Messa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/messa/ Settimanale di informazione regionale Fri, 12 Apr 2024 16:20:11 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Messa Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/messa/ 32 32 Chiesa e messa: analisi e numeri. Intervista al sociologo Luca Diotallevi sull’ultimo libro https://www.lavoce.it/chiesa-messa-analisi-numeri-libro-sociologo-luca-diotallevi/ https://www.lavoce.it/chiesa-messa-analisi-numeri-libro-sociologo-luca-diotallevi/#respond Fri, 12 Apr 2024 16:19:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75675 Un sacerdote con la mascherina porge l'ostia ad una fedele di profilo, anche lei con la mascherina. Si trova all'interno di uan chiesa sullo sfondo si vede la statua della Madonna e altra gente in fila

“Nella Chiesa, molti hanno cercato nel Covid e nei lockdown una giustificazione al calo della partecipazione dei fedeli ai riti religiosi. Ma quel calo comincia in modo significativo dalla fine degli anni Ottanta. Probabilmente il lockdown lascerà il segno ma su un altro piano”. Come sempre, Luca Diotallevi parla senza peli sulla lingua, andando dritto al tema. E così fa anche raccontandoci le pagine del suo ultimo libro: La messa è sbiadita(Rubettino, 2024). Docente di Sociologia all’Università di Roma Tre, si è occupato spesso di Chiesa e secolarizzazione, di cattolici e del loro impegno sociale e politico, di laicità, valori, modernizzazione e molto altro.

Professore, a cosa si riferisce quando dice che il lockdown lascerà il segno?

“Intendo dire che porteremo a lungo i segni di un abuso dei mezzi di comunicazione e della spettacolarizzazione della liturgia. Operazione cominciata da decenni, che porta a una riduzione del fedele da partecipante a spettatore. Avremo bisogno di studi ma i segni sono già evidenti dal punto di vista quantitativo. Con la pandemia abbiamo solo visto l’accelerazione di un processo in atto. Noi sappiamo che i grandi stress sociali accelerano i processi di ogni segno, positivo o negativo”.

Cosa è successo nelle nostre chiese tra i primi anni Novanta e l’ultimo quinquennio?

“Noi sapevamo già, da studi usciti a metà dello scorso decennio, che sulla eccezione italiana al declino della partecipazione ai riti erano stati costruiti molti luoghi comuni. Questo studio si avvale ora della più importante analisi sui comportamenti degli italiani, prodotta dalla fonte più autorevole che è l‘Istat, analisi della vita quotidiana degli italiani realizzata su 40mila individui. Questi dati confermano il declino e ci danno la possibilità di studiare nel dettaglio cosa avviene dentro quella parte di universo della popolazione italiana che frequenta i riti religiosi”.

Quali risultati vengono fuori dalla sua analisi?

“Il dato più importante è che in questi anni è continuato il declino della partecipazione degli uomini di ogni età ai riti religiosi, ma si è di molto accelerato il declino delle donne. Uno dei grandi fenomeni che noi viviamo in questo momento è la ‘rottura’ tra religione e donne. In particolare, tra la Chiesa cattolica e le donne, appunto. Questo è il fenomeno nettamente più importante: al di sotto dei 30 anni, non c’è più differenza tra uomini e donne. Ragazzi e ragazze, giovani uomini e donne hanno un profilo di partecipazione religiosa nell’ultimo decennio indistinguibile, mentre per anni la differenza era stata rilevante”.

Oltre al dato di genere, ci sono anche importanti rilievi anagrafici…

“Sì, il secondo fenomeno è quello dell’invecchiamento medio di coloro che partecipano ai riti e questo significa che noi ci stiamo avvicinando non solo a un’accelerazione della curva, ma a un gradino, perché fatalmente le popolazioni più anziane scompariranno e questo gruppo di italiani e italiane è quello in cui è più elevata la partecipazione. Quindi noi andiamo verso una platea di partecipanti ai riti religiosi significativamente più piccola e questo passo verso il basso verrà compiuto di botto”.

C’è anche un’analisi qualitativa, oltre a quelle quantitative. Di che si tratta?

“Sì, è il terzo fenomeno che racconto nel libro. Sempre meno la messa fa la differenza. Cioè, mentre 50 anni fa chi andava la messa era distinguibile in ambito politico, economico, familiare perché chi frequentava le celebrazioni teneva alcuni comportamenti, oggi andare a messa difficilmente fa la differenza. E questo la dice lunga sulla superficializzazione della vita cristiana che ha corrisposto alla spettacolarizzazione delle liturgie”.

Scorrendo le pagine del libro, per fortuna, ci sono anche segnali positivi interessanti in questo quadro senz’altro problematico. Quali in particolare?

“Il primo è che la Chiesa verso la quale stiamo andando avrà una base molto meno caratterizzata e con proporzioni più equilibrate. Oggi sono più gli anziani dei giovani, più le donne degli uomini, ecc. Andiamo verso un ‘terreno’ meno ingessato e più propenso all’innovazione. Il secondo elemento è che, in questo quadro, regge un tratto distintivo in chi partecipa alle celebrazioni religiose: la maggiore propensione e partecipazione ad attività caritative, di accoglienza e di volontariato. Il nesso fra la messa e queste attività di cura dell’altro è ancora evidente”.

