Libano Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/libano/ Settimanale di informazione regionale Wed, 16 Oct 2024 13:56:15 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Libano Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/libano/ 32 32 Il Nobel e l’incubo atomica https://www.lavoce.it/il-nobel-e-lincubo-atomica/ https://www.lavoce.it/il-nobel-e-lincubo-atomica/#respond Thu, 17 Oct 2024 07:00:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78008

Il premio Nobel per la Pace 2024 è stato assegnato, dall’apposito comitato norvegese, ad una associazione giapponese istituita dai sopravvissuti ai bombardamenti atomici del 1945; e tuttora presente e attiva anche ad opera di altri benemeriti cittadini. Lo scopo dell’organismo premiato è quello di tener viva la memoria di quegli orrori, non per coltivare vendetta ma per promuovere in tutto il mondo il rifiuto totale e irrevocabile delle armi atomiche e nucleari. È facile intuire che il comitato del premio non ha inteso riferirsi ai risultati raggiunti (purtroppo nulli), quanto esprimere un forte richiamo all’opinione pubblica mondiale, in un momento nel quale vari governi hanno minacciato di fare impiego dei loro arsenali nucleari.

Tutti sanno che lo scoppio di una guerra atomica sarebbe la fine dell’umanità, anzi dell’intero pianeta; e non per modo di dire. A questo punto, fra persone di buon senso, ci diciamo: bisognerebbe che in tutto il mondo si vietasse non solo l’impiego, ma anche la semplice predisposizione delle armi nucleari; e magari di tutte le armi da guerra in genere. L’idea sarebbe bellissima; ma perché nessuno fa un passo in questa direzione? Provo a dare una risposta.

Perché non esiste al mondo una autorità sovranazionale che abbia il potere di emanare una decisione di questo tipo con valore vincolante per tutti i governi del mondo; e, di più, che una volta emanata, abbia anche la forza reale di costringere tutti ad applicarla. L’autorità sovranazionale più alta che abbiamo è l’Onu; ma la sua capacità di emanare decisioni vincolanti per i governi è minima, anche se non inesistente. Tuttavia riguardo al conflitto israelo-palestinese qualche risoluzione vincolante via via è stata adottata; ma il governo israeliano non le ha recepite.

Sul fronte fra Israele e Libano è presente da tempo una forza armata dell’Onu – i famosi caschi blu, in questo caso con reparti anche dell’esercito italiano – uno dei rarissimi casi nei quali l’Onu è stata in grado di mettere le sue forze sul terreno, appena l’ombra di quello che ci si aspetterebbe da un’autorità sovranazionale degna di questo nome. Ma in questi giorni l’esercito israeliano ha attaccato i caschi blu sul territorio libanese. Non ha fatto – per ora – danni gravi. Ma è l’ennesima prova di quanto sia lontano il sogno di una pace mondiale garantita solo dalla forza morale.

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Il premio Nobel per la Pace 2024 è stato assegnato, dall’apposito comitato norvegese, ad una associazione giapponese istituita dai sopravvissuti ai bombardamenti atomici del 1945; e tuttora presente e attiva anche ad opera di altri benemeriti cittadini. Lo scopo dell’organismo premiato è quello di tener viva la memoria di quegli orrori, non per coltivare vendetta ma per promuovere in tutto il mondo il rifiuto totale e irrevocabile delle armi atomiche e nucleari. È facile intuire che il comitato del premio non ha inteso riferirsi ai risultati raggiunti (purtroppo nulli), quanto esprimere un forte richiamo all’opinione pubblica mondiale, in un momento nel quale vari governi hanno minacciato di fare impiego dei loro arsenali nucleari.

Tutti sanno che lo scoppio di una guerra atomica sarebbe la fine dell’umanità, anzi dell’intero pianeta; e non per modo di dire. A questo punto, fra persone di buon senso, ci diciamo: bisognerebbe che in tutto il mondo si vietasse non solo l’impiego, ma anche la semplice predisposizione delle armi nucleari; e magari di tutte le armi da guerra in genere. L’idea sarebbe bellissima; ma perché nessuno fa un passo in questa direzione? Provo a dare una risposta.

