madre Speranza Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/madre-speranza/ Settimanale di informazione regionale Fri, 05 Jan 2024 17:20:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg madre Speranza Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/madre-speranza/ 32 32 A Collevalenza il primo santuario dedicato all’Amore misericordioso https://www.lavoce.it/collevalenza-primo-santuario-dedicato-allamore-misericordioso/ https://www.lavoce.it/collevalenza-primo-santuario-dedicato-allamore-misericordioso/#comments Fri, 15 Dec 2023 16:10:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51331

Collevalenza paesino della campagna umbra, dall’agosto del 1951 è divenuto uno straordinario centro di spiritualità. Un roccolo per cacciare gli uccelli è stato trasformato dalla misericordia di Dio in un luogo dove il Signore attende ed attira ogni uomo perché sperimenti il suo abbraccio di “Padre buono e di tenera Madre”.

Il primo santuario al mondo dedicato all'Amore Misericordioso

Qui è sorto, infatti, il primo santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso ed è sgorgata un’acqua che, prendendo il nome dal santuario stesso, alimenta le fontanelle e le piscine per l’immersione di quanti giungono pellegrini in cerca di conforto, segnati da sofferenze fisiche e morali. Sul piazzale delle piscine troneggia la grande statua in marmo di Maria Mediatrice, pronta ad attendere con Gesù ogni figlio e figlia che ritornano.

Il santuario di Collevalenza fondato da Madre Speranza

Il complesso di Collevalenza, progettato dall’arch. Julio Lafuente, è stato realizzato in poco più di vent’anni dalla beata Speranza di Gesù, secondo le ispirazioni divine. Il cuore dell’opera è la cappella del Crocifisso dell’Amore Misericordioso. Qui Madre Speranza era solita raccogliersi in preghiera nelle prime ore del mattino per poi iniziare la sua intensa giornata. Spesso faceva la Via Crucis perché, come lei diceva, è lì che conosciamo fino a che punto Gesù ci ha amati ed è lì che scopriamo le esigenze del vero amore. Lei, che non si è mai seduta a dei banchi di scuola, si inginocchiava ai piedi del crocifisso, il libro che ha letto per imparare ad amare. Quale migliore invito, anche per noi, in questo tempo forte di Quaresima?

La preghiera di madre Speranza

Madre Speranza consapevole dell’universalità del messaggio a lei affidato, così pregava: “Fa, Gesù mio, che vengano a questo tuo santuario dal mondo intero, non solo con il desiderio di curare il proprio corpo dalle malattie più dolorose e rare, ma per curare le loro anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, consola e conforta tutti coloro che hanno bisogno e fa’, Gesù mio, che tutti vedano in te non un giudice severo ma un Padre pieno di amore e misericordia che non tiene in conto le miserie dei suoi figli, le dimentica e perdona”.

Ai piedi del crocifisso sostò anche Giovanni Paolo II

Ai piedi del grande crocifisso ha sostato in preghiera anche san Giovanni Paolo II, nel suo primo viaggio apostolico dopo l’attentato in piazza San Pietro. Il Santo Padre venne a ribadire il messaggio della Dives in Misericordia, a ringraziare di aver avuto salva la vita e ad affidare l’umanità nelle mani del Padre: “O Dio, Trinità d’Amore, tu vedi di quanta potenza d’amore hanno bisogno l’uomo odierno e il mondo; di quanta potenza dell’Amore Misericordioso! Ti preghiamo, non venire meno; sii infaticabile; sii costantemente più grande di ogni male che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione; sii più potente con la forza del Re Crocefisso”. A questa preghiera sembra far eco il monito di Papa Francesco che, in un tempo attanagliato dal male e dalla violenza, non si stanca di ripetere: “Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!”.

La Famiglia dell'Amore misericordioso

A Collevalenza la grande piazza, a forma di abbraccio, e il campanile, con i suoi tonavoce diretti verso i quattro punti cardinali, richiamano proprio l’universalità del messaggio dell’Amore Misericordioso, pronto a raggiungere tutti gli uomini, in ogni angolo della terra. Proprio per questo, per espressa volontà di Dio, Madre Speranza ha dato vita alla Famiglia dell’Amore Misericordioso, Ancelle (Madrid 1930) e Figli (Roma 1951), che ancora oggi, insieme ai Laici (Collevalenza 1996), diffonde nel mondo un messaggio di speranza, facendosi vicina alle necessità materiali e spirituali di tanti fratelli. Scuole, case di riposo per anziani, case di accoglienza per sacerdoti, parrocchie, ospedali, dispensario, centri per portatori di handicap, mense per i poveri, case del pellegrino, Pastorale giovanile, familiare e dei malati, case di formazione, questi alcuni dei servizi svolti in Spagna, Italia, Germania, Romania, Francia, Grecia, Brasile, Bolivia, Messico, Perù, Colombia, Cile, India, Filippine e, dallo scorso 15 agosto, anche in terra d’Africa, in Zambia. La Famiglia dell’Amore Misericordioso, piccolo seme nel più immenso campo della Chiesa, è felice di ripercorrere le orme della fondatrice e di rispondere con la vita all’appello rivoltole da Papa Francesco: “C’è tanto bisogno oggi di misericordia ... avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia”. Marina Berardi   [gallery ids="74448,74453"]]]>

Collevalenza paesino della campagna umbra, dall’agosto del 1951 è divenuto uno straordinario centro di spiritualità. Un roccolo per cacciare gli uccelli è stato trasformato dalla misericordia di Dio in un luogo dove il Signore attende ed attira ogni uomo perché sperimenti il suo abbraccio di “Padre buono e di tenera Madre”.

Il primo santuario al mondo dedicato all'Amore Misericordioso

Qui è sorto, infatti, il primo santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso ed è sgorgata un’acqua che, prendendo il nome dal santuario stesso, alimenta le fontanelle e le piscine per l’immersione di quanti giungono pellegrini in cerca di conforto, segnati da sofferenze fisiche e morali. Sul piazzale delle piscine troneggia la grande statua in marmo di Maria Mediatrice, pronta ad attendere con Gesù ogni figlio e figlia che ritornano.

Il santuario di Collevalenza fondato da Madre Speranza

Il complesso di Collevalenza, progettato dall’arch. Julio Lafuente, è stato realizzato in poco più di vent’anni dalla beata Speranza di Gesù, secondo le ispirazioni divine. Il cuore dell’opera è la cappella del Crocifisso dell’Amore Misericordioso. Qui Madre Speranza era solita raccogliersi in preghiera nelle prime ore del mattino per poi iniziare la sua intensa giornata. Spesso faceva la Via Crucis perché, come lei diceva, è lì che conosciamo fino a che punto Gesù ci ha amati ed è lì che scopriamo le esigenze del vero amore. Lei, che non si è mai seduta a dei banchi di scuola, si inginocchiava ai piedi del crocifisso, il libro che ha letto per imparare ad amare. Quale migliore invito, anche per noi, in questo tempo forte di Quaresima?

La preghiera di madre Speranza

Madre Speranza consapevole dell’universalità del messaggio a lei affidato, così pregava: “Fa, Gesù mio, che vengano a questo tuo santuario dal mondo intero, non solo con il desiderio di curare il proprio corpo dalle malattie più dolorose e rare, ma per curare le loro anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, consola e conforta tutti coloro che hanno bisogno e fa’, Gesù mio, che tutti vedano in te non un giudice severo ma un Padre pieno di amore e misericordia che non tiene in conto le miserie dei suoi figli, le dimentica e perdona”.

Ai piedi del crocifisso sostò anche Giovanni Paolo II

Ai piedi del grande crocifisso ha sostato in preghiera anche san Giovanni Paolo II, nel suo primo viaggio apostolico dopo l’attentato in piazza San Pietro. Il Santo Padre venne a ribadire il messaggio della Dives in Misericordia, a ringraziare di aver avuto salva la vita e ad affidare l’umanità nelle mani del Padre: “O Dio, Trinità d’Amore, tu vedi di quanta potenza d’amore hanno bisogno l’uomo odierno e il mondo; di quanta potenza dell’Amore Misericordioso! Ti preghiamo, non venire meno; sii infaticabile; sii costantemente più grande di ogni male che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione; sii più potente con la forza del Re Crocefisso”. A questa preghiera sembra far eco il monito di Papa Francesco che, in un tempo attanagliato dal male e dalla violenza, non si stanca di ripetere: “Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!”.

La Famiglia dell'Amore misericordioso

A Collevalenza la grande piazza, a forma di abbraccio, e il campanile, con i suoi tonavoce diretti verso i quattro punti cardinali, richiamano proprio l’universalità del messaggio dell’Amore Misericordioso, pronto a raggiungere tutti gli uomini, in ogni angolo della terra. Proprio per questo, per espressa volontà di Dio, Madre Speranza ha dato vita alla Famiglia dell’Amore Misericordioso, Ancelle (Madrid 1930) e Figli (Roma 1951), che ancora oggi, insieme ai Laici (Collevalenza 1996), diffonde nel mondo un messaggio di speranza, facendosi vicina alle necessità materiali e spirituali di tanti fratelli. Scuole, case di riposo per anziani, case di accoglienza per sacerdoti, parrocchie, ospedali, dispensario, centri per portatori di handicap, mense per i poveri, case del pellegrino, Pastorale giovanile, familiare e dei malati, case di formazione, questi alcuni dei servizi svolti in Spagna, Italia, Germania, Romania, Francia, Grecia, Brasile, Bolivia, Messico, Perù, Colombia, Cile, India, Filippine e, dallo scorso 15 agosto, anche in terra d’Africa, in Zambia. La Famiglia dell’Amore Misericordioso, piccolo seme nel più immenso campo della Chiesa, è felice di ripercorrere le orme della fondatrice e di rispondere con la vita all’appello rivoltole da Papa Francesco: “C’è tanto bisogno oggi di misericordia ... avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia”. Marina Berardi   [gallery ids="74448,74453"]]]>
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A Collevalenza festa per madre Speranza. Messa con il Cardinale Bassetti https://www.lavoce.it/a-collevalenza-festa-per-madre-speranza-messa-con-il-cardinale-bassetti/ Fri, 29 May 2020 16:20:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57247

Domenica 31 maggio, Solennità di Pentecoste, alle ore 18, nella basilica del Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi, si terrà una solenne concelebrazione eucaristica per il 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, e si svolgerà nel rispetto delle misure di sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria.

Il racconto di una amicizia spirituale

Ci parla di Madre Speranza, una delle figure di santità del nostro tempo più note e venerate in Umbria e nel mondo, mons. Mario Ceccobelli, vescovo emerito di Gubbio, ospite della comunità dei Figli dell'Amore Misericordiioso a Collevalenza dove ha scelto di vivere al termine del suo ministero episcopale eugubino. Ceccobelli,  originario di Marsciano e per lunghi anni vicario generale dell’Archidiocesi di Perugia, ha conosciuto personalmente Madre Speranza ed ha stretto nel tempo intensi legami di amicizia e di spiritualità con le due congregazioni fondate dalla Madre: i Figli dell’Amore Misericordioso e le Ancelle dell’Amore Misericordioso. Mons. Ceccobelli traccia un breve ricordo della beata Speranza di Gesù, definendola «una delle grandi donne del ‘900», si sofferma su cosa questa Santa avrebbe detto oggi, al tempo del “Coronavirus, a tutti i suoi “figli”. «Madre Speranza, che era una donna molto pratica – sottolinea mons. Ceccobelli –, potremmo dire una mamma di famiglia, che si preoccupava di tutto dei suoi figli, oggi credo avrebbe detto: “Figli miei, fatevi santi”.  Vuole dire: “non vi lasciate catturare dalle realtà del mondo, dai pericoli del mondo, dalle paure del mondo ”. [gallery ids="17949,17934,25127,25132,25128,18498,44087,42070,54671,49883"] Anche questo virus, che ha creato una depressione generale, un allarme, per Madre Speranza sarebbe stato colto come una esperienza di vita, seppur sofferta e difficile, per dirci: “figli miei ricordatevi che siete fatti per il Cielo, non per la terra”». «La Madre – continua il vescovo – aveva con Gesù un rapporto molto immediato, molto familiare, lei ci parlava come io parlo con te! Lo chiamava “Figlio mio”, è curioso ; il diario della Madre è bellissimo... La Madre era quella donna saggia che sapeva guardare la realtà umana e la sapeva leggere scrutandola dall’alto, con gli occhi della fede più che con le preoccupazioni del mondo». Ceccobelli racconta dei suoi primi viaggi a Collevalenza. «Io ho conosciuto Madre Speranza negli anni ’60, perché uno dei primi preti della Diocesi di Perugia, se non il primo a frequentare Collevalenza, fu proprio il mio parroco. Io sono nato a Marsciano, vivevo lì, e il parroco era don Arsenio Ambrogi e, per vie misteriose, la Madre l’ha portato con sé. Adesso sarebbe lungo raccontare tutta la storia, ma io da allora - avevo 14 anni -, quando lui lasciò la parrocchia, ho iniziato a conoscere il Santuario vedendolo crescere ed oggi mi sento di famiglia. Ho sempre pensato che questa sarebbe stata la mia ultima destinazione e devo dire che i religiosi mi hanno accolto con piena disponibilità e vivo con loro la vita della comunità».

