Kosovo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/kosovo/ Settimanale di informazione regionale Wed, 04 Sep 2024 17:01:37 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Kosovo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/kosovo/ 32 32 Giovani volontari umbri in Kosovo per i campi estivi https://www.lavoce.it/giovani-volontari-umbri-in-kosovo-per-i-campi-estivi/ https://www.lavoce.it/giovani-volontari-umbri-in-kosovo-per-i-campi-estivi/#respond Wed, 04 Sep 2024 16:53:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=77437 Foto di guppo dei giovani volontari davanti alla casa di leskok in Kosovo

Venticinque anni fa, proprio nel periodo estivo, iniziava l’impegno delle Caritas diocesane dell’Umbria in Kosovo. Era la fase finale della guerra che aveva devastato i Balcani per tutti gli anni Novanta, dopo il crollo della ex Jugoslavia. In questo lungo periodo, il profilo e le attività della casa di accoglienza kosovara sono cambiati più volte, adattandosi alle varie esigenze di un territorio che ha dovuto rinascere dopo le violenze e le distruzioni della guerra.

L'associazione “Shoqata Carita Umbria” a Klina

Nella zona di Klina - nell’area centro-occidentale del Kosovo, tra Pristina e Peje - , oggi la casa di Leskoc ha una sua personalità giuridica disciplinata dal diritto kosovaro, come associazione “Shoqata Carita Umbria”, alla quale si affianca la cooperativa per la gestione di azienda agraria e allevamento, panetteria, caseificio e macelleria. Una realtà che dà lavoro a oltre una quindicina di persone, in gran parte bambini e ragazzi accolti nei primi anni di attività, che ora sono cresciuti e in qualche caso hanno messo su famiglia, proprio grazie al sostegno e al lavoro della casa.

C'è ancora bisogno di aiuto e sostegno

“Non è mai facile garantire la sostenibilità economica di questa realtà cresciuta negli anni - ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Gubbio, Luca Uccellani - per questo c’è bisogno di continuare a dare un sostegno economico e non solo”.

Da qualche anno ormai, la Caritas umbra non porta più avanti un impegno unitario di tutte le diocesi nell’aiuto della casa in Kosovo, ma c’è ancora un legame forte di sostegno e collaborazione da parte di tante singole realtà, a cominciare dalle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Gubbio, e poi anche parrocchie, gruppi e associazioni.

I campi estivi dei giovani di Gubbio e Umbertide in Kosovo

Nel 2019, dopo i 20 anni di coordinamento della realtà di Leskoc affidato a Massimo e Cristina Mazzali, sono arrivati Rinaldo e Francesca Marion, di origini lombarde ma umbri di adozione, già inseriti da anni come volontari e responsabili nel circuito umbro delle case di accoglienza Caritas e già punto di riferimento del punto di ascolto del post terremoto a Norcia.

Sono loro che hanno accolto, anche nelle ultime settimane, i gruppi di giovani e meno giovani che hanno raggiunto il Kosovo per i campi estivi. Come i ragazzi di Gubbio e Umbertide, una quindicina, accompagnati nei giorni scorsi dallo stesso Luca Uccellani, dal parroco di Cristo Risorto don Gaetano Bonomi Boseggia e dal seminarista Federico Solazzi.

“La nostra Caritas diocesana - spiega Uccellani - ogni anno offre questa opportunità, convinta che l’incontro con i più poveri e l’esperienza di vita comunitaria siano preziose nel cammino di crescita di ogni persona e dei più giovani in particolare”.

Dieci giorni insieme ad altri giovani d'Italia

Una decina di giorni vissuti insieme ad altri gruppi provenienti sia dall’Umbria sia da altre parti d’Italia, come i giovani della pastorale giovanile del Terz’ordine regolare francescano arrivati da Imola insieme a fra Francesco Botterio.

L'esperienza di don Matteo Antonelli

“Dal 2009 vado ogni anno in Kosovo, con cadenza annuale. Ho iniziato - ci racconta don Matteo Antonelli di Terni - andando a fare gli esercizi spirituali per il mio diaconato e poi, diventato prete e parroco, ho creato un legame con la parrocchia, ho raccontato di questa esperienza e ogni mese di novembre vado a portare gli aiuti che raccogliamo nella nostra comunità”.

Parroco nella comunità di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta, don Matteo racconta di questo “gemellaggio” sempre più stretto tra la casa di Leskoc e la sua parrocchia. Tanto che - dopo uno spettacolo teatrale del Natale scorso, con le testimonianze in video dei ragazzi kosovari - è cresciuto il desiderio dei giovani ternani di vivere in Kosovo un periodo in estate.

“Siamo partiti da Terni con 10 giovani e due adulti - ci dice Antonelli - . Rispetto agli inizi della casa c’è stata una rimodulazione del tipo di accoglienza delle persone e di carità. È cresciuto l’aspetto della visita e della cura delle famiglie, nelle loro case, e si è un po’ ridimensionata l’accoglienza dei minori in casa, che ora sono una decina tra piccoli e adolescenti accolti stabilmente. Questo numero si moltiplica grazie all’accoglienza diurna che è stata attivata da qualche tempo: al mattino si va nei paesi e tra le famiglie povere dei dintorni, si prendono i bambini e si portano nella casa, si custodiscono e si dà loro da mangiare, li si aiuta in attività scolastiche e nei compiti, si animano momenti di gioco e di educazione, poi nel pomeriggio si riportano nelle loro case”.

A Castiglione del Lago la Giornata in ricordo dei 25 anni di attività della Casa Caritas a Klina

I 25 anni di attività della casa Caritas di Klina saranno ricordati il 21 settembre prossimo, in una giornata organizzata presso la comunità di accoglienza sociale “Il Casolare” di Sanfatucchio a Castiglione del Lago, aperta vent’anni fa. Si ritroveranno lì, con il vescovo Ivan Maffeis, tanti giovani e volontari di tutta l’Umbria, e non solo, che in questi cinque lustri hanno speso una parte della loro vita accanto ai kosovari.

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Foto di guppo dei giovani volontari davanti alla casa di leskok in Kosovo

Venticinque anni fa, proprio nel periodo estivo, iniziava l’impegno delle Caritas diocesane dell’Umbria in Kosovo. Era la fase finale della guerra che aveva devastato i Balcani per tutti gli anni Novanta, dopo il crollo della ex Jugoslavia. In questo lungo periodo, il profilo e le attività della casa di accoglienza kosovara sono cambiati più volte, adattandosi alle varie esigenze di un territorio che ha dovuto rinascere dopo le violenze e le distruzioni della guerra.

L'associazione “Shoqata Carita Umbria” a Klina

Nella zona di Klina - nell’area centro-occidentale del Kosovo, tra Pristina e Peje - , oggi la casa di Leskoc ha una sua personalità giuridica disciplinata dal diritto kosovaro, come associazione “Shoqata Carita Umbria”, alla quale si affianca la cooperativa per la gestione di azienda agraria e allevamento, panetteria, caseificio e macelleria. Una realtà che dà lavoro a oltre una quindicina di persone, in gran parte bambini e ragazzi accolti nei primi anni di attività, che ora sono cresciuti e in qualche caso hanno messo su famiglia, proprio grazie al sostegno e al lavoro della casa.

C'è ancora bisogno di aiuto e sostegno

“Non è mai facile garantire la sostenibilità economica di questa realtà cresciuta negli anni - ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Gubbio, Luca Uccellani - per questo c’è bisogno di continuare a dare un sostegno economico e non solo”.

Da qualche anno ormai, la Caritas umbra non porta più avanti un impegno unitario di tutte le diocesi nell’aiuto della casa in Kosovo, ma c’è ancora un legame forte di sostegno e collaborazione da parte di tante singole realtà, a cominciare dalle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Gubbio, e poi anche parrocchie, gruppi e associazioni.

I campi estivi dei giovani di Gubbio e Umbertide in Kosovo

Nel 2019, dopo i 20 anni di coordinamento della realtà di Leskoc affidato a Massimo e Cristina Mazzali, sono arrivati Rinaldo e Francesca Marion, di origini lombarde ma umbri di adozione, già inseriti da anni come volontari e responsabili nel circuito umbro delle case di accoglienza Caritas e già punto di riferimento del punto di ascolto del post terremoto a Norcia.

Sono loro che hanno accolto, anche nelle ultime settimane, i gruppi di giovani e meno giovani che hanno raggiunto il Kosovo per i campi estivi. Come i ragazzi di Gubbio e Umbertide, una quindicina, accompagnati nei giorni scorsi dallo stesso Luca Uccellani, dal parroco di Cristo Risorto don Gaetano Bonomi Boseggia e dal seminarista Federico Solazzi.

“La nostra Caritas diocesana - spiega Uccellani - ogni anno offre questa opportunità, convinta che l’incontro con i più poveri e l’esperienza di vita comunitaria siano preziose nel cammino di crescita di ogni persona e dei più giovani in particolare”.

Dieci giorni insieme ad altri giovani d'Italia

Una decina di giorni vissuti insieme ad altri gruppi provenienti sia dall’Umbria sia da altre parti d’Italia, come i giovani della pastorale giovanile del Terz’ordine regolare francescano arrivati da Imola insieme a fra Francesco Botterio.

L'esperienza di don Matteo Antonelli

“Dal 2009 vado ogni anno in Kosovo, con cadenza annuale. Ho iniziato - ci racconta don Matteo Antonelli di Terni - andando a fare gli esercizi spirituali per il mio diaconato e poi, diventato prete e parroco, ho creato un legame con la parrocchia, ho raccontato di questa esperienza e ogni mese di novembre vado a portare gli aiuti che raccogliamo nella nostra comunità”.

Parroco nella comunità di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta, don Matteo racconta di questo “gemellaggio” sempre più stretto tra la casa di Leskoc e la sua parrocchia. Tanto che - dopo uno spettacolo teatrale del Natale scorso, con le testimonianze in video dei ragazzi kosovari - è cresciuto il desiderio dei giovani ternani di vivere in Kosovo un periodo in estate.

“Siamo partiti da Terni con 10 giovani e due adulti - ci dice Antonelli - . Rispetto agli inizi della casa c’è stata una rimodulazione del tipo di accoglienza delle persone e di carità. È cresciuto l’aspetto della visita e della cura delle famiglie, nelle loro case, e si è un po’ ridimensionata l’accoglienza dei minori in casa, che ora sono una decina tra piccoli e adolescenti accolti stabilmente. Questo numero si moltiplica grazie all’accoglienza diurna che è stata attivata da qualche tempo: al mattino si va nei paesi e tra le famiglie povere dei dintorni, si prendono i bambini e si portano nella casa, si custodiscono e si dà loro da mangiare, li si aiuta in attività scolastiche e nei compiti, si animano momenti di gioco e di educazione, poi nel pomeriggio si riportano nelle loro case”.

A Castiglione del Lago la Giornata in ricordo dei 25 anni di attività della Casa Caritas a Klina

I 25 anni di attività della casa Caritas di Klina saranno ricordati il 21 settembre prossimo, in una giornata organizzata presso la comunità di accoglienza sociale “Il Casolare” di Sanfatucchio a Castiglione del Lago, aperta vent’anni fa. Si ritroveranno lì, con il vescovo Ivan Maffeis, tanti giovani e volontari di tutta l’Umbria, e non solo, che in questi cinque lustri hanno speso una parte della loro vita accanto ai kosovari.

