Madonna di Loreto Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/madonna-di-loreto/ Settimanale di informazione regionale Thu, 01 Dec 2022 14:06:02 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Madonna di Loreto Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/madonna-di-loreto/ 32 32 ‘Le vie lauretane e il miracolo della Madonna di Loreto alla Cascata delle Marmore’ al Museo diocesano https://www.lavoce.it/le-vie-lauretane-e-il-miracolo-della-madonna-di-loreto-alla-cascata-delle-marmore-al-museo-diocesano/ Thu, 01 Dec 2022 14:02:23 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69436 madonna di loreto

Le vie lauretane e il miracolo della Madonna di Loreto alla Cascata delle Marmore, è il titolo della conferenza in programma venerdì 2 dicembre alle ore 17 presso la sala conferenze del Museo diocesano e capitolare di Terni. Relazioneranno sull'argomento, il professor Paolo Caucci von Saucken presidente del Centro Italiano Studi Compostellani, il professor Domenico Cialfi presidente del Centro Studi Storici di Terni, il dottor Bruno Vescarelli del Centro Studi Storici di Terni e autore della ricerca, il professor Massimo Zavoli docente al Liceo Artistico Orneore Metelli di Terni e autore della rappresentazione del miracolo, di don Claudio Bosi direttore Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici diocesano. L'incontro, prende le mosse da una ricerca di Bruno Vescarelli su fonti iconografiche e letterarie che hanno documentato nel tempo, riguardo a quanto accaduto il 7 marzo 1543 quando Pie­tro Terennatico, maresciallo del Duca Pierluigi Farnese, signore di Castro e primogenito di Papa Paolo III Alessandro Farnese, in viaggio dalla Marca di Ancona compì un’e­scursione alle Marmore con lo scopo, non militare, di visitare e ammirare la famosa Caduta del Velino. Tale proposito, darà imprevedibilmente luogo ad un evento di straordinaria natura sul piano religioso che lo stesso protagonista renderà pubblico con un ex-voto affisso sulle pareti della Santa Casa di Loreto, a testimonianza della grazia ricevuta a seguito di quella rovinosa caduta. Il particolare evento appartiene alla tradizione devota alla Madonna di Loreto ed al potere taumaturgico della stessa riconosciuto dalla Chiesa fin dal XIII secolo.]]>
madonna di loreto

Le vie lauretane e il miracolo della Madonna di Loreto alla Cascata delle Marmore, è il titolo della conferenza in programma venerdì 2 dicembre alle ore 17 presso la sala conferenze del Museo diocesano e capitolare di Terni. Relazioneranno sull'argomento, il professor Paolo Caucci von Saucken presidente del Centro Italiano Studi Compostellani, il professor Domenico Cialfi presidente del Centro Studi Storici di Terni, il dottor Bruno Vescarelli del Centro Studi Storici di Terni e autore della ricerca, il professor Massimo Zavoli docente al Liceo Artistico Orneore Metelli di Terni e autore della rappresentazione del miracolo, di don Claudio Bosi direttore Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici diocesano. L'incontro, prende le mosse da una ricerca di Bruno Vescarelli su fonti iconografiche e letterarie che hanno documentato nel tempo, riguardo a quanto accaduto il 7 marzo 1543 quando Pie­tro Terennatico, maresciallo del Duca Pierluigi Farnese, signore di Castro e primogenito di Papa Paolo III Alessandro Farnese, in viaggio dalla Marca di Ancona compì un’e­scursione alle Marmore con lo scopo, non militare, di visitare e ammirare la famosa Caduta del Velino. Tale proposito, darà imprevedibilmente luogo ad un evento di straordinaria natura sul piano religioso che lo stesso protagonista renderà pubblico con un ex-voto affisso sulle pareti della Santa Casa di Loreto, a testimonianza della grazia ricevuta a seguito di quella rovinosa caduta. Il particolare evento appartiene alla tradizione devota alla Madonna di Loreto ed al potere taumaturgico della stessa riconosciuto dalla Chiesa fin dal XIII secolo.]]>
Domenica fuori porta. Il Santuario della Madonna di Loreto a Spoleto https://www.lavoce.it/madonna-loreto-spoleto/ Fri, 10 May 2019 09:34:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54487 madonna di loreto

A cominciare da domenica 12 maggio l'iniziativa delle Domeniche fuori porta si svolgerà dalla parrocchia di San Pietro a Spoleto. Fra le chiese di valore storico della parrocchia c'è quella della Madonna di Loreto.

La storia

Nel 1537 lo spoletino Giacomo Spinelli, devoto alla Santa Casa di Loreto, fece erigere una piccola cappella nei pressi della Porta San Matteo a Spoleto. Incaricò di affrescarla il pittore Jacopo Siculo, che a quei tempi risiedeva a Spoleto. Vi dipinse la Madonna di Loreto col bambino seduta sopra la Santa Casa, tra S. Sebastiano e S. Antonio. [gallery ids="54488,54489,54490,54491,54492,54493,54494,54495,54496"]

La devozione

L'immagine ebbe subito grande venerazione, in quanto si narra che il volto della Vergine fosse stato portato a termine, in assenza del pittore, per intervento divino. La devozione degli spoletini alla Madonna di Loreto crebbe incredibilmente a partire dal 1571 quando, nella notte tra il 20 ed il 21 aprile, la città fu scossa da un terribile terremoto, cui seguì uno sciame sismico che sembrava non finire mai. Il popolo, terrorizzato, ricorse all’intercessione della Madonna e le scosse cessarono. La tradizione narra che in tale circostanza molti videro l’immagine della Madre di Dio muovere gli occhi. Tra questi il vescovo Fulvio Orsini che si adoperò affinché venisse costruito un grande tempio, che inglobasse al suo interno la cappella (alla stregua della basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola).

La costruzione del santuario

Il progetto fu commissionato all’architetto Annibale de’ Lippi. Il 4 ottobre 1572 fu posta la prima pietra e nel 1621 la chiesa fu consacrata dal vescovo Lorenzo Castrucci. In quegli anni si verificarono tutta una serie di miracoli, puntualmente documentati nell'opera pubblicata nel 1621 dal Barnabita don Ignazio Portalupi. La chiesa divenne frequentatissima, tanto che da Roma si dovette precisare che il vero santuario di Loreto era quello delle Marche e non quello di Spoleto. Per far fronte al grande afflusso di popolo, la sua custodia fu affidata nel tempo a vari Ordini Religiosi: dapprima i Chierici Regolari di S. Paolo (detti Barnabiti), poi gli Agostiniani, infine i Francescani (prima i Conventuali e poi i Cappuccini). Per rendere più agevole e riparato dalle intemperie il cammino dei fedeli, nel 1691 si iniziò la costruzione di un portico lungo circa 300 metri, che tuttora collega il centro della città alla chiesa. A partire dal 1796, nel tempio furono più volte alloggiati i militari, che arrecarono danni alla struttura e agli arredi. Negli ultimi anni del secolo scorso l'immagine della Madonna era ormai quasi totalmente coperta dal fumo e dalle incrostazioni e i Santi Sebastiano e Antonio non erano più visibili. Nel 2008 il Rotary Club di Spoleto sponsorizzò il restauro che permise di restituire all'immagine l'originaria bellezza. Il 27 novembre 2011 l’arcivescovo Renato Boccardo ha conferito alla chiesa il titolo di Santuario diocesano. Da sottolineare che attiguo ad esso c’è l’ospedale cittadino. Attualmente la chiesa è inagibile a causa dei terremoti del 2016.

I miracoli

Riportiamo qui la descrizione di due miracoli che fece don Ignazio Portalupi, testi che sono stati pubblicati all'interno del volume “La Madonna di Spoleti” di don Giampiero Ceccarelli.

