Oreste Benzi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/oreste-benzi/ Settimanale di informazione regionale Sun, 08 May 2022 18:01:15 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Oreste Benzi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/oreste-benzi/ 32 32 Go’el : venti anni di preghiera a Pian di Massiano per liberare le donne dalla schiavitù https://www.lavoce.it/goel-venti-anni-di-preghiera-a-pian-di-massiano-per-liberare-le-donne-dalla-schiavitu/ Sun, 08 May 2022 18:01:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66634 Preghiera del gruppo Go'el a Perugia il 7 maggio 2022

Sabato sera 7 maggio alle ore 22 a Pian di Massiano a Perugia, sono ripresi gli incontri del gruppo Go'el nato dalla associazione di don Benzi proprio 20 anni fa. Lo scopo è sempre lo stesso, scrive il gruppo Go'el nell'articolo pubblicato questa settimana su La Voce: essere “insieme per queste ‘donne crocifisse’ pregando per quelle che non ce l’hanno fatta morendo a causa del racket, e per quelle che sono state liberate e per chi è ancora preda degli aguzzini”. In questi anni, sottolinano nel gruppo, “molte donne hanno trovato la forza di scappare dai loro aguzzini”.

Go'el: venti anni di preghiera

“Sono passati 20 anni da quando don Aldo Buonaiuto iniziava ad accendere una luce sulle tenebre della prostituzione schiavizzante presente sulle strade di Perugia. Con la presenza e la spinta carismatica di don Oreste Benzi, (fondatore dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII) erano già da diversi anni che si avvicinavano le giovanissime donne sfruttate e con l’ausilio e la collaborazione delle forze di polizia venivano scovati gli aguzzini del racket del meretricio. La presenza costante nel territorio sollecitava le istituzioni ad agire con fermezza contro una piaga che venti anni fa era molto presente in alcune zone della città”. In quei giorni “nasceva su ispirazione di don Aldo il “gruppo Go’el”, un insieme di persone che rispondevano all’invito di riscattare (Go’el, termine utilizzato nel giubileo nell’Antico Testamento per liberare gli schiavi), farsi strumenti per liberare le ragazze schiavizzate. Era necessaria l’azione determinante delle unità di strada della Giovanni XXIII ma anche la preghiera. Così nasce il rosario sotto il cielo sulle strade buie delle “donne crocifisse”.

Molte donne liberate dalla schiavitù

“Ogni sabato dell’anno a mezzanotte - prosegue l'articolo - centinaia di persone si sono ritrovate a pregare ed invocare la Vergine Maria per chiedere la liberazione delle schiave. A Pian di Massiano abbiamo creato un santuario sotto il cielo, senza pareti di cemento ma con i mattoni vivi di uomini e donne, che hanno con straordinaria fedeltà portato avanti questa preghiera e vicinanza alle vittime della tratta. In 20 anni questa iniziativa ha provocato l’uscita di molte giovani che vedendo il gruppo Go’el stare lì per loro hanno trovato la forza di scappare. Ci sono state conversioni e cambiamenti di vita anche dei cosiddetti “clienti” pentiti. Sono nate vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Hanno partecipato numerosi movimenti ecclesiali, tantissimi giovani, prelati, personalità istituzionali e tanti giornalisti. Questa esperienza non si è mai fermata tranne nel periodo dei lockdown per il Covid. E ora ogni primo sabato del mese ha ripreso il suo appuntamento”.]]>
Preghiera del gruppo Go'el a Perugia il 7 maggio 2022

Sabato sera 7 maggio alle ore 22 a Pian di Massiano a Perugia, sono ripresi gli incontri del gruppo Go'el nato dalla associazione di don Benzi proprio 20 anni fa. Lo scopo è sempre lo stesso, scrive il gruppo Go'el nell'articolo pubblicato questa settimana su La Voce: essere “insieme per queste ‘donne crocifisse’ pregando per quelle che non ce l’hanno fatta morendo a causa del racket, e per quelle che sono state liberate e per chi è ancora preda degli aguzzini”. In questi anni, sottolinano nel gruppo, “molte donne hanno trovato la forza di scappare dai loro aguzzini”.

Go'el: venti anni di preghiera

“Sono passati 20 anni da quando don Aldo Buonaiuto iniziava ad accendere una luce sulle tenebre della prostituzione schiavizzante presente sulle strade di Perugia. Con la presenza e la spinta carismatica di don Oreste Benzi, (fondatore dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII) erano già da diversi anni che si avvicinavano le giovanissime donne sfruttate e con l’ausilio e la collaborazione delle forze di polizia venivano scovati gli aguzzini del racket del meretricio. La presenza costante nel territorio sollecitava le istituzioni ad agire con fermezza contro una piaga che venti anni fa era molto presente in alcune zone della città”. In quei giorni “nasceva su ispirazione di don Aldo il “gruppo Go’el”, un insieme di persone che rispondevano all’invito di riscattare (Go’el, termine utilizzato nel giubileo nell’Antico Testamento per liberare gli schiavi), farsi strumenti per liberare le ragazze schiavizzate. Era necessaria l’azione determinante delle unità di strada della Giovanni XXIII ma anche la preghiera. Così nasce il rosario sotto il cielo sulle strade buie delle “donne crocifisse”.