Perché non esiste al mondo una autorità sovranazionale che abbia il potere di emanare una decisione di questo tipo con valore vincolante per tutti i governi del mondo; e, di più, che una volta emanata, abbia anche la forza reale di costringere tutti ad applicarla. L’autorità sovranazionale più alta che abbiamo è l’Onu; ma la sua capacità di emanare decisioni vincolanti per i governi è minima, anche se non inesistente. Tuttavia riguardo al conflitto israelo-palestinese qualche risoluzione vincolante via via è stata adottata; ma il governo israeliano non le ha recepite.

Sul fronte fra Israele e Libano è presente da tempo una forza armata dell’Onu – i famosi caschi blu, in questo caso con reparti anche dell’esercito italiano – uno dei rarissimi casi nei quali l’Onu è stata in grado di mettere le sue forze sul terreno, appena l’ombra di quello che ci si aspetterebbe da un’autorità sovranazionale degna di questo nome. Ma in questi giorni l’esercito israeliano ha attaccato i caschi blu sul territorio libanese. Non ha fatto – per ora – danni gravi. Ma è l’ennesima prova di quanto sia lontano il sogno di una pace mondiale garantita solo dalla forza morale.

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Sporchi interessi dietro i missili https://www.lavoce.it/sporchi-interessi-dietro-i-missili/ https://www.lavoce.it/sporchi-interessi-dietro-i-missili/#respond Wed, 09 Oct 2024 17:13:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77901

A un anno di distanza, in Medio Oriente la marcia verso la guerra totale subisce nuove accelerazioni. Dal canto suo, Netanyahu recupera dal lessico di George W. Bush la formula della “lotta all’asse del male”. L’operazione “Promessa vera 2” ha rotto gli indugi. Quella del 14 aprile fu lanciata a due settimane dall’attacco alla sede diplomatica a Damasco. Stavolta la rappresaglia pendeva da più tempo: dal 31 luglio, giorno dell’omicidio a Teheran di Haniyeh, leader di Hamas, sospesa in cambio di una tregua a Gaza. Poi la serie di altri colpi, fino all’operazione “Ordine nuovo” sul Libano e le uccisioni di Nasrallah e del generale iraniano Nilforoushan. La goccia della tracimazione si è ingrossata con il discorso rivolto da Netanyahu al popolo iraniano: un misto di minaccia e invito alla sollevazione contro una teocrazia che semina guerre nei cinque Continenti. L’Iran ha voluto riaffermare la deterrenza, quando il temporeggiamento è parso sulla soglia oltre la quale si chiama debolezza. E si è ritenuto che il lungo rinvio della risposta – comunque lanciata previo avviso a Washington – avesse già maturato l’intento di scongiurare la reazione a caldo degli Usa, il cui establishment, in Iran come altrove, viene giudicato impulsivo e di vista corta. Infine Teheran ha voluto marcare le differenze, contrapponendo la risposta calibrata sulla legalità internazionale alle abnormi violazioni di Israele, che aggiorna la sua dottrina del “cane pazzo” nelle mattanze indiscriminate a Gaza, mentre in Libano è già catastrofe umanitaria e si sventra un quartiere per uccidere Nasrallah mentre questi stava dialogando con Francia e Usa. Ma ciò non basta a interrompere i raid sul Libano, che hanno tre “pregi”: non contrariare i sudditi delle petrolmonarchie sunnite, rilanciare i consensi interni a Netanyahu e propiziare altri inneschi per coinvolgere gli Usa. Eventualità perseguita anche tentando l’invasione terrestre, che si scontra con la preparazione dei guerriglieri sciiti di Hezbollah e un’Idf (esercito israeliano) inadatta a guerre lunghe e multifronte. Nel frattempo i caschi blu Unifil, lì dal 1978 per interporsi, passivi schivano i colpi. Mentre pensa a cosa colpire dell’Iran (anche siti nucleari?), il Governo israeliano mette nel mirino anche la Siria. La quale, assieme a Iran, Libano, Iraq, Gaza, Cisgiordania e Yemen, è implicata nel “Nuovo ordine mediorientale” illustrato da Netanyahu all’Assemblea Onu. Osservando bene, si nota che ad accomunare i “benedetti” (democrazie o sultanismi feudali che siano) è la partecipazione al corridoio tra India ed Europa, siglato al G20 di Nuova Delhi un mese prima dell’assalto del 7 ottobre. Il fattore economico concorre a spiegare l’escalation e la proietta nella cornice di contese più ampie. Che non lasciano indifferenti Mosca, dati i nessi geostrategici tra la destabilizzazione siriana e l’atlantizzazione del Mar Nero per interposta Ucraina. L’interruttore per spegnere la miccia sta a Washington. Ma osta l’influenza dei profeti neo-conservatori incistati negli apparati, e trasversali ai due partiti. Ma fin dove spingersi? Fino una guerra totale? Del tipo che l’acribia geopolitica di Papa Francesco paventa all’orizzonte. Parlando in Lussemburgo, il Santo Padre ha sostituito la formula “terza guerra mondiale a pezzi” con quella di “guerra ormai quasi mondiale”: un passo avanti verso il baratro, sospinto da brame interconnesse, coltivate all’ombra di “missioni storiche” nel sopore di molte menti e di troppe coscienze. Giuseppe Casale Pontificia università lateranense]]>

