missioni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/missioni/ Settimanale di informazione regionale Mon, 23 Oct 2023 10:14:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg missioni Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/missioni/ 32 32 Celebrata la Veglia in preparazione alla Giornata missionaria mondiale https://www.lavoce.it/celebrata-la-veglia-in-preparazione-alla-giornata-missionaria-mondiale/ https://www.lavoce.it/celebrata-la-veglia-in-preparazione-alla-giornata-missionaria-mondiale/#respond Mon, 23 Oct 2023 10:10:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73742 giornata mondiale missionaria 2023

"Questa sera la nostra chiesa è diventata una basilica in cui ha trovato posto il mondo. Abbiamo sentito le voci del Sud Sudan, di Israele, del Perù e del Kosovo e nell’ascoltarle mi sono chiesto cos’è che fa di questa geografia il nostro mondo? Io credo che sia la scelta di restare con uno sguardo ben preciso anche quando avresti mille motivi per andartene. Lo stare potrebbe essere il contrario della missione, perché la missione viene associata all’andare, ma, come è appena stato ricordato, quanto è importante anche il fermarsi".

Così l’arcivescovo Ivan Maffeis di Perugia-Città della Pieve nel commentare la Parola di Dio pronunciata alla Veglia di preghiera tenutasi nel capoluogo umbro, la sera di venerdì 20 nell’antico Convento francescano in Monteripido, in preparazione alla Giornata missionaria mondiale che la Chiesa ha celebrato domenica 22 ottobre.

Le testimonianze di andare e restare

La veglia ha visto la partecipazione di diversi fedeli, animata da giovani, preceduta dalla cena di solidarietà per le opere missionarie nel refettorio dei Frati minori. È stata promossa dal Centro diocesano missionario diretto da monsignor Orlando Sbicca, per anni in missione in Africa e profondo conoscitore della Terra Santa dove si sarebbe recato in pellegrinaggio a novembre. Molto significative sono state le testimonianze che hanno fatto comprendere l’importanza dell’essere missionario nell’annunciare e concretizzare il Vangelo non limitandosi ad andare ma a restare.

Questo particolare lo si è colto sin dalla prima testimonianza, letta da Anna Maria Federico, animatrice missionaria e coordinatrice della Commissione regionale Ceu per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese, quella del vescovo di Rumbek (Sud Sudan), monsignor Christian Carlassare, che ha subito un attentato restando gambizzato mentre stava per ricevere l’ordinazione episcopale, testimonianza-icona della stessa Giornata missionaria mondiale. È seguita quella di una donna ebrea israeliana impegnata nel processo di pace, letta da monsignor Orlando Sbicca, scritta prima della guerra in corso, ma sempre molto attuale, che crede che ci siano le condizioni nella sua terra, che definisce il paradiso, di poter convivere pacificamente israeliani e palestinesi a partire dai piccoli gesti e isolando gli estremismi di entrambe le parti.

Non sono mancate neppure le testimonianze dirette di due giovani famiglie che si apprestano a tornare in terra di missione, una dell’Operazione Mato Grosso nei villaggi delle Ande peruviane, l’altra responsabile della Casa Caritas in Kosovo.

Cristo compagno di viaggio

Testimonianze che hanno stimolato la riflessione che monsignor Maffeis, in vista della Giornata missionaria mondiale, ha offerto ai presenti.

"Lo stare in missione -ha spiegato- diventa segno di fedeltà ed è solo quando noi stiamo nelle situazioni che le stesse diventano opportunità, luoghi di incontro, diventano strade. Il Papa nel suo messaggio per questa giornata ci ha consegnato: cuore, occhi e piedi. Sono le condizioni per essere discepoli missionari e riguardano ciascuno di noi" .

Ed ammirando il grande espressivo crocifisso del presbiterio della chiesa del Convento di Monteripido, l’arcivescovo ha commentato

"Quanto è bello -ha detto- io credo che non finirò mai di meditarlo, questo Cristo che si fa compagno di viaggio, che si fa vicino senza imporsi e con molta umiltà chiede e accetta lo sfogo, il lamento, il risentimento dei cuori chiusi.

È lo stile del missionario, del discepolo che si fa vicino, che ascolta, che apre le Scritture e dà una chiave di lettura che spalanca e cambia i cuori" .

Al centro della missione l’Eucaristia

"La nostra Veglia è iniziata attorno alla mensa -ha ricordato l’arcivescovo- un segno di condivisione come il condividere il pane eucaristico, l’esistenza, il servizio, la gratuità, la prossimità alla gente. Penso al volto di Chiesa che richiama a questa condivisione e mi ha colpito da subito la nostra Caritas diocesana che inizia la sua attività quotidiana di ascolto, accoglienza e aiuto dignitoso attorno all’Eucaristia e alla preghiera. Questo è aprire gli occhi e avere il cuore caldo, così si arriva al coraggio dei passi a cui si riferisce il Papa".

Il grazie per quanti vanno e restano in missione

"Questa sera -ha detto monsignor Maffeis, avviandosi alla conclusione- diciamo grazie a ciascuno di noi per la testimonianza che si offre con il nostro essere qui in preghiera e diciamo grazie a chi ha accettato di partire per restare accanto a fratelli e sorelle più poveri, per restarci come segno e come strumento della Misericordia di Dio. E le testimonianze appena sentite richiamano ciascuno di noi all’essenziale che è fatto, appunto, di poche cose. Un cuore che arde, uno sguardo aperto, il coraggio dei passi".

Tra i segni della Veglia in preparazione alla Giornata missionaria mondiale quello dell’accensione di cinque ceri di differenti colori posti davanti all’altare a simboleggiare la luce dello Spirito che illumina i cinque continenti, e il mandato missionario consegnato dall’arcivescovo a quanti partono per la missione, tra i quali don Giovanni Marconi, dalla scorsa settimana sacerdote fidei donum in Perù.

La comunità diocesana perugino-pievese vicina alle popolazioni della martoriata Terra Santa

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve non fa mancare la sua vicinanza spirituale e materiale alle popolazioni della martoriata Terra Santa, raccogliendosi in preghiera insieme al suo Pastore, l’arcivescovo Ivan Maffeis, martedì 24 ottobre (alle ore 18), nella Cattedrale di San Lorenzo dove si terrà la celebrazione eucaristica animata dai membri della Sezione Umbria dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro in Gerusalemme.

La Chiesa diocesana è da sempre attenta e solidale con i fratelli e le sorelle che vivono i luoghi in cui ha origine il Cristianesimo, sostenendo nel corso degli anni progetti umanitari volti all’integrazione tra popolazioni di culture e fedi diverse e per lo sviluppo di realtà socio-caritative impegnate anche nell’accoglienza dei pellegrini. A queste realtà saranno devolute le offerte raccolte durante la celebrazione in Cattedrale del 24 ottobre, accogliendo anche l’invito della Custodia di Terra Santa a pregare e digiunare per la pace.

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giornata mondiale missionaria 2023

"Questa sera la nostra chiesa è diventata una basilica in cui ha trovato posto il mondo. Abbiamo sentito le voci del Sud Sudan, di Israele, del Perù e del Kosovo e nell’ascoltarle mi sono chiesto cos’è che fa di questa geografia il nostro mondo? Io credo che sia la scelta di restare con uno sguardo ben preciso anche quando avresti mille motivi per andartene. Lo stare potrebbe essere il contrario della missione, perché la missione viene associata all’andare, ma, come è appena stato ricordato, quanto è importante anche il fermarsi".

Così l’arcivescovo Ivan Maffeis di Perugia-Città della Pieve nel commentare la Parola di Dio pronunciata alla Veglia di preghiera tenutasi nel capoluogo umbro, la sera di venerdì 20 nell’antico Convento francescano in Monteripido, in preparazione alla Giornata missionaria mondiale che la Chiesa ha celebrato domenica 22 ottobre.

Le testimonianze di andare e restare

La veglia ha visto la partecipazione di diversi fedeli, animata da giovani, preceduta dalla cena di solidarietà per le opere missionarie nel refettorio dei Frati minori. È stata promossa dal Centro diocesano missionario diretto da monsignor Orlando Sbicca, per anni in missione in Africa e profondo conoscitore della Terra Santa dove si sarebbe recato in pellegrinaggio a novembre. Molto significative sono state le testimonianze che hanno fatto comprendere l’importanza dell’essere missionario nell’annunciare e concretizzare il Vangelo non limitandosi ad andare ma a restare.

Questo particolare lo si è colto sin dalla prima testimonianza, letta da Anna Maria Federico, animatrice missionaria e coordinatrice della Commissione regionale Ceu per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese, quella del vescovo di Rumbek (Sud Sudan), monsignor Christian Carlassare, che ha subito un attentato restando gambizzato mentre stava per ricevere l’ordinazione episcopale, testimonianza-icona della stessa Giornata missionaria mondiale. È seguita quella di una donna ebrea israeliana impegnata nel processo di pace, letta da monsignor Orlando Sbicca, scritta prima della guerra in corso, ma sempre molto attuale, che crede che ci siano le condizioni nella sua terra, che definisce il paradiso, di poter convivere pacificamente israeliani e palestinesi a partire dai piccoli gesti e isolando gli estremismi di entrambe le parti.

Non sono mancate neppure le testimonianze dirette di due giovani famiglie che si apprestano a tornare in terra di missione, una dell’Operazione Mato Grosso nei villaggi delle Ande peruviane, l’altra responsabile della Casa Caritas in Kosovo.

Cristo compagno di viaggio

Testimonianze che hanno stimolato la riflessione che monsignor Maffeis, in vista della Giornata missionaria mondiale, ha offerto ai presenti.

"Lo stare in missione -ha spiegato- diventa segno di fedeltà ed è solo quando noi stiamo nelle situazioni che le stesse diventano opportunità, luoghi di incontro, diventano strade. Il Papa nel suo messaggio per questa giornata ci ha consegnato: cuore, occhi e piedi. Sono le condizioni per essere discepoli missionari e riguardano ciascuno di noi" .

Ed ammirando il grande espressivo crocifisso del presbiterio della chiesa del Convento di Monteripido, l’arcivescovo ha commentato

"Quanto è bello -ha detto- io credo che non finirò mai di meditarlo, questo Cristo che si fa compagno di viaggio, che si fa vicino senza imporsi e con molta umiltà chiede e accetta lo sfogo, il lamento, il risentimento dei cuori chiusi.

È lo stile del missionario, del discepolo che si fa vicino, che ascolta, che apre le Scritture e dà una chiave di lettura che spalanca e cambia i cuori" .

Al centro della missione l’Eucaristia

"La nostra Veglia è iniziata attorno alla mensa -ha ricordato l’arcivescovo- un segno di condivisione come il condividere il pane eucaristico, l’esistenza, il servizio, la gratuità, la prossimità alla gente. Penso al volto di Chiesa che richiama a questa condivisione e mi ha colpito da subito la nostra Caritas diocesana che inizia la sua attività quotidiana di ascolto, accoglienza e aiuto dignitoso attorno all’Eucaristia e alla preghiera. Questo è aprire gli occhi e avere il cuore caldo, così si arriva al coraggio dei passi a cui si riferisce il Papa".

Il grazie per quanti vanno e restano in missione

"Questa sera -ha detto monsignor Maffeis, avviandosi alla conclusione- diciamo grazie a ciascuno di noi per la testimonianza che si offre con il nostro essere qui in preghiera e diciamo grazie a chi ha accettato di partire per restare accanto a fratelli e sorelle più poveri, per restarci come segno e come strumento della Misericordia di Dio. E le testimonianze appena sentite richiamano ciascuno di noi all’essenziale che è fatto, appunto, di poche cose. Un cuore che arde, uno sguardo aperto, il coraggio dei passi".

Tra i segni della Veglia in preparazione alla Giornata missionaria mondiale quello dell’accensione di cinque ceri di differenti colori posti davanti all’altare a simboleggiare la luce dello Spirito che illumina i cinque continenti, e il mandato missionario consegnato dall’arcivescovo a quanti partono per la missione, tra i quali don Giovanni Marconi, dalla scorsa settimana sacerdote fidei donum in Perù.

La comunità diocesana perugino-pievese vicina alle popolazioni della martoriata Terra Santa

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve non fa mancare la sua vicinanza spirituale e materiale alle popolazioni della martoriata Terra Santa, raccogliendosi in preghiera insieme al suo Pastore, l’arcivescovo Ivan Maffeis, martedì 24 ottobre (alle ore 18), nella Cattedrale di San Lorenzo dove si terrà la celebrazione eucaristica animata dai membri della Sezione Umbria dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro in Gerusalemme.

La Chiesa diocesana è da sempre attenta e solidale con i fratelli e le sorelle che vivono i luoghi in cui ha origine il Cristianesimo, sostenendo nel corso degli anni progetti umanitari volti all’integrazione tra popolazioni di culture e fedi diverse e per lo sviluppo di realtà socio-caritative impegnate anche nell’accoglienza dei pellegrini. A queste realtà saranno devolute le offerte raccolte durante la celebrazione in Cattedrale del 24 ottobre, accogliendo anche l’invito della Custodia di Terra Santa a pregare e digiunare per la pace.

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‘Laudato si’ mi’ Signore’, mostra fotografica e documentaria missionaria https://www.lavoce.it/laudato-si-mi-signore-mostra-fotografica-e-documentaria-missionaria/ https://www.lavoce.it/laudato-si-mi-signore-mostra-fotografica-e-documentaria-missionaria/#respond Tue, 10 Oct 2023 10:02:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73576 Mostra Laudato si’ mi’ Signore

Laudato si’ mi’ Signore è la mostra fotografica e documentaria, di pittura, grafica, scultura allestita da martedì 10 a giovedì 19 ottobre presso le sale espositive del Museo diocesano di Terni. Dedicata alle missioni, alla pace, al tema sacro ed ecologico, è promossa dal Centro Missionario della diocesi, con il patrocinio del Comune e il contributo del Museo diocesano, della San Vincenzo de’ Paoli, associazione Claudio Conti, Arena Alta - missione in Costarica, in occasione dell’ottobre missionario Cuori ardenti piedi in cammino, mese che la chiesa cattolica dedica alle missioni di tutto il mondo. Viene inaugurata martedì 10 ottobre alle ore 16.30 dal vescovo Francesco Soddu, con testimonianze missionarie di varie associazioni, la proiezione del film missionario a cura di Missio e inaugurazione della Bancarella della Solidarietà.

Resterà aperta tutti i giorni, dalle 16.30 alle 19.30.

Laudato si’ mi’ Signore, una rassegna tra arte e fotografia per raccontare la missionarietà

Laudato si’ mi’ Signore, è una rassegna di pittura, scultura, poesia e delle esperienze missionarie espresse dalle tante associazioni che operano in terre di missione, con film e video a testimonianza di coloro che hanno vissuto l’esperienza missionaria ad gentes in varie parti del mondo, e la bancarella della solidarietà per la raccolta di fondi per le missioni. L’iniziativa, che coinvolge vari soggetti che operano in ambito missionario vuole dare risalto al tema della fraternità universale del mese missionario di ottobre, che culminerà con la giornata missionaria mondiale del 22 ottobre, con momenti dedicati alle testimonianze dei missionari mercoledì 11 ottobre alle ore 16.30 padre Fulgenzio Monacelli, missionario in Amazzonia per cinquant'anni, e proiezione dei video sulla missione l’16 ottobre e il 17 ottobre sulla vita e la testimonianza missionaria di Pauline Marie Jaricot (1799-1862), fondatrice dell’Opera della propagazione della Fede.

Il 12 ottobre alle ore 16.30 la conferenza L’umanesimo economico di Papa Francesco nella lotta alla povertà a cura della professoressa Cristina Montesi dell’Università degli Studi di Perugia, dipartimento di Economia. Due pomeriggi saranno dedicati alla poesia e letteratura il 13 e 15 ottobre alle ore 16.30 Parola agli artisti, recital di poesie in vernacolo e in lingua del premio letterario nazionale Logo d’Oro Città di Terni.

Iniziative, che culmineranno  con la veglia di preghiera diocesana per le missioni di sabato 21 ottobre alle ore 21 nella Cattedrale di Terni, presieduta dal vescovo Francesco Soddu.

Un momento importante di comunione della chiesa diocesana, per pregare per le missioni nel mondo, per aprire il cuori di ognuno a quella missione che è ogni giorno nelle strade delle nostre città, oltre che aprire una riflessione e conoscenza della ricchezza di esperienze missionarie portate avanti in questo tempo, con il contributo delle tante associazioni che operano in terre di missione.