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L’esperienza di quattro giovani volontari tifernati in Kosovo con un progetto Caritas https://www.lavoce.it/esperienza-quattro-giovani-volontari-tifernati-kosovo-caritas/ Thu, 25 Aug 2022 09:24:48 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68060

Dieci giorni in Kosovo per partecipare ad un progetto umanitario della Caritas: hanno rinunciato a qualche giorno di vacanza per essere vicini ai bambini e alle famiglie in difficoltà. Bella e significativa esperienza di quattro giovani tifernati, Elisa Lodovini 18 anni, Beatrice Novelli 25 anni, Martina Gnaspini 20 anni e Luca Nutrica 26 anni, che il 3 agosto scorso sono partiti per il Kosovo ed ospitati nella casa di Leskoc, vicino a Klina, fondata e sostenuta dalla Caritas Umbria. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="68067,68068,68069"]

L'attività svolta dai quattro ragazzi

In casa rimane sempre una coppia fissa dell’organizzazione, Rinaldo e Francesca che hanno sostituito i fondatori della struttura, Massimo e Cristina. “Le nostre attività principali erano di animazione ai bambini minorenni ospitati nella struttura – precisano soddisfatti i quattro volontari di Città di Castello che si sono aggiunti a giovani provenienti da tutta Italia - attività di disegno/tempere, creazione di braccialetti o collane di perline, giochi all’aperto, passeggiate e visite alla fattoria. Inoltre, tutti i giorni, un gruppo durante la mattinata e uno durante il pomeriggio, partiva per portare gli aiuti alle 100 famiglie sostenute dalla casa quali viveri, medicinali, vestiti o materiale scolastico per i bambini, beni di prima necessità, insomma. Oppure semplicemente portare avanti i bisogni della casa e quindi turni di cucina e pulizie varie”. “Questa esperienza – proseguono, Elisa, Beatrice, Martina e Luca - è stata importante perché ci ha permesso di scoprire una realtà tanto diversa dalla nostra anche se 'dietro l’angolo'. Ha lasciato spazio a tante riflessioni, domande che alimentavano il bisogno che sentivamo di aiutare, di metterci in gioco per il mondo, di essere utili e quindi sentirci profondamente vivi. Un’esperienza che è stata frutto del desiderio di fare qualcosa e farlo adesso perché, dice una canzone, 'una è la realtà, ogni giorno c’è chi se ne va. Butto via di nuovo tutte queste mie certezze così stupide'. Sono esperienze che aprono gli occhi e fanno davvero capire che le certezze sono alibi che creiamo per sentirci meglio ma poco distante da noi c’è un pezzo di mondo che va avanti così. Abbiamo conosciuto – concludono i quattro volontari di Città di Castello - realtà in cui i bambini non frequentano la scuola, e la paura più grande che ci portiamo dentro è pensare che invece che un futuro di speranza, fornito anche dall’educazione scolastica e dallo studio, continueranno vite prive di dignità portata via dalla crudele povertà in cui stanno crescendo”.]]>

Dieci giorni in Kosovo per partecipare ad un progetto umanitario della Caritas: hanno rinunciato a qualche giorno di vacanza per essere vicini ai bambini e alle famiglie in difficoltà. Bella e significativa esperienza di quattro giovani tifernati, Elisa Lodovini 18 anni, Beatrice Novelli 25 anni, Martina Gnaspini 20 anni e Luca Nutrica 26 anni, che il 3 agosto scorso sono partiti per il Kosovo ed ospitati nella casa di Leskoc, vicino a Klina, fondata e sostenuta dalla Caritas Umbria. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="68067,68068,68069"]

L'attività svolta dai quattro ragazzi

In casa rimane sempre una coppia fissa dell’organizzazione, Rinaldo e Francesca che hanno sostituito i fondatori della struttura, Massimo e Cristina. “Le nostre attività principali erano di animazione ai bambini minorenni ospitati nella struttura – precisano soddisfatti i quattro volontari di Città di Castello che si sono aggiunti a giovani provenienti da tutta Italia - attività di disegno/tempere, creazione di braccialetti o collane di perline, giochi all’aperto, passeggiate e visite alla fattoria. Inoltre, tutti i giorni, un gruppo durante la mattinata e uno durante il pomeriggio, partiva per portare gli aiuti alle 100 famiglie sostenute dalla casa quali viveri, medicinali, vestiti o materiale scolastico per i bambini, beni di prima necessità, insomma. Oppure semplicemente portare avanti i bisogni della casa e quindi turni di cucina e pulizie varie”. “Questa esperienza – proseguono, Elisa, Beatrice, Martina e Luca - è stata importante perché ci ha permesso di scoprire una realtà tanto diversa dalla nostra anche se 'dietro l’angolo'. Ha lasciato spazio a tante riflessioni, domande che alimentavano il bisogno che sentivamo di aiutare, di metterci in gioco per il mondo, di essere utili e quindi sentirci profondamente vivi. Un’esperienza che è stata frutto del desiderio di fare qualcosa e farlo adesso perché, dice una canzone, 'una è la realtà, ogni giorno c’è chi se ne va. Butto via di nuovo tutte queste mie certezze così stupide'. Sono esperienze che aprono gli occhi e fanno davvero capire che le certezze sono alibi che creiamo per sentirci meglio ma poco distante da noi c’è un pezzo di mondo che va avanti così. Abbiamo conosciuto – concludono i quattro volontari di Città di Castello - realtà in cui i bambini non frequentano la scuola, e la paura più grande che ci portiamo dentro è pensare che invece che un futuro di speranza, fornito anche dall’educazione scolastica e dallo studio, continueranno vite prive di dignità portata via dalla crudele povertà in cui stanno crescendo”.]]>
In questo numero: “genere” – droga – minori – assegno figli e … Leopardi https://www.lavoce.it/in-questo-numero-genere-droga-minori-assegno-figli/ Fri, 09 Jul 2021 12:50:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61327

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>

l’editoriale:  La legge italiana consente di cambiare “genere” fin dal 1982

di Pier Giorgio Lignani Può piacere o meno, ma sta di fatto che la legislazione italiana dal 1982 permette, a chi ne sente il bisogno, di cambiare sesso; o, come si preferisce dire ora, di cambiare la propria identità di genere. Con o senza interventi chirurgici e trattamenti ormonali, a discrezione della persona interessata. Originariamente il testo della legge … Questa settimana su La Voce (Leggi tutto nell'edizione digitale)

Focus

Minori: il diritto di essere ascoltati

di Assuntina Morresi Sembra paradossale dover ricordare ai nostri giorni, segnati dal rincorrersi dei cosiddetti nuovi diritti civili, che fra quelli codificati da decenni c’è il diritto dei bambini a essere ascoltati. Lo ricorda la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall’Italia esattamente trenta anni fa. L’articolo n. 12 è interamente dedicato al “diritto all’ascolto”, ma a volte sembra non essere ancora (…)

Leopardi “amava il mare umbro”

di Dario Rivarossa L’“ermo colle” che fu “sempre caro” a Giacomo Leopardi si trova nelle Marche, e va bene. Il che però non significa che il poeta non ammirasse i paesaggi collinari umbri. Leopardi transitò infatti varie volte per la nostra regione, che all’epoca rientrava nel territorio dello Stato pontificio come le Marche. Lo fece in particolare (…)

Nel giornale

Occhio, ragazzi!

Record nazionale di morti per overdose in Umbria nel 2020. Record relativo, in rapporto alle dimensioni della Regione, ma comunque un dato preoccupante. Anche perché, andando a vedere tutti i fattori legati alle dipendenze, l’Umbria offre spesso cifre più positive rispetto alle Regioni limitrofe, e al resto d’Italia. Con sottomano le 400 pagine del Rapporto annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, cerchiamo di fare un quadro ragionato della situazione nella nostra Regione. Al di là di vari dati incoraggianti, mai abbassare la guardia.

LA CHIESA BRUCIA?

Presentato alla Stranieri di Perugia il libro di Andrea Riccardi sulla crisi attuale del cristianesimo. Sul tema abbiamo intervistato anche il presidente dei Vescovi umbri, mons. Boccardo.

COVID E MEDIA

Come si è mosso il mondo della comunicazione durante i lunghi mesi di pandemia? Sotto la lente dell’Università Cattolica, un fenomeno che è esploso in ogni direzione, coinvolgendo ogni fascia della popolazione e mettendo “in piazza” un dibattito scientifico che di solito avveniva dietro le quinte. Se ne possono trarre utili lezioni.

L’ASSEGNO PER I FIGLI

Il varo dell’assegno unico universale per figli è una bella notizia, ma resta da capire il difficile passaggio tra il dire e il fare, come ben sanno ad esempio i consulenti presso la Cisl o le Acli. Oltre alle domande del cittadino, vediamo tramite l’Aur i dati su natalità e sostegno alle famiglie in Umbria.

SOLIDARIETÀ IN KOSOVO

Sempre più indipendenti con il proprio lavoro, i ragazzi (cresciuti) della casa Caritas dell’Umbria a Leskoc: adesso arriva anche il caseificio. Testimonianze dirette da quell’area di mondo. E ci sono giovani umbri in partenza per fare volontariato.  ]]>
Umbri volontari in Kosovo, dove manca tutto https://www.lavoce.it/umbri-volontari-kosovo/ Fri, 28 Jun 2019 10:53:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=54784 Kosovo

La settimana scorsa è partito dall’Umbria un tir carico di viveri e vestiario, contenente anche un bobcat e attrezzature varie per la panetteria. In tutto 220 quintali di aiuti diretti alla casa di Leskoc in Kosovo, casa di accoglienza creata da Caritas Umbria nel 1999. A cosa servono questi particolari tipi di aiuti? La casa da vent’anni accoglie una quindicina di minori rimasti soli e i suoi volontari si occupano anche dell’assistenza alle tante famiglie del luogo che vivono in condizione di estrema povertà.

Per sostenere il progetto economicamente, la casa è organizzata sul modello di una fattoria, con laboratori di avviamento al lavoro per le ragazze e i ragazzi ormai diventati grandi. “L’economia in Kosovo è ferma da tempo ad un’economia di sussistenza legata solo ed esclusivamente all’agricoltura per l’autoconsumo” racconta Luca Uccellani, vice direttore della Caritas di Gubbio che da anni si occupa della missione in Kosovo.

LO STATO DEL KOSOVO

- Il Kosovo è una repubblica parlamentare autoproclamatasi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008.

- L’ indipendenza del Kosovo è riconosciuta da 102 Stati membri dell’Onu (tra cui l’Italia), da Taiwan e Malta; non è riconosciuta da altri come Serbia, Russia, Cina, Spagna e neanche dalla Santa Sede, considerando i rapporti di quest’ultima con la Chiesa ortodossa serba.

- La popolazione totale è di circa 1.800.000 abitanti nel 2019. Il 53% della popolazione è al di sotto dei 25 anni.

- La religione principale è quella islamica. I cattolici sono circa 64.000.

- Nel settembre 2018 il Papa ha ricostituito l’antica diocesi di Prizren-Pristina.

- La cattedrale di Pristina è dedicata a Madre Teresa di Calcutta, i cui genitori erano kosovari.

 

“Le famiglie sopravvivono coltivando il piccolo appezzamento di terreno che hanno - prosegue Uccellani - , ma molto spesso non hanno neanche quello o non riescono a coltivarlo per ignoranza o disagio sociale”.

“Per dare qualche possibilità di lavoro in più - sottolinea Uccellani - è stata creata una cooperativa composta da una decina di ragazzi, i primi bambini accolti dalla casa”. “La cooperativa è attiva in diversi settori (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Ogni anno, specialmente d’estate, dalle varie diocesi dell’Umbria partono gruppi di volontari per dare una mano in tutti gli aspetti della vita della casa, dall’accoglienza e l’intrattenimento dei bambini alle pulizie, dai lavori manuali della cooperativa al servizio nella locale parrocchia cattolica. In questi giorni fino al 7 luglio sono in Kosovo 21 giovani delle scuole superiori dalla diocesi di Perugia (scopri anche quali sono le diocesi dell'Umbria che mandano gruppi di volontari).

Valentina Russo

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Kosovo

La settimana scorsa è partito dall’Umbria un tir carico di viveri e vestiario, contenente anche un bobcat e attrezzature varie per la panetteria. In tutto 220 quintali di aiuti diretti alla casa di Leskoc in Kosovo, casa di accoglienza creata da Caritas Umbria nel 1999. A cosa servono questi particolari tipi di aiuti? La casa da vent’anni accoglie una quindicina di minori rimasti soli e i suoi volontari si occupano anche dell’assistenza alle tante famiglie del luogo che vivono in condizione di estrema povertà.

Per sostenere il progetto economicamente, la casa è organizzata sul modello di una fattoria, con laboratori di avviamento al lavoro per le ragazze e i ragazzi ormai diventati grandi. “L’economia in Kosovo è ferma da tempo ad un’economia di sussistenza legata solo ed esclusivamente all’agricoltura per l’autoconsumo” racconta Luca Uccellani, vice direttore della Caritas di Gubbio che da anni si occupa della missione in Kosovo.

LO STATO DEL KOSOVO

- Il Kosovo è una repubblica parlamentare autoproclamatasi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008.

