mass media Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/mass-media-2/ Settimanale di informazione regionale Fri, 18 Oct 2024 08:03:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg mass media Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/mass-media-2/ 32 32 Ucsi, al via ad Assisi la Scuola di alta formazione per i giovani https://www.lavoce.it/ucsi-al-via-ad-assisi-la-scuola-di-alta-formazione-per-i-giovani/ https://www.lavoce.it/ucsi-al-via-ad-assisi-la-scuola-di-alta-formazione-per-i-giovani/#respond Fri, 18 Oct 2024 07:53:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78100

Rieccoci alla Cittadella di Assisi, con il ‘momento forte’ dell’Ucsi, la scuola ‘Giancarlo Zizola’, (dal 18-20 ottobre) con la quale, quest’anno, proponiamo la memoria – nel 70° anniversario della scomparsa – di un grande statista, Alcide De Gasperi, primo capo di governo dell’Italia repubblicana con un governo di unità nazionale, testimone della politica a servizio della gente.

Arriviamo ad Assisi dopo un lungo anno associativo, che ha avuto quali tappe importanti la Giornata di san Francesco di Sales a Cagliari, con il presidente e il segretario generale della Cei, card. Matteo Zuppi e mons. Giuseppe Baturi, e la Settimana sociale di Trieste, passando per una miriade di incontri in tutta la penisola e la pubblicazione di ComunICare, il volume pubblicato dalle edizioni Libreria vaticana che raccoglie i 10 messaggi del Papa ai giornalisti e comunicatori, commentati da venti grandi firme del giornalismo italiano.

Un altro anno di lavoro per il laboratorio attivato sul futuro della professione, alla ricerca di una via d’uscita da una crisi devastante, come testimoniano i dati su ascolti e diffusione dei giornali, ma anche lo stato d’animo dei giornalisti, dal momento che fioccano anche le dimissioni di giovani colleghi, anche subito dopo assunzioni conquistate con il sudore e con il sangue.

Come uscire dalla crisi… Ucsi si è collegata con il Constructive Network per indicare uno stile professionale che non è nuovo, ma oggi rappresenta una rivoluzione; e ha aggiunto ai suoi moduli formativi i paradigmi del counseling , come strumento per rafforzare relazioni e accrescere consapevolezza. Ucsi ha tuttavia anche una proposta originale, che deriva proprio dalle elaborazioni scaturite dalla scuola di Assisi: l’abbiamo ribattezzata la proposta delle “5 M”, il cui significato, in linea con la necessità di cambiare strada, è quello di andare oltre le tradizionali 5 W, aggiungendo (M = more ) Umanità, Tempo, Fonti, Diritti, Linguaggi.

Abbiamo chiesto a una serie di testimoni di adottare queste 5M: abbiamo le adesioni di Andrea Monda, Sara Lucaroni, Claudia Marchionni, Alessio Lasta, Paolo Di Paolo, Davide Imeneo, Alessandro Banfi, e sono solo alcuni dei nomi presenti.

Ci sarà spazio, naturalmente, per fare il punto sull’utilizzo giornalistico delle ultime tecnologie. I giovani colleghi arrivati da tutte le Regioni avranno modo, soprattutto, di investire in fantasia e progettare per il futuro.

L’orizzonte resta quello internazionale: sarà con noi infatti Valentina Parasecolo, responsabile comunicazione del Parlamento europeo in Italia, con cui poter finalizzare esperienze professionali all’estero, dopo la missione a Bruxellles nata dopo Assisi 2023.

Infine ci proietteremo verso il Giubileo 2025, con l’incontro in Vaticano con Papa Francesco e l’evento in programma per il pomeriggio del 25 gennaio, con Ordine, Fnsi, stampa estera, Constructive Network , Fisc, Federazione internazionale stampa cattolica, e così via. Una grande rete per disegnare, insieme, la professione del futuro.

Vincenzo Varagona

presidente nazionale Ucsi

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Rieccoci alla Cittadella di Assisi, con il ‘momento forte’ dell’Ucsi, la scuola ‘Giancarlo Zizola’, (dal 18-20 ottobre) con la quale, quest’anno, proponiamo la memoria – nel 70° anniversario della scomparsa – di un grande statista, Alcide De Gasperi, primo capo di governo dell’Italia repubblicana con un governo di unità nazionale, testimone della politica a servizio della gente.

Arriviamo ad Assisi dopo un lungo anno associativo, che ha avuto quali tappe importanti la Giornata di san Francesco di Sales a Cagliari, con il presidente e il segretario generale della Cei, card. Matteo Zuppi e mons. Giuseppe Baturi, e la Settimana sociale di Trieste, passando per una miriade di incontri in tutta la penisola e la pubblicazione di ComunICare, il volume pubblicato dalle edizioni Libreria vaticana che raccoglie i 10 messaggi del Papa ai giornalisti e comunicatori, commentati da venti grandi firme del giornalismo italiano.

Un altro anno di lavoro per il laboratorio attivato sul futuro della professione, alla ricerca di una via d’uscita da una crisi devastante, come testimoniano i dati su ascolti e diffusione dei giornali, ma anche lo stato d’animo dei giornalisti, dal momento che fioccano anche le dimissioni di giovani colleghi, anche subito dopo assunzioni conquistate con il sudore e con il sangue.

Come uscire dalla crisi… Ucsi si è collegata con il Constructive Network per indicare uno stile professionale che non è nuovo, ma oggi rappresenta una rivoluzione; e ha aggiunto ai suoi moduli formativi i paradigmi del counseling , come strumento per rafforzare relazioni e accrescere consapevolezza. Ucsi ha tuttavia anche una proposta originale, che deriva proprio dalle elaborazioni scaturite dalla scuola di Assisi: l’abbiamo ribattezzata la proposta delle “5 M”, il cui significato, in linea con la necessità di cambiare strada, è quello di andare oltre le tradizionali 5 W, aggiungendo (M = more ) Umanità, Tempo, Fonti, Diritti, Linguaggi.

Abbiamo chiesto a una serie di testimoni di adottare queste 5M: abbiamo le adesioni di Andrea Monda, Sara Lucaroni, Claudia Marchionni, Alessio Lasta, Paolo Di Paolo, Davide Imeneo, Alessandro Banfi, e sono solo alcuni dei nomi presenti.

Ci sarà spazio, naturalmente, per fare il punto sull’utilizzo giornalistico delle ultime tecnologie. I giovani colleghi arrivati da tutte le Regioni avranno modo, soprattutto, di investire in fantasia e progettare per il futuro.

L’orizzonte resta quello internazionale: sarà con noi infatti Valentina Parasecolo, responsabile comunicazione del Parlamento europeo in Italia, con cui poter finalizzare esperienze professionali all’estero, dopo la missione a Bruxellles nata dopo Assisi 2023.

Infine ci proietteremo verso il Giubileo 2025, con l’incontro in Vaticano con Papa Francesco e l’evento in programma per il pomeriggio del 25 gennaio, con Ordine, Fnsi, stampa estera, Constructive Network , Fisc, Federazione internazionale stampa cattolica, e così via. Una grande rete per disegnare, insieme, la professione del futuro.

Vincenzo Varagona

presidente nazionale Ucsi

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Chiesa e mass media umbri, insieme https://www.lavoce.it/chiesa-e-mass-media-umbri-insieme/ Fri, 27 May 2022 09:54:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66927

Mettersi in ascolto del mondo del giornalismo, anche per capire dove sta andando l’Umbria dopo la pandemia e in pieno conflitto Russia-Ucraina, è quanto hanno fatto i nostri Vescovi a Foligno il 20 maggio, incontrando nella chiesa di San Paolo apostolo i principali media regionali. La Conferenza episcopale umbra (Ceu) ha rivolto loro l’invito in vista dell’Assemblea ecclesiale (28 maggio) e della 56a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (29 maggio).

Un invito che non è caduto nel vuoto, tutt’altro. Hanno aderito una trentina di testate, rappresentate da direttori, vice direttori, caporedattori e corrispondenti dai territori. Anche l’Ordine dei giornalisti ha portato il suo contributo presentando positività e negatività della categoria: un’informazione di qualità grazie alla formazione professionale continua, ma sempre più a rischio per la crisi dell’editoria. Chiesa e media hanno così avviato un cammino insieme, partendo dal proprio punto di osservazione, per cercare di rimuovere le criticità che investono i loro ambiti, e contribuire a realizzare una società migliore. L’auspicio è che quest’iniziativa possa ripetersi in futuro.

La Commissione per le comunicazioni sociali della Ceu si è impegnata al riguardo, ricevendo la “benedizione” dei presuli presenti. È piaciuta ai media l’idea di essere ascoltati dai Vescovi. Si è quasi celebrato a Foligno un “Sinodo degli operatori dell’informazione”, un contributo al Cammino sinodale delle Chiese diocesane. Cammino che sarà quindi al centro dell’imminente Assemblea dedicata al tema: “Quale ripresa? Per una sapienza pastorale dopo la pandemia”.

Nel riconoscere alla Chiesa di saper comunicare la buona novella, è stato evidenziato che i media devono fare informazione, non comunicazione. Diversi sono stati i temi trattati, dalla crisi economico-occupazionale alla crisi delle vocazioni, dalla famiglia al disagio giovanile, dal fenomeno migratorio al contrasto delle fragilità emergenti come la solitudine degli anziani. Tutte tematiche attraverso le quali la Chiesa trova adeguato spazio nei media, quando divulga iniziative che testimoniano concretamente di contribuire alla risoluzione dei problemi. Basti pensare all’opera delle Caritas. Le situazioni di “crisi” e di “scandalo”, la Chiesa umbra le affronta con atteggiamento non di chiusura o censura, ma collaborativo, volto alla ricerca della verità.

Nel contempo è stato chiesto alla Chiesa di avere un confronto costante con i media affinché possano comprendere i loro errori. È lo stesso messaggio del Papa per la 56a Giornata mondiale, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, a sostenere che oggi è necessario un ascolto capace di far comprendere i fenomeni entrandoci dentro, non voltandosi dall’altra parte o limitandosi a “origliare” e “spiare”. Al contrario, scrive il Papa, “ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta”. I media umbri, in questo, sono sulla buona strada.

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Mettersi in ascolto del mondo del giornalismo, anche per capire dove sta andando l’Umbria dopo la pandemia e in pieno conflitto Russia-Ucraina, è quanto hanno fatto i nostri Vescovi a Foligno il 20 maggio, incontrando nella chiesa di San Paolo apostolo i principali media regionali. La Conferenza episcopale umbra (Ceu) ha rivolto loro l’invito in vista dell’Assemblea ecclesiale (28 maggio) e della 56a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (29 maggio).

Un invito che non è caduto nel vuoto, tutt’altro. Hanno aderito una trentina di testate, rappresentate da direttori, vice direttori, caporedattori e corrispondenti dai territori. Anche l’Ordine dei giornalisti ha portato il suo contributo presentando positività e negatività della categoria: un’informazione di qualità grazie alla formazione professionale continua, ma sempre più a rischio per la crisi dell’editoria. Chiesa e media hanno così avviato un cammino insieme, partendo dal proprio punto di osservazione, per cercare di rimuovere le criticità che investono i loro ambiti, e contribuire a realizzare una società migliore. L’auspicio è che quest’iniziativa possa ripetersi in futuro.

La Commissione per le comunicazioni sociali della Ceu si è impegnata al riguardo, ricevendo la “benedizione” dei presuli presenti. È piaciuta ai media l’idea di essere ascoltati dai Vescovi. Si è quasi celebrato a Foligno un “Sinodo degli operatori dell’informazione”, un contributo al Cammino sinodale delle Chiese diocesane. Cammino che sarà quindi al centro dell’imminente Assemblea dedicata al tema: “Quale ripresa? Per una sapienza pastorale dopo la pandemia”.

Nel riconoscere alla Chiesa di saper comunicare la buona novella, è stato evidenziato che i media devono fare informazione, non comunicazione. Diversi sono stati i temi trattati, dalla crisi economico-occupazionale alla crisi delle vocazioni, dalla famiglia al disagio giovanile, dal fenomeno migratorio al contrasto delle fragilità emergenti come la solitudine degli anziani. Tutte tematiche attraverso le quali la Chiesa trova adeguato spazio nei media, quando divulga iniziative che testimoniano concretamente di contribuire alla risoluzione dei problemi. Basti pensare all’opera delle Caritas. Le situazioni di “crisi” e di “scandalo”, la Chiesa umbra le affronta con atteggiamento non di chiusura o censura, ma collaborativo, volto alla ricerca della verità.

Nel contempo è stato chiesto alla Chiesa di avere un confronto costante con i media affinché possano comprendere i loro errori. È lo stesso messaggio del Papa per la 56a Giornata mondiale, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, a sostenere che oggi è necessario un ascolto capace di far comprendere i fenomeni entrandoci dentro, non voltandosi dall’altra parte o limitandosi a “origliare” e “spiare”. Al contrario, scrive il Papa, “ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta”. I media umbri, in questo, sono sulla buona strada.

