Massimiliano Fuksas Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/massimiliano-fuksas/ Settimanale di informazione regionale Tue, 25 Aug 2015 13:27:59 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Massimiliano Fuksas Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/massimiliano-fuksas/ 32 32 I 99 anni di don Alessandro https://www.lavoce.it/i-99-anni-di-don-alessandro/ Thu, 04 Jul 2013 10:21:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17806 Don Alessandro Trecci
Don Alessandro Trecci

Quando studiò teologia in seminario fece più assenze che presenze a causa di una salute malferma. Chissà, forse fu la sua fortuna, perché evitò la Neoscolastica ed ebbe modo di approfondire a suo agio la teologia spirituale. Si salvò dal videtur quod non e invece lesse con gusto gli scritti di Divo Barsotti e le pubblicazioni della benemerita Editrice Morcelliana di Brescia. La salute malferma, poi, garantisce lunga vita perché, lo dicono i cinesi, per vivere a lungo bisogna stare sempre un po’ male.

C’è un episodio che la dice lunga sulla teologia di don Alessandro Trecci, perché è di lui che stiamo parlando. Quando era assistente diocesano Giac (Gioventù italiana di Azione cattolica), i dirigenti diocesani erano Roberto Giacomucci e Leonello Radi: tutti e tre “carrettiani”, cioè entusiasti della nuova teologia espressa, per esempio, dall’opera di Carlo Carretto Famiglia piccola chiesa (1949), inclini a valorizzare molto la spiritualità laicale, in ogni caso ostili alla cultura e alla politica della destra. Questi tre decisero di invitare proprio Carretto, cioè colui che causava trambusto in seno alla dirigenza nazionale dell’Azione cattolica, a un mega raduno diocesano dei giovani cattolici che si svolse a Spello (1953). Don Alessandro ricorda: “Gedda mi chiamò a Roma, al redde rationem. Gli dissi che i giovani lo consideravano un conservatore. Rispose: “Io conservatore? Ma se sono figlio di un fornaio!”. E regalò al Centro diocesano, che stava in San Carlo, una fiammeggiante lambretta, la quale servì per diffondere nelle parrocchie… Famiglia piccola Chiesa”. La teologia di don Alessandro, e non solo quella, gli ha permesso di coltivare una bella amicizia con don Dino Tomassini, altro appassionato delle pubblicazioni della Morcelliana e delle Edizioni Fiorentine. Don Dino divenne vescovo di Ischia, ma le infule non gli impedirono di dissentire da certe posizioni conservatrici cardinalizie; andò a finire che il giovane vescovo fu spedito da Ischia ad Anglona, un posto più lontano di Cristo s’è fermato a Eboli. L’amicizia non è acqua e don Alessandro raggiunse don Dino ad Anglona, a sentire, alle prime luci dell’alba, il rumore degli zoccoli dei somari lungo il muro del vescovado. Ah, questa teologia tra le più avanzate d’Europa, che rumori le erano riservati!

Poi c’è la bella missione di don Alessandro nella parrocchia in formazione di San Giuseppe Artigiano. Qui era necessario applicare il più bel frutto del pensiero più avanzato, il Concilio ecumenico vaticano II. Tanto per cominciare, bisognava celebrare i riti parrocchiali nella cappella di Sassonia o nel salone parrocchiale. Intanto era necessario dar retta ai giovani cattolici che scalpitavano; don Alessandro li seguì e inseguì, anche se poi dovette mangiare amari bocconi, quelli che i giovani troppo spesso procurano con sorprendente facilità ai loro educatori. Ce lo vedete voi don Alessandro a Budino? Ebbene, lui ci fece casa. Ce lo vedete attuale amico e coabitante di due giovani preti nella parrocchia più discussa di oggi, con una chiesa innalzata da un archistar come Fuksas? Ebbene questo sta avvenendo. Come ridire la commozione con cui il clero di Foligno ha festeggiato, presso il santuario della Madonna delle Grazie di Rasiglia, il novantanovesimo anno di età di don Alessandro, unitamente al suo settantacinquesimo anno di Ordinazione sacerdotale… Gli fanno compagnia tre Cinquantesimi del calibro dei monsignori don Dino Ambrogi, del priore Mario Sensi e dell’ “angelano” p. Domenico Alfonsi, per non parlare del Venticinquesimo del congolese p. Abel e dei due diaconi Toni Antonelli e Tommaso Calderini, inoltre del Sessantacinquesimo di mons. Luigi Moscatelli. La straordinarietà è un’altra, che il più giovane di tutti è don Alessandro.

