Messaggio Cei Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/messaggio-cei/ Settimanale di informazione regionale Thu, 22 Sep 2022 17:29:38 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Messaggio Cei Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/messaggio-cei/ 32 32 Elezioni. Appello dei Vescovi ai giovani, ai disillusi e agli eletti: dipende da noi, impegnamoci!” https://www.lavoce.it/elezioni-appello-dei-vescovi-ai-giovani-ai-disillusi-e-agli-eletti-dipende-da-noi-impegnamoci/ Thu, 22 Sep 2022 17:29:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68747 giovani elezioni

Elezioni: i Vescovi invitano a partecipare. Pubblichiamo di seguito il testo “Osare la speranza: appello alle donne e agli uomini del nostro Paese” approvato dal Consiglio Episcopale Permanente che si è tenuto il 21 settembre a Matera, in occasione del Congresso eucaristico nazionale. _______ Dipende da noi: impegniamoci. È questo il messaggio che sentiamo di rivolgere a noi stessi, alle nostre comunità, a tutte le donne e gli uomini d’Italia. Stiamo attraversando una fase particolarmente delicata e complicata della storia: le nostre parole non sono un incoraggiamento ad andare avanti nonostante tutto, ma un invito a osare con speranza. Non semplice ottimismo, ma speranza e realismo cristiano. La guerra, la pandemia, la crisi ambientale e quella delle imprese, l’aumento generalizzato dei costi, il caro bollette… sono tutte questioni che ci addolorano terribilmente e ci preoccupano. Non possiamo mai abituarci a vedere la vita calpestata. Il nostro appello è motivato prima di tutto dalla nostra fede e dalla certezza che il Vangelo di Gesù continua ad essere una Buona Notizia per tutti. Ci sta a cuore il futuro di ogni persona umana. “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Siamo fratelli e sorelle. “Impegniamoci”, tutti insieme, per non cedere al pessimismo e alla rabbia. Vogliamo essere spettatori o protagonisti del futuro? L’Italia ha bisogno dell’impegno di ciascuno, di responsabilità e di partecipazione. Vicini e solidali con chi soffre ed è in cerca di risposte ai tanti problemi quotidiani, rivolgiamo un appello agli elettori, ai giovani, a chi ha perso fiducia nelle Istituzioni e agli stessi rappresentanti che saranno eletti al Parlamento.

Agli elettori

Il voto è un diritto e un dovere da esercitare con consapevolezza. Siamo chiamati a fare discernimento fra le diverse proposte politiche alla luce del bene comune, liberi da qualsiasi tornaconto personale e attenti solo alla costruzione di una società più giusta, che riparte dagli “ultimi” e, per questo, possibile per tutti, e ospitale. Solo così può entrare il futuro! C’è un bisogno diffuso di comunità, da costruire e ricostruire sui territori in Italia e in Europa, con lo sguardo aperto al mondo, senza lasciare indietro nessuno. C’è urgenza di visioni ampie; di uno slancio culturale che sappia aprire orizzonti nuovi e nutrire un’educazione al bello, al vero e al giusto. Il voto è una espressione qualificata della vita democratica di un Paese, ma è opportuno continuare a sentirsene partecipi attraverso tutti gli strumenti che la società civile ha a disposizione.

Ai giovani

Ai giovani, che per la prima volta si recano a un seggio elettorale, diciamo di avere fiducia! Con il vostro voto lanciate a tutta l’Italia un forte messaggio di partecipazione alla costruzione del bene comune, nel rispetto della persona, di tutte le persone in ogni fase della vita. Questo è il vero criterio per orientarsi nelle scelte. Il vostro impegno per la cura del Creato è un esempio per tutti. Vedere che i giovani si pongono dalla parte di chi vuole affrontare e risolvere i problemi è un segno che fa ben sperare. E impegna, allo stesso tempo, noi adulti a non tradire i vostri sogni.

Ai disillusi

A chi, dopo molti anni, è tentato di pensare che nulla cambierà anche stavolta, ricordiamo che il contributo di tutti è molto prezioso. Comprendiamo la vostra preoccupazione: sarà possibile mettere da parte le divisioni e guardare al bene del Paese? Vi invitiamo, però, a non far prevalere la delusione: impegniamoci! La partecipazione democratica è amore per il nostro Paese. Invitiamo chi si trova ad affrontare gravi problemi e si sente ai margini della società a non scoraggiarsi e a dare il proprio irrinunciabile contributo.

Agli eletti

Chiediamo ai futuri eletti di non dimenticare mai l’alta responsabilità di cui sono investiti. Il loro servizio è per tutti, in particolare per chi è più fragile e per chi non ha modo di far sentire la sua voce. L’agenda dei problemi del nostro Paese è fitta: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale… È il tempo di scelte coraggiose e organiche. Non opportunismi, ma visioni. Vi invitiamo a vivere la responsabilità politica come “la forma più alta di carità”.

Elezioni. Prospettive

Ripartiamo dai luoghi di vita: qui abbiamo ritrovato il senso della prossimità durante la pandemia. Il Cammino sinodale che le Chiese in Italia stanno vivendo può costituire davvero un’opportunità per far progredire processi di corresponsabilità. È sempre nei luoghi di vita che abbiamo appreso l’arte del dialogo e dell’ascolto, ingredienti indispensabili per ricostruire le condizioni della partecipazione e del confronto. Riscopriamo e riproponiamo i principi della dottrina sociale della Chiesa: dignità delle persone, bene comune, solidarietà e sussidiarietà. Amiamo il nostro Paese. La Chiesa ricorderà sempre questo a tutti e continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità. Matera, 21 settembre 2022 Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista]]>
giovani elezioni

Elezioni: i Vescovi invitano a partecipare. Pubblichiamo di seguito il testo “Osare la speranza: appello alle donne e agli uomini del nostro Paese” approvato dal Consiglio Episcopale Permanente che si è tenuto il 21 settembre a Matera, in occasione del Congresso eucaristico nazionale. _______ Dipende da noi: impegniamoci. È questo il messaggio che sentiamo di rivolgere a noi stessi, alle nostre comunità, a tutte le donne e gli uomini d’Italia. Stiamo attraversando una fase particolarmente delicata e complicata della storia: le nostre parole non sono un incoraggiamento ad andare avanti nonostante tutto, ma un invito a osare con speranza. Non semplice ottimismo, ma speranza e realismo cristiano. La guerra, la pandemia, la crisi ambientale e quella delle imprese, l’aumento generalizzato dei costi, il caro bollette… sono tutte questioni che ci addolorano terribilmente e ci preoccupano. Non possiamo mai abituarci a vedere la vita calpestata. Il nostro appello è motivato prima di tutto dalla nostra fede e dalla certezza che il Vangelo di Gesù continua ad essere una Buona Notizia per tutti. Ci sta a cuore il futuro di ogni persona umana. “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Siamo fratelli e sorelle. “Impegniamoci”, tutti insieme, per non cedere al pessimismo e alla rabbia. Vogliamo essere spettatori o protagonisti del futuro? L’Italia ha bisogno dell’impegno di ciascuno, di responsabilità e di partecipazione. Vicini e solidali con chi soffre ed è in cerca di risposte ai tanti problemi quotidiani, rivolgiamo un appello agli elettori, ai giovani, a chi ha perso fiducia nelle Istituzioni e agli stessi rappresentanti che saranno eletti al Parlamento.

