Ordine dei giornalisti dell'Umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ordine-dei-giornalisti-dellumbria/ Settimanale di informazione regionale Fri, 23 Jun 2023 15:04:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Ordine dei giornalisti dell'Umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ordine-dei-giornalisti-dellumbria/ 32 32 Il buon giornalismo parla “con il cuore buono” https://www.lavoce.it/il-buon-giornalismo-parla-con-il-cuore-buono/ Tue, 24 Jan 2023 14:50:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70204

di R.L. - M.R.V.

Più di 50 comunicatori hanno raccolto l’invito all’incontro con l’arcivescovo Ivan Maffeis promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali insieme alla sezione umbra dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), l’associazione dei giornalisti cattolici in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales, il 24 gennaio. L’incontro è iniziato in cattedrale, con l’eucarestia celebrata dall’arcivescovo Ivan Maffeis ed è proseguito nella sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale, per un momento di dialogo e di conoscenza, introdotto e moderato dal direttore dell’Ufficio pastorale per le comunicazioni sociali, Maria Rita Valli.

All’iniziativa hanno aderito e partecipato l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, l’Associazione Stampa Umbra – Asu-Fnsi, la Scuola di Giornalismo radiotelevisivo della Rai, diversi direttori dei principali media regionali e responsabili di uffici stampa di enti pubblici e privati. Le rappresentanti dell’Ordine, la vicepresidente Donatella Binaglia, e dell’Asu, la vicepresidente Luana Pioppi, hanno presentato al Vescovo la situazione che vive il giornalismo umbro e l’impegno dei due organismi a sostegno dei giornalisti. La presidente Ucsi, Manuela Acito, ha presentato l’impegno culturale e formativo dell’associazione regionale in collaborazione e collegamento con l’Ucsi nazionale e il Consigliere nazionale dell’Ordine, Paolo Giovagnoni.

Il Vescovo, dopo aver ascoltato ha brevemente preso la parola per esprimere attenzione e vicinanza ai lavoratori del settore dell’informazione, ribadendo l’importanza del loro lavoro per tutta la società ed esortandoli a perseverare nell’impegno per tutelare con il proprio lavoro il “buon giornalismo”. Il colloquio è poi proseguito nei saluti personali ai quali il vescovo Ivan non si è sottratto.

Nell’omelia pronunciata nella messa, mons. Maffeis ha commentato le letture lasciandosi ispirare dalla vita e dalle parole di san Francesco di Sales e dalle parole del Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che è stato reso noto proprio nella mattinata.  “Cari amici, sembra dirci san Francesco di Sales, se volete realizzare una buona comunicazione imparate a ‘parlare con il cuore’. No, non si tratta - ha detto Maffeis - di tacere la verità, quando risultasse scomoda a qualcuno, ma piuttosto di stare attenti a non raccontarla mai senza carità”.  Il Vescovo ha sottolineato il contesto culturale nel quale oggi viviamo, “segnato da polarizzazioni e contrapposizioni”, e in questo contesto “parlare con cuore rimanda a una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare”.

“Anche la Chiesa" - ha aggiunto - ha “urgente bisogno di questo tipo di comunicazione; ha bisogno – abbiamo bisogno – di mettere al centro la relazione con Dio e con il prossimo ed accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di un’identità autoreferenziale”.  “In questi primi mesi che sono tra voi - ha aggiunto - posso dire di aver incontrato e, soprattutto, di essere testimone di una comunicazione portata avanti con questa qualità professionale, caratterizzata da disponibilità, sensibilità e cordialità”. Il vescovo Maffeis ha concluso l’omelia affidando al Signore “ciascuno di voi, il vostro lavoro, le vostre preoccupazioni e i vostri affetti”, leggendo la preghiera posta a conclusione del Messaggio.

[gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="70217,70216,70215,70213,70212,70211"]  

]]>

di R.L. - M.R.V.

Più di 50 comunicatori hanno raccolto l’invito all’incontro con l’arcivescovo Ivan Maffeis promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali insieme alla sezione umbra dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), l’associazione dei giornalisti cattolici in occasione della festa del patrono san Francesco di Sales, il 24 gennaio. L’incontro è iniziato in cattedrale, con l’eucarestia celebrata dall’arcivescovo Ivan Maffeis ed è proseguito nella sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale, per un momento di dialogo e di conoscenza, introdotto e moderato dal direttore dell’Ufficio pastorale per le comunicazioni sociali, Maria Rita Valli.

