Giubileo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giubileo/ Settimanale di informazione regionale Thu, 09 Mar 2023 13:19:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Giubileo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giubileo/ 32 32 Giubileo della nascita e beatificazione di Santa Teresa di Gesù Bambino https://www.lavoce.it/giubileo-della-nascita-e-beatificazione-di-santa-teresa-di-gesu-bambino/ Thu, 09 Mar 2023 13:11:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70771 giubileo nascita e beatificazione santa teresa di gesù bambino

"Quest’anno ricorre il 150simo anniversario della nascita e il 100esimo della beatificazione di colei che Papa Pio XI definì la più grande santa dei tempi moderni, Santa Teresa di Gesù Bambino. Vogliamo celebrare questo importante doppio giubileo con tre appuntamenti-ritiri spirituali in calendario nel 2023". Ad annunciarlo è don Luca Bartoccini, direttore del Centro diocesano di formazione pastorale di Perugia-Città della Pieve, teologo e canonico della Cattedrale di San Lorenzo, studioso della figura di santità della giovane francese Marie-Françoise Thérèse Martin, nata ad Alençon, il 2 gennaio 1873, e morta a 24 anni, a Lisieux, il 30 settembre 1897.

Santa Teresa di Gesù Bambino

È stata beatificata il 29 aprile 1923 da Papa Pio XI e due anni più tardi, il 17 maggio 1925, canonizzata dallo stesso pontefice. Nel centenario del suo ritorno alla Casa del Padre, il 19 ottobre 1997, è stata proclamata dottore della Chiesa da Papa Giovanni Paolo II, la terza donna e ricevere tale titolo. Di questa grande santa, Invocata da milioni di devoti anche con il nome di santa Teresa di Lisieux, il Centro di formazione pastorale diocesano, insieme alla Comunità Magnificat della Casa di preghiera Tabor di Agello promuove, a partire da questo fine settimana (10-11-12 marzo), presso la sede della Comunità (via Solitaria 21 - Agello), dal pomeriggio di venerdì fino a domenica, un ritiro spirituale per avvicinarsi -spiega don Bartoccini- ai manoscritti autobiografici della Santa, per affidarsi a lei, e per lasciarsi guidare dalla sua "piccola via" verso la santità.

Il riconoscimento dell’Unesco

Sono in programma altri due appuntamenti dedicati a Teresa di Lisieux, sempre presso la Casa di preghiera Tabor, da venerdì 29 settembre a domenica 1 ottobre, e da venerdì 17 a domenica 19 novembre. Questo per dare maggiore possibilità a più persone di approfondire la figura di questa grande santa, che, evidenzia sempre il direttore del Centro diocesano di formazione pastorale, è patrona delle missioni dal 1927 e molti giovani sono alla ricerca della sua santità per dare un senso umano e cristiano alla propria esistenza. Non è un caso che l’Unesco abbia deciso di inserire il 150esimo della sua nascita nell'elenco delle ricorrenze da celebrare nel 2023, riconoscendo così il valore eccezionale e universale degli scritti e della vita di questa giovane e santa, un bene dell'umanità.

Santa Teresa di Gesù Bambino, fragile come tutti, felice come pochi

"Anche per questo il nostro Centro di formazione pastorale -conclude don Luca Bartoccini- offre ulteriori occasioni di approfondimento sulla vita e sulle opere di Teresa di Lisieux già tenute negli anni scorsi con il titolo Santa Teresa di Gesù Bambino: fragile come tutti, felice come pochi; incontri che hanno riscosso molto interesse e partecipazione di fedeli e persone distanti ma alla ricerca".

Per informazioni

Gli incontri di marzo, ottobre e novembre 2023, precisano gli organizzatori di Casa Tabor, sono aperti a tutti, non prevedono una quota di partecipazione, ma una offerta libera per le spese della casa. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla signora Rita Sateriale Orsini, contattabile al numero telefonico 342 9318383.  ]]>
giubileo nascita e beatificazione santa teresa di gesù bambino

"Quest’anno ricorre il 150simo anniversario della nascita e il 100esimo della beatificazione di colei che Papa Pio XI definì la più grande santa dei tempi moderni, Santa Teresa di Gesù Bambino. Vogliamo celebrare questo importante doppio giubileo con tre appuntamenti-ritiri spirituali in calendario nel 2023". Ad annunciarlo è don Luca Bartoccini, direttore del Centro diocesano di formazione pastorale di Perugia-Città della Pieve, teologo e canonico della Cattedrale di San Lorenzo, studioso della figura di santità della giovane francese Marie-Françoise Thérèse Martin, nata ad Alençon, il 2 gennaio 1873, e morta a 24 anni, a Lisieux, il 30 settembre 1897.

Santa Teresa di Gesù Bambino

È stata beatificata il 29 aprile 1923 da Papa Pio XI e due anni più tardi, il 17 maggio 1925, canonizzata dallo stesso pontefice. Nel centenario del suo ritorno alla Casa del Padre, il 19 ottobre 1997, è stata proclamata dottore della Chiesa da Papa Giovanni Paolo II, la terza donna e ricevere tale titolo. Di questa grande santa, Invocata da milioni di devoti anche con il nome di santa Teresa di Lisieux, il Centro di formazione pastorale diocesano, insieme alla Comunità Magnificat della Casa di preghiera Tabor di Agello promuove, a partire da questo fine settimana (10-11-12 marzo), presso la sede della Comunità (via Solitaria 21 - Agello), dal pomeriggio di venerdì fino a domenica, un ritiro spirituale per avvicinarsi -spiega don Bartoccini- ai manoscritti autobiografici della Santa, per affidarsi a lei, e per lasciarsi guidare dalla sua "piccola via" verso la santità.

Il riconoscimento dell’Unesco

Sono in programma altri due appuntamenti dedicati a Teresa di Lisieux, sempre presso la Casa di preghiera Tabor, da venerdì 29 settembre a domenica 1 ottobre, e da venerdì 17 a domenica 19 novembre. Questo per dare maggiore possibilità a più persone di approfondire la figura di questa grande santa, che, evidenzia sempre il direttore del Centro diocesano di formazione pastorale, è patrona delle missioni dal 1927 e molti giovani sono alla ricerca della sua santità per dare un senso umano e cristiano alla propria esistenza. Non è un caso che l’Unesco abbia deciso di inserire il 150esimo della sua nascita nell'elenco delle ricorrenze da celebrare nel 2023, riconoscendo così il valore eccezionale e universale degli scritti e della vita di questa giovane e santa, un bene dell'umanità.

Santa Teresa di Gesù Bambino, fragile come tutti, felice come pochi

"Anche per questo il nostro Centro di formazione pastorale -conclude don Luca Bartoccini- offre ulteriori occasioni di approfondimento sulla vita e sulle opere di Teresa di Lisieux già tenute negli anni scorsi con il titolo Santa Teresa di Gesù Bambino: fragile come tutti, felice come pochi; incontri che hanno riscosso molto interesse e partecipazione di fedeli e persone distanti ma alla ricerca".

Per informazioni

Gli incontri di marzo, ottobre e novembre 2023, precisano gli organizzatori di Casa Tabor, sono aperti a tutti, non prevedono una quota di partecipazione, ma una offerta libera per le spese della casa. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alla signora Rita Sateriale Orsini, contattabile al numero telefonico 342 9318383.  ]]>
Avviato l’825simo anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Spoleto https://www.lavoce.it/avviato-l825simo-anniversario-della-dedicazione-della-cattedrale-di-spoleto/ Mon, 17 Oct 2022 13:04:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68984 dedicazione della Cattedrale di Spoleto

Domenica 16 ottobre è stato ufficialmente avviato, con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo, l’825simo anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Spoleto. Sarà un anno segnato da diverse iniziative a livello pastorale, culturale e artistico, che si concluderà il 15 ottobre 2023.

Annuncio del Giubileo e apertura della Porta Santa

 La liturgia ha avuto inizio nella Basilica di Sant'Eufemia dove monsignor Boccardo ha detto:

"Diamo oggi inizio ad uno speciale anno giubilare per la nostra Chiesa diocesana, facendo memoria grata di quanti lungo i secoli ci hanno preceduto varcando la soglia della nostra Basilica Cattedrale per incontrare il Signore".

Poi, vescovo e presbiteri sono partiti processionalmente verso il Duomo, mentre il coro ha cantato le litanie dei Santi e Beati della Diocesi. I fedeli erano tutti in Piazza. Giunti davanti al portico della Cattedrale la processione si è fermata, c’è stato lo squillo delle trombe e un diacono ha pronunciato dal pulpito l’annuncio del Giubileo. C’è stata poi l’apertura della Porta Santa (quella di sinistra entrando): l’Arcivescovo si è inginocchiato sulla soglia, nel mentre si è cantato Aprite le porte a Cristo, non abbiate paura, spalancate il vostro cuore all’amore di Dio. Monsignor Boccardo, quindi, ha aperto la Porta ed è entrato per primo in Cattedrale, seguito dai presbiteri e dai fedeli.

Presente il Gonfalone della Città

Alla Messa erano presenti il sindaco di Spoleto Andrea Sisti, con il Gonfalone della Città, quello di Monteleone di Spoleto Marisa Angelini e l’assessore Monica Del Piano del Comune di Cascia. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e dai ministranti coordinati da don Pier Luigi Morlino cerimoniere arcivescovile. Per questo speciale Giubileo il maestro mons. Marco Frisina, biblista, ha composto l’Ordinario della Messa eseguito per la prima volta proprio in questa celebrazione di avvio.

La corale diocesana è stata diretta dallo stesso Frisina e dal maestro Mauro Presazzi. Loretta Carlini ha accompagnato nel canto l’assemblea e all’organo c’era il maestro Angelo Silvio Rosati. Le casule indossate dall’Arcivescovo e dai sacerdoti, realizzate per il Giubileo, riprendono il disegno cosmatesco del pavimento del Duomo.

L'omelia dell’Arcivescovo

"Da più di ottocento anni ogni giorno Gesù si fa presente su questo altare nel sacrificio eucaristico. La sua è una presenza dinamica, che ci attira per assimilarci a sé con la forza del suo amore. E noi ammiriamo stupiti e affascinati: la Chiesa è Cristo e noi, Cristo con noi, con noi come la vite è con i tralci (cf Gv 15, 1-8). Questa verità, semplice e misteriosa ad un tempo, sta al cuore del nostro Giubileo. Vorrei che l’anno speciale che oggi inizia si trasformasse in un grande e continuo cantico di amore per questa Chiesa locale di Spoleto-Norcia. Con le sue comunità, le sue famiglie, i suoi religiosi, i suoi diaconi, i suoi preti e il suo vescovo; con il suo patrimonio di santità, di fedeltà e di testimonianza e con il bagaglio dei suoi limiti, dei suoi tradimenti e dei suoi peccati".