Il miracolo della donna nata lebbrosa

“Vi hebbe in un luogo chiamato l'Acera, Diocesi di Spoleti, una donna per nome Lorenza di Pascolina, la quale essendo nata lebbrosa, overo come in questi paesi si suol dire, infetta dal mal di San Lazaro, del più contagioso e pestilenziale che si trovi, quanto più cresceva nè gli anni, tanto più peggiorava nell'infermità sua. … stando una notte dormendo, le parve di trovarsi nella Cappella della Madonna di Loreto fuori Spoleti, e che le favellasse quella benignissima Madre a cui si era sì affettuosamente raccomandata e le promettesse di volerla guarire. Ma che farò, disse ella per guarire, a che le parve che replicasse la Vergine: “Vattene via; Và et lavati.” … Se ne tornò qunque a Spoleti più affannata che mai, e fece capo alla casa di un certo Fedro Scevola, dove havendo raccontato a Rampilla sua moglie, donna molto pia, e da cui ella haveva ricevuto molte carità, la visione occorsale, intendendo quella il gergo le disse: “Lorenza, la Madonna ha voluto dire, che tu ti lavi nella sua acqua. Imperochè pochi dì sono, mentre sei stata all'Acera, si è scoverta un'acqua vicina alla Cappella, con cui lavandosi son guariti molti infermi”. Venne dunque la lebbrosa, appigliandosi al consiglio della sua albergatrice, et interprete della visione, all'acqua e si lavò con essa non più di due volte, quando, e chi non istupisce di meraviglia cotanta, in capo di tre giorni rimase a pieno monda, e netta, essendole stata restituita la carne.”

La guarigione del ragazzo che a 5 anni cadde rovinosamente e rimase “tutto infranto”

“Nacque Giovanni Franchinetti nel Lago Maggiore, che è nello stato di Milano, et essendo di età non più di cinque anni in circa, fu condotto da suo Padre, che era muratore, in queste parti. Nel qual tempo essendosi fermato a Terni per la fabbrica di una casa, occorse che stando detto garzonetto sopra un alto muro, porgendo pietre al Padre, se ne cadde repentina, e rovinosamente con tanto precipitio, che poco vi mancò, che non restasse privo di vita e tutto quanto infranto. Restò bene affatto privo delle gambe e delle braccia, quali con molte deformità, se l'erano anco stravolte, e ritorte indietro. Se ne stette in questo termine senza poter'andare ne valersi di se più che se fosse uno morto cadavero, in cosa alcuna, lo spatio di ben sedici anni; in quattordici dei quali che sopravvisse il padre, era solito portarlo in spalla specialmente per Roma, chiedendo la limosina, … Hor dopo d'esser stato questo poveretto in molti altri luoghi di devotione senza alcun frutto, o miglioramento, havendo risaputo i miracoli che operava la purissima Vergine fuor di Spoleti vi si fece portar da i suoi compagni, … posciachè essendosi poi costui fermato nella Cappella della Madonna, appoggiato nella sua barella, nella quale era stato portato, forsi un quarto d'hora, esponendole humilmente il suo bisogno si sentì scorrere un certo che per la vita, che egli stimò esser il sangue, e realmente era la virtù soprannaturale, et il soccorso Divino, che gli veniva dal Cielo. Stupì egli per la novità del fatto, e stato così fra se stesso buona pezza pensoso et perplesso, all'ultimo si risolse di voler far prova di se stesso; e fu tale la prova che drizzandosi in piedi cominciò a camminar da sé, e si trovò sano e libero si delle gambe come delle braccia, che ritornarono al suo luogo naturale.”]]>
madonna di loreto

A cominciare da domenica 12 maggio l'iniziativa delle Domeniche fuori porta si svolgerà dalla parrocchia di San Pietro a Spoleto. Fra le chiese di valore storico della parrocchia c'è quella della Madonna di Loreto.

La storia

Nel 1537 lo spoletino Giacomo Spinelli, devoto alla Santa Casa di Loreto, fece erigere una piccola cappella nei pressi della Porta San Matteo a Spoleto. Incaricò di affrescarla il pittore Jacopo Siculo, che a quei tempi risiedeva a Spoleto. Vi dipinse la Madonna di Loreto col bambino seduta sopra la Santa Casa, tra S. Sebastiano e S. Antonio. [gallery ids="54488,54489,54490,54491,54492,54493,54494,54495,54496"]

La devozione

L'immagine ebbe subito grande venerazione, in quanto si narra che il volto della Vergine fosse stato portato a termine, in assenza del pittore, per intervento divino. La devozione degli spoletini alla Madonna di Loreto crebbe incredibilmente a partire dal 1571 quando, nella notte tra il 20 ed il 21 aprile, la città fu scossa da un terribile terremoto, cui seguì uno sciame sismico che sembrava non finire mai. Il popolo, terrorizzato, ricorse all’intercessione della Madonna e le scosse cessarono. La tradizione narra che in tale circostanza molti videro l’immagine della Madre di Dio muovere gli occhi. Tra questi il vescovo Fulvio Orsini che si adoperò affinché venisse costruito un grande tempio, che inglobasse al suo interno la cappella (alla stregua della basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola).

La costruzione del santuario

Il progetto fu commissionato all’architetto Annibale de’ Lippi. Il 4 ottobre 1572 fu posta la prima pietra e nel 1621 la chiesa fu consacrata dal vescovo Lorenzo Castrucci. In quegli anni si verificarono tutta una serie di miracoli, puntualmente documentati nell'opera pubblicata nel 1621 dal Barnabita don Ignazio Portalupi. La chiesa divenne frequentatissima, tanto che da Roma si dovette precisare che il vero santuario di Loreto era quello delle Marche e non quello di Spoleto. Per far fronte al grande afflusso di popolo, la sua custodia fu affidata nel tempo a vari Ordini Religiosi: dapprima i Chierici Regolari di S. Paolo (detti Barnabiti), poi gli Agostiniani, infine i Francescani (prima i Conventuali e poi i Cappuccini). Per rendere più agevole e riparato dalle intemperie il cammino dei fedeli, nel 1691 si iniziò la costruzione di un portico lungo circa 300 metri, che tuttora collega il centro della città alla chiesa. A partire dal 1796, nel tempio furono più volte alloggiati i militari, che arrecarono danni alla struttura e agli arredi. Negli ultimi anni del secolo scorso l'immagine della Madonna era ormai quasi totalmente coperta dal fumo e dalle incrostazioni e i Santi Sebastiano e Antonio non erano più visibili. Nel 2008 il Rotary Club di Spoleto sponsorizzò il restauro che permise di restituire all'immagine l'originaria bellezza. Il 27 novembre 2011 l’arcivescovo Renato Boccardo ha conferito alla chiesa il titolo di Santuario diocesano. Da sottolineare che attiguo ad esso c’è l’ospedale cittadino. Attualmente la chiesa è inagibile a causa dei terremoti del 2016.

I miracoli

Riportiamo qui la descrizione di due miracoli che fece don Ignazio Portalupi, testi che sono stati pubblicati all'interno del volume “La Madonna di Spoleti” di don Giampiero Ceccarelli.

