Ordo virginum Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ordo-virginum/ Settimanale di informazione regionale Fri, 01 Dec 2023 19:44:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Ordo virginum Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ordo-virginum/ 32 32 Ordo virginum. Ad Assisi l’incontro nazionale di quest’anno https://www.lavoce.it/ordo-virginum-assisi-incontro/ Thu, 15 Aug 2019 08:11:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55088 ordo virginum

"Vigili nello Spirito, per uno straordinario quotidiano" è il tema dell'incontro nazionale dell'Ordo virginum per il quale sono attese ad Assisi circa 300 tra consacrate, donne in formazione e delegati. “Voglia il cielo che tu possa riconoscere qual è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita” (Gaudete et exsultate 24). Questo il titolo dell'incontro che sarà accolto, nei giorni 21 - 25 agosto, dalle consacrate dell’Umbria e delle Marche. La sede che ospiterà l'evento è l’hotel Domus pacis di Santa Maria degli Angeli (Assisi), struttura a pochi passi dalla Basilica che conserva la Porziuncola. Con questo incontro si intende approfondire il Magistero di papa Francesco leggendo l’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate, che ha come argomento la chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, alla luce della recente Istruzione sull’Ordo virginum Ecclesiae Sponsae Imago (giugno 2018). Guiderà la riflessione padre Marko Rupnik sj, artista, teologo ed esperto in formazione alla vita consacrata, che terrà una relazione dal titolo “Luogo privilegiato della testimonianza e perciò della santificazione”. Le partecipanti saranno invitate ad una santità quotidiana, ad essere donne che nella semplicità di una vita che non si impone, pur con tutti i limiti e le debolezze umane, sono conformi a Gesù, fino a essere con la propria vita un riflesso della sua presenza. Dunque una santità ordinaria, vissuta con umiltà, perseveranza e non in azioni straordinarie. Altri momenti importanti dell’Incontro nazionale saranno la relazione della prof.ssa Maria Pia Alberzoni, docente di storia medievale e profonda esperta di santa Chiara e le meditazioni di fra Guglielmo Spirito e di una monaca clarissa a cui è stato chiesto: cosa santa Chiara e san Francesco dicano oggi alle consacrate dell’Ordo virginum. Diversi aspetti, infatti, sembrano accomunare la vita di Chiara a quella delle consacrate dell’Ordo: la radicalità di sequela senza compromessi, eppure coniugata con un’umanità e femminilità capaci delle espressioni più delicate di amore fraterno; una fede radicata nella tradizione della Chiesa e nello stesso tempo aperta alla novità dello Spirito…; la sobrietà come stile di vita,  vissuta anche attraverso il lavoro che si fa condivisione del bisogno dei fratelli; l’amore sponsale che emerge con tanta passione in Chiara che si rivolge al suo diletto Sposo con espressioni che commuovono per la profondità: «Amandolo, siete casta, toccandolo sarete più pura, lasciandovi possedere da lui siete vergine» (Lettera a sant’Agnese di Praglia); Chiara è, poi, la prima donna a scrivere la propria Regola di vita, impegno che viene chiesto a ogni consacrata dell’Ordo. L’Incontro prevede anche una giornata itinerante ad Assisi, la visita guidata alla Basilica di san Francesco e al Santuario della spogliazione, la preghiera del vespro presso il Protomonastero di santa Chiara.  Le celebrazioni liturgiche saranno presiedute da S.E. mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi, S.E. mons. Luciano Paolucci Bedini, Vescovo di Gubbio, S.E. mons. Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno, S.E. mons. Gerardo Rocconi, Vescovo di Jesi, S.E. mons. Rocco Pennacchio, Vescovo di Fermo, S.E. mons. Renato Boccaccio, Vescovo di Spoleto, S.E. mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello, S.E. mons. Giuseppe Piemontese, Vescovo di Terni, S.E. mons. Oscar Cantoni, Delegato per l’Ordo virginum nella Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata.