Molte donne liberate dalla schiavitù

“Ogni sabato dell’anno a mezzanotte - prosegue l'articolo - centinaia di persone si sono ritrovate a pregare ed invocare la Vergine Maria per chiedere la liberazione delle schiave. A Pian di Massiano abbiamo creato un santuario sotto il cielo, senza pareti di cemento ma con i mattoni vivi di uomini e donne, che hanno con straordinaria fedeltà portato avanti questa preghiera e vicinanza alle vittime della tratta. In 20 anni questa iniziativa ha provocato l’uscita di molte giovani che vedendo il gruppo Go’el stare lì per loro hanno trovato la forza di scappare. Ci sono state conversioni e cambiamenti di vita anche dei cosiddetti “clienti” pentiti. Sono nate vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Hanno partecipato numerosi movimenti ecclesiali, tantissimi giovani, prelati, personalità istituzionali e tanti giornalisti. Questa esperienza non si è mai fermata tranne nel periodo dei lockdown per il Covid. E ora ogni primo sabato del mese ha ripreso il suo appuntamento”.]]>
Prostituirsi non è mai una scelta https://www.lavoce.it/prostituirsi-non-mai-scelta/ Sat, 02 Jun 2018 13:36:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52023

“Stupro a pagamento”: è così che Rachel Moran, giornalista e attivista irlandese, usa chiamare la prostituzione ed è così che ha intitolato il suo ultimo libro. Le prostitute sono invece da lei chiamate “prostituite” e i loro clienti “prostitutori”. Perchè anche le parole, che hanno il loro peso, vadano a definire meglio il concetto di cui Moran è portavoce: la prostituzione non è altro che espressione di supremazia e sfruttamento da parte dell’uomo nei confonti della donna.

Approdata a Perugia lo scorso 26 maggio, la giornalista ha raccontato la sua storia e il suo lavoro al pubblico del centro Shalom in via Quieta, dove si è tenuto l’incontro. Grazie a Lista civica italiana è stato infatti organizzato un tour che ha portato Rachel Moran a toccare diverse città italiane fra cui anche il capoluogo umbro, dove a fare da partner all’evento è stata la parrocchia di Santo Spirito insieme all’associazione Papa Giovanni XXIII e al Movimento adulti scout cattolici italiani (Masci).

L’ardore con cui Rachel Moran si batte contro la prostituzione deriva da una drammatica storia personale che l’ha portata a provare in prima persona gli effetti devastanti del fenomeno, raccontati sia nel libro che nel corso dell’incontro perugino. Nata a Dublino da due genitori affetti da gravi disturbi psichici, all’età di 14 anni fugge da una situazione familiare diventata per lei troppo caotica e insostenibile. “Ho chiesto aiuto ai servizi sociali locali, ma negli anni Novanta il settore sociale irlandese non erano ancora in grado di sostenere situazioni così delicate. Noi ragazzi eravamo sbattuti da un ostello all’altro, così dopo poco me ne sono andata” ha raccontato Moran.

A 15 anni, senza casa nè denaro, Rachel conosce un ragazzo ventenne di cui si innamora e che la convince a far fortuna prostituendosi: “Di sicuro era una fortuna per lui visto che prendeva il 95% di quello che guadagnavo”. Dopo pochi mesi lei e il suo fidanzato/sfruttatore si lasciano, ma è ormai entrata a far parte di un giro da cui difficilmente si esce: “Mi considero molto fortunata per esser riuscita a cambiare vita, visto che di solito chi entra in questo mondo in giovanissima età non ne esce più, perchè crede di non poter fare nient’altro per vivere. Io invece ne sono uscita e anche da giovane, a 22 anni, in modo tale da esser stata poi in grado di ricostruire la mia vita, a partire dalla carriera scolastica”.

Rachel infatti un giorno decide da sola di non tornare più sulla strada, mossa dall’amore per suo figlio di 4 anni che stava per cominciare la scuola. Una vita, quella della madre, che non si conciliava affatto con quella della notte. Da quel punto in poi la rinascita: si iscrive all’università, diventa giornalista e fonda la Space international, organizzazione che si batte per promuovere il “modello legislativo nordico” contro il fenomeno della prostituzione.

Moran è infatti fermamente convinta che la prostituzione non vada avallata in alcun modo, tanto meno legalizzandola. Crede anche che, prima di arrivare ad un cambiamento di mentalità generale, occorra cambiare le leggi. Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Irlanda e Canada, secondo Moran e la sua associazione, avrebbero quasi dimezzato il numero di prostitute grazie ad una legge che va a sanzionare aspramente clienti e sfruttatori. Nessuna pena invece per chi viene sorpresa a prostituirsi, ma solo percorsi di riqualificazione. “Perchè nessuna sceglie volontariamente di prostituirsi. Anche dietro scelte apparentemente autonome si nascondono storie difficili di solitudine o disagi di vario tipo”.

