Santa Maria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/madonna/ Settimanale di informazione regionale Thu, 06 May 2021 15:48:54 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Santa Maria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/madonna/ 32 32 Lettera di maggio, dedicata alla Beata Vergine Maria, del cardinale Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana https://www.lavoce.it/lettera-di-maggio-dedicata-alla-beata-vergine-maria-del-cardinale-gualtiero-bassetti-alla-comunita-diocesana/ Thu, 06 May 2021 10:14:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60494 Lettera alla comunità diocesana del cardinale Bassetti

Santa Maria, Vergine mendicante dello spirito, aiutaci a crescere nella comunione. E’ il titolo della lettera-messaggio del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve scritta per il mese di maggio dedicato a Maria Santissima, come scrive il presule. Con questa lettera vorrei aiutare la comunità cristiana alla devozione e all’imitazione della Vergine.

Fare spazio a Dio

Questo messaggio, il cui testo integrale è consultabile sul sito della diocesi (http://diocesi.perugia.it/wp-content/uploads/2021/05/letteraCardBassetti-maggio2021.pdf), è un’ esortazione dai contenuti spirituali, ma anche umani e sociali.

"Accogliere nella nostra vita Maria, che Gesù ha affidato a tutta l’umanità dall’alto della croce – evidenzia il presule –, vuol dire imparare a fare spazio a Dio".

La fede di Maria

Gualtiero Bassetti, che fin dall’adolescenza in Seminario a Firenze è stato attratto dalla Madre Celeste e da vescovo è molto devoto alla Madonna del Conforto di Arezzo e alla Madonna delle Grazie di Perugia, ricorda ai fedeli l’immensa fede di Maria:

"A Dio, che si rivela e si dona si può rispondere solo con la fede di Maria che, come ci dice la Lumen Gentium, per tutta la vita ha camminato nella fede consegnandosi totalmente a Dio. Una fede, la sua, povera ed umile: solo la povertà e l’umiltà esprimono un amore vero. Perché chi possiede solo sé stesso, non ama, e adopera tutto come uno strumento per i suoi fini. Una fede povera e umile, invece, è una fede che lascia passare la lucentezza di Dio, che solo i poveri e gli umili sono in grado di accogliere. Essi aspettano sempre, amano e aspettano. Maria è vissuta in questa fede, consegnandosi totalmente al mistero di Dio".

Crescere nella comunione

Il cardinale conclude la lettera citando alcune parole del vescovo santo don Tonino Bello, che affidava alla Vergine il dono della comunione familiare.

"Sono parole -scrive Bassetti- che certamente conoscete, ma che risuonano sempre fresche, nuove e di una tenerezza disarmante… Questa comunione te la chiediamo (rivolgendosi a Maria) per la nostra santa Chiesa perusina-pievese, che non sembra estranea alle lusinghe della frammentazione, del parrocchialismo e della chiusura nei perimetri segnati dall’ombra del campanile.

Te la chiediamo per le nostre famiglie, perché il dialogo, l’amore crocefisso, le rendano luoghi di crescita umana e spirituale. Te la chiediamo per tutta l’umanità: liberala dalla pandemia del virus e del cuore, perché la solidarietà fra i popoli venga riscoperta come l’unico imperativo etico con cui fondare la convivenza".

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Lettera alla comunità diocesana del cardinale Bassetti

Santa Maria, Vergine mendicante dello spirito, aiutaci a crescere nella comunione. E’ il titolo della lettera-messaggio del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve scritta per il mese di maggio dedicato a Maria Santissima, come scrive il presule. Con questa lettera vorrei aiutare la comunità cristiana alla devozione e all’imitazione della Vergine.

Fare spazio a Dio

Questo messaggio, il cui testo integrale è consultabile sul sito della diocesi (http://diocesi.perugia.it/wp-content/uploads/2021/05/letteraCardBassetti-maggio2021.pdf), è un’ esortazione dai contenuti spirituali, ma anche umani e sociali.

"Accogliere nella nostra vita Maria, che Gesù ha affidato a tutta l’umanità dall’alto della croce – evidenzia il presule –, vuol dire imparare a fare spazio a Dio".

La fede di Maria

Gualtiero Bassetti, che fin dall’adolescenza in Seminario a Firenze è stato attratto dalla Madre Celeste e da vescovo è molto devoto alla Madonna del Conforto di Arezzo e alla Madonna delle Grazie di Perugia, ricorda ai fedeli l’immensa fede di Maria:

"A Dio, che si rivela e si dona si può rispondere solo con la fede di Maria che, come ci dice la Lumen Gentium, per tutta la vita ha camminato nella fede consegnandosi totalmente a Dio. Una fede, la sua, povera ed umile: solo la povertà e l’umiltà esprimono un amore vero. Perché chi possiede solo sé stesso, non ama, e adopera tutto come uno strumento per i suoi fini. Una fede povera e umile, invece, è una fede che lascia passare la lucentezza di Dio, che solo i poveri e gli umili sono in grado di accogliere. Essi aspettano sempre, amano e aspettano. Maria è vissuta in questa fede, consegnandosi totalmente al mistero di Dio".

Crescere nella comunione

Il cardinale conclude la lettera citando alcune parole del vescovo santo don Tonino Bello, che affidava alla Vergine il dono della comunione familiare.

"Sono parole -scrive Bassetti- che certamente conoscete, ma che risuonano sempre fresche, nuove e di una tenerezza disarmante… Questa comunione te la chiediamo (rivolgendosi a Maria) per la nostra santa Chiesa perusina-pievese, che non sembra estranea alle lusinghe della frammentazione, del parrocchialismo e della chiusura nei perimetri segnati dall’ombra del campanile.

Te la chiediamo per le nostre famiglie, perché il dialogo, l’amore crocefisso, le rendano luoghi di crescita umana e spirituale. Te la chiediamo per tutta l’umanità: liberala dalla pandemia del virus e del cuore, perché la solidarietà fra i popoli venga riscoperta come l’unico imperativo etico con cui fondare la convivenza".

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Questa settimana focus sul lavoro. Iniziativa Ceu per il 1 maggio https://www.lavoce.it/questa-settimana-focus-sul-lavoro-iniziativa-ceu-per-il-1-maggio/ Thu, 29 Apr 2021 17:18:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60393

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

l’editoriale

Una sfida da vincere

di Stefano De Martis La gestazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stata laboriosa e complessa. Ha coinvolto due governi, due maggioranze, e nella sua stesura definitiva il premier Draghi ha messo in gioco tutta la sua personale autorevolezza anche a livello internazionale. Ma in un certo senso la fase più impegnativa inizia ora. Certo, è doveroso respingere i pregiudizi sull’Italia che, (…)

Focus

Giornalisti sotto attacco

di Tonio Dell’Olio Nel 73% dei 180 Stati esaminati, l’organizzazione Reporter senza frontiere ha rilevato che essi operano in condizioni classificate come “gravissime”, “difficili” o “problematiche” per la professione. Mentre l’Italia (…)

Melville in Terra Santa

di Dario Rivarossa C’è anche l’Umbria nel poema Clarel di Herman Melville. Ormai verso la sessantina, nel 1876 l’autore di Moby Dick pubblicò questo poema, più lungo della Divina Commedia, in cui (…)

Nel giornale

Coltiviamo il lavoro

Questo Primo Maggio sarà celebrato tenendo all’orizzonte il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr) varato dal Governo. Uno dei punti fondamentali riguarda proprio il rilancio dell’economia. Da dove partire? “Dai giovani” rispondono i Vescovi dell’Umbria, che organizzano un confronto tra imprenditori e società, lasciando che a dire la loro siano anzitutto le nuove generazioni. Ce ne parla la coordinatrice, Francesca Di Maolo. La Cei quest’anno, per la prima volta, pubblica ufficialmente un messaggio per il Primo Maggio. In attesa di mettere in atto il Pnrr, esaminiamo quali progetti prevede per l’Umbria. I pareri dell’economista Zamagni, del prof. Grasselli e della Cisl regionale.

SI APRE IL MESE MARIANO

Papa Francesco lancia una “maratona” di preghiera del rosario in questo mese di maggio tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio. Per tutto il mese, in diretta via via da trenta grandi santuari, l’invocazione del mondo intero per la fine di questa pandemia

STOP ALLA VIOLENZA

Centri antiviolenza a rischio per mancanza di fondi? Nei giorni scorsi era stato lanciato l’allarme per difficoltà burocratiche e ritardi dei versamenti da parte del Comune di Perugia. Nel frattempo i fondi sono arrivati, e si delinea una soluzione condivisa e duratura

MIGRANTI

Chi perde la vita - ancora a centinaia, nell’indifferenza generale - per attraversare il Mediterraneo. E chi, immigrato residente qui da noi, nonostante la crisi dovuta alla pandemia, invia più soldi di prima nella propria terra di origine. I lati dell’Italia che molti non sanno vedere]]>

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l’editoriale

Una sfida da vincere

di Stefano De Martis La gestazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stata laboriosa e complessa. Ha coinvolto due governi, due maggioranze, e nella sua stesura definitiva il premier Draghi ha messo in gioco tutta la sua personale autorevolezza anche a livello internazionale. Ma in un certo senso la fase più impegnativa inizia ora. Certo, è doveroso respingere i pregiudizi sull’Italia che, (…)

Focus

Giornalisti sotto attacco

di Tonio Dell’Olio Nel 73% dei 180 Stati esaminati, l’organizzazione Reporter senza frontiere ha rilevato che essi operano in condizioni classificate come “gravissime”, “difficili” o “problematiche” per la professione. Mentre l’Italia (…)

Melville in Terra Santa

di Dario Rivarossa C’è anche l’Umbria nel poema Clarel di Herman Melville. Ormai verso la sessantina, nel 1876 l’autore di Moby Dick pubblicò questo poema, più lungo della Divina Commedia, in cui (…)

Nel giornale

Coltiviamo il lavoro

Questo Primo Maggio sarà celebrato tenendo all’orizzonte il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr) varato dal Governo. Uno dei punti fondamentali riguarda proprio il rilancio dell’economia. Da dove partire? “Dai giovani” rispondono i Vescovi dell’Umbria, che organizzano un confronto tra imprenditori e società, lasciando che a dire la loro siano anzitutto le nuove generazioni. Ce ne parla la coordinatrice, Francesca Di Maolo. La Cei quest’anno, per la prima volta, pubblica ufficialmente un messaggio per il Primo Maggio. In attesa di mettere in atto il Pnrr, esaminiamo quali progetti prevede per l’Umbria. I pareri dell’economista Zamagni, del prof. Grasselli e della Cisl regionale.