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Dall’ascolto al racconto https://www.lavoce.it/dallascolto-al-racconto/ Fri, 19 Nov 2021 11:05:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=63249

Con in mente ancora l’eco delle parole che Papa Francesco ci ha donato da Assisi, durante il dialogo con i poveri, arriva da lui un altro regalo inatteso. Nell’intervento per il conferimento di un riconoscimento ai due decani dei giornalisti vaticanisti, Valentina Alazraki e Philip Pullella, fa una vera e propria dichiarazione di affetto per chi si occupa di comunicazione: “Il Papa vi vuole bene, vi segue, vi stima, vi considera preziosi”. E non finisce qui. “La vostra missione - continua il Santo Padre - è di spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro, di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia. È una missione non facile”.

Papa Francesco accosta tre verbi al “buon giornalismo”: ascoltare, approfondire, raccontare. “Ascoltare è un verbo - dice - che vi riguarda come giornalisti, ma che ci riguarda tutti come Chiesa, in ogni tempo e specialmente ora che è iniziato il processo sinodale. Ascoltare, per un giornalista, significa avere la pazienza di incontrare a tu per tu le persone da intervistare, i protagonisti delle storie che si raccontano, le fonti da cui ricevere notizie. Ascoltare va sempre di pari passo con il vedere, con l’esserci: certe sfumature, sensazioni, descrizioni a tutto tondo possono essere trasmesse ai lettori, ascoltatori e spettatori soltanto se il giornalista ha ascoltato e ha visto di persona”.

Poi, approfondire. “Nel tempo in cui milioni di informazioni sono disponibili in rete - dice il Papa - e molte persone si informano e formano le loro opinioni sui social media, dove talvolta prevale purtroppo la logica della semplificazione e della contrapposizione, il contributo più importante che può dare il buon giornalismo è quello dell’approfondimento”.

Infine, raccontare. “Raccontare spiega Francesco - significa non mettere se stessi in primo piano, né tantomeno ergersi a giudici, ma significa lasciarsi colpire e talvolta ferire dalle storie che incontriamo, per poterle narrare con umiltà ai nostri lettori. La realtà è un grande antidoto contro tante ‘malattie’. La realtà, ciò che accade, la vita e la testimonianza delle persone, sono ciò che merita di essere raccontato”.

La conclusione suona come un vero ‘appello’. “Abbiamo tanto bisogno oggi - dice il Papa - di giornalisti e di comunicatori appassionati della realtà, capaci di trovare i tesori spesso nascosti nelle pieghe della nostra società e di raccontarli permettendo a noi di rimanere colpiti, di imparare, di allargare la nostra mente, di cogliere aspetti che prima non conoscevamo. Vi sono grato per lo sforzo di raccontare la realtà. (...) Vi ringrazio anche per quanto raccontate su ciò che nella Chiesa non va, per quanto ci aiutate a non nasconderlo sotto il tappeto e per la voce che avete dato alle vittime di abuso, grazie per questo”. Parole - quelle del Papa - che fanno bene al cuore di chi racconta non per mestiere o per professione, ma soprattutto per vocazione.

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Con in mente ancora l’eco delle parole che Papa Francesco ci ha donato da Assisi, durante il dialogo con i poveri, arriva da lui un altro regalo inatteso. Nell’intervento per il conferimento di un riconoscimento ai due decani dei giornalisti vaticanisti, Valentina Alazraki e Philip Pullella, fa una vera e propria dichiarazione di affetto per chi si occupa di comunicazione: “Il Papa vi vuole bene, vi segue, vi stima, vi considera preziosi”. E non finisce qui. “La vostra missione - continua il Santo Padre - è di spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro, di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia. È una missione non facile”.

Papa Francesco accosta tre verbi al “buon giornalismo”: ascoltare, approfondire, raccontare. “Ascoltare è un verbo - dice - che vi riguarda come giornalisti, ma che ci riguarda tutti come Chiesa, in ogni tempo e specialmente ora che è iniziato il processo sinodale. Ascoltare, per un giornalista, significa avere la pazienza di incontrare a tu per tu le persone da intervistare, i protagonisti delle storie che si raccontano, le fonti da cui ricevere notizie. Ascoltare va sempre di pari passo con il vedere, con l’esserci: certe sfumature, sensazioni, descrizioni a tutto tondo possono essere trasmesse ai lettori, ascoltatori e spettatori soltanto se il giornalista ha ascoltato e ha visto di persona”.

Poi, approfondire. “Nel tempo in cui milioni di informazioni sono disponibili in rete - dice il Papa - e molte persone si informano e formano le loro opinioni sui social media, dove talvolta prevale purtroppo la logica della semplificazione e della contrapposizione, il contributo più importante che può dare il buon giornalismo è quello dell’approfondimento”.

Infine, raccontare. “Raccontare spiega Francesco - significa non mettere se stessi in primo piano, né tantomeno ergersi a giudici, ma significa lasciarsi colpire e talvolta ferire dalle storie che incontriamo, per poterle narrare con umiltà ai nostri lettori. La realtà è un grande antidoto contro tante ‘malattie’. La realtà, ciò che accade, la vita e la testimonianza delle persone, sono ciò che merita di essere raccontato”.

La conclusione suona come un vero ‘appello’. “Abbiamo tanto bisogno oggi - dice il Papa - di giornalisti e di comunicatori appassionati della realtà, capaci di trovare i tesori spesso nascosti nelle pieghe della nostra società e di raccontarli permettendo a noi di rimanere colpiti, di imparare, di allargare la nostra mente, di cogliere aspetti che prima non conoscevamo. Vi sono grato per lo sforzo di raccontare la realtà. (...) Vi ringrazio anche per quanto raccontate su ciò che nella Chiesa non va, per quanto ci aiutate a non nasconderlo sotto il tappeto e per la voce che avete dato alle vittime di abuso, grazie per questo”. Parole - quelle del Papa - che fanno bene al cuore di chi racconta non per mestiere o per professione, ma soprattutto per vocazione.

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A Perugia incontro su “Cura e accuratezza nell’informazione” https://www.lavoce.it/a-perugia-incontro-su-cura-e-accuratezza-nellinformazione/ Fri, 08 Oct 2021 16:57:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62642

Si terrà il 9 ottobre alle ore 14 nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori a Perugia l'incontro dal titolo "Cura e accuratezza nell’informazione". Un evento che sottolinea l'importanza e la forza della parola nei media come strumento per abbattere i muri tra popoli e culture, contrastare i discorsi di odio, illuminare gli abusi del potere, come dimostra il Premio Nobel per la Pace appena assegnato ai giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov.

Chi sarà presente

Saranno presenti tra gli altri: Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21, padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, padre Enzo Fortunato, direttore Rivista San Francesco, Raffaele Lorusso, segretario generale Fnsi, Roberto Conticelli, presidente Odg Umbria, Flavio Lotti, coordinatore Marcia PerugiAssisi,  i familiari di Andrea Rocchelli, di Mario Paciolla, e Paolo Siani, fratello di Giancarlo.

L'attualità della Carta di Assisi

Evento organizzato da Articolo 21 con Sacro Convento di Assisi, Fnsi, Odg Umbria e Tavola della pace. Sarà l'occasione per ricordare l'attualità della Carta di Assisi, strumento sempre più esempio di azione quotidiana di contrasto alle parole usate come pietre da scagliare contro le differenze e le diversità. L'incontro potrà essere seguito in diretta sul canale YouTube di Articolo21 e sul sito sanfrancesco.org. Domenica 10 ottobre alle 9 partirà la sessantesima Marcia della Pace PerugiAssisi e alle 12.30, nei pressi della Sala Stampa del Sacro Convento, si terrà un collegamento con i familiari di Daphne Caruana Galizia, a poche ore dall’anniversario del suo assassinio, verranno fatti volare aquiloni per Patrick Zaki, e chiesta verità e giustizia per Giulio Regeni.

Programma del 9 ottobre

Saluti di Roberto Conticelli, presidente Odg Umbria - Noemi Campanella, vicesegretaria Assostampa Umbra - Paolo Borrometi, presidente Articolo 21 - padre Enzo Fortunato, direttore Rivista San Francesco - Raffaele Lorusso, Segretario generale FNSI - Vittorio Di Trapani, Segretario UsigRai - Flavio Lotti, Coordinatore Marcia PerugiAssisi Introduzione: Roberto Natale, coordinatore Comitato scientifico Articolo21 Relazione: Laura Nota, professoressa ordinaria Università di Padova: "La passione per la verità: come informare promuovendo una società inclusiva" Contributi di: padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, Rav Joseph Levi, vicepresidente Scuola per il dialogo interreligioso di Firenze, Imam Izzeddin Elzir, presidente Scuola per il dialogo interreligioso e interculturale di Firenze, Gabriela Lio, presidente Federazione donne evangeliche in Italia, Roberto Reale, scrittore e docente Università di Padova, Marino Sinibaldi,pPresidente del Centro per il Libro e la Lettura, Paola Barretta, Osservatorio di Pavia, Marco Mascia, direttore Centro diritti umani Unipd, Sofia Lissandron, laureata con video su Kuciak, Renato Parascandolo, coordinatore Concorso “Rileggiamo l’articolo 34 della Costituzione”, Carlo Verdelli, editorialista del Corriere della sera, Paolo Berizzi, inviato La Repubblica, Valerio Cataldi, presidente Associazione Carta di Roma, Luca Perrino, LeAli delle notizie: ricordo di Cristina Visintini, Vincenzo Vita, presidente comitato garanti Articolo21 e presidente Aamod, Dawood Yousefi, attore e mediatore culturale, Lucia Goracci, Corrispondente Rai, Nico Piro, inviato di esteri Rai, Tiziana Ferrario, giornalista e scrittrice. Verranno ascoltate le voci delle famiglie Megalizzi, Paciolla, Regeni, Rocchelli e Siani. Conclusioni di: Giuseppe Giulietti, Presidente Fnsi Coordina i lavori: Elisa Marincola, portavoce nazionale Articolo21]]>

Si terrà il 9 ottobre alle ore 14 nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori a Perugia l'incontro dal titolo "Cura e accuratezza nell’informazione". Un evento che sottolinea l'importanza e la forza della parola nei media come strumento per abbattere i muri tra popoli e culture, contrastare i discorsi di odio, illuminare gli abusi del potere, come dimostra il Premio Nobel per la Pace appena assegnato ai giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov.

Chi sarà presente

Saranno presenti tra gli altri: Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21, padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, padre Enzo Fortunato, direttore Rivista San Francesco, Raffaele Lorusso, segretario generale Fnsi, Roberto Conticelli, presidente Odg Umbria, Flavio Lotti, coordinatore Marcia PerugiAssisi,  i familiari di Andrea Rocchelli, di Mario Paciolla, e Paolo Siani, fratello di Giancarlo.

L'attualità della Carta di Assisi

Evento organizzato da Articolo 21 con Sacro Convento di Assisi, Fnsi, Odg Umbria e Tavola della pace. Sarà l'occasione per ricordare l'attualità della Carta di Assisi, strumento sempre più esempio di azione quotidiana di contrasto alle parole usate come pietre da scagliare contro le differenze e le diversità. L'incontro potrà essere seguito in diretta sul canale YouTube di Articolo21 e sul sito sanfrancesco.org. Domenica 10 ottobre alle 9 partirà la sessantesima Marcia della Pace PerugiAssisi e alle 12.30, nei pressi della Sala Stampa del Sacro Convento, si terrà un collegamento con i familiari di Daphne Caruana Galizia, a poche ore dall’anniversario del suo assassinio, verranno fatti volare aquiloni per Patrick Zaki, e chiesta verità e giustizia per Giulio Regeni.

Programma del 9 ottobre

Saluti di Roberto Conticelli, presidente Odg Umbria - Noemi Campanella, vicesegretaria Assostampa Umbra - Paolo Borrometi, presidente Articolo 21 - padre Enzo Fortunato, direttore Rivista San Francesco - Raffaele Lorusso, Segretario generale FNSI - Vittorio Di Trapani, Segretario UsigRai - Flavio Lotti, Coordinatore Marcia PerugiAssisi Introduzione: Roberto Natale, coordinatore Comitato scientifico Articolo21 Relazione: Laura Nota, professoressa ordinaria Università di Padova: "La passione per la verità: come informare promuovendo una società inclusiva" Contributi di: padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, Rav Joseph Levi, vicepresidente Scuola per il dialogo interreligioso di Firenze, Imam Izzeddin Elzir, presidente Scuola per il dialogo interreligioso e interculturale di Firenze, Gabriela Lio, presidente Federazione donne evangeliche in Italia, Roberto Reale, scrittore e docente Università di Padova, Marino Sinibaldi,pPresidente del Centro per il Libro e la Lettura, Paola Barretta, Osservatorio di Pavia, Marco Mascia, direttore Centro diritti umani Unipd, Sofia Lissandron, laureata con video su Kuciak, Renato Parascandolo, coordinatore Concorso “Rileggiamo l’articolo 34 della Costituzione”, Carlo Verdelli, editorialista del Corriere della sera, Paolo Berizzi, inviato La Repubblica, Valerio Cataldi, presidente Associazione Carta di Roma, Luca Perrino, LeAli delle notizie: ricordo di Cristina Visintini, Vincenzo Vita, presidente comitato garanti Articolo21 e presidente Aamod, Dawood Yousefi, attore e mediatore culturale, Lucia Goracci, Corrispondente Rai, Nico Piro, inviato di esteri Rai, Tiziana Ferrario, giornalista e scrittrice. Verranno ascoltate le voci delle famiglie Megalizzi, Paciolla, Regeni, Rocchelli e Siani. Conclusioni di: Giuseppe Giulietti, Presidente Fnsi Coordina i lavori: Elisa Marincola, portavoce nazionale Articolo21]]>
In questo numero: informazione, Sinodo, mass media, ecologia, vaccini e marcia della pace https://www.lavoce.it/in-questo-numero-informazione-sinodo-mass-media-ecologia-vaccini-marcia-pace/ Wed, 04 Aug 2021 17:08:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61641

l’editoriale:

Buone vacanze con "dieta digitale"

di Daniele Morini

Nella calura estiva della nostra redazione, come accadeva un po’ in tutti i mezzi di comunicazione, quello a cavallo tra luglio e agosto di solito era un periodo abbastanza tranquillo. Tanto da rendere spesso difficile il reperimento di notizie, storie o approfondimenti da sottoporre all’attenzione dei nostri lettori. Stavolta, ma in parte già nel 2020, non è così.

