giornata della memoria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giornata-della-memoria/ Settimanale di informazione regionale Mon, 21 Oct 2024 11:03:40 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://www.lavoce.it/wp-content/uploads/2018/07/cropped-Ultima-FormellaxSito-32x32.jpg giornata della memoria Archivi - LaVoce https://www.lavoce.it/tag/giornata-della-memoria/ 32 32 Giornata della memoria. Ad Assisi consegnate le medaglie d’onore https://www.lavoce.it/giornata-della-memoria-ad-assisi-consegnate-le-medaglie-donore/ https://www.lavoce.it/giornata-della-memoria-ad-assisi-consegnate-le-medaglie-donore/#comments Fri, 27 Jan 2023 16:25:53 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70242

Grande emozione e commozione venerdì 27 gennaio mattina nel palazzo vescovile-Santuario della Spogliazione di Assisi, dove la Prefettura di Perugia, in occasione del Giorno della Memoria, ha consegnato le medaglie d’onore "ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra". A ricevere le medaglie d’onore i familiari di Antonio Borgognoni, nato a Lisciano Niccone, Feliciano Canafoglia, nato a Foligno, Gino Minelli e Cesare Radicchi, nati a Gubbio e Armido Sirci, nato ad Assisi. La mattinata si è aperta con i saluti di Marina Rosati, ideatrice e curatrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-44”, che ha invitato “a non essere indifferenti: intolleranza, bullismo, mancanza di rispetto sono aspetti ancora presenti in contesti quotidiani: conoscendo quello che è stato e il coraggio di tante persone e il bene che hanno fatto, anche i nostri ragazzi possono respingere questi atteggiamenti. Il bene è il più grande moltiplicatore che abbiamo per costruire una società migliore”. Il vescovo delle diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, ha invitato a vivere il Santuario della Spogliazione “come se fosse la vostra casa, la casa universale. Benvenuti ai premiati, benvenuti a tutti: andiamo avanti tutti con il coraggio e l’ispirazione di questo luogo bello e importante che ha fatto la nostra storia. È bello che stamattina qui ci siano tanti Comuni e tante istituzioni rappresentati: è il simbolo dell’Umbria accogliente alla quale il mondo guarda”. Il sottosegretario all'Interno, Emanuele Prisco, ha ricordato come “è sempre bene vigilare su questi fenomeni ma anche riflettere: non ci si deve mai stancare di ricordare quello che è stato. Il momento più buio della storia dell’umanità, senza lasciarlo ai libri di storia, è un dramma ancora vivo e purtroppo attuale. Grazie al Vescovo che ci ospita e al Prefetto per aver scelto questo luogo per una cerimonia dello Stato”. La presidente della Regione, Donatella Tesei, ha sottolineato come ”Assisi sia un luogo simbolico dove celebrare questa giornata così importante: conoscere e ricordare è necessario per non commettere più errori che sono stati un marchio indelebile nella storia dell’umanità”. Per il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, “è un dovere di tutti coltivare la memoria della nostra storia, del nostro passato. Assisi non rimase indifferente, e, grazie all’impegno di tanti Giusti, tra religiosi e laici, personalità di spicco e gente comune, riuscì a salvare centinaia di vite. Un passaggio della storia che ci fa onore, e che dobbiamo ricordare sempre perché solo la fraternità sopravvive all’odio ed è capace di salvarci". Il discorso del prefetto Armando Gradone, che ha coinvolto anche alcuni alunni della scuola primaria Sant'Antonio di Assisi presenti alla mattinata, è stato incentrato sulla parola dignità. Il prefetto ha invitato a essere delle "sentinelle contro comportamenti, come antisemitismo, razzismo, violenza sulle donne, la tratta degli esseri umani, che ledono la dignità umana, caposaldo fondamentale della nostra civiltà. La tragedia della Shoah - ha detto Gradone - ha creato delle riserve morali che mettono al centro la dignità dell'uomo, un concetto che ritroviamo in moltissime costituzioni e ordinamenti dei Paesi democratici.  Il nostro Paese deve ricordare i nostri eroi, persone che non hanno voluto piegarsi all’ordine di schierarsi: hanno avuto coraggio e non era così scontato, perché si rischiava la vita. E oggi ricordiamo questi nostri eroi attraverso i loro familiari”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70249,70250,70251,70252,70253,70254"]

Appuntamenti

Le celebrazioni per il Giorno della Memoria non si fermano al 27 gennaio: sabato 28 gennaio, alle ore 17, nella sala della Conciliazione del palazzo comunale si svolgerà l’iniziativa "La storia di Marcella Ranzato in Paladin": a raccontare come un’impiegata comunale sia entrata nell’organizzazione che falsificava le carte d’identità per salvare gli ebrei in fuga saranno direttamente i figli Paolo e Anna Chiara. Domenica 29 gennaio in piazza del Comune, con partenza alle ore 15, il percorso alla scoperta dei luoghi assisani della Memoria (non è necessaria la prenotazione) con la visita quest’anno alla casa di Maceo Angeli e alla Basilica di San Francesco dove verrà ricordato il frate conventuale, padre Michele Todde che aiutava gli ebrei; si potranno vedere i luoghi della Basilica dove venivano nascosti gli stessi. Gli appuntamenti di gennaio si chiudono lunedì 30 al teatro della Pro Civitate Christiana con il concerto "Kechì Kinnòr - Prendi il violino" con Enrico Fink e i solisti dell’Orchestra multietnica di Arezzo.]]>

Grande emozione e commozione venerdì 27 gennaio mattina nel palazzo vescovile-Santuario della Spogliazione di Assisi, dove la Prefettura di Perugia, in occasione del Giorno della Memoria, ha consegnato le medaglie d’onore "ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra". A ricevere le medaglie d’onore i familiari di Antonio Borgognoni, nato a Lisciano Niccone, Feliciano Canafoglia, nato a Foligno, Gino Minelli e Cesare Radicchi, nati a Gubbio e Armido Sirci, nato ad Assisi. La mattinata si è aperta con i saluti di Marina Rosati, ideatrice e curatrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-44”, che ha invitato “a non essere indifferenti: intolleranza, bullismo, mancanza di rispetto sono aspetti ancora presenti in contesti quotidiani: conoscendo quello che è stato e il coraggio di tante persone e il bene che hanno fatto, anche i nostri ragazzi possono respingere questi atteggiamenti. Il bene è il più grande moltiplicatore che abbiamo per costruire una società migliore”. Il vescovo delle diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, ha invitato a vivere il Santuario della Spogliazione “come se fosse la vostra casa, la casa universale. Benvenuti ai premiati, benvenuti a tutti: andiamo avanti tutti con il coraggio e l’ispirazione di questo luogo bello e importante che ha fatto la nostra storia. È bello che stamattina qui ci siano tanti Comuni e tante istituzioni rappresentati: è il simbolo dell’Umbria accogliente alla quale il mondo guarda”. Il sottosegretario all'Interno, Emanuele Prisco, ha ricordato come “è sempre bene vigilare su questi fenomeni ma anche riflettere: non ci si deve mai stancare di ricordare quello che è stato. Il momento più buio della storia dell’umanità, senza lasciarlo ai libri di storia, è un dramma ancora vivo e purtroppo attuale. Grazie al Vescovo che ci ospita e al Prefetto per aver scelto questo luogo per una cerimonia dello Stato”. La presidente della Regione, Donatella Tesei, ha sottolineato come ”Assisi sia un luogo simbolico dove celebrare questa giornata così importante: conoscere e ricordare è necessario per non commettere più errori che sono stati un marchio indelebile nella storia dell’umanità”. Per il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, “è un dovere di tutti coltivare la memoria della nostra storia, del nostro passato. Assisi non rimase indifferente, e, grazie all’impegno di tanti Giusti, tra religiosi e laici, personalità di spicco e gente comune, riuscì a salvare centinaia di vite. Un passaggio della storia che ci fa onore, e che dobbiamo ricordare sempre perché solo la fraternità sopravvive all’odio ed è capace di salvarci". Il discorso del prefetto Armando Gradone, che ha coinvolto anche alcuni alunni della scuola primaria Sant'Antonio di Assisi presenti alla mattinata, è stato incentrato sulla parola dignità. Il prefetto ha invitato a essere delle "sentinelle contro comportamenti, come antisemitismo, razzismo, violenza sulle donne, la tratta degli esseri umani, che ledono la dignità umana, caposaldo fondamentale della nostra civiltà. La tragedia della Shoah - ha detto Gradone - ha creato delle riserve morali che mettono al centro la dignità dell'uomo, un concetto che ritroviamo in moltissime costituzioni e ordinamenti dei Paesi democratici.  Il nostro Paese deve ricordare i nostri eroi, persone che non hanno voluto piegarsi all’ordine di schierarsi: hanno avuto coraggio e non era così scontato, perché si rischiava la vita. E oggi ricordiamo questi nostri eroi attraverso i loro familiari”. [gallery td_select_gallery_slide="slide" ids="70249,70250,70251,70252,70253,70254"]

Appuntamenti

Le celebrazioni per il Giorno della Memoria non si fermano al 27 gennaio: sabato 28 gennaio, alle ore 17, nella sala della Conciliazione del palazzo comunale si svolgerà l’iniziativa "La storia di Marcella Ranzato in Paladin": a raccontare come un’impiegata comunale sia entrata nell’organizzazione che falsificava le carte d’identità per salvare gli ebrei in fuga saranno direttamente i figli Paolo e Anna Chiara. Domenica 29 gennaio in piazza del Comune, con partenza alle ore 15, il percorso alla scoperta dei luoghi assisani della Memoria (non è necessaria la prenotazione) con la visita quest’anno alla casa di Maceo Angeli e alla Basilica di San Francesco dove verrà ricordato il frate conventuale, padre Michele Todde che aiutava gli ebrei; si potranno vedere i luoghi della Basilica dove venivano nascosti gli stessi. Gli appuntamenti di gennaio si chiudono lunedì 30 al teatro della Pro Civitate Christiana con il concerto "Kechì Kinnòr - Prendi il violino" con Enrico Fink e i solisti dell’Orchestra multietnica di Arezzo.]]>
https://www.lavoce.it/giornata-della-memoria-ad-assisi-consegnate-le-medaglie-donore/feed/ 1
Giornata della Memoria: gli appuntamenti ad Assisi https://www.lavoce.it/giornata-della-memoria-gli-appuntamente-ad-assisi/ https://www.lavoce.it/giornata-della-memoria-gli-appuntamente-ad-assisi/#comments Fri, 27 Jan 2023 09:33:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=70227 Alcuni visitatori di spalle in visita ad una delle stanze del museo della memoria con i pannelli e le foto

Far conoscere la storia di alcuni personaggi di Assisi che, più o meno noti, hanno contribuito a salvare circa 300 ebrei. Non si ferma l’opera di riscoperta del “Museo della Memoria 1943-44”, realizzato dalla fondazione diocesana Opera Casa Papa Giovanni, che quest’anno in occasione del 27 gennaio, giornata in cui si commemorano le vittime dell'Olocausto insieme alla città di Assisi ha organizzato una serie di appuntamenti, tra cui due dedicati a cittadini benemeriti nel salvataggio degli ebrei. Il primo è infatti in programma sabato 28 gennaio, alle ore 17 nella sala della Conciliazione del palazzo comunale dove si terrà l’incontro “La storia di Marcella Ranzato in Paladin”: a raccontare come un’impiegata comunale sia entrata nell’organizzazione che falsificava le carte d’identità saranno direttamente i figli Paolo e Anna Chiara. Domenica 29 gennaio in piazza del Comune, con partenza alle ore 15, ci sarà invece il percorso alla scoperta dei luoghi assisani della Memoria. La scelta quest’anno è caduta sulla casa di Maceo Angeli, artista, pittore e ceramista attivo nella rete che ha fatto di Assisi un faro di salvezza in uno dei periodi più bui della storia, e alla Basilica di San Francesco dove verrà ricordato il frate conventuale padre Michele Todde che aiutava gli ebrei; si potranno vedere anche i luoghi della Basilica dove i rifugiati venivano nascosti. In entrambi i casi non è necessaria la prenotazione. In occasione del Giorno della Memoria, venerdì 27 gennaio alle ore 11 nella Sala della Spogliazione del palazzo vescovile ci sarà, come detto, la consegna delle Medaglie d’Onore da parte del prefetto di Perugia Armando Gradone e con i saluti del sindaco di Assisi, Stefania Proietti, della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei e del vescovo delle diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino. All’iniziativa sarà presente anche Emanuele Prisco, sottosegretario all'Interno. Gli appuntamenti di gennaio si chiudono lunedì 30 alle ore 18 al teatro della Pro Civitate Christiana con il concerto “Kechì Kinnòr - Prendi il violino” con Enrico Fink e i solisti dell’Orchestra multietnica di Arezzo. Altri appuntamenti sono in programma per lunedì 6 marzo alle ore 10.30 quando, in occasione della Giornata europea dei Giusti, ci sarà una cerimonia in ricordo di Giovanni Palatucci, poliziotto italiano Giusto tra le Nazioni; venerdì 26 maggio alle ore 18 all’oratorio di Santa Chiarella si ricorderà Vittorio Rinaldi, giovane assisano ingiustamente condannato e ucciso nel 1939; e sabato 17 giugno alle ore 11.30 in viale Vittorio Emanuele II, cerimonia in onore di Valentin Muller.]]>
Alcuni visitatori di spalle in visita ad una delle stanze del museo della memoria con i pannelli e le foto

Far conoscere la storia di alcuni personaggi di Assisi che, più o meno noti, hanno contribuito a salvare circa 300 ebrei. Non si ferma l’opera di riscoperta del “Museo della Memoria 1943-44”, realizzato dalla fondazione diocesana Opera Casa Papa Giovanni, che quest’anno in occasione del 27 gennaio, giornata in cui si commemorano le vittime dell'Olocausto insieme alla città di Assisi ha organizzato una serie di appuntamenti, tra cui due dedicati a cittadini benemeriti nel salvataggio degli ebrei. Il primo è infatti in programma sabato 28 gennaio, alle ore 17 nella sala della Conciliazione del palazzo comunale dove si terrà l’incontro “La storia di Marcella Ranzato in Paladin”: a raccontare come un’impiegata comunale sia entrata nell’organizzazione che falsificava le carte d’identità saranno direttamente i figli Paolo e Anna Chiara. Domenica 29 gennaio in piazza del Comune, con partenza alle ore 15, ci sarà invece il percorso alla scoperta dei luoghi assisani della Memoria. La scelta quest’anno è caduta sulla casa di Maceo Angeli, artista, pittore e ceramista attivo nella rete che ha fatto di Assisi un faro di salvezza in uno dei periodi più bui della storia, e alla Basilica di San Francesco dove verrà ricordato il frate conventuale padre Michele Todde che aiutava gli ebrei; si potranno vedere anche i luoghi della Basilica dove i rifugiati venivano nascosti. In entrambi i casi non è necessaria la prenotazione. In occasione del Giorno della Memoria, venerdì 27 gennaio alle ore 11 nella Sala della Spogliazione del palazzo vescovile ci sarà, come detto, la consegna delle Medaglie d’Onore da parte del prefetto di Perugia Armando Gradone e con i saluti del sindaco di Assisi, Stefania Proietti, della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei e del vescovo delle diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino. All’iniziativa sarà presente anche Emanuele Prisco, sottosegretario all'Interno. Gli appuntamenti di gennaio si chiudono lunedì 30 alle ore 18 al teatro della Pro Civitate Christiana con il concerto “Kechì Kinnòr - Prendi il violino” con Enrico Fink e i solisti dell’Orchestra multietnica di Arezzo. Altri appuntamenti sono in programma per lunedì 6 marzo alle ore 10.30 quando, in occasione della Giornata europea dei Giusti, ci sarà una cerimonia in ricordo di Giovanni Palatucci, poliziotto italiano Giusto tra le Nazioni; venerdì 26 maggio alle ore 18 all’oratorio di Santa Chiarella si ricorderà Vittorio Rinaldi, giovane assisano ingiustamente condannato e ucciso nel 1939; e sabato 17 giugno alle ore 11.30 in viale Vittorio Emanuele II, cerimonia in onore di Valentin Muller.]]>
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Giorno della Memoria. Mons. Sorrentino: “I Giusti esempi da ricordare!” https://www.lavoce.it/giorno-memoria-sorrentino-giusti-esempi-ricordare/ Fri, 28 Jan 2022 17:18:19 +0000 https://www.lavoce.it/?p=64663

"Ascoltando la storia del mio bisnonno mi ha colpito soprattutto il fatto di aver rischiato la propria vita disinteressatamente, senza pretendere o pensare di avere qualcosa in cambio”. A dirlo, in occasione del Giorno della Memoria, è

Viola Frascarelli ha letto la lettera di Giovanni Brunner

La giovane assisana ha partecipato giovedì 27 gennaio mattina nel “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” alla riflessione in diretta streaming durante la quale ha letto la lettera di Brunner, ritrovata proprio in questi giorni dalla nonna Carla Lolli che, insieme alla sorella Maria Novella, hanno portato la loro testimonianza.