La giornata al Santuario

Mons. Ceccobelli conclude raccontando come trascorre la giornata al Santuario. «La mattina, alle 7, abbiamo le lodi e poi la meditazione. Alle 8 la colazione e alle 9 io e gli altri sacerdoti addetti alle confessioni ci mettiamo a disposizione dei pellegrini. Poi abbiamo l’ora media e all’una il pranzo. Nel pomeriggio, alle 15,30, ci rendiamo ancora disponibili per le confessioni e alle 18 abbiamo il vespro, il rosario, l’adorazione e alle 19,30 la cena». Ma prova anche un po’ di nostalgia per la Chiesa che lo ha generato nella fede, quella Perugia-Città della Pieve, e per la Chiesa che lo ha avuto suo Pastore, quella di Gubbio. «Io porto con me – commenta il vescovo – la Chiesa madre che mi ha generato come figlio di Dio, e la Chiesa mia sposa, che mi è stata consegnata e che io ho custodito come ho saputo fare e che adesso è custodita, servita e amata dal vescovo Luciano, che sta facendo un buon lavoro pastorale e io sono veramente contento di avere un successore bravo, sicuramente più bravo di me». R.L. - AM.An Leggi anche la testimonianza del vescovo Domenico Cancian, Fam “La presto-beata Madre Speranza nei ricordi di mons. Cancian”]]>

Domenica 31 maggio, Solennità di Pentecoste, alle ore 18, nella basilica del Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi, si terrà una solenne concelebrazione eucaristica per il 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, e si svolgerà nel rispetto delle misure di sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria.

Il racconto di una amicizia spirituale

Ci parla di Madre Speranza, una delle figure di santità del nostro tempo più note e venerate in Umbria e nel mondo, mons. Mario Ceccobelli, vescovo emerito di Gubbio, ospite della comunità dei Figli dell'Amore Misericordiioso a Collevalenza dove ha scelto di vivere al termine del suo ministero episcopale eugubino. Ceccobelli,  originario di Marsciano e per lunghi anni vicario generale dell’Archidiocesi di Perugia, ha conosciuto personalmente Madre Speranza ed ha stretto nel tempo intensi legami di amicizia e di spiritualità con le due congregazioni fondate dalla Madre: i Figli dell’Amore Misericordioso e le Ancelle dell’Amore Misericordioso. Mons. Ceccobelli traccia un breve ricordo della beata Speranza di Gesù, definendola «una delle grandi donne del ‘900», si sofferma su cosa questa Santa avrebbe detto oggi, al tempo del “Coronavirus, a tutti i suoi “figli”. «Madre Speranza, che era una donna molto pratica – sottolinea mons. Ceccobelli –, potremmo dire una mamma di famiglia, che si preoccupava di tutto dei suoi figli, oggi credo avrebbe detto: “Figli miei, fatevi santi”.  Vuole dire: “non vi lasciate catturare dalle realtà del mondo, dai pericoli del mondo, dalle paure del mondo ”. [gallery ids="17949,17934,25127,25132,25128,18498,44087,42070,54671,49883"] Anche questo virus, che ha creato una depressione generale, un allarme, per Madre Speranza sarebbe stato colto come una esperienza di vita, seppur sofferta e difficile, per dirci: “figli miei ricordatevi che siete fatti per il Cielo, non per la terra”». «La Madre – continua il vescovo – aveva con Gesù un rapporto molto immediato, molto familiare, lei ci parlava come io parlo con te! Lo chiamava “Figlio mio”, è curioso ; il diario della Madre è bellissimo... La Madre era quella donna saggia che sapeva guardare la realtà umana e la sapeva leggere scrutandola dall’alto, con gli occhi della fede più che con le preoccupazioni del mondo». Ceccobelli racconta dei suoi primi viaggi a Collevalenza. «Io ho conosciuto Madre Speranza negli anni ’60, perché uno dei primi preti della Diocesi di Perugia, se non il primo a frequentare Collevalenza, fu proprio il mio parroco. Io sono nato a Marsciano, vivevo lì, e il parroco era don Arsenio Ambrogi e, per vie misteriose, la Madre l’ha portato con sé. Adesso sarebbe lungo raccontare tutta la storia, ma io da allora - avevo 14 anni -, quando lui lasciò la parrocchia, ho iniziato a conoscere il Santuario vedendolo crescere ed oggi mi sento di famiglia. Ho sempre pensato che questa sarebbe stata la mia ultima destinazione e devo dire che i religiosi mi hanno accolto con piena disponibilità e vivo con loro la vita della comunità».

La giornata al Santuario

Mons. Ceccobelli conclude raccontando come trascorre la giornata al Santuario. «La mattina, alle 7, abbiamo le lodi e poi la meditazione. Alle 8 la colazione e alle 9 io e gli altri sacerdoti addetti alle confessioni ci mettiamo a disposizione dei pellegrini. Poi abbiamo l’ora media e all’una il pranzo. Nel pomeriggio, alle 15,30, ci rendiamo ancora disponibili per le confessioni e alle 18 abbiamo il vespro, il rosario, l’adorazione e alle 19,30 la cena». Ma prova anche un po’ di nostalgia per la Chiesa che lo ha generato nella fede, quella Perugia-Città della Pieve, e per la Chiesa che lo ha avuto suo Pastore, quella di Gubbio. «Io porto con me – commenta il vescovo – la Chiesa madre che mi ha generato come figlio di Dio, e la Chiesa mia sposa, che mi è stata consegnata e che io ho custodito come ho saputo fare e che adesso è custodita, servita e amata dal vescovo Luciano, che sta facendo un buon lavoro pastorale e io sono veramente contento di avere un successore bravo, sicuramente più bravo di me». R.L. - AM.An Leggi anche la testimonianza del vescovo Domenico Cancian, Fam “La presto-beata Madre Speranza nei ricordi di mons. Cancian”]]>
Accolti.it: al Centro Speranza e al Serafico per scoprire i luoghi di accoglienza https://www.lavoce.it/accolti-centro-speranza-serafico/ Thu, 11 Oct 2018 10:00:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53089 speranza

Il 13 ottobre 2018, l’Ufficio di Pastorale della salute della Cei con l’iniziativa ACCOLTI.IT promuoverà il primo Open Day dei luoghi di accoglienza, terapia e riabilitazione per le persone con disabilità mentale. “La conoscenza diretta abbatte barriere e precomprensioni, creando cultura e sensibilità” ha affermato don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio di Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana, promotore del progetto che intende dar voce a quel mondo complesso e fragile, spesso liquidato entro i contorni di un “disagio” che poco racconta e molto esclude delle tante realtà che in Italia si prendono cura delle persone con disabilità. Un Open Day dedicato alla conoscenza di questi luoghi di accoglienza che costituiscono una grande rete di strutture cattoliche aperte per promuovere i valori di accoglienza e riabilitazione. Luoghi dove accettazione significa accoglienza, dove curare vuol dire prendersi cura e dove ricerca scientifica, innovazione tecnologica ed efficienza sono costantemente coniugate con solidarietà e prossimità. Il Centro Speranza di Fratta Todina aderisce e apre le sue porte dalle 9.00 alle 12.30 per dare visibilità di quanto viene fatto in un luogo dove la professionalità degli operatori è sempre coniugata ad una forte carica umana e dove i bimbi e i ragazzi con disabilità, insieme alle proprie famiglie, sono protagonisti di un progetto riabilitativo fatto non solo di recupero fisico, ma anche sociale e relazionale. Le visite alle attività svolte nella struttura sanitaria di riabilitazione saranno condotte da educatori, terapisti, suore e altre figure professionali, arricchite da laboratori per sperimentare e conoscere la disabilità. I visitatori potranno vedere gli ambienti interni ed esterni di Palazzo Altieri, edificio d’interesse storico, monumentale e artistico, un tempo sede di potere ecclesiastico e da 34 anni, per volontà della fondatrice Beata Madre Speranza, sede del potere dell’amore per i fratelli più bisognosi grazie alla gestione attenta e materna delle Suore Ancelle dell’Amore Misericordioso. Tutta la cittadinanza, le istituzioni e gli operatori dei servizi sociali e sanitari sono invitati a partecipare per scoprire un vissuto diverso da quello che può essere nell'immaginario collettivo. L’evento è gratuito, è consigliata la prenotazione con WhatsApp 334 621 6402 oppure e-mail: comunicazione@centrosperanza.it - Per informazioni chiamare 075-8745511. Anche il Serafico di Assisi aprirà le sue porte a chi vorrà fare visita alla nostra struttura e alle tante dimensioni di attività e di cura. Sarà questa l’occasione in cui ognuno potrà toccare con mano l’attenzione e la professionalità con cui, giorno dopo giorno, gli operatori si prendono cura delle persone ospitate e accolte. Prenota la tua visita al Serafico chiamando 075-812411 o scrivendo a info@serafico.it.]]>
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Il 13 ottobre 2018, l’Ufficio di Pastorale della salute della Cei con l’iniziativa ACCOLTI.IT promuoverà il primo Open Day dei luoghi di accoglienza, terapia e riabilitazione per le persone con disabilità mentale. “La conoscenza diretta abbatte barriere e precomprensioni, creando cultura e sensibilità” ha affermato don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio di Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana, promotore del progetto che intende dar voce a quel mondo complesso e fragile, spesso liquidato entro i contorni di un “disagio” che poco racconta e molto esclude delle tante realtà che in Italia si prendono cura delle persone con disabilità. Un Open Day dedicato alla conoscenza di questi luoghi di accoglienza che costituiscono una grande rete di strutture cattoliche aperte per promuovere i valori di accoglienza e riabilitazione. Luoghi dove accettazione significa accoglienza, dove curare vuol dire prendersi cura e dove ricerca scientifica, innovazione tecnologica ed efficienza sono costantemente coniugate con solidarietà e prossimità. Il Centro Speranza di Fratta Todina aderisce e apre le sue porte dalle 9.00 alle 12.30 per dare visibilità di quanto viene fatto in un luogo dove la professionalità degli operatori è sempre coniugata ad una forte carica umana e dove i bimbi e i ragazzi con disabilità, insieme alle proprie famiglie, sono protagonisti di un progetto riabilitativo fatto non solo di recupero fisico, ma anche sociale e relazionale. Le visite alle attività svolte nella struttura sanitaria di riabilitazione saranno condotte da educatori, terapisti, suore e altre figure professionali, arricchite da laboratori per sperimentare e conoscere la disabilità. I visitatori potranno vedere gli ambienti interni ed esterni di Palazzo Altieri, edificio d’interesse storico, monumentale e artistico, un tempo sede di potere ecclesiastico e da 34 anni, per volontà della fondatrice Beata Madre Speranza, sede del potere dell’amore per i fratelli più bisognosi grazie alla gestione attenta e materna delle Suore Ancelle dell’Amore Misericordioso. Tutta la cittadinanza, le istituzioni e gli operatori dei servizi sociali e sanitari sono invitati a partecipare per scoprire un vissuto diverso da quello che può essere nell'immaginario collettivo. L’evento è gratuito, è consigliata la prenotazione con WhatsApp 334 621 6402 oppure e-mail: comunicazione@centrosperanza.it - Per informazioni chiamare 075-8745511. Anche il Serafico di Assisi aprirà le sue porte a chi vorrà fare visita alla nostra struttura e alle tante dimensioni di attività e di cura. Sarà questa l’occasione in cui ognuno potrà toccare con mano l’attenzione e la professionalità con cui, giorno dopo giorno, gli operatori si prendono cura delle persone ospitate e accolte. Prenota la tua visita al Serafico chiamando 075-812411 o scrivendo a info@serafico.it.]]>
La nostra anteprima dell’Anno santo della Misericordia https://www.lavoce.it/la-nostra-anteprima-dellanno-santo-della-misericordia/ Thu, 01 Oct 2015 08:55:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43550 Il rito di ammissione con la professione semplice nella congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso del novizio Massimo Tofani
Il rito di ammissione con la professione semplice nella congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso del novizio Massimo Tofani

La festa annuale del santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza ha messo a tema il 50° anniversario della Dedicazione della basilica, ultima opera cui ha atteso personalmente la beata Madre Speranza.

Pur nella limitatezza dello spazio disponibile desideriamo mettere in evidenza i contributi di tre ecclesiastici che hanno presieduto concelebrazioni nei giorni 26 e 27 settembre: mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, e il nostro vescovo mons. Benedetto Tuzia.

Mons. Cancian, a proposito di questo appuntamento annuale, ha sottolineato come “la festa dell’Amore Misericordioso possa considerarsi come un’anteprima del prossimo Giubileo della Misericordia, una straordinaria opportunità che Papa Francesco, ispirato dal Signore offre alla Chiesa e al mondo…

‘Misericordiosi come il Padre’ ci chiede Gesù. Significa che Dio è misericordia e che noi siamo chiamati a diventare misericordiosi. Umanamente impossibile, se intendiamo la misericordia non come un semplice sentimento degli uomini pii, un’emozione, una sorta di elemosina, un optional che lascia le cose come sono. È venuto Gesù a insegnarcela, invitandoci a ‘imparare cosa vuol dire’. Ce l’ha insegnata accogliendo i peccatori e perdonandoli, avendo compassione dei malati e guarendoli, offrendo la sua vita per tutti…

Papa Francesco – ha sottolineato ancora mons. Cancian – giustamente insiste molto su questo tema. Parla della ‘rivoluzione della tenerezza’, della misericordia come ‘via che la Chiesa deve percorrere perché è la via percorsa da Gesù, la via tracciata dal Vangelo’”.

