ordinazione episcopale Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ordinazione-episcopale/ Settimanale di informazione regionale Mon, 11 Sep 2023 13:42:42 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg ordinazione episcopale Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/ordinazione-episcopale/ 32 32 Un anno fa la comunità diocesana accoglieva il nuovo pastore, don Ivan Maffeis https://www.lavoce.it/un-anno-fa-la-comunita-diocesana-accoglieva-il-suo-nuovo-pastore-don-ivan-maffeis/ https://www.lavoce.it/un-anno-fa-la-comunita-diocesana-accoglieva-il-suo-nuovo-pastore-don-ivan-maffeis/#respond Mon, 11 Sep 2023 13:33:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73267 ordinazione don ivan maffeis

È trascorso un anno da quando, l’11 settembre 2022, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve monsignor Ivan Maffeis riceveva l’ordinazione episcopale nella Cattedrale di San Lorenzo e contestualmente prendeva possesso canonico dell’Archidiocesi Metropolitana, dopo essere stato nominato da Papa Francesco il 16 luglio precedente.

Il ricordo della prima giornata

Monsignor Ivan Maffeis ha fatto ingresso nella comunità diocesana perugino-pievese intorno alle dieci del mattino di domenica 11, raccogliendosi in preghiera nella chiesa dell’antica abbazia di San Salvatore in Montecorona, nel comune di Umbertide. Ai fedeli presenti ha rivolto loro queste parole rimaste impresse nel cuore del parroco di Montecorona, monsignor Renzo Piccioni Pignani: "Come ci dice il Santo Padre: pregate per me, pregate gli uni per gli altri. E in questo primo anno in tanti abbiamo accompagnato con la preghiera i primi passi del pastore Ivan in mezzo a noi, non facendogli mancare anche la nostra vicinanza umana e il sostegno pastorale sia di sacerdoti, religiosi, religiose e diaconi sia di laici impegnati a livello diocesano e parrocchiale".

L’incontro con i giovani e la Caritas

Dopo la sosta a Montecorona, don Ivan ha incontrato i giovani della diocesi, presso il complesso dell’Unita pastorale San Giovanni Paolo II in Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino, e successivamente ha visitato il Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza di Perugia, pranzando con ospiti e volontari della Mensa Caritas Don Gualtiero.

Una giornata indimenticabile per don Ivan Maffeis

È stata quella dell’11 settembre 2022 non solo per monsignor Maffeis e la comunità diocesana in festa nell’accogliere il suo nuovo pastore, ma i tanti fedeli umbri, trentini (suoi conregionali) e non solo, giunti a Perugia per la circostanza; giornata culminata con la celebrazione dell’ordinazione episcopale in cattedrale preceduta dall’incontro e scambio di saluti con i rappresentanti delle Istituzioni civili sulla loggia del Palazzo dei Priori.

Comunità in festa nel segno di Maria

La comunità diocesana è chiamata a raccogliersi attorno al suo pastore Ivan, per questa significativa ricorrenza, martedì 12 settembre, alle ore 18, nella Cattedrale di San Lorenzo, giorno in cui la Chiesa fa memoria liturgica del Nome di Maria e a Perugia si celebra la Festa della Madonna delle Grazie, la cui splendida e venerata icona è stata dipinta da un allievo del Perugino su una delle colonne della cattedrale. Quest’anno la festa mariana proseguirà con una serie di eventi religiosi e culturali che termineranno domenica 17 (il programma dettagliato è consultabile-scaricabile sul sito diocesano, al link: Madonna delle Grazie, una festa speciale per il primo anno di episcopato di monsignor Maffeis – Diocesi Perugia).

Il conferimento del pallio

In tale circostanza a monsignor Ivan Maffeis verrà conferito il pallio degli arcivescovi metropoliti dal Nunzio apostolico in Italia, monsignor Emil Paul Tscherring, in rappresentanza del Santo Padre, durante la solenne concelebrazione eucaristica di martedì 12 settembre (alle ore 18) a cui parteciperanno anche i vescovi delle Diocesi suffraganee della Metropolia (Assisi, Città di Castello, Foligno e Gubbio). Il conferimento-imposizione del pallio (che gli è stato consegnato dal Papa dopo averlo benedetto, nella Basilica di San Pietro, lo scorso 29 giugno), dal 2015, non viene più conferito all’arcivescovo dallo stesso Pontefice, ma da un suo rappresentante al fine di favorire la partecipazione, nella cerimonia liturgica da tenersi in diocesi, dei vescovi suffraganei e del popolo di Dio e così aiutare alla comprensione e valorizzazione della sacra insegna.

Segno di una profonda comunione

Il pallio è una stretta fascia di stoffa, larga circa cinque centimetri, tessuta in lana bianca, incurvata al centro così da poterlo appoggiare alle spalle sopra la casula e con due lembi neri pendenti davanti e dietro da ricordare la lettera Y, decorato con sei croci nere di seta e guarnito ambo i lati con tre spille dorate. A spiegare il suo significato è lo stesso monsignor Maffeis: "Il pallio è un segno di una profonda comunione con il Santo Padre; da una parte, è un richiamo a vivere questa comunione e, dall’altra, è anche un dono che accolgo come segno di Chiesa, quindi con un respiro di riconoscenza e di responsabilità".]]>
ordinazione don ivan maffeis

È trascorso un anno da quando, l’11 settembre 2022, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve monsignor Ivan Maffeis riceveva l’ordinazione episcopale nella Cattedrale di San Lorenzo e contestualmente prendeva possesso canonico dell’Archidiocesi Metropolitana, dopo essere stato nominato da Papa Francesco il 16 luglio precedente.

Il ricordo della prima giornata

Monsignor Ivan Maffeis ha fatto ingresso nella comunità diocesana perugino-pievese intorno alle dieci del mattino di domenica 11, raccogliendosi in preghiera nella chiesa dell’antica abbazia di San Salvatore in Montecorona, nel comune di Umbertide. Ai fedeli presenti ha rivolto loro queste parole rimaste impresse nel cuore del parroco di Montecorona, monsignor Renzo Piccioni Pignani: "Come ci dice il Santo Padre: pregate per me, pregate gli uni per gli altri. E in questo primo anno in tanti abbiamo accompagnato con la preghiera i primi passi del pastore Ivan in mezzo a noi, non facendogli mancare anche la nostra vicinanza umana e il sostegno pastorale sia di sacerdoti, religiosi, religiose e diaconi sia di laici impegnati a livello diocesano e parrocchiale".

L’incontro con i giovani e la Caritas

Dopo la sosta a Montecorona, don Ivan ha incontrato i giovani della diocesi, presso il complesso dell’Unita pastorale San Giovanni Paolo II in Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino, e successivamente ha visitato il Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza di Perugia, pranzando con ospiti e volontari della Mensa Caritas Don Gualtiero.

Una giornata indimenticabile per don Ivan Maffeis

È stata quella dell’11 settembre 2022 non solo per monsignor Maffeis e la comunità diocesana in festa nell’accogliere il suo nuovo pastore, ma i tanti fedeli umbri, trentini (suoi conregionali) e non solo, giunti a Perugia per la circostanza; giornata culminata con la celebrazione dell’ordinazione episcopale in cattedrale preceduta dall’incontro e scambio di saluti con i rappresentanti delle Istituzioni civili sulla loggia del Palazzo dei Priori.

Comunità in festa nel segno di Maria

La comunità diocesana è chiamata a raccogliersi attorno al suo pastore Ivan, per questa significativa ricorrenza, martedì 12 settembre, alle ore 18, nella Cattedrale di San Lorenzo, giorno in cui la Chiesa fa memoria liturgica del Nome di Maria e a Perugia si celebra la Festa della Madonna delle Grazie, la cui splendida e venerata icona è stata dipinta da un allievo del Perugino su una delle colonne della cattedrale. Quest’anno la festa mariana proseguirà con una serie di eventi religiosi e culturali che termineranno domenica 17 (il programma dettagliato è consultabile-scaricabile sul sito diocesano, al link: Madonna delle Grazie, una festa speciale per il primo anno di episcopato di monsignor Maffeis – Diocesi Perugia).

Il conferimento del pallio

In tale circostanza a monsignor Ivan Maffeis verrà conferito il pallio degli arcivescovi metropoliti dal Nunzio apostolico in Italia, monsignor Emil Paul Tscherring, in rappresentanza del Santo Padre, durante la solenne concelebrazione eucaristica di martedì 12 settembre (alle ore 18) a cui parteciperanno anche i vescovi delle Diocesi suffraganee della Metropolia (Assisi, Città di Castello, Foligno e Gubbio). Il conferimento-imposizione del pallio (che gli è stato consegnato dal Papa dopo averlo benedetto, nella Basilica di San Pietro, lo scorso 29 giugno), dal 2015, non viene più conferito all’arcivescovo dallo stesso Pontefice, ma da un suo rappresentante al fine di favorire la partecipazione, nella cerimonia liturgica da tenersi in diocesi, dei vescovi suffraganei e del popolo di Dio e così aiutare alla comprensione e valorizzazione della sacra insegna.

Segno di una profonda comunione

Il pallio è una stretta fascia di stoffa, larga circa cinque centimetri, tessuta in lana bianca, incurvata al centro così da poterlo appoggiare alle spalle sopra la casula e con due lembi neri pendenti davanti e dietro da ricordare la lettera Y, decorato con sei croci nere di seta e guarnito ambo i lati con tre spille dorate. A spiegare il suo significato è lo stesso monsignor Maffeis: "Il pallio è un segno di una profonda comunione con il Santo Padre; da una parte, è un richiamo a vivere questa comunione e, dall’altra, è anche un dono che accolgo come segno di Chiesa, quindi con un respiro di riconoscenza e di responsabilità".]]>
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L’ordinazione di don Ivan Maffeis a Vescovo di Perugia-Città della Pieve https://www.lavoce.it/lordinazione-di-don-ivan-maffeis-a-vescovo-di-perugia-citta-della-pieve/ Sun, 11 Sep 2022 15:27:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68460

La cattedrale di San Lorenzo è gremita dai tanti che partecipano al Rito di ordinazione episcopale del vescovo Ivan Maffeis.

L'omelia del Cardinale Bassetti

Il Cardinale Gualtiero Bassetti ha presieduto la liturgia ed ha tenuto l'omelia che riportiamo integralmente qui sotto. «Caro fratello Ivan, vivi fino in fondo i rischi del Vangelo, dovunque il Signore ti chiami» Fratelli e figli carissimi, siamo convenuti in questa chiesa cattedrale per partecipare al banchetto eucaristico vivendo insieme il segno antichissimo della successione apostolica, che riconduce direttamente al mandato conferito da Gesù a Pietro e ai primi seguaci, continuatori del messaggio e della testimonianza evangelica. Nella sua infinita misericordia, il Signore non lascia mai privo di guide il suo popolo, e ha voluto inviare a Perugia-Città della Pieve un nuovo pastore, che sia maestro e padre di tutta la Comunità. Saluto i tanti confratelli Cardinali e Vescovi qui giunti da ogni parte d’Italia, che intorno a questa sacra mensa formano una splendida corona, segno di una Chiesa viva che su mandato di Cristo estende nel tempo il suo ministero e trasmette la fede. Con particolare gioia saluto l’Arcivescovo di Trento, Mons. Lauro Tisi, e tutti i fedeli venuti da quella bellissima terra a visitarci e a farci il dono prezioso del nuovo pastore. Con particolare affetto saluto il fratello Dionisio esarca della comunità ucraina in Italia, mentre gli assicuro la nostra vicinanza e la nostra preghiera per il suo Paese sconvolto dalla guerra. Saluto l’Amministratore diocesano Mons. Marco Salvi e lo ringrazio per l’opera svolta durante la sede vacante. Un grande abbraccio ai fratelli, alle sorelle e a tutti i familiari di Don Ivan che gli sono accanto in questo giorno così significativo per la sua vita. Anche il papà Santo, la mamma Licia e il caro fratello Marco, morto prematuramente, si uniscono a noi dal cielo. Ringrazio i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, tutti i consacrati. Un distinto ossequio porgo alle autorità di ogni ordine e grado qui convenute. Con tanto affetto saluto il popolo santo di Dio che è in Perugia-Città della Pieve, che ho amato e continuo ad amare, che ho servito come ho potuto, e che oggi consegno al cuore e nelle mani del Vescovo Ivan. Come i primi discepoli, raccolti sulle rive del Lago di Galilea, così oggi: il Signore manda te, Don Ivan carissimo, a proclamare il Vangelo della salvezza e a spezzare il pane della vita. Tra poco siederai sulla cattedra che fu di san Costanzo, Vescovo e martire degli anni di fondazione di questa comunità cristiana; una cattedra dalla quale molti altri pastori hanno avuto a cuore questa Chiesa che io, ultimo di una lunga serie, ti consegno con fiducia e amore. Caro Ivan, la voce di Gesù che è risuonata nella tua vita fin dalla fanciullezza, la voce che hai seguito nei vari ministeri che ti sono stati affidati nella Chiesa di Dio, ti chiama oggi con più forza: sarai successore degli Apostoli, segno personale di Cristo vivo, immagine di Lui in questa santa Chiesa particolare. Sarai icona luminosa della sua presenza nella misura in cui, imitandolo, donerai la vita: il buon pastore, infatti, dona la vita per le pecore. Carissimo fratello, ho avuto modo di conoscerti e apprezzarti durante gli anni in cui abbiamo collaborato nella Conferenza Episcopale Italiana. Ho sempre ammirato le tue qualità umane e sacerdotali, e le belle virtù con le quali il Signore ha voluto adornarti, perché ti spendessi per il suo popolo e la sua santa Chiesa. In momenti difficili hai saputo farti carico di grandi responsabilità, con generoso spirito di servizio, con umiltà e attaccamento alle comunità cristiane che sono in Italia. Terminato quell’incarico, sei voluto tornare tra le tue valli trentine per servire la comunità di Rovereto; lo hai fatto per amore e con cura e oggi i tuoi parrocchiani sono venuti in gran numero per salutarti, ringraziarti e gioire con te per il dono dell’episcopato, con la sofferenza di averti perso. Fratello carissimo, il Signore Gesù Cristo ti chiede ora di completare il dono della tua vita; ti pone dinanzi le responsabilità del ministero realizzato nella pienezza del sacerdozio. Sarai padre, pastore e maestro della porzione del popolo Santo di Dio che in Perugia-Città della Pieve, e che percorre da secoli il suo cammino di Chiesa. A te, caro fratello, sarà chiesto, come a Mosè, di intercedere per il popolo, anche quando le strade sembrano divergere. Il nostro Dio è un Dio di misericordia, che aspetta ogni figlio per riabbracciarlo. Con la consapevolezza di essere stato amato e perdonato tu stesso per primo, come dice san Paolo, sarai chiamato a tua volta ad andare incontro ad ogni pecorella che ha lasciato l’ovile per migrare in pascoli lontani, e allo stesso tempo cercherai la dracma nascosta, immagine di quei figli che, pur rimasti in casa, non si sentono più amati né visti e si nascondono allo sguardo e al cuore del Padre. È tuo compito, com’è nel tuo carattere, andare alla sostanza delle cose, prenderti cura di quelli che sono lontani ed estranei, e di quelli che sono ancora nel gregge. E, per tutti, spendere la vita. Carissimo, ti consegno stasera una Chiesa dalla storia antica, che ha vissuto la gioia della comunione in Cristo e dei frutti della pace, ma che ha anche sofferto per le divisioni e le tragedie della storia. Metto nelle tue mani una Chiesa, forse povera di mezzi, ma ricca della forza dello Spirito Santo, che sempre consola e illumina il cammino dei fedeli. Stamani, nelle tappe che hanno segnato il tuo ingresso in diocesi, hai già fatto delle scelte evangeliche. Il tuo cuore di pastore non ti impedirà di trovare strade sempre nuove per andare incontro a tutti, e persino a quelle persone che hanno difficoltà a rapportarsi con la Chiesa. Troverai qualche ferita da medicare, inclusa forse l’indifferenza, che fa tanto soffrire chi la prova e chi la riceve; troverai solitudine e dolore; ma troverai, credimi, tanta gioia e speranza in tutti coloro che hanno fatto l’esperienza dell’amore di Dio. Troverai la forza e la bellezza dei giovani, verso cui tutta la comunità è impegnata nella trasmissione della fede; troverai famiglie in difficoltà, ma consapevoli che l’amore è più forte di ogni divisione. Troverai un grande sforzo di carità, che si esplica in mille modi, istituzionali e capillari, anche dove meno te lo aspetteresti. Semplicemente accogliendo e ascoltando, come sai fare tu, ma soprattutto scavando, con la tenacia che ti distingue, incontrerai una terra ricca di fede, di tradizioni religiose e di insigni istituzioni culturali e accademiche. Di fronte a tanta ricchezza di vita e di opere, che i padri ci hanno tramandato, lasciati commuovere, come sono commosso stasera io, che dopo tredici anni lascio a te la guida di questo popolo, a me carissimo. Come fratello più anziano, ti dico: ama e spenditi per questa nostra Chiesa, con i suoi preti, coi suoi consacrati, con la gioia di tante famiglie e di tante persone umili! Non spegnere mai i sogni dei nostri ragazzi e dei giovani. Piuttosto, custodiscili! Custodisci e coltiva i semi di bene che ovunque incontrerai! Metti tutto il tuo impegno di successore degli apostoli nel promuovere la fedeltà a Cristo e al Vangelo, perché si possa passare sempre più da un cristianesimo di tradizione ad un cristianesimo di convinzione. Vedrai che si tratta di un cammino intrapreso, ma ci vorrà ancora coraggio e dedizione. Padri non si nasce, neppure con l’episcopato; «padri si diventa». Si diventa con fatica e gioiosa gestazione, camminando insieme, insieme lavorando, insieme amando, sempre col canto sulle labbra, come Francesco d’Assisi che cantava la «perfetta letizia», anche quando, andando per l’aspra e desolata Valle del Tescio, come dicono le Fonti Francescane, sbucarono dei briganti che l’acciuffarono: «Che hai da cantare con tanta allegria e chi sei?». Francesco rispose: «Sono l’araldo del gran re!». Lo gettarono in fondo ad un burrone, ma lui continuava a cantare. Come Francesco, non ti manchi mai la gioia della sequela di Cristo, che orienterà ogni tua azione di pastore. Caro fratello, sei innalzato alla dignità episcopale? Sei innalzato sulla croce! Lasciati attrarre da Gesù. Inginocchiati come lui nel servizio di tutti. Fermati dinanzi ad ogni ferito, ad ogni abbandonato e dimenticato: e, come il buon Samaritano, caricatelo sulle spalle per portarlo al sicuro. Perdona, accogli, ascolta, illumina, fortifica e guida con i doni dello Spirito, e sempre offri te stesso in riscatto per tutti. Vivi fino in fondo i rischi del Vangelo, dovunque il Signore ti chiami. La Chiesa di Trento ti dona a questa nostra di Perugia-Città della Pieve. Possano entrambe gioire di te sempre, per le meraviglie dell’amore di Dio nella tua vita! Maria Santissima, qui venerata con il titolo di Madonna delle Grazie in quanto Madre della divina Grazia, col suo «Eccomi» ha acceso la speranza del mondo intero. Interceda Lei per te, affinché il Signore che ti ha chiamato porti a compimento questa nostra speranza! [gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="68483,68482,68481,68480,68478,68476,68501,68502,68503,68504,68505,68500,68507,68506"]