In questi giorni e in queste ore, siamo “bombardati” dalle notizie, belle e brutte. Lo spettro di una quarta ondata di Covid, le polemiche sui vaccini, l’Italia e il mondo intero divisi fra incendi e alluvioni, gioia e lacrime per i successi e le sconfitte sportive, la cronaca bianca e nera che non finisce mai di stupirci. A volte, sembriamo quasi dei fuscelli in balia di una vera e propria “alluvione”, prodotta da quello tsunami di dati e informazioni che sta sommergendo il nostro mondo. E le nostre vite.(...)

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

La vera strada verso il Sinodo

di Gualtiero card. Bassetti

Fratelli e figli, stiamo attraversando un periodo storico turbato da tante tensioni e fermenti, ma purtroppo privo di slanci utopici e spesso ripiegato nella contemplazione di “bassi profili”. Proprio agli uomini e alle donne che si agitano in tale contesto, il credente è chiamato a testimoniare la radicalità del Vangelo. Non è facile. (...)

Perché sui social si è aggressivi?

di Diana Papa

Un fiume di parole esondano continuamente dalla bocca di ciascuno per dimostrare di avere ragione. Spesso l’istintività prende il sopravvento e, senza fondare le proprie ragioni anche con il confronto, ognuno lotta per vincere e affossare l’altro. Ogni occasione può diventare un “campo di Marte”, soprattutto quando siamo convinti che l’altro sbagli sempre. Siamo così bravi, infatti, a rilevare i suoi aspetti negativi e ridicolizzarli (... )

Nel giornale

Il passo green

Chi va slow, va sano e va lontano. In Umbria si intrecciano senteri di turismo alternativo e cammini di spiritualità. È passato di qui anche il “Giro d’Italia” dei turisti in bicicletta. La mappa completa per godersi un green che non è solo il pass.

CHIESA E PANDEMIA Il green pass non sarà richiesto per andare a messa o partecipare a iniziative come i Grest

SINODO

Nell’arco di cinque anni la Chiesa italiana vivrà ben due Sinodi in uno. Vediamo come funziona l’iter

ECOLOGIA

Non solo il Tempo del creato a settembre, ma tanti impegni futuri per il rinato Movimento Laudato si’

MARCIA DELLA PACE

Dopo 60 anni, riparte nel segno di don Milani e di Papa Francesco la “Perugia - Assisi”

VACCINI

Studenti in vacanza, ma già pensando al rientro a scuola. La variante Delta costringe alla massima allerta anche per le fasce più giovanili

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l’editoriale:

Buone vacanze con "dieta digitale"

di Daniele Morini

Nella calura estiva della nostra redazione, come accadeva un po’ in tutti i mezzi di comunicazione, quello a cavallo tra luglio e agosto di solito era un periodo abbastanza tranquillo. Tanto da rendere spesso difficile il reperimento di notizie, storie o approfondimenti da sottoporre all’attenzione dei nostri lettori. Stavolta, ma in parte già nel 2020, non è così.

In questi giorni e in queste ore, siamo “bombardati” dalle notizie, belle e brutte. Lo spettro di una quarta ondata di Covid, le polemiche sui vaccini, l’Italia e il mondo intero divisi fra incendi e alluvioni, gioia e lacrime per i successi e le sconfitte sportive, la cronaca bianca e nera che non finisce mai di stupirci. A volte, sembriamo quasi dei fuscelli in balia di una vera e propria “alluvione”, prodotta da quello tsunami di dati e informazioni che sta sommergendo il nostro mondo. E le nostre vite.(...)

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

La vera strada verso il Sinodo

di Gualtiero card. Bassetti

Fratelli e figli, stiamo attraversando un periodo storico turbato da tante tensioni e fermenti, ma purtroppo privo di slanci utopici e spesso ripiegato nella contemplazione di “bassi profili”. Proprio agli uomini e alle donne che si agitano in tale contesto, il credente è chiamato a testimoniare la radicalità del Vangelo. Non è facile. (...)

Perché sui social si è aggressivi?

di Diana Papa

Un fiume di parole esondano continuamente dalla bocca di ciascuno per dimostrare di avere ragione. Spesso l’istintività prende il sopravvento e, senza fondare le proprie ragioni anche con il confronto, ognuno lotta per vincere e affossare l’altro. Ogni occasione può diventare un “campo di Marte”, soprattutto quando siamo convinti che l’altro sbagli sempre. Siamo così bravi, infatti, a rilevare i suoi aspetti negativi e ridicolizzarli (... )

Nel giornale

Il passo green

Chi va slow, va sano e va lontano. In Umbria si intrecciano senteri di turismo alternativo e cammini di spiritualità. È passato di qui anche il “Giro d’Italia” dei turisti in bicicletta. La mappa completa per godersi un green che non è solo il pass.

CHIESA E PANDEMIA Il green pass non sarà richiesto per andare a messa o partecipare a iniziative come i Grest

SINODO

Nell’arco di cinque anni la Chiesa italiana vivrà ben due Sinodi in uno. Vediamo come funziona l’iter

ECOLOGIA

Non solo il Tempo del creato a settembre, ma tanti impegni futuri per il rinato Movimento Laudato si’

MARCIA DELLA PACE

Dopo 60 anni, riparte nel segno di don Milani e di Papa Francesco la “Perugia - Assisi”

VACCINI

Studenti in vacanza, ma già pensando al rientro a scuola. La variante Delta costringe alla massima allerta anche per le fasce più giovanili

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Giornalisti. Festa del Patrono in cattedrale con il Cardinale, e nelle diocesi umbre https://www.lavoce.it/giornalisti-festa-del-patrono-in-cattedrale-con-il-cardinale/ Sat, 23 Jan 2021 19:00:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58955

Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve, celebrerà l’Eucaristia nel giorno della festa liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori dei media, domenica 24 gennaio alle ore 11.00, nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia.

Messa con il Cardinale per continuare una tradizione di incontro

“Il Cardinale avrebbe voluto incontrare i giornalisti, come ha sempre fatto da quando è giunto in diocesi (anche l'anno scorso, prima che si difondesse il Covid-19), ma – spiega la giornalista Maria Rita Valli, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali – a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia si è ritenuto prudente non tenere il tradizionale incontro nel quale ad un intervento del cardinale seguiva un colloquio con i giornalisti e un momento conviviale”. “La celebrazione della messa consentirà comunque la partecipazione e l’incontro, seppure a distanza e limitato”. Il ‘colloquio’ sarà dato solo dall’omelia che il Cardinale proporrà, aggiunge Valli, sottolineando che Bassetti “è comunque lieto di poter mantenere questo appuntamento annuale celebrando per i giornalisti e operatori della comunicazione che vorranno e potranno essere presenti, e per quelli che seguiranno la liturgia a distanza”.

In diretta radio e video

La messa, infatti, come ogni domenica sarà trasmessa in diretta da Umbria Radio e per l’occasione anche in diretta video sui social de La Voce (youtube). Promossa dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali in collaborazione con la sezione umbra dell'Ucsi (l’associazione dei giornalisti e degli operatori della comunicazione), la messa presieduta dal cardinale Bassetti vuole essere occasione particolare di raccoglimento e preghiera per i giornalisti e gli operatori dei media colpiti dalla pandemia e per tutte le famiglie provate da lutti e sofferenze nel corpo e nello spirito.

… in attesa del Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali

“La festa – ricorda la giornalista Valli – è anche la data in cui tradizionalmente il Papa pubblica il “Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali” che in Italia si celebra la domenica dell'Ascensione, che quest’anno cadrà il giorno 16”. ‘Vieni e vedi’ (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone come e dove sono è il tema scelto da papa Francesco per questa 55a Giornata, e annunciato in anticipo il 29 settembre scorso dalla Sala stampa vaticana.

Il 24 è anche la “Domenica della Parola”

«Quest’anno la festa di san Francesco di Sales – conclude Maria Rita Valli – coincide con la seconda “Domenica della Parola di Dio” voluta da papa Francesco per dare risalto all'importanza della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa. Attraverso la Parola di Dio si annuncia la “buona novella”, la buona notizia e il tema scelto per questa seconda domenica è “Tenete alta la Parola di Vita! (Fil 2,16), un’esortazione che coinvolge anche noi operatori della comunicazione sociale».

Incontri con i giornalisti sono in programma anche in altre diocesi umbre.

SPOLETO

Lunedì 25 gennaio 2021 alle ore 11.00 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e Presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo avrà il piacere di incontrare, in occasione della festa di San Francesco di Sales, i giornalisti e gli operatori della comunicazione del territorio. L’incontro, informa il direttore dell'Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi Francesco Carlini, si terrà a distanza, sulla piattaforma ZOOM della diocesi.

Gubbio

In occasione della memoria liturgica di san Francesco di Sales, il vescovo di Gubbio mons. Luciano Paolucci Bedini invita tutti i giornalisti e gli operatori delle comunicazioni sociali alla santa messa che sarà celebrata sabato 23 gennaio 2021 alle ore 18.30 nella chiesa di Madonna del Prato. L'invito a partecipare, oltre ai giornalisti delle testate locali, è esteso a tutti gli operatori dei media digitali, web e social media, a videomaker e fotoreporter e a ogni altra figura chiamata a operare nel campo delle comunicazioni sociali. “La scelta del luogo - spiega il direttore dell''Ufficio Ccomunicazioni sociali della diocesi Daniele Morini - non è casuale in quanto, al termine della messa, il vescovo Luciano farà con i "comunicatori" il quadro dei numerosi lavori di ristrutturazione che in questo anno 2021 interesseranno numerosi edifici sacri della diocesi eugubina. Per i presenti sarà possibile acquisire una panoramica complessiva e dettagliata delle opere e dei finanziamenti messi in campo fra il 2020 e il 2023 sul territorio diocesano. Nel dicembre scorso è stata riaperta proprio la chiesa di Madonna del Prato, autentico scrigno di arte e architettura barocca”.   **** Notizia in aggiornamento ***]]>

Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve, celebrerà l’Eucaristia nel giorno della festa liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori dei media, domenica 24 gennaio alle ore 11.00, nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia.

Messa con il Cardinale per continuare una tradizione di incontro

“Il Cardinale avrebbe voluto incontrare i giornalisti, come ha sempre fatto da quando è giunto in diocesi (anche l'anno scorso, prima che si difondesse il Covid-19), ma – spiega la giornalista Maria Rita Valli, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali – a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia si è ritenuto prudente non tenere il tradizionale incontro nel quale ad un intervento del cardinale seguiva un colloquio con i giornalisti e un momento conviviale”. “La celebrazione della messa consentirà comunque la partecipazione e l’incontro, seppure a distanza e limitato”. Il ‘colloquio’ sarà dato solo dall’omelia che il Cardinale proporrà, aggiunge Valli, sottolineando che Bassetti “è comunque lieto di poter mantenere questo appuntamento annuale celebrando per i giornalisti e operatori della comunicazione che vorranno e potranno essere presenti, e per quelli che seguiranno la liturgia a distanza”.

In diretta radio e video

La messa, infatti, come ogni domenica sarà trasmessa in diretta da Umbria Radio e per l’occasione anche in diretta video sui social de La Voce (youtube). Promossa dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali in collaborazione con la sezione umbra dell'Ucsi (l’associazione dei giornalisti e degli operatori della comunicazione), la messa presieduta dal cardinale Bassetti vuole essere occasione particolare di raccoglimento e preghiera per i giornalisti e gli operatori dei media colpiti dalla pandemia e per tutte le famiglie provate da lutti e sofferenze nel corpo e nello spirito.

… in attesa del Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali

“La festa – ricorda la giornalista Valli – è anche la data in cui tradizionalmente il Papa pubblica il “Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali” che in Italia si celebra la domenica dell'Ascensione, che quest’anno cadrà il giorno 16”. ‘Vieni e vedi’ (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone come e dove sono è il tema scelto da papa Francesco per questa 55a Giornata, e annunciato in anticipo il 29 settembre scorso dalla Sala stampa vaticana.

Il 24 è anche la “Domenica della Parola”

«Quest’anno la festa di san Francesco di Sales – conclude Maria Rita Valli – coincide con la seconda “Domenica della Parola di Dio” voluta da papa Francesco per dare risalto all'importanza della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa. Attraverso la Parola di Dio si annuncia la “buona novella”, la buona notizia e il tema scelto per questa seconda domenica è “Tenete alta la Parola di Vita! (Fil 2,16), un’esortazione che coinvolge anche noi operatori della comunicazione sociale».

Incontri con i giornalisti sono in programma anche in altre diocesi umbre.

