Giovanni Paolo II Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giovanni-paolo-ii/ Settimanale di informazione regionale Thu, 19 Oct 2023 13:28:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Giovanni Paolo II Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giovanni-paolo-ii/ 32 32 Spirito di Assisi, il 27 ottobre in preghiera con il Santo Padre https://www.lavoce.it/spirito-di-assisi-il-27-ottobre-in-preghiera-con-il-santo-padre/ https://www.lavoce.it/spirito-di-assisi-il-27-ottobre-in-preghiera-con-il-santo-padre/#respond Thu, 19 Oct 2023 13:27:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=73716

Il 27 ottobre ricorre il 37esimo anniversario dello Spirito di Assisi che ricorda lo storico incontro interreligioso di preghiera per la pace del 1986, voluto da San Giovanni Paolo II. Una ricorrenza che cade nella giornata di preghiera e digiuno, aperta anche ad esponenti delle altre confessioni cristiane e di altre fedi, annunciata da Papa Francesco.

Dell'Olio: "Solo il filo tenue della spiritualità e della preghiera può tentare di tenere a galla la fraternità"

“In un clima drammatico di odio, inimicizie e di violenze – sottolinea don Tonio Dell’Olio, presidente della commissione Spirito di Assisi - solo il filo tenue della spiritualità e della preghiera può tentare di tenere a galla la fraternità. Per questo restiamo ancora più fedeli allo spirito di Assisi il cui processo è stato iniziato 37 anni fa. A noi la consegna di proseguire in piena sintonia con Papa Francesco e con i capi religiosi di ogni parte del mondo”.

Il programma dello Spirito di Assisi

Ricco il programma di quest’anno, che si caratterizza per diversi momenti al via da giovedì 26 ottobre alle ore 10 al Santuario della Spogliazione di Assisi dove si svolgerà un incontro di approfondimento per le scuole per far conoscere ai più giovani lo Spirito di Assisi e cosa accadde qui in Assisi 37 anni fa. Nel pomeriggio del 27 ottobre alle ore 16.30 appuntamento nel Refettorietto della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli con la preghiera interreligiosa per la pace con le rappresentanti di diverse religioni e il collegamento con piazza San Pietro per la preghiera del Santo Padre.

Possono le religioni fermare la guerra?

Sabato 28 ottobre a partire dalle ore 16.30 nella sala della Conciliazione del Comune di Assisi si svolgerà un seminario dal titolo: “Possono le religioni fermare la guerra?” al quale prenderanno parte il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, don Tonio Dell’Olio, Piero Damosso, giornalista Tg1 e autore del libro “Può la Chiesa fermare la guerra?, il francescano padre Enzo Fortunato e Rita Moussalem, responsabile per il Dialogo interreligioso Movimento dei focolari. Sarà in collegamento Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio e verrà trasmessa la testimonianza di Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma

Celebrazione eucaristica nella basilica Superiore

Domenica 29 ottobre alle ore 12, nella Basilica superiore di San Francesco, si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Sorrentino.]]>

Il 27 ottobre ricorre il 37esimo anniversario dello Spirito di Assisi che ricorda lo storico incontro interreligioso di preghiera per la pace del 1986, voluto da San Giovanni Paolo II. Una ricorrenza che cade nella giornata di preghiera e digiuno, aperta anche ad esponenti delle altre confessioni cristiane e di altre fedi, annunciata da Papa Francesco.

Dell'Olio: "Solo il filo tenue della spiritualità e della preghiera può tentare di tenere a galla la fraternità"

“In un clima drammatico di odio, inimicizie e di violenze – sottolinea don Tonio Dell’Olio, presidente della commissione Spirito di Assisi - solo il filo tenue della spiritualità e della preghiera può tentare di tenere a galla la fraternità. Per questo restiamo ancora più fedeli allo spirito di Assisi il cui processo è stato iniziato 37 anni fa. A noi la consegna di proseguire in piena sintonia con Papa Francesco e con i capi religiosi di ogni parte del mondo”.

Il programma dello Spirito di Assisi

Ricco il programma di quest’anno, che si caratterizza per diversi momenti al via da giovedì 26 ottobre alle ore 10 al Santuario della Spogliazione di Assisi dove si svolgerà un incontro di approfondimento per le scuole per far conoscere ai più giovani lo Spirito di Assisi e cosa accadde qui in Assisi 37 anni fa. Nel pomeriggio del 27 ottobre alle ore 16.30 appuntamento nel Refettorietto della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli con la preghiera interreligiosa per la pace con le rappresentanti di diverse religioni e il collegamento con piazza San Pietro per la preghiera del Santo Padre.

Possono le religioni fermare la guerra?

Sabato 28 ottobre a partire dalle ore 16.30 nella sala della Conciliazione del Comune di Assisi si svolgerà un seminario dal titolo: “Possono le religioni fermare la guerra?” al quale prenderanno parte il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, don Tonio Dell’Olio, Piero Damosso, giornalista Tg1 e autore del libro “Può la Chiesa fermare la guerra?, il francescano padre Enzo Fortunato e Rita Moussalem, responsabile per il Dialogo interreligioso Movimento dei focolari. Sarà in collegamento Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio e verrà trasmessa la testimonianza di Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma

Celebrazione eucaristica nella basilica Superiore

Domenica 29 ottobre alle ore 12, nella Basilica superiore di San Francesco, si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Sorrentino.]]>
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E quello era solo l’inizio https://www.lavoce.it/quello-solo-inizio/ Thu, 03 Nov 2022 12:05:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=69149

A distanza di 36 anni dallo storico incontro di preghiera per la pace convocato da san Giovanni Paolo II ad Assisi con 62 capi religiosi rappresentanti delle più grandi religioni del mondo, è sempre più chiaro che non si trattava di un evento ma piuttosto dell’inizio di un processo generato dallo Spirito e intravisto dal Concilio.

Si trattava sicuramente di un fatto inedito, che da alcuni settori fu travisato come un azzardo che tradiva la retta dottrina; ma a cui la storia tutta rende merito per aver dato inizio a quel percorso che toglie ogni parvenza di connivenza, giustificazione o benedizione della violenza, in tutte le sue declinazioni, da parte delle religioni.

Negli anni che sono seguiti si è consolidata la convinzione per cui la posta in palio non è una semplice presa di distanza quanto un rifiuto netto, con tanto di fondamento teologico interreligioso. Cosa che ha portato Papa Francesco ad affermare nell’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio il 25 ottobre a Roma: “La pace è nel cuore delle religioni, nelle loro Scritture e nel loro messaggio”.

In questo senso, le fedi e le rispettive comunità sono chiamate a essere costruttrici di pace nel vasto cantiere del mondo. Al punto tale che quella scintilla partita dal cuore dell’Umbria sembra aver incendiato il mondo: ad Abu Dhabi, a Nur Sultan e in questi giorni in Bahrein, sono i Capi di Stato e i leader di comunità musulmane a invitare i leader delle religioni e Papa Francesco a partecipare a congressi, incontri e simposi in cui si discute sul bene della pace e si sottoscrivono patti, dichiarazioni e impegni. Insomma, l’azzardo diventa stile e cerca di influenzare il cammino della storia.

Naturalmente, questo non significa che non ci siano più conflitti armati, atti di terrorismo e violenza che si nascondano subdolamente anche sotto una coltre religiosa; ma diventa sempre più difficile, e sempre più spuntano opposizioni interne, segnali di rifiuto e una nuova coscienza mondiale che non accetta chi benedice gli operatori di morte e i loro strumenti.  Si va piuttosto affermando uno jus pacis che rifiuta il ricorso alla violenza e alla guerra per risolvere gli inevitabili conflitti iscritti tanto nella natura quanto nella storia stessa dei popoli.

È una pagina completamente nuova della Storia, che non solo non si arrende di fronte agli scenari di guerra e violenza, ma può più credibilmente rivolgersi alle istituzioni sostenendo che “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male” (enciclica Fratelli tutti , 261).

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A distanza di 36 anni dallo storico incontro di preghiera per la pace convocato da san Giovanni Paolo II ad Assisi con 62 capi religiosi rappresentanti delle più grandi religioni del mondo, è sempre più chiaro che non si trattava di un evento ma piuttosto dell’inizio di un processo generato dallo Spirito e intravisto dal Concilio.

Si trattava sicuramente di un fatto inedito, che da alcuni settori fu travisato come un azzardo che tradiva la retta dottrina; ma a cui la storia tutta rende merito per aver dato inizio a quel percorso che toglie ogni parvenza di connivenza, giustificazione o benedizione della violenza, in tutte le sue declinazioni, da parte delle religioni.

Negli anni che sono seguiti si è consolidata la convinzione per cui la posta in palio non è una semplice presa di distanza quanto un rifiuto netto, con tanto di fondamento teologico interreligioso. Cosa che ha portato Papa Francesco ad affermare nell’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio il 25 ottobre a Roma: “La pace è nel cuore delle religioni, nelle loro Scritture e nel loro messaggio”.

In questo senso, le fedi e le rispettive comunità sono chiamate a essere costruttrici di pace nel vasto cantiere del mondo. Al punto tale che quella scintilla partita dal cuore dell’Umbria sembra aver incendiato il mondo: ad Abu Dhabi, a Nur Sultan e in questi giorni in Bahrein, sono i Capi di Stato e i leader di comunità musulmane a invitare i leader delle religioni e Papa Francesco a partecipare a congressi, incontri e simposi in cui si discute sul bene della pace e si sottoscrivono patti, dichiarazioni e impegni. Insomma, l’azzardo diventa stile e cerca di influenzare il cammino della storia.

Naturalmente, questo non significa che non ci siano più conflitti armati, atti di terrorismo e violenza che si nascondano subdolamente anche sotto una coltre religiosa; ma diventa sempre più difficile, e sempre più spuntano opposizioni interne, segnali di rifiuto e una nuova coscienza mondiale che non accetta chi benedice gli operatori di morte e i loro strumenti.  Si va piuttosto affermando uno jus pacis che rifiuta il ricorso alla violenza e alla guerra per risolvere gli inevitabili conflitti iscritti tanto nella natura quanto nella storia stessa dei popoli.

È una pagina completamente nuova della Storia, che non solo non si arrende di fronte agli scenari di guerra e violenza, ma può più credibilmente rivolgersi alle istituzioni sostenendo che “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male” (enciclica Fratelli tutti , 261).

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‘Lavoro e speranza’ il docufilm che celebra i 40 anni della visita di Giovanni Paolo II https://www.lavoce.it/lavoro-e-speranza-il-docufilm-che-celebra-i-40-anni-della-visita-di-giovanni-paolo-ii/ Thu, 05 Aug 2021 13:36:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61652 'Lavoro e speranza'

Lavoro e speranza, è il docufilm da una idea di Fabio Narciso, con la regia di Matteo Ceccarelli, prodotto dall'associazione di volontariato San Martino e progetto Innovater, e la partecipazione dell'attore Riccardo Leonelli. Un progetto, realizzato su iniziativa della Commissione Problemi sociali, del lavoro, giustizia e pace della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, nel quarantennale della visita a Terni di San Giovanni Paolo II e nell’anno speciale di San Giuseppe.

"La memoria della visita a Terni di Papa Wojtyla -ricorda il vescovo Giuseppe Piemontese- col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, al mondo del lavoro, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso.

Ciò dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni e in Umbria".

Dalla dignità del lavoro ad un nuovo modello di impresa e l’economia ecosostenibile sono i punti intorno ai quali la commissione diocesana sta elaborando un percorso condiviso per un nuovo sviluppo del territorio.

"Una riflessione che nasce dall’indelebile memoria della visita del Papa Giovanni Paolo II e dalle iniziative e sollecitazioni di Papa Francesco sull’economia circolare, l’ecologia -spiega Ermanno Ventura direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro- sui nuovi modelli di sviluppo e sulla dignità del lavoro. La serie di eventi in programma fino ad ottobre e novembre 2021, intendono sostenere l’invito a tutta la comunità civile, istituzionale e religiosa sulla next-generation TNA, quale opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intero territorio che si coniughi con la dignità del lavoro, per creare le condizioni affinché questo territorio sia più adatto e attrattivo per le nuove generazioni, perché trovino la possibilità di lavoro, di vita e di impresa in questa nostra magnifica regione".

Il docufilm Lavoro e speranza, visibile su Youtube al link https://youtu.be/v_596AmI95c ripercorre l'intera straordinaria giornata della la visita di Papa Giovanni Paolo II il 19 marzo del 1981, quando Terni per un giorno divenne la capitale mondiale cristiana del lavoro, con immagini di repertorio ed splendide immagini attuali dei luoghi visitati dal Papa, il tutto legato da una narrazione che ricorda i valori del lavoro, interpretata dall’attore Riccardo Leonelli.

E' poi arricchito dalle testimonianze di uno dei protagonisti della giornata, l’allora sindaco Giacomo Porrazzini e dal ricordo del vescovo monsignor Piemontese. Insieme a loro la testimonianza di Massimiliano Burelli amministratore delegato dell’Acciai Speciali Terni, Romano Benini giornalista economico e docente di politiche del lavoro, di Riccardo Marcelli sindacalista Cisl Terni.

Il discorso del Papa declamato alle acciaierie ed allo stadio Libero Liberati davanti a trentacinque mila fedeli è qualcosa di molto attuale e mette al centro l'uomo, il cristiano ed il mondo del lavoro. Il docufilm rilancia questo messaggio con forza per promuovere insieme un nuovo mondo del lavoro nell'era post pandemica, ripartendo però da quei valori fondanti esposti in modo esemplare da Giovanni Paolo II.

Nella parte finale il docufilm lancia anche un messaggio importante sulle prospettive future del mondo del lavoro indicando anche una visione di valori e sviluppo che dovrebbe accompagnare la crescita della comunità ternana. È forte il richiamo a valori ed azioni comuni che guidano i processi al fine di promuovere il bene comune. Le parole chiave del cambiamento passano attraverso la promozione del lavoro come valore sociale e non solo economico, il rafforzamento delle competenze e delle conoscenze dei lavoratori, prodromi imprescindibili della dignità degli stessi e della loro indipendenza.

