omofobia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/omofobia/ Settimanale di informazione regionale Fri, 09 Jul 2021 12:19:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg omofobia Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/omofobia/ 32 32 La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982 https://www.lavoce.it/la-legge-italiana-consente-di-cambiare-genere-fin-dal-1982/ Thu, 08 Jul 2021 16:23:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61296 ferie

Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge del 1982 veniva inteso nel senso che il cambiamento agli effetti legali fosse consentito solo a seguito di una trasformazione chirurgica; ma più tardi i giudici, compresa la Cassazione, hanno stabilito che non si può obbligare nessuno a sottoporsi a certi trattamenti e che quindi chi lo vuole può cambiare legalmente sesso anche rimanendo come lo ha fatto la sua mamma. Regole simili valgono in parecchi altri paesi, in Europa e fuori.

Disegno di legge Zan: davvero necessario?

In questo senso il disegno di legge Zan non aggiunge nulla. Esso ha invece lo scopo dichiarato di colpire sul piano penale l’incitamento all’odio e alla violenza contro chi appartiene a gruppi minoritari, comprese le persone omosessuali e transessuali o transgender. Si può discutere se una legge così sia davvero necessaria; questi comportamenti in realtà sono già punibili con le leggi che ci sono, e semmai si tratta di farle funzionare veramente; ma questo è un problema che riguarda tutte le leggi in generale e non si risolve aggravando le pene.

Forse l'obiettivo è altro …

Chi chiede la nuova legge vuole forse altro - così almeno dicono gli avversari - e cioè che diventi verità di Stato una determinata visione dell’essere umano, che relativizza la distinzione fra uomo e donna o addirittura la rende insignificante. Tesi di questo tipo sono legittime e sostenibili ma renderle obbligatorie per legge è un’altra faccenda. La legge può e deve esigere che vi sia parità di diritti per tutti; e che ogni persona sia rispettata nella sua specificità e nella sua individualità; ma non può entrare più di tanto nei campi propri dell’etica, della filosofia, della religione.

No a battaglie antistoriche

Ma non si possono nemmeno combattere battaglie antistoriche contro presunte novità che invece tali non sono, mentre risalgono all’epoca in cui in Italia governava la Dc.]]>
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Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge del 1982 veniva inteso nel senso che il cambiamento agli effetti legali fosse consentito solo a seguito di una trasformazione chirurgica; ma più tardi i giudici, compresa la Cassazione, hanno stabilito che non si può obbligare nessuno a sottoporsi a certi trattamenti e che quindi chi lo vuole può cambiare legalmente sesso anche rimanendo come lo ha fatto la sua mamma. Regole simili valgono in parecchi altri paesi, in Europa e fuori.

Disegno di legge Zan: davvero necessario?

In questo senso il disegno di legge Zan non aggiunge nulla. Esso ha invece lo scopo dichiarato di colpire sul piano penale l’incitamento all’odio e alla violenza contro chi appartiene a gruppi minoritari, comprese le persone omosessuali e transessuali o transgender. Si può discutere se una legge così sia davvero necessaria; questi comportamenti in realtà sono già punibili con le leggi che ci sono, e semmai si tratta di farle funzionare veramente; ma questo è un problema che riguarda tutte le leggi in generale e non si risolve aggravando le pene.

Forse l'obiettivo è altro …

Chi chiede la nuova legge vuole forse altro - così almeno dicono gli avversari - e cioè che diventi verità di Stato una determinata visione dell’essere umano, che relativizza la distinzione fra uomo e donna o addirittura la rende insignificante. Tesi di questo tipo sono legittime e sostenibili ma renderle obbligatorie per legge è un’altra faccenda. La legge può e deve esigere che vi sia parità di diritti per tutti; e che ogni persona sia rispettata nella sua specificità e nella sua individualità; ma non può entrare più di tanto nei campi propri dell’etica, della filosofia, della religione.

No a battaglie antistoriche

Ma non si possono nemmeno combattere battaglie antistoriche contro presunte novità che invece tali non sono, mentre risalgono all’epoca in cui in Italia governava la Dc.]]>
Ddl Zan, diritti da bilanciare https://www.lavoce.it/ddl-zan-diritti-da-bilanciare/ Thu, 01 Jul 2021 15:20:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61254 ferie

Francesco Bonini- Ha fatto molto discutere il Ddl Zan. Tuttavia alla fine è emerso con chiarezza il senso della nota verbale recapitata dalla Santa Sede al governo italiano a proposito del disegno di legge Zan: un contributo al dialogo. Per arrivare ad una soluzione legislativa rispettosa della libertà. In particolare di quelle libertà tutelate dalla Costituzione e sottolineate anche dagli accordi concordatari, la libertà di espressione e quella di educazione, oltre ovviamente la libertà di religione.

Gli inteventi della Cei e del Vaticano

Nel merito dunque evidente sintonia, lo ha ricordato anche il cardinale Parolin, con quanto la Cei aveva già affermato da ultimo in termini molto chiari lo scorso 28 aprile in una Nota della Presidenza. Ma la competenza dell’interlocuzione formale su temi concordatari è della Santa Sede, la quale dunque è intervenuta al livello suo proprio. Con buona pace non solo di chi si è stracciato le vesti gridando alla “ingerenza”, ma anche di chi ha, con più equivoco disegno, cercato di mettere in discussione da un lato il circuito interno vaticano, dall’altro quello tra Santa Sede e Cei. Come se il Papa non fosse stato informato del passo del suo “ministro degli esteri” o la Santa Sede avesse voluto delegittimare i vescovi italiani. Il Papa non è una figurina da giocare nel dibattito ideologico e la Chiesa che Papa Francesco guida si muove nella sua interlocuzione con uno spirito costruttivo, richiedendo il dialogo apertura, sincerità, rispetto e la necessaria chiarezza di riferimenti e di principi.