Un po' di storia dell'Ordo virginum

Sono trascorsi quasi cinquant’anni dalla pubblicazione del Rito della consacrazione delle vergini (31 maggio 1970), che ha reso nuovamente possibile la consacrazione delle donne che restano a vivere nel proprio ordinario contesto di vita.  Nei primi tre secoli numerosissime furono le vergini consacrate che per restare fedeli al Signore subirono il martirio. Tra queste Agata di Catania, Lucia di Siracusa, Agnese e Cecilia di Roma, Tecla di Iconio, Apollonia di Alessandria, Restituta di Cartagine, Justa e Rufina di Siviglia.  Allora le vergini consacrate vivevano con le proprie famiglie. Con lo sviluppo del monachesimo cenobita, la Chiesa associò la consacrazione verginale alla vita comunitaria, all’osservanza di una regola comune e all’obbedienza a una superiora. La celebrazione della consecratio virginum fu sostituita dal rito d’ingresso nella vita monastica, dove si emettevano i voti solenni. Le vergini consacrate passeranno dalla casa paterna e sotto l’autorità del Vescovo al monastero sotto l’autorità della superiora. Per comprendere, la riscoperta dell’Ordine delle vergini, occorre collocarla nell’ambito del rinnovamento ecclesiale voluto dal Vaticano II. Si tratta di uno dei frutti dell’approfondimento liturgico e patristico, della crescente attenzione all’apostolato dei laici, ma soprattutto alla riscoperta della Chiesa locale. Questa vocazione, infatti, si caratterizza per il forte legame alla Chiesa particolare. Il carisma è vissuto nel servizio alla Chiesa diocesana e in rapporto diretto con il vescovo, che ha un ruolo importante nel discernimento di questa vocazione, e dei carismi che in essa si manifestano, perché essa possa esprimersi nella sua autenticità e contribuire all’edificazione della comunità. Così, come accadeva nelle comunità apostoliche e in epoca patristica, dopo secoli era concessa la possibilità di ricevere questa consacrazione anche alle donne che restano nel proprio ordinario contesto di vita, e non più riservata alle monache. In Italia le prime consacrazioni, dopo la revisione e la conseguente traduzione del Rito, vengono celebrate già negli anni ’70. Da allora il numero delle donne che ricevono la consacrazione secondo il Rito dell’Ordo virginum cresce in modo costante. Oggi le consacrate nel mondo sono oltre 5000, mentre in Italia sono circa 600, presenti in oltre 130 diocesi. Nel 2014 viene pubblicata la Nota Pastorale della Conferenza Episcopale Italiana: L’Ordo virginum nella Chiesa in Italia a cura della Commissione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata. La Nota Pastorale CEI ha contribuito a una migliore conoscenza e comprensione di questa vocazione da parte delle donne interessate e dei Vescovi diocesani che sempre più le riconoscono il valore profetico. L’8 giugno 2018, per la prima volta, la Santa Sede ha pubblicato una Istruzione, dal titolo Ecclesiae Sponsae Imago, che approfondisce la fisionomia e la disciplina di questa forma di vita. Il documento, curato dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, si sviluppa in tre parti: la vocazione e la testimonianza dell’Ordo virginum; la configurazione dell’Ordo virginum nelle Chiese particolari e nella Chiesa universale; il discernimento vocazionale e la formazione per l’Ordo virginum. Le vergini consacrate possono vivere da sole, in famiglia, insieme ad altre consacrate o in altre situazioni favorevoli alla espressione della loro vocazione e all’attuazione del loro concreto progetto di vita. Fermo restando che “provvedono al proprio sostentamento con i frutti del proprio lavoro, che scelgono liberamente e nel quale si mettono a servizio del progresso integrale della società”. L’Istruzione chiarisce le implicazioni del radicamento diocesano dell’Ordo virginum, che però non consiste in una chiusura particolaristica entro i confini della diocesi, dato che le consacrate si aprono agli orizzonti della missione universale della Chiesa e sperimentano forme di comunione anche in ambito sovradiocesano, sia a livello di gruppi di Chiese particolari, con il sostegno delle rispettive Conferenze Episcopali, sia a livello della Chiesa universale, riferendosi alla Santa Sede e in particolare alla Congregazione per la vita consacrata.