Il miracolo della donna nata lebbrosa

“Vi hebbe in un luogo chiamato l'Acera, Diocesi di Spoleti, una donna per nome Lorenza di Pascolina, la quale essendo nata lebbrosa, overo come in questi paesi si suol dire, infetta dal mal di San Lazaro, del più contagioso e pestilenziale che si trovi, quanto più cresceva nè gli anni, tanto più peggiorava nell'infermità sua. … stando una notte dormendo, le parve di trovarsi nella Cappella della Madonna di Loreto fuori Spoleti, e che le favellasse quella benignissima Madre a cui si era sì affettuosamente raccomandata e le promettesse di volerla guarire. Ma che farò, disse ella per guarire, a che le parve che replicasse la Vergine: “Vattene via; Và et lavati.” … Se ne tornò qunque a Spoleti più affannata che mai, e fece capo alla casa di un certo Fedro Scevola, dove havendo raccontato a Rampilla sua moglie, donna molto pia, e da cui ella haveva ricevuto molte carità, la visione occorsale, intendendo quella il gergo le disse: “Lorenza, la Madonna ha voluto dire, che tu ti lavi nella sua acqua. Imperochè pochi dì sono, mentre sei stata all'Acera, si è scoverta un'acqua vicina alla Cappella, con cui lavandosi son guariti molti infermi”. Venne dunque la lebbrosa, appigliandosi al consiglio della sua albergatrice, et interprete della visione, all'acqua e si lavò con essa non più di due volte, quando, e chi non istupisce di meraviglia cotanta, in capo di tre giorni rimase a pieno monda, e netta, essendole stata restituita la carne.”

La guarigione del ragazzo che a 5 anni cadde rovinosamente e rimase “tutto infranto”

“Nacque Giovanni Franchinetti nel Lago Maggiore, che è nello stato di Milano, et essendo di età non più di cinque anni in circa, fu condotto da suo Padre, che era muratore, in queste parti. Nel qual tempo essendosi fermato a Terni per la fabbrica di una casa, occorse che stando detto garzonetto sopra un alto muro, porgendo pietre al Padre, se ne cadde repentina, e rovinosamente con tanto precipitio, che poco vi mancò, che non restasse privo di vita e tutto quanto infranto. Restò bene affatto privo delle gambe e delle braccia, quali con molte deformità, se l'erano anco stravolte, e ritorte indietro. Se ne stette in questo termine senza poter'andare ne valersi di se più che se fosse uno morto cadavero, in cosa alcuna, lo spatio di ben sedici anni; in quattordici dei quali che sopravvisse il padre, era solito portarlo in spalla specialmente per Roma, chiedendo la limosina, … Hor dopo d'esser stato questo poveretto in molti altri luoghi di devotione senza alcun frutto, o miglioramento, havendo risaputo i miracoli che operava la purissima Vergine fuor di Spoleti vi si fece portar da i suoi compagni, … posciachè essendosi poi costui fermato nella Cappella della Madonna, appoggiato nella sua barella, nella quale era stato portato, forsi un quarto d'hora, esponendole humilmente il suo bisogno si sentì scorrere un certo che per la vita, che egli stimò esser il sangue, e realmente era la virtù soprannaturale, et il soccorso Divino, che gli veniva dal Cielo. Stupì egli per la novità del fatto, e stato così fra se stesso buona pezza pensoso et perplesso, all'ultimo si risolse di voler far prova di se stesso; e fu tale la prova che drizzandosi in piedi cominciò a camminar da sé, e si trovò sano e libero si delle gambe come delle braccia, che ritornarono al suo luogo naturale.”]]>
Pellegrinaggio promosso dall’Ufficio catechistico diocesano a Loreto https://www.lavoce.it/pellegrinaggio-catechisti-loreto/ Thu, 26 Jul 2018 14:00:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=52588 pellegrinaggio catechisti

Domenica 8 luglio si è svolto il primo pellegrinaggio dedicato ai catechisti dell’arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve, al santuario di Loreto organizzato dall’Ufficio catechistico diocesano. Come indicato dal direttore, don Calogero Di Leo, nella lettera d’invito indirizzata ai catechisti della diocesi, questo primo importante evento è stato pensato “per ringraziare la Madonna di tutto il bene che abbiamo sperimentato, per affidare a lei la nostra vocazione e missione, per mettere sotto il suo manto materno i nostri ragazzi e le loro famiglie, e soprattutto per conoscere sempre più attraverso di lei il suo figlio Gesù per meglio testimoniarlo e comunicarlo efficacemente”. La giornata, iniziata con cornetti caldi fatti trovare dal direttore per svegliare gli assonnati partecipanti, si è svolta all’insegna della preghiera e della gioiosa amicizia ed è stata un’occasione per stare insieme e conoscerci meglio, arricchendoci reciprocamente con le varie esperienze maturate sul campo. I pellegrini, guidati da mons. Paolo Giulietti, da don Calogero Di Leo e da don Fabio Quaresima, dopo la recita del rosario lungo i 400 gradini della Scala santa che conduce al santuario mariano e le confessioni, hanno preso parte alla catechesi del vescovo ausiliare Giulietti ispirata al capitolo primo del Vangelo di Luca (la catechesi si può ascoltare sul sito dell’Ufficio catechistico diocesano http://catechesi.diocesi.perugia.it). La riflessione, incentrata sul mistero dell’Incarnazione, avente Maria quale modello per ogni catechista in quanto attraverso il suo “sì” il Signore ha fatto grandi cose, si è svolta all’interno della splendida sala del Tesoro, affrescata da Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio tra il 1605 e il 1610, con le storie della Madre del Signore, in un perfetto accordo tra arte e catechesi. Nel pomeriggio i catechisti hanno celebrato insieme ai sacerdoti accompagnatori la messa presieduta dal Vescovo in una cappella riservata loro all’interno della basilica, per poi ripartire alla volta di Perugia. Nel corso della giornata il direttore ha anticipato il programma dell’Ufficio catechistico diocesano per il prossimo anno pastorale, a giorni consultabile nel sito dell’Ufficio catechistico (http://catechesi.diocesi.perugia.it), compreso il pellegrinaggio conclusivo che si svolgerà a Firenze.

Cristiana Sargentini

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pellegrinaggio catechisti

Domenica 8 luglio si è svolto il primo pellegrinaggio dedicato ai catechisti dell’arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve, al santuario di Loreto organizzato dall’Ufficio catechistico diocesano. Come indicato dal direttore, don Calogero Di Leo, nella lettera d’invito indirizzata ai catechisti della diocesi, questo primo importante evento è stato pensato “per ringraziare la Madonna di tutto il bene che abbiamo sperimentato, per affidare a lei la nostra vocazione e missione, per mettere sotto il suo manto materno i nostri ragazzi e le loro famiglie, e soprattutto per conoscere sempre più attraverso di lei il suo figlio Gesù per meglio testimoniarlo e comunicarlo efficacemente”. La giornata, iniziata con cornetti caldi fatti trovare dal direttore per svegliare gli assonnati partecipanti, si è svolta all’insegna della preghiera e della gioiosa amicizia ed è stata un’occasione per stare insieme e conoscerci meglio, arricchendoci reciprocamente con le varie esperienze maturate sul campo. I pellegrini, guidati da mons. Paolo Giulietti, da don Calogero Di Leo e da don Fabio Quaresima, dopo la recita del rosario lungo i 400 gradini della Scala santa che conduce al santuario mariano e le confessioni, hanno preso parte alla catechesi del vescovo ausiliare Giulietti ispirata al capitolo primo del Vangelo di Luca (la catechesi si può ascoltare sul sito dell’Ufficio catechistico diocesano http://catechesi.diocesi.perugia.it). La riflessione, incentrata sul mistero dell’Incarnazione, avente Maria quale modello per ogni catechista in quanto attraverso il suo “sì” il Signore ha fatto grandi cose, si è svolta all’interno della splendida sala del Tesoro, affrescata da Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio tra il 1605 e il 1610, con le storie della Madre del Signore, in un perfetto accordo tra arte e catechesi. Nel pomeriggio i catechisti hanno celebrato insieme ai sacerdoti accompagnatori la messa presieduta dal Vescovo in una cappella riservata loro all’interno della basilica, per poi ripartire alla volta di Perugia. Nel corso della giornata il direttore ha anticipato il programma dell’Ufficio catechistico diocesano per il prossimo anno pastorale, a giorni consultabile nel sito dell’Ufficio catechistico (http://catechesi.diocesi.perugia.it), compreso il pellegrinaggio conclusivo che si svolgerà a Firenze.