All’iniziativa hanno aderito e partecipato l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, l’Associazione Stampa Umbra – Asu-Fnsi, la Scuola di Giornalismo radiotelevisivo della Rai, diversi direttori dei principali media regionali e responsabili di uffici stampa di enti pubblici e privati. Le rappresentanti dell’Ordine, la vicepresidente Donatella Binaglia, e dell’Asu, la vicepresidente Luana Pioppi, hanno presentato al Vescovo la situazione che vive il giornalismo umbro e l’impegno dei due organismi a sostegno dei giornalisti. La presidente Ucsi, Manuela Acito, ha presentato l’impegno culturale e formativo dell’associazione regionale in collaborazione e collegamento con l’Ucsi nazionale e il Consigliere nazionale dell’Ordine, Paolo Giovagnoni.

Il Vescovo, dopo aver ascoltato ha brevemente preso la parola per esprimere attenzione e vicinanza ai lavoratori del settore dell’informazione, ribadendo l’importanza del loro lavoro per tutta la società ed esortandoli a perseverare nell’impegno per tutelare con il proprio lavoro il “buon giornalismo”. Il colloquio è poi proseguito nei saluti personali ai quali il vescovo Ivan non si è sottratto.

Nell’omelia pronunciata nella messa, mons. Maffeis ha commentato le letture lasciandosi ispirare dalla vita e dalle parole di san Francesco di Sales e dalle parole del Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che è stato reso noto proprio nella mattinata.  “Cari amici, sembra dirci san Francesco di Sales, se volete realizzare una buona comunicazione imparate a ‘parlare con il cuore’. No, non si tratta - ha detto Maffeis - di tacere la verità, quando risultasse scomoda a qualcuno, ma piuttosto di stare attenti a non raccontarla mai senza carità”.  Il Vescovo ha sottolineato il contesto culturale nel quale oggi viviamo, “segnato da polarizzazioni e contrapposizioni”, e in questo contesto “parlare con cuore rimanda a una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare”.

“Anche la Chiesa" - ha aggiunto - ha “urgente bisogno di questo tipo di comunicazione; ha bisogno – abbiamo bisogno – di mettere al centro la relazione con Dio e con il prossimo ed accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di un’identità autoreferenziale”.  “In questi primi mesi che sono tra voi - ha aggiunto - posso dire di aver incontrato e, soprattutto, di essere testimone di una comunicazione portata avanti con questa qualità professionale, caratterizzata da disponibilità, sensibilità e cordialità”. Il vescovo Maffeis ha concluso l’omelia affidando al Signore “ciascuno di voi, il vostro lavoro, le vostre preoccupazioni e i vostri affetti”, leggendo la preghiera posta a conclusione del Messaggio.

[gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="70217,70216,70215,70213,70212,70211"]  

]]>
“No tagli, no bavagli”, la mobilitazione dei giornalisti umbri https://www.lavoce.it/tagli-bavagli-giornalisti-umbri/ Fri, 08 Mar 2019 08:54:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54151 tagli

È partita dall’Umbria, con la campagna nazionale “No tagli, no bavagli”, la mobilitazione dei giornalisti italiani per la tutela della libertà dell’informazione, senza la quale anche la democrazia è in pericolo. Una mobilitazione promossa dalla Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti, preoccupato per gli annunciati tagli dei contributi statali per giornali, radio e televisioni.

Tagli, che in un settore in crisi come quello della editoria, provocheranno il ridimensionamento e la chiusura di quotidiani, periodici e di tante emittenti radiotelevisive locali. Con la perdita di migliaia di posti di lavoro, e con il rischio dei “bavagli” per creare informazione meno indipendente economicamente, e quindi meno pluralistica e meno libera. Anche per il proliferare di “querele temerarie”, con richieste di risarcimenti perfino di milioni di euro a giornalisti “scomodi”.

Querele che poi, nel 90 per cento dei casi, vengono ritenute infondate dall’autorità giudiziaria. È però una forma di intimidazione che si aggiunge alle minacce e violenze anche fisiche, per le quali oggi ci sono più di 200 giornalisti italiani che hanno bisogno di una protezione della polizia, 21 dei quali “sotto scorta” 24 ore su 24.

A Perugia venerdì scorso si è svolta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. Il presidente dell’Associazione stampa umbra, Marco Baruffi, ha sottolineato l’importanza di questa mobilitazione, cominciata proprio in Umbria in momenti in cui si registra il diffondersi di un “clima di ostilità nei confronti dei giornalisti, che mette a repentaglio la loro funzione di controllo del potere”.

Questa campagna per salvaguardare il valore cruciale della informazione per la democrazia - ha detto Lorusso - è la risposta alle misure messe in campo e annunciate dal Governo, che colpiranno soprattutto le testate più piccole. La riduzione del 10 per cento dei fondi per l’editoria, e il loro azzeramento previsto per il prossimo anno, porteranno alla chiusura di tanti giornali sul territorio.