 

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“Stupro a pagamento”: è così che Rachel Moran, giornalista e attivista irlandese, usa chiamare la prostituzione ed è così che ha intitolato il suo ultimo libro. Le prostitute sono invece da lei chiamate “prostituite” e i loro clienti “prostitutori”. Perchè anche le parole, che hanno il loro peso, vadano a definire meglio il concetto di cui Moran è portavoce: la prostituzione non è altro che espressione di supremazia e sfruttamento da parte dell’uomo nei confonti della donna.

Approdata a Perugia lo scorso 26 maggio, la giornalista ha raccontato la sua storia e il suo lavoro al pubblico del centro Shalom in via Quieta, dove si è tenuto l’incontro. Grazie a Lista civica italiana è stato infatti organizzato un tour che ha portato Rachel Moran a toccare diverse città italiane fra cui anche il capoluogo umbro, dove a fare da partner all’evento è stata la parrocchia di Santo Spirito insieme all’associazione Papa Giovanni XXIII e al Movimento adulti scout cattolici italiani (Masci).

L’ardore con cui Rachel Moran si batte contro la prostituzione deriva da una drammatica storia personale che l’ha portata a provare in prima persona gli effetti devastanti del fenomeno, raccontati sia nel libro che nel corso dell’incontro perugino. Nata a Dublino da due genitori affetti da gravi disturbi psichici, all’età di 14 anni fugge da una situazione familiare diventata per lei troppo caotica e insostenibile. “Ho chiesto aiuto ai servizi sociali locali, ma negli anni Novanta il settore sociale irlandese non erano ancora in grado di sostenere situazioni così delicate. Noi ragazzi eravamo sbattuti da un ostello all’altro, così dopo poco me ne sono andata” ha raccontato Moran.

A 15 anni, senza casa nè denaro, Rachel conosce un ragazzo ventenne di cui si innamora e che la convince a far fortuna prostituendosi: “Di sicuro era una fortuna per lui visto che prendeva il 95% di quello che guadagnavo”. Dopo pochi mesi lei e il suo fidanzato/sfruttatore si lasciano, ma è ormai entrata a far parte di un giro da cui difficilmente si esce: “Mi considero molto fortunata per esser riuscita a cambiare vita, visto che di solito chi entra in questo mondo in giovanissima età non ne esce più, perchè crede di non poter fare nient’altro per vivere. Io invece ne sono uscita e anche da giovane, a 22 anni, in modo tale da esser stata poi in grado di ricostruire la mia vita, a partire dalla carriera scolastica”.

Rachel infatti un giorno decide da sola di non tornare più sulla strada, mossa dall’amore per suo figlio di 4 anni che stava per cominciare la scuola. Una vita, quella della madre, che non si conciliava affatto con quella della notte. Da quel punto in poi la rinascita: si iscrive all’università, diventa giornalista e fonda la Space international, organizzazione che si batte per promuovere il “modello legislativo nordico” contro il fenomeno della prostituzione.

Moran è infatti fermamente convinta che la prostituzione non vada avallata in alcun modo, tanto meno legalizzandola. Crede anche che, prima di arrivare ad un cambiamento di mentalità generale, occorra cambiare le leggi. Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Irlanda e Canada, secondo Moran e la sua associazione, avrebbero quasi dimezzato il numero di prostitute grazie ad una legge che va a sanzionare aspramente clienti e sfruttatori. Nessuna pena invece per chi viene sorpresa a prostituirsi, ma solo percorsi di riqualificazione. “Perchè nessuna sceglie volontariamente di prostituirsi. Anche dietro scelte apparentemente autonome si nascondono storie difficili di solitudine o disagi di vario tipo”.

 

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Contro la prostituzione, male intollerabile https://www.lavoce.it/contro-la-prostituzione-male-intollerabile/ Tue, 23 Apr 2013 11:06:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16342 processione-rosario-PerugiaSono ormai 11 anni che il gruppo Go’el di Perugia, seguito da don Aldo Buonaiuto dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, si ritrova il sabato sera a Pian di Massiano per recitare il rosario.

Un modo per dare voce alle tante ragazze vittime della prostituzione e offrire loro la possibilità di una liberazione. Sabato 27 aprile, nell’anniversario del primo rosario recitato nel piazzale in cui le auto di note vagavano alla ricerca di corpi da comprare, il gruppo si ritroverà nuovamente per la preghiera e una fiaccolata, che si svolgerà davanti al Palazzetto dello sport alle ore 24.

L’evento sarà preceduto dalla celebrazione eucaristica che si terrà alle ore 21 presso la parrocchia Shalom di via Quieta a Perugia. L’associazione combatte da anni contro la prostituzione chiedendo alle istituzioni di colpire un mercato che si regge sulla riduzione in schiavitù di donne e anche di uomini.

Un essere umano non può essere venduto, violentato, mercificato, sfruttato e ridotto al silenzio, diceva don Oreste Benzi denunciando quella che riteneva un’ingiustizia insopportabile.

La Comunità Papa Giovanni chiede che venga rispettata la Convenzione delle Nazioni Unite per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione, entrata in vigore nel 1951 e ratificata dall’Italia già nel 1966 nella quale è scritto che ‘la prostituzione e il male che l’accompagna è incomparabile con la dignità della persona umana perché mette in pericolo il bene dell’individuo, della famiglia e della comunità’”.