- L’ indipendenza del Kosovo è riconosciuta da 102 Stati membri dell’Onu (tra cui l’Italia), da Taiwan e Malta; non è riconosciuta da altri come Serbia, Russia, Cina, Spagna e neanche dalla Santa Sede, considerando i rapporti di quest’ultima con la Chiesa ortodossa serba.

- La popolazione totale è di circa 1.800.000 abitanti nel 2019. Il 53% della popolazione è al di sotto dei 25 anni.

- La religione principale è quella islamica. I cattolici sono circa 64.000.

- Nel settembre 2018 il Papa ha ricostituito l’antica diocesi di Prizren-Pristina.

- La cattedrale di Pristina è dedicata a Madre Teresa di Calcutta, i cui genitori erano kosovari.

 

“Le famiglie sopravvivono coltivando il piccolo appezzamento di terreno che hanno - prosegue Uccellani - , ma molto spesso non hanno neanche quello o non riescono a coltivarlo per ignoranza o disagio sociale”.

“Per dare qualche possibilità di lavoro in più - sottolinea Uccellani - è stata creata una cooperativa composta da una decina di ragazzi, i primi bambini accolti dalla casa”. “La cooperativa è attiva in diversi settori (continua a leggere sull'edizione digitale de La Voce).

Ogni anno, specialmente d’estate, dalle varie diocesi dell’Umbria partono gruppi di volontari per dare una mano in tutti gli aspetti della vita della casa, dall’accoglienza e l’intrattenimento dei bambini alle pulizie, dai lavori manuali della cooperativa al servizio nella locale parrocchia cattolica. In questi giorni fino al 7 luglio sono in Kosovo 21 giovani delle scuole superiori dalla diocesi di Perugia (scopri anche quali sono le diocesi dell'Umbria che mandano gruppi di volontari).

Valentina Russo

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Il Vescovo di Gubbio in visita alla Casa Caritas dell’Umbria in Kosovo (fotogallery) https://www.lavoce.it/vescovo-gubbio-visita-alla-casa-caritas-dellumbria-kosovo-fotogallery/ Wed, 18 Apr 2018 16:17:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51683

“Una missione molto ben organizzata e anche ben inserita nel territorio. In quasi vent’anni di attività e di presenza ha saputo non solo intercettare i bisogni dei piccoli che sono ospitati qui, ma anche incontrare chi sul territorio fa ancora fatica; farsi stimare per la concretezza e la mitezza degli interventi, ma anche per la capacità di far vedere percorsi di speranza e di miglioramento, di proposta in un Paese che sta rinascendo e che si sta ricostruendo”. Il vescovo Paolucci Bedini traccia un primo bilancio delle giornate di visita alla missione della Caritas umbra in Kosovo (leggi l'articolo completo gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce).  [caption id="attachment_51691" align="aligncenter" width="600"] Foto di Daniele Morini[/caption]  ]]>

“Una missione molto ben organizzata e anche ben inserita nel territorio. In quasi vent’anni di attività e di presenza ha saputo non solo intercettare i bisogni dei piccoli che sono ospitati qui, ma anche incontrare chi sul territorio fa ancora fatica; farsi stimare per la concretezza e la mitezza degli interventi, ma anche per la capacità di far vedere percorsi di speranza e di miglioramento, di proposta in un Paese che sta rinascendo e che si sta ricostruendo”. Il vescovo Paolucci Bedini traccia un primo bilancio delle giornate di visita alla missione della Caritas umbra in Kosovo (leggi l'articolo completo gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce).  [caption id="attachment_51691" align="aligncenter" width="600"] Foto di Daniele Morini[/caption]  ]]>
Prima visita del Vescovo Bedini alla missione della Caritas umbra in Kosovo https://www.lavoce.it/visita-del-vescovo-bedini-alla-missione-della-caritas-umbra-kosovo/ Thu, 12 Apr 2018 13:54:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51620

Iniziata giovedì scorso, si concluderà domenica 15 aprile la prima visita alla missione della Caritas umbra in Kosovo da parte del vescovo Luciano Paolucci Bedini. Con lui anche i direttori diocesani della Caritas don Roberto Revelant, dell’Ufficio Comunicazioni sociali Daniele Morini, i tecnici che, con spirito di servizio e gratuitamente, hanno progettato la nuova casa del- la missione, l’architetto Giuseppe Lepri (che ha curato anche il coordinamento e la direzione dei lavori) e gli ingegneri Mario Franceschetti e Leonardo Tosti. E inoltre Angelo Bini, dell’azienda folignate Umbragroup, vicina alla casa in Kosovo. Il rapporto tra la diocesi eugubina e la missione presente nel Kosovo è stato molto intenso fin dai primissimi anni e si è tradotto in diversi e significativi progetti di intervento. Per tutti, a mo’ di esempio, quello della nuova casa di accoglienza inaugurata quattro anni fa nel villaggio di Leskoc. Attualmente dispone di spazi ampi (oltre 2.600 mq) e confortevoli. Oltre ai magazzini e ai garage, ci sono due attrezzatissimi laboratori, alla base di opportunità lavorative per i ragazzi più grandi della casa e per altri della zona. Lo scorso anno è nata la cooperativa agricola che li vede protagonisti.
L’esperienza di tre giovani volontarie umbre nel Campo Caritas in Kosovo Il Kosovo è appena al di là dell’Adriatico ma il breve tempo necessario per toccare il suolo di questa repubblica nata solo nel 2008 da una dichiarazione unitalaterale di indipendenza (riconosciuta solo da una parte della comunità internazionale) segna una distanza inimmaginabile tra quelle che sono le nostre condizioni di vita e la nostra cultura occidentale, e quelle che i volontari della casa Caritas di Leskoc incontrano quando vanno a far visita alle famiglie povere della zona. Annette , studentessa universitaria di Ischia, in questi giorni (dal 12 al 15) è tornata nella casa che l’ha accolta l’estate scorsa per 10 giorni insieme a Italia , Lia , suor Denise e don Marco . Le tre studentesse avevano accolto la proposta della Pastorale universitaria di Perugia e dopo alcuni incontri di preparazione sono partite per un’esperienza che ha segnato la loro vita. Sveglia alle 6 del mattino, preghiera delle Lodi, colazione, e poi via, al lavoro per le necessità della casa, o per le visite alle famiglie, fino a sera, per crollare dal sonno davanti all’unico televisore da vedere insieme ai bambini e ai ragazzi della casa. Dieci giorni, raccontano, “che minuto per minuto te li vivi tutti”...(continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce)
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Iniziata giovedì scorso, si concluderà domenica 15 aprile la prima visita alla missione della Caritas umbra in Kosovo da parte del vescovo Luciano Paolucci Bedini. Con lui anche i direttori diocesani della Caritas don Roberto Revelant, dell’Ufficio Comunicazioni sociali Daniele Morini, i tecnici che, con spirito di servizio e gratuitamente, hanno progettato la nuova casa del- la missione, l’architetto Giuseppe Lepri (che ha curato anche il coordinamento e la direzione dei lavori) e gli ingegneri Mario Franceschetti e Leonardo Tosti. E inoltre Angelo Bini, dell’azienda folignate Umbragroup, vicina alla casa in Kosovo. Il rapporto tra la diocesi eugubina e la missione presente nel Kosovo è stato molto intenso fin dai primissimi anni e si è tradotto in diversi e significativi progetti di intervento. Per tutti, a mo’ di esempio, quello della nuova casa di accoglienza inaugurata quattro anni fa nel villaggio di Leskoc. Attualmente dispone di spazi ampi (oltre 2.600 mq) e confortevoli. Oltre ai magazzini e ai garage, ci sono due attrezzatissimi laboratori, alla base di opportunità lavorative per i ragazzi più grandi della casa e per altri della zona. Lo scorso anno è nata la cooperativa agricola che li vede protagonisti.
L’esperienza di tre giovani volontarie umbre nel Campo Caritas in Kosovo Il Kosovo è appena al di là dell’Adriatico ma il breve tempo necessario per toccare il suolo di questa repubblica nata solo nel 2008 da una dichiarazione unitalaterale di indipendenza (riconosciuta solo da una parte della comunità internazionale) segna una distanza inimmaginabile tra quelle che sono le nostre condizioni di vita e la nostra cultura occidentale, e quelle che i volontari della casa Caritas di Leskoc incontrano quando vanno a far visita alle famiglie povere della zona. Annette , studentessa universitaria di Ischia, in questi giorni (dal 12 al 15) è tornata nella casa che l’ha accolta l’estate scorsa per 10 giorni insieme a Italia , Lia , suor Denise e don Marco . Le tre studentesse avevano accolto la proposta della Pastorale universitaria di Perugia e dopo alcuni incontri di preparazione sono partite per un’esperienza che ha segnato la loro vita. Sveglia alle 6 del mattino, preghiera delle Lodi, colazione, e poi via, al lavoro per le necessità della casa, o per le visite alle famiglie, fino a sera, per crollare dal sonno davanti all’unico televisore da vedere insieme ai bambini e ai ragazzi della casa. Dieci giorni, raccontano, “che minuto per minuto te li vivi tutti”...(continua a leggere gratuitamente sull'edizione digitale de La Voce)
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Chi va piano, va sano e solidale https://www.lavoce.it/chi-va-piano-va-sano-e-solidale/ Tue, 09 Jun 2015 15:17:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35165 Foto di gruppo dei partecipanti alla camminata lenta
Foto di gruppo dei partecipanti alla camminata lenta

Una giornata insieme per (ri)scoprire la bellezza che ci circonda e i valori della condivisione e del rispetto della natura. Domenica 7 giugno è andata in scena la seconda edizione di “Slow Foot”, la “camminata lenta” promossa dall’associazione Altotevere senza frontiere in occasione della Giornata mondiale della lentezza.

Un percorso ad anello fra antiche chiese e resti medievali nel territorio di Città di Castello e San Giustino, che ha visto la partecipazione di 130 persone.

A fare da guida Giovanni Cangi , esperto di storia e architettura del territorio.

La passeggiata si è snodata a partire dalla chiesa di Renzetti, il piccolo borgo nei pressi di Lama famoso per il suo mulino medievale, per poi dirigersi verso Cantone, altro piccolo villaggio realizzato interamente in pietra.

Prima della pausa pranzo nell’abitato di Pescio, costruito intorno a una sorgente d’acqua purissima, la visita al punto panoramico della “Radura”, dove la vista spazia dall’Alta Valle del Tevere fino ai monti Sibillini.

Dopo la meritata sosta, ripartenza verso Passano, con la visita all’esterno della chiesa dedicata ai Santi Simone e Giuda, in stato di abbandono, e quindi l’arrivo alla splendida abbazia di Uselle infra montes , complesso restaurato in anni recenti, che sorge lungo le antiche vie di comunicazione fra Umbria, Toscana e Marche, e conserva importanti affreschi realizzati fra Trecento e Quattrocento.

“Slow Foot” si lega direttamente alla quinta edizione del Festival della solidarietà, la manifestazione promossa da Altotevere senza frontiere nei giorni 17-19 luglio al parco Ansa del Tevere di Città di Castello, che avrà come tema la condivisione, con lo slogan “ Share is Care . Sei ciò che condividi”. Tre giorni dedicati alla riflessione e al divertimento con incontri, concerti, stand gastronomico, animazione per bambini, stand delle associazioni di volontariato.

Il ricavato andrà a sostenere l’Emporio della solidarietà, il supermercato solidale per le famiglie in difficoltà del nostro territorio, e la casa famiglia per bambini della Caritas Umbria di Lescoc, in Kosovo, dove i ragazzi di Altotevere presteranno servizio anche la prossima estate.

Gli eventi di avvicinamento al 5° Festival proseguono il 12 giugno alla libreria “Paci – La Tifernate” con l’incontro “Storie di fotografia e condivisione”. Dario Antonini del “Collettivo Fotosocial” svelerà in anteprima la mostra fotografica sul tema dell’immigrazione che sarà in esposizione durante l’evento. Per informazioni: www.festivaldellasolidarieta.org .

 

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E…state con Gesù https://www.lavoce.it/e-state-con-gesu/ Wed, 03 Jun 2015 14:37:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34540 Un momento dell'incontro formativo per gli animatori degli oratori estivi parrocchiali
Un momento dell’incontro formativo per gli animatori degli oratori estivi parrocchiali

“E … state con Gesù” è il titolo del dépliant che la Pastorale giovanile e quella vocazionale stanno diffondendo in questi giorni, nel quale sono riportate le diverse iniziative estive rivolte ai ragazzi, giovanissimi e giovani della diocesi.