Agli elettori

Il voto è un diritto e un dovere da esercitare con consapevolezza. Siamo chiamati a fare discernimento fra le diverse proposte politiche alla luce del bene comune, liberi da qualsiasi tornaconto personale e attenti solo alla costruzione di una società più giusta, che riparte dagli “ultimi” e, per questo, possibile per tutti, e ospitale. Solo così può entrare il futuro! C’è un bisogno diffuso di comunità, da costruire e ricostruire sui territori in Italia e in Europa, con lo sguardo aperto al mondo, senza lasciare indietro nessuno. C’è urgenza di visioni ampie; di uno slancio culturale che sappia aprire orizzonti nuovi e nutrire un’educazione al bello, al vero e al giusto. Il voto è una espressione qualificata della vita democratica di un Paese, ma è opportuno continuare a sentirsene partecipi attraverso tutti gli strumenti che la società civile ha a disposizione.

Ai giovani

Ai giovani, che per la prima volta si recano a un seggio elettorale, diciamo di avere fiducia! Con il vostro voto lanciate a tutta l’Italia un forte messaggio di partecipazione alla costruzione del bene comune, nel rispetto della persona, di tutte le persone in ogni fase della vita. Questo è il vero criterio per orientarsi nelle scelte. Il vostro impegno per la cura del Creato è un esempio per tutti. Vedere che i giovani si pongono dalla parte di chi vuole affrontare e risolvere i problemi è un segno che fa ben sperare. E impegna, allo stesso tempo, noi adulti a non tradire i vostri sogni.

Ai disillusi

A chi, dopo molti anni, è tentato di pensare che nulla cambierà anche stavolta, ricordiamo che il contributo di tutti è molto prezioso. Comprendiamo la vostra preoccupazione: sarà possibile mettere da parte le divisioni e guardare al bene del Paese? Vi invitiamo, però, a non far prevalere la delusione: impegniamoci! La partecipazione democratica è amore per il nostro Paese. Invitiamo chi si trova ad affrontare gravi problemi e si sente ai margini della società a non scoraggiarsi e a dare il proprio irrinunciabile contributo.

Agli eletti

Chiediamo ai futuri eletti di non dimenticare mai l’alta responsabilità di cui sono investiti. Il loro servizio è per tutti, in particolare per chi è più fragile e per chi non ha modo di far sentire la sua voce. L’agenda dei problemi del nostro Paese è fitta: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale… È il tempo di scelte coraggiose e organiche. Non opportunismi, ma visioni. Vi invitiamo a vivere la responsabilità politica come “la forma più alta di carità”.

Elezioni. Prospettive

Ripartiamo dai luoghi di vita: qui abbiamo ritrovato il senso della prossimità durante la pandemia. Il Cammino sinodale che le Chiese in Italia stanno vivendo può costituire davvero un’opportunità per far progredire processi di corresponsabilità. È sempre nei luoghi di vita che abbiamo appreso l’arte del dialogo e dell’ascolto, ingredienti indispensabili per ricostruire le condizioni della partecipazione e del confronto. Riscopriamo e riproponiamo i principi della dottrina sociale della Chiesa: dignità delle persone, bene comune, solidarietà e sussidiarietà. Amiamo il nostro Paese. La Chiesa ricorderà sempre questo a tutti e continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità. Matera, 21 settembre 2022 Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista]]>
Vita e libertà: di che cosa stiamo parlando https://www.lavoce.it/vita-e-liberta-di-che-cosa-stiamo-parlando/ Thu, 04 Feb 2021 13:31:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59091

Il messaggio dei vescovi italiani per la Giornata nazionale per la vita di quest’anno affronta il tema della libertà legato alla vita: “La libertà può distruggere se stessa: si può perdere! Una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente.

Se la libertà diventa chiusura e violenza…

Del resto, la libertà del singolo che si ripiega su di sé diventa chiusura e violenza nei confronti dell’altro. Un uso individualistico della libertà porta, infatti, a strumentalizzare e a rompere le relazioni, distrugge la “casa comune”, rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudini in dimore abitate sempre più da animali ma non da persone”. Un passaggio che acquista ancor più significato se leggiamo la cronaca di queste settimane, che ci restituisce un panorama in cui continuano a essere approvate leggi su aborto (vedi Argentina e nuovo corso dell’amministrazione Biden negli Usa) ed eutanasia (Portogallo), ma anche provvedimenti discutibili sulla genitorialità (apertura alla commercializzazione per utero in affitto in Inghilterra). Esempi concreti che confermano le preoccupazioni dei vescovi italiani, ma iniziative anch’esse prese in nome della libertà. Come è possibile che, sempre invocando la libertà, alcuni chiedano e altri contemporaneamente rigettino l’ingresso di eutanasia e aborto, ad esempio, nelle legislazioni nazionali?

Se la libertà è relazione…

La differenza fra i due approcci è nel valore che si attribuisce alle relazioni umane. Se per libertà si intende la possibilità di ciascuno di decidere della propria vita a prescindere dalla rete di rapporti in cui si è immersi, allora la realizzazione della propria vita può passare solo attraverso scelte individuali, per le quali le relazioni arrivano a costituire addirittura un ostacolo. Se invece la libertà considera gli esseri umani in quanto relazionali, persone che non possono fare a meno le uni delle altre, allora cambia tutto: riconoscendo la dipendenza reciproca nella comunità umana, l’essere liberi include anche farsi carico gli uni degli altri, assumersi responsabilità reciproche, e non mettere sempre e comunque davanti a tutto il proprio “io”.