“E quando si riduce il pluralismo dell’informazione - ha denunciato - si comincia a ridurre anche la democrazia”. Bisogna “fermare questa deriva - ha aggiunto il presidente Giulietti - per la quale l’Italia è sotto osservazione del Consiglio europeo insieme ad altri Paesi con regimi autoritari”. È a rischio la sopravvivenza di voci diverse - e ha citato testate come Avvenire , Il Manifesto e Radio radicale - perché “evidentemente in Italia le differenze non sono più gradite”.

Il sottosegretario Crimi ha annunciato la convocazione degli stati generali dell’editoria. Ma prima - ha proseguito Giulietti - “Governo e Parlamento fermino questi tagli, e ci presentino una proposta di riforma dei provvedimenti per l’editoria sulla quale discutere”.

Enzo Ferrini

]]>
tagli

È partita dall’Umbria, con la campagna nazionale “No tagli, no bavagli”, la mobilitazione dei giornalisti italiani per la tutela della libertà dell’informazione, senza la quale anche la democrazia è in pericolo. Una mobilitazione promossa dalla Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti, preoccupato per gli annunciati tagli dei contributi statali per giornali, radio e televisioni.

Tagli, che in un settore in crisi come quello della editoria, provocheranno il ridimensionamento e la chiusura di quotidiani, periodici e di tante emittenti radiotelevisive locali. Con la perdita di migliaia di posti di lavoro, e con il rischio dei “bavagli” per creare informazione meno indipendente economicamente, e quindi meno pluralistica e meno libera. Anche per il proliferare di “querele temerarie”, con richieste di risarcimenti perfino di milioni di euro a giornalisti “scomodi”.

Querele che poi, nel 90 per cento dei casi, vengono ritenute infondate dall’autorità giudiziaria. È però una forma di intimidazione che si aggiunge alle minacce e violenze anche fisiche, per le quali oggi ci sono più di 200 giornalisti italiani che hanno bisogno di una protezione della polizia, 21 dei quali “sotto scorta” 24 ore su 24.

A Perugia venerdì scorso si è svolta una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. Il presidente dell’Associazione stampa umbra, Marco Baruffi, ha sottolineato l’importanza di questa mobilitazione, cominciata proprio in Umbria in momenti in cui si registra il diffondersi di un “clima di ostilità nei confronti dei giornalisti, che mette a repentaglio la loro funzione di controllo del potere”.

Questa campagna per salvaguardare il valore cruciale della informazione per la democrazia - ha detto Lorusso - è la risposta alle misure messe in campo e annunciate dal Governo, che colpiranno soprattutto le testate più piccole. La riduzione del 10 per cento dei fondi per l’editoria, e il loro azzeramento previsto per il prossimo anno, porteranno alla chiusura di tanti giornali sul territorio.

“E quando si riduce il pluralismo dell’informazione - ha denunciato - si comincia a ridurre anche la democrazia”. Bisogna “fermare questa deriva - ha aggiunto il presidente Giulietti - per la quale l’Italia è sotto osservazione del Consiglio europeo insieme ad altri Paesi con regimi autoritari”. È a rischio la sopravvivenza di voci diverse - e ha citato testate come Avvenire , Il Manifesto e Radio radicale - perché “evidentemente in Italia le differenze non sono più gradite”.

Il sottosegretario Crimi ha annunciato la convocazione degli stati generali dell’editoria. Ma prima - ha proseguito Giulietti - “Governo e Parlamento fermino questi tagli, e ci presentino una proposta di riforma dei provvedimenti per l’editoria sulla quale discutere”.

Enzo Ferrini

]]>
L’Ordine dei giornalisti e l’Associazione stampa umbra per la scomparsa di mons. Bromuri: “Se ne va un giornalista attento e intelligente” https://www.lavoce.it/lordine-dei-giornalisti-e-lagenzia-stampa-umbra-per-la-scomparsa-di-mons-bromuri-se-ne-va-un-giornalista-attento-e-intelligente/ Mon, 17 Aug 2015 17:15:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42549 Thumbnails.aspx_-545x371Monsignor Elio Bromuri, scomparso il 17 agosto dopo una lunga malattia, ha svolto negli anni un’intensa attività giornalistica come direttore de La Voce dal 1984. Iscritto all’Ordine dei giornalisti pubblicisti dell’Umbria, è stato anche premiato alcuni anni fa dall’Odg con un riconoscimento alla carriera. Così, oltre quello politico, anche il mondo giornalistico ha espresso il proprio cordoglio per la sua scomparsa.