L'economia descritta come un bosco che mette radici forti nel territorio ed investe sul capitale umano e sociale oltre che su quello finanziario preservando l'ambiente e promuovendo uno sviluppo sostenibile di tutti questi valori, il ritorno ad un' economia dove al centro ci sono le persone e le famiglie.

"È importante -sottolinea Fabio Narciso ideatore e sceneggiatore del docufilm- avviare politiche del lavoro al passo con le trasformazioni della società che mettano al centro l'uomo e il lavoro e la famiglia con una attenzione all'ambiente. Avviare investimenti economici che abbiano valore sul territorio e al tempo stesso siano di arricchimento dell’uomo e del suo lavoro".]]>
'Lavoro e speranza'

Lavoro e speranza, è il docufilm da una idea di Fabio Narciso, con la regia di Matteo Ceccarelli, prodotto dall'associazione di volontariato San Martino e progetto Innovater, e la partecipazione dell'attore Riccardo Leonelli. Un progetto, realizzato su iniziativa della Commissione Problemi sociali, del lavoro, giustizia e pace della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, nel quarantennale della visita a Terni di San Giovanni Paolo II e nell’anno speciale di San Giuseppe.

"La memoria della visita a Terni di Papa Wojtyla -ricorda il vescovo Giuseppe Piemontese- col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, al mondo del lavoro, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso.

Ciò dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni e in Umbria".

Dalla dignità del lavoro ad un nuovo modello di impresa e l’economia ecosostenibile sono i punti intorno ai quali la commissione diocesana sta elaborando un percorso condiviso per un nuovo sviluppo del territorio.

"Una riflessione che nasce dall’indelebile memoria della visita del Papa Giovanni Paolo II e dalle iniziative e sollecitazioni di Papa Francesco sull’economia circolare, l’ecologia -spiega Ermanno Ventura direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro- sui nuovi modelli di sviluppo e sulla dignità del lavoro. La serie di eventi in programma fino ad ottobre e novembre 2021, intendono sostenere l’invito a tutta la comunità civile, istituzionale e religiosa sulla next-generation TNA, quale opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intero territorio che si coniughi con la dignità del lavoro, per creare le condizioni affinché questo territorio sia più adatto e attrattivo per le nuove generazioni, perché trovino la possibilità di lavoro, di vita e di impresa in questa nostra magnifica regione".

Il docufilm Lavoro e speranza, visibile su Youtube al link https://youtu.be/v_596AmI95c ripercorre l'intera straordinaria giornata della la visita di Papa Giovanni Paolo II il 19 marzo del 1981, quando Terni per un giorno divenne la capitale mondiale cristiana del lavoro, con immagini di repertorio ed splendide immagini attuali dei luoghi visitati dal Papa, il tutto legato da una narrazione che ricorda i valori del lavoro, interpretata dall’attore Riccardo Leonelli.

E' poi arricchito dalle testimonianze di uno dei protagonisti della giornata, l’allora sindaco Giacomo Porrazzini e dal ricordo del vescovo monsignor Piemontese. Insieme a loro la testimonianza di Massimiliano Burelli amministratore delegato dell’Acciai Speciali Terni, Romano Benini giornalista economico e docente di politiche del lavoro, di Riccardo Marcelli sindacalista Cisl Terni.

Il discorso del Papa declamato alle acciaierie ed allo stadio Libero Liberati davanti a trentacinque mila fedeli è qualcosa di molto attuale e mette al centro l'uomo, il cristiano ed il mondo del lavoro. Il docufilm rilancia questo messaggio con forza per promuovere insieme un nuovo mondo del lavoro nell'era post pandemica, ripartendo però da quei valori fondanti esposti in modo esemplare da Giovanni Paolo II.

Nella parte finale il docufilm lancia anche un messaggio importante sulle prospettive future del mondo del lavoro indicando anche una visione di valori e sviluppo che dovrebbe accompagnare la crescita della comunità ternana. È forte il richiamo a valori ed azioni comuni che guidano i processi al fine di promuovere il bene comune. Le parole chiave del cambiamento passano attraverso la promozione del lavoro come valore sociale e non solo economico, il rafforzamento delle competenze e delle conoscenze dei lavoratori, prodromi imprescindibili della dignità degli stessi e della loro indipendenza.

L'economia descritta come un bosco che mette radici forti nel territorio ed investe sul capitale umano e sociale oltre che su quello finanziario preservando l'ambiente e promuovendo uno sviluppo sostenibile di tutti questi valori, il ritorno ad un' economia dove al centro ci sono le persone e le famiglie.

"È importante -sottolinea Fabio Narciso ideatore e sceneggiatore del docufilm- avviare politiche del lavoro al passo con le trasformazioni della società che mettano al centro l'uomo e il lavoro e la famiglia con una attenzione all'ambiente. Avviare investimenti economici che abbiano valore sul territorio e al tempo stesso siano di arricchimento dell’uomo e del suo lavoro".]]>
Nuovo modello di sviluppo e dignità del lavoro in un convegno a Terni https://www.lavoce.it/nuovo-modello-di-sviluppo-e-dignita-del-lavoro-in-un-convegno-a-terni/ Tue, 22 Jun 2021 09:24:25 +0000 https://www.lavoce.it/?p=61146 nuovo modello di sviluppo

Un io all’opera: un bene per tutti, idee per un percorso di sviluppo a misura d’uomo è il primo appuntamento del ciclo di eventi per un nuovo modello di sviluppo dell’area ternana, promosso dalla Commissione diocesana Problemi Sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, che si terrà giovedì 24 giugno alle ore 18.30 nei locali della Curia diocesana e in diretta streaming sui canali social Facebook Diocesi di Terni–Narni-Amelia e Youtube Diocesi di Terni–Narni-Amelia.

Al convegno, introdotto da Ermanno Ventura direttore Commissione diocesana Problemi sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, interverranno il vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Giuseppe Piemontese, Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e professore ordinario all’università degli studi di Milano Bicocca, Roberto Morroni vice presidente della Giunta regionale Umbria e assessore alle Politiche agricole e agroalimentari ed alla tutela e valorizzazione ambientale, Sandro Picciolini di A.D. Divania s.r.l. L’incontro sarà moderato da Domenico Salvemini.

L’iniziativa prosegue la serie di eventi diocesani promossi nel quarantennale della visita a Terni di San Giovanni Paolo II e nell’anno speciale di San Giuseppe.

"La memoria della visita a Terni di papa Wojtyla -sottolinea il vescovo Piemontese- col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, al mondo del lavoro, alla città, alla diocesi, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso.

Ciò dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della civitas ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso".

Da San Giovanni Paolo II a Papa Francesco, dalla dignità del lavoro ad un nuovo modello di impresa e l’economia ecosostenibile sono i punti intorno ai quali la commissione diocesana sta elaborando un percorso condiviso per un nuovo sviluppo del territorio.

"Una riflessione che nasce dall’indelebile memoria della visita del Papa Giovanni Paolo II e dalle iniziative e sollecitazioni di Papa Francesco sull’economia circolare, l’ecologia -spiega Ermanno Ventura direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro- sui nuovi modelli di sviluppo e sulla dignità del lavoro.

Questa serie di incontri, fino ad ottobre e novembre 2021, intendono sostenere l’invito del vescovo Piemontese a tutta la comunità civile, istituzionale e religiosa sulla Next-generation TNA quale opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intero territorio capace di avviare un nuovo modello di sviluppo che si coniughi con la dignità del lavoro, sia per creare le condizioni affinché questo territorio sia più adatto e attrattivo per le nuove generazioni, perché trovino la possibilità di lavoro, di vita e di impresa in questa nostra magnifica regione. Tutte le componenti sociali, la stessa Chiesa sollecitata da Papa Francesco dovranno svolgere bene la propria parte evitando contrapposizioni e ritardi, adoperandosi per il bene comune in  armonia e sinergia".

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nuovo modello di sviluppo

Un io all’opera: un bene per tutti, idee per un percorso di sviluppo a misura d’uomo è il primo appuntamento del ciclo di eventi per un nuovo modello di sviluppo dell’area ternana, promosso dalla Commissione diocesana Problemi Sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, che si terrà giovedì 24 giugno alle ore 18.30 nei locali della Curia diocesana e in diretta streaming sui canali social Facebook Diocesi di Terni–Narni-Amelia e Youtube Diocesi di Terni–Narni-Amelia.

Al convegno, introdotto da Ermanno Ventura direttore Commissione diocesana Problemi sociali, del Lavoro, Giustizia e Pace, interverranno il vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Giuseppe Piemontese, Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e professore ordinario all’università degli studi di Milano Bicocca, Roberto Morroni vice presidente della Giunta regionale Umbria e assessore alle Politiche agricole e agroalimentari ed alla tutela e valorizzazione ambientale, Sandro Picciolini di A.D. Divania s.r.l. L’incontro sarà moderato da Domenico Salvemini.

L’iniziativa prosegue la serie di eventi diocesani promossi nel quarantennale della visita a Terni di San Giovanni Paolo II e nell’anno speciale di San Giuseppe.

"La memoria della visita a Terni di papa Wojtyla -sottolinea il vescovo Piemontese- col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, al mondo del lavoro, alla città, alla diocesi, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso.

Ciò dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della civitas ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso".

Da San Giovanni Paolo II a Papa Francesco, dalla dignità del lavoro ad un nuovo modello di impresa e l’economia ecosostenibile sono i punti intorno ai quali la commissione diocesana sta elaborando un percorso condiviso per un nuovo sviluppo del territorio.

"Una riflessione che nasce dall’indelebile memoria della visita del Papa Giovanni Paolo II e dalle iniziative e sollecitazioni di Papa Francesco sull’economia circolare, l’ecologia -spiega Ermanno Ventura direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro- sui nuovi modelli di sviluppo e sulla dignità del lavoro.

Questa serie di incontri, fino ad ottobre e novembre 2021, intendono sostenere l’invito del vescovo Piemontese a tutta la comunità civile, istituzionale e religiosa sulla Next-generation TNA quale opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intero territorio capace di avviare un nuovo modello di sviluppo che si coniughi con la dignità del lavoro, sia per creare le condizioni affinché questo territorio sia più adatto e attrattivo per le nuove generazioni, perché trovino la possibilità di lavoro, di vita e di impresa in questa nostra magnifica regione. Tutte le componenti sociali, la stessa Chiesa sollecitata da Papa Francesco dovranno svolgere bene la propria parte evitando contrapposizioni e ritardi, adoperandosi per il bene comune in  armonia e sinergia".

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Terni. Messa alle acciaierie. Il Vescovo: pensare e promuovere progetti per le future generazioni https://www.lavoce.it/terni-messa-alle-acciaierie-il-vescovo-pensare-e-promuovere-progetti-per-le-future-generazioni/ Sat, 15 May 2021 17:27:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=60663

“Unire ogni sforzo di ingegno e di responsabilità, e superare egoismi e visioni di parte, per pensare e promuovere progetti per le future generazioni, la Next Generation della nostra Umbria e del territorio di Terni-Narni-Amelia”. È l'appello rivolto a “Istituzioni, mondo politico, Imprese, sindacati, società civile e alla comunità ecclesiale” dal  vescovo di Terni - Narni - Amelia mons. Giuseppe Piemontese, a conclusione dell'omelia pronunciata nella solenne messa  celebrata oggi, sabato 15 maggio alle ore 18 presso, Acciai Speciali Terni, in viale Brin, nello stesso piazzale interno all’acciaieria dove Papa Woytila 40 anni fa incontrò migliaia di lavoratori. [gallery ids="60671,60670,60669,60668,60667"]

Il messaggio di papa Francesco

Occasione della celebrazione il 40° anniversario della visita di papa san Giovanni Paolo II alle acciaierie e alla città, anniversario ricordato anche da papa Francesco con un suo messaggio inviato al vescovo Piemontese,  consegnato integralmente nella messa di oggi. Messaggio nela quale papa Francecsco esprime la vicinanza al mondo del lavoro e ai lavoratori di Terni, Narni e Amelia, in questo periodo di crisi economico-finanziaria aggravata dalla pandemia, che porta con sé incognite per il futuro di tante famiglie.

La memoria della visita

Nell’incontro con il mondo del lavoro nel 1981, papa Giovanni Paolo II toccò temi fondamentali per la vita dell’uomo: la dignità del lavoro, la giustizia e la moralità come condizioni essenziali per la pace in tutte le nazioni, la famiglia, la libertà dell’uomo e la creatività dell’opera umana; insegnamenti profetici ed attuali ancora oggi, che il Papa consegnò al mondo del lavoro e all’intera comunità diocesana.

Le parole del Vescovo alla Messa presso le Acciaierie

“La memoria grata per la visita del papa santo, Giovanni Paolo II, avvenuta 40 anni fa (19 marzo 1981), e l’attualità dei messaggi allora affidatici ha suggerito la celebrazione eucaristica di questa sera” ha detto all'omelia il vescovo mons. Giuseppe Piemontese, ricordando che avrebbe “voluto rinnovare con papa Francesco quell’evento indimenticabile”, ma la pandemia “ha ridimensionato e rallentato i nostri sogni e progetti”. “La Celebrazione Eucaristica odierna, nel luogo rappresentativo di questa città è l’unica manifestazione di popolo consentita in questo momento. E noi, - ha detto Piemontese - Istituzioni civili e religiose, governance e tutto il mondo delle Acciaierie, non abbiamo voluto rinunciare a ritrovarci per celebrare qui all’aperto, nello stesso luogo, teatro principale dell’evento di 40 anni fa”. Ricordando che la celebrazione avviene nella festa liturgica dell'Ascensione, mons. Piemontese ha sottolineato come “la lieta notizia annunciata dal Vangelo è che l’uomo ha in sé energie e abilità per custodire il mondo; l’uomo, con l’aiuto di Dio può trasformarsi in artigiano responsabile di giustizia, di concordia, di pace, ispirandosi all’amore, al perdono, testimoniato da Gesù”.

