lavoro Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/lavoro/ Settimanale di informazione regionale Wed, 30 Oct 2024 17:24:34 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg lavoro Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/lavoro/ 32 32 Giovani che vanno a lavorare all’estero. E in Italia? https://www.lavoce.it/giovani-che-vanno-a-lavorare-allestero-e-in-italia/ https://www.lavoce.it/giovani-che-vanno-a-lavorare-allestero-e-in-italia/#respond Wed, 30 Oct 2024 17:24:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78358 una ragazza ripresa di fronte, conm la testa visibile a metà, con in mano un qiuaderno e sulle spalle uno zaino nero

Non è facile quantificare di preciso l’entità della cosiddetta “fuga di cervelli” dall’Italia all’estero, cioè quanti siano quei giovani (fino ai 34 anni) che fanno le valigie e se ne vanno all’estero a cercare miglior fortuna. Comunque, secondo uno studio presentato al Cnel dalla Fondazione Nord Est, in tredici anni, dal 2011 al 2023, circa 550 mila giovani italiani tra i 18 e 34 anni sono emigrati.

Il problema vero è che una fetta consistente di questa gioventù era assai ben formata: laureati di qualità (medici, ingegneri…) su cui il Paese aveva fatto un bell’investimento, ma i cui frutti saranno goduti da Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Francia. Queste le mete più gettonate.

Altro problema: questa diaspora non è compensata da altrettanti arrivi dall’estero. Sempre quel rapporto segnala che arriva un giovane straniero con ottima formazione ogni 8 italiani espatriati. La ragione è chiarissima: non ci sono in Italia le condizioni migliori per sviluppare una carriera lavorativa. Né per gli italiani, né per gli stranieri.

Retribuzioni iniziali quasi offensive, zero spazio ai più giovani in azienda, carriere lentissime, tassazione asfissiante. Giusto quindi cercare fortuna laddove si sa valorizzare sia la competenza che la freschezza. E chiaramente ha poco senso per un neo-medico tedesco venire a lavorare qui in Italia (a Bolzano, ad esempio), dove guadagnerà la metà che a casa propria.

Il recente Decreto flussi ha aperto le porte a quasi mezzo milione di lavoratori stranieri in tre anni: il via libera più imponente da decenni, ma già valutato da subito come insufficiente.  Ma qui stiamo facendo discorsi con lo ‘spannometro’: che tipo di lavoratori stranieri serviranno all’Italia del futuro? Di tutti i tipi: solo che badanti e autisti in qualche modo si possono trovare o inventare. Infermieri e ingegneri no. E senza infermieri, ad esempio, non funzionano le case di riposo o l’assistenza domiciliare.

In una recente selezione ai corsi universitari per infermieri in una città del Nord, su 98 posti disponibili si sono presentati 80 candidati: la selezione quindi è stata totalmente inutile, è passato anche chi aveva preso un punto su 100 alla prova d’esame. E poi non tutti gli 80 arriveranno alla meta. Speriamo quindi nella rapida invenzione di robot che sappiano fare iniezioni e medicazioni…

Nicola Salvagnin]]>
una ragazza ripresa di fronte, conm la testa visibile a metà, con in mano un qiuaderno e sulle spalle uno zaino nero

Non è facile quantificare di preciso l’entità della cosiddetta “fuga di cervelli” dall’Italia all’estero, cioè quanti siano quei giovani (fino ai 34 anni) che fanno le valigie e se ne vanno all’estero a cercare miglior fortuna. Comunque, secondo uno studio presentato al Cnel dalla Fondazione Nord Est, in tredici anni, dal 2011 al 2023, circa 550 mila giovani italiani tra i 18 e 34 anni sono emigrati.

Il problema vero è che una fetta consistente di questa gioventù era assai ben formata: laureati di qualità (medici, ingegneri…) su cui il Paese aveva fatto un bell’investimento, ma i cui frutti saranno goduti da Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Francia. Queste le mete più gettonate.

Altro problema: questa diaspora non è compensata da altrettanti arrivi dall’estero. Sempre quel rapporto segnala che arriva un giovane straniero con ottima formazione ogni 8 italiani espatriati. La ragione è chiarissima: non ci sono in Italia le condizioni migliori per sviluppare una carriera lavorativa. Né per gli italiani, né per gli stranieri.

Retribuzioni iniziali quasi offensive, zero spazio ai più giovani in azienda, carriere lentissime, tassazione asfissiante. Giusto quindi cercare fortuna laddove si sa valorizzare sia la competenza che la freschezza. E chiaramente ha poco senso per un neo-medico tedesco venire a lavorare qui in Italia (a Bolzano, ad esempio), dove guadagnerà la metà che a casa propria.

Il recente Decreto flussi ha aperto le porte a quasi mezzo milione di lavoratori stranieri in tre anni: il via libera più imponente da decenni, ma già valutato da subito come insufficiente.  Ma qui stiamo facendo discorsi con lo ‘spannometro’: che tipo di lavoratori stranieri serviranno all’Italia del futuro? Di tutti i tipi: solo che badanti e autisti in qualche modo si possono trovare o inventare. Infermieri e ingegneri no. E senza infermieri, ad esempio, non funzionano le case di riposo o l’assistenza domiciliare.

In una recente selezione ai corsi universitari per infermieri in una città del Nord, su 98 posti disponibili si sono presentati 80 candidati: la selezione quindi è stata totalmente inutile, è passato anche chi aveva preso un punto su 100 alla prova d’esame. E poi non tutti gli 80 arriveranno alla meta. Speriamo quindi nella rapida invenzione di robot che sappiano fare iniezioni e medicazioni…

Nicola Salvagnin]]>
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Banca etica. A Perugia la festa per i 25 anni. Ne parliamo con Spedaletti e Stella https://www.lavoce.it/banca-etica-a-perugia-la-festa-per-i-25-anni-ne-parliamo-con-spedaletti-e-stella/ https://www.lavoce.it/banca-etica-a-perugia-la-festa-per-i-25-anni-ne-parliamo-con-spedaletti-e-stella/#respond Fri, 20 Sep 2024 11:57:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77677

La Festa di Banca Etica per i suoi 25 anni sta girando l’Italia ed è arrivata anche a Perugia. Venerdì scorso, 13 settembre, soci e clienti, organizzazioni e imprese che hanno scelto la finanza etica e ne promuovono i principi e lo sviluppo sul territorio, sono stati invitati per un pomeriggio in cui si sono alternati momenti di incontro, di spettacolo e di racconto della crescita di questa realtà nata 25 anni fa sul valore della centralità dell’uomo e dell’ambiente. L’8 marzo 1999 apriva il primo sportello della prima e finora unica banca italiana dedita esclusivamente alla finanza etica. È stata ed è il primo istituto di credito in Italia a misurare tutti gli impatti sociali e ambientali dei crediti che eroga ogni anno. A Perugia, Banca Etica è presente dal 2011 con la filiale di via Piccolpasso. Il suo radicamento nella comunità e nell’economia locale si è così sviluppato non solo grazie a 603 persone socie e clienti nella regione, con 1.203 conti correnti, ma anche tramite l’impegno dei Gruppi di iniziativa territoriale, in un’area che registra 35,7 milioni di euro di raccolta e 32,2 milioni di euro di impieghi.

Nel futuro di Banca etica c'è…

Maurizio Spedaletti Trabalza da pochi mesi è il responsabile della filiale di Perugia di Banca Etica. Nel marzo scorso ha raccolto il testimone da Leonardo Stella. Una “staffetta” che in realtà li ha visti in prima fila insieme fin dalla nascita della filiale di Perugia. Spedaletti, cosa c’è nel futuro di Banca Etica in Umbria? “Nel futuro ci sarà tutto quello che viene fuori dal territorio. Io credo che una delle particolarità belle della finanza etica sia quella di non rispondere a schemi fissi ma di adattarsi alle necessità del territorio. Da qualche anno stiamo sviluppando il settore delle cosiddette workers buyout, cioè quelle aziende che sono sull’orlo del fallimento o fallite e i dipendenti prendono il controllo dell’impresa. Questo è un percorso che è nato da poco e noi siamo stati pronti a sostenerlo economicamente, anche se i veri sostenitori, quelli che rischiano, sono i lavoratori. Noi però diamo loro un piccolo polmone finanziario”. E per l’ambiente? “Ci sarà, spero, la nascita di molte comunità energetiche rinnovabili. Abbiamo un sole che ci dà energia e ancora continuiamo a importare gas. Vorremmo sostenere tutte quel-le iniziative che rendono migliore la vita da un punto di vista sociale e da un punto di vista ambientale sul territorio. In Umbria, come nel resto d’Italia”. In Umbria Banca Etica già fa questo tipo di interventi? “Sui workers buyout sì, ne abbiamo diversi. Le Cer (co- munità energetiche rinnovabili), sono in sviluppo poiché la legge attuativa è di pochi mesi fa. Speriamo che ce ne siano tante, magari anche grazie a noi!”.

Banca etica. Così è nata in Umbria

Alla Festa per i 25 anni di Banca Etica, al Centro congressi “Capitini”, quando Leonardo Stella e Maurizio Spedaletti sono stati invitati a salire sul palco, hanno voluto che li raggiungessero tutti i dipendenti della filiale. Un gesto per dire che quella dell’istituto di credito non è stata un’avventura in solitaria. E anche i soci presenti erano lì a ricordare un progetto, una visione di società, condivisa. Leonardo Stella, come è iniziata la tua storia in Banca Etica? “Sono entrato nell’organizzazione della banca prima che nascesse la banca. All’inizio ero coordinatore dei soci. Poi sono diventato banchiere ambulante per Banca Etica poiché non c’era una sede. E questo dal 2003 al 2011, quando abbiamo aperto la filiale a Perugia e sono diventato responsabile della filiale finché, quest’anno, non abbiamo fatto la staffetta con Maurizio che in realtà era socio e volontario ben prima di me, a Roma, e insieme abbiamo aperto la filiale di Perugia nel 2011. Attualmente lavoro per l’area centro di Banca Etica nella gestione di clienti per- sone giuridiche e aiuto alle filiali del centro Italia”. Come è nata Banca Etica? “Inizialmente si è costituita una cooperativa. Era la coope-rativa Verso Banca Etica e aveva il compito di raccogliere il capitale sociale che serviva per fare una banca - più o meno 6 milioni e mezzo di euro - sul territorio nazionale. L’idea nasce dal mondo del commercio equo solidale che non aveva una cifra del ge- nere, neppure coinvolgendo realtà del terzo settore come il mondo Caritas, Arci, quello ambientalista. Quindi si pensò a una raccolta di capitale sociale diffusa nel territorio e in due-tre anni, abbiamo raggiunto la cifra necessaria con più di 11.000 soci. E l’8 marzo nel 1999 ha aperto la prima filiale di Banca Etica a Padova”. Quali sono i valori alla base di questa Banca? “L’idea è di rimettere la persona e l’ambiente al centro dell’attività. Quindi prima di fare un qualsiasi finanziamento a un soggetto persona giuridica, facciamo due tipi di valutazione: una economico finanziaria, come qualsiasi banca è obbligata a fare, alla quale noi aggiungiamo una valutazione d’impatto socio-ambientale. Andiamo a vedere tutta una serie di indicatori, di comportamenti, della realtà, e andiamo a vedere se il suo comportamento, i suoi principi, sono coerenti con quelli della banca”. Chi fa questa valutazione? “Questo tipo di valutazione è affidata ad alcuni soci nel territorio, i cosiddetti ‘valutatori sociali’ che hanno fatto un corso e sono iscritti all’albo apposito. Insieme agli altri soci volontari del territorio ci dicono se una realtà è compatibile con i valori della banca o meno. Poi, ogni volta che finanziamo persone giuridiche il finanziamento viene pubblicato sul sito, per cui in ogni momento si può vedere quello che la banca fa con i risparmi dei soci. Banca Etica finanzia anche le persone fisiche, i privati, per prestiti personali come ad esempio i mutui per la casa, ma sul sito sono pubblicati solo i finanziamenti fatti a persone giuridiche, quindi cooperative, associazioni, ecc.”. Possiamo riassumere in poche parole? “La trasparenza, l’ambiente e il rispetto delle persone. La trasparenza è fondamentale come anche, sempre di più, il rispetto dell’ambiente. E non ultimo il rispetto delle persone che assume diverse sfaccettature: dal commercio equo solidale al rispetto dei lavoratori alla tutela del lavoro, per esempio con il sostegno alle workers buyout, le imprese recuperate dai lavoratori”. Una sola filiale in Umbria. Come si entra in contatto con Banca Etica? “Il contatto principale è il sito di Banca etica dove si possono trovare tutte le informazioni, oppure il nu- mero verde al quale risponde un gruppo di colleghi di Banca Etica. Da sempre ci siamo dovuti organizzare in modo tale da essere raggiungibili da tutti a prescindere dalla vicinanza con la filiale. Oggi si può fare quasi tutto tranquillamente al telefono o online”. [gallery td_gallery_title_input="Alcuni momenti della Festa di Banca etica a Perugia" td_select_gallery_slide="slide" ids="77699,77700,77701,77702,77703,77707,77708,77706,77704,77705"]]]>

La Festa di Banca Etica per i suoi 25 anni sta girando l’Italia ed è arrivata anche a Perugia. Venerdì scorso, 13 settembre, soci e clienti, organizzazioni e imprese che hanno scelto la finanza etica e ne promuovono i principi e lo sviluppo sul territorio, sono stati invitati per un pomeriggio in cui si sono alternati momenti di incontro, di spettacolo e di racconto della crescita di questa realtà nata 25 anni fa sul valore della centralità dell’uomo e dell’ambiente. L’8 marzo 1999 apriva il primo sportello della prima e finora unica banca italiana dedita esclusivamente alla finanza etica. È stata ed è il primo istituto di credito in Italia a misurare tutti gli impatti sociali e ambientali dei crediti che eroga ogni anno. A Perugia, Banca Etica è presente dal 2011 con la filiale di via Piccolpasso. Il suo radicamento nella comunità e nell’economia locale si è così sviluppato non solo grazie a 603 persone socie e clienti nella regione, con 1.203 conti correnti, ma anche tramite l’impegno dei Gruppi di iniziativa territoriale, in un’area che registra 35,7 milioni di euro di raccolta e 32,2 milioni di euro di impieghi.

Nel futuro di Banca etica c'è…

Maurizio Spedaletti Trabalza da pochi mesi è il responsabile della filiale di Perugia di Banca Etica. Nel marzo scorso ha raccolto il testimone da Leonardo Stella. Una “staffetta” che in realtà li ha visti in prima fila insieme fin dalla nascita della filiale di Perugia. Spedaletti, cosa c’è nel futuro di Banca Etica in Umbria? “Nel futuro ci sarà tutto quello che viene fuori dal territorio. Io credo che una delle particolarità belle della finanza etica sia quella di non rispondere a schemi fissi ma di adattarsi alle necessità del territorio. Da qualche anno stiamo sviluppando il settore delle cosiddette workers buyout, cioè quelle aziende che sono sull’orlo del fallimento o fallite e i dipendenti prendono il controllo dell’impresa. Questo è un percorso che è nato da poco e noi siamo stati pronti a sostenerlo economicamente, anche se i veri sostenitori, quelli che rischiano, sono i lavoratori. Noi però diamo loro un piccolo polmone finanziario”. E per l’ambiente? “Ci sarà, spero, la nascita di molte comunità energetiche rinnovabili. Abbiamo un sole che ci dà energia e ancora continuiamo a importare gas. Vorremmo sostenere tutte quel-le iniziative che rendono migliore la vita da un punto di vista sociale e da un punto di vista ambientale sul territorio. In Umbria, come nel resto d’Italia”. In Umbria Banca Etica già fa questo tipo di interventi? “Sui workers buyout sì, ne abbiamo diversi. Le Cer (co- munità energetiche rinnovabili), sono in sviluppo poiché la legge attuativa è di pochi mesi fa. Speriamo che ce ne siano tante, magari anche grazie a noi!”.