Per questo invitano tutti “a partecipare alla fiaccolata per reagire a questo terribile dramma umano testimoniando la vicinanza alle tante schiave presenti sulle strade, attuando i percorsi necessari a spezzare le loro catene e sollecitando gli organi competenti ad intervenire per contrastare sfruttatori e clienti, che sono i principali finanziatori di questo traffico di essere umani”.

La comunità ha sempre chiesto ai sindaci di emanare ordinanze comunali che potessero colpire i “clienti” trovati a contrattare prestazioni sessuali con le vittime della prostituzione schiavizzata.

Negli anni numerose amministrazioni comunali hanno adottato misure in tal senso e tra queste anche il Comune di Perugia che ha rinnovato l’impegno. Dal 2 maggio, infatti, entra in vigore una nuova ordinanza che permetterà di sanzionare i clienti della prostituzione (per intralcio al traffico, sosta vietata ecc) ma, e questa è la novità resa possibile dalle ultime normative nazionali, saranno sanzionati anche coloro che sostano lungo le strade con un abbigliamento o un atteggiamento che mostri chiaramente l’offerta del proprio corpo.

Le multe per chi viola l’ordinanza partono da un minimo di 450 euro cui possono sommarsi sanzioni per altre specifiche violazioni. L’ordinanza interessa le strade dell’area est della città.

L’effetto potrebbe essere lo spostarsi del mercato del sesso sulle vie dei comuni limitrofi. Questo potrebbe essere, però, un incentivo ad adottare le stesse misure.

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Prostituzione e disperazione https://www.lavoce.it/prostituzione-e-disperazione/ Thu, 24 Nov 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9792 Una notizia che non ha avuto un grande risalto nazionale, e che ho trovato in un giornale cattolico del Nord: una ragazza di 21 anni, una “lucciola”, trovata domenica 13 novembre nel pomeriggio da alcuni passanti con una corda al collo, appesa ad una trave di un cascinale abbandonato.

Era bulgara, venuta in Italia per trovare lavoro, e si è ritrovata sul marciapiede.

Sembra che in quel luogo nascosto era solita recarsi per cambiare gli abiti. Una notizia che apre uno squarcio su un mondo che sfugge ad una attenta e approfondita analisi.

Esiste un dossier del gruppo Abele aggiornato al 2008 sulla prostituzione in Italia ed altri simili che riportano dati quantitativi divisi per regioni e per età. Manca la conoscenza del vissuto delle persone che si prostituiscono.

Ritornano le domande: vizio o necessità? persone libere o schiave? schiave di chi? Una cosa è certa: il film Pretty Woman, della bella prostituta Julia Roberts che trova il principe azzurro Richard Gere, è solo una favola.

D’inverno, quando fa freddo, le “lucciole” più avvedute si ritirano negli appartamenti, e quelle più disperate accendono fuochi in attesa di entrare nella macchina di qualche cliente.

Di questi non parliamo.

Il fenomeno è in genere trattato dai media sul versante della sicurezza e delle retate della polizia o per qualche fatto curioso, come quello recente della signora che ha due macchine e non paga le tasse perché “fa il mestiere” e viene pagata, come tutte, in nero.

Ricordiamo in Umbria l’impegno profuso da don Benzi e dalla sua comunità Giovanni XXIII, con il suo successore don Aldo, per estirpare il fenomeno tramite ammirevoli iniziative religiose e assistenziali, coinvolgendo gli enti locali.

Deprecabile invece lo sfruttamento pubblicitario tramite inserti brevi che reclamizzano attività che hanno tutta l’aria di essere promozionali di forme di prostituzione. Qualche giornale ha fatto fortuna con paginate di inserzioni che offrono massaggi e simili.

Ipocrisia tipica di quei media che hanno come unico scopo la vendita delle notizie senza altri scrupoli etici pronti all’occasione di cimentarsi in pagine di duro moralismo. In tutto ciò nessuno ha formule risolutive in ambito legislativo.

La prostituzione si maschera, si trasforma e si insinua in luoghi e modi diversi.

Non si dica che è il mestiere più antico del mondo, ma che è il vizio di una società che non riesce a costruire se stessa con un normale ordine di comportamenti e di relazioni. È una patologia della società, risultato di altre patologie.

Una forma di terapia, oltre all’osservanza delle norme morali, è quella di guardare le persone negli occhi e leggervi, per esempio, la disperazione e l’umiliazione o il dolore che fa riconoscere il valore e la dignità di “persona”, nella sua trascendenza rispetto all’effimera soddisfazione sessuale mercificata.

Scoprire e mettersi in relazione non con un corpo, ma con una persona, vuol dire arrestarsi di fronte ad una realtà inviolabile, carica di valori, di sentimenti, di sofferenze, che il mercato del sesso calpesta e distrugge. Chi sarà stato l’ultimo cliente di quella giovane di cui sopra? Ci possiamo inoltre domandare: come definire chi alimenta questo commercio? Persone superficiali e squallide?

Don Benzi avrebbe usato aggettivi diversi.

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In morte di don Oreste https://www.lavoce.it/in-morte-di-don-oreste/ Fri, 09 Nov 2007 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6249 Con don Oreste Benzi in vita mia mi sono incontrato solo due volte.Una prima volta quando sia lui a Rimini che noi a San Girolamo di Gubbio eravamo agli inizi, a cavalcione tra gli anni ’60 e ’70.

