Giornata mondiale dei migranti Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giornata-mondiale-dei-migranti/ Settimanale di informazione regionale Thu, 21 Nov 2024 15:48:44 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg Giornata mondiale dei migranti Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giornata-mondiale-dei-migranti/ 32 32 Migrare è un diritto. Accogliere è una scelta di umanità https://www.lavoce.it/migrare-e-un-diritto-accogliere-e-una-scelta-di-umanita/ https://www.lavoce.it/migrare-e-un-diritto-accogliere-e-una-scelta-di-umanita/#respond Sat, 05 Oct 2024 15:34:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=78157

Ogni anno, milioni di persone lasciano le proprie terre d’origine, spinti da guerre, povertà o dalla speranza di costruire una vita migliore altrove. La Giornata mondiale del migrante, tramite la quale dobbiamo ricordare che la migrazione non è solo una questione di sopravvivenza, rappresenta anche un segno di speranza per molti. Dietro ogni persona migrante c’è un volto, una storia e un sogno. Dietro ogni migrazione c’è una madre che spera in un futuro più sicuro per i suoi figli, un giovane che sogna di costruire una vita dignitosa, un padre che cerca la pace. Eppure, spesso, la migrazione è associata solo a paura, pregiudizio e divisione. Ma pensiamoci un attimo. La migrazione ha arricchito le società per secoli, sia dal punto di vista culturale che economico. Molti dei grandi innovatori della storia erano migranti o figli di migranti. E oggi, possiamo fare la differenza anche noi, scegliendo di accogliere, di costruire ponti anziché muri.

Una giornata mondiale dedicata ai migranti

La Giornata mondiale del migrante non è solo un giorno per ricordare chi è in viaggio, ma è un invito a riflettere… Lo stesso Papa Francesco, in occasione di una giornata così importante, ha sottolineato l’importanza dell’accoglienza, dell’inclusione e della solidarietà verso chi è costretto a lasciare la propria terra. Ha invitato tutti a vedere nei migranti non un problema, ma un’opportunità di incontro e arricchimento reciproco. Il Papa ha parlato di costruire una società più giusta, fondata sull’amore per il prossimo, ricordando le parole di Gesù: “Ero forestiero e mi avete accolto” (Matteo 25,35). / “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25,40). Ha anche esortato a seguire l’insegnamento della Bibbia: “Non maltratterai lo straniero né l’opprimerai, perché anche voi foste stranieri in terra d’Egitto” (Esodo 22,21). Un cammino da perseguire insieme verso la salvezza comune, in nome della comunione e della solidarietà. “Aiutaci a non smettere mai di camminare assieme ai nostri fratelli e sorelle migranti […] Apri i nostri occhi e il nostro cuore affinché ogni incontro con chi è nel bisogno diventi un incontro con Gesù […]”. La premura del pontefice è quella di estendere l’invito non solo ai cristiani, ma a tutta l’umanità. Perché il migrante di oggi, potrebbe essere stato nostro nonno o potrebbe essere nostro figlio domani o potremmo essere noi oggi. Concludo ricordandoci che migrare è un diritto umano, ma accogliere è una scelta di umanità. Khelia Gba (Intervento fatto all’incontro Voci dal mondo a Spoleto)]]>

Ogni anno, milioni di persone lasciano le proprie terre d’origine, spinti da guerre, povertà o dalla speranza di costruire una vita migliore altrove. La Giornata mondiale del migrante, tramite la quale dobbiamo ricordare che la migrazione non è solo una questione di sopravvivenza, rappresenta anche un segno di speranza per molti. Dietro ogni persona migrante c’è un volto, una storia e un sogno. Dietro ogni migrazione c’è una madre che spera in un futuro più sicuro per i suoi figli, un giovane che sogna di costruire una vita dignitosa, un padre che cerca la pace. Eppure, spesso, la migrazione è associata solo a paura, pregiudizio e divisione. Ma pensiamoci un attimo. La migrazione ha arricchito le società per secoli, sia dal punto di vista culturale che economico. Molti dei grandi innovatori della storia erano migranti o figli di migranti. E oggi, possiamo fare la differenza anche noi, scegliendo di accogliere, di costruire ponti anziché muri.

