padre Lombardi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/padre-lombardi/ Settimanale di informazione regionale Thu, 08 Sep 2022 17:39:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg padre Lombardi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/padre-lombardi/ 32 32 Scandalo in Vaticano. Lombardi: senza incertezze sulla strada della buona amministrazione https://www.lavoce.it/scandalo-in-vaticano-lombardi-senza-incertezze-sulla-strada-della-buona-amministrazione/ Wed, 04 Nov 2015 17:28:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44177

basilica san pietro romaIl Vaticano sta procedendo senza incertezze sulla strada della trasparenza e della buona amministrazione: è quanto afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in risposta alla pubblicazione di due libri che, attingendo a documenti riservati, vorrebbero dimostrare il contrario. Pubblichiamo di seguito alcune riflessioni di padre Lombardi seguite da una sua risposta a domande di giornalisti a proposito di indagini in corso in Vaticano: Pubblicazione libri risultato di attività illecita La pubblicazione di due libri che hanno per argomento istituzioni ed attività economiche e finanziarie vaticane è oggetto di curiosità e di commenti largamente diffusi. Facciamo alcune osservazioni. Com’è noto, una buona parte di ciò che è stato pubblicato è il risultato di una divulgazione di notizie e documenti di per sé riservati e quindi di un’attività illecita che viene quindi perseguita penalmente con decisione dalle competenti autorità vaticane. Ma non è di questo che vogliamo ora parlare, dato che è già oggetto di molta attenzione. In buona parte informazioni già note Ci interessa ora riflettere piuttosto sul contenuto delle divulgazioni. Si può dire che in buona parte si tratta di informazioni già note, anche se spesso con minore ampiezza e dettaglio, ma soprattutto va notato che la documentazione pubblicata è perlopiù relativa a un notevole impegno di raccolta di dati e di informazioni messa in moto dal Santo Padre stesso per svolgere uno studio e una riflessione di riforma e miglioramento della situazione amministrativa del Vaticano e della Santa Sede. Gran parte informazioni dall'archivio della COSEA La COSEA (Commissione Referente di Studio e Indirizzo sull’Organizzazione delle Strutture Economico-Amministrative della Santa Sede) dal cui archivio proviene buona parte della informazione pubblicata, era stata infatti istituita dal Papa il 18 luglio 2013 a tale scopo e poi sciolta dopo il compimento del suo incarico. Non si tratta quindi di informazioni ottenute in origine contro la volontà del Papa o dei responsabili delle diverse istituzioni, ma generalmente di informazioni ottenute o fornite con la collaborazione di queste stesse istituzioni, per concorrere allo scopo positivo comune. Letture diverse a partire dagli stessi dati Naturalmente, una gran quantità di informazioni di tal genere va studiata, compresa e interpretata con cura, equilibrio e attenzione. Spesso sono possibili letture diverse a partire dagli stessi dati. Il caso del Fondo Pensioni: dal buco alla lettura rassicurante Un esempio è quello della situazione del Fondo Pensioni, sul quale sono state espresse in successione di tempo valutazioni molto diverse, da quelle che parlano con preoccupazione di un grande “buco”, a quelle che forniscono invece una lettura rassicurante (come risultava nei Comunicati ufficiali autorevolmente pubblicati tramite la Sala Stampa della Santa Sede). Origine dei beni della Chiesa Com’è ovvio vi è poi tutto il discorso sulle finalità e gli impieghi dei beni che appartengono alla Santa Sede. Beni che presi nel loro complesso si presentano come ingenti, sono in realtà finalizzati a sostenere nel tempo attività di servizio vastissime gestite dalla Santa Sede o istituzioni connesse, sia a Roma, sia nelle diverse parti del mondo. Le origini delle proprietà di questi beni sono varie, e vi sono a disposizione da tempo anche strumenti adatti per conoscerne la storia e gli sviluppi (ad esempio, è bene informarsi sugli accordi economici fra Italia e Santa Sede nel contesto dei Patti Lateranensi e sulla opera di impostazione di una efficace amministrazione, svolta da Pio XI con l’aiuto di ottimi ed esperti collaboratori, opera comunemente riconosciuta come saggia e lungimirante anche negli aspetti di investimenti all’estero e non solo a Roma o in Italia). Obolo di San Pietro: finalità varie Per quanto riguarda l’Obolo di San Pietro è necessario osservare che i suoi impieghi sono vari, anche a seconda delle situazioni, a giudizio del Santo Padre, a cui l’obolo viene dato con fiducia dai fedeli per sostenere il suo ministero. Le opere di carità del Papa per i poveri sono certamente una delle finalità essenziali, ma non è certo intenzione dei fedeli escludere che il Papa possa valutare egli stesso le urgenze e il modo di rispondervi, alla luce del suo servizio per il bene della Chiesa universale. Il servizio del Papa comprende anche la Curia Romana – in quanto strumento del suo servizio -, le sue iniziative fuori della Diocesi di Roma, la comunicazione del suo magistero per i fedeli nelle diverse parti del mondo anche povere e lontane, l’appoggio alle 180 rappresentanze diplomatiche pontificie sparse nel mondo, che servono le Chiese locali e intervengono come gli agenti principali per distribuire la carità del Papa nei diversi paesi, oltre che come rappresentanti del Papa presso i governi locali. La storia dell’Obolo dimostra tutto ciò con chiarezza. Riconoscere il molto che è del tutto giustificato da illegalità da eliminare Nel corso del tempo queste tematiche ritornano periodicamente, ma sono sempre occasione di curiosità o di polemiche. Bisognerebbe avere la serietà per approfondire le situazioni e i problemi specifici, in modo da saper riconoscere il molto (assai più di quanto generalmente non si dica, e sistematicamente taciuto dal genere di pubblicazioni di cui stiamo parlando) che è del tutto giustificato e normale e ben amministrato (compreso il pagamento delle tasse dovute) e distinguere dove si trovano inconvenienti da correggere, oscurità da illuminare, vere scorrettezze o illegalità da eliminare. Lavoro complesso tuttora in corso Proprio a questo è indirizzato il faticoso e complesso lavoro iniziato per impulso del Papa con la costituzione della COSEA, che ha compiuto da tempo il suo lavoro, e con le decisioni e iniziative che sono tuttora in corso di sviluppo e attuazione (e che almeno in parte sono seguite appunto a raccomandazioni della stessa COSEA alla fine del suo lavoro). La riorganizzazione dei Dicasteri economici, la nomina del Revisore generale, il funzionamento regolare delle istituzioni competenti per il controllo delle attività economiche e finanziarie, ecc., sono una realtà oggettiva e incontrovertibile. Informazioni legate a fase lavoro ormai superata Una pubblicazione alla rinfusa di una grande quantità di informazioni differenti, in gran parte legate a una fase del lavoro ormai superata, senza la necessaria possibilità di approfondimento e valutazione obiettiva raggiunge invece il risultato – purtroppo in buona parte voluto – di creare l’impressione contraria, di un regno permanente della confusione, della non trasparenza se non addirittura del perseguimento di interessi particolari o scorretti. La strada della buona amministrazione procede senza incertezze Naturalmente ciò non rende in alcun modo ragione al coraggio e all’impegno con cui il Papa e i suoi collaboratori hanno affrontato e continuano ad affrontare la sfida di un miglioramento dell’uso dei beni temporali al servizio di quelli spirituali. Questo invece è ciò che andrebbe maggiormente apprezzato e incoraggiato in un corretto lavoro di informazione per rispondere adeguatamente alle attese del pubblico e alle esigenze della verità. La strada della buona amministrazione, della correttezza e della trasparenza, continua e procede senza incertezze. E’ questa evidentemente la volontà di Papa Francesco e non manca certo in Vaticano chi vi collabora con piena lealtà e con tutte le sue forze. Risposta di padre Lombardi a domande di giornalisti a proposito di indagini in corso in Vaticano L’Ufficio del Promotore di Giustizia presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, a seguito di un rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria, nel mese di febbraio 2015 ha avviato le indagini relative ad operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili al Sig. Gianpietro Nattino. Il medesimo Ufficio ha richiesto la collaborazione dell’Autorità giudiziaria italiana e svizzera mediante lettere rogatorie inoltrate per vie diplomatiche il 7 agosto 2015. (Da Radio Vaticana)  ]]>