[gallery ids="64674"]

In uno dei passaggi della lettera, datata 23 giugno 1944, Brunner scrive che “nel dicembre 1943 dopo il bando emanato da Regime repubblicano fascista contro gli ebrei in base al quale gli appartenenti di questa razza dovevano essere imprigionati in campi di concentramento, ciò che avrebbe significato per me deportazione in Germania e morte sicura, mi ricoverai, sempre con l’aiuto del Sig. Ubaldo Lolli da Assisi in montagna, dove stetti nascosto per quattro mesi e dove continuamente veniva a trovarmi il Lolli confortando, consigliando e assistendomi. Riuscimmo ad ottenere dei documenti falsi nel riguardo della mia identità e dato che la mia salute non mi permetteva di prolungare il tutt’altro che piacevole soggiorno in montagna, seguendo il consiglio del Sig. Lolli ed assistito continuamente da lui, ritornai in Assisi. Visto la mia situazione pericolosa consegnai i miei documenti originali al Sig. Lolli che li nascose in casa sua, pur conoscendo il grave rischio che lo minacciava in caso che fossimo scoperti. Desidero sottolineare – conclude nella lettera - che il Sig. Ubaldo Lolli, assisano, insieme alla sua gentile signora mi furono in questo periodo più difficile della mia vita, veri e sinceri amici, nei quali debbo per sempre la mia più profonda gratitudine”.

La sindaca Proietti ha consegnato in prefettura la medaglia d'onore all'assisano Manlio Fiordi

Nel corso della diretta sono intervenuti il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino e il sindaco di Assisi Stefania Proietti, in collegamento dalla Prefettura di Perugia con Antonio Fiordi, figlio di Manlio Fiordi, catturato dai tedeschi mentre era in Albania a combattere e portato in un campo di concentramento, al quale il prefetto, Armando Gradone, ha consegnato la medaglia d’onore concessa dal Presidente della Repubblica a cittadini deportati ed internati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale.

Mons. Sorrentino: "Nella memoria restano soltanto coloro che sono stati Giusti"

“Nella storia – ha sottolineato il vescovo Sorrentino – ci sono ancora tante pagine brutte. C’è ancora tanto odio e tanta violenza. Dobbiamo sempre costruire la pace e dobbiamo sempre sognarla con la forza di animi che sanno anche impegnarsi nella solidarietà fraterna, perché la pace ha un costo, il costo della nostra generosità. Dobbiamo dire per quelli che hanno vissuto questa grande pagina della storia che alla fine è il bene che trionfa e nella memoria restano soltanto coloro che sono stati Giusti e che in un momento difficile hanno scelto la parte giusta”.

Marina Rosati: “Teniamo alta questa storia per conoscere, non dimenticare e far crescere una cultura del bene”

Durante la diretta, Marina Rosati, ideatrice e curatrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” ha sottolineato l’importanza di “raccontare e ricordare perché solo così possono emergere nuovi dettagli che permettono di portare alla luce storie importanti come nel caso della famiglia Lolli che può essere preso almeno in considerazione dallo Yad Vashem per il riconoscimento di nuovo Giusto tra le Nazioni ad Assisi”.

350 studenti collegati in streaming

Moltissimi, circa 350 gli studenti di vari istituti dell’Umbria, collegati in diretta streaming, ai quali è arrivato il saluto anche della collega, sindaco dei ragazzi, Arianna Tordoni e dell’assessore comunale all’Istruzione, Veronica Cavallucci, che ha sottolineato l’importanza di far conoscere “esempi positivi di bene e di amore”.

I prossimi appuntamenti

I prossimi appuntamenti organizzati dal “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e il Comune di Assisi proseguono sabato 29 gennaio alle ore 15, con il percorso che partirà da piazza Vescovado, alla scoperta dei monasteri dove furono nascoste diverse famiglie ebree e la visita guidata al Museo.  (Per partecipare è necessario avere il Green pass e indossare la mascherina). Martedì 1 marzo, in occasione della Giornata europea dei Giusti, sarà in Assisi, la scrittrice ebrea Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah che in mattinata incontrerà gli studenti al teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli e nel pomeriggio sarà accolta dal sindaco Proietti, alla presenza del vescovo Sorrentino, nella sala della Conciliazione del Palazzo comunale.

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"Ascoltando la storia del mio bisnonno mi ha colpito soprattutto il fatto di aver rischiato la propria vita disinteressatamente, senza pretendere o pensare di avere qualcosa in cambio”. A dirlo, in occasione del Giorno della Memoria, è

Viola Frascarelli ha letto la lettera di Giovanni Brunner

La giovane assisana ha partecipato giovedì 27 gennaio mattina nel “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” alla riflessione in diretta streaming durante la quale ha letto la lettera di Brunner, ritrovata proprio in questi giorni dalla nonna Carla Lolli che, insieme alla sorella Maria Novella, hanno portato la loro testimonianza.

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In uno dei passaggi della lettera, datata 23 giugno 1944, Brunner scrive che “nel dicembre 1943 dopo il bando emanato da Regime repubblicano fascista contro gli ebrei in base al quale gli appartenenti di questa razza dovevano essere imprigionati in campi di concentramento, ciò che avrebbe significato per me deportazione in Germania e morte sicura, mi ricoverai, sempre con l’aiuto del Sig. Ubaldo Lolli da Assisi in montagna, dove stetti nascosto per quattro mesi e dove continuamente veniva a trovarmi il Lolli confortando, consigliando e assistendomi. Riuscimmo ad ottenere dei documenti falsi nel riguardo della mia identità e dato che la mia salute non mi permetteva di prolungare il tutt’altro che piacevole soggiorno in montagna, seguendo il consiglio del Sig. Lolli ed assistito continuamente da lui, ritornai in Assisi. Visto la mia situazione pericolosa consegnai i miei documenti originali al Sig. Lolli che li nascose in casa sua, pur conoscendo il grave rischio che lo minacciava in caso che fossimo scoperti. Desidero sottolineare – conclude nella lettera - che il Sig. Ubaldo Lolli, assisano, insieme alla sua gentile signora mi furono in questo periodo più difficile della mia vita, veri e sinceri amici, nei quali debbo per sempre la mia più profonda gratitudine”.

La sindaca Proietti ha consegnato in prefettura la medaglia d'onore all'assisano Manlio Fiordi

Nel corso della diretta sono intervenuti il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino e il sindaco di Assisi Stefania Proietti, in collegamento dalla Prefettura di Perugia con Antonio Fiordi, figlio di Manlio Fiordi, catturato dai tedeschi mentre era in Albania a combattere e portato in un campo di concentramento, al quale il prefetto, Armando Gradone, ha consegnato la medaglia d’onore concessa dal Presidente della Repubblica a cittadini deportati ed internati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale.

Mons. Sorrentino: "Nella memoria restano soltanto coloro che sono stati Giusti"

“Nella storia – ha sottolineato il vescovo Sorrentino – ci sono ancora tante pagine brutte. C’è ancora tanto odio e tanta violenza. Dobbiamo sempre costruire la pace e dobbiamo sempre sognarla con la forza di animi che sanno anche impegnarsi nella solidarietà fraterna, perché la pace ha un costo, il costo della nostra generosità. Dobbiamo dire per quelli che hanno vissuto questa grande pagina della storia che alla fine è il bene che trionfa e nella memoria restano soltanto coloro che sono stati Giusti e che in un momento difficile hanno scelto la parte giusta”.

Marina Rosati: “Teniamo alta questa storia per conoscere, non dimenticare e far crescere una cultura del bene”

Durante la diretta, Marina Rosati, ideatrice e curatrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” ha sottolineato l’importanza di “raccontare e ricordare perché solo così possono emergere nuovi dettagli che permettono di portare alla luce storie importanti come nel caso della famiglia Lolli che può essere preso almeno in considerazione dallo Yad Vashem per il riconoscimento di nuovo Giusto tra le Nazioni ad Assisi”.

350 studenti collegati in streaming

Moltissimi, circa 350 gli studenti di vari istituti dell’Umbria, collegati in diretta streaming, ai quali è arrivato il saluto anche della collega, sindaco dei ragazzi, Arianna Tordoni e dell’assessore comunale all’Istruzione, Veronica Cavallucci, che ha sottolineato l’importanza di far conoscere “esempi positivi di bene e di amore”.

I prossimi appuntamenti

I prossimi appuntamenti organizzati dal “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e il Comune di Assisi proseguono sabato 29 gennaio alle ore 15, con il percorso che partirà da piazza Vescovado, alla scoperta dei monasteri dove furono nascoste diverse famiglie ebree e la visita guidata al Museo.  (Per partecipare è necessario avere il Green pass e indossare la mascherina). Martedì 1 marzo, in occasione della Giornata europea dei Giusti, sarà in Assisi, la scrittrice ebrea Edith Bruck, sopravvissuta alla Shoah che in mattinata incontrerà gli studenti al teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli e nel pomeriggio sarà accolta dal sindaco Proietti, alla presenza del vescovo Sorrentino, nella sala della Conciliazione del Palazzo comunale.

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“Assisi e l’Umbria ricordano la Shoah” https://www.lavoce.it/assisi-e-lumbria-ricordano-la-shoah/ Wed, 27 Jan 2021 16:43:30 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59024

“Noi siamo qui a rendere una testimonianza” della Shoah. “Siamo eredi di una grande pagina di storia che è veramente ricca di tanti valori. Vorremmo consegnarla soprattutto a voi nuove generazioni perché il futuro è vostro, lo avete davanti. Il futuro è di tutti, ma voi in modo particolare lo dovete costruire mettendo da parte sentimenti di odio e intolleranza”. Lo ha detto il  vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino mercoledì 27 gennaio Giorno della Memoria durante il primo incontro in diretta streaming delle iniziative rivolgendosi in particolare ai tanti studenti delle scuole primarie e secondarie collegati online. L’incontro, moderato da Marina Rosati, responsabile del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, si è aperto con  la messa in onda del documentario sul “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, realizzato da Maria Vision. Il video del museo https://youtu.be/T9-zvI7aI9g Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, ricordando i luoghi dove “tutto ebbe inizio per volere di un vescovo (monsignor Placido Nicolini ndr) che seppe violare delle leggi perché ingiuste”, ha lanciato un forte monito: “la tragedia dell’Olocausto deve essere ricordata come uno schiaffo alle nostre coscienze”. Il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Antonella Iunti ha sottolineato l’importanza di “lavorare insieme affinché i ragazzi siano sempre più aperti alle differenze, non facendosi condizionare da forme di intolleranza, razzismo, antisemitismo”. Riferendosi al Museo della Memoria il direttore Iunti ha parlato di  un “percorso e di un progetto didattico-educativo importante per costruire coscienze e realtà valoriali”. Sono seguite le conclusioni della  presidente della Regione, Donatella Tesei: “una data importante che va condivisa perché ci sia la consapevolezza di ciò che è stato e perché ciò che è accaduto in quel periodo storico non possa più ripetersi”. Direttamente da Gerusalemme si è collegato il rabbino, Alon Goshen-Gottstein, che ha fatto una riflessione sulla memoria e sulla sua necessità di renderla attuale e viva nel nostro presente. Il video dell'incontro https://youtu.be/PNki0j_3sGc

Gli appuntamenti

Nel pomeriggio di mercoledì 27 gennaio alle ore 16,30 ci sarà la presentazione del libro-racconto “Il Castelletto” scritto da una bambina ebrea, Mjriam Viterbi, rifugiata e salvata in Assisi negli anni della persecuzione nazista del 1943-1944 con i saluti del vescovo Sorrentino e di Marco Squarta, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria. Interverranno Claudio Sebastiani, responsabile della sede Ansa dell’Umbria e Marina Rosati, responsabile del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”. A conclusione canti ebraici eseguiti dal soprano Laura Cannelli con l’accompagnamento musicale del vescovo Sorrentino e di Fausto Perticoni. Giovedì 28 gennaio alle ore 16,30 è in programma la testimonianza di Francesco Clerici dal titolo: “Io figlio di un rifugiato, nato in una clausura assisana” che racconterà la sua toccante esperienza. L’incontro, al quale interverranno le suore del Monastero di Santa Croce dove la famiglia Clerici venne accolta e salvata, sarà aperto dai saluti di Stefania Proietti, sindaco di Assisi e di Daniela Fanelli, direttrice dell’Opera Casa Papa Giovanni. Tutti questi eventi si terranno in diretta streaming e saranno visibili sul sito (www.diocesiassisi.it) e sui canali social (pagina Facebook e You Tube) della Diocesi, la pagina Facebook del Museo della Memoria e del Comune di Assisi.]]>

“Noi siamo qui a rendere una testimonianza” della Shoah. “Siamo eredi di una grande pagina di storia che è veramente ricca di tanti valori. Vorremmo consegnarla soprattutto a voi nuove generazioni perché il futuro è vostro, lo avete davanti. Il futuro è di tutti, ma voi in modo particolare lo dovete costruire mettendo da parte sentimenti di odio e intolleranza”. Lo ha detto il  vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino mercoledì 27 gennaio Giorno della Memoria durante il primo incontro in diretta streaming delle iniziative rivolgendosi in particolare ai tanti studenti delle scuole primarie e secondarie collegati online. L’incontro, moderato da Marina Rosati, responsabile del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, si è aperto con  la messa in onda del documentario sul “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, realizzato da Maria Vision. Il video del museo https://youtu.be/T9-zvI7aI9g Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, ricordando i luoghi dove “tutto ebbe inizio per volere di un vescovo (monsignor Placido Nicolini ndr) che seppe violare delle leggi perché ingiuste”, ha lanciato un forte monito: “la tragedia dell’Olocausto deve essere ricordata come uno schiaffo alle nostre coscienze”. Il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Antonella Iunti ha sottolineato l’importanza di “lavorare insieme affinché i ragazzi siano sempre più aperti alle differenze, non facendosi condizionare da forme di intolleranza, razzismo, antisemitismo”. Riferendosi al Museo della Memoria il direttore Iunti ha parlato di  un “percorso e di un progetto didattico-educativo importante per costruire coscienze e realtà valoriali”. Sono seguite le conclusioni della  presidente della Regione, Donatella Tesei: “una data importante che va condivisa perché ci sia la consapevolezza di ciò che è stato e perché ciò che è accaduto in quel periodo storico non possa più ripetersi”. Direttamente da Gerusalemme si è collegato il rabbino, Alon Goshen-Gottstein, che ha fatto una riflessione sulla memoria e sulla sua necessità di renderla attuale e viva nel nostro presente. Il video dell'incontro https://youtu.be/PNki0j_3sGc

Gli appuntamenti

Nel pomeriggio di mercoledì 27 gennaio alle ore 16,30 ci sarà la presentazione del libro-racconto “Il Castelletto” scritto da una bambina ebrea, Mjriam Viterbi, rifugiata e salvata in Assisi negli anni della persecuzione nazista del 1943-1944 con i saluti del vescovo Sorrentino e di Marco Squarta, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria. Interverranno Claudio Sebastiani, responsabile della sede Ansa dell’Umbria e Marina Rosati, responsabile del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”. A conclusione canti ebraici eseguiti dal soprano Laura Cannelli con l’accompagnamento musicale del vescovo Sorrentino e di Fausto Perticoni. Giovedì 28 gennaio alle ore 16,30 è in programma la testimonianza di Francesco Clerici dal titolo: “Io figlio di un rifugiato, nato in una clausura assisana” che racconterà la sua toccante esperienza. L’incontro, al quale interverranno le suore del Monastero di Santa Croce dove la famiglia Clerici venne accolta e salvata, sarà aperto dai saluti di Stefania Proietti, sindaco di Assisi e di Daniela Fanelli, direttrice dell’Opera Casa Papa Giovanni. Tutti questi eventi si terranno in diretta streaming e saranno visibili sul sito (www.diocesiassisi.it) e sui canali social (pagina Facebook e You Tube) della Diocesi, la pagina Facebook del Museo della Memoria e del Comune di Assisi.]]>
‘Giornata della Memoria’. Il pensiero della Priora del Monastero Santa Rita da Cascia https://www.lavoce.it/giornata-della-memoria-il-pensiero-della-priora-del-monastero-santa-rita-da-cascia/ Tue, 26 Jan 2021 12:12:05 +0000 https://www.lavoce.it/?p=59021

CASCIA- "La memoria è un dovere concreto, che ci parla del passato ma ci chiama ad agire nel presente, per costruire un futuro libero da odio, violenza e indifferenza. Facciamo memoria di ciò che è stato, per lasciare oggi un segno migliore nella storia, marchiata ancora da guerre e discriminazioni che attentano alla vita di tutti".