Una giornata mondiale dedicata ai migranti

La Giornata mondiale del migrante non è solo un giorno per ricordare chi è in viaggio, ma è un invito a riflettere… Lo stesso Papa Francesco, in occasione di una giornata così importante, ha sottolineato l’importanza dell’accoglienza, dell’inclusione e della solidarietà verso chi è costretto a lasciare la propria terra. Ha invitato tutti a vedere nei migranti non un problema, ma un’opportunità di incontro e arricchimento reciproco. Il Papa ha parlato di costruire una società più giusta, fondata sull’amore per il prossimo, ricordando le parole di Gesù: “Ero forestiero e mi avete accolto” (Matteo 25,35). / “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25,40). Ha anche esortato a seguire l’insegnamento della Bibbia: “Non maltratterai lo straniero né l’opprimerai, perché anche voi foste stranieri in terra d’Egitto” (Esodo 22,21). Un cammino da perseguire insieme verso la salvezza comune, in nome della comunione e della solidarietà. “Aiutaci a non smettere mai di camminare assieme ai nostri fratelli e sorelle migranti […] Apri i nostri occhi e il nostro cuore affinché ogni incontro con chi è nel bisogno diventi un incontro con Gesù […]”. La premura del pontefice è quella di estendere l’invito non solo ai cristiani, ma a tutta l’umanità. Perché il migrante di oggi, potrebbe essere stato nostro nonno o potrebbe essere nostro figlio domani o potremmo essere noi oggi. Concludo ricordandoci che migrare è un diritto umano, ma accogliere è una scelta di umanità. Khelia Gba (Intervento fatto all’incontro Voci dal mondo a Spoleto)]]>
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Giornata mondiale del migrante e del rifugiato celebrata dall’arcivescovo Maffeis https://www.lavoce.it/giornata-mondiale-del-migrante-e-del-rifugiato-celebrata-dallarcivescovo-maffeis/ Mon, 26 Sep 2022 09:54:45 +0000 https://www.lavoce.it/?p=68786 Giornata mondiale del migrante e del rifugiato perugia

In una gremita chiesa parrocchiale di San Donato all’Elce di Perugia, domenica 25 settembre, l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis ha presieduto la celebrazione eucaristica della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato promossa a livello diocesano dall’Ufficio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, in collaborazione con le cappellanie delle comunità afro anglofona e francofona, latinoamericana, romena e ucraina.

L’omelia dell'arcivescovo

"Cara gente -ha detto monsignor Maffeis all’omelia, il cui testo integrale è scaricabile dal sito www.diocesi.perugia.it- il Vangelo non intende spaventarci, ma scuoterci, inquietarci, provocarci a riconoscere che, come scrive il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, il senso ultimo del nostro viaggio in questo mondo è la ricerca della vera patria. In questa ricerca è luce la parola del Signore che parla nelle Sacre Scritture, nella Chiesa, negli eventi, nei fratelli, a partire dai tanti Lazzaro che stanno alla nostra porta: poveri, migranti, sfollati, rifugiati, vittime della tratta, della miseria, dello sfruttamento, della guerra. La giustizia domanda ogni sforzo per includerli, riconoscendo e valorizzando quanto ciascuno di loro può portare alla crescita sociale, economica ed ecclesiale della nostra società. Riflettiamo, pensiamo, confrontiamoci; ma non fermiamoci alle parole: Nei momenti cruciali della storia, chi ha saputo lasciare una buona impronta lo ha fatto perché ha tradotto gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete, ha detto ieri sabato 24 settembre, Papa Francesco intervenendo ad Assisi".

Le testimonianze

Terminata la celebrazione si è tenuto un incontro, nel salone parrocchiale, introdotto da Liana Paci, direttrice dell’Ufficio per la pastorale dei migranti, coordinato da Andrea Morante, giovane operatore del Centro internazionale di accoglienza Don Elio Bromuri. Paci ha ricordato il valore umano e cristiano dell’accoglienza-integrazione non soltanto dal punto di vista sociale, ma anche spirituale di quanti lasciano il proprio Paese di origine e arrivano in Italia. Al riguardo ha auspicato un maggiore coinvolgimento delle parrocchie anche attraverso il supporto di un referente dei migranti, volontario e motivato, in ciascun consiglio pastorale parrocchiale. Monsignor Maffeis è intervenuto dopo aver ascoltato alcune testimonianze: dal giovane egiziano cristiano coopto, accolto dal progetto diocesano per richiedenti protezione internazionale, alla donna ucraina e le sue figlie fuggite dalla guerra, aiutate da connazionali e dalla Caritas, dalla badante che ha perduto il lavoro a seguito della pandemia alla donna del Camerun accolta fin dal suo arrivo da una famiglia perugina, all’operatrice di una realtà laica impegnata nell’accoglienza di stranieri in gravi difficoltà. L’arcivescovo, ha ringraziato per le tante testimonianze sofferte, perché, ci hanno ricordato le non poche responsabilità che ricopriamo come singoli e come istituzioni. "Preghiamo il Signore affinché dia a ciascuno fiducia -ha concluso- perché non si senta mai abbandonato ed abbia sempre il coraggio di alzarsi, di chiedere e di dare il suo contributo".]]>
Giornata mondiale del migrante e del rifugiato perugia

In una gremita chiesa parrocchiale di San Donato all’Elce di Perugia, domenica 25 settembre, l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis ha presieduto la celebrazione eucaristica della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato promossa a livello diocesano dall’Ufficio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, in collaborazione con le cappellanie delle comunità afro anglofona e francofona, latinoamericana, romena e ucraina.

