Libera Umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/libera-umbria/ Settimanale di informazione regionale Thu, 20 Jul 2023 09:44:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Libera Umbria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/libera-umbria/ 32 32 Pietralunga. Rinascita post-mafia https://www.lavoce.it/pietralunga-rinascita-post-mafia/ https://www.lavoce.it/pietralunga-rinascita-post-mafia/#respond Wed, 19 Jul 2023 13:36:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=72327

La grande Storia italiana accanto alle storie più piccole, ma comunque importanti, vicine a casa nostra. Nel giorno della commemorazione della strage di via D’Amelio a Palermo, 31 anni dopo l’attentato mafioso al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta, anche l’Umbria taglia un nastro importante, lontano da troppe formalità e con grande concretezza.

Fa una certa impressione sapere che a Pietralunga, paesino tranquillo tra Città di Castello e Gubbio, erano arrivati i tentacoli della cosca ’ndranghetista De Stefano, considerata una delle più potenti e influenti della Calabria, con interessi ben al di fuori dei confini regionali e nazionali. I procedimenti giudiziari che hanno coinvolto le famiglie Tegano e Tripodo hanno portato anche alla confisca di beni di loro proprietà tra le colline dell’Umbria settentrionale.

L'inaugurazione di un ostello della legalità

Ora, dopo ben quindici anni dall’inizio della vicenda, l’inaugurazione di un vero e proprio ostello della legalità riaccende i riflettori sulla storia e segna un nuovo inizio. L’ex complesso conventuale di Sant’Agostino, nel centro storico pietralunghese, sarà ora a disposizione della comunità, come il casolare e i 95 ettari dell’azienda agraria Col della Pila, a poca distanza dal borgo. Un fondo abbandonato a se stesso sul quale - negli ultimi anni - i volontari dell’associazione Libera hanno già organizzato campi di lavoro. Insieme a loro, in prima linea nel rivitalizzare questi patrimoni ci sarà la cooperativa sociale “Paneolio”, che intende rilanciare le attività per dare lavoro a soggetti svantaggiati e valorizzare il territorio e le sue produzioni agricole tipiche.

La speranza è quella di convertire i frutti del “male” mafioso in qualcosa che farà del bene a tutti. Certo, la giornata inaugurale dedicata ai beni confiscati e recuperati ha sollevato anche alcune riflessioni. Quello di Pietralunga (lo stesso vale per un palazzo nel centro di Acquasparta) è stato un percorso complesso e tortuoso, frutto di una legislazione specifica che va migliorata e aggiornata.

Poi, la carta vincente in questa vicenda è stata l’alleanza tra forze dell’ordine, magistratura, istituzioni locali, associazioni e cooperazione. Infine, sarebbe utile prevedere risorse pubbliche da destinare a progetti di rilancio di questi beni confiscati, anche per evitare che tornino in mani sbagliate, come già accaduto.

Un ultimo pensiero: luoghi e progetti come quello di Pietralunga sono “aule” eccezionali dove i nostri giovani possono sperimentare responsabilità e cittadinanza attiva. Dunque, sono occasioni preziose da non sprecare, e che ciascuno di noi dovrebbe sentire un po’ anche “sue”.

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La grande Storia italiana accanto alle storie più piccole, ma comunque importanti, vicine a casa nostra. Nel giorno della commemorazione della strage di via D’Amelio a Palermo, 31 anni dopo l’attentato mafioso al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta, anche l’Umbria taglia un nastro importante, lontano da troppe formalità e con grande concretezza.

Fa una certa impressione sapere che a Pietralunga, paesino tranquillo tra Città di Castello e Gubbio, erano arrivati i tentacoli della cosca ’ndranghetista De Stefano, considerata una delle più potenti e influenti della Calabria, con interessi ben al di fuori dei confini regionali e nazionali. I procedimenti giudiziari che hanno coinvolto le famiglie Tegano e Tripodo hanno portato anche alla confisca di beni di loro proprietà tra le colline dell’Umbria settentrionale.

L'inaugurazione di un ostello della legalità

Ora, dopo ben quindici anni dall’inizio della vicenda, l’inaugurazione di un vero e proprio ostello della legalità riaccende i riflettori sulla storia e segna un nuovo inizio. L’ex complesso conventuale di Sant’Agostino, nel centro storico pietralunghese, sarà ora a disposizione della comunità, come il casolare e i 95 ettari dell’azienda agraria Col della Pila, a poca distanza dal borgo. Un fondo abbandonato a se stesso sul quale - negli ultimi anni - i volontari dell’associazione Libera hanno già organizzato campi di lavoro. Insieme a loro, in prima linea nel rivitalizzare questi patrimoni ci sarà la cooperativa sociale “Paneolio”, che intende rilanciare le attività per dare lavoro a soggetti svantaggiati e valorizzare il territorio e le sue produzioni agricole tipiche.