L’Ordine dei giornalisti – “Apprendiamo con profondo dispiacere la notizia della scomparsa di monsignor Elio Bromuri, uomo di Chiesa, intellettuale e attento giornalista. Mancheranno a tutti noi la sua sensibilità, la sua capacità di leggere gli eventi, il suo senso umano”. Lo afferma l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria in una nota. “Direttore de La Voce dai primi anni ’80, monsignor Bromuri – prosegue l’Odg umbro – lascia un vuoto che non potrà essere colmato, ma al tempo stesso di lui ci rimarrà il frutto della sua attività, il ricordo dei suoi insegnamenti, nonché la sua attività giornalistica di cui nel tempo ci ha donato ampia testimonianza”.

L’Associazione stampa umbra – Anche l’Asu, Associazione stampa umbra, partecipa al cordoglio per la scomparsa di don Elio. “Don Elio – dice in nota Marta Cicci, presidente dell’Asu – derutese di nascita, ha rappresentato per Perugia e per l’Umbria, molte cose. Prete, parroco della prestigiosa parrocchia di Sant’Ercolano, strenuo sostenitore del dialogo interreligioso, studioso ed intellettuale di prim’ordine, giornalista. In questa ultima veste, ha diretto per molti decenni, senza mai ‘invecchiare’, il settimanale La Voce, un giornale cattolico, vivace, aperto, sensibile ai cambiamenti, che è stata una finestra aperta sulla regione e sul mondo. È una delle poche voci ‘antiche’ del panorama giornalistico umbro, che si mantiene indenne a dispetto della grave crisi dell’editoria. A don Bromuri il merito principale. Con lui, anche il mondo del giornalismo perde una figura di prim’ordine”.

]]>
Giornalista. Professione in crisi? https://www.lavoce.it/giornalista-professione-in-crisi/ Thu, 22 Jan 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7242 E’ un dato assodato. Quella dei giornalisti è una categoria che negli anni ha perso molta della sua credibilità eppure quello del giornalista resta un lavoro capace di attrarre ancora molti giovani. Ne sono una testimonianza le aule affollate delle facoltà di giornalismo e di scienza della comunicazione, e i molti giovani che si offrono alle redazioni dei giornali nella speranza, troppo spesso delusa, di poter un giorno entrare in redazione, magari per diventare l”inviato speciale’. Sogni e aspirazioni che si scontrano con la realtà. Anche in Umbria, che pure non è avara di giornali, tv, radio, uffici stampa ed ora anche siti web. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, Dante Ciliani, sintetizza la situazione parlando di una ‘realtà delicata, esile e povera’ dove i numeri delle realtà editoriali si scontrano con un basso indice di lettura e conseguenti bassi livelli di vendita di copie che si aggiunge a un mercato pubblicitario insufficiente. In questa ‘piccola’ realtà, qual è l’Umbria, ‘con difficoltà si riesce a far quadrare i bilanci’. Il risultato è che in questo settore c’è un alto numero di precari: dai disoccupati (licenziati dalle redazioni in cui lavoravano), agli inoccupati (spesso pubblicisti, ma non solo, che lavorano come ‘free lance’. il ‘libero professionista’ che quando non serve non lavora). Una situazione che si ripercuote sulla qualità dell’informazione, bene prezioso in una società democratica, ma non sufficientemente tutelato. ‘Si vedono sempre più giornalisti professionisti o giovani precari occupati nel lavoro di ‘desk’ e di ‘cucina’ in redazione, e sempre meno sul campo, il che porta – spiega Ciliani -a fare giornali molto meno agili, più superficiali, più omologati per effetto del ‘copia incolla’ di agenzie e comunicati, sempre più influenzati dai tempi e dallo stile dell’informazione televisiva’. Di fronte a evidenti mancanze il lettore si chiede se non sia possibile intervenire e chiama spesso in causa l’Ordine dei giornalisti che non garantirebbe la professionalità dei suoi iscritti. ‘Il giornalista ha un solo patrimonio: la credibilità’ afferma Ciliani, che aggiunge ‘possiamo arginarne il declino solo con la professionalità’. L’Ordine dei giornalisti, ammette Ciliani, ‘così com’è è arretrato’ con regole per l’accesso alla professione ‘stabilite con una legge del 1963, quando c’erano solo grandi giornali con grandi redazioni’, che di fatto prevede ‘una iscrizione all’ordine automatica richiedendo solo la presentazione di articoli e con la dichiarazione del direttore del giornale’. Nessuna discrezionalità all’Ordine ‘per valutare la preparazione del candidato’ commenta il Presidente. Dunque impossibile sperare in un miglioramento? ‘Stiamo facendo il possibile’ risponde. E il possibile è la presentazione in Parlamento di una proposta di legge di riforma dell’Ordine e, nelle sedi regionali dell’Ordine, l’istituzione di un corso di formazione sui fondamenti della professione e sulle carte deontologiche (un programma che ricalca quello che l’Ordine nazionale organizza per i professionisti) obbligatorio anche per gli aspiranti pubblicisti. ‘Siamo stati i primi a farlo, avevamo previsto 20 persone, se ne sono iscritte 40, segno che c’è la voglia di sapere e conoscere le regole della professione’. Regole che l’ordine cerca di far rispettare, e prima ancora conoscere, ‘anche con il ‘lavoro oscuro’ delle procedure disciplinari, una decina nell’ultimo anno, poche unità conclusesi con sanzioni. In tutti i casi l’Ordine ha aperto un dialogo che, è l’auspicio, possa servire a far crescere l’attenzione sulle regole.

