Giunio Tinarelli Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giunio-tinarelli/ Settimanale di informazione regionale Sat, 15 May 2021 17:43:10 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Giunio Tinarelli Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giunio-tinarelli/ 32 32 Terni. Messa alle acciaierie. Il Vescovo: pensare e promuovere progetti per le future generazioni https://www.lavoce.it/terni-messa-alle-acciaierie-il-vescovo-pensare-e-promuovere-progetti-per-le-future-generazioni/ Sat, 15 May 2021 17:27:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60663

“Unire ogni sforzo di ingegno e di responsabilità, e superare egoismi e visioni di parte, per pensare e promuovere progetti per le future generazioni, la Next Generation della nostra Umbria e del territorio di Terni-Narni-Amelia”. È l'appello rivolto a “Istituzioni, mondo politico, Imprese, sindacati, società civile e alla comunità ecclesiale” dal  vescovo di Terni - Narni - Amelia mons. Giuseppe Piemontese, a conclusione dell'omelia pronunciata nella solenne messa  celebrata oggi, sabato 15 maggio alle ore 18 presso, Acciai Speciali Terni, in viale Brin, nello stesso piazzale interno all’acciaieria dove Papa Woytila 40 anni fa incontrò migliaia di lavoratori. [gallery ids="60671,60670,60669,60668,60667"]

Il messaggio di papa Francesco

Occasione della celebrazione il 40° anniversario della visita di papa san Giovanni Paolo II alle acciaierie e alla città, anniversario ricordato anche da papa Francesco con un suo messaggio inviato al vescovo Piemontese,  consegnato integralmente nella messa di oggi. Messaggio nela quale papa Francecsco esprime la vicinanza al mondo del lavoro e ai lavoratori di Terni, Narni e Amelia, in questo periodo di crisi economico-finanziaria aggravata dalla pandemia, che porta con sé incognite per il futuro di tante famiglie.

La memoria della visita

Nell’incontro con il mondo del lavoro nel 1981, papa Giovanni Paolo II toccò temi fondamentali per la vita dell’uomo: la dignità del lavoro, la giustizia e la moralità come condizioni essenziali per la pace in tutte le nazioni, la famiglia, la libertà dell’uomo e la creatività dell’opera umana; insegnamenti profetici ed attuali ancora oggi, che il Papa consegnò al mondo del lavoro e all’intera comunità diocesana.

Le parole del Vescovo alla Messa presso le Acciaierie

“La memoria grata per la visita del papa santo, Giovanni Paolo II, avvenuta 40 anni fa (19 marzo 1981), e l’attualità dei messaggi allora affidatici ha suggerito la celebrazione eucaristica di questa sera” ha detto all'omelia il vescovo mons. Giuseppe Piemontese, ricordando che avrebbe “voluto rinnovare con papa Francesco quell’evento indimenticabile”, ma la pandemia “ha ridimensionato e rallentato i nostri sogni e progetti”. “La Celebrazione Eucaristica odierna, nel luogo rappresentativo di questa città è l’unica manifestazione di popolo consentita in questo momento. E noi, - ha detto Piemontese - Istituzioni civili e religiose, governance e tutto il mondo delle Acciaierie, non abbiamo voluto rinunciare a ritrovarci per celebrare qui all’aperto, nello stesso luogo, teatro principale dell’evento di 40 anni fa”. Ricordando che la celebrazione avviene nella festa liturgica dell'Ascensione, mons. Piemontese ha sottolineato come “la lieta notizia annunciata dal Vangelo è che l’uomo ha in sé energie e abilità per custodire il mondo; l’uomo, con l’aiuto di Dio può trasformarsi in artigiano responsabile di giustizia, di concordia, di pace, ispirandosi all’amore, al perdono, testimoniato da Gesù”.

Le parole di Papa Francesco su lavoro e politiche sociali

Ha quindi citato Papa Francesco che “nel messaggio indirizzato alla nostra città e alle Acciaierie, in questa circostanza, ribadisce alcune consegne fatteci 40 anni fa da san Giovanni Paolo II, aggiornandole col tema, a lui caro, della custodia della casa comune”. “Il vostro territorio, - scrive Papa Francesco - deve affrontare sfide ancora più preoccupanti a causa di prospettive lavorative che generano un clima difficile e incerto. In tale contesto tutti sono chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario adoperarsi con sollecitudine affinché le istanze etiche e i diritti della persona mantengano il primato su ogni esigenza di profitto. Il lavoro è una vocazione, perché nasce da una chiamata che Dio rivolse fin dal principio all’uomo, perché ‘coltivasse e custodisse’ la casa comune (cfr Gen 2,15). Lavorare è la prima vocazione dell’uomo, una vocazione che dà dignità all’uomo. Tutti sono chiamati a non sottrarre alle persone questa dignità del lavoro! Pertanto, esorto quanti sono coinvolti, a vario titolo, nel mondo del lavoro e dell’impresa, ad adoperarsi non solo perché il lavoro sia opportunamente tutelato, ma anche perché si attuino valide politiche sociali in favore della persona e della sua professionalità”.

Tre amici di Terni

“In questa celebrazione “giubilare”, - ha detto mons. Piemontese - mentre siamo ancora nel tunnel della pandemia del Coronavirus, invito tutti a cogliere segni di speranza in tre “amici” che vegliano dall’alto sulle nostre città e che ispirano progetti di rinnovamento”. Ed il Vescovo ha indicato san Giuseppe lavoratore, sottolinenando che “lui è di casa in questo luogo di operosità, creatività e solidarietà umana”; san Giovanni Paolo II, che  “ha avuto parole appropriate per tutti, ha compiuto gesti di benevolenza, ha pregato con noi e per noi”; e ha indicato il venerabile Giunio Tinarelli (1922-1956), “già operaio in questa fabbrica, ma soprattutto cristiano che ha vissuto con coraggio, pazienza e intraprendenza la sua missione di uomo, di lavoratore, poi di malato affetto da poliartrite anchilosante, di apostolo che ha dato speranza a migliaia di persone alle prese con i problemi della disoccupazione, della salute, della fede”.]]>

“Unire ogni sforzo di ingegno e di responsabilità, e superare egoismi e visioni di parte, per pensare e promuovere progetti per le future generazioni, la Next Generation della nostra Umbria e del territorio di Terni-Narni-Amelia”. È l'appello rivolto a “Istituzioni, mondo politico, Imprese, sindacati, società civile e alla comunità ecclesiale” dal  vescovo di Terni - Narni - Amelia mons. Giuseppe Piemontese, a conclusione dell'omelia pronunciata nella solenne messa  celebrata oggi, sabato 15 maggio alle ore 18 presso, Acciai Speciali Terni, in viale Brin, nello stesso piazzale interno all’acciaieria dove Papa Woytila 40 anni fa incontrò migliaia di lavoratori. [gallery ids="60671,60670,60669,60668,60667"]

Il messaggio di papa Francesco

Occasione della celebrazione il 40° anniversario della visita di papa san Giovanni Paolo II alle acciaierie e alla città, anniversario ricordato anche da papa Francesco con un suo messaggio inviato al vescovo Piemontese,  consegnato integralmente nella messa di oggi. Messaggio nela quale papa Francecsco esprime la vicinanza al mondo del lavoro e ai lavoratori di Terni, Narni e Amelia, in questo periodo di crisi economico-finanziaria aggravata dalla pandemia, che porta con sé incognite per il futuro di tante famiglie.

La memoria della visita

Nell’incontro con il mondo del lavoro nel 1981, papa Giovanni Paolo II toccò temi fondamentali per la vita dell’uomo: la dignità del lavoro, la giustizia e la moralità come condizioni essenziali per la pace in tutte le nazioni, la famiglia, la libertà dell’uomo e la creatività dell’opera umana; insegnamenti profetici ed attuali ancora oggi, che il Papa consegnò al mondo del lavoro e all’intera comunità diocesana.

Le parole del Vescovo alla Messa presso le Acciaierie

“La memoria grata per la visita del papa santo, Giovanni Paolo II, avvenuta 40 anni fa (19 marzo 1981), e l’attualità dei messaggi allora affidatici ha suggerito la celebrazione eucaristica di questa sera” ha detto all'omelia il vescovo mons. Giuseppe Piemontese, ricordando che avrebbe “voluto rinnovare con papa Francesco quell’evento indimenticabile”, ma la pandemia “ha ridimensionato e rallentato i nostri sogni e progetti”. “La Celebrazione Eucaristica odierna, nel luogo rappresentativo di questa città è l’unica manifestazione di popolo consentita in questo momento. E noi, - ha detto Piemontese - Istituzioni civili e religiose, governance e tutto il mondo delle Acciaierie, non abbiamo voluto rinunciare a ritrovarci per celebrare qui all’aperto, nello stesso luogo, teatro principale dell’evento di 40 anni fa”. Ricordando che la celebrazione avviene nella festa liturgica dell'Ascensione, mons. Piemontese ha sottolineato come “la lieta notizia annunciata dal Vangelo è che l’uomo ha in sé energie e abilità per custodire il mondo; l’uomo, con l’aiuto di Dio può trasformarsi in artigiano responsabile di giustizia, di concordia, di pace, ispirandosi all’amore, al perdono, testimoniato da Gesù”.