Il card. Antonelli, domenica 27 nel corso dell’omelia ha detto: “Papa Francesco ha indetto il Giubileo della Misericordia, per rafforzare la nostra fiducia nell’amore misericordioso di Dio e per chiamarci a diventare noi stessi segno e presenza di esso davanti a tutti, specialmente davanti ai poveri, ai malati, ai sofferenti, ai peccatori.

Accoglieremo in noi la divina misericordia e la testimonieremo agli altri nella misura in cui vivremo la virtù teologale della carità, secondo le indicazioni dell’apostolo Paolo che abbiamo udito nella seconda lettura… È bello avere grandi desideri e affidarli al Signore nella preghiera; ma di solito non è in nostro potere fare grandi cose. ‘Il Signore – ci insegna Madre Speranza – non guarda la grandezza delle cose che si fanno, ma il sacrificio e l’amore con cui si fanno’ (El pan, 21)”.

“In questa domenica – ha detto mons. Tuzia, che ha presieduto la concelebrazione delle 18.30 – inoltre celebriamo l’eco, la risonanza di questo mistero di amore misericordioso nella vita e nella testimonianza della beata Madre Speranza: un’esistenza umile, nascosta, ignota a tutti, ma che in virtù del suo carisma, del dono particolare concessole da Dio, ora, particolarmente in questo anno giubilare che inaugureremo, splende messaggera e strumento della misericordia di Dio. L’intera sua vita – ha proseguito – ogni sua parola è evento di misericordia…

Occorre osservare che, nonostante l’insegnamento biblico, per lungo tempo la categoria della misericordia è sembrata dimenticata anche nella vita della Chiesa. Il risveglio è iniziato con il Concilio Vaticano II. In particolare Papa Giovanni XXIII nel discorso di apertura così si esprimeva: ‘La Sposa di Cristo ora preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che della severità’.

Da allora – ha affermato mons. Tuzia – è iniziato un cammino fino alla Evangelii gaudium, ove l’espressione misericordia appare come un motivo-guida, ricorrendo per ben 35 volte. Viene indicata la più grande delle virtù, come cuore del messaggio di Cristo, la colonna di sostegno, l’architrave di una autentica spiritualità cristiana”.

 

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La professione religiosa in Ruanda di tre nuove suore Figlie della Misericordia https://www.lavoce.it/la-professione-religiosa-in-ruanda-di-tre-nuove-suore-figlie-della-misericordia/ Wed, 22 Jul 2015 08:50:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39750 Nelle foto due momenti della celebrazione delle professioni in Africa
Nelle foto due momenti della celebrazione delle professioni in Africa

Un anno fa nella diocesi di Kabgayi (Ruanda), dove è presente una casa di religiose tifernati “Figlie della Misericordia”, veniva creata una nuova parrocchia.

Per conoscere meglio la realtà di Kisibere e la congregazione di religiose fondata a Città di Castello nel 1841 da mons. Giovanni Muzi, abbiamo incontrato suor Cristina, tornata di recente proprio da una visita nella diocesi di Kabgayi.

“Siamo tornate in Ruanda a distanza di un anno in occasione della vestizione di tre nuove ragazze e della professione di altrettante consorelle (sr. Anne Marie di Gesù, sr. Esperence di San Vincenzo de Paoli, sr. Léonille del volto di Gesù)” ha affermato l’intervistata, che ha dipinto un quadro in chiaroscuro delle aree visitate in Ruanda: “La casa che abbiamo realizzato funziona e accoglie già 15 religiose, comprese suor Assunta, suor Luciana e suor Claudia.

La struttura della grande chiesa parrocchiale iniziata l’anno scorso è quasi terminata. Nel territorio, però, mancano ancora energia elettrica e acqua”. Secondo suor Cristina, poi, “servirebbero molti interventi di carità da effettuare a tappeto.

Nelle aree che abbiamo visitato, anche attraverso la diocesi, si stanno attivando alcuni progetti per cercare di creare un minimo di lavoro e di sussistenza per le migliaia di persone che fanno riferimento a questa nuova parrocchia. La realtà non è semplice, e la povertà è tanta”.

Nonostante l’indigenza e la fame, comunque, come ha aggiunto la religiosa, “tutti sono sereni e, anche se non possiedono nulla, aspettano la Provvidenza o l’aiuto di qualcuno. Si aspettano anche un aiuto dall’Occidente per risollevarsi, ma non ho idea di quanto gli occidentali arrivino in Africa per portare un aiuto o per sfruttarla”.

professione-suore-africa1Oltre che nella casa di Kisibere, la congregazione delle Figlie della Misericordia è oggi presente a Perugia, nella struttura dell’Onaosi, nella casa madre di Città di Castello e nella scuola dell’infanzia di Lama.

La congregazione venne creata dal vescovo Muzi con l’intento di fornire un’assistenza, anche spirituale, agli infermi e ai piccoli orfani.

Tali attività con il tempo si sono tradotte nell’assistenza ai malati, nell’ospedale tifernate e nell’attività educativa svolta nelle scuole dell’infanzia di Città di Castello e Lama. Il carisma di questa congregazione è riassunto dal concetto di “amore misericordioso”.

Come si legge nel sito di questo istituto, infatti, “il Muzi può essere considerato un pastore-profeta”, poiché “ha anticipato quello che decenni più tardi farà nascere nella Chiesa la ‘teologia della misericordia’, testimoniata dall’esempio di sante come Teresa di Lisieux, Faustina Kowalska e Madre Speranza”.

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L’Amore Misericordioso come chiave pastorale https://www.lavoce.it/lamore-misericordioso-come-chiave-pastorale/ Wed, 01 Jul 2015 12:43:32 +0000 https://www.lavoce.it/?p=37085 Un momento d'incontro a Collevalenza
Un momento d’incontro a Collevalenza

Nei prossimi mesi tre interessanti eventi richiamano la nostra attenzione. Sono tre doni e allo stesso tempo tre sollecitazioni alla nostra responsabilità umana e cristiana.

Si tratta del Sinodo dei vescovi sulla famiglia (“La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, 4-25 ottobre); del Convegno ecclesiale di Firenze (“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, 9-13 novembre) e del Giubileo straordinario della Misericordia (8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016).

Per comprendere meglio il loro collegamento ne parliamo con mons. Domenico Cancian, delegato Ceu al Convegno di Firenze.

Che nesso vede tra il Sinodo sulla famiglia, il Convegno sul nuovo umanesimo e il Giubileo della Misericordia?

“Avverto che la misericordia evangelica può illuminare le problematiche odierne relative all’uomo e alla famiglia, partendo da una retta comprensione della misericordia che, secondo il card. Walter Kasper, è ‘concetto fondamentale del Vangelo e chiave della vita cristiana’.

Voglio dire che il rinnovamento ecclesiale, nel mezzo secolo che va dal Concilio Vaticano II a noi e che ha visto il passaggio storico dal secondo al terzo millennio, si incentra proprio sulla riscoperta dell’amore e della misericordia (Amore Misericordioso), sia nella relazione dell’uomo con Dio, sia nella relazione degli uomini tra di loro, a partire dalla famiglia. Sono convinto che in questo modo possiamo intendere e vivere fruttuosamente i tre provvidenziali eventi”.

In dettaglio?

“Papa Francesco avverte profondamente l’urgenza della conversione pastorale e missionaria della Chiesa, chiamata a uscire dalla propria autoreferenzialità per aprirsi alla gioia del Vangelo (Evangelii gaudium) da portare a tutti, a cominciare dai poveri.

La Chiesa è chiamata a essere Madre misericordiosa, ad andare incontro all’uomo ferito di oggi senza giudicare e senza condannare, ad accompagnare con cura ogni persona, ad aiutare le famiglie e specialmente quelle in crisi. È evidente che il suo pontificato va nella direzione del Vangelo della misericordia.

Il Sinodo sulla famiglia, affrontato con il metodo del dialogo a tutto campo, costituisce una esemplare ‘applicazione’ del Vangelo della misericordia alle sofferenze della famiglia umana che oggi rischia le derive del narcisismo, della violenza fisica e ideologica, dell’insterilimento, delle divisioni… insomma della mancanza di amore vero e duraturo, di comprensione, di perdono, di tenerezza.

La Chiesa italiana, dal canto suo, ha messo a punto per gli anni 2013-2020 l’Educare alla vita buona del Vangelo e ora, a metà decennio, il Convegno di Firenze. Per i Vescovi italiani la sfida attuale tocca i fondamentali dell’Umano. C’è da ripensare e chiarire cosa è umano e disumano.

C’è da dire con chiarezza che l’uomo non può essere ridotto all’io autoreferenziale e ai suoi bisogni sostenuti come diritti assoluti, facendo saltare le relazioni, magari a danno dei più deboli. Come investire le nuove acquisizioni e sensibilità in progetti di nuovo umanesimo, inclusivo dell’Altro e di ogni altro, compreso il cosmo?

Come riprendere e rilanciare ‘alleanze infrante e interrotte’ tra maschile e femminile, tra persone, generazioni e istituzioni, tra spazio personale e pubblico… se non attraverso un’autocritica serena e una disponibilità reciproca al perdono, alla riconciliazione, al cercare di costruire insieme un nuovo modo di essere umani oggi? Non ha a che fare tutto questo con la Misericordia?”.

Come questi tre eventi possono aiutare la nostra regione?

“Anzitutto dovremmo tenere ben presenti i grandi esempi di umanesimo cristiano elaborati in Umbria, e che hanno segnato positivamente la cultura e la storia del mondo. Il carisma di san Benedetto, patrono d’Europa, e quello di san Francesco, per citarne solo due, sono stati e sono tuttora modelli di umanesimo cristiano ispirati al Vangelo dell’amore, incarnato in modalità così significative che continuano a suscitare l’attenzione anche di laici e non credenti proprio sull’Umano.

Si pensi all’enciclica Laudato si’ . Mi permetto di citare due altre recenti testimonianze che ho avuto la grazia di conoscere da vicino. La beata Madre Speranza ha testimoniato l’Amore Misericordioso accogliendo innumerevoli persone bisognose di aiuto e costruendo a Collevalenza il santuario che è un riferimento umano e spirituale ormai paragonabile alle basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli.

Il servo di Dio Vittorio Trancanelli, morto diciassette anni fa, ha dato l’esempio di come vivere il Vangelo dell’amore di Gesù in sala operatoria, in famiglia, nell’accoglienza e nell’accompagnamento delle persone bisognose di aiuto, specialmente dei bambini, portando guarigione, conforto, speranza.

Alla luce di questi esempi umbri e di tantissimi altri, possiamo concorrere ancor più, come Chiese dell’Umbria, a mettere in piedi un ‘laboratorio dell’Umano’ che coinvolga le persone e la famiglia alla luce della Misericordia. A questo proposito il messaggio dei Vescovi dell’Umbria in concomitanza con il Giubileo straordinario della Misericordia è un orientamento regionale molto significativo: intende aiutare le nostre Chiese a vivere con frutto questo Giubileo, tenendo conto della bolla papale Misericordiae vultus.

A quel messaggio possiamo ispirarci per fare scelte pastorali che innestino processi generativi regionali capaci di portare al rinnovamento umano e cristiano”.

 

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“Religiosi e religiose, svegliate l’Umbria!” https://www.lavoce.it/religiosi-e-religiose-svegliate-lumbria/ Thu, 21 May 2015 10:17:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33803 religiosi-san-rufino-assisi“Noi vescovi umbri ci aspettiamo da voi consacrati e da voi consacrate che ‘svegliate’ l’Umbria!”. Lo scrive il card. Gualtiero Bassetti nella Lettera ai consacrati e alle consacrate dell’Umbria , preparata per la loro Giornata regionale a Collevalenza di domani, sabato (vedi programma sotto).

“Una terra – prosegue Bassetti – fertile per santità e benedetta da tanti carismi nei secoli passati, ma che ora soffre perché sembra aver smarrito le sue radici, sembra non valorizzare appieno la sua storia.

Ha bisogno che, sulla scia dei fondatori e delle fondatrici, le persone consacrate ritornino con la loro genuina ‘testimonianza profetica’ a riproporre all’Umbria le parole del Vangelo, parole che generano vita e che riaccendono speranza e fiducia per il futuro della nostra terra.

Cari consacrati, care consacrate, con i vostri carismi, ‘antichi e nuovi’, offrite con generosità il vostro contributo per rendere più belle e più vive le nostre comunità cristiane, le nostre parrocchie, le nostre Chiese.

Ci aspettiamo che, in comunione e in sinergia con noi Pastori, con i sacerdoti e con gli operatori pastorali presenti nelle nostre comunità cristiane, mediante i vostri carismi con la loro valenza spirituale, sociale, culturale, caritativa, educativa, assistenziale, possiate venire incontro in modo significativo alla nostra società sempre più disorientata e sofferente a livello morale, economico, sociale.

Anche noi Pastori umbri ci uniamo al Papa nel dire: ‘Dio ci chiede di uscire dal nido che ci contiene e di essere inviati nelle frontiere del mondo, evitando la tentazione di addomesticarle. Questo è il modo più concreto di imitare il Signore!’ (Ai superiori generali nell’incontro del 29 novembre 2013).

Anche noi vi ripetiamo il mandato del Crocifisso di San Damiano: ‘Va’, Francesco, e ripara la mia casa che come vedi è tutta una rovina!’, invitandovi ad andare alle periferie delle nostre comunità, delle nostre Chiese locali, della nostra società”.