Disegno di legge “sbilanciato”

Perché, tornando al merito, così come è configurato, il testo del disegno di legge è sbilanciato, oltre che ambiguo nelle definizioni che propone su una materia delicatissima di biopolitica. Tra i molti un giurista molto equilibrato come Gabriele Carapezza, sul Giornale di Sicilia, ha ben argomentato che “la seconda parte del ddl Zan non individua un adeguato bilanciamento con quei diritti di rango costituzionale che segnano i limiti di legittimità dell’intervento legislativo”, richiamando un grande dibattito che attraversa le grandi democrazie.

Prudenza: la virtù del politico (da usare)

Auspicare, come è stato fatto nelle note della Cei prima e poi con autorevolezza diplomatica dalla nota verbale della Santa Sede e dal cardinale Parolin, l’uso della più grande virtù del politico e del legislatore, che è la prudenza, altro non è che un modo per aiutare una decisione che possa resistere nel tempo e non essere il semplice portato di effimere maggioranze politiche del momento o di indirizzi ideologici a breve. I pronunciamenti formali, come quelli appena richiamati, sono accompagnati da forme di interlocuzione molteplici e necessariamente informali. Si può allora fare ancora molto, per una soluzione che in un inglese facile facile si possa definire win-win, in cui a vincere siano i diritti (e i doveri) di tutti e di ciascuno. È lo spirito di convergenza per il bene comune, richiamato alla base degli accordi concordatari del 1984, che si sono confermati un ottimo strumento della democrazia italiana.  ]]>
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Francesco Bonini- Ha fatto molto discutere il Ddl Zan. Tuttavia alla fine è emerso con chiarezza il senso della nota verbale recapitata dalla Santa Sede al governo italiano a proposito del disegno di legge Zan: un contributo al dialogo. Per arrivare ad una soluzione legislativa rispettosa della libertà. In particolare di quelle libertà tutelate dalla Costituzione e sottolineate anche dagli accordi concordatari, la libertà di espressione e quella di educazione, oltre ovviamente la libertà di religione.

Gli inteventi della Cei e del Vaticano

Nel merito dunque evidente sintonia, lo ha ricordato anche il cardinale Parolin, con quanto la Cei aveva già affermato da ultimo in termini molto chiari lo scorso 28 aprile in una Nota della Presidenza. Ma la competenza dell’interlocuzione formale su temi concordatari è della Santa Sede, la quale dunque è intervenuta al livello suo proprio. Con buona pace non solo di chi si è stracciato le vesti gridando alla “ingerenza”, ma anche di chi ha, con più equivoco disegno, cercato di mettere in discussione da un lato il circuito interno vaticano, dall’altro quello tra Santa Sede e Cei. Come se il Papa non fosse stato informato del passo del suo “ministro degli esteri” o la Santa Sede avesse voluto delegittimare i vescovi italiani. Il Papa non è una figurina da giocare nel dibattito ideologico e la Chiesa che Papa Francesco guida si muove nella sua interlocuzione con uno spirito costruttivo, richiedendo il dialogo apertura, sincerità, rispetto e la necessaria chiarezza di riferimenti e di principi.

Disegno di legge “sbilanciato”

Perché, tornando al merito, così come è configurato, il testo del disegno di legge è sbilanciato, oltre che ambiguo nelle definizioni che propone su una materia delicatissima di biopolitica. Tra i molti un giurista molto equilibrato come Gabriele Carapezza, sul Giornale di Sicilia, ha ben argomentato che “la seconda parte del ddl Zan non individua un adeguato bilanciamento con quei diritti di rango costituzionale che segnano i limiti di legittimità dell’intervento legislativo”, richiamando un grande dibattito che attraversa le grandi democrazie.

Prudenza: la virtù del politico (da usare)

Auspicare, come è stato fatto nelle note della Cei prima e poi con autorevolezza diplomatica dalla nota verbale della Santa Sede e dal cardinale Parolin, l’uso della più grande virtù del politico e del legislatore, che è la prudenza, altro non è che un modo per aiutare una decisione che possa resistere nel tempo e non essere il semplice portato di effimere maggioranze politiche del momento o di indirizzi ideologici a breve. I pronunciamenti formali, come quelli appena richiamati, sono accompagnati da forme di interlocuzione molteplici e necessariamente informali. Si può allora fare ancora molto, per una soluzione che in un inglese facile facile si possa definire win-win, in cui a vincere siano i diritti (e i doveri) di tutti e di ciascuno. È lo spirito di convergenza per il bene comune, richiamato alla base degli accordi concordatari del 1984, che si sono confermati un ottimo strumento della democrazia italiana.  ]]>
Morire in piena confusione https://www.lavoce.it/morire-in-piena-confusione/ https://www.lavoce.it/morire-in-piena-confusione/#comments Thu, 23 Jul 2015 12:17:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39946 Non si fa in tempo a dire qualche parola positiva di speranza per il futuro, che arriva un fatto eclatante, che non puoi ignorare, anche perché accaduto accanto a casa tua, e che ti fa interrogare: forse non c’è proprio speranza.

La settimana scorsa scrivevo di una primavera che deve venire e in qualche modo è annunciata, seguendo una traccia delineata dal card. Bassetti sull’Osservatore Romano del 16 luglio. Rimane sempre valido il citatissimo proverbio sulla “foresta che cresce in silenzio, mentre l’albero che cade fa rumore”. Ma è pur vero che quell’albero è figlio della foresta… La sofferenza dell’albero costringe – o dovrebbe – tutta la foresta a interrogarsi.

Questa premessa per dire che la morte del 16enne di Città di Castello a causa della droga fornitagli da un amico non si può archiviare o lasciare al doloroso ricordo di genitori e amici. Un fatto di questo genere pone interrogativi che non hanno alcuna facile risposta. Ci si domanda di tutto sulla persona, sulla famiglia, sull’educazione, sul mistero dell’esistenza, sulla scuola, sulla società, sulla fede, sulla morale. Una pasticca di ecstasy o simili fa saltare tutto in un attimo. I perché si fanno avanti e nessuno – come in uno strike a bowling – riesce a farli crollare.

