istituti penitenziari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/istituti-penitenziari/ Settimanale di informazione regionale Mon, 21 Oct 2024 07:59:47 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg istituti penitenziari Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/istituti-penitenziari/ 32 32 Carcere. Il portavoce dei Garanti: è piena emergenza umanitaria https://www.lavoce.it/carcere-il-portavoce-dei-garanti-e-piena-emergenza-umanitaria/ https://www.lavoce.it/carcere-il-portavoce-dei-garanti-e-piena-emergenza-umanitaria/#respond Fri, 18 Oct 2024 12:00:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78087 Un agente della polizia penitenziaria di spalle mentree spinge un carrello in un corridoio del carcere con a destra delle finestre

“Il carcere è al collasso. Siamo in piena emergenza umanitaria, sia sulle problematiche carcerarie degli adulti sia sul tema della giustizia minorile”. L’allarme arriva dal portavoce dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello.

Da settimane si susseguono accesi dibattiti politici e sociali ma sui quali la politica, purtroppo non dà risposte concrete. In uno sforzo di sintesi e di chiarezza il Garante elenca: oltre i suicidi anche le forme di autolesionismo, la mancanza di figure di ascolto come psicologi, assistenti sociali, psichiatri, mediatori linguistici, carenza di opportunità lavorative e professionalizzanti.

Il decreto “Carcere sicuro" è una scatola vuota

“Il decreto legge sul carcere – prosegue il Garante – varato dal Governo e comunicato con il nome di ‘Carcere sicuro’, in vigore dal 4 luglio 2024, è una vera e propria scatola vuota, non in grado di porre un argine immediato alle drammatiche condizioni in cui versano gli istituti di pena italiani”.

Il sovraffollamento è pari al 130%

Preoccupante l’indice di sovraffollamento che, ad oggi, è arrivato a essere pari al 130%. Ci sono 7.027 persone detenute che devono scontare meno di un anno di carcere. Dati allarmanti, conseguenti anche a scelte di politica penale che, in un’ottica puramente repressiva e securitaria, hanno portato all’introduzione di nuove fattispecie di reato, all’innalzamento della durata di pene detentive per alcune fattispecie di reato, all’inasprimento dell’applicazione di misure cautelari, anche per reati di lieve entità. Le misure previste promuovono una politica tutta ‘ordine e disciplina’ con conseguenze drammatiche: sottrazione di risorse a discapito delle esigenze dell’area educativa, del trattamento o dell’Ufficio esecuzione penale esterna, e introducendo modifiche all’istituto della liberazione anticipata.

Continuano decessi e tentativi di suicidio

Se non bastano gli allarmi, restano i numeri a fotografare la sostanziale indifferenza della politica. Al macabro quadro che emerge vanno aggiunti una cinquantina di decessi di reclusi, le cui cause sono ancora da accertare, e i tentati suicidi che sono stati 1.022; in diverse centinaia di casi è stato solo l’immediato intervento degli agenti a scongiurare altre vittime. 

... tentativi di fuga e aggressioni ai poliziotti

Nello stesso periodo le evasioni e i tentativi di fuga sono aumentati del 700% mentre le aggressioni ai poliziotti hanno raggiunto quota 1.950. Il numero degli agenti di polizia penitenziaria è fortemente sotto organico, considerando la condizione di estremo disagio della categoria, che ha portato al suicidio di 7 addetti alla sicurezza nei 192 istituti di pena italiani. L’emergenza dunque si aggrava con l’aumento dei casi di autolesionismo e il dilagare di fenomeni di violenza e di tortura che si consumano nelle carceri italiane.

Un po' di percentuali

Il 64% delle persone che si sono tolte la vita negli ultimi due anni aveva commesso reati contro il patrimonio; il 60% dei suicidi si è verificato nei primi sei mesi di detenzione; il 40% degli stessi si è consumato oltre i primi sei mesi, con una percentuale elevata nell’ultimo periodo di detenzione e l’interessamento di molti detenuti senza fissa dimora.

Carenza di personale

La situazione di promiscuità e difficile convivenza tra detenuti con storie diverse alle spalle fa poi il paio con la cronica mancanza di personale. Se si vuole il carcere come luogo di riscatto, rieducazione e speranza, bisognerà favorire la formazione e il lavoro intramurario, investire in importanti opere di ristrutturazione degli istituti penitenziari per migliorare le condizioni di abitabilità e igienico-sanitarie degli ambienti, assumere più personale esperto nel prevenire e gestire il disagio psicologico troppo diffuso in carcere.