Le parole di Papa Francesco su lavoro e politiche sociali

Ha quindi citato Papa Francesco che “nel messaggio indirizzato alla nostra città e alle Acciaierie, in questa circostanza, ribadisce alcune consegne fatteci 40 anni fa da san Giovanni Paolo II, aggiornandole col tema, a lui caro, della custodia della casa comune”. “Il vostro territorio, - scrive Papa Francesco - deve affrontare sfide ancora più preoccupanti a causa di prospettive lavorative che generano un clima difficile e incerto. In tale contesto tutti sono chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario adoperarsi con sollecitudine affinché le istanze etiche e i diritti della persona mantengano il primato su ogni esigenza di profitto. Il lavoro è una vocazione, perché nasce da una chiamata che Dio rivolse fin dal principio all’uomo, perché ‘coltivasse e custodisse’ la casa comune (cfr Gen 2,15). Lavorare è la prima vocazione dell’uomo, una vocazione che dà dignità all’uomo. Tutti sono chiamati a non sottrarre alle persone questa dignità del lavoro! Pertanto, esorto quanti sono coinvolti, a vario titolo, nel mondo del lavoro e dell’impresa, ad adoperarsi non solo perché il lavoro sia opportunamente tutelato, ma anche perché si attuino valide politiche sociali in favore della persona e della sua professionalità”.

Tre amici di Terni

“In questa celebrazione “giubilare”, - ha detto mons. Piemontese - mentre siamo ancora nel tunnel della pandemia del Coronavirus, invito tutti a cogliere segni di speranza in tre “amici” che vegliano dall’alto sulle nostre città e che ispirano progetti di rinnovamento”. Ed il Vescovo ha indicato san Giuseppe lavoratore, sottolinenando che “lui è di casa in questo luogo di operosità, creatività e solidarietà umana”; san Giovanni Paolo II, che  “ha avuto parole appropriate per tutti, ha compiuto gesti di benevolenza, ha pregato con noi e per noi”; e ha indicato il venerabile Giunio Tinarelli (1922-1956), “già operaio in questa fabbrica, ma soprattutto cristiano che ha vissuto con coraggio, pazienza e intraprendenza la sua missione di uomo, di lavoratore, poi di malato affetto da poliartrite anchilosante, di apostolo che ha dato speranza a migliaia di persone alle prese con i problemi della disoccupazione, della salute, della fede”.]]>
Terni ricorda Giunio Tinarelli https://www.lavoce.it/terni-ricorda-giunio-tinarelli/ Fri, 09 Jan 2015 17:28:55 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29696 NARDECCHIA-Madonna-di-Pompei-1997
NARDECCHIA. Madonna di Pompei

Il 14 gennaio 1956 Giunio Tinarelli moriva nel suo letto, nel quale era immobilizzato da oltre vent’anni per una grave malattia. Aveva appena 44 anni e una fede incrollabile, come testimoniò nel suo modo di affrontare paralisi e dolore.

Per commemorarlo, l’Unitalsi e il Centro volontari della sofferenza, come ormai da diversi anni, promuovono un importante evento. Dal 14 al 18 gennaio giungerà infatti in diocesi l’immagine pellegrina della Madonna del Rosario di Pompei, a ricordare come Maria abbia avuto un ruolo privilegiato nella spiritualità di Giunio, il quale trovava il suo paradiso nell’andare pellegrino nei santuari mariani, specie in quelli di Lourdes e Loreto.

L’immagine della Madonna del Rosario giungerà a Terni nella mattinata del 14 gennaio al monastero delle Clarisse, mentre alle 15 ci sarà l’accoglienza in piazza Europa, il saluto del Vescovo e del Sindaco. Seguirà la processione fino in cattedrale dove ci sarà la recita del rosario e la messa presieduta da mons. Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei. Alle 21 la proiezione dei video Storia di Pompei e Giunio Tinarelli.

Il 15 gennaio alle ore 10 l’immagine sarà portata alla casa circondariale di Terni e alle 13 all’Acciaieria, luogo legato alla vita del venerabile Tinarelli. Nel pomeriggio del 15 e nella mattinata del 16 gennaio l’immagine della Madonna sarà ad Amelia, nel monastero delle Benedettine di San Magno, nella chiesa di San Massimiliano Kolbe, quindi a San Francesco al molino Silla.

Il 16 pomeriggio sarà la volta di Narni: alle 15 in ospedale per la benedizione dei malati e quindi in processione fino alla cattedrale dove ci sarà la recita del rosario e la messa.

Sabato 17 gennaio alle 10.30 l’immagine sarà portata all’ospedale di Terni dove alle 12 ci sarà la messa in cappella. Nel pomeriggio nella cattedrale di Terni dove alle 21 si terrà la celebrazione penitenziale. Infine domenica la conclusione con la giornata dedicata alla commemorazione di Tinarelli e la celebrazione alle 17 presieduta dal vescovo Piemontese.

Giunio Tinarelli, giovane ternano che trascorse venti anni nell’immobilità, è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, testimoniata con forza nel dolore. Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato.

]]>
Terni in udienza dal Papa. Il discorso del vescovo. https://www.lavoce.it/terni-in-udienza-dal-papa-il-discorso-del-vescovo/ Thu, 20 Mar 2014 16:32:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=23681 130-acciaierie-diocesi-terni-udienza-papa-francesco-5Un grazie per il passato e una preghiera per il futuro. Questo il senso del discorso del vescovo di Terni, monsignor Ernesto Vecchi, in occasione dell’udienza speciale della città di Terni con Papa Francesco che si è tenuta questa mattina a Roma per il 130esimo anniversario delle Acciaierie. Il vescovo ha ringraziato il Signore per questa fondamentale attività industriale della città, ma ha rivolto anche una preghiera per il difficile momento economico vissuto dalle Acciaierie e da altre realtà produttive della provincia.

Presenti 7500 pellegrini della città a rappresentare le varie realtà: il mondo delle imprese e del lavoro (con 1700 lavoratori, soprattutto dipendenti ed ex dipendenti delle Acciaierie), 1600 studenti, 50 parrocchie e 4mila fedeli. Papa Francesco ha salutato da vicino un centinaio di persone in rappresentanza della città e ha sottolineato ancora una volta, nel suo discorso, l’importanza del lavoro come fonte primaria di dignità dell’uomo.

Di seguito il discorso del vescovo di Terni, mons. Vecchi:

«Padre Santo e a tutti noi carissimo Papa Francesco, grazie dell’onore e della gioia di questo incontro, grazie per averci aperto, con tanta amabilità le porte della Sua casa, che sentiamo particolarmente accogliente, per il profondo legame che unisce la Diocesi di Terni-Narni-Amelia alla Sede Apostolica: è il Vescovo di Roma il nostro Metropolita, e da Lui sentiamo il bisogno di essere confermati nella fede in Gesù Cristo, per “uscire” e portare nelle periferie esistenziali la luce del Vangelo, secondo gli orientamenti dell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium.

La nostra Diocesi, inoltre, è oltremodo grata a Lei, Papa Francesco, per averla aiutata concretamente, e in modo decisivo, a trovare un percorso, per superare – nel tempo – le sue attuali difficoltà: davvero abbiamo sperimentato che Pietro “è il Vicario dell’amore di Dio”, come ha detto Sant’Ambrogio (In Lucam X, 175). Comunque, la Chiesa dei Santi Valentino, Giovenale e Firmina è ben fondata su una viva Tradizione, ricca di santità, di carità e di cultura promozionale. Per questo sta affrontando con rinnovata consapevolezza ecclesiale, non solo le prove attuali, ma anche la sfida di una “conversione pastorale e missionaria”, che il nuovo Pastore – quando Dio vorrà – confermerà con la grazia della Successione Apostolica.

Ma oggi, Padre Santo, siamo qui  per festeggiare, con la Sua Benedizione, il 130° compleanno delle Acciaierie di Terni, sorte agli albori della civiltà industriale. Questo Gruppo siderurgico di importanza mondiale è qui, per dire grazie al Signore. I Dirigenti e i tantissimi lavoratori presenti sono orgogliosi di presentare al Papa le Acciaierie, come un fiore all’occhiello della cultura imprenditoriale ternana e segno emblematico della laboriosità del nostro popolo. Tra i petali di questo fiore, rifulge la santità di un giovane operaio, il Ven. Giunio Tinarelli, in cammino verso la Beatificazione. Oggi, dopo alcuni anni di preoccupanti e alterne vicende, concluse con l’acquisizione della Società Acciai Speciali Terni da parte della multinazionale tedesca ThissenKrupp, la speranza occupazionale si è consolidata ma, per essere confermata, richiede un ampliamento di sinergia solidale da parte di tutti i soggetti interessati alla realizzazione del nuovo piano industriale.

Purtroppo, la congiuntura economica sfavorevole continua a produrre i suoi effetti negativi anche nella nostra terra: molte aziende sono in crisi,  aumentano i licenziamenti e il ricorso agli ammortizzatori sociali. Le rappresentanze di alcune di queste Aziende sono qui con noi – Sgl Carbon; Sangemini e altre – accompagnate dalle Autorità istituzionali, dai Sindaci, dalle rappresentanze sindacali e soprattutto dalla folta partecipazione delle nostre parrocchie con tante loro famiglie in affanno economico.