La speranza è quella di convertire i frutti del “male” mafioso in qualcosa che farà del bene a tutti. Certo, la giornata inaugurale dedicata ai beni confiscati e recuperati ha sollevato anche alcune riflessioni. Quello di Pietralunga (lo stesso vale per un palazzo nel centro di Acquasparta) è stato un percorso complesso e tortuoso, frutto di una legislazione specifica che va migliorata e aggiornata.

Poi, la carta vincente in questa vicenda è stata l’alleanza tra forze dell’ordine, magistratura, istituzioni locali, associazioni e cooperazione. Infine, sarebbe utile prevedere risorse pubbliche da destinare a progetti di rilancio di questi beni confiscati, anche per evitare che tornino in mani sbagliate, come già accaduto.

Un ultimo pensiero: luoghi e progetti come quello di Pietralunga sono “aule” eccezionali dove i nostri giovani possono sperimentare responsabilità e cittadinanza attiva. Dunque, sono occasioni preziose da non sprecare, e che ciascuno di noi dovrebbe sentire un po’ anche “sue”.

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LIBERA. Don Ciotti: “Per combattere la mafia bisogna investire in cultura” https://www.lavoce.it/libera-don-ciotti-mafia-cultura/ Fri, 19 Apr 2019 14:00:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54423 ciotti

“La legalità non può essere un obiettivo perché non è neppure un valore. È un prerequisito. L’obiettivo è la giustizia”.

Non ha dubbi don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione contro le mafie Libera, su come debba essere perseguita la giustizia: “Come cattolico e come cittadino i riferimenti sono due, il Vangelo e la Costituzione. Se la Costituzione venisse sempre applicata sarebbe la prima arma antimafia”.

Intervenuto domenica scorsa a Perugia, nell’ambito del viaggio di “LiberaIdee” in Umbria, don Ciotti ha parlato a proposito della linea a servizio dei territori che Libera si è data da qualche tempo a questa parte. Da qui l’idea di un viaggio nelle regioni italiane che è arrivato a toccare anche l’Umbria nella settimana scorsa.

“Ci siamo presi del tempo per la ricerca, per prendere coscienza dei nostri limiti ed eventualmente correggere la rotta” ha detto don Luigi. La ricerca cui si riferisce è quella portata avanti dal gruppo di ricercatori di LiberaIdee insieme all’Osservatorio regionale sulle infiltrazioni mafiose riguardo la percezione del fenomeno mafioso.

I dati della ricerca, illustrati dalla dottoressa Sabrina Garofalo, evidenziano che per la maggior parte degli intervistati, il 68%, la mafia in Umbria è un fenomeno marginale la cui principale attività è il narcotraffico. Un’alta percentuale inoltre risponde di non conoscere i beni confiscati in Umbria. “È fondamentale – ha detto don Ciotti – investire nella cultura e nell’istruzione per risvegliare le coscienze. L’Italia purtroppo è fanalino di coda in Europa per gli investimenti nell’istruzione (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Di seguito il file audio con l'intervista a don Luigi Ciotti [audio wav="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2019/04/Intervista-a-don-Ciotti.wav"][/audio]

Valentina Russo

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ciotti

“La legalità non può essere un obiettivo perché non è neppure un valore. È un prerequisito. L’obiettivo è la giustizia”.

Non ha dubbi don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione contro le mafie Libera, su come debba essere perseguita la giustizia: “Come cattolico e come cittadino i riferimenti sono due, il Vangelo e la Costituzione. Se la Costituzione venisse sempre applicata sarebbe la prima arma antimafia”.

Intervenuto domenica scorsa a Perugia, nell’ambito del viaggio di “LiberaIdee” in Umbria, don Ciotti ha parlato a proposito della linea a servizio dei territori che Libera si è data da qualche tempo a questa parte. Da qui l’idea di un viaggio nelle regioni italiane che è arrivato a toccare anche l’Umbria nella settimana scorsa.