I Papi e il Concilio

La Lettera del presidente della Conferenza apiscopale umbra si apre con un saluto “anche a nome dei miei fratelli vescovi umbri, con la stima, l’amore e la gratitudine che il nostro cuore di Pastori prova per la vostra capillare, generosa e significativa presenza nelle Chiese che sono in Umbria”.

“Anche noi vescovi umbri intendiamo condividere e manifestare la stessa gioia del Santo Padre per quest’Anno dedicato alla vita consacrata. Essa ‘è un grande dono per la Chiesa perché nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa ed è tutta orientata alla Chiesa’ (intervento al Sinodo dei vescovidel 1994).

In questo 2015 si celebrano i 50 anni dalla pubblicazione di due importanti documenti del Concilio Vaticano II: la Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium, che contiene un capitolo dedicato alla vita religiosa, e il decreto Perfectae caritatis interamente dedicato alla vita consacrata. E inoltre i vent’anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica Vita consecrata emanata nel 1994 da san Giovanni Paolo II a conclusione del Sinodo dei vescovi dedicato a tale tema (a cui partecipò anche il vescovo Bergoglio): una pietra miliare nel cammino ecclesiale post-conciliare di quanti vivono una vita di speciale consacrazione”.

Alla luce di tutto questo – prosegue Bassetti – “siamo qui oggi, vescovi e consacrati, pellegrini in questo ‘luogo sacro’ nato da un carisma originale e nuovo, il carisma dell’Amore Misericordioso, affidato da Dio alla beata Madre Speranza, particolarmente attuale, anche pensando al prossimo Giubileo della Misericordia…

Cari fratelli e sorelle consacrati, anche noi vescovi umbri intendiamo affidare a voi l’invito che Papa Francesco ha rivolto ai superiori generali e a tutti i consacrati del mondo quando ha indetto l’Anno della vita consacrata: ‘Svegliate il mondo, illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e controcorrente!” (Messaggio per l’apertura dell’anno della vita consacrata, 30 novembre 2014).

Risorsa provvidenziale

Il presidente della Ceu precisa quindi che religiose e religiose non sono “materiale di supplenza, ma preziose e provvidenziali risorse carismatiche”. E a titolo di esempio elenca i santuari della nostra regione, continua meta di pellegrinaggi da tutto il mondo, da parte di credenti e di persone in ricerca.

“Con tutta la Chiesa – prosegue – e assieme ai fedeli delle nostre Chiese locali ci uniamo quest’anno a tutti voi consacrati e consacrate nel ‘guardare al passato con gratitudine’, nel vivere il presente ‘con passione’ e nell’‘abbracciare il futuro con speranza’ (cfr. Francesco, Lettera apostolica ai consacrati in occasione dell’Anno della vita consacrata, 2).

Vi vogliamo assicurare che anche in Umbria l’Anno della vita consacrata non riguarda soltanto voi, persone consacrate, ma tutte le nostre Chiese, le nostre comunità cristiane, il nostro popolo. Ribadiamo anche noi vescovi quanto ha scritto Papa Francesco a tutta la Chiesa: ‘Cosa sarebbe la Chiesa senza san Benedetto e san Basilio, senza sant’Agostino e san Bernardo, senza san Francesco e san Domenico, senza sant’Ignazio di Loyola e santa Teresa d’Avila… L’elenco si farebbe quasi infinito, fino a san Giovanni Bosco, alla beata Teresa di Calcutta…’.

E in Umbria noi aggiungiamo: ‘… senza santa Chiara, santa Angela da Foligno, santa Rita, santa Chiara da Montefalco, la beata Angelina dei Conti di Marsciano e, ai nostri giorni, senza san Luigi Guanella, san Luigi Orione, la beata Speranza, il beato Carlo Liviero con i loro figli e figlie?’.

Santi e sante che sono vissuti decisamente ‘in uscita’. Di certo rivolti verso Dio, ma contemporaneamente verso il mondo, facendosi carico dei problemi, dei drammi, delle povertà, delle sofferenze degli uomini del loro tempo”.

L’augurio

“Concludiamo con un augurio: l’Anno della vita consacrata sia un anno di grazia e di rinnovato impegno a procedere insieme come Chiesa, popolo di Dio in cammino verso la santità nella ‘perfezione della carità’ di cui Maria è l’esemplare compiuto. Il Signore vi dia pace! Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato in voi!”.

 

La Giornata a Collevalenza

Umbria, una terra benedetta per i suoi tanti luoghi sacri

La Giornata dedicata a tutti i religiosi dell’Umbria, il 23 maggio a Collevalenza, si svolgerà in base al seguente programma: ore 9 – ritrovo alla Casa del pellegrino; ore 9.30 – incontro con i Vescovi dell’Umbria; ore 11 – concelebrazione eucaristica in basilica; ore 12.30 – pranzo.

Come sottolineato dal card. Bassetti nella sua Lettera ai consacrati , l’Umbria “è una terra benedetta per tanti luoghi sacri, per numerosi santuari che sono cari non solo al nostro popolo e frequentati dalla nostra gente, ma che attirano da tutto il mondo milioni di pellegrini… Innanzitutto le due basiliche… di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli; e ancora molti altri santuari quali Santa Chiara, San Damiano, Rivotorto, Eremo delle carceri, Divino Amore a Gualdo, La Salette a Salmata e così via. Nella diocesi di Orvieto-Todi il santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza e la basilica di Santa Giustina a Bolsena. Nella diocesi di Spoleto-Nocia i santuari di Santa Rita da Cascia e della Madonna della Stella. Il santuario di Canoscio e il monastero di Santa Veronica Giuliani nella diocesi di Città di Castello. L’abbazia di Sassovivo e il santuario di Santa Angela da Foligno nell’omonima diocesi. Il Sacro speco e la basilica di San Valentino nella diocesi di Terni – Narni – Amelia. E poi la presenza di molte diversificate istituzioni religiose maschili e femminili con scuole, ospedali, case di accoglienza e di spiritualità, centri culturali, centri assistenziali ed educativi… E infine, non possiamo non esprimere molta gratitudine agli innumerevoli monasteri di clausura”.

In Umbria esistono 183 comunità religiose femminili (1.019 persone in tutto), 91 comunità maschili (599 persone) e 47 monasteri di clausura (556 persone).

Clicca qui per scaricare la LETTERA AI CONSACRATI E ALLE CONSACRATE DELL’UMBRIA

 

 

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Un carisma a servizio della Misericordia https://www.lavoce.it/un-carisma-a-servizio-della-misericordia/ Mon, 18 May 2015 13:53:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33645 La Giornata sacerdotale 2014
La Giornata sacerdotale 2014

Correva l’anno 1951 quando a Roma, il 15 agosto, la beata Madre Speranza fondava la congregazione dei Figli dell’Amore misericordioso. Ventuno anni prima aveva fondato le Ancelle dell’Amore Misericordioso a Madrid.

La nuova congregazione maschile rispondeva a un disegno: il 14 maggio del 1949 Madre Speranza trascrive nel suo Diario la voce misteriosa del buon Gesù, il quale le comunica che dovrà realizzare, “aiutata da me, con maggiori angustie, fatiche, sofferenze e sacrifici… la più grande e magnifica organizzazione di un santuario dedicato al mio Amore Misericordioso”.

Per questo motivo, tre giorni dopo la fondazione dei Figli, il 18 agosto 1951, Madre Speranza, con i primi tre Figli e una piccola comunità di Ancelle, si trasferisce a Collevalenza, allora un piccolo e sconosciuto borgo medievale, e dà inizio a quanto noi oggi vediamo.

La congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso comprende 4 rami: sacerdoti, fratelli interni, fratelli per attività esterne, sacerdoti diocesani con voti. Ha ricevuto l’approvazione pontificia il 18 agosto 1982 (eccetto il ramo dei sacerdoti diocesani Fam, la cui approvazione pontificia è del 26 maggio 2005). Ha la sua sede generalizia a Collevalenza, ed è attualmente presente, oltre che in Italia, in Spagna, Romania, Brasile, Bolivia, Messico, India e Filippine.

Padre Aurelio Pérez García
Padre Aurelio Pérez García

In questo Anno della vita consacrata, come ci esorta Papa Francesco, facciamo memoria grata di questo passato, peraltro abbastanza recente, in cui affondano le nostre radici. Il fatto che il Signore abbia voluto, in questa terra umbra (terra di santi!), il primo santuario al mondo dedicato al suo Amore Misericordioso ci riempie di gratitudine, e sono convinto che racchiude un significato ancora da scoprire. La coscienza grata di questa identità carismatica ci aiuta a vivere il presente con passione, facendo del “Vangelo della misericordia” il criterio primo e ultimo della nostra consacrazione e missione.

Sappiamo quanto l’uomo del nostro tempo, così spesso ferito e disorientato, è assetato di misericordia, e il lavoro dei Figli dell’Amore Misericordioso presso questo santuario abbraccia fondamentalmente due settori: l’attenzione pastorale ai pellegrini e l’attenzione fraterna ai sacerdoti diocesani. Il servizio della Casa del pellegrino è curato direttamente dalle nostre consorelle. Lo stile di tale accoglienza cerca di esprimere il clima di famiglia che stava a cuore a Madre Speranza, e prepara poi a vivere l’esperienza profonda della misericordia di Dio in cui noi Figli dell’Amore Misericordioso siamo direttamente coinvolti. Ci sentiamo a servizio della Chiesa universale, in primis della nostra diocesi di Orvieto-Todi e delle diocesi dell’Umbria.

Il santuario di Collevalenza sta diventando sempre più un centro di spiritualità che irradia la misericordia di Dio su quanti qui accorrono sempre più numerosi, soprattutto all’acqua della misericordia divina. Nelle braccia e nel cuore spalancato del Crocifisso dell’Amore Misericordioso, che troneggia nel santuario, si rende visibile l’infinito amore di colui che “non è un giudice severo ma un padre buono e una tenera madre, che i Suoi figli li segue e li cerca con un amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro” (Madre Speranza). L’esperienza concreta di questo amore viene offerta ai pellegrini attraverso l’annuncio della Parola di Dio che parte dal simbolo dell’acqua, ricordando il battesimo, e poi prepara alla celebrazione della riconciliazione e dell’eucaristia.

L’unione con i sacerdoti è missione prioritaria dei Figli dell’Amore Misericordioso. Si realizza nelle due comunità di Collevalenza: in quella del santuario con l’accoglienza dei sacerdoti per periodi di riposo o recupero; in quella della Casa del pellegrino per i sacerdoti anziani, che possono concludere serenamente la loro vita in un ambiente di famiglia. Le difficoltà che tanti Pastori della Chiesa attraversano oggi ci fanno cogliere l’attualità di quanto il Signore ha ispirato a Madre Speranza. È per questo che abbracciamo il futuro con speranza, coscienti che nulla ci può separare dall’amore di Dio manifestato in Cristo Gesù, perché “la Sua misericordia è eterna” e infinitamente più grande di ogni nostra miseria. Il Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco è una porta da attraversare oggi, ma spalancata sul futuro. Una porta che, come il cuore di Dio, non si chiuderà mai.

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Abbracciare i fratelli con passione e misericordia https://www.lavoce.it/abbracciare-i-fratelli-con-passione-e-misericordia/ Tue, 03 Mar 2015 17:49:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30621 suor-graziella-bazzoOgni istituto religioso nasce da un fondatore o fondatrice e da un carisma suscitato dallo Spirito santo, in una determinata epoca, per rendere vivo e attuale il Vangelo. Fondatrice delle Ancelle dell’Amore Misericordioso è stata la beata M. Speranza Alhama Valera. Ciò avvenne a Madrid (Spagna) la notte di Natale del 1930. Successivamente la Madre si trasferì in Italia e a Collevalenza realizzò il grande complesso del santuario dell’Amore Misericordioso. Morì l’8 febbraio 1983. Il 31 maggio 2014 è stata proclamata beata. Attualmente la congregazione è diffusa in diverse comunità dell’Italia, Spagna, Germania, Francia, Romania, Perù, Brasile, India, Bolivia, Messico e prossimamente nelle Filippine. Passo ora a presentare una delle comunità presenti in Umbria, precisamente a Fratta Todina (Pg). Fondata nel 1948 dalla beata Speranza, è composta da 17 religiose e risiede presso palazzo Altieri, edificio storico del Seicento, nel centro del paese. La casa dal 1996 è sede della provincia religiosa “Maria Mediatrice”. Nello stesso anno è stata istituita anche la casa di formazione della provincia.

La comunità, in sintonia con il carisma, svolge tre attività: scuola dell’infanzia e asilo nido, servizio riabilitativo ed educativo diurno e ambulatoriale per persone con disabilità, e servizi vari in parrocchia. L’invito a stare sempre dalla parte dei “piccoli”, che si traduce in accoglienza verso chi è escluso e indifeso, viene trasformata in “preferenza”, che sta evangelicamente nel prediligere i bambini, i deboli, i poveri, gli umili, i sofferenti, i più bisognosi. Ogni giorno siamo guidate e attingiamo forza dalla parole evangeliche: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Siamo poi consapevoli che “il servizio più alto che si può dare a una persona è di farla diventare ciò che è”.