SPOLETO

Lunedì 25 gennaio 2021 alle ore 11.00 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e Presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo avrà il piacere di incontrare, in occasione della festa di San Francesco di Sales, i giornalisti e gli operatori della comunicazione del territorio. L’incontro, informa il direttore dell'Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi Francesco Carlini, si terrà a distanza, sulla piattaforma ZOOM della diocesi.

Gubbio

In occasione della memoria liturgica di san Francesco di Sales, il vescovo di Gubbio mons. Luciano Paolucci Bedini invita tutti i giornalisti e gli operatori delle comunicazioni sociali alla santa messa che sarà celebrata sabato 23 gennaio 2021 alle ore 18.30 nella chiesa di Madonna del Prato. L'invito a partecipare, oltre ai giornalisti delle testate locali, è esteso a tutti gli operatori dei media digitali, web e social media, a videomaker e fotoreporter e a ogni altra figura chiamata a operare nel campo delle comunicazioni sociali. “La scelta del luogo - spiega il direttore dell''Ufficio Ccomunicazioni sociali della diocesi Daniele Morini - non è casuale in quanto, al termine della messa, il vescovo Luciano farà con i "comunicatori" il quadro dei numerosi lavori di ristrutturazione che in questo anno 2021 interesseranno numerosi edifici sacri della diocesi eugubina. Per i presenti sarà possibile acquisire una panoramica complessiva e dettagliata delle opere e dei finanziamenti messi in campo fra il 2020 e il 2023 sul territorio diocesano. Nel dicembre scorso è stata riaperta proprio la chiesa di Madonna del Prato, autentico scrigno di arte e architettura barocca”.   **** Notizia in aggiornamento ***]]>
Inizia un cammino nuovo per La Voce https://www.lavoce.it/inizia-un-cammino-nuovo-per-la-voce/ Thu, 09 Apr 2020 14:00:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56830 Festa di San Francesco di Sales, patrono giornalisti

Il quadro è complesso, difficile, imprevedibile. C’è una crisi generalizzata della carta stampata che va avanti da anni. Un’autentica “rivoluzione” digitale che ha cambiato le carte in tavola nel mondo della comunicazione. E ora, anche un’emergenza sanitaria che - dal locale al globale - sta stravolgendo il nostro presente e ridisegnando il nostro futuro. In mezzo a tutto questo, proprio nel tempo più “forte” e caro a noi cattolici, vedo il mio nome nella gerenza del numero de La Voce che stiamo chiudendo in redazione. Mi tremano le gambe, se ci penso.

Un “testimone” prezioso

Con la direzione del settimanale La Voce raccolgo un testimone che considero prezioso, perché questa testata fa parte della mia vita professionale dall’inizio, fin dai primi passi, anche se poi l’attività giornalistica mi ha portato altrove. Se dovessi individuare con le dita delle mie mani un elenco di persone che considero un punto di riferimento, non mancherebbero certo il caro don Elio Bromuri e Maria Rita Valli, dalla quale raccolgo proprio questo testimone. Li ringrazio entrambi per quanto mi hanno insegnato e spero di essere all’altezza del lavoro che hanno fatto al giornale in questi anni. Con tale passaggio di consegne si fa più concreto il progetto, iniziato da qualche mese, di riorganizzazione dei media ecclesiali regionali, con la progressiva unificazione del settimanale cartaceo, dell’emittente Umbria Radio, di web e social media che fanno parte del network. Saranno, ancora di più, le membra di un corpo unico, con una identità e una missione ben precise.

Fare squadra, per creare comunità

Non siamo più da un pezzo dei semplici destinatari di messaggi. Siamo letteralmente immersi in quel liquido amniotico che è la comunicazione di oggi. In pochi anni, il consumo di mass media è cambiato in modo significativo e rapido. Ora – per soddisfare il nostro fabbisogno informativo – non abbiamo più a disposizione solo una serie di mezzi di comunicazione (stampa, radio, tv, Internet), ma abbiamo varie modalità di fruizione per ogni mezzo. Questo è uno dei motivi principali che rende necessari cambiamenti e innovazione radicali. Nuova organizzazione editoriale ed economica per i mezzi di comunicazione sociale della Chiesa perugina e umbra. Affinché essi possano continuare ad avere un ruolo importante e incisivo per la corretta informazione e la moderna evangelizzazione nelle nostre comunità locali. Oggi più che mai, con il vorticoso sviluppo degli ambienti digitali, la Chiesa ha bisogno di essere “in uscita” e missionaria anche sul terreno delle comunicazioni sociali. Adeguarsi e aggiornarsi ai nuovi mezzi, alle nuove modalità di fruizione degli stessi, ai nuovi linguaggi e alle competenze che questi comportano.

Restiamo a casa, ma in “contatto”

In questo momento di cambiamenti, bruschi e profondi da tutti i punti di vista, negli ultimi giorni ci siamo interrogati spesso su come vivere il presente. Consapevoli delle responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti del prossimo. Le restrizioni necessarie per contenere il contagio da Covid-19 non ci hanno impedito finora di raggiungere le case dei nostri abbonati. Portare uno sguardo attento su quanto sta accadendo in Umbria, in Italia e nel mondo intero. Non potevamo fare diversamente, è la nostra missione. E non potevamo abbandonare nessuno, specie alla vigilia della Pasqua. Ora però interrompiamo la stampa e la distribuzione del giornale per qualche settimana, come hanno fatto altre testate nel nostro Paese. Anche per riorganizzare al meglio e in sicurezza il nostro lavoro. Ma non vogliamo lasciarvi soli. Anzi, attraverso il web e il “giornale digitale” in questo periodo vogliamo stare vicini agli abbonati e a chi non lo è ancora, per non privare nessuno di una parola di conforto, per approfondire storie e stimolare il dialogo con i nostri lettori. Torneremo i primi di maggio con l’edizione cartacea, ma nel frattempo mettiamo a disposizione i nostri media online, l’app per smartphone e tablet, l’edizione digitale. Iscriviti gratuitamente. Vi invitiamo a condividere con amici e conoscenti questa opportunità che ci permetterà di camminare insieme, anche se a distanza, verso la ripresa della normalità. Daniele Morini]]>
Festa di San Francesco di Sales, patrono giornalisti

Il quadro è complesso, difficile, imprevedibile. C’è una crisi generalizzata della carta stampata che va avanti da anni. Un’autentica “rivoluzione” digitale che ha cambiato le carte in tavola nel mondo della comunicazione. E ora, anche un’emergenza sanitaria che - dal locale al globale - sta stravolgendo il nostro presente e ridisegnando il nostro futuro. In mezzo a tutto questo, proprio nel tempo più “forte” e caro a noi cattolici, vedo il mio nome nella gerenza del numero de La Voce che stiamo chiudendo in redazione. Mi tremano le gambe, se ci penso.

Un “testimone” prezioso

Con la direzione del settimanale La Voce raccolgo un testimone che considero prezioso, perché questa testata fa parte della mia vita professionale dall’inizio, fin dai primi passi, anche se poi l’attività giornalistica mi ha portato altrove. Se dovessi individuare con le dita delle mie mani un elenco di persone che considero un punto di riferimento, non mancherebbero certo il caro don Elio Bromuri e Maria Rita Valli, dalla quale raccolgo proprio questo testimone. Li ringrazio entrambi per quanto mi hanno insegnato e spero di essere all’altezza del lavoro che hanno fatto al giornale in questi anni. Con tale passaggio di consegne si fa più concreto il progetto, iniziato da qualche mese, di riorganizzazione dei media ecclesiali regionali, con la progressiva unificazione del settimanale cartaceo, dell’emittente Umbria Radio, di web e social media che fanno parte del network. Saranno, ancora di più, le membra di un corpo unico, con una identità e una missione ben precise.

Fare squadra, per creare comunità

Non siamo più da un pezzo dei semplici destinatari di messaggi. Siamo letteralmente immersi in quel liquido amniotico che è la comunicazione di oggi. In pochi anni, il consumo di mass media è cambiato in modo significativo e rapido. Ora – per soddisfare il nostro fabbisogno informativo – non abbiamo più a disposizione solo una serie di mezzi di comunicazione (stampa, radio, tv, Internet), ma abbiamo varie modalità di fruizione per ogni mezzo. Questo è uno dei motivi principali che rende necessari cambiamenti e innovazione radicali. Nuova organizzazione editoriale ed economica per i mezzi di comunicazione sociale della Chiesa perugina e umbra. Affinché essi possano continuare ad avere un ruolo importante e incisivo per la corretta informazione e la moderna evangelizzazione nelle nostre comunità locali. Oggi più che mai, con il vorticoso sviluppo degli ambienti digitali, la Chiesa ha bisogno di essere “in uscita” e missionaria anche sul terreno delle comunicazioni sociali. Adeguarsi e aggiornarsi ai nuovi mezzi, alle nuove modalità di fruizione degli stessi, ai nuovi linguaggi e alle competenze che questi comportano.

Restiamo a casa, ma in “contatto”

In questo momento di cambiamenti, bruschi e profondi da tutti i punti di vista, negli ultimi giorni ci siamo interrogati spesso su come vivere il presente. Consapevoli delle responsabilità che ognuno di noi ha nei confronti del prossimo. Le restrizioni necessarie per contenere il contagio da Covid-19 non ci hanno impedito finora di raggiungere le case dei nostri abbonati. Portare uno sguardo attento su quanto sta accadendo in Umbria, in Italia e nel mondo intero. Non potevamo fare diversamente, è la nostra missione. E non potevamo abbandonare nessuno, specie alla vigilia della Pasqua. Ora però interrompiamo la stampa e la distribuzione del giornale per qualche settimana, come hanno fatto altre testate nel nostro Paese. Anche per riorganizzare al meglio e in sicurezza il nostro lavoro. Ma non vogliamo lasciarvi soli. Anzi, attraverso il web e il “giornale digitale” in questo periodo vogliamo stare vicini agli abbonati e a chi non lo è ancora, per non privare nessuno di una parola di conforto, per approfondire storie e stimolare il dialogo con i nostri lettori. Torneremo i primi di maggio con l’edizione cartacea, ma nel frattempo mettiamo a disposizione i nostri media online, l’app per smartphone e tablet, l’edizione digitale. Iscriviti gratuitamente. Vi invitiamo a condividere con amici e conoscenti questa opportunità che ci permetterà di camminare insieme, anche se a distanza, verso la ripresa della normalità. Daniele Morini]]>
News, attente a non creare ‘infodemia’! https://www.lavoce.it/news-infodemia/ Fri, 14 Feb 2020 09:58:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56292 colline e sole, logo rubrica oltre i confini

di Tonio Dell’Olio

Dopo dieci pagine tutte dedicate al coronavirus, l’ultimo articolo parla della psicosi da contagio. E ci credo! Ancora una volta l’informazione si è comportata così, scrivendo articoli su articoli circa un allarmismo diffuso e spesso ingiustificato che essa stessa ha contribuito pesantemente ad alimentare.

Non a caso alcuni tra gli studiosi più avveduti hanno definito il fenomeno “infodemia”. Quello diuna malattia contagiosa rappresenta l’esempio più eclatante dell’importanza dell’informazione, perché si tratta di materiale fragile da utilizzare con cura scrupolosa. Ancora di più nell’era della cosiddetta disintermediazione,

che lascia spazio a ogni alito di paura, ai pregiudizi e ai luoghi comuni sui social, i professionisti dell’informazione devono distinguersi per la verifica accurata delle fonti, per l’attenzione agli effetti collaterali che la pubblicazione della notizia potrebbe causare, preservando il fine di servire unicamente la verità.

I sintomi dell’infodemia non sono meno letali dell’epidemia, perché ne va della qualità stessa della vita. Confidiamo nella possibilità che gli operatori dell’informazione abbiano appreso la lezione e che i frequentatori di Facebook, Instagram e Whatsapp imparino almeno a stare più attenti.

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colline e sole, logo rubrica oltre i confini

di Tonio Dell’Olio

Dopo dieci pagine tutte dedicate al coronavirus, l’ultimo articolo parla della psicosi da contagio. E ci credo! Ancora una volta l’informazione si è comportata così, scrivendo articoli su articoli circa un allarmismo diffuso e spesso ingiustificato che essa stessa ha contribuito pesantemente ad alimentare.

Non a caso alcuni tra gli studiosi più avveduti hanno definito il fenomeno “infodemia”. Quello diuna malattia contagiosa rappresenta l’esempio più eclatante dell’importanza dell’informazione, perché si tratta di materiale fragile da utilizzare con cura scrupolosa. Ancora di più nell’era della cosiddetta disintermediazione,

che lascia spazio a ogni alito di paura, ai pregiudizi e ai luoghi comuni sui social, i professionisti dell’informazione devono distinguersi per la verifica accurata delle fonti, per l’attenzione agli effetti collaterali che la pubblicazione della notizia potrebbe causare, preservando il fine di servire unicamente la verità.

I sintomi dell’infodemia non sono meno letali dell’epidemia, perché ne va della qualità stessa della vita. Confidiamo nella possibilità che gli operatori dell’informazione abbiano appreso la lezione e che i frequentatori di Facebook, Instagram e Whatsapp imparino almeno a stare più attenti.