Giuseppina Avolio

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"Vigili nello Spirito, per uno straordinario quotidiano" è il tema dell'incontro nazionale dell'Ordo virginum per il quale sono attese ad Assisi circa 300 tra consacrate, donne in formazione e delegati. “Voglia il cielo che tu possa riconoscere qual è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita” (Gaudete et exsultate 24). Questo il titolo dell'incontro che sarà accolto, nei giorni 21 - 25 agosto, dalle consacrate dell’Umbria e delle Marche. La sede che ospiterà l'evento è l’hotel Domus pacis di Santa Maria degli Angeli (Assisi), struttura a pochi passi dalla Basilica che conserva la Porziuncola. Con questo incontro si intende approfondire il Magistero di papa Francesco leggendo l’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate, che ha come argomento la chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, alla luce della recente Istruzione sull’Ordo virginum Ecclesiae Sponsae Imago (giugno 2018). Guiderà la riflessione padre Marko Rupnik sj, artista, teologo ed esperto in formazione alla vita consacrata, che terrà una relazione dal titolo “Luogo privilegiato della testimonianza e perciò della santificazione”. Le partecipanti saranno invitate ad una santità quotidiana, ad essere donne che nella semplicità di una vita che non si impone, pur con tutti i limiti e le debolezze umane, sono conformi a Gesù, fino a essere con la propria vita un riflesso della sua presenza. Dunque una santità ordinaria, vissuta con umiltà, perseveranza e non in azioni straordinarie. Altri momenti importanti dell’Incontro nazionale saranno la relazione della prof.ssa Maria Pia Alberzoni, docente di storia medievale e profonda esperta di santa Chiara e le meditazioni di fra Guglielmo Spirito e di una monaca clarissa a cui è stato chiesto: cosa santa Chiara e san Francesco dicano oggi alle consacrate dell’Ordo virginum. Diversi aspetti, infatti, sembrano accomunare la vita di Chiara a quella delle consacrate dell’Ordo: la radicalità di sequela senza compromessi, eppure coniugata con un’umanità e femminilità capaci delle espressioni più delicate di amore fraterno; una fede radicata nella tradizione della Chiesa e nello stesso tempo aperta alla novità dello Spirito…; la sobrietà come stile di vita,  vissuta anche attraverso il lavoro che si fa condivisione del bisogno dei fratelli; l’amore sponsale che emerge con tanta passione in Chiara che si rivolge al suo diletto Sposo con espressioni che commuovono per la profondità: «Amandolo, siete casta, toccandolo sarete più pura, lasciandovi possedere da lui siete vergine» (Lettera a sant’Agnese di Praglia); Chiara è, poi, la prima donna a scrivere la propria Regola di vita, impegno che viene chiesto a ogni consacrata dell’Ordo. L’Incontro prevede anche una giornata itinerante ad Assisi, la visita guidata alla Basilica di san Francesco e al Santuario della spogliazione, la preghiera del vespro presso il Protomonastero di santa Chiara.  Le celebrazioni liturgiche saranno presiedute da S.E. mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi, S.E. mons. Luciano Paolucci Bedini, Vescovo di Gubbio, S.E. mons. Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno, S.E. mons. Gerardo Rocconi, Vescovo di Jesi, S.E. mons. Rocco Pennacchio, Vescovo di Fermo, S.E. mons. Renato Boccaccio, Vescovo di Spoleto, S.E. mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello, S.E. mons. Giuseppe Piemontese, Vescovo di Terni, S.E. mons. Oscar Cantoni, Delegato per l’Ordo virginum nella Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata.