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Mostra Laudato si’ mi’ Signore

Laudato si’ mi’ Signore è la mostra fotografica e documentaria, di pittura, grafica, scultura allestita da martedì 10 a giovedì 19 ottobre presso le sale espositive del Museo diocesano di Terni. Dedicata alle missioni, alla pace, al tema sacro ed ecologico, è promossa dal Centro Missionario della diocesi, con il patrocinio del Comune e il contributo del Museo diocesano, della San Vincenzo de’ Paoli, associazione Claudio Conti, Arena Alta - missione in Costarica, in occasione dell’ottobre missionario Cuori ardenti piedi in cammino, mese che la chiesa cattolica dedica alle missioni di tutto il mondo. Viene inaugurata martedì 10 ottobre alle ore 16.30 dal vescovo Francesco Soddu, con testimonianze missionarie di varie associazioni, la proiezione del film missionario a cura di Missio e inaugurazione della Bancarella della Solidarietà.

Resterà aperta tutti i giorni, dalle 16.30 alle 19.30.

Laudato si’ mi’ Signore, una rassegna tra arte e fotografia per raccontare la missionarietà

Laudato si’ mi’ Signore, è una rassegna di pittura, scultura, poesia e delle esperienze missionarie espresse dalle tante associazioni che operano in terre di missione, con film e video a testimonianza di coloro che hanno vissuto l’esperienza missionaria ad gentes in varie parti del mondo, e la bancarella della solidarietà per la raccolta di fondi per le missioni. L’iniziativa, che coinvolge vari soggetti che operano in ambito missionario vuole dare risalto al tema della fraternità universale del mese missionario di ottobre, che culminerà con la giornata missionaria mondiale del 22 ottobre, con momenti dedicati alle testimonianze dei missionari mercoledì 11 ottobre alle ore 16.30 padre Fulgenzio Monacelli, missionario in Amazzonia per cinquant'anni, e proiezione dei video sulla missione l’16 ottobre e il 17 ottobre sulla vita e la testimonianza missionaria di Pauline Marie Jaricot (1799-1862), fondatrice dell’Opera della propagazione della Fede.

Il 12 ottobre alle ore 16.30 la conferenza L’umanesimo economico di Papa Francesco nella lotta alla povertà a cura della professoressa Cristina Montesi dell’Università degli Studi di Perugia, dipartimento di Economia. Due pomeriggi saranno dedicati alla poesia e letteratura il 13 e 15 ottobre alle ore 16.30 Parola agli artisti, recital di poesie in vernacolo e in lingua del premio letterario nazionale Logo d’Oro Città di Terni.

Iniziative, che culmineranno  con la veglia di preghiera diocesana per le missioni di sabato 21 ottobre alle ore 21 nella Cattedrale di Terni, presieduta dal vescovo Francesco Soddu.

Un momento importante di comunione della chiesa diocesana, per pregare per le missioni nel mondo, per aprire il cuori di ognuno a quella missione che è ogni giorno nelle strade delle nostre città, oltre che aprire una riflessione e conoscenza della ricchezza di esperienze missionarie portate avanti in questo tempo, con il contributo delle tante associazioni che operano in terre di missione.

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Celebrazioni ad Amelia per i 500 anni dalla morte di Alessandro Geraldini https://www.lavoce.it/celebrazioni-ad-amelia-per-i-500-anni-dalla-morte-di-alessandro-geraldini/ https://www.lavoce.it/celebrazioni-ad-amelia-per-i-500-anni-dalla-morte-di-alessandro-geraldini/#respond Mon, 28 Aug 2023 14:35:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73144 Alessandro Geraldini

Primo incontro ufficiale ad Amelia nell’ambito delle celebrazioni del Cinquecentenario della morte (1524-2024) di Alessandro Geraldini, primo vescovo residente di Santo Domingo, nato ad Amelia nel 1455, illustre esponente dell’antica casata dei Geraldini.

Il 30 e 31 agosto sarà in visita ad Amelia dell'ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede Luis Emilio Montalvo Arzeno, che sarà accolto in città alle 16.30 dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, Francesco Antonio Soddu, dal sindaco di Amelia Laura Pernazza, dalle autorità civili e militari, con il benvenuto da parte dei tamburini di Contrada Collis.

A seguire la visita alla Basilica Concattedrale di Santa Firmina e Palazzo Geraldini.

Il 31 agosto ci sarà la visita alla Pinacoteca e Museo comunale e alle ore 11.45 a Palazzo Farrattini la conferenza di presentazione del biennio Geraldiniano a cura del professor Edoardo D’Angelo, presidente Comitato Diocesano Geraldiniano, A seguire la colazione con autorità e ospiti presso Sala degli stemmi Palazzo Vescovile Amelia.

"L’ardente spirito missionario del vescovo Geraldini -ricorda monsignor Soddu- lo portò a raggiungere le Americhe mettendosi, come padre e pastore, a servizio del bene umano e spirituale delle popolazioni indigene.

L’auspicio è che la conoscenza del contesto storico, sociale e religioso in cui tanti missionari si sono trovati ad operare, aiuti sempre più la collettività umana nel comune rendimento di grazie a Dio per l’opera e il bene da essi profuso".

In occasione delle celebrazioni del Cinquecentenario è stato costituito un Comitato diocesano, presieduto dal vescovo Soddu e dal professor Edoardo D’Angelo, per rilanciare la conoscenza del vescovo Geraldini, e attraverso questa sollecitare la riflessione e il dibattito su una figura poco nota, ma estremamente importante, sia sotto il profilo operativo e concreto, sia sotto quello simbolico dell’incontro/scontro tra la civiltà europea e quella definita precolombiana all’alba dell’arrivo degli Europei in Centroamerica (1492).

Il comitato, intende promuovere uno sguardo approfondito e prolungato sulla biografia e l’opera di Geraldini, che si caratterizzano proprio per l’apolidismo profondo del protagonista, consentendo di riflettere in maniera consapevole e meno superficialmente ideologizzata su fenomeni complessi e problematici come le migrazioni di massa.

Tra le varie iniziative di commemorazione, è previsto nei primi mesi del 2024, un convegno internazionale dal titolo A 500 anni dalla in America del primo vescovo residente di Santo Domingo, Alessandro Geraldini, che farà il punto sulla sua opera di religioso e politico del XVI secolo, grazie alla partecipazione dei maggiori esperti del personaggio e del periodo storico, tra cui Edoardo D’Angelo dell’Università di Napoli, Stefano Pittaluga dell’Università di Genova, Gerard Gonzalez Germain dell’Università Autonoma di Barcellona, Carmen Gonzalez Vazquez dell’Università Complutense di Madrid, Gabriella Airaldi dell’Università di Genova, Franco Cardini dell’Università di Firenze.

Sempre per il 2024 è, inoltre, in preparazione una mostra sul viaggio del vescovo Geraldini. È poi previsto lo svolgimento di un convegno su L’esperienza pastorale ed evangelizzatrice nelle Americhe, con la partecipazione di rappresentanti religiosi e laici italiani, spagnoli e dominicani. Sono stati altresì avviati i contatti con l’Amministrazione postale per ottenere, nel 2024, l’emanazione di un francobollo commemorativo.

Alessandro Geraldini, una figura di grande rilievo

Alessandro Geraldini sbarcò nell’isola di Santo Domingo il 17 settembre del 1519 e vi morì l’8 marzo 1524. Attivo alla Corte di Ferdinando ed Isabella la Cattolica, Alessandro Geraldini è noto per il suo sostegno a Cristoforo Colombo e per esser stato precettore degli Infanti di Spagna. A lui si deve la costruzione della nuova cattedrale di Santo Domingo, Nostra Signora dell’Incarnazione, oltre alla stesura di numerose opere letterarie, trattati di politica e pedagogia, lettere ad importanti personaggi, tra cui Papa Leone X e l’imperatore Carlo V, ed all’interessante resoconto del suo viaggio e ministero pastorale nelle Antille. La figura di Geraldini si prospetta come di grande rilievo non solo per la storia europea e americana, ma anche di estrema attualità nel delicato tema dei rapporti tra Chiesa cattolica e nativi americani. Geraldini, insieme a figure quali Bartolomeo di Las Casas e Antonio de Montesinos, è tra i primissimi a intuire e denunciare l’imminente genocidio che gli Europei avrebbero procurato tra gli Indios d’America latina.
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Alessandro Geraldini

Primo incontro ufficiale ad Amelia nell’ambito delle celebrazioni del Cinquecentenario della morte (1524-2024) di Alessandro Geraldini, primo vescovo residente di Santo Domingo, nato ad Amelia nel 1455, illustre esponente dell’antica casata dei Geraldini.

Il 30 e 31 agosto sarà in visita ad Amelia dell'ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede Luis Emilio Montalvo Arzeno, che sarà accolto in città alle 16.30 dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, Francesco Antonio Soddu, dal sindaco di Amelia Laura Pernazza, dalle autorità civili e militari, con il benvenuto da parte dei tamburini di Contrada Collis.

A seguire la visita alla Basilica Concattedrale di Santa Firmina e Palazzo Geraldini.

Il 31 agosto ci sarà la visita alla Pinacoteca e Museo comunale e alle ore 11.45 a Palazzo Farrattini la conferenza di presentazione del biennio Geraldiniano a cura del professor Edoardo D’Angelo, presidente Comitato Diocesano Geraldiniano, A seguire la colazione con autorità e ospiti presso Sala degli stemmi Palazzo Vescovile Amelia.

"L’ardente spirito missionario del vescovo Geraldini -ricorda monsignor Soddu- lo portò a raggiungere le Americhe mettendosi, come padre e pastore, a servizio del bene umano e spirituale delle popolazioni indigene.

L’auspicio è che la conoscenza del contesto storico, sociale e religioso in cui tanti missionari si sono trovati ad operare, aiuti sempre più la collettività umana nel comune rendimento di grazie a Dio per l’opera e il bene da essi profuso".

In occasione delle celebrazioni del Cinquecentenario è stato costituito un Comitato diocesano, presieduto dal vescovo Soddu e dal professor Edoardo D’Angelo, per rilanciare la conoscenza del vescovo Geraldini, e attraverso questa sollecitare la riflessione e il dibattito su una figura poco nota, ma estremamente importante, sia sotto il profilo operativo e concreto, sia sotto quello simbolico dell’incontro/scontro tra la civiltà europea e quella definita precolombiana all’alba dell’arrivo degli Europei in Centroamerica (1492).

Il comitato, intende promuovere uno sguardo approfondito e prolungato sulla biografia e l’opera di Geraldini, che si caratterizzano proprio per l’apolidismo profondo del protagonista, consentendo di riflettere in maniera consapevole e meno superficialmente ideologizzata su fenomeni complessi e problematici come le migrazioni di massa.

Tra le varie iniziative di commemorazione, è previsto nei primi mesi del 2024, un convegno internazionale dal titolo A 500 anni dalla in America del primo vescovo residente di Santo Domingo, Alessandro Geraldini, che farà il punto sulla sua opera di religioso e politico del XVI secolo, grazie alla partecipazione dei maggiori esperti del personaggio e del periodo storico, tra cui Edoardo D’Angelo dell’Università di Napoli, Stefano Pittaluga dell’Università di Genova, Gerard Gonzalez Germain dell’Università Autonoma di Barcellona, Carmen Gonzalez Vazquez dell’Università Complutense di Madrid, Gabriella Airaldi dell’Università di Genova, Franco Cardini dell’Università di Firenze.

Sempre per il 2024 è, inoltre, in preparazione una mostra sul viaggio del vescovo Geraldini. È poi previsto lo svolgimento di un convegno su L’esperienza pastorale ed evangelizzatrice nelle Americhe, con la partecipazione di rappresentanti religiosi e laici italiani, spagnoli e dominicani. Sono stati altresì avviati i contatti con l’Amministrazione postale per ottenere, nel 2024, l’emanazione di un francobollo commemorativo.

Alessandro Geraldini, una figura di grande rilievo

Alessandro Geraldini sbarcò nell’isola di Santo Domingo il 17 settembre del 1519 e vi morì l’8 marzo 1524. Attivo alla Corte di Ferdinando ed Isabella la Cattolica, Alessandro Geraldini è noto per il suo sostegno a Cristoforo Colombo e per esser stato precettore degli Infanti di Spagna. A lui si deve la costruzione della nuova cattedrale di Santo Domingo, Nostra Signora dell’Incarnazione, oltre alla stesura di numerose opere letterarie, trattati di politica e pedagogia, lettere ad importanti personaggi, tra cui Papa Leone X e l’imperatore Carlo V, ed all’interessante resoconto del suo viaggio e ministero pastorale nelle Antille. La figura di Geraldini si prospetta come di grande rilievo non solo per la storia europea e americana, ma anche di estrema attualità nel delicato tema dei rapporti tra Chiesa cattolica e nativi americani. Geraldini, insieme a figure quali Bartolomeo di Las Casas e Antonio de Montesinos, è tra i primissimi a intuire e denunciare l’imminente genocidio che gli Europei avrebbero procurato tra gli Indios d’America latina.
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Progetto ‘Caritas Care’ per i bambini della Repubblica Democratica del Congo https://www.lavoce.it/progetto-caritas-care-a-favore-dei-bambini-della-repubblica-democratica-del-congo/ https://www.lavoce.it/progetto-caritas-care-a-favore-dei-bambini-della-repubblica-democratica-del-congo/#respond Fri, 28 Apr 2023 11:54:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71224 progetto caritas care

La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, in collaborazione con l’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, sta portando avanti dalla primavera 2021 un progetto di adozioni a distanza, Caritas Care, per il sostegno dei bambini della Repubblica Democratica del Congo, Paese dove le figlie del beato Pietro Bonilli svolgono una preziosa azione pastorale, sociale ed educativa.

I numeri del Progetto Caritas Care al 31 marzo

Adozioni singole sostenute: 190. Adozioni di classi scolastiche sostenute: 5. Totale benefattori: 117. Totale raccolto: 25.861,57 euro. Alcuni benefattori hanno sostenuto, nel corso dello stesso anno, più di una adozione; altri hanno versato spontaneamente un importo maggiore di quello previsto. Delle 195 adozioni, 57 sono state rinnovate per il secondo anno consecutivo. Con i soldi raccolti e inviati alle Suore della Sacra Famiglia sono già iniziati i lavori di costruzione della nuova scuola nella missione delle religiose.

La quota annua di adozione di un bambino

Per le famiglie è di 120 euro (10 euro al mese); per le parrocchie (che adotteranno una classe) è di 500 euro l’anno. Con l’adozione a distanza, verrà assicurata la possibilità di frequentare la scuola per tutto l’anno, verrà garantito almeno un pasto al giorno e verrà fornito materiale scolastico.

La gratitudine del direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia don Edoardo Rossi

"Sono veramente commosso dalla generosità che la gente della nostra Diocesi ha avuto per i bambini della Repubblica Democratica del Congo e che sono certo proseguirà. Grazie!".

E' questo quanto riferisce il direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia don Edoardo Rossi, dopo i vari colloqui e incontri avuti con la superiora generale delle suore della Sacra Famiglia, madre Paola Sisti, che ha da poco visitato la missione in Congo.

"I bambini e le suore -prosegue il direttore- ci ringraziano per quanto stiamo facendo. La Caritas oltre ad essere impegnata con progetti a sostegno delle fasce deboli della popolazione e all’animazione delle opere-segno sul territorio, interpreta il suo mandato anche proponendo progetti di educazione alla mondialità, in cui rientra anche questo delle adozioni che, nelle scorse domeniche, è stato presentato dai volontari della Caritas in tutte le parrocchie della Diocesi. Appena la situazione nella Repubblica Democratica del Congo sarà migliore, è mia intenzione andare a fare visita alla missione delle Suore della Sacra Famiglia e ai bambini da loro accolti. Intanto, però, dal 1 al 10 luglio prossimi, insieme ad alcuni giovani volontari, andrò in Costa d’Avorio, nell’altra missione africana delle Suore della Sacra Famiglia, per vivere un’esperienza di prossimità nel Dispensario don Pietro Bonilli e nel centro di accoglienza per bambini Arc en Ciel ".