Le parole di Papa Francesco su lavoro e politiche sociali

Ha quindi citato Papa Francesco che “nel messaggio indirizzato alla nostra città e alle Acciaierie, in questa circostanza, ribadisce alcune consegne fatteci 40 anni fa da san Giovanni Paolo II, aggiornandole col tema, a lui caro, della custodia della casa comune”. “Il vostro territorio, - scrive Papa Francesco - deve affrontare sfide ancora più preoccupanti a causa di prospettive lavorative che generano un clima difficile e incerto. In tale contesto tutti sono chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario adoperarsi con sollecitudine affinché le istanze etiche e i diritti della persona mantengano il primato su ogni esigenza di profitto. Il lavoro è una vocazione, perché nasce da una chiamata che Dio rivolse fin dal principio all’uomo, perché ‘coltivasse e custodisse’ la casa comune (cfr Gen 2,15). Lavorare è la prima vocazione dell’uomo, una vocazione che dà dignità all’uomo. Tutti sono chiamati a non sottrarre alle persone questa dignità del lavoro! Pertanto, esorto quanti sono coinvolti, a vario titolo, nel mondo del lavoro e dell’impresa, ad adoperarsi non solo perché il lavoro sia opportunamente tutelato, ma anche perché si attuino valide politiche sociali in favore della persona e della sua professionalità”.

Tre amici di Terni

“In questa celebrazione “giubilare”, - ha detto mons. Piemontese - mentre siamo ancora nel tunnel della pandemia del Coronavirus, invito tutti a cogliere segni di speranza in tre “amici” che vegliano dall’alto sulle nostre città e che ispirano progetti di rinnovamento”. Ed il Vescovo ha indicato san Giuseppe lavoratore, sottolinenando che “lui è di casa in questo luogo di operosità, creatività e solidarietà umana”; san Giovanni Paolo II, che  “ha avuto parole appropriate per tutti, ha compiuto gesti di benevolenza, ha pregato con noi e per noi”; e ha indicato il venerabile Giunio Tinarelli (1922-1956), “già operaio in questa fabbrica, ma soprattutto cristiano che ha vissuto con coraggio, pazienza e intraprendenza la sua missione di uomo, di lavoratore, poi di malato affetto da poliartrite anchilosante, di apostolo che ha dato speranza a migliaia di persone alle prese con i problemi della disoccupazione, della salute, della fede”.]]>

“Unire ogni sforzo di ingegno e di responsabilità, e superare egoismi e visioni di parte, per pensare e promuovere progetti per le future generazioni, la Next Generation della nostra Umbria e del territorio di Terni-Narni-Amelia”. È l'appello rivolto a “Istituzioni, mondo politico, Imprese, sindacati, società civile e alla comunità ecclesiale” dal  vescovo di Terni - Narni - Amelia mons. Giuseppe Piemontese, a conclusione dell'omelia pronunciata nella solenne messa  celebrata oggi, sabato 15 maggio alle ore 18 presso, Acciai Speciali Terni, in viale Brin, nello stesso piazzale interno all’acciaieria dove Papa Woytila 40 anni fa incontrò migliaia di lavoratori. [gallery ids="60671,60670,60669,60668,60667"]

Il messaggio di papa Francesco

Occasione della celebrazione il 40° anniversario della visita di papa san Giovanni Paolo II alle acciaierie e alla città, anniversario ricordato anche da papa Francesco con un suo messaggio inviato al vescovo Piemontese,  consegnato integralmente nella messa di oggi. Messaggio nela quale papa Francecsco esprime la vicinanza al mondo del lavoro e ai lavoratori di Terni, Narni e Amelia, in questo periodo di crisi economico-finanziaria aggravata dalla pandemia, che porta con sé incognite per il futuro di tante famiglie.

La memoria della visita

Nell’incontro con il mondo del lavoro nel 1981, papa Giovanni Paolo II toccò temi fondamentali per la vita dell’uomo: la dignità del lavoro, la giustizia e la moralità come condizioni essenziali per la pace in tutte le nazioni, la famiglia, la libertà dell’uomo e la creatività dell’opera umana; insegnamenti profetici ed attuali ancora oggi, che il Papa consegnò al mondo del lavoro e all’intera comunità diocesana.

Le parole del Vescovo alla Messa presso le Acciaierie

“La memoria grata per la visita del papa santo, Giovanni Paolo II, avvenuta 40 anni fa (19 marzo 1981), e l’attualità dei messaggi allora affidatici ha suggerito la celebrazione eucaristica di questa sera” ha detto all'omelia il vescovo mons. Giuseppe Piemontese, ricordando che avrebbe “voluto rinnovare con papa Francesco quell’evento indimenticabile”, ma la pandemia “ha ridimensionato e rallentato i nostri sogni e progetti”. “La Celebrazione Eucaristica odierna, nel luogo rappresentativo di questa città è l’unica manifestazione di popolo consentita in questo momento. E noi, - ha detto Piemontese - Istituzioni civili e religiose, governance e tutto il mondo delle Acciaierie, non abbiamo voluto rinunciare a ritrovarci per celebrare qui all’aperto, nello stesso luogo, teatro principale dell’evento di 40 anni fa”. Ricordando che la celebrazione avviene nella festa liturgica dell'Ascensione, mons. Piemontese ha sottolineato come “la lieta notizia annunciata dal Vangelo è che l’uomo ha in sé energie e abilità per custodire il mondo; l’uomo, con l’aiuto di Dio può trasformarsi in artigiano responsabile di giustizia, di concordia, di pace, ispirandosi all’amore, al perdono, testimoniato da Gesù”.

Le parole di Papa Francesco su lavoro e politiche sociali

Ha quindi citato Papa Francesco che “nel messaggio indirizzato alla nostra città e alle Acciaierie, in questa circostanza, ribadisce alcune consegne fatteci 40 anni fa da san Giovanni Paolo II, aggiornandole col tema, a lui caro, della custodia della casa comune”. “Il vostro territorio, - scrive Papa Francesco - deve affrontare sfide ancora più preoccupanti a causa di prospettive lavorative che generano un clima difficile e incerto. In tale contesto tutti sono chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario adoperarsi con sollecitudine affinché le istanze etiche e i diritti della persona mantengano il primato su ogni esigenza di profitto. Il lavoro è una vocazione, perché nasce da una chiamata che Dio rivolse fin dal principio all’uomo, perché ‘coltivasse e custodisse’ la casa comune (cfr Gen 2,15). Lavorare è la prima vocazione dell’uomo, una vocazione che dà dignità all’uomo. Tutti sono chiamati a non sottrarre alle persone questa dignità del lavoro! Pertanto, esorto quanti sono coinvolti, a vario titolo, nel mondo del lavoro e dell’impresa, ad adoperarsi non solo perché il lavoro sia opportunamente tutelato, ma anche perché si attuino valide politiche sociali in favore della persona e della sua professionalità”.

Tre amici di Terni

“In questa celebrazione “giubilare”, - ha detto mons. Piemontese - mentre siamo ancora nel tunnel della pandemia del Coronavirus, invito tutti a cogliere segni di speranza in tre “amici” che vegliano dall’alto sulle nostre città e che ispirano progetti di rinnovamento”. Ed il Vescovo ha indicato san Giuseppe lavoratore, sottolinenando che “lui è di casa in questo luogo di operosità, creatività e solidarietà umana”; san Giovanni Paolo II, che  “ha avuto parole appropriate per tutti, ha compiuto gesti di benevolenza, ha pregato con noi e per noi”; e ha indicato il venerabile Giunio Tinarelli (1922-1956), “già operaio in questa fabbrica, ma soprattutto cristiano che ha vissuto con coraggio, pazienza e intraprendenza la sua missione di uomo, di lavoratore, poi di malato affetto da poliartrite anchilosante, di apostolo che ha dato speranza a migliaia di persone alle prese con i problemi della disoccupazione, della salute, della fede”.]]>
Monsignor Piemontese ricorda la visita di Papa Giovanni Paolo II all’Acciai Speciali Terni https://www.lavoce.it/monsignor-piemontese-ricorda-la-visita-di-papa-giovanni-paolo-ii-allacciai-speciali-terni/ Sat, 20 Mar 2021 17:22:38 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59615 Il logo in ricordo dei 40 anni dalla visita di Papa Giovanni Paolo II a Terni

In occasione della festa di San Giuseppe lavoratore, domenica 21 marzo alle ore 16 nella Cattedrale di Terni, il vescovo Giuseppe Piemontese presiederà la celebrazione in preparazione alla Pasqua per i lavoratori dell’Acciai Speciali Terni e per il mondo del lavoro, insieme alle istituzioni civili e militari e rappresentanti dei lavoratori.

Tale celebrazione, a ricordo anche della storica visita di Papa Giovanni Paolo II a Terni nel 1981, vuole essere un’occasione di preghiera, di memoria, di riflessione e di speranza per la città e, in particolare, per tutto il mondo del lavoro. La celebrazione potrà essere seguita in diretta streaming sui canali Facebook e Youtube della Diocesi di Terni-Narni-Amelia.

Una lettera alla comunità civile ed ecclesiale

Ed in occasione del 40esimo anniversario della visita di Papa Giovanni Paolo II all’Acciai Speciali Terni e alla città, il vescovo Giuseppe Piemontese ha pubblicato una lettera, indirizzata alla comunità civile ed ecclesiale, per ricordare quell’importante momento storico e i temi trattati dal papa sulla dignità del lavoro, la sicurezza del lavoro, dell’equo salario, perchè scrive monsignor Piemontese vogliamo cogliere quelle perle che papa san Giovanni Paolo II ha consegnato alla città, al mondo del lavoro e alla Chiesa.

"Vogliamo recuperarla -spiega il vescovo- perché forse non le abbiamo coltivate abbastanza, ma vogliamo anche guardare la realtà nella quale ci troviamo proiettarci in prospettiva, cercare di coltivare anche una visione, trovare spunti e suggerimenti per inventare e seguire vie di nuovo umanesimo e crescita sociale. Rileggiamone i segni compiuti: la fabbrica, il lavoro, il popolo radunato, le persone, le autorità, la convivialità, il dialogo, le provocazioni coraggiose, la preghiera e l’Eucarestia conclusiva, evento santificatore del lavoro umano e prospettiva metodologica di giustizia sociale e di dignità civile e religiosa, culmine e ripartenza di ogni rinnovamento".

Nella lettera, che è stata illustrata in una conferenza stampa dallo stesso monsignor Piemontese, e alla quale sono intervenuti don Matteo Antonelli vicario episcopale per il Laicato e Luca Diotallevi presidente diocesano di Azione Cattolica, viene proposta una lettura, in questo tempo di pandemia e soprattutto in quello della post pandemia.

Un periodo, che apra a nuove visioni e opportunità che sorgono, in genere, dal superamento delle crisi epocali, quali le scoperte e gli slanci scientifici, sociali e culturali, scaturiti dagli sforzi per superare tali prove.

"La comunità intera -scrive ancora monsignor Piemontese- il lavoro in crisi endemica e messo in ginocchio dalla pandemia, le prospettive di crescita sociale hanno una opportunità provvidenziale ed unica nel piano denominato Next Generation Eu, che non può essere considerato solo nei sostegni finanziari dell’Unione Europea, ma è opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intera nazione oltre che per regioni, comuni e comunità. Situazioni sociali precarie, frutto anche di indecisioni e imprevidenza della politica e dell’imprenditoria, ora si trovano nella opportunità di essere trasformate attraverso cambiamenti strategici e balzi in avanti che portino progresso e benessere economico, culturale, sociale e spirituale alle nostre genti.

Anche le nostre chiese dovranno riprogettare, in una dinamica sinodale e in sintonia con la società civile, il piano Next Generation It della Chiesa Italiana del terzo decennio del millennio, e la Next Generation TNA della nostra Chiesa particolare, accogliendo la fiamma dello Spirito e spalancando le porte del cenacolo per annunciare a tutti il Signore Risorto con la forza e luce dello Spirito Santo.

La nostra città, capoluogo e capofila della pluralità delle città e dei castelli del territorio, non può rassegnarsi al declino indotto da scelte sbagliate locali e generali, da egoismi di campanile o di parte e da ultimo dalle asfissie, dalle limitazioni e dai fallimenti causati dalla pandemia. In un’ora grave e delicata, varie vicende politiche hanno portato la nostra Italia a dotarsi di un governo di collaborazione nazionale. Un analogo spirito dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria, in Italia e in Europa.

Alcune menti illuminate sono già al lavoro con proposte ideali ed operative. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della Civitas -conclude il vescovo- ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso".

Evento speciale il prossimo 15 maggio

Un altro evento significativo di questo quarantesimo anniversario, sarà vissuto proprio all'interno dell’Acciai Speciali Terni il 15 maggio, nel piazzale dove il Papa San Giovanni Paolo II incontrò gli operai, con la celebrazione della Santa Messa all’aperto.

Di speranza per il futuro ha parlato il  presidente diocesano di Azione Cattolica, Luca Diotallevi, facendo riferimento alla creatività del lavoro

"Il lavoro -ha detto- non solo come dimensione oggettiva della fatica, ma come dimensione soggettiva, dimensione spirituale e creativa del lavoro che è oggi più forte e più vera di allora. Noi siamo impegnati a comprendere questo processo insieme agli uomini e alle donne di buona volontà, a difenderlo perché il lavoro è sempre a rischio di alienazione, a rischio di sfruttamento.

La grande profezia che troviamo nel messaggio di Giovanni Paolo II a Terni è l'importanza di una vita sociale strutturata sulla sussidiarietà, un poliedro di compiti diversi.

In questo quadro la riflessione della chiesa locale e nel suo piccolo dell'Azione Cattolica è un invito a una scelta coraggiosa, che ha trovato grande risposta nelle forze sociali, ma ancora non sufficiente risposte nei rappresentanti delle istituzioni politiche, ovvero la prospettiva che la spesa del Next generation Europe vada pensata a partire non dallo Stato, ma dalle comunità locali, dall'intera rete delle città di questo territorio".

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Il logo in ricordo dei 40 anni dalla visita di Papa Giovanni Paolo II a Terni

In occasione della festa di San Giuseppe lavoratore, domenica 21 marzo alle ore 16 nella Cattedrale di Terni, il vescovo Giuseppe Piemontese presiederà la celebrazione in preparazione alla Pasqua per i lavoratori dell’Acciai Speciali Terni e per il mondo del lavoro, insieme alle istituzioni civili e militari e rappresentanti dei lavoratori.