Il primo evento è in occasione della solennità del Corpus Domini ed è la Marcia della fede , che quest’anno giunge alla 19a edizione. Si tratta di un itinerario di circa 18 km, percorsi a piedi, lungo una suggestiva e rurale via di collegamento tra Bolsena e Orvieto, attraverso il quale rivivere un’antica tradizione. I partecipanti si ritroveranno sabato 6 giugno alle ore 19 per la celebrazione dei vespri nella basilica di Santa Cristina, cui seguiranno la cena al sacco e la partenza della Marcia alle ore 22.45. Alle ore 6 di domenica 7, esposizione del Corporale e messa nel duomo di Orvieto.

Il secondo appuntamento in programma è il campeggio per i giovani dai 14 ai 30 anni, organizzato in collaborazione con l’Azione cattolica diocesana, che avrà luogo dal 20 al 26 luglio. Nei primi due giorni sarà percorsa la 7a e ultima tappa del Cammino lauretano da Macerata a Loreto, mentre dal 22 al 26 luglio i giovani saranno a Loreto, con alloggio presso il Centro “Giovanni Paolo II”. Il costo è 190 euro e la scadenza per le iscrizioni il 5 luglio; per ulteriori informazioni contattare Michele (388 1655452).

Sono inoltre organizzati due campi di lavoro per giovani a partire dai 14 anni: il primo, di servizio e carità, dal 27 luglio al 2 agosto a Maida (Cz) e il secondo, di evangelizzazione e servizio, dal 3 al 5 settembre a Spagliagrano di Todi; e un campo di servizio dal 17 agosto al 3 settembre in Kosovo per giovani dai 16 ai 30 anni. Per conoscere i referenti, i tempi d’iscrizione e altre informazioni utili su questi tre “campi” consultare il sito www.diocesiorvietotodi.it.

Dal 3 al 9 agosto, poi, si svolge la missione diocesana di evangelizzazione e servizio in Albania, che quest’anno assume un significato ancor più particolare per la ricorrenza dei 20 anni dell’inizio della stessa. Per partecipare occorre avere dai 16 anni in su e iscriversi entro il 19 luglio. Per informazioni dettagliate rivolgersi a don Marcello (348 6063169).

Dal 5 al 6 settembre a Spagliagrano si svolge invece il Raduno di fine estate (14-30 anni), durante il quale è prevista un’uscita al mare a Mirabilandia ; iscrizioni entro il 31 agosto. Il costo è solo per il viaggio e l’ingresso al parco. Per info: don Riccardo (347 9110628); don Danilo (329 8058343).

Il dépliant – in cui per ogni evento si possono conoscere aspetti qualitativi e quantitativi (“passeggiate”, “dispendio di energia”, “relazioni”, “natura”, “divertimento”, “cibo”, “spiritualità”), attraverso dei simboli e relativa legenda – è disponibile sul sito della diocesi www.diocesiorvietotodi.it e sulla pagina facebook “Giovani Orvieto Todi”. Dalle stesse pagine web e anche dal sito www.chiesaditodi.it è possibile iscriversi on line alle diverse iniziative.

 E per gli animatori…

Il 29 maggio si è svolto a Todi un incontro formativo, organizzato dalla Pastorale giovanile, per gli animatori degli oratori estivi parrocchiali e interparrocchiali. Un pomeriggio utile e divertente, in cui i giovani animatori hanno fatto amicizia e, attraverso attività e giochi, hanno potuto conoscere meglio se stessi e il ruolo svolto negli anni passati al Grest, approfondire alcune dinamiche che vi si sviluppano e confrontarsi tra loro.

Tutto ciò alla luce del tema proposto per quest’estate dal sussidio Anspi, che per lo più si adotterà, conoscendo così gli argomenti e i compagni di viaggio nella prossima avventura che si troveranno a vivere, oltre all’inno 2015…

Si è sperimentata l’importanza della collaborazione, dell’ascolto che deve essere fatto con le orecchie ma anche con gli occhi, e di tanti altri aspetti che caratterizzano i nostri oratori, al cui centro c’è la fede e l’amicizia con Gesù. Dopo la cena insieme, tutti sono tornati a casa fortemente motivati e con rinnovato entusiasmo.

 

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Da 20 anni a Fushë Arrëz https://www.lavoce.it/da-20-anni-a-fushe-arrez/ Wed, 20 May 2015 13:19:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33756 Mons. Tuzia durante la visita ai bambini nella missione di San Giuseppe di Fushë Arrëz
Mons. Tuzia durante la visita ai bambini nella missione di San Giuseppe di Fushë Arrëz

Vent’anni fa non era facile raggiungere Fushë Arrëz, prima di tutto a causa delle strade impraticabili e della mancanza di comunicazioni. L’arcivescovo di Scutari mons. Frano Jilia – un sacerdote condannato dal regime ad oltre 25 anni tra carcere e lavori forzati – spingeva perché tra queste montagne risorgesse la Chiesa.

Fushë Arrëz – una città costruita secondo i dettami del socialismo reale – con i numerosi villaggi intorno, aveva una popolazione almeno nominalmente in maggioranza cattolica.

Due suore tedesche, suor Gratias e suor Bernardette , accompagnate dai volontari provenienti dalla nostra diocesi e dalla Germania, accettarono la proposta del Vescovo e si stabilirono nella cittadina, prendendo in affitto alcune stanze di un decrepito albergo.

È iniziata così l’avventura della missione cattolica di Fushë Arrëz, per tanti anni punto di riferimento per volontari, sacerdoti e giovani della diocesi. I bisogni erano immensi, materiali e spirituali, ma, con l’entusiasmo che caratterizza gli inizi, le difficoltà non hanno spaventato le suore e neanche i volontari, nonostante le varie turbolenze sociali e politiche che hanno caratterizzato il periodo, non ultimo la guerra del Kosovo.

Per ricordare il ventennale, il nostro vescovo Benedetto Tuzia l’11 e il 12 maggio si è recato nella missione di San Giuseppe di Fushë Arrëz, incontrando il vescovo della diocesi di Sape alla cui giurisdizione appartiene la parrocchia. Ha visitato le opere caritative e pastorali che animano le suore, con il parroco della comunità, padre Andreas. La comunità, oltre Fushë Arrëz, comprende 17 villaggi circostanti, in un territorio vasto e impervio.

L’Albania ha fatto notevoli progressi, ma la miseria e la povertà sono ancora molto diffuse, peggiorate dalla grave crisi che sta attraversando l’economia europea, soprattutto quella della Grecia e del nostro Paese, punto di riferimento per l’emigrazione.

Mons. Tuzia ha visitato la bella chiesa di San Giuseppe, fulcro per tutto un vasto territorio. L’edificio fu voluto da mons. Decio Lucio Grandoni, vescovo di Orvieto-Todi dal 1974 al 2003, il quale tante volte si è recato in questo luogo, soprattutto d’estate, quando al termine di una missione di evangelizzazione venivano amministrati i battesimi e le cresime ai catecumeni preparati durante l’anno.

Mons. Tuzia ha costatato la grande opera di evangelizzazione e di promozione umana che le suore hanno svolto e svolgono: con la loro fede e la perseveranza hanno fatto rinascere Cristo in un popolo che ha tanto sofferto, curando in modo particolare i bambini e la famiglia, vera ricchezza e forza del popolo albanese.

 

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Un soldato racconta la sua vita in Kosovo https://www.lavoce.it/un-soldato-racconta-la-sua-vita-in-kosovo/ https://www.lavoce.it/un-soldato-racconta-la-sua-vita-in-kosovo/#comments Fri, 13 Mar 2015 11:47:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30891 Militari durante la missione del Contingente italiano in Kosovo
Militari durante la missione del Contingente italiano in Kosovo

La politica e la gente si interrogano: che cosa fare per porre fine agli orrori, alle decapitazioni, crocifissioni e violenze di ogni genere su persone inermi mentre i tagliagole fanatici dell’Isis sembrano avvicinarsi pericolosamente al nostro Paese? Francesco, 36 anni, perugino, ha indossato per nove anni la divisa dell’Esercito italiano partecipando anche a due missioni in Kosovo della Kfor, la forza militare internazionale guidata dalla Nato. “In un mondo perfetto – dice – non ci sarebbe bisogno di armi per mantenere la pace, ma nel mondo reale…”.

L’ex sergente, tornato alla vita civile con una attività nel settore informatico, con sincerità (e anche un po’ di commozione per ricordi non sempre lieti) accetta di parlare con La Voce di questa sua esperienza e delle motivazioni che lo avevano spinto ad intraprenderla.

A 19 anni, dopo gli studi al liceo classico Mariotti di Perugia, si iscrive all’Università (facoltà di Chimica) e contemporaneamente si arruola come volontario in ferma breve di tre anni. La sua opzione è per gli Alpini, per la grande passione per la montagna coltivata anche con gli scout dell’Oasi di Sant’Antonio dove per anni è stato akela, cioè “capobranco”.

I genitori sono perplessi ma non lo ostacolano. “Certo – racconta – mi piaceva l’idea di uno stipendio e dell’indipendenza economica, ma, come quando ero negli scout, c’era in me la voglia di fare qualcosa per gli altri. Di aiutare le persone in difficoltà, e indossando una divisa perché, quando ci sono alluvioni e terremoti, i soccorsi arrivano con la gente in divisa. E così anche nei disastri provocati dalle guerre: vedevo che erano i soldati italiani delle missioni internazionali di pace a intervenire per proteggere le popolazioni inermi. Dopo nove anni nell’Esercito, posso affermare che sono tante le persone che si arruolano con lo spirito di mettersi al servizio degli altri”.

Francesco, dopo i 40 giorni di primo addestramento a Chieti, non realizza il sogno giovanile di finire sulle montagne con gli Alpini. La sua destinazione è invece la Cavalleria, al IX Reggimento lancieri di Novara di Codroipo, nel Friuli, dove le Alpi si vedono solo dal basso. A cavallo è montato soltanto qualche volta in alta uniforme per le cerimonie ufficiali, perché la Cavalleria adesso è motorizzata. Diventa istruttore di tiro di precisione, si occupa della rete informatica del Reggimento e intanto affronta gli esami che lo portano alla laurea breve in Chimica.

La guerra dei Balcani è finita da poco quando nel 2001 parte per la sua prima missione in Kosovo, nei dintorni di Pristina. Un impatto forte. Ci sono ancora le rovine dei bombardamenti, ma a colpire il giovane militare – nel frattempo diventato caporale – sono uomini, donne, e anche tanti bambini senza braccia, gambe e con altre mutilazioni per gli scoppi delle mine. Eredità di quella guerra fratricida tra serbi e kosovari che ha lasciato tanta miseria e tanti rancori e desideri di vendetta. Con la fame c’era infatti anche tanta violenza. Si uccideva per rubare.

“Il nostro compito principale – ricorda Francesco – era quello di pattugliare strade, ponti, torri radio, riserve idriche, centrali elettriche. Tanta gente guardava le nostre divise con un po’ di diffidenza. Era normale, noi eravamo a casa loro. La maggioranza però capiva. Lo avvertivamo dai loro sguardi, dai sorrisi, e c’era anche chi si avvicinava per offrirci cibo quando invece erano loro a non averne a sufficienza”.

Il muro della diffidenza si stava pian piano sgretolando, anche perché erano i soldati italiani ad affiancare organizzazioni umanitarie e volontari nella distribuzione di medicinali e generi di prima necessità. La divisa però imponeva anche di sparare. “Uscivamo dalla caserma sempre con il colpo in canna. Sì – racconta Francesco – ho dovuto anche sparare. Colpi di avvertimento e in aria ai check-point. Fortunatamente mai direttamente alle persone”.

Quella prima missione è durata sei mesi. Tornato a Codroipo, Francesco accetta di essere confermato in servizio volontario per altri tre anni. Così nel 2005 è di nuovo in Kosovo per altri sei mesi al “villaggio Italia” di Belo Polje. Tutto era più tranquillo della prima volta. Ponti e strade erano stati ricostruiti, erano tornate luce, acqua; ripristinati tanti servizi essenziali. “Eravamo contenti – dice oggi – perché si vedevano gli effetti di quello che avevamo fatto”.

