Jacopone da Todi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/jacopone-da-todi/ Settimanale di informazione regionale Fri, 26 Mar 2021 14:52:28 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Jacopone da Todi Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/jacopone-da-todi/ 32 32 ‘Pillole di Jacopone’: al via l’iniziativa on line sull’Amore con la A maiuscola https://www.lavoce.it/pillole-di-jacopone-al-via-liniziativa-on-line-sullamore-con-la-a-maiuscola/ Fri, 26 Mar 2021 11:57:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59709 jacopone da todi

Un ciclo di otto brevi video, come canto di amore e gioia in vista della Pasqua: così, si presenta Pillole di Jacopone, l’iniziativa on line, a cura di Claudio Peri per la regia di Alberto Di Giglio, che prende avvio a partire da venerdì 26 marzo. Un progetto on line, attraverso i social, come occasione speciale per dare voce a un grande poeta; alcuni tra i versi più belli mai scritti attorno all’amore di Dio e ai sentimenti che lo accompagnano: gioia, tenerezza, contemplazione del creato, dolore e fede. Pillole di Jacopone, sarà, quindi, un vero e proprio viaggio attorno ad otto laudi sull’Amore con la A maiuscola, inesauribile ed infinito per definizione. La voce di Jacopone da Todi,  in una Pasqua ancora immersa nel dolore della pandemia. Un’immersione nella poetica e nella spiritualità del religioso venerato come beato dalla Chiesa cattolica, considerano uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo, certamente fra i più celebri autori di laudi religiose della letteratura italiana. La sua è una voce vigorosa e sconvolgente, che si inserisce in modi e forme eccezionali nel contesto della nuova tradizione della lauda. Di lui, ci sono giunti, oltre alle Laude (di cui circa novanta di sicura attribuzione e numerose altre incerte), un’epistola latina a Giovanni della Verna, il celebre Pianto della Madonna e lo Stabat Mater, mentre vi sono dubbi su alcuni Detti e su un Trattato sull’amore mistico.  

Un viaggio sull’Amore con la A maiuscola

Questi, nell’ordine, i temi che verranno sviluppati negli otto appuntamenti 26 Marzo, Gioia d’Amore laude LXXXI 27 Marzo, Euforia d’Amore Laude LXXVI 28 Marzo, Domenica delle Palme, Lode alla bellezza del creato Laude LXXXII 29 Marzo, Estasi d’Amore Laude LXXXIX 30 Marzo, Dichiarazione d’Amore Laude LXV 31 Marzo – Giovedì Santo, Tenerezza d’Amore Laude II (nel nome di Maria) 1 Aprile – Venerdì Santo, Amore e dolore Laude XCII (nel nome di Maria) 2 Aprile – Sabato Santo, Bisogno d’Amore Laude XLII Il commento, immerso in un’intensa atmosfera di immagini e musiche, si deve a Claudio Peri, curatore del volume Laudi di Jacopone da Todi (pubblicato nel 2020 da Fabrizio Fabbri Editore).  ]]>
jacopone da todi

Un ciclo di otto brevi video, come canto di amore e gioia in vista della Pasqua: così, si presenta Pillole di Jacopone, l’iniziativa on line, a cura di Claudio Peri per la regia di Alberto Di Giglio, che prende avvio a partire da venerdì 26 marzo. Un progetto on line, attraverso i social, come occasione speciale per dare voce a un grande poeta; alcuni tra i versi più belli mai scritti attorno all’amore di Dio e ai sentimenti che lo accompagnano: gioia, tenerezza, contemplazione del creato, dolore e fede. Pillole di Jacopone, sarà, quindi, un vero e proprio viaggio attorno ad otto laudi sull’Amore con la A maiuscola, inesauribile ed infinito per definizione. La voce di Jacopone da Todi,  in una Pasqua ancora immersa nel dolore della pandemia. Un’immersione nella poetica e nella spiritualità del religioso venerato come beato dalla Chiesa cattolica, considerano uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo, certamente fra i più celebri autori di laudi religiose della letteratura italiana. La sua è una voce vigorosa e sconvolgente, che si inserisce in modi e forme eccezionali nel contesto della nuova tradizione della lauda. Di lui, ci sono giunti, oltre alle Laude (di cui circa novanta di sicura attribuzione e numerose altre incerte), un’epistola latina a Giovanni della Verna, il celebre Pianto della Madonna e lo Stabat Mater, mentre vi sono dubbi su alcuni Detti e su un Trattato sull’amore mistico.  

Un viaggio sull’Amore con la A maiuscola

Questi, nell’ordine, i temi che verranno sviluppati negli otto appuntamenti 26 Marzo, Gioia d’Amore laude LXXXI 27 Marzo, Euforia d’Amore Laude LXXVI 28 Marzo, Domenica delle Palme, Lode alla bellezza del creato Laude LXXXII 29 Marzo, Estasi d’Amore Laude LXXXIX 30 Marzo, Dichiarazione d’Amore Laude LXV 31 Marzo – Giovedì Santo, Tenerezza d’Amore Laude II (nel nome di Maria) 1 Aprile – Venerdì Santo, Amore e dolore Laude XCII (nel nome di Maria) 2 Aprile – Sabato Santo, Bisogno d’Amore Laude XLII Il commento, immerso in un’intensa atmosfera di immagini e musiche, si deve a Claudio Peri, curatore del volume Laudi di Jacopone da Todi (pubblicato nel 2020 da Fabrizio Fabbri Editore).  ]]>
Francesco e Assisi, incrocio di tante vie e luoghi francescani in Umbria https://www.lavoce.it/francesco-e-assisi-incrocio-di-tante-vie-e-luoghi-francescani-in-umbria/ Fri, 03 Oct 2014 11:45:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28280 Convento-di-Sant'Angelo-in-Pantanelli
Sant’Angelo in Pantanelli

L’attenzione è concentrata su Francesco d’Assisi e la sua città, ma questo può diventare fuorviante perché egli ha avuto un passato, un presente e anche un futuro. Un passato ben testimoniato ad esempio dal ricco patrimonio monastico, con la sua spiritualità, monumenti e cultura, ma anche la sua famiglia di origine rappresentata dal mercante Pietro di Bernardone che fu padre non solo del più famoso Francesco, ma anche di Angelo il quale ebbe a sua volta figli e quindi una discendenza. Un presente rappresentato non solo dal vescovo Guido o da Chiara, ma soprattutto dai fratelli che dal 1208 circa cominciarono a condividerne la vita secondo la forma del santo Vangelo e divennero l’inizio dell’Ordine dei frati minori. Tra essi emergono alcuni come frate Egidio d’Assisi, frate Elia, frate Leone, ma anche Giovanni da Pian del Carpine o Tommaso da Celano. Un futuro che si propagò in diversi rivoli e continua ancora oggi.

Quindi la vicenda di frate Francesco non è solipsistica, e similmente anche la sua città visse e vive in un incrocio di strade di cui Assisi diventa punto di arrivo o di partenza, e a volte più semplicemente di passaggio. Allora non risulta strano che la vicenda francescana sia più ampia del territorio assisano, e che coinvolga in una crescente apertura la Valle spoletana, l’Umbria, l’Appennino umbro-marchigiano e l’intera Penisola italica, giusto per non andare con gli esempi oltre le Alpi o le coste del Mediterraneo.