La libertà aiutata dalla responsabilità operosa

Rifiutare leggi che consentano aborto ed eutanasia, ad esempio, implica che si debba rispondere alle necessità di chi le vede come uniche soluzioni a gravi difficoltà che sta attraversando: un lavoro precario, l’abbandono del compagno, una grave malattia invalidante. Non basta impedire che certe leggi vengano approvate, se non si mette in atto una solidarietà concreta nei confronti di chi ha un problema che ritiene insormontabile. Di fronte a una persona che dice “non ce la faccio” (a portare avanti una gravidanza, a continuare a vivere la propria vita), la prima risposta è una mano tesa, un sostegno efficace nel fronteggiare problemi che non sempre si possono risolvere, ma che, se affrontati insieme, acquistano tutta un’altra luce, e magari si intuisce anche qualche modo per uscirne. Il messaggio dei vescovi italiani per la Giornata per la vita parla infatti anche di responsabilità. Le opere nate nella lunga storia della cristianità nascono sempre così: da una responsabilità operosa.]]>

Il messaggio dei vescovi italiani per la Giornata nazionale per la vita di quest’anno affronta il tema della libertà legato alla vita: “La libertà può distruggere se stessa: si può perdere! Una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente.

Se la libertà diventa chiusura e violenza…

Del resto, la libertà del singolo che si ripiega su di sé diventa chiusura e violenza nei confronti dell’altro. Un uso individualistico della libertà porta, infatti, a strumentalizzare e a rompere le relazioni, distrugge la “casa comune”, rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudini in dimore abitate sempre più da animali ma non da persone”. Un passaggio che acquista ancor più significato se leggiamo la cronaca di queste settimane, che ci restituisce un panorama in cui continuano a essere approvate leggi su aborto (vedi Argentina e nuovo corso dell’amministrazione Biden negli Usa) ed eutanasia (Portogallo), ma anche provvedimenti discutibili sulla genitorialità (apertura alla commercializzazione per utero in affitto in Inghilterra). Esempi concreti che confermano le preoccupazioni dei vescovi italiani, ma iniziative anch’esse prese in nome della libertà. Come è possibile che, sempre invocando la libertà, alcuni chiedano e altri contemporaneamente rigettino l’ingresso di eutanasia e aborto, ad esempio, nelle legislazioni nazionali?

Se la libertà è relazione…

La differenza fra i due approcci è nel valore che si attribuisce alle relazioni umane. Se per libertà si intende la possibilità di ciascuno di decidere della propria vita a prescindere dalla rete di rapporti in cui si è immersi, allora la realizzazione della propria vita può passare solo attraverso scelte individuali, per le quali le relazioni arrivano a costituire addirittura un ostacolo. Se invece la libertà considera gli esseri umani in quanto relazionali, persone che non possono fare a meno le uni delle altre, allora cambia tutto: riconoscendo la dipendenza reciproca nella comunità umana, l’essere liberi include anche farsi carico gli uni degli altri, assumersi responsabilità reciproche, e non mettere sempre e comunque davanti a tutto il proprio “io”.

La libertà aiutata dalla responsabilità operosa

Rifiutare leggi che consentano aborto ed eutanasia, ad esempio, implica che si debba rispondere alle necessità di chi le vede come uniche soluzioni a gravi difficoltà che sta attraversando: un lavoro precario, l’abbandono del compagno, una grave malattia invalidante. Non basta impedire che certe leggi vengano approvate, se non si mette in atto una solidarietà concreta nei confronti di chi ha un problema che ritiene insormontabile. Di fronte a una persona che dice “non ce la faccio” (a portare avanti una gravidanza, a continuare a vivere la propria vita), la prima risposta è una mano tesa, un sostegno efficace nel fronteggiare problemi che non sempre si possono risolvere, ma che, se affrontati insieme, acquistano tutta un’altra luce, e magari si intuisce anche qualche modo per uscirne. Il messaggio dei vescovi italiani per la Giornata per la vita parla infatti anche di responsabilità. Le opere nate nella lunga storia della cristianità nascono sempre così: da una responsabilità operosa.]]>
Messaggio per il Natale del Consiglio episcopale permanente della Cei https://www.lavoce.it/messaggio-per-il-natale-del-consiglio-episcopale-permanente-della-cei/ Tue, 22 Dec 2020 10:10:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58523 Il presepe

"Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza"(Is 52,7) Quante volte ci è capitato di attendere trepidanti una buona notizia che riguarda noi stessi, i nostri cari, i nostri amici o la comunità in cui viviamo? Sembrano momenti interminabili, lunghissimi, talora angosciosi. E questo, soprattutto, quando è in gioco qualcosa d’importante o la vita stessa. Sono istanti in cui scorrono i fotogrammi della storia personale e, guardandoli attentamente, si ridimensionano le velleità, si rimpiange il tempo perduto, si apprezzano le cose genuine anche se piccole, si ringrazia per i doni ricevuti immeritatamente. Proprio l’attesa di una novità radicale e definitiva in una situazione di oppressione e di affanno era la condizione del popolo d’Israele, descritta dal profeta Isaia tanti secoli fa. Ma è anche la condizione di ciascuno di noi, delle nostre comunità, delle nostre famiglie, della nostra società. Una condizione resa ancora più precaria dalla crisi sanitaria e sociale che stiamo attraversando e che ci ha messo di fronte, una volta ancora, alla nostra vulnerabilità di fronte agli eventi. Guardiamo con preoccupazione alla situazione del nostro Paese, dove le immagini dello shopping natalizio si sovrappongono ai volti delle persone che ingrossano le file davanti alle Caritas diocesane e all’elenco sempre più lungo delle vittime del Covid-19. Tutti insieme siamo in ascolto delle fatiche, delle speranze, dei bisogni materiali - ma anche spirituali - di un popolo che non smette di guardare alla speranza, alla Stella. L’ascolto si fa preghiera e questa spinge all’impegno concreto. Lo abbiamo ricordato nel recente “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia”: "Ci sembra di intravedere, nonostante le immani difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la dimostrazione che stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita sociale". Ed ecco che nel silenzio della notte, prolungata dalla pandemia, sappiamo per fede che sta per fare capolino la voce dell’angelo, che porterà la notizia attesa da sempre: “Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore" (cf. Lc 2,10-11). La luce del Mistero incarnato squarcia le tenebre. L’attesa diventa inno di lode e ringraziamento. Nella Messa celebrata nella notte del Natale diventa invocazione: "O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra contempliamo i suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo".
Questo l’annuncio, antico e sempre nuovo, che abbiamo cominciato a contemplare in Avvento e che vorremmo consegnare idealmente ancora una volta alla comunità cristiana in questo Natale: il “vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). Nella grotta di Betlemme, in modo paradossale, risplende tutta la luce gentile del nostro Dio. In ginocchio davanti al Bambino, insieme con Maria e Giuseppe, siamo consapevoli della nostra finitudine e vulnerabilità, percepiamo appieno la nostra debolezza di fronte alla potenza della nascita del Salvatore, che non ha esitato a farsi piccolo tra i piccoli per venire in mezzo a noi. Quel Bambino è la notizia che attendevamo; è lui il Messia che incoraggia i discepoli ad andare per le strade del mondo; è lui la pace che vince le guerre e le paure; è lui la salvezza che viene dall’alto e che ci rende una comunità di risorti. Ogni Natale è diverso dagli altri e questo, in particolare, sarà probabilmente Il presepeil più difficile per molti, se non per tutti. Ma un Natale meno scintillante non è un Natale meno autentico: ricerchiamo nel nostro cuore quello che conta realmente, ciò che ci rende uniti a chi amiamo, ciò che è davvero indispensabile. Come Pastori, come sacerdoti, ma prima ancora come membra di uno stesso corpo, siamo accanto alla sofferenza e alla solitudine di ciascuno per prenderne una parte, per sollevare insieme un pezzo di croce e renderla meno pesante. A tutti i credenti e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà auguriamo di farsi trovare pronti la Notte di Natale, quando la buona notizia del Bambino Gesù busserà alla porta dei nostri cuori. Aprite la porta al Signore che nasce e non abbiate timore di salire, un passo alla volta, tenendo la mano del fratello, sul monte del dolore dell’umanità per annunciare a tutti che il nostro Dio è ancora l’Emmanuele, è il Dio-con-noi.
Buon Natale. Roma, 20 dicembre 2020 IV Domenica di Avvento
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Il presepe

"Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza"(Is 52,7) Quante volte ci è capitato di attendere trepidanti una buona notizia che riguarda noi stessi, i nostri cari, i nostri amici o la comunità in cui viviamo? Sembrano momenti interminabili, lunghissimi, talora angosciosi. E questo, soprattutto, quando è in gioco qualcosa d’importante o la vita stessa. Sono istanti in cui scorrono i fotogrammi della storia personale e, guardandoli attentamente, si ridimensionano le velleità, si rimpiange il tempo perduto, si apprezzano le cose genuine anche se piccole, si ringrazia per i doni ricevuti immeritatamente. Proprio l’attesa di una novità radicale e definitiva in una situazione di oppressione e di affanno era la condizione del popolo d’Israele, descritta dal profeta Isaia tanti secoli fa. Ma è anche la condizione di ciascuno di noi, delle nostre comunità, delle nostre famiglie, della nostra società. Una condizione resa ancora più precaria dalla crisi sanitaria e sociale che stiamo attraversando e che ci ha messo di fronte, una volta ancora, alla nostra vulnerabilità di fronte agli eventi. Guardiamo con preoccupazione alla situazione del nostro Paese, dove le immagini dello shopping natalizio si sovrappongono ai volti delle persone che ingrossano le file davanti alle Caritas diocesane e all’elenco sempre più lungo delle vittime del Covid-19. Tutti insieme siamo in ascolto delle fatiche, delle speranze, dei bisogni materiali - ma anche spirituali - di un popolo che non smette di guardare alla speranza, alla Stella. L’ascolto si fa preghiera e questa spinge all’impegno concreto. Lo abbiamo ricordato nel recente “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia”: "Ci sembra di intravedere, nonostante le immani difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la dimostrazione che stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita sociale". Ed ecco che nel silenzio della notte, prolungata dalla pandemia, sappiamo per fede che sta per fare capolino la voce dell’angelo, che porterà la notizia attesa da sempre: “Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore" (cf. Lc 2,10-11). La luce del Mistero incarnato squarcia le tenebre. L’attesa diventa inno di lode e ringraziamento. Nella Messa celebrata nella notte del Natale diventa invocazione: "O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra contempliamo i suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo".
Questo l’annuncio, antico e sempre nuovo, che abbiamo cominciato a contemplare in Avvento e che vorremmo consegnare idealmente ancora una volta alla comunità cristiana in questo Natale: il “vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). Nella grotta di Betlemme, in modo paradossale, risplende tutta la luce gentile del nostro Dio. In ginocchio davanti al Bambino, insieme con Maria e Giuseppe, siamo consapevoli della nostra finitudine e vulnerabilità, percepiamo appieno la nostra debolezza di fronte alla potenza della nascita del Salvatore, che non ha esitato a farsi piccolo tra i piccoli per venire in mezzo a noi. Quel Bambino è la notizia che attendevamo; è lui il Messia che incoraggia i discepoli ad andare per le strade del mondo; è lui la pace che vince le guerre e le paure; è lui la salvezza che viene dall’alto e che ci rende una comunità di risorti. Ogni Natale è diverso dagli altri e questo, in particolare, sarà probabilmente Il presepeil più difficile per molti, se non per tutti. Ma un Natale meno scintillante non è un Natale meno autentico: ricerchiamo nel nostro cuore quello che conta realmente, ciò che ci rende uniti a chi amiamo, ciò che è davvero indispensabile. Come Pastori, come sacerdoti, ma prima ancora come membra di uno stesso corpo, siamo accanto alla sofferenza e alla solitudine di ciascuno per prenderne una parte, per sollevare insieme un pezzo di croce e renderla meno pesante. A tutti i credenti e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà auguriamo di farsi trovare pronti la Notte di Natale, quando la buona notizia del Bambino Gesù busserà alla porta dei nostri cuori. Aprite la porta al Signore che nasce e non abbiate timore di salire, un passo alla volta, tenendo la mano del fratello, sul monte del dolore dell’umanità per annunciare a tutti che il nostro Dio è ancora l’Emmanuele, è il Dio-con-noi.
Buon Natale. Roma, 20 dicembre 2020 IV Domenica di Avvento
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Giornata per la vita. Cei: ” La forza del possibile nonostante tutto” https://www.lavoce.it/giornata-vita-cei-possibile/ Sat, 02 Feb 2019 10:16:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53939 possibile

Il messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata della vita 2019 (domenica 3 febbraio) ha un titolo emblematico: “È vita, è futuro”. La riflessione intreccia le preoccupazioni e le sfide del presente con la speranza. Virtù che genera futuro e, con esso, quella carica di senso e di scopo che attiva e anima l’impegno più generoso e audace.

Non un futuro immobile nel suo al di là, ma un futuro veniente: “Il futuro inizia oggi: è un investimento nel presente”. La vita è così vista sulla lunghezza d’onda della speranza e della passione del possibile che essa genera e alimenta. Una speranza che non evade dalla terra: “Il cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, con i piedi ben piantati sulla terra per rispondere con coraggio alle innumerevoli sfide”. Sono sfide alla vita che riflettono un difetto di speranza e tolgono futuro alla vita, all’amore e all’impegno per essa.

Le sfide della vita

Il messaggio pone come prima sfida “la mancanza di un lavoro stabile e dignitoso”, che “spegne nei più giovani l’anelito al futuro” e, con esso, alla formazione di una famiglia e alla generazione della vita. Il deficit di futuro provocato dall’instabilità e insicurezza del lavoro concorre fortemente al “calo demografico” in atto nel nostro Paese e al suo progressivo aggravamento.

