Giovanni Paciullo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giovanni-paciullo/ Settimanale di informazione regionale Thu, 12 Oct 2017 17:30:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Giovanni Paciullo Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giovanni-paciullo/ 32 32 L’Umbria del dialogo e dell’Università saluta mons. Bromuri: è stato la voce di chi non ha voce, non dimenticheremo la sua lezione https://www.lavoce.it/lumbria-del-dialogo-e-delluniversita-saluta-mons-bromuri-e-stato-la-voce-di-chi-non-ha-voce-non-dimenticheremo-la-sua-lezione/ Mon, 17 Aug 2015 17:51:24 +0000 https://www.lavoce.it/?p=42563 Incontro-Amici-Voce-27-giugno-2015-(foto-Andrea-Coli)20

Monsignor Elio Bromuri, scomparso il 17 agosto dopo una lunga malattia, è stato un grande uomo di dialogo e di cultura. Tra i suoi numerosi incarichi, è stato docente di Ecumenismo presso l’Istituto Teologico di Assisi, ma anche di Storia della Chiesa presso l’Università per stranieri. Da qui il saluto e la preghiera unanime del mondo ecclesiastico e culturale umbro, dopo quello politico e giornalistico.

Il Sacro Convento di Assisi

“Costruttore e tessitore di ponti e per anni voce di chi non ha voce”: così lo ricorda padre Mauro Gambetti, custode del Sacro convento di Assisi. Le parole di padre Gambetti sono riportate sul sito sanfrancesco.org, dove la comunità francescana conventuale di Assisi esprime “cordoglio e preghiera” dopo la morte di don Elio.

L’Università per Stranieri

 Il rettore dell’Università per stranieri, Giovanni Paciullo, in una nota si dice “particolarmente addolorato dalla scomparsa di monsignor Elio Bromuri, dovendogli tanto della mia formazione e della mia crescita nell’impegno civile; un impegno iniziato in Fuci avendolo come assistente e guida una volta che ne assunsi la presidenza. La sua sensibilità per l’accoglienza ed il dialogo tra i popoli sono stati e restano per me ancora oggi, come rettore di questo prestigioso ateneo, un riferimento fondamentale. Mancheranno a tutti la sua sensibilità, la sua generosità, il suo rigore morale, la sua comprensione nei confronti di quanti, vivendo situazioni difficili, attraverso di lui hanno potuto mantenere un rapporto con la Fede e con la Chiesa”.

La Tavola della Pace

“Con la scomparsa di don Elio Bromuri, Perugia e l’Umbria perdono un uomo del dialogo. La sua attenzione al dialogo interreligioso, ecumenico e interculturale è stata una risorsa autentica, preziosa e, dobbiamo ammetterlo, abbastanza rara per la nostra comunità”. A dirlo, in una nota, è Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace. “La sua fermezza nelle proprie convinzioni – prosegue Lotti – non gli ha impedito di assumere un atteggiamento di sincera apertura, di ascolto e dialogo anche con coloro che apparivano più lontani. Per questo don Elio è riuscito ad animare una fitta sequenza di incontri e relazioni tutt’altro che banali o scontate. Penso innanzitutto all’incontro-scontro con Aldo Capitini, il suo pensiero, la Marcia per la pace Perugia-Assisi attorno ai quali ha voluto ripetutamente riflettere. Ma anche alla tenacia con cui ha costruito occasioni di incontro con la comunità islamica. Don Elio non ha mai nascosto o camuffato il suo punto di vista ma non ha mai censurato quello degli altri. Anzi, dagli altri si è sempre lasciato interrogare”. “‘Interrompere un dialogo non è mai piacevole’, ha scritto nel suo ultimo editoriale de La Voce, ‘ma in questi casi è inevitabile’. Speriamo di riprenderlo, caro don Elio – conclude Lotti – insieme a tutti quelli che non vorranno dimenticare la tua lezione”.