Madre-speranzaGuidate dalla testimonianza luminosa della nostra fondatrice, siamo chiamate a vivere – come sottolinea Papa Francesco – “il presente con passione… Ciò significa che in una società dello scontro, della sopraffazione sui più deboli, delle disuguaglianze, siamo chiamati a offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere la mistica dell’incontro”. La beata Speranza ha incontrato, incarnato e testimoniato l’amore e la misericordia di Dio: un Dio che ama con tenerezza ogni essere umano, senza distinzioni. Nel corso della sua vita, la Madre esprimeva il desiderio di poter realizzare, proprio nella casa di Fratta Todina, un’opera in grado di accogliere e curare bambini e ragazzi con disabilità, insieme alle loro famiglie. Ciò è avvenuto l’anno successivo alla sua morte.

Il servizio che svolgiamo parte dal riconoscimento del “valore primario della persona umana in tutte le sue espressioni”. Le persone con disabilità, nel nostro mondo efficientistico, sono considerate “povere” non in senso evangelico, ma perché non hanno gli strumenti umani per “correre” e competere con chi usa la vita per possedere, per apparire, per fare. Ma la novità del “Vangelo della misericordia” rivela il valore unico e inestimabile di queste creature: Gesù li proclama “beati” perché il Padre riserva loro un amore preferenziale e gratuito, un’attenzione e una tenerezza speciale. Se questo è l’amore di Dio per loro, quanto deve cambiare il nostro modo di pensare e di guardare al nostro prossimo! La loro presenza al Centro Speranza, nella nostra comunità religiosa e parrocchiale, tiene viva una visione della vita umana che spesso ci sfugge: “La vita come dono gratuito, come servizio, gioia di amare e di essere amati”. Insieme ai nostri collaboratori laici vogliamo essere in questa Chiesa locale espressione dell’amore e della tenerezza di Dio che non abbandona mai le Sue creature, privilegiando i più poveri: “Gesù ama svisceratamente l’uomo; altrettanto dobbiamo fare noi… L’uomo, il più miserabile e perfino il più abbandonato, è amato con immensa tenerezza da Gesù, che gli è padre e tenera madre” (M. Speranza).

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Da Collevalenza Dio irradia la Sua misericordia https://www.lavoce.it/da-collevalenza-dio-irradia-la-sua-misericordia-2/ Wed, 01 Oct 2014 21:50:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28208 Il card. Saraiva al momento della consacrazione
Il card. Saraiva al momento della consacrazione

Domenica 28 settembre si è celebrata a Collevalenza la festa diocesana del santuario dell’Amore Misericordioso. Grande festa con la quale la Chiesa ci ricorda che tutti siamo chiamati ad annunziare e testimoniare la Misericordia che è il cuore del Vangelo. Lo ha rivelato Gesù stesso portando a compimento la progressiva rivelazione della paternità amorosa di Dio, iniziata nell’Antico Testamento.

Alle ore 11.30, il card. José Saraiva ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica, animata dal coro Edi Toni di San Vito di Narni.

All’inizio della sua omelia, il Cardinale si è rivolto alla famiglia dell’Amore Misericordioso con queste parole: “Cara Famiglia dell’Amore Misericordioso! La beata Speranza di Gesù, al secolo Maria Josefa Alhama Valera, con il suo amore materno vi appartiene in modo speciale, e con il suo carisma è stata nella Chiesa la vostra fondatrice. In quanto beata, da oggi e per sempre appartiene a pieno titolo a quanti vivono nella Chiesa universale!

Ella è stata interprete con generosa, indefettibile e amorevole fedeltà alla santità di Cristo, unico e vero Santo, da cui germoglia la santità che scaturisce dal sacramento battesimale e si sviluppa nella risposta personale, libera e perseverante”.

Alle ore 18.30 ha avuto inizio la solenne messa presieduta dal vescovo mons. Benedetto Tuzia, con la partecipazione del vicario generale mons. Antonio Cardarelli, del clero diocesano e dei Figli dell’Amore Misericordioso con il rettore del santuario padre Ireneo Martin.

All’omelia mons. Tuzia, ricordando la recente beatificazione con la quale la Chiesa ha invitato i fedeli a dare lode e riconoscenza a Dio Padre misericordioso per la santità che ha fatto risplendere nella vita di Madre Speranza, ha detto: “Madre Speranza ha creduto nell’Amore misericordioso, ne è stata profondamente segnata; ne è stata l’apostola. Credere, per Madre Speranza, è stato un affidarsi all’Amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e aiuta l’esistenza e che si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia.

La misericordia è la carezza di Dio sul mio peccato… la misericordia è la chiave della vita cristiana. Ogni vero incontro con Dio (ha detto Papa Francesco) fa scattare il ‘grilletto’ della misericordia.

C’è un’immagine molto conosciuta che rappresenta il punto più alto della parabola ascoltata, nella lettura del Vangelo di oggi; è il quadro del pittore fiammingo Rembrandt, dipinto alcuni anni prima della morte; un’icona da contemplare a lungo. Un padre in piedi, fuori della casa dove ha atteso a lungo il ritorno di suo figlio; e inginocchiato ai suoi piedi, un giovane. Colpisce l’ampio mantello del padre, con il quale sembra voler ricoprire una vita squarciata. La luce della Misericordia illumina questo quadro di vita che ci interpella… Misericordia che non solo blocca il male e la distruzione, ma cambia, trasforma, rinnova, rigenera e produce gioia”.

La liturgia è stata animata dai cori del santuario e da quello della città di Todi.

I tratti della santità cristiana

“Essere santi – ha detto il card. José Saraiva – non può equivalere solo a essere buoni; ma essere santi deve significare essere per sempre di Dio! La santità ha origine da Dio, come Colui dal quale discende e riconduce a Sé ogni cosa. La santità è una scala speciale e sicura che ci conduce verso il cielo. È un patto che Dio stipula con l’uomo. Nel Vangelo della parabola del padre buono, che ci viene presentata in questa santa liturgia, è posto in evidenza un tratto che custodisce la bellezza dell’amore di Dio. Questo tratto è la Sua misericordia, quale forza che genera e custodisce l’amore, che sana ogni forma di frattura e di lacerazione con Dio. Nella parabola si coglie la natura pedagogica della misericordia, che diviene dinamica, e da cui scaturiscono l’attesa paziente di chi antepone alla logica sempre il cuore; l’accoglienza che sconfigge il rancore con l’amore; l’abbraccio, espressione sublime della carità che vede nella croce l’emblema dell’accoglienza universale di Gesù, in cui visibilmente le sue braccia sono aperte, spalancate, perché inchiodate sulla croce, unica e vera fonte dell’amore supremo. Il fulcro dell’intero racconto evangelico, fino a imprimere il carattere profondo al valore della misericordia, è la rinascita, la quale costituisce, per la fede cristiana, il grande miracolo generato dalla Misericordia che infonde con speranza la vita nuova, fino a dimenticare le nostre colpe”.

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Tre donne che onorano la terra umbra https://www.lavoce.it/tre-donne-che-onorano-la-terra-umbra/ Fri, 06 Jun 2014 12:26:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25309  

In meno di due anni, l’Umbria ha avuto la grazia di annoverare nella “sua” già lunga lista di santi e beati altre tre figure: Angela da Foligno, religiosa e mistica, elevata agli onori degli altari mediante canonizzazione equipollente da Papa Francesco il 9 ottobre 2013; madre Maria Luisa Prosperi, monaca benedettina a Trevi, beatificata nel duomo di Spoleto il 10 novembre 2012; Madre Speranza di Gesù, religiosa, mistica e fondatrice, beatificata lo scorso sabato 31 maggio al santuario di Collevalenza di Todi.

Queste tre donne sono un orgoglio per le nostre diocesi, sono la dimostrazione di come in questa nostra piccola terra umbra la Parola di Dio e la grazia, se accolte in un terreno disponibile, portano frutto. Esse ci ricordano, ognuna con la propria esperienza religiosa, che è possibile essere amici di Dio e che il bene e la santità sono l’unico patrimonio che rimane nel tempo e oltre il tempo.

Per le persone loro contemporanee (Angela da Foligno è vissuta tra il 1248 e il 1309, la madre Prosperi tra il 1799 e il 1847 e Madre Speranza tra il 1893 e il 1983) sono state presenza del Signore, trasparenza di Vangelo, azione luminosa dello Spirito. Hanno compiuto il bene, infuso forza e speranza, e lo studio, la bontà e la misericordia hanno reso feconda la loro vita. Tutte hanno amato appassionatamente la Chiesa popolo di Dio. Con modalità distinte e in tempi diversi, hanno lavorato per una Chiesa pellegrina, povera e pasquale, una Chiesa della gioia, della speranza, solidale con le tristezze e le sofferenze degli uomini, una Chiesa madre che, come tale, insegna. Sono state presenti nel cuore della Chiesa con la loro santità personale e il loro servizio. Oggi che sono salite agli onori degli altari, e di questo siamo grati al Signore, possiamo affermare che sono state un messaggio. Hanno pronunciato parole vere, sgorgate dal cuore; hanno servito in umiltà e obbedienza la Chiesa; i loro pensieri e le loro parole hanno suggerito un cammino agli uomini e alle donne del loro tempo e con la canonizzazione e la beatificazione lo ripropongono con forza a noi, vescovi e sacerdoti, laici e religiosi, giovani e adulti. Santa Angela da Foligno, la beata Maria Luisa Prosperi e la beata Madre Speranza di Gesù, come ogni credente, sono state giudicate sulla preghiera, sull’amore e sulla misericordia, sulle lacrime che hanno asciugato, sul pane che hanno dato a chi aveva fame, sulla compagnia che hanno offerto a chi era solo o ammalato.

Volgere a loro lo sguardo e ricordarne la figura significa accogliere la sfida ad essere presenti nella società e nella Chiesa. Si tratta di farlo con occhio sereno e con ascolto attento, comunicativo e umile. Come hanno fatto queste tre grandi donne, che hanno saputo stare nel centro senza essere al centro, con i loro slanci di generosità e di servizio, con i loro difetti e loro mancanze, con la loro vita normale fatta di gioie e dolori, fatiche e speranze. Come ha ricordato Papa Francesco, i santi “non sono superuomini, né sono nati perfetti. Sono persone che per l’amore di Dio non hanno dato la loro vita con condizioni a Dio; non sono stati ipocriti; hanno speso la loro vita al servizio degli altri e hanno sofferto tante avversità, ma senza odiare. I Santi sono quindi uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri” (Angelus del 1° novembre 2013).

Lodiamo e rendiamo grazie a Dio, il solo Santo, che comunica ancora ai Suoi figli il dono della santità, cioè della sua stessa vita. Riconoscendo il riflesso luminoso di queste tre diverse forme di santità, ci sentiamo incoraggiati e spronati nel nostro personale cammino alla sequela del Maestro: anche per noi è possibile vivere l’amicizia con Dio e far sì che il rapporto personale con Lui dia forma ai pensieri, alle parole, alle azioni.

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Todi. L’edizione 2014 del Progetto Speranza https://www.lavoce.it/todi-ledizione-2014-del-progetto-speranza/ Thu, 05 Jun 2014 18:37:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25320 Centro-Speranza-bnSi è svolta la cerimonia di premiazione del concorso relativo al “Progetto Speranza”, progetto che da alcuni anni viene portato avanti dal liceo Jacopone da Todi in collaborazione con il Centro Speranza di Fratta Todina. Il Centro Speranza è una struttura voluta dalla beata Speranza di Collevalenza, gestita dalle suore Ancelle dell’Amore Misericordioso e accreditata dalla Regione dal 2007; dal 1984 opera per la riabilitazione e l’educazione di bambini e adulti con gravi disabilità intellettive e/o deficit multisensoriali e motori.

Il liceo Jacopone e il Centro Speranza hanno avviato insieme da circa 8 anni un percorso educativo che vede gli studenti delle classi IV impegnati in tre fasi del progetto: visita guidata al Centro, partecipazione al concorso e attività di volontariato nel periodo estivo.

Questi ultimi giorni ha avuto luogo la seconda fase del progetto e gli studenti hanno realizzato i lavori grafici e/o letterari del concorso che proponeva il titolo “Vivere la diversità”. Gli studenti si sono espressi con metodologie diverse sul tema della convivenza con soggetti diversamente abili. Lo scorso 29 maggio si è tenuta la cerimonia che ha visto premiati: Chiara Gelosi (terza classificata), Andrea Gazzella (secondo classificato) e Rebecca Volpi (prima classificata).

“La diversità è sempre una grande ricchezza. La realtà non è univoca, ma composta di tanti elementi. Il rapporto con la diversità rende più forti, migliora l’esistenza. Per questi e altri motivi ritengo l’attività di collaborazione con il Centro Speranza un’occasione importantissima per i nostri studenti”, ha detto il preside Sergio Guarente, il quale ha aperto la cerimonia che ha visto protagonisti i ragazzi ospiti del Centro Speranza che hanno premiato gli studenti del liceo.

La dott.ssa Susanna Cicchi, educatrice del Centro Speranza, ha sottolineato che i lavori del concorso sono stati giudicati dagli stessi giovani ospiti del Centro: “Sono stati dei giudici impeccabili. Hanno valutato con serietà, ma soprattutto hanno tenuto conto delle emozioni che produceva la lettura dei lavori”.

