Libera Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/libera/ Settimanale di informazione regionale Wed, 13 Mar 2024 17:56:49 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Libera Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/libera/ 32 32 Giornata della memoria delle vittime di mafia e dell’impegno https://www.lavoce.it/giornata-della-memoria-delle-vittime-di-mafia-e-dellimpegno/ https://www.lavoce.it/giornata-della-memoria-delle-vittime-di-mafia-e-dellimpegno/#respond Thu, 14 Mar 2024 08:00:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75246

Per la 29ma edizione della Giornata della memoria delle vittime di mafia e dell’impegno, quest’anno viene rievocato il titolo di un famoso film del neorealismo, Roma città aperta.Su Roma l’importante è fare i soldi, i morti non li vuole nessuno. Roma è una macina di soldi, una banca di soldi per tutti i gruppi criminali, quindi si sa benissimo che i morti meno se ne fanno o se non se ne fanno per niente è la miglior cosa”.

Sono le parole di un collaboratore di giustizia durante il processo Gramigna che ci fa comprendere come le mafie abbiano cambiato pelle e si sono rese più pervasive e camaleontiche per arricchirsi e affermare il proprio potere. Pertanto il fenomeno non riguarda solo la capitale ma ogni città e, oltre i confini, tutte le nazioni.

Tutti siamo chiamati a riprendere i fili di una nuova resistenza nello spirito di quella che animò le donne e gli uomini descritti dal film che dà il titolo all’edizione di quest’anno che si svolge il 21 marzo, primo giorno di primavera.

Vale la pena ricordare che la Giornata, pur iniziata da Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie insieme ad Avviso pubblico, il coordinamento dei comuni impegnati nella legalità contro le mafie, dal 2017 è riconosciuta ufficialmente dallo Stato. Anche per questo è importante che veda l’impegno di ogni cittadina/o nelle scelte personali, politiche, sociali, educative ed economiche.

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Per la 29ma edizione della Giornata della memoria delle vittime di mafia e dell’impegno, quest’anno viene rievocato il titolo di un famoso film del neorealismo, Roma città aperta.Su Roma l’importante è fare i soldi, i morti non li vuole nessuno. Roma è una macina di soldi, una banca di soldi per tutti i gruppi criminali, quindi si sa benissimo che i morti meno se ne fanno o se non se ne fanno per niente è la miglior cosa”.

Sono le parole di un collaboratore di giustizia durante il processo Gramigna che ci fa comprendere come le mafie abbiano cambiato pelle e si sono rese più pervasive e camaleontiche per arricchirsi e affermare il proprio potere. Pertanto il fenomeno non riguarda solo la capitale ma ogni città e, oltre i confini, tutte le nazioni.

Tutti siamo chiamati a riprendere i fili di una nuova resistenza nello spirito di quella che animò le donne e gli uomini descritti dal film che dà il titolo all’edizione di quest’anno che si svolge il 21 marzo, primo giorno di primavera.

Vale la pena ricordare che la Giornata, pur iniziata da Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie insieme ad Avviso pubblico, il coordinamento dei comuni impegnati nella legalità contro le mafie, dal 2017 è riconosciuta ufficialmente dallo Stato. Anche per questo è importante che veda l’impegno di ogni cittadina/o nelle scelte personali, politiche, sociali, educative ed economiche.

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L’ex testimone di giustizia Luca Arena al Cammino dietro la Croce https://www.lavoce.it/lex-testimone-giustizia-luca-arena-cammino-dietro-la-croce/ https://www.lavoce.it/lex-testimone-giustizia-luca-arena-cammino-dietro-la-croce/#respond Thu, 30 Mar 2023 14:15:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71013 Luca Arena in primo piano, sullo sfondo l'immagine su un palazzo ritrae Falcone e Borsellino

Denunciare richiede coraggio. Continuare a vivere, dopo la denuncia, ne chiede ancora di più, lo stesso che Luca Arena ha avuto quando, poco più che ventenne, ha denunciato il malavitoso giro di affari delle così dette “ambulanze della morte”. Oggi, il giovane di Biancavilla (Ct), è un ex testimone di giustizia e il prossimo 31 marzo racconterà la sua testimonianza a Foligno (Pg) durante il Cammino dietro la Croce, il momento penitenziale che il servizio di Pastorale giovanile della diocesi, ogni anno, propone nel venerdì che precede la Settimana santa. Il Cammino, che sarà presieduto dal vescovo, mons. Domenico Sorrentino, è stato organizzato grazie alla fattiva collaborazione delle sezioni cittadine del Masci e dell’Agesci, dell’ufficio diocesano Educazione-scuola-università, Cittadini del Mondo e dell’associazione Libera e interesserà, questa volta, l’area più periferica della città: partirà alle ore 21 dalla scuola Primaria di San Giovanni Profiamma e arriverà alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Belfiore dove le Sacre rappresentazioni di Fiamenga rappresenteranno una scena evangelica. Visto il tema scelto della legalità, sono quindi state coinvolte le diverse Forze dell’Ordine grazie alla preziosa collaborazione del vicequestore del commissariato di Foligno, dott. Adriano Felici. Parteciperanno, così, con una loro delegazione, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e l’Esercito. Luca Arena concluderà la sua esperienza nella città umbra incontrando personalmente anche alcune classi dei diversi istituti superiori di secondo grado di Foligno grazie alla fattiva collaborazione dei diversi Dirigenti scolastici e dei docenti coinvolti nel progetto. “È bello”, commenta Michele Tufo, il responsabile della Pastorale giovanile, “poterci preparare alla Pasqua soffermandoci a riflettere su tematiche che ci chiamano all’impegno e alla responsabilità nei confronti non solo delle nostre vite, ma anche degli altri”.
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Luca Arena in primo piano, sullo sfondo l'immagine su un palazzo ritrae Falcone e Borsellino

Denunciare richiede coraggio. Continuare a vivere, dopo la denuncia, ne chiede ancora di più, lo stesso che Luca Arena ha avuto quando, poco più che ventenne, ha denunciato il malavitoso giro di affari delle così dette “ambulanze della morte”. Oggi, il giovane di Biancavilla (Ct), è un ex testimone di giustizia e il prossimo 31 marzo racconterà la sua testimonianza a Foligno (Pg) durante il Cammino dietro la Croce, il momento penitenziale che il servizio di Pastorale giovanile della diocesi, ogni anno, propone nel venerdì che precede la Settimana santa. Il Cammino, che sarà presieduto dal vescovo, mons. Domenico Sorrentino, è stato organizzato grazie alla fattiva collaborazione delle sezioni cittadine del Masci e dell’Agesci, dell’ufficio diocesano Educazione-scuola-università, Cittadini del Mondo e dell’associazione Libera e interesserà, questa volta, l’area più periferica della città: partirà alle ore 21 dalla scuola Primaria di San Giovanni Profiamma e arriverà alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Belfiore dove le Sacre rappresentazioni di Fiamenga rappresenteranno una scena evangelica. Visto il tema scelto della legalità, sono quindi state coinvolte le diverse Forze dell’Ordine grazie alla preziosa collaborazione del vicequestore del commissariato di Foligno, dott. Adriano Felici. Parteciperanno, così, con una loro delegazione, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e l’Esercito. Luca Arena concluderà la sua esperienza nella città umbra incontrando personalmente anche alcune classi dei diversi istituti superiori di secondo grado di Foligno grazie alla fattiva collaborazione dei diversi Dirigenti scolastici e dei docenti coinvolti nel progetto. “È bello”, commenta Michele Tufo, il responsabile della Pastorale giovanile, “poterci preparare alla Pasqua soffermandoci a riflettere su tematiche che ci chiamano all’impegno e alla responsabilità nei confronti non solo delle nostre vite, ma anche degli altri”.
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Lavoro e scuola di legalità sui terreni della ’ndrangheta https://www.lavoce.it/lavoro-e-scuola-di-legalita-sui-terreni-della-ndrangheta/ https://www.lavoce.it/lavoro-e-scuola-di-legalita-sui-terreni-della-ndrangheta/#comments Wed, 05 Aug 2015 11:00:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=41885 libera-pietralungaA Pietralunga è in corso il “campo” estivo dell’associazione Libera contro le mafie al quale, con 5 turni settimanali, partecipano ragazzi e ragazze di tutta Italia (30 per volta) che danno una mano ai volontari di Libera per una prima sistemazione di questi terreni da tempo abbandonati.