Le comunità parrocchiali, con le aggregazioni ecclesiali, le famiglie e le scuole sono qui per incontrare Pietro che vive in Papa Francesco e dire a Lui che hanno accolto gli stimoli del Suo Magistero di attenzione verso le categorie più disagiate. I nostri Sindaci sanno bene che, alla fine dei guai, la Chiesa non manca mai. Il Fondo di Solidarietà delle Chiese Umbre, i Centri di ascolto e di assistenza della Caritas-San Martino, delle Parrocchie, della San Vincenzo, dell’Unitalsi e di tante altre associazioni caritative di ispirazione cristiana, sono quotidianamente vicine alle famiglie in difficoltà, ai giovani senza lavoro, agli anziani, agli ammalati, ai poveri, che crescono di numero nelle nostre mense gratuite e aperte tutto l’anno.

Grazie ancora Papa Francesco per aver voluto festeggiare con noi il 130° compleanno delle Acciaierie. I ternani sono “gente di pasta buona” e Le vogliono bene. Tutti noi pregheremo per Lei, anche quelli che hanno perso l’abitudine. Dopo aver invocato ieri San Giuseppe lavoratore, oggi chiediamo la Sua Benedizione Apostolica, perché domani – 21 marzo – cominci davvero una nuova primavera dello Spirito. La salutiamo con un forte abbraccio e con il «bacio santo» (Rm 16, 16).

Clicca qui per vedere la fotogallery

 

]]>
Tinarelli e Wojtyla: le parole di mons. Bassetti: la fede in pienezza, fino alla Passione https://www.lavoce.it/tinarelli-e-wojtyla-le-parole-di-mons-bassetti-la-fede-in-pienezza-fino-alla-passione/ Thu, 23 Jan 2014 14:53:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21686 Mons. Bassetti in un momento durante la celebrazione
Mons. Bassetti in un momento durante la celebrazione

La fede vissuta in pienezza e sublimata nella sofferenza: un messaggio forte che è risuonato nella cattedrale di Terni in occasione della concelebrazione conclusiva del pellegrinaggio delle reliquie di Giovanni Paolo II in diocesi. A presiedere la liturgia mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, concelebrata dal vescovo Ernesto Vecchi, i sacerdoti della diocesi e alla presenza delle autorità civili e militari, della rappresentanza regionale dell’Unitalsi, dei Volontari della sofferenza e dei cavalieri dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro.

“Due figure – ha detto mons. Bassetti nell’omelia riferendosi a Giunio Tinarelli e Wojtyla – di uomini e di cristiani esemplari che hanno saputo seguire Cristo nella quotidianità della vita fino all’estrema immolazione sull’altare della sofferenza. Due figure estremamente diverse, ma, nella sostanza, fondamentalmente uguali: entrambi uomini che hanno vissuto in pienezza la fede cristiana e hanno partecipato in modo tutto speciale alla Passione del Signore. Fin da giovane, Wojtyla ha dovuto affrontare lutti e sofferenze. Anche da Papa nessuna umiliazione gli è stata risparmiata, fino al tragico attentato in piazza San Pietro, dal quale si salvò solo per miracolo: era il 13 maggio 1981. Appena qualche mese prima, il 19 marzo 1981, fu pellegrino a Terni. Aveva scelto la data della festa di san Giuseppe, umile lavoratore e padre putativo di Gesù, per venire a visitare e incontrare gli operai delle Acciaierie. E fece riferimento alla bella figura di laico e di sofferente per Cristo che è stato Giunio Tinarelli. Disse il Papa: ‘In questa cattedrale c’è una tomba, sulla quale si legge questa semplice e toccante scritta: Giunio Tinarelli testimone di fede e di amore nella sofferenza’. Giovanni Paolo II e Giunio Tinarelli sono ora nel regno dell’intercessione e della beatitudine. A essi affidiamo le nostre preghiere e suppliche al Dio della misericordia, perché ci conceda di vivere da cristiani autentici, da testimoni viventi dell’Agnello di Dio che si è caricato dei peccati del mondo perché tutti avessimo la vita, una vita nuova, che sarà senza più dolore né lutto”. Nella mattinata è stata celebrata una messa commemorativa dal vescovo Ernesto Vecchi, che ha ricordato anche lui la figura di Tinarelli: “La Chiesa dei santi Valentino, Giovenale e Firmina custodisce tra i suoi tesori di famiglia questa figura laicale esemplare per la sua testimonianza di fede e di amore a Cristo crocifisso. Un laico ternano esemplare, autentico gioiello del nostro prezioso tesoro di santità diocesana. In questo periodo, dunque, siamo esortati a riscoprire il valore spirituale, pastorale e civile della domenica, un itinerario permanente di pedagogia ecclesiale, per la riqualificazione della comunità cristiana, attorno all’eucaristia. In quest’ottica, il laico cattolico è chiamato a riesplorare i fondamenti del proprio ruolo nella Chiesa e nella società”. Dopo la celebrazione è seguita la cerimonia di inaugurazione della targa presso la mensa aziendale dell’Acciaieria a ricordo di quel 19 marzo 1981 quando Giovanni Paolo II pranzò in mensa con gli operai.

]]>
La reliquia di Papa Wojtyla a Terni in onore di Giunio Tinarelli https://www.lavoce.it/la-reliquia-di-papa-wojtyla-a-terni-in-onore-di-giunio-tinarelli/ Thu, 16 Jan 2014 14:16:35 +0000 https://www.lavoce.it/?p=21568 Celebrazione al monastero delle Clarisse con la reliquia
Celebrazione al monastero delle Clarisse con la reliquia

Una folla immensa ha reso omaggio a Giovanni Paolo II, sostando in preghiera davanti al reliquiario che contiene l’ampolla con il suo sangue. Sia a Terni che a Narni e Amelia è stato un continuo pellegrinaggio, a testimonianza di una venerazione sempre viva e forte per il Papa polacco, che sarà canonizzato in aprile. L’iniziativa, organizzata dall’Unitalsi e dal Centro volontari della sofferenza in occasione delle celebrazioni in onore del venerabile Giunio Tinarelli per il 58° anniversario della morte (avvenuta il 14 gennaio 1956), ha voluto unire due testimoni della fede, modelli di santità maturata nella sublimazione della sofferenza nella malattia.

Tanti sono i legami umani e spirituali tra Giunio Tinarelli e Giovanni Paolo II. Innanzi tutto la devozione alla Madonna, che ha avuto un ruolo privilegiato nella spiritualità di Giunio, il quale trovava il suo paradiso nell’andare pellegrino nei santuari mariani, specie in quelli di Lourdes e Loreto. E poi il mondo del lavoro, che Wojtyla conobbe nella sua giovinezza quando era operaio alla Solvey, mentre Giunio Tinarelli, appena quindicenne, andò operaio alle Acciaierie, la stessa fabbrica che Giovanni Paolo II avrebbe visitato il 19 marzo 1981.

In quello storico avvenimento, nel quale per la prima volta un Papa si recava in un grande complesso siderurgico, pranzando nella mensa aziendale insieme alle maestranze, ai dirigenti, ai rappresentanti sindacali, incontrando in cattedrale tanti ammalati assistiti dai membri dell’Unitalsi, Giovanni Paolo II ebbe modo di ricordare il giovane ternano Giunio Tinarelli, testimone di fede e di amore nella sofferenza.

Sabato 18 gennaio alle ore 16 le reliquie saranno nella cattedrale di Terni, dove alle 21 si terrà la veglia di preghiera con il concerto del trio “Laudar Vollio” e il tenore fra’ Alessandro Brustenghi, che eseguiranno brani di antiche laudi medievali sulla storia della salvezza.

Nel pomeriggio di sabato alle 16.30 presso il Museo diocesano di Terni ci sarà l’inaugurazione della mostra fotografica “Giovanni Paolo II a Terni” che ricorda la visita del 19 marzo 1981 che rimarrà aperta nei fine settimana fino al 26 gennaio.

Domenica 19 gennaio nella cattedrale di Terni il vescovo Ernesto Vecchi presiederà la celebrazione alle 10.45, mentre alle 10.30 presso il Museo diocesano si terrà la commemorazione di Tinarelli. Alle ore 12 alla mensa aziendale dell’Acciaieria, la cerimonia per la posa di una targa ricordo della visita di Giovanni Paolo II; seguirà il pranzo comunitario.

Il pellegrinaggio in diocesi delle reliquie di Giovanni Paolo II si concluderà alle ore 16 nella cattedrale di Terni con la solenne celebrazione presieduta da mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve.

]]>
I malati? Né abbandonati né inutili. https://www.lavoce.it/i-malati-ne-abbandonati-ne-inutili/ Thu, 07 Feb 2013 15:04:39 +0000 https://www.lavoce.it/?p=14981  

mani-assistenzaTUTTI GLI ARTICOLI DI QUESTA SETTIMANA

Come accade ogni tre anni, la Giornata del malato sarà in versione speciale, con un grande evento internazionale. Nel suo Messaggio il Papa ricorda alcune persone tra le tante che “nella storia della Chiesa hanno aiutato le persone malate a valorizzare la sofferenza sul piano umano e spirituale”. Tra questi madre Teresa di Calcutta, Raoul Follerau e il fondatore del Centro volontari della sofferenza, mons. Novarese, di cui ci parla un testimone che lo ha conosciuto.