Il Presule ha anche sottolineato l’importanza del gesto simbolico dell’apertura della Porta Santa:

"Lo ripeteremo più volte nell’arco dell’anno per manifestare il desiderio di accogliere il dono dell’indulgenza che, accordandoci la remissione delle colpe, ci abilita ad agire con carità e a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato".

Poi, l’invito alle comunità sollecitate a diventare una 'porta santa' dalla quale si diffonde il profumo di una vita cristiana vissuta nella sua radicalità, capace di affascinare ancora gli uomini e le donne del nostro tempo, sempre assetati di luce e di consolazione.

L’Arcivescovo ha affidato l’anno giubilare alla protezione dei Santi patroni Ponziano e Benedetto e di Santa Maria, nel Duomo di Spoleto amata e venerata nella Santissima Icone.

"Affinché -ha detto- da questo altare sgorghi un fiume continuo di grazia su tutte le comunità della nostra diocesi e in questa nostra terra spoletano-nursina si moltiplichino e consolidino nuovi testimoni di vita cristiana autentica, che offrano al mondo il grande servizio che la Chiesa può e deve prestare all’umanità".

Il messaggio di Papa Francesco per l’825simo della dedicazione della Cattedrale

Al termine della celebrazione è stato letto il messaggio di Papa Francesco per questo speciale anniversario.

"Al Caro Fratello Monsignor Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia -così inizia la missiva del Pontefice- Spoleto, è grata a Dio per i doni che lo Spirito Santo ha concesso nel solco di lunghi secoli, adornata da così singolare tesoro d’arte e di storia custodito nel suo antico Duomo. […] Auspico che la testimonianza di fede e di bellezza presente nella Cattedrale, che è il centro propulsore della vita diocesana, ravvivi l’amore per Dio in quanti la frequentano e la visitano, rinsaldi il legame con le proprie radici e rafforzi la concordia tra i membri della Comunità".

Il Santo Padre, poi, fa menzione del mosaico della facciata raffigurante il Redentore benedicente tra la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista:

"E' un richiamo a vivere l’appartenenza alla Chiesa come discepoli missionari, per una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice (EG n. 11). Sia dunque questo un tempo propizio per ringraziare insieme, Vescovo, sacerdoti, consacrati e fedeli laici, il Signore per i doni da sempre elargiti all’Arcidiocesi spoletana-nursina".

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dedicazione della Cattedrale di Spoleto

Domenica 16 ottobre è stato ufficialmente avviato, con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo, l’825simo anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Spoleto. Sarà un anno segnato da diverse iniziative a livello pastorale, culturale e artistico, che si concluderà il 15 ottobre 2023.

Annuncio del Giubileo e apertura della Porta Santa

 La liturgia ha avuto inizio nella Basilica di Sant'Eufemia dove monsignor Boccardo ha detto:

"Diamo oggi inizio ad uno speciale anno giubilare per la nostra Chiesa diocesana, facendo memoria grata di quanti lungo i secoli ci hanno preceduto varcando la soglia della nostra Basilica Cattedrale per incontrare il Signore".

Poi, vescovo e presbiteri sono partiti processionalmente verso il Duomo, mentre il coro ha cantato le litanie dei Santi e Beati della Diocesi. I fedeli erano tutti in Piazza. Giunti davanti al portico della Cattedrale la processione si è fermata, c’è stato lo squillo delle trombe e un diacono ha pronunciato dal pulpito l’annuncio del Giubileo. C’è stata poi l’apertura della Porta Santa (quella di sinistra entrando): l’Arcivescovo si è inginocchiato sulla soglia, nel mentre si è cantato Aprite le porte a Cristo, non abbiate paura, spalancate il vostro cuore all’amore di Dio. Monsignor Boccardo, quindi, ha aperto la Porta ed è entrato per primo in Cattedrale, seguito dai presbiteri e dai fedeli.

Presente il Gonfalone della Città

Alla Messa erano presenti il sindaco di Spoleto Andrea Sisti, con il Gonfalone della Città, quello di Monteleone di Spoleto Marisa Angelini e l’assessore Monica Del Piano del Comune di Cascia. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e dai ministranti coordinati da don Pier Luigi Morlino cerimoniere arcivescovile. Per questo speciale Giubileo il maestro mons. Marco Frisina, biblista, ha composto l’Ordinario della Messa eseguito per la prima volta proprio in questa celebrazione di avvio.

La corale diocesana è stata diretta dallo stesso Frisina e dal maestro Mauro Presazzi. Loretta Carlini ha accompagnato nel canto l’assemblea e all’organo c’era il maestro Angelo Silvio Rosati. Le casule indossate dall’Arcivescovo e dai sacerdoti, realizzate per il Giubileo, riprendono il disegno cosmatesco del pavimento del Duomo.

L'omelia dell’Arcivescovo

"Da più di ottocento anni ogni giorno Gesù si fa presente su questo altare nel sacrificio eucaristico. La sua è una presenza dinamica, che ci attira per assimilarci a sé con la forza del suo amore. E noi ammiriamo stupiti e affascinati: la Chiesa è Cristo e noi, Cristo con noi, con noi come la vite è con i tralci (cf Gv 15, 1-8). Questa verità, semplice e misteriosa ad un tempo, sta al cuore del nostro Giubileo. Vorrei che l’anno speciale che oggi inizia si trasformasse in un grande e continuo cantico di amore per questa Chiesa locale di Spoleto-Norcia. Con le sue comunità, le sue famiglie, i suoi religiosi, i suoi diaconi, i suoi preti e il suo vescovo; con il suo patrimonio di santità, di fedeltà e di testimonianza e con il bagaglio dei suoi limiti, dei suoi tradimenti e dei suoi peccati".

Il Presule ha anche sottolineato l’importanza del gesto simbolico dell’apertura della Porta Santa:

"Lo ripeteremo più volte nell’arco dell’anno per manifestare il desiderio di accogliere il dono dell’indulgenza che, accordandoci la remissione delle colpe, ci abilita ad agire con carità e a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato".

Poi, l’invito alle comunità sollecitate a diventare una 'porta santa' dalla quale si diffonde il profumo di una vita cristiana vissuta nella sua radicalità, capace di affascinare ancora gli uomini e le donne del nostro tempo, sempre assetati di luce e di consolazione.

L’Arcivescovo ha affidato l’anno giubilare alla protezione dei Santi patroni Ponziano e Benedetto e di Santa Maria, nel Duomo di Spoleto amata e venerata nella Santissima Icone.

"Affinché -ha detto- da questo altare sgorghi un fiume continuo di grazia su tutte le comunità della nostra diocesi e in questa nostra terra spoletano-nursina si moltiplichino e consolidino nuovi testimoni di vita cristiana autentica, che offrano al mondo il grande servizio che la Chiesa può e deve prestare all’umanità".

Il messaggio di Papa Francesco per l’825simo della dedicazione della Cattedrale

Al termine della celebrazione è stato letto il messaggio di Papa Francesco per questo speciale anniversario.

"Al Caro Fratello Monsignor Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia -così inizia la missiva del Pontefice- Spoleto, è grata a Dio per i doni che lo Spirito Santo ha concesso nel solco di lunghi secoli, adornata da così singolare tesoro d’arte e di storia custodito nel suo antico Duomo. […] Auspico che la testimonianza di fede e di bellezza presente nella Cattedrale, che è il centro propulsore della vita diocesana, ravvivi l’amore per Dio in quanti la frequentano e la visitano, rinsaldi il legame con le proprie radici e rafforzi la concordia tra i membri della Comunità".

Il Santo Padre, poi, fa menzione del mosaico della facciata raffigurante il Redentore benedicente tra la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista:

"E' un richiamo a vivere l’appartenenza alla Chiesa come discepoli missionari, per una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice (EG n. 11). Sia dunque questo un tempo propizio per ringraziare insieme, Vescovo, sacerdoti, consacrati e fedeli laici, il Signore per i doni da sempre elargiti all’Arcidiocesi spoletana-nursina".

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A Città della Pieve il Giubileo delle opere di carità https://www.lavoce.it/solidarieta-e-prendersi-cura-sono-nel-dna-di-citta-della-pieve/ Fri, 20 May 2016 08:00:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=46296 Città dellapieve panoramaProsegue il suo percorso, giunto al 4° anno, il Meeting diocesano dedicato alla riflessione, per una consapevolezza profonda sul senso della sofferenza, della malattia e di tutte quelle forme di servizio che soccorrono, curano, confortano, scegliendo la dignità del malato come perno di ogni azione, compresa quella pastorale. L’iniziativa è promossa dall’ufficio diocesano per la Pastorale della salute, con la Caritas e l’Ufficio liturgico diocesani, la Consulta diocesana delle opere caritative, l’Associazione perugina di volontariato, Unitalsi, Centro volontari della sofferenza. L’incontro è itinerante: ogni anno viene scelta una delle sette Zone pastorali: quest’anno la VII Zona, e sono dunque interessate le tre Unità pastorali che fanno capo a Città della Pieve, Castiglione del Lago e Panicarola, con 17 parrocchie nei Comuni di Castiglione del Lago, Città della Pieve, Magione, Monteleone di Orvieto e Paciano.

Nell’anno del Giubileo di misericordia, domenica 22 maggio è Città della Pieve a ospitare l’evento, Giornata giubilare che vede riuniti ospiti delle strutture di accoglienza, malati, disabili, anziani, operatori sanitari e della carità, volontari e famiglie. La coincidenza dell’Anno santo consente di ottenere l’indulgenza plenaria attraverso la partecipazione ai momenti dedicati, previsti nello svolgersi del programma del Meeting. Mettersi al servizio per trovare e donare, nella sofferenza, la speranza è il filo conduttore dell’iniziativa che prende il nome dalle parole di Gesù narrate nel Vangelo: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). Città della Pieve torna così città giubilare, come nel 2000. Anche allora la concattedrale aveva aperto la porta santa; non quella della facciata, prescelta per questo Anno santo, ma quella dell’ingresso laterale che dà su piazza Plebiscito.

La comunità pievese si fa culla dell’evento; dunque, non solo testimone, ma attiva custode di una lunga storia di uomini e di opere rivolti verso tutti coloro che, in diverso modo, hanno bisogno di aiuto, di sostegno, di assistenza e di cure.

Già nel XIII secolo la città contava sette confraternite, numerosi “hospitali” per l’accoglienza e il sostegno di poveri, viandanti, pellegrini. Fu san Bernardino da Siena stesso che nel 1426 fondò qui, sull’esempio di quella senese, la confraternita della Misericordia. Guerre, povertà, pestilenze… queste le emergenze quotidiane di allora. L’attuale struttura di Città della Pieve è legata nel nome – e direttamente, per la sua stessa sussistenza – al beato Giacomo Villa, l’elemosiniere avvocato dei poveri e martire di giustizia nel 1304; e racconta l’impegno di generazioni di operatori della salute, di attività di cura e di misericordia.