Il video di ringraziamento delle Suore e dei bambini del Congo alla comunità di Spoleto-Norcia

https://youtu.be/1xxPLm6r9gY        ]]>
progetto caritas care

La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, in collaborazione con l’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, sta portando avanti dalla primavera 2021 un progetto di adozioni a distanza, Caritas Care, per il sostegno dei bambini della Repubblica Democratica del Congo, Paese dove le figlie del beato Pietro Bonilli svolgono una preziosa azione pastorale, sociale ed educativa.

I numeri del Progetto Caritas Care al 31 marzo

Adozioni singole sostenute: 190. Adozioni di classi scolastiche sostenute: 5. Totale benefattori: 117. Totale raccolto: 25.861,57 euro. Alcuni benefattori hanno sostenuto, nel corso dello stesso anno, più di una adozione; altri hanno versato spontaneamente un importo maggiore di quello previsto. Delle 195 adozioni, 57 sono state rinnovate per il secondo anno consecutivo. Con i soldi raccolti e inviati alle Suore della Sacra Famiglia sono già iniziati i lavori di costruzione della nuova scuola nella missione delle religiose.

La quota annua di adozione di un bambino

Per le famiglie è di 120 euro (10 euro al mese); per le parrocchie (che adotteranno una classe) è di 500 euro l’anno. Con l’adozione a distanza, verrà assicurata la possibilità di frequentare la scuola per tutto l’anno, verrà garantito almeno un pasto al giorno e verrà fornito materiale scolastico.

La gratitudine del direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia don Edoardo Rossi

"Sono veramente commosso dalla generosità che la gente della nostra Diocesi ha avuto per i bambini della Repubblica Democratica del Congo e che sono certo proseguirà. Grazie!".

E' questo quanto riferisce il direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia don Edoardo Rossi, dopo i vari colloqui e incontri avuti con la superiora generale delle suore della Sacra Famiglia, madre Paola Sisti, che ha da poco visitato la missione in Congo.

"I bambini e le suore -prosegue il direttore- ci ringraziano per quanto stiamo facendo. La Caritas oltre ad essere impegnata con progetti a sostegno delle fasce deboli della popolazione e all’animazione delle opere-segno sul territorio, interpreta il suo mandato anche proponendo progetti di educazione alla mondialità, in cui rientra anche questo delle adozioni che, nelle scorse domeniche, è stato presentato dai volontari della Caritas in tutte le parrocchie della Diocesi. Appena la situazione nella Repubblica Democratica del Congo sarà migliore, è mia intenzione andare a fare visita alla missione delle Suore della Sacra Famiglia e ai bambini da loro accolti. Intanto, però, dal 1 al 10 luglio prossimi, insieme ad alcuni giovani volontari, andrò in Costa d’Avorio, nell’altra missione africana delle Suore della Sacra Famiglia, per vivere un’esperienza di prossimità nel Dispensario don Pietro Bonilli e nel centro di accoglienza per bambini Arc en Ciel ".

Il video di ringraziamento delle Suore e dei bambini del Congo alla comunità di Spoleto-Norcia

https://youtu.be/1xxPLm6r9gY        ]]>
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Giornata dei missionari martiri nel mondo celebrata con una Veglia di preghiera https://www.lavoce.it/giornata-dei-missionari-martiri-nel-mondo-celebrata-con-una-veglia-di-preghiera/ https://www.lavoce.it/giornata-dei-missionari-martiri-nel-mondo-celebrata-con-una-veglia-di-preghiera/#respond Mon, 27 Mar 2023 12:57:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70989 Giornata dei missionari martiri nel mondo 2023

Anche a Perugia è stata celebrata la Giornata dei missionari martiri nel mondo nel ricordo dell’uccisione, nella Cattedrale di San Salvador, dell’arcivescovo san Oscar Romero, il 24 marzo 1980, che ha dato la vita per il Vangelo.

Nel capoluogo umbro, presso il centro parrocchiale Shalom di Santo Spirito, si è tenuta la Veglia di preghiera guidata dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme ai sacerdoti monsignor Orlando Sbicca, direttore dell’Ufficio diocesano per le missioni, monsignor Saulo Scarabattoli, parroco di Santo Spirito, don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, e don Antony Situma, cappellano della comunità anglofona. Nel commentare la Parola di Dio, l’arcivescovo Maffeis, ha ricordato le sue esperienze, maturate durante le visite ai suoi confratelli trentini nel sacerdozio in terra di missione, e la forza che ha ricevuto dal poter condividere le gioie e le speranze, le sofferenze e le attese di questi sacerdoti dediti a testimoniare il Vangelo nelle regioni più remote del mondo.

"Come ci mostra la vita di san Oscar Romero -ha detto monsignor Maffeis- solo il servizio umile e costante per la dignità dell’uomo porta frutto. Siamo tutti chiamati ad aprire il cuore ed a sentirci parte della Chiesa che è nel mondo".

La veglia è stata preceduta dalla cena povera (a base di riso e patate), per sostenere i ragazzi del Centro Kay Chal dove ha lavorato per tanti anni suor Luisa Dall’Orto, uccisa ad Haiti lo scorso 22 giugno.

"Sono fanciulli che hanno sofferto sia per il terremoto del 2010 che per le successive violenze e distruzioni da parte di bande armate".

A  sottolinearlo, a margine della veglia in occasione della Giornata dei missionari martiri nel mondo, è stata Anna Maria Federico, responsabile del Centro missionario umbro e operatrice dell’Ufficio diocesano missionario di Perugia.

"Con questa celebrazione così intensa e partecipata -ha commentato- abbiamo tutti sentito di essere Chiesa viva e sperimentato che l’animazione missionaria, a partire da quella parrocchiale, è un valore aggiunto che ci fa crescere tutti".

Come segno di speranza che non muore mai, nemmeno in terra di missione, sono stati deposti ai piedi dell’altare i ceri accesi dall’arcivescovo con i colori dei cinque continenti insieme a cinque vasetti di grano germogliato.

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Giornata dei missionari martiri nel mondo 2023

Anche a Perugia è stata celebrata la Giornata dei missionari martiri nel mondo nel ricordo dell’uccisione, nella Cattedrale di San Salvador, dell’arcivescovo san Oscar Romero, il 24 marzo 1980, che ha dato la vita per il Vangelo.

Nel capoluogo umbro, presso il centro parrocchiale Shalom di Santo Spirito, si è tenuta la Veglia di preghiera guidata dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme ai sacerdoti monsignor Orlando Sbicca, direttore dell’Ufficio diocesano per le missioni, monsignor Saulo Scarabattoli, parroco di Santo Spirito, don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, e don Antony Situma, cappellano della comunità anglofona. Nel commentare la Parola di Dio, l’arcivescovo Maffeis, ha ricordato le sue esperienze, maturate durante le visite ai suoi confratelli trentini nel sacerdozio in terra di missione, e la forza che ha ricevuto dal poter condividere le gioie e le speranze, le sofferenze e le attese di questi sacerdoti dediti a testimoniare il Vangelo nelle regioni più remote del mondo.

"Come ci mostra la vita di san Oscar Romero -ha detto monsignor Maffeis- solo il servizio umile e costante per la dignità dell’uomo porta frutto. Siamo tutti chiamati ad aprire il cuore ed a sentirci parte della Chiesa che è nel mondo".

La veglia è stata preceduta dalla cena povera (a base di riso e patate), per sostenere i ragazzi del Centro Kay Chal dove ha lavorato per tanti anni suor Luisa Dall’Orto, uccisa ad Haiti lo scorso 22 giugno.

"Sono fanciulli che hanno sofferto sia per il terremoto del 2010 che per le successive violenze e distruzioni da parte di bande armate".

A  sottolinearlo, a margine della veglia in occasione della Giornata dei missionari martiri nel mondo, è stata Anna Maria Federico, responsabile del Centro missionario umbro e operatrice dell’Ufficio diocesano missionario di Perugia.

"Con questa celebrazione così intensa e partecipata -ha commentato- abbiamo tutti sentito di essere Chiesa viva e sperimentato che l’animazione missionaria, a partire da quella parrocchiale, è un valore aggiunto che ci fa crescere tutti".

Come segno di speranza che non muore mai, nemmeno in terra di missione, sono stati deposti ai piedi dell’altare i ceri accesi dall’arcivescovo con i colori dei cinque continenti insieme a cinque vasetti di grano germogliato.

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Veglia di preghiera per celebrare la Giornata dei missionari martiri nel mondo https://www.lavoce.it/veglia-di-preghiera-per-celebrare-la-giornata-dei-missionari-martiri-nel-mondo/ https://www.lavoce.it/veglia-di-preghiera-per-celebrare-la-giornata-dei-missionari-martiri-nel-mondo/#respond Tue, 21 Mar 2023 16:30:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70888 giornata missionari martiri 2023

È sempre particolarmente sentita e partecipata nella comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve la Veglia di preghiera promossa in occasione dell’annuale Giornata dei missionari martiri nel mondo, in programma venerdì sera 24 marzo (ore 21), nel capoluogo umbro, presso la chiesa del centro parrocchiale Shalom di Santo Spirito, in via Quieta. La veglia, guidata dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme a sacerdoti, diaconi e seminaristi, sarà preceduta dalla cena del povero preparata e servita dall’equipe missionaria diocesana, i cui proventi andranno a sostenere le opere missionarie attive nelle aree del mondo dove la vita di missione è più a rischio. "Pregheremo per tutti coloro che nel mondo vengono uccisi e perseguitati per la loro fede". A dirlo è monsignor Orlando Sbicca, direttore dell’Ufficio diocesano missionario, ricordando che, nel 2022 i missionari martiri sono stati diciotto, di cui due italiane. "Si tratta -spiega- di suor Luisa Dell’Orto, Piccola Sorella del Vangelo, assassinata, il 25 giugno, in un agguato tra i vicoli della capitale di Haiti, e di suor Maria De Coppi, missionaria comboniana, uccisa in Mozambico, il 6 settembre, nel corso di un’azione terroristica. Entrambe spendevano l’intera vita rispondendo ai bisogni di due popoli, martoriati da guerre, calamità, criminalità e soprusi. Testimoniare il Vangelo in terra di missione -commenta il direttore dell’Ufficio diocesano missionario- è sempre più a repentaglio. Basti pensare che negli ultimi venti anni sono stati assassinati 526 tra sacerdoti, religiosi, religiose, laici e laiche". Questa significativa giornata è stata istituita, nel 1993, da Missio Giovani, il movimento giovanile missionario della direzione nazionale italiana delle Pontificie Opere Missionarie, in memoria del martirio dell’arcivescovo di San Salvador, Oscar Romero, avvenuto il 24 marzo 1980.Un pastore che senza esitazione si era posto a fianco del popolo salvadoregno, oppresso da un regime elitario incurante della sorte dei più poveri e dei lavoratori. "Quest’anno lo slogan scelto da Missio Giovani -annuncia don Orlando Sbicca- è Di me sarete testimoni (At 1,8), espressione che riprende il tema della Giornata missionaria mondiale dell’ottobre scorso". Ed è sempre don Orlando, sacerdote che da giovane andò missionario in Burundi, a rivolgere a nome dell’equipe diocesana l’appello-invito, soprattutto ai giovani, a partecipare numerosi alla veglia di preghiera, occasione anche di riflessione e di approfondimento dell’impegno missionario della Chiesa.  ]]>
giornata missionari martiri 2023

È sempre particolarmente sentita e partecipata nella comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve la Veglia di preghiera promossa in occasione dell’annuale Giornata dei missionari martiri nel mondo, in programma venerdì sera 24 marzo (ore 21), nel capoluogo umbro, presso la chiesa del centro parrocchiale Shalom di Santo Spirito, in via Quieta. La veglia, guidata dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme a sacerdoti, diaconi e seminaristi, sarà preceduta dalla cena del povero preparata e servita dall’equipe missionaria diocesana, i cui proventi andranno a sostenere le opere missionarie attive nelle aree del mondo dove la vita di missione è più a rischio. "Pregheremo per tutti coloro che nel mondo vengono uccisi e perseguitati per la loro fede". A dirlo è monsignor Orlando Sbicca, direttore dell’Ufficio diocesano missionario, ricordando che, nel 2022 i missionari martiri sono stati diciotto, di cui due italiane. "Si tratta -spiega- di suor Luisa Dell’Orto, Piccola Sorella del Vangelo, assassinata, il 25 giugno, in un agguato tra i vicoli della capitale di Haiti, e di suor Maria De Coppi, missionaria comboniana, uccisa in Mozambico, il 6 settembre, nel corso di un’azione terroristica. Entrambe spendevano l’intera vita rispondendo ai bisogni di due popoli, martoriati da guerre, calamità, criminalità e soprusi. Testimoniare il Vangelo in terra di missione -commenta il direttore dell’Ufficio diocesano missionario- è sempre più a repentaglio. Basti pensare che negli ultimi venti anni sono stati assassinati 526 tra sacerdoti, religiosi, religiose, laici e laiche". Questa significativa giornata è stata istituita, nel 1993, da Missio Giovani, il movimento giovanile missionario della direzione nazionale italiana delle Pontificie Opere Missionarie, in memoria del martirio dell’arcivescovo di San Salvador, Oscar Romero, avvenuto il 24 marzo 1980.Un pastore che senza esitazione si era posto a fianco del popolo salvadoregno, oppresso da un regime elitario incurante della sorte dei più poveri e dei lavoratori. "Quest’anno lo slogan scelto da Missio Giovani -annuncia don Orlando Sbicca- è Di me sarete testimoni (At 1,8), espressione che riprende il tema della Giornata missionaria mondiale dell’ottobre scorso". Ed è sempre don Orlando, sacerdote che da giovane andò missionario in Burundi, a rivolgere a nome dell’equipe diocesana l’appello-invito, soprattutto ai giovani, a partecipare numerosi alla veglia di preghiera, occasione anche di riflessione e di approfondimento dell’impegno missionario della Chiesa.  ]]>
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Veglia di preghiera celebrata a Perugia in memoria dei missionari martiri https://www.lavoce.it/veglia-di-preghiera-celebrata-a-perugia-in-memoria-dei-missionari-martiri/ Fri, 25 Mar 2022 11:39:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65751 missionari martiri

Si è tenuta a Perugia, nella serata del 24 marzo, presso complesso parrocchiale San Giovanni Paolo II di Prepo, la Veglia di preghiera per la XXX Giornata in memoria dei missionari martiri, guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme a monsignor Orlando Sbicca, direttore del Centro missionario diocesano.

Promossa ogni anno dal Centro missionario dell'Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, la veglia ha avuto come momento centrale il ricordo dei ventidue missionari uccisi nel 2021, ricordati ciascuno con il proprio nome da monsignor Sbicca.

Il martirio è nel Dna del missionario

"Il martirio è nel Dna del missionario -ha detto il sacerdote introducendo la veglia e ricordando le tre persone uccise in una notte quando lui era missionario in Burundi- Ma questa sera -ha aggiunto- pregheremo anche per questa esperienza drammatica di questa maledetta guerra, pregheremo affinché i popoli trovino la pace".

La testimonianza

 Altro momento centrale della Veglia, in cui si sono alternate letture bibliche con preghiere di intercessione, è stata la testimonianza video, introdotta da Elena di Perugia, sulla vita di uno dei ventidue martiri: Nadia de Munari, di Vicenza, che aveva scelto di condividere la vita dei poveri in Perù lavorando come volontaria nelle realtà dell'Operazione Mato Grosso, e per questo conosciuta anche in Umbria. Negli ultimi anni Nadia era scesa dai villaggi della montagna peruviana per gestire sei asili nido che monsignor Ugo de Censi aveva voluto realizzare nel deserto dove vivono in estrema povertà i contadini, anch’essi scesi dalla montagna per cercare in città un lavoro e una vita migliore. Ma in pochi anni la città è passata da ottanta mila abitanti a un milione e duecento mila, con una forte espansione nel deserto dove non ci sono né acqua né servizi e le case non sono altro che pochi metri quadrati di deserto recintati con stuoie. Proprio lì gli asili accolgono e danno una educazione a bambini che altrimenti non avrebbero nulla. Nadia è morta a cinquant'anni in Perù, in ospedale, il 24 aprile 2021, a Nuevo Chimboté, due giorni dopo un'aggressione subita per rubarle il telefono di poco valore.

Il ricordo del cardinale

 Bassetti ha ringraziato tutti per l'impegno e per la partecipazione alla veglia, ed ha ricordato con emozione la prima volta che ha sentito parlare di Nadia de Munari.