]]>
Sulla religione notizie ‘in pillole’ https://www.lavoce.it/sulla-religione-notizie-in-pillole/ Thu, 20 Nov 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7118 Ha apprezzato l’iniziativa della Chiesa umbra il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, Dante Ciliani, ‘perché aiuta tutti noi a riflettere’. Intervenendo all’apertura del convegno sull’informazione in Umbria, giovedì scorso, Ciliani ha espresso anche l’auspicio che ‘appuntamenti come questo si facciano più spesso’ in una regione ‘dove si leggono pochi giornali’ e dove ‘il problema, forse, è su come si fanno’. Il convegno che si è tenuto dal 13 al 15 novembre a Perugia ha aperto un dialogo tra Chiesa umbra e il locale mondo dell’informazione. La pubblicazione dei contributi negli Atti, consentirà di riprendere temi e questioni. A partire dall’intervento di Angela Buttiglione, direttore nazionale Tgr, che ha affrontato il tema della responsabilità educativa della televisione e del suo futuro sottolineando come i giovani, anche se disperati, pongono domande alle quali società, cultura, Chiesa, devono dare risposte. Ricca di argomenti è stata la tavola rotonda che è seguita sulla comunicazione in Umbria: risorse e problemi’. Il moderatore, Paolo Scandaletti, direttore di Desk-Cultura e Ricerca della Comunicazione ha offerto valutazioni e provocazioni sullo stato di salute del giornalismo e del sistema dei media in Italia, raccolte dai giornalisti intervenuti, Marco Brunacci, per Il Messaggero, Giuseppe Castellini, direttore de Il Giornale dell’Umbria, Enzo Ferrini, responsabile della sede regionale Ansa, Federico Fioravanti, direttore del Corriere dell’Umbria, e Gianfranco Ricci de La Nazione, che non hanno mancato di fare osservazioni anche al modo di comunicare della Chiesa. Ha aperto una interessante finestra sulla comunicazione televisiva e sull’uso che ne fa del fatto religioso il sociologo docente dell’Ateneo perugino Roberto Segatori, nel suo intervento all’Università venerdì mattina.In un’aula gremita di studenti, docenti, giornalisti e operatori della comunicazione sociale delle otto diocesi dell’Umbria, presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Perugia, il prof. Paolo Mancini, ordinario di Sociologia delle comunicazioni, ha presentato la ricerca su ‘La rappresentazione del fatto religioso nella stampa quotidiana in Umbria’ commissionata dagli Uffici per le Comunicazioni sociali Cei e Ceu. Mancini ed i suoi collaboratori Rita Marchetti e Giuseppe Maimone hanno visionato 912 articoli, tanti ne sono stati pubblicati nelle dieci settimane esaminate dal gennaio all’ottobre di quest’anno, su tutti i fatti attinenti la religione nei quattro quotidiani umbri esaminati: Il Corriere dell’Umbria, Il Giornale dell’Umbria, la Nazione. Quattro giornalisti delle testate in esame sono stati invitati a commentare i risultati. La ricercaÈ emersa una copertura abbastanza ampia con una media di più di due articoli al giorno per testata, ha spiegato il prof. Mancini, che appare finalizzata soprattutto a rendere conto dei tanti eventi religiosi in programma e di quelli già svolti. ‘Un’informazione che è stata definita ‘di servizio’, rappresentata dal 68% degli articoli, con un carattere essenzialmente descrittivo, che testimonia anche una ricca attività propositiva delle fonti religiose. Meno numerosi gli articoli che affrontano le problematiche religiose e sociali, che appaiono concentrate soprattutto sulle pagine nazionali dei quotidiani esaminati’. Parte