Chi avrà modo di visitare la città, vivendo questa Giornata, potrà ammirare come qui fede e devozione si siano indissolubilmente incontrate, lasciando tracce preziose di bellezza con l’opera di maestri come Pietro Vannucci il Perugino, Nicolò e Antonio Circignani, detti i Pomarancio, e innumerevoli altri pittori d’ogni tempo.

Leggi l’inserto speciale nell’Edizione digitale

Il programma (http://lavoce.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=2e8823426)

I luoghi degli eventi (http://lavoce.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=1e8823426  —  http://lavoce.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=0d23d8309)

La presentazione del Vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti (http://lavoce.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=0e8823426)

Le opere di misericordia presenti sul territorio presentate da don Leonardo Romizi  (http://lavoce.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=1d23d8309)

La città vista attraverso i Terzieri che in agosto danno vita al Palio (http://lavoce.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=013e4f9be)

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Le parole di papa Francesco per il Giubileo della vita consacrata https://www.lavoce.it/profeti-solidali-e-speranzosi/ Fri, 05 Feb 2016 10:29:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45330 vita-consacrata2015_CMYK.jpgDa “religioso” anche lui (ossia appartenente alla Compagnia di Gesù, i gesuiti), Papa Francesco ha parlato dal cuore ai religiosi e religiosi venuti a Roma per il Giubileo della vita consacrata, il 1° febbraio in aula Paolo VI. Tant’è che non ha letto il discorso che aveva preparato ma ha parlato interamente a braccio.
Era anche la conclusione dell’Anno dedicato alla vita consacrata, la quale – ha detto Bergoglio – ha “tre pilastri. Il primo è la profezia, l’altro è la prossimità, e il terzo è la speranza”. Ha però cominciato dalla più ‘classica’ virtù dei monaci: l’obbedienza.
“La perfetta obbedienza è quella del Figlio di Dio, che si è annientato, si è fatto uomo per obbedienza, fino alla morte di croce. Ci sono tra voi uomini e donne che vivono un’obbedienza forte” e dicono: “Secondo le regole devo fare questo, questo e questo. E se non vedo chiaro qualcosa, parlo con il superiore, con la superiora, e, dopo il dialogo, obbedisco”. Questa – ha commentato il Papa – “è la profezia, contro il seme dell’anarchia, che semina il diavolo. ‘Tu che fai?’ – ‘Io faccio quello che mi piace’. L’anarchia della volontà è figlia del demonio, non è figlia di Dio!”. E a proposito di profezia, essa consiste nel “dire alla gente che c’è una strada di felicità, di grandezza, una strada che ti riempie di gioia, che è proprio la strada di Gesù. È la strada di essere vicino a Gesù. È un dono, è un carisma, la profezia, e lo si deve chiedere allo Spirito santo: che io sappia dire quella parola, in quel momento giusto; che io faccia quella cosa in quel momento giusto; che la mia vita, tutta, sia una profezia… Poi l’altra parola è la prossimità. Uomini e donne consacrate non per allontanarmi dalla gente e avere tutte le comodità, no! Per avvicinarmi e capire la vita dei cristiani e dei non cristiani, le sofferenze, i problemi, le tante cose che si capiscono soltanto se un uomo e una donna consacrati diventano prossimo. ‘Ma, Padre, io sono una suora di clausura, cosa devo fare?’. Pensate a santa Teresa del Bambin Gesù, patrona delle missioni, che con il suo cuore ardente era prossima, e le lettere che riceveva dai missionari la facevano più prossima alla gente”.
La scelta della vita consacrata – ha aggiunto – non è uno status di vita che mi fa guardare gli altri così [con distacco]. La vita consacrata mi deve portare alla vicinanza con la gente: vicinanza fisica, spirituale, conoscere la gente”. Il Papa è quindi tornato su un tema che gli è particolarmente caro, quando parla dello stile di vita quotidiana del cristiano, religioso o laico che sia: “Sentite bene: non le chiacchiere, il terrorismo delle chiacchiere! Perché chi chiacchiera è un ‘terrorista’ dentro la propria comunità, perché butta come una bomba la parola contro questo, contro quello, e poi se ne va tranquillo. Distrugge! Chi fa questo, distrugge. Questa, l’apostolo Santiago [ossia Giacomo, vedi Gc 3,5-10] diceva che era la virtù forse più difficile, la virtù umana e spirituale più difficile da avere: quella di dominare la lingua”. Infine, la speranza, la virtù che guarda con fiducia al futuro.
E qui Francesco si è confidato con l’uditorio: “Vi confesso che a me costa tanto quando vedo il calo delle vocazioni, quando ricevo i vescovi e domando loro: ‘Quanti seminaristi avete?’ – ‘Quattro, cinque…’. Quando voi, nelle vostre comunità religiose, maschili o femminili, avete un novizio, una novizia, due, e la comunità invecchia, invecchia…. a me questo fa venire una tentazione che va contro la speranza: ‘Ma, Signore, cosa succede? Perché il ventre della vita consacrata diventa tanto sterile?’. Alcune congregazioni fanno l’esperimento della ‘inseminazione artificiale’. Accolgono: ‘Ma sì, vieni, vieni, vieni…’. E poi i problemi che [nascono] lì dentro… No, si deve accogliere con serietà! Si deve discernere bene se questa è una vera vocazione, e aiutarla a crescere. E credo che contro la tentazione di perdere la speranza, che ci dà questa sterilità, dobbiamo pregare di più. E pregare senza stancarci”. Con il consueto realismo, ha aggiunto: “Perché c’è un pericolo… questo è brutto, ma devo dirlo: quando una congregazione religiosa vede che non ha figli e nipoti e incomincia a essere sempre più piccola, si attacca ai soldi. E voi sapete che i soldi sono lo sterco del diavolo… E così non c’è speranza! La speranza è solo nel Signore!”.
Per concludere con un grande abbraccio fraterno: “Vi ringrazio tanto per quello che fate”, voi “consacrati, ognuno con il suo carisma!”.

 

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Misericordia, cuore della vita consacrata https://www.lavoce.it/misericordia-cuore-della-vita-consacrata/ Fri, 29 Jan 2016 08:06:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45203 Padre-Domenico-CancianDurante quest’anno su La Voce ogni Istituto religioso presente in regione ha fatto conoscere il proprio carisma e la propria missione. Ci siamo resi conto della ricchezza della vita consacrata nelle nostre Chiese che hanno visto fiorire una moltitudine di sante e santi religiosi, alcuni dei quali fondatori e fondatrici di ordini e congregazioni noti in tutto il mondo. La felice coincidenza della chiusura dell’Anno della vita consacrata, il 2 febbraio 2016, con il Giubileo straordinario della Misericordia, da poco iniziato, entrambi voluti da papa Francesco, ci aiuta a fare una semplice e profonda affermazione conclusiva: la “misericordia”, che è al centro del Vangelo, “deve essere anche al cuore di ogni carisma religioso”, in modo ancora più deciso. La Parola di Gesù: “Siate misericordiosi come il Padre“ è rivolta in modo tutto particolare alle persone consacrate che si propongono la sequela radicale di Gesù. Più precisamente, questo comporta alcuni orientamenti.

1. Ogni vocazione, quella religiosa in particolare, proviene da uno sguardo che è allo stesso tempo espressione di misericordia e di elezione da parte del Signore ( miserando atque eligendo). Solo nella misura in cui si è consapevoli di avere ricevuto e di ricevere continuamente in modo personale l’amore misericordioso, si può offrire la gioiosa testimonianza del vangelo.

2. Da questa esperienza personale, sempre più coinvolgente, scaturisce l’impegno di “trasformare le comunità religiose” in luoghi nei quali ogni giorno s’impara a mettere in atto il dono e il perdono reciproco, la correzione fraterna, la mutua accoglienza delle diversità e il servizio.

3. L’esperienza personale e comunitaria della misericordia dovrebbe portarci ancora più a vivere la missione di Gesù stesso: “portare il Vangelo dell’amore misericordioso” ai poveri con le opere di misericordia corporale e spirituale, portare la tenerezza di Dio agli uomini sfiduciati che, feriti dalla vita, hanno chiuso il cuore alla speranza.

San Francesco nel suo Testamento ha lasciato scritto che egli aveva imparato fin dalla sua conversione una cosa: facere misericordiam . Del resto, non sono stati forse i carismi religiosi a tenere in piedi “l’architrave della misericordia” e a sorreggere la vita della Chiesa? La stessa appartenenza di papa Francesco all’ordine religioso dei Gesuiti è per lui un notevole aiuto nell’opera di rinnovamento della Chiesa e del mondo. Il Papa parla della “rivoluzione della tenerezza”.

Egli dice che tutto “dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza” e nulla “può essere privo di Misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’Amore misericordioso e compassionevole” ( MV 10).

Chiediamoci come questo volto misericordioso, che è il cuore del vangelo, possa e debba “rivoluzionare” il nostro modo di pensare e di vivere, di celebrare e di testimoniare con le opere caritative la missione stessa di Cristo. Ciò richiede una profonda revisione di vita che porti a superare pesantezza e stanchezza, a non cedere alla mediocrità e alla mondanità spirituale, a non fare della vita consacrata un luogo protetto, a svegliarsi e ad abbandonare ogni stile di vita non evangelico.

Come dare oggi un volto all’amore misericordioso di Dio? Santa Teresa del Bambin Gesù si è offerta vittima all’Amore misericordioso, moltiplicando le attenzioni nei confronti delle sorelle, intercedendo incessantemente per le necessità della Chiesa missionaria. Santa Faustina Kowalska chiede al Signore la grazia di essere interamente trasformata nella sua divina misericordia: occhi, udito, lingua, mani, piedi e cuore. La Beata Madre Speranza diceva: “Un amore che non opera non è amore, se non riscalda e non brucia non è amore”. Insomma la Misericordia porta a vivere la consegna che il Papa aveva dato per l’anno della vita consacrata: “Vangelo, Profezia e Speranza”.

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Uniti dallo Spirito del pellegrinaggio https://www.lavoce.it/uniti-dallo-spirito-del-pellegrinaggio/ Fri, 15 Jan 2016 21:32:31 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44954 Lo spirito universale del Giubileo della Misericordia, strettamente connesso all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, fortemente legata al messaggio francescano intimamente collegato con la storia, l’ambiente, le tradizioni e la cultura dell’Umbria” e “l’afflusso di numerosi pellegrini con tappa principale a Roma, ma con immancabili ricadute sui maggiori santuari e città d’arte dell’Umbria”, sono le motivazioni principali che hanno indotto la Regione e la Ceu a redigere insieme un protocollo d’intesa “finalizzato – si legge – a individuare una serie di interventi di promozione del Giubileo della Misericordia in Umbria”.

