minori Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/minori/ Settimanale di informazione regionale Fri, 25 Oct 2024 14:57:56 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg minori Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/minori/ 32 32 A Perugia c’è il Sai per minori non accompagnati. La testimonianza di Giorgia, operatrice, e dei giovani ospiti Ibrahima e Yacouba https://www.lavoce.it/a-perugia-ce-il-sai-per-minori-non-accompagnati-la-testimonianza-di-giorgia-operatrice-e-dei-giovani-ospiti-ibrahima-e-yacouba/ https://www.lavoce.it/a-perugia-ce-il-sai-per-minori-non-accompagnati-la-testimonianza-di-giorgia-operatrice-e-dei-giovani-ospiti-ibrahima-e-yacouba/#respond Fri, 18 Oct 2024 08:28:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78197

Mercoledì 16 ottobre, presso la Sala della biblioteca del Centro d’accoglienza in via Bontempi 13, si è svolto l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri “Voci dal Mondo”. L’incontro ha visto la partecipazione della dott.ssa Giorgia Eugeni, operatrice dell’associazione ArciSolidarietà-Ora d’Aria, impegnata nella promozione dell’integrazione dei migranti. Al centro della discussione è stato il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) per Minori stranieri non accompagnati (Msna), con particolare riferimento alla struttura educativa Sai situata nel comune di Panicale.

Il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) per Minori stranieri non accompagnati

“La nostra missione – ha spiegato Eugeni – è promuovere la crescita, l’emancipazione e l’autonomia dei minori, accompagnandoli in un percorso che li renda cittadini indipendenti e integrati nella società”. Nel corso del suo intervento, Eugeni ha illustrato i principali servizi offerti dalla struttura.

I servizi offerti

Tra questi, il supporto legale mirato a orientare i minori nelle pratiche amministrative necessarie per ottenere la protezione internazionale o altre forme di permesso di soggiorno. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto – è garantire che questi giovani abbiano accesso ai loro diritti e possano regolarizzare la loro permanenza sul territorio italiano”. Oltre all’assistenza legale, il progetto Sai si occupa anche dell’inserimento scolastico e lavorativo dei minori. “Vogliamo guidarli verso l’autosufficienza economica, offrendo loro le competenze necessarie per costruirsi una vita autonoma”, ha spiegato Eugeni, sottolineando l’importanza della formazione professionale. Un altro servizio fondamentale offerto dal Sai riguarda l’assistenza sanitaria, che garantisce l’accesso alle cure mediche di base, oltre al supporto psicologico per affrontare il difficile processo di integrazione. Tuttavia, come ha evidenziato Eugeni, una delle sfide del progetto rimane l’integrazione socio-culturale. “Le differenze linguistiche, culturali e religiose possono spesso rappresentare una barriera per l’inserimento di questi giovani nel tessuto sociale locale”. Per superare tali difficoltà, il progetto collabora con diverse associazioni locali, organizzando attività che favoriscono l’inclusione. Tra queste, si segnalano le collaborazioni con associazioni sportive come la Asd Tavernelle Calcio e la Asd San Sisto, che offrono ai ragazzi opportunità di partecipare ad attività ludico-ricreative.

La testimonianza di Inbrahima e Yacouba

L’incontro ha visto anche la testimonianza di due giovani beneficiari del progetto Sai. Ibrahima Diallo, 16 anni, originario della Guinea, è arrivato in Italia nel 2023 e ha iniziato il suo percorso nel progetto Sai ad agosto 2024. Attualmente, è impegnato nello studio della lingua italiana e partecipa attivamente alle attività del centro, in attesa di iniziare il suo percorso scolastico. Yacouba Diomande, 17 anni, proveniente dalla Costa d’Avorio, vive in Italia da un anno. Anche lui sta studiando l’italiano e frequenta una scuola di meccanica, avviandosi verso l’integrazione sociale e professionale. Il contributo della dottoressa Eugeni si è concluso con un messaggio di speranza e un ringraziamento speciale rivolto ai ragazzi. Ha sottolineato quanto fosse difficile per Ibrahima e Ya- couba esporsi di fronte al pubblico, ma nonostante l’emozione e la timidezza, hanno trovato il coraggio di raccontare le loro esperienze. “Sono ragazzi pieni di positività e determinazione. Li ringrazio di cuore per aver partecipato a questa iniziativa”, ha dichiarato Eugeni in chiusura. “Voci dal Mondo” ha così concluso il suo ciclo di incontri, offrendo una testimonianza profonda e tangibile del lavoro quotidiano di chi si impegna nell’accoglienza e di chi, come i giovani ospiti del progetto Sai, affronta il difficile percorso di integrazione. Janeth Guaillas]]>

Mercoledì 16 ottobre, presso la Sala della biblioteca del Centro d’accoglienza in via Bontempi 13, si è svolto l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri “Voci dal Mondo”. L’incontro ha visto la partecipazione della dott.ssa Giorgia Eugeni, operatrice dell’associazione ArciSolidarietà-Ora d’Aria, impegnata nella promozione dell’integrazione dei migranti. Al centro della discussione è stato il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) per Minori stranieri non accompagnati (Msna), con particolare riferimento alla struttura educativa Sai situata nel comune di Panicale.

Il Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) per Minori stranieri non accompagnati

“La nostra missione – ha spiegato Eugeni – è promuovere la crescita, l’emancipazione e l’autonomia dei minori, accompagnandoli in un percorso che li renda cittadini indipendenti e integrati nella società”. Nel corso del suo intervento, Eugeni ha illustrato i principali servizi offerti dalla struttura.

I servizi offerti

Tra questi, il supporto legale mirato a orientare i minori nelle pratiche amministrative necessarie per ottenere la protezione internazionale o altre forme di permesso di soggiorno. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto – è garantire che questi giovani abbiano accesso ai loro diritti e possano regolarizzare la loro permanenza sul territorio italiano”. Oltre all’assistenza legale, il progetto Sai si occupa anche dell’inserimento scolastico e lavorativo dei minori. “Vogliamo guidarli verso l’autosufficienza economica, offrendo loro le competenze necessarie per costruirsi una vita autonoma”, ha spiegato Eugeni, sottolineando l’importanza della formazione professionale. Un altro servizio fondamentale offerto dal Sai riguarda l’assistenza sanitaria, che garantisce l’accesso alle cure mediche di base, oltre al supporto psicologico per affrontare il difficile processo di integrazione. Tuttavia, come ha evidenziato Eugeni, una delle sfide del progetto rimane l’integrazione socio-culturale. “Le differenze linguistiche, culturali e religiose possono spesso rappresentare una barriera per l’inserimento di questi giovani nel tessuto sociale locale”. Per superare tali difficoltà, il progetto collabora con diverse associazioni locali, organizzando attività che favoriscono l’inclusione. Tra queste, si segnalano le collaborazioni con associazioni sportive come la Asd Tavernelle Calcio e la Asd San Sisto, che offrono ai ragazzi opportunità di partecipare ad attività ludico-ricreative.

La testimonianza di Inbrahima e Yacouba

L’incontro ha visto anche la testimonianza di due giovani beneficiari del progetto Sai. Ibrahima Diallo, 16 anni, originario della Guinea, è arrivato in Italia nel 2023 e ha iniziato il suo percorso nel progetto Sai ad agosto 2024. Attualmente, è impegnato nello studio della lingua italiana e partecipa attivamente alle attività del centro, in attesa di iniziare il suo percorso scolastico. Yacouba Diomande, 17 anni, proveniente dalla Costa d’Avorio, vive in Italia da un anno. Anche lui sta studiando l’italiano e frequenta una scuola di meccanica, avviandosi verso l’integrazione sociale e professionale. Il contributo della dottoressa Eugeni si è concluso con un messaggio di speranza e un ringraziamento speciale rivolto ai ragazzi. Ha sottolineato quanto fosse difficile per Ibrahima e Ya- couba esporsi di fronte al pubblico, ma nonostante l’emozione e la timidezza, hanno trovato il coraggio di raccontare le loro esperienze. “Sono ragazzi pieni di positività e determinazione. Li ringrazio di cuore per aver partecipato a questa iniziativa”, ha dichiarato Eugeni in chiusura. “Voci dal Mondo” ha così concluso il suo ciclo di incontri, offrendo una testimonianza profonda e tangibile del lavoro quotidiano di chi si impegna nell’accoglienza e di chi, come i giovani ospiti del progetto Sai, affronta il difficile percorso di integrazione. Janeth Guaillas]]>
https://www.lavoce.it/a-perugia-ce-il-sai-per-minori-non-accompagnati-la-testimonianza-di-giorgia-operatrice-e-dei-giovani-ospiti-ibrahima-e-yacouba/feed/ 0
Tutela dei minori, a S. Maria degli Angeli un incontro promosso dalla Conferenza episcopale umbra https://www.lavoce.it/tutela-dei-minori-a-s-maria-degli-angeli-un-incontro-promosso-dalla-conferenza-episcopale-umbra/ Fri, 25 Nov 2022 11:12:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69365 tutela dei minori

Non solo prevenzione. Una cultura del rispetto del mistero della persona umana: è il tema dell’incontro sulla tutela dei minori in programma sabato 26 novembre, alle ore 9, presso il Centro pastorale di Santa Maria degli Angeli (Via Capitolo delle Stuoie, 13), e promosso dal Servizio regionale per la tutela dei minori della Conferenza episcopale umbra (Ceu).

L’incontro è rivolto a tutti gli interessati, in particolare a sacerdoti, religiosi e operatori pastorali, a cui relazionerà padre Amedeo Cencini, formatore e docente presso la Pontificia Università Salesiana.

I lavori saranno aperti dal saluto del presidente della Ceu monsignor Renato Boccardo.

"Anche nella nostra Regione ecclesiastica -afferma l’arcivescovo di Spoleto-Norcia- è stato attivato il Servizio Regionale Tutela Minori (SRTM) come luogo di coordinamento dei Servizi diocesani chiamati a svolgere serie ed efficaci azioni di tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Ad esso è stato affidato inoltre il compito di organizzare diverse iniziative di formazione dei membri degli stessi Servizi.

È uno strumento con il quale la Chiesa locale intende rinnovare l’impegno per prevenire ogni forma di abuso e offrire sostegno e accompagnamento agli operatori pastorali e a quanti ne avessero necessità".

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tutela dei minori

Non solo prevenzione. Una cultura del rispetto del mistero della persona umana: è il tema dell’incontro sulla tutela dei minori in programma sabato 26 novembre, alle ore 9, presso il Centro pastorale di Santa Maria degli Angeli (Via Capitolo delle Stuoie, 13), e promosso dal Servizio regionale per la tutela dei minori della Conferenza episcopale umbra (Ceu).

L’incontro è rivolto a tutti gli interessati, in particolare a sacerdoti, religiosi e operatori pastorali, a cui relazionerà padre Amedeo Cencini, formatore e docente presso la Pontificia Università Salesiana.

I lavori saranno aperti dal saluto del presidente della Ceu monsignor Renato Boccardo.