E allora, che vale scriverci sopra e arrovellarsi l’anima? Rassegnarsi, come vorrebbe il filosofo che “non ride e non piange, ma solo osserva”, non è accettabile e neppure umano; non solo per i più affettuosi parenti e amici della vittima, ma per la salute della mente, che non tollera di rimanere al buio di fronte alla verità delle persone, delle cose e dei valori. Il cuore, soprattutto, cerca le sue ragioni per potersi placare.

A costo di dire cose ovvie, pare opportuno segnalare il contesto o ambiente in cui avvengono certi fatti. Fare una scelta in discoteca non è la stessa cosa che farla nella propria camera. La discoteca è un contesto esterno, ma anche psicologico, di sensazioni alterate in cui la propria scelta, se non è predeterminata con decisione, rischia di essere poco ben ponderata e lasciata al caso.

Ma il contesto più ampio e avvolgente è quello della cultura dominante che la gioventù respira fin dalla scuola primaria. Il crollo delle responsabilità: la colpa è sempre di qualche altro. La vaghezza delle regole, il tarlo del sospetto negli insegnamenti ricevuti, la sfiducia nei maestri e la mancanza di modelli di vita, la confusione mentale che non lascia districare tra desideri, pulsioni e comportamenti sani, tra ciò che è giusto e ciò che giova, rispetto ai rischi che si corrono facendo scelte trasgressive, seppure generalizzate e di moda.

Un giovane, buono, bravo, intelligente, a un certo momento decide di entrare in una storia nuova e inedita, di aprirsi un varco nella routine dell’ordinaria vita di giovane perbene. Perché no? Oggi lo stato di confusione della nostra società, l’incertezza delle regole e la carenza di senso di responsabilità si specchia nel fatto che le cose anche più evidenti si possono cambiare, come descritto nell’ideologia del gender. In Italia manca una legge contro l’omofobia o per le unioni gay, ma l’Europa la chiede, e già in Italia si potrà cambiare sesso sulla carta d’identità senza farlo sul piano fisico (vedi Il punto di Lignani). Poi viene la varietà di unioni simil-matrimonio, di procreazione.

La maschera della finzione sembra attaccata alla faccia di tutti. Un imprenditore dice: “Sono orgogliosamente gay. È un dono di Dio”. Altri si sentono ghettizzati e chiedono protezione. Ancora a proposito di sostanze, è di queste settimane la proposta di legalizzare – o liberalizzare? – per uso e coltivazione personale la marijuana.

La confusione esteriore facilmente si introduce nella mente dei giovani e produce danni. Il contesto non elimina le responsabilità, ma è anche una responsabilità quella di agire per sanarlo: la cura dell’ambiente o “ecologia antropologica” di cui parla Papa Francesco.

 

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Tre libretti che fanno discutere https://www.lavoce.it/tre-libretti-che-fanno-discutere/ https://www.lavoce.it/tre-libretti-che-fanno-discutere/#comments Thu, 27 Mar 2014 15:02:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23951 Tre libretti che fanno discutere sono al centro dell’attenzione degli educatori e dei responsabili dei programmi scolastici, e in generale di tutti coloro che a qualunque titolo sono chiamati a operare nella vita civile della collettività.

Tra questi ci sono educatori e genitori cattolici, i laici difensori della tradizione culturale maggioritaria dell’umanità, preti, vescovi, religiosi, suore e via dicendo. Ma che libretti sono? Qualche decennio fa c’era il libretto rosso di Mao… Quelli di adesso, se li vedi, sembrano del tutto innocenti e, se li leggi, del tutto suadenti. Insegnano a rispettare chi è diverso, riferendosi non al colore della pelle o altro ma alla omosessualità, in modo da evitare l’omofobia.

Questo deve essere insegnato ai bambini della scuola primaria fino alle superiori con insegnamenti appropriati e secondo un progetto rispondente a una “strategia nazionale antiomofobia”, affidato per decreto legge dal governo Letta a 29 associazioni Lgbt (lesbico gay bisessuale transessuale) finanziato con 10 milioni di euro. Non è qui il luogo per discutere adeguatamente della questione, di cui abbiamo già trattato e trattiamo anche in questo numero.

Desidero solo segnalare che la grande maggioranza del mondo cattolico non è d’accordo con questa iniziativa, e lo ha detto in varie occasioni. Se ne è fatto portavoce a livello nazionale anche il card. Bagnasco, presidente della Cei, che ha chiesto ai politici di porre rimedio a questa sciagurata iniziativa ritirando i libretti. Sciagurata perché considerata lesiva del diritto delle famiglie di intervenire sull’educazione dei figli in materia di educazione sessuale. Scrivo questo perché il 26 marzo il Fatto quotidiano, in Cronaca, con tanto di foto, fa una critica radicale a Bagnasco che “ignora la laicità dello Stato” e vorrebbe che si gettassero al rogo i libretti, che secondo il redattore dell’articolo servono a rendere i figli più moderni dei loro padri e capaci di evitare ogni forma di discriminazione.

Ora, senza entrare nella polemica, mi pare di dover rivendicare il diritto di Bagnasco, come dei cattolici e di tutti gli uomini liberi, di esprimere le loro opinioni e le loro valutazioni morali. Lo Stato con sistemi democratici potrà fare le sue leggi, esigendo il rispetto della legalità, non potrà però impedire che i cittadini esprimano opinioni diverse e valutazioni anche contrastanti. Nel caso poi che si addivenga a forme di costrizione, non potrà impedire che si possa ricorrere all’obiezione di coscienza.

Non è la prima volta che i cattolici – insieme a cittadini dal pensiero non vincolato a interessi di parte o ideologie devastanti, come è avvenuto in maniera eclatante e tragica per il nazismo e il comunismo – si trovino all’opposizione e usino tecniche di boicottaggio delle leggi che considerano ingiuste, pur con i rischi che tutti conosciamo. Il tema dell’educazione è stato sempre un tema forte e decisivo per i cristiani, e su di esso si sono svolte le battaglie culturali più famose della storia, che oggi, in tempi di dialogo, sarebbero anacronistiche e potrebbero essere risolte con la scienza e la sapienza, con la buona volontà scevra da interessi di lobby precostituite o di ideologie autoreferenziali, nella comune ricerca del bene della persona e della società.