Ci consultammo, in una bella chiesa nuova, a Coriano o giù di lì;’discutemmo a lungo sul come tradurre in pratica quel nostro desiderio di servire Cristo nei poveri. Poi ognuno imboccò la sua strada.

Per don Oreste, la strada di quel successo che oggi testimonia la messe delle sue realizzazioni, a partire dalle centinaia di case famiglia sparse nel mondo. Per me e per i miei, una serie di buchi nell’acqua. Sai, i buchi nell’acqua presentano molte controindicazioni, ma anche un elemento che li raccomanda alla perseveranza tenace: si chiudono subito.

Quella di don Oreste è stata la proposta chiara, esplicita, strutturata, di formare contro l’emarginazione comunità cristiane a tutto tondo, con una regola di base di taglio apostolico vincolante per tutti, in un contesto valoriale in cui il Cristo e la sua vicenda sono il centro di tutto.

La nostra è la proposta non di una comunità cristiana, ma di comunità di ispirazione cristiana. ‘Se vuoi vieni con me”:’proposte come quella di don Oreste sottolineano l’imperativo (‘Vieni con me’); proposte molto più modeste, come quella della mia Comunità, sottolineano la prima parte del lemma, quel ‘Se vuoi”. Periodo ipotetico della possibilità. ‘Se vuoi’.

La seconda volta che ci incontrammo con don Oreste, una decina di anni fa, o forse più, a Iesi, su invito del vescovo Oscar Serfilippi, queste due diverse espressioni di una stessa tensione di fondo vennero a confronto. Io ci feci la figura del parente povero: una figura alla quale – ahimè! – sono rimasto affezionato, poiché anche oggi altre figure non le so fare.

E il sospetto di forzare qualcuno ad accettare il grande messaggio di Cristo non perché è grande e liberatorio, ma perché glielo chiedo io, mi paralizza.

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Preghiera contro la schiavitù https://www.lavoce.it/preghiera-contro-la-schiavitu/ Thu, 12 May 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4466 Sono passati tre anni da quando a Perugia il gruppo di preghiera perugino del Goel, che si ispira al carisma dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, si riunisce ogni sabato sera a Pian di Massiano per recitare il rosario insieme a don Aldo Buonaiuto, responsabile del gruppo, braccio destro di don Benzi. Un modo per dare voce alle tante ragazze vittime della prostituzione: centinaia le giovani in tutta Italia che grazie all’Associazione sono riuscite a rifarsi una vita. Sabato 30 aprile, in occasione del terzo anniversario da quel primo incontro di preghiera, il gruppo (che in media raccoglie una decina di persone, a volte molte di più) si è dato appuntamento in piazza IV Novembre, sulle scalette della cattedrale di San Lorenzo. Insieme a loro (una cinquantina tra giovani e meno giovani, tra cui anche alcune ragazze uscite dal ‘giro’) questa volta c’era anche don Benzi e il vescovo Chiaretti. Prima della preghiera si è svolto un incontro pubblico alla sala della Vaccara di palazzo dei Priori, nel corso del quale alcuni ragazzi, del gruppo di preghiera perugino, hanno raccontato di come il fenomeno della prostituzione, nella nostra città e nel resto della regione, è in forte crescita. Circa un’ottantina le giovani, soprattutto dalla Nigeria e dalla Romania, che ogni fine settimana, lungo le strade ormai tristemente famose della città (Pian di Massiano, via Settevalli, via Trasimeno ovest) sono costrette a prostituirsi. Ma il fenomeno non si ferma qui: le ragazze occupano anche nuove zone della città (vedi Ferro di Cavallo) come della regione (Gubbio e San Giovanni in Pantano). ‘Il nostro proposito ‘ ha detto don Benzi ‘ è quello di risvegliare, con la preghiera, le coscienze delle persone, di smuovere l’indifferenza. Per questo vogliamo occupare le strade: cominceremo da Verona, – ha proseguito – dove ha dato la sua adesione anche il Vescovo’. Ma il motivo che spinge il gruppo a pregare ogni sabato sera non è solo quello di togliere le ragazze dalla strada. ‘Bisogna distinguere le due azioni – spiega Guido Camanni, del servizio antitratta umbro della Comunità Papa Giovanni XXIII. L’idea di partenza – sostiene – è stata quella di creare dei momenti di ecclesialità, nell’ascolto della parola di Dio: da qui gli incontri settimanali di catechesi. Poi si è deciso di recitare il rosario il sabato, con il proposito di dare voce a queste ragazze costrette sulle strade’. In questi tre anni quante ragazze siete riusciti a togliere dal ‘giro’? ‘Qualche ragazza è riuscita a scappare – ricorda Camanni: – l’occasione c’è stata durante una preghiera con don Benzi. Si trattava di due ragazze nigeriane che, proprio grazie alla presenza di don Oreste, abbiamo potuto allontanare in tempi brevi da Perugia. Ma – sottolinea ancora – i frutti maggiori li abbiamo avuti con le ‘conversioni’ di alcune persone che si erano allontanate dalla Chiesa e che hanno sentito il bisogno di approfondire l’esperienza dell’ascolto di Dio. Tra questi – prosegue – anche qualche ‘cliente’ delle ragazze, che poi si è unito a noi nella preghiera’. La comunità Papa Giovanni è presente a Perugia con due case famiglia, una casa di accoglienza e una casa di fraternità.