Banca etica. Così è nata in Umbria

Alla Festa per i 25 anni di Banca Etica, al Centro congressi “Capitini”, quando Leonardo Stella e Maurizio Spedaletti sono stati invitati a salire sul palco, hanno voluto che li raggiungessero tutti i dipendenti della filiale. Un gesto per dire che quella dell’istituto di credito non è stata un’avventura in solitaria. E anche i soci presenti erano lì a ricordare un progetto, una visione di società, condivisa. Leonardo Stella, come è iniziata la tua storia in Banca Etica? “Sono entrato nell’organizzazione della banca prima che nascesse la banca. All’inizio ero coordinatore dei soci. Poi sono diventato banchiere ambulante per Banca Etica poiché non c’era una sede. E questo dal 2003 al 2011, quando abbiamo aperto la filiale a Perugia e sono diventato responsabile della filiale finché, quest’anno, non abbiamo fatto la staffetta con Maurizio che in realtà era socio e volontario ben prima di me, a Roma, e insieme abbiamo aperto la filiale di Perugia nel 2011. Attualmente lavoro per l’area centro di Banca Etica nella gestione di clienti per- sone giuridiche e aiuto alle filiali del centro Italia”. Come è nata Banca Etica? “Inizialmente si è costituita una cooperativa. Era la coope-rativa Verso Banca Etica e aveva il compito di raccogliere il capitale sociale che serviva per fare una banca - più o meno 6 milioni e mezzo di euro - sul territorio nazionale. L’idea nasce dal mondo del commercio equo solidale che non aveva una cifra del ge- nere, neppure coinvolgendo realtà del terzo settore come il mondo Caritas, Arci, quello ambientalista. Quindi si pensò a una raccolta di capitale sociale diffusa nel territorio e in due-tre anni, abbiamo raggiunto la cifra necessaria con più di 11.000 soci. E l’8 marzo nel 1999 ha aperto la prima filiale di Banca Etica a Padova”. Quali sono i valori alla base di questa Banca? “L’idea è di rimettere la persona e l’ambiente al centro dell’attività. Quindi prima di fare un qualsiasi finanziamento a un soggetto persona giuridica, facciamo due tipi di valutazione: una economico finanziaria, come qualsiasi banca è obbligata a fare, alla quale noi aggiungiamo una valutazione d’impatto socio-ambientale. Andiamo a vedere tutta una serie di indicatori, di comportamenti, della realtà, e andiamo a vedere se il suo comportamento, i suoi principi, sono coerenti con quelli della banca”. Chi fa questa valutazione? “Questo tipo di valutazione è affidata ad alcuni soci nel territorio, i cosiddetti ‘valutatori sociali’ che hanno fatto un corso e sono iscritti all’albo apposito. Insieme agli altri soci volontari del territorio ci dicono se una realtà è compatibile con i valori della banca o meno. Poi, ogni volta che finanziamo persone giuridiche il finanziamento viene pubblicato sul sito, per cui in ogni momento si può vedere quello che la banca fa con i risparmi dei soci. Banca Etica finanzia anche le persone fisiche, i privati, per prestiti personali come ad esempio i mutui per la casa, ma sul sito sono pubblicati solo i finanziamenti fatti a persone giuridiche, quindi cooperative, associazioni, ecc.”. Possiamo riassumere in poche parole? “La trasparenza, l’ambiente e il rispetto delle persone. La trasparenza è fondamentale come anche, sempre di più, il rispetto dell’ambiente. E non ultimo il rispetto delle persone che assume diverse sfaccettature: dal commercio equo solidale al rispetto dei lavoratori alla tutela del lavoro, per esempio con il sostegno alle workers buyout, le imprese recuperate dai lavoratori”. Una sola filiale in Umbria. Come si entra in contatto con Banca Etica? “Il contatto principale è il sito di Banca etica dove si possono trovare tutte le informazioni, oppure il nu- mero verde al quale risponde un gruppo di colleghi di Banca Etica. Da sempre ci siamo dovuti organizzare in modo tale da essere raggiungibili da tutti a prescindere dalla vicinanza con la filiale. Oggi si può fare quasi tutto tranquillamente al telefono o online”. [gallery td_gallery_title_input="Alcuni momenti della Festa di Banca etica a Perugia" td_select_gallery_slide="slide" ids="77699,77700,77701,77702,77703,77707,77708,77706,77704,77705"]]]>
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Il futuro oscuro delle pensioni https://www.lavoce.it/il-futuro-oscuro-delle-pensioni/ https://www.lavoce.it/il-futuro-oscuro-delle-pensioni/#respond Wed, 24 Jul 2024 15:11:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77142 Euro di carta e monete da un euro e centesimi

Si parla sempre di giungla quando si affronta il tema pensioni. Una vera e propria selva di normative, di eccezioni, di regimi speciali, di distinguo e soprattutto di modifiche che ultimamente non hanno vita più lunga di un anno. Si scontrano due concetti opposti: da una parte la voglia di moltissimi lavoratori di andare appunto in pensione; dall’altra la situazione della previdenza pubblica, stretta dalla morsa delle pensioni da erogare ogni mese e dalle proiezioni future. Lo ha spiegato a chiare lettere il ministro dell’Economia, Giorgetti: più che questione previdenziale, si deve iniziare a parlare di questione demografica. Se nascono sempre meno figli e la popolazione italiana vive in media più a lungo, chi pagherà le pensioni del futuro?

E chi pagherà poi quelle dei nostri attuali giovani? Quindi ci sarebbero pressioni politiche per arrivare, ad esempio, a una quota massima di anni lavorativi pari a 41 per tutti; ma questo ridurrebbe le attuali soglie di pensione di vecchiaia, comportando un aumento della spesa previdenziale.

E in questi ultimi anni – dopo il grande allargamento delle maglie deciso dal Governo gialloverde tra il 2019 e il 2020 – si è continuato a stringerle: Opzione donna ha innalzato le soglie per accedervi e rimane assai penalizzante per chi aderisce (il taglio dell’assegno mensile è veramente corposo). Così come continua, leggina dopo leggina, a espandersi il calcolo contributivo: avrai solo ciò che hai versato. Giusto, se non fosse che milioni di italiani per decenni hanno ricevuto ben oltre quanto avevano versato.

La questione quindi sta diventando un’altra: non tanto “quando andrò in pensione”, quanto “quale sarà la mia pensione”. Perché già ora, nel migliore dei casi (lunghe permanenze lavorative senza buchi contributivi, costanza e crescita dei contributi versati), i calcoli pensionistici indicano la decurtazione di almeno un quarto di quanto percepito prima del pensionamento. Ma basta veramente poco – soprattutto in caso di anticipi pensionistici – per scivolare a poco più della metà: basta per campare? Non parliamo dei trentenni d’oggi, che dovranno sicuramente lavorare oltre i 70 anni d’età e riceveranno assegni pensionistici… se li riceveranno. Per tenere su l’attuale sistema, pur limandolo in peggio in modo poco avvertibile dall’opinione pubblica (meno rivalutazione Istat, qualche mese in più prima di riceverla, ecc.), serviranno a fine anno diversi miliardi di euro in bilancio.

Lo sa Giorgetti, ha già messo le mani avanti (“Gli interventi devono essere sostenibili”), aspettiamoci a fine anno un’insalata di regole in cui qualche appariscente foglia dolce nasconda molte piccole foglie amare. Tutto ciò non vale per i professionisti con proprie casse previdenziali né per la previdenza integrativa che non è altro che una forma d’investimento agevolata dalla fiscalità generale. E prima o poi un Governo sarà costretto ad affrontare la questione “assegno sociale”, quei 530 euro per 13 mesi versati a chi, dopo i 67 anni e in particolari condizioni di reddito, non ha mai lavorato o comunque versato sufficienti contributi. È una misura assistenziale (la ricevono più del 20% dei pensionati attuali) alimentata con i contributi previdenziali: così com’è strutturata, non regge più.

Nicola Salvagnin
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Euro di carta e monete da un euro e centesimi

Si parla sempre di giungla quando si affronta il tema pensioni. Una vera e propria selva di normative, di eccezioni, di regimi speciali, di distinguo e soprattutto di modifiche che ultimamente non hanno vita più lunga di un anno. Si scontrano due concetti opposti: da una parte la voglia di moltissimi lavoratori di andare appunto in pensione; dall’altra la situazione della previdenza pubblica, stretta dalla morsa delle pensioni da erogare ogni mese e dalle proiezioni future. Lo ha spiegato a chiare lettere il ministro dell’Economia, Giorgetti: più che questione previdenziale, si deve iniziare a parlare di questione demografica. Se nascono sempre meno figli e la popolazione italiana vive in media più a lungo, chi pagherà le pensioni del futuro?

E chi pagherà poi quelle dei nostri attuali giovani? Quindi ci sarebbero pressioni politiche per arrivare, ad esempio, a una quota massima di anni lavorativi pari a 41 per tutti; ma questo ridurrebbe le attuali soglie di pensione di vecchiaia, comportando un aumento della spesa previdenziale.

E in questi ultimi anni – dopo il grande allargamento delle maglie deciso dal Governo gialloverde tra il 2019 e il 2020 – si è continuato a stringerle: Opzione donna ha innalzato le soglie per accedervi e rimane assai penalizzante per chi aderisce (il taglio dell’assegno mensile è veramente corposo). Così come continua, leggina dopo leggina, a espandersi il calcolo contributivo: avrai solo ciò che hai versato. Giusto, se non fosse che milioni di italiani per decenni hanno ricevuto ben oltre quanto avevano versato.

La questione quindi sta diventando un’altra: non tanto “quando andrò in pensione”, quanto “quale sarà la mia pensione”. Perché già ora, nel migliore dei casi (lunghe permanenze lavorative senza buchi contributivi, costanza e crescita dei contributi versati), i calcoli pensionistici indicano la decurtazione di almeno un quarto di quanto percepito prima del pensionamento. Ma basta veramente poco – soprattutto in caso di anticipi pensionistici – per scivolare a poco più della metà: basta per campare? Non parliamo dei trentenni d’oggi, che dovranno sicuramente lavorare oltre i 70 anni d’età e riceveranno assegni pensionistici… se li riceveranno. Per tenere su l’attuale sistema, pur limandolo in peggio in modo poco avvertibile dall’opinione pubblica (meno rivalutazione Istat, qualche mese in più prima di riceverla, ecc.), serviranno a fine anno diversi miliardi di euro in bilancio.

Lo sa Giorgetti, ha già messo le mani avanti (“Gli interventi devono essere sostenibili”), aspettiamoci a fine anno un’insalata di regole in cui qualche appariscente foglia dolce nasconda molte piccole foglie amare. Tutto ciò non vale per i professionisti con proprie casse previdenziali né per la previdenza integrativa che non è altro che una forma d’investimento agevolata dalla fiscalità generale. E prima o poi un Governo sarà costretto ad affrontare la questione “assegno sociale”, quei 530 euro per 13 mesi versati a chi, dopo i 67 anni e in particolari condizioni di reddito, non ha mai lavorato o comunque versato sufficienti contributi. È una misura assistenziale (la ricevono più del 20% dei pensionati attuali) alimentata con i contributi previdenziali: così com’è strutturata, non regge più.

Nicola Salvagnin
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Il lavoro è a servizio della vita. Mai deve essere il contrario! https://www.lavoce.it/il-lavoro-e-a-servizio-della-vita-mai-deve-essere-il-contrario/ https://www.lavoce.it/il-lavoro-e-a-servizio-della-vita-mai-deve-essere-il-contrario/#respond Wed, 26 Apr 2023 17:43:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=71203 colline e sole, logo rubrica oltre i confini

Dalla bottega del falegname, Gesù lavoratore e suo padre Giuseppe ci ammoniscono a custodire il lavoro come cooperazione all’attività creatrice di Dio. Basterebbe di per sé a richiamare i credenti alla difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici in ogni latitudine. In questi giorni ricorre il decimo anniversario della strage del Rana Plaza, un edificio di otto piani che nella periferia di Dhaka (Bangladesh) ospitava laboratori tessili in cui si producevano capi d’abbigliamento per molti marchi occidentali. Crollò uccidendo 1.138 persone, per la maggior parte donne, e ferendone 2.500.

Dalla Commissione spirito di Assisi riceviamo l’invito rivolto mensilmente a tutte le fedi per pregare e operare perché non vi sia sfruttamento e sopraffazione ma rispetto della dignità di ogni lavoratore e lavoratrice. Vi siano leggi che garantiscano la sicurezza sul lavoro che è a servizio della vita, mai il contrario. E ricordiamo il richiamo di Papa Francesco: “Lavorare non solo serve per procurarsi il giusto sostentamento: è anche un luogo in cui esprimiamo noi stessi, ci sentiamo utili, e impariamo la grande lezione della concretezza, che aiuta la vita spirituale a non diventare spiritualismo”.

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colline e sole, logo rubrica oltre i confini

Dalla bottega del falegname, Gesù lavoratore e suo padre Giuseppe ci ammoniscono a custodire il lavoro come cooperazione all’attività creatrice di Dio. Basterebbe di per sé a richiamare i credenti alla difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici in ogni latitudine. In questi giorni ricorre il decimo anniversario della strage del Rana Plaza, un edificio di otto piani che nella periferia di Dhaka (Bangladesh) ospitava laboratori tessili in cui si producevano capi d’abbigliamento per molti marchi occidentali. Crollò uccidendo 1.138 persone, per la maggior parte donne, e ferendone 2.500.

Dalla Commissione spirito di Assisi riceviamo l’invito rivolto mensilmente a tutte le fedi per pregare e operare perché non vi sia sfruttamento e sopraffazione ma rispetto della dignità di ogni lavoratore e lavoratrice. Vi siano leggi che garantiscano la sicurezza sul lavoro che è a servizio della vita, mai il contrario. E ricordiamo il richiamo di Papa Francesco: “Lavorare non solo serve per procurarsi il giusto sostentamento: è anche un luogo in cui esprimiamo noi stessi, ci sentiamo utili, e impariamo la grande lezione della concretezza, che aiuta la vita spirituale a non diventare spiritualismo”.

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Lavoratori cercansi https://www.lavoce.it/lavoratori-cercansi/ Fri, 17 Feb 2023 17:18:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70545

di Nicola Salvagnin

A Verona sono state tagliate le corse degli autobus: mancano gli autisti. Si fanno concorsi a tutto spiano, non si presenta nessuno. Nel Veneto la Regione ha messo in palio oltre 150 assunzioni di medici nei pronto soccorso: concorso sostanzialmente snobbato, le carenze d’organico rimangono impressionanti.

In Emilia, Lombardia, Nordest ci sono molte aziende che stanno mettendo in pratica progetti di ampliamento. La difficoltà non è tanto quella di realizzarli, ma di reperire personale di qualsiasi tipo. Nella costa adriatica, ma anche in Liguria, nelle località turistiche di montagna e nelle città d’arte c’è un’affannata corsa ad accaparrarsi cuochi, camerieri, addetti alle pulizie, alle camere, ma anche bagnini, bigliettai, personale amministrativo…

La difficoltà maggiore nel mercato delle auto non è quella di costruirle o venderle, ma di… trasportarle: mancano camionisti in tutta Europa, chi guida le bisarche verso le concessionarie? Ma la situazione – paradossale fino a pochissimi anni fa – sta contagiando pure la pubblica amministrazione: carenza totale di insegnanti di matematica e di lingue; molti enti pubblici senza personale negli uffici tecnici, dagli ingegneri fino alle più umili mansioni. Insomma il lavoro c’è, l’Italia in questo momento ha il più basso tasso di disoccupati da molti decenni. Mancano i lavoratori.

E si sta verificando quel che il giuslavorista Pietro Ichino aveva profetizzato in un libro di un paio d’anni fa: sono i lavoratori che si scelgono l’azienda, che valutano retribuzioni ma anche percorsi di carriera, welfare aziendale, distanze dall’abitazione. La cifra di chi in questi ultimi due anni ha cambiato lavoro è semplicemente impressionante. Si temevano i licenziamenti? In massa sono arrivate le dimissioni, i cambi di casacca se non di percorsi lavorativi. Questa situazione tra l’altro sta svuotando quella fascia di lavoratori che il sociologo Luca Ricolfi aveva definito “i nuovi schiavi”: tutti coloro che si occupano di mansioni faticose e/o sottopagate.

Dall’estero arrivano sempre meno “stranieri”, gli italiani hanno più facilità ad affrancarsi. E così non c’è carenza solo di ingegneri specializzati, ma pure di addetti nei supermercati, di badanti, di commesse nei negozi, di corrieri per pacchi o cibo, di addetti alle pulizie. Doveva arrivare la tecnologia che ci avrebbe sostituito con i robot. Intanto è arrivata questa penuria di lavoratori che si può risolvere solo convincendo quella fetta (ampia) di italiani che per scelta non lavorano: auguri. E se poi ci si riduce a contare sui più giovani e sulla demografia, finalmente cominceremo a capire sulla nostra pelle cosa comporta la denatalità.

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di Nicola Salvagnin

A Verona sono state tagliate le corse degli autobus: mancano gli autisti. Si fanno concorsi a tutto spiano, non si presenta nessuno. Nel Veneto la Regione ha messo in palio oltre 150 assunzioni di medici nei pronto soccorso: concorso sostanzialmente snobbato, le carenze d’organico rimangono impressionanti.

In Emilia, Lombardia, Nordest ci sono molte aziende che stanno mettendo in pratica progetti di ampliamento. La difficoltà non è tanto quella di realizzarli, ma di reperire personale di qualsiasi tipo. Nella costa adriatica, ma anche in Liguria, nelle località turistiche di montagna e nelle città d’arte c’è un’affannata corsa ad accaparrarsi cuochi, camerieri, addetti alle pulizie, alle camere, ma anche bagnini, bigliettai, personale amministrativo…

La difficoltà maggiore nel mercato delle auto non è quella di costruirle o venderle, ma di… trasportarle: mancano camionisti in tutta Europa, chi guida le bisarche verso le concessionarie? Ma la situazione – paradossale fino a pochissimi anni fa – sta contagiando pure la pubblica amministrazione: carenza totale di insegnanti di matematica e di lingue; molti enti pubblici senza personale negli uffici tecnici, dagli ingegneri fino alle più umili mansioni. Insomma il lavoro c’è, l’Italia in questo momento ha il più basso tasso di disoccupati da molti decenni. Mancano i lavoratori.

E si sta verificando quel che il giuslavorista Pietro Ichino aveva profetizzato in un libro di un paio d’anni fa: sono i lavoratori che si scelgono l’azienda, che valutano retribuzioni ma anche percorsi di carriera, welfare aziendale, distanze dall’abitazione. La cifra di chi in questi ultimi due anni ha cambiato lavoro è semplicemente impressionante. Si temevano i licenziamenti? In massa sono arrivate le dimissioni, i cambi di casacca se non di percorsi lavorativi. Questa situazione tra l’altro sta svuotando quella fascia di lavoratori che il sociologo Luca Ricolfi aveva definito “i nuovi schiavi”: tutti coloro che si occupano di mansioni faticose e/o sottopagate.