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Le buone notizie del mondo umano https://www.lavoce.it/buone-notizie-mondo-umano/ Wed, 17 Jul 2019 16:11:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54906

Ogni tanto c’è chi chiede ai giornali di dare spazio alle “buone notizie” che la cronaca quotidiana (nera, giudiziaria, politica, ecc) spinge ai margini delle pagine dei giornali e dei notiziari e talk show televisivi.

Allora si riapre la discussione se sia possibile fare giornali di sole buone notizie e c’è chi dice che no, non funzionerebbe. Di certo in questo giornale non trovate la cronaca nera, nè giudiziaria, nè politica ecc. se non quel tanto che basta ed è necessario per fare il punto della situazione. Trovate, però, tante “buone notizie” che sono tali non perché siano a lieto fine ma perché semplicemente raccontano un mondo in cui la collaborazione, il disinteresse, la solidarietà, la fiducia, l’amore, non sono utopia ma realtà.

E non è un mondo fatto solo di credenti. No, è un mondo che potremmo descrivere con una parola: umano. È il mondo delle feste di paese in cui la gente lavora fianco a fianco per un interesse comune, è il mondo del volontariato dei giovani e degli adulti che animano gli oratori e i campi estivi della protezione civile come anche il pellegrinaggio a Lourdes con i malati, è il mondo delle famiglie e degli amici che in questo tempo di vacanze ritrovano spazio e gusto per stare insieme.

In questo numero in diverse pagine riecheggia in modi diversi una verità fondamentale: l’essere umano non è fatto per vivere da solo contro tutti. Lo ricorda don Francesco Verzini che inizia il commento sul sacramento del matrimonio da …Adamo ed Eva, ovvero dal racconto della creazione che parla di un essere umano concepito come essere “in relazione” all’altro e non come individuo isolato, “disconnesso” dai suoi simili e dal mondo.

Tutta la Bibbia racconta di uomini e donne in relazione tra di loro e in relazione con Dio. Distruggere la fiducia che è alla base delle relazioni personali e sociali significa distruggere la società. Nella narrazione negativa che ci sommerge, sulla quale il quotidiano Avvenire quotidianamente porta l’attenzione, rischiamo di smarrire il senso della realtà e con esso il senso della fiducia.

Accade quando si parla dei migranti descritti come causa di tutti i nostri mali, o delle organizzazioni di volontariato e non governative di cui si sospettano secondi fini, ma accade anche quando si parla di temi caldi come il fine vita o l’eutanasia facendo passare l’idea che ci siano vite che valgono di meno e che quindi possono essere soppresse. Per citare solo alcuni dei temi caldi di questi ultimi tempi.

“Non è necessario essere credenti per riconoscersi membri di quella grande comunità che è l’umanità, dove ogni uomo ha lo stesso valore e la stessa dignità, a prescindere dalle condizioni in cui si trova”. Lo dice il cardinale Gualtiero Bassetti, intervistato sul tema dell’eutanasiaRipartire da questa verità, interiorizzarla, riconoscerla come base comune della nostra umanità potrebbe far crescere in noi gli anticorpi in grado di reagire e respingere i semi di odio che mettendo radici distruggono noi stessi e il mondo che amiamo.

Flavia Marcacci ci dice che la scienza può aiutare a costruire la pace. Non solo, la stessa scienza ci dice che è conveniente per tutti vivere in pace. Ma allora torna la domanda di sempre: chi ci guadagna a seminare odio, conflitti, guerra?

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Diavolo, clima e disinformazione https://www.lavoce.it/diavolo-clima-e-disinformazione/ Sat, 15 Dec 2018 08:00:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53637 Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani

Un alto funzionario dello Stato, qualificato collaboratore di un ministro in carica, si è attirato sarcasmi e sghignazzi per aver detto che l’innalzamento della temperatura atmosferica – fenomeno sempre più preoccupante per il futuro dell’umanità – è opera di Satana.

Forse con il fuoco dell’inferno, ha commentato qualche spiritoso. Ora, che il Maligno abbia il potere di alterare il corso degli eventi naturali, contro le leggi fisiche dell’universo, mi sembra un’affermazione discutibile anche dal punto di vista della dottrina cattolica più tradizionale; e una persona che ha un ruolo pubblico di una certa rilevanza dovrebbe astenersi dal farla, se non altro per evitare polemiche inutili. Ma lo ha detto veramente? No.

Secondo le informazioni più precise, al contrario, ha detto che a provocare gli sconquassi climatici sono i comportamenti dissennati, avidi, irresponsabili degli uomini, e il loro disinteresse per la salvaguardia dell’ambiente naturale. Su questo non possono non convenire anche i più accaniti sostenitori del “politicamente corretto” e della razionalità laica. Poi ha aggiunto che i comportamenti autodistruttivi dell’umanità sono ispirati da Satana.

Come si vede, il contenuto reale delle affermazioni di quel personaggio è molto diverso da quello che è stato riferito. C’è una bella differenza tra dire che a sparare un colpo mortale di pistola è stato il demonio in persona, e dire che a sparare, per odio e malvagità, è stato un uomo che odiava la vittima, e quei cattivi sentimenti vengono dal demonio.

Tanto più che chi crede alla presenza del Tentatore riconosce tuttavia che l’uomo resta sempre capace di scegliere, ed è per questo che è responsabile delle sue colpe. Ma non voglio discutere ora di teologia, e neppure di demonologia. Voglio solo mettere in evidenza quanto sia facile, per gli operatori dell’informazione, manipolare il senso delle notizie e mettere in bocca a un malcapitato – che si vuole ridicolizzare – parole e concetti che quello non ha mai espresso. Una capacità, questa sì, davvero diabolica.

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Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani

Un alto funzionario dello Stato, qualificato collaboratore di un ministro in carica, si è attirato sarcasmi e sghignazzi per aver detto che l’innalzamento della temperatura atmosferica – fenomeno sempre più preoccupante per il futuro dell’umanità – è opera di Satana.

Forse con il fuoco dell’inferno, ha commentato qualche spiritoso. Ora, che il Maligno abbia il potere di alterare il corso degli eventi naturali, contro le leggi fisiche dell’universo, mi sembra un’affermazione discutibile anche dal punto di vista della dottrina cattolica più tradizionale; e una persona che ha un ruolo pubblico di una certa rilevanza dovrebbe astenersi dal farla, se non altro per evitare polemiche inutili. Ma lo ha detto veramente? No.

Secondo le informazioni più precise, al contrario, ha detto che a provocare gli sconquassi climatici sono i comportamenti dissennati, avidi, irresponsabili degli uomini, e il loro disinteresse per la salvaguardia dell’ambiente naturale. Su questo non possono non convenire anche i più accaniti sostenitori del “politicamente corretto” e della razionalità laica. Poi ha aggiunto che i comportamenti autodistruttivi dell’umanità sono ispirati da Satana.

Come si vede, il contenuto reale delle affermazioni di quel personaggio è molto diverso da quello che è stato riferito. C’è una bella differenza tra dire che a sparare un colpo mortale di pistola è stato il demonio in persona, e dire che a sparare, per odio e malvagità, è stato un uomo che odiava la vittima, e quei cattivi sentimenti vengono dal demonio.

Tanto più che chi crede alla presenza del Tentatore riconosce tuttavia che l’uomo resta sempre capace di scegliere, ed è per questo che è responsabile delle sue colpe. Ma non voglio discutere ora di teologia, e neppure di demonologia. Voglio solo mettere in evidenza quanto sia facile, per gli operatori dell’informazione, manipolare il senso delle notizie e mettere in bocca a un malcapitato – che si vuole ridicolizzare – parole e concetti che quello non ha mai espresso. Una capacità, questa sì, davvero diabolica.

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Nell’era di internet siamo davvero più liberi e informati? https://www.lavoce.it/nellera-internet-davvero-piu-liberi-informati/ Sun, 27 May 2018 11:00:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51962

“La moltiplicazione delle fonti di informazione non vuol dire necessariamente pluralismo”. Lo sostiene Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di didattica e tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che martedì ha tenuto la relazione centrale all’assemblea della Cei (vedi anche a pagina 3). In Italia il numero di persone che ha accesso a internet ha superato quota 43 milioni (73% del totale), mentre gli iscritti sui social media sono 34 milioni (57%). Come sta cambiando la comunicazione in Italia? Il Paese è tra i primi al mondo come diffusione di smartphone, le percentuali di consumo internet sono sicuramente salite, ma manca ancora una cultura della Rete solida e diffusa, spesso il “saperci fare” viene confuso con la Media Literacy. C’è molto da lavorare. E la metà circa di italiani che non frequentano i social? Sono esclusi dai processi comunicativi? Il divario digitale ha contorni complessi, non si può ridurre all’asse nord-sud del mondo. Così abbiamo sacche di divario anche da noi, spesso nelle stesse smart cities. Penso alla popolazione anziana, o ai migranti. Che panorama mediatico dobbiamo aspettarci? Il sistema dei media sta cambiando in profondità. Il tradizionale assetto dei media main stream non regge più. La scena è fatta da una comunicazione sempre più crossmediale e transmediale. Occorre ripensare in profondità il senso e i linguaggi dei vecchi media. Il citizen journalism sta mutando (o uccidendo?) l’informazione così come si è strutturata in oltre un secolo di giornalismo? Oggi l’informazione...non informa più. Le notizie arrivano prima. Il problema è che spesso anche il commento si sposta dalla pagina del quotidiano alla rete dei social o alla blogosfera. Anche in questo caso va probabilmente ridefinito il ruolo del giornale dentro il nuovo contesto comunicativo. In un mondo in cui tutti possono dire la loro, si è davvero più liberi e informati? No, perché la moltiplicazione delle fonti di informazione non vuol dire necessariamente pluralismo. Può invece produrre disorientamento, senza sottrarre la produzione di informazione al rischio del controllo, del pensiero unico, del modellamento. I media possono essere considerati ancora soltanto degli strumenti? Assolutamente no. Oggi i media sono per un verso sinapsi sociali, per l’altro tessuto connettivo che tiene insieme le vite nostre e delle organizzazioni. I robot di Google studiano già i programmi scolastici dei bambini nei loro processi di apprendimento. Cambierà l’idea che abbiamo di uomo e di macchina? Oggi viviamo nella terza età della mediazione tecnologica, quella in cui la tecnologia media tra tecnologia e tecnologia. L’intelligenza artificiale sta modificando la relazione tra quello che è umano e quel che non lo è. L’antropologia e l’etica non possono che essere in prima linea.  ]]>

“La moltiplicazione delle fonti di informazione non vuol dire necessariamente pluralismo”. Lo sostiene Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di didattica e tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che martedì ha tenuto la relazione centrale all’assemblea della Cei (vedi anche a pagina 3). In Italia il numero di persone che ha accesso a internet ha superato quota 43 milioni (73% del totale), mentre gli iscritti sui social media sono 34 milioni (57%). Come sta cambiando la comunicazione in Italia? Il Paese è tra i primi al mondo come diffusione di smartphone, le percentuali di consumo internet sono sicuramente salite, ma manca ancora una cultura della Rete solida e diffusa, spesso il “saperci fare” viene confuso con la Media Literacy. C’è molto da lavorare. E la metà circa di italiani che non frequentano i social? Sono esclusi dai processi comunicativi? Il divario digitale ha contorni complessi, non si può ridurre all’asse nord-sud del mondo. Così abbiamo sacche di divario anche da noi, spesso nelle stesse smart cities. Penso alla popolazione anziana, o ai migranti. Che panorama mediatico dobbiamo aspettarci? Il sistema dei media sta cambiando in profondità. Il tradizionale assetto dei media main stream non regge più. La scena è fatta da una comunicazione sempre più crossmediale e transmediale. Occorre ripensare in profondità il senso e i linguaggi dei vecchi media. Il citizen journalism sta mutando (o uccidendo?) l’informazione così come si è strutturata in oltre un secolo di giornalismo? Oggi l’informazione...non informa più. Le notizie arrivano prima. Il problema è che spesso anche il commento si sposta dalla pagina del quotidiano alla rete dei social o alla blogosfera. Anche in questo caso va probabilmente ridefinito il ruolo del giornale dentro il nuovo contesto comunicativo. In un mondo in cui tutti possono dire la loro, si è davvero più liberi e informati? No, perché la moltiplicazione delle fonti di informazione non vuol dire necessariamente pluralismo. Può invece produrre disorientamento, senza sottrarre la produzione di informazione al rischio del controllo, del pensiero unico, del modellamento. I media possono essere considerati ancora soltanto degli strumenti? Assolutamente no. Oggi i media sono per un verso sinapsi sociali, per l’altro tessuto connettivo che tiene insieme le vite nostre e delle organizzazioni. I robot di Google studiano già i programmi scolastici dei bambini nei loro processi di apprendimento. Cambierà l’idea che abbiamo di uomo e di macchina? Oggi viviamo nella terza età della mediazione tecnologica, quella in cui la tecnologia media tra tecnologia e tecnologia. L’intelligenza artificiale sta modificando la relazione tra quello che è umano e quel che non lo è. L’antropologia e l’etica non possono che essere in prima linea.  ]]>
L’ultimo editoriale di mons. Elio Bromuri: “Opere di misericordia. E noi?” https://www.lavoce.it/opere-di-misericordia-e-noi/ https://www.lavoce.it/opere-di-misericordia-e-noi/#comments Thu, 06 Aug 2015 10:05:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42065 Cari lettori, come sempre, in agosto ci fermiamo per tre settimane. Interrompere un dialogo non è mai piacevole, ma in questi casi è inevitabile. Speriamo di ritrovarci all’inizio di settembre per sviluppare le nostre informazioni e riflessioni.