L’omelia dell'arcivescovo

"Cara gente -ha detto monsignor Maffeis all’omelia, il cui testo integrale è scaricabile dal sito www.diocesi.perugia.it- il Vangelo non intende spaventarci, ma scuoterci, inquietarci, provocarci a riconoscere che, come scrive il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, il senso ultimo del nostro viaggio in questo mondo è la ricerca della vera patria. In questa ricerca è luce la parola del Signore che parla nelle Sacre Scritture, nella Chiesa, negli eventi, nei fratelli, a partire dai tanti Lazzaro che stanno alla nostra porta: poveri, migranti, sfollati, rifugiati, vittime della tratta, della miseria, dello sfruttamento, della guerra. La giustizia domanda ogni sforzo per includerli, riconoscendo e valorizzando quanto ciascuno di loro può portare alla crescita sociale, economica ed ecclesiale della nostra società. Riflettiamo, pensiamo, confrontiamoci; ma non fermiamoci alle parole: Nei momenti cruciali della storia, chi ha saputo lasciare una buona impronta lo ha fatto perché ha tradotto gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete, ha detto ieri sabato 24 settembre, Papa Francesco intervenendo ad Assisi".

Le testimonianze

Terminata la celebrazione si è tenuto un incontro, nel salone parrocchiale, introdotto da Liana Paci, direttrice dell’Ufficio per la pastorale dei migranti, coordinato da Andrea Morante, giovane operatore del Centro internazionale di accoglienza Don Elio Bromuri. Paci ha ricordato il valore umano e cristiano dell’accoglienza-integrazione non soltanto dal punto di vista sociale, ma anche spirituale di quanti lasciano il proprio Paese di origine e arrivano in Italia. Al riguardo ha auspicato un maggiore coinvolgimento delle parrocchie anche attraverso il supporto di un referente dei migranti, volontario e motivato, in ciascun consiglio pastorale parrocchiale. Monsignor Maffeis è intervenuto dopo aver ascoltato alcune testimonianze: dal giovane egiziano cristiano coopto, accolto dal progetto diocesano per richiedenti protezione internazionale, alla donna ucraina e le sue figlie fuggite dalla guerra, aiutate da connazionali e dalla Caritas, dalla badante che ha perduto il lavoro a seguito della pandemia alla donna del Camerun accolta fin dal suo arrivo da una famiglia perugina, all’operatrice di una realtà laica impegnata nell’accoglienza di stranieri in gravi difficoltà. L’arcivescovo, ha ringraziato per le tante testimonianze sofferte, perché, ci hanno ricordato le non poche responsabilità che ricopriamo come singoli e come istituzioni. "Preghiamo il Signore affinché dia a ciascuno fiducia -ha concluso- perché non si senta mai abbandonato ed abbia sempre il coraggio di alzarsi, di chiedere e di dare il suo contributo".]]>
Giornata rifugiati. Save the children: “Europa a due livelli, accoglie gli ucraini e respinge gli altri”
 https://www.lavoce.it/giornata-rifugiati-save-the-children-europa-a-due-livelli-accoglie-gli-ucraini-e-respinge-gli-altri%e2%80%a8/ Sun, 19 Jun 2022 13:29:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=67301 Rifugiati. La testimonianza di Fatma raccolta da Save the children

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno Save the children ha presentato il secondo rapporto “Nascosti in piena vista” (qui trovi il testo integrale) per documentare storie di minori soli e di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx. Nel Rapporto denuncia le disparità di trattamento e chiede la fine delle violenze lungo le frontiere. Con un appello alla Commissione europea.

Le storie dei rifugiati minorenni

Anastasya ha 14 anni ed è fuggita dalla guerra in Ucraina con la mamma e la sorella di 11 anni. Appena arrivata a Trieste, al valico Fernetti, per lei si sono aperte tutte le porte della solidarietà e dell'accoglienza. Ora ha la possibilità di girare liberamente in Europa grazie alla protezione temporanea concessa agli ucraini. Anche Ghulam ha 14 anni ma è afghano. Fugge da una situazione altrettanto dura e difficile ma alla stessa frontiera è arrivato dopo una camminata di 260 km durata 8 giorni, dal confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia, dopo un viaggio pericoloso lunghi mesi. È stato trovato dai militari italiani nella parte slovena del bosco carsico e condotto nei centri di accoglienza. Per lui il percorso per ottenere una protezione umanitaria sarà molto più lungo e tortuoso. Se vorrà muoversi per l'Europa per raggiungere familiari o amici rischierà di trovarsi di nuovo in una situazione di irregolarità e invisibilità.

I minori rifugiati non sono tutti uguali

La disparità di trattamento nei confronti dei minori migranti viene evidenziata nel nuovo report pubblicato oggi da Save the children, intitolato Nascosti in piena vista, che documenta le storie di minori soli o di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx. (Guarda il video di presentazione curato da Save the Children)

Il Rapporto di Save the children

Il Rapporto punta il dito contro le violenze e violazioni dei diritti umani cui sono sottoposti tanti minorenni alle frontiere, mostrando una Europa a due volti: uno buono e solidale nei confronti dei profughi ucraini, uno respingente nei confronti degli altri. “In uno scenario mondiale profondamente mutato, l’Europa e i suoi Paesi hanno dimostrato di saper spalancare braccia e porte alla popolazione in fuga dalla guerra in Ucraina, ma al contempo si sono dimostrati brutali e disposti a usare forza ingiustificata contro gente inerme, 'colpevole' di non avere documenti validi per l’ingresso, ma bisognosa allo stesso modo di un posto sicuro”, denuncia Save the children.