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Dio ignoto? Parliamone https://www.lavoce.it/dio-ignoto-parliamone/ Thu, 20 Sep 2012 14:46:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12869
Domenico Ghirlandaio “La prova del fuoco”, Cappella Sassetti

Se fossero ancora in vita san Francesco e il sultano d’Egitto, stavolta potrebbero incontrarsi comodamente in “cortile” ad Assisi. Quest’anno infatti la festa del Poverello si arricchisce dell’iniziativa “Dio, questo Sconosciuto”, organizzata il 5 e 6 ottobre dai Francescani e dalla diocesi assisiati, dal Pontificio consiglio della cultura e dall’associazione culturale Oicos. L’evento rientra in quel progetto vaticano denominato “Il Cortile dei Gentili” che mira a creare contatti e ponti di dialogo tra i credenti in Cristo e i “lontani”.

Quindi il 5 ottobre, alle ore 17 nella piazza inferiore di Assisi, si svolgerà un dialogo, o anzi quasi un piccolo summit ai massimi livelli, tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontifico consiglio della cultura cui Papa Benedetto XVI ha appunto affidato l’organizzazione degli eventi legati al Cortile dei Gentili.

Alle ore 21 in cattedrale di San Rufino, dibattito su “Lavoro, impresa e responsabilità” con Franco Bernabè, amministratore delegato Telecom, e il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso.

Tanti gli appuntamenti del 6 ottobre. Alle ore 10 al Sacro Convento “Contemplazione e meditazione” con il priore di Bose Enzo Bianchi, John Borelli, Giulio Giorello, padre Giuseppe Piemontese. Alle 11.30 in piazza inferiore “Il dialogo interculturale e interreligioso per la pace”; tra i relatori, l’attore Moni Ovadia. Alla stessa ora è possibile invece scegliere l’incontro su “I giovani tra fede e nichilismo” alla Cittadella. Alle ore 15 presso il Sacro Convento “Il grido della Terra”, incontro moderato dalla giornalista Monica Maggioni; tra gli ospiti, il professor Umberto Veronesi; oppure in contemporanea “Arte e fede” in basilica superiore, con lo scrittore Vincenzo Cerami, l’architetto Massimiliano Fuksas, il regista Ermanno Olmi. Alle ore 16 in piazza inferiore “Il grido dei poveri. Crisi economica globale, sviluppo sostenibile”, con – tra gli altri – la giornalista Lucia Annunziata e padre Alex Zanotelli.

Sono stati pensati anche alcuni momenti collaterali, come “Il cortile della narrazione”, workshop di scrittura creativa, al Sacro Convento dale ore 10 alle 16 del 5 ottobre. Nonché “Il cortile dei bambini”, dalle ore 10 alle 16 nella piazza superiore. L’evento conclusivo è previsto alle ore 17 del 6 ottobre in basilica superiore, con il dialogo tra il card. Ravasi e il ministro Corrado Passera.

Per informazioni e prenotazioni: cell. 339 5449531 (Roberto Pacilio), sito www.sanfrancesco.org.