Prossimi a chi soffre, come il Samaritano

Il Buon Samaritano: ‘Va ed anche tu fa lo stesso’” è il tema della 21a Giornata mondiale del malato che verrà celebrata l’11 febbraio presso il santuario di Nostra Signora di Altötting, in Baviera (Germania). “Dalla prima Giornata mondiale del malato celebrata a Lourdes nel 1993 per iniziativa del beato Giovanni Paolo II – ha ricordato mons. Jean-Marie Mupendawatu, segretario del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari – i principali santuari mariani del mondo e alcune città-simbolo sono stati testimoni dell’attenzione della Chiesa per chi soffre”. Tra i luoghi-simbolo scelti nel corso degli anni: Czestochowa (1994), Fatima (1996), Loreto (1998) e poi Sydney (2001), Washington (2003), Adelaide (2006), Seul (2007). “Per volontà di Benedetto XVI – ha aggiunto – dopo Seul, le Giornate mondiali vengono celebrate per due anni consecutivi a livello locale, delle Chiese particolari, riprendendo l’appuntamento mondiale il terzo anno. Così è quest’anno con la Giornata ad Altötting”. In vista dell’appuntamento Benedetto XVI concede l’indulgenza plenaria a quei fedeli che, “con animo veramente pentito e contrito”, dal 7 all’11 febbraio parteciperanno “devotamente a una cerimonia celebrata per impetrare da Dio i propositi della Giornata mondiale del malato e reciteranno il Padre nostro, il Credo e una pia invocazione alla beata Vergine Maria”. Indulgenza plenaria anche ai fedeli che “negli ospedali pubblici o in qualsiasi casa privata assistono caritatevolmente, come il buon samaritano, gli ammalati e, a motivo del loro servizio, non possono partecipare alle funzioni”, se in quei giorni “presteranno generosamente almeno per qualche ora la loro caritatevole assistenza come se lo facessero allo stesso Cristo Signore”. I fedeli, infine, che “per malattia, per età avanzata o per altra simile ragione, sono impediti dal prendere parte alla cerimonia”, otterranno l’indulgenza plenaria purché, “avendo l’animo distaccato da qualsiasi peccato e proponendosi di adempiere non appena possibile le solite condizioni, partecipino spiritualmente alle sacre funzioni” attraverso la tv o la radio, offrendo a Dio “le loro sofferenze fisiche e spirituali”.

Dal messaggio di Benedetto XVI “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” (Lc 10, 37)

George Frederick Watts, “Il buon samaritano” Manchester Art Gallery
George Frederick Watts, “Il buon samaritano” Manchester Art Gallery

Il concilio

“In questa circostanza, mi sento particolarmente vicino a ciascuno di voi, cari ammalati che, nei luoghi di assistenza e di cura o anche a casa, vivete un difficile momento di prova a causa dell’infermità e della sofferenza. A tutti giungano le parole rassicuranti dei Padri del Concilio ecumenico Vaticano II: ‘Non siete né abbandonati, né inutili: voi siete chiamati da Cristo, voi siete la sua trasparente immagine’”.

Il vangelo

Con la parabola del buon samaritano “Gesù vuole far comprendere l’amore profondo di Dio verso ogni essere umano, specialmente quando si trova nella malattia e nel dolore. Ma, allo stesso tempo, con le parole conclusive della parabola del buon samaritano: ‘Va’ e anche tu fa’ lo stesso’ (Lc 10,37), il Signore indica qual è l’atteggiamento che deve avere ogni suo discepolo verso gli altri, particolarmente se bisognosi di cura…

Ciò vale non solo per gli operatori pastorali e sanitari, ma per tutti, anche per lo stesso malato, che può vivere la propria condizione in una prospettiva di fede: ‘Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore’ (Spe salvi, 37)”.

Gesù è colui che “si china, pieno di misericordia, sull’abisso della sofferenza umana, per versare l’olio della consolazione e il vino della speranza”.

Testimoni cristiani che possono essere di esempio

“Vorrei richiamare alcune figure, tra le innumerevoli nella storia della Chiesa, che hanno aiutato le persone malate a valorizzare la sofferenza sul piano umano e spirituale, affinché siano di esempio e di stimolo.

Santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, ‘esperta della scientia amoris’, seppe vivere in unione profonda alla passione di Gesù la malattia che la condusse alla morte attraverso grandi sofferenze.

Il venerabile Luigi Novarese, del quale molti ancora oggi serbano vivo il ricordo, nell’esercizio del suo ministero avvertì in modo particolare l’importanza della preghiera per e con gli ammalati e i sofferenti, che accompagnava spesso nei santuari mariani, in speciale modo alla Grotta di Lourdes.

Mosso dalla carità verso il prossimo, Raoul Follereau ha dedicato la propria vita alla cura delle persone affette dal morbo di Hansen sin nelle aree più remote del pianeta, promuovendo fra l’altro la Giornata mondiale contro la lebbra.

La beata Teresa di Calcutta iniziava sempre la sua giornata incontrando Gesù nell’eucaristia, per uscire poi nelle strade con la corona del rosario in mano ad incontrare e servire il Signore presente nei sofferenti, specialmente in coloro che sono ‘non voluti, non amati, non curati’.

Santa Anna Schäffer di Mindelstetten seppe, anche lei, in modo esemplare unire le proprie sofferenze a quelle di Cristo: ‘Il letto di dolore diventò… cella conventuale e la sofferenza costituì il suo servizio missionario… Confortata dalla Comunione quotidiana, ella diventò un’instancabile strumento di intercessione nella preghiera e un riflesso dell’amore di Dio per molte persone che cercavano il suo consiglio’ (omelia per la canonizzazione, 21 ottobre 2012)”.

 

Giornata malato. Il Papa cita mons. Novarese

Una rivoluzione: il malato non è passivo ma attivo

 

Mons. Luigi Novarese
Mons. Luigi Novarese

Nel suo Messaggio per la 21a Giornata mondiale del malato (vedi qui sopra), Benedetto XVI richiama alcune figure che hanno aiutato le persone malate a valorizzare la sofferenza sul piano umano e spirituale, tra cui il venerabile Luigi Novarese (1914-1984) che il prossimo 11 maggio sarà proclamato beato a Roma, presso la basilica di San Paolo fuori le Mura, dal segretario di Stato card. Tarcisio Bertone. Mons. Novarese è stato un sacerdote che ha portato la rivoluzione nel mondo degli ammalati. Egli sperimentò sulla sua pelle che l’uomo non è una semplice macchina da riparare, che una medicina così concepita non è pienamente umana. Ignora che l’uomo non è soltanto corpo, ma un’entità più complessa: è corpo e anima, materia e psiche. E dunque la cura che porta alla guarigione non può essere che totale e coinvolgere tutto l’uomo. Egli è entrato nella soggettività dell’ammalato e vi ha trovato un atteggiamento di passività e rassegnazione. Per prima cosa, dunque, è intervenuto su quest’atteggiamento. E ha cercato di trasformare l’ammalato da soggetto passivo di pietà da parte di se stesso e degli altri, in soggetto d’azione. In che modo? Spiegandogli che se il corpo è indisposto, lo spirito è attivo, e che la sofferenza vissuta dall’ammalato come condizione penosa e inutile, può diventare un’opportunità di crescita interiore e di salvezza per gli altri. La fede non elude la sofferenza, ma la riempie di significato. Tanti ammalati che hanno conosciuto don Novarese hanno ritrovato dignità umana e cristiana e riscoperto il significato vero della loro esistenza. Tra questi il venerabile Giunio Tinarelli di Terni, del quale è in corso la causa di beatificazione. È significativo pertanto il richiamo di Benedetto XVI alla figura di mons. Luigi Novarese “del quale molti ancora oggi serbano vivo il ricordo”. Io stesso, aderente al Cvs dal 1965, l’ho conosciuto e collaborato con lui in più occasioni.

Il carisma di mons. Novarese

A soli 9 anni Luigi Novarese scopre di avere un male che lo porta da un ospedale all’altro, fino al momento in cui i medici escludono ogni possibile guarigione dalla coxite tubercolare. Ma egli guarisce per intercessione di san Giovanni Bosco e di Maria Ausiliatrice, e nasce in lui il desiderio di dedicare la vita agli ammalati. Entra seminarista presso l’Almo collegio Capranica di Roma e viene ordinato sacerdote. Il 1° maggio 1942, su invito di mons. Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato vaticana e futuro papa Paolo VI, inizia a lavorare presso la Segreteria di Stato della Santa Sede, dove rimarrà fino al 12 maggio 1970 per passare poi alle dipendenze della Conferenza episcopale italiana per occuparsi di pastorale sanitaria, diventando il primo “ordinario ospedaliero” nazionale. Il 17 maggio 1943, per venire in aiuto ai preti infermi, feriti o in gravi condizioni economiche a causa della guerra, don Novarese fonda la Lega sacerdotale mariana. Quattro anni dopo, il 17 marzo 1947 dà l’avvio al Centro volontari della sofferenza, l’associazione nella quale egli insegna agli ammalati a pensare in modo nuovo se stessi e la malattia. Nel 1950 tiene a battesimo i Silenziosi operai della croce, un’associazione di anime consacrate – uomini e donne, sacerdoti e laici, sani e ammalati – impegnate a illuminare i sofferenti sul senso cristiano del dolore e a sostenerli attraverso opere assistenziali e di recupero professionale. Consapevole dell’importanza della dimensione spirituale in rapporto alla malattia, decide la costruzione della Casa “Cuore Immacolato di Maria” a Re. Inaugurata il 23 maggio 1960, ospita ogni anno i corsi di esercizi spirituali per ammalati. Nel 1952 crea la quarta associazione, i Fratelli e Sorelle degli ammalati, persone sane che si inseriscono nell’apostolato del malato condividendo lo stesso programma spirituale e sostenendolo nelle sue necessità. Oggi la grande famiglia del Cvs è una realtà presente in molte nazioni, che confluisce in un unico soggetto: la Confederazione internazionale Cvs, approvata nel 2004 dal Pontificio consiglio dei laici.