La Bolla di nomina

L'assemblea con emozione ha ascoltato la lettura della Bolla di nomina del Papa, che qui riportiamo. TESTO DELLA BOLLA PAPALE DI NOMINA DI DON IVAN MAFFEIS AD ARCIVESCOVO METROPOLITA DI PERUGIA-CITTA’ DELLA PIEVE Francesco, servo dei servi di Dio, al diletto figlio Ivan Maffeis, del clero dell’arcidiocesi metropolitana di Trento, sinora parroco di San Marco Evangelista e della Sacra Famiglia in Rovereto, e di altre parrocchie nella diocesi tridentina, nominato arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve, salute e benedizione. Al Signore Gesù, Pontefice scelto fra gli uomini e costituito per il bene degli uomini (cfr Eb 5,1), Noi, sostenendo il grave incarico di successore dell’Apostolo Pietro, fedelmente rendiamo onore e testimonianza, dedicando attenta considerazione alle necessità pastorali di tutte le Chiese. Rivolgiamo dunque la nostra cura alla comunità di Perugia-Città della Pieve, che dopo la rinuncia del suo ultimo Presule, il Venerabile Fratello Nostro Gualtiero di Santa Romana Chiesa Cardinale Bassetti, attende con fiducia un nuovo Vescovo. Dal momento che tu, diletto figlio, ti distingui per prudenza, pietà, perizia nel portare a compimento quanto intraprendi, non dubitiamo che possa svolgere degnamente questo compito. Perciò, esercitando la Nostra autorità Apostolica e sentito il parere del Dicastero per i Vescovi, ti nominiamo e stabiliamo Arcivescovo Metropolita di Perugia- Città della Pieve, con tutti i diritti e gli obblighi connessi a tale ufficio, a norma del Codice di Diritto Canonico. Potrai ricevere l’Ordinazione episcopale ovunque al di fuori di Roma, nell’osservanza delle norme liturgiche, da un vescovo cattolico, dopo aver emesso la professione di fede e prestando giuramento di fedeltà verso di Noi e i Nostri Successori in questa Sede Apostolica, secondo i sacri canoni. Nell’accedere al nuovo ministero, renderai nota questa tua nomina sia al clero sia al popolo, i quali esortiamo ad accoglierti gioiosamente come il nuovo pastore che viene, animato da affetto e buona volontà. Infine, diletto Figlio, con l’intercessione della beatissima Vergine Maria e dei santi Costanzo ed Ercolano, celesti patroni della Chiesa che ti viene affidata, preghiamo lo Spirito Santo affinché renda la tua opera pastorale feconda di copiosi e molteplici doni. Dato a Roma, dal Laterano, il 16 luglio, memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, nell’anno 2022, decimo del Nostro Pontificato. Francesco» La Liturgia si è conclusa con i saluti dell'arcivescovo di Trento mons. Lauro Tisi (qui il pdf con il testo integrale), del già Amministratore diocesano di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi (qui il pdf con il testo integrale) e dell'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Ivan Maffeis (qui il pdf con il testo integrale). ]]>

La cattedrale di San Lorenzo è gremita dai tanti che partecipano al Rito di ordinazione episcopale del vescovo Ivan Maffeis.

L'omelia del Cardinale Bassetti

Il Cardinale Gualtiero Bassetti ha presieduto la liturgia ed ha tenuto l'omelia che riportiamo integralmente qui sotto. «Caro fratello Ivan, vivi fino in fondo i rischi del Vangelo, dovunque il Signore ti chiami» Fratelli e figli carissimi, siamo convenuti in questa chiesa cattedrale per partecipare al banchetto eucaristico vivendo insieme il segno antichissimo della successione apostolica, che riconduce direttamente al mandato conferito da Gesù a Pietro e ai primi seguaci, continuatori del messaggio e della testimonianza evangelica. Nella sua infinita misericordia, il Signore non lascia mai privo di guide il suo popolo, e ha voluto inviare a Perugia-Città della Pieve un nuovo pastore, che sia maestro e padre di tutta la Comunità. Saluto i tanti confratelli Cardinali e Vescovi qui giunti da ogni parte d’Italia, che intorno a questa sacra mensa formano una splendida corona, segno di una Chiesa viva che su mandato di Cristo estende nel tempo il suo ministero e trasmette la fede. Con particolare gioia saluto l’Arcivescovo di Trento, Mons. Lauro Tisi, e tutti i fedeli venuti da quella bellissima terra a visitarci e a farci il dono prezioso del nuovo pastore. Con particolare affetto saluto il fratello Dionisio esarca della comunità ucraina in Italia, mentre gli assicuro la nostra vicinanza e la nostra preghiera per il suo Paese sconvolto dalla guerra. Saluto l’Amministratore diocesano Mons. Marco Salvi e lo ringrazio per l’opera svolta durante la sede vacante. Un grande abbraccio ai fratelli, alle sorelle e a tutti i familiari di Don Ivan che gli sono accanto in questo giorno così significativo per la sua vita. Anche il papà Santo, la mamma Licia e il caro fratello Marco, morto prematuramente, si uniscono a noi dal cielo. Ringrazio i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, tutti i consacrati. Un distinto ossequio porgo alle autorità di ogni ordine e grado qui convenute. Con tanto affetto saluto il popolo santo di Dio che è in Perugia-Città della Pieve, che ho amato e continuo ad amare, che ho servito come ho potuto, e che oggi consegno al cuore e nelle mani del Vescovo Ivan. Come i primi discepoli, raccolti sulle rive del Lago di Galilea, così oggi: il Signore manda te, Don Ivan carissimo, a proclamare il Vangelo della salvezza e a spezzare il pane della vita. Tra poco siederai sulla cattedra che fu di san Costanzo, Vescovo e martire degli anni di fondazione di questa comunità cristiana; una cattedra dalla quale molti altri pastori hanno avuto a cuore questa Chiesa che io, ultimo di una lunga serie, ti consegno con fiducia e amore. Caro Ivan, la voce di Gesù che è risuonata nella tua vita fin dalla fanciullezza, la voce che hai seguito nei vari ministeri che ti sono stati affidati nella Chiesa di Dio, ti chiama oggi con più forza: sarai successore degli Apostoli, segno personale di Cristo vivo, immagine di Lui in questa santa Chiesa particolare. Sarai icona luminosa della sua presenza nella misura in cui, imitandolo, donerai la vita: il buon pastore, infatti, dona la vita per le pecore. Carissimo fratello, ho avuto modo di conoscerti e apprezzarti durante gli anni in cui abbiamo collaborato nella Conferenza Episcopale Italiana. Ho sempre ammirato le tue qualità umane e sacerdotali, e le belle virtù con le quali il Signore ha voluto adornarti, perché ti spendessi per il suo popolo e la sua santa Chiesa. In momenti difficili hai saputo farti carico di grandi responsabilità, con generoso spirito di servizio, con umiltà e attaccamento alle comunità cristiane che sono in Italia. Terminato quell’incarico, sei voluto tornare tra le tue valli trentine per servire la comunità di Rovereto; lo hai fatto per amore e con cura e oggi i tuoi parrocchiani sono venuti in gran numero per salutarti, ringraziarti e gioire con te per il dono dell’episcopato, con la sofferenza di averti perso. Fratello carissimo, il Signore Gesù Cristo ti chiede ora di completare il dono della tua vita; ti pone dinanzi le responsabilità del ministero realizzato nella pienezza del sacerdozio. Sarai padre, pastore e maestro della porzione del popolo Santo di Dio che in Perugia-Città della Pieve, e che percorre da secoli il suo cammino di Chiesa. A te, caro fratello, sarà chiesto, come a Mosè, di intercedere per il popolo, anche quando le strade sembrano divergere. Il nostro Dio è un Dio di misericordia, che aspetta ogni figlio per riabbracciarlo. Con la consapevolezza di essere stato amato e perdonato tu stesso per primo, come dice san Paolo, sarai chiamato a tua volta ad andare incontro ad ogni pecorella che ha lasciato l’ovile per migrare in pascoli lontani, e allo stesso tempo cercherai la dracma nascosta, immagine di quei figli che, pur rimasti in casa, non si sentono più amati né visti e si nascondono allo sguardo e al cuore del Padre. È tuo compito, com’è nel tuo carattere, andare alla sostanza delle cose, prenderti cura di quelli che sono lontani ed estranei, e di quelli che sono ancora nel gregge. E, per tutti, spendere la vita. Carissimo, ti consegno stasera una Chiesa dalla storia antica, che ha vissuto la gioia della comunione in Cristo e dei frutti della pace, ma che ha anche sofferto per le divisioni e le tragedie della storia. Metto nelle tue mani una Chiesa, forse povera di mezzi, ma ricca della forza dello Spirito Santo, che sempre consola e illumina il cammino dei fedeli. Stamani, nelle tappe che hanno segnato il tuo ingresso in diocesi, hai già fatto delle scelte evangeliche. Il tuo cuore di pastore non ti impedirà di trovare strade sempre nuove per andare incontro a tutti, e persino a quelle persone che hanno difficoltà a rapportarsi con la Chiesa. Troverai qualche ferita da medicare, inclusa forse l’indifferenza, che fa tanto soffrire chi la prova e chi la riceve; troverai solitudine e dolore; ma troverai, credimi, tanta gioia e speranza in tutti coloro che hanno fatto l’esperienza dell’amore di Dio. Troverai la forza e la bellezza dei giovani, verso cui tutta la comunità è impegnata nella trasmissione della fede; troverai famiglie in difficoltà, ma consapevoli che l’amore è più forte di ogni divisione. Troverai un grande sforzo di carità, che si esplica in mille modi, istituzionali e capillari, anche dove meno te lo aspetteresti. Semplicemente accogliendo e ascoltando, come sai fare tu, ma soprattutto scavando, con la tenacia che ti distingue, incontrerai una terra ricca di fede, di tradizioni religiose e di insigni istituzioni culturali e accademiche. Di fronte a tanta ricchezza di vita e di opere, che i padri ci hanno tramandato, lasciati commuovere, come sono commosso stasera io, che dopo tredici anni lascio a te la guida di questo popolo, a me carissimo. Come fratello più anziano, ti dico: ama e spenditi per questa nostra Chiesa, con i suoi preti, coi suoi consacrati, con la gioia di tante famiglie e di tante persone umili! Non spegnere mai i sogni dei nostri ragazzi e dei giovani. Piuttosto, custodiscili! Custodisci e coltiva i semi di bene che ovunque incontrerai! Metti tutto il tuo impegno di successore degli apostoli nel promuovere la fedeltà a Cristo e al Vangelo, perché si possa passare sempre più da un cristianesimo di tradizione ad un cristianesimo di convinzione. Vedrai che si tratta di un cammino intrapreso, ma ci vorrà ancora coraggio e dedizione. Padri non si nasce, neppure con l’episcopato; «padri si diventa». Si diventa con fatica e gioiosa gestazione, camminando insieme, insieme lavorando, insieme amando, sempre col canto sulle labbra, come Francesco d’Assisi che cantava la «perfetta letizia», anche quando, andando per l’aspra e desolata Valle del Tescio, come dicono le Fonti Francescane, sbucarono dei briganti che l’acciuffarono: «Che hai da cantare con tanta allegria e chi sei?». Francesco rispose: «Sono l’araldo del gran re!». Lo gettarono in fondo ad un burrone, ma lui continuava a cantare. Come Francesco, non ti manchi mai la gioia della sequela di Cristo, che orienterà ogni tua azione di pastore. Caro fratello, sei innalzato alla dignità episcopale? Sei innalzato sulla croce! Lasciati attrarre da Gesù. Inginocchiati come lui nel servizio di tutti. Fermati dinanzi ad ogni ferito, ad ogni abbandonato e dimenticato: e, come il buon Samaritano, caricatelo sulle spalle per portarlo al sicuro. Perdona, accogli, ascolta, illumina, fortifica e guida con i doni dello Spirito, e sempre offri te stesso in riscatto per tutti. Vivi fino in fondo i rischi del Vangelo, dovunque il Signore ti chiami. La Chiesa di Trento ti dona a questa nostra di Perugia-Città della Pieve. Possano entrambe gioire di te sempre, per le meraviglie dell’amore di Dio nella tua vita! Maria Santissima, qui venerata con il titolo di Madonna delle Grazie in quanto Madre della divina Grazia, col suo «Eccomi» ha acceso la speranza del mondo intero. Interceda Lei per te, affinché il Signore che ti ha chiamato porti a compimento questa nostra speranza! [gallery size="medium" td_select_gallery_slide="slide" ids="68483,68482,68481,68480,68478,68476,68501,68502,68503,68504,68505,68500,68507,68506"]

La Bolla di nomina

L'assemblea con emozione ha ascoltato la lettura della Bolla di nomina del Papa, che qui riportiamo. TESTO DELLA BOLLA PAPALE DI NOMINA DI DON IVAN MAFFEIS AD ARCIVESCOVO METROPOLITA DI PERUGIA-CITTA’ DELLA PIEVE Francesco, servo dei servi di Dio, al diletto figlio Ivan Maffeis, del clero dell’arcidiocesi metropolitana di Trento, sinora parroco di San Marco Evangelista e della Sacra Famiglia in Rovereto, e di altre parrocchie nella diocesi tridentina, nominato arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve, salute e benedizione. Al Signore Gesù, Pontefice scelto fra gli uomini e costituito per il bene degli uomini (cfr Eb 5,1), Noi, sostenendo il grave incarico di successore dell’Apostolo Pietro, fedelmente rendiamo onore e testimonianza, dedicando attenta considerazione alle necessità pastorali di tutte le Chiese. Rivolgiamo dunque la nostra cura alla comunità di Perugia-Città della Pieve, che dopo la rinuncia del suo ultimo Presule, il Venerabile Fratello Nostro Gualtiero di Santa Romana Chiesa Cardinale Bassetti, attende con fiducia un nuovo Vescovo. Dal momento che tu, diletto figlio, ti distingui per prudenza, pietà, perizia nel portare a compimento quanto intraprendi, non dubitiamo che possa svolgere degnamente questo compito. Perciò, esercitando la Nostra autorità Apostolica e sentito il parere del Dicastero per i Vescovi, ti nominiamo e stabiliamo Arcivescovo Metropolita di Perugia- Città della Pieve, con tutti i diritti e gli obblighi connessi a tale ufficio, a norma del Codice di Diritto Canonico. Potrai ricevere l’Ordinazione episcopale ovunque al di fuori di Roma, nell’osservanza delle norme liturgiche, da un vescovo cattolico, dopo aver emesso la professione di fede e prestando giuramento di fedeltà verso di Noi e i Nostri Successori in questa Sede Apostolica, secondo i sacri canoni. Nell’accedere al nuovo ministero, renderai nota questa tua nomina sia al clero sia al popolo, i quali esortiamo ad accoglierti gioiosamente come il nuovo pastore che viene, animato da affetto e buona volontà. Infine, diletto Figlio, con l’intercessione della beatissima Vergine Maria e dei santi Costanzo ed Ercolano, celesti patroni della Chiesa che ti viene affidata, preghiamo lo Spirito Santo affinché renda la tua opera pastorale feconda di copiosi e molteplici doni. Dato a Roma, dal Laterano, il 16 luglio, memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, nell’anno 2022, decimo del Nostro Pontificato. Francesco» La Liturgia si è conclusa con i saluti dell'arcivescovo di Trento mons. Lauro Tisi (qui il pdf con il testo integrale), del già Amministratore diocesano di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi (qui il pdf con il testo integrale) e dell'arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Ivan Maffeis (qui il pdf con il testo integrale). ]]>
L’incontro e i saluti del nuovo Vescovo Ivan Maffeis con le autorità https://www.lavoce.it/lincontro-e-i-saluti-del-nuovo-vescovo-ivan-maffeis-con-le-autorita/ Sun, 11 Sep 2022 14:38:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68428

Nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia è in corso la liturgia di ordinazione episcopale del Vescovo eletto Ivan Maffeis. Il Vescovo, dopo la pausa pranzo vissuta alla mensa Caritas al Villaggio della Carità, è stato accolto in piazza IV novembre dai fedeli e dalle autorità cittadine. Alle 15 ha salito i gradini d Palazzo dei Priori dove lo attendevano i rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo umbro. È la prima volta che un Pastore, nel giorno della presa di possesso dell’Archidiocesi, viene accolto in quel luogo del massimo consesso civico cittadino (ai suoi predecessori gli sono stati rivolti gli indirizzi di saluto da parte delle autorità civili sulla gradinata della cattedrale). [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="L'arrivo del vescovo Maffeis in piazza IV Novembre e in Cattedrale (foto M. Acito)" ids="68405,68406,68407,68408,68409,68410,68411,68412,68413,68414,68415,68416,68417"]

Il saluto del vescovo Ivan Maffeis alle autorità cittadine

Il Vescovo Maffeis ha ascoltato i saluti della Presidente della Regione Donatella Tesei (qui il testo in pdf) e del Sindaco di Perugia Andrea Romizi (qui il testo in pdf), poi si è rivolto loro ringraziandoli per l'accoglienza ricevuta.
“Grazie. Grazie per la generosità delle vostre parole. Grazie - ha detto mons. Ivan Maffeis - per avermi voluto accogliere sulla gradinata del Palazzo dei Priori, segno eloquente che, nella doverosa distinzione di ruoli e di compiti, apre all’amicizia, il bene più prezioso per una città. I luoghi che abbiamo appena attraversato mi dicono che Perugia e le altre realtà che la circondano non sono semplicemente un insieme di palazzi, un dedalo di strade, un patrimonio di storia, sedi preziose di università, di arti e di imprese. Sono prima di tutto lo spazio di donne e uomini che, legati dalla nascita, da alti ideali, dal piacere e dalla fatica di vivere, convergono tutti nella medesima piazza. La città ha molte dimensioni: tante quanti sono i bisogni – vecchi e nuovi – di ciascuno. Accanto ai luoghi abitati dalla famiglia e dagli affetti, dal lavoro e dagli interessi, siamo chiamati a coltivare e a dilatare gli spazi dell’ascolto, dell’accoglienza, della formazione, della prossimità e della cura. Sono spazi di umanità che interpellano il contributo di risposta di tutti; spazi che, in particolare, invocano le virtù del buon governo, della giustizia prudente, della comunicazione veritiera e soprattutto della carità operosa. Voi lo sapete bene: la città prospera quando alle persone – ai giovani, soprattutto – sono garantite condizioni e strutture adeguate alla loro crescita e alla loro libertà. Prospera grazie a rapporti significativi e alla pace che si instaura tra i suoi cittadini. Allora la città fiorisce e tutto ciò che proviene da culture, etnie e religioni diverse la modella, senza comprometterne il profilo. Cari Amministratori, cari Politici, e voi tutti, Servitori del bene comune: la dottrina cristiana riconosce la vostra responsabilità come “la forma più alta della carità”: in quanto tale, merita rispetto e stima, sostegno e solidarietà. E se da noi venisse anche il pungolo della critica, sappiate che nessun richiamo vorrà essere più forte dell’incoraggiamento per la vostra missione. Come voce di una Chiesa esperta in umanità continueremo a offrire – pur con i nostri limiti – quanto abbiamo di più caro: la Parola del Vangelo e la vita buona che nasce dall’incontro con il Signore Gesù. In questa luce, vi assicuro la disponibilità della Chiesa perugino-pievese a collaborare nel prenderci a cuore le attese e i problemi della gente, perché la nostra rimanga e sia sempre più una terra a misura della persona umana, dei suoi beni e dei suoi fini. Con il desiderio di incontrarvi e conoscervi personalmente, vi ringrazio ancora per la cordialità della vostra presenza”.