rilevante di quanto pubblicato è dedicata alle celebrazioni religiose della Chiesa cattolica, anche se non mancano notizie delle altre Chiese cristiane e dell’islam; non a caso la maggior parte dei servizi è stata rilevata nella vicinanza delle maggiori festività. Insomma, ha commentato Mancini, è emersa ‘un’informazione breve, in pillole, con servizi su fatti e eventi non collegati tra loro, cioè un’informazione che raramente riesce a tematizzare, in particolare a ritornare sull’argomento, a tenere in ‘vita’ la notizia per alcuni giorni, a creare discussione e fare opinione nel tempo’. La ricerca ha evidenziato una forte attenzione dei giornali verso gli aspetti sociali trattati dalla comunicazione ecclesiale, pari a più del 22%, che, secondo il prof. Mancini, ‘è davvero molto’; mentre temi attinenti al dibattito interno alla fede comunicato dai giornali è pari al 10% degli articoli per lo più collocati in pagine nazionali. Alla ‘grande produzione di notizie da parte degli Uffici stampa diocesani’, peraltro raramente citati come fonte, ha osservato Mancini, corrisponde una ‘scarsa propensione all’inchiesta da parte delle redazione dei quattro quotidiani locali, che non colgono l’ampio lavoro propositivo degli stessi Uffici stampa, limitandosi a raccogliere ciò che queste fonti comunicano’. Il dibattitoMons. Elio Bromuri, direttore dell’Ufficio regionale per le Comunicazioni sociali della Ceu, ha introdotto il dibattito osservando come in questo convegno la Chiesa umbra si sia messa in discussione confrontandosi con i mass media in un luogo in cui si insegna anche ad essere qualificati comunicatori, ‘non esitando a ‘denunciare’ a gran voce il fatto che nei giornali alcune volte si riscontrano delle cialtronerie contro la Chiesa, spesso fomentate da uno spirito anticlericale”.Diego Aristei, della redazione perugina del Corriere dell’Umbria, ha parlato del suo giornale e dell’interesse mostrato ‘in pagina’ per i fatti religiosi, sottolineando il positivo rapporto di collaborazione con gli Uffici stampa diocesani, pur riconoscendo che si potrebbe fare di più con articoli di inchiesta. ‘Teniamo molto conto della notiziabilità dell’evento, fermandoci spesso al suo racconto’ ‘ ha detto Umberto Maiorca del Giornale dell’Umbria, rimarcando l’interesse per i fatti ecclesiali di carattere sociale. ‘Per andare oltre la semplice cronaca credo che la Chiesa troverebbe la ‘sponda’ sui giornali se avesse più coraggio a far sentire la sua voce su problemi di rilevanza sociale’. Problemi come la famiglia, i giovani, la crisi di vocazione, sono temi, ha detto Gianfranco Ricci, della redazione umbra de La Nazione, che le redazioni trattano ed approfondiscono. ‘La Chiesa non deve avere paura di far paura’ ha concluso Ricci, riferendosi alle prese di posizione sui temi di attualità, invitandola ad uscire ‘dal recinto in cui si vorrebbe metterla’. ‘Il problema della comunicazione religiosa è la Chiesa e come vuole farsi rappresentare dal mondo dell’informazione, e non i giornali’ ha detto Marco Brunacci della redazione perugina de Il Messaggero che ha tentato di fare inchieste sulla vita delle parrocchie trovando, però, forti resistenze. Da questa indagine, ha commentato Paolo Scandaletti, giornalista e docente universitario, direttore di ‘Deck-Cultura e Ricerca della Comunicazione’ ‘esce un quadro positivo di chi fa informazione nella chiesa e i vescovi devono accettare la professionalità dei propri comunicatori ed avere rispetto del loro lavoro’.