Cristiana Sargentini

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25° di ordinazione per mons. Paolo Giulietti. L’intervista https://www.lavoce.it/25-di-ordinazione-per-mons-paolo-giulietti-lintervista/ Fri, 09 Sep 2016 10:57:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47380 Mons. Paolo Giulietti il giorno della sua ordinazione episcopale
Mons. Paolo Giulietti il giorno della sua ordinazione episcopale

“Con gioia e gratitudine al Signore e a tutte le persone che sono state suoi strumenti di bene nella mia vita, il 12 settembre alle ore 18 celebro i venticinque anni del mio presbiterato, affidando alla Madonna delle Grazie il prosieguo del mio cammino a servizio di Dio e della Chiesa”. Con queste parole nella newsletter di collegamento della diocesi, il Nuntium , il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti invita tutti, amici e fedeli, a partecipare alla messa che sarà celebrata da lui e dal cardinale Gualtiero Bassetti. Mons. Giulietti non desidera ricevere regali ma desidera “invece raccogliere offerte per il Centro vocazionale e spirituale diocesano ‘Tabor’, alla cui storia è in parte legata la mia vocazione”.

Mons. Giulietti, nato il primo gennaio 1964, dopo la formazione al Seminario regionale umbro e gli studi in Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi, ha conseguito la Licenza in Teologia pastorale con specializzazione in pastorale giovanile presso il dipartimento di Pastorale giovanile e catechetica dell’Università Pontificia salesiana. Una specializzazione che 10 anni dopo l’ordinazione presbiterale, ricevuta nella Cattedrale di San Lorenzo il 29 settembre 1991, lo ha portato al Servizio nazionale per la Pastorale giovanile di cui è stato responsabile dal 28 settembre 2001 al 29 settembre 2007.

Nei suoi 23 anni da prete (dal 2014 è vescovo titolare di Termini Imerese e ausiliare di Perugia-Città della Pieve) ha avuto molti e diversi incarichi ecclesiali tra i quali direttore dell’Ufficio diocesano e incaricato regionale di Pastorale giovanile, assistente diocesano del Settore giovani di Azione cattolica, dell’Acr e poi della Fuci, docente di metodologia e didattica dell’insegnamento della religione cattolica presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose di Assisi. Importante nella sua vita il periodo in cui è stato responsabile e formatore degli Obiettori di coscienza della Caritas diocesana e assistente spirituale della Comunità di accoglienza per detenuti della Caritas di Perugia e il servizio da parroco delle parrocchie di Ponte San Giovanni, Pieve di Campo e Balanzano. Attualmente, oltre ad essere Vescovo ausiliare, è assistente spirituale della Confraternita di San Jacopo di Compostella in Perugia, presidente dell’Associazione “Hope”, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per la gioventù, e ancora altro.

Mons. Giulietti, come sono stati questi 25 anni?

“Sono stati anni intensi, perché sono stato chiamato di volta in volta a servire la Chiesa in luoghi, ruoli e modalità diversi, che mi hanno molto arricchito. Ci sono alcuni rimpianti, perché, guardando indietro, vedo che avrei potuto vivere meglio tutte queste esperienze; c’è però soprattutto gratitudine a Dio e a tutte le persone che in questi anni ho potuto conoscere e con le quali ho camminato insieme. Devo tanto soprattutto ai giovani, che molto mi hanno chiesto e moltissimo mi hanno donato”.

Nessun dubbio, o crisi?

“Non sono mancati i momenti in cui avrei voluto essere altrove, avere a che fare con persone diverse o aver preso decisioni migliori; come non sono mancate le delusioni e gli errori. Penso però che questo faccia parte della storia di ognuno. La fedeltà alla propria vocazione – come accade anche nel matrimonio – fa strutturalmente i conti con l’esperienza del limite e con la crisi. Ma le crisi possono anche far crescere. Anzi, personalmente tendo più a ricordare gli insuccessi che le soddisfazioni, forse proprio perché ho imparato più in quei casi che quando tutto è filato liscio”.

Oggi è Vescovo ausiliare. Come è cambiato l’essere sacerdote?

“In senso proprio non sono più prete, come una volta prete non sono stato più diacono. D’altra parte dico spesso che mi hanno ordinato vescovo, ma di ‘mestiere’ continuo a fare il vicario generale. Per cui potrei direi che è cambiato molto, pur cambiando poco. È cambiato molto, perché vivo la Chiesa in modo differente da prima, partecipando al collegio episcopale e condividendo la ‘sollecitudine per tutte le Chiese’. È cambiato poco, perché il quotidiano servizio alla diocesi come vicario generale mi chiede di occuparmi delle stesse cose di cui mi interessavo prima e nella medesima modalità di azione”.

Sua mamma, che le è accanto dal Cielo, quanto ha inciso nella sua vocazione e la Madre Celeste, la Madonna delle Grazie, quanta “influenza” ha nella sua missione di pastore della Chiesa?

“Devo moltissimo ai miei genitori e alla mia famiglia; in particolare da mia madre ho imparato la ricerca dell’essenzialità e della concretezza nel servizio agli altri. Quando passo in cattedrale e mi fermo davanti alla bella immagine della Madonna delle Grazie, mi piace interpretare il “gesto delle mani” come una materna raccomandazione a fare bene e a non combinare guai. Sono poi devoto della Madonna di Loreto, che è la vergine del “sì” ai progetti di Dio, anche quando si capiscono a fatica”.

È stato ordinato presbitero il 29 settembre, giorno della festa liturgica di san Michele Arcangelo, principe della Milizia Celeste. Si sente un miliziano-difensore della Chiesa che papa Francesco esorta ad essere “in uscita” e “povera per i poveri”?

“Mi piace l’immagine della Chiesa come popolo “militante”, che prende parte con passione alle vicende del mondo. Papa Francesco ci incoraggia ad uscire dalle sagrestie fisiche e mentali in cui a volte ci chiudiamo per fare la nostra parte nella storia, per lasciarvi un’impronta di bene, come ha detto ai giovani a Cracovia. Il miles è uno che combatte: prima di tutto dentro se stesso, per divenire libero davvero, poi in opposizione al male che c’è in giro. Mai però contro le persone”.

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Giovani in pellegrinaggio “conciliare” a Loreto https://www.lavoce.it/giovani-in-pellegrinaggio-conciliare-a-loreto/ Thu, 04 Oct 2012 11:11:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13132 “Pellegrini sulla via del Concilio” una quarantina di giovani che per sette giorni, da giovedì 27 settembre fino a giovedì 4 ottobre, su iniziativa del servizio per la Pastorale giovanile della Regione Marche e dell’Umbria, hanno percorso la via Lauretana in memoria del viaggio di Giovanni XXIII, che volle affidare alla Madonna di Loreto e a san Francesco d’Assisi il Concilio ecumenico Vaticano II.

Tra i pellegrini anche alcuni ragazzi ortodossi della diocesi di Caransebes (Romania) e giovani luterani della diocesi di Linkoping (Svezia). La comitiva ecumenica è stata accolta, all’arrivo della prima tappa da Assisi a Spello, presso il complesso di San Girolamo, sede dell’Azione cattolica della diocesi di Foligno. A fare gli onori di casa la sua presidente, Maria Chiara Giacomucci, e il sindaco di Spello Sandro Vitali, mentre ad animare i vespri i ragazzi dell’Azione cattolica di Spoleto.