Quale è il ricordo più drammatico di quell’anno in Kosovo? “C’era una ragazza poco più che ventenne che conoscevo abbastanza perché faceva parte di quel gruppo di kosovari che ci facevano da intermediari nei rapporti con la gente del posto. Durante un pattugliamento, abbiamo sentito un’esplosione. Siamo accorsi. L’abbiamo trovata sanguinante per terra. Era con il fratellino e avevano urtato la bomba di un mortaio. Del bambino erano rimasti soltanto frammenti sparsi. Lei è morta poco dopo”

E uno dei ricordi belli? “Una sera, stanchi, eravamo a guardia di un ponte radio su una collina recintata da filo spinato. Abbiamo visto tre ombre avvicinarsi. Sono scattate tutte le procedure di allerta. I fari hanno illuminato una donna con due bambini. Si è avvicinata al filo spinato offrendoci una pagnotta e una bibita di succo di mirtilli e frutti di bosco. Abbiamo capito che ormai la gente aveva compreso il significato della nostra presenza nella loro terra”.

Dopo nove anni di servizio, il sergente maggiore Francesco decide di tornare alla vita civile. “Contento – dice – di quell’esperienza in divisa in ambienti in cui ho trovato tanta gente che non era lì solo per lo stipendio o con la voglia di sparare, ma convinta di fare qualcosa di buono per la comunità. Posso affermare con convinzione che non c’è alcuno più pacifista dei militari, che conoscono da vicino i mali della guerra”.

Oggi che si discute su opportunità, utilità, pericoli ed efficacia di interventi militari italiani in Libia e altre zone di guerra, l’ex sergente maggiore confida di non avere una risposta. “Il terrorismo – dice – non conosce e non rispetta le regole dei soldati in divisa: uccide e usa i civili, mentre i militari cercano sempre di evitare vittime tra i civili. La guerra ai terroristi è complessa. Credo che sia necessario un grande lavoro di intelligence internazionale per cercare di bloccare alle frontiere terroristi e jihadisti. Quando le forze di pace italiane arrivano nelle zone di operazione, lo fanno sempre con una stretta di mano con la popolazione locale”. Ma in Libia o in Siria, a chi stringere la mano?

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https://www.lavoce.it/un-soldato-racconta-la-sua-vita-in-kosovo/feed/ 1
Caritas Umbria in Kosovo: carità concreta e accoglienza. Inaugurato il nuovo centro https://www.lavoce.it/caritas-umbria-in-kosovo-carita-concreta-e-accoglienza-inaugurato-il-nuovo-centro/ Mon, 27 Oct 2014 18:15:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28684

[caption id="attachment_28685" align="alignleft" width="336"]Inaugurazione Casa Caritas Clicca sulla foto per andare alla gallery[/caption] Il grande cortile all’aperto ha accolto le oltre trecento persone che hanno preso parte alla cerimonia d’inaugurazione della nuova struttura di accoglienza del campo missione della Caritas Umbria a Leskoc in Kosovo. Come due grandi braccia allargate per accogliere così appare la casa, quasi a mostrare il senso profondo che lì si vive che è quello dell’abbraccio e vicinanza a persone che soffrono, a bambini che non hanno famiglia e che nel campo missione della Caritas hanno trovato affetto e calore come quella della propria famiglia che la guerra o la povertà ha distrutto. Alla cerimonia erano presenti mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto Todi e delegato per la carità della Ceu, padre Vittorio Viola della diocesi di Assisi, i direttori delle Caritas diocesane di Perugia-Città della Pieve, Orvieto-Todi, Gubbio, Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, di Foligno, e rappresentanti delle altre diocesi umbre, il vescovo amministratore apostolico del Kosovo mons. Gjergji Dode, il sindaco di Klina Sokol Bashota, il rappresentante del ministero degli Affari Sociali del Kosovo, i militari italiani dell’Esercito e Carabinieri del contingente Kfor della Nato che operano in Kosovo, sacerdoti delle parrocchie vicine e molte famiglie kosovare in gran parte aiutate dall’opera dei volontari italiani. Grande la festa e la gioia per i volontari italiani e kosovari che da anni operano nella struttura e dei bambini e ragazzi, attualmente accolti nella casa, che si sono esibiti in uno spettacolo con danze tradizionali del loro paese e in altre performance, concluso con la proiezione del video che raccoglie la storia di questi 15 anni insieme accomunati dallo slogan “Ciò che conta è volersi bene” ripetuto dalle voci di tutti coloro che a vario titolo hanno avuto una parte nel progetto. Lo sforzo congiunto delle Caritas dell’Umbria, dei volontari, benefattori, tra i quali la Provincia Autonoma di Trento, l’associazione la Gomena Onlus, il gruppo Umbria Cuscinetti, l’associazione Altotevere Senza Frontiere, ha permesso la realizzazione di questa nuova struttura abitativa sorta su di un terreno acquistato dalla Ceu, che ospiterà bambini e ragazzi senza famiglia, dare loro la possibilità di formarsi anche professionalmente attraverso i laboratori di falegnameria e panetteria allestiti all’interno della struttura o prestare la loro opera nelle attività agricole e di allevamento. La struttura è stata realizzata in sette anni con il lavoro delle maestranze locali e dei volontari italiani che si sono alternati per periodi più o meno lunghi nel dare il proprio apporto tecnico, per un costo complessivo di 650.000 euro. «Una giornata piena di emozione – spiega mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto-Todi che ha presieduto la cerimonia d’inaugurazione – che ha ripagato le attese. Una forma di prossimità quasi d’incarnazione con questo luogo dove si era usciti da poco dalla guerra con situazione di dolore e sofferenza. Qui c’è stata questa capacità della Caritas dell’Umbria di farsi partecipe e condividere queste momenti, e con impegno e dedizione portare avanti questo progetto. Sono queste cose che nascono in profondità, sono il segno che la condivisione non ha limiti e nasce dal cuore. E’ un vero laboratorio di prossimità e di solidarietà ma anche di dialogo interreligioso. Sono realtà ben impiantate che hanno ancora bisogno di un lungo cammino in comune con la realtà locale, di accompagnare e sostenere in tutti sensi, anche se poi si dovrà arrivare ad una forma di cooperazione e di passaggio del testimone, in un contesto dove ci sono alcune visioni che vanno meglio focalizzate e condivise in un dialogo franco e sincero, ma rispettoso della realtà locale di una chiesa che cerca di accompagnare non lasciando sola questa gente che ha tanto bisogno di avere qualcuno vicino». «Un’esperienza bella che porto certamente con me, alla quale cercherò di essere vicino anche in futuro – ha detto il vescovo eletto di Tortona padre Vittorio Viola della Caritas di Assisi – Un progetto che ho seguito dall’inizio, oggi un sogno che continua con la presenza fatta di carità, di accoglienza e aiuto alle famiglie più bisognose che vivono in grande povertà nel contesto di un paese in ripresa dopo la guerra. E’ anche un punto di arrivo poter avere una casa più adatta all’accoglienza per rispondere alle tante richieste, ma anche una palestra dove imparare ad amar,e perché l’idea è quella di poter avere un luogo a servizio della Chiese dell’Umbria dove poter fare esperienza di carità concreta, del farsi prossimo, dello stare accanto. Per il Kosovo è un punto fermo come riconosciuto della municipalità di Klina e dal Governo, che dice come la Caritas dell’Umbria ha trovato una sua collocazione dentro una rete di aiuti che stanno permettendo alla popolazione kosovara di crescere». Pensando ad un prossimo futuro padre Viola ha aggiunto che «la prospettiva è quella di pensare la casa come possibilità di apprendistato e formazione per i ragazzi per insegnare loro un mestiere, come una risorsa per i ragazzi che sono lì e che ora si devono confrontare con una responsabilità nuova e con la vita. Per questo la casa è stata pensata con diversi spazi di accoglienza prestandosi a molte funzioni, che miglioreranno il nostro servizio sia qualificando l’accoglienza in base all’età dei ragazzi, sia offrendo un’opportunità maggiore per i gruppi che si alternano dall’Umbria per fare esperienza concrete di servizio e di confronto con un’altra cultura e società, tra fedi diverse che dialogano verso una strada pacifica di convivenza». L’attività di accoglienza e solidarietà del “Campo-missione” Caritas umbra in Kosovo è iniziato nel 1999 al termine delle ostilità che investirono la regione balcanica provocando migliaia di vittime. La presenza della Caritas umbra ha contribuito in questi 15 anni a ricostruire il tessuto sociale multietnico e favorendo il dialogo interreligioso nel nuovo Stato del Kosovo. Grande l’impegno degli operatori e volontari che hanno prestato il loro servizio a Klina, nell’ambito socio assistenziale con i bambini e gli orfani di guerra, ma anche con l’aiuto prestato a centinaia di famiglie in difficoltà o a bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi, l’opera della Caritas nella cittadina di Klina si svolge anche con la visita e aiuto alle famiglie povere. Una forma di prossimità che nel progetto futuro della Caritas umbra potrà essere valorizzato e strutturato con maggiore frequenza per prendersi cura dei minori nelle famiglie di origine. Una testimonianza concreta di dialogo e convivenza pacifica e un segno di speranza per i giovani e i bambini del Kosovo perché anche loro possano avere un futuro da vivere nella pace e nella serenità superando l’odio e la violenza che ha generato vittime e lasciato segni indelebili nei loro occhi.   Guarda il video dell'inaugurazione della nuova Casa Caritas (Elisabetta Lomoro) http://youtu.be/xWKuywpfSN4]]>