Si apre così il pensiero di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, per la Giornata della Memoria, che ricorre in tutto il mondo domani 27 gennaio per le vittime dell'Olocausto. La monaca agostiniana invita a riflettere sul valore della memoria e a scegliere di adoperarsi per il cambiamento.

"Il verbo zachar -prosegue la Madre Priora- che arriva dalla lingua ebraica, ricorre oltre duecento volte nella Bibbia. Il suo significato è sia ricordare che agire. La memoria, infatti, è una forza viva che ci fa scegliere cosa lasciare alla storia di oggi, sulla quale si regge già il domani del Mondo.

Le milioni di vite sterminate dal regime nazista solo ottanta anni fa, insieme ai tanti conflitti che affliggono il presente, ci dicono che non stiamo andando nella giusta direzione. Non basta condannare il male perché non si ripeta, ma occorre impegnarsi, tutti e ogni giorno, per fare il bene.

Santa Rita, che ha vissuto un tempo di vendette, avrebbe potuto girarsi dall'altra parte o peggio arrendersi e dire che la vita era dura per pensare di cambiare il suo mondo e la sua gente. Invece, no, Rita ha scelto di scrivere una storia diversa, illuminata dall'amore di Dio. Quella scelta ha cambiato tante storie, durante oltre cinque secoli e tutt’ora. Al pari, invita la religiosa agostiniana, la nostra scelta può cambiare la nostra vita e la storia dell'umanità, oggi e domani. Scegliamo, con Santa Rita, la strada dell'amore, dell'umiltà, del dialogo e della pace, per salvarci dall’odio che distrugge la vita.

Per intercessione di Santa Rita -conclude il pensiero sulla Giornata della Memoria, la Priora del Monastero Santa Rita da Cascia- preghiamo il Signore per tutte le vittime di genocidio nel mondo, quelle di ieri e quelle di oggi. Perché milioni di uomini, donne e bambini, anche in questo momento, vengono sterminati, torturati e trattati in modo disumano. Come nei centri per migranti della Libia, che l'Alto Commissario Onu per i rifugiati ha definito campi di concentramento e dove recentemente una giovane eritrea è stata bastonata in una sala delle torture. Chiediamo con forza a Dio di illuminare la coscienza di tutti noi e soprattutto di quella politica cieca e indifferente, che guarda solo al potere e ne giustifica ogni mezzo. Che il Signore doni a chi deve intervenire la volontà di cessare definitivamente questo inferno in terra".

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CASCIA- "La memoria è un dovere concreto, che ci parla del passato ma ci chiama ad agire nel presente, per costruire un futuro libero da odio, violenza e indifferenza. Facciamo memoria di ciò che è stato, per lasciare oggi un segno migliore nella storia, marchiata ancora da guerre e discriminazioni che attentano alla vita di tutti".

Si apre così il pensiero di Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia, per la Giornata della Memoria, che ricorre in tutto il mondo domani 27 gennaio per le vittime dell'Olocausto. La monaca agostiniana invita a riflettere sul valore della memoria e a scegliere di adoperarsi per il cambiamento.

"Il verbo zachar -prosegue la Madre Priora- che arriva dalla lingua ebraica, ricorre oltre duecento volte nella Bibbia. Il suo significato è sia ricordare che agire. La memoria, infatti, è una forza viva che ci fa scegliere cosa lasciare alla storia di oggi, sulla quale si regge già il domani del Mondo.

Le milioni di vite sterminate dal regime nazista solo ottanta anni fa, insieme ai tanti conflitti che affliggono il presente, ci dicono che non stiamo andando nella giusta direzione. Non basta condannare il male perché non si ripeta, ma occorre impegnarsi, tutti e ogni giorno, per fare il bene.

Santa Rita, che ha vissuto un tempo di vendette, avrebbe potuto girarsi dall'altra parte o peggio arrendersi e dire che la vita era dura per pensare di cambiare il suo mondo e la sua gente. Invece, no, Rita ha scelto di scrivere una storia diversa, illuminata dall'amore di Dio. Quella scelta ha cambiato tante storie, durante oltre cinque secoli e tutt’ora. Al pari, invita la religiosa agostiniana, la nostra scelta può cambiare la nostra vita e la storia dell'umanità, oggi e domani. Scegliamo, con Santa Rita, la strada dell'amore, dell'umiltà, del dialogo e della pace, per salvarci dall’odio che distrugge la vita.

Per intercessione di Santa Rita -conclude il pensiero sulla Giornata della Memoria, la Priora del Monastero Santa Rita da Cascia- preghiamo il Signore per tutte le vittime di genocidio nel mondo, quelle di ieri e quelle di oggi. Perché milioni di uomini, donne e bambini, anche in questo momento, vengono sterminati, torturati e trattati in modo disumano. Come nei centri per migranti della Libia, che l'Alto Commissario Onu per i rifugiati ha definito campi di concentramento e dove recentemente una giovane eritrea è stata bastonata in una sala delle torture. Chiediamo con forza a Dio di illuminare la coscienza di tutti noi e soprattutto di quella politica cieca e indifferente, che guarda solo al potere e ne giustifica ogni mezzo. Che il Signore doni a chi deve intervenire la volontà di cessare definitivamente questo inferno in terra".

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Giorno della Memoria: a Spoleto “Il valore sociale e storico della Shoah” https://www.lavoce.it/giorno-della-memoria-a-spoleto-il-valore-sociale-e-storico-della-shoah/ Sat, 23 Jan 2021 16:30:13 +0000 https://www.lavoce.it/?p=58988

In occasione del Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale per ricordare le vittime dell’Olocausto nell’anniversario della liberazione di Auschwitz, il Comune di Spoleto, in collaborazione con l’Ucei (Unione delle Comunità ebraiche italiane), ha organizzato la conferenza dal titolo Il valore sociale e storico della Shoah per raccontarne la tragedia e preservarne la memoria.

Incontro con Noemi Di Segni

L’incontro, che si terrà il 26 gennaio alle ore 9.15, sarà aperto dal sindaco Umberto de Augustinis e vedrà l’intervento di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane.

La conferenza, a cui prenderanno parte anche gli allievi della Scuola di teatro Teodelapio per la lettura di alcune poesie in apertura e chiusura dell’incontro, verrà trasmessa in diretta streaming nel canale YouTube del Comune di Spoleto.

Percorsi di lettura sul tema alla Biblioteca Carducci

Sempre in occasione del Giorno della Memoria, la Biblioteca Carducci ha predisposto una serie di percorsi di lettura e di approfondimento sulle tematiche della Shoah.

La scelta dei libri - che comprende sia materiale acquisito e catalogato di recente, sia testi classici e opere diventate punti di riferimento e facenti parte da tempo del patrimonio librario della Carducci - non è da intendere come esaustivo catalogo sull’argomento, ma si pone come agile guida per orientare la scelta del materiale disponibile per il prestito individuale ed è stata pensata anche per venire incontro alle esigenze didattiche delle scuole. A queste ultime è stata infatti inviata una selezione che suddivide i volumi per fasce d'età e che include una scelta – tratta dalla biblioteca Carandente, specializzata in storia dell’arte contemporanea - di cataloghi di artisti che hanno raccontato la tragedia dell’Olocausto o che hanno vissuto in prima persona l’esperienza dei campi di concentramento. Una serie di suggerimenti bibliografici - tra saggi, opere di fiction, ricerche storiche e graphic novel che fanno parte dei nuovi acquisti della biblioteca, divisi per macro-generi e con indicati anche i libri più adatti alla sensibilità e al linguaggio dei ragazzi - è disponibile online nelle pagine della biblioteca del sito istituzionale (https://bit.ly/3c3A8jE) e sarà pubblicata anche sulla pagina Facebook del Comune di Spoleto nel Giorno della Memoria.

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In occasione del Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale per ricordare le vittime dell’Olocausto nell’anniversario della liberazione di Auschwitz, il Comune di Spoleto, in collaborazione con l’Ucei (Unione delle Comunità ebraiche italiane), ha organizzato la conferenza dal titolo Il valore sociale e storico della Shoah per raccontarne la tragedia e preservarne la memoria.

Incontro con Noemi Di Segni

L’incontro, che si terrà il 26 gennaio alle ore 9.15, sarà aperto dal sindaco Umberto de Augustinis e vedrà l’intervento di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane.

La conferenza, a cui prenderanno parte anche gli allievi della Scuola di teatro Teodelapio per la lettura di alcune poesie in apertura e chiusura dell’incontro, verrà trasmessa in diretta streaming nel canale YouTube del Comune di Spoleto.

Percorsi di lettura sul tema alla Biblioteca Carducci

Sempre in occasione del Giorno della Memoria, la Biblioteca Carducci ha predisposto una serie di percorsi di lettura e di approfondimento sulle tematiche della Shoah.

La scelta dei libri - che comprende sia materiale acquisito e catalogato di recente, sia testi classici e opere diventate punti di riferimento e facenti parte da tempo del patrimonio librario della Carducci - non è da intendere come esaustivo catalogo sull’argomento, ma si pone come agile guida per orientare la scelta del materiale disponibile per il prestito individuale ed è stata pensata anche per venire incontro alle esigenze didattiche delle scuole. A queste ultime è stata infatti inviata una selezione che suddivide i volumi per fasce d'età e che include una scelta – tratta dalla biblioteca Carandente, specializzata in storia dell’arte contemporanea - di cataloghi di artisti che hanno raccontato la tragedia dell’Olocausto o che hanno vissuto in prima persona l’esperienza dei campi di concentramento. Una serie di suggerimenti bibliografici - tra saggi, opere di fiction, ricerche storiche e graphic novel che fanno parte dei nuovi acquisti della biblioteca, divisi per macro-generi e con indicati anche i libri più adatti alla sensibilità e al linguaggio dei ragazzi - è disponibile online nelle pagine della biblioteca del sito istituzionale (https://bit.ly/3c3A8jE) e sarà pubblicata anche sulla pagina Facebook del Comune di Spoleto nel Giorno della Memoria.

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Giornata della memoria. L’intervento di Liliana Segre al Parlamento europeo: “La vita è più forte” https://www.lavoce.it/liliana-segre-parlamento-europeo/ Thu, 30 Jan 2020 14:54:21 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56146 liliana segre

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=duFtHGkMbqw[/embed]  
(Bruxelles) “Il mio dovere è quello di parlare, di raccontare, fino alla morte”: Liliana Segre, milanese, sopravvissuta all’Olocausto, ora senatrice a vita, racconta, nell’emiciclo dell’Europarlamento, la prigionia ad Auschwitz e il difficile ritorno alla vita, al termine della seconda guerra mondiale. La plenaria dell’Europarlamento si è aperta ieri, 29 gennaio, a Bruxelles, con una cerimonia per il Giorno della memoria e il 75° della liberazione del campo nazista. “Le bandiere dei Paesi europei, oggi affratellati, che ho visto qui fuori – afferma – ricordano la pace, perché qui ci si guarda negli occhi, si dialoga”. Poi riprende il racconto: “Avevo 13 anni, ero un’operaia schiava, fabbricavamo bossoli di mitragliatrice”. Quando si aprirono le porte del lager, “iniziammo la marcia della morte. In 50mila, ognuno con le sue gambe, senza poterci appoggiare a qualcun altro, iniziammo la marcia del ritorno, dalla Polonia verso la Germania, attaccati alla vita. Camminavamo, camminavamo, mangiavamo schifezze, quello che si trovava. Ero una ragazzina dimagrita, senza sesso, senza mestruazioni, senza mutande… Diciamole queste cose, perché si sappia la verità”. “Camminavo. Una gamba davanti all’altra, una gamba davanti all’altra, voglio vivere, mi dicevo”. “Fu una marcia che durò mesi. Una volta tornata a Milano ero una ragazza ferita, selvaggia, bulimica, ma chi mi stava attorno pretendeva di avere ancora la ragazzina borghese di una volta”. Con garbo, Liliana Segre denuncia le “complicità con i nazisti, che ci furono in ogni Paese, magari ad opera dei vicini di casa, dei compagni di scuola…”. “Io mi sento la nonna di quella Liliana, una Liliana che mi fa una pena infinita”, dice. Poi racconta la gioia di essere mamma e nonna: “Questo è un miracolo, come è un miracolo questo Parlamento”. Infine un monito alla pace e alla fratellanza. L’aula in piedi applaude a lungo. Quindi l’Europarlamento tributa un minuto di silenzio per le vittime dell’Olocausto.
GIORNATA DELLA MEMORIA. L’importante esperienza di due scuole di Assisi: uno spettacolo teatrale nato dal viaggio in Polonia - Auschwitz, Birkenau, la fabbrica che fu di Schindler, per gli studenti del liceo Properzio e dell’istituto comprensivo di Santa Maria degli Angeli.
Gianni Borsa
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liliana segre

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(Bruxelles) “Il mio dovere è quello di parlare, di raccontare, fino alla morte”: Liliana Segre, milanese, sopravvissuta all’Olocausto, ora senatrice a vita, racconta, nell’emiciclo dell’Europarlamento, la prigionia ad Auschwitz e il difficile ritorno alla vita, al termine della seconda guerra mondiale. La plenaria dell’Europarlamento si è aperta ieri, 29 gennaio, a Bruxelles, con una cerimonia per il Giorno della memoria e il 75° della liberazione del campo nazista. “Le bandiere dei Paesi europei, oggi affratellati, che ho visto qui fuori – afferma – ricordano la pace, perché qui ci si guarda negli occhi, si dialoga”. Poi riprende il racconto: “Avevo 13 anni, ero un’operaia schiava, fabbricavamo bossoli di mitragliatrice”. Quando si aprirono le porte del lager, “iniziammo la marcia della morte. In 50mila, ognuno con le sue gambe, senza poterci appoggiare a qualcun altro, iniziammo la marcia del ritorno, dalla Polonia verso la Germania, attaccati alla vita. Camminavamo, camminavamo, mangiavamo schifezze, quello che si trovava. Ero una ragazzina dimagrita, senza sesso, senza mestruazioni, senza mutande… Diciamole queste cose, perché si sappia la verità”. “Camminavo. Una gamba davanti all’altra, una gamba davanti all’altra, voglio vivere, mi dicevo”. “Fu una marcia che durò mesi. Una volta tornata a Milano ero una ragazza ferita, selvaggia, bulimica, ma chi mi stava attorno pretendeva di avere ancora la ragazzina borghese di una volta”. Con garbo, Liliana Segre denuncia le “complicità con i nazisti, che ci furono in ogni Paese, magari ad opera dei vicini di casa, dei compagni di scuola…”. “Io mi sento la nonna di quella Liliana, una Liliana che mi fa una pena infinita”, dice. Poi racconta la gioia di essere mamma e nonna: “Questo è un miracolo, come è un miracolo questo Parlamento”. Infine un monito alla pace e alla fratellanza. L’aula in piedi applaude a lungo. Quindi l’Europarlamento tributa un minuto di silenzio per le vittime dell’Olocausto.
GIORNATA DELLA MEMORIA. L’importante esperienza di due scuole di Assisi: uno spettacolo teatrale nato dal viaggio in Polonia - Auschwitz, Birkenau, la fabbrica che fu di Schindler, per gli studenti del liceo Properzio e dell’istituto comprensivo di Santa Maria degli Angeli.
Gianni Borsa
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Moni Ovadia: “Attenzione al revisionismo, scatena i peggiori istinti” https://www.lavoce.it/moni-ovadia-attenzione-al-revisionismo-scatena-i-peggiori-istinti/ Mon, 27 Jan 2020 19:20:59 +0000 https://www.lavoce.it/?p=56083