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L’omofobia non c’entra nulla https://www.lavoce.it/lomofobia-non-centra-nulla/ Thu, 26 Sep 2013 12:42:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19308 Aula di scuola (Foto di repertorio)
Aula di scuola (Foto di repertorio)

Dopo l’ampio, acceso dibattito, rimbalzato sulla stampa nazionale, sul caso del questionario proposto al liceo classico di Perugia per l’avvio di una formazione morale e capacità valutativa degli atti e comportamenti umani da parte dei giovani, sembra doveroso rilevare l’eccesso di reazioni nei contenuti e nei toni, che denotano un stato di incomprensione e di sordità da parte di un’organizzazione che ha fatto dell’ideologia gay una ragione di esistenza e di milizia culturale. Come ogni ideologia, mostra il proprio lato debole di chiusura a ragioni e prospettive diverse, assolutizzando le proprie affermazioni.

L’ideologia infatti serve per la lotta, non per la comprensione. La scuola non deve insegnare i metodi della lotta, ma i percorsi della comprensione; e per fare questo non può prescindere da una educazione alla valutazione morale dei comportamenti umani, sapendo ad esempio distinguere tra “legge positiva” e “legge naturale”. Nel caso ad esempio dell’aborto, si deve spiegare che, pur essendo lecitamente praticato alle condizioni poste dalla legge 194, non è moralmente lecito secondo l’universale principio etico presente in tutte le culture: “Non uccidere l’innocente”, che poi è divenuto “non uccidere” semplicemente, con tutte le coordinate presenti nella concreta casistica. Ciò non potrà tuttavia diventare causa di emarginazione della donna che ha abortito.

Recentemente Papa Francesco ha detto: “Chi sono io per giudicare un gay?…”. Ma lo stesso Papa non ha abolito il testo biblico: “Maschio e femmina li creò”. Nessuno potrà cancellare questo dato che, prima di essere religioso, è scritto nelle leggi della natura e nella esigenza di un’ecologia veramente umana.

Ha destato, pertanto, molto stupore la reazione suscitata in ambienti “Lgbt” perugini. E hanno suscitato altrettanto e maggiore stupore alcune dichiarazioni di esponenti della pubblica amministrazione che si permettono di avanzare sospetti e riserve in ambito didattico.

Su tutta la questione, pare più che sufficiente ciò che hanno dichiarato il professore vittima degli “strali gay” (preferisco usare questa parola perché più breve e comprensiva), il preside e soprattutto i ragazzi della III liceo.

Nessuno poteva pensare in buona fede che la “lista” di peccati del questionario non fosse altro che una provocazione intellettuale, “maieutica” (le famose domande di Socrate) per sviluppare un discorso. Pur riconoscendo che i metodi di insegnamento sono molteplici, si deve dare atto al professore che non è stato intimorito dall’unica parola che alcune associazioni vorrebbero cancellare dal vocabolario e dal dibattito culturale e che si vorrebbe magari “canonizzare” ed espellere dalla storia dei popoli.

Nessuno può mettere in dubbio o dissimulare la posizione cattolica, in base a cui i comportamenti omosessuali sono considerati peccaminosi. Ma questo dato oggettivo e normativo non giudica né la tendenza omosessuale né la persona, che rimane autonoma psicologicamente e moralmente in virtù della formazione della sua coscienza, all’interno della quale nessuno è autorizzato ad entrare.

L’omofobia pertanto in questa faccenda non c’entra. La si vada a cercare non nella scuola e nell’insegnamento cattolico, ma negli stadi, nelle caserme, nelle bettole e nelle discoteche, dove l’educazione, la formazione e la morale non stanno molto di casa.

Il “casus belli”

“Attribuisci un voto da 0 a 10, in ordine di gravità, alle principali colpe di cui ci si può macchiare” recitava il test che il professore di Religione del liceo classico “Mariotti” di Perugia, Massimo Liucci, aveva somministrato agli studenti. “Vogliamo denunciare con forza quanto accaduto – è stata la reazione dell’associazione Omphalos Arcigay Arcilesbica di Perugia. – Che in una scuola pubblica si propinino simili esercitazioni, con evidente impatto nella sfera psico-emotiva degli alunni, è veramente sbalorditivo… Ci aspettiamo una ferma censura da parte del Dirigente e un richiamo al Docente responsabile di questi metodi medievali”.

 

Sullo stesso argomento:

Omosessualità. Sul questionario “incriminato”: il professore precisa e gli studenti dicono la loro

 

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Il dramma di adolescenti fragili circondati da educatori smarriti https://www.lavoce.it/il-dramma-di-adolescenti-fragili-circondati-da-educatori-smarriti/ Thu, 29 Aug 2013 15:59:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18708