… quindi il percorso in piazza e l'ingresso in cattedrale

Terminato l’incontro con le autorità civili, l’arcivescovo eletto si è recato nella cattedrale di San Lorenzo dal portone di piazza IV Novembre. [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" ids="68418,68419"] Dopo aver reso omaggio alla reliquia del Sant’Anello (esposta dal mattino alla venerazione dei fedeli) e all’effigie della Madonna delle Grazie, si raccoglierà in preghiera nella Cappella del Santissimo Sacramento. La celebrazione eucaristica, iniziata alle ore 16, è stata preceduta dalla processione dei concelebranti insieme l’ordinando presule in piazza IV Novembre, snodandosi dal chiostro di San Lorenzo alla cattedrale facendo ingresso dal portone principale di piazza Danti.]]>

Nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia è in corso la liturgia di ordinazione episcopale del Vescovo eletto Ivan Maffeis. Il Vescovo, dopo la pausa pranzo vissuta alla mensa Caritas al Villaggio della Carità, è stato accolto in piazza IV novembre dai fedeli e dalle autorità cittadine. Alle 15 ha salito i gradini d Palazzo dei Priori dove lo attendevano i rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo umbro. È la prima volta che un Pastore, nel giorno della presa di possesso dell’Archidiocesi, viene accolto in quel luogo del massimo consesso civico cittadino (ai suoi predecessori gli sono stati rivolti gli indirizzi di saluto da parte delle autorità civili sulla gradinata della cattedrale). [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="L'arrivo del vescovo Maffeis in piazza IV Novembre e in Cattedrale (foto M. Acito)" ids="68405,68406,68407,68408,68409,68410,68411,68412,68413,68414,68415,68416,68417"]

Il saluto del vescovo Ivan Maffeis alle autorità cittadine

Il Vescovo Maffeis ha ascoltato i saluti della Presidente della Regione Donatella Tesei (qui il testo in pdf) e del Sindaco di Perugia Andrea Romizi (qui il testo in pdf), poi si è rivolto loro ringraziandoli per l'accoglienza ricevuta.
“Grazie. Grazie per la generosità delle vostre parole. Grazie - ha detto mons. Ivan Maffeis - per avermi voluto accogliere sulla gradinata del Palazzo dei Priori, segno eloquente che, nella doverosa distinzione di ruoli e di compiti, apre all’amicizia, il bene più prezioso per una città. I luoghi che abbiamo appena attraversato mi dicono che Perugia e le altre realtà che la circondano non sono semplicemente un insieme di palazzi, un dedalo di strade, un patrimonio di storia, sedi preziose di università, di arti e di imprese. Sono prima di tutto lo spazio di donne e uomini che, legati dalla nascita, da alti ideali, dal piacere e dalla fatica di vivere, convergono tutti nella medesima piazza. La città ha molte dimensioni: tante quanti sono i bisogni – vecchi e nuovi – di ciascuno. Accanto ai luoghi abitati dalla famiglia e dagli affetti, dal lavoro e dagli interessi, siamo chiamati a coltivare e a dilatare gli spazi dell’ascolto, dell’accoglienza, della formazione, della prossimità e della cura. Sono spazi di umanità che interpellano il contributo di risposta di tutti; spazi che, in particolare, invocano le virtù del buon governo, della giustizia prudente, della comunicazione veritiera e soprattutto della carità operosa. Voi lo sapete bene: la città prospera quando alle persone – ai giovani, soprattutto – sono garantite condizioni e strutture adeguate alla loro crescita e alla loro libertà. Prospera grazie a rapporti significativi e alla pace che si instaura tra i suoi cittadini. Allora la città fiorisce e tutto ciò che proviene da culture, etnie e religioni diverse la modella, senza comprometterne il profilo. Cari Amministratori, cari Politici, e voi tutti, Servitori del bene comune: la dottrina cristiana riconosce la vostra responsabilità come “la forma più alta della carità”: in quanto tale, merita rispetto e stima, sostegno e solidarietà. E se da noi venisse anche il pungolo della critica, sappiate che nessun richiamo vorrà essere più forte dell’incoraggiamento per la vostra missione. Come voce di una Chiesa esperta in umanità continueremo a offrire – pur con i nostri limiti – quanto abbiamo di più caro: la Parola del Vangelo e la vita buona che nasce dall’incontro con il Signore Gesù. In questa luce, vi assicuro la disponibilità della Chiesa perugino-pievese a collaborare nel prenderci a cuore le attese e i problemi della gente, perché la nostra rimanga e sia sempre più una terra a misura della persona umana, dei suoi beni e dei suoi fini. Con il desiderio di incontrarvi e conoscervi personalmente, vi ringrazio ancora per la cordialità della vostra presenza”.

… quindi il percorso in piazza e l'ingresso in cattedrale

Terminato l’incontro con le autorità civili, l’arcivescovo eletto si è recato nella cattedrale di San Lorenzo dal portone di piazza IV Novembre. [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" ids="68418,68419"] Dopo aver reso omaggio alla reliquia del Sant’Anello (esposta dal mattino alla venerazione dei fedeli) e all’effigie della Madonna delle Grazie, si raccoglierà in preghiera nella Cappella del Santissimo Sacramento. La celebrazione eucaristica, iniziata alle ore 16, è stata preceduta dalla processione dei concelebranti insieme l’ordinando presule in piazza IV Novembre, snodandosi dal chiostro di San Lorenzo alla cattedrale facendo ingresso dal portone principale di piazza Danti.]]>
Ivan Maffeis vescovo. Il Rito di ordinazione: cosa si fa e perché https://www.lavoce.it/ivan-maffeis-vescovo-il-rito-di-ordinazione-cosa-si-fa-e-perche/ Sun, 11 Sep 2022 13:33:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68398 Maffeis Ordinazione episcopale

La ordinazione episcopale e l’inizio del ministero pastorale di un nuovo vescovo in una Chiesa locale, è un fatto ecclesiale di straordinaria rilevanza. Questo, non tanto perché un presbitero è giudicato degno di assumere il ministero episcopale, quasi fosse un riconoscimento delle personali capacità e una promozione in seno alla gerarchia della Chiesa, ma perché a tutto il popolo di Dio presente in una determinata diocesi viene donato il proprio pastore. Ancor più, per usare la metafora del corpo con cui l’apostolo Paolo descrive la Chiesa, i vescovi si possono considerare quelle “giunture e legami” da cui il corpo riceve “sostentamento e coesione… realizzando così la crescita secondo il volere di Dio” (Col 2, 19), attraverso la missione di predicare il Vangelo, di santificare i credenti mediante i sacramenti, di guidare il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno.

Non privilegio ma servizio

Dunque nulla a che fare con il privilegio ma piuttosto con il servizio per l’edificazione del “corpo di Cristo”. Così come ogni ministero ordinato o battesimale nella Chiesa. Difatti, questa missione che Cristo affidò agli Apostoli perdura ininterrottamente nel tempo attraverso i loro successori, cioè l’“ordine” dei vescovi presieduto dal successore di Pietro, il Romano Pontefice, pastore di tutto il gregge. E questa missione si concretizza anzitutto, nella predicazione del Vangelo al popolo a loro affidato; poi, nella celebrazione dei sacramenti per la santificazione dei fedeli; infine, nell’esercizio di governo per edificare il “gregge” (il popolo di Dio) nelle verità e nella santità.

Il rito liturgico

La liturgia di ordinazione indica, attraverso i riti e le preghiere, proprio questa identità dell’episcopato. Nel Rito di ordinazione il vescovo eletto, come da antica tradizione, dopo l’omelia viene interrogato pubblicamente sulla volontà di esercitare il proprio ministero di maestro, pastore, padre e sacerdote, in comunione con il collegio episcopale e con il Papa ed in collaborazione con i presbiteri e i diaconi. Dopo aver invocato la grazia divina attraverso le litanie dei santi, durante le quali l’eletto si prostra a terra, con l’imposizione delle mani da parte dei vescovi e la preghiera di ordinazione, viene conferito all’eletto il dono dello Spirito Santo perché diventi vescovo e compia, “irreprensibilmente” - come recita la prece - il suo ministero.

I riti esplicativi

Seguono, poi, i riti esplicativi, che completano il rito di ordinazione sottolineando e descrivendo simbolicamente ciò che è già avvenuto. Primo tra i riti esplicativi è l’unzione del capo dell’ordinato con l’olio del Crisma, per significare la sua particolare partecipazione al sacerdozio di Cristo. Segue la consegna del libro dei Vangeli, per esprimere il suo instancabile impegno nell’annuncio; l’anello, con il quale è significata la fedeltà alla Chiesa, sposa di Dio; la mitria, espressione dell’impegno alla santità, ed il pastorale, manifestazione del ruolo di guida e di pastore della Chiesa che gli viene affidata. Sarà, quindi, invitato a sedersi sulla cattedra, in qualità di maestro autentico della fede, ad imitazione di Cristo Maestro. Infine, con l’abbraccio e il bacio di pace che l’ordinato riceve dal vescovo ordinante e da tutti gli altri vescovi, si pone quasi il sigillo alla sua aggregazione al collegio dei vescovi.

Maffeis, ordinato Vescovo, assume la presidenza della celebrazione

La celebrazione, poi, continua come di consueto e, se l’ordinazione avviene nella diocesi affidata al vescovo ordinato - ed è il caso del vescovo Ivan Maffeis - , sarà egli stesso a presiedere la concelebrazione della liturgia eucaristica, offrendo così il simbolo della carità e dell’unità del corpo ecclesiale che è chiamato a custodire.

L’inizio del Ministero di Maffeis e la lettura della Bolla papale

Con la liturgia di ordinazione, inoltre, sempre se celebrata nella chiesa cattedrale della diocesi affidata al nuovo vescovo, si compie l’atto canonico di inizio del ministero nella Chiesa locale leggendo, prima dell’omelia, la Lettera Apostolica con il mandato del Papa e, come già detto, facendo insediare l’ordinato sulla cattedra episcopale. Con tale atto viene ad aggiungersi il requisito giuridico della presa di possesso. A partire da questo momento il vescovo assume il governo della diocesi a tutti gli effetti, esercitando il suo ministero secondo quanto disposto dal Codice di Diritto Canonico il quale ai canoni 381-402 sottolinea che il vescovo diocesano con sollecitudine deve curare la Chiesa locale, facendo attenzione a tutte le membra del corpo ecclesiale, ma pure verso i lontani, nei confronti di coloro che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica, e considerando affidati a sé anche i non battezzati.]]>
Maffeis Ordinazione episcopale

La ordinazione episcopale e l’inizio del ministero pastorale di un nuovo vescovo in una Chiesa locale, è un fatto ecclesiale di straordinaria rilevanza. Questo, non tanto perché un presbitero è giudicato degno di assumere il ministero episcopale, quasi fosse un riconoscimento delle personali capacità e una promozione in seno alla gerarchia della Chiesa, ma perché a tutto il popolo di Dio presente in una determinata diocesi viene donato il proprio pastore. Ancor più, per usare la metafora del corpo con cui l’apostolo Paolo descrive la Chiesa, i vescovi si possono considerare quelle “giunture e legami” da cui il corpo riceve “sostentamento e coesione… realizzando così la crescita secondo il volere di Dio” (Col 2, 19), attraverso la missione di predicare il Vangelo, di santificare i credenti mediante i sacramenti, di guidare il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno.

Non privilegio ma servizio

Dunque nulla a che fare con il privilegio ma piuttosto con il servizio per l’edificazione del “corpo di Cristo”. Così come ogni ministero ordinato o battesimale nella Chiesa. Difatti, questa missione che Cristo affidò agli Apostoli perdura ininterrottamente nel tempo attraverso i loro successori, cioè l’“ordine” dei vescovi presieduto dal successore di Pietro, il Romano Pontefice, pastore di tutto il gregge. E questa missione si concretizza anzitutto, nella predicazione del Vangelo al popolo a loro affidato; poi, nella celebrazione dei sacramenti per la santificazione dei fedeli; infine, nell’esercizio di governo per edificare il “gregge” (il popolo di Dio) nelle verità e nella santità.

Il rito liturgico

La liturgia di ordinazione indica, attraverso i riti e le preghiere, proprio questa identità dell’episcopato. Nel Rito di ordinazione il vescovo eletto, come da antica tradizione, dopo l’omelia viene interrogato pubblicamente sulla volontà di esercitare il proprio ministero di maestro, pastore, padre e sacerdote, in comunione con il collegio episcopale e con il Papa ed in collaborazione con i presbiteri e i diaconi. Dopo aver invocato la grazia divina attraverso le litanie dei santi, durante le quali l’eletto si prostra a terra, con l’imposizione delle mani da parte dei vescovi e la preghiera di ordinazione, viene conferito all’eletto il dono dello Spirito Santo perché diventi vescovo e compia, “irreprensibilmente” - come recita la prece - il suo ministero.

I riti esplicativi

Seguono, poi, i riti esplicativi, che completano il rito di ordinazione sottolineando e descrivendo simbolicamente ciò che è già avvenuto. Primo tra i riti esplicativi è l’unzione del capo dell’ordinato con l’olio del Crisma, per significare la sua particolare partecipazione al sacerdozio di Cristo. Segue la consegna del libro dei Vangeli, per esprimere il suo instancabile impegno nell’annuncio; l’anello, con il quale è significata la fedeltà alla Chiesa, sposa di Dio; la mitria, espressione dell’impegno alla santità, ed il pastorale, manifestazione del ruolo di guida e di pastore della Chiesa che gli viene affidata. Sarà, quindi, invitato a sedersi sulla cattedra, in qualità di maestro autentico della fede, ad imitazione di Cristo Maestro. Infine, con l’abbraccio e il bacio di pace che l’ordinato riceve dal vescovo ordinante e da tutti gli altri vescovi, si pone quasi il sigillo alla sua aggregazione al collegio dei vescovi.

Maffeis, ordinato Vescovo, assume la presidenza della celebrazione

La celebrazione, poi, continua come di consueto e, se l’ordinazione avviene nella diocesi affidata al vescovo ordinato - ed è il caso del vescovo Ivan Maffeis - , sarà egli stesso a presiedere la concelebrazione della liturgia eucaristica, offrendo così il simbolo della carità e dell’unità del corpo ecclesiale che è chiamato a custodire.

L’inizio del Ministero di Maffeis e la lettura della Bolla papale

Con la liturgia di ordinazione, inoltre, sempre se celebrata nella chiesa cattedrale della diocesi affidata al nuovo vescovo, si compie l’atto canonico di inizio del ministero nella Chiesa locale leggendo, prima dell’omelia, la Lettera Apostolica con il mandato del Papa e, come già detto, facendo insediare l’ordinato sulla cattedra episcopale. Con tale atto viene ad aggiungersi il requisito giuridico della presa di possesso. A partire da questo momento il vescovo assume il governo della diocesi a tutti gli effetti, esercitando il suo ministero secondo quanto disposto dal Codice di Diritto Canonico il quale ai canoni 381-402 sottolinea che il vescovo diocesano con sollecitudine deve curare la Chiesa locale, facendo attenzione a tutte le membra del corpo ecclesiale, ma pure verso i lontani, nei confronti di coloro che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica, e considerando affidati a sé anche i non battezzati.]]>
Lo stemma del vescovo Maffeis e i doni delle diocesi di Perugia e di Trento https://www.lavoce.it/lo-stemma-del-vescovo-maffeis-e-i-doni-delle-diocesi-di-perugia-e-di-trento/ https://www.lavoce.it/lo-stemma-del-vescovo-maffeis-e-i-doni-delle-diocesi-di-perugia-e-di-trento/#comments Sun, 11 Sep 2022 12:31:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68310

Lo stemma del vescovo Ivan Maffeis è all'insegna della semplicità e da oggi, giornata dell'ordinazione episcopale del nuovo arcivescovo di Perugia - Città della Pieve, è esposto sulla facciata dell'episcopio. Nel pomeriggio, con il Rito di ordinazione celebrato nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia, don Ivan Maffeis ha fatto anche formale “presa di possesso” della diocesi diventando vescovo a tutti gli effetti.

Lo stemma del vescovo Maffeis

Gli ornamenti esterni caratterizzanti lo stemma di un arcivescovo metropolita sono: i venti fiocchi pendenti ai due lati dello scudo, la croce patriarcale e il pallio. Nello scudo la stella richiama Maria, alla cui materna protezione il nuovo Vescovo affida il suo ministero e la diocesi di Perugia - Città della Pieve; l’aquila è il simbolo dell’evangelista Giovanni (a cui corrisponde il nome Ivan) e insieme sottolinea le origini trentine dell’arcivescovo; i monti sono un tributo alle rigogliose colline dell’Umbria. L’argento dello sfondo è il colore della trasparenza, quindi della verità e della giustizia, mentre l’azzurro simboleggia il distacco dai valori terreni e l’ascesa verso Dio. Tratto dalla lettera di San Paolo ai cristiani di Colossi (1, 27), “Cristo in voi” è il motto scelto dall’Arcivescovo. Esprime l’impegno per l’annuncio missionario e insieme la fiducia che Cristo già abita il cuore dell’uomo e costituisce la sorgente dell’incontro e della comunione.

I doni al vescovo Maffeis

La Diocesi di Perugia fa due doni al nuovo presule: la mitra, uno dei simboli della dignità e dell’autorità episcopale, e l’anello vescovile, segno di fedeltà alla Chiesa e alla propria diocesi. Il pastorale, in legno d’olivo, è stato già donato dall’Arcidiocesi di Trento il 5 agosto scorso a Rovereto.

Le reliquie dei santi martiri: un dono che è segno del legame tra le Chiese di Trento e di Perugia

Al termine della celebrazione, l’arcivescovo Tisi insieme all’emerito Bressan, hanno donato al confratello vescovo Ivan le reliquie (nella foto) del vescovo patrono di Trento, Vigilio, e dei santi martiri Sisinio, Martirio ed Alessandro, i tre giovani cappadoci che sant’Ambrogio aveva inviato come collaboratori nell’evangelizzazione al vescovo Vigilio e che trovarono il martirio nel 397 in Anaunia. Il dono vuol essere anche un segno di gemellaggio tra la Chiesa di Trento e quella di Perugia-Città della Pieve, fondato sulla testimonianza della fede.]]>

Lo stemma del vescovo Ivan Maffeis è all'insegna della semplicità e da oggi, giornata dell'ordinazione episcopale del nuovo arcivescovo di Perugia - Città della Pieve, è esposto sulla facciata dell'episcopio. Nel pomeriggio, con il Rito di ordinazione celebrato nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia, don Ivan Maffeis ha fatto anche formale “presa di possesso” della diocesi diventando vescovo a tutti gli effetti.

Lo stemma del vescovo Maffeis

Gli ornamenti esterni caratterizzanti lo stemma di un arcivescovo metropolita sono: i venti fiocchi pendenti ai due lati dello scudo, la croce patriarcale e il pallio. Nello scudo la stella richiama Maria, alla cui materna protezione il nuovo Vescovo affida il suo ministero e la diocesi di Perugia - Città della Pieve; l’aquila è il simbolo dell’evangelista Giovanni (a cui corrisponde il nome Ivan) e insieme sottolinea le origini trentine dell’arcivescovo; i monti sono un tributo alle rigogliose colline dell’Umbria. L’argento dello sfondo è il colore della trasparenza, quindi della verità e della giustizia, mentre l’azzurro simboleggia il distacco dai valori terreni e l’ascesa verso Dio. Tratto dalla lettera di San Paolo ai cristiani di Colossi (1, 27), “Cristo in voi” è il motto scelto dall’Arcivescovo. Esprime l’impegno per l’annuncio missionario e insieme la fiducia che Cristo già abita il cuore dell’uomo e costituisce la sorgente dell’incontro e della comunione.