“L’antisemitismo non sparirà finché vivremo in una società come questa, non c’è da illudersi. Ma diventa veramente pericoloso quando acquista spazio pubblico, quando qualcuno può liberamente parlare contro gli ebrei. Perché le menti deboli sono facilmente manipolabili e perché c’è chi non riesce a vivere se non ha un nemico”. Parte da qui, dalla gravità della situazione oggi in Italia, lo scrittore e drammaturgo di origini ebraiche Moni Ovadia nel commentare a pochi giorni dalla celebrazione del Giorno della Memoria la scritta antisemita - “Juden hier” - apparsa a Mondovì sulla porta del figlio di una partigiana antifascista deportata. “Credo che questi fatti vadano tenuti sotto controllo, stigmatizzati, perseguiti se necessario”, aggiunge Moni Ovadia. “Però attenzione, ciò che genera l’antisemitismo, genera anche tutto l’odio verso tutte le categorie delle minoranze e tutte le forme di razzismo, dai rom agli immigrati”. Cosa vuole dire? Questa signora non era ebrea. Era una partigiana e viene apparentata agli ebrei. Quando si propone il revisionismo filofascista queste sono le conseguenze. Quando si dice che il fascismo ha fatto anche qualcosa di buono, quando nei salotti dei tv talk, si racconta quanto era buono nonno Mussolini, si crea un clima e in questo clima si sentono legittimati i fascisti di ogni risma e nei fascisti ci sono anche gli antisemiti. Il revisionismo scatena i peggiori istinti che vanno contro gli ebrei, i rom, gli immigrati, le donne, i musulmani in quanto tali, contro gli africani. Tanto diventa lecito. Il fascismo significa una cosa sola: violenza, militarismo e odio per l’ultimo. Non esiste un fascismo decente. Quanto sono responsabili di questo clima alcuni nostri politici? Quando un uomo che è stato ministro dell’Interno, accusa i musulmani di essere responsabili dell’antisemitismo, fa una operazione disgustosa perché – e qui uso un termine come provocazione - è stata la “razza bianca” intesa come “gli occidentali”, a commettere i peggiori crimini della storia dell’umanità. Pensiamo al colonialismo che è stato ed è tutt’oggi il crimine più esteso e perdurante. Il revisionismo storico è possibile oggi perché si è persa la memoria storica di quello che realmente è accaduto nel nostro passato. Come recuperarla? La cosa più difficile per un uomo è riconoscere i propri torti. Chiunque. Ed invece è la cosa più importante. Qui si vuol fare credere che: ‘ma sì, in fondo, non è successo niente’. E invece non è così, perché ogni atto di violenza commesso da un uomo contro un suo simile indifeso è un crimine. Il problema vero allora è quello di combattere tutte le forme di intolleranza. In una società di giustizia dove viene praticato il rispetto dell’essere umano, non c’è pericolo. Ma in una società che eleva il linguaggio della violenza contro gli ultimi a sistema, allora siamo tutti in pericolo. Quanto è importante in questo contesto il Giorno della Memoria? Bisogna essere fermi, dobbiamo ricordarci di quanti esseri umani sono morti ad Aushwitz. Sono morti 6 milioni di ebrei. Con loro anche rom e sinti. E gli slavi, lasciati morire come cani. Bisogna ricordare per costruire oggi un’altra società, altrimenti è una catastrofe. Io mi batto contro ogni sopruso, chiunque lo commetta. L’uomo contiene in sé l’orrore e se tu permetti di scatenarlo con certe affermazioni come fanno i politici di oggi, se si lascia libero spazio alla misoginia come fanno certi rapper, se si legittimano forme di odio e di razzismo, allora vuol dire che stiamo costruendo un boomerang che ci verrà presto contro. Lei va nelle scuole. Quale antidoto sta cercando di immettere negli uomini e nelle donne del nostro domani? Non ho mai detto no ad una scuola. Il messaggio che cerco sempre di dare è che la memoria serve per costruire presente e futuro. Un grande problema oggi è che il Giorno della Memoria rischia di diventare il giorno dell’ipocrisia e della falsa coscienza. Ricordare oggi significa battersi per una società che non scarta nessuno, dove non c’è spazio per l’odio verso il rom e l’immigrato, dove non c’è nessuna possibilità di trattare l’altro con bullismo solo perché è “un ciccione”. Sono venute da me ragazze in lacrime per questo discorso. Ai ragazzi dico: è inutile andare a celebrare il Giorno della Memoria se poi ti comporti da schifoso oggi. Bisogna smetterla di chiamare libertà, l’arbitrio di colpire gli altri. Quella non è libertà. Quella si chiama in un altro modo: violenza. Dobbiamo combattere l’aggressività, l’insulto gratuito. È questo il Giorno della Memoria. Dobbiamo imparare a seguire quella via che ci porta prima di tutto a guardare il nostro simile come la persona che da senso alla nostra esistenza, qualunque esso sia. M. Chiara Biagioni]]>

“L’antisemitismo non sparirà finché vivremo in una società come questa, non c’è da illudersi. Ma diventa veramente pericoloso quando acquista spazio pubblico, quando qualcuno può liberamente parlare contro gli ebrei. Perché le menti deboli sono facilmente manipolabili e perché c’è chi non riesce a vivere se non ha un nemico”. Parte da qui, dalla gravità della situazione oggi in Italia, lo scrittore e drammaturgo di origini ebraiche Moni Ovadia nel commentare a pochi giorni dalla celebrazione del Giorno della Memoria la scritta antisemita - “Juden hier” - apparsa a Mondovì sulla porta del figlio di una partigiana antifascista deportata. “Credo che questi fatti vadano tenuti sotto controllo, stigmatizzati, perseguiti se necessario”, aggiunge Moni Ovadia. “Però attenzione, ciò che genera l’antisemitismo, genera anche tutto l’odio verso tutte le categorie delle minoranze e tutte le forme di razzismo, dai rom agli immigrati”. Cosa vuole dire? Questa signora non era ebrea. Era una partigiana e viene apparentata agli ebrei. Quando si propone il revisionismo filofascista queste sono le conseguenze. Quando si dice che il fascismo ha fatto anche qualcosa di buono, quando nei salotti dei tv talk, si racconta quanto era buono nonno Mussolini, si crea un clima e in questo clima si sentono legittimati i fascisti di ogni risma e nei fascisti ci sono anche gli antisemiti. Il revisionismo scatena i peggiori istinti che vanno contro gli ebrei, i rom, gli immigrati, le donne, i musulmani in quanto tali, contro gli africani. Tanto diventa lecito. Il fascismo significa una cosa sola: violenza, militarismo e odio per l’ultimo. Non esiste un fascismo decente. Quanto sono responsabili di questo clima alcuni nostri politici? Quando un uomo che è stato ministro dell’Interno, accusa i musulmani di essere responsabili dell’antisemitismo, fa una operazione disgustosa perché – e qui uso un termine come provocazione - è stata la “razza bianca” intesa come “gli occidentali”, a commettere i peggiori crimini della storia dell’umanità. Pensiamo al colonialismo che è stato ed è tutt’oggi il crimine più esteso e perdurante. Il revisionismo storico è possibile oggi perché si è persa la memoria storica di quello che realmente è accaduto nel nostro passato. Come recuperarla? La cosa più difficile per un uomo è riconoscere i propri torti. Chiunque. Ed invece è la cosa più importante. Qui si vuol fare credere che: ‘ma sì, in fondo, non è successo niente’. E invece non è così, perché ogni atto di violenza commesso da un uomo contro un suo simile indifeso è un crimine. Il problema vero allora è quello di combattere tutte le forme di intolleranza. In una società di giustizia dove viene praticato il rispetto dell’essere umano, non c’è pericolo. Ma in una società che eleva il linguaggio della violenza contro gli ultimi a sistema, allora siamo tutti in pericolo. Quanto è importante in questo contesto il Giorno della Memoria? Bisogna essere fermi, dobbiamo ricordarci di quanti esseri umani sono morti ad Aushwitz. Sono morti 6 milioni di ebrei. Con loro anche rom e sinti. E gli slavi, lasciati morire come cani. Bisogna ricordare per costruire oggi un’altra società, altrimenti è una catastrofe. Io mi batto contro ogni sopruso, chiunque lo commetta. L’uomo contiene in sé l’orrore e se tu permetti di scatenarlo con certe affermazioni come fanno i politici di oggi, se si lascia libero spazio alla misoginia come fanno certi rapper, se si legittimano forme di odio e di razzismo, allora vuol dire che stiamo costruendo un boomerang che ci verrà presto contro. Lei va nelle scuole. Quale antidoto sta cercando di immettere negli uomini e nelle donne del nostro domani? Non ho mai detto no ad una scuola. Il messaggio che cerco sempre di dare è che la memoria serve per costruire presente e futuro. Un grande problema oggi è che il Giorno della Memoria rischia di diventare il giorno dell’ipocrisia e della falsa coscienza. Ricordare oggi significa battersi per una società che non scarta nessuno, dove non c’è spazio per l’odio verso il rom e l’immigrato, dove non c’è nessuna possibilità di trattare l’altro con bullismo solo perché è “un ciccione”. Sono venute da me ragazze in lacrime per questo discorso. Ai ragazzi dico: è inutile andare a celebrare il Giorno della Memoria se poi ti comporti da schifoso oggi. Bisogna smetterla di chiamare libertà, l’arbitrio di colpire gli altri. Quella non è libertà. Quella si chiama in un altro modo: violenza. Dobbiamo combattere l’aggressività, l’insulto gratuito. È questo il Giorno della Memoria. Dobbiamo imparare a seguire quella via che ci porta prima di tutto a guardare il nostro simile come la persona che da senso alla nostra esistenza, qualunque esso sia. M. Chiara Biagioni]]>
Le parole di mons. Giulietti. “La santità, la Memoria, il primato della coscienza” https://www.lavoce.it/giulietti-santita-memoria-coscienza/ Fri, 01 Feb 2019 12:02:47 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53935 coscienza

Mi ha molto colpito quest’anno la contiguità della festa di san Costanzo con la Giornata della memoria della Shoah. Le televisioni, in orari molto tardi purtroppo, hanno proposto tante storie relative a quelle vicende. Ho colto un’affinità tra le migliori figure di quelle storie e la figura di Costanzo, un’affinità legata sostanzialmente al primato della coscienza. Costanzo decide che più importante della legge dell’Impero romano, più importante della prospettiva di perdere la propria vita, è il dettame della sua coscienza, che gli impone di essere fedele al suo Signore e alla sua gente fino al dono supremo di sé.

Allo stesso modo, è stato forte il dettato della coscienza in tante persone che negli anni bui della Seconda guerra mondiale hanno saputo aiutare chi era perseguitato e cacciato, perché si sono fatte guidare da essa e dai propri valori. Anche nella nostra città e nella nostra Chiesa diocesana, tra l’altro, abbiamo due “Giusti delle nazioni”: don Federico Vincenti, parroco di Sant’Andrea in Porta Santa Susanna di Perugia, e don Ottavio Posta, parroco di isola Maggiore sul Trasimeno.

Le persone di coscienza sono sempre scomode, perché - dinanzi alle realizzazioni sempre provvisorie e sempre imperfette della società e a volte della Chiesa fanno sentire che c’è qualcosa di più da fare, da dire, da testimoniare, da osservare. Sono persone scomode, come è stato scomodo Costanzo al suo tempo; piacerebbe infatti che tutti parlassero e pensassero allo stesso modo.

Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che c’è un grande tentativo di omologazione del pensiero, rivolto soprattutto ai giovani, per fare in modo che tutti pensino, credano, cerchino, vogliano le medesime cose.

Potrebbe sembrare che questo processo di omologazione faccia meglio funzionare le cose. Forse nel breve termine è così. Noi però abbiamo bisogno che la nostra società si fondi su persone che ascoltano la propria coscienza, che possiedono valori in cui credere e per i quali sono disposti a dare la vita. Queste persone sul momento possono dare fastidio e possono risultare perdenti, come lo è stato Costanzo, che ha perso la vita, e come è risultato perdente Gesù, i cui nemici l’hanno tolto di mezzo. Dopo qualche tempo, però, sono diventate punti di riferimento.

Costanzo lo è ancora oggi per la nostra comunità diocesana, ma anche per la nostra comunità cittadina, come sono di riferimento e di onore le persone dei “Giusti delle nazioni”. Credo che la lezione di Costanzo sia per ciascuno di noi quella di non rinunciare alla propria coscienza, di coltivarla, di formarla, di essere ubbidienti ai suoi dettami anche quando non risultino corrispondenti ai canoni del pensiero dominante.

Questa libertà di coscienza nessuno può togliercela. Noi siamo vincitori - come abbiamo sentito nel passo della Lettera ai Romani - perché ci possono togliere molte cose, anche la vita, ma non la libertà di cercare e seguire il Vero. Penso che una comunità cristiana che porta avanti con fedeltà i propri valori e la propria fede, sia un patrimonio importante per tutta la comunità cittadina.

Paolo Giulietti arcivescovo eletto di Lucca, delegato ad omnia della diocesi di Perugia - Città della Pieve (omelia tenuta lunedì 28 gennaio ai primi vespri di san Costanzo)

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coscienza

Mi ha molto colpito quest’anno la contiguità della festa di san Costanzo con la Giornata della memoria della Shoah. Le televisioni, in orari molto tardi purtroppo, hanno proposto tante storie relative a quelle vicende. Ho colto un’affinità tra le migliori figure di quelle storie e la figura di Costanzo, un’affinità legata sostanzialmente al primato della coscienza. Costanzo decide che più importante della legge dell’Impero romano, più importante della prospettiva di perdere la propria vita, è il dettame della sua coscienza, che gli impone di essere fedele al suo Signore e alla sua gente fino al dono supremo di sé.

Allo stesso modo, è stato forte il dettato della coscienza in tante persone che negli anni bui della Seconda guerra mondiale hanno saputo aiutare chi era perseguitato e cacciato, perché si sono fatte guidare da essa e dai propri valori. Anche nella nostra città e nella nostra Chiesa diocesana, tra l’altro, abbiamo due “Giusti delle nazioni”: don Federico Vincenti, parroco di Sant’Andrea in Porta Santa Susanna di Perugia, e don Ottavio Posta, parroco di isola Maggiore sul Trasimeno.

Le persone di coscienza sono sempre scomode, perché - dinanzi alle realizzazioni sempre provvisorie e sempre imperfette della società e a volte della Chiesa fanno sentire che c’è qualcosa di più da fare, da dire, da testimoniare, da osservare. Sono persone scomode, come è stato scomodo Costanzo al suo tempo; piacerebbe infatti che tutti parlassero e pensassero allo stesso modo.

Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che c’è un grande tentativo di omologazione del pensiero, rivolto soprattutto ai giovani, per fare in modo che tutti pensino, credano, cerchino, vogliano le medesime cose.

Potrebbe sembrare che questo processo di omologazione faccia meglio funzionare le cose. Forse nel breve termine è così. Noi però abbiamo bisogno che la nostra società si fondi su persone che ascoltano la propria coscienza, che possiedono valori in cui credere e per i quali sono disposti a dare la vita. Queste persone sul momento possono dare fastidio e possono risultare perdenti, come lo è stato Costanzo, che ha perso la vita, e come è risultato perdente Gesù, i cui nemici l’hanno tolto di mezzo. Dopo qualche tempo, però, sono diventate punti di riferimento.

Costanzo lo è ancora oggi per la nostra comunità diocesana, ma anche per la nostra comunità cittadina, come sono di riferimento e di onore le persone dei “Giusti delle nazioni”. Credo che la lezione di Costanzo sia per ciascuno di noi quella di non rinunciare alla propria coscienza, di coltivarla, di formarla, di essere ubbidienti ai suoi dettami anche quando non risultino corrispondenti ai canoni del pensiero dominante.

Questa libertà di coscienza nessuno può togliercela. Noi siamo vincitori - come abbiamo sentito nel passo della Lettera ai Romani - perché ci possono togliere molte cose, anche la vita, ma non la libertà di cercare e seguire il Vero. Penso che una comunità cristiana che porta avanti con fedeltà i propri valori e la propria fede, sia un patrimonio importante per tutta la comunità cittadina.