Ha continuato poi riconoscendo la validità dell’iniziativa: “Vivere la diversità è una questione impegnativa perché non è affatto semplice! È anche vero che, se fossimo tutti uguali, non ci sarebbe niente da scoprire. Pertanto ringrazio la scuola per l’opportunità che crea di favorire la condivisione reciproca di un tema sempre attuale, ma mai abbastanza conosciuto e per il quale si deve ancora molto progredire. È sempre entusiasmante lavorare con la scuola, soprattutto perché si vede la ricchezza interiore che anima i giovani e la loro sensibilità verso coloro che necessitano di maggiore attenzione. Questo lo si è intravisto dai lavori che, anche se non è stato possibile premiare tutti, hanno comunque trasmesso forti emozioni e interessanti messaggi”.

Un riconoscimento è poi stato consegnato a tutti i circa 40 partecipanti, molti dei quali nel prossimo periodo estivo faranno anche attività di volontariato tra gli ospiti del Centro Speranza.

Un bilancio quindi interessante per gli studenti del liceo Jacopone da Todi, che li ha anche visti protagonisti, come ogni anno, al Concorso scolastico europeo indetto dal Movimento per la vita. Il quale ha nominato vincitrice la studentessa Giulia Moretti, che effettuerà nel prossimo mese di ottobre un viaggio-premio a Strasburgo in visita al Parlamento europeo.

 

La Pedalata dell’amicizia

Domenica 8 giugno si terrà la prima “Pedalata dell’amicizia”, manifestazione cicloturistica di solidarietà per promuovere i diritti e i bisogni delle persone con disabilità, organizzata dal comitato territoriale Media Valle del Tevere dell’associazione Uisp (Unione sport per tutti), in collaborazione con il Centro Speranza e con il patrocinio dei Comuni di Fratta Todina, Monte Castello di Vibio, Todi, Collazzone e Marsciano, che accoglieranno il passaggio del tour. L’appuntamento è alle ore 9 a Fratta Todina, nel piazzale del Centro Speranza. La partenza è prevista per le ore 10 e il percorso (circa 28 km) attraversa le località di Madonna del Piano, Pantalla, Collepepe, Marsciano e, infine, di nuovo a Fratta Todina. All’arrivo i ciclisti saranno accolti in festa dal gruppo degli sbandieratori di San Gemini e, per finire, i partecipanti sono invitati a fermarsi nel parco del Centro per il ristoro. Appassionati di ciclismo e amatori della passeggiata domenicale, la Pedalata dell’amicizia è l’occasione adatta a tutti per coniugare una piacevole gita in bici alla solidarietà a favore del Centro Speranza! Come recita lo slogan, tutti sullo stesso percorso, ognuno con il suo passo: l’importante è partecipare! Per ulteriori info: tel. 075 7824342.

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Madre Speranza beata. In migliaia a Collevalenza https://www.lavoce.it/madre-speranza-beata-in-migliaia-a-collevalenza/ Sat, 31 May 2014 14:53:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25232 madre-quadro-cmykQuesta mattina a Collevalenza una folla di migliaia di pellegrini ha partecipato al rito di nbeaatificazione di Madre Speranza, fondatrice dei Figli e delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Sul piazzale del Santuario da lei voluto nel nome dell’Amore misericordioso, il Cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione dei santi, a nome di Papa Francesco ha presieduto il Rito di Beatificazione. Un grande applauso e campane a festa hanno accolto la lettura del Decreto di beatificazione e lo svelamento dell’immagine di Madre Speranza.

(Vedi il servizio di Radio Vaticana)

 

 

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Madre Speranza. La sua biografia, la sua spiritualità, le fondazioni a cui ha dato vita https://www.lavoce.it/madre-speranza-la-sua-biografia-la-sua-spiritualita-le-fondazioni-a-cui-ha-dato-vita/ Fri, 30 May 2014 19:34:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25217 madre-speranza-gpII-bnTodo por amor è la felice espressione che riassume tutta la vita di Madre Speranza. La piccola Maria Josefa Alhama Valera (questo è il suo nome di battesimo) nasce a Santomera, nel sud-est della Spagna, il 30 settembre 1893. Nove fratelli, figlia di braccianti senza un lavoro continuo. Maria Josefa è intelligente e piena di vitalità; per questo a 7 anni è accolta nella famiglia del parroco del paese, affidata alle cure delle sue sorelle. Resta in quest’ambiente, dove riceve una buona educazione, fino a 21 anni.

La vocazione

Sospinta da un gran desiderio di santità, entra tra le Figlie del Calvario a Villena, a cento chilometri da Santomera. La comunità è formata da suore molto anziane; lì Maria Josefa, nel 1916, riceve il nome di Speranza, che in verità a lei non piace molto perché le ricorda una donna molto trasandata del suo paese. Questo nome invece si rivelerà profetico. Nel 1921 le Figlie del Calvario sono inglobate in un nuovo istituto, le Religiose di Maria Immacolata, dette anche Missionarie Claretiane. Vi resta fino al 1930; durante questo periodo soffre di varie malattie ma soprattutto ha dei chiari fenomeni di carattere soprannaturale. Eventi che suscitano anche opposizione e dicerie nei suoi confronti.

La fondazione delle Ancelle

Con l’autorizzazione dei superiori, nel 1930, in una casa presa in affitto a Madrid, in estrema povertà fonda le Ancelle dell’Amore Misericordioso. La Madre e le sue prime suore si spendono, con eroica generosità, a soccorrere i poveri e gli orfani in una situazione di continue instabilità politiche e di guerra, che va dal 1931 al 1936. Diecimila “bambini baschi” mandati all’estero dal Governo repubblicano transitarono nelle case di Madre Speranza a Bilbao per essere riconsegnati a qualche parente. Madre Speranza è aiutata da una nobile donna di Bilbao, Maria Pilar Arratia. Tutto questo suscita l’avversione dei nemici di sempre, interni ed esterni: Madre Speranza dal 1938 al 1940 è denigrata e denunciata a Roma al Sant’Uffizio.

L’arrivo in Italia

La Madre con eroismo cristiano si trasferisce a Roma dal 1941 al 1951, in via Casilina. Fu un periodo di grande impegno caritativo ma anche di libertà vigilata, disposta dalla Santa Sede. La Congregazione dei religiosi stabilisce perfino l’elezione di un’altra madre generale e l’esonero di Madre Speranza da ogni incarico di governo. Madre Speranza, da umile e obbediente suora, si dedicata ai poveri, agli affamati causati dalla Seconda guerra mondiale, creando una mensa popolare gratuita. La Provvidenza divina, attraverso la Madre, scrive delle pagine gloriose di carità evangelica. Nell’Anno santo 1950 accoglie migliaia di pellegrini e riesce a onorare i debiti contratti con l’impresa edile Di Penta; riscuote i soldi dovuti il contabile Alfredo Di Penta, 35enne ancora celibe, il più piccolo dei titolari dell’impresa, sarà il primo Figlio dell’Amore Misericordioso.

La fondazione dei Fam

Il vescovo che accompagna la fondazione del ramo maschile è il vescovo di Todi mons. Alfonso Maria De Sanctis. Mons. De Sanctis accoglie il Di Penta e altri due confratelli nella cappella di via Casilina, dove fa la vestizione il 14 agosto del 1951. Nel 1952 il Capitolo generale della congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso la elegge di nuovo madre generale con il placet della Santa Sede.

L’arrivo a Todi

Madre Speranza giunge nella piccola frazione di Todi, Collevalenza, il 18 agosto 1951. Alcuni sacerdoti diocesani si uniscono alla neonata congregazione maschile, mentre Alfredo Di Penta completa gli studi nel seminario di Viterbo. Il 3 luglio 1955 è ordinato sacerdote da mons. De Sanctis nella nuova cappella del Crocifisso, consacrata il giorno prima. I Figli dell’Amore Misericordioso, tra padri e fratelli, sono dodici come gli apostoli. Il primo Capitolo generale nel settembre del 1956 elegge padre Alfredo Di Penta superiore generale; rimane in carica dodici anni. Intanto la Madre affronta anche la sfida di edificare un santuario all’Amore Misericordioso. Lo desidera nei pressi di un bosco, dove gli abitanti praticavano la caccia agli uccelli con una rete chiamata il “roccolo”. Vuol prendere in quel luogo molte anime attratte dall’Amore Misericordioso.

Il santuario

Dal 1953 al 1973 sorge il nuovo santuario, opera dell’architetto spagnolo La Fuente. Quando arriva a Collevalenza, Madre Speranza ha 58 anni. Nel 1973 si completano i principali edifici del santuario: la Madre ha 80 anni e si avvia sul viale del tramonto.

L’incontro con Wojtyla

Il 22 novembre del 1982 il Papa san Giovanni Paolo II visita il santuario, ancora convalescente dell’attentato avvenuto il 13 maggio: vuole ringraziare l’Amore Misericordioso. Più volte il Papa, nel corso della visita, la bacia sulla fronte. È il coronamento di una vita spesa per l’Amore Misericordioso.

La morte

L’8 febbraio 1983, a 89 anni, la Madre muore a Collevalenza. Dopo i solenni funerali è sepolta nella cripta del santuario, in un sepolcro espressivo che si presenta come una zolla di terra sollevata, riecheggiando le parole evangeliche: “Se il chicco di grano non muore, rimane solo… se invece muore, produce molto frutto”. Ora il suo messaggio s’irradia nella Chiesa e nel mondo: Todo por amor, tutto per amore.

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A Collevalenza la Beatificazione di Madre Speranza, apostola del Vangelo della misericordia https://www.lavoce.it/a-collevalenza-la-beatificazione-di-madre-speranza-apostola-del-vangelo-della-misericordia/ Fri, 30 May 2014 19:29:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25215 madre-speranza-cmykIn vista della beatificazione di Madre Speranza, abbiamo intervistato mons. Domenico Cancian, Figlio dell’Amore Misericordioso e vescovo di Città di Castello

Chi è per lei Madre Speranza?

“Madre Speranza era una donna innamorata di Gesù Amore Misericordioso. Lo chiamava Jesùs mio. Aveva chiesto all’infinito che la sua mente e il suo cuore fossero ‘fissi in Lui’, e un bel giorno si era sentita dire dallo Sposo: ‘Speranza, ora sono pienamente nel tuo cuore e nella tua vita’. Da questo profondo coinvolgimento affettivo con Gesù (attraverso infiniti incontri ‘a tu per tu’ con Lui), lei ha capito e testimoniato l’Amore e la Misericordia con una infinità di opere. Tante volte ha ripetuto: ‘Il Signore mi ha detto… e io ho cercato di fare la Sua volontà, anche quando non lo capivo, anche quando soffrivo’. Un’attività impressionante la sua: la nascita di una nuova famiglia religiosa fa pensare al dinamismo di santa Teresa di Avila; per la testimonianza di Gesù Amore Misericordioso si avvicina a santa Faustina Kowalska; per la sua grande accoglienza dei poveri è paragonabile alla beata Teresa di Calcutta. Il Signore si è servito di lei anche a livello sociale e politico attraverso incontri e bilocazioni che hanno segnato momenti storici, ancora poco noti”.

Lei per molti anni è vissuto accanto a una santa. Qual è stata la sua esperienza?

“Ho avuto la grazia di conoscere bene Madre Speranza: sono stato vicino a lei per circa 25 anni. La sua testimonianza mi ha segnato dal punto di vista umano e religioso. Donna umile e coraggiosa, aveva avuto dal Signore grandi doni: estasi, conoscenza di situazioni personali che umanamente non poteva sapere, bilocazioni, stigmate, sofferenze di ogni genere. Nonostante ciò, era una donna molto semplice, ‘con i piedi per terra’, capace di operare in ogni situazione: cucina, cantiere di lavoro, organizzazione di costruzioni e laboratori, formazione umana e spirituale, accoglienza a tutto campo dei poveri, pellegrini, sacerdoti. Noi ragazzi negli anni ’60-80 ce la trovavamo in modo discreto e materno in cappella, in refettorio, alle feste. Come una mamma dolce, attenta, esigente, incoraggiante, ci dava i suoi suggerimenti e ci raccontava qualche sua esperienza, a volte in modo anche umoristico e divertente”.

La gente si sofferma sui fatti straordinari. Qual è secondo lei il nocciolo del suo messaggio?

“La Madre aveva ricevuto – come detto – tanti doni straordinari, ma era riservatissima e non voleva nel modo più assoluto che l’attenzione andasse alla sua persona. Si riteneva semplicemente ‘ancella-schiava dell’Amore misericordioso’, uno strumento nelle mani del Signore: una scopa, un flauto, uno straccio, un fazzoletto che raccoglie le lacrime, l’asina di Balaam… La sua spiritualità si incentra su tre parole: Dio Amore Misericordioso. Sviluppando ‘una fede viva, una ferma speranza e una carità ardente’ (come dice lei stessa nel Testamento), Madre Speranza testimonia il Vangelo del Padre misericordioso, del buon samaritano, di Gesù che accoglie e perdona con viscere di materna tenerezza. Lo chiama el buen Jesùs, el bondadoso Padre che perdona, dimentica e non conta le miserie umane, anzi moltiplica il Suo amore a mano a mano che l’uomo si allontana da Lui. Come buon pastore, ‘insegue’ la pecora perduta finché non la trova, perché non vuole far festa senza averla con sé. Sembra ‘perdere la testa’ nell’andare incontro e abbracciare l’uomo più perduto. L’icona dell’Amore Misericordioso è Gesù crocifisso che continua a pregare in nostro favore: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’ (Lc 23,34) e al peccatore assicura: ‘In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso’ (Lc 23,43). Questo è il messaggio centrale del Vangelo che Madre Speranza ha rilanciato nel nostro tempo”.