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Un sacerdote con la mascherina porge l'ostia ad una fedele di profilo, anche lei con la mascherina. Si trova all'interno di uan chiesa sullo sfondo si vede la statua della Madonna e altra gente in fila

“Nella Chiesa, molti hanno cercato nel Covid e nei lockdown una giustificazione al calo della partecipazione dei fedeli ai riti religiosi. Ma quel calo comincia in modo significativo dalla fine degli anni Ottanta. Probabilmente il lockdown lascerà il segno ma su un altro piano”. Come sempre, Luca Diotallevi parla senza peli sulla lingua, andando dritto al tema. E così fa anche raccontandoci le pagine del suo ultimo libro: La messa è sbiadita(Rubettino, 2024). Docente di Sociologia all’Università di Roma Tre, si è occupato spesso di Chiesa e secolarizzazione, di cattolici e del loro impegno sociale e politico, di laicità, valori, modernizzazione e molto altro.

Professore, a cosa si riferisce quando dice che il lockdown lascerà il segno?

“Intendo dire che porteremo a lungo i segni di un abuso dei mezzi di comunicazione e della spettacolarizzazione della liturgia. Operazione cominciata da decenni, che porta a una riduzione del fedele da partecipante a spettatore. Avremo bisogno di studi ma i segni sono già evidenti dal punto di vista quantitativo. Con la pandemia abbiamo solo visto l’accelerazione di un processo in atto. Noi sappiamo che i grandi stress sociali accelerano i processi di ogni segno, positivo o negativo”.

Cosa è successo nelle nostre chiese tra i primi anni Novanta e l’ultimo quinquennio?

“Noi sapevamo già, da studi usciti a metà dello scorso decennio, che sulla eccezione italiana al declino della partecipazione ai riti erano stati costruiti molti luoghi comuni. Questo studio si avvale ora della più importante analisi sui comportamenti degli italiani, prodotta dalla fonte più autorevole che è l‘Istat, analisi della vita quotidiana degli italiani realizzata su 40mila individui. Questi dati confermano il declino e ci danno la possibilità di studiare nel dettaglio cosa avviene dentro quella parte di universo della popolazione italiana che frequenta i riti religiosi”.

Quali risultati vengono fuori dalla sua analisi?

“Il dato più importante è che in questi anni è continuato il declino della partecipazione degli uomini di ogni età ai riti religiosi, ma si è di molto accelerato il declino delle donne. Uno dei grandi fenomeni che noi viviamo in questo momento è la ‘rottura’ tra religione e donne. In particolare, tra la Chiesa cattolica e le donne, appunto. Questo è il fenomeno nettamente più importante: al di sotto dei 30 anni, non c’è più differenza tra uomini e donne. Ragazzi e ragazze, giovani uomini e donne hanno un profilo di partecipazione religiosa nell’ultimo decennio indistinguibile, mentre per anni la differenza era stata rilevante”.

Oltre al dato di genere, ci sono anche importanti rilievi anagrafici…

“Sì, il secondo fenomeno è quello dell’invecchiamento medio di coloro che partecipano ai riti e questo significa che noi ci stiamo avvicinando non solo a un’accelerazione della curva, ma a un gradino, perché fatalmente le popolazioni più anziane scompariranno e questo gruppo di italiani e italiane è quello in cui è più elevata la partecipazione. Quindi noi andiamo verso una platea di partecipanti ai riti religiosi significativamente più piccola e questo passo verso il basso verrà compiuto di botto”.

C’è anche un’analisi qualitativa, oltre a quelle quantitative. Di che si tratta?

“Sì, è il terzo fenomeno che racconto nel libro. Sempre meno la messa fa la differenza. Cioè, mentre 50 anni fa chi andava la messa era distinguibile in ambito politico, economico, familiare perché chi frequentava le celebrazioni teneva alcuni comportamenti, oggi andare a messa difficilmente fa la differenza. E questo la dice lunga sulla superficializzazione della vita cristiana che ha corrisposto alla spettacolarizzazione delle liturgie”.

Scorrendo le pagine del libro, per fortuna, ci sono anche segnali positivi interessanti in questo quadro senz’altro problematico. Quali in particolare?

“Il primo è che la Chiesa verso la quale stiamo andando avrà una base molto meno caratterizzata e con proporzioni più equilibrate. Oggi sono più gli anziani dei giovani, più le donne degli uomini, ecc. Andiamo verso un ‘terreno’ meno ingessato e più propenso all’innovazione. Il secondo elemento è che, in questo quadro, regge un tratto distintivo in chi partecipa alle celebrazioni religiose: la maggiore propensione e partecipazione ad attività caritative, di accoglienza e di volontariato. Il nesso fra la messa e queste attività di cura dell’altro è ancora evidente”.

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Chiese, segno di una fede che non c’è più https://www.lavoce.it/chiese-segno-di-una-fede-che-non-ce-piu/ https://www.lavoce.it/chiese-segno-di-una-fede-che-non-ce-piu/#respond Fri, 26 Jan 2024 16:37:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=74703

Per una sera, ha riaperto i battenti la ex chiesa di San Francesco al Prato, a Perugia, ora trasformata in sala da concerti (ma pare che non sia ancora pronta del tutto). San Francesco al Prato è stata per secoli, un frequentato luogo di preghiera; san Bernardino da Siena vi teneva le sue prediche, anche all’aperto sul prato, dove poi è stato eretto lo splendido oratorio a lui dedicato.