"Anche nella nostra Regione ecclesiastica -afferma l’arcivescovo di Spoleto-Norcia- è stato attivato il Servizio Regionale Tutela Minori (SRTM) come luogo di coordinamento dei Servizi diocesani chiamati a svolgere serie ed efficaci azioni di tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Ad esso è stato affidato inoltre il compito di organizzare diverse iniziative di formazione dei membri degli stessi Servizi.

È uno strumento con il quale la Chiesa locale intende rinnovare l’impegno per prevenire ogni forma di abuso e offrire sostegno e accompagnamento agli operatori pastorali e a quanti ne avessero necessità".

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In questo numero: “genere” – droga – minori – assegno figli e … Leopardi https://www.lavoce.it/in-questo-numero-genere-droga-minori-assegno-figli/ Fri, 09 Jul 2021 12:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61327

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>
Migranti. I minori, vulnerabili e senza voce https://www.lavoce.it/leditoriale-i-minori-vulnerabili-e-senza-voce/ Thu, 12 Jan 2017 10:47:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48169 di Giancarlo Perego*

“Vulnerabili e senza voce”. Con questi due aggettivi Papa Francesco qualifica il mondo dei minori migranti di oggi. Le statistiche internazionali ci ricordano che sono oltre il 50% di tutti i rifugiati, in fuga con la famiglia o anche, in tanti, da soli. In Italia i migranti minorenni sono più di un milione e 100 mila: un immigrato su 5 in Italia è un minore, un bambino, un ragazzo. Minori sono anche il 20% di 107.000 italiani che hanno lasciato l’Italia nel 2015, abbandonando la scuola, gli amici, la parrocchia, il Paese. Sono oltre il 50% dei rom migranti in Italia dalla Romania, dalla Bulgaria, dal Montenegro, dalla ex Jugoslavia, ma anche senza un Paese, apolidi.

A loro il Papa c’invita particolarmente a guardare in questa Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che celebriamo domenica 15 gennaio. Loro sono un “segno dei tempi”, un tempo della storia della salvezza – ricorda Francesco – e un luogo nei quali ripensare e ridisegnare le nostre comunità pastorali, ma anche scuola, famiglia, città. Infatti, molti di questi minori migranti in Italia vivono in famiglie povere, in case sovraffollate. Non hanno spazi di gioco, se non all’oratorio vicino a casa. Spesso si assentano dalla scuola o addirittura l’abbandonano. Sono soli in casa la maggior parte delle ore del giorno.

Mi domando allora come i minori migranti possano abitare le nostre città, come possano essere raggiunti dalle nostre comunità, come possano sentirsi a casa. Mi domando anche come si pensi a loro, quando la maggior parte delle risorse sono impiegate in sicurezza, dimenticando la sicurezza sociale di questi ragazzi. Mi domando quanto interessi il loro benessere tra gli inutili discorsi populisti e la riproposizione di centri come i Cie. Mi interrogo inoltre su cosa penseranno quei ragazzi non accompagnati dai familiari e provenienti da situazioni drammatiche dell’Africa subsahariana o del Corno d’Africa o del Medio Oriente o del Bangladesh o Pakistan e degli altri 80 Paesi del mondo, sbarcati in Italia, che si ritrovano nei Cas, strutture tutt’altro che familiari, centri e non case, più simili a orfanatrofi.

Il Papa invita a guardare a loro come se guardassimo ai nostri ragazzi, ai nostri figli. Per loro invita a creare percorsi di protezione e cura, a non dimenticare il bisogno di spazi di gioco. A questo proposito desidero ricordare la particolare sensibilità di Francesco, il quale, dopo la visita a Lampedusa, volle lasciare come segno concreto un contributo per costruire una ludoteca, pensando soprattutto ai ragazzi che sbarcavano e venivano accolti sull’isola. Ancora: per i ragazzi e gli adolescenti il Papa invita a costruire percorsi di integrazione, “collaborazioni sempre più efficaci e incisive”, in altre parole una “simpatia” che aiuta a valorizzare le loro storie ed esperienze dentro un nuovo tessuto di vita sociale e culturale.

Il futuro del nostro Paese e della Chiesa in Italia passa anche dalla capacità di condivisione, di fraternità che riusciremo a ricreare attorno ai migranti, a partire dai più piccoli fra loro. La verità del nostro amore a Dio e al prossimo passa dalla capacità di amare questa “carne di Cristo”, che sono i nostri fratelli migranti. Ogni chiusura tradisce la fede e indebolisce la democrazia. Ricordandoci oggi, in particolare, il monito di Gesù, non a caso riportato da tutti gli evangelisti: “Chi avrà accolto anche uno solo di questi miei fratelli più piccoli, avrà accolto me”.

* Direttore generale della Fondazione Migrantes

 

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Papa Assisi. Fra Stefano parla del “lavoro” quotidiano dei penitenzieri della Basilica https://www.lavoce.it/papa-assisi/ Sat, 06 Aug 2016 09:56:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47274 8La visita di Papa Francesco pellegrino alla Porziuncola è stata tutta centrata sul perdono e sulla misericordia, sia nei gesti che nelle parole. Anzitutto i gesti, a cominciare dalla sua presenza, dalla preghiera silenziosa nella Porziuncola, fino al non previsto mettersi al confessionale, e alla visita strettamente privata agli ospiti dell’infermeria del convento dei Frati minori di Santa Maria degli Angeli. Mettendosi al confessionale papa Francesco ha reso visivamente quello che è il “cuore” del messaggio, e il centro dell’attrattiva della Basilica della Porziuncola dove, ogni giorno, decine e centinaia di persone lì trovano qualcuno che li ascolta, li accoglie, li perdona in nome di Dio.

Di questo, che è l’attività quotidiana dei frati minori della Porziuncola e in particolare dei 12 penitenzieri che hanno come specifico ministero proprio quello della confessione, abbiamo parlato con padre Stefano Orsi al termine della giornata della visita di Papa Francesco.

 Padre Stefano, lei è uno dei 12 penitenzieri. Quello che a detto il Papa vi trovati in sintonia?
“Ci siamo trovati molto sintonia perché noi diciamo di perdonare e il luogo per giungere a questo perdono è proprio il sacramento della confessione che è molto abbandonato da chi ha smarrito il senso di Dio. Ecco allora che il sacramento della confessione è il luogo per ritrovarsi in Dio”.

I penitenzieri hanno una formazione specifica?
“La formazione è quella che riceviamo dagli studi che facciamo ma durante l’anno, nei momenti in cui ci sono meno pellegrini, abbiamo dei corsi di formazione permanente in cui trattiamo anche temi più scottanti quali quelli dell’etica. Ma la confessione è il luogo, è la chiave per entrare nella misericordia. Siamo tutti benedetti da Dio proprio perché  Dio ci vuole nel bene, nella gioia, nella serenità, e ci vuole elevare all’altezza del suo perdono, della sua misericordia”.

Sembra facile, ma immagino che stare in confessionale tanto tempo ad ascoltare le persone che portano loro dolori, i loro dubbi, non deve essere così semplice…
“Non è molto semplice anche perché si sta tante ore in ascolto, soprattutto di persone che spesso più che i peccati portano il loro dolore, la propria sofferenza di un lutto, o di una situazione familiare molto difficile. Molte volte il confessore richiama alla confessione vera e propria dei peccati, e si sente dire ‘meno male che ci siete voi che ascoltate, ed è anche gratis, mentre se andiamo da un medico ci tocca anche pagare’. Le persone sono molto contente di trovare qui uomini di Dio che li ascoltano. Vengono per cercare una parola di conforto per il loro cammino di fede e della vita. Però quello che dalla mia esperienza posso dire è che la gente si sente amata da Dio e quindi, proprio perché noi siamo generati da Dio dobbiamo andare di continuo verso Dio perché siamo stati consacrati a lui mediante il battesimo. È per questo che siamo chiamati a questa speranza che è radicata profondamente nella vita degli uomini”.

Si dice che nelle persone oggi manca il senso del peccato. È difficile accompagnarle ad una confessione del peccato?
“È molto difficile accompagnare le persone a ritrovare il senso di Dio, e quindi manca il senso del peccato perché manca il senso di Dio che l’uomo ha smarrito. Va riscoperto l’amore di Dio e la confessione è luogo per arrivare all’incontro con Dio, per essere certi di essere abbracciati da questo amore. E credere all’amore significa che anche nel dolore della propria sofferenza e del proprio peccato, si può cantare le meraviglie di Dio.

Voi vi trovate quasi sempre di fronte a degli sconosciuti , persone di cui non conoscete la storia. Come si fa ad entrare nella profondità del sacramento?
“Posso dire che quelli che vengono si aprono profondamente, forse perché si trovano di fronte a una persona che non conoscono, davanti alla quale è più facile aprire il cuore. Molti dicono che nella propria parrocchia trovano difficoltà a confessarsi, sia perché non c’è questa disponibilità, ma anche perché portare la parte più intima della loro vita al loro parroco li mette in difficoltà. Mentre qui trovandosi in un luogo, come quello della Porzaiuncola, con un frate che non conoscono si trovano a proprio agio, si crea familiarità. Molta gente piange perché finalmente ha trovato il modo di portare nelle mani del Signore la propria debolezza, la propria fragilità, ed essere poi sollevati da questo perdono, da questa misericordia di Dio che è sempre pronto ad andare verso gli altri”.

Molte persone vengono qui occasionalmente perché è una basilica in cui sanno che possono sempre trovare un confessore. Voi fare anche un percorso anche di accompagnamento delle persone?
“No, questa è un’altra cosa. Ci sono persone più vicino a noi, alla Basilica, persone di paesi qui vicino che chiedono un accompagnamento, e noi questo lo facciamo. Con i pellegrini che vengono da lontano non si può fare una cosa del genere”.

Se lei dovesse dire la sua responsabilità quando è nel confessionale, con una parola…
“La mia responsabilità è che io sono nel confessionale non con la mia idea ma nel nome della Chiesa, quindi devo comunicare al penitente ciò che la Chiesa mi dice riguardo certi argomenti”.

Ci sono delle confessioni che rimangono anche nella vita del confessore. Ce n’è qualcuna che si porta dentro?
“Una confessione di circa un anno fa, molto dolorosa per il penitente che faceva fatica ad esternare il proprio peccato e che alla fine della confessione mi disse ‘Adesso posso anche morire, ma morire in pace e in grazia di Dio’. Questo me lo porto sempre nel cuore”.

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Piano sociale regionale: intervista all’assessore ai Servizi sociali del Comune di Perugia Edi Cicchi https://www.lavoce.it/le-linee-ci-sono-ma-manca-il-quadro/ Fri, 05 Feb 2016 10:53:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45323

Piano sociale: capitolo secondo. In attesa della fine della fase partecipativa il 15 febbraio prossimo, La Voce prosegue il suo approfondimento su questo importante strumento di programmazione del welfare regionale con l’obiettivo di stimolare il dibattito tra i vari soggetti coinvolti. Se la scorsa settimana abbiamo dato voce al mondo delle cooperative, oggi è la volta dei Comuni, le vere “braccia operanti” in materia di sociale. A rappresentarli è Edi Cicchi, nella duplice veste di assessore ai Servizi sociali del Comune di Perugia e di coordinatore della Consulta welfare dell’Anci.