 

 


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La scuola umbra si autovaluta https://www.lavoce.it/la-scuola-umbra-si-autovaluta/ Fri, 13 Feb 2015 12:19:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30301 aula-scuola-studenti-bambiniParte anche in Umbria il sistema di autovalutazione delle scuole. Tale processo coinvolgerà, a partire dal mese di marzo, tutti gli istituti italiani (sia statali che paritari) di ogni ordine e grado secondo una direttiva del settembre 2014 stabilita dal Ministero per l’Istruzione, Università e ricerca (Miur). La conferenza di formale avvio nella nostra regione della prima tappa del Sistema nazionale di valutazione (Snv), che durerà tre anni, è avvenuta venerdì 6 febbraio nell’Aula magna dell’Università per stranieri di Perugia alla quale erano presenti Domenico Petruzzo, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria (Usr), Sabrina Bono, Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del Miur, Amilcare Bori, dirigente tecnico dell’Usr, Giovanni Paciullo, rettore dell’Università per Stranieri. La platea era composta da numerosi dirigenti scolastici e coordinatori didattici dell’Umbria, nonché docenti di alcune scuole. “Per molti anni in Italia non abbiamo avuto la sensibilità della valutazione” – ha detto Petruzzo. È comunque un processo già in atto da tempo in tutta Europa e sistemi di valutazione sono stati già avviati nel nostro Paese, a partire dalle prove Invalsi e Vales.

L’obiettivo di tale valutazione – ha spiegato il capo dipartimento Bono, ricordando le parole del ministro all’Istruzione Stefania Giannini, è quello di dare “alle scuole strumenti che non servono per promuoverle o bocciarle, ma per migliorarsi. Non stiamo pensando a classifiche di istituti, ma puntiamo ad una crescita del sistema scuola, che è possibile solo quando si è in grado di verificare quali siano i punti di forza e quelli di debolezza. La valutazione non è uno scopo, ma è uno strumento che serve a raggiungere uno scopo: migliorare e mettere a frutto il potenziale di ogni singola scuola”. In pratica tale valutazione, che durerà tre anni, prevede tre momenti: il primo riguarderà la valutazione che ogni singola scuola farà di se stessa, la seconda esterna, la terza della dirigenza scolastica. Le scuole già dai prossimi mesi dovranno compilare un format del Rapporto di autovalutazione (Rav) elaborato dall’Invalsi con la supervisione del Miur e di esperti. Il Rav prevede che gli istituti debbano analizzare il contesto in cui operano (ad es. popolazione scolastica), gli esiti (i livelli di apprendimento degli studenti, l’organizzazione della didattica), le risorse (l’utilizzo delle risorse umane e finanziarie), i processi (le pratiche educativo didattiche e gestionali-organizzative). Questi dati saranno inseriti in una piattaforma online, riservata ad ogni scuola.

Nel realizzare questa autovalutazione le scuole avranno un parametro nazionale di riferimento (bench-mark), che consentirà di paragonare i propri dati con quelli di altri istituti. All’interno della piattaforma compariranno altri elementi in possesso del Ministero, dell’Invalsi e di altre banche dati. Lo scopo è che ogni scuola possa avere a disposizione un quadro complessivo che le permetta di riflettere sui propri punti di debolezza o di forza, per cercare di capire come migliorarsi e potenziare la propria offerta formativa. Tale format, in formato elettronico, dovrà essere reso pubblico entro luglio- agosto 2015 sia sul sito della scuola, ed accessibile anche alle famiglie, che sulla piattaforma del Miur “Scuola in chiaro”. Alla fine del triennio, nell’anno scolastico 2016/2017, le scuole diffonderanno i risultati raggiunti rispetto agli obiettivi di miglioramento programmati. Per fare tutto ciò ci saranno dei momenti di formazione. Durante l’anno scolastico 2015/16 prenderanno il via, invece, le visite alle scuole dei nuclei di valutazione esterna. Per la valutazione dei dirigenti sarà portata avanti secondo degli indicatori definiti dall’Invalsi in collaborazione con il Miur. Al termine dell’incontro la capo dipartimento Bono si è augurata che tale processo “non venga preso come uno dei tanti adempimenti normativi, ma che vada a migliorare la qualità del sistema scolastico”.

