legge 194 Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/legge-194/ Settimanale di informazione regionale Wed, 24 Apr 2024 18:00:52 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg legge 194 Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/legge-194/ 32 32 Associazioni attive nei consultori? Già previste dalla 194 https://www.lavoce.it/associazioni-attive-nei-consultori-gia-previste-dalla-194/ https://www.lavoce.it/associazioni-attive-nei-consultori-gia-previste-dalla-194/#respond Wed, 24 Apr 2024 18:00:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=75823

In queste righe non siamo avari di critiche al governo attuale ed alla sua politica. Ma se si vuol essere intellettualmente onesti si deve riconoscere quando la ragione è dalla parte della maggioranza e il torto da quella della opposizione. Sto parlando delle polemiche scatenate da parte della opposizione e dalla stampa che la sostiene, riguardo al progetto del governo di inserire in un testo di legge alcune frasi che, secondo gli oppositori, avrebbero aperto le porte dei consultori alle associazioni “pro vita” le quali ne avrebbero approfittato per spingere le donne a rinunciare all’aborto e a scegliere la maternità.

Ho letto su autorevoli giornali commenti che si basavano su questo pensiero; una donna che si rivolge al consultorio, se trova una persona che la incoraggia ad abortire, questo è un meritorio servizio alla sua libertà di scelta; se trova una persona che, offrendo soluzioni, la incoraggia ad accettare la maternità, questo è un illecito attentato alla libertà di scelta. Come coerenza logica siamo a zero. Ma, a parte la logica, vediamo che cosa dice su questo punto la legge 194 del 1998: visto che la parola d’ordine di quelli che dicono di voler difendere la libertà di scelta è “salviamo la legge 194 dai tentativi di cancellarla”.

Allora: che cosa dice dei consultori la legge 194?  Testualmente: “I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza informandola sui diritti a lei spettanti e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali offerti (….); attuando o proponendo speciali interventi quando la gravidanza o la maternità creino problemi (….); contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza” . E ancora: “I consultori possono avvalersi della collaborazione volontaria di associazioni di volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita” .

Non si potrebbe essere più chiari di così. Secondo la legge 194, la donna che ha problemi non deve trovare nel consultorio solo persone che le propongano l’aborto e le spieghino come ottenerlo, ma anche persone che (se lei lo chiede) le offrano l’assistenza di cui ha bisogno per accettare serenamente la maternità. Per onestà intellettuale, dovrebbe riconoscerlo e accettarlo anche chi pensa che l’aborto sia un diritto; perché in ogni caso esiste anche il diritto di non abortire.

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In queste righe non siamo avari di critiche al governo attuale ed alla sua politica. Ma se si vuol essere intellettualmente onesti si deve riconoscere quando la ragione è dalla parte della maggioranza e il torto da quella della opposizione. Sto parlando delle polemiche scatenate da parte della opposizione e dalla stampa che la sostiene, riguardo al progetto del governo di inserire in un testo di legge alcune frasi che, secondo gli oppositori, avrebbero aperto le porte dei consultori alle associazioni “pro vita” le quali ne avrebbero approfittato per spingere le donne a rinunciare all’aborto e a scegliere la maternità.

Ho letto su autorevoli giornali commenti che si basavano su questo pensiero; una donna che si rivolge al consultorio, se trova una persona che la incoraggia ad abortire, questo è un meritorio servizio alla sua libertà di scelta; se trova una persona che, offrendo soluzioni, la incoraggia ad accettare la maternità, questo è un illecito attentato alla libertà di scelta. Come coerenza logica siamo a zero. Ma, a parte la logica, vediamo che cosa dice su questo punto la legge 194 del 1998: visto che la parola d’ordine di quelli che dicono di voler difendere la libertà di scelta è “salviamo la legge 194 dai tentativi di cancellarla”.

Allora: che cosa dice dei consultori la legge 194?  Testualmente: “I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza informandola sui diritti a lei spettanti e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali offerti (….); attuando o proponendo speciali interventi quando la gravidanza o la maternità creino problemi (….); contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza” . E ancora: “I consultori possono avvalersi della collaborazione volontaria di associazioni di volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita” .

Non si potrebbe essere più chiari di così. Secondo la legge 194, la donna che ha problemi non deve trovare nel consultorio solo persone che le propongano l’aborto e le spieghino come ottenerlo, ma anche persone che (se lei lo chiede) le offrano l’assistenza di cui ha bisogno per accettare serenamente la maternità. Per onestà intellettuale, dovrebbe riconoscerlo e accettarlo anche chi pensa che l’aborto sia un diritto; perché in ogni caso esiste anche il diritto di non abortire.

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Mpv Castello: incontro di riflessione sull’aborto https://www.lavoce.it/mpv-castello-incontro-di-riflessione-sullaborto/ Fri, 20 Mar 2015 12:09:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30991 L’intervento di Cinzia Beccaglini
L’intervento di Cinzia Beccaglini

L’ultimo incontro del ciclo sulla bioetica organizzato dal Movimento per la vita ha avuto come relatrice la dott.ssa Cinzia Beccaglini che è intervenuta sul tema dell’aborto.

La legge 194 del 1978, che introduce in Italia la possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza, non rende – ha detto – le donne più libere. Anche se il “lecito legale” è diventato “lecito morale”, l’esistenza di una legge non mette le coscienze al riparo dalla difficile realtà del post-aborto.

In molti casi si è cercato di addossare la responsabilità di tanti malesseri a un senso di colpa legato ad una certa cultura religiosa. Beccaglini riferisce in realtà una situazione molto più ampia, che non deriva da “dottrine” ma dall’esperienza quotidiana di persone – di ogni provenienza culturale e religiosa – che si trovano ad affrontare gravi conseguenze dovute alla pratica dell’aborto.

La sua testimonianza si basa su dati scientifici, su numeri che illustrano un quadro drammatico. “È necessario – afferma – conoscere le due facce della medaglia, altrimenti si rischia di ragionare solo per ideologia. Si parla di aborto senza una vera conoscenza dell’argomento in tutta la sua estrema complessità, che investe l’essere umano nella sua dimensione biologica, psicologica, sociale, tagliando trasversalmente la dimensione spirituale anche dei non cattolici o degli atei”.

A subire il dramma non sono solo le donne (che pure vivono più in profondità l’evento) ma anche gli uomini, i compagni, mariti, fidanzati, che a volte obbligano la donna alla scelta dell’aborto, ma che la legge 194 priva di ogni possibilità di opposizione. E ancora, riguarda i nonni che possono aver consigliato l’Idv o esserne venuti a conoscenza successivamente. O gli altri figli, che magari volevano evitare condizionamenti. O il personale sanitario, abortista o obiettore, che si trova spesso a fare i conti con la coscienza.

L’aborto provoca ripercussioni fisiche e psichiche, a breve e lungo termine. La psicosi post-aborto è un disturbo di natura psichiatrica che si manifesta subito dopo l’evento, con uno scollamento tra realtà e percepito.

Lo stress post-aborto può insorgere tra i 3 e i 6 mesi successivi. Ma vi è una vera sindrome post-abortiva (Psa) che si può manifestare anche dopo anni, portando in superficie problemi rimasti latenti a lungo, finché un evento scatenante non fa riaprire la ferita

Il fenomeno è molto ampio, se si considera l’elevato numero di aborti che si effettuano in Italia: 107.000 nel 2012. Dato che però non include tutti i casi di interventi operati in clandestinità, o quelli dovuti alle cosiddette pillole abortive, o la Ru486, o quelli successivi a fecondazione extra-corporea.

Una vera e propria strage di persone concepite, la quale genera una grande – e sottovalutata – sofferenza condivisa.

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GIORNATA PER LA VITA. I dati dai Cav dell’Umbria per il 2014 https://www.lavoce.it/giornata-per-la-vita-i-dati-dai-cav-dellumbria-per-il-2014/ Fri, 30 Jan 2015 15:31:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30119 mamma-padre-cmykOgni anno la Giornata nazionale per la vita (1° febbraio) è un’occasione per riflettere su quanto si registra nella nostra regione a proposito della vita nascente.

Il Messaggio della Cei per la Giornata incoraggia all’accoglienza della vita, mettendo in guardia sui rischi della fecondazione extra-corporea (Fivet o Icsi omologa ed eterologa), suggerendo alcune forme di solidarietà per la vita come le adozioni prenatali a distanza di mamme e nascituri, già proposte dal Movimento per la vita (progetto Gemma).

Come sempre, i Centri di aiuto alla vita, braccio operativo del Movimento per la vita, accolgono le donne o le coppie che hanno un dubbio di coscienza prima di avvalersi della legge 194/78, ovvero prima di fare un aborto volontario.

Mentre i numeri riportati dal Cav di Terni sono costanti, con 32 donne e relativi bimbi nati nel 2014 e altri 9 in arrivo quest’anno, i dati registrati nel 2014 nelle due sedi del Cav di Perugia (S. Lucia e Castel del Piano) mostrano una prima triste realtà: solo 20 bambini sono nati l’anno scorso grazie all’intervento dei due presidii per la vita perugini (su oltre 100 donne incontrate e aiutate in vario modo), a fronte dei 33 bimbi venuti alla luce nel 2013 e dei ben 53 nati nel 2012.

Fra le possibili cause di questa diminuzione di richieste di aiuto, oltre all’aggravarsi delle condizioni di povertà, che scoraggia l’arrivo di una nuova vita, c’è molto probabilmente il sempre più diffuso utilizzo di quella che viene chiamata “contraccezione d’emergenza”. Si tratta delle molteplici forme della “pillola del giorno dopo”, che impedisce l’annidamento di un ovulo eventualmente fecondato all’interno dell’utero materno, causandone l’espulsione. Un vero e proprio aborto “precocissimo”.

Come sostiene il presidente della Federazione umbra dei Movimenti per la vita, Angelo Francesco Filardo, “l’aborto non è diminuito: ha cambiato faccia. Si consuma nel privato, non è visibile neanche agli occhi della Sanità pubblica. Siamo intrisi ormai di una mentalità contraccettiva, di chiusura alla vita (anti-life mentality) paurosamente dilagante”.

Sulla scia di queste considerazioni, anche Vincenzo Silvestrelli, presidente del Mpv Perugia, riflettendo sul binomio libertà/verità, afferma: “Senza attenzione alla verità, la libertà di agire può diventare lesiva dei diritti di altri, come è evidente nell’aborto, dove la libertà della donna non può prescindere dai diritti del nascituro, che è persona, e nella fecondazione artificiale, dove i diritti del bambino non possono essere posposti a quelli di chi vuole un figlio.

I casi dell’utero in affitto mostrano come questo conflitto non sia teorico ma reale. Il gemello Down rifiutato dalla coppia che aveva commissionato una fecondazione con utero prestato a una donna thailandese dimostrano verso quali abissi di inumanità ci stia portando il ‘politicamente corretto’ dominante”.