Mi è venuto da pensare che mai come nei prossimi mesi sarà necessario e urgente avere orecchi attenti e voci limpide e forti per annunciare al mondo un messaggio forte, controcorrente – al grande mondo delle comunicazioni internazionali e al piccolo mondo dei territori, anche i nostri spesso ristretti, che rischiano di diventare un deserto di idee: molte sagre e poche idee.

In chiave più pessimista dovremmo anche dire: tanta droga e pochi ideali, tanta informazione sulle “sostanze” vecchie e nuove, ma incapacità di dominio di sé da parte di tanti nostri bravi giovani.

Le idee cui mi riferisco sono quelle che divulghiamo fin dalle origini del settimanale, di cui siamo nello stesso tempo destinatari e annunciatori. Sono, evidentemente, le verità cristiane destinate alle genti, e che non finiremo mai di diffondere ovunque e comunque come primaria missione, sia pure nello specifico strumento giornalistico a noi proprio.

Per il prossimo futuro (dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016), il nostro messaggio avrà una particolare sottolineatura che ci viene dal Giubileo. Andando a vedere come il Giubileo sia stato preparato e indetto nella Bibbia, si nota che comporta il ritorno alla fase iniziale della storia, a una condizione religiosa, culturale e sociale nuova o rinnovata da riproporre con tenacia e generosità, nella quale tutti si cercano e ritrovano più uguali, o almeno più simili, più vicini e concordi, perdonati da Dio e riconciliati tra loro.

Papa Francesco lo ha spiegato bene nella bolla di indizione Misericordiae vultus (“Il volto della misericordia”). Anche i Vescovi umbri in un bel messaggio lo hanno ribadito, sottolineando che proprio nella nostra regione hanno sede due centri di spiritualità che incarnano visibilmente il richiamo alla misericordia e al perdono: la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli in Assisi e il santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza.

La sostanza di questo grande messaggio va a concretizzarsi in quella sorta di abbecedario della carità – a volte ripetuto in forma di filastrocca – che il popolo cristiano ha elaborato lungo i secoli, un elenco di “14 opere di misericordia, sette corporali e sette spirituali”, che hanno radici profonde nel Vangelo (capitolo 25 di Matteo ). Sono un itinerario, una specie di sentiero di montagna molto utile per raggiungere la meta. Fuor di metafora, nel nostro caso, non solo utili ma indispensabili per evitare che l’amore professato sia fatto solo di parole.

Interessante osservare che le opere di misericordia siano definite “corporali”, quelle della prima tavola, e “spirituali” quelle della seconda. Ci domandiamo: e noi dove stiamo, noi come giornale La Voce? Specificamente non siamo una di queste opere. Non è detto “leggere e diffondere i giornali cattolici”. Ma è scritto, ad esempio: 8) consigliare i dubbiosi, 9) insegnare agli ignoranti, 10) ammonire i peccatori, 11) consolare gli afflitti, 12) perdonare le offese, 13) sopportare pazientemente le persone moleste.

A prima vista, tutto ciò non può interrogare un giornale. Se però ci si riflette bene e si legge nella chiave attuale della comunicazione, compresa quella digitale, si potrebbe concludere che, tra le opere “spirituali”, gran parte potrebbe essere fatta propria dai mass media. Ciò rappresenta, nel pluralismo confuso del mondo attuale, in cui circolano menzogne e falsi valori, un richiamo tra i più necessari da ricordare e professare.

E infine, consideriamo che la memoria storica della carità e della misericordia è non solo sbiadita ma, più spesso, del tutto cancellata. Pertanto La Voce, o meglio, la comunità cristiana deve avere la consapevolezza di essere strumento di aggiornamento, attualizzazione, approfondimento e risveglio.

Buone vacanze.

 

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Social-polarizzazioni ai tempi di Facebook https://www.lavoce.it/social-polarizzazioni-ai-tempi-di-facebook/ https://www.lavoce.it/social-polarizzazioni-ai-tempi-di-facebook/#comments Wed, 15 Jul 2015 09:54:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=38957 facebookSono tempi, questi, di grandi discussioni collettive: famiglia, scuola, migranti. È utile proporre una riflessione sulle dinamiche comunicative all’interno delle quali tali dibattiti si inseriscono.

Pur permanendo uno spazio di risonanza sui media classici (che però sembrano sempre più rivestire un ruolo limitatamente assertivo), è palese come il fermentare di notizie e controversie abbia cittadinanza all’interno del mondo social.

È una realtà evidente per chi li “abita”, quanto escludente per i pochi che – pur per ragioni legittime – provano a decifrare la polis come se questa rivoluzione della comunicazione e del pensiero non fosse avvenuta.

“Mi piace”… cosa?

Il mondo social investe chi lo abita di due funzioni: quella di poter dire la propria, e quella di potersi informare per poter dire la propria. Se sul “dire la propria” si è discusso e scritto, è sul potersi informare che vale la pena spendere qualche pensiero.

Chi usa Facebook sa che gran parte del tempo passato su questo social consiste nello scorrere la bacheca della home, dove compaiono gli stati, le condivisioni degli amici, ma anche gli aggiornamenti delle agenzie informative – soprattutto testate on line e blog – sulle quali l’utente ha cliccato mi piace.

Questo processo pare innocuo: cliccherò mi piace su ciò che mi interessa per seguirne gli aggiornamenti, il negozio di chitarre, ad esempio, e non cliccherò mi piace sul negozio di découpage.

Lo stesso processo diventa però cruciale se dal negozio di hobbistica si passa alla fonte informativa su temi importanti. Facciamo un esempio attuale.

Ipotizziamo due utenti Facebook, fortemente interessati ai temi messi in campo dal recente Family Day, ma con visioni antropologiche e appartenenze culturali del tutto opposte. Senza allontanarci troppo dal vero, possiamo prevedere che ciascuno metterà mi piace e quindi seguirà blog o quotidiani coerenti con la propria visione, aumentando così nel tempo fonti monocolore, in modo proporzionale al grado di militanza dall’una e dall’altra parte.

Ovviamente ci sarà anche chi per libertà personale avrà nella sua home fonti di segno opposto, ma è innegabile che mettere mi piace a una testata o blog di segno opposto alla propria appartenenza costituisca una soglia psicologica non irrilevante.

In sintesi, maggiore sarà l’uso e la cittadinanza nel proprio mondo di riferimento, maggiore sarà il modellarsi della propria “socialsfera” alla propria visione culturale. L’ambiente in cui ci si troverà gradualmente a navigare, come un guanto, aderirà in modo sempre più armonico con la propria verità, sempre più confermata.

E allora che succede?

Fin qui si è semplicemente descritto un dato di realtà. Ma quali le implicazioni? Non ci vuole molto. Il livello di polarizzazione tra posizioni distanti sale alle stelle, e la possibilità di un confronto che abbracci la complessità di posizioni diverse diventa arduo.

Per cattiva volontà dei social-cittadini? No, ci mancherebbe. Ma per un processo tanto semplice quanto inevitabile: un sistema personale così auto-costruitosi nel tempo, su misura dell’utente, non lascia spazio a dubbi o possibilità dal mettere in crisi le proprie idee.

Facciamo un altro esempio. Poniamo la possibilità di disporre di due profili sperimentali, uno pro-vita, uno pro-Lgbt, maturi ed espansi, ossia ben caratterizzati dal mondo culturale di riferimento in termini di amicizie e mi piace. Poniamo la possibilità di una consultazione da parte terza delle due diverse narrazioni sul tema gender per quanto postato da amici e agenzie di informazione.

Quale sarebbe il risultato? Di sicuro, quello di due narrazioni comunque solide. Il problema ovviamente è che nessuno dispone abitualmente di questo Dottor Jekyll & Mr. Hyde (a prescindere da quale sia la parte buona e quella cattiva).

Molto più realisticamente, esistono sì utenti social che per storia, disponibilità e anche libertà riescono, seppur parzialmente, ad abbracciare uno spettro non polarizzato di posizioni, ma sono – ne restiamo convinti – la minoranza. È alta la sensazione che un “contenitore informativo” così determinato contribuisca non poco alla polarizzazione estrema che sembra investire i dibattiti più caldi di questo periodo.

Conclusioni

Già dalle prime righe sentiamo il levarsi di scudi dei social-cittadini schierati sì, ma liberi, critici e informati. Nessuna paura, ci mancherebbe che non si desse spazio a questa opzione. Il problema è capire quale sia la tendenza di base che investe la maggioranza degli utenti.

Rimane il dubbio che anche i più consapevoli tendano a drenare le proprie occasionali perdite di certezze o a ovattare l’insorgenza di dubbi mediante condivisioni da fonti che blocchino prontamente ogni cedimento all’autocritica.

Spesso la formula ricorrente è la stessa: condivisione di un articolo a rinforzo delle proprie certezze, magari introdotto da due-tre righe di commento personale e quindi pletora di commenti degli amici, spesso e volentieri in un crescere di radicalismo.

Perché poi il dato che rimane è questo: c’è più dialogo, più possibilità di confronto in queste praterie che sembrano essere sconfinate? A nostro parere, non tanto, o perlomeno, una maggiore consapevolezza gioverebbe un po’ a tutti. Soprattutto capire se al primo posto venga l’affermazione della mia-verità-a-prescindere o la dignità della mia-verità-che-sappia-interrogarsi-per-diventare-relazione.

Un’ultima chiosa. Le agenzie informative fanno il loro mestiere. Noi utenti comuni recepiamo informazioni, assumendole nel nostro corredo di fonti. Ma spesso ciò avviene senza quella specifica formazione, che permette di cogliere a fondo criteri e concetti sui quali nascono le stesse informazioni.

Ne siamo quindi fruitori, beneficiari ma anche vittime. Va anche ricordato come questa fase nuova della circolazione delle idee usufruisca di contenitori comunque privati. Perché i social sono di due, tre nel mondo, e questo non li rende una cosa neutra (Twitter ad esempio segue logiche del tutto diverse, con implicazioni ulteriori).

Immaginiamo come cambierebbero milioni di relazioni personali se un giorno Zuckerberg decidesse di inserire il tasto non mi piace. Ma questo è un ulteriore discorso.

 

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La vita difficile di giornali e tv locali, una rete di “piccoli” dai grandi numeri https://www.lavoce.it/la-vita-difficile-di-giornali-e-tv-locali-una-rete-di-piccoli-dai-grandi-numeri/ Fri, 10 Jul 2015 11:43:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=38302 Nel tempo in cui si fa di tutto per tutelare le specificità alimentari del territorio la politica si disinteressa delle specificità culturali che passano attraverso il mondo dell’informazione fatto di giornali, televisioni e radio locali. E pare se ne disinteressi anche l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) visto che nella “Relazione annuale 2015 sull’attività svolta e sui programmi di lavoro” presentata il 7 luglio dal presidente Angelo Marcello Cardani, anche se si parla di pluralismo informativo, digital divide, nuovi sistemi di comunicazione, servizio universale di Poste italiane.

“Quando si giunge al capitolo che attiene all’editoria e ai servizi postali, tema a noi carissimo e fonte di notevoli preoccupazioni, il paventato riordino del servizio universale con la consegna a giorni alterni per un quarto della popolazione italiana pone più di un dubbio sull’effettivo esercizio del pluralismo in campo informativo” commenta Francesco Zanotti, presidente della federazione dei Settimanli cattolici, alla quale in Umbria aderiscono il nostro settimanale, La Gazzetta di Foligno e La Squilla. Zanotti sottolinea l’incoerenza dell’Agcom, quando ipotizza sistemi digitali, on line, di diffusione alternativi a quelli cartacei e allo stesso tempo riconosce che “l’Italia conferma una posizione di arretratezza nell’indicatore di realizzazione della banda larga”.

E a livello delle famiglie siamo al 51% con la sottoscrizione di un abbonamento, rispetto al 70% di media europea e una copertura della banda larga del 36% contro una media dei 28 Paesi Ue del 68%. “Da una parte si auspica un evento (la consegna digitale) che da un’altra parte viene escluso osservando la realtà (l’arretratezza italiana nell’online). Per non parlare della dimenticanza totale dei periodici del territorio, i nostri compresi, veri e propri quotidiani che escono una volta alla settimana. Non considerare questa presenza e questo fortissimo legame con milioni di persone significa vivere in un altro Paese”.

Anche la rete televisiva locale critica l’Agcom. Mercoledì l’Aeranti-Corallo, l’associazione che raccoglie oltre mille imprese radiotelevisive del Paese, ha fatto il punto della situazione delle oltre seicento tv locali della Penisola che insieme hanno i numeri di una grande azienda, spiega Marco Rossignoli, coordinatore dell’Aeranti-Corallo, con oltre 2.500 giornalisti assunti regolarmente e altri 6.000 dipendenti fra tecnici, personale amministrativo e commerciale.

Uno dei nodi critici, denuncia Luigi Bardelli, presidente dell’associazione Corallo, “è il futuro delle 144 reti che, secondo l’esecutivo, devono ‘rottamare’ le loro frequenze perché trasmettono su canali - concessi dallo Stato – che creano interferenze alle stazioni oltre confine e che, stando alle disposizioni internazionali, non potevano essere concessi. Adesso il governo, con l’Agcom, impone alle reti di liberare le frequenze ‘volontariamente’ versando indennizzi irrisori. Anche la questione dei nuovi canoni è un macigno non ancora rimosso.