Al dato socio-economico della carenza e precarietà del lavoro si salda quello socio-culturale di una diffusa e pervasiva “mentalità antinatalista”, esito di quell’ anti- life mentality che sottrae valore e amore alla vita, alla vita nascente in primis .

Il che “determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato”. Non solo: “Rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire”. Di qui l’urgenza di “un patto per la natalità”, che “coinvolga tutte le forze culturali e politiche” e “riconosca la famiglia come grembo generativo del nostro Paese”.

Altra sfida sono le molte e multiformi condizioni di “chi soffre per la malattia, per la violenza subita o per l’emarginazione”. Sofferenza gravata da “l’indifferenza” dello sguardo distratto e incurante, incapace di misurarsi con la fragilità.

Due emergenze

Un’attenzione particolare è rivolta a due emergenze. La prima viene da lontano: è la “piaga dell’aborto” che, come ha detto Papa Francesco, “non è un male minore, è un crimine”. Denuncia che lo porta a ribadire in modo forte: “La difesa dell’innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana”.

La seconda è un’emergenza dei nostri giorni che si fa sempre più inquietante. Tocca la vita di donne, uomini e bambini “bisognosi di trovare rifugio in una terra sicura” e vanno incontro a naufragi e tentativi di “respingimento verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze”.

In linea con l’insegnamento del Papa, il messaggio congiunge in un’unica denuncia l’indifferenza, l’incuria e gli affronti alla vita umana con gli “attentati all’integrità e alla salute della “casa comune”, che è il nostro pianeta”. Oggetto entrambe delle stesse negligenze e violazioni.

La speranza

Ciononostante domina la speranza: la forza del possibile nonostante tutto. Forza attinta alla vittoria pasquale del Crocifisso, che fuga ogni rassegnazione e sconforto e porta a “rinnovarsi e rinnovare”. Il futuro è dalla parte della vita, perché “la vita è sempre un bene”. Riconoscere e promuovere questo bene schiude orizzonti. “Per aprire il futuro siamo chiamati all’accoglienza della vita”. A prescindere dalle sue fragilità. Anzi con attenzione privilegiata ad esse: “L’abbraccio alla vita fragile genera futuro”.

Mauro Cozzoli ordinario di Teologia morale pontificia università Lateranense

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possibile

Il messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata della vita 2019 (domenica 3 febbraio) ha un titolo emblematico: “È vita, è futuro”. La riflessione intreccia le preoccupazioni e le sfide del presente con la speranza. Virtù che genera futuro e, con esso, quella carica di senso e di scopo che attiva e anima l’impegno più generoso e audace.

Non un futuro immobile nel suo al di là, ma un futuro veniente: “Il futuro inizia oggi: è un investimento nel presente”. La vita è così vista sulla lunghezza d’onda della speranza e della passione del possibile che essa genera e alimenta. Una speranza che non evade dalla terra: “Il cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, con i piedi ben piantati sulla terra per rispondere con coraggio alle innumerevoli sfide”. Sono sfide alla vita che riflettono un difetto di speranza e tolgono futuro alla vita, all’amore e all’impegno per essa.

Le sfide della vita

Il messaggio pone come prima sfida “la mancanza di un lavoro stabile e dignitoso”, che “spegne nei più giovani l’anelito al futuro” e, con esso, alla formazione di una famiglia e alla generazione della vita. Il deficit di futuro provocato dall’instabilità e insicurezza del lavoro concorre fortemente al “calo demografico” in atto nel nostro Paese e al suo progressivo aggravamento.

Al dato socio-economico della carenza e precarietà del lavoro si salda quello socio-culturale di una diffusa e pervasiva “mentalità antinatalista”, esito di quell’ anti- life mentality che sottrae valore e amore alla vita, alla vita nascente in primis .

Il che “determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato”. Non solo: “Rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire”. Di qui l’urgenza di “un patto per la natalità”, che “coinvolga tutte le forze culturali e politiche” e “riconosca la famiglia come grembo generativo del nostro Paese”.

Altra sfida sono le molte e multiformi condizioni di “chi soffre per la malattia, per la violenza subita o per l’emarginazione”. Sofferenza gravata da “l’indifferenza” dello sguardo distratto e incurante, incapace di misurarsi con la fragilità.

Due emergenze

Un’attenzione particolare è rivolta a due emergenze. La prima viene da lontano: è la “piaga dell’aborto” che, come ha detto Papa Francesco, “non è un male minore, è un crimine”. Denuncia che lo porta a ribadire in modo forte: “La difesa dell’innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana”.

La seconda è un’emergenza dei nostri giorni che si fa sempre più inquietante. Tocca la vita di donne, uomini e bambini “bisognosi di trovare rifugio in una terra sicura” e vanno incontro a naufragi e tentativi di “respingimento verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze”.

In linea con l’insegnamento del Papa, il messaggio congiunge in un’unica denuncia l’indifferenza, l’incuria e gli affronti alla vita umana con gli “attentati all’integrità e alla salute della “casa comune”, che è il nostro pianeta”. Oggetto entrambe delle stesse negligenze e violazioni.

La speranza

Ciononostante domina la speranza: la forza del possibile nonostante tutto. Forza attinta alla vittoria pasquale del Crocifisso, che fuga ogni rassegnazione e sconforto e porta a “rinnovarsi e rinnovare”. Il futuro è dalla parte della vita, perché “la vita è sempre un bene”. Riconoscere e promuovere questo bene schiude orizzonti. “Per aprire il futuro siamo chiamati all’accoglienza della vita”. A prescindere dalle sue fragilità. Anzi con attenzione privilegiata ad esse: “L’abbraccio alla vita fragile genera futuro”.

Mauro Cozzoli ordinario di Teologia morale pontificia università Lateranense

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Consiglio permanente. Cei: “No alle false promesse sul lavoro” https://www.lavoce.it/consiglio-permanente-cei-lavoro/ Thu, 27 Sep 2018 13:13:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52997 permanente

“Il lavoro che manca – come il lavoro indegno – rimane una piaga che angoscia, spoglia il Paese del suo futuro, peggiora le condizioni delle famiglie e aumenta le disuguaglianze sociali”. Lo si legge nel Comunicato-finale del Consiglio permanente della Cei.

Sul lavoro

I vescovi interpellano “i responsabili della cosa pubblica, perché non si accontentino di mettere in fila promesse o dichiarazioni falsamente rassicuranti”. Analogamente, “la preoccupazione si è levata a fronte delle condizioni delle zone terremotate, dei tanti piccoli borghi del centro Italia ancora privi di punti di riferimento, fra cui quello costituito dalle loro chiese: una situazione che impoverisce l’intero territorio e accentua il processo di spopolamento”.