A guidare la preghiera della sera il vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, che ha voluto rivolgere ai giovani qualche pensiero. Pensando al loro pellegrinaggio, il Vescovo ha domandato: “Di quale carità ha bisogno questo tempo? Della carità della profezia. Guardandovi mi è tornata alla mente l’espressione del profeta: I vostri anziani faranno sogni, i giovani avranno visioni”.

Ma chi è il profeta? “È colui che non ha un passo più lungo, ma uno sguardo più acuto. Con lo sguardo dobbiamo essere più in là dei nostri passi, perché è lo sguardo che deve tracciare la rotta. Il profeta sa coniugare insieme cose nuove e antiche. Ha il fascino della novità e allo stesso tempo attenzione e rispetto del passato. Il profeta non cerca consensi, per cui non misura le parole in base ad essi. È così sintonizzato con le parole del Signore che non ha paura di sentirsi inopportuno. Il suo obiettivo è la santità. Il profeta cammina libero, con l’essenziale. Così semplice che non c’è niente di inutile nel suo fare e nel suo dare. Ed infine ha un amore viscerale per la Chiesa; così alza la voce affinché tutti possano alzare lo sguardo sui propri passi”.

In chiusura della seconda tappa, i giovani pellegrini sono giunti presso la parrocchia di Colfiorito, dove mons. Renato Boccardo, vescovo della diocesi di Spoleto-Norcia e delegato regionale della Ceu per la Pastorale giovanile e la carità, ha presieduto la celebrazione della messa, animata dalla Caritas diocesana di Foligno. “Insieme con Pietro tutti i credenti sono chiamati a professare la propria fede – ha esortato mons. Boccardo. – La sfida di oggi è proprio che la fede non rimanga solo qualcosa di accademico. Infatti è meglio essere cristiani senza dirlo che dirlo senza esserlo”.

“La testimonianza viva della fede proviene da questi giovani – afferma Michele Tufo, direttore della Pastorale giovanile di Foligno. – Alcuni di loro, partiti così, quasi per caso, si sono poi ritrovati a condividere un cammino di fede tra le fedi”.

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La Casa “spoletina” di Loreto https://www.lavoce.it/la-casa-spoletina-di-loreto/ Thu, 29 Dec 2011 07:48:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=204 “Forse non è un caso che questo tempio dedicato alla Madonna, Madre di consolazione, si trovi qui, tra l’hospice e l’ospedale, che sono rispettivamente santuario della sofferenza e della speranza”. Così l’arcivescovo mons. Renato Boccardo ha sottolineato l’importanza di dare maggior incisività alla chiesa della Madonna di Loreto, erigendola a santuario diocesano. “Non è una novità – ha detto – ma è dare forma pubblica a un fatto che già esiste. Il santuario è un luogo dove la presenza di Dio si fa più forte e dove la Madonna intercede per noi presso suo Figlio”. Domenica 27 novembre, la chiesa spoletina che ricorda la Casa di Loreto era gremita: tanti infatti sono stati coloro che hanno voluto partecipare a questo momento di ‘ufficia- lizzazione’ del tempio quale luogo naturale di preghiera alla Vergine. Ma da dove nasce la forte devozione in questo sito mariano? Nel 1538, in ricordo della Santa Casa di Loreto, Jacopo Spinelli aveva fatto costruire una piccola cappella fuori Spoleto, presso la porta del borgo S. Matteo, e vi aveva fatto dipingere da Jacopo Santoro, detto Siculo, la Vergine Maria fra san Sebastiano e sant’Antonio abate. L’immagine divenne subito oggetto di venerazione, specialmente dal 1571 quando, nella notte tra il 20 e 21 aprile, la città fu scossa da un terribile terremoto, cui seguì uno sciame sismico che sembrava non aver fine. Il popolo terrorizzato ricorse fiducioso all’intercessione della Madre di Dio: le scosse cessarono e gli spoletini chiamarono la Madonna “liberatrice”, decidendo di edificare una chiesa che racchiudesse al suo interno l’immagine, alla stregua della basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola. Il 4 ottobre 1572 venne posta la prima pietra, su progetto dell’architetto Annibale de’ Lippi e con la supervisione di Jacopo Barozzi da Vignola. Il vescovo di Spoleto Lorenzo Castrucci consacrò il tempio il 16 maggio 1621. Da allora la chiesa della Madonna di Loreto, insieme alla cappella della Ss. Icone nella cattedrale, ha costituito – pur se tra alterne vicende – un costante punto di riferimento per la pietà mariana degli spoletini, che qui hanno esperimentato in modi diversi il patrocinio della Madre del Signore. “La rinnovata vitalità spirituale assunta dal luogo mariano dopo la sua riapertura al culto nel 2007 – si legge sul decreto – ci induce ora ad accogliere benevolmente la richiesta di attribuire speciale dignità a questo tempio insigne”. Da qui, l’attribuzione del titolo e della dignità di santuario diocesano, “con l’auspicio – si legge ancora nel testo – che questo santuario divenga ogni giorno di più luogo santo nel quale il popolo cristiano di Spoleto possa godere della protezione materna della beata Vergine Maria ed imparare da lei l’ascolto docile della parola del Signore, l’accoglienza operosa del suo progetto d’amore, il generoso servizio ai fratelli”.

 

Presenze e ringraziamenti

E stato il vicario generale, mons. Luigi Piccioli, a dare lettura del decreto arcivescovile, nel quale si nomina anche don Edoardo Rossi rettore del santuario. Rossi è alla guida della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo, nel cui territorio si trova anche la Madonna di Loreto. Non sono voluti mancare a questo momento anche i frati Cappuccini e altri sacerdoti della città e non solo e, tra i banchi, anche i malati che hanno ottenuto un particolare ringraziamento da parte del parroco, al termine della celebrazione: “Vi ringrazio – ha detto don Edoardo – perché la vostra preghiera ci sostiene nel cammino della nostra comunità”. Ed esortando tutto il popolo, ha aggiunto: “Qualcosa è stata fatta ma tanto c’è ancora da fare”. Il ringraziamento è giunto anche al Rotary club di Spoleto che si è fatto carico del restauro del dipinto della Vergine e che provvederà, poi, a finanziare la ristrutturazione di tutta la struttura che custodisce la preziosa pala.