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Il Go’el delle prostitute https://www.lavoce.it/il-goel-delle-prostitute/ Thu, 21 Oct 2004 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4100 Goel, il nome significa colui che “riscatta”, che ha il diritto di redimere una persona caduta in schiavitù. Il profeta Isaia (41,14) attribuisce a Dio questo titolo, tradotto con “redentore” ed anche “vendicatore”. Un appellativo molto forte che è usato per significare un azione che contrasta l’ingiustizia e l’oppressione. Il verbo “go’al” si trova la prima volta in Esodo (6,6). Con questo termine biblico è qualificata l’iniziativa che è portata avanti da qualche anno da un gruppo guidato da don Aldo della Comunità Giovanni XXIII, di cui è fondatore e animatore don Benzi. Ogni sabato questo gruppo, ora esiguo, si ritrova a Pian di Massiano nella periferia di Perugia attorno ad una statuetta della Madonna e recita il rosario. La zona è quella dove normalmente si ritrovano ragazze di strada e loro clienti. La preghiera in quel luogo vuol essere una invocazione perché abbia termine il fenomeno del mercato del sesso, una testimonianza di fede e un segno di disponibilità ad accogliere le ragazze che volessero essere liberate dalla loro situazione di umiliazione e di vera schiavitù. Quando il gruppo si riunisce nella zona, almeno per un breve lasso di tempo si fa deserto e lo sconcio dell’avvicinamento e della contrattazione si allontana. I promotori, che sostengono un impegno duro e faticoso, soprattutto quando fa freddo e per lo stridente impatto con l’ambiente circostante di macchine di uomini, vorrebbero coinvolgere un maggior numero di persone nella preghiera e nella testimonianza e danno appuntamento ogni sabato a mezzanotte. Non tutti sono d’accordo su questo tipo di iniziativa, certamente insolita per il luogo e la circostanza, sulla quale i partecipanti puntano, consapevoli di essere partecipi dell’azione del divino Goel, difensore dei poveri e redentore degli schiavi.

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Don Benzi propone una legge che punisca i “clienti” delle prostitute https://www.lavoce.it/don-benzi-propone-una-legge-che-punisca-i-clienti-delle-prostitute/ Thu, 05 Jun 2003 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3176 Vietare, sempre e comunque, i rapporti sessuali a pagamento con grande severità: è questo il principio sul quale si fonda la proposta di legge di iniziativa popolare contro la prostituzione elaborata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi impegnata da 14 anni ‘nella lotta – sono le sue parole – per liberare le schiave dei maschi italiani’.

I contenuti sono stati illustrati venerdì sera a Perugia dallo stesso don Benzi che ha definito ‘l’iniziativa un passo fondamentale per la difesa della dignità della donna e per liberare le schiave che si prostituiscono ogni notte sulle strade italiane’.

Nella proposta di legge è prevista la punizione dei clienti, con pene che vanno dalla multa al carcere (se la donna è schiavizzata si applica la stessa condanna prevista per chi l’ha ridotta in tale stato), e inasprisce le sanzioni per gli sfruttatori la proposta di legge elaborata dalla comunità Papa Giovanni XXIII.

Tre paragrafi da aggiungere all’articolo tre della legge Merlin. La proposta, elaborata dal gruppo legale della comunità Papa Giovanni XXIII, sarà presentata alle Camere entro giugno.

‘Dobbiamo ancora decidere – ha spiegato don Benzi – se affidarla a un parlamentare o se raccogliere le firme necessarie. Il testo è sostanzialmente pronto, ma deve subire ancora alcuni piccoli perfezionamenti’. In esso – ha spiegato il sacerdote – non compare mai, volutamente, la parola prostituzione. ‘Si parla invece – ha evidenziato don Benzi – solo di sesso a pagamento perche’ è quello il nostro vero obiettivo’.

Riguardo ai tempi di presentazione, il fondatore della comunità Papa Giovanni ha parlato di una corsa con la proposta di modifica della legge Merlin a firma Fini-Bossi-Prestigiacomo che don Benzi ha nuovamente criticato. In particolare riguardo alla possibilità di reciproca assistenza da parte di due prostitute e di affittare gli appartamenti senza incorrere nel reato di favoreggiamento. ‘

Pensate – ha sottolineato don Benzi – in questi giorni il Parlamento ha approvato una legge sul commercio illegale di cd nel quale si accusa di favoreggiamento anche chi trasporta il materiale. Ma poi non si applica lo stesso principio agli esseri umani’.

Don Benzi ha sottolineato ancora che il problema della prostituzione si sta sempre più aggravando anche per una sempre maggiore diffusione del fenomeno della schiavizzazione delle ragazze straniere.

Proprio a Perugia nell’ultimo anno la comunità Papa Giovanni XXIII ha attuato attraverso don Aldo Bonaiuto una serie di iniziative di sensibilizzazione nelle strade (per esempio il gruppo go’el) e collaborato attivamente con le forze di polizia.