Paolo Giulietti arcivescovo eletto di Lucca, delegato ad omnia della diocesi di Perugia - Città della Pieve (omelia tenuta lunedì 28 gennaio ai primi vespri di san Costanzo)

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Il sogno di un mondo più umano e più bello https://www.lavoce.it/sogno-mondo-umano/ Wed, 30 Jan 2019 12:05:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=53903 Il mio sogno è che ciascuno abbia degli amici radicalmente diversi da lui, che si possa accettare e vivere l’avventura di una amicizia veramente sincera con gente che non ha la nostra stessa educazione, lingua, religione. Se riusciremo a fare questo, il mondo sarà migliore”. È il sogno di un giovane frate domenicano francese, Jean Druel, che al Cairo dirige l’Istituto domenicano di studi orientali.

Quello riportato è un breve passaggio dell’intervista pubblicata dalla rivista del Centro ecumenico di Perugia Una città per il dialogo. In questa frase di p. Jean ci sono alcune parole-chiave che riecheggiano in questi giorni in quella parte di società – e di Chiesa – che non si arrende alla cultura dei muri innalzati e dei porti chiusi. Sono le parole “amicizia”, “diversità”, “mondo”, e, pensando ai giovani anche la parola “sogno”.

Il “sogno” di p. Jean è il “sogno” di Dio che nell’incarnazione del Figlio si è fatto “amico” dell’uomo. E cosa c’è di più “radicalmente diverso” dall’uomo se non “Dio”? I cristiani con la preghiera del “Padre nostro” hanno imparato a pensare a tutto il genere umano come a dei fratelli, seppure tanto e a volte umanamente troppo diversi.

Certo è una sfida continua quella della accettazione della diversità di ogni genere che per i credenti diventa un invito che va oltre quando Gesù dice che dobbiamo “amare” anche i “nemici”. Per questo la questione dei migranti tenuti fuori dai nostri spazi mentali prima che geografici non è una tra le tante discutibili scelte politiche ma tocca nel profondo l’identità del cristiano.

Il vescovo Paolo Giulietti, nell’omelia per i primi vespri della festa del patrono di Perugia, san Costanzo, ha evidenziato il valore e la forza interiore di coloro che ascoltano la propria coscienza e, aggiungiamo noi, il proprio cuore e non si accodano al pensiero dominante. Come il vescovo Costanzo, nel II secolo, che per essere fedele a Cristo perde la vita a causa delle persecuzioni scatenate contro i cristiani per la loro religione.

E come i “Giusti delle nazioni” che negli anni della II guerra mondiale, a rischio della propria vita, hanno salvato la vita degli ebrei perseguitati a causa della loro religione. Nel Martirologio romano la Chiesa ricorda i martiri come esempi da seguire e fa festa per loro, perché dalla loro testimonianza è nato un mondo migliore. Anche i “Giusti delle nazioni” sono testimoni della possibilità che a tutti è data di poter scegliere tra l’essere umani, riconoscendo fino in fondo l’umanità di chi è “diverso”, ed essere invece disumani ovvero distruttivi per tutti.

Il vescovo di Terni, mons. Giuseppe Piemontese, ha usato parole chiare e forti per condannare il modo in cui sono trattati gli immigrati oggi nel nostro Paese. “Il timore per la propria sicurezza – ha detto – , la paura dell’estraneo e del diverso, lo stato di precarietà economica e sociale stanno facendo perdere quella lucidità mentale e quel coraggio civico che porta ad affrontare i problemi con razionalità, intelligenza, solidarietà e compassione. … Non sono nella condizione di fare la predica a nessuno, ma non posso non fare appello al senso di umanità dei cittadini, cristiani e non, anche in vista di evitare situazioni di ulteriori disagi per tutti”.

E infine, ma non ultimo, nel Messaggio per la Giornata per la vita i vescovi italiani ricordano che corriamo il rischio di abituarci alla sofferenza dell’altro pensando che non ci riguarda, e così concludono: “Vivere fino in fondo ciò che è umano migliora il cristiano e feconda la città. La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita”.

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Mussolini? Non rimpiangiamolo https://www.lavoce.it/mussolini-non-rimpiangiamolo/ Mon, 05 Feb 2018 12:06:17 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51166 Logo rubrica Il punto

di Pier Giorgio Lignani Insomma, hanno ragione quelli che dicono che Mussolini è, sì, colpevole di avere trascinato l’Italia e se stesso nella tragedia finale, ma nei suoi venti anni di governo aveva fatto anche cose buone? O hanno ragione invece quelli che dicono che era stato tutto un susseguirsi di sopraffazioni e di crimini? Questi interrogativi si rimpallano in Italia dal 1945, e sono diventati un po’ stucchevoli, anche se nelle ultime settimane sono tornati alla luce. Io trovo questo dibattito, più che altro, inutile. La Storia il suo giudizio lo ha già dato, e da un pezzo. Nel suo insieme il fascismo è stato un disastro per l’Italia, anche se alcune delle sue pagine, staccate dal resto, possono apparire positive. Ma quelle decisive – le leggi razziali del 1938 e tutto quello che è venuto dopo: l’alleanza con Hitler, l’entrata in guerra, la folle aggressione alla Grecia, la spedizione in Russia, la complicità con l’occupazione nazista – hanno cancellato tutti i meriti, se pur ve ne era qualcuno. Del resto, è vero che il primo governo Mussolini, nel 1922, entrò in carica con il voto di fiducia di un Parlamento nel quale i fascisti erano una piccola minoranza, dunque con il voto di molti che fascisti non erano; ma è anche vero che la salita al potere era stata preparata da due anni di squadrismo violento e fu seguita dagli assassini di oppositori come Matteotti, don Minzoni e i fratelli Rosselli. Negli stessi anni altri oppositori, come Amendola e Gobetti, se non direttamente assassinati, morirono in conseguenza delle violenze subite. Il Governo fascista era nato, fin dall’inizio, sotto il segno della violenza e del sangue. C’è da dire anche che quella che i nostri vecchi consideravano la pagina più luminosa del fascismo, la conquista dell’Etiopia e la fondazione dell’Impero, a un’analisi storica più attenta si rivela anch’essa una pagina oscura. Quella guerra, di per sé priva di giustificazioni morali (ammesso che una guerra di aggressione possa averne), fu condotta con mezzi sleali e aveva per nemico l’unico popolo di antica cristianità in Africa. Per di più, l’Impero era così fragile che cadde dopo soli cinque anni. Davvero non c’è nel fascismo gran che da rimpiangere.  ]]>
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di Pier Giorgio Lignani Insomma, hanno ragione quelli che dicono che Mussolini è, sì, colpevole di avere trascinato l’Italia e se stesso nella tragedia finale, ma nei suoi venti anni di governo aveva fatto anche cose buone? O hanno ragione invece quelli che dicono che era stato tutto un susseguirsi di sopraffazioni e di crimini? Questi interrogativi si rimpallano in Italia dal 1945, e sono diventati un po’ stucchevoli, anche se nelle ultime settimane sono tornati alla luce. Io trovo questo dibattito, più che altro, inutile. La Storia il suo giudizio lo ha già dato, e da un pezzo. Nel suo insieme il fascismo è stato un disastro per l’Italia, anche se alcune delle sue pagine, staccate dal resto, possono apparire positive. Ma quelle decisive – le leggi razziali del 1938 e tutto quello che è venuto dopo: l’alleanza con Hitler, l’entrata in guerra, la folle aggressione alla Grecia, la spedizione in Russia, la complicità con l’occupazione nazista – hanno cancellato tutti i meriti, se pur ve ne era qualcuno. Del resto, è vero che il primo governo Mussolini, nel 1922, entrò in carica con il voto di fiducia di un Parlamento nel quale i fascisti erano una piccola minoranza, dunque con il voto di molti che fascisti non erano; ma è anche vero che la salita al potere era stata preparata da due anni di squadrismo violento e fu seguita dagli assassini di oppositori come Matteotti, don Minzoni e i fratelli Rosselli. Negli stessi anni altri oppositori, come Amendola e Gobetti, se non direttamente assassinati, morirono in conseguenza delle violenze subite. Il Governo fascista era nato, fin dall’inizio, sotto il segno della violenza e del sangue. C’è da dire anche che quella che i nostri vecchi consideravano la pagina più luminosa del fascismo, la conquista dell’Etiopia e la fondazione dell’Impero, a un’analisi storica più attenta si rivela anch’essa una pagina oscura. Quella guerra, di per sé priva di giustificazioni morali (ammesso che una guerra di aggressione possa averne), fu condotta con mezzi sleali e aveva per nemico l’unico popolo di antica cristianità in Africa. Per di più, l’Impero era così fragile che cadde dopo soli cinque anni. Davvero non c’è nel fascismo gran che da rimpiangere.  ]]>
Grazie, Presidente! https://www.lavoce.it/grazie-presidente/ Sun, 04 Feb 2018 08:33:10 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51158 logo abat jour, rubrica settimanale

di Angelo M. Fanucci Scrivo oggi sabato 27 gennaio 2018, Giornata della Memoria. Il 27 gennaio 1945 l’Armata rossa, accolta da un gruppetto di esseri umani scheletriti e con gli occhi pieni di orrore, entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, nome tedesco di Oswiecim, cittadina della Polonia meridionale. Il 29 aprile successivo, il giorno prima che Hitler si suicidasse, l’esercito Usa entrò a Dachau, in Baviera, a 20 km da Monaco. A Dachau gli americani, che sentivano le tremende imprese compiute dai tedeschi come un errore tragico, sì, ma pur sempre compiuto da un “ariano” come loro, cancellarono tutte le tracce del genocidio che potevano essere cancellate: praticamente solo i forni crematori rimasero intatti. Ad Auschwitz invece i russi, che da anni si portavano dentro un odio mostruoso contro i tedeschi che avevano ammazzato 23 milioni di loro connazionali, soprattutto giovani, non alterarono nemmeno il più piccolo particolare del pauroso paesaggio del campo. Fotografarono tutto: migliaia di foto, le più terrificanti delle quali venero proiettate durante il processo di Norimberga, quando i massimi responsabili del nazismo vennero condannati a morte. Era toccata anche a Mussolini, la morta ignominiosa che la storia gli aveva assegnato. Di nazismo, di fascismo e soprattutto di “razza” non si sarebbe dovuto mai più parlare. E invece, appena qualche giorno fa, il leghista Attilio Fontana, candidato della Lega alla presidenza della Regione Lombardia, ha rivendicato l’articolo 3 della Costituzione per dare fiato al suo discorso a difesa della razza bianca, in pericolo di estinzione a causa delle ondate dei migranti. Ma stavolta è intervenuto di persona il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un’entrata a piedi pari, come si dice in gergo calcistico, a sconfessare i troppi che ancora oggi rimpiangono il vergognoso Ventennio come “il tempo in cui i treni arrivavano in orario”, niente meno! Sergio Mattarella ha avuto parole durissime per le colpe del fascismo, per le leggi razziali e le grevi persecuzioni di ebrei legalizzate nel 1938. “Un regime - dichiara - che non ebbe alcun merito”, e nel quale “la caccia agli ebrei non fu affatto una deviazione, ma fu insita stessa alla natura violenta e intollerante di quel sistema”. Altro che treni che arrivano in orario! La guerra e il razzismo erano il cuore di quell’orrendo regime, fatto di prevaricazioni e persecuzioni, che fu il fascismo. Ma attenzione al rischio che si possano di nuovo spalancare le porte dell’abisso. Non deve accadere. “La nostra società ha gli anticorpi per evitarlo, ma spetta a ciascuno di noi operare per impegnarsi per impedire che il passato possa tornare”. Matteo Salvini è molto di più - e molto di meno - di un simpatico pupazzo che vuole sistemarsi a palazzo Ghigi. Grazie, Presidente!]]>
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di Angelo M. Fanucci Scrivo oggi sabato 27 gennaio 2018, Giornata della Memoria. Il 27 gennaio 1945 l’Armata rossa, accolta da un gruppetto di esseri umani scheletriti e con gli occhi pieni di orrore, entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, nome tedesco di Oswiecim, cittadina della Polonia meridionale. Il 29 aprile successivo, il giorno prima che Hitler si suicidasse, l’esercito Usa entrò a Dachau, in Baviera, a 20 km da Monaco. A Dachau gli americani, che sentivano le tremende imprese compiute dai tedeschi come un errore tragico, sì, ma pur sempre compiuto da un “ariano” come loro, cancellarono tutte le tracce del genocidio che potevano essere cancellate: praticamente solo i forni crematori rimasero intatti. Ad Auschwitz invece i russi, che da anni si portavano dentro un odio mostruoso contro i tedeschi che avevano ammazzato 23 milioni di loro connazionali, soprattutto giovani, non alterarono nemmeno il più piccolo particolare del pauroso paesaggio del campo. Fotografarono tutto: migliaia di foto, le più terrificanti delle quali venero proiettate durante il processo di Norimberga, quando i massimi responsabili del nazismo vennero condannati a morte. Era toccata anche a Mussolini, la morta ignominiosa che la storia gli aveva assegnato. Di nazismo, di fascismo e soprattutto di “razza” non si sarebbe dovuto mai più parlare. E invece, appena qualche giorno fa, il leghista Attilio Fontana, candidato della Lega alla presidenza della Regione Lombardia, ha rivendicato l’articolo 3 della Costituzione per dare fiato al suo discorso a difesa della razza bianca, in pericolo di estinzione a causa delle ondate dei migranti. Ma stavolta è intervenuto di persona il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un’entrata a piedi pari, come si dice in gergo calcistico, a sconfessare i troppi che ancora oggi rimpiangono il vergognoso Ventennio come “il tempo in cui i treni arrivavano in orario”, niente meno! Sergio Mattarella ha avuto parole durissime per le colpe del fascismo, per le leggi razziali e le grevi persecuzioni di ebrei legalizzate nel 1938. “Un regime - dichiara - che non ebbe alcun merito”, e nel quale “la caccia agli ebrei non fu affatto una deviazione, ma fu insita stessa alla natura violenta e intollerante di quel sistema”. Altro che treni che arrivano in orario! La guerra e il razzismo erano il cuore di quell’orrendo regime, fatto di prevaricazioni e persecuzioni, che fu il fascismo. Ma attenzione al rischio che si possano di nuovo spalancare le porte dell’abisso. Non deve accadere. “La nostra società ha gli anticorpi per evitarlo, ma spetta a ciascuno di noi operare per impegnarsi per impedire che il passato possa tornare”. Matteo Salvini è molto di più - e molto di meno - di un simpatico pupazzo che vuole sistemarsi a palazzo Ghigi. Grazie, Presidente!]]>
Giorno della memoria 2018: quando il cinema aiuta a ricordare https://www.lavoce.it/giorno-della-memoria-2018-cinema-aiuta-ricordare/ Wed, 24 Jan 2018 17:12:52 +0000 https://www.lavoce.it/?p=51071

Ogni anno ci attende l’appuntamento con il Giorno della memoria, il 27 gennaio, istituito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2005: un’occasione per ricordare tutte le vittime della Shoah. Il cinema è un potente alleato per la memoria della società, della comunità tutta, perché ci accompagna - servendosi di differenti sguardi e registri narrativi – nel rimarcare pagine (tristi) della nostra storia recente, per non dimenticare e soprattutto per un passaggio di consegne con le giovani generazioni. Come sottolinea Papa Francesco, “il passato ci deve servire da lezione per il presente e per il futuro. La Shoah ci insegna che occorre sempre massima vigilanza” (visita alla Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2016). Il Sir insieme alla Commissione nazionale valutazione film della Cei propone un ciclo di opere, tra film al cinema e altri da recuperare in dvd, per ricordare l’Olocausto e gli anni della Seconda guerra mondiale. Una proposta educational per tutte le età. Nei cinema dal 18 gennaio “Un sacchetto di biglie”

 Nelle sale italiane dal 18 gennaio arriva “Un sacchetto di biglie” di Christian Duguay, tratto dal romanzo di Joseph Joffo, un’opera sulla Shoah dalla forte carica educational, adatta a giovani e famiglie. La storia si snoda nella Francia della Seconda guerra mondiale: dinanzi all’incalzante invasione nazista due fratelli, Maurice (Batyste Fleurial) e Joseph (Dorian Le Clech), sono spinti dai genitori a lasciare casa, Parigi, perché ebrei, trovando rifugio presso alcuni parenti a Nizza. Un viaggio denso di insidie e tensioni, ma anche di speranza. Il regista Duguay – al cinema visto già con “Belle & Sebastien. L’avventura continua” e in tv nelle miniserie Lux Vide tra cui “Sant’Agostino” – ha lavorato sul testo, cercando di mettere la narrazione ad altezza di bambino, seguendo i due giovani protagonisti nel loro viaggio fisico ed emotivo. Come del resto ha dichiarato nella nota stampa: “Il film sposa il punto di vista del bambino senza la distanza creata dal narratore. È una storia di formazione all’interno della quale i due vivono avvenimenti incredibili”. E proprio il lavoro sui bambini è una delle componenti pregiate del film, che cerca di rendere un tema ostico e doloroso alla portata dei piccoli spettatori, informandoli senza traumatizzarli. 