Pasquale Caracciolo,
segretario regionale Cvs

]]>
Borgo Bovio onora Tinarelli https://www.lavoce.it/borgo-bovio-onora-tinarelli-3/ Thu, 26 Jan 2012 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=812 La piazza antistante la nuova chiesa di Santa Maria della Misericordia a Borgo Bovio porta il nome di un giovane ternano, molto conosciuto ed oggi venerabile: Giunio Tinarelli. Di questo operaio delle Acciaierie, che distano poche centinaia di metri dalla chiesa, di questo operaio della “croce” e dell’amore la chiesa di Borgo Bovio conserva anche una raffigurazione nella parte bassa dell’aula sacra, un dipinto monocromatico ad olio che lo vede disteso sul suo letto a causa dell’immobilità provocata dalla malattia sullo sfondo delle Acciaierie, dipinto che è parte di un ciclo pittorico che illustra le Sette opere di misericordia corporale, tutte attualizzate nel ritrarre testimoni del nostro tempo. In occasione delle celebrazioni per i 100 anni dalla nascita di Giunio Tinarelli e i 150 anni dalla morte di San Gabriele dell’addolorata, si è tenuta la cerimonia di dedicazione alla presenza delle autorità civili e religiose, dei rappresentanti dell’Unitalsi e del Cvs e tanti fedeli. “Un uomo che si è lasciato travolgere dall’amore e che ha saputo, con generosità, donarlo a coloro che gli erano vicini anche nella sua immobilità fisica provocata da una grave malattia”. Con questa immagine forte e viva, il vescovo mons. Paglia ha ricordato Giunio Tinarelli, un giovane felice, allegro, che viveva la sua vita con una gioia contagiosa. Era una persona ricca di una fede incrollabile, esaltata ancora di più nella malattia e nella sofferenza che lo portò alla morte a soli 44 anni. “Il suo è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza – ha ricordato mons. Paglia. – È stata questa la vocazione che ha segnato la sua vita e la sua testimonianza, prima come operaio delle Acciaierie, di un giovane sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio della parrocchia del Duomo, e poi nella malattia che lo colpì appena ventenne”. La poliartrite anchilosante e spondilite, questa la grave patologia che colpì il giovane Giunio, non gli consentirono più alcun movimento, ma non gli impedirono di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes, Oropa, Re con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Ed una lampada in acciaio a forma d’incudine dono della ThyssenKrupp, con raffigurato un martello simbolo del lavoro in fabbrica e una penna simbolo dell’apostolato per i malati, arde in duomo sulla tomba del venerabile ternano.

]]>
Luogo ricco d’arte e santità https://www.lavoce.it/luogo-ricco-darte-e-santita/ Thu, 09 Dec 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8983 Con la sistemazione del sagrato, dotato di una nuova pavimentazione e una scalinata che conduce all’ingresso della chiesa, e con i lavori di urbanizzazione eseguiti con il contributo del Comune di Terni, la nuova chiesa di Santa Maria della Misericordia a Borgo Bovio è stata completata. Sul sagrato è stata posta una croce di 3 metri in ferro realizzata dall’artista Bruno Ceccobelli. Sono stati inoltre completati gli arredi interni con la definitiva sistemazione dell’altare maggiore, dell’ambone, fonte battesimale, abside con una scultura in acciaio che raffigura la vite e i tralci, tutte opere realizzate da Ceccobelli con lamine di acciaio che la ThyssenKrupp ha voluto donare alla chiesa ternana che si trova nei pressi dell’Ast, in una zona dove vivono e hanno vissuto tanti operai dell’acciaieria. È stato il vescovo Paglia, alla presenza delle autorità cittadine, a benedire le nuove strutture che completano un progetto che il parroco padre Agostino Ortenzi dei Frati minori (cui è affidata la parrocchia) e i tanti fedeli hanno sostenuto con impegno e tenacia, realizzata anche grazie al contributo dell’8 per mille. La nuova chiesa è costituita da un’aula sacra a forma semicircolare con transetto ed abside, della superficie di circa mq 550, preceduta da un portico con andamento leggermente obliquo. Nella parte destra si trova un’altra cappella semicircolare per le celebrazioni feriali. La forma dell’aula, generata geometricamente da una serie di archi con centro nell’altare, si conclude con il semicerchio del presbiterio. Le decorazioni e le pitture interne sono state realizzate dal pittore Ricardo Cinalli, con una serie di dipinti ad olio su parete ispirati alle Opere di misericordia, tutte attualizzate nel ritrarre testimoni del nostro tempo, tra i quali spicca la figura del servo di Dio Giunio Tinarelli sullo sfondo delle acciaierie di Terni. Nella parte sovrastante la porta centrale domina una grande figura di Maria, eterea nella sua ampia e leggera veste che copre l’intero spazio frontale dell’aula sacra. Nella cappella feriale della Carità, l’artista Cinalli ha dipinto i ritratti di personaggi che, in diverso modo e secondo un proprio carisma, con le loro opere e predicazioni, hanno vissuto fino in fondo il Vangelo dell’amore e la carità verso gli altri. Tra essi Papa Giovanni XXIII nella visita al carcere di Regina Coeli, don Andrea Santoro ucciso in Turchia, mons. Oscar Romero il vescovo di San Salvador ucciso sull’altare, padre Giuseppe Puglisi sacerdote di Palermo ucciso dalla mafia, Madre Teresa di Calcutta, san Vincenzo de’ Paoli che abbraccia i poveri.

]]>
Riconosciute le virtù eroiche del loro fondatore mons. Luigi Novarese https://www.lavoce.it/riconosciute-le-virtu-eroiche-del-loro-fondatore-mons-luigi-novarese/ Thu, 01 Apr 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8354 Come Centro volontari della sofferenza, siamo lieti di partecipare a tutta la comunità umbra la nostra gioia per il riconoscimento, il 27 marzo, delle virtù eroiche del nostro fondatore mons. Luigi Novarese. Che si unisce così – negli onori della Chiesa – a Giunio Tinarelli che fu tra i primi Silenziosi Operai della Croce dell’Umbria. Il riconoscimento della vita e virtù eroiche di mons. Novarese ci esortano a ringraziare il Signore per il grande dono che è stato la singolare ricchezza spirituale e pastorale, scaturita dal cuore, dalla vita e dal ministero di questo insigne apostolo dei sofferenti. L’esempio luminoso della vita di mons. Novarese, le linee limpide del suo insegnamento e le proposte forti dei suoi orientamenti pastorali, sono un dono tuttora vivo e stimolante per ripensare la vocazione e la missione dei sofferenti nell’agire ecclesiale. Mons. Luigi Novarese, sacerdote “fedele e innovatore”, è stato un grande uomo di fede: ha maturato questa fede grazie ad un discernimento vocazionale che l’ha portato a diventare sacerdote attraverso un cammino provato dalla sofferenza. In conseguenza ad una caduta, all’età di 9 anni si ammalò di una coxite tubercolare con numerosi ascessi. All’età di 17 anni ricevette la grazia della guarigione, per intercessione di Maria Ausiliatrice e di don Bosco. Si era promesso al servizio generoso verso i sofferenti come medico, ma con la prova della perdita anche della mamma, si chiese: “E se il Signore mi volesse sacerdote? Non potrei aiutare i malati in modo più integrale?”. Sottopose al suo padre spirituale queste domande, che confusamente animavano la sua ricerca del progetto di Dio. Padre Ferro gli rispose: “Sai, ti stavo aspettando!”. Cominciò a porre l’attenzione alla persona del sofferente, ad ascoltare la sua “voce” per poi elaborare un progetto di sviluppo integrale del sofferente, perché fosse “soggetto attivo” nel proprio ambiente di vita: familiare, ecclesiale e sociale. L’obiettivo principale dell’apostolato iniziato da mons. Novarese è quello di riconoscere che la persona sofferente e il disabile non sono un problema, ma una risorsa. Per la persona sofferente, ed il disabile in particolare, non si propone semplicemente l’ideale dell’assistenza e del primo soccorso ma, addirittura, l’ideale della riabilitazione e della restituzione psicologica, sociale e spirituale del soggetto nel proprio ambiente di vita. Il contributo di mons. Novarese è stato anche determinante per la lettera apostolica Salvifici doloris di Giovanni Paolo II sul senso cristiano della sofferenza umana. Il Papa, incontrando il Centro volontari della sofferenza, non esitò a definirlo come l’attuazione di questa lettera: “In occasione dell’Anno santo della Redenzione, io stesso ho voluto offrire alla Chiesa, con la lettera apostolica Salvifici doloris, una meditazione sul valore salvifico del dolore umano, e vi sono riconoscente perché avete contribuito a diffondere questo messaggio, oltre che con le parole, con la silenziosa testimonianza della vostra esistenza… Contiamo su di voi per insegnare al mondo intero che cos’è l’amore. Uno dei fondamentali obiettivi di questa rinnovata ed intensificata azione pastorale, che non può non coinvolgere e in modo coordinato tutte le componenti della comunità ecclesiale, è di considerare il malato, il portatore di handicap, il sofferente, non semplicemente come termine dell’amore e del servizio della Chiesa, bensì come soggetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione e di salvezza” (Giovanni Paolo II al Centro volontari della sofferenza in occasione del 50° di fondazione, 6 settembre 1997).