Posti poco noti

Solo fermandosi all’attuale regione Umbria, molti sono i luoghi che vantano la presenza di ricordi o tradizioni legate a san Francesco, a cui – come detto – vanno aggiunti i posti che conservano testimonianze della presenza francescana lungo i secoli. Enumerarli tutti, o anche solo i più rappresentativi sarebbe lungo; forse la cosa migliore è menzionarne alcuni meno conosciuti, seppur di notevole importanza.

Partendo dal territorio di Norcia, ben rappresentativo dell’eredità monastica benedettina, nella Valnerina si conserva il lebbrosario di San Lazzaro in Valloncello, frequentato da Francesco stesso e luogo privilegiato per ricordare quanto lui stesso nel Testamento, scritto nel 1226 poco prima di morire, definì come il momento del suo cambiamento di vita: “Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo”. Un vero peccato lo stato di abbandono in cui è lasciato, e il richiamo di Papa Francesco alla misericordia sarebbe una bella occasione per fare un restauro almeno della piccola chiesa!

Continuando la strada ecco che si giunge sotto la cascata delle Marmore che non solo ricorda il Cantico di frate sole in cui l’Assisiate canta: “Laudato si’, mi’ Signore, per sor’acqua, la quale è multo utile et humile e preziosa e casta”, ma anche il film Fratello sole, sorella luna con cui Franco Zeffirelli nel 1972 portò sul grande schermo l’inizio della vicenda francescana. Una delle scene più rappresentative, ossia la permanenza di Francesco con i lebbrosi così come l’inizio della vita penitenziale di Chiara, sono ambientate proprio sotto lo scrosciare dell’acqua del Velino che casca nel Nera. Anche questo ormai è traccia del francescanesimo che, dopo essere stato raffigurato da grandi pittori come Giotto, Cimabue e altri ancora, nella modernità ha attirato l’attenzione dell’arte cinematografica che gli ha dedicato ormai oltre una decina di film.

Giunti nella terra di Terni, la memoria va alla predicazione semplice e coinvolgente dell’Assisiate – tesa a sradicare i vizi e annunciare le virtù -, che proprio in questa parte dell’Umbria meridionale affascinò alcuni i quali lo seguirono nella vita evangelica. Una volta giunti alla Porziuncola e inviati in Marocco, testimonieranno la loro affezione a Cristo fino a morire per esso: saranno i primi Frati minori uccisi per la fede, come testimonia il santuario antoniano dei Protomartiri francescani di Terni che ne conserva le reliquie. Ma la loro testimonianza di sangue – che colpì fortemente il canonico agostiniano Fernando da Lisbona, tanto che abbracciò la vita minoritica divenendo Antonio di Padova – fu solo la prima, a cui ne seguirono tante altre tra cui, per rimanere solo in Umbria, san Massimiliano Kolbe ucciso nel Lager di Auschwitz, e che nell’estate del 1918 trascorse alcune settimane ad Amelia. Prima di lui nel luglio del 1900 in Cina furono uccisi il vescovo francescano mons. Antonino Fantosati da Trevi assieme a Maria della Pace, suora Missionaria Francescana di Maria che crebbe a Bolsena, nella diocesi di Orvieto, entrambi canonizzati nel 2000 da Giovanni Paolo II.

Jacopone e Angela

Risalendo da Orte lungo la valle del Tevere, ecco il convento di Sant’Angelo di Pantanelli dove, secondo la tradizione, frate Jacopone da Todi compose diverse laudi tra cui la famosa Stabat Mater. Montegiove è il paese d’origine della beata Angelina dei Conti di Marsciano che, lasciata la sua famiglia, si trasferì a Foligno dove precedentemente non solo Francesco di Pietro di Bernardone avrebbe venduto stoffe e cavallo, ma sant’Angela divenne riferimento per un vero e proprio cenacolo, tanto che la sua esperienza mistica si diffuse ben presto ed esercitò un influsso spirituale incisivo, come nel Brabante.

La vicenda francescana della beata Angelina dei Conti da Marsciano la si coglie nel monastero di Sant’Anna di Foligno in cui, tra l’annessa casa-bottega dell’Alunno e i numerosi dipinti, si può vedere una bella raffigurazione di Maria con la sorella Marta dedita alla cucina, testimonianza di quell’alternanza di vita attiva e contemplativa che caratterizzò l’esperienza cristiana di Francesco d’Assisi e che fu recuperata dall’Osservanza minoritica che ebbe inizio proprio a Foligno con frate Paoluccio.

I luoghi e le testimonianze francescane di Spello, Assisi, Perugia e Gubbio sono abbastanza conosciute; non altrettanto forse la presenza a Città di Castello di santa Veronica Giuliani, rappresentante non solo della mistica cappuccina, ma anche di quel mondo spirituale tanto particolare quanto ricco che è quello dell’epoca barocca. E pensare che, secondo quanto scrisse più volte lei stessa nel voluminoso Diario, tutto cominciò mentre da piccola coglieva i fiori in giardino e le si presentò Gesù bambino dicendogli che lui era il fiore più bello: da quell’incontro ebbe origine un’affezione per il Signore che l’accompagnerà per tutta la vita.

Molti altri posti si potrebbero aggiungere, ma anche solo questi bastano a testimoniare che l’Umbria è una terra particolare segnata da san Benedetto e altri; da cui frate Francesco attinse, ma anche donò un’autentica testimonianza di vita secondo il Vangelo.

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Torniamo a meravigliarci di fronte a quel Corpo https://www.lavoce.it/torniamo-a-meravigliarci-di-fronte-a-quel-corpo/ Thu, 26 Jun 2014 16:20:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=25869 Anno 1264. Sono trascorsi 750 anni da quando a Orvieto, il papa Urbano IV emanava la bolla Transiturus mediante la quale istituiva per tutta la Chiesa cattolica la festa del Corpus Domini. Un evento giubilare che ha offerto alla diocesi di Orvieto-Todi l’opportunità di attingere grazia e rinnovamento a quel mistero di bellezza che è l’eucaristia.

Ma cos’è l’eucaristia? È l’ultima invenzione, l’ultimo ritrovato dell’amore incredibile che Gesù ha avuto per noi. Egli aveva assicurato ai suoi discepoli: ricordatevi sempre, anche quando ci saranno tempeste nella vostra vita, quando sarete delusi, quando sperimenterete un tradimento, un abbandono, quando una tempesta di scetticismo si abbatterà sul vostro operato, ricordatevi che tutti potranno abbandonarvi, ma io no! “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, per sempre”. E come ha mantenuto questa promessa? Mediante i sacramenti, e soprattutto l’eucaristia. In quel banchetto noi rievochiamo tutto il passato della storia della salvezza e tutto il futuro di gloria che ci attende. È tutto il Mistero pasquale di morte e di risurrezione che giunge a noi, e ne siamo coinvolti.

C’è un figlio della nostra terra, un discepolo di san Francesco, Jacopone da Todi, il quale con l’animo di un innamorato di queste cose ha espresso in versi il suo amore incontenibile verso Gesù eucaristia. Mentre era in carcere – rimase prigioniero per cinque anni -, scrisse le Laudi, specchio del suo amore. “Sono giunto, Gesù, al porto dove vorrei naufragare, rimanendo abbracciato a te”.