Luca Verdolini
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Un agente della polizia penitenziaria di spalle mentree spinge un carrello in un corridoio del carcere con a destra delle finestre

“Il carcere è al collasso. Siamo in piena emergenza umanitaria, sia sulle problematiche carcerarie degli adulti sia sul tema della giustizia minorile”. L’allarme arriva dal portavoce dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello.

Da settimane si susseguono accesi dibattiti politici e sociali ma sui quali la politica, purtroppo non dà risposte concrete. In uno sforzo di sintesi e di chiarezza il Garante elenca: oltre i suicidi anche le forme di autolesionismo, la mancanza di figure di ascolto come psicologi, assistenti sociali, psichiatri, mediatori linguistici, carenza di opportunità lavorative e professionalizzanti.

Il decreto “Carcere sicuro" è una scatola vuota

“Il decreto legge sul carcere – prosegue il Garante – varato dal Governo e comunicato con il nome di ‘Carcere sicuro’, in vigore dal 4 luglio 2024, è una vera e propria scatola vuota, non in grado di porre un argine immediato alle drammatiche condizioni in cui versano gli istituti di pena italiani”.

Il sovraffollamento è pari al 130%

Preoccupante l’indice di sovraffollamento che, ad oggi, è arrivato a essere pari al 130%. Ci sono 7.027 persone detenute che devono scontare meno di un anno di carcere. Dati allarmanti, conseguenti anche a scelte di politica penale che, in un’ottica puramente repressiva e securitaria, hanno portato all’introduzione di nuove fattispecie di reato, all’innalzamento della durata di pene detentive per alcune fattispecie di reato, all’inasprimento dell’applicazione di misure cautelari, anche per reati di lieve entità. Le misure previste promuovono una politica tutta ‘ordine e disciplina’ con conseguenze drammatiche: sottrazione di risorse a discapito delle esigenze dell’area educativa, del trattamento o dell’Ufficio esecuzione penale esterna, e introducendo modifiche all’istituto della liberazione anticipata.

Continuano decessi e tentativi di suicidio

Se non bastano gli allarmi, restano i numeri a fotografare la sostanziale indifferenza della politica. Al macabro quadro che emerge vanno aggiunti una cinquantina di decessi di reclusi, le cui cause sono ancora da accertare, e i tentati suicidi che sono stati 1.022; in diverse centinaia di casi è stato solo l’immediato intervento degli agenti a scongiurare altre vittime. 

... tentativi di fuga e aggressioni ai poliziotti

Nello stesso periodo le evasioni e i tentativi di fuga sono aumentati del 700% mentre le aggressioni ai poliziotti hanno raggiunto quota 1.950. Il numero degli agenti di polizia penitenziaria è fortemente sotto organico, considerando la condizione di estremo disagio della categoria, che ha portato al suicidio di 7 addetti alla sicurezza nei 192 istituti di pena italiani. L’emergenza dunque si aggrava con l’aumento dei casi di autolesionismo e il dilagare di fenomeni di violenza e di tortura che si consumano nelle carceri italiane.

Un po' di percentuali

Il 64% delle persone che si sono tolte la vita negli ultimi due anni aveva commesso reati contro il patrimonio; il 60% dei suicidi si è verificato nei primi sei mesi di detenzione; il 40% degli stessi si è consumato oltre i primi sei mesi, con una percentuale elevata nell’ultimo periodo di detenzione e l’interessamento di molti detenuti senza fissa dimora.

Carenza di personale

La situazione di promiscuità e difficile convivenza tra detenuti con storie diverse alle spalle fa poi il paio con la cronica mancanza di personale. Se si vuole il carcere come luogo di riscatto, rieducazione e speranza, bisognerà favorire la formazione e il lavoro intramurario, investire in importanti opere di ristrutturazione degli istituti penitenziari per migliorare le condizioni di abitabilità e igienico-sanitarie degli ambienti, assumere più personale esperto nel prevenire e gestire il disagio psicologico troppo diffuso in carcere.

Luca Verdolini
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Corso di cucina per un futuro reinserimento fuori dal carcere https://www.lavoce.it/corso-di-cucina-per-un-futuro-reinserimento-fuori-dal-carcere/ https://www.lavoce.it/corso-di-cucina-per-un-futuro-reinserimento-fuori-dal-carcere/#respond Fri, 18 Oct 2024 08:26:08 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78106

Cibo e sbarre si riconciliano grazie a un progetto ambizioso e concreto. Un corso di cucina, previsto nell’ambito del progetto “Opportunità lavorative professionalizzanti” finanziato dal ministero della Giustizia e riservato a 10 detenuti, organizzato all’interno del Nuovo complesso penitenziario di Perugia dalla cooperativa sociale Frontiera lavoro, per dare un futuro a quanti, tra i circa quattrocento detenuti ospiti della struttura, hanno ancora voglia di coltivarlo.