Un po' di storia dell'Ordo virginum

Sono trascorsi quasi cinquant’anni dalla pubblicazione del Rito della consacrazione delle vergini (31 maggio 1970), che ha reso nuovamente possibile la consacrazione delle donne che restano a vivere nel proprio ordinario contesto di vita.  Nei primi tre secoli numerosissime furono le vergini consacrate che per restare fedeli al Signore subirono il martirio. Tra queste Agata di Catania, Lucia di Siracusa, Agnese e Cecilia di Roma, Tecla di Iconio, Apollonia di Alessandria, Restituta di Cartagine, Justa e Rufina di Siviglia.  Allora le vergini consacrate vivevano con le proprie famiglie. Con lo sviluppo del monachesimo cenobita, la Chiesa associò la consacrazione verginale alla vita comunitaria, all’osservanza di una regola comune e all’obbedienza a una superiora. La celebrazione della consecratio virginum fu sostituita dal rito d’ingresso nella vita monastica, dove si emettevano i voti solenni. Le vergini consacrate passeranno dalla casa paterna e sotto l’autorità del Vescovo al monastero sotto l’autorità della superiora. Per comprendere, la riscoperta dell’Ordine delle vergini, occorre collocarla nell’ambito del rinnovamento ecclesiale voluto dal Vaticano II. Si tratta di uno dei frutti dell’approfondimento liturgico e patristico, della crescente attenzione all’apostolato dei laici, ma soprattutto alla riscoperta della Chiesa locale. Questa vocazione, infatti, si caratterizza per il forte legame alla Chiesa particolare. Il carisma è vissuto nel servizio alla Chiesa diocesana e in rapporto diretto con il vescovo, che ha un ruolo importante nel discernimento di questa vocazione, e dei carismi che in essa si manifestano, perché essa possa esprimersi nella sua autenticità e contribuire all’edificazione della comunità. Così, come accadeva nelle comunità apostoliche e in epoca patristica, dopo secoli era concessa la possibilità di ricevere questa consacrazione anche alle donne che restano nel proprio ordinario contesto di vita, e non più riservata alle monache. In Italia le prime consacrazioni, dopo la revisione e la conseguente traduzione del Rito, vengono celebrate già negli anni ’70. Da allora il numero delle donne che ricevono la consacrazione secondo il Rito dell’Ordo virginum cresce in modo costante. Oggi le consacrate nel mondo sono oltre 5000, mentre in Italia sono circa 600, presenti in oltre 130 diocesi. Nel 2014 viene pubblicata la Nota Pastorale della Conferenza Episcopale Italiana: L’Ordo virginum nella Chiesa in Italia a cura della Commissione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata. La Nota Pastorale CEI ha contribuito a una migliore conoscenza e comprensione di questa vocazione da parte delle donne interessate e dei Vescovi diocesani che sempre più le riconoscono il valore profetico. L’8 giugno 2018, per la prima volta, la Santa Sede ha pubblicato una Istruzione, dal titolo Ecclesiae Sponsae Imago, che approfondisce la fisionomia e la disciplina di questa forma di vita. Il documento, curato dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, si sviluppa in tre parti: la vocazione e la testimonianza dell’Ordo virginum; la configurazione dell’Ordo virginum nelle Chiese particolari e nella Chiesa universale; il discernimento vocazionale e la formazione per l’Ordo virginum. Le vergini consacrate possono vivere da sole, in famiglia, insieme ad altre consacrate o in altre situazioni favorevoli alla espressione della loro vocazione e all’attuazione del loro concreto progetto di vita. Fermo restando che “provvedono al proprio sostentamento con i frutti del proprio lavoro, che scelgono liberamente e nel quale si mettono a servizio del progresso integrale della società”. L’Istruzione chiarisce le implicazioni del radicamento diocesano dell’Ordo virginum, che però non consiste in una chiusura particolaristica entro i confini della diocesi, dato che le consacrate si aprono agli orizzonti della missione universale della Chiesa e sperimentano forme di comunione anche in ambito sovradiocesano, sia a livello di gruppi di Chiese particolari, con il sostegno delle rispettive Conferenze Episcopali, sia a livello della Chiesa universale, riferendosi alla Santa Sede e in particolare alla Congregazione per la vita consacrata.

Giuseppina Avolio

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Come il “sì” di Maria: Giulia entra nell’ Ordo Virginum https://www.lavoce.it/si-maria-giulia-entra-nell-ordo-virginum/ Fri, 08 Dec 2017 17:00:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50800