SI APRE IL MESE MARIANO

Papa Francesco lancia una “maratona” di preghiera del rosario in questo mese di maggio tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio. Per tutto il mese, in diretta via via da trenta grandi santuari, l’invocazione del mondo intero per la fine di questa pandemia

STOP ALLA VIOLENZA

Centri antiviolenza a rischio per mancanza di fondi? Nei giorni scorsi era stato lanciato l’allarme per difficoltà burocratiche e ritardi dei versamenti da parte del Comune di Perugia. Nel frattempo i fondi sono arrivati, e si delinea una soluzione condivisa e duratura

MIGRANTI

Chi perde la vita - ancora a centinaia, nell’indifferenza generale - per attraversare il Mediterraneo. E chi, immigrato residente qui da noi, nonostante la crisi dovuta alla pandemia, invia più soldi di prima nella propria terra di origine. I lati dell’Italia che molti non sanno vedere]]>
Festa sì, ma senza popolo e senza processione, al Santuario di Montecamera https://www.lavoce.it/santuario-di-montecamera/ Tue, 21 Apr 2020 09:02:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56921

L’emergenza coronavirus ha fatto saltare anche la tradizionale processione in onore della Madonna di Montecamera a Gualdo Tadino che tradizionalmente si svolge il martedì dopo Pasqua da Pieve di Compresseto al Santuario. Si hanno notizie di offerte votive per questa festa già dal 1647. Si racconta che, scoppiata una pestilenza, la popolazione di Pieve di Compresseto che non malata il martedì dopo Pasqua salì in processione i sei chilometri fino al santuario di Montecamera per implorare la grazia dalla Madonna. Quando tornò in paese si vide venire incontro gli appestati ormai guariti. Da allora, ogni anno, gli abitanti di Pieve di Compresseto e delle località vicine tornano in pellegrinaggio. A piedi, al santuario dove solitamente è celebrata la santa messa. Quest'anno il martedì di Pasqua monsignor Luigi Merli ha celebrato la messa in onore della Madonna di Montecamera in diretta streaming dalla chiesa di San Pellegrino . E la comunità parrocchiale che comprende Pieve, Poggio Sant’Ercolano, Osteria di Cerasa e Biagetto ha offerto il cero. Tradizionalmente rappresenta la loro devozione alla Madonna di Montecamera. La giornata è iniziata alle ore 9 con il suono delle campane della chiesa di Pieve. Seguita alle 9.30 da una messa che il parroco, don Stefano Bastianelli, ha celebrato presso la propria abitazione. Marta Ginettelli]]>

L’emergenza coronavirus ha fatto saltare anche la tradizionale processione in onore della Madonna di Montecamera a Gualdo Tadino che tradizionalmente si svolge il martedì dopo Pasqua da Pieve di Compresseto al Santuario. Si hanno notizie di offerte votive per questa festa già dal 1647. Si racconta che, scoppiata una pestilenza, la popolazione di Pieve di Compresseto che non malata il martedì dopo Pasqua salì in processione i sei chilometri fino al santuario di Montecamera per implorare la grazia dalla Madonna. Quando tornò in paese si vide venire incontro gli appestati ormai guariti. Da allora, ogni anno, gli abitanti di Pieve di Compresseto e delle località vicine tornano in pellegrinaggio. A piedi, al santuario dove solitamente è celebrata la santa messa. Quest'anno il martedì di Pasqua monsignor Luigi Merli ha celebrato la messa in onore della Madonna di Montecamera in diretta streaming dalla chiesa di San Pellegrino . E la comunità parrocchiale che comprende Pieve, Poggio Sant’Ercolano, Osteria di Cerasa e Biagetto ha offerto il cero. Tradizionalmente rappresenta la loro devozione alla Madonna di Montecamera. La giornata è iniziata alle ore 9 con il suono delle campane della chiesa di Pieve. Seguita alle 9.30 da una messa che il parroco, don Stefano Bastianelli, ha celebrato presso la propria abitazione. Marta Ginettelli]]>
Maria: un esempio anche per le giovani donne di oggi https://www.lavoce.it/maria-esempio-giovani-donne/ Sun, 19 May 2019 08:18:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54545 maria

“Uno squarcio di luce nel cielo”, una donna la cui “autorità” deriva dalla capacità di fare scelte coraggiose e controcorrente, foriere di “una profezia sempre valida” che ha il suo simbolo più eloquente nel Magnificat: “il testo letterario più bello del mondo, insieme alle Beatitudini”, dove la Madre di Gesù anticipa e ricapitola il sogno di Dio.

La biblista Rosanna Virgili descrive così - per il Sir - la figura di Maria, all’inizio del mese tradizionalmente a lei dedicato. E ammonisce: “La questione della donna è decisiva nella Chiesa, che ha estremamente bisogno dell’apporto femminile. Il mese mariano può essere l’occasione per una rilettura in chiave più contemporanea, e non dolciastra e melensa, della figura di Maria.

Non c’è futuro nella Chiesa se alle donne non si riconoscono, semplicemente, i servizi che svolgono. In un tempo come il nostro, in cui il clericalismo sta risorgendo, la Chiesa è spacciata, se invece di progredire torna indietro sulla questione femminile”.

La devozione mariana accompagna il pontificato di Francesco fin dal suo esordio. Cosa significa per il Papa, e per la Chiesa, il mese mariano che tradizionalmente celebriamo a maggio?

“Fin all’inizio Papa Francesco ci ha rivelato la sua speciale devozione alla Madonna dei nodi. Credo sia stato un messaggio che si è radicato fortemente presso i cattolici. Ognuno ha un aspetto della Madonna, o un Santuario, un “particolare” a cui si affida: la devozione mariana è molto diffusa, anche in Europa, e questo è molto bello.

Chi è Maria? È quella persona che, dentro il nostro pantheon religioso dove trovano posto Gesù e il Padre, interviene nei momenti dei nodi difficili che a volte ci stringono nella vita. La Madonna che scioglie i nodi, tanto cara a Bergoglio, è una metafora di tutto questo. L’altro aspetto tipico del pontificato del Papa argentino è l’accento così forte che pone sulla maternità della Chiesa: la Chiesa come madre, la cui grandissima icona è la Madre di Gesù”.

“La Chiesa è madre, Maria è più importante degli apostoli”, ripete il Papa, che a più riprese ha auspicato una maggiore presenza delle donne nella Chiesa, “là dove si prendono le decisioni”, come si legge nell’ Evangelii gaudium.

“È un nodo che spero che la Madonna possa sciogliere. Il Papa ha detto chiaramente che l’eventuale disagio delle donne cattoliche è dovuto al fatto che, nella Chiesa, l’autorità è affidata esclusivamente ai vescovi, in quanto successori degli apostoli. La donna non ha accesso a nessun tipo di autorità: si trova a non avere i “munera” che, invece, spettano al clero.

Francesco ha ragione, Maria era più importante di tutti gli apostoli: nei Vangeli è così, la Madre di Gesù ha avuto un’autorità che nessun altro ha avuto, umanamente parlando. Tuttavia, a mio avviso la figura di Maria va riletta da questo punto di vista. La tradizione cattolica, infatti, tramite la figura di Maria ha veicolato un femminile remissivo, docile, diretroguardia. Ma la figura della Madonna va ben oltre e il suo vero ‘ritratto’ è ancora tutto da affrontare”.

Se dovesse tracciare un ritratto “aggiornato” della Madre di Gesù, quali pennelli userebbe?

“Oltre alla verginità e alla maternità - tratti costitutivi della figura di Maria che andrebbero riletti nel 2019 tenendo conto che per tante donne molte cose sono cambiate intorno a questi due temi tra i tanti aspetti della Madre di Gesù ce ne sono alcuni estremamente eloquenti.

Innanzitutto, la scelta: Maria sceglie da sola, quando l’Angelo va da lei, e dimostra uno straordinario coraggio, in un’epoca in cui le donne non venivano neppure salutate, perché considerato soltanto mogli, madri, figlie o sorelle di un maschio. Poi l’uscita dal privato: Maria aveva già una sua vita, era già promessa sposa, cioè come se fosse sposata. Per mettersi a servizio di un servizio più grande, ha lasciato tutto per il suo popolo e per il mondo: una lezione importante per le giovani donne di oggi, molto ripiegate su se stesse”.

M.Michela Nicolais

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maria

“Uno squarcio di luce nel cielo”, una donna la cui “autorità” deriva dalla capacità di fare scelte coraggiose e controcorrente, foriere di “una profezia sempre valida” che ha il suo simbolo più eloquente nel Magnificat: “il testo letterario più bello del mondo, insieme alle Beatitudini”, dove la Madre di Gesù anticipa e ricapitola il sogno di Dio.

La biblista Rosanna Virgili descrive così - per il Sir - la figura di Maria, all’inizio del mese tradizionalmente a lei dedicato. E ammonisce: “La questione della donna è decisiva nella Chiesa, che ha estremamente bisogno dell’apporto femminile. Il mese mariano può essere l’occasione per una rilettura in chiave più contemporanea, e non dolciastra e melensa, della figura di Maria.

Non c’è futuro nella Chiesa se alle donne non si riconoscono, semplicemente, i servizi che svolgono. In un tempo come il nostro, in cui il clericalismo sta risorgendo, la Chiesa è spacciata, se invece di progredire torna indietro sulla questione femminile”.

La devozione mariana accompagna il pontificato di Francesco fin dal suo esordio. Cosa significa per il Papa, e per la Chiesa, il mese mariano che tradizionalmente celebriamo a maggio?

“Fin all’inizio Papa Francesco ci ha rivelato la sua speciale devozione alla Madonna dei nodi. Credo sia stato un messaggio che si è radicato fortemente presso i cattolici. Ognuno ha un aspetto della Madonna, o un Santuario, un “particolare” a cui si affida: la devozione mariana è molto diffusa, anche in Europa, e questo è molto bello.

Chi è Maria? È quella persona che, dentro il nostro pantheon religioso dove trovano posto Gesù e il Padre, interviene nei momenti dei nodi difficili che a volte ci stringono nella vita. La Madonna che scioglie i nodi, tanto cara a Bergoglio, è una metafora di tutto questo. L’altro aspetto tipico del pontificato del Papa argentino è l’accento così forte che pone sulla maternità della Chiesa: la Chiesa come madre, la cui grandissima icona è la Madre di Gesù”.