È stata anche il sacrario delle grandi famiglie perugine, che vi avevano le proprie cappelle gentilizie, come i Baglioni che per la loro chiesero a Raffaello di dipingere la celebre Deposizione, ora al museo Borghese di Roma. Trasformazioni analoghe anche in museo - hanno toccato altre chiese chiuse al culto, in diverse città grandi e piccole dell’Umbria; altre ancora, specie nelle campagne, sono semplicemente abbandonate o in rovina.

Nella mia città natale sono chiuse, o comunque deserte, chiese che da ragazzo vedevo animate dai fedeli ogni giorno dell’anno, e addirittura gremite nelle maggiori festività. Ci si può consolare pensando che qualcuno adesso segue i riti sacri in televisione, ma non ci si deve illudere: la pratica religiosa è costantemente in ribasso, e se è vero che ci sono credenti non praticanti, c’è il sospetto che ci siano anche praticanti non credenti (nel senso di persone che ogni tanto prendono parte a una funzione religiosa, per abitudine o per tradizione, ma in realtà non credono).

Quasi tutti continuano a festeggiare certe ricorrenze, come il Natale e la Pasqua, ma dimenticandone il significato religioso originario. In Italia non esiste una rilevazione statistica ufficiale dei non credenti; ma in altri Paesi sì, come in Germania, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, e in questi la percentuale di quelli che si dichiarano non religiosi/atei varia fra il 40 e il 25%. In Olanda tocca il 57%.

Sono tutti casi di Paesi di antica tradizione cristiana, dove la religiosità tradizionale è in declino e non viene sostituita da alcuna altra religione. Dunque la crisi della religiosità riguarda essenzialmente il Cristianesimo? Il vero nemico della religiosità, nel nostro mondo, è il consumismo; l’illusione che l’abbondanza dei beni materiali (fino a che dura) risponda a tutte le domande e che perciò non vi sia bisogno di cercare altre risposte (quelle vere) nel Trascendente. I nostri occhi non sanno più vedere oltre.

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Per una sera, ha riaperto i battenti la ex chiesa di San Francesco al Prato, a Perugia, ora trasformata in sala da concerti (ma pare che non sia ancora pronta del tutto). San Francesco al Prato è stata per secoli, un frequentato luogo di preghiera; san Bernardino da Siena vi teneva le sue prediche, anche all’aperto sul prato, dove poi è stato eretto lo splendido oratorio a lui dedicato.

È stata anche il sacrario delle grandi famiglie perugine, che vi avevano le proprie cappelle gentilizie, come i Baglioni che per la loro chiesero a Raffaello di dipingere la celebre Deposizione, ora al museo Borghese di Roma. Trasformazioni analoghe anche in museo - hanno toccato altre chiese chiuse al culto, in diverse città grandi e piccole dell’Umbria; altre ancora, specie nelle campagne, sono semplicemente abbandonate o in rovina.

Nella mia città natale sono chiuse, o comunque deserte, chiese che da ragazzo vedevo animate dai fedeli ogni giorno dell’anno, e addirittura gremite nelle maggiori festività. Ci si può consolare pensando che qualcuno adesso segue i riti sacri in televisione, ma non ci si deve illudere: la pratica religiosa è costantemente in ribasso, e se è vero che ci sono credenti non praticanti, c’è il sospetto che ci siano anche praticanti non credenti (nel senso di persone che ogni tanto prendono parte a una funzione religiosa, per abitudine o per tradizione, ma in realtà non credono).

Quasi tutti continuano a festeggiare certe ricorrenze, come il Natale e la Pasqua, ma dimenticandone il significato religioso originario. In Italia non esiste una rilevazione statistica ufficiale dei non credenti; ma in altri Paesi sì, come in Germania, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, e in questi la percentuale di quelli che si dichiarano non religiosi/atei varia fra il 40 e il 25%. In Olanda tocca il 57%.

Sono tutti casi di Paesi di antica tradizione cristiana, dove la religiosità tradizionale è in declino e non viene sostituita da alcuna altra religione. Dunque la crisi della religiosità riguarda essenzialmente il Cristianesimo? Il vero nemico della religiosità, nel nostro mondo, è il consumismo; l’illusione che l’abbondanza dei beni materiali (fino a che dura) risponda a tutte le domande e che perciò non vi sia bisogno di cercare altre risposte (quelle vere) nel Trascendente. I nostri occhi non sanno più vedere oltre.

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In questo numero: ancora sul Ddl Zan, con la Garante dell’infanzia M. R. Castellani – crisi dei preti – nonni https://www.lavoce.it/ancora-ddl-zan-con-garante-infanzia-castellani-crisi-dei-preti-nonni/ Thu, 22 Jul 2021 17:05:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61507

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>
La liturgia non esaurisce l’azione della Chiesa https://www.lavoce.it/la-liturgia-non-esaurisce-lazione-della-chiesa/ Sun, 17 May 2020 15:46:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57192 logo rubrica domande sulla liturgia