 

Le principali perplessità

 

Al termine dell’incontro non sono mancate domande e perplessità da parte dei dirigenti scolastici, pur convinti in buona parte del valore di tale valutazione. Tra le tante il sovraccarico di lavoro per dirigenti e docenti che si dovranno occupare di compilare il Rapporto, i fondi, la pericolosità di una lettura dei dati grezzi, senza possibilità di poterli commentare: la valutazione dovrebbe tener conto del contesto scolastico, sociale e territoriale – è stato commentato da alcuni – vedi il problema delle pluriclassi nelle zone montane, degli studenti provenienti da famiglie con un livello di istruzione basso, o di nazionalità straniera. Bisognerebbe conoscere anche il precedente percorso scolastico degli studenti, perché andrebbero valutati anche i progressi. E poi il Rav come verrà interpretato dai genitori nella scelta della scuola? Una cosa è condividere i dati tra addetti ai lavori, un’altra tra persone non esperte.

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Ravasi: “Qui inizia l’avventura della libertà” https://www.lavoce.it/ravasi-qui-inizia-lavventura-della-liberta/ Thu, 18 Sep 2014 13:55:42 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28047 Card. Gianfranco Ravasi
Card. Gianfranco Ravasi (foto Andrea Coli)

18/09/2014 – Libertà, morale, leggi, bene e male, vita e morte, sono i temi toccati dal cardinale Gianfranco Ravasi nella Lezione magistrale tenuta sabato 13 settembre in un’affollata aula Magna dell’Università per stranieri, sede di uno degli appuntamenti culturali della Sagra musicale umbra dedicata, quest’anno, al tema della libertà.

E la relazione dal titolo “Libera nos a malo”, le ultime parole del Padre nostro, ha condotto gli uditori nel percorso delle idee, attraverso la Bibbia e le filosofie che si sono succedute nei secoli. Un discorso estremamente attuale, che tocca la sensibilità moderna quando cita il filosofo e biologo inglese Thomas Huxley che nell’Ottocento scriveva che “la libertà è volere ciò che si fa e non fare ciò che si vuole”.

Così nel pensiero biblico, ricorda Ravasi richiamando il racconto della Genesi in cui Adamo ed Eva raccolgono il frutto dell’albero del bene e del male, l’uomo “non è radicalmente votato al male ma nella sua perfezione ha una debolezza: la libertà”. E quell’albero del giardino, spiega Ravasi attraverso citazioni bibliche, è “l’albero della morale”, ovvero l’albero del bene e del male, della vita e della morte, l’albero delle scelte fondamentali davanti alle quali l’uomo si trova in una “radicale solitudine”, ma non è solo perché sotto quell’albero c’è il serpente immagine del male che attraverso l’azione, la scelta del singolo diventa male del mondo, e poi accanto a lui c’è la donna e dunque il suo prossimo, la società in cui si vive una libertà “per” in cui vivere la propria responsabilità verso gli altri, fatta di diritti e di doveri, di politica e di trascendenza.

Sotto “l’albero della morale” che “oggi si è seccato” con la contestazione delle categorie di etica, verità, natura che già quattro secoli fa faceva dire al filosofo Thomas Hobbes che “l’autorità e non la verità, fa le leggi”, cresce solo il soggettivismo in cui ciascuno costruisce il piccolo modello etico come tanti ragni ciascuno con la propria tela da ritessere quando è rotta da un colpo di vento o da una goccia di rugiada.

La libertà, ha aggiunto Ravasi, è al cuore della tradizione biblica ebraica per la quale “l’evento costitutivo della manifestazione di Dio dopo la creazione è la liberazione dall’Egitto”, e narra di un Dio che si trova “non in una estasi mistica ma in un movimento di liberazione”. Non c’è la stessa idea di libertà nella cultura tibetana, e neppure nella tradizione islamica in cui centrale è l’obbedienza che si deve a Dio, ha aggiunto il Cardinale.