Le proposte di don Benzi

  • 1- Chiunque procuri a sé o ad altri o comunque abbia rapporti sessuali anche occasionali dietro pagamento di denaro o altre utilità viene punito la prima volta con una multa da 1.000 a 5.000 euro alla quale si aggiunge la reclusione fino a un anno in caso di recidiva.
  • 2- Due anni di reclusione sono previsti se l’incontro avviene in un luogo pubblico o comunque aperto al pubblico.
  • 3- Per la prima condanna viene prevista la possibilità di conversione della pena nell’affidamento ai servizi sociali.
  • 4- Per chi ha rapporti sessuali con donne in stato di soggezione fisica o psicologica sono previste le stesse sanzioni di chi viene ritenuto responsabile del reato di riduzione in schiavitù (gli anni di carcere possono anche essere sei).
  • 5- Pene inasprite anche per gli sfruttatori che dovranno comunque scontare la condanna in Italia.
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Che male c’è ? https://www.lavoce.it/che-male-ce/ Fri, 28 Jun 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2513 I carabinieri scoprono una ragazza quindicenne nel giro della prostituzione. Piccola e indifesa in balia di un cinico protettore senza anima. Naturalmente straniera.

Dicono che le italiane sulle strade non ci sono più. Viene sottratta, nascosta e inviata in luogo segreto. Fatto vero e fresco di giornata, senza ulteriori particolari né di luogo né di altro per evidenti ragioni.

Lo raccontiamo solo per ricordarci a vicenda tra noi che in questo nostro povero mondo non ci sono solo le mamme che perdono la testa per un improvviso calo di salute mentale o per difetto di sostegno affettivo e morale. Ci sono anche persone che hanno lucidamente distrutto in se stessi ogni senso di umanità, hanno spento la luce, quella che illumina ogni essere umano che viene al mondo, si chiami coscienza, o senso morale primario o sentimento di pietà.

Eppure si sono fatte iniziative anche eclatanti, manifestazioni di protesta, processioni, rosari a Pian di Massiano e altrove.

Ma i clienti sono ciechi?

Non vedono l’età e non colgono la sofferenza e il disagio?

Com’è possibile che si cerchi una soddisfazione sessuale a pagamento con la consapevolezza di essere protagonisti di una violenza e di un sopruso? Domande ingenue. Ritengo che si debbano comunque porre, queste domanda ingenue, così come si debba continuare a fare prediche ingenue per ricordare le cose lapalissiane, quelle che dovrebbero essere veicolate con il latte materno e con il semplice respiro quotidiano dei padri.

La barbarie inizia, infatti, non quando si compiono azioni delittuose e atroci, le cinquanta o le cento coltellate contro il corpo di una persona che si ama in modo egoistico e possessivo, sbagliato e aggressivo, ma quando si smette di porsi le domande su ciò che è bene e su ciò che è male.

E’ esperienza comune che di fronte a qualche osservazione o riserva o dubbio sulla liceità o meno di un’azione si risponda invariabilmente: “che male c’è”? Nella mentalità contemporanea nutrita di relativismo e indifferenza sono pochi a sapere dove trarre la ragioni di ciò che è bene e ciò che è male. Il riferimento più diffuso, anche se insufficiente, è quello di non recare danno ad altri: è tutto permesso ciò che non reca danno agli altri, e già sarebbe molto. Ma non si tiene conto che oltre al danno immediato ci possa essere un danno prossimo o remoto in fieri come è quello di sottrarre un mattone per volta ad una costruzione che cadrà prima o poi.

In tempi non lontani anche questo riferimento al danno altrui è stato abbondantemente superato per motivi di vendetta, con la scusa di fare giustizia o per motivi ideologici, come avviene in Palestina con i cosiddetti kamikaze, e come è avvenuto da noi con i terroristi rossi o neri. E poi ci sono quelli che spacciano la droga tacitando la coscienza col dire, tanto se non lo faccio io lo fa un altro, così come chi sfrutta con l’usura o il falso fallimento: tutta gente tranquilla che viaggia sul treno scivoloso del “che male c’è”.

La sapienza biblica non solo indica a chiare lettere ciò che è bene e ciò che è male, e chiama le due realtà la via della vita e la via della morte, ma pone accanto ad ogni comandamento una “siepe” che lo protegga per impedire che si arrivi a violarlo con grave danno personale e comunitario.

La “siepe” è formata da regole semplici, talvolta pedestri, fatte di prudenza, avvertenza, controllo, equilibrio, dominio che tengono in vita lo spirito dell’uomo perché compia sempre scelte giuste, conformi alla sua dignità.

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Don Oreste agli studenti e al Consiglio presbiterale https://www.lavoce.it/don-oreste-agli-studenti-e-al-consiglio-presbiterale/ Fri, 17 May 2002 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2420 Don Oreste Benzi che parla nella sala dei Notari, a Perugia, davanti alle classi del Liceo classico Mariotti. Ragazzi dai 14 ai 18 anni che ascoltano la testimonianza del prete riminese che si batte da anni per la liberazione delle donne dalla schiavitù e contro le organizzazioni criminali che le rapiscono in Africa come nell’Europa dell’Est per costringerle a vendere il loro corpo, usando contro di loro ogni forma di violenza.