[caption id="attachment_28685" align="alignleft" width="336"]Inaugurazione Casa Caritas Clicca sulla foto per andare alla gallery[/caption] Il grande cortile all’aperto ha accolto le oltre trecento persone che hanno preso parte alla cerimonia d’inaugurazione della nuova struttura di accoglienza del campo missione della Caritas Umbria a Leskoc in Kosovo. Come due grandi braccia allargate per accogliere così appare la casa, quasi a mostrare il senso profondo che lì si vive che è quello dell’abbraccio e vicinanza a persone che soffrono, a bambini che non hanno famiglia e che nel campo missione della Caritas hanno trovato affetto e calore come quella della propria famiglia che la guerra o la povertà ha distrutto. Alla cerimonia erano presenti mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto Todi e delegato per la carità della Ceu, padre Vittorio Viola della diocesi di Assisi, i direttori delle Caritas diocesane di Perugia-Città della Pieve, Orvieto-Todi, Gubbio, Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, di Foligno, e rappresentanti delle altre diocesi umbre, il vescovo amministratore apostolico del Kosovo mons. Gjergji Dode, il sindaco di Klina Sokol Bashota, il rappresentante del ministero degli Affari Sociali del Kosovo, i militari italiani dell’Esercito e Carabinieri del contingente Kfor della Nato che operano in Kosovo, sacerdoti delle parrocchie vicine e molte famiglie kosovare in gran parte aiutate dall’opera dei volontari italiani. Grande la festa e la gioia per i volontari italiani e kosovari che da anni operano nella struttura e dei bambini e ragazzi, attualmente accolti nella casa, che si sono esibiti in uno spettacolo con danze tradizionali del loro paese e in altre performance, concluso con la proiezione del video che raccoglie la storia di questi 15 anni insieme accomunati dallo slogan “Ciò che conta è volersi bene” ripetuto dalle voci di tutti coloro che a vario titolo hanno avuto una parte nel progetto. Lo sforzo congiunto delle Caritas dell’Umbria, dei volontari, benefattori, tra i quali la Provincia Autonoma di Trento, l’associazione la Gomena Onlus, il gruppo Umbria Cuscinetti, l’associazione Altotevere Senza Frontiere, ha permesso la realizzazione di questa nuova struttura abitativa sorta su di un terreno acquistato dalla Ceu, che ospiterà bambini e ragazzi senza famiglia, dare loro la possibilità di formarsi anche professionalmente attraverso i laboratori di falegnameria e panetteria allestiti all’interno della struttura o prestare la loro opera nelle attività agricole e di allevamento. La struttura è stata realizzata in sette anni con il lavoro delle maestranze locali e dei volontari italiani che si sono alternati per periodi più o meno lunghi nel dare il proprio apporto tecnico, per un costo complessivo di 650.000 euro. «Una giornata piena di emozione – spiega mons. Benedetto Tuzia vescovo di Orvieto-Todi che ha presieduto la cerimonia d’inaugurazione – che ha ripagato le attese. Una forma di prossimità quasi d’incarnazione con questo luogo dove si era usciti da poco dalla guerra con situazione di dolore e sofferenza. Qui c’è stata questa capacità della Caritas dell’Umbria di farsi partecipe e condividere queste momenti, e con impegno e dedizione portare avanti questo progetto. Sono queste cose che nascono in profondità, sono il segno che la condivisione non ha limiti e nasce dal cuore. E’ un vero laboratorio di prossimità e di solidarietà ma anche di dialogo interreligioso. Sono realtà ben impiantate che hanno ancora bisogno di un lungo cammino in comune con la realtà locale, di accompagnare e sostenere in tutti sensi, anche se poi si dovrà arrivare ad una forma di cooperazione e di passaggio del testimone, in un contesto dove ci sono alcune visioni che vanno meglio focalizzate e condivise in un dialogo franco e sincero, ma rispettoso della realtà locale di una chiesa che cerca di accompagnare non lasciando sola questa gente che ha tanto bisogno di avere qualcuno vicino». «Un’esperienza bella che porto certamente con me, alla quale cercherò di essere vicino anche in futuro – ha detto il vescovo eletto di Tortona padre Vittorio Viola della Caritas di Assisi – Un progetto che ho seguito dall’inizio, oggi un sogno che continua con la presenza fatta di carità, di accoglienza e aiuto alle famiglie più bisognose che vivono in grande povertà nel contesto di un paese in ripresa dopo la guerra. E’ anche un punto di arrivo poter avere una casa più adatta all’accoglienza per rispondere alle tante richieste, ma anche una palestra dove imparare ad amar,e perché l’idea è quella di poter avere un luogo a servizio della Chiese dell’Umbria dove poter fare esperienza di carità concreta, del farsi prossimo, dello stare accanto. Per il Kosovo è un punto fermo come riconosciuto della municipalità di Klina e dal Governo, che dice come la Caritas dell’Umbria ha trovato una sua collocazione dentro una rete di aiuti che stanno permettendo alla popolazione kosovara di crescere». Pensando ad un prossimo futuro padre Viola ha aggiunto che «la prospettiva è quella di pensare la casa come possibilità di apprendistato e formazione per i ragazzi per insegnare loro un mestiere, come una risorsa per i ragazzi che sono lì e che ora si devono confrontare con una responsabilità nuova e con la vita. Per questo la casa è stata pensata con diversi spazi di accoglienza prestandosi a molte funzioni, che miglioreranno il nostro servizio sia qualificando l’accoglienza in base all’età dei ragazzi, sia offrendo un’opportunità maggiore per i gruppi che si alternano dall’Umbria per fare esperienza concrete di servizio e di confronto con un’altra cultura e società, tra fedi diverse che dialogano verso una strada pacifica di convivenza». L’attività di accoglienza e solidarietà del “Campo-missione” Caritas umbra in Kosovo è iniziato nel 1999 al termine delle ostilità che investirono la regione balcanica provocando migliaia di vittime. La presenza della Caritas umbra ha contribuito in questi 15 anni a ricostruire il tessuto sociale multietnico e favorendo il dialogo interreligioso nel nuovo Stato del Kosovo. Grande l’impegno degli operatori e volontari che hanno prestato il loro servizio a Klina, nell’ambito socio assistenziale con i bambini e gli orfani di guerra, ma anche con l’aiuto prestato a centinaia di famiglie in difficoltà o a bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi, l’opera della Caritas nella cittadina di Klina si svolge anche con la visita e aiuto alle famiglie povere. Una forma di prossimità che nel progetto futuro della Caritas umbra potrà essere valorizzato e strutturato con maggiore frequenza per prendersi cura dei minori nelle famiglie di origine. Una testimonianza concreta di dialogo e convivenza pacifica e un segno di speranza per i giovani e i bambini del Kosovo perché anche loro possano avere un futuro da vivere nella pace e nella serenità superando l’odio e la violenza che ha generato vittime e lasciato segni indelebili nei loro occhi.   Guarda il video dell'inaugurazione della nuova Casa Caritas (Elisabetta Lomoro) http://youtu.be/xWKuywpfSN4]]>
Il Cardinale Bassetti in visita al “Campo-missione” della Caritas Umbria nel Kosovo https://www.lavoce.it/il-cardinale-bassetti-in-visita-al-campo-missione-della-caritas-umbria-nel-kosovo/ Wed, 22 Oct 2014 11:23:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28590 Il cardinale Gualtiero Bassetti accolto dagli ospiti del campo Caritas di Klina in occasione della visita del maggio 2014
Il cardinale Gualtiero Bassetti accolto dagli ospiti del campo Caritas di Klina in occasione della visita del maggio 2014

Una folta delegazione delle Caritas diocesane dell’Umbria con il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Ceu, e mons. Benedetto Tuzia, vescovo di Orvieto-Todi e delegato della Ceu per la Carità, dal 23 al 25 ottobre è in Kosovo per l’inaugurazione della nuova struttura del “Campo-missione” della Caritas umbra a Leskos nel comune di Klina, accompagnata dai rappresentanti di associazioni e benefattori che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. L’inaugurazione è in programma nella giornata di venerdì 24 ottobre alla presenza delle autorità civili e religiose di Klina, dei militari italiani del contingente delle forze di pace che operano in Kosovo.

L’attività del “Campo-missione” Caritas umbra in Kosovo è iniziato nel 1999 al termine delle ostilità che investirono la regione balcanica provocando migliaia di vittime. La presenza della Caritas umbra ha contribuito in questi 15 anni a ricostruire il tessuto sociale multietnico e favorendo il dialogo interreligioso nel nuovo Stato del Kosovo. Grande l’impegno degli operatori e volontari che per periodi più o meno lunghi hanno prestato il loro servizio a Klina, nell’ambito socio assistenziale con i bambini e gli orfani di guerra, ma anche con l’aiuto prestato a centinaia di famiglie in difficoltà.

«E’ grande la soddisfazione di tutte le Caritas diocesane per l’inaugurazione della nuova struttura del “Campo-missione” Caritas in Kosovo – spiega il coordinatore dell’area pastorale della Carità della Conferenza Episcopale Umbra, Giorgio Pallucco –. Grazie al contributo della Chiesa umbra e di alcuni benefattori, tra i quali la Provincia Autonoma di Trento, l’associazione la Gomena Onlus, il gruppo Umbria Cuscinetti, l’associazione Altotevere Senza Frontiere ed altri, è stato possibile acquistare un piccolo podere per realizzare una nuova struttura abitativa ed avviare una serie di attività (agricole, di allevamento e laboratoriali) a beneficio delle persone accolte nella struttura, e per il sostegno delle famiglie povere che abitano i territori circostanti. Le opere sono state presentate alla Chiesa locale, nella prospettiva di un futuro cammino di comunione e condivisione delle attività e dei progetti con Caritas Kosovo. A quasi due decenni dall’inizio del sanguinoso conflitto bellico che ha distrutto gran parte dell’allora Provincia autonoma serba del Kosovo, causando la perdita di migliaia di vite umane, rinasce la speranza, mai abbandonata e per questo sempre custodita, di un futuro di pace e di riconciliazione, che solo il sorriso dei bambini incontrati nel “Campo-missione” della Caritas umbra può testimoniare nella sua pienezza. Grazie ancora a tutti coloro che, cingendosi i fianchi e rimboccandosi le maniche, hanno prestato il proprio servizio, offrendo gratuitamente i talenti necessari affinché questa meravigliosa opera del Vangelo della Carità abbia trovato compimento».

Attualmente la struttura della Caritas, affidata a Massimo e Cristiana Mazzali, ospita 20 bambini dai 5 ai 18, 11 maschi e 9 femmine tra cui alcuni fratelli. Sono bambini che non hanno famiglia o genitori che non sono in grado di provvedere loro e che arrivano tramite i servizi sociali o il Ministero. C’è chi va a scuola e chi impara un mestiere attraverso corsi di formazione professionale. Dall’Italia i volontari arrivano durante tutto l’anno dalle parrocchie dell’Umbria, dalle associazioni e dalle Caritas diocesane, specie durante l’estate per svolgere attività di animazione nel “Campo-missione” e di visita alle famiglie della zona. Da un anno, inoltre, nel fine settimana vengono accolti alcuni bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi, l’opera della Caritas nella cittadina di Klina si svolge anche con la visita e aiuto alle famiglie povere. Una forma di prossimità che nel progetto futuro della Caritas umbra potrà essere valorizzato e strutturato con maggiore frequenza per prendersi cura dei minori nelle famiglie di origine. «In vario modo sosteniamo circa 200 famiglie molto povere – spiega Massimo Mazzali –, che vivono in condizioni degradate. La nostra è un’opera educativa che stiamo completando con il progetto dei laboratori che potranno consentire un migliore inserimento sociale dei ragazzi».

Il nuovo complesso Caritas di Leskoc nel quale sarà trasferita la comunità è stata realizzata nell’ambito del progetto voluto dalla Caritas umbra e dalle otto Diocesi che hanno contribuito economicamente al progetto, avviato circa sette anni fa, su un terreno acquistato appositamente per realizzare questa nuova struttura. Un complesso di circa mq. 2.650, con un piano seminterrato con destinazione a locali tecnici, depositi, garage e laboratori per macelleria e panetteria/pasticceria; un piano terra con locali per l’accoglienza, uffici, cappella, cucina, refettorio, sale lettura, e foresteria; il piano primo con camere ed alloggi di varie dimensioni; il piano secondo con destinazione ad appartamento. Nella proprietà agricola annessa al complesso edilizio sono stati realizzati anche una stalla, un fienile, un laghetto artificiale e strutture per l’attivazione di una vera e propria fattoria, che insieme ai laboratori di falegnameria e meccanica, costituiranno una filiera produttiva necessaria per l’avviamento al lavoro e l’inserimento sociale dei ragazzi e delle ragazze.

«Per adeguarsi sia alla configurazione orografica del sito, che presenta notevoli dislivelli, sia alla dislocazione rispetto ai punti cardinali, visto il forte vento che spira da nord ovest – spiega l’architetto Giuseppe Lepri –, è stato progettato un edificio a corte con il lato a sud est aperto, in maniera tale che le tre ali dell’edificio stesso formano una piazza centrale chiusa verso i venti dominanti ed aperta verso il sole e, simbolicamente, rappresentare due braccia aperte verso l’accoglienza. La forma e la scelta di costruire con una struttura intelaiata a travi e pilastri, consentono una notevole polivalenza della costruzione tanto che, pur avendo cambiato “in corsa” alcune delle destinazioni originali, non ci sono stati problemi per adattarla alle mutate esigenze di utilizzo».

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Campo Caritas. Gubbio ad agosto in Kosovo https://www.lavoce.it/campo-caritas-gubbio-ad-agosto-in-kosovo/ Thu, 07 Aug 2014 12:24:03 +0000 https://www.lavoce.it/?p=27460 La visita della delegazione della Caritas regionale guidata dal card. Bassetti nel maggio scorso
La visita della delegazione della Caritas regionale guidata dal card. Bassetti nel maggio scorso

Sulla scia di una consuetudine ricca di profondo significato, alcuni volontari della diocesi eugubina, dal 20 al 30 agosto, guidati da don Luca Lepri e dal direttore della Caritas diocesana, Luca Uccellani, saranno impegnati al Campo della Caritas Umbria in Kosovo. È un appuntamento che si rinnova ormai da quindici anni, da quel primo viaggio effettuato nel luglio del 1999, a pochi giorni dalla conclusione del conflitto sanguinoso che ha sconvolto un piccolo territorio distante da noi appena un’ora di aereo.

Da quei tragici eventi sono nate alcune esperienze di solidarietà e riconciliazione che, pur nella fatica e fra mille difficoltà, hanno deposto semi di bene in tante persone: abitanti del Kosovo ma anche parrocchie, gruppi, associazioni, famiglie dell’Italia. Tra i bei frutti nati in questi anni c’è la nuova casa di accoglienza che verrà inaugurata nel villaggio di Leskoc dal card. Gualtiero Bassetti il prossimo 24 ottobre.

È un’opera che porta l’impronta anche della comunità diocesana eugubina, che ha contribuito alla sua realizzazione con varie iniziative e con il lavoro di un gruppo di tecnici coordinati dall’architetto Giuseppe Lepri, che ha diretto i lavori iniziati nel 2010.