Le testimonianze di Vladislav, dello chef Stifani e di Satur

Accade così che – nel “carcere dei paradossi” – Vladislav, 24 anni, molti dei quali trascorsi in diversi istituti penitenziari tra piccoli e grandi reati, quasi senza alternative, ritrovi un progetto di vita tra mestoli e padelle. Lo vedi impegnato a sminuzzare le verdure, farcire le carni, condire una fragrante pizza.  Una passione che diventa un sogno, magari un proprio ristorante una volta fuori dal carcere. Quel tempo passato dietro le sbarre che diventa momento formativo, per imparare a fare e a essere qualcosa di diverso, grazie a un’opportunità per imparare a lavorare e la speranza di continuare il mestiere della cucina, una volta “fuori”.

Sono 215 le ore di lezione, al termine della quali è previsto l’esame di qualifica; coordinate da chef di comprovata esperienza e competenza: Catia Ciofo, Addolorata Stifani, Donatella Aquili, Paolo Staiano e Daniele Guerra.

“Gli allievi – spiega la chef Stifani – vengono suddivisi in piccoli gruppi, lavorando in cucina con materiali e prodotti di qualità. Al termine di ogni lezione monotematica la carne, il pesce, l’orto, la pasticceria, i piatti preparati vengono consumati insieme”. Il corso di cucina è non solo un’esperienza professionalizzante, ma anche motivo di incontro e integrazione tra culture.

Nell’istituto penitenziario di Perugia sono presenti molti detenuti stranieri che adesso stanno diventando in un certo senso portavoce della cucina mediterranea e dei piatti della tradizione umbra. Come Satur, 32 anni, albanese: “Sto imparando tante cose nuove, specialmente riguardo gli ingredienti base della cucina italiana e modi di cottura che prima non conoscevo”.

L'esperienza formativa per ricominciare a vivere

L’esperienza formativa aumenta il grado di stima dei detenuti, consentendo una riscoperta della loro dignità, favorendo una rinnovata socialità e incidendo sulla recidiva, migliorando i comportamenti individuali e le abitudini sociali. Solo così riusciranno a ricominciare a vivere con dignità.

La cena di gala “Golose evasioni"

“Il progetto – dichiara Roberta Veltrini, presidente di Frontiera lavoro – ha l’obiettivo di fornire le competenze base sulle diverse professionalità che possono operare in un contesto lavorativo propedeutico a un successivo reinserimento sociale della persona detenuta”. Gli allievi daranno un saggio delle competenze acquisite durante la cena di gala “Golose evasioni”, giunta all’ottava edizione, che si svolgerà giovedì 21 novembre proprio all’interno della struttura penitenziaria di Capanne, e sarà aperta anche alla cittadinanza, che potrà gustare un menù d’autore.

Luca Verdolini

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Cibo e sbarre si riconciliano grazie a un progetto ambizioso e concreto. Un corso di cucina, previsto nell’ambito del progetto “Opportunità lavorative professionalizzanti” finanziato dal ministero della Giustizia e riservato a 10 detenuti, organizzato all’interno del Nuovo complesso penitenziario di Perugia dalla cooperativa sociale Frontiera lavoro, per dare un futuro a quanti, tra i circa quattrocento detenuti ospiti della struttura, hanno ancora voglia di coltivarlo.

Le testimonianze di Vladislav, dello chef Stifani e di Satur

Accade così che – nel “carcere dei paradossi” – Vladislav, 24 anni, molti dei quali trascorsi in diversi istituti penitenziari tra piccoli e grandi reati, quasi senza alternative, ritrovi un progetto di vita tra mestoli e padelle. Lo vedi impegnato a sminuzzare le verdure, farcire le carni, condire una fragrante pizza.  Una passione che diventa un sogno, magari un proprio ristorante una volta fuori dal carcere. Quel tempo passato dietro le sbarre che diventa momento formativo, per imparare a fare e a essere qualcosa di diverso, grazie a un’opportunità per imparare a lavorare e la speranza di continuare il mestiere della cucina, una volta “fuori”.

Sono 215 le ore di lezione, al termine della quali è previsto l’esame di qualifica; coordinate da chef di comprovata esperienza e competenza: Catia Ciofo, Addolorata Stifani, Donatella Aquili, Paolo Staiano e Daniele Guerra.

“Gli allievi – spiega la chef Stifani – vengono suddivisi in piccoli gruppi, lavorando in cucina con materiali e prodotti di qualità. Al termine di ogni lezione monotematica la carne, il pesce, l’orto, la pasticceria, i piatti preparati vengono consumati insieme”. Il corso di cucina è non solo un’esperienza professionalizzante, ma anche motivo di incontro e integrazione tra culture.