Dall’estero arrivano sempre meno “stranieri”, gli italiani hanno più facilità ad affrancarsi. E così non c’è carenza solo di ingegneri specializzati, ma pure di addetti nei supermercati, di badanti, di commesse nei negozi, di corrieri per pacchi o cibo, di addetti alle pulizie. Doveva arrivare la tecnologia che ci avrebbe sostituito con i robot. Intanto è arrivata questa penuria di lavoratori che si può risolvere solo convincendo quella fetta (ampia) di italiani che per scelta non lavorano: auguri. E se poi ci si riduce a contare sui più giovani e sulla demografia, finalmente cominceremo a capire sulla nostra pelle cosa comporta la denatalità.

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Così cambia il pianeta lavoro https://www.lavoce.it/cosi-cambia-il-pianeta-lavoro/ Sat, 04 Jun 2022 09:02:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67075

di Andrea Casavecchia

Molto probabilmente sta cambiando qualcosa nel mondo del lavoro. Ancora il numero delle persone in cerca di occupazione non è tornato ai livelli pre-crisi; però si stanno verificando due fenomeni che rivelano le difficoltà strutturali. Da un lato molti imprenditori, specialmente nel nord del Paese – ma non solo – e nel settore del turismo e dei servizi, non riescono a trovare personale e iniziano a temere di non riuscire a rispondere alle richieste dei clienti per l’estate. Dall’altro lato si ravvisano diversi casi di dimissioni. È indicativo quanto accade in Lombardia e Veneto, dove diversi dipendenti si dimettono da un lavoro a tempo indeterminato.

Alcune voci iniziano ad attribuire la scarsa risposta alla domanda di lavoro all’introduzione del Reddito di cittadinanza. Si trascurano, però alcuni elementi: alcune volte le proposte economiche sono di poco superiori rispetto al sussidio, che già offre un reddito minimo di sussistenza. In molti casi i lavori stagionali creavano working poor, cioè lavoratori poveri che non riescono a raggiungere un reddito dignitoso. In altri casi erano sono esperienze di “semi-sommerso”: c’è un contratto di lavoro che copre una parte dell’orario, poi c’è la richiesta di ampliare gli orari coperti da un “fuori busta”. Si evitano i giorni di riposo, si moltiplicano i turni, “tanto è per qualche mese, ti riposerai quando termina il contratto”. Il Reddito di cittadinanza ha messo le persone in grado di rifiutare questo ricatto. Ora però bisogna innalzare la qualità della proposta. Il secondo caso rivela l’insoddisfazione degli overskilled , cioè le persone che per avere una stabilità contrattuale hanno accettato lavori che richiedono competenze minori rispetto a quelle da loro acquisite.

In Italia la quota dei lavoratori “sovraistruiti” è molto alta: toccava il 37,4% nel 2018, secondo le rilevazioni Inaap. Anche in questo campo qualcosa sta cambiando.  Una parte di questi lavoratori, che prima limitava le proprie aspettative in favore di maggiore certezza, ha deciso di cambiare prospettiva, di cercare un lavoro-vocazione, un lavoro meno legato ai “tempi fissi”.  Questi due fenomeni ci rivelano che il cambiamento richiesto al mercato del lavoro non è tanto giuridico ma culturale. Se non cambia l’approccio ai lavoratori delle aziende, ci attende un periodo di forte instabilità.

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di Andrea Casavecchia

Molto probabilmente sta cambiando qualcosa nel mondo del lavoro. Ancora il numero delle persone in cerca di occupazione non è tornato ai livelli pre-crisi; però si stanno verificando due fenomeni che rivelano le difficoltà strutturali. Da un lato molti imprenditori, specialmente nel nord del Paese – ma non solo – e nel settore del turismo e dei servizi, non riescono a trovare personale e iniziano a temere di non riuscire a rispondere alle richieste dei clienti per l’estate. Dall’altro lato si ravvisano diversi casi di dimissioni. È indicativo quanto accade in Lombardia e Veneto, dove diversi dipendenti si dimettono da un lavoro a tempo indeterminato.

Alcune voci iniziano ad attribuire la scarsa risposta alla domanda di lavoro all’introduzione del Reddito di cittadinanza. Si trascurano, però alcuni elementi: alcune volte le proposte economiche sono di poco superiori rispetto al sussidio, che già offre un reddito minimo di sussistenza. In molti casi i lavori stagionali creavano working poor, cioè lavoratori poveri che non riescono a raggiungere un reddito dignitoso. In altri casi erano sono esperienze di “semi-sommerso”: c’è un contratto di lavoro che copre una parte dell’orario, poi c’è la richiesta di ampliare gli orari coperti da un “fuori busta”. Si evitano i giorni di riposo, si moltiplicano i turni, “tanto è per qualche mese, ti riposerai quando termina il contratto”. Il Reddito di cittadinanza ha messo le persone in grado di rifiutare questo ricatto. Ora però bisogna innalzare la qualità della proposta. Il secondo caso rivela l’insoddisfazione degli overskilled , cioè le persone che per avere una stabilità contrattuale hanno accettato lavori che richiedono competenze minori rispetto a quelle da loro acquisite.

In Italia la quota dei lavoratori “sovraistruiti” è molto alta: toccava il 37,4% nel 2018, secondo le rilevazioni Inaap. Anche in questo campo qualcosa sta cambiando.  Una parte di questi lavoratori, che prima limitava le proprie aspettative in favore di maggiore certezza, ha deciso di cambiare prospettiva, di cercare un lavoro-vocazione, un lavoro meno legato ai “tempi fissi”.  Questi due fenomeni ci rivelano che il cambiamento richiesto al mercato del lavoro non è tanto giuridico ma culturale. Se non cambia l’approccio ai lavoratori delle aziende, ci attende un periodo di forte instabilità.

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Il rancore per il lavoro che uccide https://www.lavoce.it/il-rancore-per-il-lavoro-che-uccide/ Sat, 07 May 2022 15:19:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66535 Quando lo scrittore e giornalista fiorentino Stefano Massini al concerto romano del primo maggio lancia il brano musicale The Grudge (cioè “il rancore”), sul palco non sale il suo giovane autore e interprete. Samuel Cuffaro è il ragazzo di 19 anni che il 7 maggio 2021 ha perso la vita insieme a Elisabetta D’Innocenti dopo l’esplosione di un’azienda di Gubbio dove si trattava cannabis light.

Davanti ai suoi coetanei e ai tanti che si sono ritrovati in piazza San Giovanni per l’evento musicale nel giorno della Festa dei lavoratori, arrivano le note di un brano rap tagliente e appassionato, che esprime il sogno di un ragazzo di vivere in un mondo giusto, senza sofferenza e tristezza, pieno d’amore.

Samuel amava la musica e con essa voleva arrivare al cuore della gente, specie a quello dei suoi coetanei, per gridare che con l’amore e la giustizia si può vivere tutti in pace. Parole dure e dolcissime al tempo stesso, quelle del suo brano, come solo i giovani sanno pronunciare di fronte a un mondo fatto di speranze ma anche di tante delusioni. Molte di queste ultime arrivano proprio dal lavoro: precario, sottopagato, complesso e – troppo spesso – mortale. “Nessun guadagno può giustificare la perdita di una vita”, ha ricordato sempre

Il primo maggio ad Assisi il custode del Sacro convento francescano, fra Marco Moroni, salutando i partecipanti alla manifestazione dei sindacati confederali per la Festa dei lavoratori. Nella sua Regola , ha ricordato Moroni, “san Francesco parla della grazia del lavoro, perché con esso si collabora all’opera divina della creazione”. “Con il lavoro ha proseguito – ciascuno dà il suo contributo affinché il mondo sia più bello e più giusto e tutti abbiano quanto necessario per una vita all’altezza della propria dignità”.

Ricordando poi “il numero crescente dei morti sul lavoro”, il francescano ha ammonito: “Facciamo tutto il possibile perché ciò non accada più.  Vengano garantite sicurezza e salute in ogni luogo di lavoro”. Ottocento anni dopo il giovane santo assisano, con liguaggi musicali assai diversi dalla regola francescana, le parole di Samuel sono molto simili: “Possiamo lavorare sull’amore – scrive – che trasmettiamo a noi stessi e agli altri.  È l’unica cosa che mi tiene in vita, oltre l’ossigeno e il cibo”. I giovani di oggi hanno le stesse speranze di quelli di otto secoli fa.

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Primo maggio. Il primo capitale sono le persone https://www.lavoce.it/primo-maggio-il-primo-capitale-sono-le-persone/ Sun, 01 May 2022 15:49:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=66449 Lavoratori cantiere edile, per festa Primo maggio

La Festa dei lavoratori è un’occasione per rafforzare il senso di appartenenza, e anche un momento di gioia: pensiamo al concertone in piazza San Giovanni a Roma. Ma i problemi sono pesanti, e non solo dal punto di vista economico.

Dal dramma delle morti sul lavoro alla cultura della cura è il sottotitolo del messaggio della Cei (Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace) per il Primo maggio, che va a contestualizzare meglio il titolo: La vera ricchezza sono le persone.

“Le conseguenze della crisi economica – scrivono i Vescovi italiani – gravano sulle spalle dei giovani, delle donne, dei disoccupati, dei precari, in un contesto in cui alle difficoltà strutturali si aggiunge un peggioramento della qualità del lavoro... Il nostro primo pensiero va a chi ha perso la vita nel compimento di una professione che costituiva il suo impegno quotidiano, l’espressione della sua dignità e della sua creatività, e anche alle famiglie che non hanno visto far ritorno a casa chi, con il proprio lavoro, le sosteneva amorevolmente. Così come non possono essere dimenticati tutti coloro che sono rimasti all’improvviso disoccupati e, schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita”.

Dopo l’introduzione, alle “contraddizioni del momento presente” è dedicata la prima parte del testo. “Un Paese che cerca di risalire positivamente la china della crisi non può fondare la propria crescita economica sul quotidiano sacrificio di vite umane. Lo scenario che abbiamo davanti è drammatico: nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati Inail), cui si aggiungono quelli ‘ignoti’ perché avvenuti nelle pieghe del lavoro in nero”.

Il panorama globale è però tragico su numerosi versanti: “Il grido di questi nuovi poveri sale da un ampio scenario di umanità dove sussiste una violenza di natura economica, psicologica e fisica in cui le vittime sono soprattutto gli immigrati, lavoratori invisibili e privi di tutele, e le donne, ostaggi di un sistema che disincentiva la maternità e ‘punisce’ la gravidanza col licenziamento”.

Pur senza nominarle espressamente, emergono sullo sfondo le multinazionali: “La crescente precarizzazione costringe molti lavoratori a cambiare spesso mansione, contesto lavorativo e procedure, esponendoli a maggiori rischi. Spesso, inoltre, le mansioni più pericolose sono affidate a cooperative di servizi, con personale mal retribuito, poco formato, assunto con contratti di breve durata, costretto ad operare con ritmi e carichi di lavoro inadeguati”.

La seconda parte del messaggio chiede quindi “responsabilità condivise per una cura della salute del lavoratore”. Da una parte c’è “il valore soggettivo e personale del lavoro, quello che è definito capitale umano”. Dall’altra, deve “la complementarietà tra lavoro e capitale, che supera una antica antinomia attraverso sistemi economici dal volto umano”. Con una finezza, qui non si parla di “capitalismo dal volto umano”, che resta una chimera, bensì di “sistemi economici” di tipo nuovo. Probabilmente si pensa all’economia di comunione (promossa soprattutto dal movimento dei Focolari) e altri modelli alternativi, sviluppati in ambito cattolico anche tramite le ampie iniziative della Economy of Francesco.

In conclusione, “la complessità delle cause e degli eventi richiede un approccio integrale da parte di tutti i soggetti in campo: vanno realizzati interventi di sistema sia a carattere statale, sia a livello aziendale. È fondamentale investire sulla ricerca e sulle nuove tecnologie, sulla formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, ma anche inserire nei programmi scolastici e di formazione professionale la disciplina relativa alla salute e alla sicurezza nel lavoro”.

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Lavoratori cantiere edile, per festa Primo maggio

La Festa dei lavoratori è un’occasione per rafforzare il senso di appartenenza, e anche un momento di gioia: pensiamo al concertone in piazza San Giovanni a Roma. Ma i problemi sono pesanti, e non solo dal punto di vista economico.

Dal dramma delle morti sul lavoro alla cultura della cura è il sottotitolo del messaggio della Cei (Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace) per il Primo maggio, che va a contestualizzare meglio il titolo: La vera ricchezza sono le persone.

“Le conseguenze della crisi economica – scrivono i Vescovi italiani – gravano sulle spalle dei giovani, delle donne, dei disoccupati, dei precari, in un contesto in cui alle difficoltà strutturali si aggiunge un peggioramento della qualità del lavoro... Il nostro primo pensiero va a chi ha perso la vita nel compimento di una professione che costituiva il suo impegno quotidiano, l’espressione della sua dignità e della sua creatività, e anche alle famiglie che non hanno visto far ritorno a casa chi, con il proprio lavoro, le sosteneva amorevolmente. Così come non possono essere dimenticati tutti coloro che sono rimasti all’improvviso disoccupati e, schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita”.

Dopo l’introduzione, alle “contraddizioni del momento presente” è dedicata la prima parte del testo. “Un Paese che cerca di risalire positivamente la china della crisi non può fondare la propria crescita economica sul quotidiano sacrificio di vite umane. Lo scenario che abbiamo davanti è drammatico: nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati Inail), cui si aggiungono quelli ‘ignoti’ perché avvenuti nelle pieghe del lavoro in nero”.

Il panorama globale è però tragico su numerosi versanti: “Il grido di questi nuovi poveri sale da un ampio scenario di umanità dove sussiste una violenza di natura economica, psicologica e fisica in cui le vittime sono soprattutto gli immigrati, lavoratori invisibili e privi di tutele, e le donne, ostaggi di un sistema che disincentiva la maternità e ‘punisce’ la gravidanza col licenziamento”.

Pur senza nominarle espressamente, emergono sullo sfondo le multinazionali: “La crescente precarizzazione costringe molti lavoratori a cambiare spesso mansione, contesto lavorativo e procedure, esponendoli a maggiori rischi. Spesso, inoltre, le mansioni più pericolose sono affidate a cooperative di servizi, con personale mal retribuito, poco formato, assunto con contratti di breve durata, costretto ad operare con ritmi e carichi di lavoro inadeguati”.

La seconda parte del messaggio chiede quindi “responsabilità condivise per una cura della salute del lavoratore”. Da una parte c’è “il valore soggettivo e personale del lavoro, quello che è definito capitale umano”. Dall’altra, deve “la complementarietà tra lavoro e capitale, che supera una antica antinomia attraverso sistemi economici dal volto umano”. Con una finezza, qui non si parla di “capitalismo dal volto umano”, che resta una chimera, bensì di “sistemi economici” di tipo nuovo. Probabilmente si pensa all’economia di comunione (promossa soprattutto dal movimento dei Focolari) e altri modelli alternativi, sviluppati in ambito cattolico anche tramite le ampie iniziative della Economy of Francesco.

In conclusione, “la complessità delle cause e degli eventi richiede un approccio integrale da parte di tutti i soggetti in campo: vanno realizzati interventi di sistema sia a carattere statale, sia a livello aziendale. È fondamentale investire sulla ricerca e sulle nuove tecnologie, sulla formazione dei lavoratori e dei datori di lavoro, ma anche inserire nei programmi scolastici e di formazione professionale la disciplina relativa alla salute e alla sicurezza nel lavoro”.

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Bassetti al Luna park: date gioia dopo la tristezza del Covid https://www.lavoce.it/bassetti-luna-park-gioia-tristezza-covid/ Sat, 06 Nov 2021 12:18:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62972

Come promesso il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, venerdì 5 novembre ha fatto visitia ai lavoratori del Luna Park di Pian di Massiano di Perugia e inaspettatamente ha fatto anche un giro di giostra sulla “big apple subway”.

Bassetti: date gioia ai bambini intristiti dalla pandemia

È stato un po' come tornare giovani ha detto il Cardinale ricordando che l'ultima volta che ha messo piede su una giostra “fu nel 1968, quando avevo 26 anni ed ero rettore del Seminario Minore di Firenze, e oggi l’ho voluto fare - ha spiegato Bassetti - per sperimentare la gioia di allora e dare un segno di testimonianza, perché fare divertire la gente, soprattutto i bambini, è il dovere più grande che abbiamo. I nostri bambini con la pandemia si sono intristiti e hanno bisogno di recuperare energie vitali, di stare insieme e questo è molto bello”. Bassetti ha quindi celebrato l'Eucarestia sulla pista di un autoscontro allestita con tanto di altare e sedie per i fedeli, le famiglie degli operatori dello spettacolo viaggiante presenti a Perugia come ogni anno, tra i mesi di ottobre e novembre, tornati dopo l'assenza forzata per lo stop del 2020 a causa della pandemia. [gallery columns="2" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Il Cardinale Gualtiero Basseti celebra la messa al Luna Park di Pian di Massiano di Perugia (5 novembre 2021)" ids="62977,62976,62975,62974,62978,62980"]

“Un anno fa ero malato”

L'incontro è si è svolto nel segno dell'amicizia e della fraternità.“Cari amici, cari fratelli e sorelle del Luna Park, che gioia rivedervi! L’anno scorso, - ha ricordato Bassetti - in questa stagione, ero giunto alla fine. Proprio in questi giorni, dopo la festa d’Ognissanti, il Covid mi aveva colpito in maniera violenta ed aggressiva, ma sono qui anche per le vostre tante preghiere”. “Ci conosciamo con qualcuno di voi da 27 anni, da quando ero vescovo di Massa Marittima e ci vedevamo a Follonica e poi ad Arezzo e oggi a Perugia. Cari amici dello spettacolo viaggiante la vita è più forte della morte, la speranza non ci abbandona mai ed eccoci qui, ancora una volta”. Parole di viva gratitudine per il cardinale e la Chiesa perugina sono state espresse dal “portavoce” del Luna Park, Enzo La Scala, che rinsaldano un lungo e forte legame di amicizia tra Bassetti e “la grande famiglia dello spettacolo viaggiate”, così definita dallo stesso presule.