adolescenti-maniRagazzi fragili, educatori smarriti: sono due considerazioni che vengono alla mente considerando alcuni fatti di cronaca di quest’estate. In particolare ha colpito la vicenda del 14enne romano che si è suicidato lanciandosi dal tetto del palazzo in cui abitava. Prima del tragico gesto ha scritto una lettera al padre, nella quale “spiegava” il suo gesto, accennando a problemi esistenziali, a una presunta omosessualità, e indicava 12 amici cui i genitori avrebbero dovuto annunciare la sua morte. La questione omosessuale ha preso immediatamente il primo piano. I giornali hanno titolato “Gay suicida a 14 anni” oppure “Sono gay, nessuno mi capisce”. I pensieri - e le indagini, anche per “istigazione al suicidio” - sono andati alla ricerca di discriminazioni e gesti di bullismo tra coetanei, motivati dal presunto orientamento omosessuale del ragazzino. I dibattiti hanno portato in primo piano la questione grave dell’omofobia. Dietro il “polverone”, però, ecco le dichiarazioni disarmanti di genitori sgomenti, secondo i quali il ragazzino non avrebbe manifestato segnali evidenti di disagio, né sarebbe stato vessato da coetanei. Anche gli amici hanno confermato: niente bullismo. Cos’è successo, allora, nella testa di un 14enne come tanti, alle prese con i problemi di ogni ragazzo della sua età, che comprendono anche gli orientamenti sessuali e insieme la necessità di essere riconosciuto dal gruppo, di “riorientarsi” rispetto alla famiglia, di collocare in un mondo sempre più ricco e stimolante - ma anche “liquido”, spesso senza ancoraggi - le mille suggestioni interiori tipiche di un processo di crescita? Questo è il nodo: senza nulla togliere alla questione dell’omofobia, la vicenda del 14enne di Roma accende i riflettori una volta di più sulla fatica che fanno i ragazzini a crescere e come spesso siano tragicamente disarmati, fragili, nonostante atteggiamenti di adultità precoce. Ragazzi che si sentono autonomi, che “fanno da sé”, che pensano di essere sempre all’altezza - a questo sono spinti da certa cultura contemporanea - e che invece si ritrovano, all’improvviso, senza risorse. Una lite in casa o tra amici? Una delusione d’amore? Un insuccesso scolastico? La drammaticità di genitori che si dividono, di famiglie che scoppiano? Talvolta - e la cronaca lo richiama - sono i numeri che fanno saltare il banco. I nostri adolescenti, così fragili. E insieme scambiati troppo spesso da piccoli adulti. Cosa che fa allentare la “presa” educativa, che fa scordare come invece abbiano bisogno di attenzioni, ascolto, sostegno. Fragili, verrebbe da pensare, come lo sono le nostre famiglie, prese dal turbinio della vita quotidiana, dagli affanni che la crisi contemporanea amplifica a mille. Genitori, educatori spesso a loro volta in difficoltà. Smarriti. Eppure bisogna ritrovarsi. Ritrovare ogni volta la strada dell’impegno di “cura” consapevole verso i più piccoli, fatto di gesti quotidiani e di alleanze. Anche per gli adulti, servono sostegni, attenzioni, formazione… Servono comunità che abbiano chiari ruoli e impegni e nelle quali il compito educativo è condiviso. Con la pacatezza di chi ha fiducia nel futuro: aiuta a rendere meno fragili.]]>

adolescenti-maniRagazzi fragili, educatori smarriti: sono due considerazioni che vengono alla mente considerando alcuni fatti di cronaca di quest’estate. In particolare ha colpito la vicenda del 14enne romano che si è suicidato lanciandosi dal tetto del palazzo in cui abitava. Prima del tragico gesto ha scritto una lettera al padre, nella quale “spiegava” il suo gesto, accennando a problemi esistenziali, a una presunta omosessualità, e indicava 12 amici cui i genitori avrebbero dovuto annunciare la sua morte. La questione omosessuale ha preso immediatamente il primo piano. I giornali hanno titolato “Gay suicida a 14 anni” oppure “Sono gay, nessuno mi capisce”. I pensieri - e le indagini, anche per “istigazione al suicidio” - sono andati alla ricerca di discriminazioni e gesti di bullismo tra coetanei, motivati dal presunto orientamento omosessuale del ragazzino. I dibattiti hanno portato in primo piano la questione grave dell’omofobia. Dietro il “polverone”, però, ecco le dichiarazioni disarmanti di genitori sgomenti, secondo i quali il ragazzino non avrebbe manifestato segnali evidenti di disagio, né sarebbe stato vessato da coetanei. Anche gli amici hanno confermato: niente bullismo. Cos’è successo, allora, nella testa di un 14enne come tanti, alle prese con i problemi di ogni ragazzo della sua età, che comprendono anche gli orientamenti sessuali e insieme la necessità di essere riconosciuto dal gruppo, di “riorientarsi” rispetto alla famiglia, di collocare in un mondo sempre più ricco e stimolante - ma anche “liquido”, spesso senza ancoraggi - le mille suggestioni interiori tipiche di un processo di crescita? Questo è il nodo: senza nulla togliere alla questione dell’omofobia, la vicenda del 14enne di Roma accende i riflettori una volta di più sulla fatica che fanno i ragazzini a crescere e come spesso siano tragicamente disarmati, fragili, nonostante atteggiamenti di adultità precoce. Ragazzi che si sentono autonomi, che “fanno da sé”, che pensano di essere sempre all’altezza - a questo sono spinti da certa cultura contemporanea - e che invece si ritrovano, all’improvviso, senza risorse. Una lite in casa o tra amici? Una delusione d’amore? Un insuccesso scolastico? La drammaticità di genitori che si dividono, di famiglie che scoppiano? Talvolta - e la cronaca lo richiama - sono i numeri che fanno saltare il banco. I nostri adolescenti, così fragili. E insieme scambiati troppo spesso da piccoli adulti. Cosa che fa allentare la “presa” educativa, che fa scordare come invece abbiano bisogno di attenzioni, ascolto, sostegno. Fragili, verrebbe da pensare, come lo sono le nostre famiglie, prese dal turbinio della vita quotidiana, dagli affanni che la crisi contemporanea amplifica a mille. Genitori, educatori spesso a loro volta in difficoltà. Smarriti. Eppure bisogna ritrovarsi. Ritrovare ogni volta la strada dell’impegno di “cura” consapevole verso i più piccoli, fatto di gesti quotidiani e di alleanze. Anche per gli adulti, servono sostegni, attenzioni, formazione… Servono comunità che abbiano chiari ruoli e impegni e nelle quali il compito educativo è condiviso. Con la pacatezza di chi ha fiducia nel futuro: aiuta a rendere meno fragili.]]>
Legge contro l’omofobia in Italia: le considerazioni del filosofo del Diritto Francesco D’Agostino https://www.lavoce.it/legge-contro-lomofobia-in-italia-le-considerazioni-del-filosofo-del-diritto-francesco-dagostino/ https://www.lavoce.it/legge-contro-lomofobia-in-italia-le-considerazioni-del-filosofo-del-diritto-francesco-dagostino/#comments Thu, 25 Jul 2013 14:01:11 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18421 Manifestazione contro l’omofobia (Foto di Daniela Tomasino)
Manifestazione contro l’omofobia (Foto di Daniela Tomasino)