]]>
“Mio padre medico andò a trovarlo, poi disse: Ho visitato un santo” https://www.lavoce.it/mio-padre-medico-ando-a-trovarlo-poi-disse-ho-visitato-un-santo/ Thu, 14 Jan 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8133 “Il più ternano dei santi, il più santo dei ternani”. Questa espressione, parafrasando e modificando da “italiano” a “ternano” quanto detto da Pio XI per san Francesco, mi è venuta alla mente apprendendo la dichiarazione di venerabile pronunciata dalla Congregazione dei santi ed approvata da Benedetto XVI per Giunio Tinarelli. Certo, questa espressione è un po’ anticipata perché sarà totalmente piena quando Giunio sarà proclamato beato; dovrà verificarsi un miracolo acclarato, ma fin da ora possiamo chiedere l’intercessione di Giunio presso Dio Padre per le nostre richieste. Ternano verace è Giunio: nato e vissuto a Terni, per i pochissimi anni della sua validità fisica è stato operaio alle Acciaierie, stabilimento che per più di un secolo si è identificato con la città e viceversa. Non ho conosciuto direttamente Giunio: la prima vera conoscenza, peraltro indiretta, l’ho avuta nel 1969 quando ho partecipato, 13 anni dopo la morte, alla traslazione della salma dal cimitero alla cattedrale: una grande folla di fedeli, più di cinquemila, vi ha partecipato. Ho avuto quel giorno l’immediata percezione di chi fosse per i ternani Giunio Tinarelli: un santo. Nulla di straordinario aveva fatto, ma tutta la sua vita di “operaio della croce” è stata straordinaria perché vissuta in piena unione con il Cristo in accettazione totale della volontà di Dio. Per la prima volta ho udito parlare di Giunio da mio padre medico che era stato chiamato a visitarlo in sostituzione del medico curante. Mio padre tornò a casa, dopo quella unica visita, emozionato sia per la straordinaria gravità del male che aveva colpito Giunio e sia per la serenità di quel malato. E papà disse che aveva visitato “un santo”. È importante quel che mons. Novarese. assistente dei “Silenziosi operai della croce” scrisse tempo fa su Giunio: “Per scoprire le altezze spirituali da lui raggiunte è necessario considerare l’ambiente in cui è vissuto, la sua guida spirituale e l’attuazione del suo piano vocazionale”. E più avanti aggiunge: “Giunio frequentò sin da bambino l’oratorio. Don Peppino fu la sua naturale guida, e Giunio aprì la sua anima ai primi incontri con Dio con un tale grande e sperimentato maestro”. Ecco il luogo e le condizioni in cui Giunio Tinarelli scoprì la fede ed in essa fu formato. A quell’epoca era fiorente l’Azione Cattolica e so che Giunio ne fu un iscritto. Intensifichiamo le preghiere perché Giunio possa essere beatificato al più presto.

]]>
Giunio Tinarelli è stato dichiarato venerabile https://www.lavoce.it/giunio-tinarelli-e-stato-dichiarato-venerabile/ Thu, 14 Jan 2010 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8134 La diocesi festeggia in modo solenne la proclamazione a venerabile di Giunio Tinarelli, ternano, ex operaio delle Acciaierie, oggi primo dell’Unitalsi sulla via della santità. Festeggia in memoria della grande devozione che Tinarelli aveva per la Madonna e le tante visite che lo stesso Giunio, malato, fece ai santuari mariani con i pellegrinaggi a Loreto e Lourdes. Festeggiamenti organizzati dall’Unitalsi di Terni e dal Centro volontari della sofferenza, che vedranno in città la presenza della statua della Madonna di Loreto dal 15 al 17 gennaio, a cominciare nella mattinata di venerdì con la visita al carcere e al monastero delle Clarisse di Colleluna e quindi alla chiesa di S. Maria della Misericordia a Borgo Bovio. Alle ore 16 l’effigie della Madonna sarà accolta in piazza della Repubblica da dove, in processione, raggiungerà la cattedrale per la veglia di preghiera presieduta dall’arcivescovo di Loreto, mons. Giovanni Tonucci, alle ore 21. Sabato 16 gennaio la statua sarà portata in visita ai malati in ospedale, mentre nel pomeriggio alle ore 17.30 al Museo diocesano si terrà un convengo sul tema “Handicap e famiglia”. Infine, domenica 17 gennaio la statua della Vergine lauretana sarà in cattedrale dove alle 16 si terrà la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Comastri. Il grande amore per Maria sostenne sempre Giunio nella sua malattia facendo della sua condizione non una sconfitta ma un impegno nell’apostolato della sofferenza e per gli altri malati. Giunio Tinarelli, che morì ad appena 44 anni di cui venti trascorsi nell’immobilità, è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, di una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Morì nel 1956 e un anno dopo Pio XII, parlando ai rappresentanti del Centro volontari della sofferenza, ricordò “quell’operaio delle Acciaierie di Terni morto in concetto di santità”. Dopo 13 anni, nel novembre 1967 la salma di Tinarelli dal cimitero venne traslata in cattedrale in una giornata che in molti a Terni ancora ricordano per la grande folla che accompagnò il corteo lungo il tragitto. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri.

]]>
Per forgiare cuori nuovi https://www.lavoce.it/per-forgiare-cuori-nuovi/ Tue, 22 Dec 2009 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=8121 Il Natale torna in fabbrica per la tradizionale celebrazione, che il vescovo Vincenzo Paglia ha presieduto all’interno del reparto della Società delle Fucine nel complesso industriale della Thyssen Krupp – Acciai speciali Terni, alla presenza dell’amministratore delegato Harald Espenhahn, delle autorità cittadine, di numerosi dipendenti dell’Ast e dei loro familiari, uniti a quelli di Diego Bianchina, l’operaio deceduto a causa delle esalazioni di gas tossici lo scorso 1° dicembre. “Celebriamo qui la messa di Natale – ha esordito il Vescovo nella sua omelia – perché Gesù viene a nascere qui, non solo nelle chiese, ma anche in fabbrica, accanto alle linee e al forno, sugli autotreni e sulle gru. Nulla di quello che accade qui dentro gli è estraneo, nulla di quel che qui avviene gli è indifferente”. Il luogo del lavoro diventa come una grande mangiatoia dove si rinnova un Mistero in grado di cambiare i cuori. “Il Natale – ha aggiunto il Vescovo – potremmo paragonarlo all’opera di trasformazione dei ferri vecchi, che vengono lavorati fino ad essere trasformati per diventare quel metallo prezioso che è l’acciaio. Il Natale è l’energia che deve cambiare il nostro cuore, perché venga lavorato come avete lavorato questo altare in acciaio con passione, dedizione e impegno. Come le vostre mani, la vostra intelligenza è tutta tesa a plasmare e trasformare un metallo, tanto più le nostre mani e la nostra intelligenza devono trasformare il cuore per i nostri bambini che debbono crescere in un mondo dove c’è più amore, in famiglie dove la serenità, per quanto possibile, ci sia tutti i giorni”. E dalla fabbrica il Vescovo lancia un monito per la crescente solitudine e per le difficoltà di rapporti tra le persone, perché anche nella fabbrica ci sia una serena convivenza. L’augurio di mons. Paglia è quello che tutti siano “operai di un nuovo amore, di una nuova fraternità e solidarietà tra tutti. Un amore inossidabile come l’acciaio che qui viene prodotto, che porti a vivere un Natale di rinnovamento, di serenità che può essere a volte ferita” da quelli che lo stesso presule ha definito “incidenti del cuore”, incidenti nei rapporti tra le persone che piegano relazioni durevoli. Una solidarietà che dalla fabbrica giunge in cattedrale per il pranzo di Natale con i poveri e con le tante altre iniziative del Natale amico in diocesi. Acciaieria e cattedrale, due luoghi che hanno segnato la vita di un operaio ternano in questi giorni dichiarato venerabile per la sua santità di vita: Giunio Tinarelli, primo venerabile dell’Unitalsi. L’annuncio è stato dato dallo stesso mons. Paglia nel corso della celebrazione in Acciaieria, mentre il 15, 16, 17 gennaio l’Unitalsi di Terni si ritroverà in preghiera accanto all’effigie della Madonna di Loreto che sarà a Terni in visita in diversi luoghi simbolo della città, dall’Acciaieria, all’ospedale, alla cattedrale, al carcere. Un incontro per celebrare l’importante avvenimento che riconosce le virtù di un giovane che ha saputo essere apostolo della sofferenza e della fede, pur completamente immobile nel suo letto a causa della grave infermità che lo ha colpito in giovane età. Da quel letto la testimonianza serena di Giunio Tinarelli ha superato ogni barriera.