A un anno di distanza, in Medio Oriente la marcia verso la guerra totale subisce nuove accelerazioni. Dal canto suo, Netanyahu recupera dal lessico di George W. Bush la formula della “lotta all’asse del male”. L’operazione “Promessa vera 2” ha rotto gli indugi. Quella del 14 aprile fu lanciata a due settimane dall’attacco alla sede diplomatica a Damasco. Stavolta la rappresaglia pendeva da più tempo: dal 31 luglio, giorno dell’omicidio a Teheran di Haniyeh, leader di Hamas, sospesa in cambio di una tregua a Gaza. Poi la serie di altri colpi, fino all’operazione “Ordine nuovo” sul Libano e le uccisioni di Nasrallah e del generale iraniano Nilforoushan. La goccia della tracimazione si è ingrossata con il discorso rivolto da Netanyahu al popolo iraniano: un misto di minaccia e invito alla sollevazione contro una teocrazia che semina guerre nei cinque Continenti. L’Iran ha voluto riaffermare la deterrenza, quando il temporeggiamento è parso sulla soglia oltre la quale si chiama debolezza. E si è ritenuto che il lungo rinvio della risposta – comunque lanciata previo avviso a Washington – avesse già maturato l’intento di scongiurare la reazione a caldo degli Usa, il cui establishment, in Iran come altrove, viene giudicato impulsivo e di vista corta. Infine Teheran ha voluto marcare le differenze, contrapponendo la risposta calibrata sulla legalità internazionale alle abnormi violazioni di Israele, che aggiorna la sua dottrina del “cane pazzo” nelle mattanze indiscriminate a Gaza, mentre in Libano è già catastrofe umanitaria e si sventra un quartiere per uccidere Nasrallah mentre questi stava dialogando con Francia e Usa. Ma ciò non basta a interrompere i raid sul Libano, che hanno tre “pregi”: non contrariare i sudditi delle petrolmonarchie sunnite, rilanciare i consensi interni a Netanyahu e propiziare altri inneschi per coinvolgere gli Usa. Eventualità perseguita anche tentando l’invasione terrestre, che si scontra con la preparazione dei guerriglieri sciiti di Hezbollah e un’Idf (esercito israeliano) inadatta a guerre lunghe e multifronte. Nel frattempo i caschi blu Unifil, lì dal 1978 per interporsi, passivi schivano i colpi. Mentre pensa a cosa colpire dell’Iran (anche siti nucleari?), il Governo israeliano mette nel mirino anche la Siria. La quale, assieme a Iran, Libano, Iraq, Gaza, Cisgiordania e Yemen, è implicata nel “Nuovo ordine mediorientale” illustrato da Netanyahu all’Assemblea Onu. Osservando bene, si nota che ad accomunare i “benedetti” (democrazie o sultanismi feudali che siano) è la partecipazione al corridoio tra India ed Europa, siglato al G20 di Nuova Delhi un mese prima dell’assalto del 7 ottobre. Il fattore economico concorre a spiegare l’escalation e la proietta nella cornice di contese più ampie. Che non lasciano indifferenti Mosca, dati i nessi geostrategici tra la destabilizzazione siriana e l’atlantizzazione del Mar Nero per interposta Ucraina. L’interruttore per spegnere la miccia sta a Washington. Ma osta l’influenza dei profeti neo-conservatori incistati negli apparati, e trasversali ai due partiti. Ma fin dove spingersi? Fino una guerra totale? Del tipo che l’acribia geopolitica di Papa Francesco paventa all’orizzonte. Parlando in Lussemburgo, il Santo Padre ha sostituito la formula “terza guerra mondiale a pezzi” con quella di “guerra ormai quasi mondiale”: un passo avanti verso il baratro, sospinto da brame interconnesse, coltivate all’ombra di “missioni storiche” nel sopore di molte menti e di troppe coscienze. Giuseppe Casale Pontificia università lateranense]]>
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Ai killer robot non interessa chi muore https://www.lavoce.it/ai-killer-robot-non-interessa-chi-muore/ https://www.lavoce.it/ai-killer-robot-non-interessa-chi-muore/#respond Thu, 03 Oct 2024 08:37:33 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77830