Tale celebrazione, a ricordo anche della storica visita di Papa Giovanni Paolo II a Terni nel 1981, vuole essere un’occasione di preghiera, di memoria, di riflessione e di speranza per la città e, in particolare, per tutto il mondo del lavoro. La celebrazione potrà essere seguita in diretta streaming sui canali Facebook e Youtube della Diocesi di Terni-Narni-Amelia.

Una lettera alla comunità civile ed ecclesiale

Ed in occasione del 40esimo anniversario della visita di Papa Giovanni Paolo II all’Acciai Speciali Terni e alla città, il vescovo Giuseppe Piemontese ha pubblicato una lettera, indirizzata alla comunità civile ed ecclesiale, per ricordare quell’importante momento storico e i temi trattati dal papa sulla dignità del lavoro, la sicurezza del lavoro, dell’equo salario, perchè scrive monsignor Piemontese vogliamo cogliere quelle perle che papa san Giovanni Paolo II ha consegnato alla città, al mondo del lavoro e alla Chiesa.

"Vogliamo recuperarla -spiega il vescovo- perché forse non le abbiamo coltivate abbastanza, ma vogliamo anche guardare la realtà nella quale ci troviamo proiettarci in prospettiva, cercare di coltivare anche una visione, trovare spunti e suggerimenti per inventare e seguire vie di nuovo umanesimo e crescita sociale. Rileggiamone i segni compiuti: la fabbrica, il lavoro, il popolo radunato, le persone, le autorità, la convivialità, il dialogo, le provocazioni coraggiose, la preghiera e l’Eucarestia conclusiva, evento santificatore del lavoro umano e prospettiva metodologica di giustizia sociale e di dignità civile e religiosa, culmine e ripartenza di ogni rinnovamento".

Nella lettera, che è stata illustrata in una conferenza stampa dallo stesso monsignor Piemontese, e alla quale sono intervenuti don Matteo Antonelli vicario episcopale per il Laicato e Luca Diotallevi presidente diocesano di Azione Cattolica, viene proposta una lettura, in questo tempo di pandemia e soprattutto in quello della post pandemia.

Un periodo, che apra a nuove visioni e opportunità che sorgono, in genere, dal superamento delle crisi epocali, quali le scoperte e gli slanci scientifici, sociali e culturali, scaturiti dagli sforzi per superare tali prove.

"La comunità intera -scrive ancora monsignor Piemontese- il lavoro in crisi endemica e messo in ginocchio dalla pandemia, le prospettive di crescita sociale hanno una opportunità provvidenziale ed unica nel piano denominato Next Generation Eu, che non può essere considerato solo nei sostegni finanziari dell’Unione Europea, ma è opportunità per ripensare e reimpostare un progetto di sviluppo e una rete di relazioni per l’intera nazione oltre che per regioni, comuni e comunità. Situazioni sociali precarie, frutto anche di indecisioni e imprevidenza della politica e dell’imprenditoria, ora si trovano nella opportunità di essere trasformate attraverso cambiamenti strategici e balzi in avanti che portino progresso e benessere economico, culturale, sociale e spirituale alle nostre genti.

Anche le nostre chiese dovranno riprogettare, in una dinamica sinodale e in sintonia con la società civile, il piano Next Generation It della Chiesa Italiana del terzo decennio del millennio, e la Next Generation TNA della nostra Chiesa particolare, accogliendo la fiamma dello Spirito e spalancando le porte del cenacolo per annunciare a tutti il Signore Risorto con la forza e luce dello Spirito Santo.

La nostra città, capoluogo e capofila della pluralità delle città e dei castelli del territorio, non può rassegnarsi al declino indotto da scelte sbagliate locali e generali, da egoismi di campanile o di parte e da ultimo dalle asfissie, dalle limitazioni e dai fallimenti causati dalla pandemia. In un’ora grave e delicata, varie vicende politiche hanno portato la nostra Italia a dotarsi di un governo di collaborazione nazionale. Un analogo spirito dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria, in Italia e in Europa.

Alcune menti illuminate sono già al lavoro con proposte ideali ed operative. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della Civitas -conclude il vescovo- ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso".

Evento speciale il prossimo 15 maggio

Un altro evento significativo di questo quarantesimo anniversario, sarà vissuto proprio all'interno dell’Acciai Speciali Terni il 15 maggio, nel piazzale dove il Papa San Giovanni Paolo II incontrò gli operai, con la celebrazione della Santa Messa all’aperto.

Di speranza per il futuro ha parlato il  presidente diocesano di Azione Cattolica, Luca Diotallevi, facendo riferimento alla creatività del lavoro

"Il lavoro -ha detto- non solo come dimensione oggettiva della fatica, ma come dimensione soggettiva, dimensione spirituale e creativa del lavoro che è oggi più forte e più vera di allora. Noi siamo impegnati a comprendere questo processo insieme agli uomini e alle donne di buona volontà, a difenderlo perché il lavoro è sempre a rischio di alienazione, a rischio di sfruttamento.

La grande profezia che troviamo nel messaggio di Giovanni Paolo II a Terni è l'importanza di una vita sociale strutturata sulla sussidiarietà, un poliedro di compiti diversi.

In questo quadro la riflessione della chiesa locale e nel suo piccolo dell'Azione Cattolica è un invito a una scelta coraggiosa, che ha trovato grande risposta nelle forze sociali, ma ancora non sufficiente risposte nei rappresentanti delle istituzioni politiche, ovvero la prospettiva che la spesa del Next generation Europe vada pensata a partire non dallo Stato, ma dalle comunità locali, dall'intera rete delle città di questo territorio".

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Se lo pota, porterà frutto https://www.lavoce.it/lo-pota-portera-frutto/ Sun, 06 May 2018 08:00:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51826 logo abat jour, rubrica settimanale

di Angelo M. Fanucci Allora, come la mettiamo con questi santi che hanno ancora, o ancora sembrano avere qualche ramo non potato? Non posso esemplificare facendo riferimento al mio presbiterio, perché subito tutti capirebbero di chi sto parlando: càpite nos, il presbiterio del quale faccio parte, quello di Gubbio, splendido, numericamente supera di poco la cinquantina, comprese le (poche) bilinciane e i (troppi) catorci come me... Allora mi pericolo a fare qualche esempio di più grande momento. Quando morì Giovanni Paolo II, immediatamente apparvero in piazza San Pietro delle iscrizioni cubitali, “Santo subito!” soprattutto. Non condividevo, mi tirai indietro come fa una lumaca quando le sfiori le corna con un dito. Mi ricattavano con forza due foto che mi si erano conficcate nella memoria. La prima era quella di Papa Wojtyla che, durante la sua visita in Cile, nell’aprile del 1987, si affacciò accanto a Pinochet al balcone del palazzo della Moneda; poi, nel cortile interno dello stesso palazzo, impartì la benedizione ai funzionari del governo; poi, nel febbraio del 1993, fece pubblicamente gli auguri a Pinochet per le sue nozze d’oro. E i 3.216 cileni (la stima è di Amnesty International) torturati e uccisi da Pinochet tra il 1974 e il 1980? Forse che il grido dei martiri dopo qualche anno diventa una zampognata? La seconda era quella della mano di Giovanni Paolo II che durante uno dei suoi 104 viaggi, quello del 1983 in Nicaragua, oscillava, vibrante di rimprovero, sulla testa candida di un religioso che era in ginocchio davanti a lui: era P. Cardenal, il gesuita che, da ministro dell’Istruzione del Governo sandinista, aveva realizzato una delle più grandiose campagne di alfabetizzazione dei poveri che il mondo abbia conosciuto. “Santità - m’ero detto fra me e me - , basta che in Vaticano e nei paraggi Lei si guardi introno appena un po’, e di teste che meritano non solo mani oscillanti in segno di rimprovero, ma martelli d’acciaio che picchino sodo ne troverà più di una”. Ma poi quell’ultimo periodo della sua vita, quel corpo crocifisso, pietosamente trasportato su una piattaforma mobile, che metteva la Chiesa in mano a porporati. E quel gesto di stizza durante la sua ultima apparizione dalla finestra del palazzo apostolico, quando allontanò bruscamente il microfono perché la voce gli rimaneva in gola... Poi il Vangelo di domenica scorsa: “I tralci che portano frutto, il Padre mio li pota perché diano ancora più frutto”. E giungano alla pienezza della santità. Chino il mio capoccione presuntuoso: “Signore, che la prossima potatura non sia troppo dolorosa per me!”.]]>
logo abat jour, rubrica settimanale

di Angelo M. Fanucci Allora, come la mettiamo con questi santi che hanno ancora, o ancora sembrano avere qualche ramo non potato? Non posso esemplificare facendo riferimento al mio presbiterio, perché subito tutti capirebbero di chi sto parlando: càpite nos, il presbiterio del quale faccio parte, quello di Gubbio, splendido, numericamente supera di poco la cinquantina, comprese le (poche) bilinciane e i (troppi) catorci come me... Allora mi pericolo a fare qualche esempio di più grande momento. Quando morì Giovanni Paolo II, immediatamente apparvero in piazza San Pietro delle iscrizioni cubitali, “Santo subito!” soprattutto. Non condividevo, mi tirai indietro come fa una lumaca quando le sfiori le corna con un dito. Mi ricattavano con forza due foto che mi si erano conficcate nella memoria. La prima era quella di Papa Wojtyla che, durante la sua visita in Cile, nell’aprile del 1987, si affacciò accanto a Pinochet al balcone del palazzo della Moneda; poi, nel cortile interno dello stesso palazzo, impartì la benedizione ai funzionari del governo; poi, nel febbraio del 1993, fece pubblicamente gli auguri a Pinochet per le sue nozze d’oro. E i 3.216 cileni (la stima è di Amnesty International) torturati e uccisi da Pinochet tra il 1974 e il 1980? Forse che il grido dei martiri dopo qualche anno diventa una zampognata? La seconda era quella della mano di Giovanni Paolo II che durante uno dei suoi 104 viaggi, quello del 1983 in Nicaragua, oscillava, vibrante di rimprovero, sulla testa candida di un religioso che era in ginocchio davanti a lui: era P. Cardenal, il gesuita che, da ministro dell’Istruzione del Governo sandinista, aveva realizzato una delle più grandiose campagne di alfabetizzazione dei poveri che il mondo abbia conosciuto. “Santità - m’ero detto fra me e me - , basta che in Vaticano e nei paraggi Lei si guardi introno appena un po’, e di teste che meritano non solo mani oscillanti in segno di rimprovero, ma martelli d’acciaio che picchino sodo ne troverà più di una”. Ma poi quell’ultimo periodo della sua vita, quel corpo crocifisso, pietosamente trasportato su una piattaforma mobile, che metteva la Chiesa in mano a porporati. E quel gesto di stizza durante la sua ultima apparizione dalla finestra del palazzo apostolico, quando allontanò bruscamente il microfono perché la voce gli rimaneva in gola... Poi il Vangelo di domenica scorsa: “I tralci che portano frutto, il Padre mio li pota perché diano ancora più frutto”. E giungano alla pienezza della santità. Chino il mio capoccione presuntuoso: “Signore, che la prossima potatura non sia troppo dolorosa per me!”.]]>
Papa Francesco torna a Assisi per i 30 anni dello “spirito di Assisi” https://www.lavoce.it/papa-francesco-torna-a-assisi-per-i-30-anni-dello-spirito-di-assisi/ Thu, 18 Aug 2016 12:33:37 +0000 https://www.lavoce.it/?p=47286 papa-francesco-basilica-assisi-per-visita-ottobre-2013Papa Francesco sarà ad Assisi il 20 settembre prossimo in occasione dei 30 anni dall’incontro interreligioso per la pace tra i popoli. La notizia è stata comunicata dalla Prefettura della Casa pontificia al custode del Sacro convento padre Mauro Gambetti.

Lo ha annunciato il direttore della sala stampa dello stesso Sacro Convento, padre Enzo Fortunato.

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Questo l’evento cui partecipa Papa Francesco, nell’articolo pubblicato su La Voce il 22 luglio scorso:

Leggilo nell’edizione digitale (http://lavoce.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=17f30b78d) o qui di seguito.

 

Lo “spirito di Assisi”, 30 anni dopo

Evento speciale per l’anniversario della Giornata voluta da Giovanni Paolo II- L’iniziativa cade in un’epoca segnata dal terrorismo di “presunta” matrice islamica. Un problema anche per il mondo musulmano, che parteciperà numeroso all’evento 
 
L'incontro delle religioni per la pace voluto da Giovanni Paolo II il 27 ottbre 1986
L’incontro delle religioni per la pace voluto da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986

“C’è un movimento di popoli e di vertice che sente la necessità dello spirito di Assisi, e oggi più di ieri”. Lo ha affermato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, mercoledì 20 luglio a Perugia. Il contesto era la presentazione ufficiale dell’evento “Sete di pace” che si terrà ad Assisi il 18-20 settembre per i 30 anni della Giornata di preghiera interreligiosa voluta da Giovanni Paolo II. Alla conferenza stampa erano presenti il vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino e la neo-sindaco della città, Stefania Proietti.

Impagliazzo ha fatto anche notare che, rispetto al 1986, saranno più numerosi gli esponenti musulmani presenti ad Assisi, incluso il rettore dell’università egiziana di Al-Azhar, massimo centro di formazione dell’islam sunnita. Segno che le violenze scatenate di questi ultimi tempi in mezzo mondo – le cui vittime sono in maggioranza musulmane – stanno scuotendo anche la religione ‘teoricamente’ di provenienza dei terroristi. “L’islam – ha aggiunto il presidente della Sant’Egidio – non è un problema ma ha un problema: quello di predicatori dell’odio che si mettono a turlupinare le giovani generazioni”. In Occidente, questo si somma a un problema di integrazione, perché i kamikaze si sentono isolati nelle società in cui vivono. Ha concluso che incontri come la rievocazione dello spirito di Assisi dovrebbero spingere “i leader musulmani a essere sempre più chiari e netti nel condannare le violenze”.