“La Chiesa è madre, Maria è più importante degli apostoli”, ripete il Papa, che a più riprese ha auspicato una maggiore presenza delle donne nella Chiesa, “là dove si prendono le decisioni”, come si legge nell’ Evangelii gaudium.

“È un nodo che spero che la Madonna possa sciogliere. Il Papa ha detto chiaramente che l’eventuale disagio delle donne cattoliche è dovuto al fatto che, nella Chiesa, l’autorità è affidata esclusivamente ai vescovi, in quanto successori degli apostoli. La donna non ha accesso a nessun tipo di autorità: si trova a non avere i “munera” che, invece, spettano al clero.

Francesco ha ragione, Maria era più importante di tutti gli apostoli: nei Vangeli è così, la Madre di Gesù ha avuto un’autorità che nessun altro ha avuto, umanamente parlando. Tuttavia, a mio avviso la figura di Maria va riletta da questo punto di vista. La tradizione cattolica, infatti, tramite la figura di Maria ha veicolato un femminile remissivo, docile, diretroguardia. Ma la figura della Madonna va ben oltre e il suo vero ‘ritratto’ è ancora tutto da affrontare”.

Se dovesse tracciare un ritratto “aggiornato” della Madre di Gesù, quali pennelli userebbe?

“Oltre alla verginità e alla maternità - tratti costitutivi della figura di Maria che andrebbero riletti nel 2019 tenendo conto che per tante donne molte cose sono cambiate intorno a questi due temi tra i tanti aspetti della Madre di Gesù ce ne sono alcuni estremamente eloquenti.

Innanzitutto, la scelta: Maria sceglie da sola, quando l’Angelo va da lei, e dimostra uno straordinario coraggio, in un’epoca in cui le donne non venivano neppure salutate, perché considerato soltanto mogli, madri, figlie o sorelle di un maschio. Poi l’uscita dal privato: Maria aveva già una sua vita, era già promessa sposa, cioè come se fosse sposata. Per mettersi a servizio di un servizio più grande, ha lasciato tutto per il suo popolo e per il mondo: una lezione importante per le giovani donne di oggi, molto ripiegate su se stesse”.

M.Michela Nicolais

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TODI. Lo “Stabat Mater” di Gioachino Rossini https://www.lavoce.it/todi-stabat-mater-rossini/ Sat, 11 May 2019 10:12:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54500 stabat

Stabat Mater... L’inizio di questa sequenza, attribuita al beato Jacopone da Todi, raffigura in un modo scultoreo la presenza di Maria ai piedi della croce. Dà un senso di saldezza di fronte alle fughe dei discepoli, in quel venerdì che ha cambiato la storia del mondo. È la passione di Maria, musicata e cantata in tante occasioni in cui si fa memoria della passione del Signore. Le note dello Stabat Mater, sprigionate dalla sensibilità del cuore e dall’arte di Gioachino Rossini, sono risuonate nella chiesa di San Fortunato a Todi, a pochi metri dal sepolcro del beato Jacopone, la sera di sabato 4 maggio.

Diretta dal maestro Ezio Bosso, ha eseguito il concerto l’orchestra Europe Philharmonic, con il canto del coro filarmonico “Rossini” di Pesaro e solisti provenienti dal vivaio della Fondazione Pavarotti. Il pubblico ha gremito la grande chiesa del patrono; una presenza non solo composta da estimatori della musica classica provenienti da fuori regione, ma anche da molta gente del Tuderte.

Ed è questo che ha sottolineato il prof. Claudio Peri, ideatore e promotore della rinnovata riscoperta e rilancio del mistico Jacopone. Il professore ha parlato, nel suo breve intervento prima del concerto, dell’importanza della nostra identità, non per metterla in contrapposizione ma per capire chi siamo. Non siamo nati oggi e, pur vivendo in un periodo storico di convulsi cambiamenti, le radici ci aiutano a vivere l’oggi con serenità. Il concerto, sia per il testo, sia per la musica e il contesto in cui si è svolto, lo possiamo definire “una grande bellezza”.

Stabat Mater: riferimenti letterari

Uno dei grandi estimatori della bellezza è stato lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij. Ciò che lo spingeva era la ricerca della bellezza, e per questo ci ha lasciato la famosa frase: “La bellezza salverà il mondo”, che appare nel libro L’idiota.

Nel romanzo I fratelli Karamazov approfondisce il problema. Un ateo, Ipolit, domanda al principe Mynski “in che modo la bellezza salverebbe il mondo”. Il principe non dice nulla, ma va da un giovane di diciotto anni che sta agonizzando. Lì rimane, pieno di compassione e amore, finché quello muore. Con questo voleva dire: è la bellezza che ci porta all’amore condiviso con il dolore; il mondo sarà salvo oggi e sempre fin quando ci sarà tale gesto.

Questa è la lettura profonda dello Stabat Mater: la condivisone del dolore verso Cristo da parte di Maria ci porta all’amore per il Signore e la sua madre, e in loro vediamo riflessa la sofferenza di tanti nostri fratelli. Questo salverà il mondo.

L’aveva capito bene il beato Jacopone, quando nella lauda numero 39 così si esprime: “O Amor, devino Amore, Amor che non èi amato! Amor, la tua amicizia è plena de letizia; non cade mai en trestizia lo cor che tt’assaiato”.

Una serata da non dimenticare, di vera cultura , nell’autentico significato della parola: coltivare la propria persona nella mente e nel cuore.

Don Marcello Cruciani

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Stabat Mater... L’inizio di questa sequenza, attribuita al beato Jacopone da Todi, raffigura in un modo scultoreo la presenza di Maria ai piedi della croce. Dà un senso di saldezza di fronte alle fughe dei discepoli, in quel venerdì che ha cambiato la storia del mondo. È la passione di Maria, musicata e cantata in tante occasioni in cui si fa memoria della passione del Signore. Le note dello Stabat Mater, sprigionate dalla sensibilità del cuore e dall’arte di Gioachino Rossini, sono risuonate nella chiesa di San Fortunato a Todi, a pochi metri dal sepolcro del beato Jacopone, la sera di sabato 4 maggio.

Diretta dal maestro Ezio Bosso, ha eseguito il concerto l’orchestra Europe Philharmonic, con il canto del coro filarmonico “Rossini” di Pesaro e solisti provenienti dal vivaio della Fondazione Pavarotti. Il pubblico ha gremito la grande chiesa del patrono; una presenza non solo composta da estimatori della musica classica provenienti da fuori regione, ma anche da molta gente del Tuderte.

Ed è questo che ha sottolineato il prof. Claudio Peri, ideatore e promotore della rinnovata riscoperta e rilancio del mistico Jacopone. Il professore ha parlato, nel suo breve intervento prima del concerto, dell’importanza della nostra identità, non per metterla in contrapposizione ma per capire chi siamo. Non siamo nati oggi e, pur vivendo in un periodo storico di convulsi cambiamenti, le radici ci aiutano a vivere l’oggi con serenità. Il concerto, sia per il testo, sia per la musica e il contesto in cui si è svolto, lo possiamo definire “una grande bellezza”.

Stabat Mater: riferimenti letterari

Uno dei grandi estimatori della bellezza è stato lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij. Ciò che lo spingeva era la ricerca della bellezza, e per questo ci ha lasciato la famosa frase: “La bellezza salverà il mondo”, che appare nel libro L’idiota.

Nel romanzo I fratelli Karamazov approfondisce il problema. Un ateo, Ipolit, domanda al principe Mynski “in che modo la bellezza salverebbe il mondo”. Il principe non dice nulla, ma va da un giovane di diciotto anni che sta agonizzando. Lì rimane, pieno di compassione e amore, finché quello muore. Con questo voleva dire: è la bellezza che ci porta all’amore condiviso con il dolore; il mondo sarà salvo oggi e sempre fin quando ci sarà tale gesto.

Questa è la lettura profonda dello Stabat Mater: la condivisone del dolore verso Cristo da parte di Maria ci porta all’amore per il Signore e la sua madre, e in loro vediamo riflessa la sofferenza di tanti nostri fratelli. Questo salverà il mondo.

L’aveva capito bene il beato Jacopone, quando nella lauda numero 39 così si esprime: “O Amor, devino Amore, Amor che non èi amato! Amor, la tua amicizia è plena de letizia; non cade mai en trestizia lo cor che tt’assaiato”.

Una serata da non dimenticare, di vera cultura , nell’autentico significato della parola: coltivare la propria persona nella mente e nel cuore.

Don Marcello Cruciani

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La tentazione di dividere https://www.lavoce.it/la-tentazione-di-dividere-3/ Thu, 01 Oct 2015 11:22:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43605 Il santuario della Madonna della Stella a Montefalco
Il santuario della Madonna della Stella a Montefalco

I Passionisti, ufficialmente denominati “Congregazione della Passione di Gesù Cristo”, sono stati fondati nel 1720 da san Paolo della Croce e approvati dalla Chiesa nel 1741. Dal secolo XIX sono attivi in terra umbra con una duplice presenza: la prima nel santuario della Madonna della Stella nei pressi di Montefalco, la seconda a Montescosso, nell’area di Ponte Felcino (Pg).

Nel santuario della Madonna della Stella i Passionisti arrivarono nel 1884, chiamati dall’arcivescovo di Spoleto mons. Mariano Pagliari per la cura pastorale dei pellegrini. Appena arrivati, i religiosi si preoccuparono di scrivere e diffondere la storia della rivelazione della Madonna a Righetto Cionchi (1861-62) dando notizie attendibili e dettagliate di persone e di avvenimenti.

Si preoccuparono pure che si facesse un processo diocesano formale per arrivare alla dichiarazione giuridica della veridicità o meno della manifestazione della Vergine, in quanto viveva ancora il protagonista, Righetto. Il processo ebbe luogo dal 7 luglio al 28 novembre 1914. Furono ascoltati 16 testimoni tra cui Righetto e il beato Pietro Bonilli.

La sentenza fu: constare de apparitionis veritate B. Mariae Virginis titulo Auxilium Christianorum, vulgo “della Stella” (“riconoscere la attendibilità dell’apparizione della B. Vergine Maria sotto il titolo di Aiuto dei cristiani, popolarmente detta ‘della Stella’”). I Passionisti sono legati alla storia della “Madonna della Stella” e il suddetto santuario è legato alla storia dei Passionisti, in particolare a quelli della regione religiosa “della Pietà”.