I doni al vescovo Maffeis

La Diocesi di Perugia fa due doni al nuovo presule: la mitra, uno dei simboli della dignità e dell’autorità episcopale, e l’anello vescovile, segno di fedeltà alla Chiesa e alla propria diocesi. Il pastorale, in legno d’olivo, è stato già donato dall’Arcidiocesi di Trento il 5 agosto scorso a Rovereto.

Le reliquie dei santi martiri: un dono che è segno del legame tra le Chiese di Trento e di Perugia

Al termine della celebrazione, l’arcivescovo Tisi insieme all’emerito Bressan, hanno donato al confratello vescovo Ivan le reliquie (nella foto) del vescovo patrono di Trento, Vigilio, e dei santi martiri Sisinio, Martirio ed Alessandro, i tre giovani cappadoci che sant’Ambrogio aveva inviato come collaboratori nell’evangelizzazione al vescovo Vigilio e che trovarono il martirio nel 397 in Anaunia. Il dono vuol essere anche un segno di gemellaggio tra la Chiesa di Trento e quella di Perugia-Città della Pieve, fondato sulla testimonianza della fede.]]>
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Il vescovo Ivan Maffeis incontra i poveri al Villaggio della Carità https://www.lavoce.it/il-vescovo-ivan-maffeis-incontra-i-poveri-al-villaggio-della-carita/ Sun, 11 Sep 2022 11:10:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68377

Il Vescovo eletto don Ivan Maffeis, in questa giornata della sua ordinazione episcopale, è arrivato al “Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza”,dove era atteso dagli operatori Caritas con il direttore don Marco Briziarelli e dagli ospiti delle opere segno che lì hanno sede. Infatti il “Villaggio della Carità” oltre ad esseresede  della Caritas diocesana ospita il Centro di ascolto diocesano, l’Emporio della Solidarietà “Tabgha”, il Consultorio medico e la Mensa “Don Gualtiero”. “Vedere in questo luogo il coinvolgimento di tanti volontari e la passione che ci mettono, sono l’espressione di una Chiesa viva, che educa e si lascia educare dai poveri” ha detto l’arcivescovo eletto mons. Ivan Maffeis. “È una grande gioia questa visita, un momento familiare dove tutti si sono sentiti a casa. È stato bello il modo con cui mons. Maffeis ha voluto vivere il primo pranzo ufficiale in diocesi insieme ai poveri. Si è respirato un clima di serenità, di pace e di gioia che ci fa ben sperare. È un grande inizio del nostro vescovo nei riguardi della carità” ha commento don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, a margine della visita dell’arcivescovo eletto.

Il Vescovo Maffeis celebra la messa al Villaggio martedì mattina

Don Briziarelli ha anche annunciato che martedì 13 settembre (ore 7), la messa quotidiana nella cappella del “Villaggio della Carità” sarà celebrata dall’arcivescovo mons. Maffeis, che avrà modo di conoscere più approfonditamente tutti i servizi offerti dall’organismo pastorale. Avrà anche modo di benedire i quindici giovani che proprio martedì 13, fino al 20 settembre, vivranno un’esperienza di fede e di prossimità in Kosovo, nella “Casa-missione” attivata dalla Caritas regionale Umbria, nell’autunno 1999, dopo la fine delle ostilità nella regione balcanica.

Il pranzo alla “Mensa don Gualtiero”

Dopo l’incontro con i volontari e gli ospiti del Villaggio, famiglie in gravi difficoltà a seguito della perdita del lavoro e della casa e mamme con bambini in fuga dall’Ucraina, l’arcivescovo eletto pranzerà con loro alla Mensa “Don Gualtiero”. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=zktaYkO_dlA&list=PLwh0XSRZlX0CP9aWZVpZVgiTD7hWj-1jr&index=10[/embed] [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="68382,68384,68380,68383,68385,68386"]  ]]>

Il Vescovo eletto don Ivan Maffeis, in questa giornata della sua ordinazione episcopale, è arrivato al “Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza”,dove era atteso dagli operatori Caritas con il direttore don Marco Briziarelli e dagli ospiti delle opere segno che lì hanno sede. Infatti il “Villaggio della Carità” oltre ad esseresede  della Caritas diocesana ospita il Centro di ascolto diocesano, l’Emporio della Solidarietà “Tabgha”, il Consultorio medico e la Mensa “Don Gualtiero”. “Vedere in questo luogo il coinvolgimento di tanti volontari e la passione che ci mettono, sono l’espressione di una Chiesa viva, che educa e si lascia educare dai poveri” ha detto l’arcivescovo eletto mons. Ivan Maffeis. “È una grande gioia questa visita, un momento familiare dove tutti si sono sentiti a casa. È stato bello il modo con cui mons. Maffeis ha voluto vivere il primo pranzo ufficiale in diocesi insieme ai poveri. Si è respirato un clima di serenità, di pace e di gioia che ci fa ben sperare. È un grande inizio del nostro vescovo nei riguardi della carità” ha commento don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, a margine della visita dell’arcivescovo eletto.

Il Vescovo Maffeis celebra la messa al Villaggio martedì mattina

Don Briziarelli ha anche annunciato che martedì 13 settembre (ore 7), la messa quotidiana nella cappella del “Villaggio della Carità” sarà celebrata dall’arcivescovo mons. Maffeis, che avrà modo di conoscere più approfonditamente tutti i servizi offerti dall’organismo pastorale. Avrà anche modo di benedire i quindici giovani che proprio martedì 13, fino al 20 settembre, vivranno un’esperienza di fede e di prossimità in Kosovo, nella “Casa-missione” attivata dalla Caritas regionale Umbria, nell’autunno 1999, dopo la fine delle ostilità nella regione balcanica.

Il pranzo alla “Mensa don Gualtiero”

Dopo l’incontro con i volontari e gli ospiti del Villaggio, famiglie in gravi difficoltà a seguito della perdita del lavoro e della casa e mamme con bambini in fuga dall’Ucraina, l’arcivescovo eletto pranzerà con loro alla Mensa “Don Gualtiero”. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=zktaYkO_dlA&list=PLwh0XSRZlX0CP9aWZVpZVgiTD7hWj-1jr&index=10[/embed] [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="68382,68384,68380,68383,68385,68386"]  ]]>
Il dialogo tra don Ivan Maffeis e i giovani https://www.lavoce.it/il-dialogo-tra-don-ivan-maffeis-e-i-giovani/ Sun, 11 Sep 2022 09:27:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68324 Giovani incontro con don Ivan Maffeis-giornata di ingresso e ordinazione episcopale

I giovani. Nella sosta a Prepo per l'incontro con i giovani della diocesi (in questa giornata intensa, prima della ordinazione episcopale che sarà questo pomeriggio, dopo un momento di preghiera don Ivan Maffeis dialoga con i giovani che hanno posto loro delle domande alle quali il Vescovo ha dato delle risposte. Don Riccardo Pascolini ha introdotto e condotto il dialogo con i giovani.

Ecco le domande e una rapida sintesi delle risposte di don Ivan

GIOVANE FAMIGLIA: Eccellenza, siamo una giovane famiglia: ci chiamiamo Giacomo e Lucia, abbiamo entrambi ventisei anni, siamo lavoratori e viviamo il nostro essere Chiesa in un cammino di fede. La testimonianza delle famiglie che ci hanno accompagnato nel fidanzamento ci ha persuaso che, se Gesù Cristo è colonna portante della quotidianità familiare, si può vivere il "per sempre", coltivando il matrimonio nell'Amore come nucleo di evangelizzazione, "costruendo la propria casa sulla roccia”. Di fronte alle difficoltà che nel tempo tantissime famiglie vivono nel "rimanere ancorati alla roccia" e nel riuscire a vivere i sacramenti e i momenti comunitari. secondo Lei cosa si può fare di più per sostenere le famiglie da questo punto di vista? (Giacomo e Lucia Zausa) GIOVANE LAVORATORE: Eccellenza, nella lettera apostolica Patris Corde, Papa Francesco scrive: “San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro”. Il lavoro non può essere alienazione ma realizzazione di sé, miglioramento del mondo e luogo di solidarietà reciproca in cui i giovani potrebbero vivere da protagonisti, senza essere condannati a mendicare occupazioni non dignitose o a emigrare. Eccellenza, le mani, le menti e le capacità dei tanti giovani della nostra diocesi sono un prezioso patrimonio per la comunità: come possiamo aiutarli e sostenerli nell’essere protagonisti dell’oggi e del nostro futuro? (Elisa Calzuola) GIOVANE DISABILE: Buongiorno Eccellenza, benvenuto. Mi chiamo Anna, sono una ragazza in carrozzina con una malattia grave e rara, non curabile. Sono sempre stata educata a non piangermi addosso, ad affrontare tutto col sorriso e la Gioia di Cristo. Per i miei genitori sono un dono di Dio. Anche la parrocchia mi aiuta a crederlo. Io ci riesco a parlare con Lui! La parrocchia è la mia seconda casa. I miei amici preferiscono la discoteca, lo svago, le mie giornate invece sono vuote senza la Chiesa. A volte però accade che la tristezza arrivi a turbare la mia gioia di vivere. Quello che vorrei chiederle è: che cos'è per Lei la Gioia? Quale è, se c'è, una preghiera che a Lei mette gioia? (Anna Martinelli) Risposta di don Ivan La cosa più importante non sono le risposte ma le domande. Nella vita ho imparato che la cosa importante non sono le risposte ma le domande e le risposte da cercare insieme. Devo dire che sono colpito dalla vostra freschezza. Non credo di poter rispondere a tutti ma credo che nel nostro cuore c'è una domanda di infinito. E c'è una risposta da ascoltare. La famiglia: Voi siete una testimonianza, e questo è importante. Elisa: il lavoro. Di lavoro si muore anche. È successo anche a mio fratello. Io vorrei dirvi cercate di coltivare i sogni, di non accontentarvi. Ci sono momenti in cui dovremmo farlo, ma anche nel lavoro i sogni diventano vocazione, diventano chiamata, perchè quando troviamo il nostro posto il lavoro diventa il luogo dove diamo il meglio di noi stessi. Anna: penso che la risposta più bella l'hai data tu con il tuo esserci, con i tuoi genitori. Viviamo in un mondo in cui correre è diventato un idolo ma più corriamo meno incontriamo. È dura essere fermi, ma tu non sei ferma. Mi hai provocato a cercare una preghiera. La cercherò, così avremo occasione di rivederci. GIOVANE ADOLESCENTE: L’impegno e la vita di noi adolescenti passa spesso per il servizio vissuto nel Gruppo Scout, in oratorio, in esperienze missionarie, e serve ad alimentare i nostri sogni e i nostri desideri di bene, di bellezza e di pienezza. Sappiamo che 'Una sola è la Via', ma poi, nel quotidiano, fatichiamo a riconoscerla come nostra, aldilà delle occasioni e delle esperienze forti. Quale consiglio dà al nostro bisogno di certezze e di riferimenti? (giovascout) GIOVANE UNIVERSITARIO: Un nuovo anno accademico sta per cominciare ed anche in Università sembra viva la società liquida descritta da Bauman sul finire del secolo scorso. Lo spazio di dialogo e relazione tra studenti e docenti di cui era fucina l’Università è ridotto ormai a una rapida fermata della vita in cui acquisire conoscenze e competenze nel minor tempo possibile per diventare “qualcuno”. Appare impossibile parlare di spiritualità, di bisogno dell’umano e addirittura di se stessi, figuriamoci di Dio. Eppure in molti di noi permane forte il desiderio di condividere senza timore che le fatiche, lo studio, il raggiungimento di grandi obiettivi acquistano significato grazie all’incontro con un Altro. Come è possibile per noi poter essere presenti in Università in questo modo? Come condividere il proprio bisogno umano di significato, in una società che sembra non averne bisogno o quantomeno non averne cura? (Emanuele Salera) Don Ivan Maffeis Impariamo a guardare con gli occhi del cuore e vedremo che di risposte ce ne sono tante. Alessandro: credo che nella domanda ci sia già la risposta. Cosa fare: credo che già lo state facendo. Datevi appuntamento, imparate ad aprire la giornata con un momento insieme e vedrete quanti condividono la vostra fede, ma anche quanti non credendo condividono la vostra ricerca. Al termine dell'incontro don Ivan invita a pregare insieme il Padre nostro per la vita, per il lavoro, per i malati affinché nessuno sia mai lasciato indietro. E conclude con la benedizione e una breve preghiera davanti all'effige della Madonna delle Grazie che riproduce quella della Cattedrale di San Lorenzo. 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Giovani incontro con don Ivan Maffeis-giornata di ingresso e ordinazione episcopale

I giovani. Nella sosta a Prepo per l'incontro con i giovani della diocesi (in questa giornata intensa, prima della ordinazione episcopale che sarà questo pomeriggio, dopo un momento di preghiera don Ivan Maffeis dialoga con i giovani che hanno posto loro delle domande alle quali il Vescovo ha dato delle risposte. Don Riccardo Pascolini ha introdotto e condotto il dialogo con i giovani.

Ecco le domande e una rapida sintesi delle risposte di don Ivan

GIOVANE FAMIGLIA: Eccellenza, siamo una giovane famiglia: ci chiamiamo Giacomo e Lucia, abbiamo entrambi ventisei anni, siamo lavoratori e viviamo il nostro essere Chiesa in un cammino di fede. La testimonianza delle famiglie che ci hanno accompagnato nel fidanzamento ci ha persuaso che, se Gesù Cristo è colonna portante della quotidianità familiare, si può vivere il "per sempre", coltivando il matrimonio nell'Amore come nucleo di evangelizzazione, "costruendo la propria casa sulla roccia”. Di fronte alle difficoltà che nel tempo tantissime famiglie vivono nel "rimanere ancorati alla roccia" e nel riuscire a vivere i sacramenti e i momenti comunitari. secondo Lei cosa si può fare di più per sostenere le famiglie da questo punto di vista? (Giacomo e Lucia Zausa) GIOVANE LAVORATORE: Eccellenza, nella lettera apostolica Patris Corde, Papa Francesco scrive: “San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro”. Il lavoro non può essere alienazione ma realizzazione di sé, miglioramento del mondo e luogo di solidarietà reciproca in cui i giovani potrebbero vivere da protagonisti, senza essere condannati a mendicare occupazioni non dignitose o a emigrare. Eccellenza, le mani, le menti e le capacità dei tanti giovani della nostra diocesi sono un prezioso patrimonio per la comunità: come possiamo aiutarli e sostenerli nell’essere protagonisti dell’oggi e del nostro futuro? (Elisa Calzuola) GIOVANE DISABILE: Buongiorno Eccellenza, benvenuto. Mi chiamo Anna, sono una ragazza in carrozzina con una malattia grave e rara, non curabile. Sono sempre stata educata a non piangermi addosso, ad affrontare tutto col sorriso e la Gioia di Cristo. Per i miei genitori sono un dono di Dio. Anche la parrocchia mi aiuta a crederlo. Io ci riesco a parlare con Lui! La parrocchia è la mia seconda casa. I miei amici preferiscono la discoteca, lo svago, le mie giornate invece sono vuote senza la Chiesa. A volte però accade che la tristezza arrivi a turbare la mia gioia di vivere. Quello che vorrei chiederle è: che cos'è per Lei la Gioia? Quale è, se c'è, una preghiera che a Lei mette gioia? (Anna Martinelli) Risposta di don Ivan La cosa più importante non sono le risposte ma le domande. Nella vita ho imparato che la cosa importante non sono le risposte ma le domande e le risposte da cercare insieme. Devo dire che sono colpito dalla vostra freschezza. Non credo di poter rispondere a tutti ma credo che nel nostro cuore c'è una domanda di infinito. E c'è una risposta da ascoltare. La famiglia: Voi siete una testimonianza, e questo è importante. Elisa: il lavoro. Di lavoro si muore anche. È successo anche a mio fratello. Io vorrei dirvi cercate di coltivare i sogni, di non accontentarvi. Ci sono momenti in cui dovremmo farlo, ma anche nel lavoro i sogni diventano vocazione, diventano chiamata, perchè quando troviamo il nostro posto il lavoro diventa il luogo dove diamo il meglio di noi stessi. Anna: penso che la risposta più bella l'hai data tu con il tuo esserci, con i tuoi genitori. Viviamo in un mondo in cui correre è diventato un idolo ma più corriamo meno incontriamo. È dura essere fermi, ma tu non sei ferma. Mi hai provocato a cercare una preghiera. La cercherò, così avremo occasione di rivederci. GIOVANE ADOLESCENTE: L’impegno e la vita di noi adolescenti passa spesso per il servizio vissuto nel Gruppo Scout, in oratorio, in esperienze missionarie, e serve ad alimentare i nostri sogni e i nostri desideri di bene, di bellezza e di pienezza. Sappiamo che 'Una sola è la Via', ma poi, nel quotidiano, fatichiamo a riconoscerla come nostra, aldilà delle occasioni e delle esperienze forti. Quale consiglio dà al nostro bisogno di certezze e di riferimenti? (giovascout) GIOVANE UNIVERSITARIO: Un nuovo anno accademico sta per cominciare ed anche in Università sembra viva la società liquida descritta da Bauman sul finire del secolo scorso. Lo spazio di dialogo e relazione tra studenti e docenti di cui era fucina l’Università è ridotto ormai a una rapida fermata della vita in cui acquisire conoscenze e competenze nel minor tempo possibile per diventare “qualcuno”. Appare impossibile parlare di spiritualità, di bisogno dell’umano e addirittura di se stessi, figuriamoci di Dio. Eppure in molti di noi permane forte il desiderio di condividere senza timore che le fatiche, lo studio, il raggiungimento di grandi obiettivi acquistano significato grazie all’incontro con un Altro. Come è possibile per noi poter essere presenti in Università in questo modo? Come condividere il proprio bisogno umano di significato, in una società che sembra non averne bisogno o quantomeno non averne cura? (Emanuele Salera) Don Ivan Maffeis Impariamo a guardare con gli occhi del cuore e vedremo che di risposte ce ne sono tante. Alessandro: credo che nella domanda ci sia già la risposta. Cosa fare: credo che già lo state facendo. Datevi appuntamento, imparate ad aprire la giornata con un momento insieme e vedrete quanti condividono la vostra fede, ma anche quanti non credendo condividono la vostra ricerca. Al termine dell'incontro don Ivan invita a pregare insieme il Padre nostro per la vita, per il lavoro, per i malati affinché nessuno sia mai lasciato indietro. E conclude con la benedizione e una breve preghiera davanti all'effige della Madonna delle Grazie che riproduce quella della Cattedrale di San Lorenzo. 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Montecorona. La prima tappa della giornata del vescovo eletto Ivan Maffeis https://www.lavoce.it/montecorona-la-prima-tappa-della-giornata-del-vescovo-eletto-ivan-maffeis/ Sun, 11 Sep 2022 08:36:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68341 Montecorona - Ivan Maffeis