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Non basta la bella voce, serve spiritualità https://www.lavoce.it/non-basta-la-bella-voce-serve-spiritualita/ Thu, 20 May 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8464 Fine settimana piuttosto impegnativo per il coro della parrocchia di Monteluce: iniziato giovedì 6 maggio con un incontro formativo tenuto da padre Maurizio Verde, direttore della corale “I Cantori di Assisi”, fondata nel 1960 dal mitico padre Evangelista Nicolini, e conclusosi sabato 8 maggio con un’intera giornata trascorsa insieme per raggiungere Loreto, e lì mettere in pratica i preziosi suggerimenti del frate partecipando alla messa presieduta dal vescovo di Loreto mons. Tonucci. Entrambi veri e propri eventi storici per un ancor piccolo coro nato nell’ambito parrocchiale che, sotto la direzione del maestro Francesco Mancino e con il sostegno e la premura del fervido parroco don Luciano Tinarelli, sta crescendo nella consapevolezza dell’importanza del servizio corale come parte integrante della celebrazione eucaristica e nella ricchezza di esperienze di amicizia e condivisione. Gregoriano e canto coralePadre Maurizio, che insegna canto gregoriano e canto corale presso la Provincia serafica dei Frati minori dell’Umbria, ha raccontato in modo molto vivace e incisivo la sua ricca esperienza sul campo, con tanti cori, da quelli fatti di “volonterosi” a quelli professionisti, da quelli più giovani a quelli più adulti, da quelli “a una sola voce” a quelli che fanno polifonia, ma con una sottolineatura forte: “Non è solo una questione di attitudine al canto, di belle voci o di repertorio. Prima di tutto, i fedeli capiscono se il coro è preparato, non bisogna mai improvvisare o arrangiarsi all’ultimo momento, senza sapere che letture la Chiesa propone in quella domenica”, anche perché un tempo il cantore era ministro della Parola, veniva scelto cioè in base alla sua capacità di esporre e trasmettere il testo sacro all’assemblea. Come cantare“Spesso assistiamo ad un affollamento di canti, anche ad una sproporzione di canti, magari concentrati nella prima parte della messa, tralasciando e affrettando la seconda”. La stessa sproporzione andrebbe evitata in termini di servizio liturgico, quando si affollano i banchi riservati al coro durante la messa “principale” mentre ci si potrebbe prestare singolarmente o in piccoli gruppi (magari a turno) nelle altre messe. Il coro fa parte dell’assemblea dei fedeli, pur svolgendo un suo particolare ufficio. I suoi due compiti principali, la guida e il coinvolgimento dell’assemblea, dovrebbero escludere sia la delega al coro delle prerogative proprie dell’assemblea, sia l’appropriazione di queste prerogative da parte dei cori. Il simpatico frate, dall’accento un po’ salernitano e un po’assisano, ha saputo mantenere viva l’attenzione del suo uditorio e, a tratti, la sua voce si elevava e diventava melodia. Ha insistito molto sull’adesione interiore a ciò che si fa: “La cosa più importante è come si canta. Il coro va avanti nel tempo solo se c’è la motivazione autentica della lode al Signore e del servizio!”. C’è poi la necessità di possedere una sufficiente competenza, che comporta la fatica di un continuo sforzo per diventare adeguatamente preparati a svolgere il proprio servizio in modo che sia, da una parte, il più possibile degno del Signore a cui viene rivolta la preghiera e, dall’altra, rispettoso verso i fratelli a cui si intende offrire un aiuto per pregare meglio. La Chiesa insegna a cantarePer questo non sono mancate le citazioni dei documenti che, ancora oggi, costituiscono “la mappa del tesoro”, per arginare il rischio di percorrere ciascuno per la propria strada. Il Consilium ad exsequendam Constitutionem, redatto nel 1966 sulla scia del Vaticano II, afferma che “se si vuole che l’assemblea liturgica sia veramente iniziata, guidata, educata nel canto, il coro è indispensabile”. E poi la celebre Nota pastorale dei Vescovi italiani Il rinnovamento liturgico in Italia (1983), ricorda ai cantori che “nell’esercizio del loro ministero essi sono segni della presenza del Signore in mezzo al suo popolo”; ecco perché “non si tratta di eseguire materialmente un certo programma musicale, ma di realizzare un rito significativo e spiritualmente fruttuoso… L’essere ‘segni’ della presenza del Signore richiede inoltre a tutti i cantori che il loro atteggiamento si manifesti in una vita cristiana improntata all’unità di fede e di carità con la propria comunità cristiana”. Ogni servizio liturgico è una testimonianza che va continuata e confermata nella vita di ogni giorno. Che grande responsabilità abbiamo! Non tutte le musiche sono ugualiÈ stato utile ed educativo un ultimo accenno di padre Verde al panorama musicale fiorente creato dalle associazioni e dai i movimenti ecclesiali: canti scritti per circostanze specifiche, concerti, recital, che vengono però spesso impropriamente adoperati all’interno delle celebrazioni eucaristiche, relegando l’assemblea in una posizione passiva. Invece si cresce e si migliora insieme! Ecco allora che la corale è, per molti, occasione di autentico e profondo itinerario cristiano. Incontri formativi, come quello tenuto da padre Verde, sono assolutamente necessari e auspicabili, non solo per i cori, ma per tutti, anche per i preti (a detta di don Luciano)! In particolare a Loreto, i coristi ed il loro maestro, insieme a familiari ed amici, hanno vissuto l’emozionante esperienza di sostenere con il canto il sacramento della cresima impartito a 6 giovani allievi appartenenti al corpo dell’Aeronautica militare, ricevendo i rallegramenti del Vescovo. Inoltre si è avuta l’opportunità di ritrovarsi a ricevere l’eucaristia nella stupenda sala del Tesoro o del Pomarancio, rimanendo rapiti sia dalla bellezza dei soffitti affrescati sia dagli innumerevoli oggetti di devozione lasciati alla Madonna di Loreto per le grazie ricevute. Chiara CasagrandeRita Panfili

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Per forgiare cuori nuovi https://www.lavoce.it/per-forgiare-cuori-nuovi/ Tue, 22 Dec 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8121 Il Natale torna in fabbrica per la tradizionale celebrazione, che il vescovo Vincenzo Paglia ha presieduto all’interno del reparto della Società delle Fucine nel complesso industriale della Thyssen Krupp – Acciai speciali Terni, alla presenza dell’amministratore delegato Harald Espenhahn, delle autorità cittadine, di numerosi dipendenti dell’Ast e dei loro familiari, uniti a quelli di Diego Bianchina, l’operaio deceduto a causa delle esalazioni di gas tossici lo scorso 1° dicembre. “Celebriamo qui la messa di Natale – ha esordito il Vescovo nella sua omelia – perché Gesù viene a nascere qui, non solo nelle chiese, ma anche in fabbrica, accanto alle linee e al forno, sugli autotreni e sulle gru. Nulla di quello che accade qui dentro gli è estraneo, nulla di quel che qui avviene gli è indifferente”. Il luogo del lavoro diventa come una grande mangiatoia dove si rinnova un Mistero in grado di cambiare i cuori. “Il Natale – ha aggiunto il Vescovo – potremmo paragonarlo all’opera di trasformazione dei ferri vecchi, che vengono lavorati fino ad essere trasformati per diventare quel metallo prezioso che è l’acciaio. Il Natale è l’energia che deve cambiare il nostro cuore, perché venga lavorato come avete lavorato questo altare in acciaio con passione, dedizione e impegno. Come le vostre mani, la vostra intelligenza è tutta tesa a plasmare e trasformare un metallo, tanto più le nostre mani e la nostra intelligenza devono trasformare il cuore per i nostri bambini che debbono crescere in un mondo dove c’è più amore, in famiglie dove la serenità, per quanto possibile, ci sia tutti i giorni”. E dalla fabbrica il Vescovo lancia un monito per la crescente solitudine e per le difficoltà di rapporti tra le persone, perché anche nella fabbrica ci sia una serena convivenza. L’augurio di mons. Paglia è quello che tutti siano “operai di un nuovo amore, di una nuova fraternità e solidarietà tra tutti. Un amore inossidabile come l’acciaio che qui viene prodotto, che porti a vivere un Natale di rinnovamento, di serenità che può essere a volte ferita” da quelli che lo stesso presule ha definito “incidenti del cuore”, incidenti nei rapporti tra le persone che piegano relazioni durevoli. Una solidarietà che dalla fabbrica giunge in cattedrale per il pranzo di Natale con i poveri e con le tante altre iniziative del Natale amico in diocesi. Acciaieria e cattedrale, due luoghi che hanno segnato la vita di un operaio ternano in questi giorni dichiarato venerabile per la sua santità di vita: Giunio Tinarelli, primo venerabile dell’Unitalsi. L’annuncio è stato dato dallo stesso mons. Paglia nel corso della celebrazione in Acciaieria, mentre il 15, 16, 17 gennaio l’Unitalsi di Terni si ritroverà in preghiera accanto all’effigie della Madonna di Loreto che sarà a Terni in visita in diversi luoghi simbolo della città, dall’Acciaieria, all’ospedale, alla cattedrale, al carcere. Un incontro per celebrare l’importante avvenimento che riconosce le virtù di un giovane che ha saputo essere apostolo della sofferenza e della fede, pur completamente immobile nel suo letto a causa della grave infermità che lo ha colpito in giovane età. Da quel letto la testimonianza serena di Giunio Tinarelli ha superato ogni barriera.