È la regione che comprende Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e una parte del Lazio, con oltre 100 religiosi. Il santuario è stato fra l’altro, per alcuni periodi, sede della Curia regionale della congregazione; e dal 1885, in modo quasi interrotto fino al 1969, casa di formazione, prima come noviziato e poi come studentato per gli studenti del liceo classico.

Dopo la partenza degli studenti, inviati a proseguire la loro formazione nelle Università pontificie, i locali del vecchio studentato sono diventati “oasi” di spiritualità per gruppi di pellegrini desiderosi di vivere momenti di ritiro ed incontri di preghiera. Il terremoto del 1997 ebbe però a interrompere questo servizio di accoglienza. Attualmente, dopo un lungo periodo di ristrutturazione, si sta ricominciando a ospitare persone e fedeli. E il santuario è diventato nuovamente luogo di spiritualità e oasi di ricarica spirituale per tanti gruppi e per numerose comunità cristiane dell’Umbria.

temperilli
Padre Luciano Temperilli

La comunità religiosa, composta da una decina di confratelli, si pone al servizio dei pellegrini e dei fedeli della regione, soprattutto attraverso la confessione e la direzione spirituale. Presta il suo servizio anche alla Chiesa locale secondo le necessità pastorali (catechesi per gruppi parrocchiali, animazione e corsi di preparazione al matrimonio, servizio alle famiglie, ecc.). Collabora con le iniziative caritative dell’istituto, della regione ecclesiastica e diocesana.

Sostiene, con una giornata apposita, l’associazione Milena onlus che promuove attività di cooperazione e progetti di sviluppo in Africa, specificatamente in Etiopia, dove svolge un importante ruolo sanitario e sociale con screening cardiologici e cura la formazione del personale sanitario e offre sostegno economico ai bambini orfani di Makallè.

La seconda comunità passionista in terra umbra si trova a Montescosso (Pg) dove i passionisti sono arrivati nel 1897 in un villa donata dal conte Ricci e adattata a convento. Nel corso della sua storia la comunità ivi residente ha cambiato fisionomia più volte, passando da comunità apostolica a formativa.

L’apostolato consisteva e consiste nel servizio alle parrocchie e nelle missioni popolari, mentre come comunità formativa è stato luogo di noviziato, di studenti liceali e infine studentato di Teologia. Oggi è una comunità che svolge il proprio servizio e collabora attivamente nella pastorale dell diocesi di Perugia.

Alla comunità è affidata in particolare la parrocchia di Bosco e altre parrocchie della zona. La comunità fa accoglienza a religiosi e sacerdoti per periodi di ritiri spirituali. Spesso inoltre accoglie studenti passionisti provenienti da tutto il mondo per apprendere la lingua italiana presso l’Università per Stranieri di Perugia.

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Per invocare un nuovo slancio https://www.lavoce.it/per-invocare-un-nuovo-slancio/ Tue, 15 Sep 2015 15:16:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43271 madonna-del-ponte-terni
La celebrazione al santuario di Madonna del Ponte

L’anno pastorale per la comunità diocesana è cominciato con il pellegrinaggio e la solenne celebrazione al santuario della Madonna del Ponte.

Sulle orme di antichi pellegrini, recuperando la tradizione devozionale dei cammini a piedi verso i luoghi santi, la ripresa dell’attività pastorale ha visto la comunità diocesana riunita con il vescovo Giuseppe Piemontese e i sacerdoti della diocesi nel pellegrinaggio di preghiera, di comunione e di affidamento della diocesi a Maria.

Al pellegrinaggio a piedi – promosso da Comunione e liberazione – hanno partecipato un centinaio di fedeli, che dalla cattedrale di Terni ha raggiunto il santuario della Madonna del Ponte tra canti e preghiere, intercalati dalle riflessioni di Papa Francesco. “Vogliamo affidare a Maria tutte le nostre speranze e tutte i nostri desideri – ha detto il Vescovo alla partenza dei pellegrini – e chiedere a Gesù che ci aiuti a seguire la nostra strada con la sua grazia e la sua benedizione.

Naturalmente c’è tutta la simbologia e la realtà del cammino, della fatica, del pregare, del dialogare, del gioire, e sono sentimenti vissuto con intensità ed entusiasmo. Il vostro pellegrinaggio rappresenta il cammino che iniziamo oggi, alla vigilia del Giubileo della Misericordia. Preghiamo allora affinché il Signore ci illumini nel fare le scelte giuste che ci aiutino a crescere e a promuovere quelle iniziative che possono aiutare le persone a beneficiare della misericordia del Padre”.

E poi al santuario della Madonna del Ponte dove continuo è stato il pellegrinaggio di fedeli che sostano in preghiera nella grotta che custodisce l’immagine di Maria con il Bambino, all’interno del santuario. “È bello ritrovarci insieme, radunati ai piedi di Maria, per invocare nuovo slancio e nuovo entusiasmo per il prosieguo del cammino di fede e di evangelizzazione della nostra comunità diocesana – ha ricordato il Vescovo -. I temi della comunione e della missione, che sintetizzano gli obiettivi del nostro programma pastorale dell’anno, stanno avendo attenzione e suggerimenti da parte di sacerdoti e operatori pastorali.

Ci stiamo preparando perché il prossimo Giubileo della Misericordia, 8 dicembre, sia la traccia con cui leggere e affrontare ogni iniziativa della nostra vita personale, ecclesiale e sociale. La Madonna del Ponte ci insegni a porci al crocevia di ogni relazione umana, sociale ed ecclesiale e ad accogliere con misericordia e benevolenza ogni uomo viandante, concittadino, straniero o profugo, che la Provvidenza pone sul nostro cammino”.

Un pellegrinaggio comunitario per scendere in profondità nella fede, per cogliere una nuova forza, una nuova ispirazione: “Seguire Gesù, vuol dire mantenere continuamente il navigatore satellitare acceso, sintonizzarlo sul suo cammino – ha concluso il Vescovo -, pregare, tenere presente sempre Cristo ed avere da lui le indicazioni per le scelte della vita”.

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La spiritualità mariana de La Salette https://www.lavoce.it/43257/ Tue, 15 Sep 2015 14:09:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43257 Il Santuario della Madonna de La Salette in Salmata di Nocera Umbra; visibili le 9 statue, donate da una benefattrice francese, raffiguranti le tre fasi dell’apparizione
Il Santuario della Madonna de La Salette in Salmata di Nocera Umbra; visibili le 9 statue, donate da una benefattrice francese, raffiguranti le tre fasi dell’apparizione

Già alla fine del 1800 le persone che transitavano sulla Flaminia, all’altezza del km 179, vedevano dipartirsi un bel viale alberato, che conduceva a “villa Benigni”. Lì nel 1896 i primi Missionari della Madonna de La Salette, fondati dal vescovo di Grenoble nel 1852, giunsero per porre la residenza estiva degli studenti di teologia.

La casa divenne subito un centro di devozione alla Vergine apparsa sulla montagna de La Salette, Francia, il 19 settembre 1846. Nel 1907 una benefattrice francese, Madame Dumoulin, donò 9 statue raffiguranti le tre fasi dell’apparizione: la Madonna che piange, la Madonna che affida il suo messaggio ai pastorelli e l’Assunta.

Le statue, realizzate in ghisa e smaltate di bianco, sono una copia di quelle originali collocate nel luogo dell’apparizione. In seguito la casa divenne stabile dimora della “scuola apostolica” dei Missionari de La Salette in Italia.

Passata la bufera della Seconda guerra mondiale, i missionari e i devoti della vallata videro realizzarsi il voto di edificare un degno santuario alla Vergine Maria. Trascorsero alcuni decenni di intensi e febbrili lavori. Finalmente, nell’estate del 1969, si poteva ammirare il caratteristico edificio sacro, che può accogliere 300 persone, consacrato da mons. Giuseppe Pronti, vescovo di Nocera Umbra, il 2 agosto 1969.

Il santuario in località Salmata è centro di irradiazione del messaggio di Maria, Madre della Riconciliazione. Luogo di silenzio e di raccoglimento, per farci sentire accolti da Maria che ci ripete le parole di Cana: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”. Nel 40° anniversario del santuario, l’attuale Vescovo di Assisi – Nocera – Gualdo, mons. Domenico Sorrentino, in una sua lettera scrive: “Al santuario di Salmata affido il compito di sviluppare una proposta di incontro profondo con Gesù, centrata sulla catechesi, la celebrazione eucaristica, il sacramento della riconciliazione, l’adorazione eucaristica e il santo rosario riscoperto come percorso di contemplazione con Maria dei misteri della vita di Cristo”.

Attualmente il santuario offre una nuovissima struttura ricettiva con spazi intorno per vivere un tempo di silenzio e di raccoglimento per gruppi parrocchiali, movimenti ecclesiali e famiglie. Il nostro carisma, come congregazione nata dall’evento dell’apparizione della Vergine a La Salette, è la riconciliazione. La nostra congregazione è chiamata a essere un segno e uno strumento di riconciliazione realizzata da Cristo, alla quale volle associare la Vergine Maria, come ella stessa ha aferrmato al momento della sua apparizione.

P. Heliodoro Santiago Bernardos
P. Heliodoro Santiago Bernardos

Siamo circa mille missionari nel mondo, sparsi per i cinque Continenti. In Europa attualmente siamo distribuiti in tre province religiose: Francia, Polonia e Italia. La nostra provincia è composta da una trentina di missionari suddivisi in otto comunità, di cui 6 in Italia e 2 in Spagna. Il nostro ministero è di ampio raggio, ma in questo momento predominano il ministero parrocchiale e quello della predicazione e della confessione.

La comunità di Salmata si è vista ridotta nei suoi componenti in questi ultimi anni: attualmente siamo in tre, due sacerdoti e un fratello missionario. Il Vescovo ci ha affidato quattro parrocchie del Vicariato di Nocera. Tale attività pastorale si affianca al ministero dell’accoglienza dei pellegrini e dei gruppi ecclesiali che vengono per vivere giornate di spiritualità nel santuario o per più giorni nella casa di accoglienza.