basilica san pietro romaIl Vaticano sta procedendo senza incertezze sulla strada della trasparenza e della buona amministrazione: è quanto afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in risposta alla pubblicazione di due libri che, attingendo a documenti riservati, vorrebbero dimostrare il contrario. Pubblichiamo di seguito alcune riflessioni di padre Lombardi seguite da una sua risposta a domande di giornalisti a proposito di indagini in corso in Vaticano: Pubblicazione libri risultato di attività illecita La pubblicazione di due libri che hanno per argomento istituzioni ed attività economiche e finanziarie vaticane è oggetto di curiosità e di commenti largamente diffusi. Facciamo alcune osservazioni. Com’è noto, una buona parte di ciò che è stato pubblicato è il risultato di una divulgazione di notizie e documenti di per sé riservati e quindi di un’attività illecita che viene quindi perseguita penalmente con decisione dalle competenti autorità vaticane. Ma non è di questo che vogliamo ora parlare, dato che è già oggetto di molta attenzione. In buona parte informazioni già note Ci interessa ora riflettere piuttosto sul contenuto delle divulgazioni. Si può dire che in buona parte si tratta di informazioni già note, anche se spesso con minore ampiezza e dettaglio, ma soprattutto va notato che la documentazione pubblicata è perlopiù relativa a un notevole impegno di raccolta di dati e di informazioni messa in moto dal Santo Padre stesso per svolgere uno studio e una riflessione di riforma e miglioramento della situazione amministrativa del Vaticano e della Santa Sede. Gran parte informazioni dall'archivio della COSEA La COSEA (Commissione Referente di Studio e Indirizzo sull’Organizzazione delle Strutture Economico-Amministrative della Santa Sede) dal cui archivio proviene buona parte della informazione pubblicata, era stata infatti istituita dal Papa il 18 luglio 2013 a tale scopo e poi sciolta dopo il compimento del suo incarico. Non si tratta quindi di informazioni ottenute in origine contro la volontà del Papa o dei responsabili delle diverse istituzioni, ma generalmente di informazioni ottenute o fornite con la collaborazione di queste stesse istituzioni, per concorrere allo scopo positivo comune. Letture diverse a partire dagli stessi dati Naturalmente, una gran quantità di informazioni di tal genere va studiata, compresa e interpretata con cura, equilibrio e attenzione. Spesso sono possibili letture diverse a partire dagli stessi dati. Il caso del Fondo Pensioni: dal buco alla lettura rassicurante Un esempio è quello della situazione del Fondo Pensioni, sul quale sono state espresse in successione di tempo valutazioni molto diverse, da quelle che parlano con preoccupazione di un grande “buco”, a quelle che forniscono invece una lettura rassicurante (come risultava nei Comunicati ufficiali autorevolmente pubblicati tramite la Sala Stampa della Santa Sede). Origine dei beni della Chiesa Com’è ovvio vi è poi tutto il discorso sulle finalità e gli impieghi dei beni che appartengono alla Santa Sede. Beni che presi nel loro complesso si presentano come ingenti, sono in realtà finalizzati a sostenere nel tempo attività di servizio vastissime gestite dalla Santa Sede o istituzioni connesse, sia a Roma, sia nelle diverse parti del mondo. Le origini delle proprietà di questi beni sono varie, e vi sono a disposizione da tempo anche strumenti adatti per conoscerne la storia e gli sviluppi (ad esempio, è bene informarsi sugli accordi economici fra Italia e Santa Sede nel contesto dei Patti Lateranensi e sulla opera di impostazione di una efficace amministrazione, svolta da Pio XI con l’aiuto di ottimi ed esperti collaboratori, opera comunemente riconosciuta come saggia e lungimirante anche negli aspetti di investimenti all’estero e non solo a Roma o in Italia). Obolo di San Pietro: finalità varie Per quanto riguarda l’Obolo di San Pietro è necessario osservare che i suoi impieghi sono vari, anche a seconda delle situazioni, a giudizio del Santo Padre, a cui l’obolo viene dato con fiducia dai fedeli per sostenere il suo ministero. Le opere di carità del Papa per i poveri sono certamente una delle finalità essenziali, ma non è certo intenzione dei fedeli escludere che il Papa possa valutare egli stesso le urgenze e il modo di rispondervi, alla luce del suo servizio per il bene della Chiesa universale. Il servizio del Papa comprende anche la Curia Romana – in quanto strumento del suo servizio -, le sue iniziative fuori della Diocesi di Roma, la comunicazione del suo magistero per i fedeli nelle diverse parti del mondo anche povere e lontane, l’appoggio alle 180 rappresentanze diplomatiche pontificie sparse nel mondo, che servono le Chiese locali e intervengono come gli agenti principali per distribuire la carità del Papa nei diversi paesi, oltre che come rappresentanti del Papa presso i governi locali. La storia dell’Obolo dimostra tutto ciò con chiarezza. Riconoscere il molto che è del tutto giustificato da illegalità da eliminare Nel corso del tempo queste tematiche ritornano periodicamente, ma sono sempre occasione di curiosità o di polemiche. Bisognerebbe avere la serietà per approfondire le situazioni e i problemi specifici, in modo da saper riconoscere il molto (assai più di quanto generalmente non si dica, e sistematicamente taciuto dal genere di pubblicazioni di cui stiamo parlando) che è del tutto giustificato e normale e ben amministrato (compreso il pagamento delle tasse dovute) e distinguere dove si trovano inconvenienti da correggere, oscurità da illuminare, vere scorrettezze o illegalità da eliminare. Lavoro complesso tuttora in corso Proprio a questo è indirizzato il faticoso e complesso lavoro iniziato per impulso del Papa con la costituzione della COSEA, che ha compiuto da tempo il suo lavoro, e con le decisioni e iniziative che sono tuttora in corso di sviluppo e attuazione (e che almeno in parte sono seguite appunto a raccomandazioni della stessa COSEA alla fine del suo lavoro). La riorganizzazione dei Dicasteri economici, la nomina del Revisore generale, il funzionamento regolare delle istituzioni competenti per il controllo delle attività economiche e finanziarie, ecc., sono una realtà oggettiva e incontrovertibile. Informazioni legate a fase lavoro ormai superata Una pubblicazione alla rinfusa di una grande quantità di informazioni differenti, in gran parte legate a una fase del lavoro ormai superata, senza la necessaria possibilità di approfondimento e valutazione obiettiva raggiunge invece il risultato – purtroppo in buona parte voluto – di creare l’impressione contraria, di un regno permanente della confusione, della non trasparenza se non addirittura del perseguimento di interessi particolari o scorretti. La strada della buona amministrazione procede senza incertezze Naturalmente ciò non rende in alcun modo ragione al coraggio e all’impegno con cui il Papa e i suoi collaboratori hanno affrontato e continuano ad affrontare la sfida di un miglioramento dell’uso dei beni temporali al servizio di quelli spirituali. Questo invece è ciò che andrebbe maggiormente apprezzato e incoraggiato in un corretto lavoro di informazione per rispondere adeguatamente alle attese del pubblico e alle esigenze della verità. La strada della buona amministrazione, della correttezza e della trasparenza, continua e procede senza incertezze. E’ questa evidentemente la volontà di Papa Francesco e non manca certo in Vaticano chi vi collabora con piena lealtà e con tutte le sue forze. Risposta di padre Lombardi a domande di giornalisti a proposito di indagini in corso in Vaticano L’Ufficio del Promotore di Giustizia presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, a seguito di un rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria, nel mese di febbraio 2015 ha avviato le indagini relative ad operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili al Sig. Gianpietro Nattino. Il medesimo Ufficio ha richiesto la collaborazione dell’Autorità giudiziaria italiana e svizzera mediante lettere rogatorie inoltrate per vie diplomatiche il 7 agosto 2015. (Da Radio Vaticana)  ]]>
“La pace sia con voi” https://www.lavoce.it/la-pace-sia-con-voi/ Thu, 04 Jun 2015 10:01:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34656  

Preghiera davanti alla Statua di San Giovanni Paolo II a Sarajevo
Preghiera davanti alla Statua di San Giovanni Paolo II a Sarajevo

In vista dell’ormai imminente viaggio a Sarajevo (6 giugno), Papa Francesco ha fatto diffondere un video-messaggio tra i fedeli e la popolazione della Bosnia-Erzegovina.

“Cari fratelli e sorelle” – afferma – l’idea di questo viaggio “mi dà gioia, e desidero fin da ora rivolgere il mio saluto più cordiale a tutti voi che vivete in questa città e nella Bosnia ed Erzegovina.

Vengo tra voi, con l’aiuto di Dio, per confermare nella fede i fedeli cattolici, per sostenere il dialogo ecumenico e interreligioso, e soprattutto per incoraggiare la convivenza pacifica nel vostro Paese.

Vi invito a unirvi alle mie preghiere, affinché questo viaggio apostolico possa produrre i frutti sperati per la comunità cristiana e per l’intera società.

‘La pace sia con voi’. Questo è il motto della mia visita. Sono le parole con le quali Gesù risorto salutò i suoi discepoli quando apparve in mezzo a loro nel Cenacolo, la sera di Pasqua. È Lui, il Signore, nostra forza e nostra speranza, che ci dona la sua pace, perché la accogliamo nel nostro cuore e la diffondiamo con gioia e con amore.

Da parte mia, mi preparo a venire tra di voi come un fratello messaggero di pace, per esprimere a tutti – a tutti! – la mia stima e la mia amicizia. Vorrei annunciare a ogni persona, a ogni famiglia, a ogni comunità la misericordia, la tenerezza e l’amore di Dio.

Cari fratelli di Bosnia ed Erzegovina, assicuro a tutti voi il mio affetto e la mia forte vicinanza spirituale. Incoraggio voi cattolici a essere a fianco dei vostri concittadini quali testimoni della fede e dell’amore di Dio, operando per una società che cammini verso la pace, nella convivialità e nella collaborazione reciproca.

In attesa di incontrarvi, invoco su Sarajevo e sull’intero Paese la benedizione del Signore e la materna protezione della Vergine Maria. Grazie e a presto!”.

Densa di appuntamenti, la giornata di Bergoglio sabato a Sarajevo. Si prevede l’arrivo di decine di migliaia di pellegrini da tutta la Bosnia e dai Balcani. (Per il programma, vedi il numero scorso de La Voce).

“Un messaggio di pace, di convivenza, di riconciliazione e di ricostruzione per il futuro comune della Bosnia” ha sintetizzato padre Federico Lombardi , direttore della Sala stampa vaticana.

La visita sarà “molto significativa poiché Sarajevo è, per la sua storia, il luogo dove parlare di guerra, di pace e di riconciliazione, ma anche di dialogo ecumenico e interreligioso”.

Anche per questo motivo, del seguito papale faranno parte due cardinali: Jean Louis Tauran e Kurt Koch, presidenti del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e di quello per l’unità dei cristiani.

Gli effetti si fanno anche sentire sul piano economico: “La ricettività alberghiera della zona di Sarajevo – dichiarano dall’Ufficio turismo di Sarajevo – si attesta su 8.800 posti letto, già completi, ma si sta lavorando per avere maggiore disponibilità così da dare alloggio a tutti”. Spetterà a 500 volontari il compito di accogliere i fedeli.

 

]]>
Tenerezza e dolore https://www.lavoce.it/tenerezza-e-dolore/ https://www.lavoce.it/tenerezza-e-dolore/#comments Fri, 23 Jan 2015 12:44:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29919 Papa Francesco, durante il viaggio nelle Filippine, incontra i bambini della ANAK-Tnk foundation
Papa Francesco, durante il viaggio nelle Filippine, incontra i bambini della ANAK-Tnk foundation

Il volto di una bambina cui commozione e lacrime impediscono di parlare. Il volto di un genitore che ha visto morire la propria figlia, colpita da un’impalcatura sradicata dal vento del tifone a Tacloban. Accanto a questi, i volti di tanti giovani, e meno giovani, che hanno seguito la celebrazione del Papa al Rizal Park, nella domenica dedicata al Santo Niño.

Sono i volti ad attirare l’attenzione, volti sorridenti nonostante le difficoltà, le ferite. Volti di giovani che si mettono alla prova e ai quali Francesco raccomanda di non essere persone da museo, ma giovani sapienti, capaci di rispondere alle sfide del tempo, per costruire una società di giustizia, solidarietà e pace. Certo inquieta e interroga la vocina di Gyizelle Palomar 12 anni: “ci sono tanti bambini rifiutati dai loro stessi genitori, altri sono vittime di molte cose terribili come droga e prostituzione”. Poi la domanda, l’unica, dice Papa Francesco, che non ha una risposta: “Perché Dio permette che accadano queste cose, anche se non è colpa dei bambini? Perché ci sono così poche persone che ci aiutano?” le lacrime interrompono le sue parole. Accanto a lei c’è Jun un ex ragazzo di strada. La sostiene con un gesto e un sorriso e insieme vanno dal Papa per un lungo abbraccio.

È questa l’immagine del viaggio del Papa: la tenerezza di Francesco, il dolore dei bambini. “Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che ha detto Gyizelle, siamo capaci di rispondere a questa domanda”.

Aveva già incontrato gli ex ragazzi di strada, Francesco, nella comunità che si trova accanto alla cattedrale. Con loro ha trascorso alcuni momenti molto intensi, nei quali è stato più l’ascolto, il silenzio ad avere spazio. Francesco è il Papa dell’ascolto, che grida il suo no allo sfruttamento dei poveri, dei bambini, degli ultimi. Grida il suo no alla compassione mondana, alla moneta tolta dalla tasca per mettersi a posto con la coscienza: “se Cristo avesse avuto questa compassione, avrebbe aiutato tre o quattro persone e poi sarebbe tornato al Padre”. Dobbiamo imparare a piangere, afferma ancora, quando vediamo un bambino che ha fame, drogato, senza casa, abusato, usato e reso schiavo. Chi non sa piangere non è un buon cristiano. Così ai 30mila giovani, che incontra all’università di San Tommaso, dice: nel computer troverete tutte le risposte, ma nessuna vera sorpresa. Lasciatevi sorprendere da Dio.

L’altro volto è quello del papà della giovane volontaria. Era la sua unica figlia, contenta di lavorare per la messa del Papa. Il tifone ha spazzato via la sua vita, come l’altro ancor più forte quattordici mesi fa, ha spazzato via tutto a Tacloban, case e vite umane: poco più di sei mila; 1.700 i dispersi.