Arriva in aula questo venerdì 26 luglio il provvedimento che introduce in Italia il reato di omofobia. Dopo che la Commissione ha approvato l’emedamento che elimina il riferimento alla definizione di “gender” contenuto nella bozza iniziale, il provvedimento, composto di un solo articolo, estende anche all’omofobia e alla transfobia gli effetti previsti dalla legge Macino che punisce con la reclusione il reato di “discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Di fatto, avverte il fronte contrario al provvedimento, se il testo non cambia l’effetto sarebbe quello di discriminare coloro che credono nel matrimonio tra uomo e donna, e si rischierebbe il carcere anche a ricordare la condanna delle relazioni omosessuali contenuta nella Bibbia. Quattro deputati del Pdl hanno proposto la moratoria legislativa sui temi etici per “evitare l’introduzione di elementi divisivi nel senso comune del popolo”, proposta respinta dal Pd. Per Francesco D’Agostino, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Roma Tor Vergata, la moratoria può essere una “manovra tattica che può servire a raffreddare gli animi per rinviare il dibattito ed evitare che prima delle ferie estive si possano accelerare decisioni poco ponderate”, ma non risolutiva.

Che significato antropologico-culturale può avere questa proposta?

“Una richiesta di moratoria su temi che riguardano il bene comune, e preciso che non si tratta di bene confessionale dei cattolici, ha solo una valenza tattica: il dibattito sull’omofobia è importante ma mi sembra che alcuni dei promotori ne auspichino l’approvazione con toni esasperati. Il rischio è una legislazione frettolosa. Il nostro Paese ha invece bisogno di un salto di qualità”.

In che senso?

“Come cittadino, prima ancora che come cattolico, vorrei finalmente capire la reale strategia dei nostri cattolici in Parlamento. Si sentono già sconfitti a priori, e proprio per questo non ne hanno alcuna? Vorrei che, cattolici e non, tutti quelli che prendono sul serio il problema antropologico – non religioso! – della sessualità e della famiglia, chiarissero la propria linea strategica”.

Qual è la sua opinione sul provvedimento sull’omofobia?

“Non ho paura di una legislazione che sanzioni i residui di aggressività omofoba. Essi meritano di essere puniti, ma non voglio che una legislazione sanzionatoria dell’omofobia si trasformi in modo subdolo in una legge che limiti la libertà di espressione, pensiero e ricerca sui temi della sessualità e dell’omosessualità. Approviamo pure una buona legge sull’omofobia, oggi mancante e sollecitata anche dall’Ue e dal Presidente della Repubblica, a condizione che garantisca libertà di espressione e di ricerca, secondo le linee della nostra Costituzione”.

Che cosa chiede, in concreto?

“L’inserimento di una clausola di garanzia per evitare il rischio che chi afferma – in base alle sue ricerche scientifiche, antropologiche, religiose – che l’omosessualità è una patologia, venga perseguito come omofobo, e che assicuri il rispetto della sua opinione. Non un ‘no’, ma un ‘sì’ detto con intelligenza e proposte calibrate, auspicabile anche in altri ambiti”.

Ad esempio?

“Pensando ai molti disegni di legge sulle unioni gay presenti in Parlamento, alla dilagante apertura in tutto l’Occidente ai matrimoni omosessuali e all’enorme pressione sociale e psicologica sul tema, non condivido l’idea, da più parti affermata, che l’omoaffettività, di per sé, meriti tutela. Potrebbero meritarla invece nuove forme di convivenza, sessuate o non sessuate, che oggi creano problemi sul piano del diritto come le ‘convivenze senili’ di chi coabita per condividere le spese, o le forme di convivenza presenti in alcune nuove espressioni di vita consacrata. Non si tratta di riconoscere forme alternative di famiglia, perché la famiglia è una sola: la famiglia generativa uomo-donna che progetta un futuro inter-generazionale e meriterebbe ulteriori tutele e forme di appoggio. Occorre però una legge intelligente che tuteli nuove forme di convivenza, non in chiave di alternativa o allargamento della famiglia tradizionale, ma come nuovo istituto giuridico giustificato da nuove esigenze sociali. All’interno di queste forme potrebbero rientrare anche le coppie omosessuali. E c’è un altro discorso, difficilissimo ma necessario…”.

Che è…

“Nel nostro Paese aumenta costantemente la popolazione islamica, al cui interno esistono forme di rapporti poligamici. Non dobbiamo assimilare la poligamia riconoscendola come alternativa al matrimonio monogamico – sarebbe tradire la nostra tradizione – ma bisogna garantire anche alle eventuali seconde o terze conviventi, che, se venissero ripudiate, si troverebbero in mezzo alla strada, una tutela oggi non riconosciuta dal nostro ordinamento che le considera semplicemente ‘ospiti’ dell’uomo. Più che di tattica, abbiamo insomma bisogno di una nuova intelligenza giuridica a 360 gradi, volta a tutelare i soggetti più deboli per anticipare tensioni sociali che, una volta prodotte, sarebbero difficili da gestire”.

