catechistico diocesano, che affiancherà don Leopoldo Sandor parroco moderatore. Nella parrocchia di San Giovanni Bosco a Campomaggiore svolgerà il suo ministero come vicario parrocchiale don Daniele Martelli (che sarà ordinato sacerdote il 2 ottobre prossimo). Nella parrocchia di Santa Maria Assunta nella Cattedrale di Terni è stato nominato vicario parrocchiale don Saul Amaza Bileo e collaboratore il diacono Luigi Macchiarulo. Nella parrocchia Nostra Signora di Fatima è stato nominato vicario parrocchiale don Guy-Stephane Adjitin, che attualmente svolge il ministero nella parrocchia di Santa Maria Assunta nella Cattedrale di Terni. I trasferimenti avranno luogo dopo la festa di san Francesco d’Assisi.  ]]>

Alla ripresa delle attività pastorali alcuni avvicendamenti nelle parrocchie della diocesi e nei servizi pastorali diocesani sono stati decisi dal vescovo Giuseppe Piemontese per una migliore organizzazione della pastorale diocesana e delle parrocchie, per un impegno condiviso delle diverse comunità e territori. A Terni è stato nominato nuovo parroco della parrocchia di Santa Maria Regina don Luciano Afloarei, 46 anni, attuale parroco di Santa Maria della Misericordia a Borgo Bovio, direttore dell’Ufficio di Pastorale familiare, assistente dell’Azione cattolica diocesana settore giovani, assistente dell’Agesci Terni 2 e della zona Monti Martani. Insieme a lui svolgeranno il ministero nella parrocchia di Santa Maria Regina don Giuseppe Zen (che sarà ordinato sacerdote il 2 ottobre prossimo) come vicario parrocchiale e don Bernard Bob Lukwago come collaboratore parrocchiale. Nella parrocchia di Santa Maria della Misericordia a Borgo Bovio di Terni è stato nominato co-parroco don Pio Scipioni, 43 anni, attualmente vicario parrocchiale di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta e codirettore dell’Ufficio Catechistico diocesano, che affiancherà don Leopoldo Sandor parroco moderatore. Nella parrocchia di San Giovanni Bosco a Campomaggiore svolgerà il suo ministero come vicario parrocchiale don Daniele Martelli (che sarà ordinato sacerdote il 2 ottobre prossimo). Nella parrocchia di Santa Maria Assunta nella Cattedrale di Terni è stato nominato vicario parrocchiale don Saul Amaza Bileo e collaboratore il diacono Luigi Macchiarulo. Nella parrocchia Nostra Signora di Fatima è stato nominato vicario parrocchiale don Guy-Stephane Adjitin, che attualmente svolge il ministero nella parrocchia di Santa Maria Assunta nella Cattedrale di Terni. I trasferimenti avranno luogo dopo la festa di san Francesco d’Assisi.  ]]>