Dolore che Francesco ha visto anche a Madhu, nello Sri Lanka, un santuario testimone di una lunga guerra civile tra governo centrale e popolazione Tamil, durata 26 anni, e di tanta solidarietà tra appartenenti a religioni diverse. La zona antistante il santuario, 160 ettari, fino al 2008 ha accolto migliaia di profughi, fuggiti dalle zone del conflitto. Sono proprio le religioni che assieme possono aiutare a superare divisioni e contrapposizioni. Lo dice chiaramente ai leader religiosi Francesco, ricordando, come sia aberrante portare guerra e violenze in nome di Dio. Lo ripete anche ai giornalisti, nel volo tra Sri Lanka e Filippine. Parla dei fatti di Parigi, Francesco, per ribadire che sia la libertà religiosa, sia quella di espressione sono due diritti fondamentali, ma hanno un limite, nel rispetto dell’altro; sono sì due diritti, ma la libertà dell’uno finisce dove inizia la libertà dell’altro.

Francesco aveva detto che il suo voleva essere un viaggio per stare accanto alle persone che hanno sofferto, ai poveri, perché povertà, ignoranza e corruzione sfigurano il mondo. Ma certamente le folle che hanno accompagnato il Papa nei suoi appuntamenti, il calore con il quale è stato accolto a Colombo e a Manila non sono cose di tutti i giorni. Padre Federico Lombardi, domenica sera, conversando con i giornalisti nel far conoscere il numero delle persone presenti al Rizal Park e nelle strade circostanti – sei o forse sette milioni per le autorità di Manila – sottolinea che si è trattato del più grande evento nella storia dei Papi.

]]>
https://www.lavoce.it/tenerezza-e-dolore/feed/ 1
Concistoro: i cristiani perseguitati attendono risposte https://www.lavoce.it/concistoro-i-cristiani-perseguitati-attendono-risposte/ https://www.lavoce.it/concistoro-i-cristiani-perseguitati-attendono-risposte/#comments Fri, 24 Oct 2014 12:04:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28665 Rifugiati siriani entrano in territorio giordano
Rifugiati siriani entrano in territorio giordano

“Un’adeguata risposta anche da parte della comunità internazionale” di fronte alle persecuzioni subite dai cristiani in Medio Oriente è stata chiesta da Papa Francesco lunedì mattina, 20 ottobre, in occasione del Concistoro ordinario dei cardinali. È stata una “riunione partecipata – ha detto il direttore della Sala stampa, padre Lombardi. – Tutti hanno manifestato grande gratitudine per i continui interventi sul tema realizzati dal Santo Padre”.

I Patriarchi hanno passato in rassegna la situazione dei Paesi dai quali provengono, in particolare Iraq, Siria, Terra Santa, Palestina, Giordania e Libano. Si è parlato in particolare dell’ascolto e dei buoni rapporti con le altre confessioni religiose e con i Patriarchi ortodossi. Si è cercato di trovare soluzioni fondate sul dialogo con l’islam, a partire dall’educazione dei giovani nelle scuole e nelle famiglie.

“Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese – ha sottolineato il Papa -, non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria, sono molto preoccupanti. Assistiamo a un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati, e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana; sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti”.

Da parte sua il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha offerto un’articolata considerazione sulla situazione della Chiesa nei Paesi del Medio Oriente. “Abbiamo ascoltato – ha detto – con commozione e grande preoccupazione la testimonianza delle atrocità inaudite perpetrate da più parti nella regione, ma in particolare dai fondamentalisti del gruppo denominatosi ‘Stato islamico’, un’entità che calpesta il diritto e adotta metodi terroristici per tentare di espandere il suo potere: uccisioni di massa, decapitazione di chi la pensa diversamente, vendita di donne al mercato, arruolamento di bambini nei combattimenti, distruzione dei luoghi di culto… Ciò ha costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle proprie case e cercare rifugio altrove in condizioni di precarietà, sottoposte a sofferenze fisiche e morali”.

In riferimento poi alla situazione politica in quell’area del mondo (Siria, Iraq…) ha affermato: “Risulta sempre più chiaro che i conflitti che si vivono nella regione costituiscono una delle più serie minacce alla stabilità internazionale, così come i conflitti che avvengono in altri luoghi hanno anche un influsso diretto sul Medio Oriente. La pace in Medio Oriente va cercata non con scelte unilaterali imposte con la forza, ma tramite il dialogo che porti a una soluzione ‘regionale’ e comprensiva, la quale non deve trascurare gli interessi di nessuna delle parti”.

“In particolare – ha aggiunto – è stata rilevata la necessità e l’urgenza di favorire una soluzione politica, giusta e duratura, al conflitto israelo-palestinese come un contributo decisivo per la pace nella regione e per la stabilizzazione dell’area intera. Al riguardo, si erano aperte speranze di pace con il pellegrinaggio del Santo Padre in Terra santa e il successivo incontro di preghiera in Vaticano con i Presidenti israeliano e palestinese. Il recente conflitto a Gaza ricorda che la situazione è grave e difficile, ma bisogna rinnovare gli sforzi diplomatici per una soluzione giusta e duratura, che rispetti i diritti di ambedue le parti in conflitto”.

Un ruolo particolare dovrebbe spettare all’Iran: tra l’altro, il suo “coinvolgimento, la moltiplicazione e il miglioramento delle sue relazioni con la comunità internazionale contribuiranno a favorire anche una soluzione soddisfacente alla questione nucleare”.

Quanto al Libano: “Alleanze e forti interessi dei grandi Paesi mettono a rischio la reale indipendenza e sovranità del Paese dei cedri. La Santa Sede ha sempre sostenuto presso la comunità internazionale l’idea di un Libano indipendente, sovrano, integro e libero, che sia un ‘messaggio’ di convivenza dei diversi gruppi che lo compongono, come diceva san Giovanni Paolo II”.

Infine, “vorrei aggiungere solo un tema che è stato e continua a essere oggetto di un’attenzione particolare anche da parte della stampa. Mi riferisco al dibattito sull’uso della forza per fermare le aggressioni e per proteggere i cristiani e gli altri gruppi vittime della persecuzione. Al riguardo, si è ribadito che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale, come ha affermato anche il Santo Padre. Tuttavia si è visto con chiarezza che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare. Esso va affrontato più approfonditamente a partire delle cause che ne sono all’origine e vengono sfruttate dall’ideologia fondamentalista. Per quanto riguarda il cosiddetto Stato islamico, va prestata attenzione anche alle fonti che sostengono le sue attività terroristiche attraverso un più o meno chiaro appoggio politico, nonché tramite il commercio illegale di petrolio e la fornitura di armi e di tecnologia”.

D. R.

Prossimo viaggio

La Sala stampa vaticana ha reso noti gli appuntamenti che scandiranno la visita apostolica di Papa Francesco in Turchia dal 28 al 30 novembre. Prima tappa sarà ad Ankara, dove il Papa giungerà alle 13 di venerdì 28, atteso da una visita al Mausoleo di Atatürk e da una serie di incontri istituzionali con il Presidente e le autorità del Paese. La mattina del giorno dopo, 29 novembre, il Papa decollerà alla volta di Istanbul, dove visiterà il Museo di Santa Sofia e la moschea Sultan Ahmet, per poi presiedere la messa nella cattedrale dello Spirito Santo, seguita dalla preghiera ecumenica nella chiesa patriarcale di San Giorgio e da un incontro privato con il Patriarca ecumenico ortodosso, Bartolomeo I. Domenica 30 novembre, Francesco sarà presente alla liturgia nella chiesa di San Giorgio, conclusa dalla benedizione ecumenica e dalla firma della Dichiarazione congiunta con il Patriarca Bartolomeo I. Il rientro a Roma avverrà nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, con atterraggio previsto allo scalo di Ciampino per le 18.40. La presenza del Papa a Istanbul, il 30 novembre, coincide con la festa di Sant’Andrea, patrono della Chiesa di Costantinopoli, giorno in cui una delegazione vaticana è solita prendere parte alle celebrazioni del Patriarcato. In modo analogo, una rappresentanza ortodossa ogni anno è presente a Roma nel giorno della solennità dei santi Pietro e Paolo il 29 giugno.

Fonte: Radio Vaticana

]]>
https://www.lavoce.it/concistoro-i-cristiani-perseguitati-attendono-risposte/feed/ 1
Sinodo sulla famiglia: ora c’è un anno per “maturare” https://www.lavoce.it/sinodo-sulla-famiglia-ora-ce-un-anno-per-maturare/ https://www.lavoce.it/sinodo-sulla-famiglia-ora-ce-un-anno-per-maturare/#comments Fri, 24 Oct 2014 12:00:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28663 padri-sinodali“Ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte, e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie”. Con queste parole Papa Francesco ha concluso il suo appassionato discorso – l’unico, dopo le parole pronunciate in apertura – al termine del Sinodo straordinario sulla famiglia. Salutato da cinque minuti di applausi, a conclusione di due settimane di lavoro, Francesco ha ricordato ai Padri sinodali che c’è ancora un anno – da qui al Sinodo ordinario sulla famiglia (4-25 ottobre 2015) – per lavorare alla Relatio Synodi, il documento finale di questa prima tappa, che è stata approvata dalla maggioranza dei 181 Padri presenti, con qualche astensione.

Con una decisione senza precedenti, il Papa non solo ne ha autorizzato la pubblicazione, ma ha stabilito che fossero resi pubblici i risultati delle singole votazioni. Il tutto “per trasparenza e chiarezza”, ha sottolineato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Tre punti del documento: 52, 53 e 55, relativi all’accesso dei divorziati risposati all’eucaristia, alla proposta della “comunione spirituale” e alle unioni omosessuali, non hanno ricevuto la maggioranza qualificata ma solo quella assoluta.

L’ottica, ha detto il Papa nel suo discorso, non è quella della Chiesa che “guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone”, ma di una Chiesa “che non ha paura di mangiare e bere con le prostitute e i pubblicani, che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti, e non solo i giusti o quelli che credono di essere perfetti”.

Cinque tentazioni da evitare. Ad elencarle ai Padri sinodali è stato il Papa. La prima è “la tentazione dell’irrigidimento ostile”, che è propria oggi dei “tradizionalisti” e anche degli “intellettualisti”. La seconda è la “tentazione del buonismo distruttivo”, quella “dei buonisti, dei timorosi e anche dei cosiddetti progressisti e liberalisti”. La terza è “la tentazione di trasformare la pietra in pane e anche di trasformare il pane in pietra”. La quarta è “scendere dalla croce, per accontentare la gente”, piegandosi allo “spirito mondano”. La quinta, infine, è “trascurare il depositum fidei o, all’opposto, trascurare la realtà” utilizzando il linguaggio dei “bizantinismi”.

“Mi sarei molto preoccupato e rattristato – ha soggiunto Bergoglio – se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato, con gioia e riconoscenza, discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E questa è la Chiesa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini”.

“Verità e bellezza della famiglia e misericordia verso le famiglie ferite e fragili” è il paragrafo della Relatio Synodi che fa da cerniera tra la seconda e la terza parte. “La Chiesa – si legge nel testo – guarda alle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono”. A coloro che “partecipano alla sua vita in modo incompiuto”, la Chiesa “si rivolge con amore, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite, dando loro il coraggio per compiere il bene”. Per quanto riguarda i divorziati risposati, “va ancora approfondita la questione” del cammino penitenziale per l’eventuale accesso ai sacramenti, tenendo presente “la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti”.

“Una dimensione nuova della pastorale familiare odierna – viene ribadito nella Relatio – consiste nel prestare attenzione alla realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debite differenze, anche alle convivenze. Quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio”.