Mentre le Nazioni unite e il “Gruppo degli esperti governativi sulle tecnologie emergenti nel settore dei sistemi di armi autonome letali” continuano a discutere, i Killer robot vengono ampiamente utilizzati nei conflitti in corso. Sono sistemi d’arma che utilizzano gli standard più avanzati dell’intelligenza artificiale per colpire strutture e persone senza il controllo, la verifica e la decisione finale da parte di un essere umano. Ormai da tempo alcune fonti militari israeliane hanno rivelato il largo impiego dei sistemi Lavender e Gospel nella Striscia di Gaza e, si suppone, anche in Libano. Il sistema Lavender utilizza una grande quantità di informazioni che l’intelligence israeliana ha raccolto sui cittadini della Striscia di Gaza nel corso degli anni. Si tratta di dati personali e biometrici raccolti tramite intercettazioni e rilevamenti da droni che riguardano comportamenti (frequentazioni, idee politiche…), modelli di comunicazione, connessioni ai social media e cambi frequenti di indirizzo. A ciascuna/o cittadina/o viene assegnato un punteggio circa la sua potenziale pericolosità. Il sistema Gospel si comporta allo stesso modo riguardo alle strutture e, in particolare, su quella che viene definita la metropolitana di Gaza, la fittissima rete dei cammini sotterranei. Ogni qualvolta che Lavender individua un obiettivo pericoloso, invia un impulso che permette il lancio di un missile o altra arma che uccide la persona individuata senza alcun riguardo per le altre che ne vengono coinvolte. È così che siamo arrivati al numero impressionante di vittime che si contano fino ad oggi in quei contesti di guerra. Serve urgentemente quantomeno una legislazione mondiale per la messa al bando delle armi autonome letali.]]>