 Assessore, è stato ribadito più volte dall’assessore regionale alla Coesione sociale e al welfare, Luca Barberini, che in questo nuovo Piano sarà dato un “ruolo potenziato e un rinnovato protagonismo” alle istituzioni, a cominciare dai Comuni. Cosa significa?

“Sinceramente, non lo abbiamo ancora capito. Ad oggi è stato detto nella teoria, ma, in pratica, non è stato ancora specificato. Il Piano descrive la situazione nella quale ci troviamo, il contesto regionale di riferimento, ma non gli strumenti con cui noi Comuni potremmo andare a intervenire concretamente su questo contesto. È come se palazzo Donini avesse dato la cornice esterna, i confini di movimento, ma spetta poi ai Comuni dipingere il quadro dei servizi sociali offerti al cittadino. E senza sapere quanti e quali colori abbiamo a disposizione, è difficile pianificare se il nostro sarà un leggero acquerello o un’intensa tempera”.

Quali sarebbero gli strumenti che chiedono i Comuni?

“Da una parte le tipologie di servizi che si vogliono mettere in campo, dall’altra le risorse a disposizione. In merito al primo punto, chiediamo che sia individuato con chiarezza – e nella ovvia consapevolezza di non poter sopperire a tutte le necessità, dato il periodo di crisi e carenze di risorse - quali sono le nostre priorità di intervento. Quali sono i servizi essenziali che vogliamo dare al cittadino? Quali gli standard? Quali i ruoli da svolgere? E ancora, quali le professionalità da inserire? Le faccio un esempio: nel Piano non si parla del ruolo degli Uffici di cittadinanza, che sono il luogo concreto dove arrivano le richieste, la porta d’accesso alla rete dei servizi sociali e socio-sanitari. Né si fa il punto della situazione sulla loro attività degli ultimi anni. A mio avviso, occorre capire il ‘già fatto’ per pianificare un cambiamento o una continuazione del percorso. Non ci interessano 200 pagine di documento, se tutti questi punti interrogativi non vengono soddisfatti”.

E in merito alle risorse?

“Per le risorse il discorso è analogo al precedente. È vero, nel Piano, si parla di una disponibilità finanziaria [55 milioni di euro, ndr], ma è una cifra complessiva. Non viene specificato quante risorse, ad esempio, andranno all’ambito della famiglia, all’aiuto agli anziani, disabili o minori. Come possiamo noi Comuni perseguire un fine, che è quello di rispondere ai bisogni dei cittadini, se non sappiamo i mezzi a nostra disposizione? Le faccio un esempio: in questi mesi i due Centri anti-violenza della Regione hanno operato con almeno 400 donne e ne hanno accolte 38; a marzo termineranno i fondi a loro destinati, ad oggi non sanno se e quanti ne avranno ancora. In più, nel Piano sociale non se ne fa alcuna menzione. Cosa succederà se questi fondi non arrivano?”.

Anche perché i fondi sono comunque vincolati a progetti che vanno presentati e approvati...

“Sì, la pianificazione è fatta dalle Regioni che presentano progetti per accedere a risorse nazionali o al Fondo sociale europeo. Dopodiché la Regione emana dei bandi per i Comuni. Quindi anche noi siamo vincolati a questi progetti. Qui il rischio è quello di parcellizzare eccessivamente le risorse in troppi settori e sottosettori, con l’unica conseguenza di un aggravio del lavoro burocratico dei Servizi sociali comunali che non corrisponde, però, a interventi realmente incisivi. In passato, ad esempio, il Fondo per la famiglia era stato ‘spezzettato’ in almeno otto interventi diversi. Tanti progetti con poche risorse disponibili per ciascuno equivalgono a tanto lavoro ma pochissima resa. Anche perché i nostri uffici sono già sufficientemente oberati: solo al Tribunale dei minori sono in essere all’incira 1.900 provvedimenti”.

E chi resta fuori da questi progetti?

“In caso di minori, anziani o disabili non si resta mai fuori, in quanto siamo sempre obbligati a intervenire. Nei casi di povertà, invece, abbiamo costruito - a differenza del passato - una buona rete con la Caritas, al fine di cercare di dare a tutti una risposta”.

L’assessore Barberini ha insistito sulla volontà di una co-progettazione tra i vari soggetti coinvolti per la pianificazione sociale e socio-sanitaria, prevedendo anche laboratori di comunità...

“Il nodo della co-progettazione è questo: chi siede intorno al tavolo? Nel senso: i soggetti presenti devono essere stati selezionati sulla base di determinati requisiti, che ad oggi, però, non conosciamo. Solo in questo modo si può fare sistema e mettere insieme le proprie specificità e competenze in maniera costruttiva. Questi anni di crisi ci hanno portato alla consapevolezza che viviamo in una società dove la povertà, sia economica che umana, è reale e quasi sempre accompagnata dalla solitudine. Le persone ci chiedono interventi tempestivi, velocità nelle risposte, anche perché arrivano da noi quando le loro difficoltà sono già ad uno stato molto grave. Dobbiamo essere per loro una ‘tachipirina’, ovvero un palliativo non risolutivo, ma comunque capace di tamponare la situazione nel breve periodo, al fine di avere il tempo di costruire un percorso. Se coordinati, possiamo essere davvero una grande risorse per il territorio. Altrimenti si rischia ancora una volta di perdersi nella burocrazia e nella vacuità di tavoli, sotto-tavoli e laboratori che ingolfano ancora di più il lavoro con una serie di passaggi inutili”. Laura Lana]]>

Piano sociale: capitolo secondo. In attesa della fine della fase partecipativa il 15 febbraio prossimo, La Voce prosegue il suo approfondimento su questo importante strumento di programmazione del welfare regionale con l’obiettivo di stimolare il dibattito tra i vari soggetti coinvolti. Se la scorsa settimana abbiamo dato voce al mondo delle cooperative, oggi è la volta dei Comuni, le vere “braccia operanti” in materia di sociale. A rappresentarli è Edi Cicchi, nella duplice veste di assessore ai Servizi sociali del Comune di Perugia e di coordinatore della Consulta welfare dell’Anci.

 Assessore, è stato ribadito più volte dall’assessore regionale alla Coesione sociale e al welfare, Luca Barberini, che in questo nuovo Piano sarà dato un “ruolo potenziato e un rinnovato protagonismo” alle istituzioni, a cominciare dai Comuni. Cosa significa?

“Sinceramente, non lo abbiamo ancora capito. Ad oggi è stato detto nella teoria, ma, in pratica, non è stato ancora specificato. Il Piano descrive la situazione nella quale ci troviamo, il contesto regionale di riferimento, ma non gli strumenti con cui noi Comuni potremmo andare a intervenire concretamente su questo contesto. È come se palazzo Donini avesse dato la cornice esterna, i confini di movimento, ma spetta poi ai Comuni dipingere il quadro dei servizi sociali offerti al cittadino. E senza sapere quanti e quali colori abbiamo a disposizione, è difficile pianificare se il nostro sarà un leggero acquerello o un’intensa tempera”.

Quali sarebbero gli strumenti che chiedono i Comuni?

“Da una parte le tipologie di servizi che si vogliono mettere in campo, dall’altra le risorse a disposizione. In merito al primo punto, chiediamo che sia individuato con chiarezza – e nella ovvia consapevolezza di non poter sopperire a tutte le necessità, dato il periodo di crisi e carenze di risorse - quali sono le nostre priorità di intervento. Quali sono i servizi essenziali che vogliamo dare al cittadino? Quali gli standard? Quali i ruoli da svolgere? E ancora, quali le professionalità da inserire? Le faccio un esempio: nel Piano non si parla del ruolo degli Uffici di cittadinanza, che sono il luogo concreto dove arrivano le richieste, la porta d’accesso alla rete dei servizi sociali e socio-sanitari. Né si fa il punto della situazione sulla loro attività degli ultimi anni. A mio avviso, occorre capire il ‘già fatto’ per pianificare un cambiamento o una continuazione del percorso. Non ci interessano 200 pagine di documento, se tutti questi punti interrogativi non vengono soddisfatti”.

E in merito alle risorse?

“Per le risorse il discorso è analogo al precedente. È vero, nel Piano, si parla di una disponibilità finanziaria [55 milioni di euro, ndr], ma è una cifra complessiva. Non viene specificato quante risorse, ad esempio, andranno all’ambito della famiglia, all’aiuto agli anziani, disabili o minori. Come possiamo noi Comuni perseguire un fine, che è quello di rispondere ai bisogni dei cittadini, se non sappiamo i mezzi a nostra disposizione? Le faccio un esempio: in questi mesi i due Centri anti-violenza della Regione hanno operato con almeno 400 donne e ne hanno accolte 38; a marzo termineranno i fondi a loro destinati, ad oggi non sanno se e quanti ne avranno ancora. In più, nel Piano sociale non se ne fa alcuna menzione. Cosa succederà se questi fondi non arrivano?”.

Anche perché i fondi sono comunque vincolati a progetti che vanno presentati e approvati...

“Sì, la pianificazione è fatta dalle Regioni che presentano progetti per accedere a risorse nazionali o al Fondo sociale europeo. Dopodiché la Regione emana dei bandi per i Comuni. Quindi anche noi siamo vincolati a questi progetti. Qui il rischio è quello di parcellizzare eccessivamente le risorse in troppi settori e sottosettori, con l’unica conseguenza di un aggravio del lavoro burocratico dei Servizi sociali comunali che non corrisponde, però, a interventi realmente incisivi. In passato, ad esempio, il Fondo per la famiglia era stato ‘spezzettato’ in almeno otto interventi diversi. Tanti progetti con poche risorse disponibili per ciascuno equivalgono a tanto lavoro ma pochissima resa. Anche perché i nostri uffici sono già sufficientemente oberati: solo al Tribunale dei minori sono in essere all’incira 1.900 provvedimenti”.

E chi resta fuori da questi progetti?

“In caso di minori, anziani o disabili non si resta mai fuori, in quanto siamo sempre obbligati a intervenire. Nei casi di povertà, invece, abbiamo costruito - a differenza del passato - una buona rete con la Caritas, al fine di cercare di dare a tutti una risposta”.

L’assessore Barberini ha insistito sulla volontà di una co-progettazione tra i vari soggetti coinvolti per la pianificazione sociale e socio-sanitaria, prevedendo anche laboratori di comunità...

“Il nodo della co-progettazione è questo: chi siede intorno al tavolo? Nel senso: i soggetti presenti devono essere stati selezionati sulla base di determinati requisiti, che ad oggi, però, non conosciamo. Solo in questo modo si può fare sistema e mettere insieme le proprie specificità e competenze in maniera costruttiva. Questi anni di crisi ci hanno portato alla consapevolezza che viviamo in una società dove la povertà, sia economica che umana, è reale e quasi sempre accompagnata dalla solitudine. Le persone ci chiedono interventi tempestivi, velocità nelle risposte, anche perché arrivano da noi quando le loro difficoltà sono già ad uno stato molto grave. Dobbiamo essere per loro una ‘tachipirina’, ovvero un palliativo non risolutivo, ma comunque capace di tamponare la situazione nel breve periodo, al fine di avere il tempo di costruire un percorso. Se coordinati, possiamo essere davvero una grande risorse per il territorio. Altrimenti si rischia ancora una volta di perdersi nella burocrazia e nella vacuità di tavoli, sotto-tavoli e laboratori che ingolfano ancora di più il lavoro con una serie di passaggi inutili”. Laura Lana]]>
SINODO. La indissolubilità del matrimonio non è un peso https://www.lavoce.it/sinodo-la-indissolubilita-del-matrimonio-non-e-un-peso/ Wed, 14 Oct 2015 13:26:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43935 Vaticano-6-ottobre-il-più-piccolo-partecipante-al-SinodoL’indissolubilità del matrimonio cristiano “non è un peso”, e deve essere trattata “in modo più positivo”. È una delle richieste ricorrenti nelle sintesi dei 13 Circoli Minori, presentati mercoledì 14, nel corso dell’ottava Congregazione generale del Sinodo.