"Non ho conosciuto Nadia de Munari, ma quando morì ricevetti in Cei un gruppo di coloro che l’avevano conosciuta, persone che sono state anche i testimoni della sua vita davvero segnata dalla presenza del Signore. La presenza di Dio nella nostra vita non ci toglie i problemi, anzi ce l’aumenta, umanamente parlando. Chi crede che il Signore sia un sonnifero per stare più tranquilli, ha sbagliato indirizzo, non è questa la vita cristiana, perché la vita cristiana è seguire Cristo e seguirlo in tutta la sua esperienza fino alla Croce, quindi fino al martirio che è sempre fecondo di vita. Per me fu un momento molto forte quella mattina in cui ascoltai le loro esperienze e stasera è stata una particolare emozione quando l'ho rivista nel filmato".

Il sangue dei martiri, il sangue di Cristo

Il cardinale ha proseguito ricordando un'altra sua esperienza definita, dallo stesso Bassetti, forse ancora più drammatica per me.

"Una delle cose che mi ha impressionato di più nella mia vita è stata la visita in Sri Lanka a Colombo. Ero da poco presidente della Cei, e ci andai dopo che la mattina di Pasqua era avvenuto in tre chiese quel terribile eccidio con la morte di duecentottantacinque persone. Le chiese erano ancora imbrattate di sangue e mi ha colpito particolarmente il volto di una Madonna tutto insanguinato. Si vedevano ancora i segni della devastazione e il martirio di quelle persone che a Pasqua erano lì a far festa per il Signore risorto. Quando la sera ho celebrato la messa, mi pareva di vedere dentro quel Calice consacrato non soltanto il sangue di Gesù, ma anche il sangue di tutti questi fratelli e sorelle innocenti".

La fede sia davvero contagiosa

"Noi siamo debitori nei loro confronti -ha commentato il cardinale avviandosi alla conclusione- Il ricordo dei martiri nella Chiesa, che poi sono i martiri anche per tutta l'umanità, non si può mai risolvere soltanto in un ricordo, in una commemorazione, ma dobbiamo tener vivo che dopo Cristo, che ha dato per noi il suo sangue, c'è una serie infinita di uomini e di donne che per lo stesso motivo hanno pagato con la loro vita. Diceva Tertulliano: il sangue dei Martiri è il seme dei cristiani; quindi anche il seme della nostra fede, della nostra vita spirituale, della nostra testimonianza. Mi raccomando, testimoniamo con gioia la nostra fede, sia davvero una fede contagiosa la nostra".

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missionari martiri

Si è tenuta a Perugia, nella serata del 24 marzo, presso complesso parrocchiale San Giovanni Paolo II di Prepo, la Veglia di preghiera per la XXX Giornata in memoria dei missionari martiri, guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme a monsignor Orlando Sbicca, direttore del Centro missionario diocesano.

Promossa ogni anno dal Centro missionario dell'Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, la veglia ha avuto come momento centrale il ricordo dei ventidue missionari uccisi nel 2021, ricordati ciascuno con il proprio nome da monsignor Sbicca.

Il martirio è nel Dna del missionario

"Il martirio è nel Dna del missionario -ha detto il sacerdote introducendo la veglia e ricordando le tre persone uccise in una notte quando lui era missionario in Burundi- Ma questa sera -ha aggiunto- pregheremo anche per questa esperienza drammatica di questa maledetta guerra, pregheremo affinché i popoli trovino la pace".

La testimonianza

 Altro momento centrale della Veglia, in cui si sono alternate letture bibliche con preghiere di intercessione, è stata la testimonianza video, introdotta da Elena di Perugia, sulla vita di uno dei ventidue martiri: Nadia de Munari, di Vicenza, che aveva scelto di condividere la vita dei poveri in Perù lavorando come volontaria nelle realtà dell'Operazione Mato Grosso, e per questo conosciuta anche in Umbria. Negli ultimi anni Nadia era scesa dai villaggi della montagna peruviana per gestire sei asili nido che monsignor Ugo de Censi aveva voluto realizzare nel deserto dove vivono in estrema povertà i contadini, anch’essi scesi dalla montagna per cercare in città un lavoro e una vita migliore. Ma in pochi anni la città è passata da ottanta mila abitanti a un milione e duecento mila, con una forte espansione nel deserto dove non ci sono né acqua né servizi e le case non sono altro che pochi metri quadrati di deserto recintati con stuoie. Proprio lì gli asili accolgono e danno una educazione a bambini che altrimenti non avrebbero nulla. Nadia è morta a cinquant'anni in Perù, in ospedale, il 24 aprile 2021, a Nuevo Chimboté, due giorni dopo un'aggressione subita per rubarle il telefono di poco valore.

Il ricordo del cardinale

 Bassetti ha ringraziato tutti per l'impegno e per la partecipazione alla veglia, ed ha ricordato con emozione la prima volta che ha sentito parlare di Nadia de Munari.

"Non ho conosciuto Nadia de Munari, ma quando morì ricevetti in Cei un gruppo di coloro che l’avevano conosciuta, persone che sono state anche i testimoni della sua vita davvero segnata dalla presenza del Signore. La presenza di Dio nella nostra vita non ci toglie i problemi, anzi ce l’aumenta, umanamente parlando. Chi crede che il Signore sia un sonnifero per stare più tranquilli, ha sbagliato indirizzo, non è questa la vita cristiana, perché la vita cristiana è seguire Cristo e seguirlo in tutta la sua esperienza fino alla Croce, quindi fino al martirio che è sempre fecondo di vita. Per me fu un momento molto forte quella mattina in cui ascoltai le loro esperienze e stasera è stata una particolare emozione quando l'ho rivista nel filmato".

Il sangue dei martiri, il sangue di Cristo

Il cardinale ha proseguito ricordando un'altra sua esperienza definita, dallo stesso Bassetti, forse ancora più drammatica per me.

"Una delle cose che mi ha impressionato di più nella mia vita è stata la visita in Sri Lanka a Colombo. Ero da poco presidente della Cei, e ci andai dopo che la mattina di Pasqua era avvenuto in tre chiese quel terribile eccidio con la morte di duecentottantacinque persone. Le chiese erano ancora imbrattate di sangue e mi ha colpito particolarmente il volto di una Madonna tutto insanguinato. Si vedevano ancora i segni della devastazione e il martirio di quelle persone che a Pasqua erano lì a far festa per il Signore risorto. Quando la sera ho celebrato la messa, mi pareva di vedere dentro quel Calice consacrato non soltanto il sangue di Gesù, ma anche il sangue di tutti questi fratelli e sorelle innocenti".

La fede sia davvero contagiosa

"Noi siamo debitori nei loro confronti -ha commentato il cardinale avviandosi alla conclusione- Il ricordo dei martiri nella Chiesa, che poi sono i martiri anche per tutta l'umanità, non si può mai risolvere soltanto in un ricordo, in una commemorazione, ma dobbiamo tener vivo che dopo Cristo, che ha dato per noi il suo sangue, c'è una serie infinita di uomini e di donne che per lo stesso motivo hanno pagato con la loro vita. Diceva Tertulliano: il sangue dei Martiri è il seme dei cristiani; quindi anche il seme della nostra fede, della nostra vita spirituale, della nostra testimonianza. Mi raccomando, testimoniamo con gioia la nostra fede, sia davvero una fede contagiosa la nostra".

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Veglia di preghiera per la XXX Giornata in memoria dei missionari martiri https://www.lavoce.it/veglia-di-preghiera-per-la-xxx-giornata-in-memoria-dei-missionari-martiri/ Mon, 21 Mar 2022 13:57:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=65685 La locandina della veglia di preghiera per la XXX Giornata in memoria dei missionari martiri

Giovedì 24 marzo ricorre la XXX Giornata in memoria dei missionari martiri dedicata al tema Voce del Verbo. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides sono stati uccisi nel mondo, nel 2021, ventidue missionari: tredici sacerdoti,  un religioso, due religiose, sei laici. Riguardo alla ripartizione per continenti, il numero più elevato si registra in Africa con undici vittime (sette sacerdoti, due suore e due laici), seguita dall’America con sette (quattro preti, un religioso e due laici), l’Asia con tre (un prete e due laici) e l’Europa con una vittima (un sacerdote)

Giornata di digiuno e preghiera

Nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve questa Giornata sarà celebrata il 24 marzo, alle ore 21, con la veglia di preghiera presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti nel nuovo complesso parrocchiale San Giovanni Paolo II di Prepo.

"Sarà una giornata di digiuno e di preghiera -annuncia monsignor Orlando Sbicca, direttore del Centro missionario diocesano- Ogni anno, durante la Quaresima, siamo invitati a ricordare con questa celebrazione, iniziata nel 1991, le donne e gli uomini che spendono la propria vita per la causa del Vangelo".

Perché il 24 marzo

"La scelta della data -ricorda monsignor Sbicca- non è affatto casuale: il 24 marzo del 1980 l’arcivescovo Oscar Romero veniva assassinato a San Salvador da militari suoi connazionali, fedeli al regime. La ragione del martirio del Santo de America era proprio la vicinanza agli ultimi, ai salvadoregni schiacciati da un sistema di protezione delle élite a guida del Paese, che operava soprusi sul popolo contadino e operaio. Papa Francesco, nel 2018, ha proclamato ufficialmente santo il vescovo Romero".

Voce del Verbo

Soffermandosi sul tema di questa XXX Giornata in memoria dei missionari martiri, il direttore del Centro missionario di Perugia sottolinea che la voce dei martiri, che è Voce del Verbo, del Dio fattosi uomo per manifestare la sua vicinanza alla fragilità della vita, diventa da sempre seme, germoglio per le comunità cristiane.

Maggiore impegno missionario

Nell’occasione dell’imminente giornata in ricordo dei missionari martiri, monsignor Sbicca, che è stato per diversi anni in missione in Burundi, esorta parroci e comunità parrocchiali ad un maggiore impegno missionario, perché, ricorda, non è un accessorio.

"La missione -spiega il sacerdote- va riportata nel cuore della Chiesa, come suo atto generativo, primario".

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La locandina della veglia di preghiera per la XXX Giornata in memoria dei missionari martiri

Giovedì 24 marzo ricorre la XXX Giornata in memoria dei missionari martiri dedicata al tema Voce del Verbo. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides sono stati uccisi nel mondo, nel 2021, ventidue missionari: tredici sacerdoti,  un religioso, due religiose, sei laici. Riguardo alla ripartizione per continenti, il numero più elevato si registra in Africa con undici vittime (sette sacerdoti, due suore e due laici), seguita dall’America con sette (quattro preti, un religioso e due laici), l’Asia con tre (un prete e due laici) e l’Europa con una vittima (un sacerdote)

Giornata di digiuno e preghiera

Nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve questa Giornata sarà celebrata il 24 marzo, alle ore 21, con la veglia di preghiera presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti nel nuovo complesso parrocchiale San Giovanni Paolo II di Prepo.

"Sarà una giornata di digiuno e di preghiera -annuncia monsignor Orlando Sbicca, direttore del Centro missionario diocesano- Ogni anno, durante la Quaresima, siamo invitati a ricordare con questa celebrazione, iniziata nel 1991, le donne e gli uomini che spendono la propria vita per la causa del Vangelo".

Perché il 24 marzo

"La scelta della data -ricorda monsignor Sbicca- non è affatto casuale: il 24 marzo del 1980 l’arcivescovo Oscar Romero veniva assassinato a San Salvador da militari suoi connazionali, fedeli al regime. La ragione del martirio del Santo de America era proprio la vicinanza agli ultimi, ai salvadoregni schiacciati da un sistema di protezione delle élite a guida del Paese, che operava soprusi sul popolo contadino e operaio. Papa Francesco, nel 2018, ha proclamato ufficialmente santo il vescovo Romero".

Voce del Verbo

Soffermandosi sul tema di questa XXX Giornata in memoria dei missionari martiri, il direttore del Centro missionario di Perugia sottolinea che la voce dei martiri, che è Voce del Verbo, del Dio fattosi uomo per manifestare la sua vicinanza alla fragilità della vita, diventa da sempre seme, germoglio per le comunità cristiane.

Maggiore impegno missionario

Nell’occasione dell’imminente giornata in ricordo dei missionari martiri, monsignor Sbicca, che è stato per diversi anni in missione in Burundi, esorta parroci e comunità parrocchiali ad un maggiore impegno missionario, perché, ricorda, non è un accessorio.

"La missione -spiega il sacerdote- va riportata nel cuore della Chiesa, come suo atto generativo, primario".

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È di Foligno suor Berti, la religiosa espulsa dall’Iran a 75 anni https://www.lavoce.it/e-di-foligno-suor-berti-la-religiosa-espulsa-dalliran-a-75-anni/ Sat, 12 Jun 2021 16:26:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61004

È umbra, precisamente di Foligno, suor Giuseppina Berti, la suora settantacinquenne che dovrà lasciare l’Iran nei prossimi giorni perché non le è stato rinnovato il visto. Suor Giuseppina mancava da tanto tempo dalla sua città, e anche quando veniva era sempre molto riservata sulla sua vita in Iran.

La notizia dell'espulsione

Suor Berti, scriveva ieri l'Agenzia Vaticana su sito Vatican News., «per 26 anni ha lavorato nel lebbrosario di Tabriz e  ora da pensionata vive ad Ispahan nella casa della Congregazione delle Figlie della Carità”. “La sua partenza - aggiunge - renderà difficile la permanenza dell’altra consorella, l’austriaca suor Fabiola Weiss, 77 anni, 38 dei quali dedicati ai poveri e ai malati del lebbrosario, alla quale invece il rinnovo del permesso di soggiorno è stato concesso per un altro anno. Le due religiose, che hanno dedicato la vita ai malati del Paese, senza distinzioni di appartenenza religiosa o etnica, si vedono costrette ad abbandonare la casa della Congregazione, costruita nel 1937. In Ispahan, le Figlie della Carità si erano dedicate per anni all’istruzione e alla formazione dei giovani. Va ricordato anche il loro impegno a favore di centinaia di bambini polacchi, rifugiati e orfani di guerra, giunti in Iran nella primavera del 1942. Infatti nella città, le religiose gestivano una grande scuola, confiscata poi dopo la rivoluzione del 1979. Negli ultimi anni, le due suore non svolgevano alcuna attività esterna, per evitare di essere accusate di fare proselitismo.

La Chiesa cattolica in Iran

La casa delle suore è attualmente l’unica realtà della Chiesa cattolica latina a Ispahan e la loro cappella, costruita nel 1939 è sede della Parrocchia “Vergine Potente”, che viene messa occasionalmente a disposizione dei visitatori per la celebrazione della Messa. Questa è la realtà attuale della Chiesa cattolica in Iran: due arcidiocesi assiro-caldee  di Tehran-Ahwaz e Urmia-Salmas, che hanno un vescovo e quattro sacerdoti (nell’estate del 2019 anche l’amministratore patriarcale di Teheran dei Caldei, Ramzi Garmou, si è visto negare il rinnovo del visto e non ha più potuto ritornare nel Paese); una diocesi armena nella quale vi è soltanto il vescovo e l’arcidiocesi latina che al momento non ha alcun sacerdote e aspetta l’arrivo del suo nuovo pastore recentemente nominato, monsignor Dominique Mathieu.  Per quanto riguarda la presenza religiosa, nel Paese operano le Figlie della Carità, con tre suore a Teheran e le due suore a Ispahan. Ci sono inoltre due laiche consacrate. I fedeli sono complessivamente circa 3.000.

L'augurio di Vatican News

Con la partenza delle religiose si verrebbe a perdere definitivamente la presenza della Chiesa cattolica latina a Ispahan. Nel 2016, sempre nella città di Ispahan, era stata confiscata la casa dei Padri Lazzaristi. C’è da augurarsi - conclude VaticaNews - che le autorità iraniane tornino sui loro passi e riconsiderino la decisione presa, permettendo alle suore di concludere la loro vita in questa terra che hanno tanto amato e servito con sacrificio e dedizione».]]>

È umbra, precisamente di Foligno, suor Giuseppina Berti, la suora settantacinquenne che dovrà lasciare l’Iran nei prossimi giorni perché non le è stato rinnovato il visto. Suor Giuseppina mancava da tanto tempo dalla sua città, e anche quando veniva era sempre molto riservata sulla sua vita in Iran.