Continuiamo in questo numero la lettura della Sacrosanctum Concilium, la Costituzione sulla liturgia del Concilio Vaticano II, che abbiamo inaugurato la scorsa settimana, con l’intento di riflettere con semplicità sul senso e l’importanza che la liturgia ha nella vita della Chiesa e dunque di ogni cristiano. Già precedentemente abbiamo accennato a come la liturgia è l’azione con la quale la Chiesa continua ad attuare l’opera della redenzione. Questa settimana ripartiamo da qui, facendo riferimento ai primi numeri della Costituzione sulla liturgia. È chiaro per l’assise conciliare che celebrare significa attuare l’opera salvifica di Dio, “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4). Opera che ha avuto il suo inizio fin dalle origini e ha trovato il suo culmine nel Cristo: Gesù Cristo infatti “porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal Padre” (Dei Verbum, n. 4). Dal costato trafitto di Cristo è poi “scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa” (SC, n. 5), per questo – continua la Costituzione sulla liturgia, al numero 6 – Cristo ha inviato gli apostoli per annunciare e attuare l’opera della redenzione. Già questo basterebbe per comprendere la vitale importanza che la liturgia ha per il popolo di Dio: celebrare non è portare avanti il “si è sempre fatto così” o l’attenzione a un mero precetto da assolvere, ma partecipazione all’evento salvifico, operato una volta per tutte (Eb 9, 25-28), e attualizzato nel tempo “mediante il sacrificio e i sacramenti” (SC, n. 6). Detto questo, ciò su cui vorrei soffermarmi sono due verbi utilizzati dal documento che formano un binomio indissolubile: annunciare e attuare. Vediamo infatti che la missione data agli apostoli, e dunque alla Chiesa tutta, è annunciare l’opera della salvezza e attuarla mediante la liturgia. Lo schema è tipicamente biblico: nell’incontro con i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35) il Risorto “cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva di lui” (v.27) e poi insieme spezzarono il pane. Ancora: dopo la Pentecoste (At 2,1-41) c’è il discorso di Pietro, che sarà seguito dal battesimo di circa tremila persone. Un ultimo esempio: la prima comunità cristiana (At 2,42-47) era “perseverante nell’insegnamento degli apostoli e nello spezzare il pane”. Potremo continuare a citare tanti altri racconti biblici nei quali l’annuncio e l’attuazione di questo annuncio - nello spezzare il pane come nel battesimo - sono due azioni strettamente connesse, che formano una sorta di circolo virtuoso.

Annunciare e attuare ciò che si annuncia

Per questo il documento conciliare cerca di tenere in equilibrio queste due dimensioni parlando della liturgia come azione sacra per eccellenza (SC, n.7) e fonte e culmine della vita cristiana (SC, n.10); ma al contempo sottolineando che essa non esaurisce l’agire della Chiesa (SC, n.9), perché quest’ultima è chiamata anche all’annuncio, alle opere di carità, all’apostolato, alla continua conversione della vita. Speriamo che, in questo tempo nel quale la celebrazione comunitaria è venuta meno, il popolo di Dio non si sia focalizzato solo sull’“assenza” e abbia anche compreso che la liturgia è vitale, sì, ma non è certo l’unica azione che si può compiere. Don Francesco Verzini]]>
logo rubrica domande sulla liturgia

Continuiamo in questo numero la lettura della Sacrosanctum Concilium, la Costituzione sulla liturgia del Concilio Vaticano II, che abbiamo inaugurato la scorsa settimana, con l’intento di riflettere con semplicità sul senso e l’importanza che la liturgia ha nella vita della Chiesa e dunque di ogni cristiano. Già precedentemente abbiamo accennato a come la liturgia è l’azione con la quale la Chiesa continua ad attuare l’opera della redenzione. Questa settimana ripartiamo da qui, facendo riferimento ai primi numeri della Costituzione sulla liturgia. È chiaro per l’assise conciliare che celebrare significa attuare l’opera salvifica di Dio, “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4). Opera che ha avuto il suo inizio fin dalle origini e ha trovato il suo culmine nel Cristo: Gesù Cristo infatti “porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal Padre” (Dei Verbum, n. 4). Dal costato trafitto di Cristo è poi “scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa” (SC, n. 5), per questo – continua la Costituzione sulla liturgia, al numero 6 – Cristo ha inviato gli apostoli per annunciare e attuare l’opera della redenzione. Già questo basterebbe per comprendere la vitale importanza che la liturgia ha per il popolo di Dio: celebrare non è portare avanti il “si è sempre fatto così” o l’attenzione a un mero precetto da assolvere, ma partecipazione all’evento salvifico, operato una volta per tutte (Eb 9, 25-28), e attualizzato nel tempo “mediante il sacrificio e i sacramenti” (SC, n. 6). Detto questo, ciò su cui vorrei soffermarmi sono due verbi utilizzati dal documento che formano un binomio indissolubile: annunciare e attuare. Vediamo infatti che la missione data agli apostoli, e dunque alla Chiesa tutta, è annunciare l’opera della salvezza e attuarla mediante la liturgia. Lo schema è tipicamente biblico: nell’incontro con i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35) il Risorto “cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva di lui” (v.27) e poi insieme spezzarono il pane. Ancora: dopo la Pentecoste (At 2,1-41) c’è il discorso di Pietro, che sarà seguito dal battesimo di circa tremila persone. Un ultimo esempio: la prima comunità cristiana (At 2,42-47) era “perseverante nell’insegnamento degli apostoli e nello spezzare il pane”. Potremo continuare a citare tanti altri racconti biblici nei quali l’annuncio e l’attuazione di questo annuncio - nello spezzare il pane come nel battesimo - sono due azioni strettamente connesse, che formano una sorta di circolo virtuoso.