35 minorenni respinti alle frontiere Ue nei primi 3 mesi del 2022.

Nei primi 3 mesi del 2022 sono stati respinti alle frontiere esterne dell'Ue almeno 35 minorenni stranieri non accompagnati, che rappresentano solo la punta di un iceberg sommerso. Basti pensare che nel solo mese di aprile sono stati segnalati 38 minori non accompagnati  in transito a Trieste, 24 in transito a Ventimiglia e 35 a Oulx.
 Un flusso in costante aumento con la bella stagione: a maggio sono diventati 60 a Trieste, a Ventimiglia 47, a Oulx addirittura 150. Si tratta in maggioranza di ragazzi afghani,
che arrivavano sia dalla cosiddetta “rotta balcanica”, sia dal Mar Mediterraneo. Alcuni subiscono violenze fisiche, umiliazioni e pestaggi dalle forze dell'ordine alla frontiera. Ad altri tocca una sorte peggiore, come un minorenne africano senza nome annegato in un fiume al confine con la Croazia. La frontiera tra Italia e Francia continua ad essere uno dei posti peggiori per un migrante: tra le associazioni presenti che cercano di aiutarli a soddisfare almeno i bisogni primari (pasti e vestiti), ci sono Caritas Intemelia, Diaconia Valdese, WeWorld  e Save the children.

Italia - Francia: la frontiera più dura per i migranti

In alcuni giorni i respingimenti dalla Francia riguardano parecchie decine di persone, a volte anche più di 100. Solo il 6 maggio il team di ricerca ha visto almeno 30 persone tornare a piedi dal posto di confine di Ponte San Luigi, respinte in modo sommario. Non potendo entrare per vie ufficiali i migranti approdano così nelle mani dei trafficanti, che consigliano i treni meno controllati, organizzano il tragitto a piedi lungo il Passo della Morte, con i taxi nelle stradine di montagna o nascosti nei camion. Spesso si verificano incidenti tragici, come i due cingalesi investiti da un camion ad aprile o le due persone rimaste folgorate sul tetto del treno da Ventimiglia a Mentone a gennaio e a marzo. A Mentone viene ancora segnalata la pratica della polizia di modificare la data di nascita per far risultare la persona maggiorenne e respingerla con il refus d'entrée. A Oulx, in Piemonte, nel mese di maggio sono state riportate indietro dalla Francia 530 persone, quasi 17 al giorno, cifre in continuo aumento.

Più di 14mila minori nel sistema di accoglienza italiano

Ad aprile 2022 risultano 14.025 minori stranieri non accompagnati nel sistema di accoglienza italiano, secondo i dati Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di cui il 16,3% sono bambine e ragazze, quasi il 70% hanno tra i 16 e i 17 anni e oltre il 22% sono sotto i 14 anni. Per quanto riguarda le nazionalità,

la novità di quest’anno è rappresentata dagli ucraini al primo posto (3.906, pari al 27,9%, la cui quasi totalità è ospitata presso parenti o famiglie affidatarie), poi ci sono gli egiziani con il 16,6% e a seguire bengalesi, albanesi, tunisini, pakistani, ivoriani.

 Gli afghani sono 306 pari al 2,6%, a testimonianza della loro volontà di raggiungere altri Paesi in Europa. Ad aprile sono entrati nel territorio italiano 1.897 minori soli - di cui solo 272 con gli sbarchi alla frontiera sud e i restanti 1.625 entrati evidentemente dalla frontiera terrestre – in maggioranza ucraini (1.332, pari al 70,2%), egiziani (169, pari all’8,9%), afghani (71, pari al 3,7%). Le regioni che ne accolgono di più sono Lombardia (19,6%), Sicilia (18%) ed Emilia-Romagna (8,8%).

Appello all'Ue, "proteggere tutti i minori".

Save the children chiede perciò alla Commissione europea "l’adozione di una Raccomandazione agli Stati Membri per l’adozione e l’implementazione di politiche volte ad assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell’Europa e sui territori degli Stati membri". Chiede inoltre ai governi europei "di astenersi dall’utilizzo di pratiche che erroneamente distinguono fra categorie di rifugiati - afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children -, rispettando il diritto internazionale e il principio del non respingimento, consentendo l'accesso a tutti i richiedenti asilo, e di
estendere le buone pratiche istituite per i rifugiati ucraini a tutti i richiedenti asilo,
introducendole anche nelle discussioni sull’approvazione o revisione dei provvedimenti del Patto sull’Asilo e la Migrazione. Infine, riteniamo fondamentale l’adozione di sistemi di monitoraggio delle frontiere, che permettano anche di perseguire i casi di violazione dei diritti umani”. Patrizia Caiffa]]>
Rifugiati. La testimonianza di Fatma raccolta da Save the children

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno Save the children ha presentato il secondo rapporto “Nascosti in piena vista” (qui trovi il testo integrale) per documentare storie di minori soli e di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx. Nel Rapporto denuncia le disparità di trattamento e chiede la fine delle violenze lungo le frontiere. Con un appello alla Commissione europea.