Sul tema immigrazione

I vescovi, inoltre, sono tornati ad affrontare la questione migratoria: “La generosa disponibilità offerta dalle diocesi anche lo scorso agosto in occasione della vicenda della Nave Diciotti, rafforza la convinzione di come la solidarietà – fatta di accoglienza e integrazione – rimanga la via principale per affrontare la complessità del fenomeno”. Rispetto al pericolo che inquietudini e paure alimentino un clima di diffidenza, esasperazione e rifiuto, il Consiglio permanente ha rilanciato “l’impegno della Chiesa anche nel contribuire a un’Europa maggiormente consapevole delle sue radici e con questo più giusta e fraterna, capace di custodire la vita, a partire da quella più esposta”.

Nuova edizione del Messale Romano

Completare la preparazione dell’Assemblea generale straordinaria, in programma a Roma dal 12 al 15 novembre, sul tema “Riscoprire e accogliere il dono della liturgia per la vita della Chiesa. Prospettive e scelte pastorali in occasione della terza edizione italiana del Messale Romano”. È stato questo il  primo compito della sessione autunnale del Consiglio permanente della Cei, che si è concluso ieri a Roma. Nelle intenzioni dei vescovi, si legge nel comunicato finale, la nuova edizione del Messale Romano costituisce “l’opportunità per una formazione capillare, che riconsegni la ricchezza e l’irrevocabilità della riforma liturgica e i suoi punti essenziali: centralità della Parola di Dio, della Pasqua e della stessa assemblea. Ne consegue la necessità di rieducarsi a un’arte celebrativa, non soltanto evitando protagonismi o forme tradizionalistiche, ma promuovendo un’ampia ministerialità: sacerdote, lettore, animatore, cantore… si ritrovano unicamente nell’orizzonte del servizio”. Qualificare in questa direzione la celebrazione, prosegue la nota, “significa aiutare il popolo a intuire la bellezza dell’opera di Dio e a vivere la liturgia come trasfigurazione della propria umanità”. A partire da queste linee, il Consiglio permanente ha convenuto sull’importanza di un testo che accompagni la pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano.

Incontro per la pace nel Mediterraneo

Il Consiglio permanente della Cei ha approvato la proposta di un Comitato scientifico per la realizzazione di un Incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo (Bari, novembre 2019).

La nomina del segretario generale

Sentito il Consiglio permanente, inoltre, la Presidenza ha sottoposto a Papa Francesco la proposta in vista della nomina del segretario generale. Nell’occasione, si legge nel comunicato finale, è stato espresso “l’apprezzamento a mons. Nunzio Galantino per quanto con intelligenza e zelo ha fatto a servizio della Conferenza episcopale italiana”.      ]]>
permanente

“Il lavoro che manca – come il lavoro indegno – rimane una piaga che angoscia, spoglia il Paese del suo futuro, peggiora le condizioni delle famiglie e aumenta le disuguaglianze sociali”. Lo si legge nel Comunicato-finale del Consiglio permanente della Cei.

Sul lavoro

I vescovi interpellano “i responsabili della cosa pubblica, perché non si accontentino di mettere in fila promesse o dichiarazioni falsamente rassicuranti”. Analogamente, “la preoccupazione si è levata a fronte delle condizioni delle zone terremotate, dei tanti piccoli borghi del centro Italia ancora privi di punti di riferimento, fra cui quello costituito dalle loro chiese: una situazione che impoverisce l’intero territorio e accentua il processo di spopolamento”.

Sul tema immigrazione

I vescovi, inoltre, sono tornati ad affrontare la questione migratoria: “La generosa disponibilità offerta dalle diocesi anche lo scorso agosto in occasione della vicenda della Nave Diciotti, rafforza la convinzione di come la solidarietà – fatta di accoglienza e integrazione – rimanga la via principale per affrontare la complessità del fenomeno”. Rispetto al pericolo che inquietudini e paure alimentino un clima di diffidenza, esasperazione e rifiuto, il Consiglio permanente ha rilanciato “l’impegno della Chiesa anche nel contribuire a un’Europa maggiormente consapevole delle sue radici e con questo più giusta e fraterna, capace di custodire la vita, a partire da quella più esposta”.

Nuova edizione del Messale Romano

Completare la preparazione dell’Assemblea generale straordinaria, in programma a Roma dal 12 al 15 novembre, sul tema “Riscoprire e accogliere il dono della liturgia per la vita della Chiesa. Prospettive e scelte pastorali in occasione della terza edizione italiana del Messale Romano”. È stato questo il  primo compito della sessione autunnale del Consiglio permanente della Cei, che si è concluso ieri a Roma. Nelle intenzioni dei vescovi, si legge nel comunicato finale, la nuova edizione del Messale Romano costituisce “l’opportunità per una formazione capillare, che riconsegni la ricchezza e l’irrevocabilità della riforma liturgica e i suoi punti essenziali: centralità della Parola di Dio, della Pasqua e della stessa assemblea. Ne consegue la necessità di rieducarsi a un’arte celebrativa, non soltanto evitando protagonismi o forme tradizionalistiche, ma promuovendo un’ampia ministerialità: sacerdote, lettore, animatore, cantore… si ritrovano unicamente nell’orizzonte del servizio”. Qualificare in questa direzione la celebrazione, prosegue la nota, “significa aiutare il popolo a intuire la bellezza dell’opera di Dio e a vivere la liturgia come trasfigurazione della propria umanità”. A partire da queste linee, il Consiglio permanente ha convenuto sull’importanza di un testo che accompagni la pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano.

Incontro per la pace nel Mediterraneo

Il Consiglio permanente della Cei ha approvato la proposta di un Comitato scientifico per la realizzazione di un Incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo (Bari, novembre 2019).

La nomina del segretario generale

Sentito il Consiglio permanente, inoltre, la Presidenza ha sottoposto a Papa Francesco la proposta in vista della nomina del segretario generale. Nell’occasione, si legge nel comunicato finale, è stato espresso “l’apprezzamento a mons. Nunzio Galantino per quanto con intelligenza e zelo ha fatto a servizio della Conferenza episcopale italiana”.      ]]>
Giornata del creato. Il Messaggio della Cei https://www.lavoce.it/giornata-creato-messaggio-cei/ Sat, 01 Sep 2018 06:00:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52729 Giornata creato messaggio Cei

Di seguito, ampi stralci dal Messaggio della Cei per la 13a Giornata nazionale per la custodia del creato (1° settembre), “Coltivare l’alleanza con la terra”, a cura della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo.