Annunciare e attuare ciò che si annuncia

Per questo il documento conciliare cerca di tenere in equilibrio queste due dimensioni parlando della liturgia come azione sacra per eccellenza (SC, n.7) e fonte e culmine della vita cristiana (SC, n.10); ma al contempo sottolineando che essa non esaurisce l’agire della Chiesa (SC, n.9), perché quest’ultima è chiamata anche all’annuncio, alle opere di carità, all’apostolato, alla continua conversione della vita. Speriamo che, in questo tempo nel quale la celebrazione comunitaria è venuta meno, il popolo di Dio non si sia focalizzato solo sull’“assenza” e abbia anche compreso che la liturgia è vitale, sì, ma non è certo l’unica azione che si può compiere. Don Francesco Verzini]]>
Si torna a messa. Bassetti celebra il 18. Ecco le istruzioni della Curia perugina https://www.lavoce.it/si-torna-a-messa-bassetti-celebra-il-18-ecco-le-istruzioni-della-curia-perugina/ Thu, 14 May 2020 18:26:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57150

Il primo giorno in cui si potrà tornare a celebrare con il popolo, lunedì 18 maggio, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti presiederà la celebrazione eucaristica delle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nel giorno del centenario della nascita di san Giovanni Paolo II (1920-2020). Il ritorno alla celebrazione dell’Eucarestia con la partecipazione del popolo in questi gironi è preparato con incontri e strumenti che la Diocesi mette a disposizione delle parrocchie. «Siamo da alcuni giorni al lavoro insieme alla Commissione liturgica per permettere ai fedeli delle oltre 140 parrocchie della nostra comunità diocesana, seppur in numero limitato, di partecipare alle celebrazioni eucaristiche, a partire dal prossimo 18 maggio”, spiega il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi. Il risultato del lavoro sono le “Indicazioni di Curia” (scarica qui il testo) che esplicitano in termini molto pratici le disposizioni contenute nel Protocollo siglato tra il Ministero dell’Interno e la Cei).

Capienza e norme da rispettare.

Uno degli aspetti pratici è quello del “distanziamento”. I tecnici hanno calcolato che chiese con ampie aule liturgiche, quali, per esempio, la chiesa di Castel del Piano e quella di Santa Lucia, potranno ospitare dai 270 ai 320 fedeli, inclusi i celebranti e i volontari addetti all’accoglienza, mentre la cattedrale di San Lorenzo e la basilica di San Domenico possono accogliere rispettivamente un massimo 550 e 700 fedeli. I parroci saranno responsabili dell’organizzazione e quindi anche del calcolo del numero massimo di presenze. “Il parroco dovrà fare rispettare un metro e mezzo di distanza tra un fedele e l’altro anche al momento della comunione che sarà distribuita - spiega mons. Salvi - con guanti monouso senza venire a contatto con le mani dei fedeli ed indossando la mascherina che copra naso e bocca”. Non si terrà lo scambio della pace, le acquasantiere resteranno vuote, non ci sarà né il coro né sussidi cartacei per la liturgia. E non ci sarà il termoscanner ma ai fedeli è chiesta grande responsabilità e restare a casa se dovessero aver avuto contatti con malati Covid19, sintomi influenzali o febbre anche solo 37,5.

Indicazioni e formazione

Dallo scorso fine settimana il vescovo ausiliare sta incontrando i parroci delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi per illustrare loro il cronoprogramma degli adempimenti. «A ciascun parroco, quale legale rappresentante della parrocchia – evidenzia mons. Salvi –  è stata consegnata copia del protocollo Ministero-Cei, esortandolo ad ottemperare alle prescrizioni contenute». È stato organizzato anche un incontro online per istruire i volontari nei compiti di igienizzazione degli ambienti e degli oggetti e nell’accoglienza-verifica del rispetto delle norme di sicurezza da parte dei fedeli, ed ha predisposto due tipi di manifesto-avviso: uno con le indicazioni-avvertenze per la partecipazione alla messa e l’altro, redatto insieme alla Commissione liturgica diocesana, con le indicazioni relative alla celebrazione dei sacramenti del battesimo e della prima comunione (escluso quello della cresima, sospeso fino ad ottobre) e delle esequie. Inoltre il parroco dovrà “assicurarsi che non vi sia assembramento di persone nel sagrato e in sacrestia”. Potranno cambiare molte abitudini ed usi. Dalle celebrazione della messa all’aperto se la chiesa fosse tropo piccola, alla raccolta delle offerte che potranno essere lasciate in “appositi contenitori collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo”. Si consiglia, inoltre, di celebrare battesimi e matrimoni “preferibilmente” al di fuori delle messe di orario per evitare assembramenti, cosa comunque raccomandata per il rito delle esequie Nelle “Indicazioni di Curia” una raccomandazione anche per le messe in diretta streaming ampiamente utilizzate nei mesi del lockdown. Si raccomanda che sia considerato “uno strumento solo suppletivo rispetto alla partecipazione reale e diretta” ed in ogni caso si curi che sia dignitosa, secondo le prescrizioni dei libri liturgici, e seguendo il protocollo e le presenti indicazioni. R. L. - M. R. V.]]>