Così Jacopone si rivolge a Gesù:

“Amore, amore Gesù
son giunto al porto,
amore, amore Gesù
damme conforto… 
Amore, amore grida tutto il mondo, 
amore, amore tanto sei profondo. 
Amore, amore lo cor me si spezza, 
amore, amore tramme a tua bellezza,
amore, amore per te sì son rapita, 
amore, amore l’alma teco unita. 
Amore, amore Jesù desideroso, 
amor, voglio morire te abbracciato, 
amore amore Jesù 
dolce mio sposo, 
amore amore Jesù 
sì dilettoso, 
Tu me t’arrendi 
en Te me trasformando. 
Pensa che io vo spasmando.
Jesù, speranza mia,
abissame en amore”.

È bellissimo questo “abissame”: fammi annegare nel Tuo amore. Tutto questo avviene nell’eucaristia. Jacopone ci insegna lo stupore amorevole verso di essa. Di fronte a quel Corpo, noi spesso abbiamo perduto la meraviglia. Siamo abituati a guardare al tabernacolo nelle nostre chiese. Guardiamo quasi senza emozione a quel portellino ricoperto da tendine ricamate.

Sapere che lì dentro c’è il Figlio di Dio nella sua carne dovrebbe essere fonte di meraviglia inaudita. Invece quello che spesso ci manca è questa capacità di estasi, un’attitudine allo stupore. Penso che il guardare con meraviglia alla realtà di questa divina Presenza sia un’attitudine da affinare. È come “rifare la punta” alla matita della nostra sensibilità spirituale.

Domenica scorsa abbiamo celebrato in modo straordinario la festività del Corpus Domini promossa da Urbano IV a Orvieto. Celebrare questa solennità ha significato anche rispolverare quella “meraviglia eucaristica” troppo spesso annebbiata dall’abitudine. Una meraviglia che nasce dalla contemplazione di un Dio che si dona in forma così “esagerata” e che chiede di fare altrettanto. È una meraviglia che, davanti a questo Mistero, ci indica la vera radice di bellezza della vita: l’esistenza umana è bella solo quando è donata. E il segno di questa bellezza è in qualche modo custodito in una forma speciale in quello scrigno di bellezza che è la nostra cattedrale di Orvieto.

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Benedizione pasquale del Vescovo “con” Jacopone al liceo di Todi: amare Cristo è “senno e cortesia” https://www.lavoce.it/benedizione-pasquale-del-vescovo-con-jacopone-al-liceo-di-todi-amare-cristo-e-senno-e-cortesia/ Thu, 27 Mar 2014 13:44:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23914 benedizione-tuziaIn un’aula magna del liceo “Jacopone” di Todi gremita di studenti si è svolto – in orario extrascolastico – il tradizionale rito della benedizione pasquale presieduto dal vescovo Benedetto Tuzia. Il rito è stato caratterizzato dall’accompagnamento dei canti del coro degli studenti e dalla drammatizzazione di tre “laudi” del beato Jacopone: Senno me pare e cortisia, Fiorito è Cristo nella carne pura e Stabat Mater. La proclamazione dell’episodio evangelico della risurrezione di Cristo e il messaggio del Vescovo hanno costituito l’apice e il coronamento del rito di benedizione. Prendendo spunto dal contenuto delle laudi, mons. Tuzia ha messo in risalto il tema della passione di Cristo. Il verbo “soffrire” può avere una duplice valenza: se vi si toglie la esse iniziale, si modifica in “offrire”. La sofferenza di Cristo è stata infatti un’offerta per amore. Così la Madonna (come canta Jacopone: Stabat Mater dolorosa iuxta crucem) si è unita all’offerta per amore di suo Figlio e del Suo progetto di universale redenzione. La sofferenza, se non vissuta per amore, opprime, conduce all’annientamento; se invece è accettata per amore, salva. L’amore stesso comprende in sé la sofferenza. L’amore non è perciò disgiunto dall’offerta di sé, dal dono di sé; e l’offerta e dono di sé sono elargitori di vita. La sofferenza e la morte non sono quindi le ultime parole del cristiano perché egli è colui che fonda la fede sulla risurrezione di Cristo, sul Suo sepolcro vuoto. Sì, tutti vanno presso le tombe per onorare il corpo dei loro cari, ma il cristiano che va a Gerusalemme fa l’esperienza di entrare in un Sepolcro dove Colui che vi era stato posto non c’è più perché è vivo e presente nella storia degli uomini. Allora a ogni cristiano, specie se giovane, spetta il compito di testimoniare in modo credibile la fede nel Cristo risorto. Anzi, ancor più, è bene lasciarsi coinvolgere dall’innamoramento per Cristo. Ad imitazione di san Francesco d’Assisi e, nello specifico, del beato Jacopone da Todi, ogni persona dovrebbe recuperare la ‘pazzia’ d’amore per Cristo. “Senno me pare e cortisia empazzir per lo bel Messia”, scrive Jacopone. Chi ama Cristo e lo dimostra può essere ritenuto un desolato, come asserisce ancora Jacopone: “Chi pro Cristo va empazzato, pare afflitto et tribulato”. Il fuoco interiore dell’amore per Cristo ha fatto sì che uomini come Francesco e Jacopone risvegliassero la coscienza di moltissimi che, ancora oggi, ispirati dalla loro radicalità evangelica, riscoprono la fede che già è in loro e la testimoniano sforzandosi di essere coerenti. Il Vescovo ha quindi augurato che questa Pasqua sia occasione per riscoprire l’amore per Cristo, che va oltre la razionalità e che spinge, come le donne dell’episodio evangelico, ad andare ad annunziare e testimoniare Cristo, fonte della vita.

“La benedizione di mons. Benedetto Tuzia – sottolinea Arianna P. – è stata particolarmente significativa e toccante. È riuscito infatti a entrare nel cuore di tutti gli studenti partendo da un semplice ma grande poeta, Jacopone da Todi, e presentando con la stessa concretezza e senza mezzi termini quanto la nostra religione contempli la dinamica della sofferenza, ma allo stesso tempo offra e doni al prossimo. Una religione che non ha bisogno di reliquie per affermare e credere fermamente che Gesù sia risorto, portando con sé la sua parte migliore, la sua intera persona, ma lasciando a ogni modo all’umanità il motivo per cui il cristianesimo è sempre stato abbracciato, il suo amore”. “La vita – aggiunge Riccardo B. – è un dono: doniamolo! È questo il senso del discorso del Vescovo che mi ha colpito di più e mi ha spronato a fare di più per la mia vita e per quella degli altri. Per l’atmosfera creatasi, grazie a bravissimi musici e coristi che hanno reso la celebrazione viva, e per le parole del Vescovo, mi sono sentito come se Gesù fosse in mezzo a noi a cantare e ridere con noi!”. Insomma un “rito bello – come affermato anche da Sofia P. – in cui gli studenti hanno cantato e proposto le laudi di Jacopone da Todi”. “Sono stati in molti – conclude Andrea R. – a partecipare a questo breve incontro per ricordare e celebrare l’avvenimento più importante della storia del cristianesimo: la Pasqua. Non ci sono colori di pelle, non ci sono diversità fisiche o mentali; una sola voce, una sola comunità, un unico sentimento regnante, Amore. È probabilmente questo il mondo che Gesù desiderava mentre donava la sua vita e che probabilmente ognuno di noi, nel proprio profondo, vorrebbe”.