In particolare li stanno ripulendo dalla vegetazione infestante e stanno sistemando una strada di accesso, con la guida e l’assistenza di un giovane del posto. È un volontario del presidio Libera di Pietralunga – Città di Castello che con altri tre giovani, tutti con esperienze nel lavoro agricolo, ha fondato una cooperativa che intende partecipare al bando per l’assegnazione definitiva del bene confiscato. Per loro, e per altri giovani della zona, questi terreni potrebbero essere una grande opportunità di lavoro.

Già l’anno scorso i volontari di Libera vi avevano avviato una coltivazione della tipica patata di Pietralunga. Esperienza che quest’anno è stata ripetuta in modo più professionale e, si spera, con un raccolto ancora più abbondante. Raccolto previsto per l’inizio del prossimo mese, con l’aiuto dei partecipanti al campo. Per piantare e raccogliere le patate è nata una sorta di rete tra volontari di Libera – arrivati da tutta la provincia con zappe e attrezzi vari – e la gente del posto che ha messo a disposizione trattori e altri mezzi di lavoro.

Insomma un bell’esempio di recupero di un bene che dalle mani della criminalità organizzata è tornato in possesso dei cittadini e che – come sperano i giovani della nuova cooperativa – potrebbe diventare un’occasione di lavoro per loro e di sviluppo per l’intera comunità locale.

Non solo lavoro ma anche attività formativa e divertimento

I partecipanti al campo di lavoro di Pietralunga sono ragazzi e giovani tra i 15 e 35 anni. Due dei cinque turni settimanali sono stati prenotati da gruppi parrochiali provenienti dalla Toscana con i loro accompagnatori. Dormono nel ristrutturato convento medievale di Sant’Agostino, assistiti da volontari di Libera. Della cucina in particolare si occupano cuoche messe a disposizione dalla Spi Cgil di Terni. Ma sono anche i ragazzi a dare una mano e a occuparsi, a turno, delle pulizie e degli altri servizi necessari per una condivisione di vita e di lavoro.

La giornata-tipo prevede al mattino il lavoro nei campi e nel pomeriggio attività formativa. Ci sono incontri con rappresentanti delle forze di polizia e di associazioni come Legambiente, Cittadinanza attiva e Tavolo per la pace, le quali, come Libera, sono impegnate sui temi della legalità e giustizia sociale, della cittadinanza attiva e della solidarietà. Non mancano momenti ricreativi con la partecipazione a feste e sagre, attività e tornei sportivi, ma anche escursioni turistiche nelle città umbre. Come avvenuto ad esempio per Umbria Jazz a Perugia, e quella in programma a fine agosto all’isola Maggiore del lago Trasimeno per un incontro con il figlio di Pio La Torre, nota vittima di mafia.

“Ragazzi fantastici che insegnano tante cose anche a noi educatori”

Questi campi – spiega Pinuccia Neve, insegnante, una delle responsabili del programma di attività formativa a Pietralunga – sono “un’occasione per far comprendere che le mafie non sono solo quelle della Sicilia, della Campania o della Calabria, e le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico della droga, dello smaltimento illecito dei rifiuti o il gioco d’azzardo. No. La cultura mafiosa prospera quando ci giriamo dall’altra parte davanti a comportamenti illegali, quando accettiamo la raccomandazione per il posto di lavoro o altri favori non leciti. Quando pensiamo soltanto ai fatti e agli interessi nostri, mentre per sconfiggerla e per poter vivere tutti meglio bisogna fare comunità, rete, bisogna affermare il noi sull’io ”. È la lezione che si apprende in questa vita di comunità tra lavoro, formazione e divertimento al campo di Pietralunga dove – dice – “in questi tre anni ho trovato ragazzi fantastici che in certe occasioni hanno saputo insegnare tante cose anche a noi educatori”.

Il terreno

Per il terzo anno consecutivo è in corso a Pietralunga, da luglio a settembre, uno dei 52 campi di “ E! state liberi” dell’associazione Libera contro le mafie. Sono più di 7.000 i posti disponibili in tutta Italia per giovani e adulti interessati a un’esperienza di impegno civile in campi di volontariato su terreni e beni sequestrati a boss e organizzazioni criminali. A Pietralunga nel 2011 fu confiscata alla famiglia De Stefano della ’ndrangheta reggina l’azienda agricola “Col di Pila” di circa 100 ettari, 80 dei quali di bosco. Un bene attualmente gestito dal Comune e affidato provvisoriamente a Libera, in attesa del bando pubblico per l’assegnazione definitiva. Sono terreni incolti che necessitano di vari lavori per tornare a essere fruttuosi.

 

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In fuga per vedere tutelata la propria dignità https://www.lavoce.it/in-fuga-per-vedere-tutelata-la-propria-dignita/ Wed, 15 Jul 2015 13:30:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39040 Profughi a Colle Umberto
Profughi a Colle Umberto

Si fugge per fame, per scappare da guerre e persecuzioni. Ma si fugge anche per poter esprimere liberamente le proprie idee politiche, il proprio orientamento sessuale, per essere donne senza dover subire violenze.

Sono tante e diverse le storie di coloro che si sono rifugiati in Umbria in attesa di vedersi accolta o negata la richiesta per il riconoscimento della protezione internazionale.

Di loro, dal 18 marzo di quest’anno, si occupa la neo-costituita Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, con sede a Perugia in corso Cavour, presso i locali della prefettura.

La sezione ha competenza sulle istanze presentate alle questure di Perugia, Arezzo e Terni, oltre che per i richiedenti asilo attualmente inseriti nello Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati.

A comporre la commissione un dirigente prefettizio, un rappresentante del dipartimento di polizia, uno dell’ente territoriale, tra cui il Comune di Perugia, e uno dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

È proprio davanti a queste persone – opportunamente formate tramite un corso tenuto dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo e dall’Unhcr – che il richiedente asilo, nel momento della presentazione della domanda, è chiamato a raccontare la propria storia, “il proprio vissuto, le ingiustizie subite in patria e durante il viaggio e vedersi così restituire, attraverso un ascolto attento, la propria dignità di essere umano”, come spiegato dal prefetto di Perugia, Antonella De Miro, in occasione dell’ultima Giornata mondiale del rifugiato.

Ad oggi, dopo quattro mesi di attività, la sezione ha complessivamente esaminato 165 istanze, di cui 52 di Arezzo, 78 di Perugia e 35 di Terni. In sei casi è stato riconosciuto lo status di rifugiato (2 di Arezzo, 2 di Perugia e 2 di Terni); altrettante le concessioni di protezioni sussidiarie (1 Arezzo, 4 Perugia, 1 Terni), mentre 33 sono stati i riconoscimenti del diritto alla protezione umanitaria (12 di Arezzo, 13 di Perugia e 8 di Terni).

Ben 108 sono stati, invece, i provvedimenti di diniego delle domande di protezione internazionale. “L’alto numero di rigetti – sottolinea il prefetto – trova una prima spiegazione nella provenienza dei richiedenti da Paesi che non presentano situazioni locali da cui far discendere automaticamente il riconoscimento: Nigeria del Sud, Gambia, Senegal, Mali del Sud e Bangladesh tra le prime cinque nazionalità. Ovviamente ogni singolo caso viene trattato in maniera individuale per la sua specificità a prescindere dalla nazionalità del singolo richiedente”.

Tante specificità che si ritrovano accomunate da un unico filo conduttore, la sofferenza. “Tutte le richieste esaminate – continua infatti la De Miro – presentano un punto comune: il racconto traumatico del viaggio, l’approdo in Libia, le violenza subite in quel Paese, l’impossibilità di tornare indietro, attraverso il deserto, la spinta a proseguire in avanti, attraverso il mare, sconosciuto a molti, verso un futuro ignoto”.

Su tutte, resta emblematica la testimonianza di un giovane gambiano: “Sapevo cosa avevo lasciato alle spalle: il deserto e le sue asperità. Non sapevo che cosa avevo davanti, non avevo mai visto l’acqua prima, ma l’atrocità dalla quale fuggivo era talmente grande che quello spaventoso Ignoto mi è sembrato l’unica salvezza”.