Le storie dei rifugiati minorenni

Anastasya ha 14 anni ed è fuggita dalla guerra in Ucraina con la mamma e la sorella di 11 anni. Appena arrivata a Trieste, al valico Fernetti, per lei si sono aperte tutte le porte della solidarietà e dell'accoglienza. Ora ha la possibilità di girare liberamente in Europa grazie alla protezione temporanea concessa agli ucraini. Anche Ghulam ha 14 anni ma è afghano. Fugge da una situazione altrettanto dura e difficile ma alla stessa frontiera è arrivato dopo una camminata di 260 km durata 8 giorni, dal confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia, dopo un viaggio pericoloso lunghi mesi. È stato trovato dai militari italiani nella parte slovena del bosco carsico e condotto nei centri di accoglienza. Per lui il percorso per ottenere una protezione umanitaria sarà molto più lungo e tortuoso. Se vorrà muoversi per l'Europa per raggiungere familiari o amici rischierà di trovarsi di nuovo in una situazione di irregolarità e invisibilità.

I minori rifugiati non sono tutti uguali

La disparità di trattamento nei confronti dei minori migranti viene evidenziata nel nuovo report pubblicato oggi da Save the children, intitolato Nascosti in piena vista, che documenta le storie di minori soli o di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx. (Guarda il video di presentazione curato da Save the Children)

Il Rapporto di Save the children

Il Rapporto punta il dito contro le violenze e violazioni dei diritti umani cui sono sottoposti tanti minorenni alle frontiere, mostrando una Europa a due volti: uno buono e solidale nei confronti dei profughi ucraini, uno respingente nei confronti degli altri. “In uno scenario mondiale profondamente mutato, l’Europa e i suoi Paesi hanno dimostrato di saper spalancare braccia e porte alla popolazione in fuga dalla guerra in Ucraina, ma al contempo si sono dimostrati brutali e disposti a usare forza ingiustificata contro gente inerme, 'colpevole' di non avere documenti validi per l’ingresso, ma bisognosa allo stesso modo di un posto sicuro”, denuncia Save the children.

35 minorenni respinti alle frontiere Ue nei primi 3 mesi del 2022.

Nei primi 3 mesi del 2022 sono stati respinti alle frontiere esterne dell'Ue almeno 35 minorenni stranieri non accompagnati, che rappresentano solo la punta di un iceberg sommerso. Basti pensare che nel solo mese di aprile sono stati segnalati 38 minori non accompagnati  in transito a Trieste, 24 in transito a Ventimiglia e 35 a Oulx.
 Un flusso in costante aumento con la bella stagione: a maggio sono diventati 60 a Trieste, a Ventimiglia 47, a Oulx addirittura 150. Si tratta in maggioranza di ragazzi afghani,
che arrivavano sia dalla cosiddetta “rotta balcanica”, sia dal Mar Mediterraneo. Alcuni subiscono violenze fisiche, umiliazioni e pestaggi dalle forze dell'ordine alla frontiera. Ad altri tocca una sorte peggiore, come un minorenne africano senza nome annegato in un fiume al confine con la Croazia. La frontiera tra Italia e Francia continua ad essere uno dei posti peggiori per un migrante: tra le associazioni presenti che cercano di aiutarli a soddisfare almeno i bisogni primari (pasti e vestiti), ci sono Caritas Intemelia, Diaconia Valdese, WeWorld  e Save the children.

Italia - Francia: la frontiera più dura per i migranti

In alcuni giorni i respingimenti dalla Francia riguardano parecchie decine di persone, a volte anche più di 100. Solo il 6 maggio il team di ricerca ha visto almeno 30 persone tornare a piedi dal posto di confine di Ponte San Luigi, respinte in modo sommario. Non potendo entrare per vie ufficiali i migranti approdano così nelle mani dei trafficanti, che consigliano i treni meno controllati, organizzano il tragitto a piedi lungo il Passo della Morte, con i taxi nelle stradine di montagna o nascosti nei camion. Spesso si verificano incidenti tragici, come i due cingalesi investiti da un camion ad aprile o le due persone rimaste folgorate sul tetto del treno da Ventimiglia a Mentone a gennaio e a marzo. A Mentone viene ancora segnalata la pratica della polizia di modificare la data di nascita per far risultare la persona maggiorenne e respingerla con il refus d'entrée. A Oulx, in Piemonte, nel mese di maggio sono state riportate indietro dalla Francia 530 persone, quasi 17 al giorno, cifre in continuo aumento.

Più di 14mila minori nel sistema di accoglienza italiano

Ad aprile 2022 risultano 14.025 minori stranieri non accompagnati nel sistema di accoglienza italiano, secondo i dati Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di cui il 16,3% sono bambine e ragazze, quasi il 70% hanno tra i 16 e i 17 anni e oltre il 22% sono sotto i 14 anni. Per quanto riguarda le nazionalità,

la novità di quest’anno è rappresentata dagli ucraini al primo posto (3.906, pari al 27,9%, la cui quasi totalità è ospitata presso parenti o famiglie affidatarie), poi ci sono gli egiziani con il 16,6% e a seguire bengalesi, albanesi, tunisini, pakistani, ivoriani.