Inoltre, l’Anno santo “contiene un preciso richiamo alla pratica del pellegrinaggio” e la nostra regione, con i suoi ”Cammini”, è già preparata a questo tipo di accoglienza turistico-religiosa.

Il protocollo è stato firmato a Perugia, il 23 dicembre scorso, dalla presidente della Regione, Catiuscia Marini, e dal presidente della Ceu, il card. Gualtiero Bassetti. All’atto della firma erano presenti il vice presidente della Regione, Fabio Paparelli, l’assessore alle Infrastrutture Giuseppe Chianella e il vescovo ausiliare di Perugia mons. Paolo Giulietti. Questo protocollo è il frutto di “una progettazione condivisa” con l’obiettivo di “sviluppare e coordinare azioni volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, religioso e ambientale nel territorio regionale nell’Anno giubilare” e prevede iniziative a carattere anche nazionale e internazionale. La presidente Marini ha parlato del grande interesse della nostra regione per gli eventi giubilari, “perché l’Umbria è sede di importantissimi santuari, che custodiscono memorie e propongono messaggi di grande valenza per la cristianità e per l’umanità intera”. Il card. Bassetti ha sottolineato la grande mobilitazione che l’evento giubilare sta richiamando tra i fedeli e ”ci attendiamo anche un risveglio spirituale nella nostra regione, di cui avvertiamo molto il bisogno”.

Alla domanda di un giornalista sulla possibilità di una visita in Umbria di Papa Francesco durante l’Anno giubilare, Bassetti è stato molto prudente, ricordando che il Papa limiterà i viaggi in Italia nel 2016, ma ha aggiunto: “È probabile però che un salto ad Assisi, il Papa lo farà”. La recente fugace visita al santuario del presepe di Greccio rafforzerebbe questa probabilità. Cosa prevede il protocollo Regione-Ceu? Varie manifestazioni religiose e culturali per gli 800 anni della fondazione dell’Ordine dei Frati minori francescani; un grande evento internazionale in ricordo del 30° anniversario della prima storica “Preghiera per la pace” indetta ad Assisi il 27 ottobre 1986 da san Giovanni Paolo II; il pellegrinaggio regionale delle Chiese umbre a Roma (1° ottobre) con la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni e del mondo socioeconomico e culturale regionale. Il protocollo prevede anche iniziative per la promozione del pellegrinaggio, in modo da incrementare i suoi flussi “con particolare riferimento all’accoglienza ‘povera’ e accessibile presso i santuari locali e lungo il percorso dei Cammini”.

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Sta per iniziare un anno di gioia https://www.lavoce.it/sta-per-iniziare-un-anno-di-gioia/ Sat, 05 Dec 2015 08:56:26 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44571 duomo-terniLa porta santa, le indulgenze e il pellegrinaggio sono i segni che caratterizzano ogni Giubileo.

Secondo le intenzioni del Pontefice, stabilite dalla bolla di indizione Misericordiae vultus, dopo l’apertura tradizionale delle 4 porte sante di Roma, ogni Chiesa particolare potrà aprire per tutto l’Anno santo una sua porta della Misericordia, dando la possibilità di ottenere l’indulgenza anche ai pellegrini che non si recano a Roma.

In diocesi domenica 13 dicembre sarà aperta la porta santa della cattedrale di Terni, chiesa madre della diocesi che sarà l’unica per tutto l’anno giubilare in cui ci si potrà recare pellegrini e lucrare l’indulgenza. La cerimonia dell’apertura della porta sarà caratterizzata da due momenti: il primo con il ritrovo dei pellegrini alle ore 17 nella chiesa di San Pietro a Terni per la liturgia introduttiva, cui seguirà la processione verso la cattedrale dove alle 17.30 il vescovo Piemontese aprirà la porta santa, quella centrale della chiesa, e presiederà la concelebrazione eucaristica con i sacerdoti della diocesi. Nella Cattedrale è anche venerata l’immagine della Madonna della Misericordia copatrona della diocesi a cui la tradizione attribuisce manifestazioni prodigiose.

“Inizia un anno di gioia – ricorda il Vescovo – e di consolazione, donato a ogni cristiano e proposto a ogni uomo di buona volontà. Un anno per far pace con Dio, con se stessi e con il prossimo; un anno per raccogliere l’amnistia di colpe e di pene ammassate nei sotterranei dell’animo e nel fluire del tempo; un anno di condono, secondo l’antica tradizione e usanza del popolo di Israele, di debiti morali, sociali, e perché no, anche economici, accumulati nei lunghi anni della personale crisi esistenziale e religiosa. Questo anno santo della Misericordia giunge opportuno per educarci alla compassione, alla umanità, per farci sperimentare il perdono, l’amnistia e la misericordia di Dio e dei nostri fratelli, compagni di cammino”.

Nell’anno giubilare saranno proposti pellegrinaggi alla cattedrale di Terni per le diverse Foranie della diocesi, il giubileo dei carcerati nella casa circondariale di Terni dove il 14 dicembre sarà aperta la porta santa, quello all’ospedale di Terni, e il giubileo dei malati e degli operatori del volontariato in cattedrale, il giubileo della vita consacrata, il giubileo delle famiglie, dei comunicandi e dei cresimandi e ministranti, il giubileo dei lavoratori, quello delle istituzioni civili e militari sempre nella cattedrale di Terni.

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La “Madonna della cintola”, uno splendore di “blu e oro” https://www.lavoce.it/uno-splendore-di-blu-e-oro/ Fri, 06 Nov 2015 09:28:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=44234 La presentazione del catalogo a Montefalco
La presentazione del catalogo a Montefalco

La “Madonna della Cintola” di Benozzo Gozzoli rimarrà nella chiesa museo di San Francesco a Montefalco fino a Pasqua. È questo l’annuncio che sabato 31 ottobre il sindaco della città Donatella Tesei ha dato al numeroso pubblico al termine della presentazione del catalogo sulla grande pala d’altare (Silvana editoriale) alla presenza di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, prestatori dell’opera. Una mostra che ha portato a Montefalco 11mila visitatori!

Tra i relatori anche Adele Breda, storica dell’arte dei Musei Vaticani, mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto – Norcia e i restauratori dell’opera Alessandra Zarelli e Massimo Alesi. Paolucci, di fronte alla platea presente nella chiesa-museo di San Francesco, ha voluto condividere l’emozione provata salendo a Montefalco di fronte alla luce color miele che si stendeva dopo mezzogiorno “su quella partitura armoniosa degli spazi agricoli delle colline circostanti tra Montefalco e Trevi”. “Lo stesso paesaggio intatto – ha detto – che troviamo negli sfondi delle pitture alle nostre spalle di Benozzo Gozzoli (il ciclo absidale con le storie della vita di San Francesco ndr): il pittore era molto legato a Montefalco. Dobbiamo essere grati alla sindaco Tesei – ha poi sottolineato – che insieme ad un gruppo di imprenditori del territorio ha reso possibile il restauro della pala”.

Magistrale la lectio che è seguita sui fortunati esordi della carriera del pittore segnata – ha precisato il relatore – dall’anno 1439, quando aveva tra i 19-20 anni (non si conosce con certezza l’anno della nascita a Firenze stabilita tra il 1420-21 ndr). In quell’anno era già il principale collaboratore del Beato Angelico con il quale stava realizzando gli affreschi nel convento domenicano di San Marco a Firenze. Nel frattempo nella chiesa di Santa Maria Novella, sempre a Firenze, si stava svolgendo un evento politico e religioso molto importante per la Chiesa, il Concilio ecumenico tra la Chiesa latina e greca. Erano presenti tutti i patriarchi delle varie chiese autocefale. “Il vero dominus di quel Concilio – ha sottolineato – era il card. Tomaso Parentucelli (politico abilissimo, umanista, il futuro papa Nicolò V) amico di Cosimo de’ Medici. Costui chiamò a Roma il Beato Angelico e Benozzo Gozzoli per affrescare la Cappella Niccolina, cappella privata del Papa”. Per Benozzo fu occasione di contatti fortunosi. Nel 1450 era a Roma mentre si stava svolgendo il Giubileo”. In quel frangente

“Benozzo, ormai trentenne – racconta Paolucci – conosce fra Antonio da Montefalco, vicario per la Provincia umbra, poi vicario generale per l’Osservanza: fu lui a chiedere al pittore di realizzare per l’altare maggiore della chiesa francescana di San Fortunato a Montefalco la pala della ‘Madonna della cintola’ che oggi si trova ai Musei Vaticani. Ai Vaticani – ha poi concluso – giunse nel 1848 quale dono della comunità per Papa Pio IX che aveva concesso a Montefalco il titolo di città”.

L’arcivescovo Renato Boccardo ha voluto sottolineare il ruolo rappresentato dalla pala posta al centro dell’altare “per distinguere l’area destinata ai frati dall’aula liturgica” oltre che come “richiamo alla preghiera dei fedeli”. L’immagine della Madonna nel ’400 e quella dei santi “rappresentavano il punto di contatto tra il mondo soprannaturale e quello naturale”. Alla loro immagine “si dava il ruolo di intermediario tra l’uomo e Dio, richiamando ai fedeli gli insegnamenti della Sacra Scrittura”.

Una Pala straordinaria

La Pala, “oggetto di un restauro straordinario – spiega a La Voce Paolucci – è la più bella e la più prestigiosa fra le opere su tavola di Benozzo. Rappresenta uno dei momenti più apicali del percorso dell’artista fiorentino ed è l’opera più vicina per sensibilità e stile al Beato Angelico con il quale ha realizzato la decorazione della cappella Niccolina in Vaticano nel 1450, anno del Giubileo. È stato un restauro di rivelazione –  sottolinea ancora – in grado di rivelare, appunto, il tono stilistico e lo splendore cromatico dell’opera”.

 

La “Madonna della Cintola”

La Pala di forma quadrata, rappresenta la Madonna seduta su un trono di nubi, mentre sale al cielo in una mandorla di luce dorata costituita da serafini tratteggiati e incisi sull’oro del fondo. Si volge in basso verso l’apostolo Tommaso incredulo, che già aveva dubitato della resurrezione di Cristo, e gli offre la sua cintura. “Il restauro – ha spiegato Adele Breda, direttore dei lavori di restauro compiuti nel laboratorio dei Vaticani -, che ha permesso di analizzare i vari aspetti artistici, iconografici e conservativi, ha rivelato delle vere sorprese come quel ‘miracolo di blu e oro” – così definito da Paolucci – nascosto sotto una patina scura che ricopriva interamente la tavola. Di straordinaria qualità la carpenteria lignea di supporto – hanno detto i restauratori – un capolavoro di ingegneria strutturale ancora intatto.