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Fiordelli, energico e intelligente precursore https://www.lavoce.it/fiordelli-energico-e-intelligente-precursore/ Fri, 12 Dec 2014 12:45:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29486 Mons. Pietro Fiordelli con Papa Giovanni Paolo II
Mons. Pietro Fiordelli con Papa Giovanni Paolo II

Il 23 dicembre cadrà il 10° anniversario di morte di mons. Pietro Fiordelli (1916-2004), il primo vescovo residenziale di Prato, sacerdote umbro di nascita e di antiche origini familiari nella nostra regione.

Le origini

Questa straordinaria figura di ecclesiastico nasce il 9 gennaio 1916 a Città di Castello, quarto di cinque fratelli, da padre tifernate e madre originaria della vicina Sansepolcro. A 6 anni Fiordelli è avviato agli studi primari nella stessa città, frequentando la scuola elementare fondata dal vescovo Carlo Liviero (1866-1932). Il 4 ottobre 1927 fa ingresso nel Seminario di Città di Castello e, 5 anni dopo, nell’ottobre 1932, è inviato da mons. Liviero a Roma, come promettente alunno del Pontificio seminario romano maggiore. A soli 22 anni è quindi ordinato sacerdote a Roma e, dopo aver concluso gli studi filosofici e teologici nel Laterano, è incardinato nella diocesi di Città di Castello, allora guidata da mons. Filippo Maria Cipriani (1878-1956).

Dal suo vescovo don Fiordelli è incaricato di numerose mansioni, tra cui quella di insegnante di Religione al liceo classico di Città di Castello, di assistente della locale sezione di Azione cattolica, di padre spirituale nel Seminario diocesano e, infine, di altri svariati compiti pastorali negli ambiti – a lui congeniali – della pastorale della famiglia, della gioventù e della cultura.

Fonda “La Voce”

In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo settore, nei difficili anni dell’immediato dopoguerra il giovane sacerdote s’impegnò a puntellare la comunità politica locale sull’urgenza di un ritorno, a tutti i livelli, al pieno rispetto delle leggi morali e civili, fondando ad esempio La Voce cattolica, il cui primo numero esce appunto nella primavera del 1945, a guerra non ancora terminata. In breve tempo il nostro giornale, grazie al dinamismo e all’intraprendenza di Fiordelli, raggiunse la tiratura – eccezionale, per il tempo – di oltre 24 mila copie, divenendo uno dei più importanti settimanali regionali (tanto per farsi un’idea, il maggiore quotidiano nazionale, il Corriere della sera, in quello stesso periodo raggiungeva una tiratura di 400 mila copie).

Nel 1953 La Voce, per espresso volere di tutti i Vescovi umbri, diventa, grazie anche a Fiordelli, il settimanale cattolico di tutta la regione. Dalle sue colonne, fino alla nomina a vescovo di Prato, egli firmò articoli e riflessioni di acuta analisi culturale e politica: originali e, diremmo, inconsueti per le testate diocesane del tempo.

Dopo 16 anni di un così attivo ministero presbiterale nella diocesi di Città di Castello, Fiordelli viene nominato dal servo di Dio papa Pio XII (1939-1958), il 7 luglio 1954, vescovo di Prato, ricevendo la consacrazione episcopale il 3 ottobre 1954, cioè a soli 38 anni (fu il più giovane vescovo d’Italia), dalle mani di mons. Cipriani. Ricoprì il suo incarico a Prato fino al 7 dicembre 1991, giorno nel quale rassegnò le dimissioni, come canonicamente prescritto per raggiunti limiti d’età.

Esce la sua biografia

La sua vicenda umana ed ecclesiale è ora ricostruita nel libro di Giuseppe Brienza, La difesa sociale della famiglia. Diritto naturale e dottrina cristiana nella pastorale di Pietro Fiordelli, vescovo di Prato (editrice Leonardo da Vinci, Roma 2014, pp. 161, euro15), che rievoca episodi interessanti della vita della Chiesa e del movimento cattolico italiano in difesa della famiglia e della vita negli anni 1950-70.

Brienza, giornalista e saggista che non è nuovo a ben documentate ricostruzioni biografiche di protagonisti della Chiesa in Italia, ricorda ad esempio l’impegno di mons. Fiordelli durante il Concilio Vaticano II e, in particolare, la sua “primogenitura” nella definizione, accolta nel testo della costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium (21 novembre 1964), della comunione coniugale sacramentale come Chiesa domestica, piccola Chiesa.

Non manca l’attenzione al contributo teologico di Fiordelli in campo ecclesiologico, di dottrina sociale della Chiesa e di spiritualità, laicale e familiare in particolare, che ne fa parlare come il “padre” della pastorale familiare in Italia.

Fiordelli si spese fin dall’inizio del suo episcopato per diffondere su larga scala corsi di preparazione al matrimonio che sviluppassero – soprattutto verso i più giovani – una rinnovata consapevolezza dell’importanza del vincolo sacramentale e della chiamata “alta” al matrimonio. Ancora, sempre su sua proposta la Cei costituì il Comitato episcopale per la famiglia (oggi Commissione episcopale per la famiglia e la vita), del quale Fiordelli fu eletto presidente per più mandati consecutivi.

Profeta anti-abortista

La lettura delle pagine di un breve saggio del vescovo Fiordelli, L’aborto e la coscienza (1975), intelligentemente riproposto come appendice nel volume di Brienza, è quanto mai importante per comprendere il passato socio-politico di cui viviamo gli esiti e la natura delle sfide etico-giuridiche che oggi ci interpellano. Lo scritto raccoglie una serie di conferenze sul tema, “profeticamente” tenute dal vescovo di Prato ben tre anni prima dell’approvazione della legge 194/1978, che ha introdotto l’Ivg nel nostro ordinamento.

Per questa sua opera, come ha riconosciuto l’arcivescovo di Ferrara, mons. Luigi Negri, nel suo Invito alla lettura, mons. Fiordelli va ricordato per la sua preziosa e coraggiosa difesa della famiglia, “spendendosi in un’intensa, profonda, intelligente ed equilibrata pastorale che assunse, in più di un’occasione, un carattere obiettivamente profetico. Capì e fece capire – certamente alla sua diocesi, ma non solo – che la battaglia per la difesa della sacralità della vita, della famiglia, della paternità, della maternità, dell’educazione dei figli, è stata ed è la grande battaglia della Chiesa e del popolo del nostro Paese, e che la si poteva fare non soltanto con la chiarezza dei princìpi, che mons. Fiordelli sapeva evocare da par suo, ma anche con una vera esperienza di famiglia cristiana” (p. 11).

Né va dimenticato, in tema di difesa della famiglia cristiana, che mons. Fiordelli era già stato al centro di una polemica a livello nazionale per aver dichiarato che, dal punto di vista della Chiesa, erano da considerare pubblici peccatori e concubini coloro che erano sposati civilmente. In tale polemica si inserì Aldo Capitini, che decise di farsi cancellare dal registro del battesimo, e quindi di rinunciare anche formalmente all’appartenenza alla Chiesa cattolica; fu il primo caso di “sbattezzo”. Fiordelli finì sotto processo, con sentenza di condanna in primo grado (28 febbraio 1958), ma venne poi assolto in appello (25 ottobre 1958).

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L’omofobia non c’entra nulla https://www.lavoce.it/lomofobia-non-centra-nulla/ Thu, 26 Sep 2013 12:42:04 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19308 Aula di scuola (Foto di repertorio)
Aula di scuola (Foto di repertorio)

Dopo l’ampio, acceso dibattito, rimbalzato sulla stampa nazionale, sul caso del questionario proposto al liceo classico di Perugia per l’avvio di una formazione morale e capacità valutativa degli atti e comportamenti umani da parte dei giovani, sembra doveroso rilevare l’eccesso di reazioni nei contenuti e nei toni, che denotano un stato di incomprensione e di sordità da parte di un’organizzazione che ha fatto dell’ideologia gay una ragione di esistenza e di milizia culturale. Come ogni ideologia, mostra il proprio lato debole di chiusura a ragioni e prospettive diverse, assolutizzando le proprie affermazioni.

L’ideologia infatti serve per la lotta, non per la comprensione. La scuola non deve insegnare i metodi della lotta, ma i percorsi della comprensione; e per fare questo non può prescindere da una educazione alla valutazione morale dei comportamenti umani, sapendo ad esempio distinguere tra “legge positiva” e “legge naturale”. Nel caso ad esempio dell’aborto, si deve spiegare che, pur essendo lecitamente praticato alle condizioni poste dalla legge 194, non è moralmente lecito secondo l’universale principio etico presente in tutte le culture: “Non uccidere l’innocente”, che poi è divenuto “non uccidere” semplicemente, con tutte le coordinate presenti nella concreta casistica. Ciò non potrà tuttavia diventare causa di emarginazione della donna che ha abortito.

Recentemente Papa Francesco ha detto: “Chi sono io per giudicare un gay?…”. Ma lo stesso Papa non ha abolito il testo biblico: “Maschio e femmina li creò”. Nessuno potrà cancellare questo dato che, prima di essere religioso, è scritto nelle leggi della natura e nella esigenza di un’ecologia veramente umana.

Ha destato, pertanto, molto stupore la reazione suscitata in ambienti “Lgbt” perugini. E hanno suscitato altrettanto e maggiore stupore alcune dichiarazioni di esponenti della pubblica amministrazione che si permettono di avanzare sospetti e riserve in ambito didattico.

Su tutta la questione, pare più che sufficiente ciò che hanno dichiarato il professore vittima degli “strali gay” (preferisco usare questa parola perché più breve e comprensiva), il preside e soprattutto i ragazzi della III liceo.

Nessuno poteva pensare in buona fede che la “lista” di peccati del questionario non fosse altro che una provocazione intellettuale, “maieutica” (le famose domande di Socrate) per sviluppare un discorso. Pur riconoscendo che i metodi di insegnamento sono molteplici, si deve dare atto al professore che non è stato intimorito dall’unica parola che alcune associazioni vorrebbero cancellare dal vocabolario e dal dibattito culturale e che si vorrebbe magari “canonizzare” ed espellere dalla storia dei popoli.

Nessuno può mettere in dubbio o dissimulare la posizione cattolica, in base a cui i comportamenti omosessuali sono considerati peccaminosi. Ma questo dato oggettivo e normativo non giudica né la tendenza omosessuale né la persona, che rimane autonoma psicologicamente e moralmente in virtù della formazione della sua coscienza, all’interno della quale nessuno è autorizzato ad entrare.

L’omofobia pertanto in questa faccenda non c’entra. La si vada a cercare non nella scuola e nell’insegnamento cattolico, ma negli stadi, nelle caserme, nelle bettole e nelle discoteche, dove l’educazione, la formazione e la morale non stanno molto di casa.