Quanto alle unioni omosessuali, ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. Rispetto alla Relazione precedente, inoltre, la Relatio Synodi non fa più riferimento alla “legge di gradualità” e non parla di bambini che vivono con coppie dello stesso sesso.

]]>
https://www.lavoce.it/sinodo-sulla-famiglia-ora-ce-un-anno-per-maturare/feed/ 1
Dal Sinodo, l’esigenza di una pastorale familiare più intensa https://www.lavoce.it/dal-sinodo-lesigenza-di-una-pastorale-familiare-piu-intensa/ Fri, 10 Oct 2014 12:15:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28397 Veduta dell’aula durante i lavori del Sinodo
Veduta dell’aula durante i lavori del Sinodo

Una maggiore preparazione al matrimonio, da vedere non come punto di arrivo, ma come cammino verso una meta più alta per un’autentica crescita personale e di coppia: è una delle priorità emerse dal Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia. Gli interventi – come indicato mercoledì dal direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi – hanno affrontato vari temi. È stata ribadita, in particolare, l’esigenza di rinnovare il linguaggio dell’annuncio del Vangelo. “Un altro grande nucleo, attorno al quale sono ruotati diversi interventi, è anche quello del rispetto della gradualità, cioè il fatto che c’è un cammino attraverso cui i credenti cristiani si avvicinano a quello che è l’ideale della famiglia cristiana e del matrimonio cristiano nella presentazione del magistero della Chiesa”.

Durante il dibattito – ha riferito ancora padre Lombardi – è stato ribadito che i coniugi vadano accompagnati costantemente nel loro percorso di vita, attraverso una pastorale familiare intensa. Non si deve solo guardare ai rimedi per il fallimento dell’unione coniugale, ma anche alle condizioni che la rendano valida e fruttuosa. Fondamentale “l’importanza di verificare che ci siano le necessarie disposizioni per il matrimonio; essere anche abbastanza esigenti nell’accettare le coppie che si presentano per il matrimonio religioso, per il matrimonio in chiesa, e non avere troppa paura di essere esigenti perché, se ci si sposa troppo facilmente, senza le necessarie premesse, poi è anche comprensibile che ci siano tanti casi di famiglie che si sfasciano”.

Nel frattempo, le associazioni dei separati cristiani “hanno fatto pervenire alla Presidenza del Sinodo un appunto riservato, che va ben oltre quanto richiesto nel questionario del ‘Documento preparatorio’, e soprattutto ben oltre i già troppo restrittivi problemi della ‘comunione ai separati e/o divorziati che hanno iniziato una nuova unione’ e dell’‘impoverimento’ dei padri”. Lo ha rivelato Ernesto Emanuele, presidente dell’Associazione famiglie separate cristiane: un documento di circa 40 pagine, in cui “abbiamo portato al Sinodo le esperienze e la ‘vita’ raccolte nelle nostre associazioni di separati, di questi oltre 25 anni di separati tra i separati. Abbiamo chiesto una ‘accoglienza vera’ dei separati da parte della Chiesa e della comunità cristiana; accoglienza fatta dai separati stessi, direttamente, come soggetti e non più solo oggetti della pastorale”.

Il pensiero dei Padri sinodali è andato anche alle famiglie che vivono in Paesi del mondo dilaniati da tensioni e conflitti. A questo proposito – come annunciato da padre Lombardi – “per desiderio del Santo Padre, il 20 ottobre, in cui era già previsto un Concistoro, tutti i Cardinali e Patriarchi che potranno essere presenti parleranno della situazione in Medio Oriente”.

]]>
La Rio di Papa Bergoglio https://www.lavoce.it/la-rio-di-papa-bergoglio/ Thu, 18 Jul 2013 15:53:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18219 bandiere-papa-francesco-gmg-rioUn Papa “venuto dalla fine del mondo” che fa il suo primo viaggio apostolico nel suo Continente, anche se non è stato lui a deciderlo. Del resto, neanche Benedetto XVI aveva programmato di fare il suo primo viaggio internazionale a Colonia, nella natia Germania, sede designata dal suo predecessore, Giovanni Paolo II, per la Gmg del 2005. Ha esordito con questo “simpatico parallelo” padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, nel briefing di presentazione della Giornata mondiale della Gioventù, in programma a Rio de Janeiro dal 22 al 29 luglio sul tema “Andate e fate discepoli in tutte le nazioni del mondo”. Quello di Rio è quindi un viaggio “già deciso”, di cui Papa Francesco raccoglie l’“eredità”, ma il cui programma è stato anche “intensificato e arricchito di ulteriori eventi con il cambio di pontificato”. Rispetto al “programma più leggero” che era stato fatto per Benedetto XVI, gli elementi aggiunti sono il pellegrinaggio ad Aparecida, la visita alla favela, la visita all’ospedale, l’incontro con il Comitato del Celam. Di seguito, il programma dettagliato del viaggio, a compiere il quale il Papa è stato invitato dai vescovi organizzatori e promotori della Giornata mondiale della gioventù, mons. Orani Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro, e il card. Damasceno Assis, presidente della Conferenza episcopale del Brasile, e dalla presidente Dilma Roussef, venuta in Vaticano per l’inaugurazione del pontificato: il giorno dopo, incontrando il Papa, la Presidente lo aveva invitato esplicitamente ad andare in Brasile, e Papa Francesco aveva immediatamente accettato. La Presidente, ha reso noto padre Lombardi, ha invitato a partecipare alla Gmg di Rio anche i Capi di Stato degli altri Paesi dell’America Latina.

Il pellegrinaggio ad Aparecida e la visita all’ospedale. Dopo l’arrivo, lunedì 22, a Rio d Janeiro, la cerimonia di benvenuto e la visita al Presidente della Repubblica, mercoledì 24 (dopo un giorno di riposo) comincia il programma intenso, con il pellegrinaggio ad Aparecida, “fortemente voluto dal Papa – ha riferito il portavoce vaticano – sia per la sua devozione mariana personale, sia per il fatto che presso questo Santuario si è svolta la grande assemblea dell’episcopato latinoamericano che ha dato luogo al documento di Aparecida, la cui redazione è stata guidata proprio dall’allora cardinale Bergoglio”. Il Papa va ad Aparecida, la mattina di mercoledì, in elicottero; arriva verso le 9.30 e si reca direttamente alla cappella del Santuario, dove venererà l’immagine e celebrerà la messa come “atto di devozione personale”. “Il Papa – ha continuato padre Lombardi – ha voluto dare a questa visita alla Madonna di Aparecida anche il significato di preghiera per la Giornata mondiale della gioventù, per i giovani che incontrerà, e anche per il suo pontificato”. Nel pomeriggio, a Rio, il Papa visiterà l’ospedale São Francisco de Assis na Providência de Deus, un ospedale dell’Ordine terziario francescano, che cura in particolare giovani, indigenti e persone dipendenti da droghe e alcol. Il Papa si reca nella cappella e poi si sposta nel cortile dove terrà il suo discorso.

La visita alla favela. Giovedì 24, alle 11, Papa Francesco visiterà la Comunità di Varginha. È considerata una favela sicura, in quanto sono state compiute operazioni per eliminare armi e droghe e consentire quindi una vita pacifica. Il Papa si reca nella chiesa e benedice l’altare, con una preghiera specifica prevista per la benedizione dell’altare e del nuovo ambone. Poi si sposta a piedi all’interno di Varginha. Durante l’itinerario – ha affermato padre Lombardi – “è previsto che entri in una abitazione, incontri brevemente una famiglia. Poi continua il suo itinerario fino al campo di calcio, dove c’è l’incontro con la comunità e il discorso del Papa e le offerte di doni da parte dei bambini e delle persone della comunità al Papa”.

L’incontro con il Comitato del Celam. Dopo la messa conclusiva del 29 luglio, al “Campus Fidei” di Guaratiba, il Papa alle 16 incontra il Comitato di coordinamento del Celam, il Consiglio episcopale latinoamericano. Anche questo, ha reso noto padre Lombardi, è “un incontro voluto proprio dal Papa”: il Comitato del Celam doveva riunirsi e il Papa ha voluto incontrarlo all’inizio dei lavori.

Contributo Cei pro Brasile

Il 24 luglio Papa Francesco inaugurerà un centro riabilitazione per tossicodipendenti nell’ospedale di Sao Francisco de Assis, ristrutturato grazie al contributo di un milione di euro della Cei. Al Comitato per gli interventi caritativi per il terzo mondo (che gestisce i fondi dell’8xmille per progetti di sviluppo) è pervenuta una richiesta dall’arcidiocesi di Rio de Janeiro per questo centro di recupero. “Considerata la bontà del progetto – dice il segretario generale della Cei mons. Mariano Crociata -, che prevede non solo il recupero ma anche la riabilitazione sociale del giovane, e a sostegno del grande impegno dei frati e della diocesi nel voler far fronte a un problema purtroppo molto diffuso in Brasile, abbiamo ritenuto doveroso dare il nostro contributo per un futuro migliore per i ragazzi che vi vengono presi in carico”.

 

Sullo stesso argomento:

Da Tutto il mondo giovani a Rio, ospiti di un popolo generoso

Boom di partecipanti dall’Italia

In parallelo alla Gmg, i giovani “a Bolsena con bRio”

Gmg 2013. Il messaggio dell’arcivescovo Boccardo ai giovani umbri

]]>
La prima enciclica di Papa Francesco a quattro mani con Benedetto XVI https://www.lavoce.it/la-prima-enciclica-di-benedetto-xvi-a-quattro-mani-con-benedetto-xvi/ https://www.lavoce.it/la-prima-enciclica-di-benedetto-xvi-a-quattro-mani-con-benedetto-xvi/#comments Thu, 04 Jul 2013 11:16:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17842 incontro-tra-papiAvrebbe dovuto “rimanere in un cassetto” per sempre, e invece diventerà un documento unico nella storia. Parliamo dell’ultima enciclica di Benedetto XVI, da lui lasciata inconclusa alla data del 28 febbraio. Di regola, questo genere di documenti vengono fatti sparire, sia perché immaturi, sia per evitare di fare “pressione psicologica” sul nuovo Papa. Ma ecco che Francesco introduce un’ulteriore novità nella storia della Chiesa, dando alla luce la prima enciclica “a quattro mani”: il testo preparato da Joseph Ratzinger e rifinito da Jorge Mario Bergoglio.

L’enciclica ha un titolo di chiaro respiro ratzingeriano, Lumen fidei, “La luce della fede”, e viene presentata proprio stamattina – venerdì 5 luglio – da parte del card. Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi, mons. Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione. Per esigenze concrete, non possiamo dare anticipazioni qui: La Voce viene chiusa il mercoledì sera, e il testo del documento papale resterà “sotto embargo” fino all’ultimo.

All’indomani delle dimissioni di Benedetto XVI, il direttore della Sala stampa vaticana, padre Lombardi, aveva ipotizzato che il testo lasciato incompiuto da Papa Ratzinger potesse essere magari pubblicato non come enciclica ma in qualche forma meno ufficiale. Papa Francesco ha invece deciso di fare suo quel testo e di proporlo alla Chiesa universale come sua prima enciclica, a soli quattro mesi dall’elezione.