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Un anno di amore tra noi e per il creato https://www.lavoce.it/un-anno-di-amore-tra-noi-e-per-il-creato/ Thu, 01 Oct 2015 11:56:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43634 aula-scuolaA quanti sono impegnati nel mondo della scuola in Umbria

All’inizio di un nuovo anno scolastico giungano i nostri più fervidi auguri a tutte le componenti di quella “comunità educante” che è la scuola: genitori, alunni, dirigenti, docenti, personale non docente.

Due pensieri vorremmo proporre alla vostra considerazione: ce ne offre lo spunto papa Francesco, con il dono del Giubileo della Misericordia e l’enciclica Laudato si’.

Dal prossimo 8 dicembre 2015 e fino al 20 novembre 2016 in tutto il mondo si celebrerà l’evento di un Giubileo, un evento che ha radici nella Bibbia, un momento solenne di riconciliazione e di pace, con Dio, fra le persone, fra i popoli. I vescovi umbri hanno suggerito per vivere questo Giubileo alcune riflessioni:

La misericordia è il cuore stesso del messaggio cristiano ed ha il suo “volto” in Gesù. Egli è la rivelazione piena del Dio – Amore. È Dio di misericordia quello che si esprime fin dai primordi della creazione, facendo belle tutte le cose, e ponendo la sua immagine nell’uomo, del quale si prende cura anche quando il peccato ne imbratta e sfigura il volto.

È Dio di misericordia quello che si china, con viscere materne, sul popolo eletto, raccogliendone il gemito nell’oppressione e non rifiutando mai il perdono ai cuori pentiti. La stessa correzione è usata come pedagogia di misericordia. Ben lo esprimono i Salmi, intrisi di questo afflato misericordioso. La storia della salvezza può essere così tutta scandita dal ritornello del “grande hallel”: “Eterna è la sua misericordia” (Sal 136).

Ma è soprattutto nei gesti e nelle parole di Gesù, in particolare nella parabola del Padre misericordioso, che si coglie la grandezza di questo amore, che sulla croce ha la sua misura piena. Dobbiamo lasciarci avvolgere dalla tenerezza del Padre che getta le braccia al collo del figlio traviato e “ritrovato”. “Ne ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Lc 15,20). L’anno della misericordia ci faccia sentire “coccolati” dall’amore di Dio. Sia balsamo versato sulle ferite della nostra vita.

Per il mondo della scuola, al di là di un suo possibile coinvolgimento tramite l’adesione a qualche possibile iniziativa, viene lo stimolo a domandarsi: come i nostri ambienti possono essere sempre di più luoghi di pace e di concordia, luoghi di incontro, luoghi di solidarietà e di fraternità?

Un secondo grande dono offertoci da papa Francesco è l’enciclica sull’ambiente. Dice il papa:

“Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore” (LS 10).

Da sempre, possiamo dire, che la scuola è in prima linea per educare ad un nuovo e più autentico rapporto uomo-ambiente, sia mediante iniziative e progetti specifici, sia nell’ambito della programmazione curriculare.

Mettere al centro una visione della Creazione che abbia al vertice Dio Creatore e, poi subito, la persona umana, non solo ci sollecita a rispettare il mondo come giardino scaturito dalle mani buone di Dio, ma anche a non cedere agli estremismi di pensiero, come il naturalismo o l’animalismo.

Altra cosa, invece, è l’armonia suggeritaci anche da San Francesco fra Creatore e creature, come è sottolineato anche nel documento papale sull’ecologia.

“Con questa enciclica il magistero si propone con la forza di una denuncia vigorosa e insieme con il carattere suadente, argomentato, di una progettualità globale. Ecologia umana, ecologia della vita, ecologia della famiglia, ecologia delle relazioni: tutte dimensioni per costruire l’unica “oikos”, la “casa comune” degli esseri creati.

Proprio sul concetto di “casa comune” si gioca questo documento di papa Francesco. In uno dei passaggi più belli, di schietto sapore francescano, suona così: “Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra” ( D. Sorrentino, Laudato si’. Dal Cantico di frate Sole all’Enciclica di Papa Francesco, Cittadella 2015)”.

A tutti l’augurio che la ricchezza, appena accennata, proveniente da questi due doni di papa Francesco possa riverberarsi anche nel nostro mondo scolastico!

 

La Commissione regionale per l’educazione della Ceu anche quest’anno proporrà incontri di formazione
 
La Commissione regionale per l’educazione (Cresu) della Conferenza episcopale umbra, come ogni anno, esce per il  4 ottobre, festa di san Francesco di Assisi, con una lettera di augurio a quanti operano nel mondo della scuola. Questa lettera verrà consegnata alle scuole delle 8 diocesi umbre da parte della Commissione stessa per il tramite degli uffici Scuola diocesani. Quest’anno il focus della Commissione si è concentrato sul Giubileo della Misericordia e sull’enciclica  Laudato si’ perché questi due doni di Papa Francesco possano riverberarsi anche nel nostro mondo scolastico. Ricordiamo che la Commissione regionale per l’educazione nella primavera scorsa ha organizzato incontri di formazione cui hanno partecipato dirigenti, insegnanti, genitori, studenti, sacerdoti, religiosi, educatori. Nell’anno passato sono state invitate personalità competenti del mondo dell’etica e delle comunicazioni (Paolo Benanti), della medicina e delle varie dipendenze (Alvaro Paolacci),  dell’antropologia e della teologia (mons. Nunzio Galantino) con cui si è interloquito e ci si è confrontati sul tema “In Cristo il nuovo umanesimo” in preparazione al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze di novembre 2015. Anche nella  primavera 2016  la Commissione regionale per l’educazione organizzerà nuovi incontri con nuove proposte di riflessione per la scuola.

 

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La conferenza episcopale umbra incontra i prefetti https://www.lavoce.it/la-conferenza-episcopale-umbra-incontra-i-prefetti/ Thu, 24 Sep 2015 11:00:41 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43522 I vescovi umbri con i due prefetti
I vescovi umbri con i due prefetti

Mercoledì 23 settembre gli arcivescovi e vescovi dell’Umbria, durante la riunione della Conferenza Episcopale regionale nella Casa di preghiera delle Suore della Sacra Famiglia a Collerisana di Spoleto, hanno ricevuto il prefetto di Perugia Antonella De Miro e il Vice-prefetto di Terni Andrea Gambassi.

All’ordine del giorno il prossimo Giubileo straordinario della Misericordia e l’accoglienza dei profughi a seguito dell’appello di papa Francesco.

Per quanto riguarda il Giubileo i Prefetti hanno garantito massima collaborazione con la Chiesa umbra, in modo particolare per l’aspetto della sicurezza pubblica.

Per l’accoglienza dei profughi hanno ribadito che sarà coordinata dalla Caritas regionale, in accordo con le Caritas diocesane, secondo le indicazioni delle Prefetture riguardo al numero e alle modalità. Il prefetto di Perugia nei prossimi giorni chiederà ai ministeri competenti indicazioni in merito.

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La Porta dell’Italia e dell’Europa civile https://www.lavoce.it/la-porta-dellitalia-e-delleuropa-civile/ Thu, 24 Sep 2015 10:45:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43513 Il card. Bassetti in visita all'isola di Lampedusa
Il card. Bassetti in visita all’isola di Lampedusa

“Al Centro di accoglienza di Lampedusa ho colto tanta umanità che mi ha intenerito ancor più il cuore, e difficilmente dimenticherò i bambini con i loro occhi splendenti come il sole che riscalda quest’isola, la ‘porta d’Europa’, che è l’àncora di salvezza per molte persone in fuga dai loro Paesi”.

Così il card. Gualtiero Bassetti al rientro dal suo viaggio di due giorni (21 e 22 settembre) a Lampedusa, invitato dal parroco don Mimmo Zambito a presiedere le celebrazioni in onore della Madonna del santuario di Porto Salvo, molto venerata dagli abitanti dell’isola.

“I bambini eritrei – commenta il Cardinale – disegnano, come i nostri bambini. Mi ha colpito il disegno di una casa con accanto due figure di persone adulte e quattro di bambini, ma a Lampedusa erano in cinque, mancava il papà… Come anche i disegni che ritraggono tante barche sulle onde. Una barca di carta mi è stata regalata da un gruppetto di bambini, ed è il dono più bello che ho ricevuto”.

Altro luogo che ha commosso e fatto riflettere l’Arcivescovo di Perugia è stato il cimitero dell’isola, “dove si trovano ben custodite le tombe con i corpi dei naufraghi periti nel Mediterraneo. A queste persone non è stato riservato un angolo del cimitero: sono sepolte in mezzo alle tombe dei nostri cristiani. La morte accomuna tutti”.

Mentre il cardinale era in visita al Centro di accoglienza, 150 profughi del Benin, Eritrea, Ghana e Nigeria venivano chiamati per prepararsi per l’imbarco per la Sicilia, per poi proseguire per altre regioni di destinazione, da non escludere anche l’Umbria”. Per tutti loro il presule perugino ha avuto parole di conforto e speranza, che ha pronunciato anche nell’omelia durante la messa per la festa della Madonna di Porto Salvo, tenendo in mano il pastorale di Papa Francesco, realizzato con il legno di un barcone di naufraghi.

“Questo immenso esodo umano – ha sottolineato -, con i drammi che si porta dietro, interpella le nostre coscienze di uomini liberi, abituati al benessere del mondo occidentale, faticosamente costruito sulle rovine della guerra. Le immagini che ci arrivano ogni giorno dal Mediterraneo e dalla regione dei Balcani ci fanno rabbrividire. Quanto dolore! Quante scene di morte! Quante lacrime sugli occhi dei bimbi spauriti e delle donne umiliate da una tragedia che tutti travolge! Non è un caso – ha aggiunto Bassetti – che Papa Francesco abbia compiuto qui a Lampedusa il suo primo viaggio apostolico.

In quel viaggio risiedeva uno sguardo profetico profondissimo sul mondo. In questi giorni siamo stati spettatori di nuovi, tragici avvenimenti che umiliano ancora la nostra coscienza di uomini segnati dallo Spirito del Signore. Le barriere innalzate contro gente disperata e in fuga non comportano soltanto la fine di un sogno di libertà per tanti disperati, ma, alla fine, realizzano una triste prigione anche per coloro che le hanno costruite. Chiudersi nell’egoismo non fa bene a nessuno: il mondo ha bisogno di solidarietà e di amore fraterno. Ecco allora l’appello del Santo Padre, che, alla vigilia del Giubileo della Misericordia, invita tutte le comunità cristiane a farsi ‘prossime dei più piccoli e abbandonati. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura’ (Angelus del 6 settembre)”.