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Un “Cubo” per pregare https://www.lavoce.it/un-cubo-per-pregare/ Thu, 10 Nov 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9763 “Avevamo bisogno di un passaggio, una transizione tra la città e il santuario, fra lo spazio profano e lo spazio sacro… Il cubo, la cui funzione non è (immediatamente) riconoscibile, diviene un punto di riferimento che può essere osservato da lontano, e acquisisce un forte valore simbolico. All’interno, nello spazio della spiritualità e del raccoglimento, si gioca con l’interazione che, a livello trascendente, si crea tra l’uomo e il vuoto, e che trova una mediazione simbolico-evocativa nella luce naturale”. Così l’architetto Massimiliano Fuksas precisa il significato della chiesa folignate da lui progettata, nel suo contributo al volume Sursum Corda! Chiesa di San Paolo. Progetto di Massimiliano e Doriana Fuksas, in pubblicazione in questi giorni per la casa editrice Quater. Oltre agli architetti Fuksas, autori del volume sono i vescovi Giuseppe Betori e Gualtiero Sigismondi, e l’architetto Bruno Mario Broccolo. Il volume, che sarà presentato sabato 12 novembre presso la chiesa di via del Roccolo, vuole essere uno strumento di lettura per decifrare le dinamiche progettuali dell’opera, ribadendo la sua centralità e il suo rilievo nel panorama architettonico regionale, e soprattutto internazionale. La chiesa di San Paolo, scrive mons. Giuseppe Betori nel suo contributo, non è nata come un fenomeno isolato ma si è inserita nel concorso per la progettazione di nuovi edifici di culto con cui la Cei ha voluto promuovere la costruzione di nuove chiese come “architetture di qualità”. “Luoghi nei quali – aggiunge Betori – sia attuabile pienamente la liturgia rinnovata dal Concilio, in cui possa trovare casa la preghiera personale e la devozione popolare”. La guida ha lo scopo di chiarire il significato intrinseco della chiesa e di dare maggiore lettura all’opera stessa, al suo aspetto estetico. L’augurio di molti è che questo libro riesca a chiarire anche l’aspetto “funzionale” dell’opera che tutt’oggi viene definita (con accento negativo), “il Cubo”. Infatti, per alcuni la chiesa di San Paolo è il simbolo della rinascita della Foligno post-terremoto del ’97 e un innovativo modello d’arte sacra che proietta la spiritualità oltre i canoni classici. Per altri, invece, solo molti metri quadrati di cemento. Ed è proprio in questa ‘crepa’ che la pubblicazione s’inserisce per interpretare le ragioni di una scelta urbanistica fortemente voluta dalla Conferenza episcopale italiana. Una scelta che, dando il via ad una vera e propria stagione di dibattiti, dentro e fuori le sedi istituzionali, ha animato moltissimo l’intera società civile folignate. Sabato 12 novembre, giorno della presentazione del volume, sarà presente a Foligno mons. Giuseppe Russo, responsabile Cei per l’edilizia di culto. L’appuntamento è alle ore 16 nella sala parrocchiale della chiesa di San Paolo: dopo i saluti del vescovo Sigismondi insieme a mons. Russo, interverranno l’architetto Broccolo, curatore dell’apparato critico, e l’editore Monica La Torre.

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Cubica, sì, proprio come la Gerusalemme celeste https://www.lavoce.it/cubica-si-proprio-come-la-gerusalemme-celeste/ Fri, 01 May 2009 00:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7508 È stata inaugurata domenica pomeriggio (26 aprile) la nuova chiesa di Foligno, voluta dalla Conferenza episcopale italiana e disegnata dall’architetto di fama internazionale Massimiliano Fuksas. La solenne liturgia è iniziata alle 17 in punto sotto una pioggia battente, che non ha scoraggiato le centinaia di fedeli presenti. Le maestranze che hanno costruito la nuova chiesa hanno simbolicamente consegnato le chiavi dell’edificio al vescovo di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi, che ha così aperto alla comunità le porte della chiesa. Accanto a monsignor Sigismondi, l’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei quando nel 2001 è stato approvato il progetto. Mons. Betori ha definito la nuova chiesa un simbolo della rinascita di Foligno dopo il terremoto del 1997 e un innovativo modello arte sacra, che proietta la spiritualità oltre i canoni classici.