Quanta parte del testo sarà farina del sacco dell’ex Pontefice o dell’attuale? L’agenzia di stampa Ansa non si sbilancia, e il 1° luglio annuncia: “Venerdì si saprà come e in che misura Papa Francesco farà suo e recepirà il lavoro del predecessore”. Un altro sito, legato al quotidiano Repubblica, osa di più: “Con semplicità, come è sua abitudine, [Francesco] aveva annunciato: ‘Adesso deve uscire l’enciclica, un’enciclica a quattro mani: perché l’ha cominciata Papa Benedetto, lui l’ha consegnata a me. È un documento forte, è un grande lavoro, l’ha fatto lui e io lo porterò avanti’”. Lo avrebbe detto il 13 giugno conversando con i membri della Segreteria del Sinodo dei vescovi.

Se queste indiscrezioni sono affidabili, pare quindi che l’impianto del documento coinciderà in gran parte con quello già elaborato da Ratzinger. E non certo per semplificare il lavoro, ma perché il testo contiene parole “forti”, parole che Papa Bergoglio vuole fare ascoltare a un mondo che rischia di arenarsi sugli aspetti più “simpatici” dell’attuale pontificato. Parole forti.

]]>
https://www.lavoce.it/la-prima-enciclica-di-benedetto-xvi-a-quattro-mani-con-benedetto-xvi/feed/ 1
Il Papa vigilerà sullo Ior https://www.lavoce.it/il-papa-vigilera-sullo-ior/ Thu, 27 Jun 2013 12:43:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17676 papa-francesco-salutoDue cardinali, un vescovo esperto di questioni giuridiche, un prelato della Segreteria di Stato e una donna esperta di questioni sociali nonché presidente di un’Accademia pontificia: sono i cinque autorevoli membri della Pontificia commissione referente sull’Istituto per le opere di religione (Ior), istituita il 26 giugno da Papa Francesco. L’obiettivo: “Conoscere meglio la posizione giuridica e le attività dell’Istituto per consentire una migliore armonizzazione del medesimo con la missione della Chiesa universale e della Sede apostolica, nel contesto più generale delle riforme che sia opportuno realizzare”. La Commissione è composta dal card. Raffaele Farina (presidente), dal card. Jean-Louis Pierr Tauran, da mons. Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru (coordinatore), da mons. Peter Bryan Wells (segretario) e dalla prof.ssa Mary Ann Glendon. Papa Francesco, ha detto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, rispondendo alle domande dei giornalisti, visto il “dibattito recente” sullo Ior, intende “raccogliere opinioni competenti perché intende consultarsi prima di prendere delle decisioni”. Non si tratta, dunque, di un commissariamento, perché la neonata Commissione “non interviene nella vita dell’Istituto”, che continuerà a svolgere le sue normali attività, ma ha il compito di “studiare e riferire al Santo Padre, in vista di riforme utili per le istituzioni che servono la sede apostolica”. Quello della Commissione, ha aggiunto padre Lombardi, è “uno sguardo ad ampio raggio, che non si pone limiti particolari” e mira alla “raccolta di elementi in vista di possibili decisioni del Santo Padre”. All’art. 3 del documento è previsto che la Commissione, “qualora sia utile”, si avvalga “di collaboratori e consulenti”. La Commissione ha inoltre il compito di stendere un rapporto conclusivo sulla propria attività, dopo il quale – ha reso noto il portavoce vaticano – è previsto che si sciolga.

Da Wojtyla a Bergoglio

Con un chirografo del 1° marzo 1990, Giovanni Paolo II eresse con personalità giuridica pubblica lo Ior, dando una nuova configurazione all’Istituto e conservandone il nome e la finalità. Tre gli obiettivi del chirografo di Papa Francesco, nella medesima prospettiva: “Adeguare meglio le strutture e le attività” dello Ior “alle esigenze dei tempi”; “consentire ai principi del Vangelo di permeare anche le attività di natura economica e finanziaria”, seguendo l’invito di Benedetto XVI; “introdurre riforme”, dopo aver sentito il parere di diversi cardinali, vescovi e collaboratori. La Commissione è composta “da un minimo di 5 membri tra cui un presidente che ne è il rappresentante legale, un coordinatore che ha poteri ordinari di delegato e agisce nel nome e per conto della Commissione nella raccolta di documenti, dati e informazioni necessari, nonché un segretario che coadiuva i membri e custodisce gli atti”. I compiti della Commissione sono di raccogliere “documenti, dati e informazioni necessari allo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali”. Non c’è vincolo di segreto d’ufficio, perché “il segreto d’ufficio e le altre eventuali restrizioni stabiliti dall’ordinamento giuridico non inibiscono o limitano l’accesso della Commissione a documenti, dati e informazioni, fatte salve le norme che tutelano l’autonomia e l’indipendenza delle autorità che svolgono attività di vigilanza e regolamentazione dell’Istituto, le quali rimangono in vigore”. Il nuovo organo dello Ior terrà informato il Papa “delle proprie attività nel corso dei suoi lavori” e consegnerà direttamente al Papa “gli esiti del proprio lavoro, nonché l’intero suo archivio, in modo tempestivo alla conclusione dei lavori”.

]]>
È stato un teologo fedele e innovatore https://www.lavoce.it/e-stato-un-teologo-fedele-e-innovatore/ Thu, 28 Feb 2013 15:08:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=15234 Benedetto XVI firma l’enciclica “Caritas in Veritate”
Benedetto XVI firma l’enciclica “Caritas in Veritate”

La pubblicazione in corso delle opere complete di Joseph Ratzinger in tedesco e in italiano fa emergere in modo unitario l’eccezionale retroterra teologico di Papa Benedetto XVI e l’enorme, e allo stesso tempo luminoso, accessibile e popolare, spessore intellettuale del suo magistero, che abbiamo avuto la possibilità di apprezzare e di gustare negli otto anni di pontificato che ora, per sua libera scelta, si conclude.

Nella sua vastissima bibliografia personale e negli interventi relativi al suo ministero petrino, vengono trattati aspetti appartenenti a tutti gli ambiti della teologia, dalla Scrittura alla Tradizione, dalla dommatica alla morale, dalla liturgia alla spiritualità, fino a costituire una vera enciclopedia organica di questa scienza.

In Germania si sente dire che nella persona del Papa ci sono le teste di nove teologi e un cuore da fanciullo. Il Papa è un fine letterato, un vero artista della parola. Alla maniera della Scrittura e dei Padri della Chiesa il suo stile è vivace, spontaneo, meditativo, mentre alla maniera dei teologi scolastici esso sa essere anche preciso, essenziale, speculativo; per questo è originale e difficilmente imitabile. L’opera teologica di Ratzinger, come del resto il suo pontificato, sono essenzialmente la coerente espressione intellettuale, morale e spirituale della sua vita di uomo, di studioso, di pastore.

Per tentare di focalizzare alcuni punti essenziali della sua prospettiva teologica, che si riflettono anche nel suo insegnamento pontificio, si possono distinguere il livello formale, quello metodologico e quello contenutistico.

Formalmente parlando, la teologia di Ratzinger consiste, a partire dalle due dissertazioni per il dottorato (su Agostino) e per l’abilitazione (su Bonaventura), in un nugolo di scritti improntati al dialogo. Egli ha instaurato fin dagli esordi dei suoi studi e ha condotto fino al presente, un intenso dialogo pluridirezione con la Bibbia, con i Padri e con i Medievali, con la Tradizione successiva (Concilio di Trento), con la modernità e postmodernità. La sua partecipazione da perito teologo al Vaticano II gli ha permesso di dialogare con i padri (card. Frings) e i teologi (Rahner, Congar, Betti) del Concilio e di lasciare per questa via la sua impronta nei documenti conciliari notoriamente impostati secondo uno stile pastorale e dialogico.

Dialogare significa ascoltare gli altri e ricavarne un insegnamento che va ad arricchire la visione personale; dialogare significa farsi ascoltare dall’altro per presentargli e fargli intendere le proprie ragioni, che saranno tanto più valide quanto meno si tratterà delle proprie private convinzioni, e quanto più queste saranno in grado d’interpretare e ampliare l’universalità della fede. Come riflesso dell’importanza e del valore attribuiti al principio dialogico, la teologia di Ratzinger/Benedetto XVI ha anche una forte impronta ecumenica. Formalmente, dunque, la teologia di Ratzinger è una teologia cristiana in dialogo, che non vuole e non sa fare a meno del dialogo, e che induce anche gli altri al dialogo.

Anche per quanto riguarda l’aspetto metodologico della teologia di Benedetto XVI si possono segnalare almeno due spunti che caratterizzano il suo pensiero.

Metodologicamente parlando, la teologia di Ratzinger è innanzitutto teologia biblica. L’opera di Ratzinger è un immenso commentario vivente alla Scrittura. Con la Bibbia, siamo sul terreno solido e insuperabile della Parola di Dio, che la tradizione approfondisce, aggiorna e trasmette senza travisarla. Che la teologia del Papa sia sostanzialmente teologia biblica e patristica aggiornata alla luce del Vaticano II, significa anche che la sua è teologia storica. La storia non fa la verità, perché la riceve da Dio stesso che si rivela; però la verità entra nella storia e si rende accessibile al suo interno, cioè attraverso le esperienze storiche del popolo dei credenti, che vengono elaborate intellettualmente e tradotte in prassi pastorale capace a sua volta di provocare nuove conoscenze e nuove esperienze.

C’è poi l’aspetto contenutistico del pensiero di Joseph Ratzinger. Delle molteplici tematiche teologiche sviluppate in maniera originale da Ratzinger è possibile citare in questa sede solo la dottrina su Dio e quella sulla Chiesa e i sacramenti. Notiamo però anzitutto che per il Santo Padre la teologia non è solo l’approfondimento razionale della fede che si esprime nel Credo, ma, nel far ciò, essa manifesta anche la capacità d’illuminare, interpretare e orientare i credenti riguardo a ogni altra realtà umana: la storia, la politica, il lavoro, l’Europa, l’ambiente, tutte tematiche su cui Ratzinger ha dato importanti contributi, condensati, a livello magisteriale, nell’enciclica Caritas in veritate. Laddove la fede è un impulso essenziale per la vita dell’uomo, la teologia è la sua traduzione in termini di orientamento concreto ed efficace.

Joseph Ratzinger è stato, dunque, un teologo fedele e innovatore e un Papa proteso al rafforzamento e alla purificazione della comunione ecclesiale. Il Vaticano II rimane il punto focale della sua capacità di osservare e valutare la Chiesa e il mondo. Nell’esercizio dei suoi diversi ministeri e ruoli egli ha acquisito la statura di un Padre della Chiesa, di un Dottore medievale, di un Pontefice in cui il carisma di Pietro si è realizzato in maniera allo stesso tempo mite, ardita e sicura.

Il Conclave: in tempi brevissimi

Proprio oggi, 1° marzo, il Cardinale Decano invia ufficialmente le lettere di convocazione ai cardinali, primo atto della Sede vacante. “È verosimile – ha ipotizzato padre Lombardi, direttore della Sala stampa – che le Congregazioni generali non vengano convocate il sabato e la domenica, dunque è possibile che dopo questi due giorni comincino il più presto possibile, con la settimana successiva, che inizia lunedì 4 marzo”. Ai cardinali, poi, spetta decidere quante Congregazioni tenere e fino a quando, oltre che stabilire la data d’inizio del Conclave. Le Congregazioni, ha aggiunto il portavoce vaticano, “ci possono essere anche al pomeriggio, secondo un ritmo stabilito dai Cardinali stessi, così come l’intensità e la frequenza”. Il luogo delle Congregazioni è l’aula nuova del Sinodo, sopra l’aula Paolo VI. I cardinali elettori, ha reso noto padre Lombardi, “non abiteranno a Santa Marta prima della vigilia del Conclave. Ora ci sono alcuni lavori di riadattamento delle stanze, che, come stabilisce la Costituzione, vengono sorteggiate durante le Congregazioni dei cardinali. Nell’imminenza del Conclave, ogni cardinale vi si trasferisce”.