“Non basta essere liberi dal giogo della schiavitù, perchè da qui inizia l’avventura della libertà, una libertà – ha sottolineato Ravasi – che non posso esercitare da solo ma automaticamente mi fa tendere la mano verso l’altro”.

Sulla citazione di John Lennon “La vita si svolge sotto i nostri occhi; purtroppo noi siamo spesso occupati a guardare altrove nel vuoto” Ravasi ha concluso il suo intervento, tra gli applausi della sala.

Prima di congedarsi dal pubblico il rettore Giovanni Paciullo ha consegnato al cardinale Ravasi la Medaglia dell’Università per Stranieri.

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Una mattinata in Ateneo per il cardinale Bassetti https://www.lavoce.it/una-mattinata-in-ateneo-per-il-cardinale-bassetti/ Fri, 04 Apr 2014 15:10:28 +0000 https://www.lavoce.it/?p=24164 Ha trascorso la mattinata in Ateneo l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il cardinale Gualtiero Bassetti, all’interno di una settimana tutta dedicata alle “attenzioni di ambiente” verso il mondo universitario.

Il primo impegno della giornata si è svolto all’Università per Stranieri, dove Bassetti ha incontrato in aula magna il Rettore Giovanni Paciullo, il corpo docente, il personale e moltissimi studenti provenienti da varie parti del mondo venuti a testimoniare la loro esperienza nella nostra città. Da parte di tutti i presenti è emerso, ancora una volta, come l’Università per Stranieri rappresenti davvero il luogo dell’interculturalità, del dialogo fra Popoli e dello scambio positivo e reciproco di esperienze, culture, religioni. Una grande famiglia – lo ha sottolineato lo stesso cardinale – che parla tante lingue diverse, ma che sa comprendersi nel nome del rispetto e della tolleranza, dando lustro internazionale alla città di Perugia.

La mattinata è poi proseguita presso l’Università degli studi di Perugia, dove l’arcivescovo ha portato la tradizionale benedizione pasquale alla presenza del Rettore Franco Moriconi, del Prorettore Fabrizio Figorilli e di tutto il personale presente. “Questa benedizione vuole sancire l’approvazione di Dio – ha specificato Bassetti – a questa bellissima opera dell’uomo, luogo di studio e di cultura che è parte fondamentale di Perugia”.

Laura Lana

 GALLERIA FOTOGRAFICA

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Il ministro Kyenge all’Università per Stranieri https://www.lavoce.it/il-ministro-kyenge-alluniversita-per-stranieri/ Thu, 26 Sep 2013 13:04:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=19321 kyenge-5Nella prestigiosa Aula Magna dell’Università per stranieri di Perugia dove troneggiano i mezzi busti di Leonardo e Dante ai lati di un grande affresco di Dottori, mercoledì 25 settembre, si è svolta una intensa serata che aveva per scopo fare memoria della schiavitù africana. È la settima Giornata della Memoria e contro la schiavitù che intende far prender coscienza degli orrori, delle sofferenze e delle umiliazioni che sono state inflitte alle popolazione del Continente africano, ricchissimo e alienato come è stato ricordato da Généviève Makaping, antropologa e giornalista africana.

Non si è trattato di una semplice manifestazione, ma di un convegno di studio che ha visto la presenza di studiosi come Laura Balbo, sociologa e di Federica Guazzini, africanista dell’Università per stranieri. Quest’ultima ha parlato del ruolo delle donne per lo sviluppo dell’Africa.

Sono poi intervenuti altri personaggi italiani e africani che hanno portato i loro saluti ed hanno anche trattato l’argomento centrale da vari punti di vista a cominciare dal rettore Giovanni Paciullo che ha moderato i lavori. Sono state descritte le radici storiche della schiavitù che è durata tre secoli ed è stata ufficialmente abolita dalla Società delle Nazioni solo nel 1926.

Di ciò ha fatto cenno l’assessore regionale Bracco e l’assessore provinciale Donatella Porzi ha svolto una elaborata relazione sulle vecchie e nuove schiavitù. L’iniziativa è stata organizzata dall’Università, dall’Associazione Umbria – Africa, con la collaborazione di Paul Dongmeza, presidente dell’Associazione e coordinatore della Casa delle Culture africane.