Profughi: i numeri in Umbria

Ad oggi, in Umbria sono presenti 918 cittadini extracomunitari gestiti dalle prefetture, di cui 698 in provincia di Perugia e 220 in provincia di Terni. A questi occorre aggiungere 373 immigrati ospitati nei centri Sprar dell’Umbria, di cui 180 inviati direttamente dal Servizio centrale protezione del ministero dell’Interno.

In realtà, i cittadini giunti nella nostra regione nel corso dei mesi sono stati di più, ma molti si sono allontanati prima dell’identificazione. Gli allontanamenti volontari sono stati, infatti, complessivamente 683 tra il 2014 e il 2015. Gli immigrati provengono da diversi Paesi e in particolare da: Gambia, Senegal, Mali, Niger, Nigeria. Tutti coloro che sono presenti nei centri di accoglienza hanno fatto istanza di riconoscimento della condizione di profugo.

L’esempio virtuoso dello Sprar di Todi

L’arrivo in Italia, il periodo di accoglienza e di richiesta asilo possono diventare anche un’importante occasione di crescita e di formazione. Ne è un esempio lo Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) di Todi, il cui soggetto attuatore è l’istituto Artigianelli Crispolti e “l’anima” operativa la Caritas.

“Nel nostro centro – racconta Marcello Rinaldi, delegato della Caritas diocesana e direttore dell’istituto – ospitiamo circa una trentina di persone. Nel tempo, infatti, abbiamo sempre scelto di puntare maggiormente sulla qualità della nostra accoglienza che sulla quantità delle persone accolte.

L’obiettivo non è rispondere ai soli, seppur fondamentali, bisogni materiali, come mangiare, dormire, vestirsi, ecc., ma anche dare qualcosa in più, accompagnare queste persone a inserirsi in un nuovo Paese. Un obiettivo sempre più difficile, data la crisi, ma che portiamo avanti poggiandoci su basi solide che sono i nostri valori, umani e religiosi”.

Per questo lo Sprar di Todi mette in campo una serie di iniziative volte a promuovere l’accoglienza e l’integrazione. Come l’accordo firmato nel febbraio scorso tra l’istituto Crispolti e il Comune di Todi per interventi di manutenzione al parco della Rocca.

“Si tratta di una sorta di ‘dono’ che i nostri ragazzi hanno voluto fare alla cittadinanza”, spiega ancora Rinaldi. I rifugiati e richiedenti asilo attualmente ospitati nell’istituto tuderte si occuperanno, infatti, a titolo completamente gratuito, con cadenza settimanale, dell’esecuzione di piccoli interventi di manutenzione del verde urbano di una parte del parco.

Altra importante esperienza dello Sprar tuderte, ormai attiva da tre anni, è il progetto “Asylon”, “progetto di formazione professionale – dice Rinaldi – nell’ambito dell’agricoltura, che si propone di attivare percorsi formativi per queste persone, anche minorenni, durante il loro periodo di permanenza in accoglienza.

I percorsi formativi sono realizzati dall’istituto Agrario di Todi, dove ogni anno i ragazzi collaborano alla produzione e alla commercializzazione nell’azienda agricola annessa all’istituto di un vino bianco, Grechetto di Todi Doc, appunto chiamato Asylon. I proventi della vendita vengono interamente destinati al finanziamento dei percorsi formativi per rifugiati”.

L’iniziativa, che gode del patrocinio dell’Unhcr, si avvale del sostegno di Caritas Umbria e di Libera – associazione contro le mafie. Per acquistare il vino: www.vinoasylon.it.

 

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Sconfiggere la Piovra https://www.lavoce.it/sconfiggere-la-piovra/ Wed, 24 Jun 2015 13:41:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=36422 Alcuni dei partecipanti alla "Carovana Antimafie" di Perugia
Alcuni dei partecipanti alla “Carovana Antimafie” di Perugia

Partita da Reggio Calabria, nel suo itinerario per l’Italia e in alcune città europee, la Carovana antimafie nel pomeriggio di sabato scorso si è fermata a Perugia, nella piazza davanti alla stazione ferroviaria di Fontivegge a pochi passi da piazza del Bacio, al centro di un quartiere con tanti problemi di microcriminalità e per lo spaccio di droga.

Il tema di questa sua 21a edizione è infatti quello delle periferie, “luoghi – ha detto Mauro Sasso, coordinatore nazionale della Carovana – di malessere sociale e spesso di forte pressione malavitosa, ma anche realtà in cui crescono e si sviluppano esperienze positive, di aggregazione civica e sociale, che si contrappongono ai contesti di illegalità”.

Come sta succedendo anche a Fontivegge, dove sono nati spontaneamente comitati di cittadini (in piazza del Bacio, in via del Macello e al Bellocchio) che promuovono iniziative di socializzazione per cercare di riportare a una vita normale zone difficili della città, stravolte da un’urbanizzazione non sempre corretta e dall’insediamento di tanti stranieri.

La Carovana antimafie è promossa dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e dalle associazioni Libera, Arci e Avviso pubblico. La prima esperienza è del 1994 quando, dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, fu organizzata in dieci tappe nella sola Sicilia per tenere alta l’attenzione sul fenomeno mafioso e promuovere impegno sociale e progetti concreti. Dal 1996 è diventata nazionale, poi anche internazionale. Quest’anno, con il suo furgone con a bordo volontari e materiale illustrativo delle sue finalità, ha già attraversato Calabria, Basilicata, Campania, Lazio.

A Perugia è arrivata dopo Avellino, per proseguire per Fano e successivamente in Emilia Romagna e Toscana. La prima parte del viaggio si concluderà a Bruxelles il 30 giugno. Ripartirà a settembre con altre tappe in Italia e poi anche in Belgio, Spagna, Malta, Romania, Germania e Francia.

L'intervento di Mauro Sasso
L’intervento di Mauro Sasso

Ad attenderla a Perugia nel pomeriggio di sabato c’erano, con bandiere e cartelli, volontari dell’associazione Libera contro le mafie, con il suo cordinatore regionale Walter Cardinali, sindacalisti e un furgone dell’Unità di strada di Perugia che si occupa dell’aiuto e della assistenza a persone con dipendenza da stupefacenti. “Cerchiamo – ha detto Sara dell’Unità di strada – di prenderci cura degli ultimi, persone emarginate e abbandonate dalla società che talvolta hanno anche soltanto bisogno di essere ascoltate e di raccontare a qualcuno il loro dramma”. A loro, italiani e stranieri, l’Unità, gestita dalla cooperativa Borgorete, offre anche la possibilità di usufruire dei servizi del centro diurno di accoglienza di via del Giochetto, della mensa di via del Roscetto e di un ostello in via Romana.

Una società che vuole davvero sconfiggere le mafie – è stato sottolineato durante la manifestazione – deve preoccuparsi anzitutto di essere inclusiva, a partire da tutti coloro che vivono “lontani dal centro” non solo nel senso della distanza fisica: i marginali, i periferici appunto, siano essi persone, comunità intere o popoli. Perché, se i luoghi periferici sono il tessuto più vulnerabile all’infiltrazione mafiosa, alla sua violenza e sopraffazione, sono però anche i “luoghi” in cui resistere e partire per autorigenerarsi.

 

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Memoria anti-mafia https://www.lavoce.it/memoria-anti-mafia/ Fri, 20 Mar 2015 11:53:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30981 Da sin.: Di Bacco, Grandis, Stirati, De Miro, Brutti, mons. Ceccobelli
Da sin.: Di Bacco, Grandis, Stirati, De Miro, Brutti, mons. Ceccobelli

La toponomastica aiuta a onorare le vittime della mafia, sollecitando ciascuno al massimo impegno per concorrere alla difesa della legalità, della trasparenza, del rispetto del vivere civile. Questo il significato della cerimonia svoltasi lunedì mattina nella sala trecentesca della residenza comunale.

Nel corso dell’evento – grazie all’iniziativa dell’associazione Libera e alla sensibilità dell’attuale Amministrazione – dieci vie cittadine sono state intitolate a Rita Atria, don Giuseppe Diana, don Pino Puglisi, Giuseppe e Salvatore Asta (due gemellini di 6 anni uccisi trent’anni fa insieme alla loro mamma Barbara Rizzi nell’attentato che aveva come obiettivo il giudice Carlo Palermo), Peppino Impastato, Placido Rizzotto, Carlo Alberto dalla Chiesa, Libero Grassi e Pio La Torre.