“Un sacchetto di biglie” scorre fluido e semplice, posizionandosi come un prodotto valido e di facile comprensione. A livello pastorale, il film è certamente da valutare come consigliabile e problematico, adatto per dibattiti. Per una riflessione più matura, “Il figlio di Saul”

 Vincitore dell’Oscar come miglior film straniero nel 2016, “Il figlio di Saul” (2015) è l’opera prima del regista ungherese László Nemes. Prendendo spunto dalle testimonianze sulla Shoah, dalle memorie degli ebrei dei Sonderkommando – ovvero i gruppi di prigionieri costretti a “collaborare” con i nazisti nelle attività dei campi di sterminio –, il film racconta la vicenda dell’ebreo Saul Auslander (Géza Röhrig) ad Auschwitz. Saul lavora nei forni crematori, obbligato a rimuovere i cadaveri delle vittime; un giorno scopre il corpo di un ragazzo, in cui crede di riconoscere il figlio, pertanto fa di tutto per salvare quel corpo e offrirgli una sepoltura dignitosa, accompagnata dalla preghiera. Film duro e sconvolgente, che affronta l’orrore a viso aperto, senza però mostrarlo direttamente. Nemes, infatti, lascia l’orrore fuori dall’inquadratura, non lo chiama mai in campo; questo non lo rende meno presente, insistente. “Il figlio di Saul” è quasi tutto giocato con una falsa soggettiva, un’inquadratura che riprende il protagonista da vicino, di spalle, amplificando così angoscia e smarrimento. Film potente, asciutto, non adatto ai più piccoli. Il coraggio di Maria Altmann in “Woman in Gold” 

“Woman in Gold” (2015) di Simon Curtis è un biopic sulla figura di Maria Altmann, capace di sfidare le istituzioni per mantenere viva la memoria familiare dinanzi alle violenze e ingiustizie subite durante la Shoah. Los Angeles 1998: Maria Altmann (la bravissima Helen Mirren) è una signora di origini austriache che nella stagione finale della propria vita decide di intentare causa contro il governo austriaco per l’indebita appropriazione delle opere d’arte della sua famiglia durante il nazismo, tra cui un celebre dipinto di Gustav Klimt. Al centro del racconto emerge un “legal drama”; tenuto sullo sfondo, ma mai fuori campo, c’è il tema della Shoah, che irrompe con i continui flashback della protagonista. Un film di denuncia, bello e coinvolgente; un’opera in difesa della memoria del passato e un invito a non dimenticare, il tutto attraverso il coraggio di una donna. I colori della speranza nel film “Il viaggio di Fanny”

 “Il viaggio di Fanny” narra la storia della tredicenne Fanny (Léonie Souchaud) che vive con le proprie sorelle in una colonia francese sul confine con la Svizzera, tenute al riparo dall’aggressione nazista. Ma il male è sempre in agguato e ben presto le ragazze si troveranno faccia a faccia con la minaccia, cui risponderanno però con straordinario coraggio e soprattutto solidarietà. Il film è tratto da una storia vera, dal libro autobiografico di Fanny Ben Ami, portato al cinema dalla regista Lola Doillon. Il film è stato presentato al Giffoni Film Festival nel 2016. Anche qui, come nel precedente “Un sacchetto di biglie”, troviamo una narrazione a misura di bambino, presentando le insidie della vicenda con una delicatezza adatta alla sensibilità dei più piccoli. Non si tratta di togliere complessità al male, ai fatti, bensì lo si traduce in un modo più attento alla psicologia dei minori. Film positivo, che punta a mettere in risalto il potere dell’amicizia e della condivisione nelle difficoltà, per arrivare a ritrovare un orizzonte di speranza. Ulteriori titoli da (ri)scoprire

 Meritano inoltre di essere citati e riproposti nelle attività sul territorio, in parrocchia, a scuola o in famiglia, anche opere di anni precedenti, tra cui: “Hannah Arendt” (2012) di Margarethe Von Trotta, “La chiave di Sara” (2010), “Il falsario” (2008) di Stefan Ruzowitzky, “The Reader” (2009) di Stephen Daldry, “Il bambino con il pigiama a righe” (2008) di Mark Herman, “Il pianista” (2002) di Roman Polanski, “Concorrenza sleale” (2001) di Ettore Scola, “Train de vie” (1998) di Radu Mihaileanu, “La vita è bella” (1997) di Roberto Benigni, “La tregua” (1997) di Francesco Rosi, “La settima stanza” (1995) di Márta Mészáros, “Schindler's List” (1993) di Steven Spielberg, “Jona che visse nella balena” (1993) di Roberto Faenza.]]>

Ogni anno ci attende l’appuntamento con il Giorno della memoria, il 27 gennaio, istituito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2005: un’occasione per ricordare tutte le vittime della Shoah. Il cinema è un potente alleato per la memoria della società, della comunità tutta, perché ci accompagna - servendosi di differenti sguardi e registri narrativi – nel rimarcare pagine (tristi) della nostra storia recente, per non dimenticare e soprattutto per un passaggio di consegne con le giovani generazioni. Come sottolinea Papa Francesco, “il passato ci deve servire da lezione per il presente e per il futuro. La Shoah ci insegna che occorre sempre massima vigilanza” (visita alla Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2016). Il Sir insieme alla Commissione nazionale valutazione film della Cei propone un ciclo di opere, tra film al cinema e altri da recuperare in dvd, per ricordare l’Olocausto e gli anni della Seconda guerra mondiale. Una proposta educational per tutte le età. Nei cinema dal 18 gennaio “Un sacchetto di biglie”

 Nelle sale italiane dal 18 gennaio arriva “Un sacchetto di biglie” di Christian Duguay, tratto dal romanzo di Joseph Joffo, un’opera sulla Shoah dalla forte carica educational, adatta a giovani e famiglie. La storia si snoda nella Francia della Seconda guerra mondiale: dinanzi all’incalzante invasione nazista due fratelli, Maurice (Batyste Fleurial) e Joseph (Dorian Le Clech), sono spinti dai genitori a lasciare casa, Parigi, perché ebrei, trovando rifugio presso alcuni parenti a Nizza. Un viaggio denso di insidie e tensioni, ma anche di speranza. Il regista Duguay – al cinema visto già con “Belle & Sebastien. L’avventura continua” e in tv nelle miniserie Lux Vide tra cui “Sant’Agostino” – ha lavorato sul testo, cercando di mettere la narrazione ad altezza di bambino, seguendo i due giovani protagonisti nel loro viaggio fisico ed emotivo. Come del resto ha dichiarato nella nota stampa: “Il film sposa il punto di vista del bambino senza la distanza creata dal narratore. È una storia di formazione all’interno della quale i due vivono avvenimenti incredibili”. E proprio il lavoro sui bambini è una delle componenti pregiate del film, che cerca di rendere un tema ostico e doloroso alla portata dei piccoli spettatori, informandoli senza traumatizzarli. 

“Un sacchetto di biglie” scorre fluido e semplice, posizionandosi come un prodotto valido e di facile comprensione. A livello pastorale, il film è certamente da valutare come consigliabile e problematico, adatto per dibattiti. Per una riflessione più matura, “Il figlio di Saul”

 Vincitore dell’Oscar come miglior film straniero nel 2016, “Il figlio di Saul” (2015) è l’opera prima del regista ungherese László Nemes. Prendendo spunto dalle testimonianze sulla Shoah, dalle memorie degli ebrei dei Sonderkommando – ovvero i gruppi di prigionieri costretti a “collaborare” con i nazisti nelle attività dei campi di sterminio –, il film racconta la vicenda dell’ebreo Saul Auslander (Géza Röhrig) ad Auschwitz. Saul lavora nei forni crematori, obbligato a rimuovere i cadaveri delle vittime; un giorno scopre il corpo di un ragazzo, in cui crede di riconoscere il figlio, pertanto fa di tutto per salvare quel corpo e offrirgli una sepoltura dignitosa, accompagnata dalla preghiera. Film duro e sconvolgente, che affronta l’orrore a viso aperto, senza però mostrarlo direttamente. Nemes, infatti, lascia l’orrore fuori dall’inquadratura, non lo chiama mai in campo; questo non lo rende meno presente, insistente. “Il figlio di Saul” è quasi tutto giocato con una falsa soggettiva, un’inquadratura che riprende il protagonista da vicino, di spalle, amplificando così angoscia e smarrimento. Film potente, asciutto, non adatto ai più piccoli. Il coraggio di Maria Altmann in “Woman in Gold” 

“Woman in Gold” (2015) di Simon Curtis è un biopic sulla figura di Maria Altmann, capace di sfidare le istituzioni per mantenere viva la memoria familiare dinanzi alle violenze e ingiustizie subite durante la Shoah. Los Angeles 1998: Maria Altmann (la bravissima Helen Mirren) è una signora di origini austriache che nella stagione finale della propria vita decide di intentare causa contro il governo austriaco per l’indebita appropriazione delle opere d’arte della sua famiglia durante il nazismo, tra cui un celebre dipinto di Gustav Klimt. Al centro del racconto emerge un “legal drama”; tenuto sullo sfondo, ma mai fuori campo, c’è il tema della Shoah, che irrompe con i continui flashback della protagonista. Un film di denuncia, bello e coinvolgente; un’opera in difesa della memoria del passato e un invito a non dimenticare, il tutto attraverso il coraggio di una donna. I colori della speranza nel film “Il viaggio di Fanny”

 “Il viaggio di Fanny” narra la storia della tredicenne Fanny (Léonie Souchaud) che vive con le proprie sorelle in una colonia francese sul confine con la Svizzera, tenute al riparo dall’aggressione nazista. Ma il male è sempre in agguato e ben presto le ragazze si troveranno faccia a faccia con la minaccia, cui risponderanno però con straordinario coraggio e soprattutto solidarietà. Il film è tratto da una storia vera, dal libro autobiografico di Fanny Ben Ami, portato al cinema dalla regista Lola Doillon. Il film è stato presentato al Giffoni Film Festival nel 2016. Anche qui, come nel precedente “Un sacchetto di biglie”, troviamo una narrazione a misura di bambino, presentando le insidie della vicenda con una delicatezza adatta alla sensibilità dei più piccoli. Non si tratta di togliere complessità al male, ai fatti, bensì lo si traduce in un modo più attento alla psicologia dei minori. Film positivo, che punta a mettere in risalto il potere dell’amicizia e della condivisione nelle difficoltà, per arrivare a ritrovare un orizzonte di speranza. Ulteriori titoli da (ri)scoprire

 Meritano inoltre di essere citati e riproposti nelle attività sul territorio, in parrocchia, a scuola o in famiglia, anche opere di anni precedenti, tra cui: “Hannah Arendt” (2012) di Margarethe Von Trotta, “La chiave di Sara” (2010), “Il falsario” (2008) di Stefan Ruzowitzky, “The Reader” (2009) di Stephen Daldry, “Il bambino con il pigiama a righe” (2008) di Mark Herman, “Il pianista” (2002) di Roman Polanski, “Concorrenza sleale” (2001) di Ettore Scola, “Train de vie” (1998) di Radu Mihaileanu, “La vita è bella” (1997) di Roberto Benigni, “La tregua” (1997) di Francesco Rosi, “La settima stanza” (1995) di Márta Mészáros, “Schindler's List” (1993) di Steven Spielberg, “Jona che visse nella balena” (1993) di Roberto Faenza.]]>
Studenti al Museo della memoria di Assisi per la Giornata internazionale https://www.lavoce.it/studenti-al-museo-della-memoria-di-assisi-per-la-giornata-internazionale-che-cade-il-27-gennaio/ Thu, 26 Jan 2017 14:55:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=48353

Ad Assisi si è aperto ufficialmente oggi, giovedì 26 gennaio, con le visite guidate agli studenti delle scuole del territorio, il programma della Giornata internazionale della Memoria del 27 gennaio che si protrarrà fino a lunedì 6 marzo, Giornata europea dei Giusti. Alunni della secondaria di primo grado della Frate Francesco hanno ascoltato con estremo interesse i racconti di Marina Rosati, ideatrice e curatrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” allestito nelle sale del primo piano della pinacoteca comunale di Palazzo Vallemani. Una mostra unica in Umbria perché ripercorre, attraverso scritti, foto, documenti e oggetti, l’opera di salvezza portata a termine dalla rete clandestina che faceva capo al vescovo monsignor Placido Nicolini e al suo più stretto collaboratore don Aldo Brunacci.

L'alto numero dei Giusti ad Assisi

Nella città di Francesco trecento sono stati gli ebrei salvati grazie allo spirito di accoglienza francescana e a testimonianza di ciò è anche l’elevato numero di ‘Giusti’ (cioè persone che si sono adoperate materialmente per salvare la vita agli ebrei mettendo a repentaglio la propria) che Assisi può vantare: 7 in tutto, in un totale in Umbria di 11.

Una giornata per ricordare gli esempi positivi

“Il ricordo di questa Giornata – ha detto Marina Rosati – non deve limitarsi all’aspetto celebrativo poiché ne risulterebbe riduttivo, ma deve servire da stimolo per ricordare, oltre gli orrori della Guerra, anche gli esempi positivi. In un momento come il nostro – ha proseguito Rosati – in cui fanno più notizia fatti di cronaca, è bene evidenziare il bene per farne sprigionare l’effetto emulatore. E noi con le testimonianze raccolte in questa mostra è ciò che cerchiamo di fare: lanciare messaggi positivi di cui l’Assisi di quegli anni è ricca”.

I nomi di coloro che si sono prodigati ad Assisi

Si parla di don Aldo Brunacci, dell’allora vescovo monsignor Giuseppe Placido Nicolini che tirò le fila dell’organizzazione clandestina che spontaneamente si era venuta a creare per portare in salvo tanti ebrei perseguitati, di padre Rufino Niccacci, frate minore, padre guardiano del convento di San Damiano, del Podestà di Assisi Arnaldo Fortini, del colonnello tedesco Muller ricordato ancora oggi per il suo prodigarsi nel curare i malati e nel distribuire farmaci (Assisi era stata dichiarata città ospedaliera) anche a guerra terminata, degli ordini religiosi, del frate conventuale padre Michele Todde e tutti gli altri che si prodigarono per salvare la vita a tante persone, destinate altrimenti alla deportazione. Uno spazio importante è dedicato ovviamente anche a Luigi e Trento Brizi, i tipografici assisani che stamparono i documenti falsi per gli ebrei. Nelle sale è possibile ammirare la macchina originale tipografica con cassettiere, taglierina e timbri.

Federico Masciolini sottolinea "l'importanza simbolica"

“Orgoglio per questo luogo della Memoria in Assisi, testimonianza dell’opera di tante persone che hanno rischiato la loro vita per il bene degli altri” è stato espresso da Federico Masciolini, consigliere provinciale di Perugia con delega all’Edilizia scolastica, nonché consigliere comunale di Assisi. Masciolini ha voluto sottolineare l’importanza simbolica del ricordo soprattutto in questo particolare momento storico in cui grandi potenze pensano di erigere muri di confine. “Il fatto che vengano ricordate queste gesta dei nostri concittadini e non solo, ma di chi si trovò ad operare in Assisi – ha concluso – assume oggi un significato ancora più marcato”. Le visite delle scuole al Museo proseguono anche domani (27 gennaio) con studenti sempre delle Media Frate Francesco, dell’istituto Alberghiero, del Liceo scientifico e del Properzio.