Mentre le Nazioni unite e il “Gruppo degli esperti governativi sulle tecnologie emergenti nel settore dei sistemi di armi autonome letali” continuano a discutere, i Killer robot vengono ampiamente utilizzati nei conflitti in corso. Sono sistemi d’arma che utilizzano gli standard più avanzati dell’intelligenza artificiale per colpire strutture e persone senza il controllo, la verifica e la decisione finale da parte di un essere umano. Ormai da tempo alcune fonti militari israeliane hanno rivelato il largo impiego dei sistemi Lavender e Gospel nella Striscia di Gaza e, si suppone, anche in Libano. Il sistema Lavender utilizza una grande quantità di informazioni che l’intelligence israeliana ha raccolto sui cittadini della Striscia di Gaza nel corso degli anni. Si tratta di dati personali e biometrici raccolti tramite intercettazioni e rilevamenti da droni che riguardano comportamenti (frequentazioni, idee politiche…), modelli di comunicazione, connessioni ai social media e cambi frequenti di indirizzo. A ciascuna/o cittadina/o viene assegnato un punteggio circa la sua potenziale pericolosità. Il sistema Gospel si comporta allo stesso modo riguardo alle strutture e, in particolare, su quella che viene definita la metropolitana di Gaza, la fittissima rete dei cammini sotterranei. Ogni qualvolta che Lavender individua un obiettivo pericoloso, invia un impulso che permette il lancio di un missile o altra arma che uccide la persona individuata senza alcun riguardo per le altre che ne vengono coinvolte. È così che siamo arrivati al numero impressionante di vittime che si contano fino ad oggi in quei contesti di guerra. Serve urgentemente quantomeno una legislazione mondiale per la messa al bando delle armi autonome letali.]]>
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Raccolti oltre 11 mila euro per la scuola libanese di Dbayeh dedicata a Santa Rita https://www.lavoce.it/raccolti-oltre-11-mila-euro-per-la-scuola-libanese-di-dbayeh-dedicata-a-santa-rita/ Fri, 23 Oct 2020 09:41:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58021 La statua di Sanata Rita realizzazta con il marmo bianco del Libano

Nella basilica di Santa Rita di Cascia giovedì 22 ottobre è stata celebrata, come previsto, la messa in lingua araba, secondo il rito maronita, come gesto di solidarietà verso la popolazione del Libano. A conclusione della liturgia il sindaco Mario De Carolis ha consegnato simbolicamente a padre Charbel Bteich in presenza del nuovo rettore padre Luciano De Michieli, una pergamena scritta, le cui parole esprimono il profondo legame di devozione tra le due comunità. In seguito alla tragica esplosione, nello scorso agosto, al porto di Beirut, è stato aperto a Cascia un conto corrente per una raccolta fondi da donare alla scuola libanese di Dbayeh che porta il nome della Santa delle cause impossibili. Alla scuola andranno 11.200 euro, un gesto che sottolinea il legame di affetto del Comune di Cascia, del BIM, della parrocchia, di suore e padri Agostiniani, associazioni, comitati e cittadini, nei confronti del popolo libanese. L' Istituto, nato nel 1965 e gestito dall'Ordine Maronita Mariamita, sta attraversando un momento di grande difficoltà economica e il gesto di solidarietà darà la possibilità ai ragazzi di continuare il ciclo di studi.La città di Cascia – ha dichiarato il primo cittadino - si stringe in un ideale abbraccio attorno alla statua di santa Rita che le genti del libano hanno voluto donare a Cascia per sancire un legame di grande devozione”.]]>
La statua di Sanata Rita realizzazta con il marmo bianco del Libano