Il primo giorno in cui si potrà tornare a celebrare con il popolo, lunedì 18 maggio, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti presiederà la celebrazione eucaristica delle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nel giorno del centenario della nascita di san Giovanni Paolo II (1920-2020). Il ritorno alla celebrazione dell’Eucarestia con la partecipazione del popolo in questi gironi è preparato con incontri e strumenti che la Diocesi mette a disposizione delle parrocchie. «Siamo da alcuni giorni al lavoro insieme alla Commissione liturgica per permettere ai fedeli delle oltre 140 parrocchie della nostra comunità diocesana, seppur in numero limitato, di partecipare alle celebrazioni eucaristiche, a partire dal prossimo 18 maggio”, spiega il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi. Il risultato del lavoro sono le “Indicazioni di Curia” (scarica qui il testo) che esplicitano in termini molto pratici le disposizioni contenute nel Protocollo siglato tra il Ministero dell’Interno e la Cei).

Capienza e norme da rispettare.

Uno degli aspetti pratici è quello del “distanziamento”. I tecnici hanno calcolato che chiese con ampie aule liturgiche, quali, per esempio, la chiesa di Castel del Piano e quella di Santa Lucia, potranno ospitare dai 270 ai 320 fedeli, inclusi i celebranti e i volontari addetti all’accoglienza, mentre la cattedrale di San Lorenzo e la basilica di San Domenico possono accogliere rispettivamente un massimo 550 e 700 fedeli. I parroci saranno responsabili dell’organizzazione e quindi anche del calcolo del numero massimo di presenze. “Il parroco dovrà fare rispettare un metro e mezzo di distanza tra un fedele e l’altro anche al momento della comunione che sarà distribuita - spiega mons. Salvi - con guanti monouso senza venire a contatto con le mani dei fedeli ed indossando la mascherina che copra naso e bocca”. Non si terrà lo scambio della pace, le acquasantiere resteranno vuote, non ci sarà né il coro né sussidi cartacei per la liturgia. E non ci sarà il termoscanner ma ai fedeli è chiesta grande responsabilità e restare a casa se dovessero aver avuto contatti con malati Covid19, sintomi influenzali o febbre anche solo 37,5.

Indicazioni e formazione

Dallo scorso fine settimana il vescovo ausiliare sta incontrando i parroci delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi per illustrare loro il cronoprogramma degli adempimenti. «A ciascun parroco, quale legale rappresentante della parrocchia – evidenzia mons. Salvi –  è stata consegnata copia del protocollo Ministero-Cei, esortandolo ad ottemperare alle prescrizioni contenute». È stato organizzato anche un incontro online per istruire i volontari nei compiti di igienizzazione degli ambienti e degli oggetti e nell’accoglienza-verifica del rispetto delle norme di sicurezza da parte dei fedeli, ed ha predisposto due tipi di manifesto-avviso: uno con le indicazioni-avvertenze per la partecipazione alla messa e l’altro, redatto insieme alla Commissione liturgica diocesana, con le indicazioni relative alla celebrazione dei sacramenti del battesimo e della prima comunione (escluso quello della cresima, sospeso fino ad ottobre) e delle esequie. Inoltre il parroco dovrà “assicurarsi che non vi sia assembramento di persone nel sagrato e in sacrestia”. Potranno cambiare molte abitudini ed usi. Dalle celebrazione della messa all’aperto se la chiesa fosse tropo piccola, alla raccolta delle offerte che potranno essere lasciate in “appositi contenitori collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo”. Si consiglia, inoltre, di celebrare battesimi e matrimoni “preferibilmente” al di fuori delle messe di orario per evitare assembramenti, cosa comunque raccomandata per il rito delle esequie Nelle “Indicazioni di Curia” una raccomandazione anche per le messe in diretta streaming ampiamente utilizzate nei mesi del lockdown. Si raccomanda che sia considerato “uno strumento solo suppletivo rispetto alla partecipazione reale e diretta” ed in ogni caso si curi che sia dignitosa, secondo le prescrizioni dei libri liturgici, e seguendo il protocollo e le presenti indicazioni. R. L. - M. R. V.]]>
Questa settimana su La Voce n. 15 https://www.lavoce.it/questa-settimana-su-la-voce-n-15/ Thu, 14 May 2020 13:34:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57127

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Se Silvia ora è Aisha

di Pierpaolo Conti La notizia della liberazione in Africa della volontaria italiana Silvia Romano ha suscitato un’ondata di emozione e di commozione. In un tempo così pieno di paure e di preoccupazioni...

Focus

Papa e politica

di Daris Giancarlini La Chiesa di Bergoglio è poco politica, il discorso pubblico dell’attuale Papa tende a “perdere ogni specificità di tipo religioso” e confessionale, per assumere caratteristiche più ideologiche, con il “sostanziale abbandono” della dottrina sociale della Chiesa. è la tesi sostenuta dal prof. Ernesto Galli Della Loggia...