Presentiamo loro il messaggio che Maria ci ha lasciato nella sua apparizione a La Salette e ci rendiamo disponibili per le catechesi e il ministero delle confessioni. È questa la missione che la Madonna ci ha affidato, ripetendoci più volte: “Ebbene, figli miei, fate conoscere questo mio messaggio a tutto il mio popolo!”, e che la Chiesa, nella persona del vescovo di Grenoble, ha confermato nel fondare la congregazione dei Missionari di La Salette.

Possiamo dire, senza presunzione, che il messaggio de La Salette ha una sua straordinaria attualità. Questa fa riferimento all’essenziale di una vita cristiana più seria e a una globale adesione alla salvezza offerta da Gesù. Il messaggio salettino è come un prezioso diamante le cui singole sfaccettature fanno brillare molteplici e ricche dimensioni del “vivere secondo il Vangelo”.

 

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Una luce su ciascuno di noi https://www.lavoce.it/una-luce-su-ciascuno-di-noi/ Thu, 03 Sep 2015 08:30:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42979 Un momento della celebrazione
Un momento della celebrazione

Dopo il triduo di preparazione animato dalla predicazione di padre Emanuele Cattarossi, dell’Ordine dei Servi di Maria, anche quest’anno a fine agosto ha avuto luogo la festa della Madonna delle Grazie.

Come di consueto è stato il vescovo diocesano, mons. Domenico Cancian, a presiedere il pontificale, celebrato il 26 agosto nel santuario di Santa Maria delle Grazie.

La messa, animata dalla corale “Marietta Alboni”, è stata concelebrata anche dal vescovo di Huari, mons. Ivo Baldi.

Dipinta nel 1456 da Giovanni di Piamonte, allievo di Piero della Francesca, la tavola della Madonna delle Grazie continua a essere un faro di fede per la Chiesa di Città di Castello. Il dipinto, custodito in una cappella della chiesa, è stato svelato nei giorni precedenti alla celebrazione: unica occasione, nel corso dell’anno, in cui è possibile ammirare e venerare questa immagine di Maria con Bambino, a fianco dei santi Florido – patrono della diocesi tifernate – e Filippo Benizi.

“Nella tavola – ha spiegato il Vescovo introducendo la celebrazione – dalla mano di Gesù benedicente scende, attraverso Maria, un fascio di luce su Città di Castello. Questa luce rappresenta le molteplici grazie che nel corso dei secoli Maria ha ottenuto per le singole persone e per il popolo colpito da calamità: terremoti, epidemie, siccità. Maria si è presa cura dei tifernati, che giustamente la onorano e continuano a invocarla come Madonna delle Grazie”.

Prendendo poi spunto dalla stessa immagine e dalle letture, il Vescovo ha invitato tutti a porsi “sotto la protezione di Maria”, che con la sua sensibilità di madre e di donna ci propone un modello da seguire anche per vivere al meglio il prossimo Giubileo della Misericordia. “Maria – ha aggiunto – durante le nozze di Cana, con la sua mediazione, spinge Gesù a effettuare il suo primo miracolo. Tramutando l’acqua in vino, Gesù viene in soccorso di due giovani sposi; un fatto che ci porta a riflettere anche sulla famiglia, intesa in senso cristiano“.

Inoltre, “oltre alla famiglia, in questo anno dovremo cercare di affrontare anche altre situazioni particolari”. Mons. Cancian ha infatti riportato all’attenzione pubblica alcune emergenze sociali legate “agli stranieri, ai nuovi poveri e al mondo giovanile… Non possiamo non renderci conto che ci sia un grave disagio nei giovani, i quali non riescono a divertirsi in modo sano – ha sottolineato – e non possiamo in intervenire anche come cristiani, seppure noi adulti spesso fatichiamo a portare la nostra testimonianza”.

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Il Sacro conteso. Il Papa, Medjugorje e i media https://www.lavoce.it/il-sacro-conteso/ https://www.lavoce.it/il-sacro-conteso/#comments Thu, 11 Jun 2015 08:37:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35361 Fedeli a Medjugorje
Fedeli a Medjugorje

Sono bastate poche parole di Papa Francesco, dette in due circostanze: sull’aereo di ritorno da Sarajevo, e nell’omelia della messa nella cappella di Santa Marta in Vaticano il 9 scorso, per suscitare interesse e vivaci discussioni.

Il Papa ha detto che sulle apparizioni di Medjugorje ci sarà una presa di posizione da parte della Santa Sede, sulla base dei risultati raggiunti dalla Commissione apposita presieduta dal card. Ruini.

E durante la messa ha precisato che la Madonna non è una… postina: “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? Questa non è identità cristiana. L’ultima Parola di Dio si chiama Gesù, e niente di più”.

I media si sono subito scatenati, esasperando queste poche espressioni del Papa e arrivando diritti alla conclusione per cui – secondo loro – la storia di Medjugorje sarebbe tutto un bluff.

Al momento sembra di poter dire che l’intenzione di Papa Francesco fosse quella di ri-centrare la fede nel Cristo Signore, unico Mediatore tra Dio e gli uomini, colui che con la morte e risurrezione ha portato la salvezza a tutto il mondo. La stessa sua madre Maria ha tratto grazia e santità e ha avuto i privilegi della concezione immacolata e dell’assunzione al cielo per i “previsti” meriti del suo Figlio.

Queste precisazioni valgono nei confronti di coloro che – sia pure inconsapevolmente – possono essere eccessivamente trascinati dall’entusiasmo e dall’affetto verso la Madre di Dio e Madre della Chiesa, appagandosi e fermandosi a un culto mariano personale e popolare; mentre Maria deve condurre sempre a Gesù e ci invita come fece a Cana di Galilea: “Fate tutto ciò che vi dirà”.

Se in tempi prossimi, come previsto, vi sarà una dichiarazione più ampia e diffusa su Medjugorje, non potrà che essere improntata al riconoscimento di quanto di bene si è realizzato e si realizza nell’esperienza spirituale dei pellegrini sinceri, che cercano la conversione e il rafforzamento della fede attraverso il conforto di apparizioni che stimolano il sentimento interiore e rafforzano il senso della presenza del Divino. Di questi pellegrini sinceri ne conosciamo tutti alcuni, che hanno avuto esperienze spirituali autentiche e profonde.

Per quanto riguarda le apparizioni (e non ci sarebbe neppure bisogno che lo dicesse il Papa), non sarebbe plausibile una loro “programmazione predefinita”, quasi che la Madonna fosse a continua disposizione come un’impiegata delle Poste, come direbbe ironicamente Papa Bergoglio.

Eppure, tutto questo è avvenuto anche dalle nostre parti qualche tempo fa, quando fu annunciato un rosario con la presenza di una veggente che avrebbe avuto un’apparizione. Sembra di poter dire, a questo punto, che la confidenza con il Sacro, quando è esorbitante, lo distrugge e lo rende perfino ridicolo, gettando il disprezzo su ciò che vi è di più prezioso per i credenti.

Se poi le apparizioni siano autentiche, di origine soprannaturale e non solamente psicologica o mentale, lo dovranno stabilire gli autentici Pastori della Chiesa, illuminati dallo Spirito santo: i Vescovi e il Papa. E comunque saranno sempre da considerare rivelazioni “di carattere privato”, cioè che non devono obbligatoriamente essere credute da tutta la Chiesa, essendo chiusa l’èra della Rivelazione con la testimonianza dell’ultimo apostolo, Giovanni.

 

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I condomini rispondono con la preghiera ai vandali che hanno offeso la statua della Madonna https://www.lavoce.it/i-condomini-rispondono-con-la-preghiera-ai-vandali-che-hanno-offeso-la-statua-della-madonna/ Sat, 10 Jan 2015 16:09:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29749 recita rosario a Madonna AltaL’ultimo dell’anno in via Tilli è stato commesso un atto irrispettoso nei confronti di una s­tatua di una Madonna situata nel parco condominiale. In seguito a questo episodio nel giardino alle 17.00 del 9 Gennaio, attorno ad una nuova statua della Madonna messa nella stessa edicola, si sono ritrovate una ventina di persone, tra cui don Alessandro Scarda, parroco della parrocchia di S.Barnaba e mons. Paolo Giulietti per recitare un rosario.

Al termine di questo il vescovo ausiliario ha raccomandato ai presenti di “non fare cortocircuiti”, di non confondere cioè l’episodio dell’ultimo dell’anno con quanto sta accadendo nel mondo in questi giorni, ricordando anche il profondo rispetto che le persone di fede islamica hanno nei confronti della figura della Madre di Dio. Ha definito il fatto accaduto “atto di odio religioso, di vandalismo” ed ha inoltre chiesto alle persone presenti di pregare per le persone che non rispettano le religioni degli altri e non ne rispettano i simboli, per i ragazzi perché abbiano cose più importanti da fare, ribadendo l’importanza di non cadere in discorsi superficiali lasciandosi influenzare dalle notizie di cronaca che niente hanno a che fare con questo atto.

Mons. Giulietti ha avuto anche parole di apprezzamento per quanti da anni si adoperano a curare il “cuore verde” di via Tilli, dove bambini e adulti si ritrovano per momenti comunitari di svago e spirituali all’aperto: si gioca, si tengono feste di compleanno ed incontri di preghiera nel mese mariano di maggio ed una “stazione” della Via Crucis il Venerdì Santo. Il “Parco della Madonnina” è un esempio di civiltà e di sensibilità per i luoghi di pubblica utilità da “esportare” in altri quartieri periferici di Perugia per prevenire il loro abbandono. “Ho ringraziato le persone che custodiscono questo piccolo segno con molta cura – ha detto il vescovo ausiliare –, perché favoriscono l’aggregazione nei quartieri, che è vitalità anche sociale ed espressione di amore per la Madre di Dio. Dobbiamo avere la consapevolezza che questi segni della vicinanza del Signore accanto a noi, alle nostre abitazioni sono importanti e sono segni di speranza. Essi manifestano l’impegno di tutto un quartiere per il luogo comune in mezzo a tanto disinteresse e degrado. Vedere questi segni dà piacere”.

La voglia di rialzarsi e usare le “armi bianche” è un grande segno, la bellezza di questo incontro è racchiusa nella positività dello stesso, le persone dei vari palazzi erano unite nella preghiera e nel volere affermare che alla violenza e alla grettezza d’animo e di gesti non si risponde alla stessa maniera. Come ha affermato mons. Giulietti “Quello che è stato fatto oggi è un segno importante del quale va tenuto conto”.