All’indomani della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, un altro evento carico di gioia coinvolgerà la diocesi di Orvieto-Todi. Stiamo parlando della consacrazione nell’ Ordo virginum di Giulia Camorani, che avverrà appunto il 9 dicembre (ore 17, concattedrale di Todi), nella significativa celebrazione presieduta dal nostro vescovo Benedetto. Di Giulia e della sua storia abbiamo già parlato in precedenza dalle nostre pagine (vedi La Voce del 13 ottobre scorso). Vogliamo qui ricordare che Giulia è originaria della provincia di Forlì e, dopo ‘essere passata’ per il Perù e per Jesi, ormai tre anni fa è approdata a Todi, insieme ad altri giovani dell’oratorio Don Bosco. Qui, per la zona di Todi e per la diocesi tutta, ha svolto e svolge molte attività, soprattutto come catechista, animatrice ed educatrice di bambini, ragazzi e giovani; e soprattutto, ha continuato il suo cammino di discernimento vocazionale, giungendo alla scelta di dire il suo “sì” definitivo al Signore, nel dono totale della vita a Lui e al servizio dei fratelli. Anch’io sono consacrata, dal 2006, nell’ Ordo virginum; dopo ben 11 anni il Signore ‘allarga la famiglia’, elargendo ancora grazia alla nostra Chiesa particolare, che è in festa e che vede ravvivarsi nella speranza. Non nascondo quindi la mia gioia e gratitudine a Dio per l’evento e anche per aver incontrato Giulia qualche giorno fa, con l’occasione di rivolgerle alcune domande. Domande che non possono non prendere spunto dal fissare lo sguardo su Maria, donna - come ci suggerisce don Tonino Bello - dell’attesa, innamorata, accogliente, missionaria, coraggiosa, in cammino, del risposo, del silenzio, obbediente… Domande e risposte che ci fanno pensare alla sfida pastorale della ‘questione femminile’, al ruolo e alla valorizzazione della donna nella Chiesa. Giulia, ci siamo quasi! Quali sentimenti e pensieri albergano in questi giorni nel tuo cuore e nella tua mente? “Manca meno di una settimana alla consacrazione: mi guardo indietro e vedo tante grazie ricevute, tanti piccoli miracoli quotidiani che rendono prezioso questo cammino d’attesa… poi tante fatiche, soprattutto fisiche, che però sono trasfigurate dalla presenza di Colui che trasforma tutte le cose. Quando sono arrivata al punto di decidere, con il Vescovo, la data della consacrazione, una speranza antica e sempre nuova mi animava: protetta dall’Immacolata, la donna del sì, la serva umile e fedele diventata regina, e dalla Vergine lauretana, tanto cara alla città di Jesi dove ho vissuto nel corso della mia formazione precedente, sarei stata al sicuro, e così tuttora mi sento. Non mi faccio particolari domande su cosa verrà dopo il 9 dicembre: ho scelto come semplice criterio di vita un piccolo passo dietro l’altro, uno alla volta, animata dalla speranza che ‘quando sono debole, allora sono forte’ (2Cor 12,10)”. Maria è la stella della nuova evangelizzazione. In questi tempi, in cui, tra l’altro, Papa Francesco ci esorta a essere ‘Chiesa in uscita’, come vivi la dimensione della evangelizzazione? “Pensando a Maria come immagine della Chiesa in uscita, tanto cara a Papa Francesco, mi soffermo a ricordare come tutta la mia vita sia stata guidata da diverse modalità di evangelizzazione: prima di tutto, educata alla fede dalla mia famiglia e dall’ambiente parrocchiale che mi ha accolta e amata. Nella tarda adolescenza, all’interno del gruppo ‘Oratorio Don Bosco’, ho scoperto invece, prima di tutto, l’amicizia concreta fatta di gesti e non di mille parole, il lavoro manuale che stanca ma ti fa comprendere il valore della coerenza e della costanza, e l’immensa fortuna di essere nata in un Paese dove non mi è mai mancato del necessario per vivere. Infine, mossa da queste profonde esperienze, ho deciso di donare la mia vita agli altri, e da lì è partito il vero viaggio della mia vita, non solo fisico e geografico, ma soprattutto formativo e comunitario, nell’apertura verso il diverso e l’altro da me, dal mio gruppo, da tutto ciò che è mio, con il desiderio di una vita solo per Dio”. L’apostolato è supportato dalla preghiera e dal silenzio. Come pensi di vivere la dimensione contemplativa, alla luce di una scelta particolare, dove ci sarà sana solitudine ma anche tanta immersione tra la gente e nel mondo? “Maria, donna del silenzio, della preghiera silenziosa, era colei che ‘serbava tutte queste cose in fondo al cuore’. Se penso al mio rapporto con la preghiera mi vedo tanto indietro, tanto deficitaria di un tempo e di un luogo solo per la preghiera. Non mi è difficile pregare, nel mio quotidiano sono più numerosi e frequenti i tanti ‘grazie’ che pronuncio davanti alla meraviglia della creazione che le preghiere tradizionali, però cerco anche nelle giornate più buie di tenere lo sguardo rivolto verso l’Alto. Anche pensando a un proposito di vita dopo la consacrazione, ritengo che la preghiera costante sarà parte integrante della mia quotidianità, in tutti gli ambiti in cui mi troverò a operare, ben sapendo che però ‘c’è un tempo per ogni cosa ed ogni cosa ha il suo posto sotto al cielo’ (Qo 3,1)”.  ]]>