Questo è quanto hanno trovato lunedì mattina i tanti turisti che si affacciavano nella sala dei Notari.

Ragazzi attenti, altri distratti con le cuffie alle orecchie per ascoltare la musica, tutti coinvolti dai professori nel “Progetto solidarietà” che prevede una serie di incontri con realtà e testimoni del volontariato. Un progetto educativo approvato dal Consiglio dei docenti del Liceo, pensato per offrire agli studenti perugini un’occasione di formazione.

Al termine dell’incontro con i ragazzi, don Benzi è stato ospite dell’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti e dei membri del Consiglio presbiterale.

Don Benzi ha parlato della sua attività ed in particolare della preghiera che un gruppo di persone fa ogni sabato sera a Pian di Massiano, luogo simbolo del mercato delle prostitute.

“La preghiera è l’arma migliore per convincere e vincere questa piaga” ha detto don Benzi, invitando l’arcivescovo ed i sacerdoti presenti a partecipare sabato prossimo. Mons. Chiaretti ha accolto l’invito promettendo che al termine della celebrazione in cattedrale per la veglia di Pentecoste, si recherà a Pian di Massiano per unirsi alla preghiera del gruppo Go’el di don Benzi e dei suoi volontari.

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Don Benzi a Perugia contro la schiavitù delle prostitute https://www.lavoce.it/don-benzi-a-perugia-contro-la-schiavitu-delle-prostitute-2/ Fri, 10 Aug 2001 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=1956 Perugia, semideserta in pieno agosto, se non fosse per i turisti e gli studenti stranieri, sarà anche quest’anno la città da cui partirà la protesta pacifica di don Oreste Benzi contro la tratta delle prostitute e contro l’indifferenza delle autorità locali.

Il 14 agosto vi saranno riunioni di digiuno e preghiera per lottare contro la schiavitù della prostituzione.

Iniziative simili organizzate da don Benzi e dall’Associazione Comunità papa Giovanni XXIII, da lui presieduta, si terranno nelle principali città italiane, negli spazi generalmente frequentati dalle prostitute.

“Il Signore – spiega don Benzi in una nota – ha infatti detto che certi demoni si schiacciano solo con la preghiera e il digiuno, e la schiavitù per il sesso deve essere uno di questi demoni, sotto la cui azione sono i criminali che le schiavizzano, i clienti che le sfruttano e coloro che potrebbero liberarle e non lo fanno”.

“Perugia – ricorda, fra l’altro, la nota – è stata scelta poiché è la città nella quale “per l’azione intelligente della Questura si era raggiunta ormai la vittoria, cancellata poi” da una sentenza del tribunale del riesame. La Questura aveva infatti denunciato, l’anno scorso, alcuni clienti, per “agevolazione dolosa della prostituzione”.

Adesso – prosegue la nota – “la città è strapiena di ragazze europee e africane per la maggioranza maggiorenni e bambine”.

Don Benzi invita, quindi, “tutte le organizzazioni cattoliche e tutti i credenti in Dio a venire a pregare e a digiunare con noi a Perugia”. La notizia della “marcia” è giunta proprio nei giorni in cui a Perugia veniva scoperta un’altra organizzazione di sfruttamento della prostituzione. Due ventenni, nigeriane, sfruttate per tre mesi in Umbria sono state liberate dalla polizia di Perugia, che ha arrestato la loro “madame” ed ha affidato le due giovani alle cure di don Oreste Benzi.

Le due nigeriane hanno raccontato agli agenti della squadra mobile di essere partite dalla Nigeria in compagnia di altre 40-50 giovani, scortate da connazionali, e di avere raggiunto il Marocco dopo un difficile viaggio in auto alternato a lunghi percorsi a piedi. I nigeriani le avrebbero quindi affidate a gruppi di nordafricani che le hanno fatte arrivare in Spagna, attraverso lo stretto di Gibilterra, su gommoni e piccoli motoscafi.

Durante la traversata – secondo il racconto delle due straniere – 13 giovani sarebbero cadute in mare, scomparendo fra le onde, in quel momento molto alte. Dalla Spagna, poi, altro trasferimento con falsi passaporti, questa volta in aereo, alla volta di Milano o Roma, di nuovo con altri gruppi di nigeriani a fare da scorta.

Arrivate in Italia, le giovani sono state smistate e distribuite nelle varie città.

A Perugia le due nigeriane sono state affidate alla straniera arrestata dalla polizia, una loro connazionale di 26 anni, Suzan Omoregbee, in regola con il permesso di soggiorno, che – secondo l’accusa – le ha segregate nel suo appartamento di Ponte San Giovanni costringendole con minacce e violenze a prostituirsi per tutta la giornata.

Come sempre avviene in casi analoghi, le due erano costrette a pagare vitto e alloggio, mentre per potersi riscattare avrebbero dovuto pagare alla stessa ‘madame’ 80 milioni di lire. Dopo la convalida dell’arresto, alla “madame” sono stati concessi gli arresti domiciliari, perché madre di un bimbo nato da pochi mesi.

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