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La Madonna del rosario da Fabriano alla Galleria nazionale dell’Umbria https://www.lavoce.it/la-madonna-del-rosario-da-fabriano-alla-galleria-nazionale-dellumbria/ Fri, 01 Aug 2014 12:26:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27337 Madonna del rosario (particolare) di Orazio Gentileschi -  Fabriano Pinacoteca Civica - (1613 - 1618)
Madonna del rosario (particolare) di Orazio Gentileschi – Fabriano Pinacoteca Civica – (1613 – 1618)

La Galleria nazionale dell’Umbria ospiterà fino al 30 settembre la Madonna del Rosario di Orazio Gentileschi, pittore pisano tra i più abili interpreti del linguaggio caravaggiesco. L’opera seicentesca che ritrae al centro la Vergine con il Bambino, ai lati san Domenico e santa Caterina da Siena, è un prestito della Pinacoteca civica “Bruno Molajoli” di Fabriano, dove la pala è conservata.

Il prestito alla Galleria si spiega con la concessione a sua volta da parte della Galleria stessa di quattro opere importanti per una mostra in corso nella Pinacoteca fabrianese dal titolo “Da Giotto a Gentile. Pittura e scultura a Fabriano tra Due e Trecento” curata da Vittorio Sgarbi. Tra le opere prestate una “Madonna con bambino e angeli” di Gentile da Fabriano e una preziosa tempera su pergamena raffigurante la Crocifissione e la “Madonna con bambino” attribuita a Puccio Capanna.

Un’iniziativa – spiega il soprintendente Fabio de Chirico – finalizzata alla più ampia conoscenza del patrimonio artistico, favorendo la valorizzazione di quei capolavori che il più delle volte vengono esclusi dal turismo mordi e fuggi. La Galleria conferma ancora la sua vocazione alla diffusione della cultura e della conoscenza”.

L’opera deve ancora essere studiata a fondo, dalla committenza alla data – ha proseguito De Chirico – che oscilla tra il 1613 e il 1618. Il tema della Madonna con il rosario è di quelli molto sfruttati, così come istituita in ambiente domenicano, in base a quanto deciso da Pio V dopo la vittoria di Lepanto (1571). Ma questa non è una stanca ripetizione del tema, non c’è una costruzione piramidale, anche se al centro vi è la Madonna con Bambino.

“Gentileschi – spiega la responsabile delle collezioni della Galleria nazionale Federica Zalabra – sviluppa infatti in orizzontale la scena affiancando al gruppo della Madonna con Bambino i due angeli reggicortina e dipingendo i santi domenicani (Domenico e Caterina) in primo piano. La pala dovrebbe risalire agli ultimi anni del suo rapporto con Fabriano quando il pittore aveva già iniziato a cercare nuove e fruttuose commissioni a Venezia e a Roma. Ogni angolo della scena è occupato da dettagli e elementi decorativi figli di un horror vacui (la paura del vuoto) che raramente il pittore manifesta, a riprova che la committenza ebbe un ruolo non marginale nelle scelte artistiche”. Bellissima santa Caterina da Siena (a destra della Madonna con Bambino) che si piega per baciare il rosario e a sinistra san Domenico inginocchiati su un tappeto finemente decorato. In alto la colomba dello Spirito santo e quattro angeli. In basso, ai piedi del trono un fanciullo odora una rosa, simbolo mariano per eccellenza.

Il 1° agosto per i Venerdì al museo promossi dal Mibact, è stata proposta una conferenza su “Orazio Gentileschi. La conversione a Caravaggio di un pittore di maniera” con Federica Zalabra in cui si è parlato della lungimiranza dell’artista che si convertì al caravaggismo in età avanzata e affrontata la cause célèbre del ’600, tra Artemisia, sua figlia, (anche lei artista) e Agostino Tassi.

Ingresso libero con il biglietto della Galleria: intero 6.50, ridotto 3,25. Apertura fino alle 22.

A settembre la Galleria ospiterà inoltre due opere del Canaletto grazie al prestito predisposto dal museo francese Jacquemartre Andrè.

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Festa ‘montana’ di sant’Anna https://www.lavoce.it/festa-montana-di-santanna/ Fri, 25 Jul 2014 14:32:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27245 Interno-della-chiesa-di-S.-AnnaIncontriamo il parroco della montagna di Assisi, il rogazionista padre Giuseppe Egizio presso il santuario della Madonna della Speranza, comunemente “Madonna dei tre fossi” al confine tra i territori di Costa di Trex e Santa Maria di Lignano.

Un paesaggio boschivo avvolge il santuario – nel gorgoglìo dei tre ruscelli o fossi che regalano acqua limpida al Tescio. Nella parete destra della chiesa continua a destare venerazione il quadro raffigurante la Madonna con Bambino tra san Giovanni e san Rocco: l’originale fu trafugato molto tempo fa, come successivamente la prima copia. L’intero complesso, che ha subìto vari rimaneggiamenti, evoca l’impronta di un originario insediamento benedettino. In questo luogo appartato è vissuto dal 2006 al 2011 padre Giovanni Cecca, determinato a seguire un ministero di “vita contemplativa”. Conclusa l’esperienza eremitica, il santuario è stato normalmente frequentato.

Vengono esaudite richieste di breve permanenza per gruppi di spiritualità. Si celebra alle 10.30 la messa domenicale mentre la festa ricorre ogni anno a fine maggio, ma attualmente la solerte attenzione di p. Egizio si rivolge alla festa di sant’Anna, in località Paradiso.

Il programma religioso è contrassegnato, dopo il triduo di preparazione, da una serie di celebrazioni liturgiche con la tradizionale solennità dedicata alla madre di Maria sabato 26 luglio; una messa con processione è prevista per domenica 3 agosto. La responsabilità pastorale si proietta nel rimarcare senza ritualismi la prima radice della Sacra Famiglia. Le partorienti ancora oggi depongono vasi e mazzi di fiori davanti alle figure di Anna e Maria, sostando in preghiera nella piccola chiesa ripristinata, accolte dallo sguardo delle statue lignee – rintracciate e restaurate – di san Pietro e san Paolo; dietro l’altare, un affresco recuperato e riportato a nuovo.

Alla locale confraternita, contraddistinta dalla mantellina verde su veste chiara, compete soprattutto la realizzazione del programma civile-ricreativo caratterizzato da serate musicali, intrattenimenti e giochi, degustazione di piatti tipici, spettacolo pirotecnico, la rappresentazione “La strollca” proposta martedì 29 luglio dalla compagnia teatrale “Paradiso”. Nella stessa circostanza verrà consegnato il premio Sant’Anna al comitato “Daniele Chianelli”. È tornato in carica come priore (dopo il positivo triennio di Stefano Giugliarelli) Elio Mancinelli, che vanta particolari meriti organizzativi.

Per comprendere la valenza dell’opera prestata nel corso degli anni dalla confraternita, dal parroco e dai parrocchiani e inoltre da un gruppo di volontari, basta considerare l’accogliente struttura del centro “San Pietro e San Paolo”, dotata di vari servizi.

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Con gli occhi di Dio https://www.lavoce.it/con-gli-occhi-di-dio/ Fri, 11 Apr 2014 09:51:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24328 Icona bizantina della “Divina Sapienza” o “Sophia”
Icona bizantina della “Divina Sapienza” o “Sophia”

Terminate le riflessioni sui sacramenti, Papa Francesco ha cominciato questo mercoledì una serie di udienze che hanno per tema i sette doni dello Spirito santo (testi completi, come sempre, sul sito www.vatican.va).

“Voi sapete – ha esordito Bergoglio – che lo Spirito santo costituisce l’anima, la linfa vitale della Chiesa e di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con noi. Lo Spirito santo sta sempre con noi, sempre è in noi, nel nostro cuore.

Lo Spirito stesso è il dono di Dio per eccellenza (cfr Gv 4,10), è un regalo di Dio, e a sua volta comunica a chi lo accoglie diversi doni spirituali. La Chiesa ne individua sette, numero che simbolicamente dice pienezza, completezza… I doni dello Spirito santo sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio”.

Ha quindi cominciato ad approfondire il dono della sapienza. “Ma non si tratta semplicemente della saggezza umana, che è frutto della conoscenza e dell’esperienza… La sapienza è questo: è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. È semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. Alcune volte noi vediamo le cose secondo il nostro piacere o secondo la situazione del nostro cuore, con amore o con odio, con invidia… No, questo non è l’occhio di Dio… Quando siamo in comunione con il Signore, lo Spirito santo è come se trasfigurasse il nostro cuore e gli facesse percepire tutto il Suo calore e la Sua predilezione”.

Lo Spirito rende il cristiano sapiente “non nel senso che ha una risposta per ogni cosa, che sa tutto, ma nel senso che sa di Dio, sa come agisce Dio, conosce quando una cosa è di Dio e quando non è di Dio; ha questa saggezza che Dio dà ai nostri cuori. Il cuore dell’uomo saggio in questo senso ha il gusto e il sapore di Dio. E quanto è importante che nelle nostre comunità ci siano cristiani così! Tutto in loro parla di Dio e diventa un segno bello e vivo della Sua presenza e del Suo amore”.

“E questa – ha aggiunto – è una cosa che non possiamo improvvisare, che non possiamo procurarci da noi stessi: è un dono che Dio fa a coloro che si rendono docili allo Spirito santo. Noi abbiamo dentro di noi, nel nostro cuore, lo Spirito santo; possiamo ascoltarlo, possiamo non ascoltarlo… Questa è la sapienza che ci regala lo Spirito santo, e tutti noi possiamo averla. Soltanto, dobbiamo chiederla allo Spirito santo.

Pensate a una mamma, a casa sua, con i bambini, che quando uno fa una cosa l’altro ne pensa un’altra, e la povera mamma va da una parte all’altra, con i problemi dei bambini. E quando le mamme si stancano e sgridano i bambini, quella è sapienza? No! Invece, quando la mamma prende il bambino e lo rimprovera dolcemente e gli dice: ‘Questo non si fa, per questo…’, e gli spiega con tanta pazienza, questo è sapienza di Dio? Sì!… Ecco, questo è il dono della sapienza. Che venga a casa, che venga con i bambini, che venga con tutti noi!”