“Partiamo quest’anno – ha commentato Luca Uccellani – portandoci dietro purtroppo le scene di guerra che insanguinano tante, troppe zone del mondo (Siria, Iraq, Palestina, Ucraina, Africa…), in cui non vengono risparmiate nemmeno le scuole e gli ospedali, e non c’è pietà neppure per i bambini. Le vicende del Kosovo e quelle vissute in questo momento da milioni di esseri umani gridano che occorre avere il coraggio di uscire dalle logiche perverse della violenza e della vendetta. Risuonano in noi le parole che Papa Francesco ha pronunciato all’Angelus del 27 luglio: ‘Vi chiedo di continuare a unirvi alla mia preghiera perché il Signore conceda alle popolazioni e alle autorità di quelle zone la saggezza e la forza necessarie per portare avanti con determinazione il cammino della pace’. Ricordiamo che tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace!”.

Alla fine dello scorso mese di maggio la casa di accoglienza era stata visitata da una delegazione della Caritas regionale, guidata dal card. Bassetti, presidente della Conferenza episcopale umbra, accompagnato dal delegato regionale Giorgio Pallucco, dal direttore della Caritas di Assisi padre Vittorio Viola, da Enrico Mori e da Giuseppe Lepri. Per Bassetti è stata la prima visita da porporato alla comunità del Kosovo, visitata peraltro diverse volte negli anni passati.

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Casa Caritas in Kosovo: laboratorio di fraternità https://www.lavoce.it/casa-caritas-in-kosovo-laboratorio-di-fraternita/ Fri, 30 May 2014 19:20:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25211 cardinale-bassetti-ragazzi-kosovoEra per la prima volta presente da cardinale, Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale umbra, alla casa di accoglienza della Caritas umbra a Klina, in Kosovo, ed è stata una festa grande. Insieme alla delegazione formata dal direttore della Caritas di Spoleto-Norcia e delegato regionale, dal direttore della Caritas di Assisi padre Vittorio Viola, da Enrico Mori e da Giuseppe Lepri, il card. Bassetti ha salutato tutti i bambini e ragazzi che si stretti intorno a lui festosi insieme agli operatori e volontari che prestano servizio nella casa.

“Una festa che fa bene al cuore, e che mostra il grande amore che diventa dono reciproco nella quotidianità” è stato il primo commento del Vescovo.

“Il Kosovo – ricorda Giorgio Pallucco, delegato regionale Caritas -, a poco più di un’ora di aereo dall’Italia, è una terra dove si stanno ancora toccando con mano gli esiti disastrosi di una sanguinosa guerra civile motivata dall’odio etnico. In questa terra, 15 anni fa, abbiamo deciso di piantare una tenda e abbiamo fatto germogliare e fiorire il seme della carità. I nostri volontari, che stanno dedicando la propria vita per questa opera in Kosovo, si sono perfettamente integrati con la comunità locale e sono molto benvoluti nel territorio. La casa della Caritas Umbria non si propone solamente come luogo di accoglienza, ma anche come struttura operativa in cui i volontari con la loro attività si aprono al territorio e portano solidarietà, aiuto e sollievo alle famiglie dei territori circostanti, spesso in collaborazione con i servizi della comunità locale che da poco tempo stanno iniziando a funzionare”.

Nei giorni della visita, molti sono stati gli incontri con i rappresentanti della Chiesa locale e delle istituzioni civili, delle forze armate italiane impegnate in missioni umanitarie, per definire i rapporti e rinsaldare una collaborazione che sia da supporto in vari ambiti per la popolazione.

“A loro – prosegue Pallucco – va il nostro ringraziamento per il sostegno e la collaborazione da sempre prestata per le nostre opere in Kosovo. Con l’amministratore apostolico della chiesa cattolica in Kosovo, mons. Dode Gjiergji, sono state discusse e concordate le modalità attraverso cui garantire la prosecuzione delle attività dell’opera-segno regionale in Kosovo, in collaborazione e comunione con la Caritas locale”.

Una realtà piena di giovani in un Paese che sta rinascendo dopo la distruzione provocata dalla guerra. “Il desiderio – conclude il card. Bassetti – è quello di continuare la nostra opera, fin quando sarà possibile e secondo le indicazioni che le istituzioni potranno dare. Ormai c’è questo rapporto consolidato, i nostri volontari si sono ben inseriti e inculturati a Kline, e la casa della Caritas rappresenta un piccolo laboratorio di integrazione e fraternità verso la costruzione di una pace duratura”.

 

Le attività a favore dei minorenni

La casa della Caritas, affidata da 15 anni a Massimo e Cristiana Mazzali, ospita 20 bambini e giovani dai 5 ai 18 anni, 11 maschi e 9 femmine, tra cui alcuni fratelli. Sono bambini che non hanno famiglia o hanno genitori che non sono in grado di provvedere loro; arrivano tramite i servizi sociali o il Ministero. Da un anno, inoltre, nel fine settimana vengono accolti alcuni bambini disabili ai quali viene proposta un’attività creativa e di socializzazione. Oggi l’opera della Caritas nella cittadina di Klina non si limita ad accogliere i bambini nella casa, ma si svolge anche con la visita e aiuto a circa 200 famiglie molto povere.

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Ancora in Kosovo https://www.lavoce.it/ancora-in-kosovo/ Thu, 02 May 2013 13:11:16 +0000 https://www.lavoce.it/?p=16502 mons-bassetti-kosovoA distanza di un anno i vescovi umbri tornano a visitare il campo Caritas in Kosovo e lo fanno in occasione del battesimo dell’ultima nata di Cristina e Massimo Mazzali, la coppia responsabile del campo in cui vivono una cinquantina di persone tra minori e volontari. Trentina lei, toscano lui, sono in Kosovo dal 1999, sposati dal 2004 hanno 4 figli.

A rappresentare le diocesi umbre a Radulac, al Campo-Missione della Delegazione regionale Caritas Umbria, è andata una piccola delegazione guidata dall’arcivescovo di Perugia mons. Gualtiero Bassetti, accompagnato da Silvana ed Errico Mori, don Alessandro Segantin e altre due persone. “Vado a nome dei vescovi umbri” ha detto mons. Bassetti, ricordando il viaggio fatto nel maggio 2012 insieme all’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, delegato Ceu per la Carità, accompagnati da una folta delegazione. Visitarono la casa che si trova a Radulac, un villaggio del comune di Klina, in cui sono ospitati bambini – maschi e femmine – fino ai dieci anni e l’altra casa che si trova ad una trentina di minuti di automobile da Radulac, a Glavicizza, ed ospita ragazzi (solo maschi) in età di scuola media e superiore.

Nel paese in cui i cristiani sono una minoranza (il 3% cattolici eil 7% ortodossi), nelle case la maggior parte dei bambini o ragazzi accolti, orfani di guerra o provenienti da famiglie disagiate, sono per metà cristiani e metà musulmani e “tutti sono accolti nel rispetto della loro religione” sottolinea mons. Bassetti.

Mons. Bassetti, per quanti anni sono accolti i ragazzi?

“I bambini e ragazzi accolti nei primi anni dopo il conflitto in Kossovo oggi sono adolescenti e giovani, ma non vengono abbandonati al loro destino prima che i responsabili della casa abbiano assicurato loro l’istruzione e un lavoro”.

A che punto è la costruzione della nuova sede del Campo Caritas Umbria?

“L’attuale sede è di proprietà di un kosovaro che vive in Svizzera e che l’ha messa gratuitamente a disposizione, per questo a Lesckoc, a cinque chilometri da Klina, su un terreno di proprietà della Ceu, stiamo costruendo una nuova struttura più capiente e più adatta alle necessità dei ragazzi e dei giovani. È una struttura ad L di cui è stato possibile portare a compimento il primo braccio già sufficiente per l’abitazione. Intorno alla casa costruita su una collina ci sono ventuno ettari di terra (uno di proprietà della Ceu e venti in comodato d’uso gratuito per 99 anni), coltivati dalla cooperativa dei dai ragazzi maggiorenni ospiti della Casa”.

Il progetto sarà completato?

“Con l’aiuto della Provvidenza contiamo di poter completare l’opera affinché i giovani e gli adolescenti possano avere spazi più adatti alle loro esigenze. Siamo davvero grati al Contingente militare italiano per i lavori di infrastrutture (strade e piccoli ponti) che ha fatto e sta facendo, come pure siamo grati a tutti coloro che hanno contribuito a far sì che Caritas Umbria potesse realizzare questo progetto”.

Quindi l’esperienza continua …

“L’esperienza continua anche perchè ci sono ancora ragazze madri con i loro figli e bambini orfani che hanno bisogno di assistenza. Quando l’opera sarà completata i Vescovi umbri saranno ben lieti di poterla mettere nelle mani del Vescovo, l’Amministratore apostolico di Pristina, come dono delle nostre Chiese umbre”.

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Artigianato domestico per aiutare il Kosovo https://www.lavoce.it/artigianato-domestico-per-aiutare-il-kosovo/ Thu, 29 Nov 2012 16:10:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14031
Bambini ospiti del centro Caritas a Radulloc

“Forse quest’anno le nostre luminarie natalizie, già sempre effimere, faranno ancor più fatica ad illuminare anche solo per i giorni delle feste tutto il buio della crisi. Forse è anche questa un’occasione per provare ad aprirci ad un’altra luce, quella vera, che entra dentro la nostra storia. Accogliere il Signore che viene, compromette la nostra esistenza con la sua e fare nuovi anche i gesti semplici del Natale, come lo scambiarci i doni”. A evidenziarlo sono le Caritas diocesane di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Gubbio, le quali, in collaborazione con il Centro di volontariato sociale di Gualdo Tadino, anche quest’anno vogliono offrire un modo diverso di fare un regalo. Mettendo a frutto l’abilità di molte donne nel realizzare lavori artigianali di cucito, ricamo e découpage, hanno raccolto i loro lavori, realizzati gratuitamente, per esporli all’Expo Regalo 2012 che si terrà a Bastia Umbra dall’1 al 9 dicembre. Tutto il ricavato sarà inviato in Kosovo per poter ultimare la costruzione della nuova Casa della Caritas. La presenza della Caritas Umbria in Kosovo è una esperienza consolidata: dal giugno 1999, all’indomani della fine della guerra e del rientro dei profughi, il “Campo-missione” Caritas nel villaggio di Radulloc offre la sua accoglienza. Da subito è diventato un punto di riferimento per la gente di tutte le etnie (albanesi, serbi, rom, montenegrini). Esso opera su vari fronti: la costruzione delle case dei poveri, il sostegno alle famiglie più bisognose e l’emergenza sanitaria. Tutto questo in collaborazione con le istituzioni locali, il contingente militare italiano e la nostra rappresentanza diplomatica. Gli interventi non sono calati dall’alto; nascono dall’ascolto delle persone, cercando di condividere con loro le sofferenze e i problemi. Il “Campo-missione” è sempre stato fedele allo stile del “porta aperta”. Accoglie attualmente 35 bambini e ragazzi e alcuni adulti con situazioni familiari difficili e sostiene con un aiuto mensile oltre 100 famiglie, che vivono prevalentemente nei territori dei comuni di Klina, Istog e Peja. Dal 2002 alcune Caritas diocesane umbre hanno avviato un progetto di adozioni a distanza dei bambini ospitati nel “Campo-missione” di Radulloc e di quelli che vivono nelle famiglie più povere. Le adozioni hanno coinvolto 165 bambini appartenenti a 80 famiglie, per un totale di oltre 200.000 euro. Con il passare degli anni gli spazi si sono rivelati insufficienti a rispondere alle sempre crescenti richieste di accoglienza: per questo è a buon punto la costruzione di una nuova casa più ampia e funzionale, con l’aiuto del volontariato di alcuni tecnici legati al “Campo-missione”, dei contributi della Provincia di Trento e della generosità di molte persone. “Lo avete fatto a me, ci sentiremo dire nel giorno del giudizio – ricordano gli operatori delle Caritas di Assisi e di Gubbio –. Acquistare un regalo al nostro stand a Expo Regalo 2012 diventa un modo concreto per accogliere Cristo nei poveri ed accendere quella luce di speranza, unica vera ripresa nella crisi che viviamo”.