]]>
Cerchi “info”. Non trovi “etica” https://www.lavoce.it/cerchi-info-non-trovi-etica/ Thu, 08 May 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6642 Mons. Giulio Giommini è stato esempio di come un sacerdote si possa dedicare alla comunicazione del Vangelo attraverso la radio, sacrificando a questa nuova missione tutto il suo passato di parroco. Un uomo moderno, che ha compreso prima di altri l’efficacia degli strumenti della comunicazione sociale. Con questa suggestiva premessa don Pietro Diletti ha aperto l’incontro di venerdì 2 maggio volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema proposto da Benedetto XVI: ‘I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla’. Don Diletti, direttore dell’istituto Don Bosco, è anche direttore di Umbria Radio, e in questa veste, essendone il successore in quel compito importante e delicato, ha ricordato il compianto don Giulio Giommini di cui ricorreva il trigesimo della morte. All’incontro erano invitati i giornalisti Enzo Ferrrini, responsabile della redazione regionale dell’agenzia Ansa, Dante Ciliani, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, e mons. Elio Bromuri, direttore de La Voce nonché direttore dell’ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali. A loro è stato chiesto di commentare e attualizzare il messaggio del Papa; lo hanno fatto calandolo nei problemi che incontrano ogni giorno nel lavoro al quale dedicano la maggiore parte del tempo e delle energie. Ferrini ha paragonato il mestiere del giornalista a quello dell’autista di autobus: ‘Cerco di guidare nel migliore dei modi, evitando pericoli e rischi per i passeggeri’. Ha fatto poi una graduatoria dei media da cui i cittadini traggono informazioni: al primo posto c’è la televisione, poi vengono i quotidiani, poi internet in minore percentuale ma in continua crescita, poi tutti gli altri. Tutti i media cercano affannosamente l’audience e la vendita, e ciò significa che al di sopra di tutto c’è la ricerca del profitto ad ogni costo. La prima fonte dei ricavi, infatti, è data dalla pubblicità, e solo il 20/30 per cento dalla vendita del giornale, spesso trascinata dai gadget. Anche il servizio pubblico – ha aggiunto -, che dovrebbe avere altri criteri, in realtà si è sempre più messo sulla stessa linea. Ferrini ha fatto riferimento ai giovani e ai bambini che navigano nel mondo dei nuovi media senza una guida. ‘L’informazione – ha detto – è un processo che va governato con l’educazione. Il problema della società dove i media hanno un grande peso non può essere governato soltanto dai giornalisti’. Non meno incisivo e ampio è stato l’intervento di Dante Ciliani, che ha toccato i temi più scottanti di oggi, dicendo di non scandalizzarsi neppure di coloro che reclamano l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti, ma richiamando anche l’esigenza di un’etica dell’informazione che l’Ordine deve tutelare insieme ai diritti dei giornalisti. Ha esordito con una frase emblematica, in cui si afferma che ‘ll nichilismo oggi è considerato lo spazio della libertà. Una libertà come totale irresponsabilità’, per cui il messaggio del Papa rappresenta ‘aria fresca per i nostri polmoni’. Ha lamentato che di questi temi non si parli abbastanza e non ci siano spazi di libero dibattito come quello offerto dall’incontro. ‘Voi siete molto fortunati – ha detto rivolgendosi al pubblico – perché appartenete ad una comunità che riflette, ma fuori c’è molta confusione. Oggi si urla per cercare attenzione e fare notizia’. Citando Guido Gonella, fondatore dell’Ordine dei giornalisti, di cui è stato ristampato il libro sulla libertà di stampa e le libertà individuali dei cittadini, ha aggiunto: ‘Maggiore è la libertà, maggiore sarà la responsabilità sociale’. Su questo concetto ha riflettuto don Bromuri, che ha citato il richiamo di Benedetto XVI a quella che egli definisce la ‘info-etica’, l’etica da osservare nell’informazione. Nel dibattito, molto vivace, è intervenuto anche l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, sottolineando che ‘ogni professione ha bisogno di un codice etico, altrimenti si assolutizza la libertà’ con effetti negativi che ne derivano, ha ribadito, ricordando la famosa frase: ‘Libertà, libertà! Quanti delitti si compiono in tuo nome!’. Tutta la manifestazione, conferenza e messa, ha visto la partecipazione di un buon numero di persone, attente e contente di aver reso omaggio alla persona amata di don Giulio. Nella cattedrale di San Lorenzo, lo stesso giorno 2 maggio, l’arcivescovo Chiaretti ha celebrato la messa in memoria di mons. Giulio Giommini. Nell’omelia ha sottolineato l’abbinamento casuale, ma significativo, del ricordo di don Giulio con la Giornata delle comunicazioni sociali che la Chiesa ha celebrato domenica 4 maggio. ‘Abbiamo bisogno di informazione in generale e di informazione religiosa’ ha detto, citando i mezzi che abbiamo in mano e dobbiamo valorizzare: ‘Avvenire, il quotidiano cattolico, che è fatto molto bene; La Voce, il settimanale cattolico che si pubblica da più di 50 anni, che ha il merito di aver unito insieme una regione così frastagliata e che offre notizie di vita cristiana ed ecclesiale delle otto Chiese sorelle’. Ci sono molti strumenti di comunicazione, ha commentato, ‘ma bisogna saper scegliere’. Un discorso specifico lo ha dedicato ‘al nostro canonico, che ha servito la Chiesa nella radio e non solo’. Di don Giulio ha voluto ricordare soprattutto la bontà, che si esprimeva nel sorriso con cui accoglieva le persone, la sua continua attestazione di gratitudine, il suo grazie sempre sulle labbra e ‘il sentimento di rispetto e amorevolezza verso di me e verso tutti’.