Mons. Sorrentino, da parte sua, ha ricordato che la Giornata di 30 anni fa non sarebbe stata possibile senza un ele- mento di 50 anni fa: “La dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II, che ha aperto le frontiere della Chiesa all’orizzonte del dialogo interreligioso”. Ha quindi aggiunto che lo spirito di Assisi è diventato parte integrante della vita della diocesi. Nel recentissimo Libro del Sinodo sono espressamente previsti “appuntamenti annuali, il 27 ottobre, per la preghiera, la riflessione, l’incontro, il tutto in stile sobrio, ‘francescano’. L’evento di settembre invece servirà a cogliere la bellezza dell’iniziativa voluta da Giovanni Paolo II soprattutto nel contesto attuale”.

Stefania Proietti ha ricordato che nel 1986 era una ragazzina delle medie, entusiasta di partecipare alla creazione spontanea di immagini di pace per la città. “Assisi – ha detto – è uno scrigno di arte e di storia. Uno dei suoi tesori è lo spirito di Assisi. Dobbiamo far ridiventare la città un faro per il mondo e per il nuovo umanesimo, contro la globalizzazione dell’indifferenza e contro le tenebre che le congiunture presenti fanno sembrare anche peggiori di ciò che sono”.

La tre-giorni di settembre sarà particolarmente intensa. La mattina di domenica 18, eucaristia con presenza di personalità di altre Chiese nella basilica superiore; al pomeriggio, assemblea di inaugurazione al teatro Lyrick. Il pomeriggio del giorno 20, preghiera e processione per la pace. Nel tempo intermedio, un susseguirsi di panel (tavole rotonde) approfondirà una vasta serie di temi: la Misericordia, il terrorismo, economia, ecologia e sviluppo sostenibile, le donne e la pace, l’Europa, le migrazioni, ecc.

Si traccerà infine un bilancio di questi trent’anni di “spirito di Assisi” con un incontro introdotto da mons. Sorrentino e condiviso dai principali protagonisti dell’evento, presenti tra gli altri il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e l’ex presidente polacco Lech Walesa.

Un ruolo di particolare spicco sarà dato al Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, che il 20 settembre otterrà dall’Università di Perugia la laurea honoris causa in Relazioni internazionali, e riceverà una speciale accoglienza nella cattedrale di San Lorenzo.

Per concludere con le parole di Impagliazzo: “Andremo ad Assisi non solo per commemorare un evento ma per creare un nuovo evento, per dare nuova linfa a tutti coloro che cercano vie di pace nel mondo”.

Dario Rivarossa

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Papa Francesco per la prima volta in visita alla sinagoga di Roma https://www.lavoce.it/papa-francesco-per-la-prima-volta-in-visita-alla-sinagoga-di-roma/ Fri, 22 Jan 2016 11:51:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=45114 Papa Francesco con il rabbino capo Riccardo Di Segni in visita alla sinagoga di Roma
Papa Francesco con il rabbino capo Riccardo Di Segni in visita alla sinagoga di Roma

Papa Francesco ha portato il “saluto di pace” agli ebrei, italiani e non solo, nel corso della sua “prima visita” alla sinagoga di Roma il 17 gennaio. Proprio così l’ha definita: “prima visita”, quasi a prometterne un’altra.
Bergoglio è il terzo Pontefice a mettere fisicamente piede nell’edificio, dopo Giovanni Paolo II nel 1986 e Benedetto XVI nel 2010.Entrambi erano però stati preceduti da Giovanni XXIII che benedisse la comunità ebraica all’esterno della sinagoga sul Lungotevere, suscitando scalpore e gioia.
La visita di Wojtyla fu “storica”. Quella di Ratzinger, “controversa” a causa delle voci che circolavano circa la possibile beatificazione di Pio XII. Un giorno probabilmente verrà riconosciuta in via ufficiale l’opera di Papa Pacelli a favore degli ebrei perseguitati, ma è giusto rispettare la sensibilità diffusa, specie su un tema così delicato; tant’è che Papa Francesco ha lasciato cadere il caso Pacelli. Quanto alla sua visita, avviene in un momento di tensioni e stragi causate dal terrorismo islamico.
“Nel dialogo interreligioso – ha detto il Papa – è fondamentale che ci incontriamo come fratelli e sorelle davanti al nostro Creatore e a Lui rendiamo lode; che ci rispettiamo e apprezziamo a vicenda, e cerchiamo di collaborare. Nel dialogo ebraico-cristiano c’è un legame unico e peculiare, in virtù delle radici ebraiche del cristianesimo: ebrei e cristiani devono dunque sentirsi fratelli, uniti dallo stesso Dio e da un ricco patrimonio spirituale comune (cfr. Nostra aetate , 4), sul quale basarsi e continuare a costruire il futuro”.
Dopo aver richiamato, a questo proposito, il 50° anniversario del Concilio Vaticano II, ha aggiunto: “Insieme con le questioni teologiche, non dobbiamo perdere di vista le grandi sfide che il mondo di oggi si trova ad affrontare. Quella di un’ecologia integrale è ormai prioritaria, e come cristiani ed ebrei possiamo e dobbiamo offrire all’umanità intera il messaggio della Bibbia circa la cura del creato. Conflitti, guerre, violenze e ingiustizie aprono ferite profonde nell’umanità, e ci chiamano a rafforzare l’impegno per la pace e la giustizia.
Ogni essere umano, in quanto creatura di Dio, è nostro fratello, indipendentemente dalla sua origine o dalla sua appartenenza religiosa. Ogni persona va guardata con benevolenza, come fa Dio, che porge la sua mano misericordiosa a tutti, indipendentemente dalla loro fede e dalla loro provenienza, e che si prende cura di quanti hanno più bisogno di Lui: i poveri, i malati, gli emarginati, gli indifesi. Là dove la vita è in pericolo, siamo chiamati ancora di più a proteggerla. Né la violenza né la morte avranno mai l’ultima parola davanti a Dio, che è il Dio dell’amore e della vita. Noi dobbiamo pregarlo con insistenza affinché ci aiuti a praticare in Europa, in Terra Santa, in Medio Oriente, in Africa e in ogni altra parte del mondo la logica della pace, della riconciliazione, del perdono, della vita”.
Il rabbino capo Riccardo Di Segni ha sottolineato che, nella “tradizione giuridica rabbinica, un atto ripetuto tre volte [come le visite papali, ndr ] diventa chazaqà , consuetudine fissa. È decisamente il segno concreto di una nuova Era”.
Quindi ha ricordato il Giubileo nella tradizione ebraica: “Non ci è sfuggito il momento iniziale in cui all’apertura della porta è stata recitata la formula liturgica ‘aprite le porte della giustizia’. Per un ebreo che ascolta è qualche cosa di noto e familiare, è la citazione del verso dei Salmi ” che “citiamo nella nostra liturgia festiva”. Tutti “attendiamo – ha detto ancora Di Segni – un momento chissà quanto lontano nella storia in cui le divisioni si risolveranno… Accogliamo il Papa per ribadire che le differenze religiose, da mantenere e rispettare, non devono però essere giustificazione all’odio e alla violenza, ma ci deve essere invece amicizia e collaborazione; e che le esperienze, i valori, le tradizioni, le grandi idee che ci identificano devono essere messe al servizio della collettività”.
All’evento era anche presente un portavoce della Knesset , il Parlamento dello Stato di Israele, Yuli Edelstein . Il quale ha ringraziato il Papa per i suoi appelli a favore della Terra Santa: questo “aiuta l’economia, sia per ebrei che per gli arabi, e potrebbe favorire la stabilità e la pace” in Medio Oriente.

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La rivincita delle periferie https://www.lavoce.it/la-rivincita-delle-periferie/ Thu, 24 Sep 2015 09:30:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=43495 C’era una volta il “terzo mondo”. E naturalmente, c’erano anche il primo e il secondo, ma nel linguaggio comune si parlava solo del terzo. Era un modo di dire che nasceva dalla divisione del mondo in due blocchi contrapposti: la guerra fredda, durata dalla fine della Seconda guerra mondiale al 1990 circa. I due blocchi erano le due alleanze che facevano capo rispettivamente agli Stati Uniti d’America e all’Unione Sovietica; e questi erano i protagonisti sulla scena mondiale nonché, si credeva, della storia futura.

Poi c’erano tutti gli altri: i non allineati, il terzo mondo, appunto. I Paesi del terzo mondo erano i poveri, i sottosviluppati, i morti di fame (letteralmente), quelli che non contavano. Erano terzo mondo l’Africa, l’America Latina, l’India, il Sudest asiatico. Poiché le parole “terzo mondo” avevano un riflesso spregiativo, si cominciò a usare in alternativa l’espressione “Sud del mondo”; ma la realtà era sempre la stessa.

Poi a un certo punto il terzo mondo, il Sud del mondo, ha cominciato a muoversi e a crescere. Chi non se ne fosse ancora accorto, se ne accorge ora grazie a Papa Francesco. Lui in quel mondo, in quelle che lui chiama “le periferie”, ci è nato, viene da lì, e continua a tornarci; è stato nelle Filippine, in Bolivia, in Ecuador, in Paraguay, adesso a Cuba.

Certo, altri Papi prima di lui c’erano andati, ma erano ospiti da fuori, lui è uno che torna a casa, e così viene salutato e accolto. E noi, la vecchia Europa, scopriamo che in quelle periferie c’è una vitalità che per noi è imbarazzante al confronto. Molti dicono che Giovanni Paolo II, con il suo carisma, ha cambiato la storia dell’Europa; adesso Papa Francesco potrebbe cambiare il rapporto fra il Nord e il Sud del mondo.

Già lo ha fatto spingendo Cuba e gli Usa a riconciliarsi. Poi, per quanto riguarda la Chiesa cattolica, è imbarazzante il confronto fra il Nord invecchiato ed esausto e il Sud del mondo vitale e pieno di promesse. L’America Latina ha già dato un Papa, un grande Papa. Le periferie del mondo hanno avuto la loro rivincita, e altre ne avranno.

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Iniezione di speranza per una terra povera… e per noi https://www.lavoce.it/iniezione-di-speranza-per-una-terra-povera-e-per-noi/ Wed, 05 Aug 2015 10:31:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=41858 Il Vescovo con un gruppo di bambini della scuola materna della missione in Albania
Il Vescovo con un gruppo di bambini della scuola materna della missione in Albania

Mons. Frano Ilia aveva trascorso quasi tutta la sua vita sacerdotale in carcere e ai lavori forzati in Albania. Dopo la fine della dittatura marxista-leninista, Giovanni Paolo II si recò in Albania il 25 aprile 1993, e lo consacrò vescovo. Mons. Frano, nonostante le prove subite e la difficile situazione della Chiesa, aveva un grande zelo apostolico e soprattutto aveva a cuore la difficile situazione dei cattolici delle montagne.

Bene o male, nei luoghi più vicini al mare, in pianura e facilmente raggiungibili, si stava stabilendo una presenza di missionari, soprattutto italiani. Ma le montagne erano un po’ tagliate fuori a causa della difficoltà nel raggiungere luoghi impervi con strade impossibili.

In quegli anni la nostra diocesi, sulla spinta degli avvenimenti internazionali e stimolata dal vescovo mons. Grandoni, aveva intrapreso un’opera di aiuto alla Chiesa albanese. Il primo villaggio a essere aiutato fu Kalmetj, molto povero, non molto distante dal mare; lì avvenne la conoscenza con le suore tedesche suor Gratias e suor Bernardette e il desiderio di collaborare per il servizio alla Chiesa e ai poveri.

Così mons. Ilia ci inviò a Fushë Arrëz, una cittadina nel nord Albania per poter riorganizzare la Chiesa, difficile da raggiungere e priva di qualsiasi struttura. Una missione che all’inizio sembrava impossibile, ma ciò che appare impossibile agli uomini è possibile a Dio.

Così nell’aprile di 20 anni fa iniziò questa avventura. I primi che accompagnarono le suore e organizzarono l’apertura del cantiere furono don Carlo Franzoni e don Claudio Calzoli, e a questo inizio seguì una grande mobilitazione di sacerdoti e di laici della nostra diocesi.

Naturalmente gli albanesi furono ben contenti di avere una presenza della Chiesa, anche perché almeno nominalmente la quasi totalità era cattolica. Quegli anni furono un’esperienza entusiasmante per tutti, preti e laici che, nonostante le difficoltà, anche per raggiungere il luogo, non hanno mai fatto mancare la loro presenza.

Nel 1995, durante l’estate, anche il vescovo mons. Grandoni si recò nella missione, che aveva voluto far dedicare a san Giuseppe, e nel mese di agosto del 1995 celebrò all’aperto una grande veglia dove amministrò battesimi e cresime: fu la “Pasqua” di Fushë Arrëz, la rinascita della Chiesa di Cristo. Oltre alle opere sociali si costruì la grande chiesa di San Giuseppe, punto di riferimento non solo per Fushë Arrëz ma per tutta una vasta zona costellata da numerosi villaggi.

La chiesa di San Giuseppe in Albania
La chiesa di San Giuseppe in Albania

Quest’anno, il 2 agosto, il nostro vescovo mons. Benedetto Tuzia, con don Marcello Cruciani, don Riccardo Ceccobelli, alcuni volontari della prima ora tra cui Bruno Valentini di San Venanzo, papà di don Francesco, Giuseppe Gervasi di Pozzo e altri che hanno lavorato molto in questa missione, sono ritornati a Fushë Arrëz.

Inoltre ci sono un gruppo di giovani con Sajmir, un ragazzo albanese di Fushë Arrëz che da molti anni vive a Todi, ed è un giovane cattolico molto impegnato. Molti gli appuntamenti importanti da vivere insieme con la comunità locale, tra cui il Grest per i ragazzi albanesi. Si andrà nei numerosi villaggi che fanno parte della giurisdizione della parrocchia di San Giuseppe.

Ricordi del passato ma anche presenza viva oggi, per una Chiesa, quella albanese, composta da tanti bambini e giovani. Saranno ricordati i martiri di questa Chiesa, con la visita ad alcuni luoghi dove hanno sofferto per la fede. La settimana si snoderà tra questi momenti d’impegno, di preghiera e di gioia con la consapevolezza che, nonostante le prove e le difficoltà, il Signore non abbandona li suo popolo. “Un’iniezione di speranza – mi diceva alla partenza don Marcello Cruciani – anche per noi che qualche volta siamo tanto scoraggiati dalle nostre situazioni ecclesiali e sociali”.