Hanno partecipato alla cerimonia il sindaco Filippo Maria Stirati, il prefetto Antonella De Miro, il presidente della Commissione regionale d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e le tossicodipendenze Paolo Brutti, Margherita Asta, Francesco Di Bacco, sindaco del Ccrr, e Federica Grandis dell’associazione Libera.

In sala, rappresentanti delle forze dell’ordine, il vescovo Mario Ceccobelli, gli studenti del liceo scientifico “G. Mazzatinti” e della scuola media “Mastro Giorgio – O. Nelli” che mostravano cartelli con la foto delle vittime e una breve cronistoria.

“Donne, uomini, sacerdoti, sindacalisti, bambini, giovani – ha ricordato Federica Grandis nell’introdurre la cerimonia -, dalle biografie diversissime, tenute insieme dal comune denominatore della violenza subìta e pagata con la vita. Non vuole essere semplicemente una celebrazione della memoria, ma un impegno morale per ricordare e onorare tutte le vittime e persone innocenti che la mafia ha ucciso”.

Il sindaco Stirati ha invitato a “lavorare per costruire un percorso di trasparenza e legalità”, mentre il prefetto De Miro ha parlato di “una giornata importante” e di “sangue non versato invano”. Da parte sua, Brutti ha sottolineato che “nella nostra regione non ci sono solo ‘infiltrazioni’ di criminalità organizzata, ma c’è un radicamento territoriale”.

Dopo il saluto di Di Bacco, il vescovo Ceccobelli ha ricordato di essere stato presente a Palermo nel giorno della beatificazione di don Puglisi, e ha ribadito che “l’intitolazione di queste vie fa onore alla nostra città”. Efficace e commovente l’intervento di Margherita Asta, sorella di Salvatore e Giuseppe, e figlia di Barbara Rizzo: testimonianza di un impegno coraggioso e generoso.

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“Fa’ la cosa giusta!”. All’Umbriafiere di Bastia dal 3 al 5 ottobre. Ci siamo anche noi con il Csi https://www.lavoce.it/fa-la-cosa-giusta-allumbriafiere-di-bastia-dal-3-al-5-ottobre-ci-siamo-anche-noi-con-il-csi/ Thu, 02 Oct 2014 17:27:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28263 manifesti-fa-la-cosa-giusta-umbriafiereIl Centro fieristico di Bastia Umbra ospita in questi giorni la prima edizione in centro Italia di “Fa’ la cosa giusta”, fiera del consumo consapevole e degli stili di vita sostenibili. Ci sono 10 aree espositive, oltre 170 stand e più di 200 eventi gratuiti e la mostra mercato green con le aziende sostenibili del centro Italia e non solo. Dal 3 al 5 ottobre si snoda un ricco programma di confronti, dibattiti, educazione e didattica, presentazioni, mostre, convegni, cooking show, laboratori pratici, benessere del corpo e della mente, qualità della vita.

L’evento, organizzato dalla giovane società umbra Fair Lab in collaborazione con Umbriafiere, con il patrocinio dalla Regione Umbria e del Comune di Bastia, coinvolge molte realtà della società civile umbra, con l’obiettivo di diffondere buone pratiche di consumo e produzione. “Fai la cosa giusta!” è nato dall’incontro con Terre di mezzo Editore (casa editrice che organizza da 11 anni a Milano l’edizione nazionale), e nel comitato promotore annovera associazioni quali Acli, Arci, Cittadinanzattiva, Cgil, Cisl, Uil, Legambiente, Libera, Forum del Terzo settore, Confcooperative, Csi Umbria che, tra l’altro, nel suo stand ospita anche il nostro settimanale, e altri.  L’ingresso in fiera costa 3 euro (gratis fino a 14 anni).

Tra le numerose iniziative segnaliamo:

sabato 4 ottobre

ore 12.30/13.30 “La fotografia come inclusione sociale” Incontro a cura del Perugia Social Photo Fest. Ne parlano: Antonello Turchetti, direttore Perugia Social Fest, fotografo professionista e arte terapeuta; Giancarla Uguccioni, fotografa e arte terapeuta (Piazzetta Il Cartonaio)

ore 16.30/17.30 “La famiglia nella cittadinanza attiva. La crisi, la rete sociale e il welfare integrato: nuova frontiera delle relazioni tra pubblico e privato”. A cura delle Acli Umbria e del Forum delle Associazioni Familiari dell’Umbria. Intervengono: Santino Scirè, vicepresidente nazionale Acli con delega alla Famiglia; Ernesto Rossi, presidente Forum delle Associazioni Familiari dell’Umbria; Barbara Caponnetti; ricercatrice ambito giuslavoristico, Università di Tor Vergata. (Piazzetta Il Cartonaio).

ore 18.00/19.00 “L’informazione libera dalle mafie” Vivere e raccontare la quotidianità dell’antimafia. In collaborazione con Libera Informazione. Intervengono: Santo Della Volpe, Presidente della Fondazione Libera Informazione; Fabrizio Ricci, Libera Umbria; Giorgio Santelli, giornalista

Domenica 5 ottobre

ore 15.00 “Sobrietà, uno stile di vita contemporaneo”, intervista a Don Paolo Giulietti, Vescovo Ausiliare di Perugia e Città della Pieve, a cura di Miriam Giovanzana, direttore editoriale Terre di mezzo (Sala Convegni Cesare Pozzo)

ore 16.30/17.30 “Consumo consapevole – Meglio una vita piena, che piena di cose inutili”. A cura delle Acli Umbria e Forum dei Giovani dell’Umbria. Ne parlano: Maurizio Pierdomenico, presidente Lega Consumatori Perugia; Gabriele Biccini, portavoce del Forum dei Giovani Umbria (Piazzetta Riuso)

ore 18.30/19.30 “www.coomperiamo.com Riscoprire le Cooperative di Utenza al servizio di una nuova economia” Ne parlano: Andrea Fora, Presidente e Lorenzo Mariani, Segretario Regionale di Confcooperative Umbria; Luca Briziarelli, coordinatore Progetto cooperativa di utenza Assicurazioni movimento cooperativo (Assimoco). Con: Franco Civetta, Gruppo Assimoco (Piazzetta Fa’ la casa giusta!)

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A CaLibro il magistrato anti-mafia Raffaele Cantone “Scrivo solo per giustizia” https://www.lavoce.it/a-calibro-il-magistrato-anti-mafia-raffaele-cantone-scrivo-solo-per-giustizia/ Thu, 03 Apr 2014 15:07:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24102 Il magistrato Raffaele Cantone al Teatro comunale di Città di Castello durante un incontro del festival di letture “Calibro”
Il magistrato Raffaele Cantone al Teatro comunale di Città di Castello durante un incontro del festival di letture “Calibro”

Ha avuto inizio il 27 marzo il festival di letture “CaLibro, spàrati un libro”, alla seconda edizione. Al Teatro comunale era presente Raffaele Cantone, uno dei più importanti magistrati impegnati oggi nella lotta contro la mafia, da pochi giorni nominato presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Entrato in magistratura nel 1991, fino al 2007 ha fatto parte della Direzione distrettuale antimafia; attivo attualmente presso la suprema corte di Cassazione.

Ha scritto quattro libri, risultato delle sue esperienze, a proposito dei quali gli sono state poste di volta a volta domande da Camillo Cristini, Francesca Martinelli, Rachele Simonucci e Marco Taddei. Una delle prime è stata quale motivazione lo abbia spinto a diventare magistrato. La risposta: “La mia provenienza territoriale, in provincia di Napoli, dove il problema maggiore è la criminalità organizzata”.

E che cosa l’ha indotto a scrivere? Ha affermato che l’attività divulgativa è quasi un dovere civico. È stato ricordato che contro di lui è stata lanciata, con volantinaggio, una campagna di calunnie. “Ne sono riuscito a uscire, ma resta molta amarezza”, ha risposto.