Lavoratori del Luna park in difficoltà per la pandemia

Diverse di queste famiglie, infatti, hanno trascorso il periodo più critico del lockdown nel capoluogo umbro ricevendo sostegno umano e materiale dalla vicina parrocchia San Giovanni Battista di Ferro di Cavallo, dalla Caritas diocesana e dal Sacro Convento di Assisi.

Generosità ricambiata dai lavoratori del Luna park

Un aiuto ricambiato da queste famiglie che hanno voluto raccogliere delle offerte per le opere della Caritas a favore di persone in difficoltà. Inoltre hanno ospitato i bambini delle famiglie del Villaggio della Carità di Perugia in alcune delle 124 attrazioni del Luna Park. Anche lo scorso anno, nel periodo più difficile della pandemia, queste famiglie sono venute in Caritas a portare dei giochi per i bambini più bisognosi, un “raggio di sole, segno di una relazione e di una amicizia che abbiamo costruito insieme”, l’ha definito il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, nell’accompagnare il cardinale in visita al Luna Park insieme all’incaricato diocesano della pastorale dei circensi, fieranti e operatori dello spettacolo viaggiante e parroco di Ferro di Cavallo don Francesco Medori.

Bassetti: avete sofferto con dignità …

“Chi ha avuto il Covid – ha proseguito il cardinale nell’omelia – ha sperimentato, come me, l’angoscia di non poter respirare e la vita è davvero il respiro, l’ossigeno... Sono con voi per ringraziare insieme il Signore dello scampato pericolo, ma anche per pregare per tutti coloro che non ce l’hanno fatta, per i grandi disagi che tutti abbiamo affrontato, ma particolarmente voi, per il vostro stile di vita nomade perché alle difficoltà di tutti si sono aggiunte quelle della vostra condizione di vita. Quanto avete sofferto, ho letto anch’io alcuni vostri messaggi, ma avete sofferto con dignità, perché un uomo, un cristiano non rinuncia mai, in nessuna situazione, alla sua dignità. La nostra dignità deriva dall’essere figli di Dio come ci ricorda san Paolo. Possiamo dire che il Signore è stato nostro padre e che è fedele e si è ricordato di noi”.

… sappiamo che i nostri cari vivono in Dio

“È una grazia che siate potuti ripartire con dignità dopo il difficile periodo del Covid. Quante persone abbiamo conosciuto e incontrato nella vita che a causa della pandemia non ci sono più e oggi sentiamo la loro mancanza. La nostra fede ci dice che vivono in Dio, la nostra fede ci dice che ogni lacrima sarà consolata. Beati quelli che piangono, beati i miti. Per il mondo i beati sono i prepotenti, i più forti, ma queste persone vincono le battaglie ma non le guerre della vita, perché queste le vincono i miti che conquisteranno il mondo. Continuiamo a volerci bene, ad aiutarci, ad essere solidali, a tenerci per mano come fratelli, perché la vita è una cordata come quando ci si trova a scalare una montagna, con un cuor solo e un’anima sola, come ci chiedono gli Atti degli Apostoli”.  ]]>

Come promesso il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, venerdì 5 novembre ha fatto visitia ai lavoratori del Luna Park di Pian di Massiano di Perugia e inaspettatamente ha fatto anche un giro di giostra sulla “big apple subway”.

Bassetti: date gioia ai bambini intristiti dalla pandemia

È stato un po' come tornare giovani ha detto il Cardinale ricordando che l'ultima volta che ha messo piede su una giostra “fu nel 1968, quando avevo 26 anni ed ero rettore del Seminario Minore di Firenze, e oggi l’ho voluto fare - ha spiegato Bassetti - per sperimentare la gioia di allora e dare un segno di testimonianza, perché fare divertire la gente, soprattutto i bambini, è il dovere più grande che abbiamo. I nostri bambini con la pandemia si sono intristiti e hanno bisogno di recuperare energie vitali, di stare insieme e questo è molto bello”. Bassetti ha quindi celebrato l'Eucarestia sulla pista di un autoscontro allestita con tanto di altare e sedie per i fedeli, le famiglie degli operatori dello spettacolo viaggiante presenti a Perugia come ogni anno, tra i mesi di ottobre e novembre, tornati dopo l'assenza forzata per lo stop del 2020 a causa della pandemia. [gallery columns="2" td_select_gallery_slide="slide" td_gallery_title_input="Il Cardinale Gualtiero Basseti celebra la messa al Luna Park di Pian di Massiano di Perugia (5 novembre 2021)" ids="62977,62976,62975,62974,62978,62980"]

“Un anno fa ero malato”

L'incontro è si è svolto nel segno dell'amicizia e della fraternità.“Cari amici, cari fratelli e sorelle del Luna Park, che gioia rivedervi! L’anno scorso, - ha ricordato Bassetti - in questa stagione, ero giunto alla fine. Proprio in questi giorni, dopo la festa d’Ognissanti, il Covid mi aveva colpito in maniera violenta ed aggressiva, ma sono qui anche per le vostre tante preghiere”. “Ci conosciamo con qualcuno di voi da 27 anni, da quando ero vescovo di Massa Marittima e ci vedevamo a Follonica e poi ad Arezzo e oggi a Perugia. Cari amici dello spettacolo viaggiante la vita è più forte della morte, la speranza non ci abbandona mai ed eccoci qui, ancora una volta”. Parole di viva gratitudine per il cardinale e la Chiesa perugina sono state espresse dal “portavoce” del Luna Park, Enzo La Scala, che rinsaldano un lungo e forte legame di amicizia tra Bassetti e “la grande famiglia dello spettacolo viaggiate”, così definita dallo stesso presule.

Lavoratori del Luna park in difficoltà per la pandemia

Diverse di queste famiglie, infatti, hanno trascorso il periodo più critico del lockdown nel capoluogo umbro ricevendo sostegno umano e materiale dalla vicina parrocchia San Giovanni Battista di Ferro di Cavallo, dalla Caritas diocesana e dal Sacro Convento di Assisi.

Generosità ricambiata dai lavoratori del Luna park

Un aiuto ricambiato da queste famiglie che hanno voluto raccogliere delle offerte per le opere della Caritas a favore di persone in difficoltà. Inoltre hanno ospitato i bambini delle famiglie del Villaggio della Carità di Perugia in alcune delle 124 attrazioni del Luna Park. Anche lo scorso anno, nel periodo più difficile della pandemia, queste famiglie sono venute in Caritas a portare dei giochi per i bambini più bisognosi, un “raggio di sole, segno di una relazione e di una amicizia che abbiamo costruito insieme”, l’ha definito il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, nell’accompagnare il cardinale in visita al Luna Park insieme all’incaricato diocesano della pastorale dei circensi, fieranti e operatori dello spettacolo viaggiante e parroco di Ferro di Cavallo don Francesco Medori.

Bassetti: avete sofferto con dignità …

“Chi ha avuto il Covid – ha proseguito il cardinale nell’omelia – ha sperimentato, come me, l’angoscia di non poter respirare e la vita è davvero il respiro, l’ossigeno... Sono con voi per ringraziare insieme il Signore dello scampato pericolo, ma anche per pregare per tutti coloro che non ce l’hanno fatta, per i grandi disagi che tutti abbiamo affrontato, ma particolarmente voi, per il vostro stile di vita nomade perché alle difficoltà di tutti si sono aggiunte quelle della vostra condizione di vita. Quanto avete sofferto, ho letto anch’io alcuni vostri messaggi, ma avete sofferto con dignità, perché un uomo, un cristiano non rinuncia mai, in nessuna situazione, alla sua dignità. La nostra dignità deriva dall’essere figli di Dio come ci ricorda san Paolo. Possiamo dire che il Signore è stato nostro padre e che è fedele e si è ricordato di noi”.

… sappiamo che i nostri cari vivono in Dio

“È una grazia che siate potuti ripartire con dignità dopo il difficile periodo del Covid. Quante persone abbiamo conosciuto e incontrato nella vita che a causa della pandemia non ci sono più e oggi sentiamo la loro mancanza. La nostra fede ci dice che vivono in Dio, la nostra fede ci dice che ogni lacrima sarà consolata. Beati quelli che piangono, beati i miti. Per il mondo i beati sono i prepotenti, i più forti, ma queste persone vincono le battaglie ma non le guerre della vita, perché queste le vincono i miti che conquisteranno il mondo. Continuiamo a volerci bene, ad aiutarci, ad essere solidali, a tenerci per mano come fratelli, perché la vita è una cordata come quando ci si trova a scalare una montagna, con un cuor solo e un’anima sola, come ci chiedono gli Atti degli Apostoli”.  ]]>
L’esperienza da “manager” in famiglia “vale” anche nel lavoro? – il video https://www.lavoce.it/lesperienza-da-manager-in-famiglia-vale-anche-nel-lavoro/ Sat, 18 Sep 2021 11:07:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=62339

I genitori sono "manager" in famiglia? Un incontro interessante e "nuovo" quello tenutosi ieri pomeriggio nell'ambito del  Festival della famiglia che si svolge a Perugia dal 17 al 19 settembre. Un pomeriggio su famiglia, lavoro e welfare 2.0, sule tema “Strategie e vantaggi per le aziende nella armonizzazione dei tempi di vita familiare con i tempi di lavoro”.

La sociologa dei processi economici e del lavoro Rosita Garzi (Università di Perugia) ha tenuto una relazione sul tema  “Scienze sociali e vita quotidiana: la famiglia come potenziatore di competenze manageriali”.

Guarda il video dell'incontro trasmesso in diretta sul nostro canale You Tube https://youtu.be/F8BQji5qDb0  

Il convegno , promosso dall’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) e Acli  si è tenuto presso la sala Sant’Anna, e sono intervenuti l’assessore comunale alle Politiche sociali e famiglia, Edi Cicchi, i coordinatori Umbria di Anfn, Vincenzo e Sarah Aquino; Alessandro Moretti, presidente delle Acli provinciali Perugia, Ernesto Rossi, presidente dell’associazione Respect,  Alfredo Caltabiano, consigliere nazionale Anfn, Claudio Tinarelli, ceo di Infolog Perugia, Claudia Franceschelli, coordinatrice del Gruppo imprenditoriale femminile Confapi Perugia; Andrea Cruciani, team manager dell’azienda Teamdev, e Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria e di Confcommercio Umbria, seguito da Dionigi Gianola, strategic selling director di Gi Group spa. È atteso anche un intervento di Paola Fioroni, vice presidente dell’Assemblea legislativa regione dell’Umbria.

Il festival prosegue oggi e domani (leggi qui il programma dell'iniziativa).
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I genitori sono "manager" in famiglia? Un incontro interessante e "nuovo" quello tenutosi ieri pomeriggio nell'ambito del  Festival della famiglia che si svolge a Perugia dal 17 al 19 settembre. Un pomeriggio su famiglia, lavoro e welfare 2.0, sule tema “Strategie e vantaggi per le aziende nella armonizzazione dei tempi di vita familiare con i tempi di lavoro”.

La sociologa dei processi economici e del lavoro Rosita Garzi (Università di Perugia) ha tenuto una relazione sul tema  “Scienze sociali e vita quotidiana: la famiglia come potenziatore di competenze manageriali”.

Guarda il video dell'incontro trasmesso in diretta sul nostro canale You Tube https://youtu.be/F8BQji5qDb0  

Il convegno , promosso dall’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) e Acli  si è tenuto presso la sala Sant’Anna, e sono intervenuti l’assessore comunale alle Politiche sociali e famiglia, Edi Cicchi, i coordinatori Umbria di Anfn, Vincenzo e Sarah Aquino; Alessandro Moretti, presidente delle Acli provinciali Perugia, Ernesto Rossi, presidente dell’associazione Respect,  Alfredo Caltabiano, consigliere nazionale Anfn, Claudio Tinarelli, ceo di Infolog Perugia, Claudia Franceschelli, coordinatrice del Gruppo imprenditoriale femminile Confapi Perugia; Andrea Cruciani, team manager dell’azienda Teamdev, e Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria e di Confcommercio Umbria, seguito da Dionigi Gianola, strategic selling director di Gi Group spa. È atteso anche un intervento di Paola Fioroni, vice presidente dell’Assemblea legislativa regione dell’Umbria.

Il festival prosegue oggi e domani (leggi qui il programma dell'iniziativa).
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In questo numero: ancora sul Ddl Zan, con la Garante dell’infanzia M. R. Castellani – crisi dei preti – nonni https://www.lavoce.it/ancora-ddl-zan-con-garante-infanzia-castellani-crisi-dei-preti-nonni/ Thu, 22 Jul 2021 17:05:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61507

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>

l’editoriale:  

Lavoro: ammortizzatori ... e non solo

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti (…) Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Clero in crisi

di don Francesco Verzini Da decenni la Chiesa sta vivendo una duratura crisi delle vocazioni sacerdotali. È un dato di fatto, e come ogni crisi se ne possono vedere e subire gli effetti, cercando di porvi rimedio con ‘soluzioni tampone’; oppure innescando buoni processi che portino a una riflessione organica e profetica. Per dare nuovi frutti, non tanto per trovare soluzioni d’emergenza (…)

Povertà e Pnrr

di Pier Luigi Grasselli Le ultime analisi, riportate nel sesto Rapporto sulla povertà nella diocesi di Perugia, mostrano come il grande aumento della povertà, anche al livello diocesano, rifletta l’effetto dirompente delle conseguenze (…)

Nel giornale

Tutti i nonni di Gesù

“Io sono con voi tutti i giorni”, chi l’ha detto? Certamente, Gesù ai discepoli, però ora Papa Francesco personalizza la frase: “Io sono con te” e la rivolge a tutti i nonni e le persone anziane. “Io” rimane Cristo, che resterà ogni giorno accanto a tutti gli “operai della sua vigna”, inclusi quelli che in base all’anagrafe risultano in pensione. Tra loro c’è lo stesso Pontefice. E così il 25 luglio, per la prima volta, la Chiesa festeggia la Giornata dei nonni e degli anziani. Un’occasione di incontro tra generazioni, ma anche per riflettere su alcuni problemi “cronici” come l’inadeguatezza di tariffe e appalti per quelle realtà che si occupano di assistenza alle fasce fragili della popolazione. MESSA IN LATINO Non ha creato comunione ma divisione, il tentativo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI di riavvicinare a Roma i “tradizionalisti” consentendo loro la celebrazione della Messa tridentina. Per cui adesso Papa Francesco si è trovato costretto a intervenire con rigide limitazioni SE AVERE CASA È UN SOGNO Che tante persone siano rimaste senza abitazione a causa della crisi, e però le città siano piene di case vuote, non è un paradosso, è uno scandalo. Il progetto Rihousing della Caritas consente, a chi “non ce la fa” con i soldi, di avere un tetto sulla propria testa REGIONE Mondo del lavoro, sindacati e Università si confrontano con la presidente Tesei sulle opportunità per la ripartenza DDL ZAN Intervista alla Garante dei minori dell’Umbria Castellani, dopo le sue dichiarazioni che - con sua sorpresa - hanno suscitato tanto clamore, e sono state spesso strumentalizzate. Ribadisce però il valore pedagogico delle proprie idee  ]]>
Lavoro: ammortizzatori … e non solo https://www.lavoce.it/lavoro-ammortizzatori-e-non-solo/ Thu, 22 Jul 2021 16:42:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61508

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti introdotto durante i tempi più duri della pandemia ha arginato la crescita della disoccupazione. Ma cosa succederà a quei circa 1 milione e mezzo di cassaintegrati, quando si tornerà alla normalità?

Finito il blocco dei licenziamenti cosa accadrà?

Una domanda simile la pone il XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia del Centro Einaudi. La ripresa immediata non darà a tutti le garanzie di tornare al lavoro di prima. Osservano dal rapporto che quel milione e mezzo di occupati a rischio è solo una parte. Potrebbero essere molte di più le persone prive delle competenze adeguate a inserirsi nel nuovo mondo produttivo. Le trasformazioni del mondo della produzione sono accompagnate da conseguenze importanti. Purtroppo saranno alcuni lavoratori a subire il contraccolpo. Il nostro sistema è attrezzato per sostenerli e orientarli in un tempo di passaggio?

Camberà il lavoro. Ma i lavoratori?

La transizione al modello ecologico, l’innovazione digitale sono temi chiave del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano sostenuto da New Generation EU. La crisi ambientale e le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie impongono di cambiare modelli di produzione, oltre che i nostri stili di vita. Nel nuovo mondo si troveranno altre aziende pronte a investire e ad alimentare la domanda di lavoro, ma i lavori non saranno gli stessi. Questo significa che non è automatico il passaggio occupazione – disoccupazione – nuova occupazione. Perché si perderanno alcuni tipi di lavoro e se ne aumenteranno altri, probabilmente molto diversi. In questo passaggio le persone più deboli, specialmente quelle con un’istruzione minore saranno le più esposte ai rischi di marginalizzazione.