Il “casus belli”

“Attribuisci un voto da 0 a 10, in ordine di gravità, alle principali colpe di cui ci si può macchiare” recitava il test che il professore di Religione del liceo classico “Mariotti” di Perugia, Massimo Liucci, aveva somministrato agli studenti. “Vogliamo denunciare con forza quanto accaduto – è stata la reazione dell’associazione Omphalos Arcigay Arcilesbica di Perugia. – Che in una scuola pubblica si propinino simili esercitazioni, con evidente impatto nella sfera psico-emotiva degli alunni, è veramente sbalorditivo… Ci aspettiamo una ferma censura da parte del Dirigente e un richiamo al Docente responsabile di questi metodi medievali”.

 

Sullo stesso argomento:

Omosessualità. Sul questionario “incriminato”: il professore precisa e gli studenti dicono la loro

 

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Rapporto sulla legge 194: si diffonde la cultura della vita https://www.lavoce.it/rapporto-sulla-legge-194-si-diffonde-la-cultura-della-vita/ Thu, 19 Sep 2013 14:15:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19143 aborto“La Relazione ministeriale sugli aborti in Italia fa sorgere due domande” afferma Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita (Mpv). “I numeri sono completi? Lo sono certamente per quanto riguarda le Ivg (interruzioni volontarie di gravidanza) ospedaliere, ma sono completi anche se il criterio di giudizio riguarda la distruzione di vite umane incipienti?”, è la prima domanda. “Se seguiamo questo secondo criterio – precisa il presidente del Mpv – bisogna tener conto degli effetti prodotti dall’inconoscibile aborto chimico (400 mila confezioni di ‘pillola del giorno dopo’ vendute ogni anno) e del persistere dell’aborto clandestino classico, di cui qualche episodio giudiziario fa ogni tanto emergere la persistenza”. E la seconda domanda: “Se diminuzione complessiva del sacrificio di vite umane c’è stato, quali ne sono le cause?”. Per Casini, “certamente il merito non è della legge 194, ma del crollo del numero di donne italiane in età feconda e dell’azione educativa svolta dalla Chiesa e dal Movimento per la vita, dall’azione assistenziale dei nostri Centri di aiuto alla vita che hanno aiutato a nascere ogni anno non meno di diecimila bambini. Una buona notizia – fa notare il presidente del Mpv – riguarda l’obiezione di coscienza dei ginecologi, che è in costante crescita. È una buona notizia perché la Relazione ministeriale fa il calcolo di quanti aborti deve praticare un medico non obiettore ogni settimana. Il calcolo dice 1,7: un dato che dimostra l’assurdità ideologica e intollerante dei ricorsi promossi davanti al Consiglio d’Europa anche dalla Cgil contro l’Italia che contrasterebbe il preteso diritto d’aborto (sic!) delle donne permettendo una troppo estesa obiezione di coscienza, che costringe i non obiettori a un superlavoro, ad abbandonare ogni altro aspetto della loro professione, ad affrontare uno stress psichico in violazione delle norme sulla disciplina del lavoro”. Il Movimento per la vita, che si è costituito dinanzi al Consiglio d’Europa per difendere l’Italia e gli obiettori di coscienza, conclude Casini, “utilizzerà questa parte della relazione ministeriale per contrastare questo attacco, che ultimamente è un attacco contro la vita. L’alta percentuale dell’obiezione di coscienza è una buona notizia anche perché indirettamente prova, con la testimonianza di chi vede e se ne intende, che l’embrione umano è davvero uno di noi”.

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La forza della vita https://www.lavoce.it/la-forza-della-vita/ Thu, 31 Jan 2013 13:33:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14894 b

TUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTA SETTIMANA

Sono ormai tanti anni che la Chiesa italiana dedica una Giornata al tema della vita umana fragile e indifesa. Lo fa senza facili moralismi e con ragion veduta: invita a promuovere e difendere la vita umana, tenendo conto via via delle reali difficoltà, ma anche indicando le possibili soluzioni.

In questo senso la Chiesa non si è mai rassegnata all’idea che l’aborto sia una soluzione comprensibile e accettabile, una possibilità senza conseguenze negative per la vita sociale. Già su questo piano c’è da registrare una continua novità e originalità di pensiero, rispetto a coloro che da decenni propongono le stesse tesi a favore della soppressione della vita nel grembo della madre. Sotto questo aspetto la “cultura di morte” – come la definiva il beato Giovanni Paolo II – è chiusa e avviluppata in se stessa, mentre la riflessione a favore della vita offre insieme ragioni di sempre e speranze possibili.

Il motivo di questo successo sta nel fatto che la cultura della vita dà voce a quanto di più naturale è inscritto nel cuore di ciascuno: ad esempio, il valore e il rispetto per ogni vita umana, il desiderio di generare. Lo ricorda bene il Messaggio dei Vescovi italiani per la prossima Giornata nazionale per la vita. Essi scrivono: “La disponibilità a generare, ancora ben presente nella nostra cultura e nei giovani, è tutt’uno con la possibilità di crescita e di sviluppo; non si esce da questa fase critica generando meno figli o peggio ancora soffocando la vita con l’aborto, bensì facendo forza sulla verità della persona umana, sulla logica della gratuità e sul dono grande e unico del trasmettere la vita, proprio in una situazione di crisi”. C’è una disponibilità a generare che nasce direttamente dal cuore dei giovani, perché inscritto nella verità della persona. Chiudersi alla vita in tutte le forme possibili è contro la natura umana ed è una forma di egoismo.

Giova ricordare che da tempo la teologia cristiana invita a superare il concetto filosofico di individuo con quello trinitario di persona. L’uomo non è un essere, seppure razionale, chiuso in se stesso, bensì esiste in quanto è in relazione costitutiva con Dio e con gli altri. Poco importa se questa relazione non sempre è evidente, a motivo della fase precoce in cui si trova o della malattia che ne limita l’esercizio. Nelle condizioni ordinarie ciascuno realizza se stesso nell’apertura all’altro, secondo un dinamismo di dare e ricevere; in questo senso nessuno è tanto povero da non poter dare nulla e nessuno è tanto ricco da non dover ricevere nulla! Ora, “la logica del dono – scrivono i Vescovi italiani – è la strada sulla quale si innesta il desiderio di generare la vita, l’anelito a fare famiglia in una prospettiva feconda, capace di andare all’origine – in contrasto con tendenze fuorvianti e demagogiche – della verità dell’esistere, dell’amare e del generare”.

La logica del dono riflette la verità sull’uomo, “il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso” (Gaudium et spes, 44) e non può “ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé”. Dio, che comunione di Persone, ha creato l’Uomo a sua immagine e somiglianza ponendo in lui la verità della relazione che si completa nel dono, cosicché non è trattenendosi che l’uomo si realizza, ma donandosi con fiducia. Questo significato perenne, riconosciuto dalla ragione e rafforzato dalla fede cristiana, non potrà mai essere disconosciuto o messo da parte, pena la distruzione della stessa verità sulla persona umana. Le parole della Chiesa trovano, pertanto, una naturale accoglienza nella profondità del cuore della persona.

E proprio la verità sulla persona, che coincide con la logica del dono, è l’ambito dove porre i fondamenti per un rinnovato impegno a favore della vita. Questi anni sono caratterizzati da una forte crisi economica, che genera la grave difficoltà nel fare famiglia. “Sono diffuse – si legge nel Messaggio – condizioni di precarietà che influenzano la visione della vita e i rapporti interpersonali suscitano inquietudine e portano a rimandare le scelte definitive e, quindi, la trasmissione della vita all’interno della coppia coniugale e della famiglia”.

Come uscirne? Intanto, occorre che chi governa faccia la sua parte: “Non è né giusto né sufficiente – notano i Vescovi – richiedere ulteriori sacrifici alle famiglie che, al contrario, necessitano di politiche di sostegno, anche nella direzione di un deciso alleggerimento fiscale”. Poi, anche i mezzi di comunicazione devono sentire la responsabilità di diffondere modelli di consumo responsabili e non far apparire il miraggio di un benessere irraggiungibile per i più e, quindi, ingiusto.

Soprattutto, occorre accrescere le relazioni, fare rete fino al punto che – ha detto il Papa al Convegno internazionale svoltosi a Milano nella primavera scorsa – una famiglia si prenda cura di un’altra famiglia. Utopia? No, se si pensa che questo corrisponde alla logica della persona, una logica capace di suggerisce sempre forme nuove di cura e di sostegno.

Quando e perché

A partire dal 1979 per volontà dei vescovi italiani si celebra ogni anno, la prima domenica di febbraio, la Giornata per la vita. Il Consiglio permanente della Cei predispone per questa occasione un breve Messaggio che illustra un aspetto particolare del tema. Il 1979 non è casuale: nel maggio 1978 infatti il Parlamento italiano approvava la legge 194 che regolamentava l’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg). La Giornata – per fugare qualche equivoco – è un evento che coinvolge l’intera comunità ecclesiale italiana, non solo il Movimento per la vita. Il quale Mpv (fondato nel 1975) si segnala tuttavia per le sue importanti iniziative. In particolare, dal 1985 ha avviato i Centri di aiuto alla vita (Cav).

mamma-bambino-ospedaleLa Giornata della vita in Umbria

In Umbria saranno molte le iniziative che coincideranno con la festa del 3 febbraio, 35a Giornata per la vita che quest’anno reca il titolo “Generare la vita vince la crisi”. I volontari del Movimento di Perugia e del Centro di aiuto alla vita (sportello di accoglienza per le donne in difficoltà per una gravidanza) saranno presenti domenica al termine delle messe delle principali parrocchie per testimoniare l’attività promossa dal Cav e raccogliere offerte, in particolare per i progetti Gemma. Si tratta di vere e proprie adozioni prenatali a distanza di una mamma in attesa e del suo bambino, che ricevono un piccolo contributo in denaro per diciotto mesi, oltre al sostegno e ad altri generi di necessità da parte dei volontari del Centro. Un altro momento importante del 3 febbraio si terrà presso la parrocchia di Santa Lucia (che nella ex chiesa parrocchiale ospita anche la sede del Movimento per la vita perugino e del Cav): infatti alle 17 si terrà una toccante testimonianza di alcune donne sostenute dal Centro di aiuto alla vita, che grazie all’intervento del presidio di volontariato, sono state sostenute e incoraggiate a non scegliere la via dell’aborto.

Per quanto riguarda le iniziative degli altri Movimenti per la vita umbri, a Terni il 2 febbraio alle 21 si terrà una veglia di preghiera per la vita nella basilica di San Valentino, mentre domenica in diverse parrocchie ci saranno le testimonianze di medici e volontari del Cav di Terni. Altre iniziative si svolgeranno nel capoluogo ternano nel mese di febbraio, sempre per riflettere sulla centralità dell’accoglienza della vita.

A Città di Castello il locale Mpv sarà presente in piazza Matteotti sabato e domenica per la raccolta firme sull’iniziativa europea “Uno di noi”, che si prefigge “la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento” in quelle che sono le aree di competenza dell’Ue, in particolare nell’ambito della ricerca, dell’aiuto allo sviluppo e della sanità pubblica.