Ma tutto questo – ha ribadito Francesco – “non si impara: questo è un regalo dello Spirito santo. Per questo, dobbiamo chiedere al Signore che ci dia lo Spirito santo e ci dia il dono della saggezza, di quella saggezza di Dio che ci insegna a guardare con gli occhi di Dio, a sentire con il cuore di Dio, a parlare con le parole di Dio. E così, con questa saggezza, andiamo avanti, costruiamo la famiglia, costruiamo la Chiesa, e tutti ci santifichiamo. Chiediamo oggi la grazia della sapienza. E chiediamola alla Madonna, che è la Sede della Sapienza, di questo dono: che Lei ci dia questa grazia. Grazie!”.

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Angelico, Gozzoli e la Lettera https://www.lavoce.it/angelico-gozzoli-e-la-lettera/ Thu, 03 Apr 2014 16:54:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24121 “Madonna col Bambino”, Angelico Foto © Musei Vaticani, Governato-rato dello Stato della Città del Vaticano, tutti i diritti riservati
“Madonna col Bambino”, Angelico Foto © Musei Vaticani, Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, tutti i diritti riservati

Torna a Montefalco, da dove partì nel 1452, la lettera autografa di Benozzo Gozzoli, artista fiorentino al quale si deve la decorazione della chiesa – museo di San Francesco ubicata nell’antico centro umbro.

La Lettera verrà esposta dal 5 aprile al 4 maggio presso la stessa chiesa – museo insieme alla “Madonna col Bambino fra San Domenico e Santa Caterina d’Alessandria” (tempera e oro su tavola 1435 ca.) del Beato Angelico (1395-1455), maestro del Gozzoli, in prestito dai Musei Vaticani (Pinacoteca). L’esposizione dell’antico documento nell’ambito della mostra dal titolo “Benozzo Gozzoli e Montefalco. Dal Maestro Beato Angelico alla committenza” (inaugurazione venerdì 4 aprile ore 17), fa seguito al recente acquisto dello stesso da parte del Comune, reso possibile grazie al progetto di territorio “Montefalco nel cuore” e al protocollo d’intesa tra lo stesso Comune e alcune associazioni del territorio. All’arcivescovo di Spoleto – Norcia Renato Boccardo si deve invece il prestito dell’opera dell’Angelico.

La missiva, datata 27 giugno 1452, venne inviata da Benozzo da Montefalco, a Michele di Felice Brancacci, per comunicare l’impossibilità di lasciare Montefalco, perché impegnato nel completamento del ciclo di affreschi nella chiesa di San Francesco. Tali affreschi sono quelli che fanno parte degli episodi della vita del Santo assisano, commissionati da un colto committente, il teologo e predicatore fra’ Jacopo da Montefalco dell’ordine dei Frati Minori. In uno degli episodi Gozzoli ritrae san Francesco che benedice la città di Montefalco.

La rinuncia di Benozzo all’onore di un incarico a Firenze richiesto da parte di una delle famiglie più prestigiose del suo tempo, per completare l’opera iniziata a Montefalco, rappresenta un attestato d’amore dell’artista per questo territorio. L’acquisto della Lettera da parte del Comune è stato reso possibile grazie al prezioso contributo di varie associazioni e realtà imprenditoriali locali (Associazione Montefalco in arte, Accademia per la storia l’Arte e la cultura, Consorzio tutela vini Montefalco, Associazione Strada del Sagrantino, Arnaldo Caprai Gruppo tessile e Arnaldo Caprai Soc. Agricola S.r.l.) e alla vendita del braccialetto “Montefalco nel Cuore”, realizzato da Cruciani Spa, e il contributo della Unicredit, istituto bancario che ha voluto premiare il progetto. La Lettera era stata alienata dalla casa d’aste Minerva Auctions di Roma ad un privato e dichiarata dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Lazio di interesse storico e passibile di acquisizione al patrimonio pubblico in via di prelazione (parere confermato dalla Soprintendenza archivistica dell’Umbria e dal ministero per i Beni e le attività culturali direzione generale per gli archivi, che ha rinunciato all’esercizio della prelazione in favore del Comune di Montefalco).

La mostra è promossa dal Comune di Montefalco in collaborazione con la Regione Umbria e l’Arcidiocesi Spoleto Norcia ed è organizzata da Sistema Museo.

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Responsabilità e confronto https://www.lavoce.it/responsabilita-e-confronto/ Thu, 13 Mar 2014 14:09:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23598 Un momento della Messa celebrata per il Csi dal vescovo di Loreto Giovanni Tonucci
Un momento della Messa celebrata per il Csi dal vescovo di Loreto Giovanni Tonucci

Nella società di oggi, tra gli adulti e soprattutto giovani, sportivi e non, si sta diffondendo un nuovo “virus”: la paura di assumersi responsabilità e la paura del confronto. Nelle società sportive, nelle associazioni c’è una penuria, per non dire assenza di dirigenti (coloro che dirigono, e stabiliscono le linee guida).

Alla base, la paura di prendersi delle responsabilità, come sottolineato anche da Franco Miano, presidente nazionale di Azione cattolica, all’assemblea diocesana di Ac di Perugia. “Non è – ha detto – una responsabilità fine a se stessa, non è legata in modo esclusivo a funzioni e compiti: è una responsabilità come un ‘essere’ prima di un ‘fare’, come un ‘essere’ che diventa naturalmente un ‘fare’. E quindi, in questo senso, la responsabilità si fa ‘corresponsabilità’ perché diventa condivisione dell’unica grande missione della Chiesa”.

Anche nello sport, a tutti i livelli esistono questi problemi, ultima in ordine di tempo la contestazione di Sara Simeoni alla Nazionale italiana di atletica in partenza per i Mondiali indoor (rassegna che per il mondo intero rappresenta il clou, non evidentemente per l’Italia). Nazionale composta solamente da 12 atleti (9 donne e 3 uomini); perlopiù gli atleti assenti hanno snobbato la Nazionale per prepararsi mentalmente agli europei, o almeno così dicono. “Occasione persa”, secondo la campionessa, perché, evitando di gareggiare, si evita il confronto e non si evidenziano eventuali errori, dunque non si cresce né tecnicamente né mentalmente, anzi si corre il rischio di considerarsi dei “super-atleti” per poi drammaticamente scoprire alla prima gara di non essere neanche tanto atleti.

Il Csi in questo quadro cosa fa? Di certo non sta con le mani in mano. Nelle regioni del centro Italia è in corso un programma di incontri imperniato sul confronto, tra dirigenti dei vari comitati e società sportive sulle linee progettuali da tenere per perseguire il progetto Csi.

Si è da poco concluso (1 e 2 marzo) uno di questi incontri che ha visto a Loreto, all’ombra della Santa Casa della Vergine Maria, trecento tra dirigenti di comitato e di società sportive, con la partecipazione anche di animatori e arbitri. Argomento del discutere, il ruolo e l’importanza della società sportiva nella vita dei giovani, di come sia importante per una società sportiva la scelta e la formazione dei dirigenti prima e degli allenatori poi, in modo che condividano il progetto e riescano insieme a costruire un percorso di crescita e condivisione.

Si è inoltre discusso della società sportiva come comunità educante: elemento fondamentale del Csi, la società sportiva è e rappresenta il Csi e il suo messaggio nel territorio aiutandolo nel diffondere il suo progetto. Si è inoltre lavorato su come debbano interagire la società sportiva e il comitato Csi territoriale/regionale. Al termine dei lavori c’è stato il momento più intenso e spirituale, la visita al santuario e la messa, celebrata per il Csi dal vescovo di Loreto Giovanni Tonucci.

La storia della Santa Casa

La fama internazionale della città di Loreto è legata al santuario mariano in cui si conserva e si venera la Santa Casa della Vergine Maria, trasportata da Nazareth nel 1294. La casa della Madonna a Nazareth era costituita di tre pareti in pietra addossate e poste come a chiusura di una grotta scavata nella roccia. La grotta è tuttora venerata a Nazareth, nella basilica dell’Annunciazione, mentre le tre pareti di pietra, dopo la cacciata dei cristiani dalla Palestina da parte dei musulmani, sono state salvate dalla sicura rovina e trasportate prima a Tersatto (in Croazia) nel 1291, poi a Loreto il 10 dicembre 1294.

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8 MARZO. La donna secondo suor Roberta, nel suo nuovo libro https://www.lavoce.it/8-marzo-la-donna-secondo-suor-roberta-nel-suo-nuovo-libro/ Fri, 07 Mar 2014 14:34:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23333 roberta-vinerba-1La donna come spazio, deserto, speranza. Quale occasione migliore dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, per celebrare l’universo femminile in arte, musica e con le parole del nuovo libro di suor Roberta Vinerba dedicato proprio al gentil sesso, Nel grembo e nel cielo. La donna come spazio, deserto, speranza.

“Una serata sulla bellezza del femminile per comprendere e ammirare pienamente quel capolavoro di Dio che è la donna” sottolinea suor Roberta, parlando dell’evento che si svolge l’8 marzo alle 21 al Centro congressi Capitini, con il patrocinio della Provincia e del Centro pari opportunità di Perugia. Una serata con il trio francescano “Laudar vollio”, composto da fra Alessandro Giacomo Brustenghi, fra Davide Pietro Boldrini e fra Marco Savioli, alla quale saranno presenti il cardinale arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, e l’assessore alle Pari opportunità della Provincia di Perugia, Donatella Porzi. Nel suo nuovo libro, suor Roberta esplora il mondo del femminile da un punto di vista femminile. “Racconto la donna – spiega – a partire dalla mia esperienza: dopo aver trascorso la giovinezza nel femminismo, ho trovato nella conversione un nuovo modello con cui confrontarmi, la Vergine Maria. Il libro parte dalla riflessione teologica, rivisitata con gli occhi del mio vissuto. Esploro la donna nelle varie fasi della sua vita, come figlia, sposa, madre…”.

Nel libro, l’autrice presenta il femminile in una triplice dimensione: come spazio, come deserto e come speranza. La donna è innanzitutto “spazio che accoglie, contiene e protegge”, come ben dimostra l’esperienza della maternità durante la quale la donna sa fare posto a colui che è “altro” da lei, diventando “casa accogliente” per il nascituro. “La donna è anche deserto – aggiunge suor Roberta – perché sa affrontare il dolore, di cui il parto è l’emblema, per amore e con grande coraggio. Ma la donna è anche speranza, in quanto ha una capacità unica e particolarissima di non cadere nella disperazione, di continuare a guardare avanti”.

Per suor Roberta il modello per eccellenza resta Maria, prototipo del Cielo, grembo che accoglie tutta l’umanità, “bellezza per eccellenza”. È lei la madre universale, la madre della Chiesa, la “donna del paradiso” nella quale vengono composte in perfetta armonia tutte le dimensioni e anche le contraddizioni di quello che Papa Wojtyla definì il “genio femminile”. In lei, secondo la profezia biblica, il deserto è fiorito.