Rivolgendosi alla gente dell’isola, il Cardinale ha parlato della “grande ammirazione per i cristiani di Lampedusa” nell’offrire “all’Italia e all’Europa intera l’esempio di un popolo attento, accogliente, che si fa partecipe delle sofferenze altrui. Il card. Francesco Montenegro ha più volte descritto la vostra solidarietà: ‘Le donne mettevano i thermos di tè fuori dall’uscio, le famiglie aprivano le porte di casa…’. Voi rappresentate l’avamposto dell’Italia e, direi, dell’Europa civile e solidale. Avete raccolto dal mare i naufraghi, soccorso i disperati, preso in casa i profughi, sepolto i morti. A nome dei fedeli della mia Chiesa di Perugia e delle diocesi dell’Umbria esprimo riconoscenza e vicinanza per quanto avete fatto e ancora andate facendo in aiuto a tanti fratelli”.

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Per invocare un nuovo slancio https://www.lavoce.it/per-invocare-un-nuovo-slancio/ Tue, 15 Sep 2015 15:16:44 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43271 madonna-del-ponte-terni
La celebrazione al santuario di Madonna del Ponte

L’anno pastorale per la comunità diocesana è cominciato con il pellegrinaggio e la solenne celebrazione al santuario della Madonna del Ponte.

Sulle orme di antichi pellegrini, recuperando la tradizione devozionale dei cammini a piedi verso i luoghi santi, la ripresa dell’attività pastorale ha visto la comunità diocesana riunita con il vescovo Giuseppe Piemontese e i sacerdoti della diocesi nel pellegrinaggio di preghiera, di comunione e di affidamento della diocesi a Maria.

Al pellegrinaggio a piedi – promosso da Comunione e liberazione – hanno partecipato un centinaio di fedeli, che dalla cattedrale di Terni ha raggiunto il santuario della Madonna del Ponte tra canti e preghiere, intercalati dalle riflessioni di Papa Francesco. “Vogliamo affidare a Maria tutte le nostre speranze e tutte i nostri desideri – ha detto il Vescovo alla partenza dei pellegrini – e chiedere a Gesù che ci aiuti a seguire la nostra strada con la sua grazia e la sua benedizione.

Naturalmente c’è tutta la simbologia e la realtà del cammino, della fatica, del pregare, del dialogare, del gioire, e sono sentimenti vissuto con intensità ed entusiasmo. Il vostro pellegrinaggio rappresenta il cammino che iniziamo oggi, alla vigilia del Giubileo della Misericordia. Preghiamo allora affinché il Signore ci illumini nel fare le scelte giuste che ci aiutino a crescere e a promuovere quelle iniziative che possono aiutare le persone a beneficiare della misericordia del Padre”.

E poi al santuario della Madonna del Ponte dove continuo è stato il pellegrinaggio di fedeli che sostano in preghiera nella grotta che custodisce l’immagine di Maria con il Bambino, all’interno del santuario. “È bello ritrovarci insieme, radunati ai piedi di Maria, per invocare nuovo slancio e nuovo entusiasmo per il prosieguo del cammino di fede e di evangelizzazione della nostra comunità diocesana – ha ricordato il Vescovo -. I temi della comunione e della missione, che sintetizzano gli obiettivi del nostro programma pastorale dell’anno, stanno avendo attenzione e suggerimenti da parte di sacerdoti e operatori pastorali.

Ci stiamo preparando perché il prossimo Giubileo della Misericordia, 8 dicembre, sia la traccia con cui leggere e affrontare ogni iniziativa della nostra vita personale, ecclesiale e sociale. La Madonna del Ponte ci insegni a porci al crocevia di ogni relazione umana, sociale ed ecclesiale e ad accogliere con misericordia e benevolenza ogni uomo viandante, concittadino, straniero o profugo, che la Provvidenza pone sul nostro cammino”.

Un pellegrinaggio comunitario per scendere in profondità nella fede, per cogliere una nuova forza, una nuova ispirazione: “Seguire Gesù, vuol dire mantenere continuamente il navigatore satellitare acceso, sintonizzarlo sul suo cammino – ha concluso il Vescovo -, pregare, tenere presente sempre Cristo ed avere da lui le indicazioni per le scelte della vita”.

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Come sarà concretamente attuata la Misericordia https://www.lavoce.it/come-sara-concretamente-attuata-la-misericordia/ Tue, 15 Sep 2015 14:09:57 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43256 ProfughiIl cammino del pellegrinaggio, la conversione e il perdono dei peccati, l’esercizio della carità concreta verso il nostro prossimo sono gli elementi caratterizzanti il Giubileo della Misericordia.

Il Giubileo pone in evidenza non solamente la conversione e il perdono dei peccati, ma anche la pratica delle 14 opere di misericordia.

Per questo la Caritas ha posto in evidenza alcune opere-segno da incontrare, perché sono i luoghi della misericordia verso i nostri fratelli.

Anche a livello di parrocchia o di Unità pastorale nella Settimana della Misericordia, secondo le indicazioni del programma, alcune di queste opere di misericordia si possono esercitare sul posto: raccolta viveri e indumenti, la visita ai malati, la preghiera di suffragio nei cimiteri.

L’importante che la pratica di queste opere vada di pari passo all’annuncio e alle celebrazioni liturgiche. L’annuncio a tutte le famiglie della diocesi sarà fatto dai laici coordinati dai Consigli pastorali che porteranno di casa in casa un opuscolo contenente il Vangelo di Luca, il Vangelo per eccellenza della misericordia, e altri scritti utili a comprendere l’evento.

Riguardo all’accoglienza dei profughi, la diocesi, nelle strutture che fanno direttamente o indirettamente riferimento all’autorità ecclesiastica, accoglie oltre 100 persone. Si stanno attivando altri luoghi di accoglienza, per rispondere a una situazione di grande emergenza umanitaria quale non accadeva più dalla Seconda guerra mondiale.

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Misericordia, il vero architrave della fede https://www.lavoce.it/misericordia-il-vero-architrave-della-fede/ Tue, 15 Sep 2015 13:50:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43246 CONF_STAMPA-cmyk
Un momento della conferenza stampa

“Torniamo a varcare una Porta santa ridando peso e nobiltà a un concetto come la misericordia, considerato spesso debole da una cultura intrisa di atteggiamenti forti. In questo ultimo periodo, grazie anche a Papa Francesco, c’è stata una rivalutazione che ha portato a dire che la virtù della misericordia è l’architrave della fede, vita stessa della Chiesa”.

Ha esordito così mons. Benedetto Tuzia nel presentare, sabato 12 settembre presso il santuario di Collevalenza, il Giubileo straordinario della Misericordia, fortemente voluto dal Pontefice, che per la prima volta nella storia dei Giubilei offre la possibilità di aprire la Porta santa anche nelle singole diocesi.

E che, ancora una volta, trova in quella di Orvieto-Todi, un terreno fertile. Qui infatti è stato da poco salutato come “un tempo di grazia” il biennio giubilare concesso da Benedetto XVI in occasione del 750° anniversario del miracolo eucaristico e della promulgazione, l’anno successivo, della bolla Transiturus con cui Urbano IV istituì per la Chiesa universale la festa del Corpus Domini.

È proprio nel primo santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso, voluto dalla beata Madre Speranza che ha speso la sua vita “nell’annuncio urgente dell’amore immenso di Dio per ogni creatura, anche la più peccatrice e perversa, e in opere concrete di misericordia verso i più bisognosi”, che il Vescovo aprirà domenica 13 dicembre alle 16 la Porta santa dell’anno giubilare per poi richiuderla domenica 13 novembre 2016.

“In questa diocesi – ha spiegato Tuzia – abbiamo il privilegio di avere un luogo così particolare che parla di misericordia, come il santuario che lo annuncia già nel nome. Un polmone spirituale per l’intero territorio dove si respira l’insegnamento di chi lo ha ispirato e di chi oggi ne prosegue la missione”.

Primo gesto di misericordia, dunque, l’apertura della Porta santa. Luogo privilegiato sarà il santuario, ma l’annuncio arriverà anche nelle parrocchie. Laici e religiosi andranno, infatti, di famiglia in famiglia a recapitare l’opuscolo (attualmente in stampa) contenente il Vangelo di Luca e alcuni spunti per il Giubileo, che sarà consegnato entro Natale. Attesi, poi, i pellegrinaggi vicariali al santuario e le celebrazioni dei giubilei delle Caritas parrocchiali e delle opere caritative, di ragazzi e bambini, quelli parrocchiali, della Regione ecclesiastica umbra e dei detenuti.

“Scoprire che l’amore misericordioso di Dio è la forza più grande – ha sottolineato padre Aurelio Pérez, superiore generale dei Figli dell’Amore Misericordioso – è un’intuizione che si fa annuncio esplicito, quello di una porta spalancata per tutti. Siamo lieti che il Giubileo venga aperto in questo santuario. È un doppio riconoscimento all’opera di Madre Speranza. Prevediamo moltissima gente; l’augurio è che non rimanga solo un grande evento ma che parli realmente al cuore delle persone”.

Le opere di misericordia non sono solo quelle spirituali ma si sostanziano attraverso testimonianze concrete, tra cui la visita ai carcerati, dar da mangiare agli affamati, consolare gli afflitti e visitare gli ammalati. Segni giubilari che interesseranno l’intera diocesi.

 

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Assemblea diocesana: l’intervento del vescovo mons. Sorrentino https://www.lavoce.it/assemblea-diocesana-lintervento-del-vescovo-mons-sorrentino/ Tue, 15 Sep 2015 13:05:18 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43239 Mons. Domenico Sorrentino
Mons. Domenico Sorrentino

Dopo la missione negli Stati Uniti per testimoniare la vicinanza a quanti intendono seguire la proposta delle “Famiglie del Vangelo”, dopo il successivo viaggio in Albania per partecipare al convegno organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, giovedì 10 settembre il vescovo Sorrentino ha pronunciato il suo saluto all’Assemblea diocesana raccolta presso la Domus Pacis di S. Maria degli Angeli per confrontarsi sul tema “La Chiesa, oasi di misericordia”.

Queste le sue parole: “Carissimi fratelli e sorelle, con l’Assemblea diocesana diamo inizio al nuovo anno pastorale. Lo scorso 12 agosto, solennità di san Rufino, abbiamo chiuso ufficialmente la fase celebrativa del Sinodo. Appena possibile esaminerò attentamente l’insieme delle proposte per consegnarvi i decreti sinodali”.

Il passaggio dal Sinodo alla sinodalità, ovvero dalle proposizioni già elaborate ai decreti definitivi, esige un’attenta opera di revisione culturale finalizzata a dare una prospettiva e un significato alla Chiesa in cammino. Non è dunque terminato il lavoro dei sinodali né degli operatori pastorali, che con i loro suggerimenti possono ispirare l’arduo compito di sintesi affidato al Vescovo.

È lui stesso a richiedere uno scatto di entusiasmo, “una accelerazione all’impegno sulla base di un progetto condiviso”. Il materiale sinodale è giudicato valido e ricco ma necessita – come si può comprendere – di una linea di insieme che conduca al Libro del Sinodo.