“Ci siamo presi del tempo per la ricerca, per prendere coscienza dei nostri limiti ed eventualmente correggere la rotta” ha detto don Luigi. La ricerca cui si riferisce è quella portata avanti dal gruppo di ricercatori di LiberaIdee insieme all’Osservatorio regionale sulle infiltrazioni mafiose riguardo la percezione del fenomeno mafioso.

I dati della ricerca, illustrati dalla dottoressa Sabrina Garofalo, evidenziano che per la maggior parte degli intervistati, il 68%, la mafia in Umbria è un fenomeno marginale la cui principale attività è il narcotraffico. Un’alta percentuale inoltre risponde di non conoscere i beni confiscati in Umbria. “È fondamentale – ha detto don Ciotti – investire nella cultura e nell’istruzione per risvegliare le coscienze. L’Italia purtroppo è fanalino di coda in Europa per gli investimenti nell’istruzione (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Di seguito il file audio con l'intervista a don Luigi Ciotti [audio wav="https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2019/04/Intervista-a-don-Ciotti.wav"][/audio]

Valentina Russo

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Allarme mafia nel settore alimentare https://www.lavoce.it/allarme-mafia-nel-settore-alimentare/ Thu, 16 Mar 2017 09:30:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48794 Agricoltura-e-caporalato-(Foto-archivio)-raccolta-pomodoriLa mafia adesso non spara. “È silente, le sue forme di intimidazione oggi sono il non detto; sussurra, accenna. È liquida, e come acqua si infiltra nella economia, nella società”. Parole di Gian Carlo Caselli, l’ex magistrato che, dopo avere combattuto negli anni ’60 nella sua Torino le Brigate rosse e Prima linea, nel 1992, dopo la morte di Falcone e Borsellino, volontariamente scese a Palermo. In Sicilia, come procuratore della Repubblica, per sette anni aveva diretto la lotta dello Stato contro la mafia. Poi con la pensione ha lasciato la toga ma continua il suo impegno nel contrasto alle mafie come responsabile della segreteria scientifica dell’Osservatorio della Coldiretti sulla criminalità organizzata nel settore agroalimentare.

In questa veste ha partecipato venerdì scorso, nell’aula magna della facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, a un convegno sui “nuovi volti delle mafie”. La loro filosofia – ha detto a studenti e docenti – è quella del “piatto ricco, mi ci ficco”. Per la criminalità organizzata è facile inserirsi in ogni segmento della filiera agroalimentare: con prestanomi e la complicità di “colletti bianchi” acquista terreni, gestisce aziende agricole e in certe zone ha anche il monopolio dell’acqua per l’irrigazione. Fino ad arrivare a un totale controllo del territorio con le estorsioni e il furto di attrezzature e bestiame.

“Anche l’Umbria – ha rimarcato il prefetto di Perugia, Raffaele Cannizzaro – non è più terra vergine. Non c’è un’occupazione territoriale da parte delle mafie, ma cresce il pericolo di un’occupazione dell’economia”.

Il prof. Enrico Carloni ha detto che nella nostra regione ci sono 74 beni confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta di terreni, aziende agricole, appartamenti, supermercati, aziende di vario tipo e perfino un castello. Per i mafiosi e i loro prestanome, con i soldi “sporchi” dei traffici di droga, armi, sfruttamento della prostituzione, non è difficile trovare beni e aziende in crisi da acquistare.

L’anno scorso – ha riferito il prefetto – sono state emesse in provincia di Perugia tre interdittive antimafia; una di esse riguardava un noto hotel di Assisi di proprieta di un ente di assistenza e beneficenza che, per la gestione, lo avebbe affidato a persone contigue alla criminalità organizzata. In regioni tranquille come l’Umbria – ha spiegato – spesso “manca la consapevolezza” del pericolo di queste infiltrazioni criminali, non si percepiscono i “segnali” di una loro presenza. “La nostra frontiera – ha concluso – deve essere quindi la conoscenza di questi pericoli”.

L’Università e l’associazione Libera contro le mafie hanno firmato un protocollo per rispondere alla esigenza della diffusione di una “cultura della legalità”, e il convegno si inseriva in questo progetto. Per elaborare un “modello antimafia” – ha detto il referente di Libera Umbria, Walter Cardinali – frutto della collaborazione e sinergia tra istituzioni, centri studi e di ricerca e associazioni del volontariato.