Il lavoro dei Circoli Minori, in questa seconda settimana, si è concentrato sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris, dedicata alla vocazione e alla missione della famiglia. “Un approccio più unificato tra la teologia e la pastorale, tra la pienezza e la ferita, tra la verità e la misericordia”, è la richiesta emersa dal Circolo Minore di lingua francese moderato da monsignor Maurice Piat. Più “unità” è stata invocata anche dal Circolo francofono moderato dal cardinale Gerald Cyprien Lacroix, mentre il Circolo francese moderato dal cardinale Robert Sarah ha chiesto una riflessione supplementare su “come condurre le persone, e soprattutto i più giovani, a scoprire il senso e l’importanza del matrimonio cristiano”.

“Poiché l’istituto del Sinodo difficilmente potrebbe rispondere all’esigenza di ordinare in un documento esaustivo la complessa e diversificata dottrina sul matrimonio e sulla famiglia, emerge la necessità, da una parte di domandare un documento magisteriale che possa rispondere a questa esigenza, dall’altra l’impegno a verificare i risvolti pastorali attinenti alla tematica”. È la richiesta pervenuta dal Circolo di lingua italiana moderato dal cardinale Edoardo Menichelli. “La seconda parte è il cuore pulsante della vocazione e della missione della famiglia”, hanno fatto notare i padri nel Circolo Minore italiano moderato dal cardinale Angelo Bagnasco: il Sinodo, allora, “deve far circolare la linfa vitale del Vangelo dentro il corpo della Chiesa e della famiglia, per irradiarne l’energia e la vitalità anche nella vita civile e sociale”.

Sinodo “bloccato” a metà percorso? “Non credo che si possa parlare di blocco, ma di volontà di andare avanti su questioni complesse”. Così il cardinale Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha risposto alle domande dei giornalisti, durante il briefing del 14 ottobre in Sala stampa vaticana, al quale hanno partecipato anche il cardinale Ruben Salazar Gomez, arcivescovo di Bogotà e presidente del Celam, e il cardinale Philippe Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougou. “C’è divergenza di opinioni, come è normale nelle famiglie, ma non dobbiamo farci prendere dall’ermeneutica del conflitto”, ha proseguito Nichols.

“Per capire la natura stessa del Sinodo – ha spiegato Salazar – non si tratta di contrapporre teologie o ideologie: bisogna cercare di capire la ricchezza della misericordia di Dio, ognuno partendo dalla propria situazione”. “Non vedo questo blocco tra conservatori e progressisti”, ha detto Ouedraogo: “Come diceva Giovanni XXIII, possiamo comprendere meglio il Vangelo se scambiamo le nostre opinioni. ‘Chiese semper reformanda’, la Chiesa è sempre in aggiornamento”. “Siamo solo alla metà del Sinodo”, ha ricordato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede.

A metà percorso, fioccano le domande di giornalisti su “come finirà il Sinodo”. “Spetterà al Papa decidere se si concluderà con un documento magisteriale o un’esortazione”, ha fatto notare Nichols: “L’impressione è che il Papa ci abbia chiesto di parlare in modo libero perché ha molto chiaro il suo ruolo. Solo una persona può portare a compimento questo processo: il Papa”. Al Sinodo c’è “molta creatività”, hanno assicurato i tre protagonisti del briefing tracciando una sorta di bilancio provvisorio.

“Bisogna tenere presente che la Chiesa è universale, ma è anche costituita da persone che hanno diverse culture”, ha detto Gomez: il documento finale dovrà avere “un linguaggio universale che dovrà essere capito in tutte le culture”, anche se si tratta di “una sfida difficile”. Ouedraogo ha citato un proverbio africano: “È insieme che riusciamo a sollevare il tetto per poterlo mettere sulla casa”. Quanto alla “colonizzazione ideologica”, per Nichols non è stato un tema emerso in maniera “così forte come nel Sinodo straordinario precedente”. Il cardinale Ouedraogo ha rivelato ai giornalisti di aver fatto lui stesso un intervento sulla “colonizzazione ideologica”: “I poveri sono molto deboli”, ha commentato a proposito della necessità in cui i loro governi si trovano “ad ottemperare a certe richieste dei Paesi occidentali, per poter accedere ai fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo”.

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Importanti novità all’Istituto Leonino https://www.lavoce.it/importanti-novita-allistituto-leonino/ Wed, 29 Jul 2015 10:40:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=40839 istituto-leonino-nons-piemontese
Un momento dell’incontro con il vescovo Giuseppe Piemontese

Nuovi progetti formativi per l’Istituto Leonino di Terni, la scuola cattolica paritaria gestita dalla Fondazione Tizzani, che nel nuovo anno scolastico si arricchisce di un liceo scientifico internazionale, con insegnamenti in lingua inglese, e del liceo dello sport.

Due progetti, insieme al potenziamento della scuola materna e primaria e la prossima apertura del nido nella sede di Stroncone, attivati dal nuovo Consiglio d’indirizzo che ha presentato un ampio resoconto dell’attività svolta e dei progetti che riguardano varie realtà formative e culturali, nel corso di un incontro al quale è intervenuto il vescovo Giuseppe Piemontese.

“L’intento della diocesi è di continuare e rafforzare il progetto dell’Istituto Leonino – ha spiegato il presule – quale presenza culturale e apporto della Chiesa alla crescita delle nuove generazioni e della cultura della città. Abbiamo avviato il nuovo Consiglio d’indirizzo e di amministrazione che ringrazio per il lavoro svolto. C’era la volontà di intraprendere un percorso nuovo, anche se ciò ha sollevato qualche polemica, ma era importante rivedere e ripensare il progetto per subentrare in una gestione complessa e articolata che presenta delle difficoltà. La diocesi intende portare avanti questo progetto e incoraggiare chi lavora, per questo ho partecipato alla vita della scuola in questi mesi per rendermi conto di quello che avviene”.

Il resoconto registra una tenuta delle iscrizioni che lo scorso anno erano di 275 unità, un progressivo incremento della presenza dei bambini nelle sedi periferiche di Campomaggio, di Cesi e di Stroncone e il particolare successo della sezione integrata, ossia in nido prematerna, nella sede centrale di via Saffi che ha avuto incremento notevole di iscrizioni nel corso dei mesi.

La scuola impiega circa 55 persone di cui 49 docenti per i quali è stato fatto un piano di riordino dei profili. Importante il contributo economico da parte della diocesi pari a 810.091 euro di cui 600 mila per ristrutturazione del debito proprio della Fondazione Tizzani e 210.091 euro per la chiusura delle posizioni pregresse alla Fondazione Tizzani, per conto di Sistemi educativi. Allo stato attuale restano posizioni scoperte bancarie di circa 200 mila euro.

Parole di elogio e di ringraziamento sono state rivolte al dirigente scolastico Fausto Dominici che lascia l’incarico per tornare alla cattedra di docente al liceo Tacito di Terni, che, ha ricordato il Vescovo “con il suo tratto umano e la sua professionalità ha raccolto questa importante eredità e ha saputo cogliere le peculiarità della scuola cattolica”.

Nell’immediato futuro il Leonino sarà arricchito di una nuova aula magna a piano terra, che potrà essere messa a disposizione anche per convegni e incontri, di nuovi locali per il nido e di una nuova presenza web, con sito, social e servizi online per famiglie e studenti. I progetti interessano anche la sede di Cesi rilevata dalle suore del Calvario che si dedicavano all’accoglienza di orfani, dove verrà proseguita l’accoglienza delle fasce più deboli come minori non accompagnati o gruppi monogenitoriali madre bambino.

E ancora il teatro Antoniano per il quale è stato stipulato con i frati di Santa Maria degli Angeli un contratto di gestione di affitto per 18 anni. Il teatro necessita di lavori di riqualificazione e messa a norma degli impianti. Avrà quattro destinazioni specifiche: cinema 3D, teatro, auditorium, sala convegni con una capienza di 500 posti.

Già è al lavoro un gruppo di professionisti che hanno iniziato a tratteggiare il progetto che prevede un impegno di circa 450 mila euro, reperendo fondi pubblici e privati con il contributo di enti e aziende disposte a dare il loro apporto a questo progetto del cinema Antoniano che potrebbe riaprire al massimo all’inizio del 2016.

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Difendiamo i nostri figli. Il 20 giugno famiglie in piazza https://www.lavoce.it/difendiamo-i-nostri-figli/ Thu, 11 Jun 2015 10:19:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35394 genitori-e-figliRiaffermare un diritto costituzionalmente garantito come quello di un padre e di una madre a educare i propri figli. Potrebbe sembrare pleonastico ma oggi, di fronte al tentativo di “colonizzazione ideologica” (la definizione è di Papa Francesco) della teoria gender, – che attraverso le scuole tenta di cancellare il concetto di identità sessuale legata al dato biologico, spacciandola come variabile culturale -, questo diritto non appare più così scontato.

Per ribadirlo, dando voce a milioni di famiglie, è nato il comitato “Difendiamo i nostri figli”. A spiegare l’obiettivo dell’iniziativa è il portavoce del comitato, il neurochirurgo Massimo Gandolfini.

Gli organizzatori della giornata del 20 giugno a Roma – dice – hanno raccolto, nei diversi incontri e dibattiti con le famiglie promossi nei mesi scorsi su tutto il territorio nazionale, la disinformazione della maggior parte dei genitori sui vari progetti gender inseriti nelle attività scolastiche, e spacciati come programmi di educazione all’affettività e di legittimo contrasto al bullismo e alla discriminazione.

Una non-conoscenza trasformatasi in “sconcerto e preoccupazione” per questo tentativo mascherato di indottrinamento “quando abbiamo prospettato loro cosa vuol dire ‘scelta dell’identità sessuale’”.

A scanso di equivoci. Il comitato è apartitico e aconfessionale anche se, nota il portavoce, “qualcuno ha cercato di mettere il cappello all’iniziativa”, la quale “non nasce dal Family Day, con il quale non ha nulla a che fare”, ma parte “dalla richiesta di aiuto di milioni di famiglie, dal loro disagio”, per dire che “il comune sentire della popolazione italiana non è quello dell’ideologia gender e dell’indifferentismo sessuale”.