Al suggestivo rito di apertura e alla solenne cerimonia dedicazione della chiesa era presente anche l’architetto Fuksas. Il progettista, piuttosto emozionato, ha detto di aver costruito a Foligno l’opera più intensa ed importante della propria esistenza. Il nuovo edificio sacro – un cubo di cemento armato alto 25 metri, costruito su un gioco di luci naturali che proietta lo sguardo verso l’infinito – è stato intitolato a San Paolo, l’apostolo delle genti. Sarà a servizio dell’unità pastorale “Giovanni Paolo II”, costituita dalle parrocchie di Budino, Cave, Maceratola, Fiamenga e San Giacomo, guidata dal parroco don Giovanni Zampa. “Nella tua casa, Signore, la santità risplenda: questa formula di benedizione – ha iniziato l’omelia mons. Sigismondi – riassume e interpreta il senso profondo del rito solenne con cui oggi dedichiamo a Dio, per sempre, questa casa della Chiesa. Quello che più colpisce – ha poi aggiunto – è il fatto che, nelle sue linee architettoniche, manifesta simbolicamente il mistero della Chiesa: casa del Dio vivente, fondata sulla roccia della fede di Pietro (cfr. Mt 16,18); colonna e sostegno della verità (cfr. 1Tm 3,15), edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti in Cristo Gesù, pietra angolare (cfr. Ef 2,20).Si tratta di un complesso edilizio che, essendo slanciato e proiettato verso l’alto, disegna un dialogo tra cielo e terra. Consente di intuire che la Chiesa pellegrina sulla terra si configura come vera e propria cripta della basilica della nuova Gerusalemme, la città santa che, come dice l’Apocalisse, ‘è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza’ (21,16). Immediatamente dopo l’autore sacro precisa che ‘la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali’, lasciando intendere che è a forma di cubo! Si tratta di un edificio di culto che, essendo inondato dalla luce del sole, i cui raggi entrano trasversalmente e verticalmente, vuole sottolineare che la Chiesa non brilla di luce propria, ma della luce di Cristo, Sole di giustizia”. E più avanti: “Questa casa della Chiesa, nella solidità della sua struttura e nella semplicità della sua architettura, sorge in un luogo dissodato dalla sofferenza procurata dal sisma del 1997… Si candida a diventare, non solo idealmente, campo base che invita tutti a sollevare lo sguardo. Questo nuovo complesso parrocchiale diventa punto di convergenza di diverse comunità cristiane, a cui viene affidata la responsabilità di disegnare l’architettura pastorale di un vasto territorio, che abbraccia più parrocchie, a cui viene chiesto non di recidere le proprie radici antiche ma di estenderle in uno spazio più ampio rispetto a quello offerto dal campo visivo del proprio campanile”.

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Quel cubo ha un’anima di luce https://www.lavoce.it/quel-cubo-ha-unanima-di-luce/ Thu, 23 Apr 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7490 Quando la vedi da fuori ti chiedi: cos’è sta roba? Basta varcare la soglia e la domanda si trasforma in stupore perchè quel cubo di cemento, tanto imponente quanto diverso dalle chiese romaniche dell’Umbria, rivela un cuore fatto di luce dove lo sguardo s’innalza, immediato, verso l’alto. Mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, domenica 26 aprile consacrerà la nuova chiesa di Foligno, “firmata” da Massimiliano Fuksas, uno dei maggiori architetti italiani. Intorno a quel cubo di 25 metri per lato e per altezza, senza campanile, che s’impone sull’orizzonte della periferia della città, i folignati si sono divisi tra i pro e i contro giudicando quanto si vede da fuori e, più di recente, dalle foto dell’interno pubblicate su internet (www.oicosriflessioni.it).

Venerdì finalmente le porte si apriranno e tutti potranno varcare quella soglia. Mons. Sigismondi è tra i pochi che hanno potuto vedere l’interno a cantiere ancora aperto. “Credo che il valore di questa chiesa sia condensato in un fatto: dall’esterno la vedi e ti chiedi cos’è, ma appena entri ti blocchi per il gioco di luce che unisce le due dimensioni, quella orizzontale e quella verticale, con lo sguardo che immediatamente è rapito verso l’alto”. “La chiesa – continua mons Sigismondi – esprime in maniera splendida ciò che la liturgia invita a fare: guardare verso l’alto, verso Dio. Quel sursum corda, ‘innalziamo i cuori’, questa chiesa ce lo dice per come è fatta”. La chiesa di Fuksas segna un distacco netto dalle chiese moderne degli ultimi decenni impostate sulla dimensione orizzontale dello spazio con cui si è dato risalto alla Chiesa come “popolo di Dio” e “assemblea celebrante”. Le iniziative, e in particolare il convegno promossi in occasione della dedicazione della chiesa sono occasione per riflettere sull’architettura dello spazio liturgico cristiano. “Le chiese circolari” spiega Fuksas “concentrano quasi tutta la visibilità sull’assemblea, mentre quelle verticali ti portano a concentrarti esclusivamente sull’altare, perché è lì che avviene il sacrificio della messa. Non ho alcun problema a dire che non mi piacciono le messe-spettacolo: la celebrazione eucaristica è mistero, non uno show”. Il culmine sarà dunque la dedicazione della chiesa (non sarà presente per ragioni di salute mons. Arduino Bertoldo, vescovo emerito sotto il cui episcopato si è realizzato il progetto) che sarà intitolata all’apostolo Paolo, e, con il complesso parrocchiale annesso, servirà alle necessità dell’Unità pastorale Giovanni Paolo II, al quale è intitolata la via che conduce alla chiesa.