Poi il problema calcio. Cantone ha spiegato come, di volta in volta, esponenti di famiglie mafiose siano riusciti a farsi fotografare con i grandi nomi del calcio internazionale. Sono state poste domande sulla “mafia dai colletti bianchi”, vale a dire organizzazioni di tipo economico, con grande capacità, a cui si legano imprenditori per poter avere denaro. “Un tipo di mafia molto esteso e molto pericoloso”.

Alla domanda se le istituzioni si siano messe adeguatamente al passo contro l’evolversi delle mafie: “L’Italia ha una legislazione tra le migliori del mondo. Hanno creato strumenti efficaci. Bisogna però superare l’idea che basti confiscare i patrimoni e mettere i tifosi in carcere. Nel 2012 sono stati confiscati beni immobili per 12 miliardi di euro, ma rendono zero. Bisogna cambiare l’utilizzo”. A questo punto è stato ricordato un sequestro di terreno fatto nel Comune di Pietralunga e oggi sistemato dai volontari dell’associazione Libera.

Lo spazio ci impedisce di riportare altre domande inerenti a problemi che sarebbe necessario far conoscere a tutti, cominciando – ha detto Raffaele Cantone – dai ragazzi nelle scuole. Ciò che è stato ascoltato invita senz’altro a un’accurata lettura dei suoi libri: Solo per giustizia, I Gattopardi – Uomini d’onore e colletti bianchi: la metamorfosi delle mafie nell’Italia di oggi, Operazione Penelope, Football Clan – Perché il calcio è diventato lo sport più amato dalle mafie, edizioni Mondadori e Rizzoli.

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Appello di Libera e del Papa contro le mafie: il marcio da risanare https://www.lavoce.it/appello-di-libera-e-del-papa-contro-le-mafie-il-marcio-da-risanare/ Thu, 27 Mar 2014 14:17:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23930 Papa Francesco e don Ciotti durante la veglia di preghiera per le vittime di tutte le mafie
Papa Francesco e don Ciotti durante la veglia di preghiera per le vittime di tutte le mafie

Il 21 marzo di ogni anno diventi per legge “la Giornata della memoria e dell’impegno”: è don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, a chiederlo a nome delle vittime della mafia – che dal 1983 a oggi ha assassinato 900 persone. La domanda viene anche dalle 100 mila persone, soprattutto giovani, che per non dimenticare si sono ritrovate il 21 marzo a Latina per manifestare il loro sì alla legalità e alla solidarietà.

Un impegno, quello vissuto e proposto da Libera, che poche ore prima Papa Francesco aveva richiamato incontrando in una chiesa di Roma le famiglie delle vittime della criminalità organizzata, compreso il bimbo di 3 anni ucciso la scorsa settimana a Taranto. Diceva il Papa che un impegno così grande “deve partire da dentro, dalle coscienze, e da lì risanare, risanare i comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale, così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi, e prenda il posto dell’iniquità”.

Parole che portano davanti agli occhi i volti di coloro che sono impegnati nei luoghi della sofferenza, dell’emarginazione e dell’ingiustizia. Parole che riportano alla mente una riflessione di don Primo Mazzolari: “Ci impegniamo senza pretendere che altri s’impegnino, con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci. C’è qualcuno o qualche cosa in noi, un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia, più forte di noi stessi”.

C’è un immenso patrimonio di onestà, di sensibilità, di gratuità che si oppone al vuoto della criminalità. Da questo patrimonio non può oggi venire un segnale forte anche per quella forma alta ed esigente di carità che si chiama impegno politico?

Non che questo segnale nel suo valore più profondo e ampio manchi, anzi è forte e incisivo, ma forse c’è un passaggio urgente da compiere in una stagione intristita dalla crisi e dalla mancanza di speranza.

La guida politica nel nostro Paese è sempre stata radicata nel terreno umano, culturale e spirituale della gente, delle comunità locali, del territorio; e questo radicamento ha consentito di aprirsi anche ai grandi orizzonti, alle grandi visioni. Da esperienze incarnate nella fatica di vivere di un popolo non può forse venire una ripresa dell’impegno politico inteso nel suo specifico significato di servizio alla città, al bene comune?

Bergoglio nella Evangelii gaudium scrive: “Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde, e non l’apparenza, dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima”. È una preghiera, è un pensiero, è un appello. La cronaca attende di raccontare le risposte, cioè i fatti.

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Europa e Russia, un vecchio gioco https://www.lavoce.it/europa-e-russia-un-vecchio-gioco/ Thu, 06 Mar 2014 12:36:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23106 Chi aveva detto che con la “fine delle ideologie” era finita anche la storia? Dove per “storia” s’intendeva quella dei conflitti, delle alleanze, delle guerre più o meno mondiali. Ora, a parte che la storia non è solo quella, di guerre e conflitti ne abbiamo avuti fin troppi anche dopo la fine delle ideologie. Oggi abbiamo l’aggressione della Russia contro l’Ucraina e ci accorgiamo che la guerra fredda fra l’Est e l’Ovest era solo sospesa, non finita, anche se le ideologie non c’entrano più nulla. C’entra invece in questo caso l’imperialismo russo, come ai tempi degli zar, poi a quelli di Stalin e adesso con Putin. Le vere radici delle guerre sono i fattori etnici (il nazionalismo) ma soprattutto gli interessi economici, la ricerca del potere, del dominio sul territorio. Chi ha vissuto i decenni della guerra fredda (diciamo dal 1945 al 1990) poteva credere che lo scontro fra l’Occidente liberale e l’Oriente comunista fosse un fatto ideologico, ma non era vero. Nella prima fase della Seconda guerra mondiale, Hitler e Stalin erano alleati, benché fossero agli antipodi ideologicamente (molto simili, invece, nel modo di governare); poi Hitler aggredì la Russia e Stalin si alleò con le grandi democrazie occidentali. Le democrazie occidentali (che all’epoca erano anche potenze imperiali) fecero causa comune con Stalin perché così potevano difendersi dall’aggressione hitleriana; ma se Hitler non le avesse minacciate e aggredite, non avrebbero avuto difficoltà ad allearsi con lui contro Stalin. Il mito delle Potenze occidentali che si battono contro i tedeschi per restituire libertà e democrazia all’Europa è, appunto, una favoletta; a loro interessava salvaguardare la loro egemonia sullo scacchiere mondiale, tant’è vero che mezza Europa la lasciarono a Stalin. Di nuovo, dunque, la Russia muove i suoi carri armati; ma ha, di più, il potere che le deriva dalle sue fonti di energia, dalle quali dipende buona parte dell’Europa, Italia compresa. È questa un’arma più efficace della bomba atomica. Come sempre, noi italiani scherziamo sull’orlo del vulcano.

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Anche a Perugia Libera promuove i bar senza slot machine https://www.lavoce.it/anche-a-perugia-libera-promuove-i-bar-senza-slot-machine/ Fri, 07 Feb 2014 14:55:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=22060 slot-machine-gioco-azzardo-ludopatia-maniSono 36 i bar di Perugia che hanno scelto di non tenere nei loro locali le slot machine. E il numero – si spera – è destinato a crescere. A fornire questo primo elenco degli “slot-free bar” di Perugia è l’associazione Libera Umbria, in collaborazione con Arcat Umbria (Associazione regionale dei club alcologici territoriali), che sabato scorso ha organizzato un “Tè senza slot” e presentato la mappa dei locali privi di macchinette. Una mappa in divenire, che si sta ampliando di giorno in giorno grazie alle segnalazioni di clienti e gestori di locali che hanno scelto di intraprendere una strada etica, seppure non economicamente vantaggiosa.

“Dobbiamo ringraziare questi proprietari – ha sottolineato Fabrizio Ricci di Libera Perugia – per la loro coraggiosa decisione, a seguito della quale hanno visto diminuire fortemente le loro entrate. Il bar deve essere, e tornare a essere, un luogo di divertimento, convivialità, incontro e gioco sano”.

È ormai noto come il gioco d’azzardo sia un fenomeno allarmante tanto in Italia quanto nella nostra piccola regione. Un dato su tutti, difficile da ignorare: ogni 24 ore, gli umbri bruciano nelle slot machine circa 2 milioni di euro. Secondo i dati della Guardia di finanza e della sezione perugina dei Monopoli di Stato, tra gennaio e giugno 2013 nella nostra regione sono stati spesi dai cittadini 366 milioni di euro nelle 5.406 tra slot machine e videolottery legali dislocate nei 1.486 esercizi della regione.
Un giro d’affari spesso nelle mani della criminalità organizzata, anche in Umbria, come dimostrato da alcuni recenti fatti di cronaca, come il caso di Trevi, dove alcuni mesi fa la Guarda di finanza ha sequestrato un capannone che custodiva 200 macchinette “modificate” e pronte per essere collocate all’interno di locali adibiti al gioco d’azzardo.