Legato al tema del gender, prosegue Gandolfini, c’è l’enorme problema della famiglia, “bombardata da ogni parte, esautorata dal suo ruolo costituzionalmente garantito di educare i propri figli, del quale non può essere scippata”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, chiarisce che la manifestazione del 20 giugno “è di tipo propositivo: vuole esprimere la bellezza della famiglia. Non è contro nessuno, non è assolutamente contro gli omosessuali”.

“Noi – aggiunge – ci muoviamo soprattutto sul terreno dell’educazione, ma intendiamo anche stimolare i parlamentari, dare loro più coraggio perché si allertino su tematiche di grande sensibilità come queste. Abbiamo infatti la sensazione che non conoscano il vero sentire della gente”.

Adesioni trasversali. “Non abbiamo e non vogliamo – afferma ancora Gandolfini – un elenco di associazioni; non abbiamo raccolto firme. Non vogliamo un’adesione di liste ma di persone. Alle associazioni, cattoliche, cristiane, di altre fedi e ‘laiche’, abbiamo chiesto di mandarci famiglie”. E informa di avere ricevuto da più parti “stimoli a fare qualcosa, anche dal mondo islamico”.

Oltre alla massiccia presenza di aderenti al Cammino neocatecumenale, ci sarà una folta rappresentanza della comunità dei sikh in Italia (che ha già diffuso sulla sua emittente televisiva tre conferenze del comitato), mentre un rappresentante dell’Alleanza evangelica italiana annuncia la presenza in piazza di diverse centinaia di persone. C’è da ritenere che, al di là del numero di chi sarà effettivamente presente, tutto il popolo che ha a cuore la famiglia parteciperà idealmente all’iniziativa.

L’idea, conclude Gandolfini, “nasce dagli standard europei per l’educazione sessuale del 2009, da cui è derivata in Italia la strategia Lgbt e l’ideologia gender ”. Di qui la risposta del comitato, che al momento è “di scopo”, per “rispondere rapidamente a un’emergenza”, ma che si propone in futuro una “presenza più strutturata”. Intanto è stato attivato il sito www.difendiamoinostrifigli.it dove confluiranno documenti e materiali informativi, formativi e normativi.

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La diocesi di Perugia – Città della Pieve in una nota inviata alle aggregazioni laicali “esprime il proprio compiacimento per la manifestazione di sabato 20 giugno a Roma, che vedrà la partecipazione del laicato cattolico, di esponenti di altre confessioni cristiane e fedi religiose e di numerose sigle della società civile”. “Condividendone gli obiettivi di difesa dei diritti dei minori e di tutela della famiglia come ‘società naturale fondata sul matrimonio’ – la diocesi, si legge ancora nella nota – incoraggia la partecipazione delle famiglie e delle persone di buona volontà”.

 

 

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Per aiutare le donne servono più risorse https://www.lavoce.it/per-aiutare-le-donne-servono-piu-risorse/ Thu, 11 Jun 2015 09:10:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35373 Manifestazione di protesta contro la violenza sulle donne
Manifestazione di protesta contro la violenza sulle donne

L’Istat ha diffuso il 5 giugno il Rapporto nazionale sulla violenza contro le donne. Abbiamo contattato gli Sportelli antiviolenza di Perugia e Terni, che dal marzo 2014 si occupano di prevenire e curare gli episodi di violenza che si verificano sul territorio regionale.

I Centri antiviolenza “Catia Doriana Bellini” di Perugia (Ponte Pattoli) e “Liberetutte” di Terni dipendono dal progetto “Umbria network antiviolenza” finanziato alla Regione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Allo Sportello di Ponte Pattoli la responsabile Sara Pasquino ha ricevuto in 15 mesi 160 donne, sia italiane che straniere, dando ospitalità nei 10 posti letto del centro, per un periodo di circa cento giorni, a 21 donne con 28 bambini, poi accompagnate anche nel periodo successivo alla permanenza.

“I nostri locali a Ponte Pattoli – spiega Sara – non bastano più a far fronte alle richieste. Per questo stiamo definendo un accordo con il Comune di Perugia per l’apertura di due alloggi a indirizzo segreto”.

Da chi vi arrivano le segnalazioni? 

“La maggior parte dai Servizi sociali dei Comuni di residenza e dalle forze dell’ordine, ma anche dal Numero nazionale antiviolenza 1522, dall’ospedale e dalla Caritas. Le straniere chiedono più spesso ospitalità perché non hanno una rete familiare. Tutte le donne in carico svolgono almeno uno-due colloqui settimanali per ripercorrere il vissuto emotivo”.

Capita che qualcuna torni sui suoi passi, interrompendo le azioni legali contro i partner violenti?

“Purtroppo è un fenomeno molto frequente, che cerchiamo di accompagnare invitando i partner a fare percorsi specifici in strutture a loro dedicate, solitamente fuori regione”.

Quali sono le principali tipologie di violenza?

“Dallo stalking agli stupri, purtroppo la casistica – che stiamo definendo dal punto di vista statistico – è molto varia e non risparmia nessuna tipologia. Ultimamente ci sono capitati alcuni casi di mobbing sul lavoro, situazioni nelle quali il datore di lavoro ricatta la dipendente chiedendo prestazioni sessuali”.

Con i figli come lavorate?

“Innanzitutto abbiamo studiato soluzioni logistiche per far sì che le donne con figli a carico possano continuare a vivere insieme. Da parte nostra, facilitiamo l’inserimento scolastico e, per le donne, la ricerca di un nuovo lavoro. Dal punto di vista psicologico, abbiamo personale specializzato nella cura di bambini vittime di traumi, così come abbiamo due legali che hanno svolto corsi di formazione appositi per trattare le violenze di genere”.

Allo Sportello di Terni sono state ricevute 156 donne in 15 mesi, e ne sono state ospitate 15 con 16 minori. “Il tempo minimo di permanenza è stato di sei mesi, che è piuttosto breve in questo periodo così critico dal punto di vista economico”, dice Silvia Menecali dello Sportello ternano.

 Chi sono le donne che ospitate?

“Offriamo ospitalità alle donne che non hanno reti familiari o hanno difficoltà economiche, in sinergia con il centro di Perugia”.

Quanti posti letto avete?

“Al momento ne abbiamo 20 diversamente dislocati: 8 al centro di Terni più 4 in emergenza, inoltre 4 nella casa di semi-autonomia (per donne che hanno possibilità di sostentamento economico) e altri 4 nella struttura protetta a indirizzo segreto, per donne che rischiano la propria incolumità. Per quanto riguarda Terni, ci servirebbero più posti”.

 

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La casa delle Apette e dei Millefiori https://www.lavoce.it/la-casa-delle-apette-e-dei-millefiori/ Tue, 09 Jun 2015 14:51:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35153 Un momento dello spettacolo teatrale
Un momento dello spettacolo teatrale

Trecentocinquanta persone, tra amici e sostenitori, sono giunte a Cascia da tutta Italia per partecipare all’evento solidale “Porte aperte all’Alveare”: l’open day organizzato il 6 e 7 giugno dall’Alveare di Santa Rita, la casa d’accoglienza del monastero Santa Rita.

Grande è stata la partecipazione dei cittadini e la generosità offerta dai volontari che hanno donato il loro tempo nell’organizzazione dell’evento e le loro professionalità durante tutto l’anno scolastico, dando vita ai “Laboratori per crescere” pensati per i giovani ospiti della casa d’accoglienza.

Dai più grandi ai più piccoli, le Apette, bambine e ragazze che vivono nella struttura, e i Millefiori, bambini e bambine delle elementari che partecipano al progetto diurno del doposcuola, si sono esibiti per gli ospiti in uno spettacolo teatrale curato dalle educatrici dell’Alveare di Santa Rita e in un saggio di danza realizzato dall’insegnante Asta Andrijevskyte della scuola “La Libellula”, intervallato dalla consegna degli attestati di ringraziamento per i volontari e dagli interventi di Roger Bergonzoli e Monica Guarriello della Fondazione Santa Rita da Cascia onlus, nata per volontà delle monache agostiniane di Cascia nel 2012, per sostenere in modo strutturato e continuato nel tempo questo progetto solidale che esiste da 77 anni.

Emozionante, la testimonianza dell’ex Apetta, Roberta Carmignani, che ha raccontato il valore aggiunto lasciato dall’Alveare nella sua vita di giovane quattordicenne, prima, e di donna e madre di tre figli, oggi, che ha potuto ultimare il suo percorso di studi e accrescere il suo senso della famiglia proprio grazie ai cinque anni trascorsi nella casa dell’Alveare.

Giunto alla quarta edizione, l’open day consente a tutti di vistare l’Alveare di Santa Rita, conoscerne le attività e i protagonisti, confrontarsi con lo staff di educatrici e di volontari che, insieme alle monache, assicurano ai minori istruzione, assistenza sanitaria, psicologica e quella sensazione di “essere a casa” che solo una famiglia può dare.

Fondato nel 1938 dal monastero Santa Rita da Cascia, l’Alveare di Santa Rita ospita gratuitamente bambine e ragazze provenienti da famiglie con seri problemi socio-economici. Le “Apette” sono le giovani che vivono nella casa d’accoglienza provenienti da varie parti d’Italia, in prevalenza figlie di famiglie immigrate. Ventiquattro, sono le giovani, tra i 6 e i 18 anni, che anche quest’anno hanno trovato nella “famiglia dell’Alveare” speranza e fiducia nel futuro, attraverso percorsi personalizzati che mirano ad assicurare un’istruzione, assistenza medica e psicologica, l’adeguato nutrimento e lo sviluppo di abilità e attitudini per costruire un domani migliore.

Sono ventidue, invece, i bambini e le bambine “Millefiori”, parte del progetto diurno del doposcuola per le elementari, rivolto alle famiglie di Cascia e del territorio circostante.

 

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Le “Apette” dell’Alveare di Santa Rita a lezione di web sicuro https://www.lavoce.it/le-apette-dellalveare-di-santa-rita-a-lezione-di-web-sicuro/ Wed, 13 May 2015 14:06:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33306 web-sicuro“Per un web sicuro” è il tema della campagna nazionale, giunta alla 4a edizione, che si propone di informare le famiglie sull’uso responsabile della rete. Venerdì 15 maggio, presso l’Auditorium Santa Chiara di Cascia (Perugia), in via Santa Chiara, le “Apette” dell’Alveare di Santa Rita – ovvero le ragazze provenienti da famiglie in disagio, ospiti della casa d’accoglienza del Monastero Santa Rita da Cascia – insieme agli studenti dell’ Istituto omnicomprensivo statale “Beato Simone Fidati” di Cascia incontreranno, dalle 10 alle 13, un team di esperti, che li guiderà nella conoscenza dei pericoli del web e fornirà loro utili consigli per navigare in sicurezza.

La quarta edizione dell’iniziativa, promossa da Moige e Polizia Postale e della Comunicazioni in collaborazione con Trend Micro, Google, Hp, Vodafone e Cisco, si arricchisce così della prestigiosa partecipazione della Fondazione Santa Rita da Cascia onlus, da sempre impegnata nell’accoglienza di giovani bisognosi d’aiuto.