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L’omofobia usata come arma demagogica https://www.lavoce.it/lomofobia-usata-come-arma-demagogica/ Thu, 16 May 2013 14:56:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16800 “Omofobia e dintorni” si intitola un comunicato stampa in cui si annuncia una giornata internazionale contro l’omofobia e la trans-fobia. L’Arcigay di Perugia ha messo in atto due iniziative che prevedono, il 17 maggio, l’esposizione e messa in vendita nelle vetrine del centro storico di Perugia e Foligno di piantine di finocchio e materiale informativo, e il 18 uno spettacolo al teatro Brecht di San Sisto. L’iniziativa è accompagnata da alcune riflessioni in cui si parla di incontri proficui svolti nella scuola, ma che sarebbero stati vanificati dalla presenza di “pseudoprofessionisti o clericali con teorie sgangherate su terapie riparative, perché, sappiatelo, alcuni credono ancora che l’omosessualità sia una malattia curabile, invece – peccato per loro, ma esattamente come la loro idiozia e ipocrisia – neanche la nostra omosessualità è curabile, solo che noi non danneggiamo nessuno”. Il comunicato continua con lo stesso tono polemico e arrogante. Gli estensori del comunicato non sono d’accordo sulla definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità da loro citata, secondo cui l’omosessualità sarebbe “una variante naturale del comportamento umano”. Non entriamo nel merito della definizione e della sua interpretazione. Facciamo solo rilevare che sull’argomento vi sono posizioni multiple sia a livello psicologico che antropologico ed etico, che non possono essere trascurate e tanto meno liquidate con parole offensive. In una situazione culturale, come quella che sottende la filosofia gay e “di genere”, improntata a individualismo e relativismo radicale, non possono essere demonizzate ed escluse posizioni diverse, e non si può evitare che queste siano presentate anche nella scuola e facciano parte dell’educazione e formazione degli adolescenti, in quella fase di età e di sviluppo che può essere decisiva nel progettare la propria esistenza affettiva e relazionale. Si dovrebbe invece aprire il discorso a 360 gradi per evitare l’affermazione di monoculture settoriali, incapaci di dialogare con le culture ‘altre’. Si deve pertanto ragionare sull’espressione “variante naturale”, che è di tipo descrittivo e non valutativo. Ci sono molte “varianti naturali” che non risultano positive per il singolo o per la specie o per entrambi, comunque secondo parametri di razionalità ed etica. La pretesa di azzittire come “omofobo” chi la pensa diversamente è pura demagogia. Si deve essere d’accordo sulla lotta contro ogni forma di esclusione, emarginazione, razzismo e discriminazione. Non sembra però che qualcuno di questi atteggiamenti siano presenti nella grande maggioranza delle persone, se non in alcuni fanatici di qualche curva di stadi italiani che, d’altra parte, si autoescludono per il razzismo anche contro i neri o gli ebrei. Si tratta di promuovere una forma di educazione e rispetto per il diverso. E tuttavia l’operazione di certi gruppi e movimenti gay (che hanno la pretesa di parlare a nome di tutti i gay quando invece ci sono persone e associazioni che la pensano diversamente) di equiparare tout court eterosessualità e omosessualità, se vale sul piano della dignità delle persone e del rispetto loro dovuto, come si è detto – e come tale è da insegnare e favorire in ogni modo -, dal nostro punto di vista e in particolare dal punto di vista di etica sociale, non è accettabile.

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No all’omofobia, no alle famiglie omosessuali https://www.lavoce.it/no-allomofobia-no-alle-famiglie-omosessuali/ Thu, 04 Oct 2012 12:39:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13196 La sfida – scrive il quotidiano cattolico La Croix – era quella di “trovare il tono giusto” per esprimere la propria convinzione circa i fondamenti antropologici che secondo la visione cattolica reggono la società, senza però cadere nel rischio di fomentare una “omofobia in aumento”. Nasce così il documento che il Consiglio “famiglia e società” della Conferenza episcopale francese ha pubblicato il 27 settembre. In 10 pagine la Chiesa di Francia spiega e prende ufficialmente posizione sul dibattito in corso nel Paese circa l’apertura del matrimonio e dell’adozione alle coppie omosessuali annunciata dal Governo. Si tratta di una Nota intitolata Allargare il matrimonio alle persone dello stesso sesso: apriamo il dibattito! La Nota – si legge nella presentazione che ne fa il portavoce dei vescovi francesi, mons. Bernad Podvin – è frutto di una “convergenza di competenze pluridisciplinari”, propone al Paese “una analisi” perché, nello spirito del Concilio Vaticano II, la Chiesa aspira a partecipare in modo “costruttivo alle questione vitali della società”. Il testo è stato oggetto di un approfondito confronto prima di essere reso pubblico con l’approvazione del presidente della Conferenza episcopale, card. André Vingt-Trois. È innanzitutto un invito ad aprire un dibattito prima che la questione diventi legge: “L’apertura del matrimonio alle persone dello stesso sesso e la possibilità per loro di accedere alla adozione è una questione seria. Una tale decisione – si legge nel documento – avrebbe conseguenze importanti sui bambini, l’equilibrio delle famiglie e la coesione sociale. Sarebbe riduttivo giustificare la modifica del diritto che regge il matrimonio e la famiglia prendendo in considerazione il solo aspetto della non-discriminazione e del principio di uguaglianza. La società – prosegue il testo – si trova di fronte ad una situazione nuova e inedita. L’omosessualità è sempre esistita, ma fino a qualche tempo fa non c’erano rivendicazioni da parte delle persone omosessuali circa la possibilità di dare un quadro giuridico ad una relazione destinata a iscriversi nel tempo, né di vedersi investire di una autorità genitoriale. Spetta al potere politico accogliere la richiesta e darvi la risposta più adeguata. Ma questa risposta è il risultato di una scelta politica” e in quanto tale – affermano i Vescovi – richiede un “serio dibattito democratico” così da far emergere “la miglior risposta nell’interesse di tutti”.