La giornata del vescovo eletto di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, è iniziata a Montecorona, la parrocchia ai confini nord della diocesi dove è stato accolto dal vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi, dal sindaco di Umbertide Luca Carizia, dal parroco e rettore dell’abbazia di San Salvatore mons. Renzo Piccioni Pignani, dai dodici Monaci di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di san Bruno dell’Eremo di Montecorona e da numerosi fedeli. “Come ci dice il Santo Padre: pregate per me, pregate gli uni per gli altri” ha detto don Ivan Maffeis nel salutare i fedeli che lo attendevano davanti all’abbazia-basilica minore di San Salvatore di Badia di Montecorona, nel comune di Umbertide. Mons. Ivan ha percorso a piedi, da “umile pellegrino”, un breve tratto di strada. Questa di Montecorona è stata la prima comunità parrocchiale da lui visitata essendo la prima del territorio diocesano che si incontra lungo il percorso che lo conduce in giornata alla chiesa cattedrale perugina dove riceverà l’ordinazione episcopale dal suo predecessore, il cardinale Gualtiero Bassetti. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=fehRx7mq96M&list=PLwh0XSRZlX0CP9aWZVpZVgiTD7hWj-1jr&index=8[/embed] [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" ids="68354,68355,68349,68352,68347,68351,68360,68361,68346,68350,68348,68353"] Il sindaco lo ha salutato con queste parole: “Ci piace immaginare il suo ministero come un pellegrinaggio, dove tutti noi siamo pronti a sostenerla” (qui il testo del saluto del Sindaco). Nel ringraziare il primo cittadino, mons. Maffeis ha detto: «Spero di essere all’altezza di quanto con generosità mi ha espresso, grazie per lo spirito di collaborazione. Fin da ora le assicuro che da parte mia e della Chiesa di Perugia-Città della Pieve ci sarà impegno per una piena corrispondenza». Ha avuto parole di gratitudine per il parroco don Renzo Piccioni Pignani: “Grazie per il suo generoso servizio e non dico nonostante l’età, ma con l’età”. L’arcivescovo eletto, nell’entrare in basilica, ha compiuto il gesto del bacio del crocifisso, inginocchiandosi. Si è poi raccolto in preghiera davanti al Santissimo Sacramento nella splendida cripta dell’abbazia fondata dai Benedettini nel secolo XI. Anche per i Monaci di Betlemme, che con la loro presenza nel vicino eremo sono punto di riferimento e di continuità dell’originaria spiritualità del monachesimo occidentale, l’Arcivescovo eletto ha avuto parole di incoraggiamento e gratitudine. Sono una comunità di clausura che il prossimo 17 settembre vivranno la giornata annuale “Porte aperte”, aprendosi per un giorno a tutti i fedeli che vorranno fare esperienza di fede con la comunità monastica dell’eremo con visita alle celle, al refettorio e alla biblioteca.
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Montecorona - Ivan Maffeis

La giornata del vescovo eletto di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, è iniziata a Montecorona, la parrocchia ai confini nord della diocesi dove è stato accolto dal vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi, dal sindaco di Umbertide Luca Carizia, dal parroco e rettore dell’abbazia di San Salvatore mons. Renzo Piccioni Pignani, dai dodici Monaci di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di san Bruno dell’Eremo di Montecorona e da numerosi fedeli. “Come ci dice il Santo Padre: pregate per me, pregate gli uni per gli altri” ha detto don Ivan Maffeis nel salutare i fedeli che lo attendevano davanti all’abbazia-basilica minore di San Salvatore di Badia di Montecorona, nel comune di Umbertide. Mons. Ivan ha percorso a piedi, da “umile pellegrino”, un breve tratto di strada. Questa di Montecorona è stata la prima comunità parrocchiale da lui visitata essendo la prima del territorio diocesano che si incontra lungo il percorso che lo conduce in giornata alla chiesa cattedrale perugina dove riceverà l’ordinazione episcopale dal suo predecessore, il cardinale Gualtiero Bassetti. [embed]https://www.youtube.com/watch?v=fehRx7mq96M&list=PLwh0XSRZlX0CP9aWZVpZVgiTD7hWj-1jr&index=8[/embed] [gallery size="large" td_select_gallery_slide="slide" ids="68354,68355,68349,68352,68347,68351,68360,68361,68346,68350,68348,68353"] Il sindaco lo ha salutato con queste parole: “Ci piace immaginare il suo ministero come un pellegrinaggio, dove tutti noi siamo pronti a sostenerla” (qui il testo del saluto del Sindaco). Nel ringraziare il primo cittadino, mons. Maffeis ha detto: «Spero di essere all’altezza di quanto con generosità mi ha espresso, grazie per lo spirito di collaborazione. Fin da ora le assicuro che da parte mia e della Chiesa di Perugia-Città della Pieve ci sarà impegno per una piena corrispondenza». Ha avuto parole di gratitudine per il parroco don Renzo Piccioni Pignani: “Grazie per il suo generoso servizio e non dico nonostante l’età, ma con l’età”. L’arcivescovo eletto, nell’entrare in basilica, ha compiuto il gesto del bacio del crocifisso, inginocchiandosi. Si è poi raccolto in preghiera davanti al Santissimo Sacramento nella splendida cripta dell’abbazia fondata dai Benedettini nel secolo XI. Anche per i Monaci di Betlemme, che con la loro presenza nel vicino eremo sono punto di riferimento e di continuità dell’originaria spiritualità del monachesimo occidentale, l’Arcivescovo eletto ha avuto parole di incoraggiamento e gratitudine. Sono una comunità di clausura che il prossimo 17 settembre vivranno la giornata annuale “Porte aperte”, aprendosi per un giorno a tutti i fedeli che vorranno fare esperienza di fede con la comunità monastica dell’eremo con visita alle celle, al refettorio e alla biblioteca.
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Ordinazione episcopale. Perugia accoglie don Ivan. La giornata in diretta con La Voce e Umbria Radio https://www.lavoce.it/ordinazione-episcopale-perugia-accoglie-don-ivan-la-giornata-in-diretta-con-la-voce-e-umbria-radio/ Sat, 10 Sep 2022 22:29:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68283 Ordinazione episcopale Perugia

L’ordinazione episcopale di don Ivan Maffeis, nuovo vescovo di Perugia - Città della Pieve, con la contestuale presa di possesso canonico dell’archidiocesi, si svolge domenica 11 settembre 2022 nella cattedrale di San Lorenzo. Il rito è preceduto da quattro tappe nelle quali il Vescovo eletto incontra alcune realtà della diocesi (per maggiori dettagli, testi, immagini e video, segui i link nella pagina). 

Le quattro tappe dell'ingresso in diocesi del vescovo eletto Ivan Maffeis

ore 10 - Ingresso nel territorio della diocesi da Monte Corona

Don Maffeis fa ingresso nel territorio diocesano a Monte Corona, comune di Umbertide, la prima parrocchia che incontra nel percorso verso la chiesa cattedrale. Qui il racconto, le immagini e il video.  

ore 11 - A Perugia prima tappa a Prepo con i giovani

L’arcivescovo eletto raggiunge il complesso interparrocchiale d’unità pastorale “San Giovanni Paolo II” di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino di Perugia. Incontra i giovani di parrocchie, oratori e associazioni e movimenti laicali. Ascolta alcune domande dei giovani e parla con loro. Qui il racconto, le immagini e il video

ore 12 - Pranzo al Villaggio della Carità con i poveri

Don Maffeis si reca alla sede della Caritas diocesana “Villaggio della Carità - Sorella Provvidenza”, nella quale hanno sede alcune opere-segno.Incontra i volontari e gli ospiti del Villaggio. Con loro l’arcivescovo eletto pranza alla mensa “Don Gualtiero”. Qui il racconto, le immagini e il video.

ore 15 - In piazza IV Novembre il saluto delle Autorità cittadine e dei fedeli

In piazza IV Novembre, sulla gradinata del palazzo comunale dei Priori, il Vescovo eletto Ivan Maffeis riceve il saluto dei rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo umbro. Qui il racconto e le immagini

ore 16 - Ordinazione episcopale in Cattedrale

La liturgia di ordinazione episcopale viene trasmessa in diretta audio sulle frequenze di Umbria Radio e in diretta video sul canale YouTube de La Voce e sulla televisione TefChannel. L’arcivescovo eletto fa ingresso nella cattedrale di San Lorenzo dal portone di piazza IV Novembre. In Cattedrale dopo aver reso omaggio alla reliquia del Sant’Anello e all’effige della Madonna delle Grazie, si raccoglie in preghiera nella cappella del Santissimo Sacramento. Quindi si unisce dei concelebranti che dal chiostro di San Lorenzo attraversano in processione piazza IV novembre ed entrano in Cattedrale dall'ingresso di piazza Danti.

Il Rito di ordinazione episcopale

Il rito (qui la spiegazione del Rito) è presieduto dal cardinale Gualtiero Bassett , con-consacranti mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, e mons. Marco Salvi, vescovo e amministratore diocesano, e concelebranti numerosi arcivescovi e vescovi, e sacerdoti diocesani e religiosi. È stata letta la Bolla di nomina di Papa Francesco e l'omelia, è stata pronunciata dal card. Bassetti. Il servizio liturgico è svolto dai seminaristi del Seminario regionale umbro, e l'animazione liturgica è affidata alla Corale di San Lorenzo. (Qui il racconto, i testi, le immagini e il video) Al termine della liturgia il Vescovo Maffeis ha ricevuto in dono dalla sua diocesi di origine delle sacre reliquie, in segno di comunione tra le due Chiese, quella di Trento e quella di Perugia-Città della Pieve (Qui lo stemma e i doni al Vescovo).

Maxischermi in piazza

I fedeli che non riescono ad accedere in cattedrale possono seguire la celebrazione dai maxischermi allestiti in piazza IV Novembre e nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori, gentilmente concessa dal Comune di Perugia. Complessivamente sono previsti più di mille posti a sedere nel rispetto delle vigenti norme anti-Covid1.  ]]>
Ordinazione episcopale Perugia

L’ordinazione episcopale di don Ivan Maffeis, nuovo vescovo di Perugia - Città della Pieve, con la contestuale presa di possesso canonico dell’archidiocesi, si svolge domenica 11 settembre 2022 nella cattedrale di San Lorenzo. Il rito è preceduto da quattro tappe nelle quali il Vescovo eletto incontra alcune realtà della diocesi (per maggiori dettagli, testi, immagini e video, segui i link nella pagina). 

Le quattro tappe dell'ingresso in diocesi del vescovo eletto Ivan Maffeis

ore 10 - Ingresso nel territorio della diocesi da Monte Corona

Don Maffeis fa ingresso nel territorio diocesano a Monte Corona, comune di Umbertide, la prima parrocchia che incontra nel percorso verso la chiesa cattedrale. Qui il racconto, le immagini e il video.  

ore 11 - A Perugia prima tappa a Prepo con i giovani

L’arcivescovo eletto raggiunge il complesso interparrocchiale d’unità pastorale “San Giovanni Paolo II” di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino di Perugia. Incontra i giovani di parrocchie, oratori e associazioni e movimenti laicali. Ascolta alcune domande dei giovani e parla con loro. Qui il racconto, le immagini e il video

ore 12 - Pranzo al Villaggio della Carità con i poveri

Don Maffeis si reca alla sede della Caritas diocesana “Villaggio della Carità - Sorella Provvidenza”, nella quale hanno sede alcune opere-segno.Incontra i volontari e gli ospiti del Villaggio. Con loro l’arcivescovo eletto pranza alla mensa “Don Gualtiero”. Qui il racconto, le immagini e il video.

ore 15 - In piazza IV Novembre il saluto delle Autorità cittadine e dei fedeli

In piazza IV Novembre, sulla gradinata del palazzo comunale dei Priori, il Vescovo eletto Ivan Maffeis riceve il saluto dei rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo umbro. Qui il racconto e le immagini

ore 16 - Ordinazione episcopale in Cattedrale

La liturgia di ordinazione episcopale viene trasmessa in diretta audio sulle frequenze di Umbria Radio e in diretta video sul canale YouTube de La Voce e sulla televisione TefChannel. L’arcivescovo eletto fa ingresso nella cattedrale di San Lorenzo dal portone di piazza IV Novembre. In Cattedrale dopo aver reso omaggio alla reliquia del Sant’Anello e all’effige della Madonna delle Grazie, si raccoglie in preghiera nella cappella del Santissimo Sacramento. Quindi si unisce dei concelebranti che dal chiostro di San Lorenzo attraversano in processione piazza IV novembre ed entrano in Cattedrale dall'ingresso di piazza Danti.

Il Rito di ordinazione episcopale

Il rito (qui la spiegazione del Rito) è presieduto dal cardinale Gualtiero Bassett , con-consacranti mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, e mons. Marco Salvi, vescovo e amministratore diocesano, e concelebranti numerosi arcivescovi e vescovi, e sacerdoti diocesani e religiosi. È stata letta la Bolla di nomina di Papa Francesco e l'omelia, è stata pronunciata dal card. Bassetti. Il servizio liturgico è svolto dai seminaristi del Seminario regionale umbro, e l'animazione liturgica è affidata alla Corale di San Lorenzo. (Qui il racconto, i testi, le immagini e il video) Al termine della liturgia il Vescovo Maffeis ha ricevuto in dono dalla sua diocesi di origine delle sacre reliquie, in segno di comunione tra le due Chiese, quella di Trento e quella di Perugia-Città della Pieve (Qui lo stemma e i doni al Vescovo).

Maxischermi in piazza

I fedeli che non riescono ad accedere in cattedrale possono seguire la celebrazione dai maxischermi allestiti in piazza IV Novembre e nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori, gentilmente concessa dal Comune di Perugia. Complessivamente sono previsti più di mille posti a sedere nel rispetto delle vigenti norme anti-Covid1.  ]]>
Ivan Maffeis si racconta alla vigilia del suo ingresso in diocesi a Perugia https://www.lavoce.it/maffeis-si-racconta-alla-vigilia-del-suo-ingresso-in-diocesi-a-perugia/ Thu, 08 Sep 2022 17:59:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68213 Ordinazione episcopale di don Ivan Maffeis sacerdore della diocesi di Trento.

Incontriamo don Ivan Maffeis a casa sua, in Trentino, alla vigilia del suo ingresso nella diocesi di Perugia - Città della Pieve. “Ho sentito questa nomina come un cambio di vita, un passaggio radicale – ci dice don Ivan. – Da una parte ero qui a Rovereto da due anni, quindi portato a conoscere il territorio, a cercare di dare un nome alle famiglie, ai ragazzi, alle persone. La nomina è stata una sorpresa che mi ha fatto capire di essere arrivato in fretta al termine di un mandato per assumere una responsabilità enorme rispetto alla precedente. ‘Mi sento davvero piccolo!’, questo è stato il primo pensiero. In seguito ho poi sentito meglio la gratitudine per la fiducia del Papa, la fiducia della Chiesa”.
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Don Ivan Maffeis, nello zainetto del prete di montagna, cosa ha messo? “Parto con l’amore della mia gente. Anche queste settimane di saluto, di congedo, ti fanno toccare con mano la ricchezza della nostra comunità. Quella comunità di cui a volte come preti magari ci lamentiamo pure, in cui magari cogliamo più gli aspetti di fatica che di grazia.

Ordinazione a Perugia: una scelta di don Maffeis

La scelta che ho fatto con l’Arcivescovo di Trento, di essere ordinato a Perugia, vuole essere una scelta di campo, quella di dire: arrivo da umile prete, arrivo per essere figlio di questa Chiesa, ancor prima che padre. D’altra parte le radici trentine, la famiglia, la Chiesa di lì spero possano diventare non tanto una nostalgia ma una possibilità in più. Vista dal Trentino, l’Umbria è una terra meravigliosa, una terra di santi, di bellezze artistiche e naturali incredibili. Per altro verso il Trentino ha da offrire accoglienza, ha da offrire turismo, ha da offrire una storia significativa. Credo che se le nostre due Chiese troveranno un po’ alla volta la possibilità di una collaborazione e di uno scambio, potrebbe andare a beneficio di tutti”.

Il fratello morto sul lavoro

Lei ha perso un fratello, Marco, in età ancora piuttosto giovanile per un incidente sul lavoro. Un tema molto caldo nel nostro Paese, basti pensare ai dati Inail sulle morti bianche nella sola Umbria... “Questo non solo fa pensare, ma per molti versi è motivo davvero di scandalo, specialmente quando la morte è frutto di responsabilità, di una sopravvalutazione magari di un risparmio. Non possiamo rassegnarci a contare i morti, chi semplicemente svolge il proprio lavoro e con questo si trova esposto a un pericolo di vita. Nel caso di Marco è stata una morte drammatica, una morte improvvisa, ma credo che ognuno di noi abbia nel cuore, nella memoria persone care che ha amato e dal quale è stato amato, e che ha visto a un certo punto partire. Quello che con la mia famiglia insieme abbiamo cercato di vivere è, da una parte, custodire la memoria degli affetti, non semplicemente per nostalgia ma per salvare ciò che può aiutarci ad andare avanti, non dimenticare, non lasciare che il tempo cancelli volti e storie condivise. Accanto alla memoria la riconoscenza per queste persone: un fratello, un papà, una mamma, un figlio ci hanno donato molto, e questo aiuta anche a portare il dolore per la loro mancanza. Se posso aggiungere un pensiero che mi è molto caro, sono convinto che i nostri defunti siano i primi santi di casa nostra”.

Primi passi del vescovo Maffeis davanti alla Madonna delle Grazie

Come pensa di trascorrere i primi “cento giorni” a Perugia? “Anzitutto cercherò di portare davanti alla Madonna delle Grazie le attese delle nostre comunità, delle nostre famiglie. Di affidare a lei anche il mio servizio, chiedendo che sia lei ad aiutarmi a essere un Pastore buono, un Pastore che sappia davvero avvertire quello di cui le persone hanno bisogno, e cercare di ‘esserci fino in fondo’. Nei giorni che seguiranno cercherò di conoscere i primi collaboratori, di mettermi in ascolto di quanto vorranno condividere, di cercare di imparare un po’ la lingua umbra, senza presunzione e con la necessaria umiltà; e nel contempo di essere aiutato anche a compiere le prime scelte. La mia agenda è bianca, è vuota, e sono contento: è la prima volta che mi si presenta un tempo davanti così sgombro.

Prima di tutto le persone

Ecco, più che riempirla di appuntamenti, vorrei riempirla di volti, di persone, anche di problemi, cercando insieme - se non di superarli - almeno di affrontarli, con quella speranza che nasce dall’esperienza evangelica e dal sentire che non c’è ‘un uomo solo al comando’, ma siamo all’interno di un’esperienza di fraternità dove ciascuno, con la responsabilità che gli è stata affidata, cerca di educarsi e di educare, di guidare e anche di essere guidato”. Don Maffeis, i vescovi dell’Umbria riprendono l’attività della loro Conferenza episcopale il giorno 19 ad Assisi. Ci sarà anhce lei. E sarà presente anche il card. Bassetti, con il quale lei ha collaborato per dieci anni, da quando era vice presidente della Cei e poi presidente. “Al Cardinale mi lega una storia anche di lavoro, che ci ha portato a una conoscenza reciproca.

Vescovo tra i vescovi. L'amicizia con Bassetti

Nei suoi confronti sento una profonda gratitudine e un affetto, per la sua bontà, per il modo con cui ha supportato anche in momenti di tensione o difficili. Abbiamo lavorato bene insieme, e gli sono grato di tanta fiducia che mi ha dato. Quindi sono contento che rimanga in diocesi, credo che resterà davvero un riferimento. Nel mio piccolo, cercherò di inserirmi nel solco di chi mi ha preceduto, aiutato anche dagli altri collaboratori. Quanto agli altri Vescovi umbri, qualcuno l’avevo conosciuto anche prima, e sono contento di collaborare adesso con tutti loro. Sono persone, da quello che ho potuto sperimentare, animate dalla passione pastorale, dall’amore alla Chiesa; sono testimoni di fede. Quindi la loro presenza per me è anche una garanzia; significa sentire che, anche da questo punto di vista, cammino con confratelli che, anche semplicemente dai messaggi che mi son giunti, mi accolgono con generosità e spirito di fraternità. Credo che questo sia il massimo che si possa chiedere”. Don Maffeis, arrivando nella sua nuova diocesi, attraverserà vari luoghi-simbolo. Come li vivrà? “L’amore alla gente passa attraverso la conoscenza del territorio, attraverso un lasciarsi plasmare dalla ricchezza di tradizioni, spiritualità, fede, cultura. Passa attraverso quella conoscenza delle persone che ci fa comunità, che ci fa Chiesa. Dai giovani penso che abbiamo tante cose da imparare, anche come Chiesa, cercando nel contempo di far sì che la Parola del Vangelo possa correre anche oggi tra di loro.