Con l’assenso del progettista nell’arredo liturgico sono stati inseriti un crocifisso e un tabernacolo del ‘500 provenienti dalle parrocchie dell’Unità pastorale. Con il completamento della chiesa è stata ridisegnata anche la geografia dell’Unità pastorale (una parte va con la parrocchia della cattedrale mentre ne acquisisce un’altra) e in questi mesi sarà sperimentato un progetto di revisione degli orari e dei luoghi in cui si celebrano le messe, che dovrà entrare in vigore in Avvento. La chiesa è stata realizzata con il contributo della Conferenza episcopale italiana, nell’ambito di tre concorsi nazionali indetti nel 2000 per la progettazione di nuovi complessi parrocchiali (chiesa e opere parrocchiali) nelle diocesi di Modena -Nonantola, di Foligno e di Catanzaro -Squillace. Quello per Foligno fu vinto da Fuksas. La Giuria della Cei giudicò il progetto un “segno deciso e innovativo che risponde alle ricerche internazionali più avanzate divenendo il simbolo della rinascita dopo il sisma”. All’inaugurazione e alla dedicazione è prevista una grande partecipazione dei cittadini di Foligno, direttamente interessati, ma anche personaggi della cultura e dell’architetura italiani e internazionali interessati all’opera di Fuksas.

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“Mi avvicinerò a tutti” https://www.lavoce.it/mi-avvicinero-a-tutti/ Thu, 16 Oct 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=7016 Comunicare per trasmettere i grandi valori della fede, ma anche per creare una vera coscienza civile. Questo il primo messaggio che il nuovo vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, ha voluto dare ai giornalisti incontrando per la prima volta la stampa locale, per avviare un sincero e proficuo rapporto di dialogo con gli organi d’informazione. ‘La stampa – ha detto il presule, alla presenza di tutte le principali testate giornalistiche locali – ha il dovere e la responsabilità di ricercare e diffondere le notizie nella verità e nella professionalità, con l’obiettivo di trasmettere valori positivi e messaggi di coscienza civile’. Il Vescovo ha poi ribadito i presupposti fondamentali del suo servizio episcopale: umiltà, semplicità, fiducia, ascolto e accoglienza. Ma anche affermato di ‘essere giunto a Foligno senza preconcetti né pregiudizi, per mietere con gratitudine quanto gli altri hanno seminato’ . Ha quindi espresso la volontà di ‘avvicinare tutte le realtà parrocchiali, visitandole nei giorni feriali, per coglierne meglio gli aspetti e conoscere così l’intero territorio locale’, sottolineando l’importanza della collaborazione dei presbiteri e dei laici. Il Vescovo ha poi detto di essersi trovato subito bene a Foligno e di non sentire nostalgia di Perugia, grazie anche alla calorosa accoglienza ricevuta. Un affetto riportato anche dai giornali locali, attraverso i quali ha avuto modo di conoscere meglio Foligno, interessandosi soprattutto ai problemi sociali che hanno contrassegnato quest’ultimo periodo. Questioni legate in particolare alla crisi di alcune aziende del territorio e a drammatici episodi di cronaca nera, oltre naturalmente all’entusiasmo legato al mondo della Quintana verso cui mons. Sigismondi ha mostrato grande simpatia. Tra le preoccupazioni del nuovo vescovo anche povertà e immigrazione, argomenti che affronterà subito con l’aiuto della Caritas. Ha poi parlato del rapporto con i giovani. ‘Per essere vicini ai giovani – ha detto mons. Sigismondi – occorre domandar loro non dove sono ma dove guardano, e cercare così di educarli a tenere fisso lo sguardo sui valori fondamentali della vita’. Il Vescovo, parlando di Foligno, ha detto di volerla conoscere a fondo, girandola a piedi o in bicicletta, convinto di essere arrivato negli anni più belli dopo le ferite inferte dal sisma del ’97. ‘Dopo la ricostruzione delle case – ha detto mons. Sigismondi – c’è stata quella delle chiese. Ora è il momento di ricostruire il tessuto sociale, civile ed ecclesiale, perché la città è viva soltanto se i cittadini la fanno vivere’. Il nuovo vescovo ha poi detto ai giornalisti di aver da poco visitato la nuova chiesa realizzata dall’architetto Massimiliano Fuksas e di essere rimasto sorpreso dalle straordinarie sensazioni che riesce a comunicare, una volta entrati. ‘L’idea – ha sottolineato – è quella verticalità e della trascendenza: chi entra è spinto dal gioco di luci a levare lo sguardo verso l’alto, e improvvisamente si sente proiettato verso l’infinito, ed è come se l’Eterno scendesse nel tempo’. All’incontro con la stampa hanno partecipato anche monsignor Giuseppe Bertini e monsignor Luigi Filippucci, rispettivamente vicario generale e vicario per la pastorale diocesana della diocesi di Foligno che, con tutti i responsabili degli uffici di curia, sono stati riconfermati nei loro incarichi.