]]>
Ricardo Cinalli dipinge le opere di misericordia https://www.lavoce.it/ricardo-cinalli-dipinge-le-opere-di-misericordia/ Thu, 17 Jul 2008 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6834 Le attività per la realizzazione delle nuove chiese in diocesi proseguiranno anche nel periodo estivo nella chiesa di Santa Maria della Misericordia a Borgo Bovio di Terni. Dopo il completamento della struttura architettonica dell’aula sacra semicircolare e del portico esterno, su progetto dell’architetto Tordelli, si è passati alla parte decorativa e artistica che è curata dal pittore argentino Ricardo Cinalli, autore del grande dipinto della controfacciata della cattedrale di Terni. L’artista, in questi giorni, sta completando la realizzazione di una serie di dipinti ad olio su parete ispirati alle opere di misericordia. Dipinti che, oltre ad avere un’importante valore artistico, assumono anche una grande valenza catechetica e di attualità del messaggio evangelico, che nella forma artistica trova così una delle espressioni di fede legate alla bellezza dell’opera d’arte. Già visibili nella parte bassa dell’aula sacra i dipinti monocromatici ad olio che, con tratti decisi e incisivi, raffigurano le sette opere di misericordia corporale, tutte attualizzate nel ritrarre testimoni del nostro tempo tra i quali spicca la figura del servo di Dio Giunio Tinarelli sullo sfondo delle acciaierie di Terni. Nella parte sovrastante la porta centrale domina una grande figura di Maria, eterea nella sua ampia e leggera veste che copre l’intero spazio frontale dell’aula sacra. Nel lato destro della chiesa si trova invece la cappella feriale della carità, nella quale l’artista Cinalli sta completando i dipinti ad olio su parete, policromi, dei ritratti di personaggi che, in diverso modo e secondo un proprio carisma, con le loro opere e predicazioni, hanno vissuto fino in fondo il vangelo dell’amore e la carità verso gli altri. Tra i tanti personaggi raffigurati si notano Papa Giovanni XXIII nella visita al carcere di Regina Coeli, don Andrea Santoro ucciso in Turchia, mons. Oscar Romero, il vescovo di San Salvador ucciso sull’altare, padre Giuseppe Puglisi, sacerdote di Palermo ucciso dalla mafia, Madre Teresa di Calcutta che abbraccia i poveri, e san Vincenzo de’ Paoli, fondatore di diverse congregazioni caritative, ma anche Padri della Chiesa che hanno lasciato nei loro scritti indelebili testimonianze sulla carità.

]]>
Santificazione universale https://www.lavoce.it/santificazione-universale/ Thu, 25 Oct 2007 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=6217 In questi giorni si celebra in in tutta la Chiesa la solennità di Tutti i santi. Di tutti. Non solo e non tanto di quelli proclamati tali dai Papi e messi nell’elenco (canonizzati, posti nel canone cioè) ed anche nel calendario liturgico, ma di quanti, innumerevoli, sono stati (o sono) veramente santi, forse nascosti o anonimi, non di rado incompresi. I santi, tutti – si sa -, sono dono di Dio, sono modelli, sono intercessori. La festa di questi giorni, più specificamente, è stata proclamata dalla Chiesa italiana Giornata della santificazione universale, alla quale quest’anno è stato dato il titolo: ‘La Chiesa madre di santi’. È infatti nella Chiesa, visibile o invisibile, che la persona umana accoglie la grazia di Dio e la lascia crescere in sé, legandosi sempre di più al Signore, ponendola e ponendosi a servizio degli altri. Ma di solito ci si accosta al tema della chiamata alla santità con un tal quale senso di massimalismo, quasi fosse un mondo utopico di sogno o come particolarissima eccezionalità. Tutti, tutti siamo chiamati alla santità: certamente secondo la situazione personale di ciascuno, ma senza pensare che la santità consista nel compiere opere eccezionali. Questa santità è appropriato chiamarla santità della quotidianità (non in un senso riduttivo, s’intende). Tanti ricorderanno l’insegnamento della ‘piccola via’ di santa Teresina o della Filotea di san Francesco di Sales. I bambini – santi come bambini, s’intende -: Nemorina Meo di Roma, morta a sette anni, di cui è in corso il processo di beatificazione. I giovani, che aspirano con entusiasmo a cose grandi: Pina Suriano di Monreale e Alberto Marvelli di Rimini. Gli anziani, per i quali è il momento della preghiera contemplativa. Nella famiglia (gli sposi, i genitori, i figli – la famiglia Chiesa domestica): i coniugi Beltrame Quattrocchi di Roma. Nel lavoro e nella professione, che è fatica, ma servizio alla propria famiglia e alla società: Tinarelli a Terni, Moscati a Napoli. Nella scuola e nella cultura, nell’impegno sociale e nella politica: La Pira a Firenze. Nella festa, nel tempo libero, nel piacere, nella gioia. La santità nella salute, e in particolare nella malattia, nel dolore, nel lutto, nell’emarginazione, nel carcere, nell’esilio. Certamente la santità trova un luogo speciale nella vita consacrata coi valori evangelici della povertà radicale, nella verginità per il Regno, nell’obbedienza evangelica. In quanti sono ordinati nel sacramento del diaconato, del presbiterato, dell’episcopato; però non si dimentichi che povertà, castità, obbedienza sono valori evangelici validi per tutti, e così la partecipazione all’impegno pastorale è invito rivolto a tutti. La santità cresce nella preghiera e nella liturgia, nella catechesi e nell’approfondimento della fede, nelle opere di carità. Ma indubbiamente la santità ha come fari che ci orientano i santi canonizzati, posti dalla Chiesa stessa come modelli. Eminente stella che illumina e riscalda e invita alla santità è Maria santissima, immacolata, corredentrice, assunta. La Chiesa allora, certo, è madre di santi, e la Chiesa diviene effettivamente santa.

]]>
Amore travolgente https://www.lavoce.it/amore-travolgente/ Thu, 30 Nov 2006 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=5553 ‘Un uomo che si è lasciato travolgere dall’amore e che ha saputo, con generosità, donarlo a coloro che gli erano vicini, anche nella sua immobilità fisica provocata da una grave malattia’. Con questa immagine forte e viva, il vescovo mons. Paglia ha ricordato Giunio Tinarelli nel corso della celebrazione che ha presieduto, a conclusione della giornata di riflessione, preghiera e condivisione fraterna, nell’anniversario della traslazione del servo di Dio Giunio Tinarelli, organizzata dall’Unitalsi, dal Centro volontari della sofferenza e dall’ufficio diocesano per la Pastorale della salute. Giunio Tinarelli era felice, allegro, viveva la sua vita con una gioia contagiosa. La gente non riusciva a capire da dove gli venisse quell’energia travolgente: non si poteva far altro che sentirla, goderla, farla propria, lasciarsi contagiare. Era una persona ricca di una fede incrollabile, esaltata ancora di più nella malattia e nella sofferenza che lo portò alla morte a soli 44 anni. ‘Il suo è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza – ha ricordato mons. Paglia. – È stata questa la vocazione che ha segnato la sua vita e la sua testimonianza, prima come operaio delle Acciaierie, di un giovane sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio della parrocchia del Duomo, e poi nella malattia che lo colpì appena ventenne’. La poliartrite anchilosante e spondilite (questa la grave patologia che colpì il giovane Giunio) non gli consentirono più alcun movimento, ma non gli impedirono di essere ‘operaio’ nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes, Oropa, Re, con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità sta nell’essere partecipi dell’amore del Signore, che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri. E gli amici dell’Unitalsi e del Centro volontari della sofferenza portano sempre nella loro opera verso i malati e i sofferenti l’esempio di Giunio, cercando di dare lo stesso conforto e serenità che lui riusciva a comunicare dal suo letto con gli occhi e il sorriso.