Viaggio alla scoperta dei Luoghi della memoria

Anche per questa edizione è previsto il “viaggio alla scoperta dei luoghi della memoria” che si svolgerà domenica 29 gennaio e che quest’anno riguarderà la casa di Arnaldo Fortini, podestà al tempo della guerra che, pur avendo saputo della presenza di alcuni ebrei in città, non ne fece menzione con i tedeschi. Il ritrovo è alle 15 di fronte al cancello di casa Fortini (In via della Rocca). Durante la visita verranno mostrati e letti alcuni brani dell’archivio personale del grande statista assisano. Il viaggio proseguirà con la visita alle suore tedesche di Santa Croce, uno dei monasteri di clausura dove vennero nascosti gli ebrei. Altro appuntamento è in calendario il 3 febbraio alle ore 16 nella sala della conciliazione del palazzo Comunale con il ricordo di don Aldo Brunacci, uno dei protagonisti della rete clandestina che salvò gli ebrei. A dieci anni dalla sua scomparsa verrà proiettata un’intervista inedita rilasciata dal sacerdote qualche anno prima di morire. L’ultimo appuntamento che chiude l’edizione 2017 si svolge come tradizione il 6 marzo, Giornata europea dei Giusti, con la visita al santuario della Spogliazione e al Giardino dei Giusti presso la Curia vescovile di Assisi.]]>

Ad Assisi si è aperto ufficialmente oggi, giovedì 26 gennaio, con le visite guidate agli studenti delle scuole del territorio, il programma della Giornata internazionale della Memoria del 27 gennaio che si protrarrà fino a lunedì 6 marzo, Giornata europea dei Giusti. Alunni della secondaria di primo grado della Frate Francesco hanno ascoltato con estremo interesse i racconti di Marina Rosati, ideatrice e curatrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” allestito nelle sale del primo piano della pinacoteca comunale di Palazzo Vallemani. Una mostra unica in Umbria perché ripercorre, attraverso scritti, foto, documenti e oggetti, l’opera di salvezza portata a termine dalla rete clandestina che faceva capo al vescovo monsignor Placido Nicolini e al suo più stretto collaboratore don Aldo Brunacci.

L'alto numero dei Giusti ad Assisi

Nella città di Francesco trecento sono stati gli ebrei salvati grazie allo spirito di accoglienza francescana e a testimonianza di ciò è anche l’elevato numero di ‘Giusti’ (cioè persone che si sono adoperate materialmente per salvare la vita agli ebrei mettendo a repentaglio la propria) che Assisi può vantare: 7 in tutto, in un totale in Umbria di 11.

Una giornata per ricordare gli esempi positivi

“Il ricordo di questa Giornata – ha detto Marina Rosati – non deve limitarsi all’aspetto celebrativo poiché ne risulterebbe riduttivo, ma deve servire da stimolo per ricordare, oltre gli orrori della Guerra, anche gli esempi positivi. In un momento come il nostro – ha proseguito Rosati – in cui fanno più notizia fatti di cronaca, è bene evidenziare il bene per farne sprigionare l’effetto emulatore. E noi con le testimonianze raccolte in questa mostra è ciò che cerchiamo di fare: lanciare messaggi positivi di cui l’Assisi di quegli anni è ricca”.

I nomi di coloro che si sono prodigati ad Assisi

Si parla di don Aldo Brunacci, dell’allora vescovo monsignor Giuseppe Placido Nicolini che tirò le fila dell’organizzazione clandestina che spontaneamente si era venuta a creare per portare in salvo tanti ebrei perseguitati, di padre Rufino Niccacci, frate minore, padre guardiano del convento di San Damiano, del Podestà di Assisi Arnaldo Fortini, del colonnello tedesco Muller ricordato ancora oggi per il suo prodigarsi nel curare i malati e nel distribuire farmaci (Assisi era stata dichiarata città ospedaliera) anche a guerra terminata, degli ordini religiosi, del frate conventuale padre Michele Todde e tutti gli altri che si prodigarono per salvare la vita a tante persone, destinate altrimenti alla deportazione. Uno spazio importante è dedicato ovviamente anche a Luigi e Trento Brizi, i tipografici assisani che stamparono i documenti falsi per gli ebrei. Nelle sale è possibile ammirare la macchina originale tipografica con cassettiere, taglierina e timbri.

Federico Masciolini sottolinea "l'importanza simbolica"

“Orgoglio per questo luogo della Memoria in Assisi, testimonianza dell’opera di tante persone che hanno rischiato la loro vita per il bene degli altri” è stato espresso da Federico Masciolini, consigliere provinciale di Perugia con delega all’Edilizia scolastica, nonché consigliere comunale di Assisi. Masciolini ha voluto sottolineare l’importanza simbolica del ricordo soprattutto in questo particolare momento storico in cui grandi potenze pensano di erigere muri di confine. “Il fatto che vengano ricordate queste gesta dei nostri concittadini e non solo, ma di chi si trovò ad operare in Assisi – ha concluso – assume oggi un significato ancora più marcato”. Le visite delle scuole al Museo proseguono anche domani (27 gennaio) con studenti sempre delle Media Frate Francesco, dell’istituto Alberghiero, del Liceo scientifico e del Properzio.

Viaggio alla scoperta dei Luoghi della memoria

Anche per questa edizione è previsto il “viaggio alla scoperta dei luoghi della memoria” che si svolgerà domenica 29 gennaio e che quest’anno riguarderà la casa di Arnaldo Fortini, podestà al tempo della guerra che, pur avendo saputo della presenza di alcuni ebrei in città, non ne fece menzione con i tedeschi. Il ritrovo è alle 15 di fronte al cancello di casa Fortini (In via della Rocca). Durante la visita verranno mostrati e letti alcuni brani dell’archivio personale del grande statista assisano. Il viaggio proseguirà con la visita alle suore tedesche di Santa Croce, uno dei monasteri di clausura dove vennero nascosti gli ebrei. Altro appuntamento è in calendario il 3 febbraio alle ore 16 nella sala della conciliazione del palazzo Comunale con il ricordo di don Aldo Brunacci, uno dei protagonisti della rete clandestina che salvò gli ebrei. A dieci anni dalla sua scomparsa verrà proiettata un’intervista inedita rilasciata dal sacerdote qualche anno prima di morire. L’ultimo appuntamento che chiude l’edizione 2017 si svolge come tradizione il 6 marzo, Giornata europea dei Giusti, con la visita al santuario della Spogliazione e al Giardino dei Giusti presso la Curia vescovile di Assisi.]]>
Martiri cristiani, tutti uguali e tutti diversi https://www.lavoce.it/martiri-cristiani-tutti-uguali-e-tutti-diversi/ Fri, 27 Mar 2015 14:36:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31131 Il discorso del card. Bagnasco al Consiglio permanente della Cei (vedi qui) parla con toni accorati delle vittime della violenza sfrenata e disumana contro i cristiani, ponendo molte domande che rimangono senza risposta, ma comunque “uccisi soltanto perché cristiani” secondo l’affermazione del Papa. Il giorno 24, nella Giornata della memoria dei martiri cristiani, abbiamo ricordato le persone che continuano a versare il sangue per il Vangelo in tante parti del mondo. La giornata, nata per ricordare l’assassinio del vescovo di El Salvador Oscar Romero, mentre stava celebrando la messa, è divenuta un’occasione per meditare e pregare per la Chiesa, per la sua fedeltà, il suo coraggio; perché i cristiani non si tirino indietro per paura e continuino a testimoniare la fede esponendosi di persona anche in situazioni di rischio. Leggo anche sui giornali di due preti arrestati in Cina mentre stavano celebrando la messa, con l’accusa di propaganda religiosa illecita. La “cristianofobia” d’altra parte si sta diffondendo perfino nelle nostre campagne (si veda la vicenda della benedizione della scuola di Sterpete). Riflettendo sulla storia cristiana, spesso raccontata in termini unilateralmente superficiali e negativi, si constata che non si può più cominciare con “l’epoca delle persecuzioni e dei martiri” come in alcuni testi di storia antica, intendendo i primi tre secoli d.C., perché l’epoca di martiri è ininterrotta, con variazioni di quantità e di modi, ma sempre presente come un filo rosso che lega tra loro i secoli.

Uno sguardo sull’oggi ci fa notare che vengono presi di mira dai terroristi interi gruppi di persone che professano la fede cristiana. Ciò avviene in Paesi dove imperversano organizzazioni criminali che agiscono in nome di una religione e di un ideale politico-religioso da imporre con ogni mezzo. A questo genere di martiri che potremmo chiamare “anonimi” o di massa, nel senso che i loro nomi saranno ricordati solo da Dio, ve ne sono altri che sono stati presi di mira singolarmente per la loro fede, ma anche per la loro attività e per l’attrazione che esercitavano sull’ambiente circostante. Si pensi a don Santoro, ai monaci di Tibirine, sempre in Algeria, e a Pierre Claverie, di cui vorrei raccontare in breve la storia a quasi vent’anni dalla sua morte. Era stato consacrato vescovo a 43 anni e nominato per la sede di Orano, città della Algeria. È stato freddato, insieme al suo giovane autista musulmano, da uno o più feroci assassini il 1° agosto 1996. Aveva 58 anni. Era nato e vissuto in Algeria nei primi vent’anni della sua vita, aveva studiato in Francia e scelto la vita di consacrazione a Dio nell’Ordine domenicano. Una persona ben inserita tra la sua gente, non solo i cattolici ma tutte le persone del luogo. Basti dire che al suo funerale una giovane musulmana, Oum El Kheir, rese questa testimonianza: “Amici, devo confidarvi una cosa: il mio padre, fratello e amico Pierre mi ha insegnato ad amare l’islam, mi ha insegnato a essere musulmana amica dei cristiani d’Algeria. Ho imparato con Pierre che l’amicizia è prima di tutto fede in Dio, è amore, è solidarietà umana. Amici miei, oggi sono la vittima del terrorismo, della barbarie della vigliaccheria. Sono la figlia musulmana di Claverie”. Il Vescovo domenicano, a sua volta, aveva scritto un anno prima di morire: “La Chiesa non è al mondo per conquistare, e neppure per salvarsi insieme ai suoi beni. Essa è, con Gesù, legata all’umanità sofferente. Essa compie la sua missione e la sua vocazione quando è presente alle lacerazioni che crocifiggono l’umanità nella carne e nell’unità”. (Per saperne di più: J.J. Pérennès, Vescovo tra i musulmani. Pierre Claverie, martire in Algeria, Città nuova, 2004)

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24 marzo, Giornata della memoria dei missionari martiri https://www.lavoce.it/24-marzo-giornata-della-memoria-dei-missionari-martiri/ Fri, 20 Mar 2015 14:07:46 +0000 https://www.lavoce.it/?p=31015 Igor Mitoraj, “Risurrezione”, bronzo (2002), basilica S. M. degli Angeli e dei Martiri, Roma
Igor Mitoraj, “Risurrezione”, bronzo (2002), basilica S. M. degli Angeli e dei Martiri, Roma

Un Cristo risorto dalla bellezza apollinea, ma con gli arti troncati come un’antica statua, e il corpo scavato in profondità da una “trincea” a forma di croce: è l’immagine scelta per l’edizione 2015 della Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, che si celebra il 24 marzo.

La statua è opera di Igor Mitoraj, uno dei massimi scultori del XX secolo, scomparso di recente. La sua arte univa il senso di vuoto e l’angoscia della contemporaneità alla perfezione estetica greca. In qualche modo è ciò che avviene per i martiri, il cui dolore e il cui sangue sono seme della fede e sono degni di eterno onore, tanto che, secondo la dottrina teologia “classica”, i segni delle ferite rimarranno visibili, trasfigurati, anche dopo la risurrezione.

“Come battezzati – scrivono i ragazzi di Missio Giovani – abbiamo ricevuto e accolto il segno della Croce, che ci invita a farci prossimi a tutti quei fratelli e sorelle, missionari e popolazioni, che in molte parti del mondo soffrono a causa della loro testimonianza alla fede cristiana. La Croce ci segna, ci dice appartenenti gli uni agli altri, perché tutti assieme uniti a Cristo. Se con lui siamo sepolti, però, sappiamo anche che con lui saremo risorti (cfr. Romani 6,4).

Ecco intravedersi l’alba della Risurrezione tra le ferite della Croce… La luce della speranza nel cammino della prova: il sacrficio dei martiri non è invano, non rimane infecondo… è anche questa la gioia che vogliamo annunciare! Nel tempo forte della Quaresima, nel segno della Croce, sperimentando le nostre fragilità, alziamo lo sguardo verso l’orizzonte della vita: il Risorto, speranza di tutte le genti”.

In base ai dati raccolti dall’agenzia di informazione Fides, nel 2014 sono stati uccisi nel mondo 26 operatori pastorali (vedi l’elenco in fondo all’articolo), tre in più rispetto al 2013. Per il sesto anno consecutivo, il numero più elevato di operatori pastorali uccisi si registra in America.

Nel 2014 sono morti in modo violento 17 sacerdoti, un religioso, 6 religiose, un seminarista, un laico. Dividendo per Continente, in America sono stati uccisi 14 operatori pastorali; in Africa 7; in Asia 2 e altrettanti in Oceania; e un sacerdote è stato ucciso in Europa, qui in Italia. Nel complesso, negli ultimi dieci anni sono stati uccisi nel mondo 230 operatori pastorali, di cui 3 vescovi.

Non vanno poi dimenticati quanti hanno trovato la morte non perché uccisi da qualche assassino ma dal virus Ebola, che sta mietendo migliaia di vittime in Africa occidentale, dove le strutture cattoliche – non solo quelle sanitarie – si sono mobilitate fin dall’inizio. I Fatebenefratelli, ad esempio, hanno perso in Liberia e Sierra Leone 4 confratelli, una religiosa e 13 collaboratori degli ospedali di Monrovia e Lunsar.

Come avviene ormai da tempo – precisano da Fides – l’elenco approntato per il 24 marzo non riguarda solo i “missionari ad gentes” in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento. Il termine “martiri” viene usato nel suo significato etimologico di “testimoni”, dato che solo la gerarchia della Chiesa potrà eventualmente decidere di conferire a qualcuna di queste vittime il titolo di “martire” in senso canonico. Operazione non facile, a causa della scarsità di notizie che spesso avvolge la vita e le circostanze della morte di queste persone, magari a scopo di rapina.

Nel 2014 sono stati condannati i mandanti dell’omicidio del vescovo di La Rioja (Argentina) mons. Enrique Angelelli, 38 anni dopo il suo assassinio che fu camuffato da incidente stradale. Sono stati anche condannati i mandanti e gli esecutori dell’assassinio di mons. Luigi Locati, vicario apostolico di Isiolo (Kenya), assassinato nel 2005; e arrestati i responsabili della morte del rettore del Seminario di Bangalore (India), padre Thomas, ucciso nel 2013.

Desta ancora preoccupazione la sorte di padre Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria nel 2013; di tre sacerdoti congolesi Agostiniani dell’Assunzione, sequestati nel Nord Kivu nell’ottobre 2012; di padre Alexis Prem Kumar, rapito il 2 giugno scorso a Herat in Afghanistan.

Perché il 24 marzo

“Nel segno della Croce” è il tema della 23a Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, che si celebra il 24 marzo di ogni anno. Il 24 marzo 1980 venne infatti ucciso mons. Oscar A. Romero, vescovo di San Salvador. Sarà beatificato il 23 maggio nel suo Paese natale. La celebrazione della Giornata prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti hanno immolato la propria vita annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti. Fare memoria dei martiri è acquisire una capacità interiore di interpretare la storia oltre la semplice conoscenza. Accanto alle 26 persone di cui si farà speciale memoria martedì, non vanno dimenticati gli oltre 4.000 cristiani (4.344) che nel 2014 sono stati uccisi dai persecutori, soprattutto nell’area musulmana.

I martiri del 2014

Qui di seguito, l’elenco dei missionari o operatori pastorali uccisi nel 2014. Di ognuno si fornisce il nome, la nazionalità, l’istituto di appartenenza, data e luogo della morte.