Da qui l’idea della mappa: “Abbiamo deciso – dice ancora Ricci – di avviare un monitoraggio dei bar della città che non abbiano al loro interno ‘macchinette mangiasoldi’, con l’obiettivo di metterla a disposizione della collettività. Crediamo che questa iniziativa possa essere utile per avere piena consapevolezza delle dimensioni del fenomeno, e anche per sostenere quegli esercizi che scelgono di non lucrare su un sistema che sta producendo enormi danni sociali e umani”.
Chi volesse consultare la mappa o suggerire nuovi locali da inserire può rivolgersi a Libera Umbria tramite la pagina Facebook omonima o via mail umbria@libera.it. La mappa è anche disponibile su Google Maps.

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Sempre più malati del gioco d’azzardo https://www.lavoce.it/sempre-piu-malati-del-gioco-dazzardo/ https://www.lavoce.it/sempre-piu-malati-del-gioco-dazzardo/#comments Fri, 22 Nov 2013 13:30:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20766 Si chiama “ludopatia” ed è una malattia difficile da curare, che sta diventando quasi un’epidemia. Ha contagiato persone di tutte le età, donne e uomini, professionisti e disoccupati. Ultimamente si sta diffondendo pericolosamente anche tra i minorenni. I sintomi: l’incapacità di resistere alla voglia di tentare la fortuna con le slot machine e le altre allettanti macchinette mangiasoldi (in Umbria sono 5.500) delle tante sale giochi. Ma poi ci sono anche videolotterie, Lotto e Superenalotto e i tagliandi “gratta e vinci” che si trovano ovunque: bar, tabaccai, supermarket e perfino negli uffici postali.

Il Pil italiano va male, ma in compenso per il fatturato del gioco legale siamo al primo posto in Europa e al terzo nel mondo. Con fiumi di soldi che passano dalle tasche dei cittadini per finire nelle casse delle potenti società concessionarie che gestiscono questi giochi, e forse anche di associazioni criminali. Una parte, ma solo una parte, va allo Stato, e rientra come vincite nelle tasche dei giocatori. Vincitori – ed è proprio questa la malattia – che però tornano a giocare quei soldi con la speranza di altre vincite sempre più grandi, che però rarissimamente arrivano.

Sempre di più questo male contagia anche chi vuole arrotondare la pensione o l’indennità della cassa integrazione e chi, senza lavoro, non ha i soldi per pagare mutuo e bollette. Con famiglie che vanno in rovina, matrimoni che saltano. Vite rovinate per chi gioca e per parenti e familiari.

Perché spesso i soldi per giocare arrivano da prestiti concessi troppo facilmente da finanziarie senza scrupoli e da veri e propri usurai che si aggirano tra le macchinette. Ci sono anche società che rilevano i debiti e fanno intermediazione finanziaria con tassi di interesse molto alti. Talvolta a prestarli, ovviamente con alti interessi, sono gli stessi gestori di questi locali. Tutti drammi nascosti dagli spot della pubblicità di lotterie e giochi vari che invadono, con visi sorridenti e paesaggi di vacanze da sogno, gli schermi di televisione, computer e le pagine dei giornali. Con l’inutile e ipocrita raccomandazione: “giocate con moderazione”.

In tanti si stanno mobilitando per prevenire e combattere questa epidemia anche in Umbria, dove ogni giorno macchinette e lotterie inghiottono quasi 2 milioni di euro. La Commissione regionale d’inchiesta sulla criminalità organizzata e tossicodipendenze, presieduta da Paolo Brutti, nei giorni scorsi ha ascoltato gli operatori delle Asl e rappresentanti della Guardia di finanza e dell’Agenzia dei monopoli sul problema della ludopatia.

Sempre in Consiglio regionale è cominciato l’iter per la discussione di due proposte di legge di Oliviero Dottorini (Idv) e Sandra Monacelli (Udc) sulla dipendenza dal gioco d’azzardo (vedi sotto), mentre l’associazione Libera ha promosso una campagna di informazione. “Libera Umbria – dice Leandra Diarena – sta preparando un progetto per gli studenti coinvolgendo le scuole di Perugia, Gubbio, Foligno e Spoleto. L’abitudine al gioco nasce già a scuola. Vorremo anche predisporre un manifesto sui motivi per non giocare, e preparare spot per televisioni e radio locali. Abbiamo iniziato un monitoraggio sui bar ‘no slot’ per fare una mappa città per città”.

Proposte che hanno lo scopo di premiare questi gestori anche con agevolazioni e premi fiscali, di vietare l’apertura di nuove sale gioco vicino alle scuole e ai luoghi di ritrovo dei giovani, di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi della crescente diffusione del gioco d’azzardo e della ludopatia.

Dall’audizione della Commissione regionale è emerso che la situazione dell’Umbria non è peggiore di quella del panorama nazionale, ma comunque preoccupante. Negli ultimi anni c’è stato infatti un aumento notevole del numero di giocatori “compulsivi” che chiedono aiuto alle strutture sanitarie pubbliche. Una donna è rimasta a giocare per dieci giorni di seguito, tanto che alla fine per staccarla da uno dei cosiddetti giochi di ruolo sono dovuti intervenire i medici che l’hanno sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio. Poi c’è il problema dei giovanissimi, anche quasi bambini,. Ci sono ragazzini – ha riferito Antonella Lucantoni dell’Asl 1 – che invece di andare a scuola vanno a giocare i soldi per la merenda.

I CONTROLLI

In Italia – ha detto Donato Lecci della agenzia Monopòli di Stato di Perugia nell’audizione in Consiglio regionale – il gioco legale è dettagliatamente regolamentato, anche quello online. Il gioco lecito nel 2012 è stato stimato in 50.000.000 (miliardi!) di euro. Il 74 per cento della raccolta va in premi, il 12 per cento in tassazione, e il restante va a esercenti, proprietari e concessionari. Il colonnello della Guardia di finanza Vincenzo Tuzi ha assicurato che in Umbria non risulta un interessamento della criminalità organizzata per il gioco illegale. Nel 2013 sono stati svolti 88 controlli, riscontrando solo 6 irregolarità.

 IN UMBRIA LUDOPATIA IN AUMENTO

Il decreto Balduzzi ha inserito la dipendenza da gioco tra quelle di cui ufficialmente le Asl devono occuparsi ed ha vietato l’accesso di minori nei luoghi dove sono presenti apparecchi per il gioco. I malati di gioco patologico che si rivolgono ai servizi sono passati, nella Usl2 dai 12 utenti del 2011 ai 40 di quest’anno, con età media tra i 46 e i 49 anni. Nella Asl1 il carico medio è di 40 persone (per ogni referente) e ne arrivano di continuo. Nel 2012 e 2013 sono triplicati.

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‘Free slot’ o ‘slot free’?

Nella proposta di legge Dottorini si prevede di indicare con il marchio “free slot” gli esercizi che rinunciano al gioco d’azzardo. Ma attenzione all’inglese! Free slot significa “qui le slot machine sono gratis”! Basterà invertire i termini, come del resto si fa altrove in italia: slot-free, cioè “questo locale è libero / privo di slot machine”.

D. R.

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A Città di Castello Altrocioccolato …equo e solidale https://www.lavoce.it/a-citta-di-castello-altrocioccolato-equo-e-solidale/ Thu, 17 Oct 2013 11:20:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20141 altrocioccolato-2013-locandinaA Città di Castello, dal 18 al 20 ottobre, si tiene la 13a edizione di Altrocioccolato, la kermesse equosolidale che quest’anno ha scelto come slogan “Verso un futuro equo e più dolce per tutti”. Sarà piazza Matteotti ad ospitare i vari stand, ma ci sarà spazio anche per due laboratori sul cioccolato che permetteranno di toccare con mano l’attività artigianale di produzione e lo spazio allestito da Aboca che partecipa per evidenziare come il cacao possieda in realtà anche interessanti proprietà salutistiche.