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La diocesi di Foligno “si presenta” a mons. Sigismondi con la sua storia e il suo grande fervore pastorale https://www.lavoce.it/la-diocesi-di-foligno-si-presenta-a-mons-sigismondi-con-la-sua-storia-e-il-suo-grande-fervore-pastorale/ Thu, 10 Jul 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6805 Trentanove parrocchie, oltre 200 chiese, 5 zone pastorali, 65 sacerdoti, 125 religiosi, 25 religiose, 5 diaconi permanenti, 25 confraternite, 9 centri caritativi-sociali, 26 tra associazioni gruppi e movimenti, 4 scuole cattoliche. In breve ecco uno spaccato della diocesi di Foligno, che il neo eletto vescovo monsignor Gualtiero Sigismondi si troverà a guidare per i prossimi anni. Territorialmente si estende su una superficie di 350 chilometri quadrati e comprende tre Comuni: Foligno, Spello e Valtopina, per un totale di circa 70 mila abitanti. Fin qui i numeri, ma nella diocesi di Foligno c’è soprattutto una vivace realtà pastorale rafforzata dall’appena concluso ‘Sinodo dei giovani’ che per tre anni ha coinvolto circa duemila giovani dai 17 ai 30 anni, chiamati a riflettere sulla realtà giovanile locale avviando un confronto aperto con la Chiesa e con il territorio. Alla guida della diocesi c’è, da sedici anni, monsignor Arduino Bertoldo. La sua nomina ufficiale a presule della terza città dell’Umbria avvenne nel 1992. Nativo di Castelnuovo di Isola Vicentina, nel 1985, a 26 anni, venne ordinato sacerdote, dopo gli studi filosofici e teologici a Roma. Ha ricoperto vari incarichi ed uffici nella propria diocesi, fino ad essere nominato nel 1981 vicario generale della diocesi di Civita Castellana. A Foligno monsignor Bertoldo si è subito fatto amare dalla gente per la sua fede profonda e per il suo animo generoso e gentile, sempre attento alle esigenze della comunità. Per tutti è stato il vescovo del terremoto, il pastore che ha condiviso il disagio di una popolazione e di un territorio martoriati dal sisma, ed è stato il vescovo della ricostruzione, prima morale e poi materiale. In meno di dieci anni, grazie anche al suo impegno, si è avuta la ricostruzione di oltre cento chiese e di gran parte dei beni ecclesiastici. A monsignor Bertoldo si deve anche la costruzione di una nuova chiesa a Foligno, vicino al nuovo ospedale, dedicata a Giovanni Paolo II. Disegnata dall’architetto Massimiliano Fuksas verrà inaugurata a breve. Monsignor Bertoldo è il vescovo dei giovani, il vescovo che ha voluto un ‘Sinodo dei giovani’; che ha avuto il coraggio di scommettere su di loro per costruire, a partire dalle nuove generazioni, un rinnovamento pastorale e morale che ponga l’uomo e il bene comune sempre di più al centro della Chiesa e della società.

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