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Un’iniziativa in preparazione al pellegrinaggio dell’Azione cattolica a Loreto https://www.lavoce.it/uniniziativa-in-preparazione-al-pellegrinaggio-dellazione-cattolica-a-loreto/ Thu, 05 Aug 2004 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3967 Quando ci si reca a Loreto e ci si inginocchia sul gradino esterno della santa Casa solcato dalle ginocchia dei pellegrini si è colpiti dal mistero dell’incarnazione che, secondo l’antica tradizione, si è compiuto tra quelle mura le cui pietre sono state trasferite da Nazaret a quella collina marchigiana che si affaccia sull’Adriatico. È impressionante la scritta che alla formulazione del mistero “Verbum caro factum est” (il Verbo si fece carne), aggiunge “hic” (qui): Hic Verbum caro factum est. Non so se la gente lo sa. Certamente percepisce che in quell’esile immagine di donna con il volto scuro si racchiude un messaggio di fede e di speranza. E lo sanno anche i responsabili dell’Azione cattolica che hanno organizzato un pellegrinaggio nazionale a Loreto la prima settimana di settembre. Interpretando la situazione difficile dei tempi per le sorti cristiane, hanno voluto focalizzare l’attenzione dei cristiani credenti e anche di quelli tiepidi e addormentati, sull’icona della Vergine più venerata e vicina per la sua collocazione geografica e per il messaggio dell’incarnazione: la Vergine del Sì, colei che ha creduto.In preparazione a quel convegno è stata realizzata una peregrinatio dell’immagine lauretana in tutte le diocesi italiane, anche nella nostra. Il 2 e 3 agosto molte persone, gente semplice, ed anche membri di associazioni e movimenti organizzati, hanno accolto l’immagine e si sono stretti attorno per momenti di intensa preghiera e meditazione. Ben ha espresso il significato dell’iniziativa Rita Tinarelli, la prima responsabile dell’organizzazione, indicando i termini di pellegrinaggio, incarnazione, il Sì di Maria, la vita quotidiana nella casa di Nazaret come i punti di riferimento che la nuova Azione cattolica propone a se stessa e all’intera comunità cristiana. Sarebbe bello, ma impossibile, raccontare e descrivere la devozione, l’emozione, l’intensità della preghiera, la cura gioiosa dell’accoglienza, i doni offerti, la disponibilità nella partecipazione alle celebrazioni, l’entusiasmo. In modi diversi tutto questo si è visto all’Ospedale Silvestrini, al santuario della Madonna dei Bagni, a Fontenuovo, in Cattedrale, dove l’Arcivescovo in un discorso forte e tenero, ha contestualizzato l’avvenimento nella difficoltà che oggi soffre la Chiesa, alle Querce di Mamre. Luoghi del disagio e della preghiera, dove la pietà popolare, con i suoi rosari e le invocazioni molto umane per domandare grazia e sollievo dalle sofferenze, ha ridato vigore e slancio ad una fede rimodellata su quella di Maria. Una bella pagina di vita cristiana scritta dalla e nella nostra diocesi.

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Il programma della Peregrinatio Mariae https://www.lavoce.it/il-programma-della-peregrinatio-mariae/ Thu, 29 Jul 2004 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3951 p align=”justify”La peregrinatio Mariae della statua della Madonna di Loreto, promossa dall’Azione cattolica italiana in tutte le diocesi, è una delle iniziative che unisce idealmente tutte le associazioni di Ac delle varie regioni italiane per riaffermare, attraverso la devozione alla “Madonna della santa casa” la convinzione di un Vangelo che entra nella quotidianità. Questo il programma dei tre giorni. Domenica 1 agostoore 11.30 Ospedale Silvestrini; ore 13.30 Santuario della Madonna dei Bagni (Deruta); ore 16.30 accoglienza in piazza IV Novembre ed ingresso in Cattedrale ore 17 accoglienza dell’Arcivescovo e dei ragazzi ore 18 celebrazione eucaristicaore 21.15 veglia di preghiera animata da movimenti e associazioni della diocesiLunedì 2 agostoore 9 rosario meditato (in cattedrale) ore 11 visita a Fontenuovo (fino alle 15.30) ore 16.30 accoglienza alle Querce di Mamre con momenti di preghiera comunitari e permanenza sino al mattino successivoMartedì 3 agosto ore 8 partenza per la diocesi di Foligno

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Chiesa che si rinnova https://www.lavoce.it/chiesa-che-si-rinnova/ Thu, 03 Jun 2004 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=3832 La parrocchia è tornata al centro dell’attenzione dei vescovi italiani. Se ne analizzano le cause di debolezza e se ne scrutano i segni di permanente vitalità mentre ad ogni occasione si propone a tutti, preti religiosi e laici, una testimonianza di fede ‘missionaria’. Insomma si medita e si progetta il rinnovamento della parrocchia. Così, chi nella Chiesa locale trova le sue radici e la sua ragion d’essere, l’Azione cattolica, cammina decisa verso il proprio rinnovamento sancito nel nuovo Statuto. Cammina, non solo in senso figurato, ma realmente, con il pellegrinaggio nazionale (il primo) che si svolgerà a Loreto in Settembre; con la effige della Madonna di Loreto ‘pellegrina’ nelle diocesi italiane (in Umbria ci sarà tra luglio e agosto). E con il pellegrinaggio regionale che, il tempo inclemente del mattino ha consigliato di trasformare in una giornata, quella del due giugno, tutta vissuta accanto alla Porziuncola. Al mattino, per i giovani e gli adulti l’incontro con Luigi Accattoli e per i ragazzi animazione Acr. Poi pranzo al sacco per famiglie al completo, sotto un sole tornato, quasi a sorpresa, ad asciugare la piovosa mattina. Nel pomeriggio, nella cappella della Basilica di Santa Maria degli Angeli l’Azione cattolica si è presentata nella sua varietà di età e di persone per la celebrazione della messa presieduta dall’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve. In qualità di presidente della Conferenza episcopale umbra, a nome dei vescovi delle diocesi della regione, mons. Chiaretti ha espresso il suo incoraggiamento a quanti sono impegnati nell’Aci. Ha ricordato i tempi in lui, ragazzo, frequentava l’Azione cattolica e rivolto ai ragazzi d’oggi ha ripetuto l’invito del Papa “Abbiate il coraggio di andare controcorrente” anche se oggi, ha commentato il vescovo, “è più difficile avere il coraggio di ribellarsi alla moda dominante del consumismo”. “È più difficile ma abbiamo una forza che nessuno ha: lo Spirito Santo” ha detto, ed ha aggiunto “Gesù per compiere miracoli ha bisogno della vostra collaborazione”. La messa si è aperta con il saluto di mons. Vittorio Peri, asistente nazionale del Centro sportivo italiano, l’asociazione nata dall’Azione cattolica sessant’anni fa per annunciare il vangelo nel mondo dello sport e si è rallegrato per essere stata l’Umbria la prima regione in cui si è realizzato di nuovo l’incontro in questo pelegrinaggio organizzato congiuntamente da Aci e Csi. “Oggi siamo un po’ tornati nella nostra casa” ha detto don Vittorio ricordando che le due associazioni “hanno la stessa finalità: narrare la fede da una generazione all’altra”. Don Gualtiero Sigismondi, assistente regionale dell’Aci, a conclusione della messa ha ripreso il tema del cammino. “Oggi è una tappa del cammino in salita del rinnovamento dell’Aci” che si svolge sulle orme di Maria, la cui vita è narrata dai vangeli come segnata da un incessante ‘salire’: dalla cugina Elisabetta, a Betlemme, a Gerusalemme, in Egitto, al Calvario e infine al Cielo. “Al termine di questa giornata – ha concluso don Gualtiero – chiediamo che lo Spirito Santo ci faccia docili, semplici e audaci nel cammino del rinnovamento” e che doni all’Aci e allo Csi “di essere la base musicale della Chiesa senza protagonismi da copertina”.