La notizia dell'espulsione

Suor Berti, scriveva ieri l'Agenzia Vaticana su sito Vatican News., «per 26 anni ha lavorato nel lebbrosario di Tabriz e  ora da pensionata vive ad Ispahan nella casa della Congregazione delle Figlie della Carità”. “La sua partenza - aggiunge - renderà difficile la permanenza dell’altra consorella, l’austriaca suor Fabiola Weiss, 77 anni, 38 dei quali dedicati ai poveri e ai malati del lebbrosario, alla quale invece il rinnovo del permesso di soggiorno è stato concesso per un altro anno. Le due religiose, che hanno dedicato la vita ai malati del Paese, senza distinzioni di appartenenza religiosa o etnica, si vedono costrette ad abbandonare la casa della Congregazione, costruita nel 1937. In Ispahan, le Figlie della Carità si erano dedicate per anni all’istruzione e alla formazione dei giovani. Va ricordato anche il loro impegno a favore di centinaia di bambini polacchi, rifugiati e orfani di guerra, giunti in Iran nella primavera del 1942. Infatti nella città, le religiose gestivano una grande scuola, confiscata poi dopo la rivoluzione del 1979. Negli ultimi anni, le due suore non svolgevano alcuna attività esterna, per evitare di essere accusate di fare proselitismo.

La Chiesa cattolica in Iran

La casa delle suore è attualmente l’unica realtà della Chiesa cattolica latina a Ispahan e la loro cappella, costruita nel 1939 è sede della Parrocchia “Vergine Potente”, che viene messa occasionalmente a disposizione dei visitatori per la celebrazione della Messa. Questa è la realtà attuale della Chiesa cattolica in Iran: due arcidiocesi assiro-caldee  di Tehran-Ahwaz e Urmia-Salmas, che hanno un vescovo e quattro sacerdoti (nell’estate del 2019 anche l’amministratore patriarcale di Teheran dei Caldei, Ramzi Garmou, si è visto negare il rinnovo del visto e non ha più potuto ritornare nel Paese); una diocesi armena nella quale vi è soltanto il vescovo e l’arcidiocesi latina che al momento non ha alcun sacerdote e aspetta l’arrivo del suo nuovo pastore recentemente nominato, monsignor Dominique Mathieu.  Per quanto riguarda la presenza religiosa, nel Paese operano le Figlie della Carità, con tre suore a Teheran e le due suore a Ispahan. Ci sono inoltre due laiche consacrate. I fedeli sono complessivamente circa 3.000.

L'augurio di Vatican News

Con la partenza delle religiose si verrebbe a perdere definitivamente la presenza della Chiesa cattolica latina a Ispahan. Nel 2016, sempre nella città di Ispahan, era stata confiscata la casa dei Padri Lazzaristi. C’è da augurarsi - conclude VaticaNews - che le autorità iraniane tornino sui loro passi e riconsiderino la decisione presa, permettendo alle suore di concludere la loro vita in questa terra che hanno tanto amato e servito con sacrificio e dedizione».]]>
Il Centro missionario diocesano ricorda la volontaria Nadia De Munari uccisa in Perù https://www.lavoce.it/il-centro-missionario-diocesano-ricorda-la-volontaria-nadia-de-munari-uccisa-in-peru/ Wed, 28 Apr 2021 08:41:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60347 nadia de munari

La notizia dell’uccisione in Perù della missionaria laica Nadia De Munari dell’Operazione Mato Grosso (OMG) ha scosso anche la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve. L’equipe del Centro missionario diocesano aveva conosciuto Nadia attraverso gli amici dell’OMG perugino-pievese, in primis i coniugi Diana Santi e Pippo Fiori che nel capoluogo umbro hanno dato vita all’Operazione a partire dagli anni ’70.

A Chimbote, dove è avvenuto l’efferato delitto, hanno fatto esperienza missionaria diverse giovani famiglie perugino-pievesi alla scuola della carità e missione di padre Ugo De Censi, cofondatore dell’OMG, collaborando con Nadia molto impegnata nelle scuole d’infanzia per bambini in gravi difficoltà.

Una rete di preghiera comune

"La scomparsa in modo così violento della volontaria Nadia De Munari -commenta Anna Maria Federico, incaricata regionale dell’Ufficio missionario della Ceu e membro del Centro missionario di Perugia- ci ha scosso tantissimo e come un tam tam ha raggiunto tutti i membri del nostro Centro. Questo sia per l’amicizia fraterna che abbiamo con dell’Operazione Mato Grosso, ma anche perché tutte le settimane, il mercoledì pomeriggio, nella chiesetta del Collandone in corso Vannucci, si svolge la preghiera (ora anche visibile su Facebook) per i missionari ed i cristiani perseguitati nel mondo. E’ un segno vivo di comunione che sentiamo molto intensamente e che in questo tempo di pandemia ci rafforza ancor di più nella comunione con la Chiesa universale.

Come Centro missionario diocesano-annuncia Anna Maria Federico- proponiamo di attivare una rete di preghiera comune, anche a partire dal 28 aprile (noi faremo adorazione missionaria nella chiesetta del Collandone dalle ore 17.45 alle 18.45) che ci faccia sperimentare che siano davvero una comunità viva e alla ricerca del bene comune, come ci dice il papa Francesco nella enciclica Fratelli Tutti. Nel nostro intimo siamo certi che Nadia sia in Cielo con padre Ugo de Censi, padre Daniele Badiali, Giulio Rocca e tanti missionari che hanno dato la vita per i fratelli e che veglierà con amore su tutti i suoi bambini e ragazzi di Chimbote".

Piccoli semi di Speranza

"La testimonianza cristiana di Nadia De Munari e quella di tanti volontari e famiglie anche perugine dell’OMG che stanno vivendo quotidianamente in Perù, in Equador ed in Bolivia -conclude Anna Maria Federico- sono piccoli semi di Speranza e di forza che non possiamo dimenticare e che occorre far conoscere a tanti nostri cristiani che non ne sono a conoscenza. Sono testimonianze vive fatte Carne come anche quella del missionario comboniano padre Christian Carlassare, vescovo eletto di Rumbek in Sud Sudan, che è stato gambizzato il 26 aprile e che ha chiesto preghiere non per sé stesso, ma per la sua gente perché tanti stanno soffrendo più di lui".

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nadia de munari

La notizia dell’uccisione in Perù della missionaria laica Nadia De Munari dell’Operazione Mato Grosso (OMG) ha scosso anche la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve. L’equipe del Centro missionario diocesano aveva conosciuto Nadia attraverso gli amici dell’OMG perugino-pievese, in primis i coniugi Diana Santi e Pippo Fiori che nel capoluogo umbro hanno dato vita all’Operazione a partire dagli anni ’70.

A Chimbote, dove è avvenuto l’efferato delitto, hanno fatto esperienza missionaria diverse giovani famiglie perugino-pievesi alla scuola della carità e missione di padre Ugo De Censi, cofondatore dell’OMG, collaborando con Nadia molto impegnata nelle scuole d’infanzia per bambini in gravi difficoltà.

Una rete di preghiera comune

"La scomparsa in modo così violento della volontaria Nadia De Munari -commenta Anna Maria Federico, incaricata regionale dell’Ufficio missionario della Ceu e membro del Centro missionario di Perugia- ci ha scosso tantissimo e come un tam tam ha raggiunto tutti i membri del nostro Centro. Questo sia per l’amicizia fraterna che abbiamo con dell’Operazione Mato Grosso, ma anche perché tutte le settimane, il mercoledì pomeriggio, nella chiesetta del Collandone in corso Vannucci, si svolge la preghiera (ora anche visibile su Facebook) per i missionari ed i cristiani perseguitati nel mondo. E’ un segno vivo di comunione che sentiamo molto intensamente e che in questo tempo di pandemia ci rafforza ancor di più nella comunione con la Chiesa universale.

Come Centro missionario diocesano-annuncia Anna Maria Federico- proponiamo di attivare una rete di preghiera comune, anche a partire dal 28 aprile (noi faremo adorazione missionaria nella chiesetta del Collandone dalle ore 17.45 alle 18.45) che ci faccia sperimentare che siano davvero una comunità viva e alla ricerca del bene comune, come ci dice il papa Francesco nella enciclica Fratelli Tutti. Nel nostro intimo siamo certi che Nadia sia in Cielo con padre Ugo de Censi, padre Daniele Badiali, Giulio Rocca e tanti missionari che hanno dato la vita per i fratelli e che veglierà con amore su tutti i suoi bambini e ragazzi di Chimbote".

Piccoli semi di Speranza

"La testimonianza cristiana di Nadia De Munari e quella di tanti volontari e famiglie anche perugine dell’OMG che stanno vivendo quotidianamente in Perù, in Equador ed in Bolivia -conclude Anna Maria Federico- sono piccoli semi di Speranza e di forza che non possiamo dimenticare e che occorre far conoscere a tanti nostri cristiani che non ne sono a conoscenza. Sono testimonianze vive fatte Carne come anche quella del missionario comboniano padre Christian Carlassare, vescovo eletto di Rumbek in Sud Sudan, che è stato gambizzato il 26 aprile e che ha chiesto preghiere non per sé stesso, ma per la sua gente perché tanti stanno soffrendo più di lui".

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Raccolta per la costruzione di una scuola nella Repubblica Democratica del Congo https://www.lavoce.it/raccolta-per-la-costruzione-di-una-scuola-nella-repubblica-democratica-del-congo/ Thu, 18 Mar 2021 12:55:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59563 La scuola gestita dalle suore della Sacra Famiglia nella Repubblica Democratica del Congo

La Quaresima di carità 2021 dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia è a favore della missione che le Suore della Sacra Famiglia di Spoleto hanno nella Repubblica Democratica del Congo. In particolare per la costruzione di alcune aule scolastiche per i bambini di Butembo, città situata nel nord-est del Paese. La quarta domenica di Quaresima, il 21 marzo, le offerte raccolte nelle parrocchie andranno proprio a sostenere questo progetto.

La situazione nella Repubblica Democratica del Congo è drammatica, afferma suor Consuelo Zarrella superiora della casa San Giuseppe di Spoleto, ma che per trentatré anni è stata in Africa, prima in Libia, poi in Costa d’Avorio e infine proprio in Congo.

"L’instabilità politica e sociale -spiega la religiosa- sta procurando una miseria incredibile. I morti non si contano più. Le famiglie sono smembrate, i bambini sono abbandonati, la schiera di orfani è interminabile. Ho davanti agli occhi i bambini soldato, quelli che lavorano nelle miniere d’oro e che spesso ci trovano la morte, quelli orfani di guerra o abbandonati dai padri, i figli nati da una ragazza stuprata. Insomma, c’è povertà, guerra e miseria. Ma c’è vita. La gente nonostante tutto è felice. Il Congo è una terra ricchissima e la gente è poverissima. Questa grande contraddizione è causata dalle potenti multinazionali di armi, d’oro e di diamanti che sfruttano queste ricchezze. Per la gente del luogo non rimane nulla e quindi muore di fame.

Quelli che ad oggi frequentano la scuola, sono pochissimi. I bambini vanno a scuola con un sacchetto dove c’è una matita e un pezzo di carta. Non ci sono libri. Solo ora gli insegnanti iniziano ad averne qualcuno. Finora hanno fatto lezione con gli appunti presi quando loro erano studenti. I docenti, poi, hanno poca voglia di lavorare perché lo stipendio è misero o inesistente e quindi per tirare avanti devono lavorare nei campi. E i bambini sono abbandonati a loro stessi. L’ignoranza è la vera povertà. I bambini vanno a scuola digiuni e tornando a casa non trovano un pranzo. Mangeranno forse qualcosa la sera.

È bene però sostenere le scuole -conclude suor Consuelo- ancor prima che mandare aiuti alimentari, perché se il Congo avrà delle persone formate culturalmente, capaci anche di ribellarsi se necessario, la situazione di questo Paese martoriato potrà cambiare. Ben venga quindi questa iniziativa della diocesi di Spoleto-Norcia. È necessario parlare e far conoscere la situazione di questo Paese".

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La scuola gestita dalle suore della Sacra Famiglia nella Repubblica Democratica del Congo

La Quaresima di carità 2021 dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia è a favore della missione che le Suore della Sacra Famiglia di Spoleto hanno nella Repubblica Democratica del Congo. In particolare per la costruzione di alcune aule scolastiche per i bambini di Butembo, città situata nel nord-est del Paese. La quarta domenica di Quaresima, il 21 marzo, le offerte raccolte nelle parrocchie andranno proprio a sostenere questo progetto.

La situazione nella Repubblica Democratica del Congo è drammatica, afferma suor Consuelo Zarrella superiora della casa San Giuseppe di Spoleto, ma che per trentatré anni è stata in Africa, prima in Libia, poi in Costa d’Avorio e infine proprio in Congo.

"L’instabilità politica e sociale -spiega la religiosa- sta procurando una miseria incredibile. I morti non si contano più. Le famiglie sono smembrate, i bambini sono abbandonati, la schiera di orfani è interminabile. Ho davanti agli occhi i bambini soldato, quelli che lavorano nelle miniere d’oro e che spesso ci trovano la morte, quelli orfani di guerra o abbandonati dai padri, i figli nati da una ragazza stuprata. Insomma, c’è povertà, guerra e miseria. Ma c’è vita. La gente nonostante tutto è felice. Il Congo è una terra ricchissima e la gente è poverissima. Questa grande contraddizione è causata dalle potenti multinazionali di armi, d’oro e di diamanti che sfruttano queste ricchezze. Per la gente del luogo non rimane nulla e quindi muore di fame.

Quelli che ad oggi frequentano la scuola, sono pochissimi. I bambini vanno a scuola con un sacchetto dove c’è una matita e un pezzo di carta. Non ci sono libri. Solo ora gli insegnanti iniziano ad averne qualcuno. Finora hanno fatto lezione con gli appunti presi quando loro erano studenti. I docenti, poi, hanno poca voglia di lavorare perché lo stipendio è misero o inesistente e quindi per tirare avanti devono lavorare nei campi. E i bambini sono abbandonati a loro stessi. L’ignoranza è la vera povertà. I bambini vanno a scuola digiuni e tornando a casa non trovano un pranzo. Mangeranno forse qualcosa la sera.

È bene però sostenere le scuole -conclude suor Consuelo- ancor prima che mandare aiuti alimentari, perché se il Congo avrà delle persone formate culturalmente, capaci anche di ribellarsi se necessario, la situazione di questo Paese martoriato potrà cambiare. Ben venga quindi questa iniziativa della diocesi di Spoleto-Norcia. È necessario parlare e far conoscere la situazione di questo Paese".

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Mese missionario straordinario. Papa Francesco lancia un videomessaggio https://www.lavoce.it/mese-missionario-papa-videomessaggio/ Wed, 02 Oct 2019 16:28:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=55311 videomessaggio

[embed]https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=NtYD9twbvPc[/embed]

“Oggi è necessario un nuovo impulso nell’attività missionaria della Chiesa per affrontare la sfida di annunciare Gesù morto e risorto”. È l’invito che Papa Francesco lancia nel videomessaggio di ottobre, realizzato dalla Rete mondiale di preghiera del Papa per diffondere ogni mese le sue intenzioni. Lo sfondo sono i 100 anni dalla lettera apostolica Maximum illud di Benedetto XV.

Per questo motivo, e per la vitalità missionaria espressa in questi anni del suo magistero, chiaramente evidenziata nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, Francesco ha indetto il Mese missionario straordinario di ottobre 2019 con il tema “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”.

“Arrivare alle periferie - continua il Papa nel videomessaggio - , agli ambienti umani, agli ambienti culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo: in questo consiste quella che definiamo missio ad gentes . E ricordare che il cuore della missione della Chiesa è la preghiera. In questo Mese missionario straordinario preghiamo perché lo Spirito santo susciti una nuova primavera missionaria per tutti i battezzati e inviati dalla Chiesa di Cristo”.

Alla vigilia del Mese straordinario, il 30 settembre Papa Bergoglio ha ricevuto in udienza le delegazioni degli istituti missionari di fondazione italiana. “Il fatto di incontrarci alla vigilia del Mese missionario straordinario lo considero provvidenziale ha detto - perché ci permette di riflettere insieme sulla missione e, soprattutto, di invocare su di essa la grazia di Dio”. Il missionario, ha aggiunto, “vive il coraggio del Vangelo senza troppi calcoli, a volte andando anche oltre il buon senso comune, perché spinto dalla fiducia riposta esclusivamente in Gesù.