Anche a Spoleto il Mpv si concentrerà sulla sensibilizzazione pubblica a questa petizione internazionale, mentre fervono i preparativi per il tradizionale Happening Giovani che si svolgerà nel mese di marzo.

Infine, a Foligno, dopo la celebrazione della messa con il Vescovo e la fiaccolata dalle chiese di San Feliciano a San Giacomo, per la prima volta verrà impartita la benedizione dei bambini nel grembo materno. La giornata si concluderà con una cena di solidarietà presso la mensa Caritas folignate.

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A scuola di amore responsabile con la Gifra https://www.lavoce.it/a-scuola-di-amore-responsabile-con-la-gifra/ Thu, 06 Dec 2012 13:55:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14088
I partecipanti all’incontro

La Gifra, in collaborazione con l’Ofs, ha promosso rispettivamente a Perugia e a Terni due incontri informativi e formativi per i giovani incentrati sull’“educazione all’amore” e alla sua piena realizzazione (“amore fecondo e responsabile”). A Perugia gli incontri sono stati guidati dal dott. Angelo Francesco Filardo; a Terni dal dott. Alberto Virgolino, entrambi responsabili del Movimento per la vita. I due incontri di Terni hanno avuto luogo nella sala delle proiezioni dell’oratorio “Santa Maria della Gioia” della chiesa di San Giuseppe Lavoratore. Molti i giovani che hanno partecipato, sebbene altri fossero impegnati nel monastero delle Clarisse di Collerolletta per assistere al rito d’ingresso di 15 iniziandi e a quello di ammissione di 23 novizi della fraternità di Sant’Antonio. Notevole lo schieramento dei responsabili: fra Alessandro per i novizi, fra Antonello per gli iniziandi, la ministra Roberta Arcangeli, il ministro regionale Alberto Ridolfi. “Mentre provo ancora una forte emozione avvertita al canto delle sorelle Clarisse che hanno allietato la liturgia, sottolineo – ha detto Ridolfi – che quello di oggi è stato un momento molto importante per l’Ordine francescano secolare, in quanto questi giovani fratelli e sorelle vanno ad aggiungersi, come un granello di senape crescente, alla straordinaria realtà dell’unione dei francescani secolari”.

Ridolfi e la presidente regionale della Gifra Letizia Cacciavillani hanno in serata partecipato alla conferenza di Virgolino.

I giovani promotori hanno colto l’urgenza di conoscere loro stessi e i loro amici coetanei gli aspetti costitutivi della persona per ridare dignità alla sessualità, affrancandola da ogni forma di possesso e di edonismo egoistico, causa di sofferenza e di morte nelle relazioni di coppia e in quelle familiari. La cronaca ne è piena.

In concreto, Alberto Virgolino ha illustrato e parlato della sessualità, liberandola dalla banalizzazione in cui cade la corrente mentalità pragmatista “preoccupata – ha detto – di offrire ai giovani le semplici istruzioni per l’uso”. Egli ha trattato dei metodi che aiutano la coppia a gestire la propria fertilità in modo naturale. Ha presentato la bellezza della vita prenatale fin dal suo concepimento e ha denunciato e spiegato tutti gli attentati alla vita nascente (criptoaborti), oltre all’aborto volontario (legge 194/78), realizzati in svariati modi legalmente ammessi: dall’uso della cosiddetta contraccezione d’emergenza (pillola del giorno dopo o del quinto giorno dopo) alla fecondazione in vitro (legge 40/2004).

“La nostra viva speranza – ha concluso Virgolino – è di moltiplicare simili occasioni con i giovani per dare loro finalmente luce nella verità, anche scientifica, aiutandoli ad uscire dall’incertezza e dal disorientamento nelle scelte fondamentali della vita che si nutre di amore”.

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Per i diritti del concepito https://www.lavoce.it/per-i-diritti-del-concepito/ Thu, 25 Oct 2012 12:02:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13534
Il sindaco saluta i partecipanti al convegno del Mpv

Sabato 20 ottobre si è svolto il convegno “È uno di noi” del Movimento per la vita. Un succedersi di relazioni autorevoli riguardanti la legge 194 sull’interruzione di gravidanza, la sua comparsa in Italia, i risultati che ha prodotto in 34 anni di applicazione. Dopo i saluti del Sindaco, la partecipazione della dott.ssa Rossella Cestini, responsabile del servizio assistenti sociali, e di Silvano Scarponi, dirigente del Servizio materno infantile Asl n. 1, hanno affrontato l’argomento dell’organizzazione del servizio pubblico alla donna in difficoltà, proponendo anche il servizio “Madre segreta” a favore di mamme che nell’anonimato vogliano lasciare ad altri genitori il loro figlio.

È stata poi la volta di un ginecologo, inizialmente abortista, Antonio Oriente. Oriente ha parlato della sua conversione da abortista a obiettore: la visione dei poveri resti umani non gli avrebbe più consentito di proseguire sulla strada iniziata. “Cosa stai facendo?” si è chiesto; decisivo è stato l’incontro con il Rinnovamento nello Spirito. “Io ho visto con occhio nuovo il Signore” e “che figlio sono io se Dio mi è Padre?” e alla fine “vale la pena di seguire il Dio della vita”. Dirige un consultorio diocesano a Messina, ma trova anche il tempo da dedicare a tanti bambini soli che porta a spasso e fa giocare.

Enorme è stata la commozione che poi ha concluso anche l’intervento di Michela Urciuoli, ricercatrice universitaria a Perugia, responsabile Cav a Castel Del Piano (Pg), e di SOS Vita, numero verde 800 813000, il telefono amico che salva tante situazioni e tanti bambini: “Occorre avere un cuore capace di dilatarsi e di piangere”.

Ancora un altro quadro: quello giuridico riguardante la esaustiva relazione su tanti punti della 194 del giudice Daniele Cenci e dell’avv. Simone Pillon, presidente del Forum regionale delle famiglie. Mons. Domenico Cancian ha ricordato che la civiltà o inciviltà di una società si misura sul parametro della difesa della vita, dell’amore coniugale e della famiglia: “La vita è la cosa più sacra – ha ricordato nel suo intervento. – Se la società difende la vita fragile, vuol dire che abbiamo basi morali forti”.

Due i motivi di questo appuntamento: 1) sollecitare l’opinione pubblica per una firma a favore del “diritto del concepito” come da un’iniziativa del Mpv nazionale in accordo con 27 Paesi dell’Unione europea; 2) ridestare attenzione sul tema della difesa del nascituro per gli spazi che la 194 consente, volendo il Mpv regionale iniziare un percorso di approfondimento annuale, un pomeriggio al mese, per entrare nella struttura pubblica con personale volontario qualificato per proporre l’alternativa di vita all’aborto.

 

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Anno della fede, Anno della vita https://www.lavoce.it/anno-della-fede-anno-della-vita/ Thu, 11 Oct 2012 16:06:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=13373 In una specie di fortuito scontro tra luce e tenebra, vita e morte, non programmato e non voluto, in questi stessi giorni – almeno nei media e negli ambienti cattolici – si parla dell’Anno della fede, del Concilio, del Sinodo dei vescovi e della nuova evangelizzazione, argomenti che suscitano entusiasmo. Del resto tutto nacque da quel discorso del vecchio Papa Buono Giovanni XXIII, Gaudet Mater Ecclesia: “La madre Chiesa si rallegra” nel dare inizio alla grande assise conciliare. Negli stessi giorni – ecco il contrasto – abbiamo il resoconto degli aborti in Italia, sulla base della relazione annuale sull’applicazione della legge 194/1978. Gli aborti diminuiscono, ma sono sempre un numero spropositato. È di oggi pure la Giornata mondiale contro la pena capitale: diminuiscono gli Stati che la applicano, ma sono ancora tanti. Due realtà opposte che stanno sulle pagine di uno stesso giornale, e nella coscienza delle persone che, credenti o non credenti, non possono rimanere indifferenti sulle questioni della vita e della morte, del credere in un Dio creatore e remuneratore o abbandonarsi alla inconsistenza tragica della vita per la mancanza di senso. I non credenti (se ci sono!) sarebbero coloro che si arrendono allo scacco della razionalità e alla resa della giustizia e del valore dell’innocenza. La fede quindi illumina la vita, e sarebbe bello che l’Anno della fede fosse connesso con un Anno della vita. A chi daremo, infatti, il dono della fede, se prima non abbiamo dato il dono della vita? Si muove in questo ambito l’antico e sempre attuale dilemma se sia più importante la fede o la carità – amore che dà la vita. San Paolo pone una soluzione netta: la carità sorpassa ogni altra virtù e valore. Nel processo di attuazione di un progetto religioso in questo nostro tempo, si deve dire che una fede senza la carità può essere perfino pericolosa. È vero che anche l’amore senza la fede può essere cieco, infondato, inconsistente, possessivo, narcisistico e ipocrita. Ma vediamo oggi, in alcune situazioni contingenti del mondo, che una fede sbagliata, eccessiva, soggettiva, arbitraria, di persone o di partiti, può essere contro la vita e produrre la morte. Non si vorrebbe gettare ombre sulla fede, che risplende nella vita dei santi e di miliardi di credenti autentici, ma in una situazione di forte pluralità di fedi e di religioni la riflessione – anche razionale – aiuta a discernere e approfondire le ragioni e le scelte della vita. Il recente vincitore del premio Nobel, lo scienziato giapponese Shimya Yamanaka, che non è un uomo di fede cristiana, e ha lavorato per l’utilizzazione delle cellule staminali, ha avuto l’impulso a seguire questa ricerca da un’osservazione che lui stesso ha raccontato: “Quando ho visto l’embrione, mi sono reso conto all’improvviso che c’era solo una piccola differenza tra lui e mia figlia. Ho pensato che non possiamo continuare a distruggere embrioni per la nostra ricerca. Ci deve essere un’altra strada”. In Umbria, a Terni, come è noto, è stato un Vescovo con la sua fede a spingere per una ricerca sulle staminali adulte (per non ricorrere alle staminali embrionali). Cosa si vuol dire con tutto ciò è chiaro. E Assuntina Morresi su Avvenire del 9 ottobre ha fatto bene a metterlo nero su bianco. Vita, fede e ragione possono, devono andare insieme.

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Si cavilla sulla vita https://www.lavoce.it/si-cavilla-sulla-vita/ Thu, 30 Aug 2012 13:59:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=12577 Il divieto imposto a una coppia portatrice di una malattia genetica di ricorrere alla diagnosi preimpianto nel quadro della fecondazione in vitro sarebbe contrario al rispetto della vita privata e familiare: questo il contenuto di una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che il 28 agosto si è pronunciata sul caso “Costa e Pavan contro Italia”. La sentenza, che ritiene “incoerente” la legge italiana sulla fecondazione assistita, ha sollevato molteplici reazioni e commenti perplessi. Si auspica un ricorso nei confronti dell’organismo di Strasburgo.