I lavori s

ono stati conclusi da Cécile Kyenge Kashetu, Ministro per l’Integrazione della Repubblica italiana, accolta con fragorosi applausi da una grande folla di italiani e africani che ricolmavano l’aula e i corridoi adiacenti. La ministra ha svolto un discorso sui diritti delle persone facendo riferimento non solo alla storia africana, ma alle nuove forme di esclusione, sfruttamento, emarginazione considerando la persona come detentrice di diritti in quanto persone e chiamando in causa tutti coloro che a fronte dei diritti devono assumersi le loro responsabilità e i loro doveri. Ha citato anche papa Francesco quando si è recato a Lampedusa ed ha voluto visitare la porta d’ingresso di moltissimi profughi ed emigrati che devono essere accoti con umanità e solidarietà. Ha ricordato che gli schiavi africani sono stati 15 milioni e di ciò si deve avere sempre viva la memoria.

Al convegno erano presenti Malugeta Gessese, della presidenza dell’Unione africana e anche Kamara Dakamo Mamadou, ambasciatore della Repubblica del Congo e decano del Corpo diplomatico africano presso il Quirinale, che ha ammonito di non perdere la memoria – chi non ha memoria non ha futuro – ed ha ringraziato Perugia e l’Università perché favorisce nel mondo il dialogo tra le culture.

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I cittadini uniti: Salviamo Perugia! https://www.lavoce.it/i-cittadini-uniti-salviamo-perugia/ Thu, 05 Sep 2013 09:58:54 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18828 Un momento dell’assemblea
Un momento dell’assemblea

C’erano almeno 500 persone lunedì pomeriggio in piazza Grimana a discutere, anche animatamente tra battibecchi, fischi e applausi, del problema della sicurezza, in particolare quello dello spaccio della droga in quel quartiere e in tutta la città. L’affollata assemblea nella piazza e campo di basket davanti all’arco etrusco e all’Università per Stranieri di palazzo Gallenga era stata promossa dal comitato “Piazza Grimana e dintorni” con l’adesione di altri comitati di cittadini e commercianti sorti spontaneamente negli ultimi tempi, anche grazie ai social network, per combattere il problema della micro-criminalità e promuovere iniziative di socializzazione e integrazione. Intorno, appesi alla ringhiera della strada, cartelli con scritto “Salviamo Perugia”. Erano presenti anche politici di vari partiti, dalla destra alla sinistra.

Il problema complesso della sicurezza e della crescente diffusione della droga a Perugia, e non solo, non poteva certo essere risolto con questa assemblea, dalla quale però sono uscite importanti indicazioni. La prima è che la gente comune – in piazza c’erano donne e uomini, giovani e anziani, e non solo abitanti della zona – ha voglia di discutere di problemi e cose concrete della vita di tutti i giorni. E così, partendo del problema della droga, anche se con visioni e opinioni contrastanti, si è discusso di parcheggi, trasporto pubblico, segnaletica turistica insufficiente, rovi sui marciapiedi e alberi da potare, servizi igienici che non ci sono, edifici abbandonati che diventano anche pericolosi per intonaci e pietre che si staccano. E del progetto, annunciato dal sindaco Wladimiro Boccali e dal rettore dell’Università per Stranieri Giovanni Paciullo, di ridisegnare piazza Fortebraccio (quella che i perugini continuano a chiamare piazza Grimana) per migliorarla architettonicamente e farne un luogo di incontro e di ritrovo. E’ stato insomma anche un messaggio alla politica e ai politici (presenti e assenti): i cittadini hanno voglia di partecipare, ma chiedono meno “teatrino” e più impegno e confronto su problemi concreti.