C’è una mistica della missione, una sete di comunione con Cristo attraverso la testimonianza, che i vostri fondatori e le vostre fondatrici hanno vissuto, e che li ha spinti a donarsi totalmente. È necessario riscoprire questa mistica in tutta la sua affascinante bellezza, perché essa conserva per ogni tempo la sua forza straordinaria”.

La missione - soggiunge - non è “a senso unico”, dall’Europa al resto del mondo. Di qui un ricordo personale da gesuita: “Nella nostra 32a Congregazione generale (sto parlando del 1974) ricordo che si parlava della Compagnia di Gesù in parecchi luoghi, e qualcuno diceva: ‘Forse avremo un superiore generale indiano, o africano…’. In quel tempo era strano. Tutti [i superiori] dovevano essere europei.

E oggi quanti, quante congregazioni religiose hanno superiori e superiore generali che vengono da quelle terre! Anche noi oggi abbiamo un latinoamericano come superiore generale. Si è rovesciata la cosa: quello che nel ’74 era un’utopia, oggi è la realtà”.

E infine: “Con la vostra partenza voi continuate a dire: con Cristo non esistono noia, stanchezza e tristezza, perché Lui è la novità continua del nostro vivere. Al missionario serve la gioia del Vangelo: senza questa non si fa missione, si annuncia un Vangelo che non attrae”.

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videomessaggio

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“Oggi è necessario un nuovo impulso nell’attività missionaria della Chiesa per affrontare la sfida di annunciare Gesù morto e risorto”. È l’invito che Papa Francesco lancia nel videomessaggio di ottobre, realizzato dalla Rete mondiale di preghiera del Papa per diffondere ogni mese le sue intenzioni. Lo sfondo sono i 100 anni dalla lettera apostolica Maximum illud di Benedetto XV.

Per questo motivo, e per la vitalità missionaria espressa in questi anni del suo magistero, chiaramente evidenziata nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, Francesco ha indetto il Mese missionario straordinario di ottobre 2019 con il tema “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”.

“Arrivare alle periferie - continua il Papa nel videomessaggio - , agli ambienti umani, agli ambienti culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo: in questo consiste quella che definiamo missio ad gentes . E ricordare che il cuore della missione della Chiesa è la preghiera. In questo Mese missionario straordinario preghiamo perché lo Spirito santo susciti una nuova primavera missionaria per tutti i battezzati e inviati dalla Chiesa di Cristo”.

Alla vigilia del Mese straordinario, il 30 settembre Papa Bergoglio ha ricevuto in udienza le delegazioni degli istituti missionari di fondazione italiana. “Il fatto di incontrarci alla vigilia del Mese missionario straordinario lo considero provvidenziale ha detto - perché ci permette di riflettere insieme sulla missione e, soprattutto, di invocare su di essa la grazia di Dio”. Il missionario, ha aggiunto, “vive il coraggio del Vangelo senza troppi calcoli, a volte andando anche oltre il buon senso comune, perché spinto dalla fiducia riposta esclusivamente in Gesù.

C’è una mistica della missione, una sete di comunione con Cristo attraverso la testimonianza, che i vostri fondatori e le vostre fondatrici hanno vissuto, e che li ha spinti a donarsi totalmente. È necessario riscoprire questa mistica in tutta la sua affascinante bellezza, perché essa conserva per ogni tempo la sua forza straordinaria”.

La missione - soggiunge - non è “a senso unico”, dall’Europa al resto del mondo. Di qui un ricordo personale da gesuita: “Nella nostra 32a Congregazione generale (sto parlando del 1974) ricordo che si parlava della Compagnia di Gesù in parecchi luoghi, e qualcuno diceva: ‘Forse avremo un superiore generale indiano, o africano…’. In quel tempo era strano. Tutti [i superiori] dovevano essere europei.

E oggi quanti, quante congregazioni religiose hanno superiori e superiore generali che vengono da quelle terre! Anche noi oggi abbiamo un latinoamericano come superiore generale. Si è rovesciata la cosa: quello che nel ’74 era un’utopia, oggi è la realtà”.

E infine: “Con la vostra partenza voi continuate a dire: con Cristo non esistono noia, stanchezza e tristezza, perché Lui è la novità continua del nostro vivere. Al missionario serve la gioia del Vangelo: senza questa non si fa missione, si annuncia un Vangelo che non attrae”.

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San Venanzo. Il cammino compiuto dall’opera Santa Maria della Luce https://www.lavoce.it/opera-santa-maria-luce/ Wed, 03 Jul 2019 16:45:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54800 luce

Sono trascorsi più di dieci anni dal riconoscimento dell’Opera S. Maria della Luce (OSMdL) e credo sia giusto richiamare alla mente alcuni aspetti di questi primi passi compiuti. Aiutano a comprendere eventi e progetti che danno prova di quanto lo Spirito Santo agisca indipendentemente dalla nostra buona volontà. Vorrei, a nome di tutti i sacerdoti, diaconi e aspiranti dell’OSMdL, inviare l’abbraccio fraterno che unisce chi vuole vivere nel nome di Gesù Cristo, Salvatore e Redentore dell’umanità, a servizio della Chiesa. Una piccola realtà la nostra che ha avuto, sin dall’inizio, il mandato missionario di andare, di servire, di inculturarsi, senza temere le onde contrarie e le paure di chi si sente portato dal vento di non fermarsi e seguire gli impegni presi. L’OSMdL è una realtà comunitaria nata senza voler essere una congregazione, ma aspirando a essere Società di Vita apostolica, caratterizzata quindi dall’annunzio evangelico, dalla vita fraterna in comune e dal servizio ai poveri. Tutto sotto la protezione della Madre di Dio, Madre della Luce. Il nostro carisma è cristologico ed ecclesiale. Giovanni 8,12 è il passo che ha ispirato da diversi anni i primi fratelli che hanno iniziato il cammino. L’intercessione di Maria, Madre della Luce, ha fatto sì che ogni impegno e azione quotidiana sia stata intrapresa sotto la sua protezione. L’esempio e la carità di Vincenzo de’ Paoli, la minorità di Francesco di Assisi hanno completato, sin dal primo istante, l’arduo cammino di una vita semplice e tenace per condurre i fratelli al non facile servizio ai poveri. Desideriamo, al compiersi dei primi dieci anni di vita, dire grazie a chi ha voluto guidarci. Vescovi, sacerdoti, religiosi e tutte le persone che, con buoni suggerimenti e sostegno, ci hanno accompagnati. In particolare mons. Dante Bernini, vescovo emerito di Velletri, mons. Decio Lucio Grandoni, mons. Giovanni Scanavino, mons. Benedetto Tuzia, nonché i Vescovi del Brasile, dello Zambia, dell’India e del Messico. Quest’ultimi hanno reso possibile l’apertura di fraternità e di opere, alcune delle quali in collaborazione con l’associazione Comunità Nazareth, associazione pubblica ecclesiale, composta di laici e consacrati, nata nel 1992 ed eretta da mons. Grandoni. A oggi l’OSMdL conta 45 membri, di cui 16 sacerdoti, 2 diaconi, un diacono permanente, e 26 tra studenti e ammessi all’aspirantato e noviziato. Tra questi, cinque giovani inizieranno, nel prossimo anno 2019-2020, un tempo di discernimento. Le nostre diverse nazionalità accrescono la spinta ad andare oltre i confini: Brasile, India, Zambia, Camerun, Nigeria, Haiti, Messico, Albania, Italia. L’iter formativo alla vita religiosa e ai ministeri si svolge, rispettivamente, nelle maggiori fraternità e seminari maggiori e inter-congregazionali, quando e dove è possibile farlo. Chiediamo a tutti i fratelli e amici l’invito a pregare assiduamente per l’OSMdL perché possiamo costituire, sempre più, “un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32), e così incarnare il comandamento nuovo di Gesù: “…che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati… da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 31-35). Notiamo come Gesù ripeta – con forza e insistenza – lo stesso principio fondante della vita fraterna. Principio su cui si basa la forza di una comunità di vita apostolica. Nessuno di noi immaginava che, in così poco tempo, la nostra esperienza avrebbe raggiunto risultati che sono davanti ai nostri occhi. Per tale motivo l’impegno dell’OSMdL è quello di dare, principalmente, la testimonianza di un amore vicendevole. Probabilmente è questo dato di fatto che ha reso possibile tale cammino ed è per questo che intendiamo assumerci il dovere e la missione di annunciare il Vangelo, condividendo la vita consacrata e la costante sfida di servire i più deboli. L’eucarestia, il costante contatto con la Parola di Dio e la preghiera sono al centro delle nostre Costituzioni e del progetto formativo.

Abbiamo avuto in questi dieci anni la prova di quanto la preghiera sia fondante per una vita fraterna che desidera il carisma del “Chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Con gratitudine a Dio e alla sua immensa bontà

Don Ruggero Iorio

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luce

Sono trascorsi più di dieci anni dal riconoscimento dell’Opera S. Maria della Luce (OSMdL) e credo sia giusto richiamare alla mente alcuni aspetti di questi primi passi compiuti. Aiutano a comprendere eventi e progetti che danno prova di quanto lo Spirito Santo agisca indipendentemente dalla nostra buona volontà. Vorrei, a nome di tutti i sacerdoti, diaconi e aspiranti dell’OSMdL, inviare l’abbraccio fraterno che unisce chi vuole vivere nel nome di Gesù Cristo, Salvatore e Redentore dell’umanità, a servizio della Chiesa. Una piccola realtà la nostra che ha avuto, sin dall’inizio, il mandato missionario di andare, di servire, di inculturarsi, senza temere le onde contrarie e le paure di chi si sente portato dal vento di non fermarsi e seguire gli impegni presi. L’OSMdL è una realtà comunitaria nata senza voler essere una congregazione, ma aspirando a essere Società di Vita apostolica, caratterizzata quindi dall’annunzio evangelico, dalla vita fraterna in comune e dal servizio ai poveri. Tutto sotto la protezione della Madre di Dio, Madre della Luce. Il nostro carisma è cristologico ed ecclesiale. Giovanni 8,12 è il passo che ha ispirato da diversi anni i primi fratelli che hanno iniziato il cammino. L’intercessione di Maria, Madre della Luce, ha fatto sì che ogni impegno e azione quotidiana sia stata intrapresa sotto la sua protezione. L’esempio e la carità di Vincenzo de’ Paoli, la minorità di Francesco di Assisi hanno completato, sin dal primo istante, l’arduo cammino di una vita semplice e tenace per condurre i fratelli al non facile servizio ai poveri. Desideriamo, al compiersi dei primi dieci anni di vita, dire grazie a chi ha voluto guidarci. Vescovi, sacerdoti, religiosi e tutte le persone che, con buoni suggerimenti e sostegno, ci hanno accompagnati. In particolare mons. Dante Bernini, vescovo emerito di Velletri, mons. Decio Lucio Grandoni, mons. Giovanni Scanavino, mons. Benedetto Tuzia, nonché i Vescovi del Brasile, dello Zambia, dell’India e del Messico. Quest’ultimi hanno reso possibile l’apertura di fraternità e di opere, alcune delle quali in collaborazione con l’associazione Comunità Nazareth, associazione pubblica ecclesiale, composta di laici e consacrati, nata nel 1992 ed eretta da mons. Grandoni. A oggi l’OSMdL conta 45 membri, di cui 16 sacerdoti, 2 diaconi, un diacono permanente, e 26 tra studenti e ammessi all’aspirantato e noviziato. Tra questi, cinque giovani inizieranno, nel prossimo anno 2019-2020, un tempo di discernimento. Le nostre diverse nazionalità accrescono la spinta ad andare oltre i confini: Brasile, India, Zambia, Camerun, Nigeria, Haiti, Messico, Albania, Italia. L’iter formativo alla vita religiosa e ai ministeri si svolge, rispettivamente, nelle maggiori fraternità e seminari maggiori e inter-congregazionali, quando e dove è possibile farlo. Chiediamo a tutti i fratelli e amici l’invito a pregare assiduamente per l’OSMdL perché possiamo costituire, sempre più, “un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32), e così incarnare il comandamento nuovo di Gesù: “…che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati… da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 31-35). Notiamo come Gesù ripeta – con forza e insistenza – lo stesso principio fondante della vita fraterna. Principio su cui si basa la forza di una comunità di vita apostolica. Nessuno di noi immaginava che, in così poco tempo, la nostra esperienza avrebbe raggiunto risultati che sono davanti ai nostri occhi. Per tale motivo l’impegno dell’OSMdL è quello di dare, principalmente, la testimonianza di un amore vicendevole. Probabilmente è questo dato di fatto che ha reso possibile tale cammino ed è per questo che intendiamo assumerci il dovere e la missione di annunciare il Vangelo, condividendo la vita consacrata e la costante sfida di servire i più deboli. L’eucarestia, il costante contatto con la Parola di Dio e la preghiera sono al centro delle nostre Costituzioni e del progetto formativo.

Abbiamo avuto in questi dieci anni la prova di quanto la preghiera sia fondante per una vita fraterna che desidera il carisma del “Chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Con gratitudine a Dio e alla sua immensa bontà

Don Ruggero Iorio

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Armando Catrana, 50 anni a servizio degli ultimi https://www.lavoce.it/armando-catrana/ https://www.lavoce.it/armando-catrana/#comments Tue, 22 Jan 2019 10:12:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53836 catrana

“Sono Armando, sono salesiano laico e ho 80 anni, di cui gli ultimi 50 trascorsi in Brasile”. Poche parole per presentarsi, molte di più per presentare la realtà dove da tanti anni opera.

La storia

Armando Catrana è tornato a Perugia per pochi giorni e farà rientro in Brasile alla fine di gennaio. Perugino di nascita, fino all’età di 29 anni lavorava in banca a Corso Vannucci. Poi la “chiamata” e il noviziato salesiano. “Dopo quattro anni di formazione sono partito con un gruppo di volontari dell’Operazione Mato Grosso per aiutarli – racconta Armando -. Sono partito con l’intenzione di rimanere alcuni mesi, per poi fare ritorno nel mio oratorio. Solo che quei mesi sono diventati 50 anni!”.

La missione in Brasile

In Brasile Armando ha scelto di stabilirsi tra gli ultimi, nelle favelas. Tanti anni di duro lavoro e fatiche lo hanno portato a mettere in piedi una grande opera: il Centro giovanile Gesù adolescente, a Tres Lagoas nel Mato Grosso, che sorge su 5000 ettari dati in concessione dall’autorità locale a Catrana per 99 anni. Qui vengono istruiti e formati ragazzi, adolescenti e adulti.

“Forniamo un avviamento professionale, con corsi come ‘meccanica di biciclette’, falegnameria o cucito, per gettare le basi lavorative ma soprattutto per tenerceli vicini, nutrirli, vestirli e insegnare loro anche l’igiene del corpo”.

Fra i suoi ex allievi ci sono anche medici, ingegneri, avvocati, ma “tranne pochi casi di ricadute nel giro della delinquenza, tutti i ragazzi hanno vinto, anche quelli che ora fanno i muratori o gli elettricisti, perché sono riusciti a costruirsi vite e famiglie belle nella dignità di vivere del proprio lavoro”.

Catechesi e gioco

La catechesi è una parte importante dell’educazione che viene impartita al centro giovanile, ma per attirare i ragazzi Catrana usa metodi molto più giocosi, in linea con lo spirito salesiano: “Un ping pong, un calcio balilla e un pallone. Il sabato e la domenica li carico su un furgone che mi è stato regalato dalla Petro Bras (la più grande compagnia petrolifera del Brasile) e vado nel rione di Novo Oeste a cercare di entrare in contatto con nuovi ragazzi attraverso lo sport e il gioco.

Non è sempre facile convincerli poi a seguirmi o a venire alle catechesi, anche perché io mi comporto da amico, ma ormai sono molto distante da loro per età”. E poi c’è la questione smartphone e social network che anche nei villaggi più poveri del Brasile hanno molta presa sugli adolescenti. “Non riuscirò mai ad imparare come funzionano questi nuovi telefoni – scherza Catrana - , ma ai ragazzi invece è difficile toglierli di mano anche solo per cinque minuti”.

Per contribuire

Nonostante l’età, la voglia di continuare a costruire e donarsi ai giovani è ancora inarrestabile per Armando. “Ho sempre più bisogno di collaboratori, ma di volontari se ne trovano pochi”. Il centro ha già circa 30 fra collaboratori e insegnanti regolarmente stipendiati e offre agli allievi cibo e vestiti, tutto gratuitamente.