Pensare nuove misure di sostegno

Dovrebbe essere importante, allora, rivedere gli ammortizzatori sociali e riformulare misure di sostegno al reddito che siano eque. Durante la pandemia abbiamo imparato che ci sono lavoratori più protetti e altri meno, ad esempio. lavoroInoltre servirebbero progetti formativi per dare modo ai lavoratori di aggiornare le loro competenze, di acquisirne altre, per costruirsi un mestiere e una professionalità da investire e non dei compiti da assolvere. Infine saranno essenziali azioni di orientamento per guidare verso i nuovi spazi occupazionali che si apriranno.]]>

di Andrea Casavecchia Whirlpool, Embraco, Gkn, Gianetti comunicano la loro chiusura e il loro trasferimento. Sono coinvolte comunità del Nord, del Centro e del Sud Italia. Si susseguono le manifestazioni dei lavoratori e dei loro sindacati. Il Governo apre delle trattative per cercare alternative, ma i segnali non sono incoraggianti. In alcuni casi ci sono scelte strategiche, in altri meno chiare politiche aziendali. Sicuramente sono indicatori che alcune aziende smettono di investire o almeno ridurranno gli investimenti in Italia. Finora il blocco dei licenziamenti introdotto durante i tempi più duri della pandemia ha arginato la crescita della disoccupazione. Ma cosa succederà a quei circa 1 milione e mezzo di cassaintegrati, quando si tornerà alla normalità?

Finito il blocco dei licenziamenti cosa accadrà?

Una domanda simile la pone il XXV Rapporto sull’economia globale e l’Italia del Centro Einaudi. La ripresa immediata non darà a tutti le garanzie di tornare al lavoro di prima. Osservano dal rapporto che quel milione e mezzo di occupati a rischio è solo una parte. Potrebbero essere molte di più le persone prive delle competenze adeguate a inserirsi nel nuovo mondo produttivo. Le trasformazioni del mondo della produzione sono accompagnate da conseguenze importanti. Purtroppo saranno alcuni lavoratori a subire il contraccolpo. Il nostro sistema è attrezzato per sostenerli e orientarli in un tempo di passaggio?

Camberà il lavoro. Ma i lavoratori?

La transizione al modello ecologico, l’innovazione digitale sono temi chiave del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano sostenuto da New Generation EU. La crisi ambientale e le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie impongono di cambiare modelli di produzione, oltre che i nostri stili di vita. Nel nuovo mondo si troveranno altre aziende pronte a investire e ad alimentare la domanda di lavoro, ma i lavori non saranno gli stessi. Questo significa che non è automatico il passaggio occupazione – disoccupazione – nuova occupazione. Perché si perderanno alcuni tipi di lavoro e se ne aumenteranno altri, probabilmente molto diversi. In questo passaggio le persone più deboli, specialmente quelle con un’istruzione minore saranno le più esposte ai rischi di marginalizzazione.

Pensare nuove misure di sostegno

Dovrebbe essere importante, allora, rivedere gli ammortizzatori sociali e riformulare misure di sostegno al reddito che siano eque. Durante la pandemia abbiamo imparato che ci sono lavoratori più protetti e altri meno, ad esempio. lavoroInoltre servirebbero progetti formativi per dare modo ai lavoratori di aggiornare le loro competenze, di acquisirne altre, per costruirsi un mestiere e una professionalità da investire e non dei compiti da assolvere. Infine saranno essenziali azioni di orientamento per guidare verso i nuovi spazi occupazionali che si apriranno.]]>
Giovani e lavoro, il monito di Bassetti: “Soluzioni nel più breve tempo possibile” https://www.lavoce.it/giovani-e-lavoro-il-monito-di-bassetti-soluzioni-nel-piu-breve-tempo-possibile/ Thu, 24 Jun 2021 08:44:43 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61160 Un momento dell'incontro di Compignano

MARSCIANO – Nella suggestiva cornice delle colline umbre, in località Compignano di Marsciano, presso l’Azienda agricola Augusto Coli, si è svolto il 22 giugno scorso, l’incontro “Giovani e lavoro: un cantiere che non ammette ritardi”, promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve per dare concretezza e sostegno alla voglia di ripartire, o di iniziare, di tanti giovani dopo la fase acuta dell’emergenza Covid. Come è stato evidenziato un po’ in tutti gli interventi, anche l’Umbria è alle prese con un’altra pandemia, quella che lede il tessuto sociale ed economico e a farne le spese maggiori sono proprio i giovani. Relatori A intervenire sul tema dell’incontro, organizzato anche in vista della 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Taranto, 21-24 ottobre 2021), sono stati invitati il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, Michele Fioroni, assessore allo sviluppo economico e innovazione della Regione Umbria, Michele Toniaccini, presidente ANCI Umbria, Michela Sciurpa, amministratore Unico di Sviluppumbria servizi alle imprese, e Giuseppe Cioffi, presidente di ITS Umbria Academy. A precedere i loro interventi sono stati i saluti del sindaco di Marsciano Francesca Mele e l’intervento del diacono dell’Archidiocesi perugino-pievese Carlo Cerati, che ha sottolineato l’inscindibilità del lavoro dalla salvaguardia del Creato prendendo spunto dall’esperienza della giovane azienda agricola Coli. A moderare l’incontro è stata Francesca Di Maolo, coordinatrice della Commissione regionale per il sociale e il lavoro della Ceu. Prendersi cura Di Maolo nel suo intervento ha sottolineato come “oggi abbiamo dato vita ad una tavola rotonda con le Istituzioni che operano a diverso livello sul tema del lavoro a partire dalla Regione Umbria, che sarà impegnata ad alzare lo sguardo oltre la pandemia ricostruendo le politiche attive del nostro territorio e, nel contempo, anche occupandosi di quei percorsi formativi e professionalizzanti di accompagnamento”. Bassetti  Dal canto suo, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, intervenendo all’incontro ha rimarcato come “‘parlare del rapporto tra i giovani e il lavoro significa affrontare tre questioni, a mio avviso, di grande importanza”, che sono, ha aggiunto, “la dignità della persona umana, la famiglia e il futuro della nostra società”. Dignità Il presidente della Cei, nel soffermarsi sulla ‘dignità’, ha evidenziato come “attraverso il lavoro gli esseri umani partecipano alla con-creazione del mondo. Se noi riconosciamo questa sacralità, se noi assumiamo la consapevolezza che possiamo fare del bene con le nostre opere, allora anche la nostra umanità si arricchisce e la vita acquista un significato nuovo. L’assenza di lavoro – o il suo opposto, l’idolatria del lavoro – svilisce invece l’animo umano e porta molti giovani alla rassegnazione, all’umiliazione e alla perdita di speranza”. Protagonisti In chiusura il cardinale ha ricordato come “sono troppi anni che parliamo della disoccupazione giovanile. Dobbiamo cercare di chiudere questo cantiere nel più breve tempo possibile e inaugurare un nuovo edificio. Un edificio – ha concluso Bassetti – in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze possano veramente sviluppare la loro personalità e, soprattutto, essere i protagonisti del mondo di oggi e della società del futuro”. (Il servizio completo sul settimanale La Voce)
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Un momento dell'incontro di Compignano

MARSCIANO – Nella suggestiva cornice delle colline umbre, in località Compignano di Marsciano, presso l’Azienda agricola Augusto Coli, si è svolto il 22 giugno scorso, l’incontro “Giovani e lavoro: un cantiere che non ammette ritardi”, promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve per dare concretezza e sostegno alla voglia di ripartire, o di iniziare, di tanti giovani dopo la fase acuta dell’emergenza Covid. Come è stato evidenziato un po’ in tutti gli interventi, anche l’Umbria è alle prese con un’altra pandemia, quella che lede il tessuto sociale ed economico e a farne le spese maggiori sono proprio i giovani. Relatori A intervenire sul tema dell’incontro, organizzato anche in vista della 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Taranto, 21-24 ottobre 2021), sono stati invitati il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, Michele Fioroni, assessore allo sviluppo economico e innovazione della Regione Umbria, Michele Toniaccini, presidente ANCI Umbria, Michela Sciurpa, amministratore Unico di Sviluppumbria servizi alle imprese, e Giuseppe Cioffi, presidente di ITS Umbria Academy. A precedere i loro interventi sono stati i saluti del sindaco di Marsciano Francesca Mele e l’intervento del diacono dell’Archidiocesi perugino-pievese Carlo Cerati, che ha sottolineato l’inscindibilità del lavoro dalla salvaguardia del Creato prendendo spunto dall’esperienza della giovane azienda agricola Coli. A moderare l’incontro è stata Francesca Di Maolo, coordinatrice della Commissione regionale per il sociale e il lavoro della Ceu. Prendersi cura Di Maolo nel suo intervento ha sottolineato come “oggi abbiamo dato vita ad una tavola rotonda con le Istituzioni che operano a diverso livello sul tema del lavoro a partire dalla Regione Umbria, che sarà impegnata ad alzare lo sguardo oltre la pandemia ricostruendo le politiche attive del nostro territorio e, nel contempo, anche occupandosi di quei percorsi formativi e professionalizzanti di accompagnamento”. Bassetti  Dal canto suo, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, intervenendo all’incontro ha rimarcato come “‘parlare del rapporto tra i giovani e il lavoro significa affrontare tre questioni, a mio avviso, di grande importanza”, che sono, ha aggiunto, “la dignità della persona umana, la famiglia e il futuro della nostra società”. Dignità Il presidente della Cei, nel soffermarsi sulla ‘dignità’, ha evidenziato come “attraverso il lavoro gli esseri umani partecipano alla con-creazione del mondo. Se noi riconosciamo questa sacralità, se noi assumiamo la consapevolezza che possiamo fare del bene con le nostre opere, allora anche la nostra umanità si arricchisce e la vita acquista un significato nuovo. L’assenza di lavoro – o il suo opposto, l’idolatria del lavoro – svilisce invece l’animo umano e porta molti giovani alla rassegnazione, all’umiliazione e alla perdita di speranza”. Protagonisti In chiusura il cardinale ha ricordato come “sono troppi anni che parliamo della disoccupazione giovanile. Dobbiamo cercare di chiudere questo cantiere nel più breve tempo possibile e inaugurare un nuovo edificio. Un edificio – ha concluso Bassetti – in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze possano veramente sviluppare la loro personalità e, soprattutto, essere i protagonisti del mondo di oggi e della società del futuro”. (Il servizio completo sul settimanale La Voce)
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Nuovo modello di sviluppo e dignità del lavoro in un convegno a Terni https://www.lavoce.it/nuovo-modello-di-sviluppo-e-dignita-del-lavoro-in-un-convegno-a-terni/ Tue, 22 Jun 2021 09:24:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61146 nuovo modello di sviluppo

Un io all’opera: un bene per tutti, idee per un percorso di sviluppo a misura d’uomo è il primo appuntamento del ciclo di eventi per un nuovo modello di sviluppo dell’area ternana, promosso dalla Commissione diocesana Problemi Sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, che si terrà giovedì 24 giugno alle ore 18.30 nei locali della Curia diocesana e in diretta streaming sui canali social Facebook Diocesi di Terni–Narni-Amelia e Youtube Diocesi di Terni–Narni-Amelia.

Al convegno, introdotto da Ermanno Ventura direttore Commissione diocesana Problemi sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, interverranno il vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Giuseppe Piemontese, Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e professore ordinario all’università degli studi di Milano Bicocca, Roberto Morroni vice presidente della Giunta regionale Umbria e assessore alle Politiche agricole e agroalimentari ed alla tutela e valorizzazione ambientale, Sandro Picciolini di A.D. Divania s.r.l. L’incontro sarà moderato da Domenico Salvemini.

L’iniziativa prosegue la serie di eventi diocesani promossi nel quarantennale della visita a Terni di San Giovanni Paolo II e nell’anno speciale di San Giuseppe.

"La memoria della visita a Terni di papa Wojtyla -sottolinea il vescovo Piemontese- col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, al mondo del lavoro, alla città, alla diocesi, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso.

Ciò dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della civitas ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso".

Da San Giovanni Paolo II a Papa Francesco, dalla dignità del lavoro ad un nuovo modello di impresa e l’economia ecosostenibile sono i punti intorno ai quali la commissione diocesana sta elaborando un percorso condiviso per un nuovo sviluppo del territorio.

"Una riflessione che nasce dall’indelebile memoria della visita del Papa Giovanni Paolo II e dalle iniziative e sollecitazioni di Papa Francesco sull’economia circolare, l’ecologia -spiega Ermanno Ventura direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro- sui nuovi modelli di sviluppo e sulla dignità del lavoro.

Questa serie di incontri, fino ad ottobre e novembre 2021, intendono sostenere l’invito del vescovo Piemontese a tutta la comunità civile, istituzionale e religiosa sulla Next-generation TNA quale opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intero territorio capace di avviare un nuovo modello di sviluppo che si coniughi con la dignità del lavoro, sia per creare le condizioni affinché questo territorio sia più adatto e attrattivo per le nuove generazioni, perché trovino la possibilità di lavoro, di vita e di impresa in questa nostra magnifica regione. Tutte le componenti sociali, la stessa Chiesa sollecitata da Papa Francesco dovranno svolgere bene la propria parte evitando contrapposizioni e ritardi, adoperandosi per il bene comune in  armonia e sinergia".

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nuovo modello di sviluppo

Un io all’opera: un bene per tutti, idee per un percorso di sviluppo a misura d’uomo è il primo appuntamento del ciclo di eventi per un nuovo modello di sviluppo dell’area ternana, promosso dalla Commissione diocesana Problemi Sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, che si terrà giovedì 24 giugno alle ore 18.30 nei locali della Curia diocesana e in diretta streaming sui canali social Facebook Diocesi di Terni–Narni-Amelia e Youtube Diocesi di Terni–Narni-Amelia.

Al convegno, introdotto da Ermanno Ventura direttore Commissione diocesana Problemi sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, interverranno il vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Giuseppe Piemontese, Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e professore ordinario all’università degli studi di Milano Bicocca, Roberto Morroni vice presidente della Giunta regionale Umbria e assessore alle Politiche agricole e agroalimentari ed alla tutela e valorizzazione ambientale, Sandro Picciolini di A.D. Divania s.r.l. L’incontro sarà moderato da Domenico Salvemini.

L’iniziativa prosegue la serie di eventi diocesani promossi nel quarantennale della visita a Terni di San Giovanni Paolo II e nell’anno speciale di San Giuseppe.

"La memoria della visita a Terni di papa Wojtyla -sottolinea il vescovo Piemontese- col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, al mondo del lavoro, alla città, alla diocesi, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso.

Ciò dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della civitas ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso".

Da San Giovanni Paolo II a Papa Francesco, dalla dignità del lavoro ad un nuovo modello di impresa e l’economia ecosostenibile sono i punti intorno ai quali la commissione diocesana sta elaborando un percorso condiviso per un nuovo sviluppo del territorio.

"Una riflessione che nasce dall’indelebile memoria della visita del Papa Giovanni Paolo II e dalle iniziative e sollecitazioni di Papa Francesco sull’economia circolare, l’ecologia -spiega Ermanno Ventura direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro- sui nuovi modelli di sviluppo e sulla dignità del lavoro.

Questa serie di incontri, fino ad ottobre e novembre 2021, intendono sostenere l’invito del vescovo Piemontese a tutta la comunità civile, istituzionale e religiosa sulla Next-generation TNA quale opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intero territorio capace di avviare un nuovo modello di sviluppo che si coniughi con la dignità del lavoro, sia per creare le condizioni affinché questo territorio sia più adatto e attrattivo per le nuove generazioni, perché trovino la possibilità di lavoro, di vita e di impresa in questa nostra magnifica regione. Tutte le componenti sociali, la stessa Chiesa sollecitata da Papa Francesco dovranno svolgere bene la propria parte evitando contrapposizioni e ritardi, adoperandosi per il bene comune in  armonia e sinergia".