Imparare dai giovani e dai poveri

Il Papa poi non si stanca di richiamarci quanto i poveri abbiano da insegnarci. Non si tratta certo di edulcorare la povertà, che rimane tante volte un’umiliazione, una forma di degrado, quanto piuttosto di camminare con questi fratelli e condividere ciò che siamo, ciò che abbiamo, e di lasciarci aiutare da loro ad andare sempre più all’essenziale. Cercherò di essere Pastore, sì, ma ricordando che il Pastore è uno e uno solo, e rimane il Signore Gesù. Nella misura in cui saprò e sapremo camminare con lui, diventerà una bella partita. Diventerà una vita buona secondo il Vangelo”. https://youtu.be/SRd13H0E1j4 R. L. - D. R.]]>
Ordinazione episcopale di don Ivan Maffeis sacerdore della diocesi di Trento.

Incontriamo don Ivan Maffeis a casa sua, in Trentino, alla vigilia del suo ingresso nella diocesi di Perugia - Città della Pieve. “Ho sentito questa nomina come un cambio di vita, un passaggio radicale – ci dice don Ivan. – Da una parte ero qui a Rovereto da due anni, quindi portato a conoscere il territorio, a cercare di dare un nome alle famiglie, ai ragazzi, alle persone. La nomina è stata una sorpresa che mi ha fatto capire di essere arrivato in fretta al termine di un mandato per assumere una responsabilità enorme rispetto alla precedente. ‘Mi sento davvero piccolo!’, questo è stato il primo pensiero. In seguito ho poi sentito meglio la gratitudine per la fiducia del Papa, la fiducia della Chiesa”.
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Don Ivan Maffeis, nello zainetto del prete di montagna, cosa ha messo? “Parto con l’amore della mia gente. Anche queste settimane di saluto, di congedo, ti fanno toccare con mano la ricchezza della nostra comunità. Quella comunità di cui a volte come preti magari ci lamentiamo pure, in cui magari cogliamo più gli aspetti di fatica che di grazia.

Ordinazione a Perugia: una scelta di don Maffeis

La scelta che ho fatto con l’Arcivescovo di Trento, di essere ordinato a Perugia, vuole essere una scelta di campo, quella di dire: arrivo da umile prete, arrivo per essere figlio di questa Chiesa, ancor prima che padre. D’altra parte le radici trentine, la famiglia, la Chiesa di lì spero possano diventare non tanto una nostalgia ma una possibilità in più. Vista dal Trentino, l’Umbria è una terra meravigliosa, una terra di santi, di bellezze artistiche e naturali incredibili. Per altro verso il Trentino ha da offrire accoglienza, ha da offrire turismo, ha da offrire una storia significativa. Credo che se le nostre due Chiese troveranno un po’ alla volta la possibilità di una collaborazione e di uno scambio, potrebbe andare a beneficio di tutti”.

Il fratello morto sul lavoro

Lei ha perso un fratello, Marco, in età ancora piuttosto giovanile per un incidente sul lavoro. Un tema molto caldo nel nostro Paese, basti pensare ai dati Inail sulle morti bianche nella sola Umbria... “Questo non solo fa pensare, ma per molti versi è motivo davvero di scandalo, specialmente quando la morte è frutto di responsabilità, di una sopravvalutazione magari di un risparmio. Non possiamo rassegnarci a contare i morti, chi semplicemente svolge il proprio lavoro e con questo si trova esposto a un pericolo di vita. Nel caso di Marco è stata una morte drammatica, una morte improvvisa, ma credo che ognuno di noi abbia nel cuore, nella memoria persone care che ha amato e dal quale è stato amato, e che ha visto a un certo punto partire. Quello che con la mia famiglia insieme abbiamo cercato di vivere è, da una parte, custodire la memoria degli affetti, non semplicemente per nostalgia ma per salvare ciò che può aiutarci ad andare avanti, non dimenticare, non lasciare che il tempo cancelli volti e storie condivise. Accanto alla memoria la riconoscenza per queste persone: un fratello, un papà, una mamma, un figlio ci hanno donato molto, e questo aiuta anche a portare il dolore per la loro mancanza. Se posso aggiungere un pensiero che mi è molto caro, sono convinto che i nostri defunti siano i primi santi di casa nostra”.

Primi passi del vescovo Maffeis davanti alla Madonna delle Grazie

Come pensa di trascorrere i primi “cento giorni” a Perugia? “Anzitutto cercherò di portare davanti alla Madonna delle Grazie le attese delle nostre comunità, delle nostre famiglie. Di affidare a lei anche il mio servizio, chiedendo che sia lei ad aiutarmi a essere un Pastore buono, un Pastore che sappia davvero avvertire quello di cui le persone hanno bisogno, e cercare di ‘esserci fino in fondo’. Nei giorni che seguiranno cercherò di conoscere i primi collaboratori, di mettermi in ascolto di quanto vorranno condividere, di cercare di imparare un po’ la lingua umbra, senza presunzione e con la necessaria umiltà; e nel contempo di essere aiutato anche a compiere le prime scelte. La mia agenda è bianca, è vuota, e sono contento: è la prima volta che mi si presenta un tempo davanti così sgombro.

Prima di tutto le persone

Ecco, più che riempirla di appuntamenti, vorrei riempirla di volti, di persone, anche di problemi, cercando insieme - se non di superarli - almeno di affrontarli, con quella speranza che nasce dall’esperienza evangelica e dal sentire che non c’è ‘un uomo solo al comando’, ma siamo all’interno di un’esperienza di fraternità dove ciascuno, con la responsabilità che gli è stata affidata, cerca di educarsi e di educare, di guidare e anche di essere guidato”. Don Maffeis, i vescovi dell’Umbria riprendono l’attività della loro Conferenza episcopale il giorno 19 ad Assisi. Ci sarà anhce lei. E sarà presente anche il card. Bassetti, con il quale lei ha collaborato per dieci anni, da quando era vice presidente della Cei e poi presidente. “Al Cardinale mi lega una storia anche di lavoro, che ci ha portato a una conoscenza reciproca.

Vescovo tra i vescovi. L'amicizia con Bassetti

Nei suoi confronti sento una profonda gratitudine e un affetto, per la sua bontà, per il modo con cui ha supportato anche in momenti di tensione o difficili. Abbiamo lavorato bene insieme, e gli sono grato di tanta fiducia che mi ha dato. Quindi sono contento che rimanga in diocesi, credo che resterà davvero un riferimento. Nel mio piccolo, cercherò di inserirmi nel solco di chi mi ha preceduto, aiutato anche dagli altri collaboratori. Quanto agli altri Vescovi umbri, qualcuno l’avevo conosciuto anche prima, e sono contento di collaborare adesso con tutti loro. Sono persone, da quello che ho potuto sperimentare, animate dalla passione pastorale, dall’amore alla Chiesa; sono testimoni di fede. Quindi la loro presenza per me è anche una garanzia; significa sentire che, anche da questo punto di vista, cammino con confratelli che, anche semplicemente dai messaggi che mi son giunti, mi accolgono con generosità e spirito di fraternità. Credo che questo sia il massimo che si possa chiedere”. Don Maffeis, arrivando nella sua nuova diocesi, attraverserà vari luoghi-simbolo. Come li vivrà? “L’amore alla gente passa attraverso la conoscenza del territorio, attraverso un lasciarsi plasmare dalla ricchezza di tradizioni, spiritualità, fede, cultura. Passa attraverso quella conoscenza delle persone che ci fa comunità, che ci fa Chiesa. Dai giovani penso che abbiamo tante cose da imparare, anche come Chiesa, cercando nel contempo di far sì che la Parola del Vangelo possa correre anche oggi tra di loro.

Imparare dai giovani e dai poveri

Il Papa poi non si stanca di richiamarci quanto i poveri abbiano da insegnarci. Non si tratta certo di edulcorare la povertà, che rimane tante volte un’umiliazione, una forma di degrado, quanto piuttosto di camminare con questi fratelli e condividere ciò che siamo, ciò che abbiamo, e di lasciarci aiutare da loro ad andare sempre più all’essenziale. Cercherò di essere Pastore, sì, ma ricordando che il Pastore è uno e uno solo, e rimane il Signore Gesù. Nella misura in cui saprò e sapremo camminare con lui, diventerà una bella partita. Diventerà una vita buona secondo il Vangelo”. https://youtu.be/SRd13H0E1j4 R. L. - D. R.]]>
L’ordinazione episcopale di padre Vittorio Viola: sotto il manto di Maria https://www.lavoce.it/lordinazione-episcopale-di-padre-vittorio-viola-sotto-il-manto-di-maria/ Fri, 12 Dec 2014 12:28:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29482 Nelle foto padre Vittorio Viola con mons. Domenico Sorrentino e mentre bacia le sacre pietre della Porziuncola
Nelle foto padre Vittorio Viola con mons. Domenico Sorrentino e mentre bacia le sacre pietre della Porziuncola

L’elezione di padre Vittorio Viola a vescovo di Tortona, annunciata il 15 ottobre nella basilica di Santa Maria degli Angeli, si è “compiuta” domenica scorsa, 7 dicembre, con il rito l’ordinazione episcopale nella stessa basilica, e con l’abbraccio della stessa comunità di cui padre Viola aveva la responsabilità in quanto “custode” della Porziuncola.

La basilica era colma di celebranti e di fedeli, tantissimi giunti dalla diocesi di Tortona (in provincia di Alessandria, ma dipendente da Genova) nella quale il neo-ordinato vescovo farà ingresso domenica prossima, 14 dicembre.

La folla dei fedeli, tra cui i familiari di padre Vittorio, circondava la chiesetta per partecipare all’ordinazione episcopale nella basilica di Santa Maria degli Angeli, che non assisteva a un’ordinazione addirittura dagli anni Trenta.

L’eletto all’Ordine dell’episcopato, padre Vittorio Francesco Viola – frate minore della provincia serafica di Assisi – è entrato dal portone d’ingresso della basilica, percorrendo tutta la navata centrale e, vestito di abiti vescovili, si è diretto verso la Porziuncola accolto dagli applausi dei presenti. Si è soffermato sulla soglia della chiesetta baciandone le sacre pietre e ha sostato in preghiera all’interno della cappella per qualche minuto, lui che ha scelto questo luogo come una delle icone principali del suo stemma episcopale.

Dopo questo personale momento di preghiera di affidamento al Signore e alla Vergine degli angeli, è iniziata la celebrazione eucaristica della solennità dell’Immacolata Concezione di Maria.

Ha presieduta l’ordinazione l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e vescovo anche di padre Vittorio, ancora per qualche istante, fino alla sua ordinazione. Fino a oggi, padre Vittorio ha strettamente collaborato con le diocesi umbre, sia per la sua preparazione come liturgista sia per il suo servizio nella Caritas diocesana. Co-ordinanti con mons. Sorrentino, il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, e mons. Martino Canessa, amministratore apostolico e vescovo uscente della diocesi di Tortona.

Hanno concelebrato circa 150 sacerdoti, una cinquantina di altri vescovi e cardinali tra cui il legato pontificio Attilio Nicora e il cardinale di Firenze, Giuseppe Betori.

Mons. Sorrentino nell’omelia ha espresso la gioia e la grazia per l’ordinazione di padre Vittorio, evidenziando il filo che legava l’Avvento e l’Immacolata alla tensione verso l’arrivo del Signore, e sottolineando il regalo di questa ordinazione in questo tempo di grazia, per i fedeli di Tortona e per tutta la Chiesa.

Infine i saluti e i ringraziamenti del ministro generale dei Frati minori, Michael Perry, e quelli di padre Claudio Durighetto, ministro provinciale.

L’ingresso nella diocesi di Tortona avverrà domenica 14 dicembre.

Entrando in diocesi, il neo-vescovo porterà il suo primo saluto agli ospiti del Centro “Paolo VI” di Casalnoceto, fondato da mons. Francesco Remotti.

Quindi si trasferirà per una breve preghiera personale al santuario della Madonna della Guardia e saluterà i ragazzi del Piccolo Cottolengo delle Piccole suore missionarie della Carità (don Orione).

Infine si recherà in cattedrale per la celebrazione eucaristica che avrà inizio alle ore 16.

Alla celebrazione sarà presente il cardinale metropolita Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana.

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Don Paolo, da prete per i giovani, a Vescovo di tutti https://www.lavoce.it/don-paolo-da-prete-per-i-giovani-a-vescovo-di-tutti/ Thu, 07 Aug 2014 14:02:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27511 don-paolo-giuliettiNon è usuale che un Vescovo eletto si prepari all’ordinazione episcopale camminando. Che lo faccia don Paolo Giulietti non sorprende chi lo conosce, chi sa della sua passione che ha tradotto anche in termini teologici e antropologici per spiegare il valore e il significato del pellegrinaggio. Così, nell’intervista rilasciata a La Voce e a Umbria Radio don Paolo racconta anche che il pellegrinaggio a piedi da Loreto ad Assisi sarebbe stato la sua “settimana di ritiro” e che il giorno dell’ordinazione “entrerà” in diocesi a piedi, partendo da Assisi.

Mons. Giulietti, qual è stata la sua prima impressione quando ha ricevuto la nomina a Vescovo?

“L’ho accolta come un momento importante della vita, perché si tratta di una modalità nuova di essere a servizio della Chiesa.

Cosa cambia nella diocesi?

“Dal punto di vista strettamente operativo, il vescovo ausiliare è vicario generale della diocesi, quindi il mio lavoro rimane lo stesso. Dal punto di vista della rappresentanza della diocesi, questo nuovo incarico comporterà qualche impegno in più, come in occasione della visita pastorale in cui sarò più direttamente coinvolto”.

E c’è uno stato sacramentale nuovo…

“Sì, e implica una partecipazione diretta al collegio apostolico, il cui interesse va al di là della sola città di Perugia, è una fraternità e una responsabilità più ampia. Vescovo ausiliare è un modo diverso di aiutare il vescovo, un ausilio fraterno fondato sulla condivisione dell’episcopato”.

Le sue parole ci introducono nel tema della comunione ecclesiale …

“Volevo, infatti, insistere su questo fatto. A Perugia stiamo assistendo da diversi anni ad una visione collegiale della chiesa per quello che riguarda il modo di esercitare il ministero presbiterale con le unità pastorali che chiedono ai preti di non lavorare più da soli, ma collaborare con i fratelli su uno stesso territorio. Abbiamo, anche con il Sinodo, una visione di chiesa collegiale nel suo insieme, dove tutta la comunità dei fedeli è responsabile nella vita di comunione e missione della chiesa. Per questo avere a Perugia l’immagine anche di un episcopato collegiale accredita ulteriormente questa visione collegiale su cui anche il Papa ha insistito molto parlando di una chiesa di popolo in cui tutto il popolo è responsabile, in virtù del battesimo, della vita e dell’agire della comunità cristiana”.

Come si può spiegare a chi non crede questa realtà in cui tutte le parti cooperano seppure in modi diversi, ma che non si chiama democrazia?

“La Chiesa è una collegialità in cui non si vota, modellata sull’immagine trinitaria, dal punto di vista teologico, e familiare, dal punto di vista antropologico. In una famiglia non si vota, però si decide insieme nel rispetto dei reciproci ruoli dove tutti sono coinvolti e protagonisti, anche i più piccoli”.

È stato un anno eccezionale per la nostra Chiesa che ha avuto un cardinale dopo un secolo e mezzo e un vescovo dopo diversi anni. Cosa vuol dire questo per una Chiesa?

“Credo voglia dire una maggior responsabilità nel rispondere a questi imprevedibili doni. Come tutti i regali sorprendono perché non legati ad un merito, ma all’amore di chi li dà. Penso quindi che la nostra Chiesa è chiamata ad essere più collegiale e più missionaria e a cogliere questo ‘raddoppio’ degli apostoli come una sollecitazione ad essere maggiormente apostolica, coinvolta nell’‘essere in uscita’, nel guardare al di fuori dei propri confini alla luce del Vangelo, come dice Papa Francesco”.

Si può dire che lei è un vescovo del Concilio perché è nato in quegli anni e si è formato con la teologia conciliare. Come è nata la sua vocazione?

“È nata nella parrocchia di Case Bruciate con don Antonello che, purtroppo, è scomparso il 22 novembre scorso. È nata nell’ambito dell’oratorio, nei campeggi, nel lavoro della pastorale giovanile come desiderio di servire soprattutto le nuove generazioni, e infatti dopo il Seminario ho studiato Pastorale giovanile. Ma è nata anche nella riscoperta del valore della diocesi, negli anni in cui mons. Pagani, che per me è stato molto importante, faceva la Consulta dei giovani e il primo convengo “Giovani verso il Terzo millennio” aiutando i giovani a vivere un nuovo senso di appartenenza e di responsabilità nella Chiesa diocesana. E don Antonello in questo era molto vicino a mons. Pagani e la sua era una parrocchia in cui i ragazzi avevano molto spazio”.

Poi è entrato in Seminario…

“E dopo il seminario ho chiesto di studiare pastorale giovanile e quando sono tornato sono stato incaricato della Pastorale giovanile diocesana, avendo peraltro sempre lavorato con i giovani. Ho seguito varie associazioni giovanili perugine come l’Azione Cattolica, la Fuci, gli obiettori di coscienza della Caritas con cui ho vissuto per cinque anni a Montemorcino, finché non sono stato chiamato nel 2001 a Roma per diventare responsabile del Servizio di pastorale giovanile nazionale. Ci sono stato fino al 2007, ed è stata un’esperienza di grande spessore umano e spirituale”.

Con la preparazione delle Gmg è stato a contatto con realtà di altri continenti. Che cosa le è rimasto?

“Innanzitutto che non ci possiamo lamentare di casa nostra, perché c’è chi sta peggio. Poi mi ha fatto crescere vedere modi diversi di essere Chiesa, a partire dalle esperienze degli italiani all’Estero tra tradizioni antiche e aperture alle realtà in cui sono inseriti. Le Gmg sono stati momenti molto preziosi, al di là della fatica e delle difficoltà organizzative”.

Poi dal 2007 è rientrato in diocesi …

“Sono diventato parroco di Ponte San Giovanni , dove ho trovato già una realtà giovanile molto viva. Qui sono stato incaricato di fare l’unità pastorale. C’era già una collaborazione strutturata con Balanzano e Pieve di Campo ma ho portato avanti questo modo nuovo di essere presenti come chiesa sul territorio, con qualche fatica ma anche con la gioia di vedere condivise dalla gente tante scelte e tanti percorsi. Sono stati per me, come prete, gli anni più belli. E questo finché nel 2010 il cardinale Bassetti che mi ha chiamato a diventare vicario generale. Ho comunque sempre continuato a fare il prete in parrocchie che per varie vicissitudini non lo avevano”.

Una filo rosso della sua vita è il pellegrinaggio, soprattutto a piedi.