Nel saluto del Vescovo non poteva mancare un riferimento all’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ che sprona a custodire le bellezze del creato: “Mettiamo dinanzi al nostro sguardo come maestra di ascolto profondo, meditativo e trasformante Maria, regina di tutto il creato. Ci aiuti lei a guardare questo mondo con occhi più sapienti e a custodire nel cuore la Parola di verità”.

Il Vescovo sa apprezzare la meraviglia panoramica della sua stessa dimora: “Quando l’11 febbraio del 2006 feci il mio ingresso pastorale ad Assisi, rimasi senza fiato di fronte a quel paesaggio che otto secoli prima era stato ammirato dallo sguardo estatico del figlio di Bernardone… Quella distesa di verde trapunta di ulivi, querce e cipressi, che qua e là, in primavera, è interrotta dal giallo-oro del grano e che ogni giorno vedo slargarsi dolcemente dentro una frontiera di miti pendii…”.

L’anno che ci sta davanti – ha rimarcato il presule – è soprattutto segnato dall’evento straordinario del Giubileo della Misericordia. È dunque così inattuale la misericordia, nella condizione di crisi che avvolge la società e pertanto anche la Chiesa? L’argomento è stato affrontato a conclusione dell’Assemblea dal Vescovo che, galvanizzato dalle precedenti, pertinenti esposizioni dei relatori, ha preferito procedere con una impostazione consona a una scelta “geometrica”.

All’apice di un triangolo si pone la crisi dei valori, che reclama la nuova evangelizzazione; su un lato, la crisi delle relazioni che frantuma la società e il nucleo familiare; all’altro lato la crisi della solidarietà che sfocia nell’egoismo, proprio quando permangono e anzi avanzano vecchie e nuove povertà. Tale triangolo si iscrive nel quadrilatero della speranza. Su un lato, Gesù vivo; su un altro lato la formazione del cristiano che deve acquisire i caratteri distintivi della coerenza, della coscienza e della costanza; su un altro, il cristiano in relazione con la famiglia, le piccole comunità, le unità pastorali; infine la missione, l’accoglienza, la solidarietà. Al centro del quadrilatero domina Gesù-eucarestia.

Questo schema logico si pone come fondamento del Piano pastorale (consegna domenica 20 settembre, alle ore 16.30 in cattedrale di San Rufino) il cui perno è la custodia del creato e la misericordia, evocante quest’ultima lo stesso Cantico delle creature.

Scrive in merito il Vescovo nel saggio dedicato alla citata enciclica: “Si apre così, nel Cantico, la prospettiva della tenerezza e della misericordia, quella che scaturisce, per ricordare l’Evangelii gaudium, dalla gioia del Vangelo: retaggio dei credenti ma senza esclusivismo, perché ogni uomo di buona volontà può intuire che tenerezza e misericordia sono il segreto di una umanità che voglia uscire dal vicolo cieco di guerre senza fine e senza gloria”.

Il Vescovo ha inoltre fatto riferimento alle integrazioni e agli avvicendamenti in seno all’organigramma della diocesi accennando ai cambiamenti nelle parrocchie. L’appello alla comprensione e alla responsabilità della comunità è stato dettato dalla consapevolezza o previsione di preoccupazioni, incomprensioni e reazioni, fermo restando lo scopo precipuo – intenzionalmente perseguito dal Vescovo – di una pastorale protesa a una Chiesa ancora più dinamica.

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Ci sentiamo orfani della sua parola https://www.lavoce.it/ci-sentiamo-orfani-della-sua-parola/ Thu, 03 Sep 2015 12:43:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43040 Cari lettori, alla ripresa delle attività delle nostre comunità diocesane dopo la pausa estiva attendevamo, come ogni anno, i preziosi contributi e suggerimenti dell’indimenticabile don Elio Bromuri sul lavoro pastorale delle nostre Chiese. Lui stesso, all’incontro del nostro settimanale dello scorso 27 giugno, ci ha fornito un’anticipazione delle linee da seguire in un anno non poco impegnativo iniziato lo scorso primo settembre con la Giornata del creato: “Una festa – disse don Elio – che dura un mese intero”.

Soprattutto ci ha esortato a cogliere “la sfida del Giubileo prossimo venturo come una provvidenziale opportunità di rinascita spirituale e morale nella nostra Chiesa e nella società intera, che porti frutti anche in ambito economico e sociale”.

Il nostro amato Direttore è stato chiamato alla Casa del Padre. È ancora impressa nei miei occhi la moltitudine di persone che ha gremito la cattedrale di San Lorenzo il giorno delle esequie.

Non sarà facile fare a meno dei puntuali, obiettivi, sereni e determinati interventi a 360 gradi che hanno sempre caratterizzato i suoi editoriali, pubblicati anche da altri settimanali cattolici italiani. I suoi scritti erano di apertura e di dialogo con la società intera, oltre che con la Chiesa.

Ci sentiamo orfani della sua parola. Sono certo che il nostro don Elio, che speriamo partecipe della comunione dei santi, continuerà a darci preziosi consigli, e soprattutto ci sosterrà per andare avanti, perché ci ha sempre insegnato che l’uomo dinanzi a qualsiasi dolore e sofferenza non deve mai fermarsi, ma continuare – con l’aiuto di Dio – il suo cammino terreno.

Per questo, come non cogliere e fare nostro il suo appello a proseguire la lunga via già percorsa dalla nostra Voce nei suoi sessanta e più anni di pubblicazione? “Otto Chiese, una Voce” diceva spesso e con voce ferma, auspicando – con l’aiuto di amici, benefattori e mecenati vecchi e nuovi, come ebbe a dire nel suo ultimo incontro pubblico del 27 giugno scorso – di “poter dare un segnale di svolta con un’edizione, almeno una volta al mese, tutta a colori, con una redazione arricchita di volontari che possano recepire con maggiore tempo e attenzione le istanze e realizzare l’edizione digitale”.

Il nostro Direttore ci ha lasciato queste “consegne”, che, provvisoriamente e in vista di una generale riorganizzazione della comunicazione ecclesiale regionale per razionalizzare al meglio risorse e professionalità, affidiamo come Vescovi a giornalisti formati alla “scuola” de La Voce di don Elio, che operano da tempo nel settore della comunicazione istituzionale della nostra Chiesa umbra.

Riccardo Liguori, direttore responsabile ad interim, Francesco Carlini e Elisabetta Lomoro avranno il compito di arricchire e a sostenere il lavoro svolto per lunghi anni, al fianco di don Elio, da Maria Rita Valli, caporedattrice, e da tutti i membri della redazione ai quali va il mio sentito ringraziamento.

Dallo spirito di collaborazione si misura anche il grado di unità e di comunione delle Chiese umbre nell’ambito della comunicazione. A tutti auguro un fruttuoso lavoro in continuità con lo stile giornalistico di don Elio. E a tutti gli affezionati lettori auguro un buon prosieguo di lettura della nostra Voce nel ricordo del suo Direttore, consapevole che la sua assenza sarà per molto tempo motivo di rimpianto.

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Misericordia sconfinata di Dio e della Chiesa https://www.lavoce.it/misericordia-sconfinata-di-dio-e-della-chiesa/ Thu, 03 Sep 2015 10:45:15 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43023 Papa Francesco
Papa Francesco

“Divenni a me stesso una contrada di miseria”, ma “la Tua misericordia mi volava attorno, fedele, di lontano”, perché “la Tua onnipotenza non è lontana da noi, anche quando noi siamo lontani da Te”; Tu, Signore, “sei presente anche a coloro che si allontanano da Te”; “Tu, o Altissimo, non abbandoni il nostro fango”.

Sono parole di un peccatore che, inseguito dalla misericordia del Signore, è diventato un grande santo. Parole di Agostino – nel libro delle Confessioni – che mi sono rimbalzate nel cuore leggendo la lettera di Papa Francesco a mons. Rino Fisichella in vista dell’Anno santo della Misericordia.

Ha davvero un sapore agostiniano il messaggio di Francesco, che detta le linee maestre di quell’evento che la Chiesa cattolica celebrerà a partire dal dicembre prossimo.

La Misericordia vi appare nella sua vera essenza – che spesso noi stessi cristiani non comprendiamo appieno – come esperienza che manifesta in pienezza la verità di Dio, l’essenza del nostro Signore.

“Misericordia” non è una bella parola di cui riempirsi la bocca, non è un “buon sentimento” nel quale cullarsi, non è riducibile a qualche nobile gesto. Misericordia è la sostanza di Dio che si comunica ai Suoi figli perché possano diventare segno e immagine di Lui. “A immagine di Dio li creò”, affinché manifestino nella storia l’amore di Dio, che non è mai vinto dal peccato dell’uomo.

Misericordia è l’amore di Dio all’uomo che trasforma l’uomo in amore che si dona. E come l’amore, misericordia di Dio è diffusivum sui (diffonde se stesso), così l’amore, misericordia della Chiesa, si diffonde sugli uomini peccatori. Questo è, nelle parole del Papa, il significato, la natura, lo scopo dell’Anno santo che ci apprestiamo a celebrare.

Un Giubileo che segna molte novità: non solo chiama gli uomini verso Dio, ma segna il cammino di Dio verso gli uomini. È l’anno santo del “pellegrinaggio di Dio” verso i peccatori, nel quale la misericordia del Signore non tanto li aspetta nelle grandi basiliche, ma va a cercarli nelle loro case, nei luoghi della loro sofferenza, nelle carceri in cui scontano la pena dei loro errori.

Per questo, l’indulgenza giubilare la potranno ricevere in pienezza malati e sofferenti impossibilitati a farsi pellegrini, i carcerati costretti nei luoghi della detenzione; la potranno ottenere quelli che, non potendo recarsi nelle “sedi” del perdono, si dedicheranno alle opere di misericordia corporali e spirituali. Anche i morti potranno ottenerla attraverso il bene compiuto dai loro cari.

Francesco allarga, con questo testo, i confini della misericordia: tutti i preti [e non solo quelli espressamente autorizzati, ndr], in questo anno potranno assolvere dal peccato di aborto, indicando a chi si è macchiato di questa colpa “un percorso di conversione” che li porti a conoscere e ricevere “il vero e generoso perdono del Padre”.

Anche questo, affinché la misericordia di Dio possa raggiungere tutti nel loro habitat, prima ancora che siano i peccatori a pellegrinare verso Dio. Diventa verità concreta la parabola della pecorella smarrita, che il pastore non sta ad attendere, ma va personalmente a cercare per riportarla, sulle sue spalle, all’ovile; come pure la parabola del Padre misericordioso che “corre incontro” al figlio prodigo, perché l’amore di Dio non può attendere.

L’amore di Dio è sempre segnato da una grande fretta di salvare i suoi figli peccatori. Lo scritto di Papa Francesco non cessa, dall’inizio alla fine, di stupire nella volontà di allargare i confini della misericordia. Si rivolge anche ai seguaci del vescovo Lefebvre, che hanno rotto con la Chiesa cattolica: la misericordia di Dio vuole raggiungere anche loro.