All’indomani della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, un altro evento carico di gioia coinvolgerà la diocesi di Orvieto-Todi. Stiamo parlando della consacrazione nell’ Ordo virginum di Giulia Camorani, che avverrà appunto il 9 dicembre (ore 17, concattedrale di Todi), nella significativa celebrazione presieduta dal nostro vescovo Benedetto. Di Giulia e della sua storia abbiamo già parlato in precedenza dalle nostre pagine (vedi La Voce del 13 ottobre scorso). Vogliamo qui ricordare che Giulia è originaria della provincia di Forlì e, dopo ‘essere passata’ per il Perù e per Jesi, ormai tre anni fa è approdata a Todi, insieme ad altri giovani dell’oratorio Don Bosco. Qui, per la zona di Todi e per la diocesi tutta, ha svolto e svolge molte attività, soprattutto come catechista, animatrice ed educatrice di bambini, ragazzi e giovani; e soprattutto, ha continuato il suo cammino di discernimento vocazionale, giungendo alla scelta di dire il suo “sì” definitivo al Signore, nel dono totale della vita a Lui e al servizio dei fratelli. Anch’io sono consacrata, dal 2006, nell’ Ordo virginum; dopo ben 11 anni il Signore ‘allarga la famiglia’, elargendo ancora grazia alla nostra Chiesa particolare, che è in festa e che vede ravvivarsi nella speranza. Non nascondo quindi la mia gioia e gratitudine a Dio per l’evento e anche per aver incontrato Giulia qualche giorno fa, con l’occasione di rivolgerle alcune domande. Domande che non possono non prendere spunto dal fissare lo sguardo su Maria, donna - come ci suggerisce don Tonino Bello - dell’attesa, innamorata, accogliente, missionaria, coraggiosa, in cammino, del risposo, del silenzio, obbediente… Domande e risposte che ci fanno pensare alla sfida pastorale della ‘questione femminile’, al ruolo e alla valorizzazione della donna nella Chiesa. Giulia, ci siamo quasi! Quali sentimenti e pensieri albergano in questi giorni nel tuo cuore e nella tua mente? “Manca meno di una settimana alla consacrazione: mi guardo indietro e vedo tante grazie ricevute, tanti piccoli miracoli quotidiani che rendono prezioso questo cammino d’attesa… poi tante fatiche, soprattutto fisiche, che però sono trasfigurate dalla presenza di Colui che trasforma tutte le cose. Quando sono arrivata al punto di decidere, con il Vescovo, la data della consacrazione, una speranza antica e sempre nuova mi animava: protetta dall’Immacolata, la donna del sì, la serva umile e fedele diventata regina, e dalla Vergine lauretana, tanto cara alla città di Jesi dove ho vissuto nel corso della mia formazione precedente, sarei stata al sicuro, e così tuttora mi sento. Non mi faccio particolari domande su cosa verrà dopo il 9 dicembre: ho scelto come semplice criterio di vita un piccolo passo dietro l’altro, uno alla volta, animata dalla speranza che ‘quando sono debole, allora sono forte’ (2Cor 12,10)”. Maria è la stella della nuova evangelizzazione. In questi tempi, in cui, tra l’altro, Papa Francesco ci esorta a essere ‘Chiesa in uscita’, come vivi la dimensione della evangelizzazione? “Pensando a Maria come immagine della Chiesa in uscita, tanto cara a Papa Francesco, mi soffermo a ricordare come tutta la mia vita sia stata guidata da diverse modalità di evangelizzazione: prima di tutto, educata alla fede dalla mia famiglia e dall’ambiente parrocchiale che mi ha accolta e amata. Nella tarda adolescenza, all’interno del gruppo ‘Oratorio Don Bosco’, ho scoperto invece, prima di tutto, l’amicizia concreta fatta di gesti e non di mille parole, il lavoro manuale che stanca ma ti fa comprendere il valore della coerenza e della costanza, e l’immensa fortuna di essere nata in un Paese dove non mi è mai mancato del necessario per vivere. Infine, mossa da queste profonde esperienze, ho deciso di donare la mia vita agli altri, e da lì è partito il vero viaggio della mia vita, non solo fisico e geografico, ma soprattutto formativo e comunitario, nell’apertura verso il diverso e l’altro da me, dal mio gruppo, da tutto ciò che è mio, con il desiderio di una vita solo per Dio”. L’apostolato è supportato dalla preghiera e dal silenzio. Come pensi di vivere la dimensione contemplativa, alla luce di una scelta particolare, dove ci sarà sana solitudine ma anche tanta immersione tra la gente e nel mondo? “Maria, donna del silenzio, della preghiera silenziosa, era colei che ‘serbava tutte queste cose in fondo al cuore’. Se penso al mio rapporto con la preghiera mi vedo tanto indietro, tanto deficitaria di un tempo e di un luogo solo per la preghiera. Non mi è difficile pregare, nel mio quotidiano sono più numerosi e frequenti i tanti ‘grazie’ che pronuncio davanti alla meraviglia della creazione che le preghiere tradizionali, però cerco anche nelle giornate più buie di tenere lo sguardo rivolto verso l’Alto. Anche pensando a un proposito di vita dopo la consacrazione, ritengo che la preghiera costante sarà parte integrante della mia quotidianità, in tutti gli ambiti in cui mi troverò a operare, ben sapendo che però ‘c’è un tempo per ogni cosa ed ogni cosa ha il suo posto sotto al cielo’ (Qo 3,1)”.  ]]>
La donna nella Chiesa, presenza silenziosa ma forte https://www.lavoce.it/la-donna-nella-chiesa-presenza-silenziosa-ma-forte/ Wed, 07 Dec 2016 23:18:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48049 L’8 dicembre abbiamo festeggiato l’Immacolata Concezione di Maria, festa molto sentita e amata dal popolo cristiano. Dio ha posto al vertice dell’umanità una giovane donna, umile e santa. Le nostre parrocchie, incominciando da cattedrale e concattedrale, hanno tante chiese dedicate a lei. Le feste più sentite e partecipate sono quelle dedicate alla Madre di Dio; i santuari maggiormente frequentati in ogni latitudine, sono dedicati alla Madonna.