Sempre più spesso la nostra terra città, paesi, campagne - è devastata da fenomeni atmosferici di portata largamente superiore a ciò che eravamo abituati a considerare normale. Anche gli ultimi mesi hanno visto diverse aree del paese sconvolte da eventi metereologici estremi, che hanno spezzato vite e famiglie, comunità e culture - e le prime vittime sono spesso i poveri e le persone più fragili. Le stesse storie narrate da tanti migranti, che giungono nel nostro paese chiedendo accoglienza, parlano di fenomeni inediti che colpiscono - in modo spesso anche più drammatico aree molto distanti del pianeta. Né il cambiamento climatico è l’unica minaccia legata alla crisi socioambientale: si pensi all’inquinamento diffuso ed ai drammi che talvolta esso porta con sé. Così talvolta si fa strada un senso di impotenza e di disperazione, come fossimo di fronte ad un degrado inevitabile della nostra terra. Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ invita però a non cedere alla rassegnazione. Proprio quei nn. 23-26, che testimoniano della gravità del mutamento climatico in atto, mettendo in guardia contro forme di negazionismo antiscientifico, evidenziano anche come esso sia legato in gran parte a comportamenti umani, che possiamo modificare. Il II capitolo della stessa enciclica sottolinea, d’altra parte come quel mondo creato, che ci è dato come dono buono, sia anche affidato alla cura delle nostre mani, per custodirne l’abitabilità preziosa. E c’è negli esseri umani “una capacità di reagire, che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori” (LS, n. 205).

Operare in forme attive e lungimiranti

Ecco, allora, che lo sguardo preoccupato per la devastazione del territorio a seguito del riscaldamento globale dovrà farsi attiva opera di prevenzione. Si tratterà, da un lato, di proteggere città e campagne con serie misure di adattamento, in grado di favorire la resilienza di fronte ad eventi estremi. Si tratterà, però, soprattutto, di promuovere un’azione di mitigazione, che contribuisca a contenere i fattori che li determinano.

(...) Nella stessa direzione - della costruzione di una società decarbonizzata - dovranno pure andare scelte efficaci da parte del nostro paese nel campo della politica e dell’economia ambientale. Sarà così possibile collegare la promozione di un lavoro dignitoso con una attenzione forte per l’ambiente, riprendendo ed approfondendo le indicazioni della Settimana sociale svoltasi a Cagliari nel 2017. La vocazione umana a coltivare la terra non può che andare di pari passo con quella a custodirla.

Una prospettiva pastorale

 Ma la sfida non interessa solo l’economia e la politica: c’è anche una prospettiva pastorale da ritrovare, nella presa in carico solidale delle fragilità ambientali di fronte agli impatti del mutamento, in una prospettiva di cura integrale. Occorre ritrovare il legame tra la cura dei territori e quella del popolo, anche per orientare a nuovi stili di vita e di consumo responsabile, così come a scelte lungimiranti da parte delle comunità. Molte le iniziative prese in tal senso da diocesi ed associazioni; si pensi alla rilevanza della campagna per il disinvestimento da fonti energetiche non rinnovabili o alle molte altre indicazioni per vivere in forma comunitaria la conversione ecologica (Laudato si’ , n. 217). Ma c’è anche una prospettiva spirituale da coltivare: Papa Francesco ricorda chela pace interiore delle persone è molto legata alla cura dell’ecologia e al bene comune, perché, autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore che conduce alla profondità della vita” (LS, n. 225). Ed occorre anche dar fondamento a tale attenzione, inserendola sistematicamente nei corsi di formazione per tutti coloro che esercitano responsabilità nella comunità ecclesiale.

In orizzonte ecumenico

È una sfida che le Chiese cristiane stanno imparando ad affrontare assieme, riscoprendo in orizzonte ecumenico l’impegno comune per la cura della creazione di Dio. La celebrazione condivisa del Tempo del creato è anche un segno importante nel cammino verso la comunione tra le Chiese: ne ha dato una testimonianza importante il messaggio inviato nel 2017 da Papa Francesco col Patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli. È importante operare assieme, perché possiamo tornare ad abitare la Terra nel segno dell’arcobaleno, illuminati dal “Vangelo della creazione”.

Leggi il testo integrale del Messaggio della Cei per la Giornata del creato.

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Giornata creato messaggio Cei

Di seguito, ampi stralci dal Messaggio della Cei per la 13a Giornata nazionale per la custodia del creato (1° settembre), “Coltivare l’alleanza con la terra”, a cura della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo.

Sempre più spesso la nostra terra città, paesi, campagne - è devastata da fenomeni atmosferici di portata largamente superiore a ciò che eravamo abituati a considerare normale. Anche gli ultimi mesi hanno visto diverse aree del paese sconvolte da eventi metereologici estremi, che hanno spezzato vite e famiglie, comunità e culture - e le prime vittime sono spesso i poveri e le persone più fragili. Le stesse storie narrate da tanti migranti, che giungono nel nostro paese chiedendo accoglienza, parlano di fenomeni inediti che colpiscono - in modo spesso anche più drammatico aree molto distanti del pianeta. Né il cambiamento climatico è l’unica minaccia legata alla crisi socioambientale: si pensi all’inquinamento diffuso ed ai drammi che talvolta esso porta con sé. Così talvolta si fa strada un senso di impotenza e di disperazione, come fossimo di fronte ad un degrado inevitabile della nostra terra. Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ invita però a non cedere alla rassegnazione. Proprio quei nn. 23-26, che testimoniano della gravità del mutamento climatico in atto, mettendo in guardia contro forme di negazionismo antiscientifico, evidenziano anche come esso sia legato in gran parte a comportamenti umani, che possiamo modificare. Il II capitolo della stessa enciclica sottolinea, d’altra parte come quel mondo creato, che ci è dato come dono buono, sia anche affidato alla cura delle nostre mani, per custodirne l’abitabilità preziosa. E c’è negli esseri umani “una capacità di reagire, che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori” (LS, n. 205).

Operare in forme attive e lungimiranti

Ecco, allora, che lo sguardo preoccupato per la devastazione del territorio a seguito del riscaldamento globale dovrà farsi attiva opera di prevenzione. Si tratterà, da un lato, di proteggere città e campagne con serie misure di adattamento, in grado di favorire la resilienza di fronte ad eventi estremi. Si tratterà, però, soprattutto, di promuovere un’azione di mitigazione, che contribuisca a contenere i fattori che li determinano.

(...) Nella stessa direzione - della costruzione di una società decarbonizzata - dovranno pure andare scelte efficaci da parte del nostro paese nel campo della politica e dell’economia ambientale. Sarà così possibile collegare la promozione di un lavoro dignitoso con una attenzione forte per l’ambiente, riprendendo ed approfondendo le indicazioni della Settimana sociale svoltasi a Cagliari nel 2017. La vocazione umana a coltivare la terra non può che andare di pari passo con quella a custodirla.