 Gli afghani sono 306 pari al 2,6%, a testimonianza della loro volontà di raggiungere altri Paesi in Europa. Ad aprile sono entrati nel territorio italiano 1.897 minori soli - di cui solo 272 con gli sbarchi alla frontiera sud e i restanti 1.625 entrati evidentemente dalla frontiera terrestre – in maggioranza ucraini (1.332, pari al 70,2%), egiziani (169, pari all’8,9%), afghani (71, pari al 3,7%). Le regioni che ne accolgono di più sono Lombardia (19,6%), Sicilia (18%) ed Emilia-Romagna (8,8%).

Appello all'Ue, "proteggere tutti i minori".

Save the children chiede perciò alla Commissione europea "l’adozione di una Raccomandazione agli Stati Membri per l’adozione e l’implementazione di politiche volte ad assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell’Europa e sui territori degli Stati membri". Chiede inoltre ai governi europei "di astenersi dall’utilizzo di pratiche che erroneamente distinguono fra categorie di rifugiati - afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children -, rispettando il diritto internazionale e il principio del non respingimento, consentendo l'accesso a tutti i richiedenti asilo, e di
estendere le buone pratiche istituite per i rifugiati ucraini a tutti i richiedenti asilo,
introducendole anche nelle discussioni sull’approvazione o revisione dei provvedimenti del Patto sull’Asilo e la Migrazione. Infine, riteniamo fondamentale l’adozione di sistemi di monitoraggio delle frontiere, che permettano anche di perseguire i casi di violazione dei diritti umani”. Patrizia Caiffa]]>
Giornata mondiale del migrante: “Non mandate soldati ma insegnanti” https://www.lavoce.it/giornata-mondiale-del-migrante-non-mandate-soldati-insegnanti/ Sun, 14 Jan 2018 11:36:49 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50991

Domenica 14 gennaio ricorre la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018. Papa Francesco celebrerà a San Pietro la messa (ore 10, in diretta su Rai Uno) insieme alle comunità etniche. Al centro del Messaggio del Papa quest’anno sono i quattro verbi “accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”. Abbiamo rivolto alcune domande a don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei. Quali aspettative dalla Giornata di quest’anno? “È un evento un po’ fuori dall’ordinario, ed è una bella coincidenza. Ci aspettiamo una crescita di tutte le comunità cristiane, nella consapevolezza che tutti i popoli sono chiamati alla salvezza. Le nostre comunità sono chiamate a essere ‘cattoliche’ [universali, ndr ] di nome e di fatto. In Italia abbiamo 5 milioni di immigrati, di cui un milione di cattolici, che devono sentirsi accolti, specie in un momento della vita del Paese in cui si fanno sentire voci discordi”. Quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Quali di essi è prioritario in Italia? “Non bisogna fermarsi al primo gradino, perché i quattro suggerimenti del Papa sono collegati. È necessario metterli in campo tutti. Si sa che la cattiva accoglienza alimenta il rifiuto nei confronti degli stranieri: spesso sono parcheggiati nei Centri di accoglienza, non sanno l’italiano e non sono aiutati a coltivare risorse e doni. Invece bisogna portare avanti questi quattro passi insieme, attraverso un’accoglienza diffusa, per fare in modo che gli arrivi non siano un problema ma una grande opportunità di crescita e scoperta di altri valori”. Non è stata approvata la legge sullo ius soli... “Purtroppo è come se impallidissero i volti e le persone concrete, che dovrebbero essere invece il fine di ogni legge. Invece prevalgono altre logiche, nonostante sia evidente a tutti che stiamo parlando di 800.000 bambini e ragazzi che sono nati e vivono in Italia. Continua a leggere l'intervista sull'edizione digitale de La Voce.]]>

Domenica 14 gennaio ricorre la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018. Papa Francesco celebrerà a San Pietro la messa (ore 10, in diretta su Rai Uno) insieme alle comunità etniche. Al centro del Messaggio del Papa quest’anno sono i quattro verbi “accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”. Abbiamo rivolto alcune domande a don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei. Quali aspettative dalla Giornata di quest’anno? “È un evento un po’ fuori dall’ordinario, ed è una bella coincidenza. Ci aspettiamo una crescita di tutte le comunità cristiane, nella consapevolezza che tutti i popoli sono chiamati alla salvezza. Le nostre comunità sono chiamate a essere ‘cattoliche’ [universali, ndr ] di nome e di fatto. In Italia abbiamo 5 milioni di immigrati, di cui un milione di cattolici, che devono sentirsi accolti, specie in un momento della vita del Paese in cui si fanno sentire voci discordi”. Quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Quali di essi è prioritario in Italia? “Non bisogna fermarsi al primo gradino, perché i quattro suggerimenti del Papa sono collegati. È necessario metterli in campo tutti. Si sa che la cattiva accoglienza alimenta il rifiuto nei confronti degli stranieri: spesso sono parcheggiati nei Centri di accoglienza, non sanno l’italiano e non sono aiutati a coltivare risorse e doni. Invece bisogna portare avanti questi quattro passi insieme, attraverso un’accoglienza diffusa, per fare in modo che gli arrivi non siano un problema ma una grande opportunità di crescita e scoperta di altri valori”. Non è stata approvata la legge sullo ius soli... “Purtroppo è come se impallidissero i volti e le persone concrete, che dovrebbero essere invece il fine di ogni legge. Invece prevalgono altre logiche, nonostante sia evidente a tutti che stiamo parlando di 800.000 bambini e ragazzi che sono nati e vivono in Italia. Continua a leggere l'intervista sull'edizione digitale de La Voce.]]>
San Gemini e il suo Patrono che arrivò profugo dalla Siria https://www.lavoce.it/san-gemini-suo-patrono-arrivo-profugo-dalla-siria/ Sat, 13 Jan 2018 11:25:58 +0000 https://www.lavoce.it/?p=50997