Era stato previsto un maxi-aumento per le reti locali a fronte di una sconto, da almeno 40 milioni di euro, per Rai e Mediaset. “Il governo ha promesso una revisione, ma nessun provvedimento è stato portato in Consiglio dei ministri”, dichiara Rossignoli.

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Un’ecologia integrale “made in Umbria” https://www.lavoce.it/unecologia-integrale-made-in-umbria/ Wed, 24 Jun 2015 08:41:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36401 san-francesco-cantico-Nicholas-Roerich
San Francesco predica agli uccelli in un’opera di NIcholas Roerich

L’ultima enciclica di Papa Francesco, Laudato si’, ha suscitato un coro di unanimi consensi a livello mondiale, quasi avesse segnato la “conversione” della Chiesa alla causa ecologista. In realtà, come testimonia il titolo con l’esplicito richiamo al Cantico delle creature di san Francesco, Papa Bergoglio ha dimostrato che l’amore per il creato è un atteggiamento che perdura da almeno otto secoli ed è, anzi, connaturato con il cristianesimo.

E Assisi, visto il gran numero di citazioni francescane all’interno del documento, si sente giustamente in prima fila in questa “battaglia” per la tutela del creato, come ha confermato mons. Domenico Sorrentino, chiamato dalla Rai, a Uno mattina estate, a commentare l’enciclica papale, anche perché, proprio sull’argomento, è in uscita una sua breve pubblicazione presso la Cittadella editrice. Un intervento ampio, durante il quale il nostro Vescovo ha avuto modo di mostrare la ricchezza del messaggio rivolto a credenti e non credenti; e che i mass media hanno, per forza di cose, semplificato.

“Sul modello di un’ecologia integrale – ha spiegato mons. Sorrentino – la casa comune è una gioia immensa. Abbiamo quindi la responsabilità di testimoniare, sulle orme di san Francesco, questo grande messaggio. Ne sono interpellati i singoli, la società civile e la politica. Si richiedono nuovi stili di vita e un rinnovato impegno a favore dell’ambiente, della vita umana, della famiglia, dei poveri”.

Il temine “ecologia”, infatti, non va letto unicamente in senso biologico: “L’ecologia integrale non può fermarsi all’ecologia delle cose”, visto che il temine da cui deriva “ecologia”, oikos (in greco, “casa”), ha una serie di accezioni molto più ampie: “Oikos è la casa, oikos è la vita, quella di tutti gli esseri viventi, quella della persona umana in tutte le sue fasi, dal concepimento al tramonto. Oikos è la famiglia, dove si intrecciano relazioni vere e durature. Oikos è quel senso di fraternità che, analogicamente, nella prospettiva del Cantico, può essere esteso alle cose materiali e animali”. È per questo motivo che l’ecologia di Papa Francesco è “a tutto tondo”: “un’ecologia ambientale e umana, spirituale e culturale, economica e sociale”.

Un’enciclica nella quale, tra l’altro, non è citato unicamente san Francesco ma anche san Benedetto da Norcia, motivo per cui non solo Assisi ma tutta la nostra regione – come testimoniato dalla Conferenza episcopale umbra – diviene un testimone privilegiato dell’esigenza di proteggere e conservare la nostra “casa comune”, in modo da assicurare a tutti, specialmente ai più poveri, le stesse risorse e le stesse opportunità di cui i Paesi ricchi godono egoisticamente e in maniera miope ormai da decenni. Da questa prospettiva, dunque, l’enciclica Laudato si’ è molto più ricca e complessa di quella descritta dai mass media, e i Vescovi umbri invitano tutte le componenti della comunità cristiana e della società civile a esaminarla con attenzione in tutte le sue implicazioni.

 

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Il Sacro conteso. Il Papa, Medjugorje e i media https://www.lavoce.it/il-sacro-conteso/ https://www.lavoce.it/il-sacro-conteso/#comments Thu, 11 Jun 2015 08:37:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35361 Fedeli a Medjugorje
Fedeli a Medjugorje

Sono bastate poche parole di Papa Francesco, dette in due circostanze: sull’aereo di ritorno da Sarajevo, e nell’omelia della messa nella cappella di Santa Marta in Vaticano il 9 scorso, per suscitare interesse e vivaci discussioni.

Il Papa ha detto che sulle apparizioni di Medjugorje ci sarà una presa di posizione da parte della Santa Sede, sulla base dei risultati raggiunti dalla Commissione apposita presieduta dal card. Ruini.

E durante la messa ha precisato che la Madonna non è una… postina: “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? Questa non è identità cristiana. L’ultima Parola di Dio si chiama Gesù, e niente di più”.

I media si sono subito scatenati, esasperando queste poche espressioni del Papa e arrivando diritti alla conclusione per cui – secondo loro – la storia di Medjugorje sarebbe tutto un bluff.

Al momento sembra di poter dire che l’intenzione di Papa Francesco fosse quella di ri-centrare la fede nel Cristo Signore, unico Mediatore tra Dio e gli uomini, colui che con la morte e risurrezione ha portato la salvezza a tutto il mondo. La stessa sua madre Maria ha tratto grazia e santità e ha avuto i privilegi della concezione immacolata e dell’assunzione al cielo per i “previsti” meriti del suo Figlio.

Queste precisazioni valgono nei confronti di coloro che – sia pure inconsapevolmente – possono essere eccessivamente trascinati dall’entusiasmo e dall’affetto verso la Madre di Dio e Madre della Chiesa, appagandosi e fermandosi a un culto mariano personale e popolare; mentre Maria deve condurre sempre a Gesù e ci invita come fece a Cana di Galilea: “Fate tutto ciò che vi dirà”.

Se in tempi prossimi, come previsto, vi sarà una dichiarazione più ampia e diffusa su Medjugorje, non potrà che essere improntata al riconoscimento di quanto di bene si è realizzato e si realizza nell’esperienza spirituale dei pellegrini sinceri, che cercano la conversione e il rafforzamento della fede attraverso il conforto di apparizioni che stimolano il sentimento interiore e rafforzano il senso della presenza del Divino. Di questi pellegrini sinceri ne conosciamo tutti alcuni, che hanno avuto esperienze spirituali autentiche e profonde.

Per quanto riguarda le apparizioni (e non ci sarebbe neppure bisogno che lo dicesse il Papa), non sarebbe plausibile una loro “programmazione predefinita”, quasi che la Madonna fosse a continua disposizione come un’impiegata delle Poste, come direbbe ironicamente Papa Bergoglio.

Eppure, tutto questo è avvenuto anche dalle nostre parti qualche tempo fa, quando fu annunciato un rosario con la presenza di una veggente che avrebbe avuto un’apparizione. Sembra di poter dire, a questo punto, che la confidenza con il Sacro, quando è esorbitante, lo distrugge e lo rende perfino ridicolo, gettando il disprezzo su ciò che vi è di più prezioso per i credenti.

Se poi le apparizioni siano autentiche, di origine soprannaturale e non solamente psicologica o mentale, lo dovranno stabilire gli autentici Pastori della Chiesa, illuminati dallo Spirito santo: i Vescovi e il Papa. E comunque saranno sempre da considerare rivelazioni “di carattere privato”, cioè che non devono obbligatoriamente essere credute da tutta la Chiesa, essendo chiusa l’èra della Rivelazione con la testimonianza dell’ultimo apostolo, Giovanni.

 

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C’è meno deliquenza di quanto s’immagini https://www.lavoce.it/ce-meno-deliquenza-di-quanto-simmagini/ Wed, 27 May 2015 13:34:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34280 I questori di Perugia e Terni, Carmelo Gugliotta e Carmine Belfiore
I questori di Perugia e Terni, Carmelo Gugliotta e Carmine Belfiore

Contrariamente a quanto si pensa dopo avere consultato i media, che riferiscono quotidianamente di furti in casa, scippi per strada, rapine e aggressioni, in Umbria anche nell’ultimo anno il numero di questi reati è in costante diminuzione.

Lo hanno ricordato, elencando una serie di dati e numeri, i questori di Perugia e Terni, Carmelo Gugliotta e Carmine Belfiore, in occasione delle celebrazioni per il 163° anniversario della fondazione della Polizia, alle quali ha partecipato il sottosegretario Gianpiero Bocci.

Nel capoluogo umbro la cerimonia si è svolta venerdì scorso al centro congressi del Capitini, presenti molti studenti dell’istituto. “I numeri – ha detto Gugliotta – danno ragione all’azione intrapresa. La battaglia ha dato ottimi risultati, ma la guerra al crimine non è vinta. Di una cosa sono certo: l’impegno di tutti noi non verrà meno”.

A Terni la festa è stata celebrata invece sabato scorso a palazzo Gazzoli. “Siamo sulla strada giusta – ha detto il questore Belfiore – e il trend generale dei delitti è in flessione costante. Bisogna incrementare e rendere sempre più proficuo il nostro lavoro”.

La differenza tra i numeri positivi sull’andamento dei reati e le paure della gente è spiegata dagli esperti con la differenza che esiste tra la sicurezza reale e quella “percepita” dai cittadini, allarmati appunto da notizie che – sempre secondo gli esperti – creano preoccupazioni eccessive e finiscono per alterare la realtà dell’ambiente nel quale si vive.

Un dilemma non risolto, che esiste non solo in Umbria, soprattutto per la crescente presenza dei media . Qui valgono i consigli che il questore di Perugia ha rivolto ai numerosi studenti: “A voi giovani vogliamo dedicare una particolare attenzione e rivolgere un sentito incoraggiamento. Non lasciatevi prendere dallo scoramento, non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio. Siate voi stessi esempio e stimolo per gli adulti. Noi poliziotti, con tutti i limiti e le fragilità della nostra natura di uomini, continueremo a impegnarci per essere custodi dei valori sacri della libertà, della democrazia e della giustizia, difensori – a volte fino al sacrificio estremo – del diritto dei cittadini a vivere sicuri in una società giusta e libera”.

A Terni invece durante la cerimonia il questore ha consegnato una targa celebrativa a Diego Raggi , fratello di David, il giovane ucciso per strada senza alcun motivo da un marocchino ubriaco. Subito erano cominciate le polemiche politiche sugli immigrati che vengono in Italia a “levare casa e lavoro” agli italiani e a “fare i delinquenti”. I familiari avevano però preso le distanze da queste affermazioni, e il giorno del funerale Diego Raggi avevano donato fiori ai nordafricani presenti con il loro imam .

Il riconoscimento è stato consegnato al fratello del giovane ucciso “a testimonianza – è stato ribadito – della profonda stima per il non comune senso civico ed equilibrio dimostrati in occasione del tragico evento che ha colpito la sua famiglia e la città di Terni”.

 

Meno reati predatori, ma ancora tanta droga

 PERUGIA

Più arresti (483 nell’ultimo anno, 28 in più del precedente), 347 stranieri espulsi, con un calo di reati del 17% in provincia e del 20% nel Comune capoluogo. Si sono ridotti – ha sottolineato il questore – i reati predatori, in particolare nel Comune i furti calano del 19%, le rapine del 32%; meno morti violente, reati connessi con il traffico di stupefacenti e morti per overdose. Resta però grave il problema della droga (ne sono stati sequestrati 13 chili nelle varie operazioni di polizia); il 40% degli arrestati sono persone che spacciano o consumano stupefacenti.

 TERNI

È anche grazie al grande lavoro di prevenzione svolto ogni giorno dagli agenti della polizia – ha detto il questore – se i numeri generali dei reati sono in calo. Controlli particolari vengono svolti costantemente alla stazione ferroviaria per prevenire il “pendolarismo criminale” da Roma. Preziose poi le segnalazioni dei cittadini, dei Comitati di quartiere e delle associazioni. Con risultati importanti nell’ultimo anno: 1.000 delitti in meno in tutta la provincia, dove anche i furti nelle abitazioni (che tanto preoccupano i cittadini) sono stati 221 in meno dell’anno precedente. Quaranta le persone arrestate nelle operazioni antidroga, durante le quali sono stati sequestrati 181 chili di marijuana, quasi 5 chili di hashish, 927 grammi di cocaina e 78 grammi di eroina.

 

 

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Connessione di cuori https://www.lavoce.it/connessione-di-cuori/ Fri, 15 May 2015 08:27:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33430 Volontari e operatori aiutano nella rimozione delle macerie dopo il terremoto in Nepal
Volontari e operatori aiutano nella rimozione delle macerie dopo il terremoto in Nepal

Colletta per la solidarietà ai nepalesi nelle parrocchie italiane domenica 17 maggio, nella solennità dell’Ascensione del Signore che è anche Giornata mondiale per le comunicazioni sociali sul tema “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”.

La colletta l’hanno voluta i Vescovi ma sta già nel cuore dei cattolici italiani, nella sensibilità di coloro che partecipano all’eucaristia domenicale. “Colletta” significa mettere insieme, condividere, collegarsi. Domenica sarà una connessione reale, una colletta reale di relazione di carità con i nepalesi.

“La Presidenza della Cei – si legge nel messaggio -, a nome dei Vescovi italiani, rinnova profonda partecipazione alle sofferenze delle popolazioni del Nepal provate dal terribile terremoto che ha provocato migliaia di morti. A causa della straordinaria gravità del sisma, dopo lo stanziamento di 3 milioni di euro dai fondi dell’8 per mille disposto nei giorni scorsi, la Presidenza indìce una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 17 maggio, come segno della concreta solidarietà di tutti i credenti”.