Don Eric Freed, Stati Uniti d’America, sacerdote diocesano, il 1° gennaio a Eureka

Padre Jesus Erasmus Plaza Salessi, Venezuela, salesiano, il 16 febbraio a Caracas; e insieme a lui fratel Luis Edilberto Sanchez Morantes, Colombia, salesiano

Don Rolando Martinez Lara, Messico, sacerdote diocesano, il 19 febbraio a Canalejas

Don Lazzaro Longobardi, Italia, sacerdote diocesano, il 3 marzo a Sibari

Don Juan Francisco Blandon Meza, Nicaragua, sacerdote diocesano, il 6 aprile a Wiwili

Padre Frans van der Lugt, Olanda, gesuita, il 7 aprile a Homs (Siria)

Don Christ Forman Wilibona, Repubblica Centrafricana, sacerdote diocesano, il 18 aprile a Bossangoa

Samuel Gustavo Gómez Veleta, Messico, seminarista diocesano, il 15 aprile a Chihuahua

Don Gerry Maria Inau, Papua Nuova Guinea, sacerdote diocesano, il 4 maggio a Bereina; e insieme a lui un laico di nome Benedict

Padre Gilbert Dasna, Camerun, dei Sons of Mary Mother of Mercy, il 9 maggio ad Alberta (Canada)

Suor Juliana Lim, Malaysia, della Congregazione del Bambino Gesù, il 21 maggio a Seremban

Don Paul-Emile Nzale, Centrafrica, sacerdote diocesano, il 28 maggio a Bangui

Padre Kenneth Walker, Usa, della Fraternità sacerdotale di San Pietro, l’11 giugno a Phoenix

Suor Mary Paule Tacke, Usa, delle Missionarie del Preziosissimo Sangue, il 20 giugno a Tyara (Sudafrica)

Suor Clecensia Kapuli, Tanzania, delle religiose di Our Lady Queen of Apostles, a Dar es Salaam

Suor Lucia Pulici, Italia, missionaria saveriana, il 7 settembre a Bujumbura (Burundi); e con lei, le consorelle suor Olga Raschietti e suor Bernadetta Bogian

Don José Acuña Asención Osorio, Messico, sacerdote diocesano, il 21 settembre a San Miguel Totolapan

Don Reinaldo Alfonso Herrera Lures, Venezuela, sacerdote diocesano, il 27 settembre a La Guaira

Padre Andrés Duque Echeverry, Colombia, sacerdote diocesano, il 3 ottobre a Medellìn

Padre John Ssenyondo, Uganda, comboniano, a Chilapa (Messico)

Don Gregorio Lopez Grosotieta, Messico, sacerdote diocesano, il 21 dicembre a Ciudad Juarez

Don Alfonso Comina, Perù, sacerdote diocesano, il 24 dicembre a Pisco

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Un incontro per riflettere con i ragazzi sugli orrori delle Seconda guerra mondiale https://www.lavoce.it/un-incontro-per-riflettere-con-i-ragazzi-sugli-orrori-delle-seconda-guerra-mondiale/ Mon, 09 Mar 2015 15:13:50 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30803 Di fronte a tutti gli alunni delle terze medie della fascia appenninica, esperti e testimoni hanno parlato della deportazione dei soldati italiani in Germania e degli eccidi nazifascisti di Gubbio e della fascia appenninica.

In occasione della Giornata della Memoria, venerdì 27 febbraio 2015, alle ore 10, presso la Sala San Marco di Costacciaro, l’Istituto scolastico comprensivo di Sigillo, con la collaborazione della Funzione strumentale e della Commissione preposte alla Biblioteca e alla promozione della lettura, ha organizzato un incontro aperto alla cittadinanza e agli alunni delle classi terze della scuola secondaria di I grado dei quattro plessi di Scheggia, Costacciaro, Sigillo e Fossato di Vico, accompagnati dai loro docenti.

Il tema di questo incontro è stato Il ricordo personale e la memoria pubblica tramandati dai discendenti dei protagonisti di eventi tragici del secondo conflitto mondiale.

Nell’occasione sono intervenuti la Dirigente scolastica, prof.ssa Ortenzia Marconi, che ha dato il benvenuto ai presenti ed ha auspicato che incontri comuni tra le diverse classi dei plessi dell’Istituto, nei limiti delle possibilità e delle risorse, possano verificarsi di frequente, dato che quello di Sigillo è un Istituto Comprensivo; il sindaco di Costacciaro, Andrea Capponi, che ha ricordato l’importanza della memoria e la trasmissione dei fatti del passato ai giovani, salutando, poi, e introducendo gli ospiti e gli argomenti dell’incontro. In primo luogo, il prof. Euro Puletti, insegnante e storico locale, che ha svolto anche l’incarico di moderatore. Quindi, la scrittrice mantovana Laila Baraldi, archivista e bibliotecaria presso la biblioteca comunale di Ostiglia (Mn), autrice del libro Cadenze d’inganno, Edizioni Rossopietra, 2013, in parte incentrato sulla rievocazione della vicenda del padre, un soldato italiano fra quelli che subirono il tragico destino della deportazione nei campi di lavoro tedeschi all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre del 1943, pagina della nostra storia fra le meno conosciute. Nel volume, Laila Baraldi racconta il suo viaggio in Germania e Polonia compiuto circa un decennio or sono alla ricerca dei luoghi e della memoria della prigionia del padre; e, durante la presentazione, l’autrice ha anche illustrato delle fotografie scattate durante il suo viaggio, condividendole con i presenti. E’ in seguito intervenuto il presidente dell’Associazione delle Famiglie dei 40 Martiri di Gubbio, che ha donato alla scuola una copia del volume di L. Brunelli e G. Pellegrini, Una strage archiviata, edita da Il Mulino, nel 2007, per far svolgere agli alunni dell’istituto comprensivo ulteriori ricerche sulla vicenda. Vi è poi stata la rievocazione, a cura di Giorgio Sollevanti, membro dell’Associazione, dell’eccidio dei quaranta innocenti perpetrato il 22 giugno 1944, a Gubbio. Per rendere più comprensibile la vicenda è stato proiettato il filmato, a cura di Gianluca Sannipoli, Sessanta anni dopo. L’incontro è quindi proseguito con la testimonianza di Pietro Cecconi sulla tragica fine di due suoi congiunti durante il rastrellamento nazista del 27 marzo 1944, che costò complessivamente 18 vittime fra Scheggia e Fossato di Vico. Le conclusioni dell’incontro, infine, sono state fatte da Euro Puletti, che ha anche dato un cenno ai fatti drammatici dei rastrellamenti nazi-fascisti compiuti tra marzo e luglio 1944 nei comuni della Fascia Appenninica.

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Shoah: a Perugia l’incontro di due donne dopo 70 anni https://www.lavoce.it/shoah-a-perugia-lincontro-di-due-donne-dopo-70-anni/ Fri, 30 Jan 2015 15:28:29 +0000 https://www.lavoce.it/?p=30117 incontro-memoria-cmyk
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Anche se sono ormai trascorsi 70 anni dalla Shoah, durante la quale morirono e furono perseguitati milioni di ebrei, sono ancora tante le storie inedite, risalenti a quel periodo che, talvolta, emergono. Una di queste è quella presentata al Centro ecumenico San Martino il 26 gennaio, su iniziativa del Centro ecumenico stesso e dell’Associazione Italia Israele di Perugia.

“Le storie – sottolinea il responsabile del Centro, mons. Elio Bromuri – vanno rivissute per metterne in luce i lati migliori. Dobbiamo, pertanto, raccogliere questa testimonianza come un’eredità poiché è un ‘sollievo’ in un mare di tristezza”. Protagoniste Maddalena Falchetti e Francesca Montalcini, due signore di 83 e di 77 anni che vissero sulla propria pelle la Shoah e, dopo aver perso i contatti, si sono riviste con grande emozione, dopo 70 anni, accompagnate da figli e nipoti, lunedì al Centro ecumenico nell’incontro volutamente organizzato in occasione della Giornata della Memoria. Gianfranco Cialini dai ricordi di Maddalena, dopo tre anni di ricerche complicate vista la carenza di documenti ed informazioni, ha ricostruito la vicenda della famiglia Montalcini che, di origini ebree, aveva lasciato Roma per sfuggire alle persecuzioni naziste anche se Francesca e i suoi genitori sono cristiani. Erano in Umbria, a San Marco di Montefalco dove avevano una casa quando, nel novembre 1943, il regime impone l’arresto degli ebrei. La famiglia Montalcini cerca un rifugio e grazie a don Francesco Pillai, rettore del Collegio dei Salesiani di Trevi, lo trova a Manciano, un paesino tra i monti di Trevi dove vengono accolti dalla famiglia Falchetti, presso la quale rimasero fino al 16 giugno 1944, quando gli Alleati liberarono Foligno. Le due bambine vengono separate e non avranno più contatti fino al 5 settembre 2012, dopo oltre 68 anni. La storia è stata ricostruita da Gianfranco Cialini partendo dai ricordi di bambina di Maddalena e dopo tre anni di ricerche è riuscito a mettere in contatto le due donne e far sì che si incontrassero di nuovo. Grazie al suo contributo e a quello di Luigi, figlio di Maddalena, le due donne si sono potute riabbracciare. Dalle testimonianze delle due signore emerge la grande saggezza dei genitori di entrambe, che riuscirono a far trascorrere loro un’infanzia serena, nonostante il momento tragico.

“All’epoca – racconta Maddalena – io avevo 11 anni e Francesca 5 anni ed eravamo spensierate. Avvertivamo il senso della guerra, ma i nostri genitori ci proteggevano sempre e il legame che si creò tra me e Francesca fu davvero forte. La nostra – prosegue la signora Falchetti – era una zona frequentata dai partigiani, ma di tutte le persone che ho incontrato, sebbene siano trascorsi tanti anni, ricordo perfettamente nome e cognome e fisionomia solamente dei componenti della famiglia Montalcini”. Ricordi vivi, anche se lontani e frammentati, sono quelli della signora Francesca. “Per fortuna ero troppo piccola ma, anche se solo mediante piccoli flash imprecisi, ricordo la grande serenità e l’affetto con i quali ci accolsero i Falchetti. Siamo fuggiti da Roma di notte e i miei genitori mi dissero che andavamo in vacanza in campagna e per me così è stato”.

Nei sette mesi trascorsi insieme, le due bambine ignorano la realtà delle cose. Ricostruiscono il “mosaico” solo molti anni dopo ricollegando ricordi e frasi raccolte dai genitori che di quel periodo non hanno mai parlato conservando nel segreto della memoria quei giorni di nascondimento e di paura. La piccola Maddalena, infatti, della sua piccola amica Francesca sapeva quello che la gente del paese sapeva e cioè che i Montalcini erano lì perché sfollati in seguito ai bombardamenti di Roma, come tanti altri. “Ho scoperto che erano di origini ebree solo anni dopo quando me lo disse mia madre”.

Dobbiamo ricordare questi avvenimenti – ha detto Cialini – soprattutto quando sono gli stessi protagonisti a parlarcene e prima che si perda del tutto la memoria”. “All’inizio non volevo che si parlasse di questa storia poiché mi dicevo che se mio nonno non ne aveva mai fatto menzione dovevamo rispettare la sua riservatezza” ha detto Carla Emiliani, figlia di Maddalena, docente universitaria. Poi, però, “riflettendo sul valore della memoria, ho convenuto – ha aggiunto – che questa vicenda non poteva cadere nel dimenticatoio, poiché è portatrice di uno straordinario messaggio di solidarietà che noi tutti dobbiamo tramandare alle nuove generazioni”. Testimonianze importanti, spesso celate nella memoria dei protagonisti, ha detto Alberto Krachmalnicoff presidente dell’Associazione Italia Israele di Perugia, evidenziando il fatto che “dall’Umbria non sono partiti ebrei per i campi di sterminio grazie ad una solidarietà diffusa tra la gente, anche tra i fascisti, e all’opera di preti e religiosi che oggi sono ‘Giusti delle Nazioni’”.

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La Giornata della Memoria ad Assisi https://www.lavoce.it/la-giornata-della-memoria-ad-assisi/ Fri, 23 Jan 2015 11:37:27 +0000 https://www.lavoce.it/?p=29896 Uno scorcio della mostra all’interno del Museo della memoria
Uno scorcio della mostra all’interno del Museo della memoria

Visite ai luoghi della memoria, al Museo “Assisi 1943-1944”, iniziative culturali con musiche e letture dedicate al tema e la proiezione del documentario sul colonnello tedesco Valentin Müller, che fu determinante per la salvezza degli ebrei nascosti in Assisi. È ricco anche quest’anno il programma per la Giornata della Memoria, organizzato dall’Amministrazione comunale, dalla diocesi, dall’opera Casa Papa Giovanni che ha realizzato il Museo della Memoria, dall’associazione Italia-Israele e dall’Ufficio scolastico regionale.

La prima iniziativa è in programma per sabato 24 gennaio alle ore 15 con la visita ai luoghi della memoria: il vescovado, dove mons. Sorrentino mostrerà gli spazi dove il suo predecessore mons. Giuseppe Placido Nicolini nascose gli ebrei e i loro oggetti. Da lì ci si sposterà prima al monastero francese di Santa Colette e poi alle suore Stimmatine dove operò suor Ermella Brandi, riconosciuta “Giusta fra le nazioni” da Israele.

Altro appuntamento è quello di domenica 25 gennaio alle ore 18 nella sala della Spogliazione del Curia. Si intitola “Shoah: musiche e letture”, a cura di Assisincato Chorus. Attraverso alcune esecuzioni musicali e la lettura di brani attinenti alle persecuzioni razziali si vuole diffondere un messaggio di speranza e di non-violenza.

Il 26 gennaio, dalle ore 11, la possibilità per studenti e cittadini di partecipare alle visite guidate al Museo della Memoria a palazzo Vallemani. Non si tratta di un mausoleo né di un “Giardino dei giusti” ma un di percorso storico-didattico in italiano e inglese.

Nella Giornata della Memoria, 27 gennaio, nella sala della Conciliazione del palazzo comunale alle ore 16.30 è in programma la proiezione del documentario Uomo della Provvidenza: il colonello Valentin Müller e la salvezza di Assisi durante la Seconda guerra mondiale, realizzato dal pronipote del militare scomparso, che ha raccolto testimonianze e documenti.

L’ultimo evento in calendario è fissato per il 6 marzo alle ore 11.30 in occasione della Giornata europea dei giusti. Nel cortile del vescovado verrà simbolicamente inaugurato il “Giardino dei giusti” di Assisi che entrerà a far parte ufficialmente della “Foresta dei giusti” di Gabriele Nissim.

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Per rivestirci dell’Uomo nuovo https://www.lavoce.it/per-rivestirci-delluomo-nuovo/ Fri, 10 Oct 2014 10:34:07 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28351 Un momento della celebrazione
Un momento della celebrazione

“Nel cuore della notte per pregare” è il tradizionale pellegrinaggio a piedi dalla chiesa di San Francesco a Narni allo Speco di Sant’Urbano che, in occasione della festa di san Francesco, viene proposto dai giovani della diocesi e dai frati francescani. Vi hanno preso parte un centinaio di pellegrini che hanno percorso a piedi i 15 chilometri che separano Narni dallo Speco francescano. Un cammino silenzioso intervallato da preghiere e canti, lungo la strada tortuosa che si snoda tra i boschi e che si apre a suggestivi panorami.

Allo Speco francescano si sono aggiunti numerosi altri pellegrini giunti da varie parti d’Italia, che hanno partecipato alla celebrazione all’aperto presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese davanti all’antica chiesetta e oratorio dove sostò San Francesco. “Il pellegrinaggio che avete copmpiuto per giungere in questo luogo benedetto – ha detto il Vescovo – è espressione del desiderio di conversione, di un cammino di fede per assimilare sempre di più i sentimenti di Gesù. Tutto questo nella memoria del transito del beato padre Francesco che in questo luogo vogliamo incontrare, farne nostro modello; è a lui che guardiamo e invochiamo come guida. San Francesco è diventato nuova creatura abbracciando Gesù in croce e seguendolo nell’osservanza del Vangelo, che ha accolto e proposto come regola di vita a tutti, nell’amore per Gesù povero e crocifisso, nel servizio ai poveri e a ogni creatura”.

Facendo riferimento alle Fonti francescane ha poi ricordato il miracolo che avvenne allo Speco, quello della trasformazione dell’acqua in vino. “In quell’episodio – ha aggiunto – Francesco sperimenta la predilezione del Signore, la gloria di Gesù, la trasformazione nell’uomo nuovo. È il senso del vostro pellegrinaggio”.

“Non è, questa, una camminata benefica o una passeggiata romantica nel cuore della notte nella memoria di Francesco poeta e amante della natura, ma è l’espressione del nostro desiderio di spogliarci dell’‘uomo vecchio’ e rivestirci dell’Uomo nuovo come aveva fatto Francesco in tutta la sua vita”. Ciò vale “specie in questi tempi che sanno di corruzione, di vecchio e di morte. Proprio ieri abbiamo ricordato l’anniversario dei naufraghi di Lampedusa; per non parlare delle vittime delle violenze, delle guerre, ai tanti giovani e adulti che portano la morte nel cuore” ha aggiunto, ricordando la Giornata della memoria dei migranti.

E infine un riferimento alla missione della Chiesa, che in ottobre viene celebrata per l’intero mese: “Papa Francesco ci invita in questo mese missionario ad allargare il cuore, a riparare la nostra chiesa interiore e allargare i confini della Chiesa con la gioia della missione”.

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