Stabilisce infatti, il Papa, che anche i sacerdoti della Fraternità San Pio X possano assolvere “validamente e lecitamente” i fedeli che a loro si accostano nelle chiese da loro officiate. Davvero, la misericordia del nostro Dio non ha confini: Francesco vuole che la Chiesa manifesti concretamente e in pienezza questa grande verità.

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Fucina di cultura e di futuro https://www.lavoce.it/giorno-che-non-voleva-finire/ Thu, 03 Sep 2015 10:09:14 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43008 Benedetto XVI a Assisi il 27 ottobre 2011
Benedetto XVI a Assisi il 27 ottobre 2011

Dopo la pausa estiva, riprendono le attività dell’Istituto teologico di Assisi (Ita). Il calendario ecclesiale particolarmente ricco di eventi, come Firenze 2015 e lo straordinario Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, offre stimoli ulteriori perché, presso questa istituzione pregevole della nostra regione ecclesiastica, siano prodotte una riflessione e una mediazione culturale utili alla Chiesa e a quanti sono inseriti nel mondo della cultura.

Come sempre, anche nel prossimo anno accademico vi saranno corsi introduttivi e specifici sulla Sacra Scrittura, la Teologia fondamentale e la dogmatica, la morale, il Diritto, la Storia della Chiesa e le scienze umane.

Una novità particolare, fra le altre, merita di essere evidenziata. Dopo essere stata per molti anni materia di insegnamento nella specializzazione in Teologia fondamentale, riservata solo a coloro che procedevano nel percorso accademico, ora la Teologia delle religioni diviene disciplina curricolare per tutti gli iscritti all’istituto.

È questo il segno di una sensibilità al tema attualissimo delle religioni e alle problematiche connesse del dialogo, della convivenza e della multiculturalità, alle quali la chiesa non si sottrae.

Nello scenario di Assisi, cittadina sempre suggestiva, ma particolarmente importante per la naturale associazione al tema delle religioni dopo i tre grandi eventi inaugurati con la memorabile preghiera del 1986 voluta da Giovanni Paolo II, questa sensibilità non può mancare.

La Chiesa sa quanto importante sia la cultura per far fronte allo scollamento della “società liquida” attuale, e sa altrettanto bene che servono riflessioni speciali per dipanare alcuni nodi dell’attuale situazione mondiale. Pare strano, ma proprio dentro le aule, più che nei Parlamenti; proprio dentro i centri culturali e di studio, più che nella diplomazia o attraverso il mercato, si sedimenta il futuro della convivenza umana.

In un tempo in cui tutto sembra rientrare nell’ottica della tecnologia e del suo progresso, stagione in cui l’uomo, forte delle strumentazioni che apparentemente agevolano la sua vita, inconsapevolmente ne è addirittura schiavo, la Chiesa ha chiara la sfida culturale e di nuovo umanesimo, e tiene alta l’attenzione sulla necessità della preparazione e dell’aggiornamento permanente.

Proprio per rispondere organicamente a questa che è la vera sfida dell’oggi, l’Istituto teologico dà vita a partire da quest’anno a un’iniziativa nuova: su richiesta della Commissione presbiteriale regionale, approvata dalla Conferenza episcopale, viene proposto un corso di aggiornamento indirizzato particolarmente a presbiteri e diaconi umbri, ma aperto a tutti coloro che desiderano partecipare.

Le lezioni costituiscono un approccio multidisciplinare al tema della misericordia, vista la sua attualità ecclesiale. Appannaggio biblico antico e neotestamentario saranno preparati da una riflessione d’apertura e faranno seguire solide valutazioni teologiche. È un modo interessante di stare al passo con l’agenda della Chiesa, ma anche di promuovere e produrre cultura nella forma propria dell’istituzione accademica.

Come in tutti gli anni, coloro che avvertono il bisogno di approfondire le proprie conoscenze di fede o sentono lo stimolo di ampliare le proprie conoscenze, ricevendo aggiornamenti interessanti, possono trovare nella varietà delle proposte di corsi una risposta senz’altro adeguata. Fra tante altre possibilità esiste anche quella di iscriversi come liberi uditori a singoli corsi per un “assaggio” che non si rivelerà infruttuoso.

A chiusura di questa riflessione nella quale si è tornati più volte a ripetere l’importanza della formazione e della cultura per vivere nell’attuale e problematica stagione post-moderna, solo un richiamo alle due specializzazioni offerte dall’Ita.

La prima concerne la Teologia fondamentale. Nata dopo Assisi ’86, questa specializzazione ha maturato un’identità propria e propone – in parallelo a riflessioni sulle religioni, il dialogo, l’ecumenismo, la post-modernità – corsi strutturati per approfondire la conoscenza dei fondamenti del cristianesimo. Infatti chi desidera aprirsi al “diverso” e alle nuove sfide può farlo a partire da una chiara autocoscienza e avendo precisi punti fermi. Lo studio di Fede, Rivelazione, Tradizione, Scrittura e Magistero sono così un punto di forza di questa area accademica.

La seconda specializzazione che trova in Assisi il suo luogo naturale riguarda gli studi francescani. Fonti, strumenti, storia, teologia francescana sono fatti materia di approfondimento e studio soprattutto per coloro che intendono approfondire la conoscenza di questo specialissimo carisma.

L’augurio è che sempre più persone, conoscendo l’Istituto teologico e l’alto profilo culturale delle attività che vi si svolgono, possano avvalersi con profitto di corsi, aggiornamenti e fruire di altri eventi culturali.

 

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Il Giubileo e… il traffico https://www.lavoce.it/il-giubileo-e-il-traffico/ Thu, 03 Sep 2015 09:21:20 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42997 Tra pochi giorni – dicono – la città di Roma sarà invasa dai cantieri per sistemazioni stradali e altre opere necessarie in vista dei milioni di pellegrini attesi per il Giubileo. Ma c’è chi non è contento perché dice che il Giubileo è un’idea del Vaticano, e quindi tutte le spese e le responsabilità dovrebbero essere a suo carico.

Per la verità, è dal Medioevo, prima ancora che Bonifacio VIII indicesse il primo Giubileo per l’anno 1300, che la prima industria dei romani è l’ospitalità dei pellegrini, che allora si chiamavano “romei”. Quindi, se la vogliamo mettere su questo piano, è normale che la città di Roma e i suoi abitanti “investano” in questa industria.

Avranno il loro “ritorno”, stiano tranquilli. Del resto, si tratta di opere che la città dovrebbe avere da un pezzo, anche senza pellegrinaggi giubilari. Parlando più seriamente, va detto che, quando Papa Francesco ha indetto il Giubileo della Misericordia, tutto aveva in mente, meno che portare milioni di pellegrini a Roma.

Nel cristianesimo il pellegrinaggio – a Roma, a Gerusalemme, a Compostela -, lo abbiamo detto, è un’antica tradizione, ma non è stato mai un precetto come lo è nell’islam. È vero però che in passato la Chiesa legava il pellegrinaggio alle indulgenze, e ciò caratterizzava le celebrazioni dell’Anno santo (nei miei ricordi di bambino c’è quello del 1950, con le visite “obbligatorie” a sette basiliche romane) ma dottrinalmente è sempre stato chiaro che ciò che conta – non solo nell’Anno santo, ma sempre – è la conversione del cuore, la penitenza, la carità verso il prossimo.

Di questo parla Francesco, e questo si può, anzi si deve fare, anche senza muoversi da casa. Anche il gesto simbolico di passare per la “porta santa” – che non va vissuto come un rito magico ma come un segno esteriore della conversione interiore, e solo in questo senso vale – chi vorrà farlo potrà farlo, come già nel 2000, nella propria cattedrale o in un santuario del suo paese.

Buttare sul Papa e sul Vaticano le colpe del caos del traffico di Roma e della disorganizzazione dei servizi pubblici è solo una polemica meschina.

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Una luce su ciascuno di noi https://www.lavoce.it/una-luce-su-ciascuno-di-noi/ Thu, 03 Sep 2015 08:30:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42979 Un momento della celebrazione
Un momento della celebrazione

Dopo il triduo di preparazione animato dalla predicazione di padre Emanuele Cattarossi, dell’Ordine dei Servi di Maria, anche quest’anno a fine agosto ha avuto luogo la festa della Madonna delle Grazie.

Come di consueto è stato il vescovo diocesano, mons. Domenico Cancian, a presiedere il pontificale, celebrato il 26 agosto nel santuario di Santa Maria delle Grazie.

La messa, animata dalla corale “Marietta Alboni”, è stata concelebrata anche dal vescovo di Huari, mons. Ivo Baldi.

Dipinta nel 1456 da Giovanni di Piamonte, allievo di Piero della Francesca, la tavola della Madonna delle Grazie continua a essere un faro di fede per la Chiesa di Città di Castello. Il dipinto, custodito in una cappella della chiesa, è stato svelato nei giorni precedenti alla celebrazione: unica occasione, nel corso dell’anno, in cui è possibile ammirare e venerare questa immagine di Maria con Bambino, a fianco dei santi Florido – patrono della diocesi tifernate – e Filippo Benizi.

“Nella tavola – ha spiegato il Vescovo introducendo la celebrazione – dalla mano di Gesù benedicente scende, attraverso Maria, un fascio di luce su Città di Castello. Questa luce rappresenta le molteplici grazie che nel corso dei secoli Maria ha ottenuto per le singole persone e per il popolo colpito da calamità: terremoti, epidemie, siccità. Maria si è presa cura dei tifernati, che giustamente la onorano e continuano a invocarla come Madonna delle Grazie”.

Prendendo poi spunto dalla stessa immagine e dalle letture, il Vescovo ha invitato tutti a porsi “sotto la protezione di Maria”, che con la sua sensibilità di madre e di donna ci propone un modello da seguire anche per vivere al meglio il prossimo Giubileo della Misericordia. “Maria – ha aggiunto – durante le nozze di Cana, con la sua mediazione, spinge Gesù a effettuare il suo primo miracolo. Tramutando l’acqua in vino, Gesù viene in soccorso di due giovani sposi; un fatto che ci porta a riflettere anche sulla famiglia, intesa in senso cristiano“.

Inoltre, “oltre alla famiglia, in questo anno dovremo cercare di affrontare anche altre situazioni particolari”. Mons. Cancian ha infatti riportato all’attenzione pubblica alcune emergenze sociali legate “agli stranieri, ai nuovi poveri e al mondo giovanile… Non possiamo non renderci conto che ci sia un grave disagio nei giovani, i quali non riescono a divertirsi in modo sano – ha sottolineato – e non possiamo in intervenire anche come cristiani, seppure noi adulti spesso fatichiamo a portare la nostra testimonianza”.

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