]]>
Esempio trascinante https://www.lavoce.it/esempio-trascinante/ Thu, 25 Nov 2004 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=4175 Nel XXXV anniversario della traslazione della salma al duomo di Terni del servo di Dio Giunio Tinarelli l’Unitalsi di Terni lo ha ricordato con l’assemblea annuale e con una celebrazione eucaristica presieduta dal vicario generale mons. Antonio Maniero. Nell’occasione è stato distribuito un agile volume preparato da mons. Antonio Marchetti dal titolo Il servo di Dio Giunio Tinarelli segno splendente ed attraente della città dell’acciaio che ritrae la figura del giovane ternano nel contesto sociale e lavorativo del tempo. Servo di Dio perché è terminata da alcuni anni la fase diocesana del processo di beatificazione i cui atti si trovano ora a Roma, in Vaticano, in attesa di un miracolo constatato che possa portare alla fase finale. È certo che il ricordo di Giunio, morto nel 1956, non si affievolisce con l’andar del tempo, anzi si fortifica sempre più. Nell’incontro che ha preceduto la celebrazione eucaristica, la figura di Giunio è stata inquadrata nel suo tempo: sull’influenza dell’educazione cristiana ricevuta nell’oratorio di don Peppino (che poi è stato direttore spirituale di Giunio fino alla fine) ha parlato Nicola Molè; sulla testimonianza di Giunio quale dipendente delle Acciaierie nell’arco di poco più di un decennio ha parlato don Fernando Benigni. E a seguire Raffaele Natini, medico dell’Unitalsi, che ha illustrato le conseguenze della malattia su di una persona, mentre mons. Tonino Giorgini del Centro volontari della sofferenza ha ricordato l’atteggiamento di Giunio di fronte al dolore e all’immobilità fisica. È stata una relazione sulla spiritualità della Croce e di come Giunio Tinarelli abbia sopportato il dolore e la sofferenza con fede e coraggio in unione al Cristo. È balzata a tutto tondo la santità, non ancora ufficialmente riconosciuta, di Giunio Tinarelli attraverso i suoi scritti e le testimonianze nel processo canonico di chi l’ha conosciuto. “È una ricchezza spirituale, un esempio trascinante, un testimone dei valori veri”, ha detto il vicesindaco Feliciano Polli, presente all’incontro. Hanno portato un saluto la responsabile del Cvs di Terni, signora Diamanti, ed il presidente regionale Unitalsi della Puglia in rappresentanza del Presidente nazionale. La conclusione a mons. Marchetti, postulatore della causa nella fase diocesana: “ricordando Giunio Tinarelli teniamolo come esempio di cuore generosamente aperto a Dio e ai fratelli. L’uomo della preghiera vissuta nel silenzio, con il corpo immobile ma l’anima vibrante, ricordando le parole e il sorriso intelligente. Siamo rimasti orfani di un profeta di speranza”.

]]>
Paglia: “vorrei fosse un treno di preghiera per la pace” https://www.lavoce.it/paglia-vorrei-fosse-un-treno-di-preghiera-per-la-pace/ Thu, 20 Jun 2002 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2509 A Lourdes dal 21 al 27 giugno il pellegrinaggio regionale Unitalsi

Venerdì due treni partono da Terni e da Perugia con 1300 pellegrini diretti a Lourdes. Malati, Sorelle di carità, barellieri (volontari che si offrono per assistere e trasportare i malati), accompagnatori, avranno come compagno e guida del viaggio il vescovo di Terni – Narni – Amelia, mons.Vincenzo Paglia, che si fa pellegrino con i suoi fedeli: circa 600 della sua diocesi e gli altri provenienti da tutta l’Umbria, secondo la tradizione Unitalsi che fa in modo che ogni anno una diocesi sia protagonista del pellegrinaggio. Con loro viaggia Elisabetta, collaboratrice di questo giornale. Con il suo aiuto nel prossimo numero racconteremo di questa esperienza.

Il saluto di mons. Paglia ai pellegrini

Sorelle e fratelli carissimi, mentre ci accingiamo a intraprendere il nostro pellegrinaggio a Lourdes, sono lieto di porgere a voi tutti il mio saluto e il mio augurio perché questi giorni siano per noi tutti un momento di grazia e di edificazione. Ogni pellegrinaggio ha il suo valore e il suo senso. E quelli di voi che lo hanno già compiuto altre volte (penso a tutti i collaboratori dell’Unitalsi che vorrei pubblicamente ringraziare), lo hanno sperimentato personalmente. Ma quello di questo anno penso abbia un particolare significato. È il primo pellegrinaggio dell’Umbria dopo la tragedia dell’11 settembre e avviene dopo l’incontro di preghiera per la pace che il Papa, Giovanni Paolo II, ha fatto ad Assisi il 24 gennaio scorso.

Stiamo assistendo ancora a giorni drammatici per il mondo e per la Terra Santa. Vorremmo partire dall’Umbria andando verso Lourdes avendo davanti agli occhi l’immagine di quel giorno di Assisi piena di speranza. Ricordate tutti: abbiamo accolto i pellegrini di pace che passavano nelle nostre stazioni ferroviarie e li abbiamo salutati con grande gioia e affetto.

Oggi partiamo per recarci al santuario di Lourdes dove Maria, già tanti anni fa, chiedeva alla giovane Bernadette Soubirous di pregare per la pace. Sì, vorrei che il nostro treno fosse un treno di preghiera per la pace, soprattutto per la pace in Terra Santa. È il treno dell’Umbria, è il treno dello “Spirito di Assisi” che si fa pellegrino per le città italiane e francesi sino a giungere a quella grotta da dove ancora oggi sgorga speranza di forza e di guarigione.

Noi tutti, malati e sani, giovani e adulti, uomini e donne, ci facciamo pellegrini di pace e di preghiera. Certo pregheremo per noi, per le nostre famiglie e per le nostre chiese diocesane, ma soprattutto invocheremo la pace per la terra di Gesù e di Maria, degli apostoli e della prima comunità cristiana da cui abbiamo ricevuto la fede. Care sorelle e cari fratelli, buon viaggio. Sono certo che questo nostro pellegrinaggio porterà frutti per tutti, per le nostre diocesi e per il mondo. E il Signore benedica la nostra partenza.

Tra i tanti volontari Unitalsi il ternano Giunio Tinarelli: L’umbria fece il primo “treno bianco” nel 1951

Nella nostra regione l’Unitalsi ha iniziato il suo cammino nel 1937, con la contessa Angelica Faina che compì il primo pellegrinaggio a Loreto. Sarà proprio la contessa Faina insieme al fratello Mauro e alla sorella Camilla la fondatrice della sezione umbra Unitalsi.

Nel 1951, a sette anni dal centenario delle apparizioni dall’Umbria partì il primo treno bianco. Erano allora pellegrinaggi “eroici”: i treni con la locomotiva a carbone, le ore di viaggio circa 30. In genere in una stazione francese dove la sosta era di qualche ora, veniva allestito un altare lungo i binari e dai finestrini i malati che potevano, assistevano alla messa. Arrivati a Lourdes, neri per il fumo della locomotiva cominciava il grande lavoro della sistemazione.

La gioia di poter poi raggiungere la Grotta ci compensava della grande fatica sostenuta. Nella memoria passano i volti cari che hanno speso la vita per l’Associazione e per dare ai malati la gioia di un’esperienza unica. Sono i volti di tante sorelle di carità, di tanti barellieri giovani e meno giovani, di tanti fratelli disabili e malati e di tanti pellegrini che hanno condiviso con noi l’avventura del pellegrinaggio.

Tra i tanti non possiamo dimenticare il giovane operaio della Terni, Giunio Tinarelli, cofondatore dell’Unitalsi della sua città, eroica vittima di un male misterioso che lo ha inchiodato per 18 anni ad una barella. Prossimamente verrà aperta la causa di beatificazione. Ma insieme a lui l’Unitalsi umbra esprime tutta la sua gratitudine per quanti hanno dato generosamente e nascostamente la vita al servizio dei fratelli.

]]>
La figura di Giunio Tinarelli sarà ricordata all’Ast di Terni https://www.lavoce.it/la-figura-di-giunio-tinarelli-sara-ricordata-allast-di-terni/ Thu, 15 Nov 2001 22:00:00 +0000 https://www.lavoce.it/?p=2070 In occasione del XXXII Anniversario della Traslazione in Duomo dei resti mortali del servo di Dio Giunio Tinarelli, l’Unitalsi ternana unitamente al Centro volontari della Sofferenza, per il patrocinio della diocesi e del Comune di Terni, hanno allestito un programma celebrativo che, a differenza degli anni passati, riporta idealmente il nostro Giunio nell’ambito delle acciaierie dove visse come operaio sino all’aggravarsi della sua malattia che lo vedrà inchiodato nel suo lettuccio per oltre 20 anni.

Giunio amava il suo lavoro e era orgoglioso di appartenere a quella grande schiera di operai e tecnici che hanno formato la storia di Terni per oltre un secolo. Fu grande il dolore di Giunio quando, forzatamente, dovette abbandonare il reparto “bulloneria” e i compagni di lavoro. Da allora la sua cameretta in via S. Angelo da Flumine e il suo lettuccio ortopedico divennero la sua nuova “officina” e il suo nuovo “bancone” da lavoro.

Il programma delle celebrazioni che si svolgeranno domenica 25 novembre prevede due momenti: al mattino, alle ore 10.30 presso il Centro dopolavoro aziendale “Acciai Speciali Terni” (Ast) in via Fratelli Rosselli, dopo il saluto del Vescovo e delle autorità convenute, seguirà la rievocazione della figura di Giunio Tinarelli da parte di mons. Antonio Marchetti, delegato vescovile per la Causa di beatificazione di Giunio.

Alle ore 12.45 il pranzo sarà consumato presso la mensa aziendale dell’Ast al viale Brin, la stessa mensa nella quale Giovanni Paolo II condivise il pranzo con gli operai e rappresentanti di fabbrica in occasione della sua visita a Terni il 19 marzo 1981. Nel pomeriggio, alle ore 14.45 è fissata l’inaugurazione della nuova via “Giunio Tinarelli”, già via del Vescovado. Alle ore 15.30, in Cattedrale, la giornata si concluderà con la solenne Concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Paglia, vescovo diocesano. Tutti sono invitati, specialmente quanti hanno conosciuto Giunio e quanti vedono in lui un fulgido esempio di santità.

]]>