La domanda quindi sorge spontanea: come fa a pagare tutto? “Diciamo che col tempo ho imparato a chiedere e anche a piangere bene” ironizza Catrana. A sostenere le sue opere ci pensano, tra gli altri, gli amici dell’associazione perugina “CatArma” (le lettere iniziali del cognome e del nome del salesiano), che periodicamente organizza eventi di raccolta fondi, anche se il bisogno si rinnova ogni giorno. Per info e donazioni: 347 3861693.

Valentina Russo

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catrana

“Sono Armando, sono salesiano laico e ho 80 anni, di cui gli ultimi 50 trascorsi in Brasile”. Poche parole per presentarsi, molte di più per presentare la realtà dove da tanti anni opera.

La storia

Armando Catrana è tornato a Perugia per pochi giorni e farà rientro in Brasile alla fine di gennaio. Perugino di nascita, fino all’età di 29 anni lavorava in banca a Corso Vannucci. Poi la “chiamata” e il noviziato salesiano. “Dopo quattro anni di formazione sono partito con un gruppo di volontari dell’Operazione Mato Grosso per aiutarli – racconta Armando -. Sono partito con l’intenzione di rimanere alcuni mesi, per poi fare ritorno nel mio oratorio. Solo che quei mesi sono diventati 50 anni!”.

La missione in Brasile

In Brasile Armando ha scelto di stabilirsi tra gli ultimi, nelle favelas. Tanti anni di duro lavoro e fatiche lo hanno portato a mettere in piedi una grande opera: il Centro giovanile Gesù adolescente, a Tres Lagoas nel Mato Grosso, che sorge su 5000 ettari dati in concessione dall’autorità locale a Catrana per 99 anni. Qui vengono istruiti e formati ragazzi, adolescenti e adulti.

“Forniamo un avviamento professionale, con corsi come ‘meccanica di biciclette’, falegnameria o cucito, per gettare le basi lavorative ma soprattutto per tenerceli vicini, nutrirli, vestirli e insegnare loro anche l’igiene del corpo”.

Fra i suoi ex allievi ci sono anche medici, ingegneri, avvocati, ma “tranne pochi casi di ricadute nel giro della delinquenza, tutti i ragazzi hanno vinto, anche quelli che ora fanno i muratori o gli elettricisti, perché sono riusciti a costruirsi vite e famiglie belle nella dignità di vivere del proprio lavoro”.

Catechesi e gioco

La catechesi è una parte importante dell’educazione che viene impartita al centro giovanile, ma per attirare i ragazzi Catrana usa metodi molto più giocosi, in linea con lo spirito salesiano: “Un ping pong, un calcio balilla e un pallone. Il sabato e la domenica li carico su un furgone che mi è stato regalato dalla Petro Bras (la più grande compagnia petrolifera del Brasile) e vado nel rione di Novo Oeste a cercare di entrare in contatto con nuovi ragazzi attraverso lo sport e il gioco.

Non è sempre facile convincerli poi a seguirmi o a venire alle catechesi, anche perché io mi comporto da amico, ma ormai sono molto distante da loro per età”. E poi c’è la questione smartphone e social network che anche nei villaggi più poveri del Brasile hanno molta presa sugli adolescenti. “Non riuscirò mai ad imparare come funzionano questi nuovi telefoni – scherza Catrana - , ma ai ragazzi invece è difficile toglierli di mano anche solo per cinque minuti”.

Per contribuire

Nonostante l’età, la voglia di continuare a costruire e donarsi ai giovani è ancora inarrestabile per Armando. “Ho sempre più bisogno di collaboratori, ma di volontari se ne trovano pochi”. Il centro ha già circa 30 fra collaboratori e insegnanti regolarmente stipendiati e offre agli allievi cibo e vestiti, tutto gratuitamente.

La domanda quindi sorge spontanea: come fa a pagare tutto? “Diciamo che col tempo ho imparato a chiedere e anche a piangere bene” ironizza Catrana. A sostenere le sue opere ci pensano, tra gli altri, gli amici dell’associazione perugina “CatArma” (le lettere iniziali del cognome e del nome del salesiano), che periodicamente organizza eventi di raccolta fondi, anche se il bisogno si rinnova ogni giorno. Per info e donazioni: 347 3861693.

Valentina Russo

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Madonna del Latte. Dal 2000 si è creato un legame con il Perù https://www.lavoce.it/madonna-latte-peru-gemellaggio/ Sat, 10 Nov 2018 10:02:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53337 gemellaggio

Da sempre Città di Castello ha avuto un rapporto diretto con il Perù, in quanto molti sacerdoti tifernati sono andati in quelle terre in missione, seguiti da diversi laici che ancora oggi svolgono la loro opera attraverso l’Operazione Mato Grosso. In quest’ottica anche la parrocchia della Madonna del Latte ha iniziato un gemellaggio.

La storia del gemellaggio

Era il 2000 quando don Ivo Baldi, sacerdote tifernate vescovo di Huari in Perù, propose a don Franco Sgoluppi, allora parroco della Madonna del Latte, un gemellaggio come opera concreta di beneficenza in occasione del Giubileo. La scelta cadde su Ocros, piccolo paese delle Ande dove l’anno successivo sarebbe arrivato padre Reynaldo Zavala.

Dopo la proposta di don Ivo è iniziato un rapporto epistolare, con scambio di fotografie, fino alla prima visita di un gruppo della Madonna del Latte nel 2004.

Come ama spesso ricordare padre Reynaldo, è stata una bellissima esperienza perché tutto il paese è stato coinvolto nell’accoglienza ed è stato motivo di allegria per tutti. Da lì i rapporti di amicizia sono diventati forti e si sono rinsaldati con la visita nel 2007, in occasione della festa di santo Domingo (san Domenico). Il legame con l’intera diocesi di Città di Castello è stato rafforzato anche simbolicamente con la presenza, nell’altare della chiesa di Ocros, delle reliquie di santa Veronica Giuliani e del beato Carlo Liviero.

Le opere

Fin dal suo arrivo nel 2001 padre Reynaldo si è lanciato nel progetto di ricostruire la chiesa, fortemente danneggiata da un terremoto, ma anche di ricostruire la comunità. Per questo ha organizzato l’oratorio, in modo da coinvolgere e far crescere i giovani: tutte le domeniche vi andavano oltre 100 ragazzi. Contemporaneamente, grazie al- l’aiuto di tante persone dall’Italia, ha ricostruito anche la casa parrocchiale. Prima della consacrazione della nuova chiesa nel 2007, ha celebrato tantissimi battesimi e matrimoni proprio per evidenziare che “la Chiesa siamo noi”.

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Dopo due anni passati in Italia a studiare a Roma, dal febbraio del 2011 padre Reynaldo è diventato parroco del santuario del “Signore della Solitudine” di Huaraz, una grande parrocchia, la più importante della città di Huaraz. Il suo lavoro è cambiato, ma cerca di mantenere lo stesso spirito di servizio. A Ocros viveva con una famiglia che lo aiutava, ora invece vive insieme a un altro parroco, padre Clemente, con il quale c’è un’ottima collaborazione.

L'amicizia con Madonna del Latte

Come dice spesso padre Reynaldo, l’amicizia con la Madonna del Latte gli ha insegnato a confrontarsi per capire meglio i cambiamenti che avvengono all’interno della Chiesa. Con l’arrivo di don Paolo Bruschi alla Madonna del Latte le iniziative sono continuate, come ad esempio la bancarella di vendita di dolci fatti dalle parrocchiane per raccogliere fondi o la raccolta viveri fatta dai ragazzi o le offerte dei singoli parrocchiani.

Inoltre l’oratorio e i bambini del catechismo e piccoli gruppi di parrocchiani hanno deciso di sostenere il progetto di Elena, che ha vissuto un’esperienza come educatrice nel paese di San Martin situato sulle Ande peruviane. Si tratta di adottare a distanza dei bambini affinché possano frequentare un bellissimo e coloratissimo asilo. Questa è una delle risposte che come comunità della parrocchia Madonna del Latte abbiamo dato alla parola “avevo fame e mi avete dato da mangiare”.

Leggi anche "I ragazzi di Madonna del Latte scoprono il mondo della carità".

(Il Consiglio parrocchiale)

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gemellaggio

Da sempre Città di Castello ha avuto un rapporto diretto con il Perù, in quanto molti sacerdoti tifernati sono andati in quelle terre in missione, seguiti da diversi laici che ancora oggi svolgono la loro opera attraverso l’Operazione Mato Grosso. In quest’ottica anche la parrocchia della Madonna del Latte ha iniziato un gemellaggio.

La storia del gemellaggio

Era il 2000 quando don Ivo Baldi, sacerdote tifernate vescovo di Huari in Perù, propose a don Franco Sgoluppi, allora parroco della Madonna del Latte, un gemellaggio come opera concreta di beneficenza in occasione del Giubileo. La scelta cadde su Ocros, piccolo paese delle Ande dove l’anno successivo sarebbe arrivato padre Reynaldo Zavala.

Dopo la proposta di don Ivo è iniziato un rapporto epistolare, con scambio di fotografie, fino alla prima visita di un gruppo della Madonna del Latte nel 2004.

Come ama spesso ricordare padre Reynaldo, è stata una bellissima esperienza perché tutto il paese è stato coinvolto nell’accoglienza ed è stato motivo di allegria per tutti. Da lì i rapporti di amicizia sono diventati forti e si sono rinsaldati con la visita nel 2007, in occasione della festa di santo Domingo (san Domenico). Il legame con l’intera diocesi di Città di Castello è stato rafforzato anche simbolicamente con la presenza, nell’altare della chiesa di Ocros, delle reliquie di santa Veronica Giuliani e del beato Carlo Liviero.

Le opere

Fin dal suo arrivo nel 2001 padre Reynaldo si è lanciato nel progetto di ricostruire la chiesa, fortemente danneggiata da un terremoto, ma anche di ricostruire la comunità. Per questo ha organizzato l’oratorio, in modo da coinvolgere e far crescere i giovani: tutte le domeniche vi andavano oltre 100 ragazzi. Contemporaneamente, grazie al- l’aiuto di tante persone dall’Italia, ha ricostruito anche la casa parrocchiale. Prima della consacrazione della nuova chiesa nel 2007, ha celebrato tantissimi battesimi e matrimoni proprio per evidenziare che “la Chiesa siamo noi”.

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Dopo due anni passati in Italia a studiare a Roma, dal febbraio del 2011 padre Reynaldo è diventato parroco del santuario del “Signore della Solitudine” di Huaraz, una grande parrocchia, la più importante della città di Huaraz. Il suo lavoro è cambiato, ma cerca di mantenere lo stesso spirito di servizio. A Ocros viveva con una famiglia che lo aiutava, ora invece vive insieme a un altro parroco, padre Clemente, con il quale c’è un’ottima collaborazione.

L'amicizia con Madonna del Latte

Come dice spesso padre Reynaldo, l’amicizia con la Madonna del Latte gli ha insegnato a confrontarsi per capire meglio i cambiamenti che avvengono all’interno della Chiesa. Con l’arrivo di don Paolo Bruschi alla Madonna del Latte le iniziative sono continuate, come ad esempio la bancarella di vendita di dolci fatti dalle parrocchiane per raccogliere fondi o la raccolta viveri fatta dai ragazzi o le offerte dei singoli parrocchiani.

Inoltre l’oratorio e i bambini del catechismo e piccoli gruppi di parrocchiani hanno deciso di sostenere il progetto di Elena, che ha vissuto un’esperienza come educatrice nel paese di San Martin situato sulle Ande peruviane. Si tratta di adottare a distanza dei bambini affinché possano frequentare un bellissimo e coloratissimo asilo. Questa è una delle risposte che come comunità della parrocchia Madonna del Latte abbiamo dato alla parola “avevo fame e mi avete dato da mangiare”.

Leggi anche "I ragazzi di Madonna del Latte scoprono il mondo della carità".

(Il Consiglio parrocchiale)

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Alla veglia missionaria arriva un grido di disperazione dagli amici in Congo https://www.lavoce.it/disperazione-amici-congo/ Sun, 28 Oct 2018 10:13:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53237 congo

Momento centrale dell’ottobre missionario è stata la veglia diocesana di preghiera missionaria, “Giovani per il Vangelo”, nella chiesa di San Matteo a Campitelli, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese.

Una veglia dalla forte valenza vocazionale per giovani disposti a mettere in gioco la loro vita al servizio del Vangelo e l’impegno missionario che deve caratterizzare tutte le comunità cristiane, perché il cuore missionario è sempre giovane indipendentemente dall’età anagrafica.

“C’è bisogno di giovani generosi – ha detto il Vescovo - che si facciano missionari presso i loro coetanei: è una urgenza qui in mezzo a noi, ma anche lontano”.

Notizie non belle dal Congo

Intanto da Kananga, luogo in anni passati della missione diocesana, arrivano tramite Agnese notizie non belle e richieste di preghiere per la pace in Congo. “La guerra qui non finisce scrive Agnese - , dal 2016 fino ad oggi a Kananga ci sono stati più di tremila morti; tante persone sono state uccise dentro casa, sono state trovate 80 fosse comuni, senza contare quelli che sono morti nei boschi dove si erano rifugiati per sfuggire alle violenze.

Nei conventi e nelle parrocchie ci sono i banditi armati di notte che disturbano la popolazione, c’è fame e miseria. Sono più di settemila i bambini malnutriti, più di tremila le ragazze e le donne violentate, più di 10.000 persone in fuga. Nella capitale Kinshasa, dove mi trovo come profuga, c’è l’insicurezza totale. Anche la Chiesa cattolica vive nell’insicurezza, perché sta denunciando il male e racconta la verità sul Governo e lo Stato”.

E. L.

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congo

Momento centrale dell’ottobre missionario è stata la veglia diocesana di preghiera missionaria, “Giovani per il Vangelo”, nella chiesa di San Matteo a Campitelli, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese.

Una veglia dalla forte valenza vocazionale per giovani disposti a mettere in gioco la loro vita al servizio del Vangelo e l’impegno missionario che deve caratterizzare tutte le comunità cristiane, perché il cuore missionario è sempre giovane indipendentemente dall’età anagrafica.

“C’è bisogno di giovani generosi – ha detto il Vescovo - che si facciano missionari presso i loro coetanei: è una urgenza qui in mezzo a noi, ma anche lontano”.

Notizie non belle dal Congo

Intanto da Kananga, luogo in anni passati della missione diocesana, arrivano tramite Agnese notizie non belle e richieste di preghiere per la pace in Congo. “La guerra qui non finisce scrive Agnese - , dal 2016 fino ad oggi a Kananga ci sono stati più di tremila morti; tante persone sono state uccise dentro casa, sono state trovate 80 fosse comuni, senza contare quelli che sono morti nei boschi dove si erano rifugiati per sfuggire alle violenze.

Nei conventi e nelle parrocchie ci sono i banditi armati di notte che disturbano la popolazione, c’è fame e miseria. Sono più di settemila i bambini malnutriti, più di tremila le ragazze e le donne violentate, più di 10.000 persone in fuga. Nella capitale Kinshasa, dove mi trovo come profuga, c’è l’insicurezza totale. Anche la Chiesa cattolica vive nell’insicurezza, perché sta denunciando il male e racconta la verità sul Governo e lo Stato”.

E. L.

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Delegazione guidata dal vescovo Paolucci Bedini in Perù e Bolivia https://www.lavoce.it/vescovo-bedini-peru-bolivia/ Thu, 30 Aug 2018 08:00:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52699 vescovo Bedini Gubbio Perù Bolivia

Il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini, accompagnato, tra gli altri, da don Fabricio Cellucci, don Gaetano Bonomi Boseggia, don Marco Cardoni, suor Daniela e da rappresentanti della Caritas diocesana, è impegnato nella sua prima visita alle missioni di Perù e Bolivia, dove vivono e operano da anni sacerdoti e laici della diocesi di sant’Ubaldo. Per una fortuita coincidenza, è stato preceduto dall’arrivo dei generi alimentari frutto dell’ultima raccolta effettuata in favore delle terre di missione.