]]>
Quel Bambino che ci sorprende https://www.lavoce.it/quel-bambino-che-ci-sorprende/ Thu, 22 Nov 2012 12:45:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13955
“Gesù tra i dottori del Tempio”, Paolo Veronese (1558)

L’infanzia di Gesù, terzo libro della trilogia iniziata nel 2006 da Joseph Ratzinger – Papa Benedetto XVI con il Gesù di Nazaret, e proseguita poi nel 2010 con Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, è già nelle librerie di 50 Paesi del mondo, tradotto in 9 lingue. La prima edizione, di oltre un milione di copie, sarà presto seguita dalle traduzioni in altre 20 lingue che diffonderanno il volume in altri 72 Paesi. Il Papa offre ai lettori di tutto il mondo uno “spaccato” dei primi anni della vita di Gesù, soffermandosi in particolare sulla genealogia del Salvatore, così come delineata nei Vangeli di Matteo e di Luca (primo capitolo). Passa poi a riflettere sugli eventi che fanno seguito all’annuncio a Maria (secondo capitolo) e al loro significato per l’intera umanità dopo la risposta “libera” della stessa madre di Gesù. Nel terzo capitolo, quello sulla nascita, la figura del Cristo viene collocata nella storia del suo tempo, con la concretezza del dominio da parte dell’Impero romano sulla Palestina. Infine, nel quarto capitolo compaiono i Magi, simbolo della ricerca che ogni uomo e donna compiono verso la verità profonda dell’esistenza e del suo senso trascendente. Il libro si chiude poi con l’episodio di Gesù tra i “dottori nel Tempio”, prefigurazione della rivelazione piena che verrà nel mondo dal momento in cui il Figlio di Dio inizierà il suo ministero di annuncio.

È vero quanto è stato detto? Questi i contenuti del testo del Papa, che si preannuncia come “un vero evento editoriale”: così lo ha infatti definito il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, introducendo l’incontro di presentazione alla presenza di un centinaio di ambasciatori, numerosi editori, uomini di cultura, ecclesiastici e giornalisti, presso la sala Pio X a Roma. “Dopo aver scritto i primi due volumi – ha ricordato padre Lombardi – il Papa aveva promesso un ‘piccolo fascicolo’ sull’infanzia di Gesù. E invece ne è venuto un libro molto importante che ci rimanda alle domande: ‘Cosa intendevano dirci gli evangelisti Matteo e Luca sull’infanzia di Gesù’ e, la seconda, ‘È vero ciò che è stato detto? Riguarda anche me?’”. Il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, ha evidenziato che i “180 versetti dei Vangeli sulla vita di Gesù risultano tra i più ripresi a livello artistico insieme alla passione” e che “rispondono alla domanda su Gesù: da dove vieni?”.

Il rispetto di Dio per la libertà. “In Gesù e a partire dall’obbedienza libera e consapevole di Maria – ha affermato la teologa brasiliana Maria Chiara Bingemer, docente a Rio de Janeiro – l’umanità ricomincia e si rinnova. Il Papa sottolinea molto il ruolo centrale di Maria e il rispetto di Dio per la libertà umana che in lei non trova ostacoli”. Paolo Mieli, presidente di Rcs Libri che insieme alla Libreria editrice vaticana ha sostenuto l’iniziativa editoriale, ha invece sottolineato come “la narrazione dell’infanzia di Gesù presentata nel volume ci rimanda a una figura storica vera e convincente”: “È un libro su un bambino e su una donna – ha aggiunto – e sul grande significato della libertà”, citando in particolare il capitolo sui Magi, “sorprendente per la capacità del Papa di sintetizzare secoli di dibattiti e studi sulla storicità della cometa, sul ruolo dei Magi e sui misteri dell’astrologia”. Concludendo la presentazione padre Lombardi ha richiamato le parole del card. Carlo Maria Martini che – a proposito dei libri del Papa – aveva parlato di “una grande e ardente testimonianza su Gesù e sul suo significato per la storia dell’umanità”.

Tra mito, pia leggenda e realtà storica. A riguardo della figura di Maria il Papa si sofferma in particolare su eventi dei quali si è discusso per secoli. Nel capitolo sul “parto verginale – mito o verità storica?”, ad esempio, pone senza esitazioni la domanda: “È una realtà storica, un reale evento storico, oppure è una pia leggenda che, a modo suo, vuole esprimere e interpretare il mistero di Gesù?”. La risposta è articolata. Oltre a riferirsi a varie interpretazioni storiografiche e socio-religiose, Benedetto XVI richiama concezioni religiose dell’antichità (la “nascita dei faraoni egiziani” come “legittimazione teologica del culto del sovrano” che viene collocato nella “sfera del divino”; oppure la “generazione dei figli dei Patriarchi da un seme divino” che ha “un carattere allegorico”). Questi e altri richiami non attenuano – afferma il Papa – la profondità della “differenza di concezioni” che, per quanto riguarda i Vangeli, conserva “l’unicità dell’unico Dio e l’infinita differenza tra Dio e la creatura”.

]]>
La Chiesa si cura con la misericordia https://www.lavoce.it/la-chiesa-si-cura-con-la-misericordia/ Thu, 09 Dec 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8968 Gratitudine al Papa “per tutto il lavoro” di condanna della pedofilia “che in questi anni sta svolgendo e che risale alla sua presenza alla Congregazione per la dottrina della fede”, presa di coscienza della situazione e delle sfide che, sul piano della pastorale, vengono poste alla Chiesa. Così si è sviluppato il seminario organizzato dal Centro di orientamento pastorale (Cop) su “Peccato e conversione”, che si è chiuso mercoledì 1° dicembre a Fano. Dal Papa esempio e indicazioni. Benedetto XVI ha affrontato senza reticenze l’argomento della pedofilia nella Chiesa, è stato più volte ribadito nel corso dei lavori; “i documenti prodotti e i gesti compiuti – ha evidenziato mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e presidente del Cop, nelle sue conclusioni – stanno davanti a tutti, senza infingimenti o platealità, ma nella consapevolezza di un compito arduo e necessario che dà a tutti noi l’esempio, le indicazioni e la forza di operare verità, cambiamento e nuova progettualità pastorale”. Il vescovo ha poi ribadito l’importanza di “distinguere tra peccato e peccatore” per “superare quel panico morale in cui siamo gettati dai mass media e che non riesce a fare un minimo di gerarchia dei diritti e dei doveri”. In primo luogo, ha sottolineato, vi sono “le vittime, che vanno ascoltate e aiutate a sanare le ferite”; quindi “la punizione del delitto, che aiuta a prendere coscienza della gravità del male”; infine “la cura del peccatore, che non può essere abbandonato a se stesso” poiché “nella Chiesa non c’è mai condanna senza appello, il peccatore è pur sempre chiamato a essere testimone della misericordia di Dio”. Sanare le ferite. Il presidente del Cop ha quindi delineato alcune prese di coscienza in materia che costituiscono “punti di non ritorno”. In primo luogo “ascolto, accoglienza e aiuto alle vittime”: “Le ferite dell’anima non hanno prescrizione alcuna”, ha precisato facendo riferimento a quanto affermato al seminario dal portavoce vaticano, p. Federico Lombardi. “Se le leggi dello Stato a un certo punto chiudono il caso, per noi l’aiuto deve essere per sempre, per aiutare l’animo ferito a riconciliarsi con la vita e la fede”. In secondo luogo, ha osservato mons. Sigalini, la Chiesa deve “non solo lavorare sul fare norme per togliere gli abusi dei preti, ma anche risvegliare attorno a noi attenzione alla positività della sessualità”, ricordando che “qualche volta si scatena una grande malevolenza nei confronti della Chiesa che ha tradito la sua missione e rabbia verso la rigidità dei nostri insegnamenti morali, a fronte di un’incoerenza scandalosa”. Giustizia e misericordia. Ancora, “giustizia e punizione” vanno abbinate a “perdono e riconciliazione”: “Se si parla di tolleranza zero – ha evidenziato il presule – per togliere dalla sfera educativa i pedofili, e questo è giusto, non si può parlare di tolleranza zero come condanna senza appello ed eliminazione dalla vita di una comunità di coloro che sono colpevoli. Non potranno più avere incarichi pastorali con le giovani generazioni, ma sono sempre figli di un padre, il vescovo, e sempre confratelli di tanti altri preti che li devono assolutamente aiutare a superare il male”. Il perdono cristiano “è un valore evangelico”. “Trasparenza e onestà” nel “riconoscere gli errori e nel comunicare le procedure dei nostri comportamenti in queste situazioni” è la quarta indicazione. La stessa “trasparenza e onestà” però, ha aggiunto il vescovo, va vissuta “a tutti i livelli della nostra vita, compreso quello dell’economia e delle finanze”. Infine, guardare a “quante violenze sessuali sui minori si compiono in famiglia”, non per “stornare l’attenzione dal nostro peccato”, bensì al contrario perché “non dobbiamo pensare solo a noi stessi, ma spenderci anche per tutti i fratelli e le sorelle che soffrono e sono lasciati soli”. Visioni nuove. Nell’ultimo giorno del seminario, prima delle conclusioni di mons. Sigalini, la relazione di don Gianni Colzani, docente di Missiologia alla Pontificia università urbaniana, che ha messo in rilievo come la missione appartenga “di diritto alla vita della Chiesa”. Il sacerdote ha invitato a “comprendere la Chiesa entro visioni nuove” accogliendo le sfide di conversione del tempo presente, sottolineando che “il primo annuncio non forma solo colui che l’accoglie, ma anche chi proclama”. Piuttosto “nella prassi missionaria – ha evidenziato – il punto discusso della conversione è la sua dinamica ‘sostitutiva’: non è vista come l’impegno di una coscienza che riorienta la propria vita, ma come un cambio di religione imposto a singole persone o a un popolo. I teorici post-coloniali mettono sotto accusa la mentalità e le strutture di pensiero che sono in gioco nella comunicazione della fede: vi colgono un’inaccettabile presunzione di superiorità che, palese nel passato coloniale, ha oggi forme più sottili ma non meno devastanti. Se applichiamo queste concezioni al nostro mondo italiano, l’interrogativo – ha concluso – riguarda il sapere quanto le comunità siano disposte non solo a insegnare a chi si converte, ma anche a imparare dal loro cammino e dall’opera di Dio in loro”.