]]>
Fabio Zavattaro vince il Premio televisivo “Santa Chiara” https://www.lavoce.it/fabio-zavattaro-vince-il-premio-televisivo-santa-chiara/ Thu, 27 Nov 2003 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3512 E’ stato assegnato a Fabio Zavattaro, per lo speciale Tg1 Teresa di Calcutta, il Premio Televisivo Santa Chiara di Assisi, nato nel 1988 dall’intuizione di mons. Vittorio Peri e realizzato, ogni due anni, col supporto del consiglio direttivo della sezione locale del Convegno culturale “Maria Cristina di Savoia” attualmente guidato da Edoarda Pronti. La giuria di questa nona edizione era presieduta dal regista Pupi Avati; il regista bolognese ha visionato personalmente tutti i filmati inviati alla segreteria del premio, con un lungo e meticoloso lavoro di valutazione artistica dei prodotti televisivi, in coordinamento con gli altri membri della giuria che sono espressione dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, dell’Associazione nazionale convegni culturali “Maria Cristina di Savoia”, di Assisi Pax International e del Centro internazionale per la pace fra i popoli. La premiazione è stata aperta dal saluto della presidente del premio televisivo assisano, Daniela Frascarelli, che per il primo anno è alla guida della rassegna, dopo le edizioni curate da mons. Peri. Una menzione speciale ha avuto Silvestro Montanaro per il programma C’era una volta Luanda che ha posto in rilievo la tragedia dell’Angola, lacerata dalle guerre civili e dalla corruzione che, peraltro, ne disperde gli aiuti umanitari. Il documentario denuncia uno dei troppi drammi dell’umanità sul quale per un attimo si accendono i riflettori dell’attenzione, poi cade l’oblio. Menzione speciale anche per Religioni: guerra, dialogo, pace di Carlo e Paola De Biase che, con un filmato agile e dalle immagini incisive, ha posto in evidenza il ruolo e la valenza delle religioni come veicoli di unione tra i popoli e strumenti di comunicazione reciproca volta a superare qualsivoglia integralismo. Nel corso della premiazione, inseritasi nell’ambito del convegno internazionale Clara Claris Praeclara organizzato dall’Istituto Teologico di Assisi nel 750’anniversario della morte di Colei che più volte scambiò con Francesco il proprio fardello, la figura della santa è stata rievocata attraverso letture tratte dalle Fonti Francescane, grazie alle voci di Lucia Betti, Clelia Carloforti e Antonella De Sanctis, per la regia di Rossana Gaoni. Per l’occasione le poste italiane, presenti nella serata, hanno realizzato uno speciale annullo filatelico. Prossimo appuntamento a dicembre 2005, come annunciato dalla presidente del Premio Daniela Frascarelli. Fu infatti durante una Vigilia di Natale che Chiara, costretta dalla sua infermità nel giaciglio di San Damiano, riuscì, per dono divino, a partecipare alla funzione religiosa che si svolgeva nella basilica di San Francesco; sulla scorta di tale prodigio, papa Pio XII la proclamò, nel febbraio 1958, patrona della televisione. Elena LovascioValori umani che danno senso alla storiaIl premio dedicato a Santa Chiara vuole valorizzare le trasmissioni televisive che mettono in evidenza valori umani e cristiani che danno senso alla storia. Tra questi, in particolare, la pace, il dialogo tra i singoli e i popoli, la preghiera, il rispetto della vita, la dignità della persona, la solidarietà, l’impegno per la giustizia, il volontariato. Così è stato anche quest’anno, con il filmato curato da Zavattaro per lo Speciale Tg1 e dedicato alla figura di Madre Teresa di Calcutta. “Mentre si proclama la santità di questa donna – recita il passaggio centrale della motivazione del premio – il documentario mostra con commossa evidenza che essere santi è difficile, costa, ma è possibile e vale la pena. Il racconto filmico di ottima struttura formale costituisce un incisivo e toccante ritratto di una santa e di un popolo devastato ma che soffre con dignità. Evidenzia inoltre la condizione di un paese illuminato dalla presenza di una donna straordinaria”. Al vincitore è stata consegnata, come riconoscimento, una scultura in ceramica realizzata dall’artista assisano Giuseppe Dragoni.

]]>