Nel convegno sono stati affrontati vari aspetti del pericolo “agromafie”. Il prof. Gaetano Martino ha parlato dello sfruttamento del lavoro. Ortaggi e frutta vengono pagati troppo poco a chi li produce. Per contenere i costi di produzione e raccolta, si è arrivati a situazioni di vera e propria schiavitù, con il reclutamento di manodopera gestito dalle mafie e retribuzioni anche di 2 euro all’ora.

Secondo Caselli, sarebbero almeno 100 mila questi nuovi schiavi nelle campagne italiane, in gran parte stranieri. Tra loro molte le donne, talvolta sfruttate anche sessualmente. C’è però – ha detto l’ex magistrato – anche un “caporalato estero, per noi invisibile, che sfrutta nel mondo il lavoro milioni di minori e che fa arrivare nei nostri negozi prodotti sottocosto e di bassa qualità, aumentando le difficoltà degli agricoltori locali”.

Il prof. Carlo Fiorio si è occupato delle norme per contrastare frodi commerciali e contraffazione, ma le sanzioni – ha detto – “sono troppo lievi e non sufficientemente dissuasive”. Caselli le ha addirittura definite “un groviera piena di buchi”. Per aggiornarle, nel 2015 è stata costituita una commissione di docenti universitari, esperti e rappresentanti delle associazioni di categoria presieduta proprio dall’ex magistrato. “Abbiamo presentato – ha riferito – un progetto complessivo di riforma che introduce anche nuovi reati, ad esempio la pubblicità ingannevole, per una maggiore tutela dei consumatori, della salute e dell’ambiente”.

Un progetto che però è rimasto nel cassetto. “E la mia impressione – ha detto – è che ci siano resistenze, anche legittime, della grande industria”.

 

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La Giornata del “no” alla mafia https://www.lavoce.it/la-giornata-del-no-alla-mafia/ Thu, 17 Mar 2016 08:28:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45743 libera-umbria-cmykQuattromila studenti di tutta la regione e tanta altra gente sfileranno a Perugia lunedì 21 marzo, con i gonfaloni di 25 città dell’Umbria, nella 21a Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. La manifestazione è organizzata dall’associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti, che quest’anno per la prima volta non si svolgerà in una sola città ma in tutte le regioni d’Italia, per una mobilitazione più ampia su un problema che ormai riguarda sempre più da vicino territori che a torto si continuano a ritenere lontani dal pericolo di infiltrazioni di organizzazioni mafiose. L’Umbria è uno di questi. In proposito, l’ultima relazione annuale della Direzione distrettuale antimafia di Perugia avverte che è proprio la tranquillità della regione, insieme alla “poca dimestichezza della popolazione a riconoscere i tipici segnali della presenza mafiosa”, ad avere favorito “progressivi insediamenti personali e economico-produttivi di interi nuclei di famiglie mafiose”. Soprattutto a partire dagli anni Novanta, “organizzazioni di stampo mafioso provenienti da altre regioni (prima tra tutte la Calabria) si sono insediate in Umbria – continua la relazione – ove hanno assunto caratteri di autonomi sodalizi mafiosi, pur collegati alla organizzazione madre”.

È il caso dell’ultima operazione antimafia “Quarto passo” che nel dicembre 2014 ha portato all’arresto di 61 persone tra Umbria e Calabria. Quella di Perugia – ha detto in una conferenza stampa il coordinatore regionale di Libera Umbria, Walter Cardinali, affiancato dal referente di Libera Perugia, Fabrizio Ricci – sarà una delle tre piazze, insieme a Torino e Messina, dalle quali la Rai trasmetterà in diretta la “Giornata della memoria”. Come luogo di partenza del corteo alle ore 9 è stata scelta piazza del Bacio, uno dei luoghi-simbolo dello spaccio della droga ma anche delle iniziative di alcune associazioni e comitati che stanno cercando di “restituirla” alla vita sociale dei cittadini. I manifestanti sfileranno fino a piazza IV Novembre, dove saranno letti i nomi di più di 900 persone (poliziotti e carabinieri, magistrati e tante altre persone, comprese donne e bambini) vittime innocenti delle violenze delle mafie. Nel pomeriggio, dalle 14.30, in tre cinema del centro storico di Perugia, con ingresso libero, saranno proiettati film il cui tema è la memoria e l’impegno: al cinema Zenith Anime nere, al Méliès La nostra terra e al Postmodernissimo Lea. Alla stessa ora alla facoltà di Lettere di piazza Morlacchi si terrà un “laboratorio della memoria” al quale parteciperà anche il fratello di una delle vittime di mafia.
Enzo Ferrini

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