Ma spesso non siamo attenti e non consideriamo che Maria santissima è una donna . Le donne sono la forza delle nostre parrocchie, le più praticanti, sono quelle che servono con maggior dedizione le comunità e sono sempre disponibili a compiere servizi nel nascondimento. Senza di loro, la vita ecclesiale si risolverebbe a ben poca cosa. Certamente le donne sono cambiate, il cristianesimo ha contribuito lungo i secoli alla loro emancipazione; oggi occorre aprire gli occhi e comprendere che nella società hanno acquisito ruoli fino a qualche anno fa inimmaginabili.

Anche nella Chiesa dobbiamo essere attenti e considerare sempre meglio il loro apporto sapendole valorizzare. Non è un rincorrere le mode, è il Vangelo che che ce lo dice. Gesù non aveva solamente i dodici apostoli, ma – cosa inaudita per quei tempi – lo seguivano anche un grup- po di donne, e sono state loro per prime ad annunciare la Risurrezione.

Siamo tutti giustamente preoccupati per il notevole calo delle vocazioni al sacerdozio, ma è molto grave anche la situazione delle comunità femminili. In diocesi, oltre ai cinque monasteri di clausura, ci sono una ventina di comunità di religiose di vita attiva. Inoltre abbiamo alcune consacrate nell’ Ordo virginum e altre giovani donne si stanno preparando alla consacrazione per servire Cristo e la Chiesa.

È urgente essere attenti a queste realtà: sono persone che hanno consacrato tutta la loro vita a Dio e al servizio del prossimo. Nella Chiesa non conta solamente quello che fa il prete o il diacono, ma tutti hanno uguale dignità, e quello delle religiose è un apporto indispensabile.

La diocesi ha intrapreso un rinnovamento e spinge i fedeli alla “nuova evangelizzazione”; per fare questo occorre coinvolgere sempre più donne per rinnovare le nostre comunità. Non è questione di “quote rosa”, è questione di ascolto, e di saper valorizzare tutti le componenti del popolo di Dio. Il magistero della Chiesa ci invita a fare ciò già da molti anni. Non dimentichiamo che uno dei simboli più forti del cristianesimo degli ultimi secoli è un donna, santa Teresa di Calcutta.

Una scia di grande santità che inizia da Maria, e attraversa tutte le epoche con figure di donne che hanno raggiunto i vertici del rapporto spirituale con Dio.

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