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Il cielo aperto sull’Umbria https://www.lavoce.it/il-cielo-aperto-sullumbria/ Thu, 17 Oct 2013 10:42:02 +0000 https://www.lavoce.it/?p=20112 Mons. Gualtiero Bassetti
Mons. Gualtiero Bassetti

Stiamo vivendo giorni di grazia che ci aiutano a ritemprare la nostra fede e contribuiscono a darci forza nel nostro vivere quotidiano. Ci sentiamo consolati da Dio per più motivi, che ci coinvolgono fin nel nostro essere più profondo. Come non ricordare, anzitutto, la visita del Santo Padre in Assisi, appena due settimane fa. Con lui abbiamo vissuto momenti di vera commozione: abbiamo ascoltato la sua parola vibrante e visto dal vivo i suoi gesti concreti, abbiamo goduto del suo sorriso e dei suoi abbracci affettuosi, nel lento procedere per le vie di Assisi, stracolme di fedeli da tutta l’Umbria. Anche il cielo ci ha assistito: le nubi si sono diradate e timidi raggi di sole sono usciti a rallegrare la nostra festa. Oltre a quello della sua visita, Papa Francesco ci ha fatto altri due doni, veramente grandi. Tre mesi prima di venire in Umbria, ha firmato il decreto con il quale la Chiesa riconosce autentico il miracolo ottenuto per intercessione della serva di Dio Madre Speranza di Gesù, fondatrice del santuario di Collevalenza, aprendo la via della beatificazione. Inoltre, qualche giorno dopo il pellegrinaggio in Assisi, il Santo Padre ha dato la sua approvazione per l’estensione a tutta la Chiesa del culto della beata Angela da Foligno, iscrivendola ufficialmente nel catalogo dei santi. Due fatti di grande importanza, che arricchiscono ancor più la storia religiosa e sociale di una terra come la nostra, fertile di santità e di fulgidi testimoni del Vangelo. Vengono riproposte alla nostra venerazione due donne di epoche lontane tra loro, con vicende personali assai diverse, accomunate però da un sentimento: l’amore appassionato a Gesù, al Figlio di Dio fatto uomo, conosciuto tramite le Scritture, avvicinato nella preghiera, adorato profondamente nella meditazione e nelle estasi mistiche, che entrambe hanno sperimentato in maniera straordinaria. Angela ha avuto un’esistenza travagliata, da ricca e gaudente, ma a poco a poco è riuscita a capire che il vero bene, ciò che dà senso alla vita, non sono le ricchezze e gli agi, ma il sentirsi amati: e lei scopre di essere amata, senza limiti, dal Sommo Bene, dall’Amore puro, dal Cristo “passionato” e dolente, cantato dal conterraneo Jacopone da Todi nelle Laude.

Angela-da-foligno-papa-francesco-madre-speranzaIn una celebre estasi, Angela si sente come rapita da Gesù crocifisso che le sussurra: “Non ti ho amata per scherzo!”. Le rivelazioni divine, raccolte in un famoso Liber, non solo ne fanno una grande mistica ma anche una finissima teologa, ammirata lungo i secoli da tanti uomini di Chiesa e studiosi. Madre Speranza ha avuto una storia diversa. Donna del Novecento, a noi contemporanea, ha vissuto il travaglio ideologico di un intero secolo. È divenuta umbra per vocazione, essendo nativa dell’assolata terra di Murcia, nel sud della Spagna. Venuta in Italia e poi a Collevalenza per ispirazione divina, bene si è inserita nella realtà religiosa e sociale della regione. Anche lei grande mistica, ha potuto sperimentare nel suo corpo la passione del Signore, che tuttavia le si è rivelato sempre come Amore misericordioso, il quale “dimentica e non tiene in conto le offese ricevute”. È la stessa logica evangelica di Angela, la stessa volontà divina, la quale non chiede se non di far comprendere agli uomini che il nostro è un Dio che ama, che sa esprimere solo amore. Questo il grande messaggio che le due grandi donne ci hanno lasciato: fiducia totale in Dio, fonte di amore per tutto il genere umano. È il messaggio che anche Papa Francesco ha rilanciato in questi pochi mesi di pontificato e durante il suo pellegrinaggio ad Assisi. È l’unico messaggio che gli uomini della nostra epoca possono capire. Il Papa, esaltando le due sante umbre, ci affida il compito di trasmettere questo annuncio di speranza a tutto il mondo, perché chi vive nelle tenebre si apra al calore della luce e chi vive nella paura e nella disperazione sappia che non è solo, ma c’è sempre un Padre che lo cerca, anzi, una tenera madre, che è Dio stesso. E ci consola sapere che il Cielo è sempre aperto su questa nostra amata terra umbra.

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Convocati dall’Amore https://www.lavoce.it/convocati-dallamore/ Thu, 02 Dec 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8955 È’ proseguita a Cerbara, venerdì 26 novembre, la visita pastorale del vescovo, mons. Domenico Cancian, presso la zona nord della nostra diocesi; il vescovo visiterà la zona fino all’11 dicembre. L’ iniziativa di visitare tutta la Chiesa tifernate prende spunto dal 350° anniversario della nascita di santa Veronica Giuliani che verrà celebrato durante tutto questo anno liturgico. In ogni zona della diocesi viene portato il crocifisso di santa Veronica. A Cerbara è stato creato un momento di preghiera con la lettura di alcuni brani tratti dalla Bibbia, dallo Stabat Mater di Jacopone da Todi, e di uno stralcio del diario della santa tifernate. Ha quindi concluso la serata una riflessione del vescovo che ha esortato i presenti a rimeditare con calma le quattro letture ascoltate. “Dalla lettura del libro dei Numeri – ha esordito mons. Cancian – abbiamo avuto la presentazione dei mali, delle ferite e dei peccati che ciascuno di noi si porta dentro. Il serpente di bronzo che costruisce Mosè, diventerà poi la realtà di Cristo crocifisso, ‘guardando’ il quale possiamo liberarci ed essere guariti dai nostri mali e dai nostri peccati”. “La religione cristiana – ha continuato il vescovo ricordando la lettura di san Paolo – non insegna solo a vivere bene, ma a vivere nella carità e a stare bene spiritualmente, vivendo nell’amore. Perché Dio è eterna carità ed eterno amore, e noi, non entreremo nel regno di Dio se non diventiamo capaci di amare”. Facendo invece riferimento alla lettura delle beatitudini, tratta dal Vangelo di Matteo, mons. Cancian ha aggiunto: “Questo ritornello, ‘Beati…’, caratterizza il cristiano, che deve essere pieno di pace e di gioia in mezzo alle difficoltà della vita. Se abbiamo fede, niente e nessuno ci toglie la pace e la serenità; se invece è proprio la fede in Dio a mancare, allora potremmo arrivare a lamentarci anche quando va tutto bene”. Il Vescovo, poi, trovando un’analogia tra beatitudini e Comandamenti, ha fatto presente a tutti come si potrebbe vedere in questi ultimi un motivo di gioia e di pace, in quanto esprimono la volontà di Dio. Il Vescovo, infine, ha parlato del brano tratto dal Diario di santa Veronica, dove quest’ultima descrive le stimmate ricevute da Gesù. Così il Pastore ha concluso: “Anche noi dobbiamo trovare il coraggio per abbracciare la croce che Gesù ci affida, ricordando sempre che la cosa più importante è la conversione del nostro cuore per aprirci all’amore di Dio”. Venerdì 3 dicembre alle ore 21 mons. Cancian presiederà la preghiera nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Citerna incontrando le parrocchie di Citerna, Fighille, Pistrino e Lippiano.