Nell’istituto penitenziario di Perugia sono presenti molti detenuti stranieri che adesso stanno diventando in un certo senso portavoce della cucina mediterranea e dei piatti della tradizione umbra. Come Satur, 32 anni, albanese: “Sto imparando tante cose nuove, specialmente riguardo gli ingredienti base della cucina italiana e modi di cottura che prima non conoscevo”.

L'esperienza formativa per ricominciare a vivere

L’esperienza formativa aumenta il grado di stima dei detenuti, consentendo una riscoperta della loro dignità, favorendo una rinnovata socialità e incidendo sulla recidiva, migliorando i comportamenti individuali e le abitudini sociali. Solo così riusciranno a ricominciare a vivere con dignità.

La cena di gala “Golose evasioni"

“Il progetto – dichiara Roberta Veltrini, presidente di Frontiera lavoro – ha l’obiettivo di fornire le competenze base sulle diverse professionalità che possono operare in un contesto lavorativo propedeutico a un successivo reinserimento sociale della persona detenuta”. Gli allievi daranno un saggio delle competenze acquisite durante la cena di gala “Golose evasioni”, giunta all’ottava edizione, che si svolgerà giovedì 21 novembre proprio all’interno della struttura penitenziaria di Capanne, e sarà aperta anche alla cittadinanza, che potrà gustare un menù d’autore.

Luca Verdolini

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Vi chiedo di superare i confini (mentali) e “entrare” nelle carceri https://www.lavoce.it/vi-chiedo-di-superare-i-confini-mentali-e-entrare-nelle-carceri/ https://www.lavoce.it/vi-chiedo-di-superare-i-confini-mentali-e-entrare-nelle-carceri/#respond Wed, 16 Oct 2024 17:00:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78002

Pasquale Del Mastro 44 anni, fine pena provvisorio fissato al 2027, il 9 ottobre scorso si è strozzato utilizzando i lacci delle scarpe nel suo letto in una cella dell’infermeria del carcere di San Vittore. Si tratta del 75esimo recluso che si toglie la vita dall’inizio dell’anno in Italia. I confini che chiedo ai lettori di attraversare in questo numero, non sono geografici ma mentali perché quel mondo ci riguarda, non è un altro mondo! La qualità del carcere è uno degli indici da considerare per fissare lo stato di una civiltà, una democrazia, una comunità nazionale. A San Vittore sono stipati 1.022 detenuti, a fronte di 447 posti disponibili con un sovraffollamento di oltre il 229%. A sorvegliare vi sono 580 appartenenti al corpo di polizia penitenziaria (120 in meno del minimo necessario), e con una scopertura del 17%. In tutta Italia, le nostre carceri possono ospitare 47mila detenuti ma in realtà sono 62mila. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo fissa in tre metri quadri lo spazio vitale che deve essere garantito ad ogni persona detenuta. Secondo il rapporto della Fondazione Antigone, che si occupa delle condizioni e dei diritti dei carcerati, nelle 88 visite effettuate dall’inizio dell’anno almeno il 27% dei nostri istituti non garantisce tale obbligo. È una questione di dignità. Da riconoscere e da garantire.]]>

Pasquale Del Mastro 44 anni, fine pena provvisorio fissato al 2027, il 9 ottobre scorso si è strozzato utilizzando i lacci delle scarpe nel suo letto in una cella dell’infermeria del carcere di San Vittore. Si tratta del 75esimo recluso che si toglie la vita dall’inizio dell’anno in Italia. I confini che chiedo ai lettori di attraversare in questo numero, non sono geografici ma mentali perché quel mondo ci riguarda, non è un altro mondo! La qualità del carcere è uno degli indici da considerare per fissare lo stato di una civiltà, una democrazia, una comunità nazionale. A San Vittore sono stipati 1.022 detenuti, a fronte di 447 posti disponibili con un sovraffollamento di oltre il 229%. A sorvegliare vi sono 580 appartenenti al corpo di polizia penitenziaria (120 in meno del minimo necessario), e con una scopertura del 17%. In tutta Italia, le nostre carceri possono ospitare 47mila detenuti ma in realtà sono 62mila. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo fissa in tre metri quadri lo spazio vitale che deve essere garantito ad ogni persona detenuta. Secondo il rapporto della Fondazione Antigone, che si occupa delle condizioni e dei diritti dei carcerati, nelle 88 visite effettuate dall’inizio dell’anno almeno il 27% dei nostri istituti non garantisce tale obbligo. È una questione di dignità. Da riconoscere e da garantire.]]>
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