]]>
Nuove norme contro i delitti più gravi https://www.lavoce.it/nuove-norme-contro-i-delitti-piu-gravi/ Thu, 22 Jul 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8626 Procedure più rapide per affrontare con efficacia le situazioni più urgenti e gravi; presenza anche di laici nel personale dei tribunali; allungamento dei termini di prescrizione da 10 a 20 anni; equiparazione dell’abuso sessuale su persone “con limitato uso di ragione” a quello sui minori; introduzione del reato di pedopornografia. Sono le principali novità contenute nelle nuove Normae de gravioribus delictis (Norme sui crimini più gravi), approvate da Benedetto XVI lo scorso 21 maggio e pubblicate il 15 luglio dalla Congregazione per la dottrina della fede, alla quale, con il motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela, nel 2001 Giovanni Paolo II aveva attribuito competenza in materia di delitti considerati dalla Chiesa eccezionalmente gravi. Le nuove Norme si riferiscono pertanto anche ai “delitti gravissimi” contro la fede e contro i sacramenti dell’eucaristia, della penitenza e dell’Ordine. Chiarezza e certezza del Diritto. “Un grande contributo alla chiarezza e alla certezza del Diritto, in un campo in cui la Chiesa è fortemente impegnata oggi a procedere con rigore e con trasparenza, così da rispondere pienamente alle giuste attese di tutela della coerenza morale e della santità evangelica che i fedeli e l’opinione pubblica nutrono verso di essa, e che il Santo Padre ha continuamente ribadito”, afferma in una nota esplicativa il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, riferendosi in particolare alla questione degli abusi. Proprio su questi ultimi, per la loro recente “vasta risonanza pubblica” e per “l’intenso dibattito” sviluppatosi “sulle norme e procedure applicate dalla Chiesa per il giudizio e la punizione di essi”, si sofferma il portavoce della Santa Sede, evidenziando anzitutto le nuove norme intese “a rendere le procedure più spedite, come la possibilità di non seguire la ‘via processuale giudiziale’ ma di procedere ‘per decreto extragiudiziale’, o quella di presentare al Santo Padre in circostanze particolari i casi più gravi in vista della dimissione dallo stato clericale”. Le novità introdotte. Un’altra norma consente l’inserimento nel personale dei tribunali, “come avvocati o procuratori”, anche di laici. Importanti anche “il passaggio del termine della prescrizione da 10 a 20 anni, restando sempre la possibilità di deroga anche oltre tale periodo”, “l’equiparazione ai minori delle persone con limitato uso di ragione, e l’introduzione di una nuova fattispecie: la pedopornografia”. Riproposta, inoltre, “la normativa sulla confidenzialità dei processi, a tutela della dignità di tutte le persone coinvolte”. Trattandosi di norme interne all’ordinamento penale canonico, “in sé completo e pienamente distinto da quello degli Stati”, esse non trattano l’argomento della denuncia alle autorità civili. Tuttavia, spiega padre Lombardi, “l’adempimento di quanto previsto dalle leggi civili fa parte delle indicazioni impartite dalla Congregazione per la dottrina della fede fin dalle fasi preliminari della trattazione dei casi di abuso”, come risulta dalle Linee guida già pubblicate in merito. Il Dicastero vaticano – aggiunge il direttore della Sala stampa – sta anche lavorando a ulteriori indicazioni per gli episcopati, “affinché le direttive da essi emanate in tema di abusi sessuali su minori da parte del clero o in istituzioni connesse con la Chiesa siano sempre più rigorose, coerenti ed efficaci”. Non solo abusi: le nuove Norme trattano anche dei “delitti contro la fede (eresia, apostasia e scisma), per i quali sono normalmente competenti gli Ordinari [i vescovi], ma la Congregazione [per la dottirna della fede] diventa competente in caso di appello; la registrazione e divulgazione compiute maliziosamente delle confessioni sacramentali, sulle quali già era stato emesso un decreto di condanna nel 1988” e, conclude padre Lombardi, “l’attentata ordinazione delle donne, sulla quale pure esisteva già un decreto del 2007”.

]]>
La lotta all’Aids è quella etica https://www.lavoce.it/la-lotta-allaids-e-quella-etica/ Thu, 19 Mar 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7397 Un dramma come quello dell’Aids merita un’attenzione globale per la persona. Lo ha ricordato Benedetto XVI, rispondendo ad un giornalista francese mentre era in viaggio per il Camerun. La domanda, in realtà, era un poco provocatoria, perché giudicava la posizione della Chiesa nei confronti del flagello dell’Aids come “non realistica e non efficace”. In realtà è tutto il contrario. “Penso” ha affermato il Papa “che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla Comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e anche invisibilmente, per la lotta contro l’Aids; ai Camilliani; a tutte le suore che sono a disposizione dei malati…”. Operatori in prima linea che affrontano il problema non con slogan pubblicitari, come quello che presenta il profilattico come rimedio sicuro, ma con una cura globale della persona. “Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano, non si può risolvere il flagello con la distribuzione di profilattici: al contrario, il rischio è di aumentare il problema”.

La Chiesa è convinta che la soluzione possa trovarsi solo in un duplice impegno. Il primo: una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovamento spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro. Il secondo: una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti; la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano visibili progressi. Si tratta di rinnovare l’uomo interiormente, di dare forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e di quello dell’altro, di testimoniare la capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. “Mi sembra” ha concluso Benedetto XVI “che questa sia la giusta risposta. La Chiesa fa questo, e così offre un contributo grandissimo ed importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno”.

Questa è la posizione della Chiesa e questa è la forma d’intervento che sostiene: certamente è impegnativa, ma è l’unica capace di sostenere il peso del momento.

Contro il terribile flagello del virus, nulla possono i preservativi

A proposito degli echi suscitati da alcune parole del Papa sul problema dell’Aids, il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, precisa, in una nota, che “il Santo Padre ha ribadito le posizioni della Chiesa cattolica e le linee essenziali del suo impegno nel combattere il terribile flagello dell’Aids: primo, con l’educazione alla responsabilità delle persone nell’uso della sessualità e con il riaffermare il ruolo essenziale del matrimonio e della famiglia; due: con la ricerca e l’applicazione delle cure efficaci dell’Aids e nel metterle a disposizione del più ampio numero di malati attraverso molte iniziative ed istituzioni sanitarie; tre: con l’assistenza umana e spirituale dei malati di Aids come di tutti i sofferenti, che da sempre sono nel cuore della Chiesa. Queste – conclude il portavoce vaticano – sono le direzioni in cui la Chiesa concentra il suo impegno, non ritenendo che puntare essenzialmente sulla più ampia diffusione di preservativi sia in realtà la via migliore, più lungimirante ed efficace per contrastare il flagello dell’Aids e tutelare la vita umana”.

“Affermare ideologicamente che il Papa sta in qualche modo favorendo l’epidemia perché invita alla sessualità responsabile è veramente dire un assurdo, anzi è fare della mistificazione anche dal punto di vista scientifico” ha dichiarato a Radio Vaticana Gianluigi Gigli, già presidente della Federazione mondiale dei medici cattolici, parlando della sessualità responsabile sulla quale il Papa si è soffermato più volte. “È documentato ormai in tutto il mondo come, a seconda di dove si mette l’accento nella prevenzione dell’Aids, i risultati possono essere anche fortemente diversi” ha detto Gigli citando due esempi storici: “L’Uganda, dove la lotta all’Aids è stata basata appunto sul comportamento, sugli stili di vita, ha ottenuto traguardi significativi in termini di riduzione dell’epidemia. La Thailandia, dove ci si è basati solo sul profilattico, non ha ottenuto nulla: la situazione è addirittura, appunto, peggiorata”.

Tutto ciò, per Gigli, dovrebbe far riflettere “perché a parte ogni giudizio di ordine etico (se ci si limita solo al profilattico, la sensazione di ‘falsa’ sicurezza che esso dà) perché comunque c’è ancora un rischio di malattia che si mantiene, benché abbassato. Questo rischio viene tuttavia a moltiplicarsi a causa del moltiplicarsi dei rapporti che la falsa sicurezza stessa genera. Quindi, rapporti occasionali, rapporti promiscui”.

]]>
Benedetto XVI in Terra Santa https://www.lavoce.it/benedetto-xvi-in-terra-santa/ Thu, 19 Feb 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7322 Manca ancora l’annuncio della Santa Sede, ma il viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa, a maggio, è ufficiale. La conferma è arrivata, nei giorni scorsi, dal premier israeliano Ehud Olmert. ‘Una decisione coraggiosa’ per il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, a causa delle ‘incertezze della situazione politica, delle tensioni continue di una regione percorsa da conflitti’. Ma ‘forse proprio per tutti questi motivi è urgente andarvi’. Era stato lo stesso Benedetto XVI, il 12 febbraio, a dire ai membri della Conferenza dei presidenti delle organizzazioni ebraiche Usa che si ‘stava preparando’ al viaggio in Terra Santa. Ne parliamo con il nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco. Sotto quali auspici avrà luogo questo viaggio? ‘La visita del Papa è quella del capo spirituale della comunità cattolica e, quindi, viene a visitare i suoi figli che sono qui, in particolare in Giordania e in Terra Santa, dunque Israele e Territori palestinesi. È una visita pastorale alle comunità cattoliche, con le aperture che sono al cuore di tutta la missione della Chiesa oggi, in continuità con quelle conciliari e nel filone della tradizione della Chiesa’. Benedetto XVI non incontrerà solo le comunità cattoliche? ‘Ci sarà l’incontro con le comunità cattoliche, con quelle cristiane e momenti con i leader delle altre religioni, islam ed ebraismo. La dimensione pastorale non esclude anche incontri con i responsabili dello Stato in Giordania, in Israele e Territori palestinesi dove c’è un’Autorità palestinese’. È allo studio anche una tappa a Gaza o in zone vicine? ‘Non sappiamo ancora se il Papa potrà recarsi o avvicinarsi a Gaza. Non era e non è nel programma, poiché ci sono tante considerazioni, anche di tempo, che vanno tenute presenti. Certamente ci sarà, auspichiamo, una presenza della piccola comunità di Gaza alla messa. In Terra Santa il Papa non avrà una permanenza tale da incontrare tutte le realtà della Chiesa ma ci saranno tre occasioni di grandi raduni con le comunità locali: una a Gerusalemme, una a Betlemme ed una in Galilea. Si spera che ci sarà la possibilità, per tutti coloro che lo vogliono, di avvicinarsi per ascoltare un messaggio di pace e di riconciliazione e di stimolo a costruire un mondo migliore’. Rivedremo immagini come quelle di Giovanni Paolo II al Muro del pianto? ‘Vedremo e rivedremo tante immagini. Alcuni momenti sono tappe obbligate, che non voglio specificare, lasciando la curiosità e l’attesa. Sul programma ci sono molte speculazioni. Ancora un po’ di pazienza e sapremo tutto…’. Questo viaggio sembra porre fine alle polemiche circa la revoca della scomunica ai lefebvriani… ‘Le reazioni sono sempre un po’ emozionali. La linea della Santa Sede, fermandoci solo al dopo Concilio, è di riflessione e di continuità nell’approfondimento. Questo per dire che il Papa ha riproposto in maniera inequivocabile la posizione che è già parte della vita e del patrimonio della Chiesa. Le parole alla Conferenza dei presidenti delle organizzazioni ebraiche sono state chiare, precise, inequivocabili, ferme. E hanno riproposto ‘ ripeto ‘ qualcosa già da lui detto in altre circostanze’.