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‘Giovani e lavoro: un cantiere che non ammette ritardi’ : un incontro fra istituzioni, imprese e parti sociali https://www.lavoce.it/giovani-e-lavoro-un-cantiere-che-non-ammette-ritardi-un-incontro-fra-istituzioni-imprese-e-parti-sociali/ Sat, 19 Jun 2021 11:08:51 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61102 Giovani e Lavoro

Giovani e lavoro: un cantiere che non ammette ritardi, è il tema su cui si confronteranno cinquanta tra giovani e adulti in rappresentanza di istituzioni, imprese e parti sociali, in programma a Compignano di Marsciano, presso l’Azienda agricola Augusto Coli, martedì 22 giugno (alle ore 18), nel rispetto delle norme per il contenimento della pandemia. Un incontro, per riflettere su un tema di urgente attualità, promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve sulla scia del convegno regionale della Conferenza episcopale umbra (Ceu) tenutosi in occasione del Primo Maggio e in vista della 49sima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (in programma a Taranto dal 21 al 24 ottobre prossimi), ha la finalità di rafforzare un patto tra istituzioni, mondo del lavoro e corpi intermedi della società per sostenere le giovani generazioni alla ricerca di una occupazione dignitosa in modo da realizzarsi mettendo su famiglia, contribuendo alla crescita della comunità. "È il contesto attuale che lo richiede, caratterizzato da una crisi ampliata dalla pandemia i cui effetti economici sono ancora indeterminati -come sostiene il diacono Carlo Cerati, direttore della Pastorale diocesana sociale e del lavoro- e dipenderanno dalla capacità della politica, delle imprese e delle parti sociali di dare risposte rapide, concrete e sinergiche. In questo contesto risulta necessario che i soggetti appena indicati e la stessa Chiesa sollecitata da Papa Francesco svolgano bene la propria parte evitando contrapposizioni, ritardi e scontri ideologici ma piuttosto si adoperino per il bene comune in una armonia e sinergia convergente. Senza dimenticare l’attenzione alla persona e alla sua sicurezza. Si tratta di un patto che deve essere portato avanti con azioni e politiche economiche per lo sviluppo sostenibile dei territori, non per i giovani, ma con i giovani, ascoltando i loro bisogni, le loro paure e, soprattutto, i loro sogni. Sogni che si concretizzano -spiega Coli-come gli occupati dell’Azienda Agricola Augusto Coli, un luogo di lavoro, dove giovani, idee, innovazione, sicurezza, bellezza e custodia del Creato sono plasticamente visibili e da ammirare". Sono diverse le realtà produttive del Marscianese e Perugino ad avere queste peculiarità e ad alcune di loro verrà consegnato, il 22 giugno, un attestato per essersi distinte nel territorio per occupazione, innovazione, crescita economica e rispetto del Creato. "La Chiesa diocesana perugino-pievese -conclude direttore della Pastorale diocesana sociale e del lavoro- si è attivata con forza verso questa direzione con progetti concreti per favorire opportunità di lavoro per giovani adulti. L’iniziativa di martedì prossimo ha l’obiettivo di portare sui vari luoghi di produzione e socializzazione i soggetti atti ad attivare un dialogo costruttivo e soprattutto operativo". Sono stati invitati a relazionare sul tema Giovani e lavoro, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, particolarmente attento al rapporto giovani-lavoro, Michele Fioroni, assessore allo sviluppo economico e innovazione della Regione Umbria, Michele Toniaccini, presidente ANCI Umbria, Michele Sciurpa, amministratore Unico di Sviluppumbria servizi alle imprese, e Giuseppe Cioffi, presidente di ITS Umbria Academy. Porteranno il saluto il sindaco di Marsciano Francesca Mele e il direttore Carlo Cerati. Modererà l’incontro Francesca Di Maolo, coordinatrice della Commissione regionale per il sociale e il lavoro della Ceu. L’iniziativa sarà trasmessa in diretta streaming sui canali social del settimanale La Voce.]]>
Giovani e Lavoro

Giovani e lavoro: un cantiere che non ammette ritardi, è il tema su cui si confronteranno cinquanta tra giovani e adulti in rappresentanza di istituzioni, imprese e parti sociali, in programma a Compignano di Marsciano, presso l’Azienda agricola Augusto Coli, martedì 22 giugno (alle ore 18), nel rispetto delle norme per il contenimento della pandemia. Un incontro, per riflettere su un tema di urgente attualità, promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve sulla scia del convegno regionale della Conferenza episcopale umbra (Ceu) tenutosi in occasione del Primo Maggio e in vista della 49sima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (in programma a Taranto dal 21 al 24 ottobre prossimi), ha la finalità di rafforzare un patto tra istituzioni, mondo del lavoro e corpi intermedi della società per sostenere le giovani generazioni alla ricerca di una occupazione dignitosa in modo da realizzarsi mettendo su famiglia, contribuendo alla crescita della comunità. "È il contesto attuale che lo richiede, caratterizzato da una crisi ampliata dalla pandemia i cui effetti economici sono ancora indeterminati -come sostiene il diacono Carlo Cerati, direttore della Pastorale diocesana sociale e del lavoro- e dipenderanno dalla capacità della politica, delle imprese e delle parti sociali di dare risposte rapide, concrete e sinergiche. In questo contesto risulta necessario che i soggetti appena indicati e la stessa Chiesa sollecitata da Papa Francesco svolgano bene la propria parte evitando contrapposizioni, ritardi e scontri ideologici ma piuttosto si adoperino per il bene comune in una armonia e sinergia convergente. Senza dimenticare l’attenzione alla persona e alla sua sicurezza. Si tratta di un patto che deve essere portato avanti con azioni e politiche economiche per lo sviluppo sostenibile dei territori, non per i giovani, ma con i giovani, ascoltando i loro bisogni, le loro paure e, soprattutto, i loro sogni. Sogni che si concretizzano -spiega Coli-come gli occupati dell’Azienda Agricola Augusto Coli, un luogo di lavoro, dove giovani, idee, innovazione, sicurezza, bellezza e custodia del Creato sono plasticamente visibili e da ammirare". Sono diverse le realtà produttive del Marscianese e Perugino ad avere queste peculiarità e ad alcune di loro verrà consegnato, il 22 giugno, un attestato per essersi distinte nel territorio per occupazione, innovazione, crescita economica e rispetto del Creato. "La Chiesa diocesana perugino-pievese -conclude direttore della Pastorale diocesana sociale e del lavoro- si è attivata con forza verso questa direzione con progetti concreti per favorire opportunità di lavoro per giovani adulti. L’iniziativa di martedì prossimo ha l’obiettivo di portare sui vari luoghi di produzione e socializzazione i soggetti atti ad attivare un dialogo costruttivo e soprattutto operativo". Sono stati invitati a relazionare sul tema Giovani e lavoro, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, particolarmente attento al rapporto giovani-lavoro, Michele Fioroni, assessore allo sviluppo economico e innovazione della Regione Umbria, Michele Toniaccini, presidente ANCI Umbria, Michele Sciurpa, amministratore Unico di Sviluppumbria servizi alle imprese, e Giuseppe Cioffi, presidente di ITS Umbria Academy. Porteranno il saluto il sindaco di Marsciano Francesca Mele e il direttore Carlo Cerati. Modererà l’incontro Francesca Di Maolo, coordinatrice della Commissione regionale per il sociale e il lavoro della Ceu. L’iniziativa sarà trasmessa in diretta streaming sui canali social del settimanale La Voce.]]>
Terni. Messa alle acciaierie. Il Vescovo: pensare e promuovere progetti per le future generazioni https://www.lavoce.it/terni-messa-alle-acciaierie-il-vescovo-pensare-e-promuovere-progetti-per-le-future-generazioni/ Sat, 15 May 2021 17:27:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60663

“Unire ogni sforzo di ingegno e di responsabilità, e superare egoismi e visioni di parte, per pensare e promuovere progetti per le future generazioni, la Next Generation della nostra Umbria e del territorio di Terni-Narni-Amelia”. È l'appello rivolto a “Istituzioni, mondo politico, Imprese, sindacati, società civile e alla comunità ecclesiale” dal  vescovo di Terni - Narni - Amelia mons. Giuseppe Piemontese, a conclusione dell'omelia pronunciata nella solenne messa  celebrata oggi, sabato 15 maggio alle ore 18 presso, Acciai Speciali Terni, in viale Brin, nello stesso piazzale interno all’acciaieria dove Papa Woytila 40 anni fa incontrò migliaia di lavoratori. [gallery ids="60671,60670,60669,60668,60667"]

Il messaggio di papa Francesco

Occasione della celebrazione il 40° anniversario della visita di papa san Giovanni Paolo II alle acciaierie e alla città, anniversario ricordato anche da papa Francesco con un suo messaggio inviato al vescovo Piemontese,  consegnato integralmente nella messa di oggi. Messaggio nela quale papa Francecsco esprime la vicinanza al mondo del lavoro e ai lavoratori di Terni, Narni e Amelia, in questo periodo di crisi economico-finanziaria aggravata dalla pandemia, che porta con sé incognite per il futuro di tante famiglie.

La memoria della visita

Nell’incontro con il mondo del lavoro nel 1981, papa Giovanni Paolo II toccò temi fondamentali per la vita dell’uomo: la dignità del lavoro, la giustizia e la moralità come condizioni essenziali per la pace in tutte le nazioni, la famiglia, la libertà dell’uomo e la creatività dell’opera umana; insegnamenti profetici ed attuali ancora oggi, che il Papa consegnò al mondo del lavoro e all’intera comunità diocesana.

Le parole del Vescovo alla Messa presso le Acciaierie

“La memoria grata per la visita del papa santo, Giovanni Paolo II, avvenuta 40 anni fa (19 marzo 1981), e l’attualità dei messaggi allora affidatici ha suggerito la celebrazione eucaristica di questa sera” ha detto all'omelia il vescovo mons. Giuseppe Piemontese, ricordando che avrebbe “voluto rinnovare con papa Francesco quell’evento indimenticabile”, ma la pandemia “ha ridimensionato e rallentato i nostri sogni e progetti”. “La Celebrazione Eucaristica odierna, nel luogo rappresentativo di questa città è l’unica manifestazione di popolo consentita in questo momento. E noi, - ha detto Piemontese - Istituzioni civili e religiose, governance e tutto il mondo delle Acciaierie, non abbiamo voluto rinunciare a ritrovarci per celebrare qui all’aperto, nello stesso luogo, teatro principale dell’evento di 40 anni fa”. Ricordando che la celebrazione avviene nella festa liturgica dell'Ascensione, mons. Piemontese ha sottolineato come “la lieta notizia annunciata dal Vangelo è che l’uomo ha in sé energie e abilità per custodire il mondo; l’uomo, con l’aiuto di Dio può trasformarsi in artigiano responsabile di giustizia, di concordia, di pace, ispirandosi all’amore, al perdono, testimoniato da Gesù”.

Le parole di Papa Francesco su lavoro e politiche sociali

Ha quindi citato Papa Francesco che “nel messaggio indirizzato alla nostra città e alle Acciaierie, in questa circostanza, ribadisce alcune consegne fatteci 40 anni fa da san Giovanni Paolo II, aggiornandole col tema, a lui caro, della custodia della casa comune”. “Il vostro territorio, - scrive Papa Francesco - deve affrontare sfide ancora più preoccupanti a causa di prospettive lavorative che generano un clima difficile e incerto. In tale contesto tutti sono chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario adoperarsi con sollecitudine affinché le istanze etiche e i diritti della persona mantengano il primato su ogni esigenza di profitto. Il lavoro è una vocazione, perché nasce da una chiamata che Dio rivolse fin dal principio all’uomo, perché ‘coltivasse e custodisse’ la casa comune (cfr Gen 2,15). Lavorare è la prima vocazione dell’uomo, una vocazione che dà dignità all’uomo. Tutti sono chiamati a non sottrarre alle persone questa dignità del lavoro! Pertanto, esorto quanti sono coinvolti, a vario titolo, nel mondo del lavoro e dell’impresa, ad adoperarsi non solo perché il lavoro sia opportunamente tutelato, ma anche perché si attuino valide politiche sociali in favore della persona e della sua professionalità”.

Tre amici di Terni

“In questa celebrazione “giubilare”, - ha detto mons. Piemontese - mentre siamo ancora nel tunnel della pandemia del Coronavirus, invito tutti a cogliere segni di speranza in tre “amici” che vegliano dall’alto sulle nostre città e che ispirano progetti di rinnovamento”. Ed il Vescovo ha indicato san Giuseppe lavoratore, sottolinenando che “lui è di casa in questo luogo di operosità, creatività e solidarietà umana”; san Giovanni Paolo II, che  “ha avuto parole appropriate per tutti, ha compiuto gesti di benevolenza, ha pregato con noi e per noi”; e ha indicato il venerabile Giunio Tinarelli (1922-1956), “già operaio in questa fabbrica, ma soprattutto cristiano che ha vissuto con coraggio, pazienza e intraprendenza la sua missione di uomo, di lavoratore, poi di malato affetto da poliartrite anchilosante, di apostolo che ha dato speranza a migliaia di persone alle prese con i problemi della disoccupazione, della salute, della fede”.]]>

“Unire ogni sforzo di ingegno e di responsabilità, e superare egoismi e visioni di parte, per pensare e promuovere progetti per le future generazioni, la Next Generation della nostra Umbria e del territorio di Terni-Narni-Amelia”. È l'appello rivolto a “Istituzioni, mondo politico, Imprese, sindacati, società civile e alla comunità ecclesiale” dal  vescovo di Terni - Narni - Amelia mons. Giuseppe Piemontese, a conclusione dell'omelia pronunciata nella solenne messa  celebrata oggi, sabato 15 maggio alle ore 18 presso, Acciai Speciali Terni, in viale Brin, nello stesso piazzale interno all’acciaieria dove Papa Woytila 40 anni fa incontrò migliaia di lavoratori. [gallery ids="60671,60670,60669,60668,60667"]

Il messaggio di papa Francesco

Occasione della celebrazione il 40° anniversario della visita di papa san Giovanni Paolo II alle acciaierie e alla città, anniversario ricordato anche da papa Francesco con un suo messaggio inviato al vescovo Piemontese,  consegnato integralmente nella messa di oggi. Messaggio nela quale papa Francecsco esprime la vicinanza al mondo del lavoro e ai lavoratori di Terni, Narni e Amelia, in questo periodo di crisi economico-finanziaria aggravata dalla pandemia, che porta con sé incognite per il futuro di tante famiglie.

La memoria della visita

Nell’incontro con il mondo del lavoro nel 1981, papa Giovanni Paolo II toccò temi fondamentali per la vita dell’uomo: la dignità del lavoro, la giustizia e la moralità come condizioni essenziali per la pace in tutte le nazioni, la famiglia, la libertà dell’uomo e la creatività dell’opera umana; insegnamenti profetici ed attuali ancora oggi, che il Papa consegnò al mondo del lavoro e all’intera comunità diocesana.

Le parole del Vescovo alla Messa presso le Acciaierie

“La memoria grata per la visita del papa santo, Giovanni Paolo II, avvenuta 40 anni fa (19 marzo 1981), e l’attualità dei messaggi allora affidatici ha suggerito la celebrazione eucaristica di questa sera” ha detto all'omelia il vescovo mons. Giuseppe Piemontese, ricordando che avrebbe “voluto rinnovare con papa Francesco quell’evento indimenticabile”, ma la pandemia “ha ridimensionato e rallentato i nostri sogni e progetti”. “La Celebrazione Eucaristica odierna, nel luogo rappresentativo di questa città è l’unica manifestazione di popolo consentita in questo momento. E noi, - ha detto Piemontese - Istituzioni civili e religiose, governance e tutto il mondo delle Acciaierie, non abbiamo voluto rinunciare a ritrovarci per celebrare qui all’aperto, nello stesso luogo, teatro principale dell’evento di 40 anni fa”. Ricordando che la celebrazione avviene nella festa liturgica dell'Ascensione, mons. Piemontese ha sottolineato come “la lieta notizia annunciata dal Vangelo è che l’uomo ha in sé energie e abilità per custodire il mondo; l’uomo, con l’aiuto di Dio può trasformarsi in artigiano responsabile di giustizia, di concordia, di pace, ispirandosi all’amore, al perdono, testimoniato da Gesù”.

Le parole di Papa Francesco su lavoro e politiche sociali

Ha quindi citato Papa Francesco che “nel messaggio indirizzato alla nostra città e alle Acciaierie, in questa circostanza, ribadisce alcune consegne fatteci 40 anni fa da san Giovanni Paolo II, aggiornandole col tema, a lui caro, della custodia della casa comune”. “Il vostro territorio, - scrive Papa Francesco - deve affrontare sfide ancora più preoccupanti a causa di prospettive lavorative che generano un clima difficile e incerto. In tale contesto tutti sono chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario adoperarsi con sollecitudine affinché le istanze etiche e i diritti della persona mantengano il primato su ogni esigenza di profitto. Il lavoro è una vocazione, perché nasce da una chiamata che Dio rivolse fin dal principio all’uomo, perché ‘coltivasse e custodisse’ la casa comune (cfr Gen 2,15). Lavorare è la prima vocazione dell’uomo, una vocazione che dà dignità all’uomo. Tutti sono chiamati a non sottrarre alle persone questa dignità del lavoro! Pertanto, esorto quanti sono coinvolti, a vario titolo, nel mondo del lavoro e dell’impresa, ad adoperarsi non solo perché il lavoro sia opportunamente tutelato, ma anche perché si attuino valide politiche sociali in favore della persona e della sua professionalità”.

Tre amici di Terni

“In questa celebrazione “giubilare”, - ha detto mons. Piemontese - mentre siamo ancora nel tunnel della pandemia del Coronavirus, invito tutti a cogliere segni di speranza in tre “amici” che vegliano dall’alto sulle nostre città e che ispirano progetti di rinnovamento”. Ed il Vescovo ha indicato san Giuseppe lavoratore, sottolinenando che “lui è di casa in questo luogo di operosità, creatività e solidarietà umana”; san Giovanni Paolo II, che  “ha avuto parole appropriate per tutti, ha compiuto gesti di benevolenza, ha pregato con noi e per noi”; e ha indicato il venerabile Giunio Tinarelli (1922-1956), “già operaio in questa fabbrica, ma soprattutto cristiano che ha vissuto con coraggio, pazienza e intraprendenza la sua missione di uomo, di lavoratore, poi di malato affetto da poliartrite anchilosante, di apostolo che ha dato speranza a migliaia di persone alle prese con i problemi della disoccupazione, della salute, della fede”.]]>
Storie di imprenditori: giovani che creano lavoro https://www.lavoce.it/storie-di-imprenditori-giovani-che-creano-lavoro/ Fri, 07 May 2021 17:18:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60555

Giovani e lavoro, due parole che insieme portano ad altre importanti questioni, come quella della famiglia, che è poi la base della società.