Cosa dice la Corte

Un collegio di sette giudici, presieduto dal belga François Tulkens, si è espresso su un caso sollevato dai coniugi italiani Rosetta Costa e Walter Pavan, che, portatori sani di fibrosi cistica, vorrebbero avere un figlio affidandosi alla fecondazione artificiale: effettuando una analisi preimpianto, i coniugi vorrebbero selezionare gli embrioni per evitare la nascita di un figlio affetto da questa malattia genetica. Tale pratica non è però consentita dalla legislazione italiana (legge n. 40), che vieta la selezione degli embrioni e comunque la limita alle coppie dichiarate sterili (non è il caso dei coniugi ricorrenti). I giudici di Strasburgo hanno dunque “rilevato l’incoerenza del sistema legislativo italiano” in quanto “da una parte priva i ricorrenti alla diagnosi genetica preimpianto” mentre permette di accedere all’interruzione di gravidanza per motivi terapeutici. Nella sentenza si riscontra però una distorta interpretazione della legge sull’interruzione di gravidanza (n. 194). Secondo i giudici, lo Stato italiano dovrà versare alla coppia 15.000 euro per danno morale e 2.500 per rimborso spese processuali. La sentenza non è però definitiva: è possibile ricorrere entro tre mesi, per portare il caso davanti alla Grande Chambre di Strasburgo.

“Fare subito ricorso”

“È una sentenza superficiale”: Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita italiano ed eurodeputato, definisce così il pronunciamento della Corte dei diritti dell’uomo. Casini ricorda che il Mpv aveva inviato alla Corte una memoria scritta: “Nonostante questo, la sentenza non ha nemmeno preso in considerazione le nostre argomentazioni”. Casini sottolinea che “si rilevano inoltre una errata interpretazione della legge 194” sull’interruzione della gravidanza “e un mancato esame della grande differenza fra diagnosi prenatale e diagnosi preimpianto, quest’ultima a carattere selettivo ed eugenetico”. Per il presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo, la Corte “si è accorta che tra la legge 40 sulla fecondazione artificiale e la legge 194 sull’interruzione di gravidanza c’è ‘una incongruenza’. È la scoperta dell’acqua calda”. Casini sostiene che la legge italiana sull’aborto “si preoccupa soltanto della donna”, mentre la seconda, più recente, “punta a tutelare tutti i soggetti coinvolti nelle procedure di procreazione assistita, quindi i genitori e il bambino. Tuttavia – aggiunge – neppure la legge 194, almeno a parole, consente l’aborto eugenetico, perché l’interruzione volontaria di gravidanza è permessa in presenza di un pericolo serio e grave per la madre, e la diagnosi prenatale è funzionale anche a un intervento risanatore sul bambino malato. Viceversa la diagnosi genetica programma l’uccisione di molti figli-embrioni per trovare quelli sani”. Casini dichiara di non avere “alcun dubbio che il Governo italiano scelga di fare ricorso contro la sentenza. Un ricorso che difficilmente la Grande Chambre potrà rigettare. In ogni caso – conclude – la decisione” dei giudici di Strasburgo “prova quanto sia importante l’iniziativa europea ‘Uno di noi’ che sta mobilitando i cittadini dei 27 Paesi Ue per raccogliere milioni e milioni di firme con l’obiettivo di chiedere alle istituzioni comunitarie un deciso riconoscimento del bambino titolare di diritti fin dal concepimento”. I giudici, secondo il deputato, “non potranno non tenere conto della volontà di tanta parte dei popoli che per la prima volta fanno ricorso a questo strumento di democrazia diretta”.

I casi precedenti

La sentenza con la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo è intervenuta sui temi della procreazione e della vita non è la prima in questo campo. Negli ultimi anni più volte i giudici di Strasburgo, ma anche il Consiglio d’Europa dal quale dipende la Corte, così come la Corte di giustizia del Lussemburgo (che invece è un organismo dell’Unione europea) si sono espressi in tali materie. Basti citare il pronunciamento dell’ottobre 2011 mediante il quale la Corte di giustizia Ue ha stabilito la non-brevettabilità di quelle invenzioni biotecnologiche che si fondano sull’utilizzo di cellule embrionali umane. Una sentenza storica, che ribadisce tra l’altro che la vita umana inizia dal concepimento. Il 3 novembre successivo la Corte di Strasburgo ha invece affermato che il divieto della fecondazione eterologa stabilito dal sistema legislativo dell’Austria non contrasta con le disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa il 7 ottobre 2010 aveva invece sottolineato il diritto per tutti gli operatori sanitari di far valere il diritto all’obiezione di coscienza in caso di richiesta di aborto o di eutanasia.

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Campagna contro i medici che rifiutano di eseguire aborti https://www.lavoce.it/campagna-contro-i-medici-che-rifiutano-di-eseguire-aborti/ https://www.lavoce.it/campagna-contro-i-medici-che-rifiutano-di-eseguire-aborti/#comments Fri, 29 Jun 2012 13:37:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11784 Già nel 2010 era in atto una campagna all’insegna dello slogan “Il buon medico non obietta”, intendendo con ciò che il buon medico fa tutto ciò che gli viene chiesto, senza poter esprimere il suo parere. Come a dire che un medico è solo un operatore manuale, un tecnico specializzato. Di questa opinione si fa portavoce, in un comunicato, la Fp Cgil che denuncia un “boom” in Umbria per quanto riguarda l’obiezione di coscienza da parte degli operatori sanitari.

“In Italia – afferma il sindacato – la percentuale degli obiettori arriva in alcune regioni anche al 90%, e l’Umbria non è immune da questo fenomeno. Dai dati ufficiali, confermati da un’indagine fatta dalla Fp Cgil Umbria, risulta un aumento esponenziale dell’obiezione di coscienza, con punte del 70-80% in alcune strutture ospedaliere umbre. Inoltre – prosegue la Fp-Cgil – ci risulta che la somministrazione della pillola Ru486 venga effettuata in un solo ospedale. A fronte di queste storture, serve da parte del Governo regionale un piano di contrasto per garantire l’effettiva attuazione della legge”.

Per la Fp Cgil Umbria, “è necessario ed urgente aprire un tavolo regionale di confronto per verificare l’effettiva attuazione della 194 su tutto il territorio umbro, garantendo in ogni presidio la presenza 24 ore su 24 di un numero adeguato di medici ed infermieri non obiettori, e un’attenta riflessione sul fenomeno dell’aumento concentrato negli ultimi anni degli obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere umbre. Si tratta di non penalizzare le donne, ma anche i medici e gli infermieri che, non dichiarandosi obiettori, vedono ricadere solo su di loro il lavoro per le interruzioni di gravidanza”.

Sull’argomento abbiamo sentito il parere del presidente regionale del Movimento per la vita Vincenzo Silvestrelli, il quale ha precisato che la legge 194 va rispettata i tutti i suoi dettami, quindi anche quello che offre la possibilità di fare obiezione di coscienza. “Inoltre – prosegue – l’obiezione non è scelta sempre per motivi di ordine religioso e di appartenenza alla fede cattolica, quanto per motivi umani, per l’evidente disagio che medici e personale sanitario possano sperimentare nell’operare per la soppressione di una vita umana. Pur girando intorno al problema e tirando in ballo situazioni, motivazioni e vicende di ogni genere, nel fondo della consapevolezza delle persone coinvolte in un’operazione abortiva rimane l’idea che si tratti di eliminare un essere umano e impedirgli di venire alla luce. E ciò, a lungo andare, logora anche il più convinto assertore dell’aborto. Il fatto poi – conclude – di considerarlo un diritto della donna è stato messo in discussione in quanto confligge con il primo dritto fondamentale alla vita”.

Recentemente anche la senatrice Bonino ha detto la sua a favore delle donne che vogliono abortire e contro gli obiettori, che secondo lei sono tali per motivi di carriera professionale. Un attacco che si inquadra in un disegno volto a rivedere la legge 194 per evitare o limitare al massimo ogni forma di obiezione di coscienza. Questa battaglia per chi si dichiara liberale è da considerarsi una scelta oscurantista.

 

L’assessore regionale alla sanità, Tomassoni: apriamo un tavolo

In risposta alla denuncia del sindacato di sinistra circa pillola Ru486 e l’applicazione della legge 194/78 sull’interruzione della gravidanza, l’assessore regionale alla Sanità Franco Tomassoni ha predisposto un tavolo di discussione e di approfondimento del tema, dimostrando disponibilità al dialogo e apertura alla comprensione delle varie posizioni in gioco. A questo proposito Maria Pia Rosi, consigliere regionale del Pdl, parla di “cedimento all’ennesimo ricatto dei sindacati di sinistra” e ricorda che per una applicazione corretta della suddetta legge dovrebbe essere messo in atto un percorso informativo che renda le donne consapevoli dei danni e dei rischi che corrono nelle pratiche abortive. Scrive l’assessore Rosi: “Il messaggio che la sinistra dà è un messaggio di morte e leggerezza, perché non si può paragonare l’aborto alla cura di un raffreddore”; e ricorda le 15 ragazze morte dopo la somministrazione della Ru486, oltre al frequente ricorso delle donne a terapie per curare il danno psicologico procurato da un aborto. C’è anche un ammonimento a Tomassoni a non cedere in materia, a non scendere a patti per salvare la poltrona. Pensiamo inoltre che sia una raccomandazione non necessaria. Il senatore Maurizio Ronconi dell’Udc a sua volta chiede all’assessore regionale alla Sanità di convocare al tavolo di discussione anche rappresentanti delle organizzazioni cattoliche, del Movimento per la vita, dell’Associazioe medici cattolici.

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La 194 rispetta la Costituzione? La Corte evita di rispondere https://www.lavoce.it/la-194-rispetta-la-costituzione-la-corte-evita-di-rispondere/ Fri, 22 Jun 2012 11:42:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11552
Il Palazzo della Consulta sede della Corte Costituzionale

È dal 1980 che la Corte Costituzionale riesce a non dirci, con espedienti procedurali vari, se l’aborto come disciplinato nei primi tre mesi di gravidanza è conforme alla Costituzione oppure no”. Commenta così Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita (MpV), la decisione di mercoledì in merito al ricorso del giudice tutelare di Spoleto il quale aveva sollevato la questione di legittimità nell’ambito di un procedimento riguardante una minorenne rivoltasi a un consultorio familiare per sottoporsi a un aborto, senza coinvolgere i genitori. La giovane poi aveva di fatto abortito con il consenso esplicito dei genitori, ma il caso ormai si era posto. “Come in almeno altri 25 casi precedenti – afferma Casini -, anche questa volta la Corte ha accuratamente evitato di entrare nel merito”. “Quali siano i motivi che rendono impossibile il discernimento, non è dato sapere. Fatto sta che questioni che avrebbero potuto mettere in crisi la legge 194 – aggiunge il presidente del MpV – sono rimaste in questi trent’anni e passa senza risposta. Ma al tempo stesso significa anche che neppure la Costituzionalità della legge 194 è stata mai dichiarata”.