Lo ha sottolineato il prefetto Antonio Reppucci, da sole tre settimane a Perugia: “Questa piazza dimostra che anche ai tempi di internet c’è la voglia e il piacere dell’assemblea per confrontarsi”. Poi però il prefetto ha sottolineato che l’impegno delle forze di polizia non basta a risolvere il problema della diffusione della droga. “Anche la società civile – ha detto – deve fare la sua parte, perché come cittadini abbiamo diritti e doveri. Se gira tanta droga da queste parti, chiedetevi cosa fanno i vostri figli…”. Urla e fischi da parte del pubblico. Seguiti però poi dagli applausi quando il prefetto ha spiegato che intende andare a parlare nelle scuole per confrontarsi con i giovani su questi temi, e che dietro al traffico della droga a Perugia ci sono tanti interessi economici a cominciare da chi affitta (spesso in nero) le case agli spacciatori.

Un tema, questo della “connivenza economica” con gli spacciatori di parte della città – dagli studi legali ai ristoranti e boutique di lusso -, che è stato più volte ripreso e sottolineato anche negli interventi del pubblico. Insieme a quello della impotenza della forze di polizia per un efficace contrasto alla criminalità e allo spaccio. “Purtroppo – ha detto ad esempio tra gli applausi Tommaso Morettini, uno dei promotori della associazione nata su internet ‘Perugia non è la capitale della droga’ – la legge è dalla parte degli spacciatori”. Così come il rettore Giovanni Paciullo: “Serve la certezza della pena, altrimenti la gente si ritrova davanti a casa gli spacciatori arrestati due giorni prima”.

Problemi complessi, che devono essere affrontati tutti insieme. Lo hanno sottolineato in tanti, e anche il sindaco Boccali, che ha auspicato un confronto continuo con cittadini e comitati per tornare a rendere il centro storico vivibile e appetibile alla gente comune. “Ho e abbiamo commesso anche errori” ha ammesso Boccali, che ha poi annunciato una serie di iniziative e programmi per la riqualificazione urbana, la mobilità, per l’intensificazione dei controlli da parte dei vigili urbani per garantire maggiore sicurezza e legalità.

Tutti insieme dunque, cittadini e istituzioni, e dall’assemblea sono giunte testimonianze importanti in questo senso, di volontari che stanno ripulendo parchi pubblici, arrichiti anche con altalene e giochi per bambini. È infatti tutti insieme che si risolvono i piccoli problemi e si affrontano quelli grandi.

Testimonianze: dove a dettare legge sono gli spacciatori

Ad aprire l’ assemblea è stata Donatella Panicale, che gestisce una pizzeria sulla piazza: “Non ce la facciamo più, siamo disperati, non ci permettono più di vivere e di lavorare. Quaranta spacciatori impongono il coprifuoco alle otto di sera. Ci minacciano anche fisicamente: ‘Tu lavora e non guardare’. Ridateci la libertà [applausi] di lavorare e di vivere nella nostra città. Tanti studenti mi dicono: ‘Signora, abbiamo paura, andiamo via da Perugia’. Vediamo la polizia che arriva e non può fare niente. Ma noi insieme dobbiamo e possiamo farcela. Vi prego, ascoltate questo grido!” rivolta a prefetto, sindaco e altri politici in prima fila tra il pubblico. Tra le altre testimonianze quella di un giovane polacco da cinque anni a Perugia: “Ho visto due morti per overdose davanti alla porta di casa mia. E poi risse, coltellate. Quando arrivano i miei amici dalla Francia e dalla Polonia, non riescono a capire e mi dicono: ‘Ma come è possibile che una città bella come Perugia si sia ridotta in queste condizioni?’”.

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Bassetti chiede un impegno per una “Chiesa più coraggiosa, più laicale, più missionaria” https://www.lavoce.it/bassetti-chiede-un-impegno-per-una-chiesa-piu-coraggiosa-piu-laicale-piu-missionaria/ Sun, 11 Aug 2013 22:30:36 +0000 https://www.lavoce.it/?p=18623