Madre Speranza è donna. Perché le donne hanno questo intuito nella conoscenza di Dio?

“Un tratto della psicologia femminile è la capacità affettiva-relazionale, l’accoglienza, la donazione della sposa e della madre. La Bibbia evidenzia nel termine rahamin le ‘viscere della misericordia’ che fanno riferimento al grembo materno. La paternità di Dio comprende la tenerezza materna (cf. Is 49,15; Lc 1,78). L’evangelista Giovanni afferma che il Figlio unigenito ‘è nel seno del Padre’ (Gv 1,18). D’altro canto, negli ultimi decenni abbiamo avuto donne che hanno testimoniato la bellezza evangelica della misericordia: santa Teresa di Lisieux, santa Faustina Kowalska, la beata Teresa di Calcutta… e la beata Speranza. Ma nella storia della Chiesa tante sante hanno messo in evidenza questo amore misericordioso, che trova la massima espressione in Maria. Si pensi a santa Caterina da Siena, santa Margherita Alacoque, santa Angela Merici… La Chiesa non può non essere madre”.

La Misericordia può dare l’idea di un lassismo spirituale. Come la intendeva la beata Madre Speranza?

“La misericordia ben intesa ci fa superare la rigidità legalistica e il moralismo, ma senza portare al ‘buonismo’, al disimpegno o al lassismo. Anzi, al contrario, la misericordia costituisce la provocazione più forte alla conversione spirituale, morale ed esistenziale, perché tocca il cuore e coinvolge tutta la persona in modo affettivo. La riprova è nelle conversioni evangeliche: Matteo, Zaccheo, la Maddalena, il buon ladrone ci parlano di un cambiamento radicale della vita avvenuto nell’esperienza dell’accoglienza misericordiosa e del perdono offerto gratuitamente da Gesù. È la stessa esperienza di Papa Bergoglio, che pone nel suo stemma le parole Miserando atque eligendo, e proprio nell’esperienza del perdono ha sentito la chiamata della donazione totale al Signore. Per questo non si stanca di raccomandare ai sacerdoti confessori la misericordia. Decenni prima, Madre Speranza lo chiedeva ai Figli dell’Amore misericordioso. Lei vedeva sempre l’Amore misericordioso nel crocifisso. Diceva: ‘Basta uno sguardo a Lui per capire cos’è l’amore’. In questo modo si è coinvolti in un amore appassionato. Altro che lassismo!”.

San Giovanni Paolo II, santa Faustina Kowalska, la beata Madre Speranza, ora Papa Francesco: ci attende un terzo millennio all’insegna della Misericordia?

“Sono convinto che il terzo millennio riscoprirà la bellezza della misericordia. Dal Concilio Vaticano II a Papa Francesco si può vedere come questo tema stia diventando sempre più centrale nella nuova evangelizzazione. San Giovanni Paolo II lo ha evidenziato in modo teologico nell’enciclica Dives in misericordia (1980) e in tanti altri interventi magisteriali (pensiamo all’esperienza del Giubileo del 2000 e alla canonizzazione di santa Faustina Kowalska). Ma il tema è stato ripreso da Papa Benedetto e ancor più da Papa Francesco. Se, come sostiene il card. Kasper, la misericordia è ‘il concetto fondamentale del Vangelo e la chiave della vita cristiana’ è evidente che la nuova evangelizzazione deve mettere al centro l’Amore e la Misericordia. Secondo Kasper, tutta la teologia e la pastorale vanno ripensate e riproposte in questa luce. Madre Speranza ripeteva: se gli uomini conoscessero quanto è buono il Signore, sarebbero tutti santi. Ecco la missione della Chiesa: accostare gli uomini alla misericordia evangelica”.

Cosa un cristiano deve imitare di Madre Speranza?

“Madre Speranza spinge tutti a una grande fiducia nell’amore misericordioso del Signore: è il ‘principio speranza’. Invita a imparare sempre più a ricevere e donare misericordia, perdono, aiuto alle persone che incontriamo. Ci consiglia di vivere ogni momento tenendo fisso lo sguardo sul Crocifisso e facendo, come Lui, tutto per amore. In estrema sintesi, ci ricorda che la santità cristiana consiste nell’amare come Gesù ci ama, in modo generoso e gratuito, paziente e coraggioso, senza limiti. Il nome ‘Madre Speranza’ ci dice che l’amore misericordioso del Signore cerca la possibilità di incarnarsi – in certo qual modo – nelle viscere paterne e materne di ogni uomo, facendo fiorire e fruttificare il Vangelo dell’amore e della misericordia in tempi piuttosto aridi come i nostri”.

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Madre Speranza, un modello per tutti https://www.lavoce.it/madre-speranza-un-modello-per-tutti/ Fri, 30 May 2014 18:50:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25195 Se si volesse riassumere con una sola parola l’intera esistenza di Madre Speranza di Gesù, questa sarebbe senz’altro la misericordia. Una virtù che racchiude, senza dubbio, l’intima essenza della vita della mistica spagnola. Povera tra i poveri, orante e accogliente tra gli ultimi della terra, Madre Speranza ha amato profondamente l’umanità piagata dalle malattie del corpo e da quelle dell’anima. Un’umanità ferita che ha conosciuto fin da bambina – quando patisce e condivide la miseria che affligge la sua famiglia – e che sceglie di accogliere nella sua vita, senza retorica e senza orpelli. Accogliere gli ultimi e i malati con pietà e amore significa, infatti, avere un incontro autentico con Cristo. Un incontro viscerale e totale, da cui scaturisce una dedizione completa all’amore misericordioso di Gesù. Una dedizione che non contempla, ovviamente, complicati progetti pastorali.

Nella sua vita, l’unico progetto che Madre Speranza ha avuto è stato quello di fare la volontà di Dio. Ovvero mettersi alla sequela di Cristo, nella più assoluta convinzione che il traguardo finale di ogni cristiano è sempre rappresentato dalla Gerusalemme celeste e che gli unici “beni” in suo possesso – che aveva avuto in dono dal Signore e che avrebbe lasciato in eredità ai suoi figli spirituali – erano “una fede viva”, “una ferma speranza”, “una carità ardente” e “un amore forte al buon Gesù”.

Madre Speranza, dunque, rifugge dalla vanità del mondo e dalle cose materiali per prendersi cura del prossimo in nome di Cristo. E questo cerca di insegnare e di lasciare come pegno d’amore alle congregazioni da lei fondate, le Ancelle dell’Amore Misericordioso e i Figli dell’Amore Misericordioso. “Guardatevi, figli miei – afferma nel suo testamento spirituale –, da ogni avarizia. Cercate di non essere attaccati alle cose terrene, poiché il Figlio e l’Ancella dell’Amore Misericordioso devono dedicarsi alla carità, alle cose divine e spirituali, e lo conseguiranno facilmente se i loro cuori saranno fissi nel buon Gesù”. Parole attualissime e rese ancor più importanti dall’azione pastorale di Papa Francesco.

A una società avara e crapulona che tende a valutare la qualità di una persona con il terribile bilancino del denaro e della sanità fisica, Francesco contrappone una società diversa che utilizza un’altra unità di misura: quella dell’amore e della misericordia. La misericordia può cambiare il mondo, disse il Papa al suo primo Angelus, ormai più di un anno fa. Lo può rendere “meno freddo e meno giusto”. E allora bisogna chiederci: siamo veramente pronti ad affidarci completamente alla misericordia di Dio? Siamo realmente predisposti a fidarci totalmente della Sua azione nella nostra vita? Siamo autenticamente convinti che Lui è il Signore della nostra storia?

La vita di Madre Speranza di Gesù è una risposta forte a queste domande. L’ispiratrice del santuario di Collevalenza rappresenta, infatti, un modello di vita religiosa credibile per gli uomini e le donne di ogni tempo. Perché soltanto chi ama incondiziona-tamente, senza chiedere nulla in cambio, può avvicinarsi a un incontro che gli cambia radicalmente la vita. E soltanto chi si avvicina alle piaghe insanguinate degli ultimi e dei sofferenti può avere la speranza di trovare Gesù.

 

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L’Amore crocifisso e risorto https://www.lavoce.it/lamore-crocifisso-e-risorto/ Thu, 17 Apr 2014 10:19:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24479 Resurrezione, Pietro Perugino, 1496-1500
Resurrezione, Pietro Perugino, 1496-1500

Madre Speranza nel suo libro La Passione, uno dei suoi testi più meditati e soprattutto sofferti, scrive: “Gesù celebrò la cena legale mangiando l’agnello pasquale arrostito (asado), steso sulla mensa, nel quale vedeva se stesso, steso sulla croce, arso (asado) dal fuoco dell’amore per suo Padre e per gli uomini” (El Pan, 7, 115). Gesù muore vittima del suo amore. Proprio all’inizio della sua Passione, Gesù dice ai suoi discepoli: “Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso” (Mt 26,2). Sarà consegnato per essere crocifisso (paradìdomi: il verbo dìdomi significa donare, paradìdomi significa tradire). Tradito da chi? Ovviamente da Giuda, dai sommi sacerdoti che consegnano Gesù a Pilato, da Pilato che consegna Gesù ai soldati perché sia crocifisso. Questa è la catena umana della morte di Gesù che chiama in causa tutti gli uomini peccatori, compresi noi. Ma se ci fosse solo questo, Gesù sarebbe semplicemente vittima dell’assurda cattiveria umana, e la Storia sfuggirebbe dalle mani del buon Dio. In verità i Vangeli sottolineano una motivazione teologica ben più significativa della Pasqua di Gesù. È espressa in maniera mirabile nelle parole dell’istituzione eucaristica che anticipano e contengono il Mistero pasquale. È Gesù che “si offre” agli uomini mosso da un amore eis télos (fino alla fine, fino al massimo compimento; Gv 13,1 e 19,30). È Gesù che “si consegna” a Giuda, ai sommi sacerdoti, a Pilato, ai soldati, accettando liberamente di entrare nella “sua Ora”. È Lui che decide e dà il via alla Passione. “La mia vita – dice Gesù – nessuno me la toglie: io la do da me stesso” (Gv 10,18). E si consegna per amore, per rispondere all’estrema cattiveria umana con un amore ancor più grande. In questo modo Gesù porta a compimento il suo amore per l’umanità. La parola “passione” dice sì la sofferenza infinita di Gesù, ma dice soprattutto il suo “appassionato amore” che supera definitivamente la nostra malvagità. Al punto che l’evangelista Giovanni evidenzia il Cristo crocifisso come Re che attira tutti a sé, giudica il mondo, vince definitivamente il maligno e il peccato. Gesù regna sul trono della croce: qui c’è il suo potere regale e tutti “volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,17). Ma c’è di più. È il Padre che “ci consegna” il suo amato Figlio. È il Padre che nella preghiera angosciata di Gesù nell’Orto degli ulivi gli “offre” il calice amaro, e accetta di berlo assieme al Figlio suo per amor nostro. Così tutta l’amarezza di quella bevanda è tolta a noi. Sulla croce si rivela massimamente che Dio è Amore. “Dio (Padre) ha tanto amato il mondo da dare (didomi: donare) il Figlio unigenito perché chiunque crede in Lui non vada perduto” (Gv 3,16). Gesù offre se stesso in olocausto gradito a Dio, sostituendo tutti i sacrifici antichi “mediante lo Spirito eterno” (Eb 9,14). Lo Spirito è il fuoco dell’Amore che brucia, consuma interamente e fa salire la vittima a Dio. Il fuoco che Gesù è venuto a portare divampa nel battesimo di sangue della morte in croce di Gesù (cf Lc 12,49), e sarà effuso sui discepoli a Pentecoste perché la vita cristiana diventi anch’essa offerta a Dio gradita, come quella di Gesù (cf. Rm 12,1; 15,16). Il popolo della Nuova Alleanza è popolo sacerdotale chiamato a “offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1Pt 2,5). Così la festa della Pasqua illumina tutta la nostra vita. “Il Cristo pasquale è l’incarnazione definitiva della misericordia” (Giovanni Paolo II), perciò il Vangelo della gioia e della speranza in ogni situazione è ampiamente confermato. Se pensiamo che le cose non cambieranno, svuotiamo di senso la risurrezione, la seppelliamo “sotto molte scuse” (Papa Francesco, EG, n. 277). Non è possibile annunciare la risurrezione di Gesù “con la faccia da funerale” (n. 10).

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“Todo por amor”: giovani in ritiro a Collevalenza https://www.lavoce.it/todo-por-amor-giovani-in-ritiro-a-collevalenza/ Thu, 03 Apr 2014 15:02:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24100 I giovani in visita al Centro Speranza di Fratta Todina
I giovani in visita al Centro Speranza di Fratta Todina

“Todo por amor”, questo lo slogan che ha accompagnato alcuni giovani della diocesi Orvieto-Todi nel ritiro tenutosi il 29 e 30 marzo presso il santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza. “Tutto per amore” è la frase che Madre Speranza – protagonista della beatificazione che si terrà il 31 maggio – ripeteva alle sue consorelle. Ed è proprio con questo spirito che siamo stati invitati a vivere la due-giorni: servizio e carità sono stati compagni di viaggio della stessa Madre. Abbiamo chiesto ad alcune ragazze che hanno partecipato cosa le ha più colpite e cosa si portano a casa dopo questa esperienza.