Nel giornale

Il Pane è sulla mensa, mancavamo solo noi

La gente, i sacerdoti e i vescovi italiani lo chiedevano ormai con insistenza: poter tornare a celebrare la liturgia nella sua sede autentica, nelle chiese! Naturalmente con tutte le precauzioni necessarie a evitare un nuovo diffondersi del contagio. Ora, grazie all’accordo tra Governo e Cei, torna possibile celebrare messe alla presenza del popolo, con un numero di fedeli proporzionale alle dimensioni della chiesa e con il rispetto delle norme igieniche. Un inizio giustamente cauto, ma che restituisce la preghiera cristiana alla sua radicale dimensione comunitaria di membra di un corpo e consente di tornare in comunione con il Corpo di Cristo vivo e presente nel Pane.
ECONOMIA
Per il mondo del lavoro in Umbria, l’inizio della Fase 2 è quasi un ricominciare da zero... Che prospettive ci sono, dai colossi come Ast al mondo della ceramica, all’agricoltura
ORATORI
Con l’arrivo dell’estate, “c’erano una volta” i campi estivi organizzati dalle parrocchie. E adesso, con il coronavirus? Le porte restano “aperte” CULTURA Nel cinquecentenario di Raffaello, alcune scoperte fatte in Umbria potrebbero riscrivere la storia dell’arte rinascimentale. Un dibattito molto vivace tra gli storici dell’arte
GUBBIO
Si ferma la festa dei Ceri, ma non la devozione per il Patrono
PERUGIA
Comitato Chianelli, da 30 anni insieme per la vita
ASSISI-BASTIA
Attivo 24 ore su 24 per le donne il telefono antiviolenza
CASTELLO
A Venanzio Gabriotti quest’anno si dedica un video ‘virale’
ORVIETO-TODI
Primo incontro ufficiale con mons. Sigismondi
FOLIGNO
La Quintana con i droni si disputerà nel mondo virtuale
AMELIA
La città si candida a diventare luogo del cuore del Fai  ]]>

Questo e tanto altro nel numero di questa settimana. Leggilo in edizione digitale.

l’editoriale

Se Silvia ora è Aisha

di Pierpaolo Conti La notizia della liberazione in Africa della volontaria italiana Silvia Romano ha suscitato un’ondata di emozione e di commozione. In un tempo così pieno di paure e di preoccupazioni...

Focus

Papa e politica

di Daris Giancarlini La Chiesa di Bergoglio è poco politica, il discorso pubblico dell’attuale Papa tende a “perdere ogni specificità di tipo religioso” e confessionale, per assumere caratteristiche più ideologiche, con il “sostanziale abbandono” della dottrina sociale della Chiesa. è la tesi sostenuta dal prof. Ernesto Galli Della Loggia...

Nel giornale

Il Pane è sulla mensa, mancavamo solo noi

La gente, i sacerdoti e i vescovi italiani lo chiedevano ormai con insistenza: poter tornare a celebrare la liturgia nella sua sede autentica, nelle chiese! Naturalmente con tutte le precauzioni necessarie a evitare un nuovo diffondersi del contagio. Ora, grazie all’accordo tra Governo e Cei, torna possibile celebrare messe alla presenza del popolo, con un numero di fedeli proporzionale alle dimensioni della chiesa e con il rispetto delle norme igieniche. Un inizio giustamente cauto, ma che restituisce la preghiera cristiana alla sua radicale dimensione comunitaria di membra di un corpo e consente di tornare in comunione con il Corpo di Cristo vivo e presente nel Pane.
ECONOMIA
Per il mondo del lavoro in Umbria, l’inizio della Fase 2 è quasi un ricominciare da zero... Che prospettive ci sono, dai colossi come Ast al mondo della ceramica, all’agricoltura
ORATORI
Con l’arrivo dell’estate, “c’erano una volta” i campi estivi organizzati dalle parrocchie. E adesso, con il coronavirus? Le porte restano “aperte” CULTURA Nel cinquecentenario di Raffaello, alcune scoperte fatte in Umbria potrebbero riscrivere la storia dell’arte rinascimentale. Un dibattito molto vivace tra gli storici dell’arte
GUBBIO
Si ferma la festa dei Ceri, ma non la devozione per il Patrono
PERUGIA
Comitato Chianelli, da 30 anni insieme per la vita
ASSISI-BASTIA
Attivo 24 ore su 24 per le donne il telefono antiviolenza
CASTELLO
A Venanzio Gabriotti quest’anno si dedica un video ‘virale’
ORVIETO-TODI
Primo incontro ufficiale con mons. Sigismondi
FOLIGNO
La Quintana con i droni si disputerà nel mondo virtuale
AMELIA
La città si candida a diventare luogo del cuore del Fai  ]]>
Il fine della liturgia è la conversione https://www.lavoce.it/il-fine-della-liturgia-e-la-conversione/ Fri, 08 May 2020 15:54:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57097 logo rubrica domande sulla liturgia

In tempo di pandemia, la grande assente dalla vita della Chiesa certamente è stata la liturgia, in particolare la celebrazione eucaristica. È per questo che molti sacerdoti per sopperire al vuoto celebrativo si sono prodigati nel trasmettere le proprie celebrazioni tramite social media, pur nella consapevolezza - speriamo - che questa forma supplisce ma non sostituisce. Il gran dibattito poi suscitato dall’impossibilità per i fedeli di prendere parte alle celebrazioni è stato sintomatico di come la liturgia è centrale nella vita della Chiesa, almeno fintanto che i toni non si sono trasformati e il celebrare è diventato ancora una volta il campo di battaglia su cui l’unica perdente è la celebrazione stessa: svilita nel suo senso, danneggiata nel suo significato.