Da questo punto di partenza è stato organizzato l’incontro Giovani e lavoro: un cantiere aperto”, promosso dalla Commissione regionale per i problemi sociali e il lavoro della Ceu in occasione del Primo Maggio.

L’iniziativa ha voluto stimolare la riflessione a partire proprio dai giovani e dalle loro storie di resilienza e di intraprendenza. Resilienza perchè quasi tutti sono stati provati dalla pandemia in corso ed alcuni il lavoro l’hanno perduto. Intraprendenza perchè si tratta di persone, giovani appunto, che il lavoro lo stanno creando, anche per altri.

Tommaso, ingegnere cresciuto in oratorio

Come Tommaso Vicarelli, ingegnere informatico di 33 anni che 5 anni fa ha fondato una start up di sviluppo software e data analysis. “Questa scelta non è stata affatto facile. Soprattutto i primi anni avviare qualcosa da zero è stato difficilissimo. Mi sono sentito spesso solo (eh, non si hanno tanti amici che hanno un’impresa e dei dipendenti a 30 anni), e tante cose purtroppo vanno sperimentate sulla propria pelle, come la perdita di qualche dipendente che decide di cambiare lavoro” ha raccontato Tommaso. “Mi ritengo però fortunato perché dal punto di vista professionale ho sempre potuto scegliere, e questo grazie alla formazione che ho ricevuto: sia tecnica sia manageriale. Mi sono laureato in ingegneria informatica, che anche oggi è un settore in crescita, ma ho fatto tante esperienze in oratorio e in Pastorale giovanile che hanno permesso di formarmi non solo da un punto di vista tecnico, ma anche manageriale”.
Leggi il racconto dell'incontro e guarda il video
Da qui la scelta di rimanere a Perugia, nella sua città natale, per lavorare sul e con il territorio. “Questa possibilità di scegliere mi ha permesso di fare scelte importanti, come quella di rimanere a Perugia. La società in cui ho fatto la tesi, a Roma, mi aveva proposto di rimanere, così come avevo ricevuto offerte da un paio di società di consulenza a Milano. Ho scelto di rimanere perché sono legato a questo territorio, perché penso che il mio territorio mi ha dato tanto, ed è giusto che io restituisca un po’ di quello che ho ricevuto”. Tommaso è anche sposato e padre di una bambina: “Due parole su fare l’imprenditore e avere una famiglia – ha aggiunto -. È una lotta continua contro il tempo, che spesso perdo. Ma anche qui il segreto che ho sperimentato è vivere quel tempo come un dono. Il tempo dedicato alla famiglia non è ‘tempo rubato al lavoro’ e viceversa, ma sono entrambi un tempo che mi è stato donato per fare del mio meglio per gli altri. A volte ci riesco”.

Lorenzo e Ilaria, dall'Australia … allo zafferano

Dal settore informatico a quello agricolo con la testimonianza di Lorenzo e Ilaria, coppia originaria dei Castelli romani, che dopo un’esperienza di lavoro in Australia, ha deciso di tornare in Italia, più precisamente a San Pellegrino di Norcia. “Inizialmente eravamo molto euforici dell’Australia, tutto organizzato, stipendi alti, tasse basse. Pian piano però ci siamo resi conto di quante cose avevamo lasciato. Come la spiritualità del lavoro, quel tramandare una semplice ricetta, il curare l’orto di casa” racconta Lorenzo. “Così abbiamo deciso di rientrare e siamo andati a San Pellegrino, un posto meraviglioso dove il tempo rallenta e le persone si conoscono tutte. Lì poi avevamo a disposizione circa 3 ettari di terreno della famiglia di Ilaria e abbiamo aperto un’azienda agricola. Tutto è cominciato con la coltivazione dello zafferano, era l’inizio del 2016. Da lì a pochi mesi è arrivato il terremoto”. Lorenzo e Ilaria hanno attraversato una tempesta, ma hanno anche sperimentato il valore di quella comunità che tanto mancava loro. “Ci siamo ritrovati in un luogo dove non sapevamo ancora muoverci, famiglia e amici erano lontani, e non sapevamo cosa fare. Dopo il terremoto e i primi giorni di smarrimento siamo andati dai vigili del fuoco perchè la struttura dove custodivamo circa 40 quintali di bulbi di zafferano, il nostro investimento, era danneggita e in parte crollata. Gli abbiamo chiesto se si poteva puntellare la struttura per recuperare i bulbi, ma non era possibile. Però i vigili del fuoco non ci hanno abbandonato e sono entrati nella struttura, facendoci anche preoccupare, per recuperare tutti i bulbi. Poi un’azienda agricola ci ha permesso di poter stoccare i bulbi temporaneamente perchè non potevano prendere la luce del sole. Nel periodo della raccolta, ad ottobre, è arrivato il secondo terremoto. Non avevamo la possibilità di fare una mondatura e raccogliere i fiori in un impianto grande come il nostro. Allora è arrivata la gente del paese a lavorare con noi, senza che li avessimo invitati, solo per aiutare. Ecco, vorrei rivivere il senso di unità e solidarietà di quei giorni. Non è il Covid che mi spaventa, sono più le persone”.

Marco, dall'olio … ai cosmetici

Anche Marco Manni, da Terni, è un giovane nel campo dell’agricoltura. La sua filosofia, come imprenditore, è quella della trasformazione. “L’idea è quella di trasformare i prodotti della terra in qualcos’altro. Per questo dall’olio abbiamo creato una linea di cosmetici naturali”. Dopo un inizio cauto, con la vendita dei prodotti solo in alcune farmacie locali, l’azienda prende piede, ma subisce un arresto con la pandemia. “Non ci arrendiamo e stiamo sfruttando questo tempo di stop per reinventarci”.

Marta: il bar senza slot “chiuso” dal Covid

C’è poi chi non è riuscito, nonostante gli sforzi, a resistere al terremoto della pandemia. Marta Rossi, 35 anni, dal 2014 gestiva insieme ad alcuni suoi coetanei un circolo territoriale con un parco e un bar a Foligno. “Sono laureata in Metodi e tecniche del Servizio Sociale, quindi mi sono buttata in un campo che non era proprio il mio con questo lavoro” ricorda. “Poi però siamo riusciti a ridare valore sociale e significato a un luogo, rendendolo polmone verde del nostro territorio ‘distrutto’socialmente (droga e malavita notturna ed anche diurna). Abbiamo rinnovato il bar dove abbiamo rinunciato alle slot machine e al loro guadagno, come segno di pulizia, chiarezza, trasparenza. Dopo sei anni però la nostra gestione è terminata a causa del Covid”. E con amarezza ammette: “Se fossimo stati sostenuti dalle istituzioni avremmo continuato”.]]>

Giovani e lavoro, due parole che insieme portano ad altre importanti questioni, come quella della famiglia, che è poi la base della società.

Da questo punto di partenza è stato organizzato l’incontro Giovani e lavoro: un cantiere aperto”, promosso dalla Commissione regionale per i problemi sociali e il lavoro della Ceu in occasione del Primo Maggio.

L’iniziativa ha voluto stimolare la riflessione a partire proprio dai giovani e dalle loro storie di resilienza e di intraprendenza. Resilienza perchè quasi tutti sono stati provati dalla pandemia in corso ed alcuni il lavoro l’hanno perduto. Intraprendenza perchè si tratta di persone, giovani appunto, che il lavoro lo stanno creando, anche per altri.

Tommaso, ingegnere cresciuto in oratorio

Come Tommaso Vicarelli, ingegnere informatico di 33 anni che 5 anni fa ha fondato una start up di sviluppo software e data analysis. “Questa scelta non è stata affatto facile. Soprattutto i primi anni avviare qualcosa da zero è stato difficilissimo. Mi sono sentito spesso solo (eh, non si hanno tanti amici che hanno un’impresa e dei dipendenti a 30 anni), e tante cose purtroppo vanno sperimentate sulla propria pelle, come la perdita di qualche dipendente che decide di cambiare lavoro” ha raccontato Tommaso. “Mi ritengo però fortunato perché dal punto di vista professionale ho sempre potuto scegliere, e questo grazie alla formazione che ho ricevuto: sia tecnica sia manageriale. Mi sono laureato in ingegneria informatica, che anche oggi è un settore in crescita, ma ho fatto tante esperienze in oratorio e in Pastorale giovanile che hanno permesso di formarmi non solo da un punto di vista tecnico, ma anche manageriale”.
Leggi il racconto dell'incontro e guarda il video
Da qui la scelta di rimanere a Perugia, nella sua città natale, per lavorare sul e con il territorio. “Questa possibilità di scegliere mi ha permesso di fare scelte importanti, come quella di rimanere a Perugia. La società in cui ho fatto la tesi, a Roma, mi aveva proposto di rimanere, così come avevo ricevuto offerte da un paio di società di consulenza a Milano. Ho scelto di rimanere perché sono legato a questo territorio, perché penso che il mio territorio mi ha dato tanto, ed è giusto che io restituisca un po’ di quello che ho ricevuto”. Tommaso è anche sposato e padre di una bambina: “Due parole su fare l’imprenditore e avere una famiglia – ha aggiunto -. È una lotta continua contro il tempo, che spesso perdo. Ma anche qui il segreto che ho sperimentato è vivere quel tempo come un dono. Il tempo dedicato alla famiglia non è ‘tempo rubato al lavoro’ e viceversa, ma sono entrambi un tempo che mi è stato donato per fare del mio meglio per gli altri. A volte ci riesco”.

Lorenzo e Ilaria, dall'Australia … allo zafferano

Dal settore informatico a quello agricolo con la testimonianza di Lorenzo e Ilaria, coppia originaria dei Castelli romani, che dopo un’esperienza di lavoro in Australia, ha deciso di tornare in Italia, più precisamente a San Pellegrino di Norcia. “Inizialmente eravamo molto euforici dell’Australia, tutto organizzato, stipendi alti, tasse basse. Pian piano però ci siamo resi conto di quante cose avevamo lasciato. Come la spiritualità del lavoro, quel tramandare una semplice ricetta, il curare l’orto di casa” racconta Lorenzo. “Così abbiamo deciso di rientrare e siamo andati a San Pellegrino, un posto meraviglioso dove il tempo rallenta e le persone si conoscono tutte. Lì poi avevamo a disposizione circa 3 ettari di terreno della famiglia di Ilaria e abbiamo aperto un’azienda agricola. Tutto è cominciato con la coltivazione dello zafferano, era l’inizio del 2016. Da lì a pochi mesi è arrivato il terremoto”. Lorenzo e Ilaria hanno attraversato una tempesta, ma hanno anche sperimentato il valore di quella comunità che tanto mancava loro. “Ci siamo ritrovati in un luogo dove non sapevamo ancora muoverci, famiglia e amici erano lontani, e non sapevamo cosa fare. Dopo il terremoto e i primi giorni di smarrimento siamo andati dai vigili del fuoco perchè la struttura dove custodivamo circa 40 quintali di bulbi di zafferano, il nostro investimento, era danneggita e in parte crollata. Gli abbiamo chiesto se si poteva puntellare la struttura per recuperare i bulbi, ma non era possibile. Però i vigili del fuoco non ci hanno abbandonato e sono entrati nella struttura, facendoci anche preoccupare, per recuperare tutti i bulbi. Poi un’azienda agricola ci ha permesso di poter stoccare i bulbi temporaneamente perchè non potevano prendere la luce del sole. Nel periodo della raccolta, ad ottobre, è arrivato il secondo terremoto. Non avevamo la possibilità di fare una mondatura e raccogliere i fiori in un impianto grande come il nostro. Allora è arrivata la gente del paese a lavorare con noi, senza che li avessimo invitati, solo per aiutare. Ecco, vorrei rivivere il senso di unità e solidarietà di quei giorni. Non è il Covid che mi spaventa, sono più le persone”.

Marco, dall'olio … ai cosmetici

Anche Marco Manni, da Terni, è un giovane nel campo dell’agricoltura. La sua filosofia, come imprenditore, è quella della trasformazione. “L’idea è quella di trasformare i prodotti della terra in qualcos’altro. Per questo dall’olio abbiamo creato una linea di cosmetici naturali”. Dopo un inizio cauto, con la vendita dei prodotti solo in alcune farmacie locali, l’azienda prende piede, ma subisce un arresto con la pandemia. “Non ci arrendiamo e stiamo sfruttando questo tempo di stop per reinventarci”.

Marta: il bar senza slot “chiuso” dal Covid

C’è poi chi non è riuscito, nonostante gli sforzi, a resistere al terremoto della pandemia. Marta Rossi, 35 anni, dal 2014 gestiva insieme ad alcuni suoi coetanei un circolo territoriale con un parco e un bar a Foligno. “Sono laureata in Metodi e tecniche del Servizio Sociale, quindi mi sono buttata in un campo che non era proprio il mio con questo lavoro” ricorda. “Poi però siamo riusciti a ridare valore sociale e significato a un luogo, rendendolo polmone verde del nostro territorio ‘distrutto’socialmente (droga e malavita notturna ed anche diurna). Abbiamo rinnovato il bar dove abbiamo rinunciato alle slot machine e al loro guadagno, come segno di pulizia, chiarezza, trasparenza. Dopo sei anni però la nostra gestione è terminata a causa del Covid”. E con amarezza ammette: “Se fossimo stati sostenuti dalle istituzioni avremmo continuato”.]]>
In questo numero: focus sul lavoro dei giovani e sulle Rsa https://www.lavoce.it/in-questo-numero-focus-sul-lavoro-dei-giovani-e-sulle-rsa/ Fri, 07 May 2021 15:19:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60530

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Dibattito sul disegno di legge a tutela delle persone Lgbt... e contro la Chiesa? La Cei dice no alle discriminazioni, ma chiede dialogo

Rsa: il caso delle tariffe

L’11 maggio nuova manifestazione dei gestori delle Rsa (residenze per anziani) di fronte al Consiglio regionale. Le “rette” sono ferme da vent’anni, ma sono lievitati i costi, e queste strutture non sono in grado di portare avanti il lavoro senza adeguati fondi pubblici]]>

Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

l’editoriale

In Italia la fame non è stata sconfitta

di Andrea Zaghi In Italia c’è gente – molta gente -, che non riesce a mangiare continuativamente e correttamente. Si tratta spesso di intere famiglie, Stando alle analisi effettuate in base ad uno degli ultimi rapporti Istat, la quantità di persone (in Italia) che ha fame arriva ormai ad “oltre 3 milioni”, dicono i coltivatori diretti che hanno acceso una luce speciale su questa parte del Paese.  (…)

Focus

Tutte le mamme del mondo

di Dario Rivarossa Per la Festa della mamma (9 maggio) immaginiamo un “cantico delle creature” dedicato alle figure materne nel mondo animale. Fino ai moderni sviluppi dell’etologia, i comportamenti sociali degli animali si restringevano a qualche luogo comune e molte leggende. Coraggiosa e tragica, la madre alata descritta da Omero (…)

Il calcio umbro sale in B

di Andrea Franceschini Imparare dai propri errori. Si può sintetizzare così il miracolo umbro di serie C, che ha visto la promozione contemporanea di Perugia e Ternana in serie B (…)

Nel giornale

I giovani che resistono

Giovani e lavoro sono stati al centro del convegno online organizzato nei giorni scorsi dalla Chiesa umbra. Storie di persone che si sono rimboccate le maniche e hanno creato nuove attività nonostante l’infuriare della crisi, sanitaria ed economica allo stesso tempo. Un coraggio ancora più lodevole se si osservano le cifre contenute nel nuovo Rapporto giovani elaborato dall’Istituto Toniolo, che fotografa una situazione dai contorni tragici. Gli umbri di ogni generazione attendono adesso gli effetti delle scelte governative in materia di Pnrr. Quante delle reali esigenze della nostra Regione sono rappresentate in quel documento? Lo abbiamo chiesto alla presidente Tesei.

Ac ... e non solo

All’udienza con l’Azione cattolica al termine della loro Assemblea nazionale, Papa Francesco parla a “nuora” perché intendano anche le “suocere”, cioè l’intero laicato italiano. A cui l’Ac fa da apripista

Cultura

Possono finalmente riaprire i musei, pur con tutte le precauzioni. Orari e prenotazioni in Umbria

Sessualità

Dibattito sul disegno di legge a tutela delle persone Lgbt... e contro la Chiesa? La Cei dice no alle discriminazioni, ma chiede dialogo

Rsa: il caso delle tariffe

L’11 maggio nuova manifestazione dei gestori delle Rsa (residenze per anziani) di fronte al Consiglio regionale. Le “rette” sono ferme da vent’anni, ma sono lievitati i costi, e queste strutture non sono in grado di portare avanti il lavoro senza adeguati fondi pubblici]]>
Coldiretti: in Italia la fame non è stata sconfitta https://www.lavoce.it/coldiretti-in-italia-la-fame-non-e-stata-sconfitta/ Fri, 07 May 2021 14:36:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60509

In Italia c’è ancora chi ha fame. C'è gente – molta gente -, che non riesce a mangiare continuativamente e correttamente. Si tratta spesso di intere famiglie. Stando alle analisi effettuate in base ad uno degli ultimi rapporti Istat, la quantità di persone (in Italia) che ha fame arriva ormai ad “oltre 3 milioni”, dicono i coltivatori diretti che hanno acceso una luce speciale su questa parte del Paese.