Parte della nota dei Vescovi francesi è riservata al rifiuto dell’omofobia e al rispetto delle persone omosessuali. Discriminazioni e angherie nei loro confronti – scrivono – “non sono oggi più tollerabili” e il Diritto giustamente condanna ogni forma di discriminazione e incitazione all’odio soprattutto in ragione dell’orientamento sessuale. Purtroppo però “bisogna ammettere – proseguono i presuli francesi – che l’omofobia non è ancora scomparsa nella nostra società” perché “i pregiudizi sono duri da superare e le mentalità cambiano lentamente”. La Nota francese si spinge ancora oltre, fino ad affermare che “la diversità delle pratiche omosessuali non deve impedire dal prendere sul serio le aspirazioni di coloro che auspicano di impegnarsi in un legame stabile”. Insomma, la Chiesa comprende “il desiderio di un impegno alla fedeltà di un affetto, l’attaccamento sincero, la cura dell’altro, una solidarietà che supera la riduzione della relazione omosessuale ad una semplice relazione erotica”, ma “questa comprensione non permette di ignorare le differenze”. I Vescovi ritengono in sostanza che l’alterità uomo/donna, la ricchezza che essa rappresenta per la società e il bene dei bambini, l’origine della vita nella procreazione naturale “non possono passare sotto silenzio”. La Nota ribadisce dunque l’impegno della Chiesa nei confronti delle persone omosessuali, e che essa “continuerà a dare il suo contributo alla lotta contro ogni forma di omofobia e di discriminazione”. Tuttavia – afferma – pretendere di regolare questi problemi ignorando le differenze fra le persone, “appare una scelta ideologica pericolosa”. Il principale compito del potere politico – sottolineano i Vescovi – è difendere non solo i diritti e le libertà individuali, ma anche e soprattutto il bene comune e “il bene comune non è la somma degli interessi individuali”, bensì il bene dell’intera comunità. E conclude: “Una evoluzione del diritto di famiglia è sempre possibile. Ma piuttosto che cedere alle pressioni dei vari gruppi, la Francia si farebbe onore se instaurasse un vero e proprio dibattito sulla società e cercasse una soluzione originale che renda giustizia al riconoscimento delle persone omosessuali senza minare le fondamenta antropologiche della società”.

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“No” a una legge ambigua https://www.lavoce.it/no-a-una-legge-ambigua/ Thu, 15 Oct 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7910 La Camera ha bocciato il disegno di legge sull’omofobia, con una votazione che ha aperto un aspro scontro tra maggioranza e opposizion e all’interno del Pd. L’assemblea di Montecitorio ha approvato, con i voti di Pdl e Lega, la questione pregiudiziale avanzata dall’Udc sulla proposta di legge (la relatrice era Paola Concia del Pd). Il testo è stato affossato con 285 voti a favore, 222 contrari e 13 astensioni. Pd e Idv hanno votato contro. Poco prima l’aula aveva respinto la proposta di rinvio in Commissione, che forse avrebbe preservato il testo dal successivo scivolone sulle pregiudiziali, avanzata da Giulia Bongiorno e appoggiata dai gruppi della Lega, del Pdl e dell’Udc. Il voto ha provocato malumori all’interno del Pd. La deputata Paola Binetti ha infatti votato con il centrodestra la pregiudiziale di costituzionalità. Durissimo il commento di Dario Franceschini: “È un problema, un signor problema”. “La legge è stata bocciata dalla destra ed è una vergogna – prosegue il segretario del Pd -, perché dopo che tanti si erano detti disponibili a norme contro l’omofobia, che non dovrebbero avere colore politico, hanno votato compatti insieme all’Udc per bloccare la legge. La risposta che si dà agli omosessuali è che la legge non si fa, dovrebbero vergognarsi”. “Per come era formulata la legge, – ha risposto Paola Binetti – le mie opinioni sull’omosessualità potevano essere individuate come un reato… le mie e quelle di tante altre persone. Il testo era ambiguo, io ho votato per rinviarlo in Commissione e migliorarlo ma la richiesta di rinvio è stata bocciata. C’era un’ambiguità che giustificava le mie riserve”. Marina Sereni ha spiegato che il Pd non ha appoggiato la richiesta di rinviare la legge in Commissione, perché non era accompagnata dall’impegno a calendarizzarlo di nuovo a novembre. “Senza questo impegno si sarebbe trattato di un rinvio sine die. Non avevamo chiesto la luna”. “Il tentativo di introdurre il reato di omofobia nel nostro ordinamento è per il momento fallito, grazie alla mobilitazione, principalmente su internet, delle associazioni cattoliche e all’impegno profuso da alcuni parlamentari”. Così Roberto De Mattei, dell’associazione “Famiglia domani”, commenta la bocciatura della legge sul’omofobia da parte della Camera. La “manovra” – si legge in un articolo di De Mattei diffuso dall’associazione – è quella di introdurre il reato di omofobia nel nostro codice penale attraverso la “circostanza aggravante inerente all’orientamento e alla discriminazione sessuale”. È questo il titolo della proposta di legge Concia, che inserisce nell’art. 61 le seguenti parole: “l’avere, nei delitti non colposi contro la vita e l’incolumità individuale, contro la personalità individuale, contro la libertà personale e contro la libertà morale, commesso il fatto per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato”. De Mattei definisce queste tre righe “devastanti”, perché “per la prima volta nel nostro ordinamento, gli omosessuali vengono riconosciuti come categoria giuridica meritevole di speciale tutela, con tutte le conseguenze che da questo derivano”. “Quali sono – si chiede “Famiglia domani” – i delitti contro la ‘libertà morale’ a cui si riferisce il testo? Si tratta di ‘violenze’ non solo fisiche, ma morali come ingiurie, diffamazioni, aspre critiche rivolte non solo verso la persona omosessuale in quanto tale, ma verso tutta la categoria omosessuale. La condizione omosessuale del soggetto viene protetta dal testo di legge prima ancora della sua integrità fisica e morale”. In coerenza con la proposta di legge, dunque, “l’omosessualità non potrebbe essere pubblicamente criticata o ‘discriminata’ in quanto tale, perché ciò implica una indiretta lesione morale di tutti gli appartenenti alla categoria”. In questo contesto, “criticare l’omosessualità potrebbe essere considerato dal giudice più grave della violenza fisica contro un singolo omosessuale, perché la critica colpisce alla radice proprio quell’orientamento sessuale, che è giuridicamente tutelato dalla legge”. La norma in questione, in altre parole, “non solo penalizza coloro che considerano l’omosessualità un disvalore, ma promuove l’omosessualità come un valore positivo, nel diritto e nel costume”. Senza contare l’“evidente aspetto di incostituzionalità”. Anche se la Camera ha “clamorosamente bocciato” il testo approvato in Commissione, per Famiglia domani “occorre tuttavia tenere alta la guardia, per evitare che il reato di omofobia diventi una sinistra realtà”.

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