 

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Il Perdono per un mondo redento https://www.lavoce.it/un-mondo-redento/ https://www.lavoce.it/un-mondo-redento/#comments Thu, 30 Jul 2015 10:07:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=41127 San Bernardino cura un uomo rimasto ferito in un agguato (opera del Pinturicchio)
San Bernardino cura un uomo rimasto ferito in un agguato (opera del Pinturicchio)

La ricerca delle cause di conflitti, guerre e altre avversità, se condotta con onestà, mostra una realtà complessa in cui interessi nazionali ed egoismi personali si intrecciano a omertà e vendette, così come divisioni tribali e razzismo con avidità e menzogna.

Per dirla in termini teologici, ci si trova davanti a vere e proprie “strutture di peccato”, frutto di un insieme di colpe personali che si sedimentano in grovigli di violenza e soprusi.

Già nel 1986 il futuro Benedetto XVI affermava che “divenuto centro di se stesso, l’uomo peccatore tende ad affermarsi e a soddisfare il suo desiderio di infinito servendosi delle cose: ricchezze, poteri e piaceri, senza preoccuparsi degli altri uomini che ingiustamente spoglia e tratta come oggetti o strumenti.

Così, da parte sua, contribuisce a creare quelle strutture di sfruttamento e di schiavitù, che peraltro pretende di denunciare”. E di seguito: “La dirittura morale è condizione per una società sana. Bisogna dunque operare a un tempo per la conversione dei cuori e per il miglioramento delle strutture, perché il peccato, che è all’origine delle situazioni ingiuste, è, in senso proprio e primario, un atto volontario che ha la sua sorgente nella libertà della persona”.

Quindi è la libertà dell’uomo, con le sue scelte di bene o male che decide dell’esito delle sue azioni e di conseguenze delle strutture a cui si dà vita; nel caso in cui il cuore dell’uomo è dominato dal male, l’esito non può essere che “strutture di peccato”.

Di conseguenza, fondamentale è una umanità rinnovata che sappia gestire le risorse umane, comprese quelle economiche, con una nuova modalità, ossia in prospettiva del bene comune. Non più quindi strutture di peccato, ma strutture della grazia. Ma questo è possibile soltanto se l’uomo accetta di essere redento dalla Misericordia.

Particolare della Pala di Sant’Ilario, dipinta nel 1393 e situata sopra l’altare all’interno della Porziuncola
Particolare della Pala di Sant’Ilario, dipinta nel 1393 e situata sopra l’altare all’interno della Porziuncola

Se l’uomo peccatore costruisce strutture di peccato, colui che si lascia redimere diventa capace – con la grazia di Dio – di costruire strutture di bene, ossia quel mondo riconciliato testimoniato dallo stesso frate Francesco nel Cantico di frate sole. Come il male personale produce “strutture di peccato”, solo da un cuore purificato possono nascere “strutture di pace”, come ricordato da Giovanni Paolo II nella memorabile Giornata interreligiosa di pellegrinaggio, digiuno e preghiera per la pace dell’ottobre 1986.

Di conseguenza, qualsiasi atto penitenziale è importante, qualora si voglia vincere il male. Tutto ciò conduce a riconoscere nuovamente la preziosità del rinnovamento nella misericordia che san Francesco richiese al Signore presso la Porziuncola e che è origine di un vero e proprio “spirito del perdono di Assisi”.

Sempre Benedetto XVI nel dicembre 2012, come per rispondere a obiezioni circa l’efficacia pratica della preghiera e purificazione del cuore davanti alle grandi problematiche mondiali, ha affermato: “Sono problemi che, certo, non possono essere risolti semplicemente mediante la religiosità, ma lo possono ancor meno senza quella purificazione interiore dei cuori che proviene dalla forza della fede, dall’incontro con Gesù Cristo”.

Papa Francesco nella recente enciclica Laudato si’ scrive: “Ricordiamo il modello di san Francesco d’Assisi per proporre una sana relazione con il creato come una dimensione della conversione integrale della persona. Questo esige anche di riconoscere i propri errori, peccati, vizi o negligenze, e pentirsi di cuore, cambiare dal di dentro”.

Proprio in vista di tale urgente conversione integrale vi sarà tra poco il Giubileo della Misericordia, che, grazie a san Francesco, si può già pregustare festeggiando il Perdono di Assisi. E tutto ciò è speranza fondata sulla certezza che la parola ultima è la misericordia, che compie la giustizia e che aiuta a non cedere alla tentazione della disperazione.

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L’ospite è Alì Agca o forse… Cristo https://www.lavoce.it/lospite-e-ali-agca-o-forse-cristo/ Thu, 16 Jul 2015 08:03:34 +0000 https://www.lavoce.it/?p=39122 Il concerto di suor Maria Benedetta
Il concerto di suor Maria Benedetta

Nelle comunità benedettine l’11 luglio si è ricordato san Benedetto con liturgie e iniziative culturali.

Una sintesi di questi due aspetti si è realizzato nel monastero delle Benedettine di Santa Caterina di Perugia.

Si è iniziato la sera della vigilia – con molta partecipazione di laici e religiose – con una relazione a due voci di don Elio Bromuri, cappellano festivo “storico” di quella comunità, e del medievista Franco Mezzanotte.

Don Elio ha definito lo “stile” benedettino come “lo stile di un cristianesimo amico, non ostile. Anche Cristo è ospite della tua casa: condividi con lui la vita quotidiana, il pasto, le ore”.

E non è una passeggiata. “Noi – ha ricordato – abbiamo a Perugia in via Bontempi un Centro di accoglienza: chi accogli? Come? Non so se rivelo un segreto, ma per due giorni, molti anni fa, ospitammo… senza saperlo, ovviamente!… Alì Agca, sotto falso nome. L’attentatore di Giovanni Paolo II. Tu non sai chi ricevi in casa, ma noi accogliamo tutti. Questa idea di accoglienza è tanto cara a Papa Francesco, che si batte contro la teoria dello scarto. In base a quest’ultima, affinché una società funzioni, un terzo deve restare fuori, è come la zavorra. La teoria cristiana invece è l’inclusione di tutti. È un grande compito, ma anche una grande vocazione, una grande prospettiva”.

Sia lui che il prof. Mezzanotte hanno illustrato il cap. 53 della Regola benedettina dedicato all’accoglienza. Un capitolo che costituisce una vera e propria rivoluzione nel considerare l’altro non come un estraneo o un forestiero, ma come un ospite. Per evitare equivoci e inganni, però, la Regola prevede che il primo incontro inizi con la lettura di un brano della Scrittura e la preghiera, e poi si dia all’ospite ogni umano conforto.

È stata quindi celebrata la liturgia eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare Paolo Giulietti, che ha commentato il Vangelo (Mt 6, 7-13) in cui Pietro chiede a Gesù: “Noi che abbiamo lasciato tutto, che cosa avremo in cambio?”. Una domanda presente nella Bibbia e che noi oggi – ha sottolineato mons. Giulietti, – traduciamo con: “A noi conviene seguire Gesù?”. Chi descrive il cristiano come un uomo che “perde” qualcosa della sua umanità, come una persona triste e limitata, risponderà con un “no”, ma i cristiani testimoniano che seguire Gesù “conviene” perché Cristo nulla toglie all’uomo, anzi la sua stessa umanità ne risulta valorizzata.

Al termine è seguito un breve concerto d’organo eseguito dalla giovane suor Maria Benedetta, che di recente ha indossato l’abito monastico. Una esecuzione, sul grande organo del monastero, di brani contemporanei rifatti in stile classico.

 

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Ceselli di Scheggino. Restaurata casa parrocchiale: è destinata alla Pastorale familiare diocesana https://www.lavoce.it/ceselli-di-scheggino-restaurata-casa-parrocchiale-e-destinata-alla-pastorale-familiare-diocesana/ Wed, 15 Jul 2015 08:15:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=38886 La casa parrocchiale di Ceselli
La casa parrocchiale di Ceselli

A Ceselli, piccolo borgo nel comune di Scheggino, è stata completamente recuperata la vecchia e grande casa parrocchiale e affidata, per volontà dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, alla Pastorale familiare della Diocesi.

Sarà un luogo dove le famiglie – locali e non – potranno ritrovarsi per riflettere, per pregare, per “ricaricare le energie”, per condividere esperienze.

La casa è stata inaugurata domenica 12 luglio alla presenza dell’Arcivescovo, che ha celebrato la Messa nella chiesa di Ceselli, di Cristina e Roberto Mariottini condirettori della Pastorale familiare (il direttore, don Sem Fioretti, non era presente a causa delle precarie condizioni di salute della mamma) e di numerose famiglie; è stata intitolata a S. Giovanni Paolo II, il Papa del primo Sinodo sulla famiglia e della Familiaris consortio, della “Lettera alle famiglie”, della lettera alle donne, ai bambini, ai nonni, il Papa che non ha mai smesso di incontrare le famiglie, di ascoltare la loro esperienza, di essere sollecito delle loro difficoltà, ma soprattutto di stupirsi della bellezza del loro amore, scorgendovi la presenza di Cristo Sposo, che dona se stesso alla Chiesa sua Sposa.

La casa sviluppa su tre piani ed è composta da sei camere con bagno, cucina, sala da pranzo, sala meeting, sale per piccoli incontri, cappellina. È dotata anche di un ampio spazio esterno.

Nell’omelia mons. Boccardo ha paragonato questa casa a quella di Betania, dove vivevano Marta, Maria e Lazzaro e dove Gesù si recava per stare in famiglia, per essere confermato e rinforzato nella missione dai suoi amici.

“Abbiamo anche noi bisogno – ha detto l’Arcivescovo – di semplicità e di stare insieme. Mi auguro, allora, che questo luogo diventi sempre più luogo di amicizia e di fraternità, una luce di speranza per tutta la nostra Diocesi”.

Al termine della celebrazione, una signora di Ceselli, Gioia Mercantini, ha preso la parola a nome dell’intera comunità: “Questa per noi è una giornata storica, in quanto, dopo oltre quaranta anni, la casa parrocchiale torna ad essere fruibile. Siamo felicissimi – ha detto la signora rivolta all’Arcivescovo – della scelta di metterla a disposizione delle famiglie. Per quanto possibile, noi abitanti di Ceselli non faremo mancare la nostra collaborazione a questo importante progetto”.

La mattinata si è conclusa con un momento conviviale e con la visita ai locali della neo casa per le famiglie.

 

 

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Norcia. Festa liturgica di San Benedetto: convegno e concerto della Banda dei Carabinieri https://www.lavoce.it/norcia-festa-liturgica-di-san-benedetto-convegno-e-concerto-della-banda-dei-carabinieri/ Wed, 08 Jul 2015 13:55:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=37796 La statua di San Benedetto a Norcia
La statua di San Benedetto a Norcia

Sono iniziate lunedì 6 luglio, con la celebrazione della messa votiva alle ore 17.30 in Basilica, a Norcia, le celebrazioni solenni in onore della ricorrenza liturgica di San Benedetto da Norcia che la Chiesa celebrerà il prossimo sabato 11 luglio.

Nella basilica di Norcia venerdì 10 luglio vespri solenni, sabato alle ore 10 messa solenne. Venerdì, dopo i vespri, padre Basilio Nixen, osb, maestro del coro, alle ore 18 in Comune presenta Benedicta , il nuovo Cd di canto gregoriano.

Sabato 11 luglio, alle ore 11.30 presso la Sala del Consiglio Maggiore del palazzo comunale convegno sul tema: “San Benedetto e il lavoro” alla presenza di José Maria Galvan della Pontificia Università Santa Croce (che illustrerà “La filosofia del lavoro nell’enciclica Laborem Exercens di Papa Giovanni Paolo II”) e dello scrittore e studioso Massimo Folador (che parlerà de “La spiritualità benedettina e il mondo del lavoro: un confronto possibile”).

Sul fronte civico ad essere protagonista sarà invece l’Arma dei Carabinieri con due iniziative straordinarie.

Alle 18.30 si terrà la cerimonia di intitolazione della locale caserma di Corso Sertorio al brigadiere Giuseppe Ugolini, medaglia d’oro al valor militare.

“Luminoso esempio di sublime coraggio e attaccamento al dovere”, Ugolini nacque a Torgiano il 19 marzo del 1885 e fu barbaramente aggredito e assassinato il 23 giugno 1920, in corso Buenos Aires a Milano.

Il secondo evento alla presenza dell’Arma sarà il concerto della Banda della Benemerita in piazza S. Benedetto, alle ore 21.15.

 

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Il dialogo tra religioni è scuola di umanità https://www.lavoce.it/il-dialogo-tra-religioni-e-scuola-di-umanita/ Thu, 11 Jun 2015 08:56:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=35366 Il Papa durante la Messa nello stadio Kosevo
Il Papa durante la Messa nello stadio Kosevo

Dopo la “A” di Albania, la “B” di Bosnia: l’alfabeto del dialogo e della pace di Papa Francesco si arricchisce della tappa di Sarajevo.

Undici ore di visita nei Balcani e cinque discorsi per incoraggiare la minoranza cattolica locale, per ribadire la necessità di praticare la pace e la giustizia, e l’urgenza di promuovere la riconciliazione e il dialogo tra le religioni.

Ma se in Albania Francesco si è misurato con una realtà più omogenea (le diverse confessioni condividono infatti la stessa appartenenza etnica e hanno conosciuto la medesima persecuzione comunista), in Bosnia la situazione è diametralmente opposta.

La guerra del 1992-1995 è stata di fatto “congelata” dagli accordi di Dayton del 1995, che hanno sancito la divisione del Paese su base etnica e religiosa, rallentandone così però lo sviluppo, la crescita sociale ed economica, e soprattutto la riconciliazione.

Tante ferite ancora aperte che hanno trasformato Sarajevo, che ha perso la sua immagine da cartolina con la sinagoga, moschea e cattedrale vicine. Sulle rive del fiume Miljacka le divisioni si sentono forti, e il Papa non ha esitato a rilanciare in questa sua personale partita sul tavolo dell’incontro e della riconciliazione.