“Prendiamo atto, che per il nostro ordinamento giuridico non tutte le vite degli esseri umani sono uguali” ha commentato Giancarlo Cerrelli, vice presidente dell‘Unione Giuristi Cattolici italiani (Ugci) dopo la sentenza della Corte Costituzionale. In attesa delle motivazioni della sentenza, che ci ”faranno comprendere il ragionamento della Consulta – conclude Cerrelli – ci appare chiaro sin da ora che per avallare un malinteso senso di libertà della donna, si sia consacrata l’uccisione ingiusta di esseri umani innocenti, che riteniamo siano i veri discriminati dal nostro ordinamento giuridico e dalla nostra società”.

Per Lucio Romano, presidente nazionale dell’associazione Scienza & Vita, la decisione della Consulta non dovrebbe impedire a laici e cattolici di affrontare “un dibattito in maniera costruttiva nel comune riconoscimento di valori fondativi per la democrazia quale quello irrinunciabile di ogni vita umana”.

Nel dibattito è intervenuto anche il presidente del Forum delle Famiglie dell’Umbria, Simone Pillon, con un commento lasciato sul sito www.lavoce.it. “Alcuni diritti sono insiti nel cuore dell’uomo” scrive Pillon sottolineando che “in relazione a tale assunto si danno due sole possibilità: o una società è in grado di riconoscere e tutelare tali diritti in primo luogo nella sua cultura, nel suo sentire comune e solo in conseguenza di ciò anche nelle sue istituzioni, oppure il pretendere di fare una riserva indiana dei diritti umani lasciandone la tutela agli organi politici o giurisdizionali senza più basi culturali e antropologiche nel paese, porterà sempre più ad una alienazione del vivere comune che inevitabilmente sfocierà in una crisi esiziale del sistema”.

 

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La Corte non decide sul ricorso di Spoleto https://www.lavoce.it/la-corte-non-decide-sul-ricorso-di-spoleto/ https://www.lavoce.it/la-corte-non-decide-sul-ricorso-di-spoleto/#comments Wed, 20 Jun 2012 17:39:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11493 “È dal 1980 che la Corte Costituzionale riesce a non dirci, con espedienti procedurali vari, se l’aborto come disciplinato nei primi tre mesi di gravidanza è conforme alla Costituzione oppure no”. Commenta così Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita (MpV), la decisione di oggi in merito al ricorso del giudice tutelare di Spoleto. “Come in almeno altri 25 casi precedenti – afferma Casini -, anche questa volta la Corte ha accuratamente evitato di entrare nel merito. Per dirla in modo semplice, alla domanda del giudice ha risposto: non posso darti una risposta né in un senso né nell’altro. Quali siano i motivi che rendono impossibile il discernimento, non è dato sapere”.

“Fatto sta che questioni che avrebbero potuto mettere in crisi la legge 194 – aggiunge il presidente del MpV – sono rimaste in questi trent’anni e passa senza risposta. Ma al tempo stesso significa anche che neppure la Costituzionalità della legge 194 è stata mai dichiarata. Ma prima che la legge entrasse in vigore, la Corte aveva parlato. Basta rileggere la decisione del 1975 e gli articoli 4 e 5 della legge successivamente approvata, per capire che la illimitata facoltà della madre di sopprimere il proprio figlio contrasta con la Costituzione e contrasta con il giudizio della Corte. Un giudizio che ora, a legge trasformata nell’ultimo tabù, è diventato ingombrante ma che al tempo stesso non si può né dimenticare né smentire. Meglio decidere di non decidere”. Info: www.mpv.org.

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La legge sull’aborto forse andrà riscritta https://www.lavoce.it/la-legge-sullaborto-forse-andra-riscritta/ Thu, 14 Jun 2012 13:35:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11418
Una manifestazione di protesta in difesa della legge 194 sull'aborto

“Questo ricorso alla Consulta riapre inevitabilmente il dibattito” e “potrebbe attivare un’autentica novità”. A dichiararlo è Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, riferendosi al momento (20 giugno) in cui la Corte costituzionale esaminerà la questione di legittimità dell’art. 4 della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza. La questione era stata sollevata dal giudice tutelare di Spoleto.

Il fatto

Il caso è stato sollevato nell’ambito di un procedimento riguardante una minorenne rivoltasi a un consultorio familiare per sottoporsi a un aborto, senza coinvolgere i genitori. Il giudice di Spoleto ha presentato ricorso alla Consulta, citando anche la storica sentenza del 18 ottobre 2011 della Corte di giustizia Ue, secondo la quale “sin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un embrione umano” e “deve essere riconosciuta questa qualifica di embrione umano anche all’ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura, e all’ovulo umano non fecondato indotto a dividersi e a svilupparsi attraverso partenogenesi”. La giovane poi ha di fatto abortito con il consenso esplicito dei genitori. Il caso però ormai si era posto ed ora si attende la risposta.

D’Agostino, quale potrebbe essere questo elemento di novità?

“Da una trentina d’anni ci siamo abituati a ritenere che la legge 194 sia ‘costituzionale’, perché a suo tempo, quando la Consulta di allora venne investita della questione, argomentò che tra la vita della madre, che è persona, e la vita del nascituro, che persona deve ancora diventare, ci dev’essere un riconosciuto primato alla prima sulla seconda. Decisione fino ad oggi indiscussa. Il fatto nuovo è che i giudici europei hanno invece stabilito che la dignità umana è già presente tutta intera fin dall’inizio di un individuo umano. Su questo argomento giuridico fondamentale si fonda la conclusione che ha escluso la brevettabilità di invenzioni derivate da embrioni umani”.

Un ribaltamento della prospettiva espressa dalla nostra Corte costituzionale?

“Sì, questa prospettiva è stata inaspettatamente e obiettivamente – anche se non intenzionalmente – rovesciata. Ne consegue che la valutazione della dignità in chiave gradualistica (nella fattispecie di madre e nascituro, ma che potrebbe essere ulteriormente specificata) è negata dalla Corte europea. Ora la Corte costituzionale italiana si trova di fronte a una decisione difficile, e può darsi che tenti di eluderla attraverso escamotage procedurali. Tuttavia, rimane il merito della questione: o si costruisce in Europa un unico paradigma bio-giuridico che abbia per oggetto la dignità della vita nascente, oppure si entrerà in un caos in cui ogni Corte nazionale potrà assumere posizioni autonome, e le pronunce delle Corti europee rimarranno a loro volta in un limbo non comunicante con le Corti nazionali. Questo però sarebbe non solo contrario agli obiettivi dell’unificazione giuridica dell’Europa, ma anche della Convenzione di Oviedo, firmata pressoché da tutti i Paesi del Continente”.

Che cosa c’è dietro tutto questo?

“Si muovono contemporaneamente istanze molto diverse. Anzitutto, quella della ricerca scientifica, potentissima nel Regno Unito e all’avanguardia negli ambiti della biotecnologica e della genetica; molto meno in Italia. Poi c’è la ricerca bioetica di carattere accademico, clinica e filosofica, che conosce tuttora profonde lacerazioni. Tuttavia mi preoccupa notevolmente, e in particolare in Italia, un terzo livello. Ossia, quello del sentire comune, una sorta di ‘assuefazione’ alla banalizzazione delle questioni della vita nascente, che porta al dilagare non solo dell’aborto, ma di pratiche di procreazione assistita fortemente manipolatorie. Un fenomeno culturale di difficile gestione, alla cui base c’è un serio problema di informazione-formazione. Mentre con gli scienziati ci si può impegnare in un serio confronto affinché riconoscano l’infondatezza di certe teorie, e con i bioeticisti il passare degli anni raffina il dibattito e spesso smorza i contrasti, a livello di opinione pubblica si registra una situazione di grave difficoltà culturale che richiederebbe un radicale intervento. Ad eccezione della Chiesa cattolica, nel nostro Paese le grandi agenzie culturali simpatizzano con pratiche e proposte contrarie al rispetto per la dignità della vita umana, dipingendole in modo ottimistico e dolciastro”.

Quale il ruolo della Chiesa?

“Nonostante le sue posizioni vengano dipinte dai suoi avversari come oscurantiste, dovrebbe proseguire con grande serenità e altrettanta competenza nel suo compito di formazione delle coscienze. In ambito più specifico, grazie all’impulso del card. Elio Sgreccia, fino a qualche anno fa alcuni Centri di bioetica cattolica avevano una forte rilevanza nazionale, che in questi ultimi tempi mi pare stia declinando. Occorrerebbe concentrare risorse ed energie per porre rimedio a questa perdita”.

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Legge 194: la Consulta decide sulla questione sollevata dal giudice di Spoleto https://www.lavoce.it/legge-194-la-consulta-decide-sulla-questione-sollevata-dal-giudice-di-spoleto/ https://www.lavoce.it/legge-194-la-consulta-decide-sulla-questione-sollevata-dal-giudice-di-spoleto/#comments Wed, 13 Jun 2012 13:07:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=11359 “Questo ricorso alla Consulta riapre inevitabilmente il dibattito” e “potrebbe attivare un’autentica novità”. A dichiararlo al Sir è Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, ad una settimana dal 20 giugno, quando la Corte costituzionale esaminerà l’atto con cui il giudice tutelare di Spoleto ha sollevato la questione di legittimità dell’art. 4 della legge n. 194/1978 recante “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Il caso è stato sollevato nell’ambito di un procedimento riguardante una minore rivoltasi ad un Consultorio familiare per sottoporsi a un aborto senza coinvolgere i genitori. Il giudice di Spoleto ha presentato ricorso alla Consulta citando anche la storica sentenza del 18 ottobre 2011 della Corte di giustizia Ue, secondo la quale “sin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un embrione umano” e “deve essere riconosciuta questa qualifica di embrione umano anche all’ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura, e all’ovulo umano non fecondato indotto a dividersi e a svilupparsi attraverso partenogenesi”. Sulla questione in generale, che investe la visione dell’uomo, Giovanna Pasqualin Traversa, per il Sir, ha fatto il punto con Francesco D’Agostino.

Leggi l’intervista

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Donne forti, coraggiose, che confidano in Dio https://www.lavoce.it/donne-forti-coraggiose-che-confidano-in-dio/ Fri, 18 May 2012 11:46:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=10709 Verrà conferito a Cascia il 21 maggio il Riconoscimento internazionale “Santa Rita” – quest’anno tutto italiano -, rivolto a donne che hanno saputo incarnare in modo forte nella propria esistenza i valori della spiritualità e della carità. Per il programma in dettaglio, vedi il box qui sotto. Di seguito, un profilo biografico delle tre vincitrici dell’edizione 2012 del Premio.