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Un dramma che tocca il cuore https://www.lavoce.it/un-dramma-che-tocca-il-cuore/ Thu, 28 Aug 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6898 Come si può raccontare l’inesprimibile? Difficile trovare risposta a tale domanda, sempre che sia possibile, ma ad Orvieto nella serata del 13 agosto qualcuno ci ha provato. Una notte d’estate, un palcoscenico artistico insuperabile, la più bella storia che sia stata mai narrata. Tutto ciò ha prodotto un evento con larga partecipazione di pubblico. Sul sagrato del duomo di Orvieto, avendo come sfondo una delle più belle cattedrali del mondo, la compagnia Cantiere Centrale di Milano ha messo in scena, con la regia di Andrea Chiodi, la sacra rappresentazione Il miracolo del Corporale’, di anonimo orvietano del XIV secolo. Dopo l’esperienza presso il duomo di Casale Monferrato e di Varese, è stata scelta la magnifica cattedrale umbra come palcoscenico di rara suggestione e bellezza. ‘Il dramma sacro arriva direttamente al cuore e alla mente degli spettatori – ha affermato il vescovo diocesano mons. Giovanni Scanavino – ed è capace di coinvolgere, far riflettere ed entusiasmare’. Orvieto, città culla della festa del Corpus Domini, ha un’eredità enorme da difendere e promuovere, pertanto ogni iniziativa in tale direzione va incoraggiata. La Chiesa possiede un tesoro immane, il più grande di tutti, l’eucarestia, dono del Cielo per tutti, nessuno escluso. I tempi attuali, con il dilagare del secolarismo, richiedono l’utilizzo di nuove strade di comunicazione, per trovare un dialogo aperto e fraterno, capace di suscitare attenzione e partecipazione. Il genere del dramma sacro, nato agli inizi della lingua italiana con Jacopone da Todi, riuscì, fin da subito, a dare voce a temi di fede, portandoli nelle piazze con un linguaggio coinvolgente. Il miracolo del Corporale, testo di alto valore storico-artistico, costituisce la più antica narrazione letteraria del miracolo di Bolsena. La rielaborazione del testo anonimo è di Ferdinando Tamberlani e don Titta Zarra, fondatori dopo la Seconda guerra mondiale dell’Istituto del dramma sacro. La rappresentazione, scritta nel 1950, viene portata in scena per la prima volta ad Orvieto. Quest’estate, dopo molti anni di silenzio, l’appuntamento si è rinnovato. La serata, ad ingresso gratuito, è stata organizzata dall’associazione Mirum, con il patrocinio del Comune di Orvieto, dell’Opera del duomo, della diocesi, insieme al contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto, alla partecipazione del Coro del duomo, di esponenti del Corteo storico e dell’associazione musicale Adriano Casasole. Dopo il grande successo sia di critica che di pubblico, l’associazione Mirum è già al lavoro per realizzare nuovi appuntamenti.

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Un’abside piena di Mistero https://www.lavoce.it/unabside-piena-di-mistero/ Thu, 22 Mar 2007 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5768 Sabato 17 marzo, nell’ambito delle manifestazioni per il VII centenario jacoponico, la compagnia teatrale tuderte ‘I Rusteghi’ ha messo in scena, con il patrocinio dell’Ufficio cultura della diocesi e della Sagrestia della concattedrale, lo spettacolo ‘Jacopone’, per la regia di Giorgio Mori, inedito adattamento del ‘mistero’ in tre atti e cinque quadri della poetessa tuderte Margherita Chiaramonti Caporali. Quella che è stata compiuta è una vera e propria operazione di recupero culturale di un’opera mai rappresentata prima, adattata e rivisitata secondo il gusto odierno, dando largo spazio alla componente tuderte. Il dramma sacro è stato portato alla conoscenza del pubblico cercando anche di rispettare quello che Gianluca Prosperi, nella presentazione dell’opera, ha definito ‘lo spirito devozionale e didascalico che ne ha ispirato la composizione, insieme alle altre sacre rappresentazioni di cui l’autrice curava l’esecuzione nelle chiese del territorio tuderte’. Ha favorito il successo della rappresentazione il contesto architettonico della basilica cattedrale, la cui abside è stata il perfetto scenario dell’azione teatrale; ottime le scelte della regia, che ha saputo rispettare l’impostazione originale dell’opera ed ha articolato in cinque quadri i momenti salienti della vita travagliata del beato Jacopone, in un andamento circolare che anticipa all’inizio parte della scena finale della morte nel convento delle Clarisse di Collazzone, per ripercorrerne poi tutta la vita. All’agilità ed al movimento scenico hanno contribuito in modo determinante anche la scenografia allusiva, le coreografie curate dal centro di formazione coreutica di Maida Mazzuoli, le musiche sacre e profane (con la consulenza di Patrizia Marirossi) e l’uso suggestivo delle luci nel contesto architettonico dell’abside della concattedrale. Da lodare la capacità, la bravura e l’impegno degli organizzatori, del regista e degli interpreti che sono tutti ‘locali’, fatto questo che è stato sottolineato anche dal vescovo Giovanni Scanavino, che ha auspicato una rinascita dell’antica comunità tuderte attraverso il recupero delle sue radici e la loro valorizzazione diretta, mediante la rilettura degli elementi peculiari della sua storia, delle tradizioni e della civiltà ‘costruita’ dai suoi cittadini. Amore, coraggio ed umiltà sono i valori che hanno reso grande Jacopone da Todi e che oggi stanno a ricordarci questa eminente figura; valori che egli espresse e difese con passione adempiendo i suoi doveri e battendosi per una libertà responsabile, con coerenza etica e senza paura per tutta la vita.