A dire la verità, questa Chiesa italiana, questi cattolici italiani, queste parrocchie sono davvero “con le mani bucate”: non c’è domenica senza un banchetto fuori dalle porte della chiesa che propone un gesto di carità e solidarietà verso gli immigrati, verso un’associazione di volontariato per i malati di cuore, della Sla, dei portatori di handicap, per i poveri che bussano alle porte delle canoniche, per le scuole materne, per i gruppi parrocchiali, scout o Azione cattolica. Anzi, anche le associazioni laiche di emanazione non cattolica hanno capito che lì, proprio in quelli che alcuni indifferenti considerano bigotti, palpita un cuore generoso. E come se non bastasse, ogni domenica arrivano in Chiesa mamme e papà con i loro figli che portano pesanti borse della spesa. E poi vi sono il gruppo Caritas o della San Vincenzo che pensano anche agli affitti dei bisognosi.

Nel cuore di questi cattolici praticanti vi è spazio per tutti, anche per i lontani, perché con le Giornate missionarie si sono abituati a pensare in termini “cattolici”, vale a dire mondiali, universali. Questa domenica troveranno attenzione anche i terremotati del Nepal. I volti di bimbi e mamme, di case sventrate, i feretri di migliaia di morti che hanno reso i superstiti familiari, membri di casa nostra, della nostra famiglia.

È il potere positivo della comunicazione, della tv e di internet. I nepalesi non ci sono più estranei, forestieri, stranieri. Sono nostri amici. Ci pare di conoscerli da sempre; le loro famiglie sono le nostre famiglie. Non possiamo girarci dall’altra parte. Abbiamo visto, sappiamo. Internet, con diversi media, ci ha messi in connessione. Chiamano il Web “connessione di intelligenze”. In realtà è connessione di cuori, di emozioni che vincolano e incoraggiano alla solidarietà. Il trionfo di una comunicazione di bene, che genera relazioni quasi di famiglia tra noi e i nepalesi, è una felice coincidenza nella Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, voluta dal Concilio Vaticano II ma ancora troppo trascurata dalle nostre parrocchie.

È la 49a Giornata mondiale. Ha per tema la famiglia, oggi piuttosto bistrattata dai media, dal pensiero conforme e dominante. I cattolici ne dovrebbero prendere atto e amare la loro stampa, i loro siti. Invece non è sempre così. Eppure, anche fare informazione è un atto di carità verso lo spirito, perché non si ammali. Spesso anche a noi cattolici pare che la carità “delle cose” sia più importante della carità dello spirito. Nel ricordare la colletta per il Nepal, sottolineiamo invece che essa avviene per merito della comunicazione in generale, e della comunicazione dei nostri settimanali che proprio ai cattolici si rivolgono.

 

Caritas italiana in Nepal

Caritas italiana è presente in Nepal ed è sostenuta negli interventi da Caritas India e da tutta la rete internazionale. Le priorità restano cibo, acqua e riparo. Si sta cercando di fornire anche un sostegno psico-sociale. Finora sono state raggiunte circa 4.000 famiglie. Sono state già distribuite 10.000 tende e 3.000 teloni cerati. Caritas Nepal ha lanciato un piano di intervento organico in favore di 20.000 famiglie (circa 100.000 persone) per i prossimi due mesi, con un costo di oltre 2,5 milioni di euro.

Il piano prevede la distribuzione sia di kit per alloggi temporanei (teloni, corde, materassini, coperte) sia materiale igienico-sanitario e generi non alimentari di prima necessità (lampade a energia solare, pentole e utensili da cucina; pastiglie per la potabilizzazione dell’acqua). L’intervento è rivolto alle famiglie le cui abitazioni sono crollate o gravemente danneggiate.

 

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Amanti della verità e della tolleranza https://www.lavoce.it/amanti-della-verita-e-della-tolleranza/ Fri, 20 Feb 2015 11:49:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30416 Senza alcun rimpianto, il Carnevale è passato. Forse solo i bambini ne hanno potuto godere per un attimo della loro vita spensierata e ignara. La Quaresima ci riporta al senso del reale, e potrà forse rasserenarci alquanto nella meditazione dei grandi misteri della vita e della storia. La cenere sparsa sul capo dei fedeli è un velo sottile di tristezza. La violenza – che assume, ogni giorno di più, tinte fosche di atrocità sfacciata ed esasperata – rischia di esasperare gli animi. La guerra di aggressione dell’Isis si fa più acuta e vicina, più minacciosa, e diretta anche verso l’Italia. Ritorna in circolo la parola “guerra” non solo per esecrarla, ma per legittimarla (p.es. Galli Della Loggia, Corriere della sera, 15 febbraio). L’aggressività difensiva e punitiva conquista il sentimento di molta gente. Un giovane signore, ben distinto e ben messo socialmente, mi ha detto: “Dio mi perdoni, ma io quella gente lì la strozzerei con queste mie mani”. Si parlava degli assassini dei 21 cristiani copti egiziani decapitati. Barbaramente uccisi “solo perché cristiani”, come ha amaramente commentato il Papa. Ripetevano: “Gesù, aiutami!”. L’Italia – che potrebbe essere costretta a decisioni drammatiche per evitare che la violenza, come un incendio, divampi dal Nord Africa alle coste del nostro Sud – sta facendo una guerra anch’essa vicina e preoccupante: guerra di carte, di cavilli, di procedure, di parole, di regole di buona educazione democratica… diciamo pure: di nulla, di vuoto, di problemi lontani dalle esigenze reali e concrete, e tuttavia tutto ciò è necessario per fare un passo avanti nel cammino di riforme del nostro Paese. Guerra con ‘assalto’ alla Presidenza della Camera dei deputati, saltando sui banchi e prendendosi a pugni. Fuori da ogni buon senso e da ogni razionalità. Si litiga per l’orgoglio frustrato di partiti e di personaggi indisposti a cedere il passo.

Qualcuno a Ballarò di martedì scorso ha detto: “Come si può pensare che una classe politica dirigente di questo tipo possa affrontare un conflitto bellico vero e proprio?”. Ma in questi giorni c’è stato anche un altro richiamo di attenzione, almeno per coloro che seguono la storia delle idee e dei movimenti sociali e culturali. Noi cristiani, soprattutto laici impegnati e maturi, e anche i mass media d’ispirazione cristiana, siamo costretti a farlo. Ebbene, il richiamo viene da un gruppo di affiliati alla massoneria sotto l’egida dell’Accademia dei Filaleti, (Corriere dell’Umbria, 15 febbraio; vedi anche Il Sole 24 Ore, stessa data), i quali hanno rievocato la figura di Giordano Bruno, bruciato vivo in Campo dei Fiori a Roma il 17 febbraio 1600 con l’accusa d’essere eretico, sostenitore di idee anticattoliche. Invitato per un lungo periodo a rivedere le sue posizioni, e dopo un processo durato anni, rifiutò ogni suggerimento e minaccia, e sfidò i suoi giudici esaltandosi con quegli “eroici furori” che lo hanno fatto diventare il paladino del libero pensiero. La Chiesa, che all’epoca aveva il potere temporale e si comportava secondo le leggi del tempo, ha poi considerato questa condanna come un errore, e ha compiuto un lungo percorso di correzione fino giungere, a metà del XX secolo, con il Concilio Vaticano II, a emanare una dichiarazione sulla libertà di coscienza (Dignitatis humanae, 1965). In Europa il problema non esiste, anzi esiste un problema di segno opposto: l’eccesso di una libertà sfrenata e assoluta che nega ogni principio di vita e di fede, e finisce per negare se stessa.

I laici “amanti della verità” (Filaleti) e moltissimi membri delle associazioni e delle Logge un compito comunque ce l’hanno, e hanno un enorme campo d’azione davanti a loro. Una missione storica: vadano come ‘missionari laici’ del libero pensiero a insegnare la tolleranza e il diritto alla libertà di pensiero, di parola, di associazione, di stampa, di poter cambiare l’appartenenza religiosa, a tutte quelle popolazioni genericamente di religione e cultura musulmana che hanno nelle loro leggi e nel sentire profondo un grande senso dei doveri verso Dio e verso la religione, ma puniscono la blasfemia, l’apostasia e ogni altra parola e azione che suoni offesa a Dio e al suo Profeta. In questa direzione potranno usufruire degli esempi del passato, anche remoto, per un fine serio, culturale, sociale e politico; altrimenti, ritornare con enfasi e retorica trionfalistica a fatti accaduti 415 anni fa è solo una “discussione accademica”.

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Giovani e fiducia, c’è futuro? https://www.lavoce.it/giovani-e-fiducia-ce-futuro/ Fri, 14 Nov 2014 13:29:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28991 I relatori al convegno del San Carlo Meeting
I relatori al convegno del San Carlo Meeting

Pianificare il futuro non conviene. Per il 75,20% dei giovani tra i 19 e i 30 anni, è meglio fare esperienze nel presente piuttosto che confidare in un futuro che appare pieno di rischi e di incognite. Pure dare fiducia costa: troppo alto il rischio di rimanere delusi. Vero che si guarda al futuro, ma non ci si stacca mai dal presente. Insomma: siamo tutti malati di “presentismo”.

Questa, in sintesi, la fotografia dei giovani che l’Istituto Toniolo ha ritratto nel Rapporto Giovani 2013. I dati (consultabili sul sito: www.rapportogiovani.it) sono stati presentati sabato 8 novembre al convegno “Oggi mi fido di… le risposte dei giovani”, organizzato dal Servizio diocesano per la Pastorale giovanile di Foligno nell’ambito del San Carlo Meeting per celebrare la festività di San Carlo Borromeo, patrono dell’omonimo Istituto cittadino.

Fulcro della questione la fiducia dei e nei giovani. Chi scommette più sui giovani in un Paese che ha smesso di crescere e di credere, dove mancano i riferimenti al passato e le prospettive per il futuro? E i giovani, in chi credono ancora? Alberto Scattolini, direttore di Radio Gente Umbra, ha moderato gli interventi del sociologo Diego Mesa, della psicologa Lucia Coco, e del teologo e moralista don Carlo Maccari.

Il quadro nazionale che ha presentato Diego Mesa, professore all’Università Cattolica “S. Cuore” di Brescia, mette in allarme e uno sguardo più mirato sull’Umbria non rassicura affatto. Le prime a essere chiamate in causa sono le Istituzioni: dovendo dare un voto di fiducia da 1 a 10, per i giovani intervistati nessuna, neppure la Chiesa cattolica che si attesta a un misero 4, raggiunge la sufficienza. Il calo di fiducia è generalizzato e aumenta quando l’Istituzione è conosciuta solo attraverso i mass media. L’autorità come istituzione con una sua dimensione etica e morale non è più percepita come una figura di riferimento. Si preferisce la mamma: non può suggerire al figlio il da farsi – ormai anche gli adulti sono visti in difficoltà –, ma è più disinteressata quando gli fa notare un errore.

La situazione in Umbria Più avvezzi ai giochi televisivi che alle attività culturali, sempre meno riflessivi, nei giovani umbri tra i 14 e i 19 anni dilaga la paura di non farcela. La società non è sentita né equa né meritocratica, lo status sociale sembra ineluttabile e la percezione del rischio si abbassa drasticamente. La mortalità per uso di sostanze stupefacenti diminuisce, infatti, in Italia, ma aumenta in Umbria. L’abuso di alcool è maggiore rispetto alla media nazionale. Cambia pure la visione dell’amore. Non più il modello dell’amore romantico individuato da Giddens: oggi si preferisce un “amore convergente” che di eternità non sa proprio. I dati raccolti dall’Aur, Agenzia Umbra Ricerche, e presentati da Lucia Coco del Dipartimento Dipendenze di Foligno Usl Umbria 2, raccontano giovani che gridano aiuto per affrontare le difficoltà del vivere presente. Rimane la famiglia come ambito privilegiato per trovare una figura di riferimento, ma anche qui gli umbri non eccellono: rete affettiva troppo calda, vi si distaccano con più difficoltà rispetto ai coetanei nazionali. Resiste comunque al vertice della scala dei valori assieme alla libertà e all’amicizia. La religione e l’attività politica sembrano invece sbiadite e le surclassa persino il valore della bellezza fisica.

Il mondo giovanile presentato al San Carlo Meeting preoccupa. Le Istituzioni appaiono opache e inefficaci, incapaci a trasmettere il senso del “noi”, preferendo competizione e individualismo. I giovani sono senza speranze, non trovano attività in cui ingaggiare la propria vita e non c’è chi dà loro fiducia.

La fiducia nasce da un’aspettativa positiva, è la risposta a un bisogno di certezza. I genitori in primis, ma anche i docenti e gli operatori pastorali: tutti devono intervenire in rete per educare i giovani. La falsità, il pregiudizio, la presunzione, il pessimismo, come ha ricordato don Carlo Maccari, uccidono la fiducia. Non si vede più la bontà di un’azione, la positività di una relazione, e si finisce con il chiudersi in se stessi o con il vendicarsi. Ma questi sono atteggiamenti scontati. C’è una soluzione incalcolabile e inattesa, più grande e più bella: il perdono. Una soluzione per dare all’altro che ha tradito la possibilità di rivivere e di essere nuovamente persona.

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