Sempre in piazza Matteotti ci sarà lo spazio espositivo Agricoltura sociale mentre in piazza Fanti e sotto i loggiati troveranno posto il Mercato dell’artigianato di strada e di Genuino clandestino. Non potevano mancare le realtà associative del territorio che, nel loggiato Bufalini, allestiranno il percorso “La nostra città solidale”. Ma sarà tutto corso Vittorio Emanuele ad essere animato dagli stand degli espositori che arriveranno da tutta la Penisola.

Altrocioccolato ha deciso inoltre di aderire alla campagna mondiale “Bunning poverty 2018. Dichiariamo illegale la povertà” che sarà il tema portante della kermesse al quale sarà dedicato il convegno omonimo (sabato 19 ottobre, ore 16, sala del Consiglio del Comune di Città di Castello) che vedrà la presenza di Riccardo Petrella, docente della Libera Università di Bruxelles e tra i fondatori della campagna.

Tra i momenti principali della manifestazione la rappresentazione dello spettacolo teatrale di Paolo Rossi L’amore è un cane blu. Alla conquista dell’Est.

Altrocioccolato ha aderito anche al progetto europeo “Fysic – Youth Action” con i 24 giovani provenienti da Costa D’Avorio, Togo, Repubblica Ceca e Italia, che hanno preso parte durante l’estate al laboratorio sulla produzione del cacao che si è svolto a Modica, che si incontrano a Città di Castello per raccontare l’esperienza vissuta e presentare i lavori che hanno concluso. Per info sull’intero programma www.altrocioccolato.it.

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Abolire da subito i vitalizi? Secondo il Consiglio regionale, la spesa supererebbe il risparmio https://www.lavoce.it/abolire-da-subito-i-vitalizi-secondo-il-consiglio-regionale-la-spesa-supererebbe-il-risparmio/ Thu, 18 Jul 2013 15:19:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18217 Il Consiglio Regionale dell’Umbria
Il Consiglio Regionale dell’Umbria

Ridurre l’importo degli oltre 90 vitalizi ai consiglieri regionali costerebbe alla Regione di più di quanto risparmiato. Risparmi si potrebbero ottenere con una ulteriore riduzione delle indennità dei consiglieri, ma questo consentirebbe di fare politica soltanto ai ricchi. Lo ha spiegato durante una audizione della prima commissione consiliare il vice presidente del Consiglio Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia) ai rappresentanti delle 4 associazioni (Cisl, Cittadinanza attiva, Libera e Legambiente) che hanno promosso una petizione con 10.000 firme per chiedere che anche ai vitalizi dei consiglieri regionali si applichi dal 1° luglio di quest’anno il metodo contributivo, e cioè pensioni calcolate in base a quanto versato e non alla loro indennità.

Nel 2012, ad esempio, i consiglieri hanno versato 700 mila euro, ma la Regione per i loro vitalizi ha speso 2,6 milioni di euro. Spesa che nei prossimi anni, secondo i promotori della petizione firmata da più di 10 mila umbri, potrebbe salire a 4 milioni. Il passaggio al sistema contributivo per i consiglieri regionali – hanno spiegato i promotori della petizione – era già previsto nel decreto Tremonti del 2011, ma i Consigli regionali hanno deciso di applicarlo solo a partire dalla nuova legislatura (in Umbria dal 2015). “Mentre con la crisi economica – sostiene chi ha firmato la petizione – si accentua la partita della diseguaglianza, è arrivato il momento di fare immediatamente atti concreti, che contribuiscano al rifinanziamento della cassa integrazione, anche per pochi mesi. Anche piccole cifre possono essere significative e fare la differenza: la politica e le istituzioni devono contribuire e trovare risorse” per aiutare chi è in più grave difficoltà e favorire l’occupazione dei giovani. Ai rappresentanti delle quattro associazioni il vice presidente Lignani Marchesani ha spiegato le ragioni giuridiche per le quali la petizione, a suo parere, non può essere accolta. “I consiglieri regionali – ha detto – hanno versato un montante per i vitalizi su cui, a differenza dei normali contributi previdenziali, hanno anche pagato le tasse. Se si passa a un altro sistema, esistendo un contratto di diritto privato, i consiglieri hanno il diritto di chiedere indietro quanto versato (e si tratterebbe di circa 6 milioni di euro) oppure di vedersi restituire le tasse pagate sui contributi versati in questi anni”. L’unico vero risparmio per le casse della Regione – secondo Lignani Marchesani – si avrebbe riducendo le indennità dei consiglieri.

Dal 2015 però il consiglio regionale si ridurrà a 20 componenti, “con una riduzione – ha detto – della rappresentanza dei territori e delle sensibilità politiche. Tagliando le indennità, si rischia pertanto di creare un sistema in cui solo i ricchi e chi è espressione di interessi più o meno legittimi viene eletto. Il passaggio al contributivo dal 1° luglio non comporterebbe quindi risparmi. Se si vuole cambiare qualcosa – ha concluso il consigliere – bisogna lasciare da parte la petizione e pensare a una proposta di legge attuabile e sostenibile”. Per Massimo Monni (Pdl) “esiste una questione giuridica e una morale. Come Commissione – ha detto – abbiamo già iniziato a incidere sui costi e sugli sprechi. Ci impegniamo a vagliare con attenzione questa petizione, e anche i contributi che la Regione eroga alle associazioni stesse”. Il presidente della Commissione, Oliviero Dottorini (Idv), ha ricordato infine che il regolamento attribuisce alla Commissione 60 giorni per decidere cosa fare della petizione, trasmetterla alla Giunta o archiviarla, e che quei tempi verranno rispettati. Insomma, ormai della questione vitalizi se ne dovrebbe riparlare soltanto dopo le vacanze. Di chi se le potrà permettere.

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Giovani allo “sballo” https://www.lavoce.it/giovani-allo-sballo/ Thu, 04 Jul 2013 11:39:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=17855 CarabinieriPg_sequestro-2011Il consumo di droghe in Umbria continua a mantenersi su livelli preoccupanti, soprattutto tra i giovani, sempre più vittime di dipendenze. A dirlo sono i dati riportati, alcuni giorni fa, da Marcello Catanelli (direzione Salute della Regione), Angela Bravi (sezione Salute mentale e dipendenze) e Fabrizio Ricci dell’associazione Libera, nel corso di un’audizione in Regione convocata dalla Commissione d’inchiesta su criminalità organizzata e tossicodipendenze.

Il primo dato emerso è relativo alle morti per overdose: 24 nel corso del 2012 (18 a Perugia, 6 a Terni), con una tendenza alla stabilizzazione nel tempo (26 nel 2011 e 24 nel 2010) e sul territorio (la provincia di Terni ha lo stesso tasso di mortalità di quella di Perugia, avendo meno decessi ma anche un numero inferiore di abitanti). Molte di più le tragedie fortunatamente solo sfiorate grazie all’intervento del 118, che nel 2012 ha effettuato 167 interventi, salvando la vita a decine di persone.

Le vittime di overdose hanno prevalentemente tra i 30-40 anni e, sempre più, sono immigrati: uno su quattro (6 casi) nel 2012. La droga più letale resta ancora l’eroina, spesso miscelata con altre sostanze. “L’offerta – sottolineano i referenti della Regione – è molto aumentata e si caratterizza ora per spacciatori che spesso sono anche consumatori, cosa che li rende privi di controllo e senza alcuna regola, anche per il mondo del crimine. La situazione non è disperata, ma non va sottovalutata. I servizi pubblici che assistono i consumatori sono sottoposti ad uno stress enorme e dispongono di risorse insufficienti”.

I dati più allarmanti riguardano però i giovani. “Grazie al lavoro del Cnr di Pisa (indagine Espad Italia) – continuano i dirigenti – abbiamo ottenuto uno studio sulla diffusione in Umbria di sostanze psicoattive illegali e legali e del gioco d’azzardo patologico tra i giovani in età compresa tra i 15 e i 19 anni. Ne emerge un quadro preoccupante, che pone l’Umbria a livelli di allarme nazionale, con una tendenza al consumo di sostanze molto forte tra i giovani, sempre leggermente al di sopra della media nazionale, sia per le sostanze stupefacenti, che per fenomeno del binge drinking, cioè quella modalità compulsiva di bere più sostanze alcoliche in breve tempo, con effetti che portano all’ebbrezza immediata e alla perdita di controllo”.