L’iniziativa “Per un web sicuro” coinvolge 70 scuole medie in 15 regioni d’Italia. In Umbria c’è anche la scuola media statale “Leonardo da Vinci e O. Nucola” di Terni. In tutto il territorio nazionale sono coinvolti circa 23.000 studenti e 50.000 tra docenti, genitori e nonni, a cui si aggiungono le oltre 30.000 famiglie che parteciperanno attraverso i coordinamenti territoriali del Moige. Durante la formazione, ciascun docente ha preso confidenza con le nozioni sull’uso consapevole del web e il kit multimediale di supporto. Successivamente, nel corso degli open day con ragazzi e adulti i professori saranno affiancati da un esperto della Polizia di Stato, o da ambassador Cisco e Hp, e distribuiranno i materiali informativi con pratici consigli per navigare in sicurezza. Agli studenti è inoltre riservato un concorso a premi in cui saranno chiamati a rappresentare, con una foto, un disegno o un video, il tema della sicurezza online. I 5 istituti vincitori si aggiudicheranno materiali informatici utili alla didattica.

 

I DATI

Stando ai dati forniti dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, nel 2014 i reati di cyberbullismo che hanno come vittime i minori sono 345. I più colpiti sono i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni con 238 casi. Gli illeciti più diffusi sono il furto di identità sui Social Network che comprende 1/3 delle vittime totali (114 casi), seguiti dalla diffamazione online (82) e dalle ingiurie via e-mail (41).

L’indagine “La dieta mediatica dei nostri figli” evidenzia un uso costante, ma non sempre consapevole, della rete da parte dei minori. Navigano abitualmente 9 ragazzi su 10 e un quinto di loro afferma di restare connesso per più di 3 ore al giorno. Tra coloro che dispongono di un computer a casa il 32% ha una postazione per connettersi dalla propria stanza; un’abitudine maggiormente diffusa tra i ragazzi tra gli 11 e i 13 anni (39%). 6 intervistati su 10 dichiarano, inoltre, di utilizzare Internet da soli.

Le motivazioni che spingono i giovani a connettersi sono tutt’altro che didattiche: si connette per studiare solo 1 ragazzo su 7, a fronte del 24% dei giovani internauti che chatta, del 22% che scarica e ascolta musica, del 18% che gioca o guarda immagini. La “socializzazione” resta, dunque, il motore principale che spinge all’uso del web, come dimostra la percentuale significativa (30%) di coloro che affermano di intraprendere “sempre” o “spesso” nuove amicizie in rete.

A questa situazione, contribuisce il controllo piuttosto blando da parte dei genitori. 4 su 10 non danno alcun limite di tempo alla connessione dei figli mentre nel 23% dei casi, lo fanno “raramente”. Altrettanto significativa è la percentuale dei genitori che hanno scarsa cognizione delle attività online del figlio: 1 su 4 infatti conosce “poco” o “per niente” che cosa facciano i figli connessi.

Un altro fattore di rischio piuttosto diffuso tra i giovani che si connettono a Internet riguarda l’uso di identità fittizie. 1 ragazzo su 3 afferma di non utilizzare mai la propria identità in rete o di farlo raramente; un dato in linea con il 37% di coloro che confermano di aver fatto amicizia con perfetti sconosciuti.

Ancor più preoccupante è quel 19% che confessa di aver incontrato nella vita offline le persone conosciute sul web e quel 13% di ragazzi tra i 14 e i 20 anni che si sono esposti al fenomeno del sexting (dall’inglese “sex” – sesso – e “texting” – invio di messaggi virtuali) dando il proprio numero di cellulare a estranei conosciuti in chat. 1 studente su 4 dichiara di aver ricevuto contenuti a sfondo sessuale (tendenza più che raddoppiata rispetto al 2011). 6 ragazzi su 10 sottostimano la reale gravità della situazione affermando senza problemi di essersi divertiti nel ricevere o inviare foto o video “hot”. 6 adolescenti su 10, appartenenti alla classe d’età 14-20, almeno una volta hanno utilizzato foto o video per prendere in giro qualcuno (1 su 5 dichiara di farlo spesso).

 

 

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Tre interventi di Papa Francesco a favore della vita https://www.lavoce.it/tre-interventi-di-papa-francesco-a-favore-della-vita/ Thu, 17 Apr 2014 11:43:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24519 papa-bambina-abbraccio“È un incontro importante, ma è anche un gesto: un gesto della Chiesa, un gesto delle persone di buona volontà, che vuole gridare: basta!”. Così Papa Francesco ha accolto il 10 aprile i partecipanti alla 2a conferenza internazionale “Combating Human Trafficking” (Lotta al traffico di esseri umani). Questa frase però potrebbe essere presa come sintesi di tutte e tre le udienze che il Vescovo di Roma ha tenuto, quel giorno e il successivo, con organismi che si battono a favore della vita. “La tratta di esseri umani – ha aggiunto il 10 aprile – è una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo. È un delitto contro l’umanità. Il fatto di trovarci qui, per unire i nostri sforzi, significa che vogliamo che le strategie e le competenze siano accompagnate e rafforzate dalla compassione evangelica, dalla prossimità agli uomini e alle donne che sono vittime di questo crimine”.

Il Movimento per la vita italiano è stato ricevuto da Francesco il giorno dopo, 11 aprile. “Grazie – ha detto all’on. Carlo Casini e agli esponenti del Mpv – per la testimonianza che date promuovendo e difendendo la vita umana fin dal suo concepimento! Noi lo sappiamo, la vita umana è sacra e inviolabile. Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tantomeno ideologica”. E ha precisato: “Uno dei rischi più gravi ai quali è esposta questa nostra epoca è il divorzio tra economia e morale, tra le possibilità offerte da un mercato provvisto di ogni novità tecnologica e le norme etiche elementari della natura umana, sempre più trascurata. Occorre pertanto ribadire la più ferma opposizione a ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa – e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia”. Li ha quindi esortati: “A chi è cristiano compete sempre questa testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi. Vi incoraggio a farlo sempre con lo stile della vicinanza, della prossimità: che ogni donna si senta considerata come persona, ascoltata, accolta, accompagnata”.

Lo stesso giorno, il Papa ha dato udienza all’Ufficio internazionale cattolico dell’infanzia (Bice). “A me piace dire – ha esordito – che in una società ben costituita, i privilegi devono essere solo per i bambini e per gli anziani. Il futuro di un popolo è in mano loro! I bambini perché avranno la forza di portare avanti la storia, e gli anziani perché portano in sé la saggezza di un popolo”. Come esempi concreti di impegno internazionale: “Ai nostri giorni è importante portare avanti i progetti contro il lavoro-schiavo, contro il reclutamento di bambini-soldato e ogni tipo di violenza sui minori”. E ancora: “Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva; continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva… Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di ‘sperimentazione educativa’ con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio!”. In conclusione, ammonimenti che valgono per tutti i cattolici impegnati, non solo per il Bice: “Lavorare per i diritti umani presuppone di tenere sempre viva la formazione antropologica, essere ben preparati sulla realtà della persona umana, e saper rispondere ai problemi e alle sfide posti dalle culture contemporanee e dalla mentalità diffusa attraverso i mass media. Ovviamente non si tratta di rifugiarci in ‘ambienti protetti’ che al giorno d’oggi sono incapaci di dare vita, e sono legati a culture che già sono passate. No, questo no. Ma affrontare, con i valori positivi della persona umana, le nuove sfide che ci pone la cultura nuova”.

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Forum famiglie: i Comuni “ignorano” i bambini https://www.lavoce.it/forum-famiglie-i-comuni-ignorano-i-bambini/ Thu, 03 Apr 2014 17:11:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24133 Genitori-e-figliE’ appena finita a Bari la “Conferenza sull’infanzia”, e forse qualche buona idea da lì verrà per politiche a misura di bambino. Però le notizie concrete sull’attenzione reale ai nostri figli si trovano in altre pagine dei giornali. Ad esempio, sulla differenza tra Imu e Tasi. Infatti l’Imu, anche grazie a pressanti richieste del Forum delle associazioni familiari, aveva costruito un meccanismo di custodia delle famiglie con figli, concedendo sulle case di proprietà una detrazione fissa di 200 euro, più un’ulteriore detrazione di 50 euro per ogni figlio (fino all’ottavo). Quindi, avevamo detto, “finalmente una tassa che riconosce i carichi familiari”, nonostante le rilevanti obiezioni sull’idea di tassare la casa di residenza come se fosse un bene di lusso. Poi l’Imu è stata cancellata e reintrodotta nella forma della Tasi, nuova imposta comunale.

Purtroppo sulla Tasi sta succedendo ciò che avevamo previsto. Nel passaggio dall’Imu alla Tasi, il Governo non ha fissato un obbligo di destinazione per il pagamento delle aliquote maggiorate sulla seconda casa, e così ogni Comune fa come vuole. Sia decidendo la soglia dell’aliquota, sia, soprattutto, scegliendo se dedicare questa cifra a detrazioni per le famiglie con carichi familiari, oppure se concedere le detrazioni solo a partire dal reddito. Il Comune di Milano ha scelto la seconda ipotesi: si basa solo sul reddito, senza tenere conto del numero di figli. Eppure proprio alla Conferenza sull’infanzia di Bari un intero gruppo di lavoro è stato dedicato al tema della povertà dei bambini; la percentuale di minori sotto la soglia di povertà è infatti tra le più alte d’Europa, e in alcune aree del Paese avere il terzo figlio significa, per una famiglia su due, cadere sotto la soglia di povertà. Inoltre pare che non si adotti nemmeno l’Isee, strumento che tenta di dare equità familiare, ma si richiede il reddito individuale, che peraltro è notoriamente a rischio di evasione/elusione. Stiamo poi parlando di seconde case, e quindi adottare politiche fondate solo sul reddito sembra un po’ contraddittorio, avendo a che fare con famiglie che un po’ di risparmio e di patrimonio sono riuscite ad accumularlo: adottare i carichi familiari come criterio di equità sarebbe molto più appropriato perché, a parità di reddito, un figlio in più “fa la differenza”. Un po’ come la giunta Pizzarotti, a Parma, che ha emesso due tipi di bandi in vista di maggio 2014: uno per i progetti a favore della famiglia, senza finanziamento comunale, l’altro con finanziamenti comunali (fino al 100% se sotto i 1.000 euro) per i progetti di promozione dell’ideologia del gender. A conferma che anche per gli amministratori di Parma la famiglia riconosciuta dalla Costituzione non è considerata meritevole di sostegno, perché tanto il suo mestiere lo fa comunque, e ci si può vivere di rendita, sulla famiglia – che infatti viene osannata, in termini spesso retorici ed enfatici, come il “grande ammortizzatore sociale”. Espressione che denuncia, invece, il fallimento del nostro welfare.