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Salvati e riconoscenti https://www.lavoce.it/salvati-e-riconoscenti/ Thu, 06 Mar 2014 14:08:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23279 imposizione-ceneriAll’udienza generale di mercoledì delle Ceneri, Papa Francesco ha svolto la catechesi sul tempo di Quaresima. “L’itinerario di quaranta giorni – ha detto – ci condurrà al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, cuore, centro, del Mistero della nostra salvezza. La Quaresima ci prepara a questo momento tanto importante, e per questo è un tempo ‘forte’, un punto di svolta che può favorire in ciascuno di noi il cambiamento, la conversione: tutti noi abbiamo bisogno di migliorare, di cambiare per il bene, e la Quaresima ci aiuta. E così, usciamo dalle abitudini stanche e dalla pigra assuefazione al male che ci insidia. Nel tempo quaresimale la Chiesa ci rivolge due importanti inviti: prendere più viva consapevolezza dell’opera redentrice di Cristo; vivere con più impegno il proprio battesimo”.

Il Papa ha sottolineato che “la consapevolezza delle meraviglie che il Signore ha operato per la nostra salvezza dispone la nostra mente e il nostro cuore ad un atteggiamento di gratitudine verso Dio, per quanto Egli ci ha donato, per tutto ciò che compie in favore del Suo popolo e dell’intera umanità. Da qui parte la nostra conversione: essa è la risposta riconoscente al mistero stupendo dell’amore di Dio. Quando noi vediamo questo amore che Dio ha per noi, sentiamo la voglia di avvicinarci a Lui, e questa è la conversione”.

“Vivere fino in fondo il battesimo, ecco il secondo invito”, quello “a non abituarci alle situazioni di degrado e di miseria che incontriamo camminando per le strade delle nostre città e dei nostri paesi. C’è il rischio di accettare passivamente certi comportamenti e di non stupirci di fronte alle tristi realtà che ci circondano. Ci abituiamo alla violenza, come se fosse una notizia quotidiana scontata; ci abituiamo a fratelli e sorelle che dormono per strada, che non hanno un tetto per ripararsi… Ci abituiamo a vivere in una società che pretende di fare a meno di Dio, nella quale i genitori non insegnano più ai figli a pregare né a farsi il segno della croce”.

A braccio ha aggiunto: “E io vi domando: i vostri figli, i vostri bambini, sanno farsi il segno della croce?… Avete loro insegnato a farlo? Pensate e rispondete nel vostro cuore. Sanno pregare il Padre nostro? Sanno pregare la Madonna con l’Ave Maria?… Questa assuefazione a comportamenti non cristiani e di comodo ci narcotizza il cuore!”.

Ha quindi continuato: “La Quaresima giunge a noi come tempo provvidenziale per cambiare rotta, per recuperare la capacità di reagire di fronte alla realtà del male che sempre ci sfida. La Quaresima va vissuta come tempo di conversione, di rinnovamento personale e comunitario mediante l’avvicinamento a Dio e l’adesione fiduciosa al Vangelo. In questo modo ci permette anche di guardare con occhi nuovi ai fratelli e alle loro necessità.

Per questo la Quaresima è un momento favorevole per convertirsi all’amore verso il prossimo; un amore che sappia fare proprio l’atteggiamento di gratuità e di misericordia del Signore, il quale ‘si è fatto povero per arricchirci della sua povertà’ (2Cor 8,9). Meditando i misteri centrali della fede, la passione, la croce e la risurrezione di Cristo, ci renderemo conto che il dono senza misura della Redenzione ci è stato dato per iniziativa gratuita di Dio”.

E in conclusione: “Rendimento di grazie a Dio per il Mistero del suo amore crocifisso; fede autentica, conversione e apertura del cuore ai fratelli: questi sono elementi essenziali per vivere il tempo della Quaresima. In questo cammino, vogliamo invocare con particolare fiducia la protezione e l’aiuto della Vergine Maria: sia lei, la prima credente in Cristo, ad accompagnarci nei giorni di preghiera intensa e di penitenza, per arrivare a celebrare, purificati e rinnovati nello spirito, il grande mistero della Pasqua del suo Figlio”.

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All’abbazia di San Pietro in Valle la Coobec restaura un affresco https://www.lavoce.it/allabbazia-di-san-pietro-in-valle-la-coobec-restaura-un-affresco/ Thu, 07 Nov 2013 13:58:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20436 Abside-san-pietro-in-valle-ferentilloLa Coobec (Cooperativa beni culturali) di Spoleto), sotto la sorveglianza della Soprintendenza per i Beni storico artistici ed etnoantropologici dell’Umbria, sta eseguendo dei restauri all’interno dell’abbazia di San Pietro in Valle, a Ferentillo (Tr). In particolare si tratta di un affresco del XIV secolo conservato all’interno della piccola abside di destra, nel transetto della chiesa.

Il restauro è stato possibile grazie alla sponsorizzazione di 17mila euro dell’Atg Trust di Oxford dopo un contatto creato dalla dott.ssa Irene Maturi. Il dipinto è classificato come uno dei più importanti reperti di scuola giottesca, conservato nella stessa abbazia. Al centro vi è la Madonna in trono con il bambino e ai lati S. Michele e S. Gabriele, mentre in basso a destra, in ginocchio e riccamente vestito, è ritratto forse il committente dell’opera stessa.

“Gli interventi – spiega la restauratrice Antonella Filiani – sono iniziati ad ottobre e si concluderanno a gennaio 2014. Attualmente sono in corso preliminari operazioni conservative consistenti nel risanamento degli strati preparatori, rimozione di precedenti improprie stuccature cementizie e pulitura della pellicola pittorica. In particolare, quest’ultima fase d’intervento sta evidenziando la presenza di diversi rifacimenti di restauro operati nel tempo ad integrazione dell’immagine pittorica evidentemente lacunosa, per cui la Soprintendenza, nella persona dell’ispettrice di zona Margherita Romano, sta vagliando scelte e soluzioni più opportune da adottare”.

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Donna del Mistero https://www.lavoce.it/donna-del-mistero/ Thu, 24 Oct 2013 13:19:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20267 “Cristo e la Madonna in casa a Nazareth” di Zurbaràn (1635-40)
“Cristo e la Madonna in casa a Nazareth” di Zurbaràn (1635-40)

All’udienza generale di mercoledì Papa Francesco ha portato avanti la sua catechesi sulla Chiesa riagganciandosi al tema “Maria come immagine e modello della Chiesa”. “Lo faccio – ha precisato – riprendendo un’espressione del Concilio Vaticano II. Dice la Costituzione Lumen gentium: ‘La Madre di Dio è figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo’ (n. 63)”.

“In che senso – ha chiesto il Papa – Maria rappresenta un modello per la fede della Chiesa? Pensiamo a chi era la Vergine Maria: una ragazza ebrea, che aspettava con tutto il cuore la redenzione del suo popolo. Ma in quel cuore di giovane figlia d’Israele c’era un segreto che lei stessa ancora non conosceva: nel disegno d’amore di Dio, era destinata a diventare la madre del Redentore”. E lei “come ha vissuto questa fede? L’ha vissuta nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa… Proprio questa esistenza normale della Madonna fu il terreno dove si svolse un rapporto singolare e un dialogo profondo tra lei e Dio, tra lei e il suo Figlio. Il ‘sì’ di Maria, già perfetto all’inizio, è cresciuto fino all’ora della croce. E lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio”.

“Maria – ha detto ancora Bergoglio – è vissuta sempre immersa nel mistero di Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio. Noi possiamo farci una domanda: ci lasciamo illuminare dalla fede di Maria, che è Madre nostra? Oppure la pensiamo lontana, troppo diversa da noi? Nei momenti di difficoltà, di prova, di buio, guardiamo a lei come modello di fiducia in Dio, che vuole sempre e soltanto il nostro bene? Pensiamo a questo. Forse ci farà bene ritrovare Maria come modello e figura della Chiesa in questa fede che lei aveva”.

Il secondo aspetto riguarda Maria come modello di carità. “Pensiamo alla sua disponibilità nei confronti della parente Elisabetta. Visitandola, la Vergine Maria non le ha portato soltanto un aiuto materiale; anche questo, ma ha portato Gesù, che già viveva nel suo grembo. Portare Gesù in quella casa voleva dire portare la gioia, la gioia piena. Elisabetta e Zaccaria erano felici per la gravidanza che sembrava impossibile alla loro età, ma è la giovane Maria che porta loro la gioia piena, quella che viene da Gesù e dallo Spirito santo e si esprime nella carità gratuita, nel condividere, nell’aiutarsi, nel comprendersi”.

“Così la Chiesa: è come Maria. La Chiesa non è un negozio, la Chiesa non è un’agenzia umanitaria, la Chiesa non è una Ong, la Chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo. Questa è la Chiesa: non porta se stessa, se è piccola, se è grande, se è forte, se è debole, ma la Chiesa porta Gesù. E la Chiesa deve essere come Maria, quando è andata a fare la visita ad Elisabetta. Cosa portava Maria? Gesù! E questo è il centro della Chiesa: portare Gesù. Se (per ipotesi) succedesse che la Chiesa non portasse Gesù, quella sarebbe una Chiesa morta”.

“E noi che siamo la Chiesa – ha aggiunto il Papa – ognuno di noi, qual è l’amore che portiamo agli altri? È l’amore di Gesù, che condivide, che perdona, che accompagna, o è un amore troppo ‘allungato’? Come quando si allunga il vino tanto che sembra acqua. È così il nostro amore? È un amore forte, o tanto debole che segue le simpatie, che cerca il contraccambio? Un amore interessato”.

Infine, “Maria è modello di unione con Cristo. La vita della Vergine è stata la vita di una donna del suo popolo: Maria pregava, lavorava, andava alla sinagoga… Però ogni azione era compiuta sempre in unione perfetta con Gesù. Questa unione raggiunge il culmine sul Calvario: qui Maria si unisce al Figlio nel martirio del cuore e nell’offerta della vita al Padre per la salvezza dell’umanità. La Madonna ha fatto proprio il dolore del Figlio e ha accettato con lui la volontà del Padre, in quella obbedienza che porta frutto, che dona la vera vittoria sul male e sulla morte”.

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