“Il pellegrinaggio l’ho scoperto soprattutto grazie all’attività giovanile e alle GMG. Dal 1994 ad oggi non è passato un anno senza che facessi un’esperienza di questo tipo: a piedi, in bicicletta e, anche, in canoa! Credo che sia un’esperienza molto significativa, ho anche teorizzato quali sono le dinamiche che vi si innescano dal punto di vista antropologico e spirituale”.

Siamo quasi al trentennale del convegno “I giovani verso il Terzo millennio”. Quell’intuizione di mons. Pagani cosa ha lasciato?

“Quell’intuizione non è mai morta perché da essa è nata la Pastorale giovanile diocesana di Perugia, che non ha mai smesso di attenzionare i giovani con le risorse disponibili sia umane che economiche. Ed è nata l’idea di portare avanti la pastorale giovanile a livello diocesano perchè non basta al giovane l’orizzonte della sua parrocchia. Pagani aveva idee molto lungimiranti sui giovani che devono essere protagonisti della missione della Chiesa e della presenza nel mondo e su questo dobbiamo insistere di più per rendere i giovani non solo buoni cristiani, ma anche onesti cittadini. Lo stesso Papa Francesco ha parlato ai giovani di impegno sociale, politico, di un’evangelizzazione di vita negli ambienti dove vivono, lavorano, studiano”.

Uno degli incarichi che le sono stati affidati è quello di direttore di Umbria Radio. Quanto è importante la comunicazione in una diocesi?

“È importantissima, perchè tutto quello che è la missione della Chiesa passa attraverso la relazione, sia quello che si vive gomito a gomito nelle parrocchie, sia attraverso i media, che sono un modo per far raggiungere la voce della Chiesa al maggior numero di persone. Non si vive solo di relazioni fisiche, ma anche virtuali”.

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Quant’è bella questa Chiesa https://www.lavoce.it/quante-bella-questa-chiesa/ Fri, 18 Jul 2014 13:11:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27114 Manifestazione più solenne non poteva esserci, l’ordinazione episcopale di Nazzareno Marconi: le trenta “mitre” svettanti dei Vescovi umbri e marchigiani, la gran folla che riempiva anche la cripta del duomo, i 200 preti bianco-vestiti, e soprattutto la musica. Musica composta per l’occasione dal più prolifico compositore di musica sacra contemporanea (Marco Frisina) eseguita da tre corali di alta qualità, accompagnate da strumenti musicali tra cui le trombe vibranti di pathos. Solo un’altra occasione mi ha spinto a scrivere “quant’è bella questa Chiesa”, riferita a una liturgia celebrata nello stadio di Palermo tanti anni fa, con canti e proclamazione della Parola talmente elevati che sembrava dovessero raggiungere i confini del mondo. Questa volta è stato il festeggiato che ha dato l’idea, don Nazzareno, quando alla fine, con spontaneità, si è rivolto all’assemblea e ha detto: “Abbiamo fatto una cosa molto bella ed è merito di tutti, di tanti, ognuno per la propria parte, tutti insieme”. Poi ha proseguito invitando tutti a continuare l’opera andando a “restaurare” la Chiesa.

Sembrava di sentire san Francesco quando udì l’invito di Gesù con l’uso di un verbo analogico: “Francesco, ripara la mia chiesa che è in rovina”. Una differenza tra le due parole è che la riparazione suppone una situazione di pericolo e quindi di urgenza, mentre il restauro è più legato all’ambito estetico, tanto che Marconi ha fatto riferimento alla Madonna del Donatello, aggiungendo che la Chiesa ha bisogno di essere restaurata fin dall’inizio. In questo modo si è avvicinato al senso della “riforma continua” e della “continua conversione” cui sono chiamati tutti i membri della Chiesa, condividendo la posizione conciliare che parla della Chiesa sempre bisognosa di riforma (semper reformanda). Al fondo del discorso, don Nazzareno voleva mettere in evidenza che dietro ogni restauro vi è la convinzione che la cosa da restaurare meriti di essere rimessa a nuovo e riportata al suo splendore. Così è della Chiesa.

In questi giorni, discorsi di questo genere li troviamo anche in ambito sociale e politico. Si parla insistentemente di riforme. Anche qui ci domandiamo che cosa significhi. Si tratta di togliere la polvere da vecchie strutture, ridefinire alcune regole, rifondare e non solo riformare, cambiare radicalmente, oppure fermarsi alla superficie delle cose? In ambito internazionale – Siria, Ucraina, Israele – Palestina, Afghanistan – si fanno continui aggiustamenti, si ridefiniscono confini e competenze, si aggiornano programmi di sviluppo, e tuttavia sembra che alla fine vinca la forza di chi riesce ad imporre non il bene comune ma l’interesse di parte.

Mi viene in mente che, forse, per rinnovare la faccia della Terra si debba ricorrere all’unica forza capace e legittimata a operare, che è lo Spirito santo. È solo Lui che può cambiare il cuore delle persone. Ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi nella tragica vicenda di quella che noi giustamente continuiamo a chiamare “Terra Santa” per la sua storia, mentre di fatto è terra tragica e disperata, sta lì a dimostrare che non ci si può limitare a un restauro, ma serve una rivoluzione, una metànoia, una conversione del modo di pensare la vita, nelle relazioni tra persone e popoli. In quella terra benedetta, Gesù lo ha detto chiaramente a Nicodemo: “si deve ri-nascere”. Deve nascere l’uomo nuovo, la nuova umanità, quindi un nuovo umanesimo. Ne ha parlato recentemente il card. Bassetti in occasione della festa di san Benedetto. Ed è ciò che don Nazzareno evidentemente intendeva, e ciò che pensiamo di proporre a noi stessi per primi, ai nostri lettori, chiunque siano, senza escludere chi fa il Ramadan e chi celebra lo Yom Kippur.

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L’ordinazione episcopale di mons. Nazzareno Marconi https://www.lavoce.it/lordinazione-episcopale-di-mons-nazzareno-marconi/ Fri, 18 Jul 2014 12:36:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27092 marconi-e-bassetti-bnConcedi al tuo servo un cuore docile”: questo è il motto scelto da mons. Nazzareno Marconi. Lo stesso passo – tratto da 1Re 3,9 – è stato anche parte del canto d’inizio, scritto da mons. Marco Frisina proprio per la celebrazione in cui è stato consacrato vescovo don Nazzareno, suo compagno di seminario. La messa di domenica 13 luglio è così apparsa unica e speciale fin dalle note d’introduzione.

Già molto prima delle ore 18 – quando il card. Gualtiero Bassetti ha formalmente dato inizio alla celebrazione – un gran numero di fedeli, tifernati e maceratesi, ha “invaso” il duomo superiore e inferiore tifernate. Per i tanti che non hanno potuto accedere direttamente alla cattedrale, erano stati installati due maxischermi nella cripta. E a fine messa, mons. Marconi non si dimenticherà di questi ultimi: nel salutare e benedire i tantissimi fedeli è voluto scendere personalmente anche nella parte inferiore della basilica.

Sulla rarità ed eccezionalità della messa ha poi posto l’accento mons. Domenico Cancian, che ha ricordato l’ultima ordinazione episcopale avvenuta nel duomo di Città di Castello 60 anni fa, con la elezione di Pietro Fiordelli, e ha affermato: “Il Signore ha benedetto la nostra Chiesa con il dono di numerosi vescovi. Ben cinque negli ultimi 100 anni: mons. Agostino Mancinelli, mons. Pietro Fiordelli, mons. Sergio Goretti, mons. Ivo Baldi e ora mons. Nazzareno Marconi”.

“Per te, don Nazzareno – ha aggiunto – chiediamo quello che tu stesso in modo ispirato hai preso come motto: il Signore ti conceda un cuore docile, capace di ascoltare sia il Buon Pastore, Gesù, sia il popolo che lui ti affida. Un cuore capace di discernere, un cuore saggio. Gesù ha voluto una Chiesa aperta alla missione, come ci ricorda spesso Papa Francesco. Ti accompagnino la Madonna, che è rappresentata anche nella Madonna di Donatello nella tua Citerna”.

Un legame, quello tra il vescovo Marconi e Maria, che si è manifestato nella veglia di preghiera in preparazione all’ordinazione, svoltasi nel santuario di Canoscio. Mons. Cancian, in conclusione, ha poi invitato mons. Marconi a presiedere la celebrazione per i santi Patroni tifernati il prossimo 13 novembre.

La messa di domenica scorsa, oltre che dal Pastore tifernate, è stata concelebrata anche dal predecessore di don Marconi alla guida di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia: mons. Claudio Giuliodori, con una trentina di vescovi delle Conferenze episcopali umbra e marchigiana, oltre all’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori.

“La tua Chiesa madre di Città di Castello ti è grata per i molteplici servizi resi in vari settori della pastorale e per l’impegno profuso nelle parrocchie che hai servito. Così pure le Chiese umbre ti sono riconoscenti per gli anni trascorsi al Seminario regionale di Assisi con la responsabilità di rettore” ha invece affermato nel corso dell’omelia il card. Gualtiero Bassetti, che ha presieduto la liturgia.

“L’ordinazione episcopale, che tra poco riceverai – ha continuato il porporato, prendendo spunto anche dalle letture ascoltate – ti renderà sposo, padre e pastore di un popolo numeroso che, sparso sulle verdi colline marchigiane, attende da te il nutrimento necessario per vivere secondo lo Spirito. Questo nutrimento è la Parola di Dio e il Pane eucaristico”.

“Cari fratelli e care sorelle – ha continuato Bassetti -, è la paura che ci rende incapaci di accogliere la Parola di Dio: la paura ci fa sembrare impossibili le cose belle e buone, anche se sono proprio quelle di cui abbiamo bisogno. La paura ci fa sembrare incredibile la vittoria della Vita sulla morte e ci rende schiavi. Il Vangelo ci chiama ad andare contro le logiche consolidate del mondo, contrarie allo spirito evangelico in quanto escludono, creano sofferenza, scartano, uccidono. Caro don Nazzareno, con l’ordinazione episcopale oggi ti assumi un surplus di responsabilità e di grazia nell’aiutarci tutti a non avere paura. Nel lasciare la tua amata terra umbra, non dimenticare di portare con te quello spirito francescano, fatto di umiltà e semplicità, con il quale hai sempre operato”.

Alla fine della solenne celebrazione, alla quale hanno partecipato i vari rappresentanti delle amministrazioni locali e regionali, il vescovo Nazzareno Marconi ha voluto ringraziare tutti i fedeli presenti in cattedrale e quanti hanno collaborato per la realizzazione della giornata di festa e della messa. “Prometto a quelli di Macerata – ha esordito il neo-consacrato con il consueto humour – che i pontificali non saranno così lunghi, ma spero che siano così devoti, e spero anche che siano come questo: questa giornata è il risultato dell’impegno volontario, gratuito, dedicato, di tantissime persone. Questa è la Chiesa! La forza della Chiesa – ha aggiunto – è questa capacità, per amore di Dio e dei fratelli, di fare tante cose, di farle grandi e di farle bene”.

Prendendo poi spunto da un’immagine restaurata, presente nello stesso duomo di Città di Castello, il Vescovo di Macerata ha proseguito: “Il Signore mi ha fatto un bel regalo nella vita, soprattutto nella mia vita di parroco: mi ha fatto vedere tante volte il miracolo del restauro, sia di questa immagine, sia della Madonna di Donatello, che chiamavano ‘la Madonna brutta’ e poi è stata attribuita a Donatello. Ma anche il restauro, bellissimo, con i miei seminaristi, del nostro Seminario regionale. Il restauro insegna una cosa: sotto quello che sembra brutto e che sembra valere poco, c’è qualcosa di prezioso. La Chiesa – ha detto ancora mons. Marconi – deve essere restaurata, ma da sempre, dal giorno dopo la Pentecoste. Avanti! Dobbiamo restaurare la Chiesa, tutta, e lo Spirito ci aiuta”.

Infine il Vescovo ha da subito dato un esempio di quello che è il suo stile – come ha ricordato anche il card. Gualtiero Bassetti, nell’omelia – e ha affermato: “Quello che è stato raccolto oggi va per le necessità della Caritas e per le persone che hanno bisogno, perché bisogna fare così”.

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Marconi vescovo. Le ragioni della scelta dello Stemma, del Motto, del Pastorale, dell’Anello e della Croce https://www.lavoce.it/marconi-vescovo-le-ragioni-della-scelta-dello-stemma-del-motto-del-pastorale-dellanello-e-della-croce/ Thu, 10 Jul 2014 20:32:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=26830 Stemma-marconi-cmykLo stemma, senza violare troppo i principi araldici, cerca di illustrare la scena di Matteo 28,5-7: “L’angelo disse alle donne: ‘Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete’”. I discepoli si incamminano, oltrepassano la croce verso le colline della Galilea, e la stella del mattino indica loro la strada.

Come in ogni immagine, c’è però molto di più di ciò che appare. Quella croce, oltrepassata ma ancora visibile, è la presenza della croce nella nostra vita. Non c’è vita cristiana senza croce, ma la croce non sbarra il cammino di chi ha fede, perché il Signore è risorto: per questo la croce brilla della stessa luce della stella.

Le tre colline simboleggiano Citerna, il colle della mia infanzia, quello di Macerata, che sarà la mia nuova terra, e quello di Nazareth in Galilea, di cui porto il nome. Perché la nostra fede non deve mai dimenticare la testimonianza di chi ci ha preceduto; si radica nella concretezza di una terra con i suoi colori, i suoi profumi, il suo popolo; tende all’incontro con il Signore che è l’inizio, il centro e la meta di tutta la nostra vita.

La stella del mattino è Maria, stella del mattino e stella del mare, e Macerata è la Civitas Mariae! Lei ci indica sempre la via per seguire il Signore. È rappresentata da una stella a sette punte, perché prepara la venuta dell’ottavo giorno, il giorno del Signore, quello della resurrezione e della salvezza. La stella è anche simbolo della Parola di Dio: luce ai nostri passi e ricorda i sette doni dello Spirito santo. Tutta l’immagine corrisponde anche ad uno sguardo volto da Città di Castello verso la terra di Macerata, posta oltre i monti dell’Appennino, contornata dall’azzurro unito del cielo e del mare.

Infine la Galilea rappresenta nel Vangelo quelle “periferie” da cui pensiamo, sbagliando, che non può mai venire nulla di buono. Non dobbiamo compiere l’errore di Natanaele, che dicendo: “Cosa vuoi che venga di buono da Nazareth?” (Gv 1,46), rischiava di non riconoscere la salvezza, che con Gesù di Nazareth gli veniva incontro.

Lo stemma, che non è un’“arma” ma la lavagna del Maestro, ci invita ad andare con coraggio verso le periferie del mondo e le periferie esistenziali. “Non abbiate paura!”, diceva san Giovanni Paolo II, il cui stemma è evocato nella forma della croce: il Signore risorto “vi precede in Galilea! Là lo vedrete”. Nella forma dei tre monti è poi evocato lo stemma di Paolo VI, Papa Montini, che si impegnò con tutto se stesso per la realizzazione del Concilio, e che molto presto verrà proclamato beato.

Il motto è tratto dal Primo libro dei Re 3,9: Dabis servo tuo cor docile, “Concederai al tuo servo un cuore docile”. È preso dalla preghiera del giovane Salomone a Gabaon. Il nuovo re, dovendo iniziare a governare il popolo di Dio, chiede un cuore saggio come dono più urgente e prezioso. Il testo ebraico recita “un cuore in ascolto”, un cuore che si mette in ascolto, intendendo: in ascolto obbediente e contemporaneo sia di Dio che del suo popolo. È l’atteggiamento con cui il vescovo si presenta al suo popolo, ma anche il progetto pastorale che vuol attuare: aiutare tutti a crescere nella capacità di porsi in ascolto obbediente di Dio e in ascolto amichevole e compassionevole delle “gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” (GS 1,1).

Don Nazzareno

 

 

L’anello, il pastorale e la croce

L’anello ed il pastorale sono due doni della famiglia al nuovo vescovo, sono simbolicamente legati alla sua vita ed ai suoi valori.

anello-cmykL’anello era quello di fidanzamento del padre di don Nazzareno, morto quando lui aveva solo 5 anni. Un anello semplice donatogli da mamma Emiliana ed acquistato grazie ai suoi primi lavori da giovanissima sarta. Su questo è stata montata una medaglietta in oro con il volto di Gesù, ricordo della ordinazione sacerdotale dello zio don Edoardo, che ha tenuto con sé fino alla morte. Così l’anello simboleggia i due amori, sponsale e consacrato, vissuti con fedeltà e passione fino alla morte, che hanno profondamente segnato la vita di don Nazzareno

pastorale-cmykIl pastorale, è opera di un orafo amico, l’orafo Fegadoli di Città di Castello. È realizzato in legno d’ulivo per ricordare questa pianta, simbolo di pace, e delle nostre colline umbre. La forma segue, senza stranezze, la linea classica dei pastorali dei vescovi che hanno trasmesso a don Nazzareno la fede e la passione per la Chiesa.
Al centro del riccio c’è una croce in metallo argentato che rappresenta la Colomba dello Spirito Santo. Questa immagine è nota come “la croce di Taizé”. L’ha voluto perchè Taizé è una esperienza ecumenica che ha caratterizzato la sua formazione.

Croce-Pettorale-cmykLa Croce Pettorale è dono delle monache benedettine del monastero di Citerna. L’ha richiesta lo stesso don Nazzareno perchè voleva, spiega, “un ricordo di una donna che mi ha insegnato grandi cose della vita spirituale della grande tradizione monastica”. È la croce di Madre Ildegarde Sutto, la prima Abbadessa del monastero, inviata a Citerna dal monastero di Santa Caterina di Perugia per fondare una nuova comunità. Il monastero è a cento metri dalla casa natale di don Nazzareno e lo zio don Edoardo ne fu cappellano per 32 anni in quanto parroco del paese. Anche don Nazzareno negli anni in cui fu parroco a Citerna ogni mattina faceva con loro un’ora di celebrazione monastica.

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Marconi Vescovo. Per l’ordinazione 300 fedeli provenienti da Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia https://www.lavoce.it/marconi-vescovo-per-lordinazione-300-fedeli-provenienti-da-macerata-tolentino-recanati-cingoli-treia/ Thu, 10 Jul 2014 20:12:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=26627 La cattedrale di Macerata
La cattedrale di Macerata

Grande fermento nella diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli e Treia per l’imminente consacrazione del nuovo Pastore mons. Nazzareno Marconi e il suo successivo ingresso nella nostra Chiesa locale, che avverrà domenica 27 luglio.ì

Una diocesi in preghiera

Come si prepara la comunità diocesana? Le varie Vicarie in questa settimana si riuniranno in preghiera per il nuovo Pastore su una traccia evangelica che mons. Marconi ha proposto. La riflessione verte sul brano del Vangelo di Luca che riguarda l’episodio dei due discepoli di Emmaus, dove sottolinea il tema: “Si avvicinò e camminava con loro”.

Nel commento al brano evangelico, sottolinea che “le prime parole di questo compagno di viaggio sono tutto un programma: Che sono questi discorsi?”. È la domanda di chi cammina vicino. Esprime lo stile di un Pastore che si avvicina ad una nuova realtà ecclesiale che ha una fisionomia particolare.

Una diocesi, cinque nomi

Anzitutto è una diocesi che ha cinque nomi. Non è un civetteria, ma in quelle cinque città c’è riassunta una storia cristiana e culturale che parla attraverso un territorio ricco di tradizioni, che si esprimono non solo nelle concattedrali ma in tanti altri monumenti religiosi che ricordano i santi locali. Nell’immediato post-Concilio, alla diocesi di Macerata e Tolentino si sono unite sotto l’unico vescovo di Macerata le altre diocesi.