 

Anna Maria Landini

“Riceve il premio – recita la motivazione – per aver testimoniato di essere una donna forte, coraggiosa ed esuberante, che ha fatto tesoro delle difficoltà incontrate nella vita. Anzi, senza mai abbattersi, le ha fatte divenire il motore delle sue attività, sia in famiglia che fuori, sempre con determinazione, senza perdere la tenerezza”. Nata a Firenze nel 1935, inizia l’attività lavorativa come programmatrice all’Ibm. È madre di 3 figli e nonna di 6 nipoti. Vive attualmente a Spoleto insieme al marito Ponziano Benedetti. Negli anni ha legato la sua attività di volontariato nella Caritas con la presenza costante in famiglia. Ha trasferito questa sua voglia di servizio ai meno fortunati anche al marito e ai figli, che sono cresciuti con la convinzione che “sporcarsi le mani” per gli altri sia passaggio imprescindibile per la crescita di chiunque. Nel 1977 incontra l’arcivescovo di Spoleto Ottorino Pietro Alberti e l’allora direttore della Caritas don Sergio Virgili: la coinvolgono nelle attività della costituenda Caritas diocesana, gettando le basi per una rete che oggi vanta decine e decine di interventi e azioni. Come vice direttore della Caritas diocesana di Spoleto, Anna M. Landini ha creato i presupposti perché fiorissero le Caritas parrocchiali e prendessero via dei luoghi (oggi noti ome Centri di ascolto) per dare conforto alle persone disagiate. Dopo la battaglia contro la legge 194, nel 1978-1979 propone e gestisce una delle prime case famiglia italiane per ragazze madri: la casa di San Sabino a Spoleto, per dare risposte concrete alle ragazze che non volevano praticare l’aborto. Contemporaneamente, nei primi anni Ottanta ha contribuito alla creazione di attività per ragazzi disabili.

 

Nicoletta Bernardi

Ricordano gli organizzatori: “Abbiamo accolto la richiesta dell’amica Maria Rita Spallacci [di conferire il premio alla sig.ra Bernardi], perché abbiamo visto in Nicoletta la donna cristiana per eccellenza, e siamo lieti di conferirle il riconoscimento per aver fatto della sua vita un dono per gli altri, senza riserva alcuna”. Nicoletta Bernardi è nata in un paesino di campagna in Veneto. Ha iniziato a lavorare giovanissima, perché la scuola media allora non era obbligatoria, imparando così molti mestieri. Ed è proprio attraverso il lavoro che Nicoletta ha incontrato Maria Rita. Quest’ultima, dovendo lavorare, non può accudire alla figlia piccola e così decide di chiedere aiuto a Nicoletta, all’epoca appena 12enne. Nasce così la loro amicizia che dura tutt’oggi. All’età di 15 anni Nicoletta s’innamora di un ragazzo che poi è diventato suo marito. Si sposa a 18 e a 20 dà alla luce il suo primogenito. I problemi iniziano fin dal giorno del matrimonio, quando entrano definitivamente a far parte della famiglia del marito gravi problematiche: il suocero, paralizzato dall’età di 56 anni, una cognata affetta dalla sindrome di Down e con seri problemi al cuore, un nipote colpito da distrofia muscolare. A sua volta, Nicoletta ha avuto tre figli, anch’essi con diverse difficoltà, ma che è riuscita a superare per merito di quella positività che la contraddistingue.

 

Carolina, mamma di Lorenzo

Una donna spoletina a cui è stato chiesto di scrivere la propria testimonianza. Eccola: “Sono nata 51 anni fa. A distanza di un anno nasceva mia sorella Angela, e dopo cinque anni è arrivata anche Piera. Purtroppo, per un episodio accaduto in famiglia, tutto è improvvisamente cambiato: io e Angela siamo state mandate in collegio, avevo cinque anni o poco più. Questa esperienza mi ha creato una forma esagerata di timidezza nei confronti delle persone, ma anche nei confronti dei miei genitori, perché da bambina di 5 anni torni che ormai ne hai 9 compiuti, hai qualche problema a confidarti e senti anche le tue sorelle quasi come delle estranee, perché in collegio vivevamo separate. Ma ce l’abbiamo fatta, grazie anche perché i miei genitori sono stati comunque un esempio di persone oneste, lavoratori instancabili, che hanno sempre cercato di fare la cosa giusta per tirare avanti e per mandarci a scuola e per darci un futuro, un futuro migliore del loro. Devo dire anche grazie a Renato, che avevo conosciuto nel 1976. Il 9 aprile 1983 ci sposiamo e nel 1987 nasce Mara. Nel frattempo conosco una persona che mi parla dell’associazione di volontariato Avo che svolge opera presso l’ospedale, e mi convinco che bisogna fare qualcosa anche per gli altri (più avanti, sarà il gruppo Sant’Agata per attività di beneficienza). Il 3 febbraio 1993 nasce Lorenzo. Era un ragazzo vivace, un po’ irrequieto, ma era un buono, non metteva malizia in quello che faceva; era spontaneo e quello che è emerso – da come lo hanno descritto i suoi amici – è che sapeva ascoltare, e se ti vedeva triste, tanto faceva finché non ti strappava un sorriso. Aveva, sì, lasciato la scuola a gennaio 2011, con nostra disapprovazione e successiva rassegnazione; ma dopo essersi dedicato all’orto di casa e dopo aver scoperto questa passione, aveva deciso di frequentare la Scuola di agraria a Monza. Dopo la sua tragica morte, la mia vita è cambiata, piango ogni giorno. Il Signore ci darà la forza per continuare il nostro cammino, ci indicherà la strada, avremo davanti a noi la consapevolezza che la vita è breve e va vissuta nel rispetto e nell’aiuto reciproco, accettando la Sua volontà”.

 

Il programma della festa a Cascia

Martedì 22 maggio, ore 10.15, sul sagrato della basilica arriva il corteo storico insieme alla processione partita da Roccaporena; i “quadri viventi” sono realizzati con grande rigore storico. Ore 11, solenne pontificale, poi benedizione delle rose e supplica a santa Rita. Ore 18, in basilica, celebrazione eucaristica per tutti i benefattori del santuario. A mezzanotte, spettacolo pirotecnico. Alla vigilia, lunedì 21, messa in basilica alle ore 16.30; alle 17.30 presentazione delle vincitrici del premio e messa del Transito; alle 21.30 arrivo della Fiaccola da Santa Cruz. Le vincitrici del Premio vengono presentate domenica 20 alle ore 21 in basilica.

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Appello pro-vita, nuove adesioni https://www.lavoce.it/appello-pro-vita-nuove-adesioni-2/ Thu, 09 Feb 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=835 Nuove adesioni sono giunte all’appello “pro vita” pubblicato su queste pagine una settimana fa in vista della Giornata per la vita che la Chiesa ha celebrato il 5 febbraio. Alle 13 associazioni se ne sono aggiunte altre 10 e due adesioni personali (vedi box qui accanto). Condividendo l’affermazione secondo cui “la difesa della vita non è un valore ‘cattolico’ ma appartiene alla stessa umanità” i firmatari dell’appello invitavano a dedicare a questo tema “tempi e spazi per un dibattito che faccia avanzare le idee e le ‘buone pratiche’”. L’appello, spiegano i promotori, è nato dall’amara constatazione del fatto che si discute molto su quale sia “il modo migliore per interrompere la vita appena concepita”, mentre non si dedica tempo né energie “per trovare il modo migliore per aiutare madri e padri ad accogliere e far crescere la vita appena concepita”. L’appello concludeva chiedendosi se invece non sia “interesse della nostra regione sostenere la natalità con tutti i modi e mezzi disponibili”. Contemporaneamente all’appello firmato dalle associazioni è stato diffuso il documento che alcuni membri dell’Istituto Conestabile di Perugia hanno redatto per la giornata della Vita. Un contributo articolato e argomentato dettato dalla volontà di “unirsi all’auspicata riflessione” sulla vita, “non soltanto insieme ai giovani, ai quali è diretto l’ultimo messaggio della CEI, ma – scrivono Gianfranco Maddoli, Mario Tosti, Fausto Grignani, Gianfranco Faina e Mario Roych – anche a quanti, adulti credenti e non credenti, e in particolare a coloro che sono impegnati in responsabilità politiche, devono sentire il dovere di affrontare con piena consapevolezza e senza superficialità di atteggiamenti solo ideologici, una problematica che tutti avvertiamo molto complessa”. “La vita umana non è un valore solo morale-religioso ma un fondamentale valore laico-civile affermato anche nella nostra Costituzione. Noi vorremmo – aggiungono i firmatari – che se ne discutesse pacatamente”.Il testo ha suscitato la dura reazione di un gruppo femminista di Terni legato agli ambienti atei e anticlericali della città, che in un comunicato definisce l’intervento del Conestabile un “attacco alla legge 194”, poi si scaglia contro la Chiesa che, a loro dire “vieta ai giornalisti di tutte le emittenti televisive e radiofoniche italiane di nominare la parola ‘preservativo’ durante la giornata mondiale della lotta contro l’Aids!”. Obiettivo politico del comunicato delle femministe ternane è la Regione. “Pretendiamo – scrivono – che la politica, in questa regione (governata da una donna!) prenda definitivamente le distanze da quelle posizioni medievali, sessiste e indegne, tipiche del peggiore fondamentalismo cattolico”. Lo stesso gruppo il 3 febbraio aveva “denunciato” che “dietro la preghiera per la vita nascente in realtà si cela una manifestazione politica contro la 194”. Posizioni estreme, più diffuse di quanto si pensi, che sono il segnale di quanto sia difficile un dialogo sereno su questi temi. CHI HA FIRMATO L’elenco delle adesioni pervenute fino a mercoledì 8 febbraio. Chi vuole aggiungersi può inviare una mail a meic.perugia@yahoo.it- Maria Rita Valli, Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) – Perugia- Fausto Santeusanio, Associazione “Alle querce di Mamre” – Pasquale Caracciolo, Centro volontari delle sofferenza (Cvs) – Perugia- Sergio De Vincenzi, comitato prov.le Associazione genitori scuole cattoliche (AGeSC) Perugia- Luciano Valentini di Laviano, delegato per Perugia e Terni dell’Ordine di Malta- Fabrizio Saracino, Federazione universitaria cattolica (FUCI) “G. Toniolo” di Perugia- Maurizio Santantoni, Associazione perugina di volontariato (Apv) – suor Roberta Vinerba, Circolo “La Pira” – Simone Pillon, Forum delle Famiglie – Perugia- Vincenzo Silvestrelli, Federazione umbra Movimento per la vita- Marco Canonico, Unione giuristi cattolici (Ugci) – sezione di Perugia- Pierluigi Grasselli, Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid) – gruppo di Perugia- Enrico Sebastiani, Movimento dei Focolari- Alessandro Moretti, Azione cattolica diocesana di Perugia – Città della Pieve- Assuntina Morresi, Associazione Scienza e Vita – Perugia- Mario Timio, Associazione medici cattolici (Amci) – Perugia- Domenico Piano, Unione cattolica stampa italiana (UCSI) – Umbria- Maddalena Pievaioli, Istituzione teresiana – Perugia- Giuseppe Capaccioni, Comunione Liberazione (CL) – Gaia e Dino Buonforte, Équipe notre dame- Angelo Filardo, Centro ”Amore e Vita” di Foligno- Francesca Tura Menghini, coordinatore diocesano Rinnovamento nello Spirito (RnS) – Maria Teresa Di Stefano, Centro ecumenico e universitario San Martino, PerugiaSono infine giunte le adesioni personali di: – Prof Lino Conti, ordinario di Storia della scienza e di Bioetica, Università degli Studi di Perugia- prof.ssa Marisa Borchiellini