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Kosovo, una terra “sospesa” https://www.lavoce.it/kosovo-una-terra-sospesa/ Tue, 03 Jan 2012 07:15:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=353 Armando Pitassio, docente di Storia dell’Europa orientale all’Università di Perugia, è stato il protagonista dell’incontro organizzato dall’associazione “Altotevere senza frontiere” onlus, nella sala del Consiglio comunale di Sansepolcro. L’iniziativa ha avuto luogo in occasione della mostra fotografica “Kosovo. Una terra sospesa fra le ferite del passato e la costruzione del futuro”.
Durante la conferenza, che ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico, tra cui anche una rappresentanza della comunità kosovara e albanese altotiberina, il prof. Pitassio ha trattato di alcuni temi fondamentali della storia più recente del Paese balcanico: dalla lotta pacifica per l’autonomia dalla Serbia, condotta dal presidente Rugova, fino al passaggio alla lotta armata condotta dall’Esercito di liberazione nazionale dell’Uk. Una fase storica caratterizzata dall’intervento Nato del 1999, contro lo sterminio di Milosevic, che ha portato alla proclamazione d’indipendenza del 2008. L’esperto ha poi aggiunto che la situazione della neonata repubblica, ancora non riconosciuta da tutti gli stati Onu (tra i quali Russia e Cina), è molto fragile. Questo piccolo Stato, infatti, presenta ancora molti problemi di povertà e di disoccupazione, oltre ad un alto tasso di corruzione delle classi politiche e una vasta presenza di criminalità organizzata.
L’incontro è infine proseguito con alcuni interventi, per lo più proposti dalla rappresentanza di kosovari presenti, che hanno offerto una visione e aspetti diversi riguardo alla storia del Kosovo.
La mostra fotografica, invece, svoltasi fino allo scorso mercoledì 14 dicembre negli spazi della sala di Palazzo pretorio, era costituita dagli scatti che gli stessi volontari di Altotevere senza frontiere hanno realizzato durante alcune permanenze in Kosovo, per far conoscere in Valtiberina la difficile realtà di questo Stato balcanico. Questa associazione è infatti presente da ben due anni in Kosovo, dove è attiva con diversi progetti in collaborazione con la Caritas Umbria, come la raccolta viveri in favore della casa-famiglia per bambini abbandonati di Raduloc, gestita dalla Caritas regionale.
I ragazzi dell’associazione tifernate, inoltre, stanno portando avanti anche la costruzione di una casa per una famiglia povera di Istog, una tra le città più popolose del Kosovo occidentale.

 

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Il “Clan” aiuta la Caritas https://www.lavoce.it/il-clan-aiuta-la-caritas/ Thu, 28 Jul 2011 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=9558 In Kosovo per vivere un’esperienza nel Campo missione Caritas Umbria a Radulac: è quanto sta vivendo in questi giorni un gruppo di scout di Spoleto e quanto vivranno alcuni ragazzi della parrocchia di Bevagna. La struttura della Caritas Umbria, aperta dall’Anno santo del 2000, accoglie bambini e ragazzi che provengono da difficili situazioni familiari, martoriati dalla guerra. Nella casa famiglia di Radulac le persone vengono educate all’ascolto e al confronto, ma soprattutto ricevono affetto e amore, sentimenti perduti a causa dell’atroce ingiusta guerra che ha seminati povertà, violenza e soprattutto tantissimi bambini orfani. La casa è gestita da una coppia di sposi umbri che hanno scelto di servire la Chiesa in Kosovo; ma le attività di pulizia, educazione, animazione, costruzione, assistenza e rifornimento di medicinali, non solo per i bambini della casa, non sarebbe possibile senza una fitta rete di persone kosovare e italiane che dedicano il loro tempo a questa realtà; persone a cui non piace definirsi volontari, consapevoli del fatto che da una simile esperienza essi ricevono molto di più di quello che danno. Sono in tutto nove gli scout di Spoleto partiti la scorsa settimana e che rimarranno in Kosovo fino al 5 agosto. Nello scautismo i ragazzi svolgono le loro attività basandosi sui concetti di comunità, strada e servizio. A Spoleto il Clan – così si chiama il gruppo che riunisce i ragazzi dai 17 ai 20 anni – nell’anno passato ha proposto un cammino di servizio nelle realtà di vicinanza all’uomo del territorio: dalla mensa Caritas alle attività della cooperativa “Il Cerchio”, dal dedicare tempo a persone bisognose alla partecipazione ad iniziative del Comune e alla sensibilizzazione dei cittadini riguardo alla problematica della zanzara–tigre. Come spiega Giuliano Coccetta, responsabile scout di Spoleto, è la prima volta che i ragazzi si recano in Kosovo, anche se in passato hanno vissuto esperienze missionarie in Romania e Brasile, sempre in strutture collegate con la Caritas. Gli scout sono partiti per il Kosovo consapevoli di non cambiare il mondo, ma sicuri di trarne una grande ricchezza per loro stessi. È sempre composto da nove ragazzi (sette di Bevagna, uno di Castel Ritaldi e uno di Spoleto) il gruppo che, guidato dal parroco di Bevagna don Marco Rufini, si recherà nella stessa casa famiglia in Kosovo dal 1° all’11 agosto prossimi. “L’idea – spiega lo stesso don Marco – è nata quest’inverno dopo un incontro in parrocchia con delle testimonianze sulle missioni della Caritas Umbria in Kosovo. Tutta l’operazione è stata poi concordata e realizzata in stretta collaborazione con la Caritas diocesana. Mobilitata anche l’intera comunità del territorio bevanate, frazioni comprese. Durante il periodo invernale, infatti, sono state organizzate diverse attività per raccogliere fondi e oggetti di prima necessità che i ragazzi porteranno in Kosovo per le necessità della casa famiglia e delle persone che vi abitano”.

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Una “pazza” straordinaria famiglia https://www.lavoce.it/una-pazza-straordinaria-famiglia/ Thu, 09 Sep 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8709 Dal 17 al 31 agosto scorso una piccola delegazione della Caritas di Gubbio, guidata dal suo direttore, è tornata in Kosovo, presso il Campo della Caritas Umbria di Radullac. Succede così da undici anni, da quel primo viaggio fatto nel luglio del 1999, ad appena un mese dalla fine della guerra. Questo non deve far pensare ad una “routine”, tutt’altro! Ogni anno quella “pazza” ma straordinaria famiglia del Campo ha un volto nuovo, ridisegnato dai bambini che crescono, dai nuovi che arrivano, dai ragazzi italiani che si fermano a dare una mano. Le persone accolte sono attualmente 40; insieme a loro vivono Massimo e Cristina (i responsabili) con i loro tre bimbi, più altri volontari che decidono di regalare un tempo più o meno lungo della loro vita alla gente più povera del Kosovo. Ci sono poi Besart e Violetta, i due giovani kosovari che condividono sin dall’inizio la vita del Campo e ne sono un po’, insieme a Massimo e Cristina, la memoria storica. Anche quest’anno siamo convinti di aver ricevuto un grande dono dai giorni passati in Kosovo. Il Campo non è solo un’opportunità di servizio per gli altri, ma un “tempo dello spirito”; la vita è scandita dal ritmo della preghiera, dall’ascolto comunitario della Parola di Dio e delle “parole”, quelle che raccontano le vite, spesso segnate dalla sofferenza, di chi abita o passa nella casa e di chi si incontra visitando le famiglie che il Campo (soprattutto grazie agli aiuti che arrivano dall’Italia) sostiene. I bisogni sono sempre tanti, infinitamente superiori a quello che si riesce a fare e alle risorse materiali ed economiche a disposizione, ma ogni anno si aggiungono nuovi amici. Chi passa per Radullac, ne resta contagiato: una volta tornato a casa, prova a coinvolgere i familiari, gli amici, l’associazione di cui fa parte, la parrocchia. Un “contagio” buono capace di operare piccoli grandi miracoli, secondo la logica evangelica della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il Campo in Kosovo in questi anni è vissuto e cresciuto così, mettendo il commuoversi prima del progettare e preferendo condividere prima ancora che operare. Abbiamo avuto poi la gioia di vedere i primi lavori, finanziati dalla Fondazione Monte dei paschi di Siena, della nuova casa di Leskoc, alla quale noi di Gubbio siamo particolarmente legati, in quanto il progetto è di un team di tecnici della nostra diocesi: gli architetti Giuseppe Lepri e Dante Monarchi, e gli ingegneri Mario Franceschetti e Leonardo Tosti.

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In un clima di fratellanza https://www.lavoce.it/in-un-clima-di-fratellanza/ Thu, 05 Aug 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8672 Nell’estate del 1999 un gruppo di volontari umbri, proveniente dall’esperienza del sisma del 1997 presso il campo Caritas, arrivò nella regione balcanica dove da poco erano cessate le ostilità tra kosovari albanesi e serbi. I ragazzi della Caritas umbra, dopo la Macedonia arrivarono in Kosovo e, sostenuti economicamente con i fondi dell’8 per mille, iniziarono a ricostruire le case di chi era stato costretto a fuggire. Sono state costruite 400 case, 2 scuole e 2 ambulatori, poi è stata realizzata la casa famiglia della Caritas regionale, presso Klina, che ospita 50 bambini e ragazzi fino a 16 anni, gestita da Massimo e Cristina, che ormai da più di dieci anni si prendono cura dei bambini e di chiunque si rivolge a loro per avere aiuti e conforto. Nel periodo estivo, arrivano in Kosovo dei volontari, soprattutto giovani che, invece delle solite vacanze, preferiscono stare accanto a questi bambini rimasti orfani dei genitori, abbandonati durante la guerra, oppure che versano in situazioni familiari difficili. Un’esperienza vissuta in prima persona nei giorni di luglio, che ho condiviso con i bambini e tanti altri volontari, aiutando nella gestione della casa, dalle pulizie alla preparazione dei pasti, ma organizzando anche attività e giochi per i bambini che non hanno più nessuno che possa prendersi cura di loro, e che in quel luogo hanno riacquistato la normalità a loro dovuta. La giornata del campo Caritas è così scandita: alle 6.30 le lodi, subito dopo c’è la colazione durante la quale vengono affidati i compiti per la mattina sia ai componenti della casa sia ai volontari, alle 13 il pranzo tutti insieme e nel pomeriggio si proseguono le attività; alle 19.30 i vespri, subito dopo la cena o ogni sera viene organizzato qualcosa di diverso: o si vede un film o i bambini preparano uno spettacolo, o si parla condividendo le esperienze di tutti. Ai bambini e i ragazzi è garantita un’istruzione: tutti infatti vanno o all’asilo o a scuola, hanno imparato a leggere e scrivere, a stare insieme anche se di etnia e di religione diversa. I più grandi invece si dedicano ai lavori presso l’azienda agricola, il cui obiettivo è quello di promuovere la ripresa delle attività agricole nel paese di Klina e di essere anche un punto di inizio per i ragazzi della struttura di accoglienza italiana, che si dedicano anche alla ricostruzione di strade e case. I volontari italiani, tra le varie attività, quotidianamente vanno a fare visita alle famiglie povere portando loro conforto ma anche aiuti come viveri e vestiario. Ci sono ancora molte famiglie che vivono in condizioni precarie: alcune non hanno ancora l’elettricità, l’acqua e vivono in condizioni igieniche quasi inesistenti; ai bambini è quasi impossibile avere un’istruzione adeguata. La Caritas Umbria ha in progetto di creare una struttura dove poter insegnare ai ragazzi della casa alcuni mestieri, dal muratore al contadino, al falegname, in modo che sappiano essere autosufficienti. Il problema di cosa faranno questi bambini quando cresceranno è diventato centrale nell’organizzazione della Caritas umbra, per questo si sta lavorando quotidianamente per rendere attivo il primo possibile questo progetto. Kosovo indipendenteIl 22 luglio la Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha riconosciuto che la secessione del Kosovo dalla Serbia nel 2008 non viola il diritto internazionale. La Repubblica del Kosovo è uno Stato riconosciuto da 69 Paesi sui 192 aderenti all’Onu, ma la situazione soprattutto nelle campagne intorno a Klina è ancora molto difficile e la Caritas Umbria è certamente uno dei punti saldi su cui i kosovari possono contare. L’aiuto dei volontari, alcuni dei quali decidono di rimanere anche per anni, diventa fondamentale per dare loro la speranza di vivere in condizioni migliori e di potersi costruire un futuro partendo dall’istruzione.

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