L’Umbria, inoltre, registra negli undici Sert (Servizi per le tossicodipendenze) del territorio un tasso di utenze più alto rispetto alla media italiana: nel 2010 tale tasso è arrivato a 6,1 utenti ogni 1.000 abitanti di 14-64 anni, mentre in Italia è di 4,4 su 1.000. Gli utenti dei Sert in Umbria sono passati dai 2.085 del 1994 ai 3.555 del 2010.

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Per combattere la mafia in Umbria https://www.lavoce.it/per-combattere-la-mafia-in-umbria/ Thu, 15 Mar 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10032 I tentacoli della mafia si allungano anche sulla nostra regione, e ne sono un indice i beni confiscati e sequestrati. Negli ultimi anni sono stati decine: a Bastia, Foligno, Terni, Narni, Acquasparta, Amelia, Perugia. “Si va dagli appartamenti, agli esercizi commerciali, alle sale da gioco – racconta Walter Cardinali, referente del coordinamento regionale dell’Umbria di Libera “Renata Fonte”. – Poi ci sono le operazioni delle forze dell’ordine che hanno portato alla confisca di terreni agricoli: uno a Pietralunga, a danno di una famiglia dei Di Stefano, appartenente alla ’ndrangheta calabrese, e l’altra a Panicale avvenute pochi anni fa. Senza contare i vari maxi-sequestri di droga avvenuti di recente nel capoluogo e non solo. Sin dal 2005, anno della fondazione ufficiale di Libera Umbria – prosegue -, avevamo avuto segnali che le mafie avevano interessi nella nostra regione. Sappiamo come si muovono e che si spostano dove ci sono interessi economici a cui attaccarsi, e soprattutto vanno a occupare sempre più territori tranquilli, dove c’è una popolazione meno avvertita. All’inizio la situazione sembrava meno pesante. Oggi ci siamo resi conto che non è proprio così. Comunque lo stato di allerta delle istituzioni è alto, così come quello della società civile e delle associazioni”. Quali sono i settori privilegiati dalle mafie? “Commercio, locali notturni, il riciclaggio dei rifiuti, la droga, la tratta della prostituzione. A Perugia si sono divisi la città in zone. Dalla mafia albanese a quella italiana ed extra-europea: lo dicono gli atti. A volte fanno affari insieme, ma ci sono anche legami internazionali. Per questo, due anni fa abbiamo raccolto decine di firme perché la Regione costituisse una Commissione anti mafia, oggi diretta da Paolo Brutti, che poi si è dotata di un Osservatorio regionale sulla criminalità organizzata.

Al momento, però, a me sembra che queste stesse istituzioni abbiano bisogno di continue sollecitazioni perché tale Commissione si riempia di contenuti e che alle parole seguano i fatti. C’è un rapporto di estrema collaborazione con la prefettura, la questura e le forze dell’ordine. Noi proviamo a stare attenti, soprattutto con la gente nei quartieri. Ognuno però fa il suo lavoro. Noi abbiamo la funzione di stimolo, di informazione e di sollecitazione”. Quali sono le attività di Libera Umbria? “Quella più importante è sicuramente la formazione dei giovani. Sono anni che programmiamo incontri nelle scuole superiori, al centro congressi Capitini di Perugia, con progetti che sensibilizzano i giovani alla legalità e all’antimafia sociale.

Progetti svolti con i ragazzi dal nostro Presidio scuola, un coordinamento composto da 35 insegnanti e dedicato a Giuseppe Rechichi, preside del liceo di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, ucciso venti anni fa dalla ’ndrangheta. Di questo presidio fanno parte 15 scuole, ognuna delle quali lavora su un argomento che viene proposto e discusso durante uno di questi incontri. Anche con l’Università sono stati attivati dei corsi di legislazione antimafia nella facoltà di Giurisprudenza e di Scienze politiche”. C’è poi il settore di Libera Terra. “Si tratta di un consorzio di cooperative che producono prodotti biologici nelle terre confiscate alla mafia. Vini, pasta, legumi, olio, agrumi, conserve: sono solo alcuni dei prodotti che vengono dalle cooperative in Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. I

l nostro compito è quello di far conoscere quello che fanno”. Infine la Fondazione Libera informazione… “La Fondazione nasce nel settembre 2007 con l’obiettivo di mettere in rete le informazioni sulle diverse realtà territoriali che si battono contro le mafie e il grande mondo dell’informazione nazionale: a novembre Libera Umbria ha pubblicato un dossier Umbria a cura di Norma Ferrara, Il covo freddo. Mafia e antimafia in Umbria, (che è possibile scaricare dal sito dell’associazione) nel quale è raccolto tutto ciò che è successo in Umbria in tema di mafia e antimafia nel triennio 2008-2011”.

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Chi beve Asylon aiuta i rifugiati https://www.lavoce.it/chi-beve-asylon-aiuta-i-rifugiati/ Thu, 24 Nov 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9803 Martedì 22 novembre presso la libreria Fandango di Roma in via dei Prefetti, presenti Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), don Luigi Ciotti, fondatore di Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie, e Marcello Rinaldi, delegato regionale Caritas Umbria, è stato presentato nel corso di una conferenza stampa il vino Ásylon, un progetto per i rifugiati a Todi. Ogni anno migliaia di persone chiedono asilo al nostro Paese. Nell’attesa che gli organismi competenti si pronuncino, i richiedenti vengono inseriti in un progetto di accoglienza. La Caritas di Todi è da anni impegnata in questo progetto, nell’ambito del sistema Sprar, ed accoglie ogni anno decine di persone. Il Progetto, attivo dal giugno 2001, si rivolge a richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione umanitaria e/o sussidiaria ed è finalizzato all’accoglienza, all’integrazione e all’erogazione di servizi di tutela a detti soggetti. Gli operatori del Progetto accompagnano gli ospiti nel disbrigo delle diverse incombenze amministrative, nella cura della salute e nell’apprendimento della lingua italiana; li aiutano a seguire corsi di formazione professionale e forniscono orientamento e aiuto per trovare lavoro e una sistemazione abitativa autonoma. Fino al 31 marzo 2010 il Progetto ha ospitato, complessivamente 103 uomini fra richiedenti asilo, rifugiati e persone con permesso per motivi umanitari, di cui molti si sono stabilmente integrati nel territorio avendo trovato impiego nel settore edile, nella piccola industria, nel comparto alberghiero e come collaboratori domestici. Per il futuro si pensa di aumentare il numero degli ospiti accolti da 15 a 20, includendo donne sole con bambini piccoli, prevedendo la presenza di più mediatori culturali, secondo la provenienza dei beneficiari, e programmando un più incisivo piano di inserimento lavorativo. In particolare il progetto “Ásylon” che è stato presentato si propone di attivare percorsi formativi per queste persone, durante il loro periodo di permanenza in accoglienza. I percorsi formativi saranno attivati presso l’istituto tecnico agrario “Augusto Ciuffelli” di Todi, la più antica scuola di agricoltura d’Italia, e potranno riguardare, a seconda dei singoli casi: l’acquisizione di specifiche competenze attraverso corsi di formazione e di qualificazione professionale; un percorso di studio quinquennale, per l’ottenimento del diploma di scuola media superiore, in regime di convitto per tutto il periodo scolastico ed accoglienza extrascolastica per i periodi di chiusa della scuola (in collaborazione con la Caritas di Todi). Ogni anno verrà prodotto e commercializzato dall’azienda agraria di 75 ettari dell’Istituto agrario di Todi un vino bianco, grechetto di Todi doc, dall’esclusivo marchio in etichetta Ásylon. I proventi della vendita verranno destinati al finanziamento dei percorsi formativi per rifugiati. L’iniziativa come già accennato è sostenuta dall’associazione Libera e da Caritas Umbria, e gode del patrocinio dell’Unhcr. La commercializzazione del vino Ásylon è partita da ottobre. La prima attivazione dei percorsi formativi avrà inizio a gennaio 2012, con il coinvolgimento di un primo gruppo di otto richiedenti asilo in un percorso formativo – professionalizzante per la gestione del verde.

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