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Ru486: “DeGenere” alza la voce https://www.lavoce.it/ru486-degenere-alza-la-voce/ Thu, 03 Nov 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9741 Ad ognuno che incontri, se gli fai la domanda, quale sia la questione più grave che lo preoccupa oggi, ti risponde che è la questione economica. Si rischia di sprofondare tutti in una condizione di povertà generalizzata senza sapere come tirarsi fuori. Alla stessa domanda chi ha figli vi potrà rispondere che la cosa più urgente è la loro educazione e quando sono cresciuti quella di trovargli un lavoro. Ci sono madri e padri che tremano nel fine settimana perché i figli vogliono andare in discoteca e non sono mai tranquilli finché non sono ritornati e paventano che facciano uso di droga e incontrino cattive compagnie. Ci sono mille altre preoccupazioni. Ma una ci era sfuggita ed ora qualcuno ce la ricorda. Sono le donne appartenenti alla Assemblea femminista “DeGenere” che in un comunicato inviato a tutti i giornali informano “sulla situazione attuale sulla questione della pillola Ru486 nelle Asl regionali”. Denunciano, in questo comunicato, che “dopo tutte le battaglie fatte, dopo la delibera regionale di fine luglio, nessuna ratifica ufficiale è seguita, quindi, di fatto, la situazione è gravissima”. E perché sarebbe così grave la situazione? Perché la donna che vuole abortire scegliendo la via della pillola Ru486 deve farlo con tre giorni di ricovero ordinario. Ci viene da dire che tre giorni non sono poi tanti rispetto ad una vita che si spegne per sempre. Ma non serve, perché le “DeGenere” lamentano che nelle Asl ci sono troppi obiettori di coscienza e questo impedirebbe la piena attuazione della legge 194. Come se gli obiettori non fossero compresi nella legge stessa! Questa non sarebbe pienamente attuata se fossero impedito ai medici e agli infermieri di fare obiezione di coscienza, prevista, appunto dalla legge. Il comunicato “DeGenere” si sofferma a descrivere l’itinerario della Regione dall’Atto di delibera delle linee guida di luglio constatando che fino ad oggi non si è fatto nulla per attuare la possibilità di somministrazione della Ru486 in Day hospital. La descrizione è intitolata “La grande farsa” e conclude che “più tempo passa, per l’applicazione del Day hospital, più viene negato il diritto all’aborto e al libero e incondizionato accesso alla pillola Ru486”. Sembra un grido di “libertà o morte”, come i prigionieri di guerra. E con tristezza dobbiamo constatare che si tratta non di libertà o morte in alternativa, ma di libertà dell’uno (a) e morte dell’altro. Sembra cruda questa osservazione, ma non saprei che altro dire a persone, donne, che parlano di “diritto” all’aborto. Ma non è scritto in tutti i libri decenti che il vero primo diritto è alla vita e che la libertà di uno non può essere esercitata a danno di nessuno? Potremmo umanamente comprendere se in certi casi di sofferenza, di abuso, di violenza e simili, qualcuno invocasse, contro voglia, con rammarico, l’applicazione estrema della legge 194, ma che si parli di “diritto” all’aborto è un segno di superficialità e di insensibilità. Nella prima stesura avevo usato di getto altre parole, più dure, che ho corretto. Per amor di patria e di tante donne che con le femministe “DeGenere” non hanno alcuna cosa da spartire.

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Aiuto alla vita dove è in pericolo https://www.lavoce.it/aiuto-alla-vita-dove-e-in-pericolo/ Thu, 27 Oct 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9721 Portare i volontari del Cav (o il Cav stesso) nelle strutture sanitarie pubbliche è il progetto formulato nel corso della giornata di lavoro che il Movimento per la vita dell’Umbria ha tenuto domenica a Perugia. “La strada da percorrere è lunga – afferma il presidente Vincenzo Silvestrelli – ma restiamo fiduciosi. Nelle scorse settimane per esempio abbiamo ricevuto disponibilità da parte dell’Azienda sanitaria n° 1 di Città di Castello per una serie di iniziative con il Cav; speriamo che si possa partire da là per estendere delle buone pratiche nel resto della regione”. Da molti anni i volontari del Mpv di Perugia e del Cav cercano un contatto con i dirigenti dell’Azienda sanitaria locale per avere almeno la possibilità di esporre materiale nella bacheca dei consultori pubblici, così che le donne abbiano la possibilità di sapere che esistono alternative all’aborto e che ci sono persone disposte ad aiutarle. In fondo, dicono, si tratta di appicare la legge 194, ma sul questo fronte le strutture sanitarie umbre hanno sempre posto forti ostacoli al Movimento per la vita. Il Cav di Magenta presente negli ospedaliPer questo l’esperienza del Centro di aiuto alla vita di Magenta, Comune nei pressi di Milano, è stata seguita con particolare interesse. “Il nostro Cav – ha spiegato la responsabile Teresa Longoni – accompagna ogni anno circa 90 donne che hanno rinunciato ad abortire anche all’ultimo minuto, magari proprio mentre stavano andando in ospedale per l’intervento”. Il Cav di Magenta, ha spiegato la responsabile, è uno dei pochi in Italia ad avere sede all’interno del nosocomio cittadino, nel reparto di Ostetricia e ginecologia. Un vero presidio estremo in aiuto della donna, quasi sempre lasciata sola e assolutamente disinformata davanti alla drammatica scelta se tenere il proprio bambino o no, nonché davanti alle conseguenze del post-aborto. “Accoglienza” è la parola d’ordine del nostro Cav, ha detto Teresa Longoni spiegando che il Cav di Magenta ha tre sedi, conta su 248 soci e 25 volontarie che assicurano presenza e reperibilità 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. “È stato importantissimo per noi entrare nell’ospedale, perché così possiamo prevenire l’aborto proprio là dove si pratica”. Circa 90 donne ogni anno vengono accompagnate nella loro gravidanza e maternità dai volontari del Cav che offrono sostegno psicologico, affettivo e, se necessario, anche economico. Con “Nasko” la Regione Lombardia aiuta le mammeIl Cav di Magenta, ha aggiunto Longoni, può contare sul progetto “Nasko” che la Regione Lombardia ha promosso nell’ambito della legge regionale sulla famiglia. Attraverso i consultori pubblici o privati e i Centri di aiuto alla vita, la Regione sostiene le madri che scelgono di portare avanti la gravidanza anche se in condizioni poco favorevoli, offrendo un contributo economico di 250 euro che darà sostegno per 18 mesi. Il contributo è riconosciuto alle future mamme in grado di dimostrare che la gravidanza comporta un effettivo disagio economico e che si impegnano a partecipare al progetto di aiuto concordato tra il consultorio familiare pubblico o privato accreditato e il Centro di aiuto alla vita. Il progetto “Nasko” si aggiunge così al progetto “Gemma” del Cav, “che però – ha precisato Teresa Longoni – non vuole essere un luogo dove si distribuiscono latte e pannolini, ma dove si fa accoglienza della vita. Quando una donna non sa se tenere il proprio bambino o no, il problema economico è spesso una scusa. Non è pronta a quella maternità, ha altri progetti per sé, rifiuta l’idea di quella nuova vita. È per questo che non possiamo non accogliere”. Così le donne che varcano la soglia del Cav magentino non sono trattate come “casi” ma accolte come persone, con un nome e una storia, e per fare questo il Cav cura anche una “professionalità” dell’aiuto perché “bisogna fare bene il bene” promuovendo periodicamente corsi di formazione sul dialogo di consulenza per fornire ai volontari gli strumenti “tecnici” indispensabili. L’“aiuto” di Gianna Beretta MollaMagenta è anche la terra natia di santa Gianna Beretta Molla, che per amore del bambino nel proprio grembo rinunciò alle cure risolutive di un grosso fibroma all’utero, donando la propria vita per quella di suo figlio. “Ogni giovedì mattina, giorno in cui in ospedale vengono praticati gli aborti – racconta Teresa Longoni – noi ci riuniamo in preghiera e chiediamo a santa Gianna che in quella giornata almeno un bambino venga salvato. E la nostra Santa ci ascolta sempre, ha già fatto moltissimi miracoli e siamo certi che molti ne farà”. GIORNATA CAV. Le proposte avanzate dai gruppi di lavoro; l’appello finaleLa questione della vita è la questione di oggi” ha detto il teologo don Giulio Maspero alla giornata annuale di lavoro del Movimento per la vita dell’Umbria incentrata quest’anno sul tema “Maternità e paternità nella società che cambia. Aspetti culturali”. Le relazioni“In tutto il Novecento, nella letteratura ad esempio, è presente la ricerca del padre. Quello che si è perso oggi è la relazione padre-figlio – ha proseguito il docente della Pontificia università della Santa Croce –, quella paternità che sa di potercela fare pur convivendo con il proprio limite. Una paternità legittimata dal fatto che un padre è figlio a propria volta, riconoscendo che la vita non viene da se stessi, ma da una sorgente più grande”. Secondo Rafael Alvira, dell’Università spagnola di Navarra, quando si parla di famiglia si applicano categorie estetiche: “Che bella famiglia, si dice, ma per essere bella una famiglia deve essere anche vera. I genitori devono continuamente studiare il mondo dei figli e viceversa, perché quando uno ama qualcosa la studia, se ne interessa e il dialogo tra le parti è continuo”. I gruppi di lavoroI gruppi di lavoro svoltisi nella seconda parte della giornata hanno prodotto alcuni progetti da mettere in pratica nell’arco di pochi mesi. Il gruppo sulla collaborazione con le istituzioni sanitarie ha proposto di approfondire la normativa per verificare se anche in Umbria sia possibile portare i Cav all’interno di strutture sanitarie pubbliche; inoltre ha proposto di organizzare corsi di formazione per operatori di Cav, per medici e personale sanitario in particolare sull’obiezione di coscienza. Negli altri gruppi sono state formulate proposte che vanno dalla creazione di un’associazione di “professori per la vita” all’apertura di “sportelli di ascolto per la vita” fino al corso gratuito di puericultura per le mamme, pensando soprattutto alle donne straniere, spesso in grande difficoltà per via della lingua quando si presentano le patologie più comuni ai propri neonati. Appello per la paceA conclusione della giornata l’assemblea ha approvato un appello per una sospensione degli aborti il 27 ottobre, la Giornata di preghiera e di riflessione per la pace. Nell’appello ricordano le parole che la beata Madre Teresa di Calcutta pronunciò nel 1979 nel discorso fatto in occasione del conferimento del premio Nobel per la pace. “Stiamo parlando di pace – disse Madre Teresa – ma io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa”. E aggiungeva: “Perché, se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla”.

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