In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato mi è stato chiesto di affrontare questo argomento. Lo faccio tenendo presente: - La liturgia dell’Epifania, che ci ha ricordato il mistero rivelato da Dio: “Le genti sono chiamate in Cristo Gesù a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso Corpo e a essere partecipi della stessa promessa”. - Il messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della pace “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. Oltre all’invito ad avere uno sguardo contemplativo sui migranti, il Papa ci indica quattro pietre miliari per l’azione: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Questo fanno i discepoli di Gesù, che è stato accolto da Maria e Giuseppe, protetto dalla furia omicida di Erode, apprezzato per gli insegnamenti, i prodigi, infine per la vittoria sulla morte; Egli è diventato “la pietra angolare che riunisce i popoli in uno”. San Gemine porta in sé l’esperienza del migrante e del rifugiato. Nasce in Siria nel 770 d.C. da Miliziano e Belliade della dinastia dei Barmecidi, originari di Baghdad, buddisti; rifugiati a Damasco, accolti dal califfo del tempo, abbracciano l’islam, ricevono incarichi importanti, i loro figli frequentano la scuola dei monaci siriani, vengono formati alle attività di governo. Ma Gemine, attratto dalla testimonianza dei monaci, soprattutto dalla loro bontà e dalla fortezza nel vivere in pace in un mondo ostile, diventa cristiano, e con lui tutta la famiglia - che per questo sarà sterminata, tutti tranne lui, che, liberato dal carcere, riceve l’ordine di rifugiarsi in Italia. Dopo aver atteso a lungo sul- le rive del mare l’arrivo di una nave, finalmente può partire e sbarcare a Fano. Giunto nella nostra terra, viene accolto, protetto, stimato così tanto da essere considerato un santo, motivo che lo spinge a ritirarsi a Ferento (Viterbo), dove nell’anno 815 termina la sua vita terrena. Poi verrà riportato nella terra che tanto lo aveva amato e sarà considerato patrono della città che prenderà nome da lui: Geminopoli, città di Gemine. Perché così tanti rifugiati e migranti? Si chiede Papa Francesco. La figura di san Gemine ci riporta alla situazione della Siria, ed è l’occasione per comprendere come mai ci siano tanti migranti e rifugiati ai nostri giorni. La Siria era un mosaico di culture e religioni, dal 2011 è teatro di una guerra crudele: 500 mila vittime e 11 milioni di migranti e rifugiati. Oramai è chiaro che non si tratta di guerra civile, ma voluta dalle potenze occidentali: Usa, Europa e i loro alleati mediorientali Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Emirati Arabi. Da sette anni anche noi italiani, cristiani, nel silenzio quasi totale dei vescovi e dei preti, stiamo dalla parte dei ribelli, sostenendo la lotta armata e condividendo un embargo criminale. Stiamo dalla parte di chi ha distrutto tutte le infrastrutture di un Paese bellissimo e tollerante, dove cristiani di ogni confessione, musulmani sciti, sunniti e alawiti, curdi, drusi... vivevano in sostanziale armonia. Il Vescovo di Aleppo, parlando all’università Urbaniana, ha ringraziato gli italiani, ma ha ribadito che i siriani aspirano a tornare a vivere nel loro Paese. Ci ha chiesto tre cose: smettere di sostenere la lotta armata, smettere di fare affari con i terroristi e annullare l’embargo. La rispoomenica sta del nostro sottosegretario è stata che il Governo intendeva rendere ancora più duro l’embargo, e il nemico da combattere era Assad. Questa è la politica dell’Occidente: curare i propri interessi, va bene anche la guerra se serve ad ottenere quello che vogliamo, e a difendere ciò che possediamo. Prima della Siria abbiamo fatto disastri in Iraq, in Afghanistan, in Kosovo, trascurando totalmente la politica non-violenta di Rugova, in Libia, oggi nello Yemen, dove l’Arabia Saudita sta massacrando il popolo yemenita anche con le armi italiane. In Africa è ancora peggio. È cosa buona accogliere, proteggere, promuovere, integrare; ma sarebbe meglio se smettessimo di affamare i popoli, di fomentare guerre che servono alla nostra economia, ai nostri interessi, a difendere il nostro prestigio. Come vorrei che Papa Francesco togliesse dal Catechismo della Chiesa cattolica la dottrina della “guerra giusta”! È in nome di questa dottrina che molti cristiani si sentono giustificati a costruire, vendere armi, addestrarsi e addestrare altri nell’arte diabolica della guerra. Basta poi con la Chiesa militare. Se i cristiani condannano la guerra, a che serve un’Ordinariato militare? Leggi di più sulla parrocchia di San Gemini sull'edizione digitale de La Voce.  ]]>