In diretta, o via radio

Come parteciperanno i maceratesi alla consacrazione episcopale a Città di Castello? Sono 5 i pullman che raggiungeranno la città umbra per questo avvenimento, a cui si aggiungeranno le personalità ecclesiastiche, civili e militari per un numero complessivo di circa 300 unità. Sono questi i permessi di accesso riservati ai maceratesi per dare la precedenza, giustamente, ai con-diocesani del Vescovo eletto.

La celebrazione di domenica 13 luglio sarà trasmessa in diretta da Umbria Radio, in streaming sul sito www.diocesimacerata.it, su Radionuova Macerata inBlu e su èTv Macerata (canale 605).

Le tappe dell’ingresso

È in moto anche la macchina organizzativa per l’accoglienza in diocesi del vescovo Marconi che avverrà domenica 27 luglio. Alle 16 arriverà alla concattedrale di San Catervo a Tolentino dove sarà atteso da mons. Giuliodori, dal vicario generale mons. Pietro Spernanzoni e dal sindaco di Tolentino Giuseppe Pezzanesi, in quanto primo Comune della diocesi che incontra il nuovo Vescovo. Subito dopo si trasferisce al monastero del Corpus Domini dove dal 2007 c’è l’esposizione perpetua dell’eucarestia.

Proseguendo verso la cattedrale di Macerata farà sosta in via Zara, dove incontrerà gli ospiti e i volontari del Centro di ascolto e di prima accoglienza.

Poi davanti al santuario della Madonna della Misericordia troverà ad accoglierlo il sindaco di Macerata, Romano Carancini, e il presidente della Provincia Antonio Pettinari.

Alle 18 inizierà la celebrazione eucaristica in duomo concelebrata, oltre che da mons. Claudio Giuliodori, anche da tutti i presbiteri della comunità diocesana.

Al termine, in piazza Strambi sarà servito un buffet a tutti i partecipanti con il nuovo Vescovo che saluterà i presenti. Per esplicito desiderio di mons. Marconi, le eventuali offerte saranno devolute alle famiglie in difficoltà.

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Terni. Il 21 giugno l’ordinazione episcopale e l’ingresso del nuovo Vescovo https://www.lavoce.it/terni-il-21-giugno-lordinazione-episcopale-e-lingresso-del-nuovo-vescovo/ Fri, 02 May 2014 16:00:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24656 piemonteseSabato 21 giugno 2014 alle ore 18 nella Cattedrale di Terni, padre Giuseppe Piemontese ofm.Conv., eletto vescovo di Terni Narni Amelia da papa Francesco lo scorso 16 aprile, riceverà l’ordinazione episcopale, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia – Città della Pieve, conconsacranti saranno mons. Vincenzo Paglia vescovo emerito della diocesi e predecessore di padre Piemontese sulla cattedra di san Valentino e mons. Ernesto Vecchi attuale Amministratore Apostolico della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Il nuovo vescovo prenderà possesso canonico della diocesi nello stesso giorno dell’ordinazione

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È tempo di attesa, questo, per la diocesi di Terni-Narni-Amelia per l’ingresso del nuovo vescovo, padre Giuseppe Piemontese, dell’ordine dei Frati minori conventuali. La sua nomina è stata favorevolmente accolta da tutti per le capacità dimostrate in tutti i suoi precedenti incarichi nell’Ordine, fino alla rettoria della basilica papale di San Francesco di Assisi (il più importante in assoluto dei santuari affidati all’Ordine dei Conventuali) e nei vari servizi pastorali cui è stato spesso chiamato, di formazione della gioventù e di guida di comunità parrocchiali. Pur non comparendo fra i cosiddetti “papabili”, non è uno sconosciuto fra noi, anzi è uno che conosce l’Umbria, e quindi Terni, essendo stato appunto ad Assisi diversi anni in quello snodo importantissimo della Chiesa italiana, oserei dire mondiale, che è la basilica di San Francesco in Assisi. È un francescano, con tutto quel che ciò comporta in termini di spiritualità, di sensibilità, di consuetudini di vita; ed è stato scelto da Papa Francesco, che da più di un anno dal Soglio pontificio ha indicato una precisa direzione di marcia alla Chiesa cattolica per l’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. La diocesi si prepara ad accoglierlo per essere pronta a questa missione pregando per il nuovo Vescovo, come lui ha già chiesto nel primo messaggio.

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L’ordinazione episcopale di Gualtiero Sigismondi https://www.lavoce.it/lordinazione-episcopale-di-gualtiero-sigismondi/ Thu, 18 Sep 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6947 In questi giorni mons. Gualtiero Sigismondi, nuovo vescovo di Foligno, ordinato appena venerdì scorso, è a Roma dove ‘sta studiando da vescovo’. Si tratta di una settimana organizzata dalla Santa Sede per aiutare i vescovi appena nominati ad affrontare i compiti propri dell’ufficio vescovile con una preparazione di base che va dalle incombenze amministrative ed economiche alle norme del diritto canonico fino al rapporto con i mass media. Una settimana appena. Don Gualtiero è partito portando nel cuore l’abbraccio caloroso che la cattedrale, gremita da fedeli delle diocesi di Perugia e Foligno e tanti altri amici, gli ha tributato il giorno della sua ordinazione episcopale. È stata una festa per le otto ‘Chiese sorelle’ dell’Umbria che hanno accolto il nuovo vescovo, con i suoi 47 anni tra i più giovani in Italia. Sigismondi ha risposto all’abbraccio della folla (in prima fila i familiari, con il nipotino e l’anziano padre Fernando) scendendo fino all’altare della Madonna delle Grazie per renderle l’omaggio tradizionale della festa e per la benedizione finale. ‘Il vescovo diventa padre proprio perché pienamente figlio’: non trovo espressione più felice per introdurre il mio saluto a questa assemblea, che raccoglie in unità il Popolo di Dio che è in Perugia-Città della Pieve, di cui sono figlio, e quello di Foligno, affidato alle mie cure pastorali’ – ha detto rivolgendosi ai presenti nel messaggio pronunciato al termine della liturgia. Ha quindi confidato il mutare dei suoi sentimenti fin da quando ha avuto la notizia della sua elezione all’episcopato. Di come è passato dallo stupore della domanda ‘Come è possibile?’, alla ‘meraviglia’, trovando nel Cantico di Maria, il Magnificat, ‘introdotto dall’antifona del Fiat’ sostegno ‘alla richiesta della Chiesa di prendermi cura, con amore di padre, della Comunità cristiana di Foligno’. Ha parlato anche della ‘trepidazione e gioia’ con cui si appresta a vivere il ministero pastorale, nella persuasione di poter tutto, come dice san Paolo, ‘in Colui che mi dà la forza’ consapevole che ‘se è vero che non può avere la statura del pastore chi non ha l’ossatura del servo, è altrettanto vero che, non può avere la stoffa del pastore chi non ha la lana dell’agnello’. A Maria ha rivolto il pensiero finale invocandola perchè ‘mi ottenga dal Figlio suo, ‘Pastore dei pastori’, di coniugare semplicità e fiducia, serenità e fortezza, prudenza e coraggio, fedeltà e perseveranza, mansuetudine e purezza di cuore, sapienza e carità degli apostoli’. Preghiera alla quale ha chiesto ai presenti di associarsi ‘affinché lo Spirito del Padre, ‘che regge e guida’, mi doni la forza di osservare ‘senza paura, senza calcoli e senza misura’ questa regola pastorale: ‘cercare unicamente la gloria di Dio e la salvezza delle anime’. Con questa ‘regola pastorale’ il vescovo Gualtiero Sigismondi si appresta a guidare la diocesi folignate che lo accoglierà il 5 ottobre. Parole di affetto e stima nell’omelia di mons. ChiarettiMai come in questa occasione mons. Giuseppe Chiaretti deve essersi sentito in armonia con la sua vita. Aveva attorno a sé più di venti fratelli vescovi, trecento presbiteri, decine di diaconi, seminaristi, laici responsabili pastorali diocesani e parrocchiali, autorità locali, due popoli uniti insieme in un’unica assemblea eucaristica come raramente accade, e soprattutto davanti a sé in attesa dell’imposizione e dell’unzione sacra il giovane presbitero, alquanto pallido e trepidante, come un figlio in procinto di diventare padre di un popolo. Questa rappresa profonda emozione trapela appena dalle parole misurate e chiare con cui ha aperto l’Omelia. ‘Dirvi che oggi è una giornata memorabile per la nostra Chiesa perugina è cosa sin troppo evidente. Sono commosso, ma anche grato al Signore, per questo dono che fa a Perugia e alla Chiesa sorella di Foligno. È una storia di grazia costruita dallo Spirito che trascende la volontà umana: è grazia, è dono, è sorpresa da ammirare e per cui ringraziare’. La cattedrale ha sentito e respirato l’emozione ed ha reagito con il silenzio, esploso con ovazione in alcuni passaggi del discorso. Uno di questi è stato quando ha ringraziato prima di tutti il babbo di don Gualtiero presente nella sedia a carrozzella. Di mons. Gualtiero Sigismondi, ha voluto ricordare che è stato vicario generale, come mons. Mario Ceccobelli, due vicari di Perugia che reggono rispettivamente la Chiesa di Gubbio e quella di Foligno. C’è una specie di disegno in filigrana dell’antico ruolo della metropolia nella scelta dei vescovi del territorio. Ha ricordato che i vescovi fondatori delle Chiese umbre, come san Feliciano e sant’Ubaldo, sono stati anche ‘plasmatori di una coscienza sociale e civica, tradotta in tradizioni di vita comunitaria’. È pssato poi ad esaltare le qualità di don Gualtiero come ‘sacerdote paziente e competente, che ha animato e guidato con grande perizia il nostro Sinodo diocesano’ e soprattutto ‘è stato vincolo di unità e di fraternità con tutti i sacerdoti e con la comunità ecclesiale, facendosi presente in ogni situazione di bisogno’. Nell seconda parte dell’omelia mons. Chiaretti ha illustrato l’ecclesiologia di Sigismondi, come l’ha insegnata e riportata in alcuni suo scritti e incisa nello stesso stemma episcopale, nelle parole ‘Ecclesiam sua diligere’ e nei simboli. Questa sua ecclesiologia si può tradurre ‘nell’amore alla Chiesa storica concreta: anch’essa, nella sua povertà, corpo ecclesiale di Cristo’. Così ha concluso la seconda parte mons. Chiaretti: ‘Questa Chiesa, la nostra fedele Chiesa di popolo, che fu già di Benedetto e di Francesco e delle tante schiere di santi che l’abbelliscono e le hanno insegnato a ‘nulla mai anteporre a Cristo’, è la Chiesa perugina, folignate, assisana, tifernate, eugubina, orvietana-tuderte, spoletana-nursina, ternana-narnese-amerina’: e cioè la nostra Chiesa umbra, caro don Gualtiero, che ti accompagna e ti benedice’. Nella terza parte ha affrontato i testi della liturgia e del rito di ordinazione facendo leva sul vangelo delle nozze di Cana, proprio della festa della Madonna dell Grazie e, rivolto a don Gualtiero gli dice: ‘Credo che anche in questo momento così solenne, Maria capisca a volo il tuo turbamento, caro don Gualtiero, e abbia già fatto appello al cuore del Figlio. Lo Spirito Santo sta già promuovendo un nuovo intreccio di grazia, che è buon viatico per il tuo servizio alla Chiesa, non solo quella folignate. ‘Duc in altum’, don Gualtiero, e non temere. Ti accompagni in questo breve percorso da Perugia a Foligno la nostra bellissima ‘Madonna delle Grazie’ del Perugino, piena di stupore per le ‘grandi cose che Dio ha fatto in lei’. Ti venga incontro per accoglierti a Foligno la tenera e bella ‘Madonna con Bimbo’ di Raffaello o quella veneratissima ‘del Pianto’, che si volge con tenerezza verso il devoto popolo folignate per incoraggiare a non temere mai e a sperare sempre.

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L’ordinazione episcopale di mons. Giuseppe Betori nella cattedrale di S. Feliciano a Foligno https://www.lavoce.it/lordinazione-episcopale-di-mons-giuseppe-betori-nella-cattedrale-di-s-feliciano-a-foligno/ Thu, 10 May 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=1540 In un clima di grande gioia e partecipazione domenica scorsa mons. Giuseppe Betori è stato consacrato Vescovo, ad un mese dalla nomina a Segretario generale della Cei successore di un altro umbro, mons. Ennio Antonelli nominato arcivescovo di Firenze. Sarà un vescovo un po’ speciale mons. Betori perché “il suo episcopato non è legato ad una Chiesa particolare ma è un servizio alla comunione delle Chiese che sono in Italia” , ha spiegato all’omelia il cardinale Camillo Ruini presidente della Cei. “Prendi il largo” è stato l’invito rivolto dal Papa al neo vescovo (la lettera papale di nomina è stata letta all’inizio della celebrazione), incoraggiandolo ad impegnarsi generosamente “a beneficio dei fratelli vescovi italiani, affinché a loro volta anche i fedeli conseguano il vero bene”. Il presbiterio della chiesa dedicata al martire Feliciano, evangelizzatore e fondatore della diocesi folignate, riusciva appena a contenere i numerosi sacerdoti concelebranti (di Foligno, ma anche amici e collaboratori di Betori presso l’istituto Teologico di Assisi dove ha insegnato Sacra Scrittura e alla Cei) ed i vescovi delle diocesi umbre e numerosi altri (circa trenta in tutto) che hanno imposto le mani al momento dell’ordinazione. Hanno svolto la funzione di consacranti, assieme al card. Ruini, i vescovi Arduino Bertoldo di Foligno, Ennio Antonelli, Antonio Buoncristiani, folignate, di Porto-Santa Rufina ed il vescovo emerito di Foligno Giovanni Benedetti. Ruini ha espresso la “soddisfazione e l’intima gioia dei vescovi italiani e di coloro che lavorano negli uffici della Conferenza episcopale italiana” per la nomina di mons. Betori, del quale ha ricordato le qualità intellettuali e personali che lo rendono particolarmente capace di svolgere il prezioso servizio richiestogli dal Papa. “E’ importante – ha detto Ruini – che il vescovo segretario sia veramente capace nella evangelizzazione, nel dialogo con la cultura, con chi non condivide la nostra fede, che sia capace di accoglienza, gentilezza e concretezza”. Di mons. Betori Ruini ha ricordato il suo essere conoscitore della Sacra Scrittura, ma anche guida di tanti giovani (soprattutto presso l’Istituto San Carlo di Foligno). Betori, ha proseguito, è stato un collaboratore diligente anche della Conferenza episcopale italiana, dapprima come direttore dell’Ufficio catechistico nazionale, quindi, come sottosegretario. Tra i tanti compiti svolti dal neo-vescovo Ruini ha ricordato la fattiva collaborazione prestata per l’organizzazione del Convegno ecclesiale di Palermo del 1995 e della Giornata mondiale della gioventù dello scorso anno. All’omelia ha fatto seguito la liturgia dell’ordinazione: la promessa dell’eletto, l’invocazione ai santi con il canto delle Litanie, l’imposizione delle mani da parte dei vescovi presenti, l’unzione crismale, la consegna del libro del Vangelo segno del compito fondamentale del vescovo che è “dispensatore della Parola di Dio” e la consegna delle insegne episcopali: l’anello, sigillo dell’intima unione e di fedeltà alla Chiesa; il pastorale, segno del governo fatto di servizio, amore e fedeltà alla Chiesa ed al Signore; la mitra, simbolo della santità di vita. La cattedrale di San Feliciano, a Foligno, era stracolma di tantissime persone che hanno saputo apprezzare l’operato di don Giuseppe Betori che è stato, tra l’altro, parroco, assistente dell’Azione cattolica, segretario del sinodo diocesano. Mons. Betori è Vescovo titolare di Falerone, un’antica diocesi marchigiana, dove operò il beato Pellegrino, uno dei primi seguaci di Francesco. Proprio da quelle parti il Santo di Assisi capì che doveva intraprendere il viaggio verso la Terra Santa e di dialogare anche con musulmani che l’avevano conquistata. Un segno, per mons. Betori, che già in passato non ha disdegnato il dialogo ecumenico e interreligioso. Proteso al nuovo impegno pastorale il segretario generale della Cei ha confermato la volontà di servire soprattutto la comunione delle Chiese che sono in Italia.

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“Accogliere questo dono non mi è stato gravoso” https://www.lavoce.it/accogliere-questo-dono-non-mi-e-stato-gravoso/ Thu, 10 May 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=1541 Il volto giovanile sotto la mitra episcopale in equilibrio instabile, di chi non è abituato a copricapi neppure modesti, e poi gli occhi lucidi e la voce rotta dall’emozione. E’ forse con questi tratti poco solenni ed ufficiali che la gente di Foligno e gli amici che sono venuti da tutta l’Umbria e da Roma, ricorderanno “don Peppino” nel giorno della sua ordinazione episcopale. La cattedrale di Foligno si è accesa a più riprese in caldi applausi che volevano raggiungere ed abbracciare don Giuseppe Betori, ora vescovo segretario generale della Conferenza episcopale italiana. E’ stato un lungo saluto, proseguito con la cena al seminario diocesano, lieto, come ha detto il vescovo di Foligno mons. Arduino Bertoldo, “perché siamo certi di aver donato alla Chiesa italiana un uomo dotto ma anche dalle grandi doti umane” e nello stesso tempo triste perché “la diocesi perde un sacerdote preparato, zelante, umile, e vero educatore di gioventù”. Don Giuseppe alla fine della liturgia con decisione ed emozione ha dato voce ai suoi sentimenti e così, prima di tutto, ha ringraziato Dio. “Tutta la mia vita, fino al dono grande di questo giorno, è stata una continua Rivelazione” dell’amore del Padre. “Accogliere questo dono – ha aggiunto – non mi è stato gravoso” per l’aiuto ricevuto da Dio, un aiuto che “ha assunto tanti volti: alcuni oggi mi guardano dal cielo, molti sono in questa cattedrale”. Ha dovuto interrompersi più volte il neo- vescovo e la gente ha “coperto” il silenzio dell’emozione con caldi applausi. Don Betori ha ricordato i genitori, i preti della diocesi, i suoi vescovi, le parrocchie (in particolare Cave e S. Giacomo), i seminari in cui si è formato (Foligno, Assisi, Roma), l’Istituto teologico di Assisi, gli “adulti ed i giovani di Azione cattolica e dell’Istituto San Carlo (e qui un altro silenzio ha interrotto la lettura) e la comunità civile di Foligno e dell’Umbria. Di ciascuno ha dato pennellate di vita, quanto basta per dire come tutto sia stato utile, seppure in modi ed in misura diversa, alla sua crescita umana e spirituale.Betori ha ripercorso con la memoria anche i dieci anni di servizio presso la Segreteria generale della Conferenza episcopale italiana, anche qui ricordando volti e nomi di tante persone: laici sacerdoti e vescovi e in particolare mons Ruini e mons. Antonelli con i quali è “cresciuto nella conoscenza e nell’amore per le Chiese che sono in Italia e nella sollecitudine per il bene del nostro Paese; con loro – ha aggiunto – si è rafforzata in me la devozione e la fedeltà per il Santo Padre” a cui ha espresso la sua gratitudine per la nomina a vescovo Segretario generale della Cei. “A tutti voi chiedo – ha concluso – di aiutarmi a servire la Chiesa sostenendo la comunione dei Vescovi italiani con umiltà e carità e, con la sola arma del Vangelo, a servire la verità in questa nostra terra, perché risplenda di santità”.

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