Gualtiero bassettiSan Lorenzo è un santo della Chiesa di Roma, ma a lui sono dedicate moltissime chiese in tutto il mondo. La sua tragica vicenda, fu bruciato vivo, ha scosso la coscienza e il cuore di intere generazioni fino ad oggi. A Perugia, nella splendida cattedrale a lui dedicata è stato al centro della preghiera e della riflessione sabato 10 agosto scorso. “Ma che cosa può significare e quale messaggio può inviare ad una comunità quale la nostra, percorsa da idee e prospettive lontane dalla tradizione cristiana dei secoli scorsi? A noi che siamo qui raccolti e ai fedeli della nostra Chiesa perugina?” Questo si è chiesto mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia Città della Pieve, vestito con i solenni paramenti liturgici conservati nella ricca collezione museale dei canonici del duomo. Bassetti aveva davanti a sé l’assessore Ilio Liberati in rappresentanza del Sindaco, il nuovo Prefetto Antonio Reppucci, il nuovo rettore della Stranieri Giovanni Paciullo, i diaconi che in San Lorenzo riconoscono un modello, i preti cittadini e una notevole rappresentanza di giovani preti stranieri provenienti dai cinque continenti e soprattutto una grandissima folla di fedeli. A costoro e non ad altri, ha precisato Bassetti, intendeva rivolgersi e chiedere ad ognuno di confrontarsi con l’esempio del martire. Non ha fatto polemiche con chi si trova fuori della comunità ecclesiale, con chi ha opinioni o fedi diverse, niente lamentele o rampogne. “Noi che tipo di cristiani siamo – ha detto -, in quale tipo di Chiesa viviamo. Forse assomigliamo alla Chiesa di Laodicea descritta dall’Apocalisse (Ap. 3,14 s.)?” Questa Chiesa si sentiva ricca e forte e si compiaceva di se stessa, mentre avrebbe dovuto riconoscere di essere cieca, misera e nuda, e per questo doveva sentire il bisogno di recuperare la vista per non cadere nell’inganno dell’illusione. “Come pastore cui è stata affidata la responsabilità di questa comunità diocesana – ha detto Bassetti – sento il dovere di richiamare l’attenzione su una autentica conoscenza di noi stessi come cristiani. Dobbiamo impegnarci per essere una Chiesa più coraggiosa, più laicale, più missionaria. Non una Chiesa autoreferenziale, soddisfatta di sé e delle sue ricchezze”. Nella linea di papa Francesco, ricordando anche l’esperienza recente delle giornate della GMG  di Rio in Brasile che Bassetti ha vissuto insieme con i circa trecento giovani umbri, l’arcivescovo ha incitato con insistenza a non cedere all’autocompiacimento, a non ritenersi soddisfatti, ma a guardare attorno e affrontare con fiducia le sfide che la storia attuale pone ai credenti, chiamando tutti alla missione, soprattutto i laici e i giovani, uscendo da se stessi e rivolgendo attenzione e ponendosi, con amore, a servizio di coloro che si trovano nelle più remote periferie dell’attuale società. Lo spirito che deve animare la Chiesa è quello della “diaconia”, che indica, appunto, servizio alla verità, alla carità e alla eucaristica. La profezia laurenziana, originale e sorprendente per il mondo romano del secondo secolo e in aperta controtendenza anche nell’attuale società contemporanea dei consumi, è stata illustrata con parole ferme da Bassetti affermando che le vere ricchezze dalla Chiesa sono le persone e non le cose, né le strutture. Quando il prefetto romano chiese a Lorenzo di fargli avere i tesori della Chiesa, il diacono radunò tutti i poveri assistiti dalla comunità: “Questi sono i veri tesori della Chiesa”, disse, e con ciò si guadagnò il martirio. Nell’intensa e appassionata omelia Bassetti ha ripetuto più volte due prospettive: il pericolo dell’autoreferenzialità e l’invito al coraggio di cambiare. I fedeli, membri della nostra diocesi, che conoscono la Bibbia e in particolare il libro dell’Apocalisse si domanderanno con una certa apprensione: Perugia come Laodicea? Nessuno fino ad ora aveva mai osato tanto. C’è molto da pensare. (Qui puoi scaricare il testo dell'omelia)]]>