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In Perù

Visita iniziata da Lima, Perù, dai volontari dell’operazione Mato Grosso (Omg) di Gubbio. Vede presenti don Giorgio Barbetta, rettore del Seminario di Pomallucay, e due giovani concittadine: Morena Orsini, che gestisce una cooperativa del vetro, e Carla Radicchi, che segue i malati e gli anziani in una zona del Cuzco. Con la guida di don Barbetta sono state visitate alcune significative realizzazioni concretizzate nel tempo nelle località di Chacas, dove c’è un ospedale dell’Omg, unico nel raggio di tanti chilometri all’interno della Cordillera Blanca, di Pomallucay e San Luis, tra cui il Seminario, cooperative del legno e dell’artigianato, Casa Santa Teresita per malati terminali, casa con disabili - Danielitos. A Lima l’incontro con padre Ugo De Censi, salesiano e fondatore dell’Omg.

In Bolivia

La delegazione si è poi spostata in Bolivia accolta da don Leonardo Giannellidall’eugubina Silvia Martini e don Antonio “Topio” Zavatarelli che guidano rispettivamente le missioni di Santiago de Huata e Peñas. Realtà contrassegnate da povertà e problemi, dove i missionari hanno saputo meritarsi stima e gratitudine per il lavoro realizzato con dedizione nel nome del Vangelo.

A Peñas la delegazione ha avuto modo di confrontarsi con alcuni poveri seguiti dalla parrocchia; a Batallas, con una scuola per persone di età diverse che hanno a disposizione corsi per terminare quelle che si possono paragonare alle nostre superiori.

A Santiago de Huata l’incontro con il Consiglio pastorale e la visita alle strutture della parrocchia, officina meccanica, falegnameria dove vengono fabbricate le barche per escursioni sul lago Titicaca e un laboratorio. Strutture fondamentali per garantire lavoro e prospettive ai giovani, ed evitare che emigrino e si perdano nelle grandi città boliviane.

Il ritorno a Gubbio è previsto per il 31 agosto, preceduto dalla intensità tipica delle ultime ore a disposizione per completare incontri, sopralluoghi e soprattutto rispondere alle tante richieste che arrivano dai fedeli. La presenza del Vescovo è un onore e un avvenimento.

G.B.

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vescovo Bedini Gubbio Perù Bolivia

Il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini, accompagnato, tra gli altri, da don Fabricio Cellucci, don Gaetano Bonomi Boseggia, don Marco Cardoni, suor Daniela e da rappresentanti della Caritas diocesana, è impegnato nella sua prima visita alle missioni di Perù e Bolivia, dove vivono e operano da anni sacerdoti e laici della diocesi di sant’Ubaldo. Per una fortuita coincidenza, è stato preceduto dall’arrivo dei generi alimentari frutto dell’ultima raccolta effettuata in favore delle terre di missione.

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In Perù

Visita iniziata da Lima, Perù, dai volontari dell’operazione Mato Grosso (Omg) di Gubbio. Vede presenti don Giorgio Barbetta, rettore del Seminario di Pomallucay, e due giovani concittadine: Morena Orsini, che gestisce una cooperativa del vetro, e Carla Radicchi, che segue i malati e gli anziani in una zona del Cuzco. Con la guida di don Barbetta sono state visitate alcune significative realizzazioni concretizzate nel tempo nelle località di Chacas, dove c’è un ospedale dell’Omg, unico nel raggio di tanti chilometri all’interno della Cordillera Blanca, di Pomallucay e San Luis, tra cui il Seminario, cooperative del legno e dell’artigianato, Casa Santa Teresita per malati terminali, casa con disabili - Danielitos. A Lima l’incontro con padre Ugo De Censi, salesiano e fondatore dell’Omg.

In Bolivia

La delegazione si è poi spostata in Bolivia accolta da don Leonardo Giannellidall’eugubina Silvia Martini e don Antonio “Topio” Zavatarelli che guidano rispettivamente le missioni di Santiago de Huata e Peñas. Realtà contrassegnate da povertà e problemi, dove i missionari hanno saputo meritarsi stima e gratitudine per il lavoro realizzato con dedizione nel nome del Vangelo.

A Peñas la delegazione ha avuto modo di confrontarsi con alcuni poveri seguiti dalla parrocchia; a Batallas, con una scuola per persone di età diverse che hanno a disposizione corsi per terminare quelle che si possono paragonare alle nostre superiori.

A Santiago de Huata l’incontro con il Consiglio pastorale e la visita alle strutture della parrocchia, officina meccanica, falegnameria dove vengono fabbricate le barche per escursioni sul lago Titicaca e un laboratorio. Strutture fondamentali per garantire lavoro e prospettive ai giovani, ed evitare che emigrino e si perdano nelle grandi città boliviane.

Il ritorno a Gubbio è previsto per il 31 agosto, preceduto dalla intensità tipica delle ultime ore a disposizione per completare incontri, sopralluoghi e soprattutto rispondere alle tante richieste che arrivano dai fedeli. La presenza del Vescovo è un onore e un avvenimento.

G.B.

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Don Gnaldi di Castello racconta i luoghi del Bangladesh visitati dal Papa https://www.lavoce.it/don-gnaldi-castello-racconta-luoghi-del-bangladesh-visitati-dal-papa/ Fri, 01 Dec 2017 11:34:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50700

Probhu tomader shohae takhun! (Il Signore sia con voi!): con queste parole Papa Francesco ha iniziato la celebrazione dell’eucaristia a Dhaka il 30 novembre. Prima di arrivare in Bangladesh, si è recato nel Paese confinante, il Myanmar (ex Birmania), dal 26 al 30 novembre. Evento storico per il fatto stesso che si tratta del primo viaggio del Pontefice nella ex Birmania. Mentre in Bangladesh Francesco sarà il terzo Papa a fare visita, dopo i viaggi di Giovanni Paolo II nel 1986 e di Paolo VI nel 1970, quando la capitale Dhaka era ancora nel territorio del Pakistan. In Myanmar i cristiani cattolici sono 700 mila in rapporto ai 50 milioni di abitanti. Il 90% degli abitanti sono di religione buddista. In Bangladesh ci sono circa 400 mila cattolici e 300 mila protestanti su 160 milioni di abitanti. Il 90% della popolazione è appartenente all’islam (religione di Stato). Gli hindu sono circa 10 milioni e i fedeli buddisti 700 mila. Si tratta, quindi, di rendere visibile l’attenzione della Chiesa alle “periferie”, considerando anche la povertà di entrambe le popolazioni (il Bangladesh è uscito soltanto nel 2015 dall’elenco dei Paesi sottosviluppati), e alle minoranze (in Myanmar è attualissima la questione Rohingya, minoranza musulmana perseguitata da decenni e fuggita in massa dallo Stato di Rakhine, verso il Bangladesh: sono oltre 600 mila i profughi rohingya nel sud del Bangladesh). Che cosa trova Papa Francesco in Bangladesh? Un Paese piccolo, nato nel 1971, e un territorio verde, grande quanto metà Italia. Il Bangladesh è uno dei Paesi più densamente popolati al mondo. La sovrappopolazione rientra tra le tematiche aperte del Paese, ma la povertà generalizzata è il vero problema della popolazione. Grande attenzione richiedono lo sfruttamento del lavoro, la corruzione, il terrorismo, la presenza di gruppi etnici (ben 43) e la diversità di culture, le minoranze religiose e l’esigenza di dialogo interreligioso. La Chiesa cattolica è piccola, povera, giovane, disseminata in tutto il territorio, grazie soprattutto alla presenza missionaria (il Pime opera in Bangladesh dal 1855). Oggi, una Chiesa gioiosa, colorata e attenta saluta l’arrivo di Papa Francesco! Sshagotom! Benvenuto!  ]]>

Probhu tomader shohae takhun! (Il Signore sia con voi!): con queste parole Papa Francesco ha iniziato la celebrazione dell’eucaristia a Dhaka il 30 novembre. Prima di arrivare in Bangladesh, si è recato nel Paese confinante, il Myanmar (ex Birmania), dal 26 al 30 novembre. Evento storico per il fatto stesso che si tratta del primo viaggio del Pontefice nella ex Birmania. Mentre in Bangladesh Francesco sarà il terzo Papa a fare visita, dopo i viaggi di Giovanni Paolo II nel 1986 e di Paolo VI nel 1970, quando la capitale Dhaka era ancora nel territorio del Pakistan. In Myanmar i cristiani cattolici sono 700 mila in rapporto ai 50 milioni di abitanti. Il 90% degli abitanti sono di religione buddista. In Bangladesh ci sono circa 400 mila cattolici e 300 mila protestanti su 160 milioni di abitanti. Il 90% della popolazione è appartenente all’islam (religione di Stato). Gli hindu sono circa 10 milioni e i fedeli buddisti 700 mila. Si tratta, quindi, di rendere visibile l’attenzione della Chiesa alle “periferie”, considerando anche la povertà di entrambe le popolazioni (il Bangladesh è uscito soltanto nel 2015 dall’elenco dei Paesi sottosviluppati), e alle minoranze (in Myanmar è attualissima la questione Rohingya, minoranza musulmana perseguitata da decenni e fuggita in massa dallo Stato di Rakhine, verso il Bangladesh: sono oltre 600 mila i profughi rohingya nel sud del Bangladesh). Che cosa trova Papa Francesco in Bangladesh? Un Paese piccolo, nato nel 1971, e un territorio verde, grande quanto metà Italia. Il Bangladesh è uno dei Paesi più densamente popolati al mondo. La sovrappopolazione rientra tra le tematiche aperte del Paese, ma la povertà generalizzata è il vero problema della popolazione. Grande attenzione richiedono lo sfruttamento del lavoro, la corruzione, il terrorismo, la presenza di gruppi etnici (ben 43) e la diversità di culture, le minoranze religiose e l’esigenza di dialogo interreligioso. La Chiesa cattolica è piccola, povera, giovane, disseminata in tutto il territorio, grazie soprattutto alla presenza missionaria (il Pime opera in Bangladesh dal 1855). Oggi, una Chiesa gioiosa, colorata e attenta saluta l’arrivo di Papa Francesco! Sshagotom! Benvenuto!  ]]>
Un appello per le popolazioni del Malawi https://www.lavoce.it/un-appello-per-le-popolazioni-del-malawi/ Thu, 10 Mar 2016 17:20:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45671 L'ospedale di Pirimiti in Malawi nato dalla collaborazione delle diocesi di Perugia e di Zomba
L’ospedale di Pirimiti in Malawi nato dalla collaborazione delle diocesi di Perugia e di Zomba

Anche questo gennaio ho avuto la fortuna di poter passare una ventina di giorni in Malawii. Anzi, più che una fortuna  è stata, ancora una volta,una straordinaria grazia-dono di Dio; perché è stato un tempo per fare una profonda  riflessione sul valore vero della mia vita (a confronto con la dura esperienza di quella gente, comunque serena, pacifica e paziente la vita di quassù appare sotto tutta un’altra luce) e per sperimentare (e capire) con il mio quotidiano lavoro manuale (sotto un sole cocente) chi, al lavoro, suda e suda sul serio, giorno dopo giorno.

Sono stati venti giorni passati quasi totalmente dentro l’ospedale di Pirimiti. Venti giorni che mi sono serviti per sperimentare, da vicino, quello che qui si fa, giorno dopo giorno, a favore di tanta gente: visite mediche, analisi, medicazioni, cure dentistiche e soprattutto assistenza ai parti (ne avvengono  circa 2400 all’anno; c’è anche una sala operatoria ben attrezzata!!!), come anche incontri di formazione, biblioteca, manutenzione degli stabili e cura degli spazi esterni (che piano piano stanno diventando un bel giardino; con tanto di alberi piantati in occasione della ‘festa degli alberi’; che noi abbiamo abbandonata nonostante tante  blaterazioni di ecologisti da strapazzo!!!).

Ma, venti giorni che stavolta mi sono serviti soprattutto per partecipare a tre meravigliose esperienze che si stanno realizzando grazie alla dedizione attenta e generosa di Zahara, la ‘nostra’ direttrice d’ospedale. Attività svolte in modo assolutamente gratuito e grazie anche alla disponibilità di un personale ospedaliero per lo più generoso e attento (pur con le normali-logiche eccezioni!).

1. L’attenzione e la cura, in forma assolutamente gratuita, a favore di bambini con gravi problemi di denutrizione e malnutrizione. Bambini che vengono accolti ogni venerdì (a gruppi di circa 60 per un totale di circa 40 al mese) e visitati e pesati; mentre i genitori sono istruiti sulle regole fondamentali igienico-sanitari e poi dotati di cibi specifici, sufficienti per un mese.

2. La visita settimanale da parte della clinica mobile che va nei vari villaggi per le visite, le vaccinazioni, le cure, la distribuzione di medicine per tutti quei bambini che non possono venire all’ospedale.

3. L’attenzione e l’aiuto a circa 50 famiglie individuate, su indicazione dei capovillaggio, nei villaggi vicini, come particolarmente bisognose; o in base alla povertà o in base all’età, o in base alla salute, o in base ad altre problematiche familiari. Famiglie alle quali sarà distribuito un sacco da 50kg di granoturco a scadenza bimensile fino al prossimo mese di giugno. Purtroppo, però, quest’anno ci saranno ancora più problemi a causa di una straordinaria siccità. In questa stagione delle piogge, invece dei normali 800/900 mm, è caduta solo circa 40 mm di pioggia; per cui non ci sarà quasi nessun raccolto: di mais, patate, fagioli, zucche…ed ogni altro prodotto locale. Il 3 di febbraio abbiamo acquistato il mais (corrispondente al nostro grano) in Mozambico, pagandolo oltre 33 euro al q.! (stipendio medio di oltre un mese!!); e se pensiamo che il mais aumenterà di prezzo e le famiglie bisognose di numero…!!

E allora…non posso che farvi un appello; come singoli, come gruppi di amici, come istituzioni, come parrocchie… per favore, non li abbandoniamo! Lo so che anche noi abbiamo un sacco di problemi; ma, credetemi, i loro sono più gravi dei nostri!!! E, lo sappiamo tutti per esperienza personale, quando abbiamo donato qualcosa a chi ha bisogno ne proviamo grande gioia! Già quaggiù; In attesa di quella che Dio ci donerà lassù!

La quaresima è una buona occasione per donare e provare questa gioia! per me, per te, per tutti.

Ccp. N. 25939869 ass.amici del malawi

Bonifico bancario: cassa di risparmio di fano – ass. amici del malawi- IBAN:  I /  IT / 90 / I 0614503001000003000735

La forma? Una qualsiasi;  a libera scelta. Basta farlo!! Grazie.

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AMICI DEL MALAWI. Il nuovo vescovo di Zomba, mons. Tambala, li ha incontrati a Perugia https://www.lavoce.it/amici-del-malawi-il-nuovo-vescovo-di-zomba-mons-tambala-li-ha-incontrati-a-perugia/ Thu, 05 Nov 2015 17:16:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44208 Tambala-cmyk
Mons. George Desmond Tambala

Il 31 ottobre presso villa Sacro Cuore a Perugia il card. Gualtiero Bassetti ha presentato al Consiglio direttivo dell’associazione Amici del Malawi il nuovo vescovo della diocesi di Zomba, gemellata da lungo tempo con quella di Perugia. È mons. George Desmond Tambala, finora “definitore generale” dei Carmelitani Scalzi in Africa.

Il neo-vescovo ha volentieri raccolto l’invito del Cardinale e degli “Amici” a una proficua collaborazione per il sostegno ai progetti che la stessa associazione di volontariato, insieme ai benefattori, sta portando avanti per aiutare i nostri fratelli della terra africana.

Mons. George Desmond Tambala è nato l’11 novembre 1968 nella diocesi di Zomba. È entrato nei Carmelitani Scalzi nel 1990, emettendo quindi la professione solenne dei voti nel 1995 nel Carmelo del Malawi, ed è stato ordinato sacerdote l’anno successivo. Questo in breve il suo ricco curriculum: vicario parrocchiale a Kapiri, nell’arcidiocesi di Lilongwe; studi in Spagna – Avila e Vitoria – per la licenza (specializzazione) in Teologia; maestro dei postulanti e docente di Spiritualità presso il Seminario inter-congregazionale di Balaka; superiore e delegato provinciale dei Carmelitani Scalzi in Malawi e vice direttore del Centro di spiritualità “San Giovanni della Croce” a Nyungwe-Blantyre; definitore dei Carmelitani Scalzi, incaricato dell’Africa e del Madagascar. L’ordinazione episcopale è prevista per gennaio 2016.

 

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