]]>
Uno scisma che andava rimarginato https://www.lavoce.it/uno-scisma-che-andava-rimarginato/ Thu, 29 Jan 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7266 Con la revoca della scomunica ai quattro vescovi consacrati abusivamente da Lefebvre il 30 giugno 1988, Benedetto XVI ha compiuto un atto di misericordia, di perdono e di riconciliazione, per ricomporre l’unità cattolica, scissa dolorosamente proprio su quanto la Chiesa ha realizzato di più grande e importante in tutto il secolo XX, il Concilio Vaticano II. Impegnato alla ricomposizione dell’unità pan-cristiana, soprattutto con la Chiesa ortodossa e le antiche Chiese orientali, non poteva dimenticare che vicino a casa, nel cuore della cattolicità, si stava perpetrando uno scisma che poteva consolidarsi e rimanere fissato per un tempo indeterminato come una piaga cronica, a somiglianza di quanto è successo in altre simili situazioni storiche. Sarebbe stata un’ulteriore ferita inferta al Corpo di Cristo, già dolorosamente lacerato. Benedetto XVI aveva detto all’inizio del suo pontificato, a proposito del movimento per l’unità della Chiesa, che considerava concluso l’ecumenismo delle parole e dei buoni sentimenti, e si sarebbe impegnato nell’ecumenismo dei fatti e gesti concreti. Questo è uno dei fatti concreti, forte e coraggioso. È pertanto una bella notizia, fonte di gioia per tutta la Chiesa, come ha affermato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. È lecito però ritenere che sarebbe stata ancora più lieta e compresa da tutti, se non fossero intervenute discutibili coincidenze che hanno offuscato la gioia e provocato qualche perplessità. La coincidenza del 50’del primo annuncio del Concilio, che i vescovi lefebvriani certamente non amano, è potuto sembrare un’ombra gettata sul Concilio stesso. Sappiamo che non è così nella mente del Pontefice, ma semmai una presa di distanza dalla mitizzazione del Concilio inteso come una discontinuità e distacco rispetto alla tradizione cattolica, come ha chiarito il Papa in un discorso del 22 dicembre 2005 alla Curia romana, discorso riportato su L’Osservatore Romano del 25 gennaio 2009 proprio in coincidenza con la pubblicazione del decreto di revoca. Si può dire giornalisticamente che la pagina 5 dell’Osservatore del 25 gennaio spiega le ragioni del decreto riportato in prima, nel senso che l’interpretazione del Concilio come ‘riforma della Chiesa nella continuità, e non come rottura e distacco dalla tradizione passata’ rende possibile la compresenza e la comunione anche con chi a questo passato si sente strettamente e indissolubilmente legato, fino a non comprendere le ragioni del rinnovamento conciliare. Ma la cosa che ha suscitato maggiore scalpore è stata la dichiarazione negazionista della Shoah, fatta dal vescovo Williamson. Affermazione stolta e infondata da cui hanno preso netta distanza sia la Cei sia il Vaticano. E tuttavia, incapaci di fare sottili distinzioni, molti commentatori e giornalisti, e con loro molte persone, hanno messo insieme la revoca della scomunica con tale farneticante dichiarazione, come se questa fosse avallata dal Papa per il fatto che lui l’ha perdonato. L’ha perdonato per un’altra cosa, evidentemente, ma la gente, purtroppo, seguendo le notizie dei media, è portata a facili quanto infondate deduzioni. Di troppo sono state anche dichiarazioni di rivincita pervenute in ambienti tradizionalisti delle nostre città.Né sono da giubilo le condizioni previe al dialogo poste dai capi della Fraternità San Pio X: quella di ripristinare la celebrazione del rito preconciliare della messa e la revoca delle scomuniche. Queste erano state inflitte per motivi gravissimi, quali la consacrazione abusiva e illecita da parte del vescovo Lefebvre dei quattro vescovi senza l’autorizzazione pontificia, avvenuta a seguito di un deciso e profondo dissenso su alcune impostazioni pastorali del Concilio Vaticano II riguardanti la liturgia, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, la libertà di coscienza. Posizioni conciliari approvate a grandissima maggioranza, vicina alla unanimità, dai circa 2.500 Padri conciliari provenienti da tutto il mondo, giunti alla votazione dopo sei anni di lavori: preparazione, riflessioni, elaborazioni, discussioni, aggiustamenti, votazioni parziali e continue, intense preghiere, sotto la guida di Giovanni XXIII, Paolo VI, e l’autorevole conferma di Giovanni Paolo I e II, e dello stesso Papa Ratzinger. Ebbene, dopo tutto questo, si deve dire che Benedetto XVI ha avuto una grande pazienza e un gran coraggio. Da questo atto di clemenza si vede quanto gli stia a cuore l’unità della Chiesa. Ha fatto quanto spetta a lui. Ha gettato una sfida ad un gruppo di persone che hanno avuto la pretesa di dissentire clamorosamente, di ritenersi, solo loro, nella verità rispetto a tutta la comunità ecclesiale. Stando al principio paolino secondo cui ‘tutto concorre al bene’ per coloro che fanno quello che è loro richiesto, si può pensare che anche questa vicenda servirà a far crescere la Chiesa nella consapevolezza di essere ‘nella mano di Dio’ (Ez 37) e potrà segnare una pista da percorrere da parte di Chiese e comunità cristiane verso la riconciliazione. Siamo per ora solo all’inizio di un percorso che dovrà continuare e svilupparsi in una piena concordia dottrinale e pratica. Questa verrà a seguito di maggiori contatti, di dialoghi franchi e sinceri, di correzione fraterna e paterna e, soprattutto, per l’opera dello Spirito santo che agisce nella Chiesa come forza di unione e di santificazione. È Lui che la sorregge perché sia una, santa, cattolica e apostolica. A noi spetta di guardare con occhi nuovi e limpidi una storia di salvezza che non teme il futuro e non è schiava del passato, ma segue i ritmi e i segni dei tempi, anche di questo nostro tempo breve, che non si arresta.

]]>
Benedetto XVI all’Onu nel 60’anniversario della ‘Dichiarazione dei diritti dell’uomo’ https://www.lavoce.it/benedetto-xvi-allonu-nel-60anniversario-della-dichiarazione-dei-diritti-delluomo/ Thu, 17 Apr 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6589 Benedetto XVI è in viaggio apostolico negli Stati Uniti d’America (15-21 aprile). Uno dei momenti clou di questo appuntamento è la visita, il 18 aprile, al ‘palazzo di vetro’ dell’Onu su invito del segretario generale, il sudcoreano Ban Ki-moon. Sarà la quarta volta che un Papa parlerà all’assemblea delle Nazioni Unite. Prima di lui Paolo VI (4 ottobre 1965) e Giovanni Paolo II (2 ottobre 1979 e 5 ottobre 1995). Le visite, ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, illustrando il programma del viaggio, ‘sono avvenute normalmente in ottobre perché è il mese in cui comincia l’Assemblea generale. Quest’anno negli Usa ci sono le elezioni, e non era possibile fare un viaggio in ottobre’. Il Papa dopo l’incontro privato con il segretario generale dell’Onu, nella sala dell’Assemblea generale terrà l’atteso discorso davanti ai rappresentanti di 192 Stati membri. Come verrà accolto e quali saranno i temi al centro? Lo abbiamo chiesto a mons. Celestino Migliore, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede all’Organizzazione delle Nazioni Unite. Paolo VI nel 1965, Giovanni Paolo II nel 1979 e nel 1995: come sarà la visita di Benedetto XVI? Ci aiuta a rileggere in un unico filo questi incontri. ‘Le occasioni che hanno motivato le visite dei tre Papi si intrecciano: Paolo VI, nel 1965, e Giovanni Paolo II nel 1995, vennero a celebrare rispettivamente il 20’e 50’anniversario dell’Onu; la visita del 1979 e quella di questi giorni si collocano all’inizio di un pontificato. Entrambe le occasioni significano e confermano il tono che Paolo VI diede a questo genere di visite: la città spirituale della pace va incontro, saluta e augura tutto il bene alla città terrena della pace, in una naturale simpatia tra due organizzazioni a carattere universale’. Come si sta preparando l’Onu a questa visita? In che modo verrà accolto il Papa? ‘L’attesa è grande e carica di speranza. Il Papa viene anzitutto nella sua veste di autorità morale. Ed è così che si ama guardare al Papa, soprattutto in questi tempi caratterizzati da grande frammentazione culturale, sociale, e dalla deriva della politica che si riscontra ogni dove. È normale che in questo contesto ci si rivolga alle autorità morali, capaci di suscitare una rinnovata buona volontà politica. Ed è appunto all’insegna del motto Cristo nostra speranza che il Santo Padre ha impostato il suo imminente viaggio apostolico’. C’è attesa per i temi che Benedetto XVI affronterà nel suo discorso… ‘Molti funzionari e diplomatici dell’Onu che seguono e apprezzano la chiarezza e fecondità di pensiero del Santo Padre si attendono che parli nella medesima linea in cui ha saputo cogliere ed esprimere fin dagli inizi del suo pontificato la grande sfida del secolo, e cioè il rapporto-crisi tra ragione e fede. In particolare, c’è vivo interesse per il discorso sui riverberi, sulle potenzialità e sugli sviluppi che questa crisi sta avendo sulla coesistenza internazionale, sulla visione dei rapporti sociali e culturali, sull’interpretazione dei diritti umani, della democrazia, della libertà, del dialogo interculturale e interreligioso’. Lo scenario internazionale è profondamente mutato rispetto alle visite precedenti (1965: guerra del Vietnam; 1979: guerra fredda; 1995: guerre nei Balcani e nel Centro Africa), però ‘nubi minacciose’ permangono sul mondo: si pensi al Medio Oriente, al Tibet… Questa visita – come le precedenti – costituirà un incoraggiamento a proseguire lungo i sentieri della pace? ‘Indubbiamente. L’appello di Benedetto XVI alla pace risuonerà su uno scenario internazionale profondamente mutato, com’è prevedibile. Per molto tempo lavorare per la pace significava limitare e mettere fine a conflitti tra Stati e signori della guerra. Oggi il tema della pace assume una connotazione più ampia e fluida. Si tratta di costruire la pace tra popoli che hanno una percezione sempre più chiara delle rispettive diversità e differenze culturali, sociali, religiose; popoli dotati di visioni diverse e talora divergenti sui diritti umani, sulla democrazia, sulla libertà, sul senso e valore della vita umana. L’ordine mondiale non è più omogeneo, ma plurale e frammentato. Il Papa, nel solco del pensiero sociale della Chiesa, propone come sentiero sicuro per la pace il riconoscimento e il pieno rispetto di alcuni principi e diritti che sono così fondamentali da essere riconosciuti da tutte le tradizioni culturali e da non poter essere negati né sottoposti a negoziato e compromesso’. Quale contributo potrà portare questa visita negli attuali scenari mondiali? ‘Una caratteristica propria del pensiero e dell’azione di Papa Benedetto sulla scena internazionale è quella di aver affinato il tono e accelerato il ritmo dell’incontro e del dialogo fra persone e popoli di diversa estrazione culturale e religiosa. Egli rifugge dalle cortesie accademiche per porre le domande rilevanti per la coesistenza degli individui e dei popoli: l’uguale dignità di ogni persona umana, il senso comune dei diritti dell’uomo, della democrazia, delle libertà, in particolare della libertà di religione’. La visita del Papa all’Onu avviene nell’anno del 60’anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948). Potrà essere un’occasione per richiamare l’attenzione della comunità internazionale sui temi legati alla dignità dell’uomo? ‘La Santa Sede tiene in grande considerazione questo testo. Nel processo di redazione, le maggiori tradizioni filosofiche, morali e religiose si sono messe insieme nel riconoscere l’uguale dignità degli esseri umani e nell’individuare diritti così fondamentali che non si possono né negoziare né negare ad alcuno in nessuna parte del mondo. Purtroppo oggi si constata che non c’è uno solo di questi diritti che vada esente da violazioni o negligenze in ogni dove. E ciò è dovuto alla persistente convinzione che sono gli Stati e i Governi a concedere i diritti e a determinarne i contenuti e l’estensione, piuttosto che riconoscere che essi sono iscritti nella natura umana’.

]]>