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Pittura appassionata https://www.lavoce.it/pittura-appassionata/ Thu, 07 Dec 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5558 Documenti che, forse, non avremo più occasione di ammirare dopo questa uscita, data la loro delicatezza: tra questi, codici, memoriali, lettere, bolle, miniature nonché i manoscritti del Laudario, con le edizioni più antiche e le prime edizioni a stampa. E poi opere d’arte che per la prima volta sono state raccolte insieme in una mostra, provenienti dal territorio umbro, tra cui affreschi (c’è anche quello, staccato, ritraente Iacopone da Todi, opera di Paolo Uccello, proveniente da Prato), tele, tavole, sculture in legno per raccontare di un periodo storico – artistico tra i più significativi e del quale il nostro frate – poeta diventò uno dei protagonisti.La mostra su Jacopone da Todi ha aperto i battenti sabato 2 dicembre scorso.Prima sezione Nella prima parte raccoglie documenti che raccontano, per quel poco che se ne sa, dell’esperienza umana e spirituale di Iacopone, nato tra il 1230 e il 1236 a Todi e morto nel 1306 a Collazzone (anche su queste date Enrico Menestò nutre qualche dubbio), e che nel 1278 entrò nell’Ordine dei Minori, schierandosi poi quasi subito dalla parte degli Spirituali. Si tratta di documenti preziosi che provengono da collezioni importantissime, come la biblioteca Riccardiana di Firenze e la Laurenziana di Firenze, oltre che dall’Augusta di Perugia, dalla Nazionale di Napoli ed altre ancora. Seguono poi documenti di personaggi storici con cui Jacopone ha avuto a che fare, come la bolla di Bonifacio VIII contro i cardinali Colonna, il testamento del cardinale Bentivenga Bentivegni, i manoscritti agiografici, le edizioni delle poesie di Iacopone, le iconografie sul frate, i testi delle Laude, che testimoniano la fortuna che quest’ultime ebbero nel Medioevo, ‘una fortuna – sostiene Enrico Menestò – seconda solo a quella di Dante e che continua ancora oggi’. Seconda sezioneIn questa sezione (curata dal compianto Fabio Bisogni) troviamo prevalentemente opere lignee e pitture del Duecento. Opere che riproducono temi quali la Passione di Cristo, la Madonna e san Francesco e scelte – spiega Alessandra Gianni, ricercatore all’università degli studi di Siena, (il suo settore è l’iconografia sacra medievale, è stata allieva del prof. Bisogni) – perché Jacopone può averle viste, in quanto opere sue contemporanee o di epoca antecedente, nel corso delle sue visite nelle chiese francescane. Certamente, come francescano, è stato a visitare la basilica di san Francesco ad Assisi e la tomba del santo, ed ha visto, probabilmente, anche alcune opere come la Tavola del Maestro del Tesoro proveniente dal Museo del Tesoro di Assisi (terzo decennio del XIII secolo), con San Francesco al centro e intorno quattro scene di miracoli post mortem. La crocifissioneAltra opera che certamente il poeta vide, è il Crocifisso del Maestro dei crocifissi blu (1260 – 1265): il Cristo sulla croce, sui lati, ha due dolenti, la Vergine e san Giovanni. Qui ‘ sottolinea ‘ è ben documentato il forte patetismo dell’arte medievale di questo periodo, in particolare di quella umbra, un patetismo che si accentua sulla scia della nuova sensibilità introdotta dagli ordini mendicanti, quali quello francescano e di san Domenico. È il Christus patiens – spiega – il Cristo morto con il capo dolorosamente reclinato, gli occhi chiusi, il corpo arcuato sulla croce. Una tipologia che troviamo anche in un altro crocifisso, quello di Petrus, di epoca precedente (1240): è il primo esempio di croce in cui viene proposta l’iconografia del Christus patiens. È l’opera più antica della mostra, proveniente dal Museo civico di Norcia: il Cristo morto, con gli occhi chiusi, ha ancora il corpo eretto e le braccia sono stese, e non c’è ancora il totale abbandono alla morte, che abbiamo visto nei crocifissi del Museo del Tesoro. La MadonnaIl tema della Madonna è rappresentato da diverse statue lignee, in particolare da Madonne col bambino, cosiddette Sedes sapientiae: un’iconografia che inizia in epoca romanica e dove la Vergine, seduta rigidamente in modo frontale, viene identificata come sede della sapienza incarnata che è Gesù. C’è poi la deposizione lignea, un gruppo completo proveniente dal museo della Castellina di Norcia: Cristo in croce con i dolenti (la Madonna e San Giovanni evangelista) e altri due personaggi (san Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo). Di raffinata matrice bizantina è la Madonna con bambino del museo dell’Opera del Duomo di Orvieto. San FrancescoL’ultimo tema è quello di San Francesco, a cui Jacopone ‘ prosegue Alessandra Gianni – dedica due Laude. Oltre che nelle tavole del Museo del Tesoro, il santo lo troviamo ritratto in una tavola cuspidata proveniente da Orte: anche qui, oltre al santo sono rappresentati i quattro miracoli. Un san Francesco rappresentato in tutta la sua crudezza ‘ prosegue ‘ è quello realizzato da Cimabue nel 1290 e conservato nel Museo di Santa Maria degli Angeli. Il santo è ritratto secondo quello che dice la tradizione di lui, piuttosto piccolo e con il volto scavato, tanto da sembrare un ritratto: probabilmente doveva essere una tavola che faceva da coperchio della cassa in cui era stato sepolto il corpo di san Francesco’. Una sottosezione è dedicata alle miniature: ‘Anche qui – continua – il pathos, la drammaticità della scena della crocifissione (ad esempio nel Messale della fine del XIII secolo proveniente dalla Biblioteca comunale presso la biblioteca del Sacro convento), tipica di questo periodo, è ben evidenziata. Qui addirittura il sangue di Cristo, che zampilla dal costato e dalle due mani, a destra cade sulla testa della Madonna a sinistra sulla spalla di san Giovanni evangelista. Una drammaticità che si ritrova anche nelle Laude di Iacopone, come ad esempio in Donna de’ Paradiso dove si insiste molto proprio sulle sofferenze umane’.