I Comuni italiani hanno, di fronte alla Tasi, una grande occasione per dimostrare se l’equità familiare sta a cuore agli amministratori locali. Dispiace che la giunta Marino, a Roma, abbia cancellato le agevolazioni per le rette al nido del terzo figlio. Dispiace che la giunta Pisapia, a Milano, non consideri i carichi familiari un valore di solidarietà, e resti abbarbicata a un vecchio criterio monetario di ricchezza/povertà, su uno dei pochi strumenti di fiscalità locale su cui si può esercitare autonomia. Dispiace che la giunta Pizzarotti, a Parma, dopo aver cancellato il Quoziente Parma, abbia aumentato le rette per i servizi alla prima infanzia. Francamente appare davvero obsoleta e “antica” l’idea che la lotta alla povertà sia individualistica e riguardi solo il reddito: la dimensione familiare della povertà è ampiamente documentata nella letteratura, così come l’importanza delle relazioni familiari come risorsa di resistenza alla povertà (di resilienza, si diceva a Bari). È tempo di riscoprire una concreta alleanza tra politiche familiari e politiche di equità, anziché contrapporle ideologicamente. Perché siamo convinti, come scrivevamo nel 2006, che “i Comuni sono in prima linea” nella lotta contro la povertà delle famiglie. Però devono vederle, le famiglie, come una insostituibile risorsa per la società. E come il primo e irrinunciabile strumento di protezione dei diritti dell’infanzia. E allora, ogni amministratore comunale troverà al proprio fianco le nostre associazioni familiari, per costruire comunità locali family friendly, capaci di essere – proprio perché “a misura di famiglia” – anche “a misura di bambino”. C’è tempo per ripensarci: noi siamo pronti al confronto.

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Bambini e adolescenti allo sbando e i grandi latitano https://www.lavoce.it/bambini-e-adolescenti-allo-sbando-e-i-grandi-latitano/ Thu, 07 Nov 2013 15:44:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20490 TeenGirls-ragazze-strada-giovani-donneLa vicenda delle due ragazzine romane, compagne di scuola, di 14 e 15 anni, scoperte a prostituirsi, ha suscitato molto scalpore e probabilmente messo in apprensione molti genitori, lasciando intendere che il più delle volte “dei bambini non si sa niente” (come titola un libro famoso di qualche anno fa).

Il mondo dei ragazzi e delle ragazze è spesso un’incognita inquietante per i genitori e in generale gli adulti, e oggi i suoi confini si dilatano e diventano ancora meno controllabili perché alla realtà quotidiana, concreta e tangibile, ben determinata nello spazio e nel tempo, si somma quella virtuale: estesa in maniera indefinita, onnipresente e onnicomprensiva, sfuggente.

Le due ragazzine sono state scoperte per la coraggiosa denuncia di una madre che ha voluto aprire gli occhi di fronte ai soldi che comparivano inaspettatamente nelle mani della figlia. Di fronte alle borse e agli oggetti costosi. Di fronte agli atteggiamenti scostanti, aggressivi. Proprio quegli atteggiamenti e quei fatti che talvolta spingono invece gli adulti a voltare la faccia dall’altra parte, forse spaventati dal rischio di scoprire realtà sconvenienti, di affrontare mondi ben diversi da quelli che si vorrebbero per i figli. Già, perché di solito i ragazzi mandano segnali, il problema è che non vengono colti da chi dovrebbe.

E questo fa spostare l’attenzione sugli adulti di questa squallida storia. Una madre coraggiosa che denuncia, ma anche un’altra che è finita in cella, accusata di aver addirittura spinto la figlia a prostituirsi. E poi il giro degli sfruttatori, alcuni arrestati. Adulti che non si facevano scrupoli di guadagnare letteralmente sulla pelle di due ragazze giovanissime. E i clienti. “Non sapevamo che fossero minorenni”, ha già detto qualcuno, come se fosse una giustificazione, come a scaricare le responsabilità.

Sono adulti anche gli insegnanti della scuola, dove le due ragazzine andavano e dove addirittura pare che i clienti passassero a rimorchiarle. Non si sono accorti di niente? E qui si apre un mondo. La preside dell’istituto ha avuto modo di dichiarare che seguiva da tempo almeno una delle due ragazze. La seguiva perché aveva colto i segnali di disagio. Era stata bocciata e si era iscritta nuovamente a scuola, anche se quest’anno era rimasta a casa molte volte. “Le ho parlato spesso, ho parlato con la famiglia…”, ha lasciato intendere. Poi la resa: “Non immaginavo… C’erano i certificati medici per le assenze. Ho sempre sperato che le malattie fossero vere”.

Una scena del film “Mall girls” dove ragazze adolescenti si prostituiscono in cambio di cellulari e vestiti
Una scena del film “Mall girls” dove ragazze adolescenti si prostituiscono in cambio di cellulari e vestiti

Si poteva fare di più? Forse. Ma probabilmente serviva “fare insieme”, scuola e famiglia. E qui torna la questione dell’attenzione educativa, con la consapevolezza che la scuola “può fino a un certo punto”, così come i genitori fanno fatica non solo ad arrivare dappertutto (impossibile), ma spesso anche solo a “stare svegli”. Per mille motivi. Il risultato è che bisogna allenarsi alle alleanze, aiutarsi a vicenda a tenere alta la tensione, a tendere e offrire la mano per cercare di agire in modo efficace.

Poi, certo, giocano anche le responsabilità individuali, comprese quelle dei ragazzi. Anche se, riferendosi alle due studentesse finite sui giornali, vale la pena di riproporre una frase, finita nelle cronache, attribuita ai carabinieri: “Ricordatevi sempre che loro sono le vittime di questa storia”.

Il 20 novembre si celebra la Giornata internazionale per i diritti dei minori

Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La data ricorda il giorno in cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò, nel 1989, la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Sono oltre 190 i Paesi nel mondo che hanno ratificato la Convenzione; in Italia l’adesione è avvenuta nel 1991. Tra le agenzie che si interessano dei diritti dei bambini c’è Telefono Azzurro, che ogni anno nell’occasione presenta i risultati delle indagini nazionali sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, realizzate in un campione rappresentativo di scuole di tutta Italia. L’indagine è realizzata con Eurispes e giunta alla sua 13a edizione. Anche l’Umbria aderisce a questa campagna di sensibilizzazione: clicca qui per vedere le iniziative regionali e il seminario di presentazione del progetto “Piuma”.

TUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTA SETTIMANA

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Diritti dell’infanzia, la Regione lancia il progetto “Piuma” https://www.lavoce.it/diritti-dellinfanzia-la-regione-lancia-il-progetto-piuma/ Thu, 07 Nov 2013 15:27:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20484 diritti-infanzia-bambini-aquilonePer contrastare il fenomeno del maltrattamento e degli abusi sui minori è fondamentale la collaborazione tra le istituzioni e la sensibilizzazione della società civile: su questo presupposto trova fondamento “Piuma”, ossia il “Progetto integrato unità multidisciplinare abuso” contro l’abuso sui minori”, grazie al quale in Umbria, per la prima volta, è stata avviata l’Unità competente multidisciplinare (Ucm), come riferimento unico per la valutazione e lo studio del fenomeno e la presa in carico dei casi segnalati. Il progetto “Piuma” il 5 novembre è stato al centro del seminario di approfondimento “Le sinergie interistituzionali per contrastare il maltrattamento e l’abuso sui minori”, svoltosi a Perugia su iniziativa della Regione. L’incontro rientrava nell’ambito del programma regionale predisposto in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia il cui titolo di quest’anno è “Non permettere a nessuno di farti del male, in nessun modo!” e affrontava il tema della violenza verso i minori nelle diverse forme in cui si esprime. La vice presidente reginale Carla Casciari ha evidenziato che “la forza del progetto sta nel fatto di aver costituito una dimensione lavorativa multidisciplinare e integrata tra enti locali e soggetti del terzo settore che ha portato alla sperimentazione dell’Unità competente multidisciplinare. Tra le attività e le linee di intervento del progetto trovano massimo rilievo la realizzazione di due spazi, destinati alla gestione degli incontri protetti tra minori e familiari e agli incontri con l’autorità giudiziaria. Inoltre, sono stati avviati percorsi formativi destinati a potenziare sensibilità, conoscenze e competenze diagnostiche e terapeutiche di tutti i professionisti che fanno parte dell’Unità, quindi dell’area sanitaria, giudiziaria ed educativa”. Concludendo, la vice presidente ha annunciato che “il progetto porterà alla stesura di Linee guida per estendere l’esperienza ad altri territori”. Per il presidente del Tribunale per i minorenni di Perugia, Sergio Cutrona, il problema del maltrattamento degli abusi sui minori non presenta contorni definiti e, in particolare nel caso dell’abuso, non bisogna concepirlo solo in termini sessuali: “Si tratta – ha detto – di situazioni diverse e sfuggenti, quindi difficili da notare nell’immediato. Per far luce su questi casi non basta l’intervento del Tribunale, che rappresenta l’ultima spiaggia, ma occorre l’impegno di tutta la società civile che dovrà, in modo preventivo, evitare che questi fatti accadano”.

GIORNATA PER L’INFANZIA. Le iniziative in calendario a Perugia fino a dicembre

Il 20 novembre di ogni anno viene celebrata la Giornata internazionale per i diritti del fanciullo, approvata dall’Onu il 20 novembre 1989 a New York e ratificata dall’Italia con legge 176/1991. Anche per il 2013, come consuetudine ormai dal 2006, la Regione Umbria celebra la Giornata con speciali iniziative dedicate alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi. Eventi che avranno luogo in diversi Comuni del territorio regionale. In particolare nel capoluogo:

– seminario di approfondimento relativo al Progetto integrato unità multidisciplinare abuso (“Piuma”), salone d’onore della Giunta regionale, palazzo Donini, 5 novembre (vedi resoconto sopra);

– presentazione del rapporto Bambini e ragazzi fuori dalla famiglia di origine in Umbria, a cura dell’Istituto degli innocenti su mandato della Regione Umbria, salone d’onore della Giunta regionale, 20 novembre, ore 9;

– spettacolo teatrale Haensel e Gretel, realizzato in collaborazione con l’associazione generale italiana dello spettacolo Fontemaggiore, nel corso del quale saranno premiate le due scuole vincitrici del bando di concorso “Un’immagine e uno slogan per l’affidamento familiare”, teatro Brecht, San Sisto, 11 dicembre, ore 9.

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Associazione Nuova vita, per bambini in situazioni di disagio https://www.lavoce.it/associazione-nuova-vita-per-bambini-in-situazioni-di-disagio/ Thu, 11 Jul 2013 11:35:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18003 casa-del-bambinoIl clima è quello di una grande famiglia, dove bambini e ragazzi vivono sereni e in armonia, e trovano nelle persone adulte e anziane che gli sono accanto delle seconde mamme e delle nonne. Da oltre 10 anni l’associazione “Nuova vita” accoglie nelle sue tre strutture bambini da 0 a 14 anni che vivono in situazioni di disagio o di abbandono. A loro ha fatto visita il Vescovo amministratore apostolico, che ha salutato con un plauso tutti gli operatori, associati e i tanti bambini. “È una bella realtà quella avviata dall’associazione Nuova vita a favore dei tanti bambini per aiutarli a crescere sul piano intellettuale, sviluppare le loro doti e raggiungere felicemente la maturità umana e cristiana – ha detto il vescovo Ernesto Vecchi -. Occuparsi dei bambini significa occuparsi della parte più debole della nostra esistenza umana, ma anche della nostra eredità. Loro sono il futuro, e dobbiamo dare loro la capacità di guardare il prossimo con gli occhi stessi di Dio che è amore. Sono queste realtà importanti che dobbiamo accogliere e incoraggiare. Dove c’è la carità c’è sempre la Provvidenza. La carità è fatta del concorso di tutti nel mettere a disposizione ciò che si ha per il bene dell’altro. La carità deve essere il motore del mondo, quella carità che rende capaci di vedere le persone come le vede Dio, cioè con amore. C’è bisogno di iniettare la carità nel mondo, e non solo per quanto riguarda l’aspetto sociale, che è spesso animato da tante persone che si spendono in un volontariato lodevole. Anche questo deve essere sempre fatto ad imitazione di Gesù, se vogliamo che la carità esprima il meglio di sé”.