Una prospettiva pastorale

 Ma la sfida non interessa solo l’economia e la politica: c’è anche una prospettiva pastorale da ritrovare, nella presa in carico solidale delle fragilità ambientali di fronte agli impatti del mutamento, in una prospettiva di cura integrale. Occorre ritrovare il legame tra la cura dei territori e quella del popolo, anche per orientare a nuovi stili di vita e di consumo responsabile, così come a scelte lungimiranti da parte delle comunità. Molte le iniziative prese in tal senso da diocesi ed associazioni; si pensi alla rilevanza della campagna per il disinvestimento da fonti energetiche non rinnovabili o alle molte altre indicazioni per vivere in forma comunitaria la conversione ecologica (Laudato si’ , n. 217). Ma c’è anche una prospettiva spirituale da coltivare: Papa Francesco ricorda chela pace interiore delle persone è molto legata alla cura dell’ecologia e al bene comune, perché, autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore che conduce alla profondità della vita” (LS, n. 225). Ed occorre anche dar fondamento a tale attenzione, inserendola sistematicamente nei corsi di formazione per tutti coloro che esercitano responsabilità nella comunità ecclesiale.

In orizzonte ecumenico

È una sfida che le Chiese cristiane stanno imparando ad affrontare assieme, riscoprendo in orizzonte ecumenico l’impegno comune per la cura della creazione di Dio. La celebrazione condivisa del Tempo del creato è anche un segno importante nel cammino verso la comunione tra le Chiese: ne ha dato una testimonianza importante il messaggio inviato nel 2017 da Papa Francesco col Patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli. È importante operare assieme, perché possiamo tornare ad abitare la Terra nel segno dell’arcobaleno, illuminati dal “Vangelo della creazione”.

Leggi il testo integrale del Messaggio della Cei per la Giornata del creato.

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Giornata del creato. Il forum Cei sul tema https://www.lavoce.it/giornata-del-creato-forum-cei/ Wed, 29 Aug 2018 17:19:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52682 Custodia creato

Per la Giornata nazionale della custodia del creato, la Cei organizza quest’anno a Veroli (diocesi di Frosinone), l’ 1-2 settembre, il 13° Forum dell’informazione cattolica per la custodia del creato, sul tema “Custodi creativi, responsabili e pronti”. Dopo i saluti del sindaco della città, Simone Cretaro, e del presidente di Greenaccord, Alfondo Cauteruccio, questi i temi affrontati nella mattinata di sabato sotto la guida di Giuseppina Paterniti, vice direttore Tgr Rai:

  • Il grido della Terra: linee d’azione da una lettura biblica” (mons. Ambrogio Spreafico)
  • La Chiesa si interroga sull’Amazzonia” (Fabio Fabene)
  • Coltivare l’alleanza con la terra” (Fabiano Longoni)
  • Martiri per la difesa del creato” (Angelo Romano)
Quindi verranno letti i nomi di persone uccise per la loro lotta a favore dell’ambiente. Nel pomeriggio, con moderatrice Silvia Guidi, giornalista dell’ Osservatore Romano, la lectio magistralis di Felipe Camargo, rappresentante Unchr per il Sud Europa, e a seguire:
  • “Movimento ecumenico internazionale e cambiamenti climatici” (Luca Negro)
  • “Gli accordi internazionali e gli impegni europei sul clima” (Domenico Gaudioso)
  • “Mitigare il cambiamento e adattarsi al clima futuro” (Andrea Masullo)
  • “Cooperazione climatica: una green community in Congo” (Giorgio Barbaglia)
  • “Agricoltori, primi custodi del creato” (David Granieri)
Al mattino di domenica 2, la celebrazione eucaristica delle ore 11, presieduta da mons. Spreafico, vescovo di Frosinone, verrà trasmessa in diretta su Rai Uno.

A queste tematiche sarà anche dedicato, il 19-21 novembre a Milano, il convegno nazionale Cei Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso dal titolo “Il tuo cuore custodisca i miei precetti ( Prov 3,1). Un creato da custodire, da credenti responsabili, in risposta alla Parola di Dio”. Parteciperanno esponenti delle Chiese ortodosse (Patriarcato di Costantinopoli, Chiesa copta ortodossa, Chiesa ortodossa romena), della Chiesa apostolica armena e delle Chiese protestanti (Chiesa evangelica italiana e anglicana inglese). Per informazioni: Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo, tel. 06 66398335, email ecu@chiesacattolica.it.

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Custodia creato

Per la Giornata nazionale della custodia del creato, la Cei organizza quest’anno a Veroli (diocesi di Frosinone), l’ 1-2 settembre, il 13° Forum dell’informazione cattolica per la custodia del creato, sul tema “Custodi creativi, responsabili e pronti”. Dopo i saluti del sindaco della città, Simone Cretaro, e del presidente di Greenaccord, Alfondo Cauteruccio, questi i temi affrontati nella mattinata di sabato sotto la guida di Giuseppina Paterniti, vice direttore Tgr Rai:

  • Il grido della Terra: linee d’azione da una lettura biblica” (mons. Ambrogio Spreafico)
  • La Chiesa si interroga sull’Amazzonia” (Fabio Fabene)
  • Coltivare l’alleanza con la terra” (Fabiano Longoni)
  • Martiri per la difesa del creato” (Angelo Romano)
Quindi verranno letti i nomi di persone uccise per la loro lotta a favore dell’ambiente. Nel pomeriggio, con moderatrice Silvia Guidi, giornalista dell’ Osservatore Romano, la lectio magistralis di Felipe Camargo, rappresentante Unchr per il Sud Europa, e a seguire:
  • “Movimento ecumenico internazionale e cambiamenti climatici” (Luca Negro)
  • “Gli accordi internazionali e gli impegni europei sul clima” (Domenico Gaudioso)
  • “Mitigare il cambiamento e adattarsi al clima futuro” (Andrea Masullo)
  • “Cooperazione climatica: una green community in Congo” (Giorgio Barbaglia)
  • “Agricoltori, primi custodi del creato” (David Granieri)
Al mattino di domenica 2, la celebrazione eucaristica delle ore 11, presieduta da mons. Spreafico, vescovo di Frosinone, verrà trasmessa in diretta su Rai Uno.

A queste tematiche sarà anche dedicato, il 19-21 novembre a Milano, il convegno nazionale Cei Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso dal titolo “Il tuo cuore custodisca i miei precetti ( Prov 3,1). Un creato da custodire, da credenti responsabili, in risposta alla Parola di Dio”. Parteciperanno esponenti delle Chiese ortodosse (Patriarcato di Costantinopoli, Chiesa copta ortodossa, Chiesa ortodossa romena), della Chiesa apostolica armena e delle Chiese protestanti (Chiesa evangelica italiana e anglicana inglese). Per informazioni: Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo, tel. 06 66398335, email ecu@chiesacattolica.it.

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