Gualtiero bassettiSan Lorenzo è un santo della Chiesa di Roma, ma a lui sono dedicate moltissime chiese in tutto il mondo. La sua tragica vicenda, fu bruciato vivo, ha scosso la coscienza e il cuore di intere generazioni fino ad oggi. A Perugia, nella splendida cattedrale a lui dedicata è stato al centro della preghiera e della riflessione sabato 10 agosto scorso. “Ma che cosa può significare e quale messaggio può inviare ad una comunità quale la nostra, percorsa da idee e prospettive lontane dalla tradizione cristiana dei secoli scorsi? A noi che siamo qui raccolti e ai fedeli della nostra Chiesa perugina?” Questo si è chiesto mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia Città della Pieve, vestito con i solenni paramenti liturgici conservati nella ricca collezione museale dei canonici del duomo. Bassetti aveva davanti a sé l’assessore Ilio Liberati in rappresentanza del Sindaco, il nuovo Prefetto Antonio Reppucci, il nuovo rettore della Stranieri Giovanni Paciullo, i diaconi che in San Lorenzo riconoscono un modello, i preti cittadini e una notevole rappresentanza di giovani preti stranieri provenienti dai cinque continenti e soprattutto una grandissima folla di fedeli. A costoro e non ad altri, ha precisato Bassetti, intendeva rivolgersi e chiedere ad ognuno di confrontarsi con l’esempio del martire. Non ha fatto polemiche con chi si trova fuori della comunità ecclesiale, con chi ha opinioni o fedi diverse, niente lamentele o rampogne. “Noi che tipo di cristiani siamo – ha detto -, in quale tipo di Chiesa viviamo. Forse assomigliamo alla Chiesa di Laodicea descritta dall’Apocalisse (Ap. 3,14 s.)?” Questa Chiesa si sentiva ricca e forte e si compiaceva di se stessa, mentre avrebbe dovuto riconoscere di essere cieca, misera e nuda, e per questo doveva sentire il bisogno di recuperare la vista per non cadere nell’inganno dell’illusione. “Come pastore cui è stata affidata la responsabilità di questa comunità diocesana – ha detto Bassetti – sento il dovere di richiamare l’attenzione su una autentica conoscenza di noi stessi come cristiani. Dobbiamo impegnarci per essere una Chiesa più coraggiosa, più laicale, più missionaria. Non una Chiesa autoreferenziale, soddisfatta di sé e delle sue ricchezze”. Nella linea di papa Francesco, ricordando anche l’esperienza recente delle giornate della GMG  di Rio in Brasile che Bassetti ha vissuto insieme con i circa trecento giovani umbri, l’arcivescovo ha incitato con insistenza a non cedere all’autocompiacimento, a non ritenersi soddisfatti, ma a guardare attorno e affrontare con fiducia le sfide che la storia attuale pone ai credenti, chiamando tutti alla missione, soprattutto i laici e i giovani, uscendo da se stessi e rivolgendo attenzione e ponendosi, con amore, a servizio di coloro che si trovano nelle più remote periferie dell’attuale società. Lo spirito che deve animare la Chiesa è quello della “diaconia”, che indica, appunto, servizio alla verità, alla carità e alla eucaristica. La profezia laurenziana, originale e sorprendente per il mondo romano del secondo secolo e in aperta controtendenza anche nell’attuale società contemporanea dei consumi, è stata illustrata con parole ferme da Bassetti affermando che le vere ricchezze dalla Chiesa sono le persone e non le cose, né le strutture. Quando il prefetto romano chiese a Lorenzo di fargli avere i tesori della Chiesa, il diacono radunò tutti i poveri assistiti dalla comunità: “Questi sono i veri tesori della Chiesa”, disse, e con ciò si guadagnò il martirio. Nell’intensa e appassionata omelia Bassetti ha ripetuto più volte due prospettive: il pericolo dell’autoreferenzialità e l’invito al coraggio di cambiare. I fedeli, membri della nostra diocesi, che conoscono la Bibbia e in particolare il libro dell’Apocalisse si domanderanno con una certa apprensione: Perugia come Laodicea? Nessuno fino ad ora aveva mai osato tanto. C’è molto da pensare. (Qui puoi scaricare il testo dell'omelia)]]>