Rileggiamo cosa insegna il Concilio Vaticano II

È per questo che, con semplicità, vogliamo proporre una lettura - senza pretesa di esaustività - della Costituzione conciliare sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium. Questo nella speranza che ad alcuni possa tornare utile per celebrare con maggiore consapevolezza. Fin dalle sue prima battute il documento conciliare centra il nocciolo della questione: la liturgia è quell’azione della Chiesa con la quale si attua il mistero della redenzione, mediante cui i fedeli vengono uniti a Cristo e in Cristo (SC nn. 1-2). La liturgia, e in particolare l’eucarestia (n. 2), è memoriale del Mistero pasquale attraverso il quale non solo l’umanità è stata salvata, ma continua nel tempo a essere edificata nel corpo di Cristo che è la Chiesa. La preghiera dopo la Comunione (post-communio) della XXXV domenica del Tempo ordinario è emblematica: “Guida e sostieni, Signore, con il tuo aiuto, il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti, perché la redenzione operata da questi misteri trasformi tutta la nostra vita”. Dunque, se da una parte celebrare significa attuare l’opera della redenzione, dall’altra, proprio attraverso quest’ultima, la nostra vita è trasformata.

Dalla liturgia alla vita

Su questo punto vorrei un attimo soffermarmi. Nel sentire comune, anche in questi giorni di intenso parlare dell’eucarestia, è sembrato quasi che la celebrazione sia il fine dell’incontro con Cristo. Questo è vero, ma nella misura in cui quell’incontro - permesso anzitutto dalla mensa della Parola e dalla mensa dell’eucarestia - porti frutto nella vita cristiana. Nei Vangeli notiamo che ogni incontro con Gesù lungo le strade della Giudea, della Galilea o della Samaria, è un incontro che porta alla conversione o al rifiuto. Da qui allora possiamo dire che se la liturgia, ogni celebrazione eucaristica, è incontro reale con Cristo e in essa viviamo l’evento della salvezza, allora reale deve essere la nostra conversione, premessa per l’edificazione della Chiesa nella carità. Anche in questo momento di “digiuno” che stiamo attraversando, forse può essere utile ricordarci lo stretto legame tra liturgia e vita, al fine di vivere comunque oggi i frutti di quell’incontro che un giorno abbiamo celebrato e che torneremo presto a celebrare. Don Francesco Verzini]]>
logo rubrica domande sulla liturgia

In tempo di pandemia, la grande assente dalla vita della Chiesa certamente è stata la liturgia, in particolare la celebrazione eucaristica. È per questo che molti sacerdoti per sopperire al vuoto celebrativo si sono prodigati nel trasmettere le proprie celebrazioni tramite social media, pur nella consapevolezza - speriamo - che questa forma supplisce ma non sostituisce. Il gran dibattito poi suscitato dall’impossibilità per i fedeli di prendere parte alle celebrazioni è stato sintomatico di come la liturgia è centrale nella vita della Chiesa, almeno fintanto che i toni non si sono trasformati e il celebrare è diventato ancora una volta il campo di battaglia su cui l’unica perdente è la celebrazione stessa: svilita nel suo senso, danneggiata nel suo significato.

Rileggiamo cosa insegna il Concilio Vaticano II

È per questo che, con semplicità, vogliamo proporre una lettura - senza pretesa di esaustività - della Costituzione conciliare sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium. Questo nella speranza che ad alcuni possa tornare utile per celebrare con maggiore consapevolezza. Fin dalle sue prima battute il documento conciliare centra il nocciolo della questione: la liturgia è quell’azione della Chiesa con la quale si attua il mistero della redenzione, mediante cui i fedeli vengono uniti a Cristo e in Cristo (SC nn. 1-2). La liturgia, e in particolare l’eucarestia (n. 2), è memoriale del Mistero pasquale attraverso il quale non solo l’umanità è stata salvata, ma continua nel tempo a essere edificata nel corpo di Cristo che è la Chiesa. La preghiera dopo la Comunione (post-communio) della XXXV domenica del Tempo ordinario è emblematica: “Guida e sostieni, Signore, con il tuo aiuto, il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti, perché la redenzione operata da questi misteri trasformi tutta la nostra vita”. Dunque, se da una parte celebrare significa attuare l’opera della redenzione, dall’altra, proprio attraverso quest’ultima, la nostra vita è trasformata.

Dalla liturgia alla vita

Su questo punto vorrei un attimo soffermarmi. Nel sentire comune, anche in questi giorni di intenso parlare dell’eucarestia, è sembrato quasi che la celebrazione sia il fine dell’incontro con Cristo. Questo è vero, ma nella misura in cui quell’incontro - permesso anzitutto dalla mensa della Parola e dalla mensa dell’eucarestia - porti frutto nella vita cristiana. Nei Vangeli notiamo che ogni incontro con Gesù lungo le strade della Giudea, della Galilea o della Samaria, è un incontro che porta alla conversione o al rifiuto. Da qui allora possiamo dire che se la liturgia, ogni celebrazione eucaristica, è incontro reale con Cristo e in essa viviamo l’evento della salvezza, allora reale deve essere la nostra conversione, premessa per l’edificazione della Chiesa nella carità. Anche in questo momento di “digiuno” che stiamo attraversando, forse può essere utile ricordarci lo stretto legame tra liturgia e vita, al fine di vivere comunque oggi i frutti di quell’incontro che un giorno abbiamo celebrato e che torneremo presto a celebrare. Don Francesco Verzini]]>