Venuto come “pellegrino di pace e di dialogo”, Francesco si è detto “lieto di vedere i progressi compiuti” nel dopo-guerra, “però è importante non accontentarsi di quanto realizzato, e cercare di compiere passi importanti per rinsaldare la fiducia e accrescere la mutua conoscenza e stima”. Un processo che deve coinvolgere la comunità internazionale, Ue in testa.

Sotto il gigantesco Cristo ligneo, posto sull’altare dello stadio Kosevo davanti a 65 mila persone, Francesco ha ripetuto le parole che furono di Giovanni Paolo II nella sua visita in Bosnia del 1997, con tutta la loro triste attualità. Nel mondo è in corso – ha ribadito – “una sorta di Terza guerra mondiale combattuta ‘a pezzi’. C’è chi questo clima vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi”.

Ecco allora il mandato, tratto dalle Beatitudini: “Beati gli operatori di pace”. Ma con una precisazione: non limitarsi a essere “predicatori di pace”. “Tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera”. Occorre invece essere “ operatori di pace, cioè coloro che la fanno. Fare la pace è un lavoro artigianale” che “richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia, giustizia”. E la vera giustizia “è fare a quella persona, a quel popolo, ciò che vorrei fosse fatto a me, al mio popolo”.

L’esatto opposto di ciò che è accaduto in Bosnia, come hanno testimoniato tre consacrati all’incontro con il clero e i religiosi in cattedrale. Picchiati, torturati, ridotti in fin di vita, massacrati per il loro abito e la loro fede.

Un racconto dettagliato di sofferenze che ha colpito molto il Pontefice il quale, a braccio, ha reagito: “Questa è la memoria del vostro popolo, e un popolo che dimentica la sua memoria non ha futuro. Questa è la memoria dei vostri padri e madri nella fede. Oggi hanno parlato in tre, ma in tanti hanno sofferto come loro. Non avete diritto a dimenticare la vostra storia; non per vendicarvi, ma per fare pace; non per guardare le cose in maniera strana, ma per amare come loro”.

In questo percorso di riconciliazione le religioni hanno un ruolo importante, rivendicato da Bergoglio, che coinvolge non solo i leader ma tutti i credenti.

“Il dialogo interreligioso – ha detto – è una scuola di umanità e un fattore di unità che aiuta a costruire una società fondata sulla tolleranza e il mutuo rispetto”. Però “non può limitarsi solo a pochi, ai soli responsabili delle comunità religiose, ma dovrebbe estendersi a tutti i credenti, coinvolgendo le diverse sfere della società civile. Siamo consapevoli che c’è ancora tanta strada da percorrere. Non lasciamoci però scoraggiare dalle difficoltà, e continuiamo con perseveranza nel cammino del perdono e della riconciliazione”.

Un invito ripetuto ancora nell’ultimo incontro, con i giovani, “la prima generazione del dopoguerra, i fiori di una primavera che vuol andare avanti e non tornare alla distruzione e alle cose che ci rendono nemici. Lavorate per la pace tutti insieme – ha detto Francesco prima di salire sull’aereo che lo riportava a Roma. – Che questo sia un Paese di pace. La pace si costruisce insieme, musulmani, ebrei, ortodossi e cattolici. Tutti siamo fratelli, tutti adoriamo un unico Dio”.

 

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L’Oratorio “GPII” in pellegrinaggio in Polonia “Sui passi di san Giovanni Paolo II” https://www.lavoce.it/loratorio-gpii-in-pellegrinaggio-in-polonia-sui-passi-di-san-giovanni-paolo-ii/ Tue, 26 May 2015 13:25:40 +0000 https://www.lavoce.it/?p=34053 Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II

Nella notte tra giovedì 28 e venerdì 29 maggio 107 adolescenti, giovani ed animatori dell’Oratorio “Giovanni Paolo II” (GPII) dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino in Perugia, accompagnati da don Fabrizio Crocioni, don Oscar Bustamante, suor Roberta Vinerba e Simone Biagioli, coordinatore dell’Oratorio, partiranno per un pellegrinaggio di cinque giorni “Sui passi di san Giovanni Poalo II” in Polonia.

È la terza volta che i giovani del “GPII” scelgono di farsi pellegrini dietro i passi del grande papa, ma questo pellegrinaggio è sostenuto da una intenzione tutta particolare. Il primo giugno, infatti, saranno ricevuti dal cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz, lo storico segretario di Giovanni Paolo II. Da lui, su richiesta del cardinale di Perugia Gualtiero Bassetti riceveranno una reliquia del papa polacco che verrà collocata nel Santuario di Ponte della Pietra esposta alla venerazione dei fedeli in attesa della sua definitiva allocazione, nella chiesa del Complesso Interparrocchiale “San Giovanni Paolo II” la cui costruzione avrà inizio a breve nella stessa Unità pastorale.

I parroci hanno fortemente desiderato che fossero proprio i giovani, tanto amati da Woytila, a ricevere la reliquia: loro di cui il papa disse «voi siete la mia speranza», così come sono la speranza di Perugia e della Chiesa. Con il dono della reliquia e la presentazione del progetto del Complesso, che avverrà nel mese di Giugno alla presenza del cardinale Bassetti e del sindaco Romizi, si può dire che il Complesso inizia a divenire un po’ più concreto, più vicina la sua realizzazione.

Il pellegrinaggio dei giovani del “GPII” avrà come meta Cracovia, la città della quale il papa polacco fu vescovo, e proseguirà con la visita ai luoghi della fede e della storia di Woytila e della Polonia, e come gli altri pellegrinaggi già vissuti, del quartiere di Nova Huta che racconta la vicenda travagliata della costruzione della chiesa osteggiata dal regime comunista e tenacemente voluta dal Woytila per raggiungere il cuore della fede del popolo polacco, l’amatissimo santuario della Madonna nera di Czestochowa.

Importantissima, infine, la giornata di digiuno e di preghiera ai campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove i giovani pregheranno per le vittime e per i carnefici e chiederanno a Dio la grazia di essere operatori di pace, ben sapendo che la pace inizia da un cuore riconciliato con Dio e con i fratelli.

Non meno significativa è stata la preparazione a questo pellegrinaggio, incentrata in un percorso catechetico che ha fatto conoscere ai giovani la vita e la fisionomia spirituale del grande papa e da iniziative di autofinanziamento inserite nel programma pastorale dell’anno trascorso in modo tale da diminuire il costo pro-capite del viaggio e rendere possibile anche a chi ha maggiori difficoltà economiche di partire per la Polonia. In questa maniera il percorso di avvicinamento al pellegrinaggio è stato una scuola di carità e di servizio, di responsabilizzazione dei ragazzi stessi e delle loro famiglie, una scommessa educativa che prende corpo dalla Parola di Dio che dice: c’è più gioia nel dare che nel ricevere che da sempre sostiene la ratio educativa della Pastorale giovanile delle tre parrocchie.

 

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“Religiosi e religiose, svegliate l’Umbria!” https://www.lavoce.it/religiosi-e-religiose-svegliate-lumbria/ Thu, 21 May 2015 10:17:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33803 religiosi-san-rufino-assisi“Noi vescovi umbri ci aspettiamo da voi consacrati e da voi consacrate che ‘svegliate’ l’Umbria!”. Lo scrive il card. Gualtiero Bassetti nella Lettera ai consacrati e alle consacrate dell’Umbria , preparata per la loro Giornata regionale a Collevalenza di domani, sabato (vedi programma sotto).

“Una terra – prosegue Bassetti – fertile per santità e benedetta da tanti carismi nei secoli passati, ma che ora soffre perché sembra aver smarrito le sue radici, sembra non valorizzare appieno la sua storia.

Ha bisogno che, sulla scia dei fondatori e delle fondatrici, le persone consacrate ritornino con la loro genuina ‘testimonianza profetica’ a riproporre all’Umbria le parole del Vangelo, parole che generano vita e che riaccendono speranza e fiducia per il futuro della nostra terra.

Cari consacrati, care consacrate, con i vostri carismi, ‘antichi e nuovi’, offrite con generosità il vostro contributo per rendere più belle e più vive le nostre comunità cristiane, le nostre parrocchie, le nostre Chiese.

Ci aspettiamo che, in comunione e in sinergia con noi Pastori, con i sacerdoti e con gli operatori pastorali presenti nelle nostre comunità cristiane, mediante i vostri carismi con la loro valenza spirituale, sociale, culturale, caritativa, educativa, assistenziale, possiate venire incontro in modo significativo alla nostra società sempre più disorientata e sofferente a livello morale, economico, sociale.

Anche noi Pastori umbri ci uniamo al Papa nel dire: ‘Dio ci chiede di uscire dal nido che ci contiene e di essere inviati nelle frontiere del mondo, evitando la tentazione di addomesticarle. Questo è il modo più concreto di imitare il Signore!’ (Ai superiori generali nell’incontro del 29 novembre 2013).

Anche noi vi ripetiamo il mandato del Crocifisso di San Damiano: ‘Va’, Francesco, e ripara la mia casa che come vedi è tutta una rovina!’, invitandovi ad andare alle periferie delle nostre comunità, delle nostre Chiese locali, della nostra società”.

I Papi e il Concilio

La Lettera del presidente della Conferenza apiscopale umbra si apre con un saluto “anche a nome dei miei fratelli vescovi umbri, con la stima, l’amore e la gratitudine che il nostro cuore di Pastori prova per la vostra capillare, generosa e significativa presenza nelle Chiese che sono in Umbria”.

“Anche noi vescovi umbri intendiamo condividere e manifestare la stessa gioia del Santo Padre per quest’Anno dedicato alla vita consacrata. Essa ‘è un grande dono per la Chiesa perché nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa ed è tutta orientata alla Chiesa’ (intervento al Sinodo dei vescovidel 1994).

In questo 2015 si celebrano i 50 anni dalla pubblicazione di due importanti documenti del Concilio Vaticano II: la Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium, che contiene un capitolo dedicato alla vita religiosa, e il decreto Perfectae caritatis interamente dedicato alla vita consacrata. E inoltre i vent’anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica Vita consecrata emanata nel 1994 da san Giovanni Paolo II a conclusione del Sinodo dei vescovi dedicato a tale tema (a cui partecipò anche il vescovo Bergoglio): una pietra miliare nel cammino ecclesiale post-conciliare di quanti vivono una vita di speciale consacrazione”.

Alla luce di tutto questo – prosegue Bassetti – “siamo qui oggi, vescovi e consacrati, pellegrini in questo ‘luogo sacro’ nato da un carisma originale e nuovo, il carisma dell’Amore Misericordioso, affidato da Dio alla beata Madre Speranza, particolarmente attuale, anche pensando al prossimo Giubileo della Misericordia…

Cari fratelli e sorelle consacrati, anche noi vescovi umbri intendiamo affidare a voi l’invito che Papa Francesco ha rivolto ai superiori generali e a tutti i consacrati del mondo quando ha indetto l’Anno della vita consacrata: ‘Svegliate il mondo, illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e controcorrente!” (Messaggio per l’apertura dell’anno della vita consacrata, 30 novembre 2014).

Risorsa provvidenziale

Il presidente della Ceu precisa quindi che religiose e religiose non sono “materiale di supplenza, ma preziose e provvidenziali risorse carismatiche”. E a titolo di esempio elenca i santuari della nostra regione, continua meta di pellegrinaggi da tutto il mondo, da parte di credenti e di persone in ricerca.

“Con tutta la Chiesa – prosegue – e assieme ai fedeli delle nostre Chiese locali ci uniamo quest’anno a tutti voi consacrati e consacrate nel ‘guardare al passato con gratitudine’, nel vivere il presente ‘con passione’ e nell’‘abbracciare il futuro con speranza’ (cfr. Francesco, Lettera apostolica ai consacrati in occasione dell’Anno della vita consacrata, 2).

Vi vogliamo assicurare che anche in Umbria l’Anno della vita consacrata non riguarda soltanto voi, persone consacrate, ma tutte le nostre Chiese, le nostre comunità cristiane, il nostro popolo. Ribadiamo anche noi vescovi quanto ha scritto Papa Francesco a tutta la Chiesa: ‘Cosa sarebbe la Chiesa senza san Benedetto e san Basilio, senza sant’Agostino e san Bernardo, senza san Francesco e san Domenico, senza sant’Ignazio di Loyola e santa Teresa d’Avila… L’elenco si farebbe quasi infinito, fino a san Giovanni Bosco, alla beata Teresa di Calcutta…’.

E in Umbria noi aggiungiamo: ‘… senza santa Chiara, santa Angela da Foligno, santa Rita, santa Chiara da Montefalco, la beata Angelina dei Conti di Marsciano e, ai nostri giorni, senza san Luigi Guanella, san Luigi Orione, la beata Speranza, il beato Carlo Liviero con i loro figli e figlie?’.

Santi e sante che sono vissuti decisamente ‘in uscita’. Di certo rivolti verso Dio, ma contemporaneamente verso il mondo, facendosi carico dei problemi, dei drammi, delle povertà, delle sofferenze degli uomini del loro tempo”.

L’augurio

“Concludiamo con un augurio: l’Anno della vita consacrata sia un anno di grazia e di rinnovato impegno a procedere insieme come Chiesa, popolo di Dio in cammino verso la santità nella ‘perfezione della carità’ di cui Maria è l’esemplare compiuto. Il Signore vi dia pace! Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato in voi!”.

 

La Giornata a Collevalenza

Umbria, una terra benedetta per i suoi tanti luoghi sacri

La Giornata dedicata a tutti i religiosi dell’Umbria, il 23 maggio a Collevalenza, si svolgerà in base al seguente programma: ore 9 – ritrovo alla Casa del pellegrino; ore 9.30 – incontro con i Vescovi dell’Umbria; ore 11 – concelebrazione eucaristica in basilica; ore 12.30 – pranzo.