In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato mi è stato chiesto di affrontare questo argomento. Lo faccio tenendo presente: - La liturgia dell’Epifania, che ci ha ricordato il mistero rivelato da Dio: “Le genti sono chiamate in Cristo Gesù a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso Corpo e a essere partecipi della stessa promessa”. - Il messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della pace “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. Oltre all’invito ad avere uno sguardo contemplativo sui migranti, il Papa ci indica quattro pietre miliari per l’azione: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Questo fanno i discepoli di Gesù, che è stato accolto da Maria e Giuseppe, protetto dalla furia omicida di Erode, apprezzato per gli insegnamenti, i prodigi, infine per la vittoria sulla morte; Egli è diventato “la pietra angolare che riunisce i popoli in uno”. San Gemine porta in sé l’esperienza del migrante e del rifugiato. Nasce in Siria nel 770 d.C. da Miliziano e Belliade della dinastia dei Barmecidi, originari di Baghdad, buddisti; rifugiati a Damasco, accolti dal califfo del tempo, abbracciano l’islam, ricevono incarichi importanti, i loro figli frequentano la scuola dei monaci siriani, vengono formati alle attività di governo. Ma Gemine, attratto dalla testimonianza dei monaci, soprattutto dalla loro bontà e dalla fortezza nel vivere in pace in un mondo ostile, diventa cristiano, e con lui tutta la famiglia - che per questo sarà sterminata, tutti tranne lui, che, liberato dal carcere, riceve l’ordine di rifugiarsi in Italia. Dopo aver atteso a lungo sul- le rive del mare l’arrivo di una nave, finalmente può partire e sbarcare a Fano. Giunto nella nostra terra, viene accolto, protetto, stimato così tanto da essere considerato un santo, motivo che lo spinge a ritirarsi a Ferento (Viterbo), dove nell’anno 815 termina la sua vita terrena. Poi verrà riportato nella terra che tanto lo aveva amato e sarà considerato patrono della città che prenderà nome da lui: Geminopoli, città di Gemine. Perché così tanti rifugiati e migranti? Si chiede Papa Francesco. La figura di san Gemine ci riporta alla situazione della Siria, ed è l’occasione per comprendere come mai ci siano tanti migranti e rifugiati ai nostri giorni. La Siria era un mosaico di culture e religioni, dal 2011 è teatro di una guerra crudele: 500 mila vittime e 11 milioni di migranti e rifugiati. Oramai è chiaro che non si tratta di guerra civile, ma voluta dalle potenze occidentali: Usa, Europa e i loro alleati mediorientali Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Emirati Arabi. Da sette anni anche noi italiani, cristiani, nel silenzio quasi totale dei vescovi e dei preti, stiamo dalla parte dei ribelli, sostenendo la lotta armata e condividendo un embargo criminale. Stiamo dalla parte di chi ha distrutto tutte le infrastrutture di un Paese bellissimo e tollerante, dove cristiani di ogni confessione, musulmani sciti, sunniti e alawiti, curdi, drusi... vivevano in sostanziale armonia. Il Vescovo di Aleppo, parlando all’università Urbaniana, ha ringraziato gli italiani, ma ha ribadito che i siriani aspirano a tornare a vivere nel loro Paese. Ci ha chiesto tre cose: smettere di sostenere la lotta armata, smettere di fare affari con i terroristi e annullare l’embargo. La rispoomenica sta del nostro sottosegretario è stata che il Governo intendeva rendere ancora più duro l’embargo, e il nemico da combattere era Assad. Questa è la politica dell’Occidente: curare i propri interessi, va bene anche la guerra se serve ad ottenere quello che vogliamo, e a difendere ciò che possediamo. Prima della Siria abbiamo fatto disastri in Iraq, in Afghanistan, in Kosovo, trascurando totalmente la politica non-violenta di Rugova, in Libia, oggi nello Yemen, dove l’Arabia Saudita sta massacrando il popolo yemenita anche con le armi italiane. In Africa è ancora peggio. È cosa buona accogliere, proteggere, promuovere, integrare; ma sarebbe meglio se smettessimo di affamare i popoli, di fomentare guerre che servono alla nostra economia, ai nostri interessi, a difendere il nostro prestigio. Come vorrei che Papa Francesco togliesse dal Catechismo della Chiesa cattolica la dottrina della “guerra giusta”! È in nome di questa dottrina che molti cristiani si sentono giustificati a costruire, vendere armi, addestrarsi e addestrare altri nell’arte diabolica della guerra. Basta poi con la Chiesa militare. Se i cristiani condannano la guerra, a che serve un’Ordinariato militare? Leggi di più sulla parrocchia di San Gemini sull'edizione digitale de La Voce.  ]]>