Italiani poveri

Si tratta in particolare di “italiani che hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari durante la seconda ondata” del contagio da Covid-19, ma che “sono la punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trova una parte importante della popolazione”. Il numero reale di chi ha fame, in altri termini, potrebbe anche essere più elevato. Sempre secondo Coldiretti, il 6,3% della popolazione nazionale adulta ha difficoltà a garantirsi il pasto. Ma la percentuale varia dal 3,2% al centro Italia, al 5,6% del nord, per salire al 9% nel Mezzogiorno. Cresce il numero di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi di aiuto alimentare, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Si tratta di quelli che la sociologia chiama “nuovi poveri”: coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid.

Crescono le iniziative di solidarietà

Da qui le numerosissime iniziative di solidarietà che hanno visto scattare l’azione di molti. Stando ad una ricerca, pare che quasi un italiano su tre abbia fatto qualcosa. Nel 2020, per esempio, sono stati oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici italiani, a chilometro zero distribuiti dagli agricoltori della Coldiretti e “Campagna Amica” per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi. E per Pasqua sono state circa ventimila le famiglie povere piegate dall’emergenza Covid che hanno potuto mettere in tavola i migliori prodotti agroalimentari grazie all’importante operazione di solidarietà del sistema agroalimentare italiano promossa dalla Coldiretti insieme a “Filiera Italia” e “Campagna Amica” che ha coinvolto le più importanti realtà dell’agroalimentare nazionale. Tutto senza dire dell’enorme lavoro svolto dalle parrocchie, dalla Caritas, dai mille gruppi di soccorso presenti lungo lo Stivale.

... ma ancor più serve lavoro

Ma prima o poi la solidarietà nell’emergenza finisce e occorre dare spazio ad interventi più organici e strutturati. Soprattutto, a prospettive che siano di ripresa delle attività, di ritorno del lavoro. Orizzonti nei quali anche l’agricoltura e l’agroalimentare possono fare la loro parte (magari anche offrendo prospettive di lavoro nuove e diverse da quelle precedenti). La rinnovata attenzione alla produzione agricola, riscoperta anche per il suo valore strategico oltre che economico e occupazionale, può anzi sicuramente aiutare a tenere conto del ruolo dei campi per produrre cibo ma anche occasioni di vita nuova. È un cammino lungo e tortuoso, tutto in salita, quello che occorre intraprendere. Ma è anche l’unico possibile. Andrea Zaghi]]>

In Italia c’è ancora chi ha fame. C'è gente – molta gente -, che non riesce a mangiare continuativamente e correttamente. Si tratta spesso di intere famiglie. Stando alle analisi effettuate in base ad uno degli ultimi rapporti Istat, la quantità di persone (in Italia) che ha fame arriva ormai ad “oltre 3 milioni”, dicono i coltivatori diretti che hanno acceso una luce speciale su questa parte del Paese.

Italiani poveri

Si tratta in particolare di “italiani che hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari durante la seconda ondata” del contagio da Covid-19, ma che “sono la punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trova una parte importante della popolazione”. Il numero reale di chi ha fame, in altri termini, potrebbe anche essere più elevato. Sempre secondo Coldiretti, il 6,3% della popolazione nazionale adulta ha difficoltà a garantirsi il pasto. Ma la percentuale varia dal 3,2% al centro Italia, al 5,6% del nord, per salire al 9% nel Mezzogiorno. Cresce il numero di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi di aiuto alimentare, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Si tratta di quelli che la sociologia chiama “nuovi poveri”: coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid.

Crescono le iniziative di solidarietà

Da qui le numerosissime iniziative di solidarietà che hanno visto scattare l’azione di molti. Stando ad una ricerca, pare che quasi un italiano su tre abbia fatto qualcosa. Nel 2020, per esempio, sono stati oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici italiani, a chilometro zero distribuiti dagli agricoltori della Coldiretti e “Campagna Amica” per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi. E per Pasqua sono state circa ventimila le famiglie povere piegate dall’emergenza Covid che hanno potuto mettere in tavola i migliori prodotti agroalimentari grazie all’importante operazione di solidarietà del sistema agroalimentare italiano promossa dalla Coldiretti insieme a “Filiera Italia” e “Campagna Amica” che ha coinvolto le più importanti realtà dell’agroalimentare nazionale. Tutto senza dire dell’enorme lavoro svolto dalle parrocchie, dalla Caritas, dai mille gruppi di soccorso presenti lungo lo Stivale.

... ma ancor più serve lavoro

Ma prima o poi la solidarietà nell’emergenza finisce e occorre dare spazio ad interventi più organici e strutturati. Soprattutto, a prospettive che siano di ripresa delle attività, di ritorno del lavoro. Orizzonti nei quali anche l’agricoltura e l’agroalimentare possono fare la loro parte (magari anche offrendo prospettive di lavoro nuove e diverse da quelle precedenti). La rinnovata attenzione alla produzione agricola, riscoperta anche per il suo valore strategico oltre che economico e occupazionale, può anzi sicuramente aiutare a tenere conto del ruolo dei campi per produrre cibo ma anche occasioni di vita nuova. È un cammino lungo e tortuoso, tutto in salita, quello che occorre intraprendere. Ma è anche l’unico possibile. Andrea Zaghi]]>
“Giovani e lavoro: un cantiere aperto” ne parla la Chiesa umbra https://www.lavoce.it/giovani-e-lavoro-un-cantiere-aperto-ne-parla-la-chiesa-umbra/ Thu, 29 Apr 2021 18:05:09 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60404

Il 30 aprile la Commissione regionale della Ceu (Vescovi umbri) per il lavoro, la pace e la custodia del creato ha organizzato una giornata di incontro, riflessione e preghiera aperta a tutto il mondo del lavoro e alle istituzioni. Il tema scelto per la riflessione del 30 aprile è il lavoro giovanile: “Giovani e lavoro: un cantiere aperto”.

Il contesto

La pandemia da Covid-19 ha esasperato una serie di crisi interconnesse (economiche, ecologiche, politiche e sociali) che colpiscono in modo sproporzionato i più poveri e vulnerabili. Stiamo affrontando una situazione senza precedenti, che ha messo in pericolo l’esistenza di milioni di persone ed è costata la vita a tanti altri. Gli effetti economici sono ancora indeterminati, e dipenderanno dalla durata della crisi che è ancora incerta. Ma le prime stime indicano un ordine di grandezza nella caduta del Pil mondiale doppio di quella delle crisi del 2008 e un gravissimo impatto sulla occupazione (secondo le previsioni dell’Oil, oltre 250 milioni di disoccupati). I giovani e le donne sono tra le fasce di popolazione maggiormente a rischio di disoccupazione. In particolare, la disoccupazione giovanile sfiora il 30%. I giovani in Italia partivano già da una situazione di difficoltà, soprattutto per quanto riguarda il loro ingresso nel mondo del lavoro, e la crisi legata al Covid li ha colpiti ulteriormente limitando le poche possibilità di inserimento nell’ambiente di lavoro. Il blocco dei licenziamenti e l’impossibilità di effettuare nuove assunzioni per le aziende in cassa integrazione hanno portato le imprese a cristallizzare tutte le posizioni che avevano aperto nel 2019, mettendo a dura prova l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro. A tutto questo si aggiunge il crollo dei tirocini: nei primi sei mesi del 2020 è stato del 48%, considerando la media nazionale. A fronte degli oltre 185 mila tirocini che erano stati attivati nel primo semestre 2019, a causa del Covid questo numero nel 2020 si è fermato a poco più di 96 mila, creando appunto una riduzione di quasi la metà. I Neet, giovani che non studiano e non lavorano, erano nel 2019 circa 2 milioni, tutti under 30, e nel 2020 sono aumentati del 20%. In Umbria il tasso di occupazione per la fascia di età 25-34 anni è sceso dal 69,9% (2019) al 65% (2020), mentre il tasso di occupazione per la fascia di età 15-24 anni è sceso dal 18% (2019) al 16%. Dobbiamo inoltre considerare che le giovani generazioni non hanno un ruolo nei processi di sviluppo per carenza di politiche attive, bassa valorizzazione del capitale umano e basse opportunità offerte.

1 Maggio nell'Anno di San Giuseppe

In questo primo maggio, la festa di san Giuseppe lavoratore cade nell’anno che Papa Francesco gli ha voluto dedicare. San Giuseppe, padre lavoratore, trasmette al Figlio il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro. Papa Francesco nella lettera apostolica Patris corde sottolinea che “in questo nostro tempo, nel quale il lavoro sembra essere tornato a rappresentare un’urgente questione sociale e la disoccupazione raggiunge talora livelli impressionanti, anche in quelle nazioni dove per decenni si è vissuto un certo benessere, è necessario, con rinnovata consapevolezza, comprendere il significato del lavoro che dà dignità e di cui il nostro Santo è esemplare patrono”. La Chiesa, come la società tutta, vive con grande preoccupazione la crisi del lavoro e, in particolare, la difficile situazione occupazionale dei giovani.

L’iniziativa del 30 aprile

Alla vigilia del primo maggio vogliamo riflettere sul lavoro dei giovani come risorsa straordinaria per rigenerare il tessuto economico e sociale, a partire dalle loro storie di resilienza e di intraprendenza. È tempo che i giovani diventino protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale. Nell’incontro del 30 aprile non vogliamo cadere nella tentazione di pensare per i giovani, ma vogliamo pensare con loro. Vogliamo ascoltare le loro storie, le loro paure, ma, soprattutto, i loro sogni. I giovani rappresentano una risorsa straordinaria, forse la più importante per stimolare l’apertura di visioni diverse, improntate a un tipo di pensiero, di politica, di programmi educativi, e anche di spiritualità che non si lasci rinchiudere da un’unica logica dominante: quella (ha detto Papa Francesco nel messaggio ai giovani di Economy of Francesco) che ci ha portato alla crisi globale che stiamo attraversando. Francesca Di Maolo coordinatrice della Commissione Ceu per il lavoro, la pace e la custodia del creato

Il programma della giornata

Venerdì 30 aprile a Perugia

preso lo stabilimento Nestlè - sala Seneca si tiene la tavola rotonda promossa dalla Commissione Ceu per il lavoro, la pace e la custodia del creato in occasione della festa del 1° Maggio. L’incontro inizia alle 17.30 con l’ascolto dei giovani: quattro testimonianze di resilienza e di intraprendenza. Alle 18.10 interventi di Luca Ferrucci, professore ordinario di Economia e management delle imprese, Università di Perugia (“Giovani tra imprenditorialità e lavoro per un mondo migliore”). A seguire Laura Binda, responsabile Risorse umane Nestlé Perugia (“La responsabilità sociale dell’impresa nella promozione del lavoro giovanile: l’iniziativa Nestlé Needs Youth”). Alle 18.45 conclusione con la preghiera per il lavoro. La scelta di tenere l’incontro in un luogo di lavoro - spiegano i promotori - è espressione anche della volontà di “richiamare tutte le imprese a generare azioni di impatto sullo sviluppo sostenibile della società e dei territori: tra queste azioni sono importanti anche le politiche di promozioni del lavoro giovanile”. Nel rispetto dei protocolli anticovid, potranno essere presenti complessivamente solo 30 persone. Sono stati invitati i rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati e delle associazioni. L’iniziativa è trasmessa in diretta sul canale Youtube Chiesa in Umbria e rilanciata dai social de La Voce e Umbria Radio InBlu e dalle diocesi.
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Il 30 aprile la Commissione regionale della Ceu (Vescovi umbri) per il lavoro, la pace e la custodia del creato ha organizzato una giornata di incontro, riflessione e preghiera aperta a tutto il mondo del lavoro e alle istituzioni. Il tema scelto per la riflessione del 30 aprile è il lavoro giovanile: “Giovani e lavoro: un cantiere aperto”.

Il contesto

La pandemia da Covid-19 ha esasperato una serie di crisi interconnesse (economiche, ecologiche, politiche e sociali) che colpiscono in modo sproporzionato i più poveri e vulnerabili. Stiamo affrontando una situazione senza precedenti, che ha messo in pericolo l’esistenza di milioni di persone ed è costata la vita a tanti altri. Gli effetti economici sono ancora indeterminati, e dipenderanno dalla durata della crisi che è ancora incerta. Ma le prime stime indicano un ordine di grandezza nella caduta del Pil mondiale doppio di quella delle crisi del 2008 e un gravissimo impatto sulla occupazione (secondo le previsioni dell’Oil, oltre 250 milioni di disoccupati). I giovani e le donne sono tra le fasce di popolazione maggiormente a rischio di disoccupazione. In particolare, la disoccupazione giovanile sfiora il 30%. I giovani in Italia partivano già da una situazione di difficoltà, soprattutto per quanto riguarda il loro ingresso nel mondo del lavoro, e la crisi legata al Covid li ha colpiti ulteriormente limitando le poche possibilità di inserimento nell’ambiente di lavoro. Il blocco dei licenziamenti e l’impossibilità di effettuare nuove assunzioni per le aziende in cassa integrazione hanno portato le imprese a cristallizzare tutte le posizioni che avevano aperto nel 2019, mettendo a dura prova l’ingresso dei ragazzi nel mondo del lavoro. A tutto questo si aggiunge il crollo dei tirocini: nei primi sei mesi del 2020 è stato del 48%, considerando la media nazionale. A fronte degli oltre 185 mila tirocini che erano stati attivati nel primo semestre 2019, a causa del Covid questo numero nel 2020 si è fermato a poco più di 96 mila, creando appunto una riduzione di quasi la metà. I Neet, giovani che non studiano e non lavorano, erano nel 2019 circa 2 milioni, tutti under 30, e nel 2020 sono aumentati del 20%. In Umbria il tasso di occupazione per la fascia di età 25-34 anni è sceso dal 69,9% (2019) al 65% (2020), mentre il tasso di occupazione per la fascia di età 15-24 anni è sceso dal 18% (2019) al 16%. Dobbiamo inoltre considerare che le giovani generazioni non hanno un ruolo nei processi di sviluppo per carenza di politiche attive, bassa valorizzazione del capitale umano e basse opportunità offerte.

1 Maggio nell'Anno di San Giuseppe

In questo primo maggio, la festa di san Giuseppe lavoratore cade nell’anno che Papa Francesco gli ha voluto dedicare. San Giuseppe, padre lavoratore, trasmette al Figlio il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro. Papa Francesco nella lettera apostolica Patris corde sottolinea che “in questo nostro tempo, nel quale il lavoro sembra essere tornato a rappresentare un’urgente questione sociale e la disoccupazione raggiunge talora livelli impressionanti, anche in quelle nazioni dove per decenni si è vissuto un certo benessere, è necessario, con rinnovata consapevolezza, comprendere il significato del lavoro che dà dignità e di cui il nostro Santo è esemplare patrono”. La Chiesa, come la società tutta, vive con grande preoccupazione la crisi del lavoro e, in particolare, la difficile situazione occupazionale dei giovani.

L’iniziativa del 30 aprile

Alla vigilia del primo maggio vogliamo riflettere sul lavoro dei giovani come risorsa straordinaria per rigenerare il tessuto economico e sociale, a partire dalle loro storie di resilienza e di intraprendenza. È tempo che i giovani diventino protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale. Nell’incontro del 30 aprile non vogliamo cadere nella tentazione di pensare per i giovani, ma vogliamo pensare con loro. Vogliamo ascoltare le loro storie, le loro paure, ma, soprattutto, i loro sogni. I giovani rappresentano una risorsa straordinaria, forse la più importante per stimolare l’apertura di visioni diverse, improntate a un tipo di pensiero, di politica, di programmi educativi, e anche di spiritualità che non si lasci rinchiudere da un’unica logica dominante: quella (ha detto Papa Francesco nel messaggio ai giovani di Economy of Francesco) che ci ha portato alla crisi globale che stiamo attraversando. Francesca Di Maolo coordinatrice della Commissione Ceu per il lavoro, la pace e la custodia del creato

Il programma della giornata

Venerdì 30 aprile a Perugia

preso lo stabilimento Nestlè - sala Seneca si tiene la tavola rotonda promossa dalla Commissione Ceu per il lavoro, la pace e la custodia del creato in occasione della festa del 1° Maggio. L’incontro inizia alle 17.30 con l’ascolto dei giovani: quattro testimonianze di resilienza e di intraprendenza. Alle 18.10 interventi di Luca Ferrucci, professore ordinario di Economia e management delle imprese, Università di Perugia (“Giovani tra imprenditorialità e lavoro per un mondo migliore”). A seguire Laura Binda, responsabile Risorse umane Nestlé Perugia (“La responsabilità sociale dell’impresa nella promozione del lavoro giovanile: l’iniziativa Nestlé Needs Youth”). Alle 18.45 conclusione con la preghiera per il lavoro. La scelta di tenere l’incontro in un luogo di lavoro - spiegano i promotori - è espressione anche della volontà di “richiamare tutte le imprese a generare azioni di impatto sullo sviluppo sostenibile della società e dei territori: tra queste azioni sono importanti anche le politiche di promozioni del lavoro giovanile”. Nel rispetto dei protocolli anticovid, potranno essere presenti complessivamente solo 30 persone. Sono stati invitati i rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati e delle associazioni. L’iniziativa è trasmessa in diretta sul canale Youtube Chiesa in Umbria e rilanciata dai social de La Voce e Umbria Radio InBlu e dalle diocesi.
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