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Accompagnando la “Madonna di Loreto” alla Giornata delle famiglie https://www.lavoce.it/accompagnando-la-madonna-di-loreto-alla-giornata-delle-famiglie/ Thu, 25 Oct 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2019 Grande folla alla stazione ferroviaria di Spoleto, sabato scorso 20 ottobre, per far festa alla Madonna di Loreto, in viaggio verso Roma, dove in serata è stata poi accolta da Giovanni Paolo II e intronizzata in piazza S. Pietro. Vigilia, sabato, della grande Giornata delle Famiglie, in occasione della beatificazione della prima coppia di sposi nella storia, i coniugi Beltrame Quattrocchi, nel ventesimo anniversario della Familiaris Consortio, la celebre Enciclica sulla famiglia. Grande folla, abbiamo detto, con tanti bambini e un coro possente di voci, in risposta ai canti guidati da don Paolo Peciola, presidente dell/Unitalsi e soprattutto al Rosario intonato dall/arcivescovo, mons. Fontana. Dinanzi a noi, sul primo binario, il convoglio ferroviario con la statua della #$Madonna Nera#$, che Spoleto ha coperto di fiori. Accanto all/Arcivescovo, nel candore dei parati liturgici, il parroco di S. Rita, padre Modesto Seri. Lacrime di commozione su molti volti, anche di chi scrive questo articolo, poiché immergersi in un popolo così folto e entusiasta, in attesa della Mamma e lo sventolio poi di tante bandierine e fazzoletti, non può non toccarti. Non era certo religiosità di maniera. Del resto, Spoleto ha avuto sempre tutta un/affinità con Loreto. Secondo i cronisti del tempo – ci riferiamo particolarmente al prevosto Pietro di Giorgio Tolomei venuto da Teramo a Loreto nel 1430 – la S. Casa di Nazareth, e più precisamente la Camera della Beata Vergine Maria di cui gli apostoli e i discepoli avrebbero fatta una chiesa, sarebbe stata portata dagli angeli nell/attuale sede di Loreto il 2 dicembre 1295, dopo le soste dapprima in Schiavonia e poi in territorio di Recanati, il 10 dicembre 1292, nel predio donato da una certa Loreta (da cui #$Loreto#$). Ma anche di qua sarebbe stata traslata, per ben due volte, e sempre dagli angeli, fino al sito attuale, visto che piuttosto che le conversioni si andavano moltiplicando scontri e litigi. Fu allora la volta dei miracoli e dei pellegrinaggi, finché nel 1468 si pose mano all/attuale Santuario. E/ del 1531 la prima pietra della grande #$scatola marmorea#$ a custodia della Casa.Abbiamo dato le date per dire come proprio nella prima metà del /500 Spoleto volle costruire in città quasi l/avamposto della Basilica lauretana… A Spoleto infatti, già nel 1538 veniva costruita una modesta Cappella, a imitazione della Santa Casa, a opera di Jacopo Spinelli, con pitture di Jacopo Siciliano (la Vergine fra S. Sebastiano e S. Antonio: pittura lasciata imperfetta, tuttavia completata miracolosamente proprio dagli angeli). Così, i pellegrini che si avviavano a Loreto, qui potevano far tappa, trovando non solo un/anticipazione della casa di Nazareth, ma addirittura un lungo portico di 300 metri, sotto il quale avrebbero potuto sostare e riposare, portico offerto da nobili famiglie spoletine. Fu questo anche il luogo di ripetuti e estenuanti esorcismi: si parla, nel 1571, di una vera folla di indemoniati (nei cronisti con la maiuscola) e da sei a otto sacerdoti concentrati per la liberazione. E appunto l/anno seguente, 1572, Spoleto poneva mano all/attuale santuario, a protezione e riparo della Cappella primitiva del 1538. A custodia furono chiamati i Barnabiti, seguiti poi da altri ordini, finché, dopo la discesa dei Piemontesi e l/allontanamento dei religiosi, la costruzione finì per essere destinata all/attuale Ospedale, dopo decenni di invasione di militari che l/avevano destinata a caserma, invadendo anche il tempio. Qui, come scriveva Aldo Calvani nel numero scorso, dovrebbe ora sorgere il grande Centro oncologico. I malati di tumore, all/ombra del Santuario di Maria! Non male! Spoleto-Loreto, un legame istintivo che nel 1872 avrebbe portato mons. Cadolini, arcivescovo di Spoleto, con il beato don Pietro Bonilli e i suoi primi missionari della Sacra Famiglia al Santuario di Loreto, il 5 settembre, per l/atto di consacrazione solenne di fronte al vescovo del luogo mons. Tommaso Gallucci. Una settimana prima il papa Pio IX aveva solennemente benedetto il quadro della Sacra Famiglia commissionato proprio dal Bonilli e il Bonaccia al Gagliardi. Ne resta traccia anche a Loreto. Dunque, sabato scorso, tanta festa nella nostalgia di un/era nuova, cui si aprano le nostre famiglie. Un auspicio sicuro per il nostro Sinodo che ha già approvato in luglio il documento sulla Pastorale giovanile (i figli) e si prepara, fra qualche mese a varare quello sulla pastorale familiare.

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Migliaia i devoti accorsi al pellegrinaggio zonale https://www.lavoce.it/migliaia-i-devoti-accorsi-al-pellegrinaggio-zonale/ Thu, 07 Dec 2000 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=1288 Una grande partecipazione di fedeli ha caratterizzato, la scorsa domenica, l’ultimo dei dodici pellegrinaggi giubilari zonali del grande Giubileo in diocesi, che si è tenuto al santuario della Madonna della Villa di Sant’Egidio. I pellegrini della Quarta Zona pastorale (Alta Valle del Tevere perugino) insieme all’Arcivescovo ed ai loro parroci hanno raggiunto in processione il santuario. Un migliaio di candele hanno illuminato la piccola frazione perugina ed il santuario mariano. Sono stati momenti di profonda devozione e commozione nel vedere anche tanti giovani raccogliersi in preghiera. Immensa gioia è stata espressa da mons. Giacomo Rossi, rettore del santuario, nel vedere così tanti devoti ed ha auspicato che “questo bellissimo omaggio di popolo alla Madonna possa ripetersi domenica prossima”. Domenica 10 dicembre ci sarà, infatti, l’ultimo pellegrinaggio giubilare diocesano di quest’Anno santo, la cui mèta è proprio il santuario della Madonna della Villa. Questo pellegrinaggio cade nel giorno della solennità della Madonna di Loreto ed è rivolto, oltre ai pellegrini in generale, ai malati del Cvs e Dell’Unitalsi. Da sottolineare che, come domenica scorsa, le offerte raccolte durante il pellegrinaggio saranno destinate alla Campagna ecclesiale italiana per la riduzione del debito estero dei Paesi più poveri, segno concreto del Grande Giubileo. Il santuario, nei secoli scorsi, è stato luogo di transito di pellegrini, perché situato sulla via che conduceva sia ai luoghi francescani di Assisi, sia alla Santa Casa di Loreto. Non a caso uno dei suoi affreschi ritrae la Madonna di Loreto; affresco che nel suo insieme testimonia un’atmosfera di intimità familiare, a cui è invitato a partecipare anche il fedele che guarda. Notevole doveva essere l’importanza di questo santuario nel ‘400, essendo contesa la sua proprietà tra le cistercensi del monastero di Santa Giuliana e i frati francescani del convento di porta Santa Susanna di Perugia.

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