Nella basilica di Santa Rita di Cascia giovedì 22 ottobre è stata celebrata, come previsto, la messa in lingua araba, secondo il rito maronita, come gesto di solidarietà verso la popolazione del Libano. A conclusione della liturgia il sindaco Mario De Carolis ha consegnato simbolicamente a padre Charbel Bteich in presenza del nuovo rettore padre Luciano De Michieli, una pergamena scritta, le cui parole esprimono il profondo legame di devozione tra le due comunità. In seguito alla tragica esplosione, nello scorso agosto, al porto di Beirut, è stato aperto a Cascia un conto corrente per una raccolta fondi da donare alla scuola libanese di Dbayeh che porta il nome della Santa delle cause impossibili. Alla scuola andranno 11.200 euro, un gesto che sottolinea il legame di affetto del Comune di Cascia, del BIM, della parrocchia, di suore e padri Agostiniani, associazioni, comitati e cittadini, nei confronti del popolo libanese. L' Istituto, nato nel 1965 e gestito dall'Ordine Maronita Mariamita, sta attraversando un momento di grande difficoltà economica e il gesto di solidarietà darà la possibilità ai ragazzi di continuare il ciclo di studi.La città di Cascia – ha dichiarato il primo cittadino - si stringe in un ideale abbraccio attorno alla statua di santa Rita che le genti del libano hanno voluto donare a Cascia per sancire un legame di grande devozione”.]]>
In preghiera per il Libano dal santuario di Santa Rita a Cascia https://www.lavoce.it/messa-dal-santuario-di-santa-rita-cascia-per-il-libano/ Sat, 17 Oct 2020 15:29:12 +0000 https://www.lavoce.it/?p=57980 La facciata della basilica di Santa Rita a Cascia

“In preghiera con Santa Rita per il Libano”, è l'iniziativa che da giovedì 22 ottobre, alle ore 17 (ore 18 in Libano), per la prima volta nella storia vedrà celebrata nella basilica di Santa Rita di Cascia una messa in rito maronita e lingua araba. Voluta per far arrivare l’abbraccio di santa Rita alla Terra dei Cedri e al suo popolo molto devoto, la celebrazione sarà la prima di una serie di appuntamenti, in programma una volta al mese fino a maggio 2021. I devoti potranno partecipare anche dal Libano, collegandosi al canale YouTube del monastero Santa Rita da Cascia youtube.com/monasterosantarita, dove le celebrazioni saranno trasmesse in diretta streaming. A chiudere ogni messa, il passaggio all'urna che custodisce il corpo della Santa, con una preghiera di affidamento a santa Rita per il Libano, scritta per l'occasione. In presenza o in modo virtuale, la funzione religiosa è aperta a tutti.

Santa Rita nelle case del Libano

“Vogliamo portare la consolazione, la vicinanza e soprattutto la speranza di santa Rita nelle case di ogni devoto in Libano, raggiungendo anche chi non può muoversi e sta vivendo delle difficoltà”. Così padre Luciano De Michieli, neo rettore della basilica di Santa Rita, ha descritto l'iniziativa, che lui stesso ha ideato, trovando subito appoggio nella priora del monastero Santa Rita da Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis e in tutta la comunità. “Le monache – ha continuato l’agostiniano – da 20 anni, ogni giorno recitano il rosario per il popolo libanese, storicamente afflitto da guerre e instabilità. Una situazione drammatica, peggiorata dalla pandemia e dall'esplosione di agosto al porto di Beirut. Il nostro è un cammino da fare insieme, verso la festa di santa Rita del 22 maggio 2021”.

La statua di santa Rita donata dal Libano 5 anni fa

La grande devozione dei libanesi a santa Rita, a Cascia è rappresentata dalla statua della santa scolpita proprio nella pietra libanese e posta all'ingresso della città. Il monumento, finanziato dal devoto Sarkis Sarkis e realizzato dal noto artista libanese Nayef Alwan, è stato inaugurato nell’ottobre 2015, dopo essere stato benedetto da Papa Francesco, in piazza San Pietro a Roma. Per il quinto anniversario, all'interno della messa con rito maronita, il Comune di Cascia, con la partecipazione della popolazione e del monastero Santa Rita da Cascia, donerà 13.000 euro alla scuola Santa Rita della città libanese di Dbayeh. Calendario messe e celebranti  “In preghiera con Santa Rita per il Libano”: Alle ore 17 (18 in Libano)  22 ottobre 2020, giovedì - P. Charbel Bteich OMM 17 novembre 2020, martedì - P. Milad Tarabay OLM 15 dicembre 2020, martedì - P. Maged Maroun OAM 19 gennaio 2021, martedì - Mons. Rafic Warcha 16 febbraio 2021, martedì - P. Charbel Bteich OMM 16 marzo 2021, martedì - P. Milad Tarabay OLM 20 aprile 2021, martedì - P. Maged Maroun OAM 11 maggio 2021, martedì - Mons. Rafic Warcha]]>
La facciata della basilica di Santa Rita a Cascia