Letizia: “Dopo questi due giorni nel mio cuore è entrata una Luce nuova caratterizzata da due ‘ingredienti’ fondamentali: la speranza e l’amore per il prossimo. La speranza ha iniziato a fare il suo lavoro quando abbiamo fatto l’immersione nelle piscine del santuario: ho sentito il calore del Signore che mi dava una grande grinta e una grande fantasia per organizzare il mio futuro. Infatti io e Cristina (la mia compagna di stanza) prima di dormire abbiamo parlato di come avremmo aiutato il prossimo e di come ci immaginiamo la nostra vita. L’amore per il prossimo è ‘nato’ quando siamo andati all’istituto Veralli-Cortesi e poi al Centro Speranza. Gli anziani dell’istituto Veralli-Cortesi ci hanno accolto con una tale allegria che ci ha illuminato la giornata, mentre i giovani ci hanno trasmesso una tenerezza infinita, e in entrambi i casi il mio cuore ha traboccato d’amore. Il Signore è entrato in me nel migliore dei modi”.

Maria Elena: “Pur non avendo sperimentato l’immersione completa nelle piscine, questa è stata comunque l’esperienza per me più significativa. Prima di entrare avvertivo una sensazione mista tra ansia, agitazione e curiosità. Quando poi mi sono bagnata nell’acqua, ho fatto il segno della croce e ho recitato la preghiera affissa sopra la vasca, mi sono sentita come ‘toccata’ da Dio, come se fossi in un altro posto, e ho avvertito una sensazione bellissima che non dimenticherò facilmente. Ma la cosa che mi ha colpita di più è stata la grande fede e speranza che ho visto negli occhi delle persone – uomini, donne, bambini e anziani – che aspettavano il loro turno, fiduciose nell’aiuto del Signore e della Madre attraverso quell’acqua così particolare”.

Viorela: “Il Veralli-Cortesi di Todi, istituto residenziale per gli anziani, nato grazie alla donazione di Angelo Cortesi alla sua morte nel 1917, ancor oggi svolge un ruolo fondamentale nella zona. In particolare, sono stata colpita da un signore, forse meno anziano rispetto a molti altri, il quale, avendo perso l’utilizzo della vista, leggeva un giornale grazie alla scrittura Braille. Pur sembrando ai nostri occhi impossibilitato a svolgere alcune attività, in realtà così non è. Infatti legge molto e si tiene sempre informato, organizza giornate con varie attività alla casa di riposo, e sta per essere coinvolto in un progetto in cui dovrà compiere varie letture per persone di diverse età”.

Sofia: “Molto riuscito ed entusiasmante è stato l’inserimento della visita al Centro Speranza di Fratta Todina nell’ambito del ritiro diocesano Todo por amor. Anche se conoscevo già la struttura e la sua attività, per me è sempre un grande piacere tornarci. Oltre che approfondire l’opera di Madre Speranza, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere e confrontarci con persone davvero speciali, con una sensibilità fuori dal comune e dal cuore grande. Molto spesso la società tende ad allontanare le persone con disabilità come ‘non perfette’. Posso affermare con assoluta certezza che uno solo di questi nostri amici speciali ha un’anima molto più ricca e sensibile di tutti noi messi insieme. Non si capisce che la vita è meravigliosa in tutte le sue forme e difficoltà, e pensare ai bisogni delle persone con disabilità significa educare la società alla fragilità. Invito davvero di cuore tutti coloro che hanno la possibilità a visitare questa struttura perché, come dice una delle suore che ci ha accolto, ‘al Centro Speranza si respira aria di paradiso’”.

Una grande responsabilità insomma, quella di essere i giovani di una diocesi in cui ha vissuto una donna santa che, grazie alla sua costante ricerca di un rapporto profondo con Dio, si è fatta strumento per un’opera grandissima che tutti noi oggi siamo chiamati a continuare. Magari con sacrificio, fatica, scoraggiamento e sofferenza, a volte, ma – come diceva la Madre – anche il sacrificio, la fatica e la sofferenza valgono la pena di essere vissute per amore. Tutto vale la pena di essere vissuto per amore!

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La “pereginatio” del Crocifisso e di Madre Speranza in diocesi di Orvieto: una boccata di ossigeno spirituale https://www.lavoce.it/la-pereginatio-del-crocifisso-e-di-madre-speranza-in-diocesi-di-orvieto-una-boccata-di-ossigeno-spirituale/ Fri, 21 Mar 2014 12:41:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23781 Un momento di preghiera a Casteltodino
Un momento di preghiera a Casteltodino

Liturgia delle ore, adorazione eucaristica, confessioni, coroncina della Divina Misericordia, messa: questo il programma di ogni giornata nella Vicaria di San Callisto (parrocchie di Acquasparta, Casigliano – Rosaro, Avigliano, Castel dell’Aquila, Dunarobba – Sismano, Montecastrilli – Farnetta, Casteltodino – Collesecco, Quadrelli), in occasione della peregrinatio delle immagini del Crocifisso dell’Amore Misericordioso e di Madre Speranza, che, iniziata sabato 15, si conclude oggi, 21 marzo.

Giornate intense, che i parroci della zona – don Antonio Cardarelli, don Alessandro Fortunati, don Piero Grassi e don Lekë Marku – stanno vivendo insieme, spostandosi via via nelle diverse parrocchie raggiunte dalla visita, così come i fedeli, invitati a prendere parte alle varie celebrazioni in programma, proprio per esprimere l’unità della Chiesa attorno a Cristo-Amore Misericordioso e dare un segno di vicinanza e di collaborazione a tutte le comunità del territorio.

Importante la presenza, in occasione dell’apertura e anche in altri momenti, delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, che hanno consegnato le immagini, animato alcuni momenti di preghiera, presentato la vita, le opere e il carisma di Madre Speranza, grazie ad un video e a significative testimonianze offerteci, anche da parte di chi non l’ha conosciuta direttamente ma, magari, attraverso i racconti, le parole e i gesti di religiosi e religiose più anziani che a loro volta hanno potuto vivere accanto a lei. E sul suo esempio, tutti siamo stati invitati a fissare gli occhi su Gesù Crocifisso, ad accogliere l’amore e la misericordia di Dio e riversarli poi, con la preghiera, con parole ed azioni concrete, in ogni nostro fratello.

Anche nella Vicaria delle Beate Angelina e Vanna (parrocchie di Ficulle, Montegabbione – Montegiove, Fabro – Colonnetta, Fabro Scalo – Carnaiola, Parrano – Cantone), le immagini di Madre Speranza e del Crocifisso sono state accolte sabato 15. Molti i fedeli intervenuti, tra cui un bel gruppo di bambini, e per tutti l’evento ha suscitato particolare interesse e curiosità. Alcuni presenti si ricordavano di aver fatto, proprio al santuario di Collevalenza, i ritiri spirituali di prima comunione, cresima o di preparazione al matrimonio.

È stata una boccata d’ossigeno per l’intera comunità, un annuncio forte, soprattutto nel nostro tempo in cui molte persone sono immerse in una vita frenetica, incentrate su loro stesse e che raramente si fermano a riflettere e pregare. Non sono mancate lacrime in coloro che, sentendo parlare di amore e di misericordia di Dio, sono stati toccati nel cuore in quel momento di grazia.

Sarebbe bello poter essere portatori di pace, di amore, di misericordia fin da piccoli insieme alla famiglia, guardando l’esempio eroico di Madre Speranza, la quale ci ricorda che anche “l’uomo più perverso e più miserabile e perfino il più abbandonato e trascurato è amato da Dio con immensa tenerezza”.

La conoscenza dell’Amore Misericordioso e di Madre Speranza continua in settimana nelle varie parrocchie della Vicaria con altri incontri, per arrivare alla beatificazione preparati spiritualmente.

Inoltre, alla Colonnetta, a Fabro, c’è una piccola chiesa dedicata a Maria Mediatrice ove saranno stabilmente collocati l’icona di Madre Speranza e il Crocifisso. Quanti vorranno attingere misericordia e speranza potranno, quindi, così come ha fatto lei, sostare davanti al meraviglioso Crocifisso, il quale rigenera ogni persona, ogni comunità, ogni malato o anziano a una vita nuova che viene dalla gioia e dalla misericordia del Vangelo.

Le prossime Vicarie ad essere visitate, sempre in contemporanea, a partire sabato 22 marzo, sono: S. Venanzio (parrocchie di Collelungo di S. Venanzo, Morrano, Ospedaletto, Ripalvella, Rotecastello, S. Faustino, S. Venanzo, S. Vito in Monte) e S. Cassiano (parrocchie di Baschi, Civitella del Lago, Montecchio, Tenaglie, Acqualoreto, Collelungo di Baschi, Melezzole, S. Restituta).

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Il Crocifisso e Madre Speranza “pellegrini” in diocesi di Orvieto https://www.lavoce.it/il-crocifisso-e-madre-speranza-pellegrini-in-diocesi-di-orvieto/ Thu, 13 Mar 2014 13:57:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23589 “Gesù crocifisso”, santuario dell’Amore misericordioso
“Gesù crocifisso”, santuario dell’Amore misericordioso

Sabato 8 marzo, nelle Vicarie della diocesi, ha avuto inizio la peregrinatio del Crocifisso dell’Amore Misericordioso e dell’immagine di Madre Speranza di Gesù in preparazione alla solenne beatificazione del prossimo 31 maggio. La peregrinatio ha fatto la prima tappa nella Vicaria dei Santi Terenziano e Felice. “A Massa Martana – racconta un partecipante – numerosi fedeli hanno atteso in piazza l’arrivo delle immagini e, processionalmente, con l’accompagnamento di canti, si è fatto ingresso nella chiesa di San Felice. È stata quindi proposta la visione di un video che, prendendo spunto dalla vita di Madre Speranza, ha rivolto provocazioni agli uditori circa il loro rapporto con Dio e con gli altri”. Successivamente Marina Berardi ha ripercorso le tappe più significative della vita della Beata: primogenita di nove fratelli, nasce nel 1893 a Santomera in Spagna e fin dall’infanzia nutre il desiderio di diventare santa. All’età di 21 anni entra tra le religiose dell’istituto delle Figlie del Calvario, istituto poi unificato con quello delle suore Claretiane. Dopo anni intensi vissuti tra le religiose, matura il desiderio di trasformare la sua sequela di Cristo in una maggiore offerta a Lui e alla Chiesa attraverso una nuova forma di vita religiosa. La notte di Natale 1930 ha così inizio la nuova fondazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. “Cominciò insieme alle sue nuove consorelle – prosegue il racconto – un’attività di eroica carità: cura dei malati, accoglienza di anziani e disabili, il tutto nel terribile contesto della Guerra civile, prima, e della Seconda guerra mondiale, poi”. Successivamente, nel 1936, si trasferisce a Roma ove nel 1951, ultimata la casa generale delle Ancelle, fonda il ramo maschile della congregazione, con il nome di Figli dell’Amore Misericordioso. Il 18 agosto 1951 si trasferisce a Collevalenza con un gruppo di Ancelle e con i primi tre figli Fam, e vi rimarrà fino alla morte (8 febbraio 1983). “La sua vita è stata instancabilmente consacrata all’amore a Cristo, che si è concretizzato in un’accoglienza illimitata ai bisognosi nel corpo e nello spirito, nell’offerta vittimale di espiazione dei peccati dell’umanità e per l’annuncio accorato e urgente dell’amore immenso di Dio per ogni creatura, anche la più peccatrice e perversa; annuncio che ha dato origine alla costruzione del primo e unico santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso. A 31 anni dalla morte di Madre Speranza, il carisma dell’Amore Misericordioso continua a diffondersi in quasi tutti i continenti e a elargire frutti copiosi di conversioni grazie all’attività dei Figli e delle Ancelle”. La serata è poi proseguita con la proclamazione dell’episodio evangelico della lavanda dei piedi (Gv 13,1-17) e di brani tratti dagli scritti di Madre Speranza dove particolarmente significative sono risultate le parole: “Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli. Egli, che è il Figlio di Dio, si cinse con un panno e si chinò davanti agli apostoli. Colui davanti al quale si prostrano gli angeli prese l’aspetto di servo e lavò i piedi con le sue mani creatrici di mille bellezze, insegnandoci con l’esempio ciò che aveva detto con le parole: ‘Imparate da me che sono mite e umile di cuore’. Coloro a cui lava i piedi sono dei poveri peccatori, e Giuda, che lo aveva già tradito” (da La Passione). È seguita l’adorazione eucaristica – presieduta da p. Roberto Donatelli Fam e don Francesco Valentini, parroco di Massa Martana, e animata da suor Erika Bellucci Eam, durante la quale, mettendo in pratica la finalità del carisma della congregazione, che è quella che a tutti giunga la misericordia di Dio, ha avuto luogo il sacramento della riconciliazione. Domenica 9 marzo la peregrinatio ha avuto il suo culmine nella celebrazione eucaristica presieduta da p. Roberto, durante la quale è stato distribuito ai fedeli un sacchetto di chicchi di grano: è il simbolo a cui più volte ha fatto riferimento Madre Speranza, imitando così il suo Sposo che dice: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,20-33). La peregrinatio ha così concluso questo inizio della prima tappa con il seguente messaggio rivolto ai moltissimi partecipanti: “Facciamo morire il nostro amor proprio e l’io, e cerchiamo il buon Gesù” (dagli Scritti di M. Speranza).

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