Come sottolineato dal card. Bassetti nella sua Lettera ai consacrati , l’Umbria “è una terra benedetta per tanti luoghi sacri, per numerosi santuari che sono cari non solo al nostro popolo e frequentati dalla nostra gente, ma che attirano da tutto il mondo milioni di pellegrini… Innanzitutto le due basiliche… di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli; e ancora molti altri santuari quali Santa Chiara, San Damiano, Rivotorto, Eremo delle carceri, Divino Amore a Gualdo, La Salette a Salmata e così via. Nella diocesi di Orvieto-Todi il santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza e la basilica di Santa Giustina a Bolsena. Nella diocesi di Spoleto-Nocia i santuari di Santa Rita da Cascia e della Madonna della Stella. Il santuario di Canoscio e il monastero di Santa Veronica Giuliani nella diocesi di Città di Castello. L’abbazia di Sassovivo e il santuario di Santa Angela da Foligno nell’omonima diocesi. Il Sacro speco e la basilica di San Valentino nella diocesi di Terni – Narni – Amelia. E poi la presenza di molte diversificate istituzioni religiose maschili e femminili con scuole, ospedali, case di accoglienza e di spiritualità, centri culturali, centri assistenziali ed educativi… E infine, non possiamo non esprimere molta gratitudine agli innumerevoli monasteri di clausura”.

In Umbria esistono 183 comunità religiose femminili (1.019 persone in tutto), 91 comunità maschili (599 persone) e 47 monasteri di clausura (556 persone).

Clicca qui per scaricare la LETTERA AI CONSACRATI E ALLE CONSACRATE DELL’UMBRIA

 

 

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La Santa che ha ben interpretato il genio femminile https://www.lavoce.it/la-santa-che-ha-ben-interpretato-il-genio-femminile/ Wed, 13 May 2015 11:07:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=33287 La processione con la statua di santa Rita
La processione con la statua di santa Rita

Sono entrati nel vivo i preparativi per la festa di santa Rita 2015, che avranno luogo a Cascia, presso il Santuario a lei intitolato. La tre giorni di celebrazioni curata dalla Famiglia Agostiniana e dal Comune di Cascia, avrà inizio la sera del 20 maggio, per culminare il 22, giorno in cui si ricorda la Solennità della santa dei casi impossibili.

Santa del popolo

San Giovanni Paolo II ha detto di lei: “Rita ha bene interpretato il ‘genio femminile’: l’ha vissuto intensamente sia nella maternità fisica che in quella spirituale”. La “piccola, grande donna” di Cascia è probabilmente conosciuta ai più come la santa dei “casi impossibili”, avendo vissuto nella ferma convinzione che, affidandosi a Dio, tutto può accadere. Patrona della famiglia, del dialogo e del perdono, Santa Rita, al secolo Margherita Lotti (Roccaporena, 1381 – Cascia, 1457) è in ogni caso la “santa del popolo”. Come donna, moglie, madre, vedova, monaca, stigmatizzata, in ogni fase della vita, Rita ha messo in pratica quei valori dell’accoglienza e della pacificazione che Giovanni Paolo II riconduceva all’identità femminile, nella celebre Lettera alle donne del 29 giugno 1995. Quegli stessi valori che hanno portato la santa di Cascia ad andare controcorrente e contro il tempo storico in cui è vissuta, fatto di faide familiari regolate dalla legge dell’occhio per occhio. Santa Rita è amata per la sua “straordinaria normalità” poiché, nella sua esperienza, ognuno di noi può trovare un po’ della propria.

Riconoscimento internazionale

Ad aprire il calendario degli appuntamenti, sarà la conduttrice del Tg5 Simona Branchetti. Il 20 maggio, alle ore 21, presso la “Sala della pace” del Santuario di Santa Rita, la giornalista Mediaset presenterà alla comunità casciana le quattro donne scelte quest’anno per ricevere la pergamena del Riconoscimento internazionale Santa Rita, che sarà consegnata alla vigilia della festa, il 21 maggio, da padre Alejandro Moral Antón, Priore generale dell’Ordine agostiniano, alle ore 17.30 nella Basilica di Santa Rita. Giunto alla 27a edizione, il prestigioso riconoscimento vede annualmente protagoniste le “donne di Rita”, ovvero quelle donne distintesi per la loro testimonianza di vita quotidiana che si rifà ai valori ritiani e universali del perdono, del dialogo e del servizio al prossimo.

Per il 2015, le “donne di Rita” sono: Claudia Francardi, vedova del carabiniere Antonio Santarelli, aggredito durante un posto di blocco nella zona di Pitigliano (Grosseto) il 25 aprile 2011. Riceve il riconoscimento perché, insieme alla madre del giovane assassino di suo marito, in un cammino di perdono e riconciliazione, ha fondato l’Associazione “AmiCainoAbele” per aiutare altri nel medesimo percorso; le Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, (ritira la pergamena del riconoscimento la Superiora Generale dell’Istituto, Madre Agnese Grasso) per il sostegno costante alle famiglie bisognose; Lucia Fiorucci di Gubbio (Perugia), per aver trasformato la sofferenza per la morte della figlia Elisabetta, vittima di un incidente stradale, in speranza concreta per altre vite, con la donazione degli organi della giovane, e per essersi affidata a Dio nel dolore causato da un cancro al seno; Franca Pergher di Udine, per aver perdonato l’autore dell’incidente che ha distrutto la vita di suo figlio, colpito alla testa a 6 anni da una trave di cemento armato e di cui si prende cura da 42 anni. Franca ha anche affrontato con fiducia in Dio sia la morte del marito, che la sua stessa malattia, la leucoencefalite.

Il gemellaggio con il Libano

Tra i momenti più rilevanti della Festa di Santa Rita, c’è senza dubbio il Gemellaggio di fede e di pace che, ogni anno, unisce Cascia a un’altra città del mondo dove è presente la devozione alla patrona dei casi impossibili. Protagonista di questa 57a edizione, la cittadina libanese di Dbayeh ha aperto la prima fase delle celebrazioni lo scorso marzo, quando le autorità religiose e civili locali hanno accolto la delegazione proveniente da Cascia, guidata dal sindaco Gino Emili e dal rettore della Basilica di Santa Rita, Padre Mario De Santis. Suggestivo, il momento dell’accensione della Fiaccola della Pace che ha avuto luogo nella chiesa dell’istituto studentesco maronita mariamita Ecole Sainte Rita, nell’ambito della funzione officiata dal Nunzio Apostolico Gabriele Caccia.

A suggellare l’unione dei due popoli nel nome di Rita, i membri della delegazione libanese – tra cui padre Charbel Mhanna, rappresentante del Patriarca Maronita del Libano, il Card. Béchara Pierre Raï, e il direttore dell’Ecole Sainte Rita Padre Chawki Raffoul – saranno quindi ospiti nella città di Santa Rita per la solenne festa in onore della patrona del dialogo, dal 20 al 22 maggio. La Fiaccola della Pace accesa a Dbayeh il 13 marzo, chiuderà le celebrazioni giungendo a Cascia il prossimo 21 maggio alle ore 21.30, sul sagrato della Basilica.

Certamente, l’amicizia nata tra il “colle della speranza” e la “Terra dei cedri”, non terminerà con la festa: in autunno, infatti, la città di Cascia riceverà in dono un’imponente statua della santa, alta 6 metri e pesante 30 tonnellate, realizzata dall’artista Nayef Alwan ad Ayto e finanziata da un mecenate libanese particolarmente devoto, allo scopo di testimoniare con un segno tangibile l’amore che il Libano sente per Santa Rita.

La benedizione delle rose

Culmine della Festa di Santa Rita, è il Solenne Pontificale del 22 maggio, alle ore 11.00 sul Sagrato della Basilica, celebrato quest’anno dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Umbra. A conclusione della cerimonia, il porporato effettuerà la tradizionale Benedizione delle rose, durante la quale il viale del Santuario si tinge del rosso vivo delle centinaia di rose alzate al cielo dai devoti. Simbolo della santa, le rose saranno poi conservate preziosamente o donate a una persona bisognosa di conforto.

 

PROGRAMMA DELLA FESTA

Santuario di Santa Rita da Cascia

20 maggio

Ore 21: Sala della Pace, presentazione del riconoscimento internazionale Santa Rita 2015. Presenta Simona Branchetti, giornalista del Tg5 – Mediaset

21 maggio, roseto della città.

Ore 11.30: Piantumazione delle rose. Messa a dimora delle rose, simbolo di Santa Rita, da parte di autorità civili, religiose e delle donne insignite del Riconoscimento Iinternazionale Santa Rita.

Ore 16.30: Basilica di Santa Rita, solenne concelebrazione eucaristica della Famiglia agostiniana. Presiede padre Alejandro Moral Antón, priore generale dell’Ordine agostiniano.

Ore 17.30: consegna del Riconoscimento internazionale Santa Rita 2015. Padre Alejandro Moral consegna la pergamena alle “donne di Rita”.

Ore 18.30: solenne celebrazione del Transito di Santa Rita, presiede mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.

Ore 20.15: Sagrato della basilica di Santa Rita, celebrazione del 57° Gemellaggio di fede Cascia-Dbayeh. Alla presenza delle autorità civili, religiose e militari di Cascia e della delegazione di Dbayeh, migliaia di fiammelle s’accendono per la tradizionale luminaria. Esibizione degli Sbandieratori e sfilata dei sindaci dei comuni della Valnerina, ognuno con il gonfalone della propria città, accompagnati dai Tamburini di Cascia.

Ore 21.30: accensione della Fiaccola che partita dal paese gemellato con Cascia (quest’anno, Dbayeh, in Libano), giunge sul “colle della speranza” alla vigilia della solennità di Santa Rita.

22 maggio, solennità di Santa Rita

Sala della Pace

ore 8.00: messa. Presiede padre Alejandro Moral Antón, priore generale dell’Ordine agostiniano.

Sagrato della basilica di S. Rita

ore 10.30: arrivo della Processione e del Corteo storico.

ore 11: solenne pontificale, presiede il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e Città della Pieve. A seguire, Supplica a Santa Rita e Benedizione delle Rose (ore 12.30 circa).

Basilica di santa Rita

ore 18: messa per i Benefattori del Santuario. Presiede padre Mario De Santis, rettore della Basilica.

 

 

 

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Con spirito ecumenico fin dall’inizio https://www.lavoce.it/con-spirito-ecumenico-fin-dallinizio/ Tue, 28 Apr 2015 09:40:56 +0000 https://www.lavoce.it/?p=32000 Suor Marcellina Tauro
Suor Marcellina Tauro

Che la vita delle sue figlie spirituali bruciasse di “ardente zelo per l’unità dei cristiani” era il desiderio più grande di madre Maria Elisabetta Hesselblad, proclamata beata da Giovanni Paolo II  il 9 aprile dell’anno giubilare 2000. E questo desiderio noi, suore dell’Ordine del Ss. Salvatore e di santa Brigida, cerchiamo di assecondare e compiere in tutte le nostre case sparse per il mondo, da quando la madre Elisabetta ci ha fondate l’8 settembre del 1911. Attualmente siamo circa 600 suore distribuite in oltre 50 comunità. Siamo presenti, oltre che in Italia, in numerosi Paesi dell’Europa, dell’Asia, delle Americhe e del Medio Oriente.

Il carisma ecumenico del nostro istituto ha avuto origine dall’esperienza biografica della beata Elisabetta: nata a Faglavik in Svezia nel 1870 e battezzata nella Chiesa luterana. Aderì solo in età adulta al cattolicesimo, guidata dal gesuita padre Hagan. La sua vita rifulse per le virtù religiose e il suo ardente desiderio di pregare e lavorare per l’unità della Chiesa, specialmente nelle nazioni del Nord Europa. Seguendo le orme e l’esempio della sua connazionale santa Brigida, madre Elisabetta si stabilì a Roma presso l’antica dimora della Santa svedese, dove intraprese – con l’approvazione di Papa Pio X – la fondazione di un Ordine che avesse come carisma la preghiera e l’apostolato per l’unità dei cristiani.

Giovanni Paolo II ci esortò nel 2004 a far tesoro della testimonianza della nostra fondatrice: “Solamente – disse – se sarete ‘specialiste dello Spirito’, come fu santa Brigida, potrete incarnare fedelmente in questa nostra epoca il carisma di radicalità evangelica e di unità ereditata dalla beata madre Elisabetta Hesselblad. Attraverso l’ospitalità e l’accoglienza che offrite nelle vostre case, potrete testimoniare l’amore misericordioso di Dio verso ogni uomo e l’anelito all’unità che Cristo ha lasciato ai suoi discepoli”.

La comunità delle suore Brigidine di Assisi
La comunità delle suore Brigidine di Assisi

Il nostro profilo spirituale si caratterizza per il tentativo di vivere una vita monastica e insieme apostolica con spirito ecumenico: nostro primo impegno è quindi pregare e lavorare affinché tutti i cristiani diventino “un gregge solo sotto la guida di un solo Pastore”. Come disse Giovanni Paolo II al nostro Capitolo generale nel 1998, la nostra vita di preghiera vuole essere una continua lode al Signore, per testimoniare il primato assoluto di Dio; allo stesso tempo, il servizio premuroso, paziente e attento vuole essere segno tangibile della Sua tenerezza per gli uomini.

Il nostro monastero di Assisi ha avuto origine nel 1970: intende essere un’oasi di preghiera in cui accogliamo donne e uomini del nostro tempo alla ricerca di uno spazio di riflessione, di serenità e di pace. Pur rimanendo dentro le mura del monastero, attraverso il servizio di accoglienza che offriamo ai pellegrini, ai poveri, ai bisognosi, cerchiamo di dare testimonianza gioiosa di unità con il nostro vivere insieme e con un servizio semplice, umile e accogliente.

Molti dei numerosi pellegrini che vengono nella nostra casa di Assisi, attratti dallo spirito di san Francesco, provengono dal Nord Europa e dall’America, Paesi tradizionalmente protestanti, e appartengono alle Chiese riformate luterane, battiste, calviniste, anglicane. In questo modo, la nostra casa diventa occasione di incontro, conoscenza e amicizia tra cristiani di varie confessioni. I nostri ospiti trovano la presenza di Dio nell’ambiente in cui vengono accolti; e la diversità delle confessioni religiose, unita all’interesse reciproco, alla testimonianza e al rispetto, diventa a sua volta esperienza dell’unità di Dio e della sua Chiesa, per noi e per i nostri ospiti.

Dio ci benedica e si degni di far fruttificare gli sforzi della Chiesa a costruire sempre più profondamente la comunione fra i cristiani e a nutrire una effettiva cooperazione tra i discepoli di Cristo.

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