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Jacopone nero su bianco https://www.lavoce.it/jacopone-nero-su-bianco/ Thu, 30 Nov 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5544 Le Laude rappresentano certamente i suoi scritti più famosi e oggi, in occasione delle celebrazioni per il VII centenario della morte (1306 – 2006), Todi, sua città natale, gli dedica una mostra. ‘Jacopone da Todi e l’arte in Umbria nel Duecento’ è il tema dell’esposizione che si inaugura venerdì 1’dicembre, alle 18, presso la sala del Consiglio comunale, alla presenza delle autorità istituzionali a cui farà seguito la visita alla mostra presso il Museo pinacoteca. Del grande frate – poeta del Duecento, una delle figure più affascinanti del francescanesimo delle origini, la mostra ripercorrerà non soltanto la sua particolare esperienza umana e spirituale, raccontata attraverso fonti storico – documentarie, agiografiche, letterarie e iconografiche, ma approfondirà anche il suggestivo dialogo tra la sua produzione poetica e l’arte figurativa del suo secolo. Due sono le sessioni espositive: la prima, curata da Enrico Menestò, dell’Università di Perugia, tratterà la parte più strettamente legata alla vita e alla produzione letteraria del poeta, mentre la seconda, prettamente storico – artistica, curata da Fabio Bisogni, dell’Università di Siena, proporrà opere di pittura, scultura e oreficeria del XII e XIII secolo, che permetteranno al visitatore di ricostruire lo straordinario processo evolutivo delle tipologie e dei modelli artistici medievali. Ad opere legate alla colta ed estatica committenza benedettina, espressione di una cultura figurativa ancora ispirata al registro aulico dello stile romanico, si affiancheranno croci dipinte e paliotti con ‘Storie di san Francesco’, che testimoniano l’influenza esercitata dagli Ordini mendicanti – quello francescano in primis – sulle arti visive. Tre saranno i temi illustrati in questa sezione: il Crocifisso e la Passione di Cristo, la Madonna, San Francesco, tutti soggetti che il poeta ha più volte affrontato. ‘Ma la vera importanza di Jacopone ‘ sostiene Enrico Menestò – consiste nella sua opera, in primo luogo poetica, in quella raccolta di un centinaio di laude che hanno avuto una grandissima e lunga fortuna, colpendo nel profondo la sensibilità popolare: a lui si ascrivono anche la notissima sequela Stabat Mater dolorosa e due brevi prose latine, i Dicta e il Tractatus utilissimus sull’unione mistica’. In questa stessa sezione l’esposizione di materiale documentario di diversa origine, aiuterà a ricostruire i diversi momenti conosciuti della vita del poeta. Troveremo i testimoni più importanti della tradizione manoscritta del laudario e alcuni codici che hanno trasmesso il Tractatus utilissimus e i Dicta, nonché le edizioni a stampa (incunaboli, cinquecentine, seicentine) del Laudario. Occasione di riflessione sarà inoltre rappresentata dai vari manoscritti contenenti le ‘vite antiche’ di Jacopone, che cercheranno di far luce su tutta la particolare questione delle leggende agiografiche. Una sottosezione si occuperà dell’iconografia: molte saranno le immagini che testimoniano la fortuna iconografica di Jacopone, tra le quali le miniature di manoscritti e xilografie di edizioni antiche, opere sacre e profane realizzate a Todi e dintorni, raffigurazioni moderne e contemporanee. È stata anche indagata l’influenza che il frate ha avuto sull’arte del suo tempo: una ricerca difficile – sostengono i curatori – perché le tematiche più care al poeta, come quella della Passione di Cristo, tipicamente francescane, sono diffusissime nell’arte europea del XIII e XIV secolo. La mostra, promossa dal Comune di Todi, dalla diocesi di Orvieto – Todi, dall’Unione europea, dalla Repubblica italiana, dalla Regione Umbria, dalla Provincia di Perugia, dall’Agenzia di promozione turistica dell’Umbria, è stata patrocinata dal Ministero per i Beni e le attività culturali, dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Umbria, dalla Soprintendenza per i beni artistici e il paesaggio e dal Comitato nazionale per le celebrazioni di Jacopone da Todi. Il sostegno è della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia. Collaborano inoltre la Camera di commercio di Perugia, la Banca popolare di Todi e la Banca popolare di Spoleto. L’organizzazione si deve alla società Arthemisia di Milano.

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Va in scena Jacopone https://www.lavoce.it/va-in-scena-jacopone/ Thu, 31 Aug 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5352 Lo scorso luglio erano stati interrotti per la pausa estiva gli appuntamenti messi in calendario dalla diocesi per il settimo centenario della morte di Jacopone da Todi. Ora si riprende e l’intento è quello di rendere la figura del frate tuderte protagonista dei prossimi mesi, fino alla Pasqua del 2007. Infatti il Comitato diocesano per i festeggiamenti ha predisposto un programma che prevede almeno un incontro al mese, di carattere vario: concerti musicali, incontri culturali, spettacoli teatrali. Proprio il dramma religioso sarà il protagonista di questa ripresa di settembre; sabato 2 alle ore 21, verrà rappresentato nella splendida e suggestiva cornice del tempio di San Fortunato ‘Il Pianto de la Madonna de la Passione del figliolo Jesu Cristo’, lauda drammatica di Jacopone da Todi, con l’interludio Il sogno di Nicodemo, meditazione e attualizzazione del messaggio e della figura del beato francescano. Lo spettacolo teatrale, che sarà replicato anche domenica 3 settembre, verrà portato in scena dal regista Walter Cerquetti e prodotto dal Gruppo di teatro sacro della diocesi di Firenze, in collaborazione con il gruppo ‘Rinascimento in Acquasparta’. L’evento teatrale cerca, attraverso la meditazione che intervalla la lauda vera e propria, come anche spiega il regista Walter Cerquetti, ‘di dare una lettura ex parte hominis della morte in croce di Gesù Cristo, provocando nelle persone delle domande, che sono le stesse che si fa Nicodemo, cercando di suscitare il bisogno di sacro e di fede che c’è in ogni uomo’. Anche il vescovo mons. Scanavino, che ha promosso l’evento teatrale, insiste molto sulla figura di Jacopone vista sotto un determinato aspetto: lo Jacopone artista, poeta, grande contestatore e fustigatore dei costumi, sono tutte sfaccettature di una medesima figura, ma questi aspetti non esauriscono la sua identità, che è soprattutto quella di un uomo che ha amato profondamente e visceralmente Cristo e la Chiesa, in un modo che ancora oggi fa discutere e lo rende una figura controversa. ‘Deve essere lo stesso Jacopone a parlare, così come egli parlava e si rivolgeva al popolo’: questa è l’idea cardine che il Comitato diocesano per Jacopone ha inteso perseguire e che si è palesata in una serie di proposte che si possono definire proprio ‘popolari’, da intendere come proposte valide non per una minoranza di cultori o letterati, ma per tutti. Così si spiegano anche tutte le manifestazioni che sono sorte nelle vicarie e nelle parrocchie della zona tuderte, che hanno come filo conduttore proprio Jacopone: dalla missione popolare dello scorso anno a Todi, alla diffusione di un calendario, agli incontri culturali e di carattere spirituale ispirati alla figura del frate francescano.

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Palpiti di Jacopone https://www.lavoce.it/palpiti-di-jacopone/ Thu, 13 Apr 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5104 Il 10 aprile è stato solennemente aperto l’anno di celebrazioni dedicato al beato Jacopone da Todi, del quale in questo 2006 ricorre il VII centenario della morte, con il primo degli appuntamenti che il Comitato diocesano ha previsto fino alla Pasqua del prossimo anno. Il centenario di Jacopone viene sentito come un’occasione importante per Todi e per la diocesi, entrambe custodi dell’eredità spirituale di questo illustre tuderte che ha legato per sempre il suo nome alla città che gli ha dato i natali. Le manifestazioni jacoponiche hanno preso avvio con la recita dei vespri solenni in latino che hanno fatto risuonare suggestive melodie gregoriane nella splendida chiesa gotica di San Fortunato, nella cui cripta si trovano anche le spoglie mortali del beato Jacopone, accanto ai protettori di Todi, i santi vescovi Fortunato e Cassiano, San Callisto e le sante Degna e Romana. Ai vespri il vescovo mons. Giovanni Scanavino ha ricordato a tutti i presenti, non solo tuderti, ma anche persone provenienti da città vicine, come questi mesi di festa dedicati al beato Jacopone debbano avere più valenze: non solo un’opportunità di promuovere riflessioni e studi intorno alla figura di Jacopone e alla sua opera letteraria, ma l’occasione vera per tutti i cittadini di Todi e per i cristiani della diocesi di risvegliare la propria fede sull’esempio del frate francescano, ‘cristiano vero ed appassionato, che ha creduto alla novità del Vangelo’. Nonché ‘per offrire ai turisti di tutto il mondo che visitano la nostra città un’immagine vitale del nostro patrimonio storico, artistico e religioso’. I vespri sono stati seguiti dalla presentazione della figura di Jacopone fatta da Giorgio Comez, membro del Consiglio direttivo della fondazione ‘Jacopone da Todi’, che ha ricordato le principali vicende della vita del Beato ed il suo ruolo nella vita cittadina e nella storia della Chiesa, in riferimento alle vicende che lo legarono al papa Bonifacio VIII e che lo portarono anche alla prigionia. Poi, la parola è stata lasciata a fra’ Jacopone, del quale l’attore Pino Coalizzi ha declamato la celebre lauda Donna de paradiso e successivamente allo Stabat Mater di Pergolesi, eseguito dall’accademia barocca ‘Hermans’ diretta da Fabio Ciofini. Ascoltare le laudi e la preghiera di Jacopone, che narra il dramma della Madre dolorosa ai piedi del Cristo morto, è stato il modo migliore per introdurci all’anno jacoponico, ma anche, come ricordava mons. Scanavino, ‘per sentire vibrare il suo cuore e cogliere la differenza tra la sua e la nostra esperienza cristiana, per introdurci in modo eccellente, mistico, nella Settimana santa e al centro del mistero della Pasqua’. Da dopo Pasqua fino all’estate sono previsti una serie di incontri ed eventi legati al centenario jacoponico. Il 13 maggio, nella sala del Consiglio comunale di Todi, alle 17, Maria Durante dell’Università di Perugia terrà la conferenza: ‘Jacopone da Todi tra denaro e povertà’. Il 17 giugno, sempre nella sala del Consiglio comunale di Todi, ore 17, si svolgerà la conferenza di studi ‘L’esperienza spirituale nelle laudi di Jacopone da Todi’, di Alvaro Cacciotti. Alla fine di aprile uscirà il calendario delle manifestazioni del Comune.