L’associazione “Nuova vita” onlus è nata nel 2001 per volontà di un gruppo di persone sensibili alle problematiche dell’infanzia e determinate a dar vita a un progetto di case famiglia che potesse rispondere ai bisogni dei minori in accoglienza, ricreando, per quanto possibile, un ambiente sereno e stimolante. La prima struttura avviata è la “Casa del bambino”, dove si accolgono minori da 6 a 13 anni e spesso anche neonati, per periodi determinati in quanto risulta particolarmente idonea anche per questa fascia d’età. Una seconda struttura è la “Casa amica”, con la quale non solo è stato possibile aumentare il numero dei posti in accoglienza ma anche suddividere omogeneamente gli ospiti per sesso ed età. Nel 2005 è stata aperta una terza struttura denominata “Piccolo Principe” che è rivolta all’accoglienza dei minori fino a 11 anni. Oggi l’associazione è in grado di fornire un servizio, attraverso le tre strutture, per 18 minori in accoglienza residenziale e circa 6 in semi-residenziale ed emergenza. L’équipe educativa coordina tutti i progetti educativi, elaborati in stretta collaborazione con le istituzioni di indirizzo e di controllo: sono costantemente monitorati, ed eventualmente modificati a fronte di specifiche esigenze. Ai minori dai 6 ai 18 anni, residenti nel Comune di Terni, si rivolge il Centro diurno, un servizio che, per uno stato di bisogno certificato dai Servizi sociali, aiuta il nucleo famigliare a svolgere la funzione educativa con un intervento di sostegno. Tutti in un punto nasce dal felice incontro delle esperienze dell’associazione Nuova vita, da anni impegnata nel sostegno di minori, genitori e famiglie in difficoltà, con quelle di un gruppo di professionisti dell’ambito socio-sanitario, esperienze che hanno portato alla comune convinzione che solo l’integrazione di diverse competenze specifiche può dare una risposta completa ed adeguata alle difficoltà umane.

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Come funziona (se funziona) il “parental control” https://www.lavoce.it/come-funziona-se-funziona-il-parental-control/ Thu, 02 Aug 2012 13:07:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12460 Cos’è questo accorgimento tecnico cui fa riferimento il decreto del Governo e che consentirebbe alle emittenti di trasmettere programmi altrimenti vietati? Il testo fa riferimento al parental control o filtro familiare ormai presente in tutte le televisioni di nuova generazione, praticamente tutte, dato che il passaggio al digitale ha costretto gli utenti a dotarsi di apparecchi nuovi.

Il parental control è un sistema elettronico che dovrebbe limitare l’accesso a contenuti vietati ai minori sulla televisione: si attiva dal telecomando attraverso l’applicazione di un codice Pin che impedisce la visione di programmi che sono segnalati, dal fornitore del servizio come vietati ai minori. Per capirci, il sistema dovrebbe bloccare i contenuti segnalati con il bollino rosso, o segnalati con sistemi analoghi. Quali dubbi ci pone questa nuova prospettiva?

Innanzitutto la presenza di questo dispositivi elettronici su tutti i televisori solleverà le tv dal rispetto delle fasce protette; la classificazione dei programmi sarà comunque demandata alle singole emittenti televisive. In questo modo, il controllo viene demandato completamente alle famiglie, le quali devono impostare un sistema di parental control di cui, nella maggior parte dei casi, non conoscono l’esistenza né il funzionamento. Inoltre non è difficile per un ragazzo riuscire a “carpire” il Pin ed usarlo quando si trova da solo a vedere la tv. La nuova disposizione mette le famiglie davanti ad una responsabilità verso la quale, forse, non sono ancora pronte. L’unica strada è la formazione delle famiglie nella chiave della consapevolezza e della necessità di scelte educative chiare, anche e soprattutto in materia di un uso consapevole delle nuove tecnologie, perché anche la televisione con passaggio al digitale è entrata in una nuova era.

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Trasmissioni nocive: lobby sconfiggono le famiglie https://www.lavoce.it/trasmissioni-nocive-lobby-sconfiggono-le-famiglie/ Thu, 02 Aug 2012 12:59:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12457 “Il parental control è l’alibi perfetto per le forze politiche e per le grandi lobby dell’industria culturale per scaricare sulle spalle delle famiglie tutte le responsabilità sull’accesso dei minori a trasmissioni nocive, anche in pieno giorno o in prima serata. Addio principio di responsabilità da parte di chi legifera, di chi produce e di chi trasmette. È questo il dato culturale di fondo che deve preoccupare: questo lavarsi le mani, come Ponzio Pilato, dinanzi alle preoccupazioni di esporre i minori a contenuti inadatti. È la vittoria del ‘vietato vietare’ che noi tutti speravamo avesse lasciato il campo ad atteggiamenti e scelte di consapevole corresponsabilità”.

È il commento di Domenico Delle Foglie, presidente del Copercom (Coordinamento delle associazioni per la comunicazione al quale aderiscono 29 sigle nazionali), alle nuove norme sulla televisione e i minori pubblicate sulla Gazzetta ufficiale. Tra le novità introdotte, una norma del decreto potrebbe consentire di trasmettere programmi preclusi ai minori in orario diurno purché con “qualsiasi accorgimento tecnico”, ovvero grazie all’impiego del parental control (controllo affidato ai genitori).

Secondo Delle Foglie, “lasciare sole le famiglie in questo lavoro educativo è davvero miope, perché non considera le difficoltà dei genitori nel dover letteralmente tampinare i propri figli, spesso soli dinanzi alla tv. Inoltre presume una preparazione specifica delle famiglie, che dovrebbero ogni santo giorno informarsi sui programmi previsti, neanche avessero a disposizione un tutor alla Aldo Grasso”.

E Davide Guarneri, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori), commenta: “I figli non sono un ‘bene di proprietà’ dei genitori. Non ci si rende conto che i minori sono il patrimonio di un Paese, e tutelarli significa guardare al futuro dell’Italia. C’è una cecità assoluta. I genitori tutelano i cittadini, l’equilibrio e la serenità di una nazione. La classe politica, indifferente su questi temi per la pressione dei poteri forti, dovrebbe riflettere”.

Da parte sua Andrea Melodia, presidente dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), ricorda che “queste normative sui divieti ai minori riguardano i film del circuito cinematografico e non contemplano il resto: fiction televisiva, film tv e tutti gli altri prodotti audiovisivi che sono ormai la grande maggioranza delle trasmissioni”. Si tratta di “normative vecchie, inadeguate”.

Cosa prevede la nuova normativa

Il decreto legislativo del Governo modifica il “Testo unico” dei servizi di media audiovisivi e radiofonici e introduce nuove norme riguardanti la tutela dei minori nelle trasmissioni televisive. Tra le novità introdotte, il divieto assoluto delle trasmissioni che possono nuocere gravemente allo sviluppo fisico, psichico o morale dei minori finora ammesse in orario notturno (ore 23-7) e l’obbligo del bollino rosso sullo schermo per l’intera durata del programma; i film pornografici o violenti, inoltre, non potranno essere messi in onda neppure di notte ma soltanto nei canali a pagamento. La norma del decreto che viene contestata è quella che consente la trasmissione di qualsiasi programma anche in orario diurno, purché con “qualsiasi accorgimento tecnico”.

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Una casa per minori da proteggere https://www.lavoce.it/una-casa-per-minori-da-proteggere/ Fri, 20 Jul 2012 12:04:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12201
Arsenio Regonesi, Andreina Ciubini, mons. Domenico Cancian davanti alla "Casa di Francesco"

Il 16 luglio ha avuto luogo l’inaugurazione della “Casa di Francesco”, comunità educativa gestita dalla cooperativa “Il Sicomoro Alto Tevere”. Si tratta di un alloggio per minori che vivono una situazione di disagio all’interno delle proprie famiglie le quali, per un motivo o per l’altro, non sono in grado di prendersi cura di loro in modo adeguato. La struttura, situata in via San Francesco, nel centro di Città di Castello, fu lasciata a suo tempo da mons. Vincenzo Pieggi alla diocesi di Città di Castello, esprimendo nel suo testamento il desiderio che fosse destinata ad un’opera caritatevole. E ora è un’abitazione pronta ad accogliere minori di sesso maschile di età dagli 11 ai 17 anni, inviati dai Servizi territoriali e dai tribunali, prioritariamente residenti o domiciliati nella regione Umbria. L’edificio, internamente ristrutturato, si presenta come un’abitazione con tre camere da letto doppie, di cui due con possibilità di un terzo letto, alcune sale polivalenti, una zona pranzo, cucina, quattro bagni; oltre alla lavanderia e ai locali di servizio. L’arredamento è sobrio ed elegante in tutti gli ambienti e vi è inoltre una camera riservata agli operatori in servizio. Un ampio giardino interno, dove non mancano alberi cresciuti da tempo, è stato arricchito con nuove piante e con un’aiuola circolare dove piante commestibili fanno pensare alla futura realizzazione di un orto. La casa è servita da mezzi pubblici che consentono la partecipazione dei ragazzi alla vita sociale del territorio con contatti, anche protetti, tra interno ed esterno; è strutturata quindi come una comunità aperta nel territorio. Nella strutturazione della vita familiare al suo interno si tiene conto di quello che può essere il futuro di ogni ragazzo: il rientro nella sua famiglia di origine, l’affidamento, l’adozione o il raggiungimento dell’autonomia alla maggiore età. Come in ogni famiglia vi sono quindi normali cicli di sonno e di veglia, orari per l’alimentazione, lo studio, il gioco e lo svago.

Il lavoro all’interno della casa è affidato a figure stabili qualificate: oltre agli educatori, un assistente sociale, uno psicologo e uno psicoterapeuta. L’équipe è coordinata da un responsabile con compiti di indirizzo e sostegno al lavoro degli operatori e anche di raccordo con la rete dei servizi sociali, sanitari ed educativi. Vi sono poi attività rivolte a specifici laboratori, e attività sportive secondo le preferenze o anche le necessità dei singoli ragazzi. Né mancheranno vacanze, gite e campeggi nei vari momenti dell’anno. Dopo il taglio del nastro, ha parlato Arsenio Regonesi, presidente del “Sicomoro Alto Tevere” esprimendo parole di ringraziamento per quanti hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto. Andreina Ciubini, assessore alle Politiche sociali del Comune di Città di Castello, ha detto che l’Amministrazione comunale sarà vicina a questa struttura e cercherà di dare tutto l’aiuto possibile. Il vescovo, mons. Domenico Cancian, ha ringraziato tutti coloro che hanno dato la loro disponibilità per quest’opera, invitando a una comune preghiera prima di impartire la sua benedizione.

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