“In preghiera con Santa Rita per il Libano”, è l'iniziativa che da giovedì 22 ottobre, alle ore 17 (ore 18 in Libano), per la prima volta nella storia vedrà celebrata nella basilica di Santa Rita di Cascia una messa in rito maronita e lingua araba. Voluta per far arrivare l’abbraccio di santa Rita alla Terra dei Cedri e al suo popolo molto devoto, la celebrazione sarà la prima di una serie di appuntamenti, in programma una volta al mese fino a maggio 2021. I devoti potranno partecipare anche dal Libano, collegandosi al canale YouTube del monastero Santa Rita da Cascia youtube.com/monasterosantarita, dove le celebrazioni saranno trasmesse in diretta streaming. A chiudere ogni messa, il passaggio all'urna che custodisce il corpo della Santa, con una preghiera di affidamento a santa Rita per il Libano, scritta per l'occasione. In presenza o in modo virtuale, la funzione religiosa è aperta a tutti.

Santa Rita nelle case del Libano

“Vogliamo portare la consolazione, la vicinanza e soprattutto la speranza di santa Rita nelle case di ogni devoto in Libano, raggiungendo anche chi non può muoversi e sta vivendo delle difficoltà”. Così padre Luciano De Michieli, neo rettore della basilica di Santa Rita, ha descritto l'iniziativa, che lui stesso ha ideato, trovando subito appoggio nella priora del monastero Santa Rita da Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis e in tutta la comunità. “Le monache – ha continuato l’agostiniano – da 20 anni, ogni giorno recitano il rosario per il popolo libanese, storicamente afflitto da guerre e instabilità. Una situazione drammatica, peggiorata dalla pandemia e dall'esplosione di agosto al porto di Beirut. Il nostro è un cammino da fare insieme, verso la festa di santa Rita del 22 maggio 2021”.

La statua di santa Rita donata dal Libano 5 anni fa

La grande devozione dei libanesi a santa Rita, a Cascia è rappresentata dalla statua della santa scolpita proprio nella pietra libanese e posta all'ingresso della città. Il monumento, finanziato dal devoto Sarkis Sarkis e realizzato dal noto artista libanese Nayef Alwan, è stato inaugurato nell’ottobre 2015, dopo essere stato benedetto da Papa Francesco, in piazza San Pietro a Roma. Per il quinto anniversario, all'interno della messa con rito maronita, il Comune di Cascia, con la partecipazione della popolazione e del monastero Santa Rita da Cascia, donerà 13.000 euro alla scuola Santa Rita della città libanese di Dbayeh. Calendario messe e celebranti  “In preghiera con Santa Rita per il Libano”: Alle ore 17 (18 in Libano)  22 ottobre 2020, giovedì - P. Charbel Bteich OMM 17 novembre 2020, martedì - P. Milad Tarabay OLM 15 dicembre 2020, martedì - P. Maged Maroun OAM 19 gennaio 2021, martedì - Mons. Rafic Warcha 16 febbraio 2021, martedì - P. Charbel Bteich OMM 16 marzo 2021, martedì - P. Milad Tarabay OLM 20 aprile 2021, martedì - P. Maged Maroun OAM 11 maggio 2021, martedì - Mons. Rafic Warcha]]>