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Un uomo contraddittorio cioè moderno https://www.lavoce.it/un-uomo-contraddittorio-cioe-moderno/ Thu, 06 Apr 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5084 Come il francescanesimo non è solo frate Francesco, così l’Umbria francescana non è solo Assisi; o meglio, la grandezza del Santo assisano si coglie proprio nei frutti che ha prodotto lungo i secoli. Tra questi si distingue Jacopone da Todi, di cui in quest’anno 2006 ricorre il settimo centenario della morte. Certamente Jacopo Benedetti, detto Jacopone, è a tutti noto, soprattutto a motivo delle sue Laudi. Nato a Todi tra il 1230 e il 1236, si convertì alla radicalità evangelica sulle orme di san Francesco in seguito alla morte repentina della giovane moglie. Entrato nell’Ordine dei frati Minori nel 1278, si caratterizzò per la sua avversione ad ogni genere di compromessi, soprattutto nel vivere la povertà. Ma ciò che mosse la sua vita fu essenzialmente l’amore appassionato di Gesù, che nella sua umanità ci ha rivelato la misericordia del Padre. Proprio questo amore egli canta nelle sue Laudi, in gran parte composte nella tribolazione della prigionia in cui era tenuto da Bonifacio VIII avendo firmato nel 1297 il manifesto di Lunghezza con cui alcuni cardinali cospirarono contro il Papa. Uscito dal carcere in seguito alla morte di Bonifacio VIII avvenuta l’11 ottobre 1303, morì il Natale 1306. Figura poliedrica quella di Jacopone, a volte anche controversa, spesso difficile da decifrare. Proprio a causa di questo motivo lungo i secoli si sono espressi a suo riguardo giudizi e immagini contraddittorie tra di loro: per alcuni eretico, per altri santo, per alcuni cristiano esemplare nella vita evangelica, per altri emblema dell’anticlericalismo. Proprio a causa di ciò, spesso il racconto della sua vita è stato funzionale alle diverse correnti culturali e ideologiche. Ma tutte queste tensioni non furono che l’espressione dei contrasti che Jacopone viveva in sé, e ciò a motivo del fatto che non intese certamente la spiritualità come una fuga dalla realtà, ma incentrando la sua vita in Gesù, il Dio-uomo, entrò fino in fondo dentro i meandri della storia con la sua complessità, contraddittorietà e a volte anche apparente assurdità. Quella di Jacopone è una storia tormentata, e proprio per questo la sua vita espressa nelle Laudi ha tanta risonanza anche nell’uomo contemporaneo. Un’occasione grande, quella del centenario della morte di Jacopone da Todi, per riscoprire in tutte le sue dimensioni questa poliedrica figura di francescano che ricorda a tutti, come ha fatto anche recentemente papa Benedetto XVI con l’enciclica Deus caritas est, che ‘troppo perde il tempo chi ben non ama’.

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Ripensare Jacopone https://www.lavoce.it/ripensare-jacopone/ Thu, 10 Nov 2005 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4802 Partecipato come sempre da giovani e anche da meno giovani l’appuntamento mensile della Scuola della Parola, pensato per tutti coloro che hanno il desiderio di trovarsi insieme guidati dal nostro vescovo mons. Giovanni Scanavino, nella preghiera comune e nell’approfondimento di tematiche inerenti la fede. Sabato 5 novembre la casa diocesana di Spagliagrano ha accolto persone provenienti da diversi luoghi della diocesi: ragazzi accompagnati dai loro educatori, catechisti, laici impegnati, appartenenti a varie associazioni e movimenti, volontari Caritas. La prima parte dell’incontro è stata dedicata alla meditazione sul tema de ‘La verità dell’Amore’, secondo approfondimento del percorso proposto dal Vescovo per questo anno ai partecipanti alla Scuola della Parola; seguita da una intensa adorazione eucaristica, animata da un gruppo di giovani musicisti che sempre più numerosi prestano il loro servizio per questi appuntamenti diocesani. Lo stile che in questi anni si è cercato di imprimere alla Scuola della Parola è quello di accostare a momenti dedicati alla meditazione e alla preghiera, degli incontri di carattere formativo che si sviluppano nella seconda parte della serata, grazie all’intervento di ospiti che vengono a portare ai presenti la propria testimonianza di fede, la propria esperienza particolare oppure ad esporre, nella semplicità e nella condivisione, una tematica di carattere culturale, sociale o riferita all’attualità. Nello scorso incontro ospite speciale è stato padre Pietro Messa, docente di storia della spiritualità medioevale e francescana all’Istituto teologico di Assisi e all’Ateneo Antoniano di Roma, il quale è venuto a portare all’attenzione di tutti la figura di Jacopone da Todi. Il senso di questa ‘chiacchierata’ intorno al beato Jacopone sta proprio nella necessità di far riscoprire a tutti, in diocesi, la spiritualità ed il pensiero di questo mistico e poeta che è stato figlio delle nostre terre, soprattutto ora all’approssimarsi dell’apertura a Todi dei festeggiamenti dell’anno jacoponico, previsti per il marzo del 2006, in occasione del settimo centenario della sua morte. In attesa della Domenica delle Palme del prossimo anno, quando i Vespri solenni ed un concerto daranno il via a questo momento speciale per la città di Todi e per la Chiesa locale, è opportuno che si prepari la strada con approfondimenti catechetici sulla figura e le opere di Jacopone, portandolo in mezzo alla gente, come hanno fatto le missioni popolari di Todi, perché Jacopone non sia solo argomento di tesi di laurea o appannaggio delle discussioni di dotti ed eruditi.

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